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Rassegna stampa da "Libertà" - torna all'indice

01/03/2021

Con gli alpini di Podenzano tanta solidarietà a giovani e vecchi

«Onorare i morti aiutando i vivi » è il motto degli alpini che li spinge ad adoperarsi nel corso dell’anno per la comunità. Anche le penne nere del gruppo di Podenzano hanno sempre concretizzato questa espressione e lo hanno fatto anche nell’anno più nero della pandemia da Covid- 19. Non hanno potuto essere tutti in prima linea nelle attività messe in campo a favore della cittadinanza per salvaguardare la salute degli iscritti, la cui età non è più quella della gioventù, ma non hanno mai fatto mancare il loro contributo di solidarietà. Nel 2020 gli alpini di Podenzano, guidati dal capogruppo Giovanni Carini, hanno infatti consegnato mille euro alla Caritas parrocchiale per l’acquisto di beni alimentari da donare alle persone che avevano necessità e hanno effettuato il versamento di 500 euro al conto corrente che il Comune di Podenzano aveva aperto per sopperire alle difficoltà economiche delle famiglie. Non si sono dimenticati nemmeno dei giovani, partecipando come ogni anno alle borse di studio (500 euro) per gli studenti meritevoli del paese. Si sono adoperati per i vivi, onorando così la memoria di chi è “andato avanti”, di tutti coloro che gli alpini di Podenzano hanno ricordato anche ieri, nella messa che è stata celebrata nella chiesa parrocchiale da don Fausto Arrisi. Una celebrazione semplice, senza autorità e senza cortei per evitare assembramenti, durante la quale il capogruppo Carini ha letto la Preghiera dell’alpino dedicandola «a tre amici alpini che sono andati avanti: Luigi Corbellini, Franco Guglielmetti e Luigi Bottazzi». Il canto “Signore delle cime” intonato dal coro parrocchiale ed eseguito insieme a tutta l’assemblea ha reso il momento comunque solenne e struggente. Il gruppo si è poi recato a deporre un omaggio floreale al cippo dedicato alle “Penne mozze”, eretto in piazza dei Guselli nel 1984, nel cinquantesimo della fondazione del gruppo alpini di Podenzano. Oggi il gruppo conta 69 alpini e 11 amici degli alpini. Il più anziano, ricorda il capogruppo Carini, è Attilio Girandola, classe 1920, festeggiato nel mese di giugno per i suoi 100 anni, e il più giovane è del 1974. Con la giornata di ieri si è aperto ufficialmente anche il tesseramento all’Ana per l’anno 2021. «Invitiamo gli alpini a rinnovare l’iscrizione - afferma Carini -. La sede (in via Monte Grappa 84) sarà aperta il giovedì dalle 9.30 alle 11.30 circa e il sabato dalle 15.30 alle 17». _NP

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08/01/2021

L’alpino della serenata ha il virus «Suono ricoverato, è la mia terapia»

Riversa allegre marce lì dove non c’è mai stata musica, nel centro Covid di Cortemaggiore. Il medico, da quando c’è lui in reparto, la chiama «la terapia della musica», e ne ha bisogno lui, come forse tutti gli altri. Stefano Bozzini, 81 anni, aveva già suonato quella sfrenata malinconia nel cortile dell’ospedale di Castelsangiovanni, era la serenata struggente alla sua Carla, e le note avevano fatto il giro del mondo, finendo addirittura alla Cnn. Ora quello che sta male è lui, è l’alpino fisarmonicista, ha preso il Covid: già il suo cuore si era spezzato il 26 novembre, quando la moglie è morta tra le sue braccia; poi Stefano diceva ai figli che mangiava, di non preoccuparsi, ma in realtà scoppiava in lacrime sempre più spesso, lo aveva confidato agli amici alpini di Castello, e quel piattino di pasta proprio non gli andava più giù.

«Era uno straccio»

È finito in ospedale, al pronto soccorso, ci è rimasto una notte, nel corridoio, hanno capito che aveva preso la “bestia”, mal di gola, febbre, la stanchezza che gli toglieva fino all’ultima forza nei muscoli. Sono stati i figli, Lucia e Maurizio, a dire alla dimissioni che papà non poteva curare il Covid a casa, perché c’era di più, c’era la tristezza, c’era il lasciarsi andare, «ho pensato non mangiasse più perché voleva andare da mia mamma e mio fratello in Cielo, era uno straccio», spiega Lucia, le lacrime agli occhi. Allora a Stefano si è trovato un posto nel centro Covid di Cortemaggiore, per rimetterlo in sesto, in attesa che il tampone torni al più presto negativo. E qui, appena il figlio Maurizio gli ha portato a sorpresa la sua fisarmonica insieme al cambio dei vestiti in un borsone, ha ritrovato appetito e un timido sorriso: «Papà dice sempre che al centro Covid di Cortemaggiore sono tutti angeli, ci tiene a ringraziarli», spiega Lucia. «Gli hanno permesso di suonare la fisarmonica, e ora lui continua a suonare, cercando ovviamente di non disturbare nessuno. In realtà sembrano apprezzare tutti, ed è bellissimo. L’ho chiamato alle 9 del mattino, e aveva già la fisarmonica in spalla. Non so davvero dire dove abbia preso questo mostro chiamato virus, lui non usciva mai, io sono negativa... A messa si siede sempre distanti da tutti. Chissà. Di certo a Cortemaggiore si è ripreso anche moralmente, non solo fisicamente. Penso sia la forza della mamma, che non ci abbandona. La ritrovo in coincidenze troppo perfette per essere solo un caso. Penso anche che se papà fosse tornato a casa, se non ci fosse stato il centro Covid, sarebbe peggiorato gravemente».

Il giro di valzer dei medici

Stefano racconta di aver trovato una seconda famiglia a Cortemaggiore: «A volte mentre suono qualcuno entra nella stanza e balla, fa un giro di valzer e se ne va», dice. «Anche i medici, il personale... sono tutti eccezionali. E ho scoperto di avere tanti amici. Mi ha scritto una commovente lettera un giovane, dicendo che ammira gli alpini ed è rimasto colpito dalla mia storia, dalla serenata per Carla. Gli ho chiesto quanti anni avesse, mi ha detto che è nato nel ‘98. Mi ha colpito la sua sensibilità. Dico sempre “Piccolo alpino, piccola roccia”. E dico grazie per la professionalità, l’amore, la pazienza, e la fiducia. Sono la medicina più grande. Ora, dai, sconfiggiamo anche il Covid- 19».

Elisa Malacalza

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10/12/2020

Si è spenta la luce di Franco Guglielmetti Podenzano piange il suo alpino dal cuore d’oro

Si è spenta la luce di Franco Guglielmetti, 89enne podenzanese doc, Cavaliere della Repubblica, alpino, tra coloro che fecero rinascere la Proloco di Podenzano alla fine degli anni ‘90, ideatore della Festa del pomodoro. Ricoverato dal primo novembre prima all’ospedale di Fiorenzuola a causa di una caduta accidentale, poi trasferito alla Casa di Cura Piacenza e alla Casa di cura Sant’Antonino, si è spento all’ospedale di Piacenza. Dopo 8 tamponi negativi, era risultato positivo al Covid 15 giorni fa. Ieri mattina i funerali nella chiesa di Podenzano, celebrati dal parroco don Fausto Arrisi, il quale ha ricordato la sensibilità di Guglielmetti per le attività vocate al bene comune: aveva infatti messo a disposizione gratuitamente il suo capannone in paese per stoccare i beni di prima necessità provenienti dalla raccolta alimentare. Una generosità che ha sempre caratterizzato Franco, quella che insegnano gli alpini, e lui era uno di quelli. Negli anni ‘90 aveva aperto gratuitamente uno dei suoi locali come sede del gruppo delle penne nere di cui anch’egli faceva parte. Era un simbolo a Podenzano, tutti lo conoscevano e lo riconoscevano quando girava con la sua bicicletta e il bastone nel cestino. Era stato agricoltore, commerciante all’ingrosso di bestiame in tutta Europa (Francia, Belgio e Germania soprattutto). Con la famiglia gestiva tre macellerie a Piacenza ed una a Podenzano dove conduceva il macello. Per il suo lavoro era stato presidente dei commercianti a Piacenza nel settore delle carni e aveva ricevuto il titolo di Cavaliere della Repubblica. «E’ sempre stato impegnato nella vita del paese – ricordano i figli Laura e Marco -, oltre ad essere un grande papà e marito: consigliere comunale per tre mandati con i sindaci Spinola e Valla, ed ancora nella Proloco, nello Sci Club, negli alpini, nell’organizzazione della festa dell’amicizia e dei campionati italiani di motocross, nel calcio podenzanese cui aveva la tessera numero 1 di socio datata 19 dicembre 1945». Mai fermo, come quando era un ragazzo e da Podenzano raggiungeva Piacenza con il carretto a portare le barre di ghiaccio nelle macellerie. «E’ stato anche l’ideatore della festa del pomodoro nel 1996 mettendo a disposizione il suo capannone per tutti i preparativi, e uno di coloro che rinnovarono la Proloco di Podenzano», ricorda Monica Azzali che fu tra quei podenzanesi. E poi un alpino, uno dei più attivi collaboratori della terza Festa Granda di Podenzano nel 1990, che aveva vissuto anche la seconda del 1976 che si era svolta sul terreno dove poi sarebbe sorta la sua casa. Le penne nere locali lo hanno salutato con Il Silenzio e con la recita della preghiera dell’alpino. «Sono addolorato per la scomparsa di Franco – dice il sindaco Alessandro Piva -, un uomo saggio e lucido; nel tempo avevo imparato a conoscerlo, i nostri colloqui riguardavano la politica e l’agricoltura di cui era molto appassionato e non mancava mai di segnalare se qualcosa non andava, con osservazioni mai polemiche e sempre costruttive per il bene del paese che amava molto». _Nadia Plucani

 

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09/12/2020

Nel salire le scale i castellani vedranno la teca della memoria

Chiunque, nel salire le scale del palazzo comunale, potrà fermarsi a leggere ad uno ad uno i nomi dei 116 giovani castellani che persero la vita durante il primo conflitto mondiale. Ieri, giorno in cui gli alpini di Castelsangiovanni hanno festeggiato il loro sessantottesimo raduno, la grande teca che contiene le medaglie con i nomi dei castellani morti oltre un secolo fa, che venne presentata alla città nello scorso mese, è stata infatti posizionata in cima alla prima rampa di scale del palazzo comunale. Accanto a quei 116 nomi ne sono stati scanditi altri cinque. Si tratta di Sergio Carrà, Ercole Mazzocchi, Enrico Badavelli, Alberto Belforti e Carlo Paganuzzi. «Cinque nostri compagni alpini – ha detto il capogruppo Alessandro Stragliati – che hanno posato lo zaino e sono andati avanti ». Anche in loro omaggio, e idealmente in omaggio a tutti i caduti delle guerre, hanno risuonato le note del “Silenzio” eseguite dal maestro Marco Crotti. Quest’ultimo ha utilizzato una tromba donata dall’indimenticato musicista Sandrino Piva, che fu molto legato al gruppo cacastellano. La sindaca Lucia Fontana ha ricordato come l’8 dicembre di 68 anni fa «un manipolo valoroso di alpini volle fondare il gruppo per ricordare i caduti delle due guerre mondiali». L’impossibilità, a causa dell’epidemia di covid, di organizzare grandi eventi non impedisce però alle penne nere di gettare lo sguardo al domani. «Il prossimo anno – dice il capogruppo Stragliati – ci concentreremo soprattutto su iniziative ambientali. Abbiamo individuato alberi lungo il Po, che tenteremo di far dichiarare alberi monumentali, mentre lungo lo svincolo autostradale vorremmo piantare una quarantina alberi aghiformi, per evitare che le foglie in autunno cadano sull’asfalto, che ci offriremo di gestire». Nel frattempo durante quest’anno così anomalo gli alpini di Castello hanno realizzato un video, che riassume le attività svolte e reso omaggio a tutti i defunti castellani esponendo in ogni cimitero la preghiera dell’alpino._MM

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08/12/2020

Vietati i banchetti? Gli alpini consegnano “a mano” il calendario

L’impossibilità di organizzare banchetti e mercatini non scoraggia le penne nere agazzanesi, che anche oggi saranno in piazza Europa per distribuire il loro calendario. Lo faranno come un tempo gli strilloni distribuivano i giornali, consegnandone a mano a chi lo vorrà una copia il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza. I colori sono quelli della bandiera italiana, mentre a scandire i 12 mesi ci saranno alcune parole chiave dell’universo alpino tra cui: stecca, coraggio, cappello, memoria, amicizia, calamità, inverno. Tutte sono riportate sulla copertina del calendario curato da Mino Gropalli. Al suo interno scorrono decine di foto, recenti o in bianco e nero, che rievocano momenti salienti della storia del gruppo e provengono dagli archivi di Bruno Cremona, Valerio Marangon e da privati che hanno aperto volentieri i loro album di fotografie. Un altro tema affrontato è quello dell’alimentazione con le ricette prese da libri forniti da monsignor Marco Giovanelli, come la zuppa del soldato o gli gnocchi senza patate descritti da Giulio Badeschi in Fronte d’Africa._MM

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25/11/2020

Ultimo saluto a Carini benedizione sul sagrato per accogliere tutti

Il cappello da alpino, il picchetto d’onore attorno al feretro, i gagliardetti disposti in fila al passaggio del corteo funebre, il saluto finale scandito da un caloroso applauso spontaneo, tante lacrime e un corodglio diffuso. Bettola ieri ha salutato un figlio che tanto ha saputo dare, con la sua voglia di fare importante, colma di generosità e bontà. In tanti si sono stretti attorno ai figli e alla moglie di Giancarlo Carini, capogruppo della sezione Alpini di Bettola, scomparso nella giornata di domenica a seguito di complicazioni legate al coronavirus, contratto purtroppo non più di venti giorni prima. La sua ultima uscita pubblica a Bettola era stata in occasione della commemorazione dei caduti di tutte le guerre, lo scorso 1 novembre, a rappresentare orgogliosamente la sua sezione di Alpini. Molti bettolesi, e non solo, avevano preso parte al rosario recitato lunedì sera al santuario della Beata Vergine della Quercia. Ieri la chiesa della piazza non ha potuto ospitare tutti, in base alle vigenti norme anti assembramento, tanto da indurre il parroco, don Angelo Sesenna, d’accordo con i familiari e l’Amministrazione comunale, a terminare la funzione con la benedizione del feretro sul piazzale della chiesa, con le persone che così hanno potuto dare l’ultimo saluto commosso al loro alpino. In chiesa durante la cerimonia, oltre alla moglie Angela, i figli Stefania, Simonetta, Claudia e Renzo, i fratelli, la sorella, i nipoti ed i parenti hanno trovato posto le autorità, con in testa il sindaco Paolo Negri, il presidente provinciale degli Alpini di Piacenza, Roberto Lupi, il maresciallo della locale stazione dei carabinieri, Christian De Rosa, tanti rappresentanti delle sezioni alpine della provincia con i loro gagliardetti. A celebrare la santa messa, il cappellano degli alpini, don Stefano Garilli, parroco di Ferriere. Nell’omelia il parroco di Bettola, don Sesenna, ha ricordato la figura operosa e generosa di Giancarlo Carini, «sempre pronto ad aiutare chi era in difficoltà, vicino a chi soffriva, pronto e disponibile come è caratteristica del Corpo degli alpini, ma soprattutto di chi ha un cuore puro e buono, così come lo è sempre stato lui con tutti noi, che oggi qui lo ricordiamo e siamo ognuno di noi tanti fiori, che assieme a questi che ne decorano la bara, vogliamo rendergli il giusto omaggio». Massimo Calamari

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23/11/2020

Bettola piange Gian Carlo Carini capogruppo delle penne nere

La domenica bettolese si è aperta con la triste notizia della scomparsa di Gian Carlo Carini, capogruppo delle locali penne nere, sopraffatto dal Covid a 77 anni, compiuti il 15 novembre. Il cordoglio è ampio. E’ in lutto infatti anche tutta famiglia alpina della provincia piacentina. Carini, oltre ad essere capogruppo di Bettola dal 1984, ricopriva anche l’incarico di consigliere sezionale dell’Ana di Piacenza per l’Alta Valnure. Oggi alle 20.30 sarà recitato il rosario nel santuario in piazza Colombo; il funerale è previsto nella giornata di martedì . La sua morte è arrivata dopo 15 giorni di ricovero all’ospedale di Piacenza. Il dolore grande, da parte di tanti, è quello di non poterlo vedere in prima linea nella Festa Granda in programma – epidemia permettendo – nell’agosto 2021. In realtà, Carini e il suo consiglio direttivo del gruppo di Bettola erano riusciti ad ottenere la Festa Granda, il raduno provinciale degli alpini ricorderepiacentini, per settembre 2020, rinviata al 2021 a causa della pandemia. «Era euforico di questo evento che avrebbe portato lustro al paese – osserva commosso il sindaco di Bettola, Paolo Negri anche a nome della sua amministrazione – e che avrebbe ulteriormente evidenziato l’importanza degli alpini nella comunità a vari livelli. In questi tre anni da sindaco ho potuto apprezzare da vicino l’impegno degli alpini e il suo personale, in tutte le manifestazioni e in tutte le iniziative legate anche alla pandemia”. Le ultime, ad esempio, sono state il servizio di vigilanza per gli accessi alla Casa della salute, al mercato e alle funzioni religiose. «Una perdita per tutta la comunità – conclude Negri – perché è una persona che ha dato molto, un amico, uomo con la U maiuscola. Sono scosso perché benché sapessi la sua situazione, speravo che ce la facesse». Anche sui social il cordoglio è vasto, da parte dei cittadini – che lo ricordano con il suo immancabile intercalare dialettale: “Elura bagai?” - e dal mondo alpino. «Mi piace ricordare che con la sua guida il gruppo di Bettola era stato insignito del Premio della Bontà di Rustigazzo nel 1991 per aver donato un’ambulanza alla Pubblica assistenza Valnure» ricorda il presidente della sezione Ana di Piacenza, Roberto Lupi. «Nel settembre 2019 aveva ricevuto dalle mani di Fabio Devoti, capogruppo delle penne nere di Cortemaggiore, al termine della Festa Granda magiostrina, la stecca per l’organizzazione del raduno bettolese. Desiderava tantissimo la Festa Granda e sarebbe stata la quinta del gruppo di Bettola di cui tre con Giancarlo capogruppo. Purtroppo non ci sarà, ma lo ricorderemo appena possibile, come abbiamo fatto per i nostri alpini andati avanti». Tanti i lavori manuali cui non si tirava mai indietro, grazie alla sua esperienza lavorativa, ad esempio la sistemazione dell’area al lago dei Pini a Pieve di Revigozzo trasformato in un luogo di ritrovo molto frequentato. «Ha gestito per anni con il fratello sia la ditta Ferroedil – ricordano i figli Stefania, Claudia, Simonetta e Renzo e la compagna Angela - che produceva ferro per cemento armato per lavori stradali in tutta Italia e per ditte importanti come Lombardini, Itinera, Lodigiani, sia la Carini Giancarlo nel campo edile. Un carattere forte, ma che si è fatto volere bene un po’ da tutti. Lo dimostrano le tante chiamate che abbiamo ricevuto. Si era realizzato come persona, con il suo lavoro, e aveva la passione per gli alpini, nata dal servizio militare. Aveva il desiderio di organizzare e vedere la Festa Granda a Bettola: speriamo che la si possa mantenere anche se lui non c’è, in suo ricordo». _Nadia Plucani

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19/11/2020

Alpini di Piacenza verso i 100 anni passione e impegno di sempre

Anticipo qui, come alpino e come collaboratore di Libertà, una sintesi della mia relazione intitolata “Alpini piacentini da cento anni all’ombra del Gotico. Il gruppo di Piacenza è stato fondato nel 1921”. Quest’anno, causa pandemia, non si può tenere l’annuale convegno promosso dal Comitato di Piacenza dell’Istituto storico del Risorgimento italiano ma il presidente Corrado Sforza Fogliani ha chiesto ai relatori di inviare ugualmente la loro ricerca in quanto (come sempre a cura della Banca di Piacenza) verranno pubblicati gli atti. Una premessa: gli Alpini, tra i vari corpi che componevano l’esercito italiano al tempo della leva obbligatoria, sono tra i pochi a mantenere un forte senso di appartenenza al gruppo. Questo senso di appartenenza, secondo me dovuto anche alla montagna che, a suo modo, è una scuola di vita, fa sì che nella società gli “ex militari” abbiano costituito un’associazione divisa in gruppi che, a livello provinciale, sono uniti in una sezione. Tutti impegnati, com’è noto, nel sociale. Il primo gruppo a presentarsi sulla scena civica è quello del Comune di Piacenza che si appresta a celebrare i cento anni di vita. Nel titolo è richiamato il Gotico in quanto nel simbolo ufficiale le nostre Penne Nere, fortemente impegnate in opere di solidarietà, hanno messo in evidenza il palazzo simbolo della città. Fondatore Arturo Govoni, personaggio sacro per gli alpini piacentini; a lui il Comune ha dedicato una via. In breve la sua biografia: nato l’11 novembre 1893 a Piacenza, e morto nella stessa città, il 3 luglio 1987, è famoso per essere stato il fondatore dell’associazione Alpini di Piacenza. Tale iniziativa è stata presa con altri, ma certamente suo è il record della longevità come presidente: ha guidato questo particolare sodalizio dal 1922 al 1982 per passare poi al ruolo di presidente onorario. Ragioniere commercialista, si è iscritto all’albo professionale nel 1915: cavaliere di Vittorio Veneto e primo capitano degli Alpini in congedo, ha dedicato il suo tempo libero dal lavoro a far crescere l’associazione seguendo con molta dedizione anche i giovani, dal loro giuramento in caserma al rientro nella vita civile. La storia generale di questi volontari nel sociale è presentata nel volume “Alpini a Piacenza” con un sottotitolo esplicativo: “Volti, storie e testimonianze delle Penne Nere piacentine” (curato da Stefano Pronti - Editoriale Libertà, 2013), mentre per il Gruppo di Piacenza abbiano interpellato il capogruppo Gino Luigi Acerbi, confermato in questo incarico nel febbraio 2020. Con Acerbi sono stati eletti o confermati: Nardo Fava, vicecapogruppo; Ferdinando Tortellotti, segretario; Renato Bergamaschi, tesoriere; consiglieri: Carlo Pintoni, Franco Gabbiani, Giuseppe Marchesi, Ambrogio Nobili, Valerio Marangon e Gianfranco Bertuzzi. Acerbi è stato nominato direttamente da Govoni molti anni fa e da allora è stato costantemente confermato alla guida del Gruppo Alpini di Piacenza. Interpellato in proposito, conferma che le Penne Nere continueranno: ad aiutare chi ha bisogno; essere vicini al Vescovo soprattutto quando prega per coloro che sono stati colpiti dal virus; avere cura del Campo Daturi nei cui pressi hanno la sede e a collaborare con la Croce Rossa; realizzare la raccolta alimentare; aiutare associazioni come l’Amop e l’Assofa (sigle che per i piacentini non hanno bisogno di essere spiegate); celebrare il centenario. Acerbi precisa che il centenario sarà ricordato con iniziative culturali quali convegni e conferenze. Quindi, in definitiva: conferma del cammino percorso, ma anche voglia di capire per andare avanti.

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14/11/2020

La musica di Stefano per tanti anziani

Caro direttore, sono davvero felice che il gesto del sig. Stefano Bozzini, che ha voluto raggiungere la moglie Carla ricoverata nell’ospedale di Castelsangiovanni attraverso le note della sua fisarmonica, abbia avuto tanta eco in tutta Italia ed oltre. Le persone come lui, eroi della porta accanto, di solito non fanno mai notizia, eppure, il mondo va avanti anche e soprattutto grazie a loro. E’ quindi un piacere per me, animatrice in una Rsa, poter sottolineare un altro aspetto di questa splendida persona, che ha portato del bene ovunque nella sua vita e che l’ha fatto senza nulla chiedere in cambio. Qualche anno fa, ricevetti una telefonata da Stefano che mi manifestava la sua disponiblità a venire nella nostra Casa Anziani ad allietare qualche pomeriggio con la sua fisarmonica, perché, mi disse, “sono in pensione, mi piace suonare e mi piacerebbe poter fare ancora qualcosa per gli altri”. Occasioni come queste, dove le persone, gratuitamente si prestano per trasmettere gioia agli altri, non si trovano tutti i giorni e quindi abbiamo subito preso la palla al balzo. Conclusione: Stefano, da diversi anni, tutti i giovedì, insieme alla adorata moglie Carla, ad alcuni famigliari della struttura che amano il canto e a diversi volontari, vengono nella nostra Rsa e fanno festa, assaggiamo le buone torte del nostro cuoco o di qualche pasticcerie della zona e poi cantiamo tutti insieme, ci facciamo gli auguri di buon compleanno quando è l’occasione, insomma festeggiamo con la sua musica il trascorrere delle stagioni e ne ricaviamo benessere. L’eco di questi pomeriggi è arrivato anche sul territorio, tanto che alcuni ristoranti della Val Tidone ci invitano, regalandoci dei momenti bellissimi, che fanno sentire i nostri anziani ancora al centro della vita della nostra valle. Per fortuna nella Val Tidone c’è ancora tanta sensibilità verso gli anziani. Anche altri cantanti e musicisti si prestano per farci festa e vogliamo ringraziarli tutti in un abbraccio generale che oggi è merce rara. Stefano e la moglie sono sempre stati disponibili ad accompagnarci, non solo con la musica, ma aiutandoci anche nei trasporti. Lui è sempre disponibile, non a caso appartiene al gruppo Alpini, corpo che si è sempre distinto nell’aiuto agli altri. Il Covid purtroppo ha frenato anche i nostri incontri, che speriamo possano riprendere al più presto, perchè per le persone che non stanno bene le vicinanze sono importantissime. E a Stefano, fisarmonicista ed alpino, tanti complimenti per la sua umanità e naturalmente…tanto di cappello!

lettera firmata

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13/11/2020

L’alpino fa il giro del mondo «Cnn? Io suono per Carla»

L’alpino paracadutista Stefano Bozzini ringrazia tanto per le attenzioni, lo fa no stop da 120 ore di popolarità, dal giorno della serenata blues per raggiungere almeno con il suono la stanza della moglie ricoverata, nelle settimane in cui l’ospedale di Castelsangiovanni è chiuso alle visite per prevenire il rischio di contagi. Bozzini ringrazia, come sempre gentile, e com’è stato gentile con chi lo chiamava chiedendogli dall’altra parte del mondo “Are you Bozzini? Veteran army?”, per strappargli un’intervista. Ma l’alpino è un alpino, poche chiacchiere: fa spallucce della notorietà, di chi lo ha invitato in ogni genere di salotto televisivo o addirittura di chi gli ha proposto di incidere un cd, al punto che il telefono di casa non ha smesso un secondo di strillare, e chi chiamava non sembrava forse a fondo comprendere che Stefano, quando ha suonato nel cortile dell’ospedale di Castelsangiovanni, domenica alle 15:30, lo ha fatto per amore, ma anche per preoccupazione, quella per la malattia della moglie. «Vorrei solo arrivassero gli esiti dei suoi esami, perché possa iniziare le cure, le terapie», ribadisce, cercando di non perdere quel sorriso che gli si stampa in faccia quando accenna al grande amore. «Ora almeno Carla è qui con me, è tornata a casa, ma il tempo va veloce, servono le cure, lei ha tanto bisogno di riposare». Stefano ribadisce: «Non so dire perché quella mia serenata all’ospedale abbia colpito a tal punto. Non si fanno forse più? Io non ho paura di amare, scherziamo? Bisogna avere paura delle cose brutte nella vita, non di quelle belle e naturali. L’amore fa stare bene, come suonare la fisarmonica, io davvero domenica avrei suonato tutto il giorno in quel cortile, senza stancarmi mai. “Il cuore mi batteva ai mille all’ora...”. Ora, pensi, mi ha chiamato anche la sindaca di Castelsangiovanni Lucia Fontana, mi ha fatto tanti apprezzamenti... Chissà se li merito». Stefano ricanticchia “Spanish Eyes” di Engelbert Humperdinck. Che dice: “Please, please don’t cry, this is just adios « Nella demenza digitale siamo arrivati alla desertificazione dell’amore» and not goodbye, soon I’ll return”, “Per favore non piangere, questo è solo un adios, non un arrivederci, presto tornerò”. «La canzone preferita di Carla», garantisce. Bozzini, con Carla al fianco, ha suonato sempre, anche al suo matrimonio, nel 1973, a Castelsangiovanni, fino a fingere di essersi fatto male a un dito, per poter tornare a ballare con la sua Carla, «Non resistevo più». Ha smesso di suonare solo quando è morto il figlio Marco, di soli 30 anni, un dolore atroce e disumano, che ha fermato il “volo” della dita sui tasti della fisarmonica, fino a quando, aiutato dai figli Maurizio e Lucia, Stefano ha capito che se suonava poteva raggiungere anche il Paradiso. Di certo, è arrivato nel mondo. Nel suo gesto c’è l’amore che torna a fare notizia in un tempo di profondissima incertezza e “mal amori” fluidi, instabili, complicatissimi. A questi Stefano reagisce con la semplicità del suo andare: finisce di pranzare, sente la mancanza della moglie ricoverata, si alza, prende su fisarmonica e un trepiedi, e dice ai figli “Vado da lei”, sottinteso “E dove se no?”. Si siede nel cortile e fa quel che sa fare fin da bambino, quando mungeva le vacche a Villò e poi correva dalla fisarmonica: suona, Stefano. La moglie alla finestra di quel piccolo grande ospedale, dove già un medico in trincea Covid, Simone Isolani, in primavera aveva imbracciato la chitarra, un momento di normalità nell’orrore. Una terra che nel dolore non smette di suonare, di fare serenate, di dirsi “Io ci sono per te” e non conosce altra regola che regalare un frammento di umanità. E non sa smettere di volersi bene.

 

«Quell’uomo è un eroe eppure c’è ancora chi dice di rinchiudere gli anziani»

«Un uomo meraviglioso», lo definisce Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e opinionista. La sua voce abita i salotti televisivi, ma questa volta sulla scrivania tiene stretta la foto dell’alpino Stefano Bozzini, l’81enne che ha fatto innamorare il mondo mentre cercava disperatamente di essere amato - come ogni giorno da 47 anni - solo e soltanto dalla sua Carla. Crepet lo dice: «Quell’alpino è eroico. L’icona della speranza». Crepet, traduca quell’immagine. Un uomo innamorato che fa la serenata per la moglie in ospedale. Dove lascerebbe quella fotografia? «Vede, c’è un capitolo nel mio ultimo libro, “Vulnerabili”, che si intitola New Deal, il nuovo corso, il nuovo patto. Se potessi tradurlo in una fotografia, beh, sarebbe indiscutibilmente quella dell’alpino Stefano. Ne sarebbe la perfetta copertina ». In quel capitolo, si parla di un nuovo patto basato su tre principi: il cambiamento del rapporto tra produzione e felicità, una rivalutazione del tempo e una nuova comunicazione fatta di complicità. Stefano Bozzini, a 81 anni, è tutto questo, quindi? «Oh sì. E molto di più. Qualcuno direbbe che è paradossale utilizzare l’immagine di un 81enne per parlare di un nuovo giorno... Invece io ne sono convinto. Il rivoluzionario è lui». Ma come, scusi, gli anziani non erano da rinchiudere in casa? «C’è chi lo ha detto davvero. Gli anziani chiusi nelle stanze. Se fosse stato così, ci saremmo persi questa lezione di vita suonata da una fisarmonica nel cortile di un ospedale. Non avremmo vissuto questa esperienza di straordinario amore. Ed è straordinaria proprio perché vissuta a 81 anni, non a 19. Tutte le età insegnano qualcosa. L’età avanzata ci trasmette una maturità sentimentale diventata oggi rara. Tornando allora alla prima domanda, forse quella foto andrebbe spedita ai nostri governatori...». Se il mondo si è commosso davanti all’amore di Bozzini, forse il mondo si era dimenticato come si ama, senza condizioni? «Uno scandalo. Ci siamo induriti, isolati. Il fatto che il mondo si sconvolga davanti al gesto tanto spontaneo di Bozzini mi lascia anche agghiacciato, in questo senso. Gli Stati Uniti, dopo cinque anni di “trumpismo”, si stracciano le vesti davanti a un uomo innamorato?» Senta, si muore di solitudine? «Sì. Ricordo anni fa, quando ero consulente per la vostra Regione, che qualcuno spingeva eccessivamente sull’assistenza domiciliare, sul portare tutto a casa agli anziani, latte compreso. Io dissi “Ma così li fate morire, la signora ha bisogno di andare un attimo in latteria, e scambiare due chiacchiere”. Capisco in parte l’isolamento sanitario, igienico, lo so bene, perché sono medico e non sto certo invitando a sbaciucchiarsi a caso. Ma come medico non dimentico anche che siamo prima di tutto persone. Non so perché questo concetto fatichi così tanto ad entrare nella testa di certuni. Hanno trovato il modo per fare visita a delinquenti in isolamento, perché non si trova un modo per comunicare di persona con i nostri anziani nelle case di riposo, per guardarsi negli occhi? Davvero non ci si riesce, ricorrendo al buon senso?». Neppure la tecnologia, poi, può sostituire uno sguardo dal vivo, occhi negli occhi. Concorda? «Ha prevalso negli ultimi anni un’idea perversa di innovazione, per la quale tutto deve necessariamente cambiare, e che il “vecchio” sia fatto solo da grandi cavolate. Non è così, lo vediamo chiaramente dall’inneficacia di continue videocall, webinar, chat... Pietoso. Questa è demenza digitale, me lo permetta». Stefano Bozzini non ha paura di amare. Ha capito che il contrario dell’amore è la paura. Perché invece i più “giovani” sembrano fare così tanta fatica ad amare autenticamente, senza maschere? I rapporti sono sempre più sfilacciati, complessi. Anche a 40-50 anni. «In questo credo pesi la tecnologia, che ha portato alla desertificazione dell’amore. Ormai è come se Amazon o altri colossi della logistica, quelli a due passi dall’ospedale dove l’alpino suonava il suo struggente blues, si mettessero a vendere l’amore. C’è un amore da discount. Un amore che se non piace si rende come un pacco».

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04/11/2020

Carpaneto, un fiore per ogni caduto grazie alle penne nere

Le commemorazioni del 4 Novembre, anniversario del termine della Prima guerra mondiale, Giornata della forze armate e festa dell’unità nazionale, si sono svolte sotto tono. Purtroppo, l’emergenza sanitaria non permette di svolgere al meglio queste celebrazioni. Il gruppo alpini, che ogni anno a Carpaneto rinnova il dono dei fiori alle stele dei Caduti lungo viale delle Rimembranze, non ha potuto, con rammarico, essere accompagnato dagli alunni delle classi quinte delle scuole elementari. Sono stati comunque 160 i fiori deposti, uno per ogni nome del militare scomparso. Tra questi nomi si possono trovare quelli di Alessandro Casali ed Ettore Rosso, entrambi insigniti della medaglia d’oro al valor militare e quello di Filippo Scotti Douglas, discendente della famiglia che governò Carpaneto per quattro secoli, oltre a quello importate e significativo del “milite ignoto”. «Deporre i fiori è un modo per rendere onore alle persone che, con il sacrificio massimo, hanno contribuito alla libertà di chi sarebbe venuto e, quindi, alla nostra libertà – ha commentato il sindaco Andrea Arfani - Purtroppo, la situazione attuale ha impedito di svolgere normalmente il momento. Per evitare di creare rischi ai bambini e ai loro accompagnatori, la deposizione è stata effettuata da alcuni rappresentanti del Gruppo Alpini di Carpaneto, che ringrazio per la fedeltà alla tradizione e alla memoria, accompagnati dal nostro consigliere Ivano Terreni. Ogni generazione ha la sua battaglia storica. Che il loro ricordo sia di esempio per quanto noi oggi dobbiamo affrontare ». Altre associazioni si stanno adoperando per celebrare al meglio queste giornate. I Pistoni Tonanti, il gruppo di appassionati motociclisti, in collaborazione con il Club Frecce Tricolori numero 10 di Piacenza e l’Associazione Aeronautica, ha allestito in via Piacenza, nella vetrina della loro sede, una esposizione di cimeli dell’Aereonautica. Le celebrazioni di domenica prossima inizieranno con la messa a Carpaneto alle ore 9. Poi verrà deposta una corona d’alloro al Monumento dei Caduti e lungo il viale delle Rimembranze. Stesso rituale, con deposizione e Santa Messa alle 10 e alle 11,10 nelle frazioni di Chero e Ciriano. Le deposizioni avranno però, sempre per rispettare le normative anti-contagio, la sola presenza di una delegazione dell’Amministrazione, del parroco, e dei rappresentanti delle associazioni. _Flu

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20/10/2020

Sarmato, quattro alunni premiati dagli alpini con borse di studio

Anno dopo anno è diventata una delle tradizioni più consolidate a Sarmato. E anche stavolta, nonostante l’emergenza sanitaria coronavirus, il gruppo Alpini di Sarmato non ha voluto rinunciare alla consegna delle sue borse di studio ai ragazzi meritevoli delle scuole medie, in memoria degli alpini Franco Cavalli, Albino Losi ed Ettore Poggi. L’occasione è stata offerta dalla tradizionale castagnata che quest’anno ha dovuto fare a meno del raduno di gruppo. A ricevere la borsa di studio sono stati: Asia Bozzoni, Giulia Greco, Silvia Salinelli e Pietro Favarel. Se la prima era assente per un problema improvviso, quest’ultimo invece ha avuto una consegna molto particolare: il giovane Pietro ha ricevuto il premio direttamente dalle mani della nonna Francesca Boledi, moglie dello storico capogruppo degli alpini di Sarmato Mario Bavagnoli. Un emozionante passaggio di consegne tra generazioni, alla quale hanno partecipato, con i rappresentanti dell’Associazione Nazionale Alpini, anche la sindaca di Sarmato Claudia Ferrari e la dirigente scolastica Maria Cristina Angeleri. «Dal 1984 – sottolinea il capogruppo sarmatese Sesto Marazzi – sono state 165 le borse di studio consegnate. E la maggior parte dei premiati si è poi laureato»._CB

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15/10/2020

I 148 anni del Corpo degli Alpini un esempio luminoso nella società

Sono trascorsi 148 anni, da quel 15 ottobre del 1872 che sancì l’istituzione ufficiale del Corpo degli Alpini. In questa storica ricorrenza, il pensiero torna innanzitutto alla festa che dodici mesi fa, nel cuore di Piacenza, animava la città per il Raduno del 2° Raggruppamento Ana, simbolo dell’abbraccio spontaneo, accogliente e carico d’affetto con cui la nostra comunità rendeva il suo tributo alle Penne Nere. Sembra passata un’eternità, inghiottita dal buio del lockdown e della sofferenza, dalle incertezze dell’emergenza sanitaria tuttora in corso. Eppure, se voltiamo indietro lo sguardo, quel cappello con la penna che sin da bambini abbiamo imparato a conoscere e amare non vacilla, ma resta – anche nelle circostanze più difficili – una presenza solida e forte in cui abbiamo potuto sempre riporre la nostra fiducia. Verrà ancora, prima o poi, il tempo della convivialità con i nostri cari Alpini. Di certo, in questi mesi non si è mai affievolito il sentimento sincero della condivisione, della generosità, dello spirito di servizio e del senso di appartenenza di cui ci hanno saputo dare costante testimonianza. Mi sembra importante ricordarlo oggi, a maggior ragione mentre siamo chiamati a dare prova di responsabilità e rispetto delle regole, a tutela della collettività: in un cammino lungo quasi 150 anni, il Corpo degli Alpini si è fatto interprete di questi stessi princìpi, ponendo in primo piano il bene comune, il sacrificio nel nome di un ideale alto e concreto di Patria, la volontà di portare un aiuto anche nelle condizioni più impervie. Alle Penne Nere e al loro coraggio, ai loro valori perseguiti con coerenza e onestà, guardiamo oggi più che mai come a un esempio da seguire. Lo sottolineavo un anno fa, nel rivolgere il saluto istituzionale alle autorità Ana presenti a Piacenza, lo ripeto ora con convinzione: abbiamo bisogno di ritrovare la nostra identità e il nostro orientamento in un modello positivo, costruttivo e coeso di società, di cui gli Alpini sono custodi nella quotidianità della loro preziosa attività in seno alle Forze Armate, così come nelle tante iniziative benefiche di cui sono protagonisti. Lo abbiamo visto nella dedizione dei circa 300 volontari Ana emiliano-romagnoli che hanno supportato l’Agenzia regionale di Protezione Civile durante la prima fase della pandemia, così come nelle donazioni con cui le diverse sezioni locali hanno sostenuto la rete del primo soccorso e dell’assistenza sanitaria. Nelle immagini di Bergamo, dove il presidio medico avanzato al polo fieristico è stato realizzato in pochi giorni, nell’aprile scorso, dal personale sanitario degli Alpini e dalla Protezione Civile Ana. Nella commozione suscitata, sul nostro territorio come in tutto il Paese, dalla scomparsa delle Penne Nere che “sono andate avanti”, in molti casi avendo continuato a rappresentare sino all’ultimo, per la propria comunità, un pilastro su cui poggiare. Ecco perché rendere onore al Corpo, nell’anniversario della fondazione, significa riconoscerne non solo il ruolo impresso nelle pagine della nostra storia e nelle Medaglie tributate, ma ancor più nel presente, ovunque vi sia necessità di ricostruire, di ridare speranza e conforto. Grazie a tutti gli Alpini, in armi e in congedo, in questa ricorrenza speciale.

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03/08/2020

Travo piange Eligio il partigiano che mai smise la Resistenza

“Il giorno in cui dovevo morire era di marzo, nel 1945”. Alla giornalista Laura Gnocchi, che lo aveva intervistato per quello che sarebbe poi diventato il libro “Noi Partigiani. Memoriale della Resistenza italiana” con Gad Lerner, Eligio Everri aveva detto così. In mezzo ci sono dovuti passare 75 anni e 5 mesi: “Ligio”, perché così tutti lo chiamavano a Travo dove era nato il 18 settembre del 1921, se ne è andato l’altro giorno. La notizia ha fatto presto il giro della valle e della rete perché sia nel mondo reale che in quello virtuale Eligio era molto conosciuto: lo era stato per la sua presenza instancabile, mai venuta meno, alle chiamate al voto, dalle ultime primarie del Pd (quando addirittura l’attuale segretario Zingaretti gli inviò una lettera per ringraziarlo del suo sostegno) alle regionali di gennaio per dare man forte a Bonaccini (che infatti ieri sulla sua pagina facebook lo ha ricordato). Presente lo era stato anche nell’epidemia con un messaggio girato sui social per dire che in quasi 99 anni ne aveva viste tante, ma non tutte. Presente lo è nel libro di Lerner e Gnocchi, unica voce piacentina fra i partigiani di tutta Italia che proprio la scorsa settimana è stato presentato in un’affollata piazza Trento a Travo: lì Eligio non ha potuto esserci insieme ai ribelli di allora, Renato Cravedi in primis con cui lo legava un’amicizia lunga decenni, e tutti gli altri. C’era sua nipote Mia a leggere la sua testimonianza rilasciata ai giornalisti per raccontare di quel giorno del ‘45 in cui avrebbe dovuto morire e invece poi la Storia ha sparigliato le carte e ha fatto il suo giro. Ed Eligio è arrivato a un soffio dai 99 nella sua casa, circondato dai familiari, dai nipoti, dalle sue storie della montagna e di penna nera a cui lui ha sempre tenuto. Nelle foto, diverse quelle conservate dal figlio Daniele, lo si vede spesso con il cappello da alpino: momenti felici insieme a Bruno Anguissola ad esempio, precedente decano degli Alpini travesi scomparso a 104 anni, e al presidente della sezione di Travo Marco Girometta. «Mio padre è sempre stato molto presente e attento fino alle ultime settimane – spiega il figlio Daniele – gli piaceva tenersi informato su quello che accadeva, guardava sempre i telegiornali, leggeva il giornale e se non gli era chiaro qualcosa subito mi chiedeva: facevamo delle belle discussioni ed è stato così fino a poche settimane fa. Questa primavera aveva fatto l’uscita per partecipare al raduno alpino. Lui era così: quando ha scoperto che la sua storia era stata pubblicata nel libro di Lerner e della Gnocchi era felicissimo e molto fiero». Fiero era anche il paese di Travo e in particolare la sezione dell’Anpi che aveva nominato Eligio presidente: “Continueremo a fare tesoro del tuo insegnamento, del tuo esempio; custodiremo per sempre il tuo pensiero fatto di Umanità, di Pace e Libertà. Buon viaggio Presidente, che la terra ti sia lieve” è il messaggio che gli hanno indirizzato alcuni iscritti. I funerali si terranno oggi, lunedì , alle 17 nella chiesa di Travo: l’ultimo saluto a uno degli ultimi partigiani che 75 anni fa ha saputo vincere anche contro la morte.

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30/07/2020

La scuola è di tutti le penne nere al Volta misurano gli spazi

Lo sforzo per la riorganizzazione degli spazi scolastici non è un affare che riguarda solo presidi e insegnanti, ma coinvolge tutta la comunità. A Castelsangiovanni anche gli alpini si sono rimboccati le maniche e hanno dato il loro contributo. Alcune volonterose penne nere del gruppo di Castello assieme ad altre provenienti da Pianello si sono presentate al liceo Volta e, d’accordo con la dirigenza scolastica, hanno sistemato le aule del linguistico, svuotato le cantine e aiutato a smaltire materiale non più utilizzabile. Intanto già si guarda a settembre quando per gli studenti delle scuole superiori di Borgonovo si prospetta una ripresa “in presenza”, e cioè con tutti i circa 200 studenti delle 17 classi degli indirizzi tecnico economico e tecnico tecnologico in classe, mentre molti loro compagni di Castelsangiovanni si prospetta invece una didattica mista. Diciotto cioè delle 54 classi che formano licei e istituto professionale (ex Casali) dovranno adottare la didattica a distanza, con una parte degli studenti collegati a turno via internet. Sono queste le soluzioni che vanno profilandosi per i circa 1.200 studenti iscritti al polo superiore Volta della Valtidone. Le criticità maggiori sono a Castelsangiovanni, dove c’è il maggior numero di iscritti. «Per 18 delle 54 classi – dice la dirigente Raffaella Fumi – dovremo adottare una didattica mista e cioè quattro o cinque studenti a turno dovranno seguire le lezioni a distanza perché le classi non possono accogliere più di 18 studenti». In questi giorni intanto, gli alpini si sono recati al Volta per dare una mano. Tra di loro c’era Ferdinando Lucchini, che a dispetto delle sue 90 primavere non si è tirato indietro. «Grazie, lo faccio volentieri» si è limitato a rispondere l’alpino a chi gli rivolgeva i complimenti per la tempra di ferro. All’interno delle aule, metro alla mano, le penne nere hanno posizionato i banchi alla distanza prevista dalle normative anti contagio. I banchi in esubero sono stati invece sistemati nelle rimesse della scuola da dove gli alpini, per liberare spazio, hanno portato via vecchi armadi e pesante materiale non più utilizzabile. Alla fine ciò che non serviva più è stato portato in discarica. «Abbiamo accolto volentieri l’invito della preside a dare una mano – dice il capogruppo Alessandro Stragliati –. Abbiamo pulito le cantine dal materiale in disuso, tolto i banchi non più a norma con le misure attuali e posizionato i restanti alla misura di un metro e trenta, visto che gli spazi lo consentivano. In futuro – dice ancora Stragliati – come alpini porteremo avanti altre attività con la scuola. Attività che riguardano l’ambiente, borse di studio e altre che stiamo ancora definendo».

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26/07/2020

Al Palabanca seicento alpini da tutta Italia «Anche questo è un segnale di ripartenza»

mattina al Palabanca si contavano 600 penne nere. Erano quelle dei delegati dell’Ana (Associazione nazionale alpini) che si sono ritrovati nella nostra città per l’assemblea nazionale, che abitualmente si tiene a Milano, guidata dal presidente Sebastiano Favero. All’ordine del giorno c’erano la relazione morale del presidente e l’approvazione dei bilanci, benché Favero non si sia sottratto a un commento sui recenti fatti di cronaca che hanno visto apporre i sigilli alla caserma Levante e l’arresto di alcuni carabinieri di Piacenza. Per Favero è una questione che riguarda i giovani e il loro civismo. E consiglia una soluzione che, ritiene, potrebbe essere utile per arginare casi simili. «Questi fatti dispiacciono - dice - e ci auguriamo siano ben circoscritti. Corroborano quello che noi proponiamo da tempo: tutti i giovani dovrebbero compiere un periodo che io definisco di educazione civica. Lo ritengo necessario e, in tal senso, sotto il profilo dell’educazione civica meglio del servizio di leva non c’è nulla». Quindi precisa: «Ci rendiamo perfettamente conto che oggi la leva obbligatoria non possa essere pensata come quella che abbiamo fatto noi, ma insegnerebbe ai ragazzi a stare in comunità, l’uno a fianco dell’altro, e soprattutto eliminerebbe quel senso di individualismo e di onnipotenza che si riscontra in certi casi. È fondamentale per ridare vigore a questa nostra Italia». Tenutasi al Palabanca grazie all’interessamento dell’Ana di Piacenza, che ha permesso ai delegati di disporre di uno spazio idoneo in base alle norme anticontagio, l’assemblea è un ritorno alla normalità anche per gli alpini. «Ci tenevamo a organizzarla per lanciare un messaggio di speranza - dice Favero - per non dare l’impressione che tutto sia posticipato. È un segno di ripartenza, dall’alto valore simbolico perché siamo ospiti di una città che tanto ha patito per l’epidemia. È doveroso ringraziare chi ha reso questo possibile: l’amministrazione comunale, i titolari del Palabanca e gli alpini di Piacenza. L’assemblea è fondamentale per stabilire gli indirizzi da seguire in futuro». Con uno sguardo però al passato recente, in quanto il presidente ha ricordato uno a uno gli alpini «che sono andati avanti» a causa del Covid-19. All’assemblea, che ha rinnovato quattro consiglieri e due vicepresidenti, era presente anche il generale Claudio Berto, comandante delle truppe alpine. Segno di un legame forte con l’Ana. «Firmeremo un protocollo d’intesa per stabilire un legame ancora più profondo tra gli alpini in armi e quelli in congedo - dice Favero - siamo un tutt’uno». L’assemblea, alla quale hanno partecipato anche i presidenti delle sezioni estere di Francia e Germania, ha fotografato lo stato di salute dell’associazione, che conta oggi oltre 340mila soci. «Gli interventi durante l’epidemia dimostrano come l’Ana goda di buona salute. È fondamentale mantenere sia la memoria dei nostri valori sia la capacità di intervento - spiega Favero - quest’ultima mostrata dai nostri 6.500 volontari durante la pandemia con 81mila giornate di lavoro ». Soddisfazione anche per il padrone di casa Roberto Lupi, presidente della sezione piacentina. «Non essendoci l’adunata nazionale - dice - quello che ospitiamo a Piacenza è l’evento più importante dell’anno. È per noi un motivo di orgoglio. Ci è stata data la disponibilità di una struttura come il Palabanca, da qui la proposta che siamo felici sia stata accettata. Essere a Piacenza, dopo quello che ha dovuto subire la nostra città, è un segnale di rinascita».

 

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21/07/2020

L’Associazione Alpini è apartitica

Caro direttore, scrivo in relazione alla lettera pubblicata su Libertà di domenica 19 luglio 2020 dal titolo “Salvini non utilizzi il nome degli alpini” a firma del signor Daniele Dosi. Innanzitutto mi complimento con il signor Dosi per la sua capacità e velocità nell’effettuare indagini ed emettere sentenze, roba da far invidia ai più esperti e bravi investigatori e magistrati! Infatti, a un certo punto, afferma: «Mi sorprende invece tantissimo e mi disgusta altrettanto che gli Alpini di Piacenza si abbassino così tanto alla strumentalizzazione politica, accettando questo utilizzo improprio del loro nome». Quindi, ne deduco, che il signor Dosi ha verificato che la mascherina all’on. Salvini è stata consegnata o regalata dalla nostra Sezione o, comunque, da un Alpino piacentino. Le sarei grato se mi fornisse nome e cognome di colui che ha agito in tal senso, per prendere i necessari provvedimenti. Più seriamente, invece, vorrei evidenziare che le mascherine così come i nostri cappelli, in passato anch’essi indossati impropriamente da qualche politico anche di altri orientamenti, sono prodotti da aziende che li mettono sul mercato e chiunque può acquistarli. Così come, d’altro canto, nessuno di noi ha l’autorità o l’autorizzazione a intervenire per non fare utilizzare mascherine, cappelli, magliette, felpe, ecc. con i simboli degli Alpini ed il logo della nostra associazione. L’unica cosa che possiamo fare e che facciamo regolarmente, è quella di intervenire per ricordare a tutti che l’Associazione nazionale Alpini è un’associazione apartitica come recita molto chiaramente e senza possibilità di diverse interpretazioni l’art. 2 del nostro Statuto che riporto integralmente: “Art. 2 - Associazione apartitica, l’Associazione nazionale Alpini si propone di: a) tenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini, difenderne le caratteristiche, illustrarne le glorie e le gesta; b) rafforzare tra gli Alpini di qualsiasi grado e condizione i vincoli di fratellanza nati dall’adempimento del comune dovere verso la Patria e curarne, entro i limiti di competenza, gli interessi e l’assistenza; c) favorire i rapporti con i reparti e con gli Alpini in armi; d) promuovere e favorire lo studio dei problemi della montagna e del rispetto dell’ambiente naturale, anche ai fini della formazione spirituale e intellettuale delle nuove generazioni; e) promuovere e concorrere in attività di volontariato e Protezione civile, con possibilità di impiego in Italia e all’estero, nel rispetto prioritario dell’identità associativa e della autonomia decisionale”. Per il conseguimento degli scopi associativi l’Associazione nazionale Alpini, che non ha scopo di lucro, si avvale in modo determinante e prevalente delle prestazioni personali, volontarie e gratuite dei propri soci. Se ce ne fosse bisogno, segnalo infine che proprio nei giorni scorsi ho inviato una lettera a tutti i nostri gruppi ricordando, tra l’altro, che ognuno di noi, naturalmente, può pensare politicamente e votare come ritiene più opportuno, ma l’A.N.A. è rigorosamente apartitica. In conclusione informo che non interverrò più su questo argomento in quanto ritengo che l’articolo dello Statuto sopra riportato sia già più che esauriente e che non siano necessarie altre parole, e poi, noi Alpini siamo gente “del fare” più che del “chiacchierare”. Roberto Lupi presidente Sezione di Piacenza

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19/07/2020

Le scuole e i giardini di Pecorara intitolati agli eroi del quotidiano

festeggiamenti dedicati ieri al patrono del comune di Alta Val Tidone, san Colombano, hanno unito il ricordo di chi in passato si è speso per la comunità, all’omaggio di chi oggi, camminando nel solco di quegli esempi, si impegna perché nessuno sia lasciato indietro, con gli occhi puntati alla figura del santo il cui carisma ha plasmato l’identità di un intero territorio. A Pecorara, dove ha fatto tappa la seconda edizione della festa patronale del giovane comune nato dalla fusione tra Pecorara, Caminata e Nibbiano, il passato ha il volto dell’indimenticato parroco don Angelo Villa, a cui è stata intitolata la scuola del paese, e di due storiche penne nere, Carlo Valorosi e Gino Quadrelli, ai quali sono stati intitolati i giardini accanto alla scuola. Una statua, dono degli alunni della scuola primaria, testimonia la volontà di onorare i valori su cui i due alpini improntarono la loro vita. A don Villa è stata invece intitolata la scuola. «È stato un cittadino, sacerdote, operaio della vigna del Signore arrivato il 3 settembre del 1978 a Pecorara per costruire una famiglia» ha ricordato monsignor Mario Dacrema. In 40 anni filati di servizio come prete di montagna, don Villa si fece promotore di decine di iniziative: dal coro ai restauri dei luoghi sacri, dalle feste della mamma alle bambine chierichetto, dalla sala giochi alla compagnia teatrale. «Nel suo abbraccio aperto alla gente, dai piccoli ai giovani, dagli adulti agli anziani – ha ricordato il sindaco, Franco Albertini – don Angelo ha unito la comunità locale in una dimensione di gioia contagiosa ». Lo spazio verde accanto alla scuola ricorda l’operosità dei due storici alpini, che il 12 febbraio del 1946 diedero impulso alla nascita del locale gruppo delle penne nere. Quadrelli sino alla sua morte, nel 2005, ne fu anche a capo del gruppo. «Ricordarli in questo modo, intitolando loro questo spazio – ha sottolineato il presidente provinciale Roberto Lupi – ha il senso di trasmettere i nostri valori ai più giovani, sperando che un domani possano seguire le orme dei nostri vecchi». «Uno spazio verde che speriamo venga utilizzato nel migliore dei modi, come si conviene a tutti i beni pubblici» ha auspicato l’onorevole piacentino Tommaso Foti, tra gli ospiti dei festeggiamenti dedicati a San Colombano. L’omaggio a quegli eroi del quotidiano, che silenziosamente hanno operato per costruire un senso di identità comune all’interno della propria comunità, si è unito all’omaggio alla figura del santo patrono. «Gli chiediamo di guidare i nostri passi – ha detto il cancelliere vescovile e parroco di San Colombano in Bobbio, don Mario Poggi – perché possiamo lavorare assiduamente e con continuità per testimoniare il vangelo non con altisonanti parole ma con uno stile di vita evangelico». Da Bobbio, sede del monastero fondato dal santo abate venuto dall’Irlanda, l’assessora Giorgia Ragaglia ha portato il saluto «perché - ha detto – siamo tutti membri della stessa comunità fondata da San Colombano». «La nascita di Alta Val Tidone – ha ricordato il sindaco Albertini – ci invita a scoprire i tesori nati sulla civiltà colombaniana, che deve camminare nel presente».

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12/07/2020

L’assemblea Ana al Palabanca in arrivo 600 alpini da tutta Italia

Piacenza ospiterà per la prima volta l’assemblea nazionale dei delegati dell’Ana, Associazione nazionale alpini, guidata dal presidente Sebastiano Favero. L’appuntamento è in programma al Palabanca nella mattinata di sabato 25 luglio. Seicento i delegati, provenienti da tutte le sezioni italiane e estere, che raggiungeranno la nostra città. In genere l’incontro si svolge a Milano, sede nazionale dell’Ana, nel mese di maggio, dopo l’Adunata nazionale. Spesso al teatro Dal Verme o nella sala congressi della Camera di commercio, in corso Venezia. A causa dell’emergenza Covid-19 era necessario uno spazio più ampio rispetto alle strutture tradizionali che ogni anno accolgono i delegati. Il presidente della sezione di Piacenza, Roberto Lupi, venuto a conoscenza delle nuove necessità, ha proposto come sede Piacenza, in particolare il Palabanca, che ha una capienza di 4mila persone. L’Ana l’ha presa in considerazione e ha dato il via libera. Soddisfazione è stata espressa dallo stesso presidente Lupi. «Dopo aver ospitato lo scorso anno il Raduno del Secondo Raggruppamento e il consiglio direttivo - evidenzia il numero uno delle locali penne nere - è motivo di grande orgoglio accogliere tutti i delegati delle sezioni italiane. Il fatto che la nostra proposta sia stata accettata è anche un segnale di apprezzamento per il lavoro organizzativo svolto nelle precedenti manifestazioni. Inoltre il Palabanca è un luogo facilmente raggiungibile per tutti essendo vicino all’autostrada e al casello di Piacenza Sud». All’ordine del giorno, tra i vari punti, ci sono la relazione morale del presidente e l’approvazione dei bilanci. Alcune sezioni hanno già chiesto informazioni per poter pranzare in città, garantendo dunque un indotto che non sarà quello di un’Adunata nazionale o di un raduno interregionale ma che comunque, di questi tempi, risulta prezioso. Ogni sezione, in base al numero di iscritti, partecipa con un certo numero di delegati. Piacenza ne ha quattro, compreso il presidente. Martedì prossimo si terrà un sopralluogo alla struttura. L’intera organizzazione spetta alla sede nazionale anche se Piacenza dovrà occuparsi di alcune questioni logistiche. In particolare, nella giornata di venerdì 24, preparerà il palazzetto con i distanziamenti e il tavolo di presidenza. Il giorno successivo, trenta volontari saranno impegnati nel dirigere i delegati verso i 5 varchi per evitare assembramenti. L’assemblea di sabato 25 inizierà alle ore 10 e terminerà verso le ore 13. _fed.fri.

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07/07/2020

Ricordati gli alpini “andati avanti” nell’era del Covid

Una messa in ricordo degli alpini di Fiorenzuola che se ne sono andati nel periodo del coronavirus, è stata celebrata nei giorni scorsi nella chiesa Scalabrini da monsignor Gianni Vincini. Più che “scomparire” o “morire”, tra gli alpini si usa l’espressione “andare avanti” ed è su questo che si è soffermata la riflessione del tenente alpino Franco Meneghelli, all’inizio della celebrazione. Un andare avanti in un cammino non più terreno, su cui si è centrata poi l’omelia di don Vincini. La celebrazione si è conclusa con la commossa recita della preghiera dell’alpino letta dal socio Alberto Tidone, che ha inserito nell’ultimo verso i nomi degli alpini del gruppo scomparsi: Rino Musile Tanzi e Giovanni Rastelli per il Gruppo di Fiorenzuola, Roberto Carcioffi per quello di Vigoleno, oltre all’amico degli alpini Lino Cammi. Erano presenti i presidenti del gruppo di Fiorenzuola Alberto Mezzadri e di Vigoleno Maurizio Sesenna. Gli alpini partecipanti indossavano la mascherina tricolore creata ad hoc per il gruppo, servita anche per raccogliere offerte._dm

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30/06/2020

A Ferriere festa per i cento anni dell’alpino reduce da 3 fronti di guerra

Ha compiuto 100 anni il 26 giugno l’alpino Antonio Barbieri di Pomarolo di Ferriere, reduce di Grecia, Albania e Russia. Il suo cappello dalla penna nera testimonia la sua esperienza su questi fronti di guerra della Seconda guerra mondiale, portando tutti i simboli di queste tremende imprese alpine. La comunità ferrierese, a partire dai suoi amici alpini, lo ha festeggiato sabato pomeriggio, prima con la messa in chiesa a Ferriere celebrata dal parroco e cappellano della Sezione Ana di Piacenza, don Stefano Garilli e poi alla baita alpina, sede del gruppo delle penne nere guidato da Pino Malchiodi. Con Barbieri c’era anche la sua famiglia, i suoi figli Guido e Mariuccia e tutti i nipoti. Tanti i riconoscimenti che gli sono stati tributati: quello del Comune, quello della parrocchia, quello del gruppo alpini alle cui iniziative Barbieri è sempre presente. Cento anni sono un bel traguardo - gli abbiamo chiesto -. Come sta? «Sto benissimo - è stata la risposta del “vecio” alpino -. Frequento ancora tutte le iniziative del gruppo di Ferriere e mi vanto di essere alpino». Della ritirata di Russia cosa ricorda? «Non sono sicuramente belle cose da ricordare - ha risposto Barbieri -. Dopo 48 mesi sono tornato a casa a piedi, ho perso tanti amici che ho visto cadere sotto i miei occhi. Ma sono qui e sono contento perché ho tanti amici che mi vogliono bene, gli alpini, gli amministratori comunali, la famiglia, che mi hanno fatto una bella festa». Da parte del capogruppo degli alpini di Ferriere, Luigi (Pino) Malchiodi, un quadro che ritrae tutti i componenti del gruppo. «Gli facciamo gli auguri per i suoi 100 anni - ha detto il vicesindaco Paolo Scaglia consegnandogli una targa -, il traguardo di un secolo è un omaggio alla vita». Gianluca Gazzola, vicepresidente della sezione Ana Piacenza, ha augurato di festeggiare ancora tanti anni nella sua grande alpinità e ha assicurato la collaborazione per le future iniziative alpine ferrieresi. Presenti anche i gruppi di Farini-Groppallo e di Castellarquato e il past president della sezione Ana Piacenza, Bruno Plucani che in chiesa ha letto la “Preghiera dell’alpino” per chi è “andato avanti”. «Evviva gli alpini!» è stato il saluto di Antonio Barbieri, come ringraziamento a tutti, prima di dare il via al rinfresco._NP

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25/06/2020

Il “grazie” degli alpini a chi ha reso possibile realizzare il monumento

Le penne nere di Castelsangiovanni hanno voluto dire “grazie” a chi si è dato da fare per rendere possibile la realizzazione del monumento all’Alpino di via Fratelli Bandiera. Lo hanno fatto scoprendo, ieri mattina, una targa, che è stata posizionata di lato al monumento che venne inaugurato nel 2013. «Il gruppo Alpini ha sentito la necessità di dare corpo a qualcosa di concreto, un piccolo gesto semplice ma che potesse testimoniare in modo tangibile e duraturo l’impegno profuso da chi ha contribuito alla realizzazione del monumento» ha detto il capogruppo degli alpini castellani, Alessandro Stragliati. Quest’ultimo, insieme all’ex capogruppo Massimo Bergonzi, ha scoperto la targa che porta impressi i nomi di tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione del monumento: alpini, ditte, amministratori, artisti, Polo di Mantenimento Pesante nord di Piacenza, benefattori. Durante la cerimonia Stragliati ha ricordato, tra gli altri, l’alpino Giancarlo Sadirlanda, scomparso due anni fa, per «aver voluto fortemente realizzare quest’opera»._MM

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24/06/2020

Calendasco ricorda le vittime «Il dolore di uno è di tutti»

Sono ritorn ati lì in un luogo popolato dagli affetti ma che per mesi è stato del tutto inaccessibile, aggiungendo così dolore al dolore. Domenica la gente di Calendasco ha partecipato al cimitero alla santa messa in memoria delle vittime del coronavirus, in particolar modo quelle del paese improvvisamente scomparse, travolte dal morbo. L’iniziativa arriva dal gruppo Alpini di Calendasco, guidato da Filippo Battù, che nei mesi drammatici della chiusura si è speso per mantenere le tombe in maniera decorosa. La messa all’aperto è stata celebrata da don Stefano Garilli assieme al parroco don Fabio Battiato, di fronte ai parenti di coloro che sono scomparsi nell’emergenza coronavirus, alla presenza di chi ha contribuito a tenere salda la comunità durante quelle settimane difficili, come la protezione civile locale o la pubblica assistenza o le forze dell’ordine.

Omaggio degli alpini

Gli alpini, poi, hanno scelto di rendere omaggio al loro compagno Emilio Rapalli, “andato avanti” a causa del virus proprio come accaduto anche a suo fratello, Luigi. La vita sembrava un film «Questa celebrazione è difficile quanto doverosa» ha sottolineato il sindaco Filippo Zangrandi che ha preso la parola dopo la lettura della preghiera dell’Alpino. «Quello che abbiamo vissuto è un momento che entrerà per sempre nella storia del nostro paese e di tante famiglie. L’ho vissuto dall’inizio, dalle prime riunioni in prefettura a metà febbraio quando ancora tutti ci interrogavamo sul virus e nessuno aveva ancora la percezione di quello che sarebbe successo. Ben presto siano finiti di fronte ad una realtà molto dolorosa. La nostra vita è diventata un film. Calendasco ha risposto a questa tragedia come una grande famiglia. Alla gente che ha perso i propri cari voglio dire che il loro dolore è stato il dolore di tutti noi, di tutta la comunità di Calendasco, nessuno escluso. Quando moriva qualcuno, ricevevo tanti messaggi di gente che chiedeva conferma se fosse realmente successo. E grazie agli alpini che hanno custodito i nostri cimiteri, depositari della sacralità umana, nel momento delle chiusura. Era un dovere verso le vittime di questa epidemia ».

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22/06/2020

Alpini, 27mila ore di solidarietà e 70mila euro di donazioni

Difficile per gli alpini rinunciare agli abbracci fraterni ma le norme anticontagio lo impongono e così, l’assemblea dei delegati, slittata lo scorso febbraio a causa dell’emergenza Coronavirus, è andata in scena con rigorosa disciplina. L’appuntamento annuale con i rappresentanti di tutti i gruppi piacentini è stato ospitato dal suggestivo contesto dei chiostri del convento di Cortemaggiore. Oltre al tradizionale cappello con la penna, sui volti degli alpini sono comparse le mascherine, per molti tricolore. Le sedie dei delegati erano distanziate di un metro, una separazione solo fisica perché l’unione tra le Penne nere è indissolubile. Il presidente sezionale Roberto Lupi ha illustrato l’attività svolta nel 2019 dove spiccano le 27.177 ore di volontariato svolte dagli alpini a favore delle comunità in cui vivono e oltre 70mila euro di donazioni per vari progetti. I dati sono contenuti nel “Libro verde della solidarietà”. Nel periodo dell’emergenza gli alpini e i volontari del Nucleo di Protezione civile si sono dati da fare su numerosi fronti per aiutare le persone in difficoltà. L’epidemia di Covid ha duramente colpito la Sezione con diversi lutti. «A breve, nel rispetto delle normative - ha sottolineato Roberto Lupi - organizzeremo una Alpini, 27mila ore di solidarietà e 70mila euro di donazioni messa per ricordare chi è “andato avanti”. Ancora da definire data e luogo. I tradizionali raduni previsti quest’anno, compresa l’Adunata nazionale di Rimini, sono slittati al 2021. Anche la Festa Granda provinciale in programma a Bettola a settembre è stata spostata al prossimo anno. Per il 2021 le candidate a ospitare il raduno provinciale erano Ferriere, Monticelli e Ziano. Il prossimo febbraio è in calendario la votazione per capire a chi verrà assegnata la manifestazione che si svolgerà nel 2022. Alle tre in lizza potrebbe aggiungersi qualche altro gruppo intenzionato a ospitare l’evento. Durante l’assemblea sono stati eletti i consiglieri sezionali con la riconferma di Roberto Ronda, Gianni Magnaschi, Luigi Faimali, Giorgio Corradi, Giovanni Carini e Luigi Mercori. Il consigliere Leopoldo Gogni ha comunicato la rinuncia alla candidatura. Revisore dei conti è stato confermato Gino Luigi Acerbi mentre i tre delegati all’Assemblea nazionale sono Roberto Buschi, Graziano Franchi ed Ernestino Marchini. Presente alla riunione anche il presidente nazionale del collegio dei revisori, Roberto Migli. È stato inoltre presentato ufficialmente Pietro Busconi, nuovo direttore della rivista sezionale Radio Scarpa. Busconi riceve la stecca da Dino Lombardi, al timone per oltre 30 anni.

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08/06/2020

Festeggia il secolo tra le “sue” penne nere accanto alla moglie anche lei centenaria

Una famiglia bicentenaria, a voler fare di conto. Attilio Girandola, classe 1920, alpino del Battaglione Susa, ha compiuto il 4 giugno il secolo di vita,con al suo fianco la moglie Rosa Guglielmetti, che già in precedenza aveva superato la soglia dei cento anni. Ha il cappello d’alpino Attilio Girandola e non è il solo, perché come ormai è prassi consolidata dall’amicizia, accanto a lui - naturalmente mantenendo il metro di separazione come vogliono le regole del distanziamento sociale - ci sono numerose altre penne nere: da Bruno Plucani, ex presidente della sezione Ana piacentina, al vice presidente Pierluigi Forlini, al cappellano degli alpini don Stefano Garilli, per arrivare ad altri membri della sezione di Piacenza che non hanno voluto fare mancare il loro affetto alla famiglia Girandola in un momento così significativo. La coppia ha 8 figli, 15 nipoti e 6 pronipoti. Nato a Colla di Pradovera nel 1920, Attilio ha vissuto molti anni a Farini. Durante la Seconda Guerra Mondiale ha combattuto con il Terzo Reggimento in Francia, dove il 24 giugno del 1940 ha riportato una ferita per lo scoppio di una mina. Tornato a casa, ha lavorato come fattorino all’Inps. Oggi è a Piacenza, dove ha ricevuto la visita della sindaca Patrizia Barbieri. Non è la prima volta che la prima cittadina si presenta sull’uscio di casa della famiglia Girandola. Il perché lo spiega lei stessa. «Da questa visita si esce arricchiti - dice - dalla vita di Attilio e Rosa giunge un messaggio importante imperniato sugli stessi valori diffusi dal Corpo degli Alpini: la generosità e il valore degli affetti». «Festeggiare i cento anni di Attilio è doveroso - aggiunge - tanto più oggi che stiamo attraversando come comunità un momento molto complicato. Tutti abbiamo la necessità di avvertire calore intorno a noi e gli alpini ne danno tanto ». I due protagonisti di giornata, Attilio e Rosa, sposati da 79 anni, sono emozionati. Alzano il bicchiere al brindisi sulle note di un canto alpino, poi dalla tavola imbandita si scopre la torta con scritto “Tanti Auguri - 100”, sulla quale una candela accesa fa brillare una mattina di pioggia fine. Vicino a loro ci sono i figli, gli occhi di Attilio sorridono, dice che è felice di festeggiare con gli alpini questo traguardo. «Abbiamo fatto tanti sacrifici - interviene Rosa - se penso che non avevamo neppure l’acqua per lavarci. Ora abbiamo molto più tempo e lo trascorro pregando ». _

Filippo Lezoli

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07/06/2020

Una preghiera e un grazie agli alpini

Egregio direttore, nel pieno delle pur doverose celebrazioni ufficiali, cui tanti politici e autorità hanno partecipato, sullo spirito di sacrificio e il senso civico manifestati dai piacentini durante la recente pandemia, voglio citare un episodio non meno importante e anche più autenticamente intenso. L’amico Domenico mi ha raccontato di essere stato avvicinato in piazza Duomo da due turisti bergamaschi che gli hanno chiesto informazioni sulla chiesa. Alla risposta che si trattava del Duomo i due gli hanno riferito che là erano diretti per pregare proprio in quel luogo sacro e ringraziare gli alpini piacentini che pur in un momento così drammatico per la loro città tanto si erano adoperati per aiutare la popolazione bergamasca. Voglio condividere con tutti i lettori l’emozione da me provata davanti a questa testimonianza tanto vera.

Gian Carlo Savini Piacenza

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06/06/2020

I volontari e il Covid “Nel Mirino” racconta il meglio di PiacenzaScout, soccorritori sanitari, operatori di protezione civile e non solo. Ad alimentare il motore piacentino della macchina anti-Covid sono stati soprattutto loro: i volontari. Uomini e donne di qualsiasi età, che durante la terribile allerta da coronavirus si sono ritagliati un’importante fetta di tempo per dare una mano sul campo: in ambulanza, nei reparti ospedalieri, fra i nuovi poveri e in tutti gli altri luoghi “caldi” dell’epidemia. Alcune delle loro testimonianze sono state raccolte nel corso dell’ultima puntata di “Nel Mirino”, il format d’approfondimento di Telelibertà in onda ieri sera sul canale 98 del digitale terrestre (repliche in programma oggi, sabato, alle 9 e alle 17 su Telelibertà). Gli ospiti - intervistati dal direttore Nicoletta Bracchi - sono stati il coordinatore di Anpas Paolo Rebecchi, il presidente provinciale della Croce Rossa Alessandro Guidotti, il referente dei volontari di protezione civile Leonardo Dentoni, l’alpino Maurizio Franchi e il caposcout di Agesci Alessandro Tosca. «Ricordo bene la giornata del 21 febbraio, lo scoppio dell’emergenza nel Lodigiano - premette Dentoni -. Mi trovavo in Liguria, in gita con i miei genitori quasi ottantenni. Sono entrato in una trattoria e ho sentito la notizia dei primi contagi a Codogno. A quel punto mi si è gelato il sangue. Continuavo a pensare a cosa sarebbe successo di lì a poco anche a Piacenza. Ho chiamato gli operatori in città per iniziare a predisporre mezzi e attrezzature…». Nel nostro territorio l’epidemia ha mietuto tante, troppe vittime. Ma se le ripercussioni non sono state ancora più drammatiche, il merito va anche ai volontari: «Quasi nessuno di loro si è tirato indietro - sottolinea Rebecchi -. Anzi, abbiamo ricevuto una pioggia di richieste da parte di persone che volevano mettersi in gioco per dare una mano alla popolazione». Tra questi c’erano tanti giovani dal cuore d’oro, come gli scout di Agesci: «Il nostro motto è “Del nostro meglio” - spiega Tosca - e così abbiamo fatto, in particolare intervenendo in sostegno alle nuove fasce di povertà create dalla crisi economica da Covid». L’attività più dura della squadra di protezione civile è stata all’apice dell’epidemia, alla fine di marzo, quando il forno crematorio non riusciva più a gestire l’incessante arrivo di salme: «Abbiamo fornito i condizionatori per raffreddare le tende in cui conservare i defunti - ha ricordato Dentoni con la voce rotta dall’emozione - e abbiamo collocato un tir frigorifero nel piazzale del cimitero per ricoverare le bare in attesa di cremazione. In media, ogni giorno, avevamo cinquanta volontari impiegati in città e provincia. Chi vive fuori Piacenza non capisce davvero il dolore affrontato ». Per Rebecchi «questa esperienza ci ha mostrato quanto siamo fragili, rendendoci un po’ più vulnerabili nella quotidianità che stiamo vivendo oggi». Guidotti non può dimenticare «il senso di impotenza provato davanti all’impossibilità di soddisfare immediatamente tutte le richieste di ambulanze, perché i mezzi di Croce Rossa erano già occupati con altri pazienti in condizioni critiche. In questo clima è emerso un clima di collaborazione ancora più forte. La nostra associazione ha effettuato il trasporto di oltre 2.700 persone per casi legati al coronavirus». Anche per Rebecchi «era allucinante vedere trenta o quaranta chiamate di soccorso in attesa contemporaneamente, nonostante il numero esorbitante di ambulanze a disposizione ». «Lo sforzo di Anpas - ha aggiunto - è stato pazzesco: 10.600 servizi, 385mila chilometri percorsi tra febbraio, marzo e aprile. A fine turno le facce degli operatori non erano più le stesse ».

Gli alpini a Bergamo Non solo a Piacenza.

L’impegno spontaneo dei volontari è andato ben oltre: «Un gruppo di penne nere del nostro territorio - evidenzia Franchi, coordinatore dell’unità di protezione civile degli alpini - si è reso disponibile per collaborare nell’ospedale da campo allestito all’esterno del nosocomio di Bergamo». Impossibile infine non citare l’enorme mole di donazioni, messaggi di supporto e disegni regalati dai bambini: «Segnali fondamentali - confermano Rebecchi e Guidotti - per dare la spinta negli attimi in cui il mondo sembrava crollarci addosso

Thomas Trenchi

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02/06/2020

Castello, un Tricolore per il monumento dedicato agli alpini

In vista della festa della Repubblica, che ricorre oggi, gli alpini di Castelsangiovanni hanno voluto collocare un Tricolore in bella vista in quello che per loro è un luogo simbolo. Si tratta del monumento all’Alpino, in viale Fratelli Bandiera, dove anni fa era stato inaugurato un piccolo slargo con una stele che raffigura un alpino a fianco di un mulo. «Lo abbiamo fatto – dice il capogruppo Alessandro Stragliati – come segno del nostro attaccamento alla patria, in vista della festa della Repubblica». A causa delle misure restrittive, gli alpini non potranno oggi festeggiare in maniera corale, ma lo faranno idealmente, proprio come alcuni giorni fa hanno rivolto una affettuoso pensiero a uno dei loro decani: Luigi Fellegara. Lo storico alpino, che in passato è stato nominato Castellano dell’anno, ha soffiato sulle sue novanta candeline. «Gli siamo vicini con affetto – dice Stragliati –. Avremmo voluto festeggiarlo tutti insieme ma le misure restrittive al momento non lo consentono. Gli rivolgiamo comunque un augurio da parte di tutta la sezione»._MM

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01/06/2020

Sette stelle al merito fra tutori dell'ordine e militanti anti-Covid

Militari, tutori dell'ordine, spesso Impegnati In prima persona nei giorni più duri ddell'emergenza Covid. Sono i sette volti di chi domani in prefettura riceverà le tradizionali onorireficenze dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Eccoli di seguito e nell'articolo a fianco.

Generale Santamaria
Impegnato nei glomi dell'emergenza con l'ospedale mlitare da campo allestito negli spazi del Polo di Mantenimento Pesante Nord, una onorificenza va al maggior generale Sergio Santamaria, da ottobre 2018 direttore del Polo.Nell'ambito della sua carriera militare, oltre ad aver svolto molteplici incarichi di comando, ha guidato l'ufficio del Capo Dipartimento Trasporti e Materiali presso il Comando Logistico dell'Esercito, ha assunto nell'ambito dell'Operazione Sabina l'incarico di Comandante del Raggruppamento "sisma", con il compito di coordinare le forse della DIfesa impegnate per il soccorso alla popolazione in occasione dei terremoti che hanno colpito il centro Italia. Dal 19 maggio 2027 al 27 settembre 2018 è stato comandante del Comando dei Supporti Logistici e custode della Bandiera di Guerra dell'Arma Trasporti e Materiali. Il Generale Santamaria inoltre è stato impiegato all'estero nell'ambito dell'AMF quale Comandante dell'Nse del contingente Italiano e delle forze di pace delle Nazioni Unite in Mozambico ed in Libano. Ha partecipato, tra l'altro, anche all'operazione £Enduring Freedom" conn il contingente Nibbio in Afghanistan quale Comandante Gsa.

Pierluigi Forlini

Dal 2013 Pierluigi Forlini è vicepresidente sezionale degli Alpini di Piacenza e dal 2017 è capogruppo degli Alpini di Borgonovo Valtidone. Pensionato, ha svolto la propria attività prima presso il Dazio Doganale di Borgonovo Valtidone, poi in qualità di responsabile ha operato presso l'Azienda Ime di Borgonovo. Successivamente ha prestato servizio come capo reparto collaudo presso la Petroltubi di Castelsangiovanni per terminare po la sua attività gestendo in Borgonovo Vlatidone il distributore già condotto dal padre. Nell'ambito della Associazione Alpini nel 2011 ha ricoperto anche l'incarico di rappresentante di Vallata Alta Valtidone.

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25/05/2020

«L’aiuto a Pro loco e Comune nel segno dell’amico Salvatore»

San Giorgio ha pagato un prezzo altissimo nel corso di questa pandemia, perdendo personalità che sembravano immortali, colonne di un paese che sentirà per sempre la loro mancanza. Tra i “monumenti” portati via da questo maledetto virus c’era anche Salvatore Pizzi; lui il paese lo aveva nel cuore e per il paese ha sempre donato tutto sé stesso. Salvatore se n’è andato a 72 anni, carattere forte, di quelli che se ti devono dire una cosa in faccia lo fanno senza neanche pensarci troppo. L’entusiasmo e la passione nel realizzare iniziative rivolte alla comunità l’hanno sempre contraddistinto. Salvatore era un alpino: fiero e sempre a disposizione per la propria sezione. «Salvatore ha posato lo zaino ed è andato avanti. Non è facile spiegare il vuoto che ha lasciato, ma di un aspetto sono certo: Salvatore mancherà a tutti». Sono le parole di Graziano Franchi, Capogruppo degli Alpini San Giorgio, associazione attiva nel territorio nella realizzazione di eventi come la storica castagnata di Piazza Marconi, l’allestimento delle luminarie natalizie e le frequenti visite alle scuole del paese e alla casa di riposo Ceresa. Un impegno continuo nel quale era «L’aiuto a Pro loco e Comune nel segno dell’amico Salvatore» fondamentale l’apporto di Salvatore: un punto di riferimento del volontariato sangiorgino. Salvatore ha lasciato - oltre che una comunità sofferente - la moglie Annamaria e la figlia Samantha il 12 marzo scorso e, a parte i famigliari, nessuno ha potuto salutarlo come avrebbe meritato: per questo il Capogruppo Franchi tiene ad annunciare che appena sarà possibile, gli Alpini di San Giorgio - in accordo con il parroco Don Claudio Carbeni - dedicheranno una messa di suffragio in ricordo di Salvatore e di tutte le penne nere che ci hanno lasciati prematuramente. «Il dolore per la perdita di Salvatore è incalcolabile e ancora vivo in tutti noi, ma non c’era modo migliore per omaggiare la sua persona che continuare a lavorare per il nostro paese», commenta Franchi che sottolinea le collaborazioni con Comune e Pro loco, volte ad aiutare i più bisognosi. Il Gruppo Alpini non si è mai fermato, proprio come amava fare Salvatore, e nel suo ricordo ha scelto di elargire parte del fondo cassa dell’associazione alla Pubblica Assistenza San Giorgio, alla Casa di riposo Ceresa ed alla raccolta fondi ideata per permettere la consegna di spese alle famiglie più precarie. «Abbiamo voluto esserci in questa difficile situazione» afferma Franchi. Salvatore con lo spirito critico che lo contraddistingueva, da lassù, sarà sicuramente orgoglioso

Marco Vincenti

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05/05/2020

«Esercito e città cresciuti insieme perfetta sinergia che resiste»

Il 4 maggio 1861 un provvedimento dell’allora ministro della Guerra Manfredo Fanti decretava la fine dell’armata sarda e la nascita dell’Esercito Italiano. Una data storica che oggi ricordiamo, nel 159esimo anniversario dell’Esercito, attraverso le parole del Maggiore Generale Sergio Santamaria, direttore del Polo di Mantenimento Pesante Nord di Piacenza.

Maggiore Generale, quello tra l’Esercito e Piacenza è un binomio dagli antichi natali che ancora oggi produce i suoi effetti.

Città ed esercito sono praticamente cresciuti insieme se pensiamo che dal 1863 a Piacenza esisteva già un ente dell’Esercito Italiano. Si trattava della divisione di artiglieria collocata a Palazzo Farnese. Il 4 maggio è un giorno speciale che credo sia doveroso celebrare con la cerimonia dell’Alza bandiera e la resa degli onori ai caduti di ogni epoca. L’esercito non ha mai mancato di fornire il proprio supporto alla comunità piacentina anche in epoca recente: prima del supporto logistico all’allestimento dell’ospedale da campo in piena emergenza Covid, ricordo anche l’intervento del secondo reggimento del Genio Pontieri durante l’ultima piena del Po. Non è un caso, allora, che le manifestazioni d’affetto arrivate oggi siano così tante. Oltre al sindaco e al prefetto, vogliamo ringraziare anche «Esercito e città cresciuti insieme perfetta sinergia che resiste» la società industriale ed economica per la sensibilità dimostrata nei nostri confronti, anche attraverso cospicue donazioni; per noi testimoniane che costituiscono la motivazione ideale per proseguire il compito che deriva dal nostro giuramento, ovvero quello di difendere il nostro paese fino all’estremo sacrificio. Mi permetta anche una commossa preghiera per chi non ce l’ha fatta durante l’epidemia. E un ringraziamento alle donne e agli uomini del secondo reggimento del Genio Pontieri, al Polo Nazionale Rifornimento e al Polo di Mantenimento Pesante Nord, ma anche al personale civile della Difesa che ho l’onore di dirigere e che lo stesso giuramento porta nell’animo.

Torniamo all’ospedale da campo militare in emergenza Covid: non è stato solo un punto di riferimento sanitario, ma anche emotivo. i pazienti hanno raccontato di aver trovato lì una seconda famiglia

Una delle cose più brutte che questa epidemia porta con sé è la solitudine del paziente. È tutto affidato a chi gli è intorno. Il soldato che si trova lontano dal suo paese è abituato a questa situazione e quando avverte negli altri questa sensazione di solitudine, è pronto a comportarsi di conseguenza. Così il personale sanitario militare sostituisce i pezzi mancanti della nostra famiglia. È nel suo nostro dna, farlo e costruire una famiglia, che sia nella buca di una trincea o nella una stanza di un ospedale.

Per un giovane che si affaccia all’età adulta, cosa direbbe che rappresenta oggi l’esercito italiano?

Un punto di riferimento, ma solo per chi ha l’ambizione di fare qualcosa per la propria nazione che va aldilà di ciò che è comune. Quello con l’Esercito è l’unico contratto al mondo che prevede anche l’estremo sacrificio. Un donarsi che va al di là di ogni compito. Non serve solo scienza, coscienza e addestramento, ma soprattutto grande cuore e animo nobile e gentile. Poi c’è vero spirito di comunità nel dover reagire a situazioni di estrema fragilità, dove l’unità tra esseri umani è l’unica vera forza per arrivare all’obiettivo.

Si parla in questi giorni della possibilità di restituzione alla cittadinanza dell’ex ospedale militare. Cosa ne pensa?

Penso possa essere una soluzione, ma vanno fatte le giuste valutazioni finanziarie. Noi siamo pronti a poterlo cedere, ma penso che il comune abbia già le idee chiare sull’argomento e potrebbe essere una soluzione per guardare al futuro con lungimiranza. Si tratta di strutture importanti e dobbiamo trovare una loro giusta finalità per evitare di fare cattedrali nel deserto. Ma si sta lavorando in questo senso.

Cos’ha trovato umanamente lei a Piacenza?

Da meridionale poi arruolato nelle truppe alpine, ho sofferto un iniziale pregiudizio verso i piacentini chiusi. E invece, devo dire che ho trovato una città dell’accoglienza e del passaggio, una città con belle persone, non scontrose ed ospitali. Al massimo, timide. Il piacentino non riesce a farsi pubblicità perché umile e laborioso. Come tutte le persone di confine ha saputo prendere il meglio: la laboriosità del lombardo così come l’ospitalità dell’emiliano. Spero veramente di essere un piacentino a Piacenza, e ringrazio chi intorno a me mi ha fatto sentire a casa. Il sistema piacentino, come ha giustamente sottolineato il prefetto Falco, è un sistema vincente in cui le capacità dei singoli vengono amplificate dal lavoro di squadra.

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20/04/2020

<<Quella quarantena in stalla ci salvò tutti dal contagio>>

Stare chiusi incasa non è uguale per rutti. C'è chi può permettersi una gabbia dorata e chi deve arrangiarsi in un monolocale con angolo cottura. Restrizioni e divieti sono prorogati al 3 maggio con buona pace dei ponti del 25 Aprile e del 1 Maggio ben ''sacrificati" alla rutela della salute. Da Podenzano arriva un amarcord che risponde a chi comincia a non poterne più distare in casa. «Ragazzi, io ho passato una quarantena in una stalla» dice Giorgio Rossi volto noto anche per essere guida senior Coldiretti Piacenza e vicepresidente regionale dei pensionati dell'organizzazione agricola. Sia chiaro non stavolta, era il '68 ma il ricordo non ha nulla a che vedere con la contestazione giovanile. Rossi quell'anno prestava servizio come alpino nella 71ma compagnia battaglione Gemona. Un nome che evoca il sacrificio della guerra ma anche il servizio alla comunità (si pensi solo all'opera di soccorso durante il terremoto nel Friuli del I 976). «Appena è scoppiata l'emergenza Covid-19, con la decisione della zona rossa nel Lodigiano · dice Rossi· mi sono subito ricordato delle regole che salvarono me e i miei commilitoni da un'epidemia di meningite acuta. Ieri, come oggi, la prescrizione è una sola: stare lontani gli uni agli altri>. Il passato torna con prepotenza soprattutto quando si ritrovano vecchie foto e  Giorgio Rossi ne ha trovata una di lui insieme a Giuseppe Schiavi di Mezzano Scotti e alla mula Dannata. «Che in realtà, a dispetto del nome, era buonissima». E' da qui, da quell'immagine in bianco e nero, che nasce il racconto. « Eravamo in Friuli, a Pontebba • ricorda Rossi · era il 2 febbraio del 1968 quando partimmo per il campo invernale che consisteva nel raggiungere baite negli alpeggi che diventavano campi base per esercitazioni. C'era la compagnia miltragliatori e la compagnia che conduceva una ventina di muli che portavano viveri, fieno, munizioni e tutto quello che serviva. Procedevano in fila, mettemmo le racchette ai piedi perché nevicava tanto e avanzavamo fra mezzo metro di neve fresca. Si decise di formare la compagnia per permettere al tenente di passare in rassegna il gruppo, verificare le condizioni per poi fare rapporto al capitano. Mi resi conto che c'era qualcosa che non andava: il tenente si rivolse a me, che ero caporale, dicendomi che c'era un ragazzo che stavamale e di caricare la sua mitragliatrice sul mulo. Mi avvicinai a quel ragazzo e non dimenticherò mai il suo sguardo, il suo viso paonazzo mentre mi diceva che gli girava la testa. Raggiungemmo la baita dove, messi giù i sacchi a pelo, facemmo subito sdraiare il ragazzo. Ormai era sera e la neve non mollava. Smontato dal turno di guardia, nella notte gli portavo da bere, sciogliendo la neve nel mio gavettino. Lui non migliorava e, al mattino seguente, aveva più di 39 di febbre. Lo portammo a valle a dorso di una mula bravissima che si chiamava Dannata e fu subito portato all'ospedale di Udine. Quanto a noi, fummo accompagnati con i camion nella caserma di Paularo. Era vuota ma ci fecero sistemare nella stalla con la prescrizione di mantenere due metri di distanza l'uno dall'altro. Eravamo una sessantina di ragazzi. Stessa distanza andava tenuta anche al momento del rancio. Mi avvicinai al tenente chiedendo spiegazioni: "C'è arrivata comunicazione che quel ragazzo ha meningite acuta" fu la risposta. Ero un po' preoccupato ma da giovani si reagisce a tutto con ottimismo. E quella quarantena senza esercitazioni, in compagnia dei transistor per sentire il festival di Sanremo, non fu un sacrificio. C'erano altri tre piacentini con me: Roberto Palumbo di Vigolzone, Giuseppe Schiavi di Mezzano Scotti e Gelmetti di Cortemaggiore. Con loro ci vediamo alle adunate. Perché racconto oggi questo aneddoto della mia vita. Perché nessuno di noi rimase contagiato. Ieri, come oggi, la regola del distacco fisico è la vera arma contro la dilfusione dell'epidemia».

Paola Romanini

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27/03/2020

Raccolta fondi a quota 710mila euro generosità dagli alpini di Bettola e Perino

Ha superato i 700mila euro la raccolta fondi “Aiutiamo chi ci aiuta” attivata da Editoriale Libertà a sostegno degli ospedali piacentini. Molte risorse sono già state subito garantite all’Ausl, per dare “ossigeno” nella battaglia incessante al virus. Ognuno ha cercato di fare la sua parte e ogni euro è importante. Le ultime in ordine di tempo arrivano dagli Alpini di Bettola e da quelli di Perino, due gruppi che anche in questa occasione hanno saputo dare dimostrazione di generosità. «Quando c’è bisogno noi ci siamo e con il nostro contributo vogliamo realmente “Aiutare chi ci aiuta” in ore così sofferte e dolorose. Abbiamo voluto “cucire” una parte di questa preziosa coperta della solidarietà», dicono dal gruppo di Perino. «Il grande cuore degli alpini piacentini, stimolato dal presidente Roberto Lupi, ha dato prova di sè in diversi modi», aggiungono da Bettola. «Come Penne nere bettolesi abbiamo donato 2mila euro sulla raccolta fondi voluta da Libertà. Vogliamo essere uniti e solidali con coloro che combattono in prima linea. In quest’ora triste e buia, siamo convinti in una luminosa ripresa. Viva l’Italia, viva gli alpini», Tante le iniziative anche spontanee di solidarietà nel territorio per l’Ausl: ad esempio, tra i giovani, c’è chi ha donato anche le proprie quote del fantacalcio, raggiungendo 600 euro, come dimostrato a Travo (Fantasimo’s). Si ricorda che si può ancora donare e ogni centesimo sarà consegnato all’Ausl: il conto corrente, intestato a Editoriale Libertà spa, all’istituto Credit Agricole, ha come numero dell’Iban IT73G0623012601000032269604. La Fondazione Libertà ha donato subito 100mila euro. _malac.

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25/03/2020

Per i nostri ospedali più di 620mila euro sul conto di Libertà

Supera i 600mila euro - precisamente sono 627mila - la raccolta fondi voluta da Editoriale Libertà a sostegno degli ospedali piacentini. In due settimane, sono state tantissime le donazioni arrivate sul conto corrente aperto in Credit Agricole, nella lotta al coronavirus. “Aiutiamo chi ci aiuta” è il nome dato a questa sottoscrizione, sulla quale Fondazione Libertà ha da subito garantito 100mila euro. Solidarietà e aiuto fanno sempre rima con Alpini e l’ultimo aiuto è arrivato proprio da loro, perché la loro disponibilità e il loro impegno a favore di chi ne ha bisogno è risaputo e anche questa volta le Penne nere non sono mancate all’appello. Il Gruppo alpini di Carpaneto, col capogruppo Daniele Mazzoni, ha deciso infatti di sottoscrivere una donazione di cinquemila euro in favore dell’iniziativa, ribadendo “Aiutiamo chi ci aiuta”, un motto che è diventato ormai un collante sociale, consapevoli che negli ospedali si stia combattendo da più di un mese una guerra contro un nemico pericoloso e invisibile. Il gruppo alpini è da sempre molto attento ai bisogni della comunità e, anche a Carpaneto, oltre a donare attrezzatura a varie associazioni o enti, tiene curato il viale delle Rimembranze e il monumento ai Caduti. Questa volta si è autotassato per aiutare gli ospedali. Ormai anche i compleanni non sono più tali: impossibile festeggiare, con un numero di morti così alto. Così il sindaco di Cerignale Massimo Castelli ha chiesto a chi volesse fargli un regalo o un augurio di girarlo direttamente sul conto aperto da Editoriale Libertà per l’Ausl: «Il 26 marzo è il mio compleanno. I vostri auguri mi renderanno felicissimo. Di solito mi bastano, ma questa volta vi chiedo anche un regalo, aderire alla sottoscrizione del quotidiano Libertà e donare un po’ di euro all’ospedale di Piacenza, che si sta dimostrando un presidio sanitario sociale e umano indispensabile, fatto di uomini e donne eccezionali, che rischiano per noi è i nostri cari». Aiuti sono arrivati anche da Milano, dove risiedono alcuni originari del Piacentino, come Irma Malchiodi. E addirittura anche da regioni non vicine come il Trentino, come nel caso di Alberto Bentini. Ricordiamo l’Iban IT73G062301260100003226960 4: causale “Aiutiamo chi ci aiuta” o “Sostegno agli ospedali piacentini”. Si ricorda che il conto corrente è intestato a Editoriale Libertà spa e che è ancora possibile fare uno sforzo di generosità per uscire da quest’incubo. _Elisa Malacalza_Fabio Lunardini

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22/03/2020

Addio a Ferrari, Agazzano perde il suo alpino di ferro

Agazzano ha perso Italo Ferrari, il suo “alpino di ferro” dal sorriso dolce. Solo pochi mesi fa Italo (così veniva chiamato, ma il suo vero nome era Vittoli) aveva tagliato il traguardo dei 100 anni, portati con fierezza. Fino a che ha potuto Ferrari è sempre stato presente a tutte le manifestazioni, dalle ricorrenze di inizio novembre a quelle per la Liberazione e anche alle adunate alpine. Lo scorso anno aveva dovuto arrendersi all’inesorabile trascorrere del tempo e non aveva partecipato alle celebrazioni del 4 Novembre. Dalla sua abitazione di Agazzano aveva però seguito con lo spirito e con il suo inseparabile cappello alpino. Italo Ferrari, oltre ad essere l’alpino più anziano del gruppo di penne nere agazzanesi, era stato anche presidente onorario dei Combattenti e Reduci, sempre della sezione agazzanese. «Purtroppo - dice il capogruppo degli alpini Emanuele Boccellari - a causa della situazione attuale non potremo rendergli onore con la nostra presenza, come Italo avrebbe meritato». «Quest’anno tra l’altro - aggiunge il capogruppo - avremmo dovuto consegnare a lui la stecca alpina che ogni anno consegniamo ad un alpino della nostra sezione che si è contraddistinto per particolari meriti. Per noi Addio a Ferrari, Agazzano perde il suo alpino di ferro equivale ad un riconoscimento quale alpino dell’anno. Avevamo scelto lui - prosegue il capogruppo - perché nel 2019 Italo aveva compiuto 100 anni e ci pareva doveroso tributargli questo riconoscimento». La stecca verrà comunque consegnata idealmente dagli alpini di Agazzano al loro amato decano. Sempre gli alpini, insieme a tutte le autorità e anche ai Combattenti e Reduci, lo scorso autunno avevano festeggiato con Ferrari il traguardo dei 100 anni di vita nella sua casa di Agazzano dove si è spento circondato dai suoi famigliari. In quell’occasione gli erano state consegnate alcune targhe, tra cui una che, in un gioco di simboli e disegni, tracciava un parallelo tra i 100 anni degli alpini, nati a Milano nel 1919, e il secolo di vita di Ferrari. Originario della frazione di Sarturano Ferrari in passato era stato insignito della Croce di Guerra. Arruolato negli alpini Italo partì il 17 marzo del 1940 per la Grecia e l’Albania, dove fu spedito a combattere prima di essere mandato in Francia, passando per la Jugoslavia. Mentre era in Francia in Italia si consumava l’armistizio dell’8 settembre. «Da Grenoble me la feci tutta a piedi fino a Torino» aveva raccontato a Libertà. Con un treno e con mezzi di fortuna riuscì ad arrivare a Castelsangiovanni e poi finalmente ad Agazzano. Domani l’estremo saluto solo per i familiari.

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21/03/2020

Come un pit stop: quelle ambulanze in dieci minuti subito sanificate

È un impegno senza sosta e fondamentale quello dei volontari della protezione civile che quotidianamente sanificano le ambulanze che trasportano i pazienti colpiti dall’epidemia di Coronavirus. Sono in tutto una quindicina i volontari che in queste settimane si occupano della pulizia delle ambulanze. In via Anguissola, nell’area allestita con una tenda, l’operazione riguarda circa 70 mezzi al giorno. In questa fase di grande emergenza che sta coinvolgendo la nostra città e l’intera nazione, a presiedere l’attività di pulizia è Maurizio Franchi, coordinatore degli alpini e dell’Unità di protezione civile di Piacenza. «In questi giorni - spiega Franchi - il nostro compito è quello di sanificare le ambulanze che sono in servizio per contrastare l’emergenza dovuta al contagio da Covid-19. Di fatto accogliamo i volontari che arrivano qui e li aiutiamo a eseguire le operazioni di decontaminazione del veicolo nella maniera più corretta». Si tratta di un lavoro in parte manuale e in parte automatico. Oltre al personale, che si alterna in base a turni che non conoscono la differenza tra giorno e notte, l’unità dispone infatti di una macchinario a forma conica che viene posto all’interno dell’ambulanza, successivamente chiusa, che viene poi decontaminata in automatico grazie a una modalità che richiama quella dei comuni aerosol. «Una volta che l’operazione di pulizia è completata - aggiunge Franchi - distribuiamo i nuovi Dpi (Dispositivi di protezione personale) a coloro che prestano servizio sull’ambulanza, i quali sono così pronti per ripartire e rispondere ad altre chiamate». Un’operazione piuttosto rapida, che complessivamente non comporta più di dieci minuti. «Il lavoro della macchina per essere portato a compimento impiega cinque minuti - spiega Franchi - ai quali ne vanno aggiunti altrettanti per la pulizia fatta dagli operatori». _f.lez

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21/03/2020

Tempi record l’ospedale militare parte domattina

Sarà operativo da domani mattina l’ospedale da campo dell’Esercito Italiano in corso di allestimento nell’area dell’ex Arsenale di Piacenza, oggi Polo di mantenimento pesante. I lavori, iniziati giovedì mattina e proseguiti anche di notte, termineranno nella tarda serata di oggi. Tre giorni dunque per vedere in funzione quello che sarà il 9° Reparto Covid-19 dell’ospedale Guglielmo da Saliceto. Quaranta posti letto per ricoverati di media gravità, gestiti dalla sanità militare, che andranno ad integrare i posti letto della sanità civile alleggerendola. Sanità civile che «non è al collasso - ci tiene a precisare il generale Sergio Santamaria, comandante del Polo -, questa operazione è stata pensata per tenerci un margine di manovra e sicurezza. Senza riserva non vince nessuna battaglia. E qui è la stessa cosa». Il primo pensiero del generale è per le vittime e i loro cari: «Piacenza ha più di 230 morti, voglio dire alle loro famiglie che gli siamo vicini con il cuore». Poi ritiene importante evidenziare come per la realizzazione della struttura provvisoria ci sia stato un lavoro di squadra tutto piacentino: «Il grande contributo del 2° reggimento Genio Pontieri nella preparazione del terreno e nei sottoservizi; l’altrettanto grande contributo dell’Arsenale, con i suoi dipendenti civili, fabbri, falegnami, elettricisti, muratori, operai semplici che si sono dati disponibili, tutti piacentini che stanno lavorando per la loro città». Ma anche la gente, i normali cittadini, quelli che abitano in via XXIV Maggio: «Quando hanno visto arrivare questi mezzi dell’Esercito, quando hanno visto mettersi in moto tutto il sistema, hanno incominciato a mettere fuori delle bandiere italiane, poi degli striscioni con frasi come “Forza ragazzi”, “Ce la faremo”. Quei messaggi, quegli incoraggiamenti si sono trasformati in un’adrenalina che ha trascinato tutto il personale civile e militare ben al di là dei suoi compiti istituzionali». Santamaria evidenzia come il ministro della Difesa in persona, Lorenzo Guerini, abbia voluto che qui a Piacenza nascesse tutto questo. «Sì, mi ha telefonato - conferma -, sono in contatto telefonico con la Difesa, conosce bene le esigenze che abbiamo qui a Piacenza e i margini di manovra che dobbiamo avere. Ecco perché questo ospedale è stato allestito da noi». Il generale osserva poi come non esista alcun pericolo per le abitazioni intorno all’ex Arsenale. «E’ come abitare di fianco ad un ospedale normale» fa presente. «Ci sono procedure poi molto rigide - continua - dal punto di vista igienico- sanitario anche da parte del personale, anche solo per passare da un’area all’altra del campo». L’ospedale da campo è formato da una trentina di moduli (tende) provenienti soprattutto dal 1° Reparto Sanità Torino e in parte da Bellinzago Novarese, dove ha sede il 3° Reparto Sanità Milano. Il Torino è un reparto storico con una grande esperienza anche nelle missioni all’estero come in Kurdistan, Libia, Mozambico. Solo la parte clinica consta di una trentina di tende. In più c’è quella logistica. Tutta la struttura è in un’area circoscritta e isolata dal resto del Polo con un’entrata-uscita dedicata in via XXIV Maggio. Solo da lì si potrà accedere, non dall’ingresso di viale Malta. E’ un’area fortemente collegata all’ospedale di Piacenza da una sorta di cordone ombelicale sanitario comunicante. Un’area che i piacentini hanno già avuto modo di conoscere. L’ospedale da campo viene costruito proprio nella zona che lo scorso novembre ospitò le migliaia di alpini del raduno del II Raggruppamento. «Proprio in quell’area - osserva Santamaria -, a dimostrazione che l’Arsenale di Piacenza è una parte integrante della città, nei momenti belli e nei momenti difficili». Come questo, dove sembra di essere in guerra. «Ma non è propriamente una guerra tradizionale - corregge il generale - qui conosciamo il punto debole del nemico e nella guerra vera è difficile capirlo. Sappiamo come si trasmette, quindi dobbiamo stare a casa, avere pazienza, dare ognuno di noi il nostro contributo. Qui il cittadino è strategico perché se il cittadino sta a casa si vince. E chi deve per forza uscire per fare la spesa o lavorare conosce le procedure da tenere. Sono quelle il punto debole del nemico. Se osserveremo le regole sono sicuro che lo sconfiggeremo». Federico Frighi

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20/03/2020

Donazioni all’ospedale: rinforzi dagli Alpini

Si aggiungono anche le mani forti e concrete degli alpini alla lunga catena di solidarietà che l’attuale emergenza sanitaria ha messo in moto per sostenere lo sforzo dei presidi ospedalieri piacentini. Le penne nere dei gruppi valtidonesi hanno unito le forze e hanno messo insieme 4mila euro da destinare all’ospedale unico della Valtidone e Valluretta di Castelsangiovanni. I gruppi coinvolti nella raccolta fondi sono quelli di Pecorara, Pianello, Ziano, Borgonovo e Castelsangiovanni. Si tratta di decine di penne nere che, dopo un breve consulto tra i diversi capigruppo, hanno deciso di raccogliere la somma da destinare in beneficenza. Ogni gruppo ha donato quanto poteva, in base alle proprie disponibilità. «I 4mila euro - dice il capogruppo di Castelsangiovanni Alessandro Stragliati - li destineremo a favore dell’acquisto di materiale sanitario necessario a fronteggiare l’emergenza dovuta al Covid 19». L’ospedale di Castelsangiovanni, ricordiamo, è stato interamente destinato a questa emergenza. Accoglie cioè in questi giorni solo malati affetti da coronavirus. Per questo tutti i reparti sono stati riorganizzati ed è stata potenziata la terapia intensiva. Anche altre associazioni e semplici privati si sono messi a disposizione e hanno donato soldi e materiale utile al presidio ospedaliero valtidonese._MM

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18/03/2020

Palombi, l’alpino che imbandierò la città «Schivo ma sempre pronto a impegnarsi»

Non amava apparire Luciano Palombi ma, come spiega il presidente della sezione Alpini di Piacenza Roberto Lupi, «bastava chiamarlo ed eri sicuro che ci sarebbe stato». Anche lui purtroppo è ora tra le vittime del coronavirus: dopo il contagio e il ricovero se n’è andato in pochi giorni. Aveva ottant’anni portati così bene che anche al raduno del secondo raggruppamento alpini svoltosi nell’ottobre dell’anno scorso aveva “imbandierato” tutta Piacenza. E poi aveva anche preparato da mangiare per tutti perché in questo era un gran maestro: prendersi cura degli altri. Oggi che è mancato, le penne nere di Piacenza non possono prendersi cura di lui: le norme anti-contagio lo vietano, ma il cordoglio e il dolore per l’improvvisa scomparsa dell’amico restano forstissimi. «Non era di quelli che amavano apparire – spiega Lupi – anzi proprio l’opposto. È sempre stato iscritto alla nostra associazione e per tre mandati, cioè per nove anni, è stato anche consigliere di sezione. Era stato anche insignito dell’onorificenza di cavaliere della Repubblica: ricordo che ne era molto orgoglioso, ci teneva. Quando è stata costituita l’unità di protezione civile, lui è stato uno dei primi della nostra sezione a farne parte e ne ha fatto parte fino a poco tempo fa, quando per raggiunti limiti di età ha dovuto lasciare. Ma l’impegno da alpino quello no, non lo ha mai abbandonato ». Nato a Travo, ma ormai residente in città, vedovo da qualche anno, Palombi lascia due figli e i nipoti: «Non spetta a me dirlo, ma alla sua famiglia era molto attaccato – continua Lupi – e poi veniva la famiglia delle penne nere: Luciano era un grande alpino e un grande uomo, sempre disponibile e presente. Tutti ricordiamo il suo impegno durante la grande adunata nazionale del 2013 e, in tempi più recenti, al raduno del secondo raggruppamento svoltosi l’anno scorso: faceva parte della Commissione dell’imbandieramento e così aveva tappezzato tutta la città di bandiere e le aveva tolte, una volta terminato tutto». Negli ultimi mesi, insieme ad altri alpini, aveva ristrutturato la cucina della sede di via Cremona: del resto capitava spesso che Palombi si ritrovasse dietro ai fornelli a cucinare per tutte le penne nere e così era stato anche nello scorso ottobre. Qualche giorno fa improvvisamente ha accusato i primi sintomi del Coronavirus. Poi il ricovero in ospedale e ieri purtropppo la situazione è precipitata e il suo cuore ha cessato di battere. Oggi tutti gli alpini di Piacenza piangono Palombi, la penna nera che non voleva apparire, ma solo lavorare. «Per noi è doloroso non poterlo accompagnare in questo ultimo viaggio – conclude Lupi – è molto triste, il suo ricordo lo portiamo con noi». _Betty Paraboschi

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16/03/2020

Addio al fornaio Ernesto «Alpino generosissimo»

Per una vita, fin da ragazzino, ha impastato pane e buon umore. Da qualche tempo ormai in pensione, per tutti era rimasto il fornaio di Saliceo di Cadeo. Ma anche Ernesto Sala se n’è andato,a 74 anni, lasciando la moglie Maria Luisa e i figli Cristina, Ilaria e Simone. «Un amico vero», lo hanno definito tanti, ricordandone la generosità, la grandezza d’animo e la disponibilità. Ernesto era un alpino e il gruppo Ana di Cortemaggiore lo ricorda come generoso, presente, quando c’era da aiutare. «Non si tirava indietro», sottolineano le Penne nere. E Fabio Devoti, a guida degli alpini magiostrini, precisa: «Ci ha sempre sostenuti anche con offerte, era concreto, disponibile. Amava molto essere alpino, e lo era davvero, nel cuore». Piange l’Associazione dei panificatori piacentini, che in Ernesto vedeva un modello; perché sapeva fare il pane ma creava amicizia, legami, teneva viva la comunità. «Ha fatto il fornaio dal 1969, per 50 anni», precisano i colleghi in lacrime. «Era uno che sapeva darsi da fare. Metteva le mani in pasta, nel vero senso della parola, perché aveva un cuore immenso. E se poteva aiutare la gente lo faceva. Ha dedicato la sua intera vita al lavoro e alla famiglia, che da anni porta avanti il forno con la stessa passione e dedizione di Ernesto, stimato e benvoluto da tutti». Anche il sindaco di Cortemaggiore Gabriele Girometta, come abitante di Chiavenna, lo ricorda bene: «Beh il suo forno era un appuntamento, era un luogo anche di ritrovo. Abbiamo spesso pranzato insieme, era un piacere la sua compagnia », spiega. «Era una persona onesta, conosciuta, molto generosa. Aveva sempre la battuta pronta, era uno solare. Manca a tutti, anche se per fortuna l’attività viene portata avanti dalla famiglia già da quando Ernesto era andato in pensione». _malac.

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01/03/2020

A Ferriere il campo estivo degli alpini 35 ragazzini a lezione di amor patrio

Sarà Ferriere, in località Ca’ nova, a 650 metri circa di altitudine, ad ospitare il primo campo estivo per ragazzi organizzato dalla sezione di Piacenza dell’Associazione nazionale alpini. La decisione è arrivata dopo diversi sopralluoghi lungo le vallate della provincia alla ricerca di una zona adatta, isolata ma nello stesso tempo facilmente raggiungibile e provvista dei servizi essenziali. La scelta è caduta sul Centro sovracomunale di Protezione civile di Ferriere, sulla strada per Canadello, che ingloba ambienti montani, con alberi e prati, e strutture in muratura, tra capannoni per i mezzi di soccorso invernali ed estivi e la casermetta dei carabinieri forestali. Il campo si terrà dal 3 al 5 luglio prossimi per ragazzini dai 10 ai 14 anni, ovvero delle scuole medie inferiori. «Purtroppo non possiamo ospitarne più di 35», evidenzia Gianluca Gazzola, vice presidente della sezione Ana di Piacenza, colui che da vicino sta seguendo tutti gli aspetti organizzativi dell’iniziativa. «Per noi è un’esperienza pilota e non abbiamo voluto fare il passo più lungo della gamba - osserva -. Se tutto andrà bene, l’anno prossimo si potrà aprire ad un numero maggiore di iscrizioni con un numero superiore di giorni». Ad oggi infatti il numero dei posti disponibili è stato abbondantemente superato ed esiste una lista d’attesa. Il tutto senza fare pubblicità. «Ci sono arrivate subito richieste dalle famiglie che frequentano gli alpini o che comunque sono in contatto con iscritti all’Ana. Alcune anche da fuori provincia, ad esempio Milano ». Il campo scuola per giovani alpini, introdotto già nel 2011 nella sezione Ana di Bergamo, per Piacenza, come detto, è una novità e si inserisce nella linea educativa dell’Associazione nazionale alpini. L’Ana da tempo chiede il ritorno al servizio militare obbligatorio, anche in modalità diverse rispetto al passato. Le tre giornate del campo estivo saranno aperte e chiuse dall’omaggio al tricolore, con l’alzabandiera e l’ammainabandiera. I ragazzini soggiorneranno in tende pneumatiche della Protezione civile, ognuna delle quali ospiterà dieci brandine. «Saranno divisi in squadre di dieci - annuncia Gazzola - che a turno si occuperanno della pulizia del campo, di riassettare le brande, di apparecchiare e sparecchiare il refettorio, di servire in tavola. Saranno poi responsabili di tuttutte le attrezzature che verranno messe a loro disposizione». Refettorio e servizi igienici saranno quelli in muratura già al servizio del centro. «Daremo loro una sorta di divisa - aggiunge Gazzola -, molto semplice, formata da una maglietta e un cappellino, per essere riconoscibili. Saranno seguiti 24 ore su 24 da un gruppo di educatori e volontari». Vigileranno sui 35 ragazzini circa venti alpini della sezione Ana di Piacenza, alcuni dei quali - quelli con funzioni educative - avranno frequentato un corso tenuto da psicologi per la gestione di minori, in collaborazione con l’Ana nazionale. Ognuna delle tre squadre, in particolare, sarà agli ordini di un caposquadra adulto che vivrà giorno e notte con i suoi ragazzi. Le tre giornate del campo scuola si prevedono molto intense. Ci sarà tempo per una escursione in ambiente montano assieme agli istruttori del Club alpino italiano che collabora con gli alpini. Poi lezioni di pronto soccorso e di Protezione civile - queste ultime grazie alla collaborazione con la Protezione civile provinciale -, ma anche di canto. Già, perché per essere mini alpini occorre conoscere i cori di montagna, almeno quelli più facili. Così, a Ca’ Nova di Ferriere, saliranno alcuni componenti del coro Ana Valnure che terranno una lezione di canto corale.

Federico Frighi

 

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26/02/2020

Festa Granda, una poltrona per tre Ferriere, Monticelli e Ziano candidate

Una poltrona per tre. Si può riadattare il titolo della celebre pellicola cinematografica con Dan Aykroyd e Eddie Murphy per spiegare quanto sia ambito, nella sezione Ana di Piacenza, l’unico posto disponibile per la Festa Granda degli alpini edizione 2021, la settantesima. A contendersi l’adunata provinciale, appunto Festa Granda, del prossimo anno sono tre gruppi. Rigorosamente in ordine alfabetico, quello di Ferriere, quello di Monticelli d’Ongina e quello di Ziano. Lo scorso anno vinse Cortemaggiore (preferita a Sarmato), quest’anno toccherà a Bettola (unica candidata). La decisione doveva venire presa dall’assemblea dei delegati in programma sabato a Piacenza, nella sede del Club alpino italiano (Stradone Farnese, 39, ex Cavallerizza). Ieri mattina il presidente sezionale, Roberto Lupi, ha annullato l’appuntamento in ossequio alle disposizioni del Comune di Piacenza per fronteggiare l’emergenza coronavirus. L’assemblea è posticipata a data da destinarsi. Poco male, ci sarà più tempo per decidere sulle candidature. Dei tre gruppi che l’hanno presentata Ferriere ha già ospitato la Festa Granda per tre volte, l’ultima nel 2012 (in precedenza nel 1975 e nel 1955). Per Monticelli e Ziano sarebbe invece la prima volta. Quello di Monticelli è anche l’ultimo gruppo creato nella sezione di Piacenza, tredici anni fa. Conta 45 alpini e 10 aggregati. «C’è un po’ di agitazione - ammette il capogruppo Giancarlo Basini -, organizzare una Festa Granda presuppone uno sforzo organizzativo anche economico considerevole. Il Comune per fortuna è con noi, quindi speriamo bene». Prima volta anche per Ziano, un gruppo che conta 50 alpini e 28 aggregati. «Noi la Festa Granda non l’abbiamo mai avuta - conferma il consigliere Alessandro Nicollini che è anche il cassiere del gruppo di Ziano -. Ci piacerebbe molto ospitarla, un pò perché il nostro, con i suoi 84 anni, è uno dei gruppi più anziani, un po’ perché vorremmo intitolare la sede ai fratelli Daturi, morti sul fronte russo». Infine Ferriere. Già tre volte sede di Festa Granda, dicevamo, ma un asso nella manica che potrebbe far decidere per l’Alta Valnure: ovvero la presenza di un reduce di guerra oggi ultracentenario. Si tratta di Antonio Barbieri ,reduce della campagna di Russia, che ha compiuto 101 anni. Si vedrà. Di certo l’attesa è tanta perché, come osserva il presidente della Sezione Ana di Piacenza, Roberto Lupi, «la Festa Granda è il nostro momento associativo più importante. Ce ne sono altri più formali come l’assemblea dei delegati ma questa è l’essenza stessa del nostro essere alpini. C’è la commemorazione dei caduti, come recita il nostro motto “ricordare i morti aiutando i vivi”; c’è il nostro amor patrio che mettiamo in luce anche con l’alzabandiera». «E’ una bella tradizione della nostra sezione - continua Lupi -. Vi partecipano mediamente dalle duemila alle tremila persone (in tutta la sezione gli iscritti sono 2.800, ndr.), a seconda del meteo e della raggiungibilità del luogo. Impegnativa anche l’organizzazione: se ne occupa il gruppo locale in collaborazione con la sezione e sempre d’accordo con le amministrazioni comunali».

All’ordine del giorno la partecipazione all’Adunata nazionale di Rimini

L’assemblea dei delegati alpini della Sezione di Piacenza non è chiamata solo a decidere il gruppo che ospiterà la Festa Granda del 2021 ma avrà ben 15 punti all’ordine del giorno, tra cui la partecipazione all’Adunata nazionale di Rimini prevista per il prossimo mese di maggio. Tra gli altri interventi la relazione morale del presidente Roberto Lupi, il bilancio consuntivo e rendiconto di cassa al 31 dicembre 2019, la situazione patrimoniale alla stessa data, il bilancio preventivo 2020, la relazione dei revisori dei conti, le modifiche al regolamento sezionale. Poi l’elezione di sette consiglieri sezionali: sono scaduti Leopoldo Gogni, Roberto Ronda, Gianni Magnaschi, Luigi Faimali, Giorgio Corradi, Giovanni Carini, Luigi Mercori (tutti rieleggibili). Poi l’elezione di un revisore dei conti: Gino Luigi Acerbi (rieleggibile). L’elezione di tre delegati all’assemblea nazionale. Infine il punto sulla Protezione civile Ana e sulla nuova direzione di Radio Scarpa. L’assemblea sezionale dei delegati è il più importante organo dell’Associazione nazionale alpini e un fondamentale momento associativo, è quindi obbligo morale dei delegati parteciparvi. Ogni gruppo vi partecipa inviando un delegato ogni 25 iscritti o una frazione superiore a 15. Il capogruppo è di diritto uno dei delegati.

Federico Frighi

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23/02/2020

Cent’anni di auguri al capitano alpino Luigi Bottazzi

«Buon compleanno capitano, orgoglio e colonna di Castelsangiovanni ». È stato accolto così ieri il capitano degli alpini Luigi Bottazzi non appena ha varcato la sede delle penne nere, dove amici e parenti lo attendevano per festeggiare insieme i suoi cento anni di vita. Festeggiamenti che purtroppo la paura del contagio da coronavirus ha costretto a celebrare in forma ridotta. «Avremmo voluto accoglierti in teatro con le scuole – ha detto il capogruppo delle penne nere castellane Alessandro Stragliati – ma il coronavirus ha bloccato tutto, ma non noi alpini che non abbiamo paura di nulla. La nostra medicina preventiva – ha aggiunto in tono scherzoso – è il gutturnio e quindi ti festeggiamo con un brindisi». L’inossidabile alpino, classe 1920, una delle ultime voci rimaste a raccontare l’orrore dei lager nazisti, ha tradito un po’ di emozione ma non ha abbandonato il suo consueto spirito arguto. Accomodatosi sulla sedia si è goduto la festa, non si è sottratto agli scatti fotografici e, sulle note dell’Inno d’Italia, si è messo sull’attenti. «Grazie, grazie mi fate troppe feste non me lo aspettavo» ha commentato il centenario capitano nel ricevere due targhe. Una gliel’hanno consegnata le due assessore Federica Ferrari e Valentina Stragliati. Un’altra è invece arrivata dai suoi amici alpini. «Lei è un orgoglio, un pezzo di storia e una colonna per tutta la comunità di Castelsangiovanni» gli ha detto Ferrari. «Gli alpini – c’è invece scritto nella targa consegnata a Bottazzi dal capogruppo Stragliati – ricordano il tuo gesto altamente eroico quando, nel 1943, ti rifiutasti di aderire alla Repubblica di Salò pur sapendo che saresti stato deportato nei lager nazisti». All’epoca Bottazzi era un giovane sottotenente in forze al Sesto Reggimento Alpini di stanza a Colle Isarco. All’indomani dell’armistizio del 9 settembre 1943 venne fatto prigioniero dei tedeschi. Iniziò una lunga odissea, fino al 16 aprile del 1945, quando il lager di Fallingbostel, in cui all’epoca era internato, venne liberato dagli inglesi. Prima dovette passare attraverso l’inferno di Stablack, Deblin, Sandbostel, e cioè lager in cui il fiero capitano si rifiutò sempre di lavorare per i tedeschi. Anche per questo dopo la guerra ricevette una Croce la merito di guerra. _MM

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18/02/2020

Stragliati confermato presidente del gruppo alpini di Castello

Alessandro Stragliati continuerà a guidare le penne nere di Castelsangiovanni per altri tre anni. Nella recente assemblea tenutasi nella sede di via Morselli, il gruppo alpini della città valtidonese ha rinnovato il proprio direttivo e riconfermato Stragliati presidente per un secondo mandato. Ad assumere la funzione di vicepresidenti saranno invece Pierluigi Prazzoli ed Ernestino Chiesa. Nel ruolo di consiglieri si sono invece insediati Luigi Bernini, Franco Naprini, Remo Gallonelli, Giulio Passerini, Luigi Riscassi, Alberto Ferrari, Mario Vitali e Gianfranco Bonvini. Revisori dei conti sono invece Stefano Bozzini e Giovanni Zazzarini mentre il segretario e tesoriere è Ernesto Labò. Tra gli impegni che il capogruppo Stragliati si è assunto uno riguarda un’iniziativa che dimostra attenzione per l’ambiente. «Ho individuato – spiega il capogruppo - due pioppi alti 25 metri con un fusto del diametro di tre metri e mezzo. Entrambi si trovano lungo la golena del Po, vicino al ponte di Parpanese. Sono molto vecchi e noi, come alpini, li vorremmo adottare e intendiamo prendercene cura e gestirne la manutenzione ». «Il pioppo – aggiunge Stragliati - nella cultura celtica veniva dedicato ai soldati morti in battaglia. Per questo, accanto al tronco di questi due pioppi pianteremo un palo che sosterrà una targa con inciso il nome di due castellani caduti nella Prima Guerra mondiale». Di questi due uno era Angelo Giacomo Tosca nato il 6 dicembre 1879 e disperso sul Carso il 24 maggio 1917. «Tosca - aggiunge il capogruppo degli alpini - aveva avviato un’attività di fabbricatore di zoccoli e utilizzava il legno dei pioppi come materia prima». Oltre all’attività a favore dell’ambiente, gli alpini hanno riconfermato durante la recente assemblea di inizio anno l’impegno per le scuole del territorio. Per questo daranno il loro sostegno alle borse di studio per studenti delle scuole medie e superiori. Le penne nere sosterranno anche il coro Ana Valtidone, di cui fanno parte penne nere dell’intera vallata. Ad oggi fanno riferimento al gruppo degli alpini di Castello circa 110 penne nere e una trentina di sostenitori. «Come gruppo – conclude Stragliati – saremo presenti alla prossima adunata nazionale, che si terrà il 10 maggio a Rimini »._MM

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12/02/2020

Intrecci ricordando le amiche scomparse a 24 ore di distanza

Da quattro anni a questa parte la piccola chiesa di Sarturano di Agazzano ospita un inedito intreccio. Da un lato ci sono le mani delle donne di Armonia. Mani pazienti, capaci di tessere coperte color rosa che sono un inno alla gioia, tutta femminile, di voler vivere e di voler testimoniare che il cancro si può combattere. Sconfiggerlo non è impossibile, tanto più se si hanno amici come gli alpini di Agazzano, le cui mani forti e concrete sono sempre pronte ad aiutare senza nulla chiedere in cambio. Il connubio, nato quasi per caso quando le penne nere agazzanesi aiutarono le donne di Armonia ad appendere le loro coperte di Intrecci in Armonia durante una manifestazione lungo il Facsal a Piacenza, è stato suggellato anche quest’anno da una celebrazione in occasione della ricorrenza legata a Sant’Agata. Quest’ultima è la protettrice delle donne operate al seno. L’appuntamento è stato ospitato nella chiesa di Sarturano al cui interno è presente un medaglione in cui la santa è ritratta. «Questa celebrazione - ha detto la presidente di Armonia Romina Cattivelli al termine della messa celebrata da monsignor Marco Giovannelli - nasce grazie ad Intrecci in armonia e grazie agli alpini di Agazzano. La dedichiamo a Lidia Laneri e Manuela Tortosa, due amiche scomparse a 24 ore di distanza l’una dall’altra poco più di un mese fa. Sono state – ha aggiunto Cattivelli - due amiche che ci hanno insegnato quanto è bella la vita e quanto sia importante la prevenzione e aver cura di noi stesse». Alle due donne verranno dedicate due sale della chirurgia senologica. Nel frattempo gli alpini, al termine della messa animata dalla Schola Cantorum di Agazzano, hanno consegnato un contributo di 200 euro all’associazione che destinerà i fondi per iniziative a favore della lotto contro il cancro. _MM

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11/02/2020

Pullman da Bobbio per l’Adunata a Rimini «Unitevi a noi alpini»

Dalla colletta alimentare ai doni portati alla casa protetta di Bobbio, dal restauro dei locali parrocchiali a Pillori alle feste della solidarietà. Quando c’è bisogno di aiutare, gli alpini di Perino dicono “Presente”. Ora, riconfermato per il tredicesimo anno l’alpino Luciano Mazzari alla guida del gruppo, la prossima tappa di questa staffetta instancabile di generosità sarà la donazione di giochi per i bambini del paese, prevista a marzo; il valore supera i mille euro, a testimonianza dello sforzo fatto.«Cerchiamo di mettercela sempre tutta, con le nostre forze», precisa il capogruppo Mazzari. «Abbiamo lavorato molto, ad esempio, perché il sogno della baita diventasse realtà. Ci siamo sempre autofinanziati con il ricavato di feste e altre iniziative. Siamo riusciti a realizzare lo scivolo per rendere agibile l’accesso alla chiesa di Perino da parte di persone con disabilità. E la nostra attenzione massima è andata anche ai simboli, al loro valore, come dimostrato al monumento di Pillori». A Pillori ogni anno le Penne nere organizzano infatti una festa di fronte alla chiesa di San Cristoforo. Tra tortelli, gnocchi, costine, salame cotto, patatine, salumi, torte, vini, gli alpini sono riusciti così a garantire sia il restauro dei nuovi bagni e sia parte di quello della chiesetta del quattordicesimo secolo. Ora si lavora già per dare la possibilità a tutti di lasciarsi contagiare dall’entusiasmo della 93esima Adunata nazionale di Rimini, dal 7 al 10 maggio. «Abbiamo pronto un pullman che partirà da Bobbio il sabato e rientrerà la domenica. Abbiamo già trovato anche l’albergo per la notte», precisa l’alpino Mazzari, che sta curando i dettagli del viaggio. «Un altro mezzo, invece, consentirà ai partecipanti di andare a Rimini e rientrare a casa in giornata, la domenica. Porteremo con noi da mangiare e da bere», sorride Mazzari. «Ci sono ancora posti disponibili, chiunque voglia unirsi a noi è ovviamente il benvenuto ». _malac.

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10/02/2020

A Marsaglia nuovo capogruppo alpini eletto Sbaraglia

Gianfranco Sbaraglia è il nuovo capo gruppo degli Alpini di Marsaglia. Sbaraglia succede a Endro Bongiorni, in carica dal 2017. L’elezione del nuovo capogruppo è avvenuta nel corso dell’ultima assemblea del gruppo Alpini Marsaglia, fondato nel1956. Sbaraglia, eletto all’unanimità, è iscritto al gruppo da alcuni anni ed è uno dei componenti della squadra di sci di fondo del Gruppo Sportivo Ana della sezione di Piacenza, provinciale «con il quale ha partecipato a varie gare ottenendo risultati che hanno permesso alla Sezione di ottenere positivi piazzamenti di classifica» ricorda Roberto Lupi, presidente della sezione provinciale Ana, iscritto al Gruppo di Marsaglia. Oltre al capogruppo sono stati eletti Endro Bongiorni quale vice capogruppo e Giorgio Rettagliata confermato tesoriere. Durante l’assemblea Lupi ha ringraziato Endro Bongiorni «per la passione che ha messo nelle attività portate avanti negli anni del suo mandato e per quello che continuerà a fare come vice capogruppo. A Gianfranco Sbaraglia i complimenti ed un grande “in bocca al lupo” per il nuovo incarico». Sbaraglia ricoprirà l’incarico per i prossimi 3 anni. Durante l’assemblea, gli alpini di Marsaglia hanno tracciato un primo programma per il 2020, che comprende la cena sociale in aprile, la partecipazione all’adunata nazionale, alle altre cerimonie e la preparazione per l’evento del 65° anniversario nel 2021. Alcuni iscritti, fanno sapere da Marsaglia, parteciperanno alle prossime Alpiniadi e si cimenteranno nelle gare di sci di fondo e slalom gigante. _PC

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06/02/2020

A Piozzano polentata benefica degli alpini per aiutare i disabili

Domenica 16 febbraio nel salone parrocchiale di Piozzano ci sarà un’iniziativa benefica a sostegno delle persone che hanno difficoltà a spostarsi in autonomia. Gli alpini e i volontari dell’associazione Tandem Volante invitano tutti, piozzanesi e non, a trascorrere e a condividere il pranzo. Alle 12 organizzeranno infatti una polentata di beneficenza. Il ricavato sarà devoluto per l’acquisto di mezzi per gli spostamenti di persone disabili. L’associazione Tandem ha aiutato diverse realtà del Piacentino e non solo. Tra le beneficiarie ci sono stati, ad esempio, l’Unione ciechi di Piacenza, l’associazione Oltre l’Autismo, l’Unione ciechi di Lodi e diversi altri enti. Chi parteciperà alla polentata di Piozzano potrà quindi unirsi a questa catena di solidarietà._MM

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02/02/2020

Giovani alpini, sede da definire ma è già boom per il campo estivo

È già tutto esaurito ancora prima di sapere il luogo in cui si terrà. Il primo Campo Scuola Giovani Alpini della sezione Ana di Piacenza batte ogni record. È in programma la prossima estate, dal 3 al 5 luglio, per i ragazzi delle scuole medie (dai 10 ai 14 anni). Dove? Nell’Appennino piacentino, probabilmente in Valnure, ma non è detto. Se non dovesse avere esito positivo il sopralluogo (si tiene proprio oggi) ci sono diverse alternative: Valdarda, Valtrebbia e anche Valtidone. Ai genitori poco importa: degli alpini ci si fida. Come gli oratori o forse più. Giovani marmotte con la penna sul cappello invece della coda in pelliccia dell’immaginario disneyano. «Abbiamo già dovuto mettere un tetto alle preiscrizioni» osserva Gianluca Gazzola, vice presidente della sezione Ana di Piacenza, colui che da più vicino segue l’organizzazione. «Abbiamo abbondantemente superato quota 35, ossia il limite di partecipanti che ci siamo dati». Il campo scuola per giovani alpini, introdotto già nel 2011 nella sezione Ana di Bergamo, per Piacenza è una novità e si inserisce nella linea educativa dell’Associazione nazionale alpini. L’Ana da tempo chiede il ritorno al servizio militare obbligatorio, anche in modalità diverse rispetto al passato. Gazzola ribadisce il concetto esplicitato nella nota di presentazione del campo scuola: «La leva militare non c’è più, la società fin quando procederà su valori effimeri, di esaltazione dell’immagine, non produrrà ricambi di uomini e donne pronti ad impegnarsi per la collettività. Per questo abbiamo deciso di ricominciare dai più piccoli, dalle generazioni pronte ad assorbire i nostri valori per formare i futuri volontari della Protezione civile ». Nel campo scuola - viene spiegato - saranno presenti educatori adulti incaricati di infondere il senso del dovere e del rispetto delle regole della convivenza civile e formarli alle più semplici nozioni di protezione civile e di pronto soccorso. La giornata inizierà con l’alzabandiera e terminerà con l’ammainabandiera. I ragazzi nel tempo libero dovranno pensare autonomamente e responsabilmente al mantenimento e al decoro delle attrezzature e dei posti loro assegnati, partecipando attivamente alla distribuzione dei pasti, al riassetto del refettorio e della propria branda. Ci sarà spazio anche per momenti all’aria aperta, escursioni in montagna, piccole attività addestrative di Protezione civile e il comportamento da tenere in situazioni di emergenza. Particolare attenzione sarà assegnata alla gestione della sicurezza del campo. «Abbiamo seguito il nostro istinto - spiega ancora Gazzola -, il nostro modo di vedere le cose, il nostro modo di amare la nostra cultura, le nostre tradizioni e la natura stessa. Il nostro campo scuola prevede che i ragazzi, nostri ospiti, non vivano l’esperienza come un semplice weekend in tenda o fruitori di un servizio turistico, ma come protagonisti di un’avventura vissuta in una comunità di coetanei». _Federico Frighi

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31/01/2020

Gli anziani della San Giuseppe commossi dai cori degli alpini

I canti alpini sono entrati nella casa di riposo “San Giuseppe” di Piacenza e hanno fatto breccia nel cuore dei tanti ospiti, per la gran parte anziani, che con la mente sono ritornati agli anni della gioventù, quella forse difficile ma anche spensierata, quella che ha visto partire e tornare (e a volte non tornare) un alpino nelle loro famiglie. E li hanno cantati insieme al coro Ana Valnure di Bettola invitato nei giorni scorsi alla struttura di via Morigi dallo staff di animazione. La formazione corale, diretta dal maestro Edoardo Mazzoni, era composta di circa trenta cantori, compresi due giovanissimi “canterini”, Riccardo e Leonardo, che indossando con orgoglio il loro cappello con la penna nera, hanno eseguito insieme al coro tutti i brani del repertorio proposto. Gli applausi sono stati tanti per il coro Ana Valnure che, oltre alle trasferte musicali sia in Italia sia all’estero, rimane radicato al territorio. Il legame con la comunità è prioritario anche per la Casa di riposo “San Giuseppe”, diretta da Claudio Boriotti, e per gli operatori. Nella struttura vengono infatti organizzati quotidianamente momenti di intrattenimento e periodicamente occasioni che mantengono il collegamento con il territorio coinvolgendo quindi associazioni o istituzioni, momenti che aiutano a tenere viva l’identità sociale della persona che risiede alla casa di riposo, per continuare a farla sentire parte di una società. La Casa ospita attualmente 128 persone, di diverse età, non autosufficienti. Tra essi vi è il maestro Juri Boschiroli, ospite del nucleo Grada (reparto della struttura dedicato alle gravissime disabilità acquisite) dopo l’incidente stradale in cui è rimasto coinvolto nel 2016. Grazie al percorso di riabilitazione nella struttura non ha mai perso il “contatto” con la musica e nell’occasione del concerto del coro Ana Valnure il maestro Mazzoni, suo amico di lunga data, gli ha ceduto il posto per la direzione di alcuni brani. Ad applaudire i protagonisti del pomeriggio erano presenti anche due past president della sezione Ana di Piacenza, Aldo Silva e Bruno Plucani.

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31/01/2020

Gli alpini di Castellarquato sistemano l’ingresso del paese

Il gruppo alpini arquatesi, con il loro capogruppo Italo Colla, è da sempre molto attivo e partecipa alla vita della comunità prestando senza sosta il suo fondamentale contributo in svariati ambiti. Il sindaco di Castellarquato Giuseppe Bersani a nome di tutta l’amministrazione e di tutta la cittadinanza, vuole quindi fare un pubblico ringraziamento per il lavoro di volontariato che gli alpini svolgono sul territorio. Tra i più importanti interventi c’è sicuramente quello portato a termine di recente, di sistemazione e pulizia dell’area verde adiacente al ponte sul torrente Arda. «Questi sono gli alpini – ha dichiarato la penna nera Andrea Calafà, uno dei volontari che ha ripulito l’area verde – Abbiamo messo in ordine l’ingresso del paese, per chi arriva da Fiorenzuola. Questo è un concreto aiuto alla comunità intera che abbiamo svolto volentieri e che offre un buon biglietto da visita per chi viene a visitare il nostro borgo». Tra gli altri lavori eseguiti dal gruppo e apprezzati da tutti, troviamo la manutenzione dei terreni attorno alla rocca e la messa in funzione del dispositivo di apertura automatica del cancello pedonale del cimitero.

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28/01/2020

«Largo ai giovani» Gli alpini accolgono il piccolo Gabriele

Il suo viso sorridente mostra tutta la sua felicità ed il suo orgoglio di essere entrato “ufficialmente” nella famiglia alpina del gruppo di Vigolzone, e di conseguenza di quella della sezione Ana di Piacenza. Gabriele Ghetti ha quasi 10 anni, li compirà il 14 luglio, e domenica ha ricevuto dalle mani del maggior generale alpino Sergio Santamaria, direttore del Polo di Mantenimento Pesante Nord di Piacenza, la tessera di “Amico degli alpini”, diventando così un nuovo iscritto al gruppo di Vigolzone guidato dal padre Matteo, orgoglioso del figlio. La consegna è avvenuta durante il momento conviviale che ha concluso la commemorazione del 77esimo anniversario della battaglia di Nikolajewka che ogni anno viene celebrato a Vigolzone dove è presente il monumento ai caduti di quel tragico evento che contiene la terra di Nikolajewka, un monumento – ha ricordato l’attuale capogruppo di Vigolzone Ghetti - voluto e realizzato in modo particolare dall’ex capogruppo, Gaetano Morosoli, per ricordare i soldati che non sono più tornati e per ringraziare le famiglie russe che durante la ritirata hanno dato riparo e conforto agli alpini. Onore ai caduti con la fanfara alpina di Pontedellolio, la messa in chiesa e i canti del coro Ana Valnure e la corona di alloro donata dal gruppo di Pecorara. Reciproco il saluto militare tra Gabriele Ghetti e Santamaria, gesto che ha preceduto la consegna della tessera, come si confà tra alpini. Gabriele è giovanissimo, ma ha già ben chiaro che lo stile alpino è quello che fa al caso suo, che l’attività e i valori delle penne nere lo accompagneranno per sempre. «Ho una grande passione per gli alpini – dice – leggo libri, seguo spesso mio papà nelle uscite e quando c’è stata occasione ho partecipato ai consigli direttivi». Parlando di giovani, il gruppo di Vigolzone durante la mattinata ha consegnato ad alcuni ragazzi, rappresentanti degli studenti delle scuole del paese, due computer portatili per l’attività didattica «perché – osserva il capogruppo Ghetti – possa invogliarvi a ricordare assieme a noi questi giovani che sono andati avanti, perché siate voi a portare avanti questo ricordo dopo di noi». Il gruppo ha festeggiato anche il nuovo gagliardetto, portato dalla madrina Orietta Murelli. _Nadia Plucani

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28/01/2020

Gruppo alpini di Castelvetro Carotti succede a Maccagnoni

Giuseppe Carotti è il nuovo capogruppo degli alpini di Castelvetro. Le elezioni si sono tenute alla sede del gruppo denominata “Ca Nostra”. Carotti succede a Fausto Maccagnoni e, accettando l’incarico, ha assicurato che nel prossimo triennio, 2020-22, offrirà il massimo impegno confidando anche sulla collaborazione, mai venuta a meno nel corso degli scorsi anni, di tutti gli alpini del gruppo. Il gruppo, accogliendo con un applauso l’esito delle votazioni, ha augurato un proficuo lavoro a Carotti, assicurando il proprio sostegno. Il gruppo alpini di Castelvetro è molto attivo nella vita sociale del paese, organizza e promuove diverse iniziative nel corso di tutto l’anno. L’ultima delle quali la “Colletta alimentare” in favore delle famiglie bisognose, nel mese di dicembre 2019 e la partecipazione alle commemorazioni del 4 novembre e dell’Agente Scelto Stefano Villa. _Flu

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27/01/2020

«Quei giovani alpini compirono un’impresa ritenuta impossibile»

Qual è l’insegnamento che la battaglia di Nikolajewka può dare alla società di oggi e in particolare ai giovani? È la domanda cui ha dato risposta Davide Forlani, già presidente della sezione Ana di Brescia, che ha tenuto l’orazione ufficiale ieri mattina a Vigolzone durante la commemorazione a carattere provinciale promossa a 77 anni di distanza della storica battaglia combattuta sul fronte russo. Un evento tragico che per il Corpo degli alpini, e per gli italiani, ha significato però anche una conquista. Il 26 gennaio del 1943 i nostri soldati, mossi da un ultimo impeto, riuscirono a sfondare l’accerchiamento russo nella città di Nikolajewka, aprendo una breccia che per loro significava la possibilità di tornare a casa. «In quel tragico evento di 77 anni fa – ha osservato Forlani rivolgendosi anche agli studenti presenti - i giovani, in particolare italiani, hanno dimostrato che quando si hanno dei valori che sopravanzano quelli materiali si può riuscire anche in imprese giudicate impossibili». Per quei soldati, ha detto, questi valori furono la fede, l’amore per la patria, l’affetto per le famiglie, la totale dedizione al proprio lavoro, la solidarietà. «Tutto ciò - ha aggiunto il relatore citando le parole di un reduce, il tenente medico Virgilio Appino - permise ad un manipolo di pigmei di diventare giganti e vincere l’impreparazione fisica e psichica, la situazione bellica, le condizioni climatiche e lo sconforto montante ». Ricordando Nikolajewka non si esalta l’uomo o un reparto militare o un fatto, ma – sono ancora parole di Appino lette da Forlani - «ha senso ricordare i caduti e sperare che la vicenda da noi vissuta serva ad ammonire chi resta che, senza gli intramontabili valori di sempre, un popolo diventa un gregge, una patria diventa un paese qualunque e nessuno potrà impedirne la catastrofe completa, la quale appunto noi evitammo a Nikolajewka». È pertanto doveroso dire oggi “grazie” a quelle “penne mozze”, cioè agli alpini caduti che, ha affermato il maggiore generale Sergio Santamaria, direttore del Polo di Mantenimento pesante Nord di Piacenza, «sapevano di essere votati al sacrificio e che ancora una volta, anche in quel tragico evento, hanno dimostrato che la priorità dell’alpino è il compagno, l’amico, il commilitone, combattendo e resistendo per permettere ai connazionali di poter tornare in patria». Nikolajewka insegna e lascia una speranza. «È quanto vogliamo che sia – ha detto il sindaco di Vigolzone, Gianluca Argellati –. Gli alpini di oggi riuniti nell’Ana sono infatti un vero Corpo di pace, che ha mostrato in molte occasioni di Protezione civile che cosa è il cuore alpino, la solidarietà attiva e fattiva. È quella stessa che ha unito i nostri padri in quella tragedia, ma che ha portato i superstiti a ritornare sul Don per costruire un asilo in segno di riconoscenza verso quelle popolazioni che furono spesso generose e ospitali con i nostri militari. I fatti parlano, ci indicano la direzione concreta verso cui proseguire per costruire la pace in Europa e nel mondo». La commemorazione, organizzata dal gruppo alpini di Vigolzone, con a capo Matteo Ghetti, ha riunito gli alpini della provincia di Piacenza capitanati dal presidente Roberto Lupi. Per la sezione Ana di Piacenza la giornata di ieri è stata anche un momento di festa per la presenza di un giovane alpino in armi, Riccardo Ferroni, 21 anni, di Villò, di stanza a Bolzano nel Reparto Supporti Tecnici “Tridentina” cui Ghetti ha consegnato la tessera di iscritto al gruppo di Vigolzone.

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23/01/2020

Nel ricordo di Nikolajewka anche il baby alpino Gabriele

Vigolzone domenica gli alpini della sezione di Piacenza commemorano il 77esimo anniversario della battaglia di Nikolajewka e lo faranno con la tradizionale mattinata dedicata ai caduti che avrà inizio alle 9.30 con l’ammassamento in piazza Serena. Seguiranno alle 10 l’alzabandiera, gli onori e la deposizione della corona di alloro (quest’anno offerta dal gruppo Ana di Pecorara) al monumento dedicato ai caduti in terra di Russia, l’allocuzione ufficiale da parte di Davide Forlani, già presidente sezione Ana Brescia, e i saluti del presidente sezionale Ana Roberto Lupi e del capogruppo di Vigolzone, Matteo Ghetti, in carica da maggio 2019. Il legame con i giovani La commemorazione, dal carattere provinciale, avrà quest’anno diversi momenti significativi. Il capogruppo Ghetti consegnerà infatti due nuove tessere ad altrettanti – e molto speciali - iscritti al gruppo, suo nipote Riccardo Ferroni, 21enne vigolzonese, alpino in armi, attualmente di stanza a Bolzano, che sarà ufficialmente iscritto al gruppo di Vigolzone, e a suo figlio Gabriele Ghetti, 10 anni, che riceverà la tessera di aggregato; sarà quindi il primo “Amico degli alpini” minorenne della storia del gruppo, forse anche della sezione Ana piacentina. Gabriele, che frequenta la quarta elementare, segue il padre Matteo in tutte le uscite alpine, partecipa alle sedute del consiglio direttivo. «Io ho cominciato a frequentare alpini subito dopo il congedo», osserva Matteo Ghetti . «Sia mio nipote Riccardo sia i miei figli mi hanno sempre seguito molto volentieri alle adunate, ai concerti alpini, alle fiere militari. Hanno sempre respirato alpinità ed è una soddisfazione vederli così appassionati. Riccardo ha assorbito i valori dell’associazione e ha fatto la scelta di entrare proprio negli alpini». «È importante mantenere il legame con i giovani e i giovanissimi perché si appassionino ai valori alpini», afferma il presidente Lupi. «Anche per questo stiamo predisponendo il primo campo scuola dedicato ai ragazzi e alle ragazze tra i 10 e i 14 anni, il 3, 4 e 5 luglio». Evento nell’evento sarà l’inaugurazione del nuovo gagliardetto del gruppo di Vigolzone che, portato dalla madrina Orietta Murelli, volontaria molto attiva nel gruppo, alle 11 sarà benedetto in chiesa prima della messa. La liturgia sarà accompagnata dai canti del coro Ana Valnure.

Nadia Plucani

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18/01/2020

Il verde di Carpaneto affidato ai volontari «Esempio per tutti»

Ha preso avvio a Carpaneto un programma dedicato alla manutenzione e alla pulizia del centro storico e delle aree verdi. Si tratta di una prima parte di lavori che saranno ciclicamente effettuati, in modo continuativo, per mantenere sempre in ordine le aree pubbliche. Il centro storico, con la piazza e le sue vie limitrofe, i giardini di viale Vittoria, sono stati sistemati direttamente dagli operai comunali. A questi lavori si aggiungerà l’ulteriore intervento, a cura della ditta incaricata alla manutenzione del verde pubblico, che rimuoverà alcune piante secche e poterà alcuni rami. L’area del Monumento ai Caduti e quella di Largo degli Alpini hanno avuto la manutenzione da parte del Gruppo Alpini di Carpaneto che, come sempre con cura e attenzione, ha sfalciato l’erba e ripulito da cartacce e foglie tutta l’area. Sia nel capoluogo, sia nelle frazioni alcuni cittadini, tra i quali Mario Tagliaferri, hanno collaborato mettendo in ordine aiuole e vialetti pedonali. Gli uffici comunali preposti stanno altresì pensando di migliorare la sicurezza dei vialetti con una nuova illuminazione. «La soddisfazione nel vedere messe in ordine alcune tra le più belle aree verdi e pubbliche che abbiamo è tanta - sottolinea il sindaco di Carpaneto, Andrea Arfani -. Purtroppo a causa dell’inciviltà troppo diffusa ci troviamo spesso situazioni di degrado provocate durante le ore notturne. Esiste una maleducazione diffusa. Se da un lato interveniamo con l’attivazione degli ispettori ambientali, che hanno già elevato diverse sanzioni, dall’altro vediamo quanto sia vitale il supporto di volontari che ringraziamo pubblicamente». L’assessore a cultura e politiche giovanili Paola Campopiano, ricordando il progetto realizzato lo scorso anno con gli adolescenti, ha proposto l’istituzione di nuove giornate dedicate alla protezione dell’ambiente, eventualmente in collaborazione con la scuola: «Se in una città ci sono delle aree sporche, è per la mancanza di rispetto di alcuni cittadini. Non bisogna sempre aspettare che il riordino di aree imbruttite lo faccia qualcun altro, ma ognuno di noi deve solo attuare quelle buone pratiche che ci hanno insegnato e che non costano nulla. Se poi a questo si aggiungono attività di volontariato e partecipazione attiva, di sicuro il nostro paese non potrà che essere ancora più “brillante”».

Fabio Lunardini

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17/01/2020

Addio Pietro Gazzola una vita da alpino al servizio degli altri

Si è spento il cuore buono e volenteroso di Pietro Gazzola, bettolese di 80 anni, morto dopo una breve malattia che lo ha strappato all’affetto degli amici e dei propri cari. Bettolese da sempre, Pietro lascia il figlio Lorenzo, la moglie Marilena ed i nipoti Elia e Noemi. Di lui in paese tutti lo ricordano come una persona cordiale, di compagnia, ma soprattutto dall’animo gentile e buono, pronto ad aiutare gli altri. Tra i suoi motivi di orgoglio, vi era sicuramente quello di essere un Alpino, presente in ogni manifestazione di rappresentanza, o nei momenti di suffragio e commemorazione ai funerali di commilitoni. E’ stato per molti anni consigliere del gruppo Alpini di Bettola, i cui membri lo ricordano con tanto affetto e tanta nostalgia. «E’ stato un nostro consigliere dai primi anni Novanta - ricorda il capogruppo degli Alpini di Bettola Giancarlo Carini - ma prima di tutto un grande volontario, che non sii tirava mai indietro quando si trattava di lavorare, anche in prima persona, in circostanze di calamità in giro per l’Italia». Infatti Pietro Gazzola quando la popolazione italiana si è trovata in difficoltà, non si è risparmiato. Ha partecipato alle spedizione di volontari in aiuto e soccorso delle persone colpite dal terremoto di Foligno, che colpi l’Umbria e le Marche nel 1997, l’alluvione ad Alessandria nel 1994, con l’esondazione di Po e Tanaro. Prima ancora nel 1976, era stato tra i tanti accorsi a dar man forte alla popolazione del Friuli in occasione del terremoto del 6 maggio. Il suo prodigarsi e il suo impegno sociale, sono stati fermati solo da un’operazione all’anca e dalla malattia che lo ha poi strappato alla vita, ma non l’avanzare dell’età. La sua vita lavorativa, l’ha svolta in qualità di tecnico per la ditta Saipem del gruppo Eni, impegno che lo ha portato in giro per l’Italia e anche all’estero.

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15/01/2020

Anziani e alpini in un pomeriggio di festa in musica

Anche quest’anno gli alpini del gruppo di Farini e Groppallo hanno trascorso il pomeriggio dell’Epifania alla Casa protetta Alta Valnure di Farini, un classico appuntamento in cui le penne nere sono sempre presenti ed è tanto atteso dagli ospiti della struttura. Generosità e cordialità alpina vogliono che non manchi mai una buona merenda ed un brindisi, offerti per augurare agli anziani un buon 2020. Un momento di festa e di amicizia che è stato accompagnato dai canti dei cori di Mareto e di Farini, molto apprezzati dagli ospiti che hanno seguito le melodie ben conosciute. Hanno preso parte al pomeriggio anche il sindaco Cristian Poggioli, il direttore d’area Coopselios (che gestisce la struttura), Danila Bocelli, la coordinatrice della Casa Protetta, Mariarita Benzi, gli operatori e tanti familiari. Nella giornata è stato festeggiato anche il compleanno di una delle ospiti, Giovanna Bazzini, che ha raggiunto i 95 anni. _NP

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13/01/2020

Nel lunario la gloriosa storia delle penne nere agazzanesi

Il lunario 2020 delle penne nere agazzanesi racconta cento anni di adunate nazionali, organizzate per celebrare l’orgoglio alpino. Dodici mesi scanditi dal ricordo delle adunate che ogni anno hanno visto protagonista una differente città italiana e che al tempo stesso hanno scandito le tappe dei primi cento anni di vita degli alpini d’Italia. Il calendario è stato distribuito in occasione delle recenti festività e il ricavato servirà come sempre a sostenere attività benefiche. «Tutto è stato dato e nulla è stato chiesto», si legge nella copertina del lunario, a significare che tutto quanto le penne nere agazzanesi raccolgono, contando solo sulle loro forze, lo devolvono a favore del Comune, Anspi, scuole del paese, hospice, Amop, Armonia e tante altre realtà presenti sul territorio. Lo stesso faranno anche con i proventi del calendario che racconta la storia del gruppo ma anche quella della sezione nazionale, ad esempio attraverso le parole del noto giornalista del Corriere della Sera, gragnanese e alpino, Giangiacomo Schiavi. «Ho incontrato un’umanità che per mesi è diventata una sorta di fratellanza capace di smuovere sentimenti veri, di amicizia coraggio, lealtà» scrive Schiavi in apertura del lunario 2020 ricordando le sue esperienze in caserma da giovane alpino. Cento anni di adunate vuol dire anche cento anni raccontati da una carrellata di manifesti e locandine, quelli che dal 1920 a Ortigara (la prossima sarà a Rimini) hanno contraddistinto le adunate alpine.. Una immagine del 1939 mostra la sede della quarta alpini brigata Aosta, oggi sede universitaria. Un’altra è una foto clandestina, scattata nel lager di Beniaminowa, in Polonia, e mostra Giovannino Guareschi con il capitano alpino Beppe Novello. Altre sono figure che hanno fatto la storia locale. In una l’agazzanese Gino Braghieri, classe 1920 detto “Ginon ad la curriera”, posa forse un po’ intimidito dall’obiettivo del fotografo Polacco a Susa in una foto d’interni. Ci sono anche scatti più recenti, che mostrano le innumerevoli attività e le trasferte del gruppo agazzanese oggi guidato da Emanuele Bocellari.

Mariangela Milani

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08/01/2020

Alpini di Pontedellolio Badini capogruppo

Cambio al vertice del gruppo alpini di Pontedellolio. Luciano Badini prende il posto di Luigi Garolfi. Alla seduta per il rinnovo del consiglio direttivo ha presenziato anche il consigliere di vallata, Giovanni Carini. I soci regolarmente iscritti, convenuti numerosi, hanno così espresso le loro preferenze fra i nominativi dei candidati. Oltre ad alcune riconferme, hanno fatto il loro ingresso nel consiglio direttivo nuovi giovani alpini che hanno deciso di mettersi al servizio del gruppo. Il nuovo direttivo ha designato successivamente il capogruppo e la carica è stata assegnata all’unanimità a Luciano Badini, classe 1956, che ha svolto il servizio militare nel 1976/77 a Trento alla Caserma “Battisti”. Il Direttivo ha deciso di assegnare a Garolfi la carica di “capogruppo onorario” “quale doveroso riconoscimento per l’impegno profuso a favore del Gruppo, ininterrottamente, per più di 40 anni”. Tra i suoi impegni, ha avuto l’onore, e l’onere, di organizzare a Pontedellolio, nel 1994 e nel 2008, la terza e quarta Festa Granda. _NP

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08/01/2020

Pianello, Carovana di doni per i nonni del Castagnetti

Tutti in fila per i nonni della Pia Casa. A Pianello le penne nere hanno aperto il nuovo anno all’insegna della solidarietà a favore degli anziani ospiti della casa protetta monsignor Castagnetti. Per loro gli Alpini hanno organizzato una “Carovana della bontà” lungo le vie del paese. All’invito a partecipare hanno risposto Avis, Centro pensionati, Croce rossa, Società operaia e Pro loco i cui volontari si sono uniti agli Alpini e hanno riempito una jeep, caricandola di doni. Caramelle frutta, biscotti e ogni ben di Dio sono stati prima benedetti sul sagrato della chiesa per poi essere recapitati agli anziani, che da giorni attendevano l’arrivo della compagnia di amici pianellesi per la consueta visita di inizio anno. La consegna si è trasformata in una festa a base di musica e balli. Ad animare il pomeriggio ci hanno pensato Francesco Braga alla chitarra, Stefano Bozzini alla fisarmonica e Camillo Passerini (voce), tutte penne nere con la passione per la musica. Insieme a loro e al gruppo che ha animato la carovana, gli ospiti del Castagnetti hanno salutato l’inizio del nuovo anno circondati dall’affetto di tutte le associazioni pianellesi. Gli impegni degli Alpini guidati da Mario Aradelli non si fermano qui. Nel prossimo mese di febbraio scenderanno di nuovo in campo per il Castagnetti, cucinando frittelle e dolci di carnevale che poi regaleranno agli anziani._ MM

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05/01/2020

A “Mastro Balocco” maxi-televisore dagli Alpini

Il Centro socio-riabilitativo diurno “Mastro Balocco” ha ricevuto un graditissimo omaggio dal gruppo Alpini di Carpaneto, un televisore a grande schermo dell’ultima generazione. «Da molti anni gli alpini collaborano e aiutano il Centro, per questo li ringrazio tantissimo - ha spiegato Marisa Monticelli, la coordinatrice di Mastro Balocco, gestito da Coopselios - Questo regalo sarà molto utile per tutti i nostri ospiti, in quanto osservare la realtà attraverso la televisione, in modo particolare nel periodo invernale, nel quale le uscite sono limitate, è anche un’attività didattica, legata al racconto di ciò che si vede. Questa attività serve a rendere i ragazzi e le ragazze del centro più autonomi e competenti». Il televisore era atteso come regalo in quanto quello che era in dotazione al Centro non funzionava più. I numerosi alpini presenti, con il vicecapogruppo Camillo Bersani e il consigliere Aldo Rigolli, hanno salutato gli ospiti intonando tutti assieme uno dei loro tradizionali canti di montagna e dandosi appuntamento alla prossima manifestazione che vedrà impegnati i ragazzi di Mastro Balocco. _Flu

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03/01/2020

Gli alpini portano una ventata di musica e allegria tra gli anziani

La generosità degli alpini di Castelsangiovanni non si ferma nemmeno durante le feste. Una loro delegazione guidata da Alessandro Stragliati si è recata in visita agli anziani ospiti della Fondazione Conte Franco Cella di Rivara onlus, in comune di Arena Po. Il gruppo di alpini, alcuni vestiti in abiti che si richiamano al Natale ma sempre con il cappello alpino sul capo, si è cimentato in un repertorio di musiche e canti di un tempo. Lo stesso avevano fatto anche lo scorso anno, in una precedente visita che aveva riscosso parecchio successo. «I dirigenti della struttura - dice Stragliati – ci hanno già chiesto se saremo presenti anche in occasione delle feste pasquali». In attesa di quel momento, le penne nere castellane si danno da fare ovunque sia richiesta la loro presenza. Di recente hanno partecipato all’organizzazione degli eventi natalizi di Castello, portando anche un’asinella a spasso in piazza XX Settembre per la gioia di grandi e bambini. Poco prima di Natale hanno inoltre finanziato due borse di studio, ciascuna da cento euro, per altrettanti alunni delle scuole medie a cui hanno donato anche “Il piccolo alpino” di Salvatore Gotta. Alla biblioteca scolastica hanno infine donato libri pubblicati in occasione del centenario dell’Associazione Nazionale Alpini._MM

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30/12/2019

News alpine da 32 anni in pensione il maestro prestato al giornalismo

Attacca la penna al chiodo dopo 32 anni di direzione. La penna naturalmente non è quella del cappello alpino - che rimane -, quanto lo strumento principale del lavoro di giornalista. Dino Lombardi, maestro elementare ed insegnante di educazione fisica in pensione, al compimento degli 80 anni di età, lascia la direzione dello storico giornale alpino “Radio Scarpa” che guida ininterrottamente dal 1988. «Lascio a malincuore - spiega - anche se resterò nel comitato di redazione a disposizione del nuovo direttore ». Il giornale della sezione Ana di Piacenza, oggi quadrimestrale, era nato nel 1957 e inizialmente con la testata “Il Notiziario”. Grazie all’esperienza nel campo del giornalismo di Lombardi con il mensile Piacenza Sport, l’amico Aldo Silva, neo presidente degli alpini piacentini che raccolse il testimone dal presidentissimo Arturo Govoni, affidò a Dino Lombardi, nel 1988, la direzione della rivista “Radio Scarpa” che raccontava e racconta la vita associativa delle Penne nere piacentine. Infiniti i ricordi legati al mondo degli alpini che per Lombardi sono diventati una seconda famiglia. L’ormai ex direttore sfoglia con orgoglio le edizioni da dodici pagine. Indimenticabile l’Adunata nazionale del 2013. L’ultimo numero firmato è quello dedicato al Raduno del Secondo Raggruppamento andato in scena lo scorso ottobre. Il giornalismo è da sempre stata una delle grandi passioni di Lombardi. Il suo esordio come “direttore” fu nel giornalino di classe ai tempi della scuola elementare De Amicis. Alla guida di Radio Scarpa il maestro- direttore ha accompagnato il notiziario nel corso degli anni rendendolo più rispondente alle esigenze del mondo degli alpini ma anche più accattivante dal punto di vista grafico. E dettando regole a volte un po’ indigeste per quelle penne nere a digiuno di strumenti di comunicazione. Come quella delle cene e delle castagnate benefiche: «Ho sempre preteso che non mi mandassero solo la foto ma che mi dicessero anche a chi venivano devoluti i fondi raccolti. Per dare un’informazione più completa». Una volta imparato ad usare i vari software per impaginazione e per trattare le fotografie, Lombardi, aiutato dall’amico Ludovico Lalatta (giornalista di Libertà), interveniva anche sulle immagini che arrivavano dai gruppi. Troppe bottiglie vuote sulla tavolata stavano male? In soccorso arrivava il cancellino informatico. Qualcuno si dimenticava di indossare il cappello? Ci pensava la redazione con un copia-incolla da manuale. «Sono profondamente convinto di come sia fondamentale questo giornale per gli alpini di Piacenza e provincia - osserva - . Per loro è un collante, è un qualche cosa che sentono, rappresenta un contatto. E quando mandano i report sulle loro iniziative non è per vanità ma solo per far sapere che cosa fanno, perché tutti si sentano coinvolti».

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30/12/2019

Addio a Montanari, pioniere negli alpini-paracadutisti

Lutto nel mondo degli alpini piacentini. È scomparso - o meglio, è “andato avanti”, secondo l’espressione abituale delle Penne nere - a 90 anni, Walter Montanari, già consigliere sezionale con il ruolo di tesoriere. Montanari è stato salutato per l’ultima volta e gli sono stati resi gli onori nella chiesa di San Paolo dalle Penne nere della città e di molti gruppi della provincia che si sono stretti attorno ai parenti, in particolare alla moglie Mariuccia e alla figlia Sonia. «Era stato uno dei primi alpini paracadutisti - ricorda Gino Luigi Acerbi, capogruppo di Piacenza -. La specializzazione nacque nel 1952 e Montanari negli anni immediatamente successivi si trovò a fare il militare e a scegliere, appunto tra i primi, la nuova possibilità che si apriva per il Corpo degli alpini. Durante il servizio in Umbria e in Friuli arrivò anche a comandare la 72esima contraerei del battaglione Tolmezzo». Poi, nonostante gli fosse stato chiesto di firmare per la carriera militare, decise di congedarsi diventando perito industriale e dirigente di un’azienda piacentina nel settore degli autotrasporti ». Figura apprezzata nella sezione Ana di Piacenza, era il decano del gruppo cittadini. frighi

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24/12/2019

Alpini San Nicolò Merli capogruppo

Primo Camillo Merli è il nuovo capogruppo degli Alpini di San Nicolò. Alla presenza del vicepresidente sezionale Gianluca Gazzola e del consigliere di vallata Luigi Mercuri è risultato eletto all’unanimità. Segretario è Danilo Repetti e cassiere Eugenio Papa. Merli ha quindi aperto il rinnovo delle iscrizioni lanciando un appello a tutti gli alpini congedati per rafforzare il gruppo attualmente composto da 55 elementi. Alla fine delle elezioni, il sindaco di Rottofreno Raffaele Veneziani con gli alpini presenti hanno raggiunto il camposanto locale per deporre un mazzo di fiori a Giorgio Gnocchi, il capogruppo scomparso sei mesi fa. Primo Camillo Merli è nato nel 1948 in provincia di Alessandria da genitori piacentini in trasferta professionale. Ha abitato a San Nicolò dal 1960 al 1974, anno del matrimonio che lo ha portato a Piacenza. Ha svolto il servizio di leva nel 1968/1969 nel terzo reggimento artiglieria di montagna a Pontebba (Udine) ed è sempre stato iscritto nel gruppo di San Nicolò. _AZ

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18/12/2019

Gli alpini premiano i super studenti e aiutano i nonni

Gli alpini, si sa, hanno un cuore grande. Quelli di Pianello, oltre a farsi in quattro per tentare di dare una mano ovunque serva, hanno un occhio di riguardo soprattutto verso i più giovani. Lo fanno destinando, in occasione dell’annuale raduno di inizio dicembre, una borsa di studio agli alunni più meritevoli delle scuole elementari di Pianello e Trevozzo. Un premio di studio, pari a cento euro per ogni alunno, che vuole essere un incentivo a fare sempre meglio e un sostegno a mamma e papà nell’aiutarli ad affrontare le spese scolastiche. Quest’anno i premi finanziati dalla penne nere pianellesi sono stati consegnati a Anne Sophie Cassi, Marcello Cassi, Nesserine Cheddani, Tommaso Fulgosi, Edoardo Gatti e Cesare Rossi. Ma la festa è stata anche un momento per gli alpini guidati da Mario Aradelli di tirare le somme di un anno di intense attività e di guardare agli impegni che già li attendono. «Primo tra tutti – dice il capogruppo Aradelli – la tradizionale Carovana della bontà che il giorno dell’Epifania, il 6 gennaio, ci vedrà impegnati a favore degli anziani ospiti della casa protetta di Pianello ». Nel frattempo l’annuale raduno tenutosi in paese ha visto la partecipazione di tanti amministratori, autorità civili e militari, ma soprattutto di tanta gente comune e associazioni che si sono strette alle loro amate penne nere. Il raduno ha visto sfilare in paese decine di alpini giunti anche da fuori provincia. «Ci ha reso felici assistere ad una partecipazione così numerosa dice Aradelli – con i vessilli e il presidente Roberto Lupi a rappresentare i gruppi piacentini e di tutto il Nord Italia». Tra i presenti c’era quest’anno anche il presidente della sezione di Alessandria, Bruno Dalchecco. La cerimonia è stata animata dal coro Ana Valtidone e dalla Fanfara Alpina di Pontedellolio. _Mm

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12/12/2019

Gli alpini di Settima al raduno «Pronti ad aiutare la comunità»

«Sempre pronti e a disposizione della comunità, ogni volta che c’è bisogno». Dopo i festeggiamenti dello scorso anno per i suoi primi 50 anni di attività, il gruppo Alpini di Settima è tornato a ribadire in queste settimane, con il suo consueto raduno, il suo ruolo all’interno della comunità di Gossolengo. E lo ha fatto con voglia di proseguire una storia lunga e ricca di solidarietà. Per festeggiare questo 51esimo anniversario di fondazione sono giunte a Settima le Penne Nere dei vari gruppi sezionali e i rappresentanti delle varie associazioni del territorio. Prima la Santa Messa, celebrata dall’ex cappellano sezionale don Giacomo Ferraglio, poi gli onori ai caduti nei pressi del monumento con la lettura della preghiera dell’Alpino da parte del capogruppo Roberto Ronda. Con lui, a omaggiare i caduti e gli alpini anche il sindaco di Gossolengo Andrea Balestrieri con i vicepresidenti Ana Pier Luigi Forlini e Gian Luca Gazzola e i past presidenti Carlo Fumi e Bruno Plucani. Ai saluti delle autorità si è aggiunta quindi l’orazione ufficiale di Giuseppe Ghittoni, tra la storia passata e presente degli Alpini. Dal 1968 il gruppo di Settima – fondato l’11 febbraio da sette alpini con Gilberto Ronda a fare da capogruppo – ha fatto tanto per il paese e non solo: dal recupero dell’ex asilo parrocchiale (per farne la propria sede) al terremoto in Umbria, Emilia e Abruzzo; dal restauro del monumento ai caduti di Gossolengo alla raccolta del banco alimentare, fino all’acquisto di materiale per l’aula linguistica dell’istituto Raineri Marcora di Piacenza. E ora guarda avanti verso nuove sfide. _CB

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09/12/2019

Nel 2020 giovani e ambiente il domani degli alpini è già qui

Sono trascorsi sessantasette anni da quell’8 dicembre del 1952, quando un gruppo di pionieri diede vita al gruppo alpini di Castelsangiovanni, ma lo spirito non si è per nulla logorato. La stessa vitalità che mosse i fondatori del gruppo, la stessa voglia di mettersi a disposizione della comunità, ancora muove i loro successori che ne custodiscono gelosamente la memoria con l’intento di trasmetterla alle nuove generazioni. È questo lo spirito che ieri ha accompagnato l’annuale festa delle penne nere castellane, sentinelle e custodi dei valori trasmessi loro da chi perse la vita per difendere la libertà, ma con lo sguardo rivolto al domani. «A breve - ha annunciato il capogruppo Alessandro Stragliati – consegneremo sei borse di studio ad altrettanti studenti e nel 2020 ci impegneremo in attività a favore dell’ambiente con la speranza che le nuove generazioni diventino uomini come lo siamo diventati noi, attenti ai doveri verso la patria prima ancora che a chiedere diritti». Alla sfilata hanno preso parte associazioni, autorità civili e militari. «Tutti impegnati - ha sottolineato la sindaca Lucia Fontana – nel trasmettere lo stesso spirito di quegli ardimentosi alpini che sessantasette anni fa fondarono il gruppo di Castelsangiovanni». Tra di loro vi è ancora un testimone diretto, Luigi Fellegara, sempre presente ad ogni manifestazione. «I valori dell’alpinità – ha aggiunto la vicepresidente della Provincia Valentina Stragliati – devono essere trasmessi ai giovani, in un’alleanza strategica tra generazioni ». Il passaggio delle penne nere, accompagnato dalla banda Carlo Vignola di Agazzano, è stato salutato da centinaia di castellani lungo le strade del centro città, addobbate a festa. Il momento più toccante è stata la commemorazione dei caduti. «Ricordarli vuol dire non rendere inutile il loro sacrificio» secondo il vicepresidente della sezione piacentina Pierluigi Forlini. La festa è stata preceduta da un concerto del coro Ana Valtidone. «Non ci stancheremo mai di custodire e trasmettere i valori che i nostri vecchi ci hanno insegnato» ha detto Giorgio Sonzogni, in rappresentanza dell’associazione nazionale.

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06/12/2019

Dagli alpini castagne di solidarietà in favore dell’hospice “la Casa di Iris”

Si moltiplicano sotto le feste le iniziative di solidarietà degli alpini, in particolare del Gruppo di Piacenza guidato da Gino Luigi Acerbi. Nei giorni scorsi le penne nere piacentine hanno organizzata una castagnata davanti al Leroy Merlin. L’azienda ci ha messo le castagne, gli alpini le hanno trasformate in caldarroste benefiche raccogliendo la somma di mille euro (più altri 165 contando i resti). Il tutto è stato donato all’hospice di Piacenza “la Casa di Iris”. Alla consegna simbolica dell’assegno, nella struttura della Madonnina, erano presenti anche il presidente della Fondazione la Casa di Iris, Sergio Fuochi, e il direttore sanitario Giovanna Albini, oltre che il vicario generale monsignor Luigi Chiesa, assistente spirituale della struttura. Non è finita qui. Contro il neuroblastoma Oggi, domani e domenica gli alpini del Gruppo di Piacenza saranno presenti con un banchetto all’Obi di Piacenza per un’iniziativa in favore dell’ospedale Gaslini di Genova con il patrocinio dell’Ana (Associazione nazionale alpini). Le penne nere raccoglieranno fondi per la lotta contro il neuroblastoma, un tumore infantile maligno delle cellule delle creste neurali. Rappresenta circa il 10% dei tumori solidi nei neonati e nei bambini entro i 15 anni. Ogni anno vengono formulate 130-140 nuove diagnosi in Italia. L’incidenza non varia molto tra maschi e femmine, ma mostra differenze importanti nelle diverse fasce di età con la maggior parte dei casi concentrata nel primo anno di vita. Il Gruppo alpini coprirà i tre turni con i propri volontari. Obi contribuirà con 50 centesimi di euro devoluti alla causa per ogni scontrino emesso. _fri.

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03/12/2019

Penne Nere a Podenzano festa annuale del gruppo con premi ai giovanissimi

Piccoli volontari crescono. Il gruppo alpini di Podenzano, durante l’annuale festa di gruppo che si è tenuta nella mattinata di domenica, ha riconosciuto e premiato l’impegno di tre giovanissimi che si sono dati molto da fare durante il Tomato Festival del mese di luglio, alla “locanda degli alpini”. Sono Aurora e Mattia Passafonti, fratelli figli di un alpino iscritto al gruppo di Podenzano, e la loro amica Alice Annunziato che hanno trascorso le diverse serate della fiera paesana insieme alle penne nere impegnandosi nel servizio ai tavoli e in cucina. «Ci hanno dato una grande mano - ha commentato il capogruppo degli alpini di Podenzano, Giovanni Carini -. Per questo vogliamo consegnare un piccolo contributo che possa essere un ringraziamento ed un incentivo a proseguire nel mondo del volontariato». Alpini sempre presenti in ogni manifestazione, ha ricordato il sindaco Alessandro Piva, una di quelle associazioni che lavorano ed amano il proprio paese e la propria gente. Carini, nel salone dell’oratorio, ha consegnato un dono anche ad alcuni alpini che si sono particolarmente distinti durante l’anno: Igino Murelli, Claudio Segalini, Luciano Vitali, Giuseppe Campanello, Luigi Cammi, Giorgio Trenchi, Sergio Ivo, Mario Gladiosi. Un riconoscimento anche alla Polizia locale dell’Unione Valnure Valchero per il servizio di sicurezza e alla Schola Cantorum di Podenzano che ha accompagnato con i canti la messa in chiesa celebrata dal parroco don Fausto Arrisi. “Signore delle cime” e la “Preghiera dell’alpino” hanno chiuso la liturgia che è proseguita al monumento ai caduti per onorarne, ha osservato il vicepresidente sezionale Pierluigi Forlini, è sempre doverosa. Dal presidente dei revisori dei conti dell’Ana nazionale, il piacentino Roberto Migli, un omaggio al gruppo dei Podenzano direttamente dalla sede nazionale: il guidoncino del Centenario dell’Ana, un simbolo che rafforza ancora di più l’appartenenza alla grande famiglia alpina. _Nadia Plucani

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01/12/2019

Un esercito di 500 volontari ha aiutato la colletta alimentare

Come ormai consuetudine da 23 anni, chi nell’ultimo sabato di novembre è entrato in un supermercato ha trovato ad attenderlo i volontari che raccoglievano alimenti per rispondere al bisogno di quanti vivono nella povertà. Un momento di sensibilizzazione e di concreto coinvolgimento, che anche in questa occasione ha visto Piacenza rispondere presente, grazie a tanti concittadini che hanno donato la spesa a chi è in difficoltà, soprattutto prodotti non deperibili quali zucchero, pasta, riso, scatolame o prodotti per l’infanzia. Organizzata dal ramo territoriale del Banco Alimentare della nostra città, con la collaborazione di Comunione e Liberazione, degli Alpini, di Round Table, dei Lyons e dell’Associazione Bresegna, nella colletta alimentare di ieri in 55 punti vendita di Piacenza e provincia sono stati impegnati circa 500 volontari. Nutrita la presenza degli alpini, anche se in questa occasione l’adesione è stata se possibile ancora maggiore, a garantire - data la stima che godono da parte della popolazione - la bontà dell’iniziativa. Fanno sapere gli organizzatori: «È un modo concreto ed efficace di essere utili sul territorio. A Piacenza poi c’è una fiducia in questo evento che viene confermata ogni anno». In Regione due punti di raccolta, a Parma e a Forlì , dove viene inviato quanto si è ottenuto nella giornata della colletta. Sono poi le diverse associazioni a richiedere ai punti di raccolta. _Lez.

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24/11/2019

«Alpini disponibili quando gli altri sono in difficoltà»

Quando c’è un’emergenza, quando c’è da rimboccarsi le maniche o semplicemente quando c’è qualcuno da aiutare, gli alpini non si tirano mai indietro. Una certezza, in un periodo in cui i valori si perdono. Ecco il messaggio lanciato nei giorni scorsi a Rivergaro, in occasione dell’annuale raduno di gruppo delle Penne Nere locali. Gli alpini di Rivergaro si sono ritrovati nella loro sede, in via Roma, per poi dirigersi in corteo fino al monumento dei caduti per il rituale alzabandiera, la deposizione della corona d’alloro e i doverosi onori a chi ha perso la vita per la Patria. Tanti i partecipanti alla cerimonia, tra cui il sindaco di Rivergaro Andrea Albasi, il capogruppo Luigi Mercori con il suo vice Renato Albasi e il comandante della stazione locale dei carabinieri Roberto Guasco. Tra i vertici Ana, non è voluto mancare il presidente sezionale Roberto Lupi accompagnato dai vice Pier Luigi Forlini e Luigi Gazzola con alcuni consiglieri, il presidente dei revisori dei conti nazionale Roberto Migli e i capigruppo di una ventina di gruppi con i rispettivi gagliardetti. I presenti hanno proseguito in corteo fino alla chiesa di Sant’Agata, per la messa celebrata da don Giovanni Cordani. Proprio il sacerdote, durante l’omelia, ha collegato la lettura del Vangelo all’opera delle Penne Nere. «La fede non si è fermata, perché c’è sempre la speranza » ha detto. «Voi alpini siete una testimonianza di quanto sia viva la speranza di continuare, nonostante calamità e vicissitudini ». Anche il sindaco Albasi, dopo i ringraziamenti di Mercori, ha ribadito quanto ami partecipare a eventi legati alpini «per la loro presenza sul territorio e la collaborazione con l’amministrazione ». Lupi si è concentrato infine sul tema della protezione civile, «per la quale siamo costantemente disponibili in ogni momento di difficoltà»._CB

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24/11/2019

Il grazie di Chiara ai borgonovesi per l’ecografo destinato al Perù

Il cuore dei borgonovesi batte insieme a quello delle persone più povere del Perù. Grazie a Chiara Lombardi, 29enne antropologa la cui famiglia è originaria della borgata valtidonese, e grazie alla generosità di chi la scorsa estate aveva preso parte a una serata benefica ospitata nella sede degli alpini a Bruso, erano stati raccolti ben 5mila euro. Quei soldi hanno permesso di acquistare un ecografo che è servito, e servirà insieme anche ad un elettrocardiografo donato dal farmacista di Mortizza, a visitare centinaia di peruviani che non hanno accesso alle cure mediche. Per testimoniare come sono state utilizzate le offerte, di recente gli alpini hanno ospitato un’altra serata nella loro sede di Bruso, durante la quale i genitori di Chiara, Gisella e Giovanni - promotori dell’iniziativa con i Ragazzi del 58, Pro loco e Movimento laicale Orionino - hanno mostrato foto e video di quanto viene fatto in Perù. «I due strumenti portatili – dice Chiara Lombardi rientrata in questi giorni dalla famiglia per una breve visita – sono importantissimi perché possiamo portarli con noi durante le campagne itineranti della salute». Queste iniziative portano la giovane antropologa, insieme a un’équipe di 12 tra medici infermieri, dentisti e fisioterapisti, a spostarsi nelle regioni montuose attorno alla metropoli di Cuzco. «Durante queste campagne ci spostiamo da una comunità all’altra – dice Chiara - e visitiamo ogni giorno un centinaio di persone». L’équipe offre un primo triage, cure (dove possibile) e farmaci (se disponibili), il tutto in via gratuita, a persone che spesso hanno poco più di nulla e per cui le cure sanitarie sono il più delle volte inaccessibili. Durante il resto dell’anno Chiara opera nel Policlinico Santa Rita, sempre a Cuzco, fondato dai padri agostiniani. «Noi – dice la giovane donna che venerdì ripartirà per il Perù – siamo in una zona molto periferica, dove non ci sono strutture di emergenza. Le ambulanze sono poche e se qualcuno ha bisogno prima di mandarle chiedono se il paziente avrà i soldi per pagare. Le cure ci sono, ma sono per i turisti e i ricchi». Durante questi giorni in cui si trova a Piacenza, Chiara ha voluto ringraziare tutte le persone che, grazie al tam-tam avviato dai genitori, la sostengono. «Voglio dire grazie - ha detto l’antropologa - a tutte le persone che hanno consentito l’acquisto di questi apparecchi per noi indispensabili. Spero che si possano organizzare altri eventi. Servirebbe un laringoscopio per intubare le persone. Speriamo... Intanto dico grazie a tutti »._MM

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23/11/2019

San Nicolò, iniziativa benefica degli alpini

Stanno ripartendo le attività promosse dal gruppo Alpini di San Nicolò. La scomparsa del capogruppo, Giorgio Gnocchi, aveva gettato nello sconforto i componenti del sodalizio locale. Una perdita pesante per le locali penne nere che aveva lasciato tutti attoniti, al punto che nessuno ha finora occupato il posto lasciato improvvisamente vuoto. Oggi e domani le penne nere torneranno invece in pista con degustazioni di polenta con ciccioli e salame cotto che saranno proposte alla fine delle messe davanti alla chiesa parrocchiale di San Nicolò e le offerte raccolte saranno devolute in beneficenza. Franco Bonini ed Eugenio Papa, insieme al resto gruppo, stanno inoltre organizzando l’elezione di un nuovo referente in sostituzione dello scomparso Gnocchi. L’elezione avverrà domenica 14 dicembre e sarà seguita, alle 18, da una messa con l’accompagnamento del coro di Gragnano. Gli Alpini dovranno infine decidere quali simboli di San Nicolò applicare sul proprio gagliardetto rinnovato._ AZ

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16/11/2019

Lei centenaria, lui quasi Ottant’anni di vita insieme

Rosa Guglielmetti e Attilio Girandola sono sposati da oltre 78 anni. Una vita insieme che ha regalato loro otto figli e tante soddisfazioni, ma anche la consapevolezza che non si realizza niente se non si affrontano le difficoltà sostenendosi a vicenda. Oggi Rosa compie cento anni, siede comoda su una poltrona nel salotto dell’appartamento che divide col marito novantanovenne e una collaboratrice domestica. “Faccio ancora le faccende di casa - ci tiene a precisare Rosa -. L’aiuto è per Attilio che fa un po’ fatica a camminare”. La tavola è imbandita; sono arrivati i figli, i nipoti, gli amici preti, gli alpini, capitanati da Bruno Plucani, che dopo il brindisi, cantano per Rosa e per Attilio, anch’esso penna nera. La festeggiata, una chioma di capelli bianchi, occhiali e una magrezza sostenuta da nervi d’acciaio, comincia a ricordare. “Ho cominciato a lavorare a 11 anni come mondina. Quando ho sposato Attilio ne avevo 22 e vivevamo ancora a Pradovera. La vita al tempo era dura, ma avevamo speranza nel futuro. Io stavo a casa ad accudire i figli e mio marito andava in giornata a Piacenza in motoretta per lavorare alla previdenza sociale. Impiegava tanto tempo a spostarsi, ma al tempo funzionava così “. Quando le chiediamo quale sia il segreto per arrivare al secolo di vita così in forma la festeggiata risponde così : “Ho sempre mangiato poco. Ora mi bastano un paio di zuppette al giorno e poi mi sono sempre tenuta impegnata col lavoro e con i figli. Ma la cosa più importante è credere in nostro Signore; Lui mi dà la forza ogni giorno e, attraverso la preghiera, ha reso la mia esistenza più serena e tranquilla”. All’arrivo del sindaco Patrizia Barbieri, invitata dagli alpini, la signora Rosa si commuove (”Non pensavo di essere così importante”) e ricorda a tutti che uno dei suoi desideri da realizzare prima di morire è quello di incontrare di persona il nostro vescovo Gianni Ambrosio; “C’è ancora tempo, non preoccuparti” risponde Attilio che, stringendole la mano, la fa sorridere.

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15/11/2019

Alpini di Agazzano donano una targa al decano Italo

“Cento anni e la stessa anima alpina”. È la frase che le penne nere di Agazzano hanno impresso sulla targa che hanno fatto realizzare per festeggiare il loro decano, Italo Ferrari, che solo pochi giorni fa ha tagliato il traguardo dei cento anni di vita. Anche in occasione del suo centesimo compleanno Ferrari non si è voluto staccare dal suo compagno più fedele, e cioè il cappello alpino che ha sempre indossato, e tutt’ora indossa, con fierezza. In suo omaggio, i compagni del gruppo alpini di Agazzano hanno fatto preparare una targa che, in un gioco di simboli e disegni, traccia un parallelo tra i cento anni dell’Associazione nazionale alpini, fondato a Milano nel 1919, e il secolo di vita di Italo (all’anagrafe Vittoli), Ferrari. La targa riproduce anche due immagini, di cui una recente e una da giovane penna nere, del decano con, ovviamente, sempre in testa il suo cappello alpino. Un’altra targa gli era stata consegnata pochi giorni fa, in occasione del compleanno, dal sindaco di Agazzano Mattia Cigalini con gli alpini e i Combattenti e reduci. Classe 1919, Italo è l’ultimo rimasto di quattro fratelli che sono stati tutti quanti alpini. Fino allo scorso anno ha sempre partecipato a tutte le manifestazioni organizzate dalle penne nere e alle celebrazioni di piazza. Quest’anno per la prima volta non ha potuto essere presente alle commemorazioni del 4 Novembre organizzate di recente ad Agazzano, ma il suo nome è stato ugualmente ricordato come esempio di attaccamento ai valori, additato ad esempio ai più giovani._MM

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14/11/2019

Vernasca in festa col gruppo alpini e i “gemelli” di Re

In primo piano, a Vernasca, il gruppo alpini, coordinato da Giovanni Marazzi, insieme a tutti gli alpini di Settesorelle, Vezzolacca e Vigoleno. Dopo aver partecipato alla bella manifestazione svoltasi a Piacenza, alcuni come volontari-aiutanti, altri per sfilare, dopo essere stati presenti, accanto alle autorità, per ricordare i caduti in guerra e porre la corona ricordo davanti ogni monumento esistente sul territorio comunale di Vernasca, si sono organizzati, e alla grande, per accogliere gli alpini del comune di Re, paese in provincia di Verbania, nella Val Vigezzo (noto per la presenza di un importante santuario dedicato alla Madonna del Latte o del Sangue) con i quali sono gemellati dal 2009, grazie ai coniugi Ada Prati di Vezzolacca e Fedele Necchi di Re, i capogruppo alpini di Vezzolacca Tonino Solari e quello di Re, Pio Cantadore. Per accogliere gli amici e condividere con loro un’intera domenica, il paese si è addobbato con le bandiere tricolori e molti hanno seguito la sfilata lungo le vie del centro, cadenzata dalle note della banda di Busseto e partita dalla Chiesa Vecchia, simbolo di Vernasca, dove si sono dati appuntamento per ritrovarsi, finalmente, dopo tanti anni. Il gruppo di Re ha raggiunto il paese che li ha voluti ospitare con un pullman dove, oltre agli alpini, vi erano anche i familiari. Insieme agli alpini locali, gli ospiti hanno seguito la messa dedicata a tutti i commilitoni deceduti, celebrata da don Alfonso Calamari che ha espresso, con una semplicità toccante, il suo “grazie” a nome di tutta la comunità, agli alpini, sempre molto attivi per portare avanti concretamente ideali altamente positivi e di esempio per tutti. Dopo aver sostato davanti al monumento ai Caduti, in piazza Vittoria, omaggiandolo con fiori , con la tradizionale corona d’alloro e preghiere, presenti le autorità locali, il sindaco Pinuccio Sidoli, il consigliere regionale Gianluigi Molinari, i rappresentanti dei carabinieri di Vernasca, il vicesindaco di Re Stefano Bonzani, i partecipanti alla cerimonia, tutti insieme - ed erano più di 200, un numero notevole nella realtà di un paesino di alta collina - si sono ritrovati nel salone parrocchiale per un pranzo ricco di gustosi piatti preparati dai volontari, trascorrendo qualche ora in allegria ed amicizia, e decidendo di devolvere l’intero guadagno alla parrocchia. Decisamente soddisfatti gli organizzatori, che si sono dichiarati disponibili, come già nel passato, a collaborare nelle varie manifestazioni che si terranno nel corso del prossimo anno a Vernasca e nelle frazioni comunali. _Renata Bussandri

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12/11/2019

Gli ex commilitoni tornano nei luoghi del servizio di leva

I ricordi del servizio militare non svaniscono mai, mesi di lavoro, non sempre facili, ma in cui sono nate e si sono consolidate amicizie che durano una vita. Per questo alcuni alpini di Podenzano sono tornati sui luoghi dove da “giovanotti” hanno svolto il servizio militare in Friuli Venezia Giulia. Accompagnati dalle consorti, Giovanni Carini (capogruppo Ana di Podenzano), Giorgio Rossi, Luigi Cammi, Claudio Segalini, Sergio Ivo, Igino Murelli e Angelo Bongiorni hanno trascorso tre giorni in Carnia e Cadore. Lo scopo era proprio quello di rivedere le caserme e i luoghi dove avevano trascorso i mesi della naja: Tarvisio, Pontebba, Paluzza, Chiusaforte, in provincia di Udine, sono state le tappe. «Paesi ed edifici che hanno suscitato tanti ricordi – dicono le penne nere podenzanesi – e grande commozione per quanto i valori alpini siano attuali». Interessante anche il museo alpino di Chiusaforte allestito alla Caserma Zucchi, ex sede del 15 Reggimento Alpini fino al 1995 e storica sede del Battaglione Alpini “Cividale”. Tappa a Collina, dove il battaglione “Gemona” svolgeva il campo estivo in una pineta e da cui, con circa 60 muli, si portavano i viveri al rifugio Marinelli (a 2120 metri di altitudine) che servivano per tutta la stagione estiva: legna, farina, salumi, casse di vino, liquori e bibite, gasolio per generatori. «Un bellissimo ricordo – dice Giorgio Rossi – è quello di Collina, durante il campo estivo, dove nel 1968 ho visto la vittoria dell’Italia nel campionato europeo di calcio contro la Yugoslavia con i gol di Riva e Anastasi». Ultimo giorno a Sappada in Cadore e poi al Rifugio Piani del Cristo alle falde del monte Peralba a vedere la sorgente del Piave e nel ritorno sosta in Trentino, in Val di Sole, una delle valli flagellate dal vento nel 2018 che ha abbattuto milioni di abeti rossi. _Nadia Plucani

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04/11/2019

Quaderno bianco e pennarelli colorati per scrivere insieme il libro del futuro

Fuori non si trova un posto per parcheggiare, come se ci fosse una partita di cartello allo stadio Garilli. Dentro ci sono tutti. Quasi tutti i parroci della città e anche alcuni dalla provincia, fedeli piacentini provenienti dalle parrocchie del Preziosissimo Sangue e di San Corrado ma anche da quella di Sarmato di dove don Federico Tagliaferri, 55 anni, è originario e dove lo scorso giugno ha celebrato il 25esimo di ordinazione sacerdotale. Ieri in chiesa c’era la sua famiglia. E, naturalmente, tanti parrocchiani di San Giuseppe operaio. A parlare per loro è Rinaldo Busca, uno dei veterani della comunità della Galleana. «Da 48 anni questa comunità cammina nella fedeltà al Vangelo - rileva dall’ambone durante il saluto - grazie anche al servizio appassionato e generoso di don Giancarlo e dei sacerdoti che nel tempo si sono succeduti e dei tanti laici che si sono rimboccati le maniche». Rivolto a don Tagliaferri: «Aiutaci a ravvivare le tradizioni e i luoghi a cui noi di San Giuseppe siamo legati (si veda Vigo di Fassa) e a riscoprirne il valore e il senso più profondo». Presenza importante per il neo parroco quella degli alpini, capeggiati dal presidente della sezione di Piacenza, Roberto Lupi. Don Tagliaferri, caporal maggiore alpino, li ringrazia per «l’amicizia e lo spirito di corpo». È all’offertorio che la parrocchia schiera i propri carismi davanti al neo parroco: dalle comunità neocatecumenali agli scout fino all’Azione cattolica. Portano acini d’uva e pane, un cesto con i volti delle persone, un registro con una scatola di pennarelli colorati per scrivere il libro del futuro, poi una torta per essere pronti ad accogliere, una pianta come quella che ha consentito l’incontro di Zaccheo con Gesù, infine un cartellone realizzato dai ragazzi che hanno appena ricevuto la cresima. _fri.

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02/11/2019

A Cortemaggiore Fabio Devoti rimane capogruppo degli Alpini

Fabio Devoti è stato riconfermato capogruppo degli alpini di Cortemaggiore. L’elezione è avvenuta nella giornata di festa organizzata come da tradizione nel periodo autunnale. Il gruppo alpini di Cortemaggiore ha partecipato alla Santa Messa celebrata presso la chiesa del convento francescano dal parroco di Besenzone don Giancarlo Plessi a cui, al termine della celebrazione, è stata consegnata un’offerta finalizzata al mantenimento e alla cura del convento stesso. Dopo i classici discorsi di rito delle autorità presenti, tra le quali il sindaco di Cortemaggiore, Gabriele Girometta, quello di Besenzone Carlo Filiberti, il capogruppo degli alpini Fabio Devoti e il consigliere della Bassa Valdarda Giorgio Corradi, si è tenuta una breve riunione di gruppo con gli iscritti. Ciò al fine di programmare gli impegni futuri. Successivamente, sono avvenute le votazioni per la elezione del nuovo consiglio direttivo. Oltre al capogruppo Fabio Devoti, Emanuele Braghieri è stato nominato vicecapogruppo, Roberto Boaron ricoprirà l’incarico di cassiere, mentre Ermanno Nazzani sarà il revisore dei conti. Gli altri consiglieri eletti sono: Stefano Boaron, Luigi Merli, Amato Cignatta e Aldo Repetti. La giornata è terminata con un momento conviviale e un pranzo presso l’oratorio di Besenzone. _Flu

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01/11/2019

Mazzolini di fiori per i caduti in guerra L’omaggio dei ragazzi di Carpaneto

Gli alunni di quinta della scuola elementare di Carpaneto, ieri mattina, accompagnati dalle loro insegnati, si sono recati lungo il viale delle Rimembranze, per deporre fiori sulle steli che ricordano i caduti in guerra di Carpaneto. Sono stati accolti dal gruppo alpini e dal sindaco di Carpaneto Andrea Arfani. «Ricordare questi nomi e venire ogni anno a deporre fiori sulle stele che ricordano tutti i nostri morti in guerra è una cosa molto positiva - ha spiegato Arfani - La libertà che stiamo vivendo in questo periodo, che dura ormai da anni, è merito del sacrificio di tantissimi giovani, ragazzi che hanno risposto alla chiamata della nazione e che sono andati a combattere. Onorare il loro ricordo e le loro gesta è giusto e fa onore anche a voi, bravi!». Gli alpini hanno ricordato che le stele sono 160, le stesse sono state recuperate e riverniciate nel 2011, e ricollocate sul viale per ricordare degnamente i ragazzi morti nella Prima Guerra Mondiale. Dopo la guerra, le famiglie di Carpaneto contribuirono in modo tangibile alla realizzazione del viale acquistando un albero per ogni soldato di Carpaneto scomparso. Sono state le famiglie di ogni bambino a confezionare i 160 mazzolini di fiori e, prima della sua deposizione sulla stele, ogni alunno ha letto ad alta voce il nome del soldato scritto sulla targhetta. Tra i 160 nomi, oltre a quello del Milite Ignoto, ci sono Alessandro Casali ed Ettore Rosso, insigniti della medaglia d’oro al valor militare e quello di Filippo Scotti Douglas, discendente della famiglia che governò Carpaneto per 4 secoli. La manifestazione di ieri è stata l’anticipazione delle commemorazioni che si svolgeranno sul territorio di Carpaneto che iniziano oggi, alle ore 9 con la Messa a Magnano, e la deposizione di una corona d’alloro. Domenica sarà invece la volta del capoluogo con la Messa alle ore 9 e, a seguire, corona d’alloro e discorsi delle autorità con anche il neoeletto sindaco dei ragazzi, Chiara Croci. Domenica i caduti verranno ricordati nelle messe di Chero alle 10,30 e di Ciriano alle 11,30. Fabio Lunardini

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29/10/2019

Grazie

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27/10/2019

Noi alpini e il nonnismo condanna senza dubbi ma la leva aveva un valore

Caro direttore, scrivo in relazione alla lettera pubblicata su “Libertà” di venerdì 25 ottobre dal titolo “Gli alpini sono ammirevoli però io ho ricordi brutti. Il nonnismo va rivisitato” per la quale ho apprezzato le sue considerazioni che terminano con il sollecito a una risposta anche da parte di qualcun altro. In primis mi permetto di correggere il lettore quando cita “il cappello con la piuma” in quanto il nostro cappello è contraddistinto dalla penna, le piume sono sul cappello dei bersaglieri. Detto ciò, mi spiace che fatti risalenti al 1981, anno in cui il lettore dichiara di aver svolto il servizio militare, vengano evidenziati nel 2019, a distanza di 38 anni (!) e proprio a pochi giorni dal Raduno del 2° Raggruppamento, per la cui organizzazione tanti volontari, alpini e non, hanno lavorato con passione e con l’orgoglio di fare qualcosa di positivo per il nostro territorio e per la nostra comunità e con l’obiettivo di risvegliare, soprattutto tra i più giovani, quell’amor patrio che raccoglie dentro di sé tutti i valori positivi del bene comune, a partire dal senso civico per terminare con lo spirito di solidarietà che contraddistingue molte delle opere della nostra associazione. Per venire al “nocciolo” della questione sollevata dal lettore, quindi ai fatti di nonnismo che si verificavano, a volte, nelle caserme non solo degli alpini, non posso che concordare che erano e sono da condannare senza se e senza ma. Giova però ricordare che la popolazione che animava le caserme rifletteva esattamente la società di allora dove, purtroppo, certe consuetudini che oggi definiremmo di “bullismo”, venivano praticate nelle piazze, nei bar ed in altri luoghi. Sia ben chiaro che con questo non intendo giustificare tali comportamenti. D’altro canto, per alcuni episodi riprovevoli, non si può generalizzare e “negativizzare” il servizio di leva che per tanti, a partire dal sottoscritto, è stata una bellissima esperienza e una scuola di vita. Quando ho il piacere, come mi succede spesso, di confrontarmi con i miei commilitoni, ricordiamo tanti episodi di vita militare, tra i quali anche quelli di sano “nonnismo” dove i veci aiutavano i bocia a inserirsi in un ambiente che non sempre era facile da affrontare e dove non mancava mai la goliardia che, ancora oggi, contraddistingue i nostri incontri. Se qualcuno non accettava le regole “non scritte” della caserma, in primis quella di portare rispetto per i veci, ne pagava la conseguenze, una delle quali era quella di essere “sbrandato”: se contenute nei limiti corretti e prese con la giusta dose di goliardia era un modo come un altro per divertirsi, nessuno si sentiva “bullizzato”. Guardiamo avanti, il servizio di leva obbligatorio (ahimé) è stato sospeso, ma se la nostra associazione conta ancora oggi 380.000 iscritti vuol dire che qualcosa di buono ha lasciato in coloro che hanno svolto la naja nel corpo degli Alpini e che ancora oggi servono la Patria non più con la divisa ma sempre con l’orgoglio di portare il cappello con la penna per aiutare chi si trova in situazioni di difficoltà e per cercare di non disperdere i valori che i nostri veci ci hanno tramandato. Colgo l’occasione per ringraziare tutti gli alpini, i volontari e le Istituzioni che hanno collaborato ed hanno profuso grande impegno per l’organizzazione del Raduno, nonché tutti coloro che hanno contribuito economicamente oltre al nostro quotidiano “Libertà” ed a Telelibertà che hanno dato grande risalto all’evento.

Roberto Lupi

presidente Sezione di Piacenza Associazione nazionale alpini

 

Ci speravo, nella risposta di Roberto Lupi, presidente degli alpini di Piacenza. Lo ringrazio. Mi sembra ovvio riservare alla sua lettera lo stesso identico spazio dato alla recluta dell’81 che ha sollevato lo spinoso tema del nonnismo. E tengo a sottolineare un dato di metodo: con rispetto e con un minimo di stile, si può discutere di tutto, anche tra “avversari”. E se questo avviene qui, nello spazio di “Libertà” dedicato al dialogo con i lettori, mi fa piacere. Il presidente Lupi si rammarica che l’ex alpino suo interlocutore riporti a galla fatti di 38 anni fa «proprio a pochi giorni dal raduno del 2° Raggruppamento». Mi permetto di fare l’avvocato d’ufficio: quell’ex alpino ha scelto di porre il tema dopo il raduno, non prima e nemmeno durante. Ha chiesto di discutere, non ha voluto provocare né tantomeno sfregiare. Detto ciò, c’è un’affermazione significativa nella lettera del presidente dell’Ana di Piacenza: gli episodi di nonnismo sono «da condannare senza se e senza ma». Non tutti saranno persuasi da quella specie di attenuante sociale evocata dal riferimento al “bullismo” allora diffuso, senza che lo si chiamasse così, «nelle piazze, nei bar e in altri luoghi». In caserma la portata delle vessazioni aveva spesso una brutalità, e una legittimazione, che segnava un salto, in peggio, di qualità. E’ vera comunque una cosa e cioè che bisogna «guardare avanti». La stima, la simpatia, l’affetto che circondano gli alpini per ciò che quotidianamente donano alle comunità di cui fanno parte è fuori discussione. Buona domenica a tutti, specialmente a chi distingue tra un capitolo di storia imbarazzante e il senso di una storia ammirevole.

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26/10/2019

Immagini e parole

Ad növ j’Alpein

di PIERGIORGIO BARBIERI

La festa Nasiunäla d’j’Alpein

ca l’è stä fata a Piaseinsa

l’éra vegn abòta bein,

lùra un’ätra par ricunuseinsa.

Ist’ann a l’è mia nasiunäla,

almä du regiòn igh sarann,

csé a l’è ‘na festa regiunäla,

ma l’istess bein i farann.

Vist i preparativ fàtt

a gh’è mia mutiv da dubitä,

j’hann laurä cmé di màtt,

a gh’è almä da spetä.

Seins ätar ag sarà menu gint,

ma seimpar un bèll mücc’

e cma ‘l solit a pòst e diligint

i sfilerann insëm in grüpp.

Sum chimò abòta cüriùs

da vëdd cor e bànd

e seint müsica e vùs

miss tütt in fila marciànd.

J’Alpein ‘na gràn urganisasiòn,

un gràn spirit ad còrp,

al dimustran in väri ucasiòn

ca j’enn mäi mòrt.

 

La nossa bandera e i nos alpein

di DON BEARESI nell’anno 1973 in onore degli alpini

A Piaseinza agh vurum bein:

žù al cappéll ca riva i noss Alpein!

i’Alpein, gint ad valur,

i s’enn seimpar fatt unur.

Quand gh’è in gir udùr ad vein,

lur i rivan cme i müssein;

e sa svera un buttigliòn,

as na müccia anka un battagliòn!

A Piaseinza sum sincér in dal cör

e in di biccer; al noss vein l’è mia

d’azé, parché nöi al fum... coi pé!

E par béval pössé bein, um fatt kôos

di gran cudghein, tütta roba da

tastä’, gogn ad prima qualitä’!

E par bev ancura méi, dla puleita

cui grassei, fatta kôos in dal parô’

ca csé bona ‘s n’in fa pö!

I rašdur ch’i hann fatt la guerra,

i la mangian sedì i terra, e i ricórdan

la gavëtta, al brudéin e la galëtta!

I ricordan i cumpagn, kien rastä’

là in sill muntagn,

e i’enn mort püttost che ceed,

parché i gh’ävan una gran feed.

In ricord dal so valur,

i’hann purtä’ un bell triculur,

c’la sbarba’tta quand gh’è al veint,

veerd,biank e russ fughéint.

Verd cme l’erba di noss prä’,

cme ‘l furmeint ch’é dré büttä’:

la speranza d’un dastein,

seimpar bell cme un ciel asrein.

Bianc cme al latt di noss bandòn,

cme ‘l surrìs di noss puppòn:

l’è ‘l culur d’la nossa feed,

dal servizi e dal cungéed.

Russ cme ‘l vein ch’um aschissä’,

russ cme ‘l sangu di suldä’:

l’è ‘l pö bell di trì culur,

tütt cur gg’ e tütt amur. . .

L’è la festa dl’amicissia,

tütt fradéi, seinza malissia...

Sö i biccér pr’i noss Alpein:

tant cme lur, vurumas bein!

 

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25/10/2019

Gli alpini sono ammirevoli però io ho ricordi brutti il nonnismo va “rivisitato”

Gentile direttore, ho aspettato che finisse giustamente la festa che Piacenza ha preparato per il ritorno degli Alpini, prima di scriverle la mia testimonianza. Nel 1981 anch’io ho avuto “Il cappello con la piuma” ed insieme a me tanti emiliani che furono destinati nella Cadore. Le tralascio il paesino imboscato dove era collocata la caserma e quanto la medesima era lontana da un centro abitato ma soprattutto quanto era decrepita tutta la struttura dove eravamo alloggiati e svolgevamo le attività. Si tranquillizzi, la mia non è la solita lettera sui disagi della cosiddetta naja ma una riflessione su alcuni aspetti poco ricordati. Per me è stato l’incontro con quello più tardi sarebbe stato chiamato con il nome appropriato bullismo ma che allora veniva chiamato con un nomignolo che lo faceva sembrare meno pericoloso e più goliardico: nonnismo. Mi creda non c’era niente di goliardico nella “comunione del mussista” (nel mansionariato alpino il conduttore di muli) che consisteva per i nuovi arrivati nell’intingere ostie sconsacrate nell’urina dei muli, e a volte non solo quella, e farle deglutire. Non c’era niente di goliardico nelle “secchie” che erano letteralmente secchi di acqua gelata, quando andava bene, che venivano gettati addosso al malcapitato mentre dormiva reo di non aver sottostato alle imposizioni che le “max” (gli alpini a cui mancavano uno o due mesi al congedo) impartivano durante il giorno. Se lo sgarro era forte (non bloccarsi come statue di sale al comando anche con la forchettata di pasta mentre mangiavi, o non fare il “cubo” o il letto al posto della “max”) allora all’acqua venivano aggiunti dagli altri congedanti le proprie deiezioni liquide e… solide. Le lascio immaginare come poteva dormire la persona che la riceveva e tutta la camerata che condivideva quello spazio. Io sono stato testimone di tutto questo e di altre cose che solo la decenza e il rispetto dei suoi lettori miei concittadini mi impediscono di raccontare, e che farebbero inorridire e disturbare inutilmente. Le racconto solo quest’ultimo episodio, avvenuto durante il Car a Belluno. Un ragazzo al primo mese di naja riceve un’improvvisa licenza per tornare a casa. Tornare a casa nei primi tre mesi di servizio militare era una probabilità pressoché remota. Si alimentò subito la diceria di un raccomandato, di un “protetto”. Per punire questa sua condizione tutti gli abiti militari riposti sopra la sua branda vennero spalmati di lucido nero in dotazione per gli scarponi (che dovevano essere impeccabili ogni mattina). La verità era che era stato richiamato a casa perché di li a poco sarebbe morta la mamma di una leucemia fulminante. Io credo che, come tante cose su cui abbiamo riflettuto a posteriori, anche questa del nonnismo andrebbe rivista e analizzata, per potersi poi concretamente concentrare sulle cose positive e sugli aspetti benemeriti che l’associazione degli alpini ha compiuto e compie quotidianamente. lettera firmata Piacenza

Credo di non sbagliarmi se dico che il movente della lettera è un certo fastidio per l’importanza che Piacenza e magari anche “Libertà” hanno dato al raduno degli alpini sabato e domenica scorsi. Capisco. Non è obbligatorio metabolizzare ricordi come quelli del nostro lettore e riporli con ordine nei propri cassetti interiori, dicendosi che così andava il mondo nell’anno 1981 e oggi per fortuna il tempi sono cambiati eccetera eccetera. Ognuno ha diritto a mantenere un punto di vista critico, anche duramente polemico, verso pratiche oggettivamente brutali. Il nostro lettore (che chiede l’anonimato «data la delicatezza della testimonianza») considera la stagione del cosiddetto nonnismo qualcosa di vergognoso da «rivedere e analizzare». E data la crudezza degli episodi rievocati a mo’ di esempio, sulla sensatezza di questa richiesta c’è poco da obiettare. Ci sono varie cose nel mondo su cui si è utilmente «riflettuto a posteriori», nulla vieta di farlo anche sul nonnismo, che peraltro riguardava il servizio di leva in generale e non solo quello svolto negli alpini. Una sola regola d’ingaggio: fare autocritica sulla “comunione del mussista” e “secchie”, robe del passato, non può gettare ombre sul presente di operoso e ammirevole volontariato degli alpini. Su questo concorda lo stesso autore delle lettera scrivendo nel finale che, una volta ripassata senza ipocrisie né sconti quella pagina, ci si potrà «concentrare sulle cose positive e sugli aspetti benemeriti » delle attività odierne degli alpini. Un’ultima cosa: è apprezzabile la scelta del lettore di porre la questione aspettando che la festa delle penne nera si fosse conclusa. È la prova di uno stile e di un intento costruttivo. Anche soltanto per questo, meriterebbe una risposta non soltanto da parte mia.

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24/10/2019

Il coro Ana Valtidone tra i protagonisti al 2° Raggruppamento

Anche il coro Ana Valtidone ha vissuto due giorni da protagonista nel raduno del 2° Raggruppamento alpini tenutosi sabato e domenica a Piacenza. A spiegarlo e a raccontarne le emozioni è il mestro e direttore del coro, Donato Capuano. Primario dell’ospedale di Bobbio, 65 anni, Capuano dal 1984 guida il coro polifonico della parrocchia di Castelsangiovanni e dal 2008 il coro Valtidone, diventato coro dell’Associazione nazionale alpini (Ana) nel 2010 grazie all’interessamento dell’allora presidente della sezione di Piacenza, Bruno Plucani. «Abbiamo sempre partecipato a tutte le Adunate nazionali - spiega Capuano - anche all’ultima di Milano, dove abbiamo preso parte alla serata dei cori». Nel raduno del 2° Raggruppamento il coro - presieduto da Pino Quaretti - ha rappresentato la colonna sonora della messa con il vescovo nel Duomo di Piacenza. Musica sacra dai colori alpini quella con cui i 34 coristi hanno accompagnato la funzione liturgica: da “Signore delle cime” all’“Ave Maria” sempre di Bepi De Marzi, da “Io resto qui” di Giorgio Susana alla “Preghiera degli alpini” di Giovanni Veneri. È stato anche grazie a loro se la funzione religiosa, con una cattedrale gremita da 1.200 persone, è stata una di quelle da ricordare sul calendario. L’impegno del coro Ana Valtidone è proseguito sia nella serata di sabato con canti alpini sul sagrato della basilica di San Francesco, sia la domenica con un’esibizione di fronte ai dodicimila alpini in attesa di sfilare, riuniti nel Polo di mantenimento pesante Nord - «Un colpo d’occhio meraviglioso » ricorda Capuano - e con la partecipazione alla sfilata della sezione di Piacenza. E adesso? «Continuiamo con il programma ordinario e ci prepariamo agli appuntamenti della fine dell’anno - osserva il maestro - . D’estate ci troviamo nella chiesa di Bruso, d’inverno nella sede alpini di Castelsangiovanni. Abbiamo un’età media di 60 anni e la speranza è di riuscire a coinvolgere nel coro qualche giovane». _fed.fri.

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22/10/2019

Bar e tavolini deserti per il commercio è flop Bene i musei farnesiani

Stavolta ai commercianti, ai pubblici esercenti in particolare, non è andata come ci si aspettava. Gran parte del centro storico non è stato toccato se non marginalmente dal raduno alpino, per non dire delle zone semicentrali della città e della periferia. In centro una trentina gli esercenti che avevano investito nel plateatico per tavolini e dehor. Solo pochissimi si sono visti ripagare lo sforzo economico. «Se mi si chiede se le nostre aziende hanno fatto affari con gli alpini la risposta è no» non lascia il minimo dubbio Fausto Arzani, direttore di Confesercenti. «Questa volta neppure quelli sull’asse della sfilata hanno avuto soddisfazione. Per loro è stato un flop». Qualche esercente punta il dito in primis verso gli stand gastronomici realizzati in via Sopramuro e piazzetta Plebiscito. «Chi era nelle vicinanze ne ha tratto vantaggio di rimbalzo, gli altri sono rimasti schiacciati» ammette Arzani che fa comunque presente come la sua associazione abbia avvisato: «Era un evento diverso dall’adunata del 2013». Anche il direttore dell’Unione Commercianti, Alberto Malvicini, assieme al suo staff, aveva fatto circolare il medesimo messaggio di cautela tra gli iscritti. Ad aver giocato un ruolo importante, secondo Malvicini, il “mordi e fuggi”: «Molti penso siano tornati a casa subito dopo la fine della sfilata, vista la vicinanza con i loro territori ». L’assessore al commercio, Stefano Cavalli, di fronte alle rimostranze rimane perplesso. «Sapevano che non sarebbe stata un’adunata nazionale - dice - e l’avevamo detto. Però numericamente siamo oltre alle aspettative: 40mila persone, secondo la questura, quando la stima iniziale era di 25 mila. I numeri parlano chiaro e sono a nostro favore. Io poi sono rimasto in città fino alle 18 di domenica e ho visto tanta gente in giro, così come sabato sera». Se gli si fa presente che più di qualcuno si è lamentato perché il mercato del sabato in centro è stato spostato sul Pubblico Passeggio, si fa ancora più perplesso. «Non capisco. Sono stati gli stessi commercianti - rivela - a chiederci di spostare sia il mercato del mercoledì, sia quello del sabato sul Facsal. Noi quello di mercoledì lo abbiamo tenuto, quello di sabato no, perché piazza Cavalli doveva essere a disposizione dell’organizzazione del raduno». Se le pinte di birra sono rimaste al palo, le brochure informative del punto turistico allestito in piazza Cavalli assieme a Destinazione Emilia sono andate a ruba, mentre i musei Farnesiani hanno raddoppiato gli ingressi. Il Farnese è arrivato a 320 visitatori tra sabato e domenica, «il doppio di un normale fine settimana» è soddisfatto l’assessore alla cultura, Jonathan Papamarenghi. È tramite il suo assessorato che il contributo economico del Comune è giunto all’Ana. «Per la prima volta abbiamo portato il point informativo in piazza (nel 2013 non c’era) mentre abbiamo ampliato l’orario dello Iat - evidenzia -. Vista la grande affluenza e la curiosità attorno alle eccellenze artistiche di Piacenza e territorio siamo sicuri che una parte delle persone ritornerà, magari con più tempo a disposizione, con amici e familiari al seguito. Il Raduno del 2° Raggruppamento Ana ha portato in dote, a Piacenza, non solo l’atmosfera unica di un evento che ci ha permesso di rendere omaggio ai valori e all’impegno civile e militare degli Alpini, ma anche una straordinaria opportunità di promozione turistica ». «Palazzo Farnese - ci tiene infine ad evidenziare l’assessore alla cultura - ha ospitato l’incontro annuale dei presidenti di sezione le cui delegazioni, attraverso una visita guidata, hanno poi potuto ammirare i tesori custoditi nei musei ». _fed.fri.

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22/10/2019

Sorrisi e solidarietà nel reparto di oncologia

Su invito del professor Luigi Cavanna e su richiesta di alcuni suoi pazienti ricoverati, una delegazione di alpini piacentini, al termine della grande sfilata del 2° Raggruppamento, si è recata nel reparto di oncologia dell’ospedale di Piacenza a portare i saluti della Sezione di Piacenza a tutti i ricoverati, in modo particolare a due alpini della Valnure che hanno accolto la delegazione con il saluto “alla militare” e con le lacrime agli occhi perché dispiaciuti di non aver potuto partecipare all’evento. «Abbiamo incontrato anche una signora di Milano – ha spiegato il vicepresidente sezionale Ana, Pier Luigi Forlini – e ha raccontato che suo figlio è alpino, ma non può partecipare ai raduni perché la deve curare. E’ una testimonianza concreta dei valori alpini». La delegazione, guidata dalla caposala, ha sostato anche nelle sale d’attesa stringendo le mani dei parenti dei pazienti. Con Forlini erano presenti gli alpini Bruno Plucani, Roberto Ronda, Luigi Mercori, Giorgio Corradi, Ettore Ziliani, Giancarlo Lorenzi, Giovanni Bellagamba e il primo caporalmaggiore Vanessa Gentilotti, 26 anni, soldatessa piacentina iscritta al gruppo alpini di Agazzano e in forza al 2° reggimento alpini di stanza a Cuneo. «Ringraziamo gli alpini – ha commentato Cavanna impegnato nelle visite – i nostri pazienti sono stati molto contenti della loro visita, un bel segno di solidarietà». _NP

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22/10/2019

«In piazza nel 2022 per il centenario della nostra sezione»

Il prossimo appuntamento con gli alpini in piazza Cavalli? Nel 2022, in occasione del centenario della sezione di Piacenza. A fissarlo per i piacentini è Roberto Lupi, il presidente delle penne nere di casa nostra. Uomo concreto e senza fronzoli, passata l’ansia per il raduno del 2° Raggruppamento, ora può tirare il fiato, gratificato dai tanti attestati di congratulazioni ricevuti in queste ore. «È andata molto bene, sia per la gente - la questura ci ha parlato di 40mila persone, ben più delle nostre stime - sia per la parte organizzativa e logistica, filata via liscia. Avevamo timore per le operazioni di deflusso sui pullman, invece tutto ok. Le cerimonie sono state sentite e partecipate. In particolare in Duomo ho notato un ascolto, un silenzio mai sentito. Domenica grande entusiasmo, soprattutto in certi tratti della sfilata: al Dolmen, in piazza Sant’Antonino, in largo Battisti e poi in piazza Cavalli ma anche in via Cavour e dopo. A quanto ci hanno detto questo è stato uno dei raduni del 2° Raggruppamento maggiormente partecipati ».

Il fiore all’occhiello, a sentire gli esperti, è stato il luogo dell’ammassamento: l’ex Arsenale. Conferma?

«Il ritrovo all’interno del Polo è una cosa che tutti ci hanno invidiato. C’erano solo gli alpini perché era riservato a chi avrebbe sfilato. In una location prestigiosa, con le artiglierie schierate e addobbate con le bandiere tricolori. Dal punto di vista della sicurezza l’ammassamento è il momento più critico. Essere all’interno di una struttura controllata come quella è stata una garanzia di tranquillità».

Vediamo le criticità. Nell’ottica di fare sempre meglio. Ce ne sono state?

«Dovessimo rifarlo nel breve tempo questo raduno transennerei piazza Cavalli. Sabato, quando siamo arrivati in piazza con il labaro nazionale e la corona di alloro, il percorso previsto era davanti alle tribune per poi fermarci davanti al sacrario del Gotico e tornare indietro facendo fare una inversione ad “u” al corteo». Invece...? «Non è stato possibile perché la gente aveva invaso la piazza e si è creato un momento di tensione tra il servizio d’ordine che ha dovuto gestire una situazione imprevista. Poi è filato tutto liscio».

E la bandiera che non voleva venire ammainata...

«Quello è stato un momento di colore. Noi pensiamo che nella notte qualcuno abbia tirato la corda e il vessillo si sia incastrato. Ma a detta di tutti è un buon segno, un augurio che la festa continui».

Infatti, e adesso?

«Prima ci riposiamo un poco. Continuando con i nostri appuntamenti associativi. Torneremo nel 2022 per il centenario della sezione di Piacenza. Sarà una data importante ».

La solita domanda. A quando una nuova adunata?

«Nulla è impossibile ma nel breve tempo è molto difficile. In novembre si decide l’adunata nazionale 2021 e in lizza ci sono città come Alessandria o Matera che non l’hanno mai ospitata. Oppure Brescia che l’ha già vissuta ma tanti anni fa. Se c’è la collaborazione con le istituzioni come ho trovato oggi non è un traguardo impossibile. Sono comunque eventi che richiedono uno sforzo economico importante ».

A proposito, quanto è costato questo raduno?

«Intorno ai centomila euro, la maggior parte coperta dai partner come Credit Agricole, Fondazione di Piacenza e Vigevano, il Comune di Piacenza tramite l’assessorato al turismo, la Regione Emilia Romagna. Solo in maniera residuale dalla sezione Ana di Piacenza».

Gli esercenti si sono lamentati per l’indotto praticamente nullo in città, centro storico compreso. Come lo spiega se c’erano 40 mila persone?

«La città in centro non ha una disponibilità di ristoranti come quella chiesta da alcuni gruppi che avevano bisogno di 300-350 coperti. Così si sono sparpagliati in giro per la provincia. Poi la domenica pomeriggio la gente ha cominciato anche a tornare a casa. In tutti i casi ...»

In tutti i casi?

«Lo avevamo detto: non è l’adunata nazionale dove per 4-5 giorni hai la città invasa. A noi poi interessa prima di tutto sensibilizzare i cittadini sui nostri valori, in particolare che i giovani vedano negli alpini un esempio positivo. Se ci sono anche i numeri e le ricadute economiche ben vengano ma il nostro scopo non è quello. Noi vogliamo fare la nostra piccola parte di educazione civica tra i cittadini e le nuove generazioni. E in questo raduno ci auguriamo di esserci riusciti ».

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21/10/2019

Veci e bocia al raduno di Piacenza I loro valori adesso cercano eredi

emoria, solidarietà e fedeltà: sono questi i valori degli Alpini - dice Santamaria - oggi qui rappresentati dalla bandiera, dai sindaci, dall’esercito e dalle sue medaglie perché, se siamo qui, lo dobbiamo anche a chi ha lottato per darci la libertà». Passato e futuro cercano un collante perché la memoria che piace agli Alpini è viva e si traduce nell’impegno concreto a costruire, giorno per giorno, la pace e un mondo di migliore. Un’eredità importante che le Penne Nere vogliono affidare ai giovani anche attraverso la naja. Nella sfilata che ieri ha entusiasmato Piacenza, avanza lo striscione con su scritto “Con coraggio vogliamo il ripristino della leva”. Una richiesta accolta da un tripudio di applausi. Sfila l’orgoglio alpino, sfilano 100 anni di storia. Molti volti abbronzati di chi vive e ama la montagna. Sfila la simpatia che stempera la solennità del momento. Gli Alpini si scambiano il “cinque” con i bambini. Accompagnati da genitori e nonni ci sono tanti ragazzi che assistono a questa festa di popolo capace di suscitare autentica emozione. “Veci e bocia” si legge su un altro striscione, a riproporre il tema caro di un’identità che accomuna diverse generazioni. «Sa che cosa c’è? Che io non mi sento l’età che ho - dice un anziano alpino in piazzetta Plebiscito - e quando c’è da andare o da fare qualcosa di utile ci sono». Poco distante da lui un bambino sulle spalle del papà indossa il cappello con la penna nera e sventola un piccolo Tricolore con su scritto W gli Alpini. L’atmosfera è calda, spunta qualche lacrima al passaggio dei reduci, memoria vivente del sacrificio. Vederli è un tuffo al cuore: vorremmo abbracciarli. Sono a bordo di mezzi americani del ‘43 e un ragazzino li applaude rapito dallo spettacolo. Dall’altoparlante il fantastico speaker del Raduno dona perle di storia e solidarietà. I giovanissimi sentono parlare del passato ma anche di migliaia di ore di protezione civile, di migliaia di pigotte per l’Unicef e del grande cuore piacentino con la scuola scalabriniana in Albania. Percepiscono, a pelle, che c’è davvero tanto dietro e dentro questa sfilata. Lo dimostrano anche gli Alpini che sfilano in carrozzina a testimoniare la voglia di fare il bene, sempre e comunque. Stamattina, nelle sede degli Alpini al Daturi, alcuni liceali piacentini andranno a “lezione” dal capogruppo Ana di Piacenza Gino Luigi Acerbi. Sono i ragazzi che, nei giorni scorsi, erano stati coinvolti nella cerimonia dell’alzabandiera. Si sono incuriositi, vogliono saperne di più del Tricolore, degli Alpini e di cento anni di storia delle Penne Nere. E’ un segnale di speranza. Forse il passaggio di testimone c’è già stato.

Paola Romanini

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21/10/2019

Cori e brindisi nella lunga notte degli alpini La piazza partecipa e canta anche in dialetto

La conquista della piazza è compiuta quando attaccano a suonare, a ritmo di marcia, “T’al dig in piasintein”. Basterebbe quello: l’inno della piacentinità di ieri e pure di oggi cantato a gran voce da tutti i presenti davanti al maestro Edo Mazzoni che con piglio sicuro guida i “suoi” musicisti. Ma in piazza Cavalli il sabato sera del raduno del secondo raggruppamento alpini è anche altro: è il banchetto che alla mattina traboccava di cappelli con la penna nera e a sera invece ne ha ancora sì e no una decina, è la goliardia dei canti ad ogni angolo, è il quadrilatero della piazza così pieno di gente che non ce ne sta altra, è la fatica dei baristi, anche quelli più abituati a gestire le folle, che spillano ormai per inerzia le birre sopraffatti dal caos. Ma poi è soprattutto il carosello delle fanfare: a palazzo Gotico le ultime note dell’inno di Mameli suonato dall’ottima fanfara della brigata alpina Taurinense dà il “tana libera tutti” alle tre bande assestate in piazza Duomo, in piazza Borgo e a barriera Genova. Basta un segnale, presumibilmente uno squillo o un messaggio, ed ecco che tutte partono: la prima ad arrivare è quella partita all’ombra del Gotico, la fanfara di Pontedellolio guidata da Mazzoni. A ruota la banda di Agazzano di Antonio Quero e la fanfara della Val Camonica si fanno largo tra la folla. Brave lo sono tutte, ma la formazione pontolliese sbaraglia: Mazdig in piasintein” la piazza si mette a cantare in dialetto. La conquista è fatta. La banda di Agazzano si infila sulla scia dell’entusiasmo e propone i “classiconi” del repertorio bandistico: “Zum zum zum”, “Maramao perché sei morto”, “Pippo non lo sa”, “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù” si susseguono per cedere poi la parola, pardon la piazza, alla fanfara della Val Camonica guidata da Tino Savoldelli coi suoi inni, il suo “Silenzio” istituzionale e il suo passo marziale. “Evviva, evviva il corpo degli alpini” cantano i piacentini, tutti senza distinzione, prima di mettersi sull’attenti alle prime note di “Fratelli d’Italia”: il carosello delle fanfare non poteva chiudersi che così , con l’inno di Mameli eseguito dalle tre formazioni e cantato dalla piazza conquistata nel nome delle penne nere. Il resto è festa: brindisi, cori, risate e convivialità prima di sfilare la domenica.

Betty Paraboschi

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21/10/2019

Folla e affari in pieno centro ma piange il resto della città

Bar e ristoranti affollati in piazza Cavalli e dintorni. Affari inferiori al previsto nelresto del centro storico. Il maxi raduno stavolta non ha accontentato tutti. La delusione ieri serpeggiava in piazza Duomo e strade limitrofe. Ma il malumore covava già da sabato mattina per il trasloco del mercato. Claudio De Tullio, titolare del “Clod caffè” in via Legnano, sbotta: «Non si possono creare piazze di serie A e piazze di serie B. Noi abbiamo offerto un servizio tenendo aperto la domenica, peraltro dopo un sabato fiacco, e ora la delusione è forte. Qui non è passato nessuno. Piazza Duomo è un gioiellino, meritava di essere coinvolta meglio». Pure Massimiliano Ferrari, titolare di “Degustazione Legnano”, si apettava qualcosa di più: «Abbiamo tenuto aperto apposta per gli alpini, purtroppo qui in via Legnano siamo rimasti esclusi. La festa del 2013 si conferma inarrivabile, noi non c’eravamo ancora, ma il precedente titolare aveva visto ben altro movimento ». Paolo Lucchini, dietro il bancone del “Caffé dei Cortesi” di via Roma, si dichiara «soddisfatto» dell’apertura domenicale per le penne nere, un po’ meno del weekend «senza mercato». Le bancarelle spostate sul Pubblico passeggio, a detta di molti, sabato mattina avrebbero finito per svuotare il centro storico. La conferma arriva dagli stessi esercenti di piazza Cavalli, cuore pulsante della festa alpina. «Male venerdì sera, benissimo sabato sera e bene la domenica. Sabato mattina ha pesato l’assenza del mercato », riassumono Sabrina Bertè e Nicoletta Fiorani titolari del “Dado Bar”. Sorride Predrag Vojvodic, per tutti Cune, titolare del “Barino”: «Siamo stati fino all’ultimo con l’incognita del meteo e delle presenze, alla fine è andata bene. Sabato sera, soprattutto, qui è stata una lunga notte di festa gioiosa e senza eccessi». Il centro si è svuotato subito dopo la parata di ieri suscitando ulteriori perplessità. Stavolta, a differenza del 2013, i gruppi organizzati in pullman hanno lasciato la città all’ora di pranzo per raggiungere i ristoranti alle porte di Piacenza, in grado di accogliere comitive di 100 - 200 persone.

Michele Borghi

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21/10/2019

Gli alpini di Bergamo scoprono i sapori della nostra provincia

Piacenza “salotto” in cui gli alpini sono stati davvero accolti come in famiglia. Parola di Giuseppe Ferrari, presidente della sezione Ana di Bergamo, che ieri, terminata la sfilata del Secondo raggruppamento, ha pranzato con 200 dei “suoi” alpini alla trattoria Rio Verde di Due Case. Bergamo, che è la seconda sezione Ana più numerosa d’Italia dopo Brescia, ha partecipato al Raggruppamento con 700 penne nere. «L’organizzazione di Piacenza è stata ottima – ha osservato il presidente Ferrari - si sono superati e ci siamo trovati benissimo. Sabato ho partecipato alla riunione a Palazzo Farnese. Avevo già conosciuto quel luogo all’adunata 2013, ma è stata una riscoperta. Piacenza è stata molto accogliente, è un salotto e si sta molto bene. La gente è accogliente: quando abbiamo sfilato per andare a messa in Cattedrale, ho visto una grande partecipazione che non ho mai visto prima. C’era tante gente di Piacenza, significa che i piacentini tengono agli alpini». Un’organizzazione impeccabile come quella del pranzo nel locale di Fabrizio Ponticelli a Podenzano – il padre Franco è alpino doc - con oltre dieci tra camerieri, cuochi e collaboratori al banco bar, proponendo salumi, primi piatti, arrosti, vini piacentini. «L’organizzazione del pranzo è stata impegnativa – hanno commentato Ponticelli e i suoi collaboratori -, ma con gli alpini va sempre tutto bene». Da Bergamo a Podenzano passando per Vigolzone. Il collante è stato il gruppo di Vigolzone, ed in particolare il capogruppo Matteo Ghetti, legato da amicizia decennale con Alessio Granelli, referente Ana Bergamo della Federazione internazionale dei soldati della montagna. Entrambi si sono ritrovati in questa occasione. «Sono stati due giorni di grande impegno – ha detto Ghetti che ha prestato tempo e competenze anche nel servizio d’ordine -, ma è sempre ripagato dall’amicizia con tanti alpini e dall’affetto della gente». _Np

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21/10/2019

I 40mila alpini chiedono la naja Sfilano orgoglio e grande cuore

“Salviamo i boschi dal fuoco”, “Amico degli alpini, onore con il cuore”, “Ora come allora, un secolo di percorso solidale”, “Fatti, non parole”, “Basta guerra”. E poi gli striscioni più applauditi al loro passaggio: quelli che ricordano la Julia, mamma roccia, don Carlo Gnocchi e i fiori selvatici di montagna, il capitano Pietro Cella. Ma soprattutto l’appello “Più coraggio, vogliamo il ripristino della leva” diventa esultanza in largo Battisti, fino all’arrivo dell’arrivederci a Rimini 2020 e l’invito a un moto perpetuo, un guizzo dal cuore: “Vogliamoci bene”. Sono i valori che circa 40mila alpini hanno fatto marciare dal polo di mantenimento pesante di viale Malta fino a superare piazza Cavalli. «Trasformiamo un ricordo in memoria viva», hanno detto emozionate le Penne nere arrivate da Lombardia e Emilia-Romagna al raduno del secondo raggruppamento. Veci e bocia, e “L’impegno continua” si legge sul retro delle loro magliette. «Non è una semplice ripetizione di schemi celebrativi, ma la conferma dell’attualità dei valori di umanità, solidarietà, condivisione», ha sottolineato il prefetto Maurizio Falco, dal palco del polo sulle cui mura farnesiane (occasione eccezionale per vederle) è sventolato il Tricolore. «Gli alpini sono fili preziosi, consentono di tenere insieme il tessuto di una comunità che rischia di sfilacciarsi sotto gli strappi di una intemperie internazionale, che mescola culture, economie, alleanze ». Il prefetto ha parlato di un «scivoloso presente»; ha citato le ore difficili della Brexit, la recrudescenza del conflitto tra Catalogna e Spagna, le proteste violente a Hong Kong, ma anche «modelli tecnologici forse troppo utilitaristi». L’appello è a «non trasformare il confronto in conflitto», all’ «intelligente generosità», con un obiettivo che è poi senso del raduno: «Impegnarsi a spiegare ai nostri figli quello che potremo essere domani». Onorata la sindaca Patrizia Barbieri, anche presidente della Provincia, nel salutare le migliaia di Penne nere arrivate nella “cittadella militare” di viale Malta già dalle 8.30. «Mi sono domandata spesso quali fossero le parole giuste per rendere omaggio ai valori di cui vi fate interpreti, quotidianamente, con il vostro spirito di servizio nei confronti della collettività. Ho scelto allora di parlarvi con il cuore, per rispetto alla semplicità, all’immediatezza, all’umanità con cui, da sempre, mettete amore nel vostro impegno. Spesso, il vostro ruolo prezioso è il pilastro semplice e forte di una quotidianità silenziosa, che pochi giorni fa ho avuto il piacere di conoscere grazie a don Emidio Boledi, premio “Alpino dell’Anno”». Una volta indossato il cappello, si è alpini per sempre: «Permetteteci, allora, di esserlo per un giorno insieme a voi», ha incalzato la sindaca. «A muoverci è la necessità di potersi specchiare nel volto migliore di quell’identità collettiva che ci insegnate a preservare ». E l’assessore regionale alla Protezione civile e alla montagna Paola Gazzolo: «I valori degli alpini servono a ricostruire soprattutto le certezze e il tessuto sociale, donando un valore condiviso».

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21/10/2019

Ferlisi e l’onore del labaro «Penso a mio nonno tornò dal gelo di Russia»

Sergio Ferlisi, cravatta rossa e penna nera sul cappello, si trova a fianco del palco d’onore e con la mano lancia un bacio a Fabiana, la sua compagna che è in piedi dalla parte opposta della strada e che ha in braccio la cagnolina Maia, vestita di tricolore. I loro sguardi e le loro parole si congiungono a intermittenza, schivando gli alpini che nel mezzo sfilano marciando. Ma questo avviene dopo. Prima c’è l’attesa in cui Fabiana spiega il suo entusiasmo. «Siamo qui perché il mio ragazzo, Sergio, porta il labaro nazionale », dice prima di introdurre Enrica, che di Sergio è la sorella e lo è un po’ anche degli alpini come corpo. «Veniamo da una famiglia di penne nere - racconta Enrica - sia mio padre sia mio nonno lo sono stati. E, posso dirlo, un po’ ci sentiamo tali anche noi». Sergio Ferlisi, di Pianello, ha dunque portato il labaro nazionale al fianco del presidente dell’Ana Sebastiano Favero. «Ho provato soddisfazione ed emozione» ha commentato Sergio, la cui famiglia conserva con lui la tradizione. «Penso a mio nonno - dice - l’ho conosciuto poco, quando ero piccolo, ma ne serbo il ricordo. Era della classe 1913 e ha combattuto in Russia e in Albania. In Russia è stato fatto prigioniero, raccontava come nei campi di concentramento gli gelassero le orecchie. Riuscì fortunatamente a tornare». La città è animata, le braccia della folla e il vento fanno a gara ad agitare le bandierine tricolori. Parenti, amici, curiosi e amanti delle penne nere sono assiepati già di buon mattino lungo il tragitto che porterà le 19 sezioni in Piazza Cavalli. Chi fa gruppo, chi è solo, chi in ritardo, perché tanto sa che, tra altri alpini, un alpino il posto lo trova sempre. Santino Valsecchi, della sezione di Luino, è in piedi in via Sant’Antonino. Ha avuto un contrattempo nell’albergo in cui risiedeva e non è riuscito a raggiungere il polo di mantenimento per la partenza. «Ho fatto il servizio a Vipiteno - dice guardando l’orizzonte per cogliere l’arrivo dei “suoi” - era la fine degli Anni Sessanta, anni di tensione e terrorismo. Mi ricordo che la nostra attenzione era rivolta al presidio di tralicci, dighe e stazioni ferroviarie». Passa la sua sezione e Santino si confonde con gli amici. Antonio Bolzoni e Luigi Ratti sono in bicicletta, si unisce a loro Cesare Benedetti. Sono gli alpini del Circolo culturale quartiere 4. «Siamo molto contenti, non potevamo mancare». Un’amica aggiunge: «Questa è l’Italia migliore, più onesta». E Cesare fa notare: «Anche il mio vecchio era alpino». C’è un filo conduttore che non si limita a unire generazioni, ma germoglia allargando la famiglia. Un nutrito gruppo di Artogne, sezione Valcamonica, con mogli e figli rigorosamente con penna nera, attende la sfilata. «Non perdiamo occasione per partecipare a questi appuntamenti», affermano mostrando il manifesto dell’adunata nazionale del 2020 a Rimini. E poi ci sono le donne di età diverse - «Attendiamo i nostri mariti » dicono dalla sezione di Monza e Brianza - quelle donne cantate dai cori alpini che, di lì a poco, si alzeranno dai locali della piazza.

Filippo Lezoli

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21/10/2019

Sui mezzi d’epoca gli “alpinissimi” del ‘20 «La vita è dura ma abbiamo fatto la pace»

Sono gli “alpinissimi” di Giovannino Guareschi. Quando i mezzi militari d’epoca escono da viale Malta la gente li applaude più forte, e un bimbo insegue la camionetta dicendo “Nonno, nonno, sono qui”. Loro però, i reduci della seconda guerra mondiale, i ragazzi degli anni Venti cui la guerra ha portato via la gioventù, sono i nonni di una società che rischia di dimenticarsi tutto. Sono quelli per cui, al loro passaggio, ci si alza in piedi, pensando all’Italia libera che loro, bambini, non hanno conosciuto. «Sono stato lontano da casa, da Ferriere, 48 mesi. Sa cosa vuol dire?», chiede Barbieri Antonio, classe 1920, mentre lo sguardo si perde tra le migliaia di persone e Penne nere nel polo militare. No, oggi non lo sappiamo più cosa voglia dire inseguire una guerra che con la povera gente non c’entrava nulla e farsi mesi e mesi di battaglie. «Io ero in Montenegro. Ero in Albania, anche. La guerra... la guerra è brutta, la guerra fa male. Insegna, certo, ma fa male. Sono stati anni terribili», prosegue Antonio. Tra pochi mesi compirà cento anni a Ferriere: è una biblioteca vivente, come lo sono gli altri reduci, i veterani. «Io mi sono salvato perché facevo l’autista al comando. Pensi, quando ho rivisto per caso a Pianello dopo decenni il mio capitano, diventato generale, lui mi ha subito riconosciuto. Un onore», ricorda commosso Luigi Fellegara di Castelsangiovanni, alle soglie dei 90 anni e ancora pronto a camminare sulle sue gambe da alpino, al fianco del mitico Enrico Badavelli, sempre castellano. Eligio Everri è arrivato ieri mattina puntualissimo con il figlio Daniele, che dal padre ha ereditato il sentirsi alpino tanto da guidare oggi la sezione di Travo: «Oggi è una giornata di ricordi. Non capita tutti i giorni di incontrare persone della mia età», ha detto Eligio, partigiano sulla strada tracciata da Italo Londei, reduce del Montenegro e di Albania, miracolato scampato solo per un gioco del destino alla fucilazione in piazza San Francesco a Bobbio. “Sei un alpino, avrai mica paura di morire?”, gli dicevano in guerra. Ricordi, che oggi però restano negli sguardi umili e coraggiosi degli alpini. Come Antonio Ferrari, nato ad Aglio di Coli, classe 1922, deportato in Germania dopo l’8 settembre del 1943. «Lavoravo in una fabbrica. In teoria, sono stato “fortunato”, perché mi hanno dirottato sul fronte francese, prima della prigionia, quando invece ero stato destinato alla Russia». Antonio ha chiesto subito ai familiari di poter essere al raduno, appena ha saputo, un anno fa, che stava per essere organizzato. Voleva esserci. «Perché i nostri reduci sentono questi eventi davvero come una parte di loro stessi. Pensano agli alpini andati avanti, agli amici che non ci sono più. E sono sollevati nel sapere che il loro valore non venga dimenticato, anche se tutto è diverso rispetto a quando erano giovani loro». Tra gli instancabili c’è Bruno Silva dalla Valchero, reduce di Jugoslavia, prigioniero in Germania dove per mesi e mesi venne mandato in miniera o a sgomberare le macerie dopo i bombardamenti: «Ho fatto fatica ad ammucchiare questi 95 anni e ora li tengo bene, ho ancora la patente», sorride. «Sono contento oggi, che bella giornata... Ai giovani vorrei dire di avere coraggio nel pensare con fiducia al futuro. La vita è dura, ma noi abbiamo fatto la pace». Elio Draghi ricorda con orgoglio quando fondò la sezione Alpini di Caorso. Ha quasi un secolo di vita e se gli si chiede cosa voglia dire essere alpini risponde sorridendo: “Un corpo solo”. Amicizia, onestà, solidarietà. E pure senso dell’ironia. Anche se il passato fa male, è una cicatrice profonda: «Quando sono tornato dal campo di concentramento in Germania pesavo 34 chili. Per fortuna, su quattro fratelli, siamo tornati tutti dalla mamma». Lo dice Eugenio Rossi, arrivato da Bergamo, dove è nato nel 1924. Si è fatto chilometri e chilometri per non mancare. «Siamo alpini, lo saremo sempre»

Elisa Malacalza

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21/10/2019

«Piacenza è una città bella da raccontare»

Professore di filosofia, psicoterapeuta e analogista, Angelo D’Acunto è la new entry tra la squadra di speaker (gli altri sono Manuel Principi e Tiziano Tavecchio) dell’Associazione nazionale alpini e il raduno del 2° Raggruppamento è il suo esordio ufficiale a Piacenza. Ha “il pallino” della cultura e Piacenza lo ha potuto ascoltare sabato pomeriggio, in cattedrale, in una precisa mini-lezione sulle origini della città e della chiesa madre, dal pulpito, appena prima della messa episcopale. Ieri, con la sua voce, dal balcone del Circolo dell’Unione, ha accompagnato la chiusura del raduno. «I complimenti vanno fatti alla cattedrale di Piacenza che è veramente bella ed è un piacere raccontare così come questa città - dice -. Forse non sempre noi poniamo attenzione alle cose belle che abbiamo intorno e la vostra cattedrale, che è la più grande delle cattedrali di questa terra, merita davvero un’attenzione particolare». «Noi alpini siamo molto concreti - riflette sul dna delle penne nere - però abbiamo dentro una tradizione culturale che cerchiamo di portare avanti. Come dice Tommaso d’Aquino, “la bellezza è lo splendore della verità”, chi è più vero di noi alpini che ci raduniamo per stare insieme ma anche per fare del bene agli altri ». Piacenza lo ha piacevolmente sorpreso e non solo per i piacentini: «È un raduno molto positivo, ho visto la cattedrale stracolma, tanta gente in strada, un bambino di colore che mi ha fermato e ha voluto fare una foto insieme a me; è la dimostrazione di come la semplicità degli alpini alla fine sia passata». _fri

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21/10/2019

Ad allietare il rancio il sousafono da Sorisole

Lo voleva tantissimo John Philip Sousa, modificando l’helicon e il basso tuba: il sousafono da cui ha preso il nome si è fatto così strada decenni dopo - un secolo e più dopo, precisamente - a Piacenza al raduno del secondo raggruppamento alpini. Il suo suono caldo ha avvolto tutta la banda alpina di Sorisole, in provincia di Bergamo, e si è sentito forte e chiaro anche al rancio del pranzo, tra piazzetta Plebiscito e piazza Cavalli, dove la formazione musicale ha intrattenuto i presenti, tra una salamella e un piatto di pizzoccheri, con i canti tipici e l’allegria delle Penne nere. Oliviero Agazzi suona il sousafono, strumento basso della famiglia degli ottoni, da ben 45 anni, spiega, attirando lo sguardo dei curiosi. Lo suona da quando era poco più che un bambino, e non è uno strumento semplice: «Non mi pesa, ci sono abituato. Siamo qui a Piacenza e ne siamo felici, è stata una bella giornata». La banda bergamasca nacque negli anni Venti dall’idea di tre fratelli, Pietro, Luigi, Giovanni Baggi. All’esordio nel 1927 suonarono in 14, con 500 lire date come contributo dalla Cassa Rurale. Oggi, come le bande piacentine, è prioritario l’impegno per la trasmissione dei saperi alle future generazioni. _malac.

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21/10/2019

Tra l’inno di Mameli e le preghiere ad Allah

«Mi piace questa festa e noto che ci sono molte persone anziane, è molto bello che ve ne prendiate cura. Noi in Senegal di anziani non ne abbiamo così tanti». È la riflessione a caldo di un piacentino acquisito: il senegalese Malick Cisse Elhadj. Con la tradizionale tunica bianca dagli orli ricamati, spicca tra il pubblico assiepato in piazza Cavalli per assistere alla sfilata. Lavora in fabbrica e racconta di essere a Piacenza ormai «da molto tempo ». Malick riconosce il ruolo degli anziani essendo la categoria un punto di riferimento storico nella vita sociale africana. Non si aspettava di vederlo riconosciuto anche qui da noi. Con le mani dietro alla schiena, mentre gli alpini “veci e bocia” sfilano, snocciola i grani di un rosario. Ma che fa? «Come loro (gli alpini) manifestano le loro idee, io prego Allah. Tutto qui». È un misbaha, il rosario dell’Islam, nella versione da 33 grani più uno. Ogni grano rappresenta uno dei nomi di Dio (Allah), nomi attraverso i quali il musulmano medita il mistero divino. Lo si rivede inconsapevolmente sull’attenti, anche durante l’inno di Mameli, con gli occhi rivolti al tricolore. «Stavo zitto? È vero, ma è perché non conosco le parole, sennò avrei cantato anch’io». _fri

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21/10/2019

La stecca a Lecco ma il tricolore non vuole scendere

Niente da fare. L’alpino in armi prova prima con le buone, poi strattona un poco la corda nella speranza che si sblocchi mentre la fanfara della Tridentina procede implacabile sullo spartito di Mameli. Arriva a “siam pronti alla morte l’Italia chiamò”, s’ode il “sì” della folla e il tricolore è ancora incastrato lassù. Non ne vuole sapere di venire ammainato. Il generale trevigiano Renato Genovese, del consiglio nazionale Ana, ci mette una pezza con diplomazia: «Sempre alta la bandiera! » Il raduno del 2° Raggruppamento alpini termina così, pochi minuti dopo le 13, con la bandiera verde, bianco e rossa che continua a sventolare sopra Alessandro Farnese e il suo destriero. L’atto finale di una festa, per molti durata troppo poco, è denso di simboli e si svolge sul selciato della piazza. Prima il passaggio della stecca. Un gesto rituale che legava i “veci” ai “bocia”. Si ripeteva al termine della naja, si ripete anche tra un’adunata e l’altra, tra un raduno di raggruppamento e l’altro. Perché i valori che legavano un alpino all’altro durante la leva militare sono gli stessi che li uniscono durante gli annuali ritrovi. E così ogni anno il testimone passa dalla città che ha ospitato l’evento a quella che si accinge a farlo. La stecca in legno di noce con i distintivi degli ultimi raduni, Piacenza compreso, viene passata dal presidente della sezione Ana di Piacenza, Roberto Lupi e dalla sindaca di Piacenza, Patrizia Barbieri, ai loro omologho di Lecco, l’alpino Marco Magni e il sindaco Virginio Brivio. La città lombarda ospiterà il raduno del 2° Raggruppamento il 17 e il 18 ottobre del 2020. C’è il tempo solo per brevissimi saluti. Il «grazie a tutti» di Lupi, l’auspicio espresso dal sindaco Brivio di riuscire a ripetere al meglio il raduno di Piacenza in riva al lago di Como - «avremo problemi logistici che qui non ci sono stati, spero che gli alpini non mi facciano segare una montagna » - e le commosse parole della sindaca Barbieri. «Vi saluto con un cuore pieno di emozione perché ci testimoniate valori importantissimi - dice la sindaca - abbiamo visto i vostri striscioni durante la sfilata, i vostri sorrisi, il vostro fare incondizionato senza mai chiedere nulla». Al collega di Lecco augura di provare «le stesse emozioni che abbiamo avuto noi». Infine l’insegnamento di vita quotidiano che le penne nere possono dare ai piacentini. «Vorrei che tutte le mattine - invita la sindaca - quando ci si alza, si pensasse al sacrificio, alla dedizione, all’amore che i nostri alpini riservano a tutti quanti. Questo migliorebbe forse anche noi e forse ci renderebbe persone migliori. Vi dico grazie con tutto il cuore. Vi vogliamo bene».

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21/10/2019

La sfilata minuto per minuto nella diretta di Telelibertà

Ha applaudito la sfilata degli alpini piacentini davanti alle telecamere di Telelibertà: il presidente nazionale dell’Ana, Sebastiano Favero ha partecipato alla diretta dell’emittente locale proprio nel momento più atteso, quando in piazza Cavalli è approdato lo striscione “Piacenza - La Primogenita” accompagnato dalle penne nere dei quarantacinque Gruppi della provincia. La trepidazione per l’arrivo degli alpini, l’emozione della sfilata, gli applausi, la commozione durante il passaggio dei reduci, le bandiere in festa, sono state immortalate dalle telecamere della tv piacentina per consentire, anche a chi non ha potuto partecipare al Raduno degli alpini in piazza e lungo le strade, di vivere le emozioni di una giornata che resterà nella storia di a Piacenza. La giornalista Nicoletta Marenghi ha raccolto le sensazioni e i commenti nelle interviste ad autorità civili e militari, organizzatori, forze dell’ordine e del soccorso, amministratori e politici presenti all’ombra del Gotico e poi ancora giornalisti intenti a documentare l’evento e cittadini dietro le transenne da ore per assistere da vicino alla sfilata. La regia curata da Filippo Adolfini ha trasmesso ai telespettatori della tv e agli internauti collegati al sito e alla pagina Facebook di Liberta.it, le immagini catturate dalle telecamere di Massimo Ceresa e Amedeo Ferrari posizionate accanto alla tribuna d’onore nel cuore della città. Il cameraman Davide Franchini ha ripreso la partenza dall’ex Arsenale e la conclusione della manifestazione con il passaggio della stecca alla Sezione di Lecco che organizzerà il Raduno nel 2020. Lo staff di Telelibertà, sotto la supervisione del direttore Nicoletta Bracchi, con il coordinamento tecnico di Giuseppe Piva, l’editing di Matteo Capra e la collaborazione della giornalista Marzia Foletti, ha tramesso l’entusiasmo della manifestazione che, in piccola parte, ha riportato in città l’atmosfera respirata durante l’Adunata del 2013. In settimana su Telelibertà andrà in onda “Il meglio di…” con le più belle immagini dell’indimenticabile due giorni alpina. _red.cro.

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20/10/2019

Piacenza in festa con le Penne Nere simbolo di concretezza e generosità

Lui è Franco Trolese, alpino della 35ma Compagnia Susa, e mostra con orgoglio la locandina di Libertà che lo ritrae in piazza Cavalli. «Oggi - fa sapere - mi fotografano, c’è chi me lo chiede direttamente e chi lo fa di nascosto, col telefonino...». Piacenza e gli alpini si fondono ancora una volta in un abbraccio che è condivisione di valori e gratitudine. E’ un processo naturale perché gli alpini fanno parte della nostra storia, anche familiare per tanti di noi. Sono portatori di una generosità che come un fiume in piena si diffonde dalla sfera militare alla vita civile e sociale. C’è Mauro Guarnieri con il cappello alpino fra i sindaci che partecipano alla sfilata del Labaro nazionale Ana (il più importante simbolo dell’Associazione perché ne rappresenta la storia, la tradizione e lo spirito). Per Guarnieri quel cappello vuol dire tantissimo: è il ricordo dei suoi 21 anni, alpino fra le macerie del terremoto del Friuli e non ha dubbi: «E’ stata una lezione di vita per sempre». Terremoti, alluvioni, nevicate, bombe d’acqua: non c’è stata emergenza dove le penne nere non siano state subito presenti con braccia, cuore e la professionalità del nucleo di protezione civile, fiore all’occhiello del Corpo. Impegno straordinario nelle calamità ma anche risorsa nel quotidiano, risposta di concretezza a tanti problemi, sentiero rapido e sicuro che si fa strada nel ginepraio della burocrazia. I piacentini lo ha capito, lo hanno felicemente sperimentano nelle realtà dei loro paesi, ed è per questo che il cerimoniale rigido di un sfilata si stempera nell’abbraccio di folla spontaneo che parla di amicizia e fusione spirituale. «Provo la bellissima emozione di essere qui a rappresentare le Penne Nere in Armi e in congedo, un unico cuore alpino che batte con la sfilata del Labaro » ci dice il generale di Brigata Matteo Spreafico comandante del Centro addestramento alpino di Aosta. E il suo “sentire” è condiviso da chi partecipa alla sfilata e da chi la segue applaudendo, filmando con i cellulari per catturare e conservare un ricordo e poter dire “Io c’ero” ad attestare stima e ammirazione nei confronti di persone generose e capaci. Sì, li conosciamo bene i nostri alpini perché li vediamo quotidianamente nel nostro territorio: sono persone concrete, pratiche, senza fronzoli, dotate di un animo sensibile e attento. Sono capacità di relazione e aggregazione allo stato puro. Osservateli bene in queste ore nelle nostre strade mentre si fermano a parlare con la gente: intonano un canto e creano subito un gruppo spontaneo di amici. Simpatia, gioia di vivere, antidoto ad una società chiusa, risposta efficace all’egoismo: le Penne Nere sono tutto questo e Piacenza con passione si fa contagiare dall’alpinità, elisir di lunga vita dell’Italia autentica e sana.

Paola Romanini

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20/10/2019

Quercia di amicizia e impegno l’eredità viva di don Vittorione

Da ieri nel giardino pubblico di Montale c’è una quercia in più. È una quercia speciale, perché voluta dal Gruppo Alpini di Varese per ricordare l’opera umanitaria di don Vittorio Pastori, loro concittadino poi trasferitosi a Piacenza e al quale è intitolata l’area verde della frazione. Il raduno del II raggruppamento delle Penne Nere e il 25° anniversario della morte di “don Vittorione” hanno rappresentato l’occasione propizia per sancire una sorta di gemellaggio tra le due cittadine. Patrocinato dal Comune di Piacenza, di cui era presente la sindaca Patrizia Barbieri, con il gruppo di cittadinanza attiva di Montale e il movimento Africa Mission, la messa a dimora della quercia è avvenuta alla presenza dei rappresentanti delle sezioni Ana di Piacenza e Varese e ha ricevuto la benedizione di don Pietro Bulla della parrocchia di San Lazzaro. «È una testimonianza del segno lasciato da “don Vittorione” - ha detto Patrizia Barbieri - d’altronde la scelta della quercia rappresenta i valori delle radici e la possibilità di fare crescere nuovi germogli. Noto tra Africa Mission e gli alpini una comunanza di valori: l’altruismo e il fare del bene in maniera disinteressata». Don Maurizio Noberini, che di Africa Mission è presidente, ha tracciato il rapporto tra una creatura viva, come la quercia, e «l’opera del movimento che ancora oggi segue la strada tracciata dal suo fondatore, che conduce nel sud del mondo». Due modi di essere concreti nel fare solidarietà si ritrovano vis-à-vis. Quello missionario e quello degli alpini. «Oltre a ricordare le cose d’arma - spiega Antonio Verdelli, capogruppo del Gruppo Alpini Città di Varese - la nostra associazione lavora per aiutare chi ha bisogno. È dunque naturale ricordare chi, di questo, ha fatto il fulcro della propria vita, tanto più che “don Vittorione” è nato a Varese e ha seminato a Piacenza ». La pianta è stata scelta dal vicesindaco del comune lombardo, Daniele Zanzi, anch’egli alpino, presente alla cerimonia, che ha studiato nella nostra città per quattro anni. A Zanzi, che ha ricordato i valori irrinunciabili ai quali si ispirava il missionario, ha fatto eco Gianluca Gazzola, vicepresidente della sezione piacentina dell’Ana: «È stato un esempio di carità e solidarietà».

Filippo Lezoli

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20/10/2019

Ambrosio: «Portate fratellanza e solidarietà con le vostre adunate in ogni angolo del Paese»

«Cari alpini continuate ad essere con le vostre adunate, portatori di fratellanza, solidarietà e amore in tutto il Paese». Il vescovo Gianni Ambrosio si rivolge così ad una cattedrale gremita di penne nere in ogni ordine di posti. Gonfaloni, vessilli di sezione, gagliardetti di gruppo nella navata centrale e nel transetto. Appena sotto l’ambone il labaro nazionale dell’Associazione alpini, in tutta la sua sacralità, con appuntate le 216 medaglie d’oro al valor civile e militare, tenuto con marziale rispetto da alfieri in completo blu e guanti bianchi. Le panche brulicano di cappelli da alpino. Molti sono rimasti in piedi. Il parroco don Serafino Coppellotti fa un po’ di conti e stabilisce che si va ben oltre gli 800 fedeli seduti. Con quelli in piedi si arriva a circa 1.200. «Noi tutti siamo consapevoli del bene che fate - evidenzia il vescovo nell’omelia -, del servizio generoso e spesso silenzioso che offrite al nostro Paese, alle nostre città, ai nostri territori. Vi ringrazio anche perché nei raduni vi è sempre la celebrazione dell’eucarestia, momento culminante in cui ricordiamo i nostri caduti e attingiamo la luce per la nostra vita, ravvivando la fede, la speranza e la carità». Nel presbiterio, accanto al vescovo, il cappellano alpino don Stefano Garilli (parroco di Ferriere), il prete alpino don Federico Tagliaferri (parroco nominato di San Giuseppe Operaio) e il diacono Emidio Boledi, scelto pochi giorni fa come Alpino dell’anno. Tutti e tre in processione portano il cappello militare, mentre il coro Ana Valtidone (colonna sonora della celebrazione) sceglie di accompagnare l’ingresso non con un canto liturgico ma con la celeberrima “Signore delle cime”. Sull’altare, per l’occasione, una reliquia del beato Secondo Pollo, cappellano alpino morto in Montenegro nel 1943, reliquia donata al vescovo dagli alpini di Vercelli. Ambrosio evidenzia ancora come le adunate alpine abbiano un compito ben preciso, ovvero «portare in giro per il nostro Paese, diffondere il messaggio di fratellanza, di solidarietà di amore, l’abbraccio che ci unisce tutti, più fondamentale di ciò che può dividerci». Un compito svolto con una dedizione che prende e deve continuare a prendere nutrimento dalla preghiera: «Se pensiamo alla serietà con cui vi preparate, alla fedeltà con la quale partecipate, quasi ad ogni costo, viene spontaneo riconoscere che non siete motivati solo dal desiderio del ritrovarvi insieme e di esprimere il senso di appartenenza (o magari di fare bella figura) ma avete una motivazione ben più alta e più nobile». «Una motivazione - osserva il presule - che trova nell’eucarestia il suo punto di riferimento». E anche l’eucarestia, fa notare Ambrosio, «è una convocazione, un raduno, è Gesù che ci riunisce attorno a lui». Il Vangelo del giorno riporta la parabola con cui Gesù evidenzia la necessità di pregare. «La preghiera - prosegue Ambrosio - ci aiuta a renderci conto che il Signore non è lontano, è al nostro fianco. È vero: la preghiera è il respiro dell’anima». «Cari alpini - l’invito finale del presule - conservate con la preghiera la vostra anima, il vostro spirito, i vostri valori, fatelo per il bene della vostra associazione e della nostra società ».

Federico Frighi

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20/10/2019

L’Uomo di pace ad un’associazione d’arma

Un’associazione d’arma che riceve un premio di pace. Potrebbe essere un controsenso e lo fa notare lo stesso presidente nazionale Ana, Sebastiano Favero, dopo che il vicepresidente del segretariato dei Nobel per la pace, Marzio Dallagiovanna, gli consegna, in Duomo, la scultura Uomo della pace di Scepi (presente alla cerimonia). Senonché, come spiega lo stesso Favero, quella degli alpini «è un’associazione d’arma un po’ particolare che, dei suoi valori, ha fatto due pilastri». Uno «è la memoria, perché chi dimentica non è capace poi di guardare al futuro». L’altro «è la solidarietà, la capacità di saper dare senza chiedere, gratuitamente». Proprio per questa solidarietà internazionale rivolta a tutti senza eccezioni di razza o religione è arrivato il premio. «È un momento felice - dice Favero - per l’Ana e tutti gli alpini. È a loro che va il nostro grazie». _fri.

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20/10/2019

Lunghi applausi in via Cavour commozione e hip hip urrà

«Diciamolo. Noi siamo qui oggi per una questione di valori». Lo chiamano, poco distante. Il presidente dell’Associazione Nazionale Alpini (Ana) Sebastiano Favero deve andare e raggiungere i suoi; è ora di attraversare il cuore della città, anche se piove e allora la tromba che suona fa venire la pelle d’oca e gli occhi lucidi, ancora di più, mentre gli anziani ai lati della strada, arrivati in bicicletta, si portano la mano destra in fronte e salutano il corteo, sussurrando “Ciao eh”, a chissà quale amico in Cielo. La questione di valori è fatta di brande, sveglie, gavetta, borracce, ramazze, ma anche di un “Sì, ci sono” ogni volta che qualcuno chiama, non importa dove o chi. E una certezza: piove, ma presto tornerà il sole. «Comunque noi alpini siamo insolubili nell’acqua», scherza Favero, che ringrazia Piacenza per «l’accoglienza eccezionale» e «l’entusiasmo giusto». Da via Maculani si percorrono tutto viale Risorgimento, via Cavour. L’alzabandiera, il commosso omaggio ai Caduti e quel segno della Croce che piazza Cavalli fa all’unisono dopo l’Inno d’Italia tornano lì: alla questione di valori ricordata da Favero. «Perchè un Paese che non ha memoria è destinato a morire», ribadisce. Nella memoria ci sono i ragazzi, anzi i bambini, che sull’orlo della trincea prendevano la neve per fare il caffè, ci sono quelli che si sono presi un foro in tempia, quelli che furono scaraventati in Russia, in Albania, i deportati in Germania, i morti tra le galline, tra i sassi, tra i ghiacci. Il loro testamento spirituale è nel labaro, che porta con sè 216 medaglie di cui 209 al valore militare e ha dato il via ufficiale alla manifestazione, ieri. Quel che oggi compatta “l’armata” alpina è la solidarietà: le guerre sono diverse, sono cambiate. Oggi c’è la guerra all’indifferenza, alla solitudine: gli alpini combattono l’angoscia dei tempi anche con l’ironia, con la schiettezza, la voglia di tenere insieme, anziché dividere. Ci sono stati nei terremoti, nelle alluvioni, nelle frane, nelle bufere, nella costruzione di scuole, come hanno fatto pensando ai disabili a nord di Brescia, dove è nata una scuola di bontà che si chiama Nikolajewka. Ci furono Carnia, il Vajont, il Belice, ma anche la devastazione di Piacenza nel 2015. E allora tre applausi, spontanei, dalla gente: uno al passaggio al monumento dei Pontieri, uno nei pressi del liceo Gioia, uno più lungo all’ingresso di piazza Cavalli, mentre qualcuno si affaccia pure alle finestre e sventola il Tricolore al passaggio di circa un migliaio di Penne nere. «Sono sempre i primi ad arrivare», plaudono alcuni, intendendo che il mito dell’alpino sempre pronto a intervenire è radicato a Piacenza più di quel che si creda. L’Alzabandiera condotta da due giovani piacentini, entrambi con gli occhi azzurri. Giovani ma “alpinissimi” nei valori, come li chiamarebbe Guareschi: il primo caporal maggiore Vanessa Gentilotti del secondo reggimento alpini di stanza a Cuneo e il caporal maggiore Gino Ernesto Croci del quinto reggimento a Vipiteno. Un attimo di silenzio. C’è chi grida: “Per gli alpini hip hip hip urrà”

Elisa Malacalza

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20/10/2019

Famiglie, vecchie leve e stranieri al raduno «È simbolo di pace»

C’è una donna all’ammassamento di via Maculani intenta a scattare una foto al suo alpino preferito: lui ha 12 anni e suona in Valcamonica tra gli alpini da quando ne ha tre. Lei si chiama Rita Donati e il giovanissimo alpino Andrea De Marie. E c’è un’altra donna, poco distante, che è invece lì per un alpino di 87 anni, uno di quelli che ha passato la guerra, l’ha rivissuta nei suoi incubi e ora ha il passo di un ventenne. Lei è l’ex assessore alla cultura Tiziana Albasi e il suo papà si chiama Luciano, originario di Travo e cognato di Gianfranco Bertuzzi, 75 anni, l’alfiere ufficiale designato dal presidente Roberto Lupi a portare il simbolo della sezione alpini di Piacenza, il vessillo sezionale. Due donne, Rita e Tiziana,specchio dello spirito del raduno del secondo raggruppamento alpini, ieri e oggi: unire le generazioni, dai 12 anni agli 87, dai bimbi agli anziani. «Noi oggi siamo qui perché mio papà mi ha sempre insegnato i valori di pace, gli Alpini portano pace», ha sottolineato Tiziana. «Avevo regalato io il primo tamburino ad Andrea, è felice di sentirsi alpino», aggiunge nonna Rota.

“Onorare i morti”

Unire le generazioni, al di là del tempo, per “onorare i morti aiutando i vivi”, in perfetto stile alpino. Lo pensa anche un papà speciale che ieri ha sfilato con le sue piccole, Emma e Mia, indossando il mantello e il cappello del nonno di Pontenure, Giuseppe Larini: «Mio nonno teneva tantissimo alle adunate, non ha mai mancato un solo appuntamento », ha ricordato il nipote Marco. «Essere qui al corteo, con un mantello originale d’epoca e il cappello del nonno, significa portarlo ancora al mio fianco, come se fosse con me e le mie figlie».

«Sono fantastici»

In tanti sono arrivati da San Rocco: «Non ho potuto fare il servizio di leva militare perché mio papà era molto anziano, dovevo prendermi cura di lui», ha ricordato Piero Spelta. «Però nello spirito mi sento vicino agli alpini e sono qui per assistere a questo momento sociale importante ». Anche Giampaolo Contardi arriva da San Rocco: «Gli alpini sono fantastici, ecco perché siamo qui. Mi sono innamorato dei loro valori durante l’Adunata a Piacenza del 2013 e da allora non manco mai un solo appuntamento. Siamo qui per dire “Grazie” alla loro carica positiva, alla loro energia»

«Un valore di libertà»

Gioacchino Mosconi ha preso la bicicletta ed è arrivato da viale Dante: «Ero curioso di vedere da vicino questo raduno, penso sia bello, imperdibile. Gli alpini ci sono sempre, aiutano, sono impegnati nel volontariato ». «Anch’io sono qui perché non volevo perdermi questo momento collettivo, aggregante», precisa l’ex dipendente della Provincia Mauro Canevari. «Sono originario di Ottone, di Orezzoli, e ci tengo a partecipare alle cerimonie. Non ne perdo una». Tra chi applaude al passaggio degli alpini ci sono anche Manal e Naoel, due giovani marocchine che indossano il velo simbolo della loro religione: «Questi momenti sono simbolo di pace e noi crediamo fortemente nella pace. La libertà è un bene preziosissimo, non possiamo permetterci di dimenticarlo mai».

Come in Badeschi

Angela Bareggi sottolinea: «In prima media leggemmo “Centomila gavette di ghiaccio” di Giulio Bedeschi. Segnò la mia pre-adolescenza. Sono ricordi indimenticabili quelli legati agli alpini». Poi commozione e silenzio alla deposizione della corona ai caduti da parte della sindaca Patrizia Barbieri, del prefetto Maurizio Falco, del presidente Ana Sebastiano Favero e del brigadiere generale Sergio Santamaria. _malac.

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20/10/2019

Concerto al Gotico da tutto esaurito Musica nelle strade

La fila è lunghissima fuori dal palazzo Gotico. Molti sono costretti a restare fuori con non pochi malumori. Di sopra, nel salone d’onore, la Fanfara della Brigata Alpina Taurinense dà il via alla festa serale con la marcia militare dell’esercito italiano: il “4 maggio” è il primo brano che la formazione bandistica diretta da Marco Calandri propone ai trecento fortunati che sono riusciti ad aggiudicarsi un posto al Gotico. Per gli altri il Raduno del secondo raggruppamento alpini ha comunque riservato il carosello delle fanfare che ieri ha chiuso la prima giornata di festa in piazza Cavalli con la banda di Agazzano e le fanfare della Valcamonica e di Pontedellolio in mezzo a canti, cori e grandiose quanto immancabili bevute. Di sopra però, nel salone, presentati dalla giornalista di Telelibertà Nicoletta Marenghi e da Lucetta Rossetto Peratoner, gli alpini e le alpine (sono quattro su una formazione di trentatré) della Taurinense hanno conquistato. Non lo hanno fatto solamente con un repertorio “istituzionale” di cori e inni: o meglio, all’inizio sì, perché i primi brani sono stati tutti un omaggio alla storia dell’esercito italiano, al valore dimostrato in trincea oltre cent’anni fa, all’eroismo degli inni del Monte Grappa e del monte Nero che rievocano le battaglie della Grande Guerra. Ma dopo no: la Taurinense è una formazione di vecchia data che dalla sua fondazione, nel 1965, si è esibita innumerevoli volte. L’ultima tournée l’ha vista andare nel Montenegro e in Albania: ieri sera, davanti al pubblico estasiato dei piacentini, si è lanciata con un potpourri di Morricone e dei Queen. Non prima però dell’immancabile “Tapum” per rievocare il sacrificio delle penne nere nel Carso. A chiudere l’inno dei coscritti piemontesi, terra da cui la Brigata Taurinense arriva, quello degli alpini e l’immancabile inno di Mameli che ha sancito un trait d’union con il carosello successivo delle fanfare alpine. Tanta soddisfazione è stata espressa, all’inizio della serata, dal presidente provinciale degli alpini Roberto Lupi, dal comandante del Polo di mantenimento pesante nord Sergio Santamaria e dall’assessore Jonathan Papamarenghi: «Piacenza è la vostra città, la città di tutti gli alpini » dichiara l’assessore. Anche di quelli rimasti in piazza a brindare alla storia di un corpo che nella nostra città è di casa.

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20/10/2019

Venerdì notte le piazze giovani sono due e diverse

Là dove senti cantare fermati, gli uomini malvagi non conoscono canzoni. Viene in mente questo vecchio detto popolare, venerdì notte, passeggiando in piazza Cavalli. Piove tanto, ma i primi alpini sono arrivati alla spicciolata dalle province vicine e non si chiudono in albergo. Si ritrovano sotto i portici di palazzo Gotico e fanno quel che un alpino fa nella pioggia: cantano insieme. Raccontano che l’amore è bello per chi ce l’ha, e che la Gina forse un giorno scriverà la lettera piena di amore per consolare un misero cuore. Sono giovani, questi alpini di Como, ma dai nonni e dai veci hanno imparato ad ascoltarsi l’un l’altro impastando le voci che arrivano da lontano. Ma ci sono due piazze, venerdì notte. Quella alpina che scioglie il cuore, portando a Piacenza il vento del lago di Como; e quella della movida giovanissima, che prosegue il suo ritmo, tra minigonne, cocktail e qualche sbruffoneria. Alcuni 17enni sbeffeggiano gli alpini, ma soprattutto il cappello, perché non ne comprendono il senso. Finisce tutto lì, perché nessuno reagisce. «Però queste cose fanno male al cuore», dirà poi un alpino di Piacenza. Fa male al cuore pensare che ci siano ragazzi (pochi per fortuna) che non conoscano il valore di quel cappello. E allora ricordiamo le parole di un combattente di Grecia: “È il mio sudore che l’ha bagnato e le lacrime che gli occhi piangevano. Un cappello così hanno messo sulle croci dei morti, sepolti nella terra scura, lo hanno baciato i moribondi come baciano la mamma”. Stiamo attenti a non prendere in giro chi, ancora, ha qualcosa da insegnarci.

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20/10/2019

Oggi sfilata dell’orgoglio alpino in una Piacenza tutta da gustare

Tutto pronto per l’evento clou del raduno del 2° Raggruppamento: a Piacenza stamattina, dalle 9 e 30 alle 13, sfileranno 15mila penne nere dell’Emilia Romagna e della Lombardia e altre 10 mila persone, fra familiari e accompagnatori, saranno dietro le transenne. Il percorso prevede 500 metri all’interno dell’ex Arsenale e 2.300 tra viale Malta, via Venturini, Stradone Farnese, via Giordani, piazza Sant’Antonino, via Sant’Antonino, largo Battisti, piazza Cavalli. Qui terminerà la sfilata con l’“Arriverdeci a Lecco”. L’occasione del Raduno del secondo raggruppamento porta con sé ghiotte proposte per conoscere meglio Piacenza. La prima è sicuramente quella che consente di affinare il palato agli stand e ai ranci alpini nel cuore della città, a pranzo; la seconda, invece, riguarda gli occhi che si possono lustrare nei Musei civici di palazzo Farnese, dalle 9.30 alle 18: attenzione, eccezionalmente il biglietto di ingresso sarà al costo promozionale di un euro per tutti i visitatori. Già ieri alcune Penne nere hanno approfittato della possibilità al termine dell’incontro nella Cappella ducale di palazzo Farnese tra i presidenti delle sezioni Ana del secondo raggruppamen- Oggi sfilata dell’orgoglio alpino in una Piacenza tutta da gustare to. Qui occhi puntati soprattutto al prossimo appuntamento nazionale: sarà la 93esima Adunata degli alpini dall’8 al 10 maggio a Rimini, oggetto di un preliminare incontro organizzativo il 6, 7, 8 dicembre, come confermato dal presidente dell’Ana di Piacenza Roberto Lupi. L’Adunata nazionale di Rimini si terrà a 100 anni esatti dal primo raduno spontaneo tenutosi nel 1920 sul monte Ortigara, in provincia di Vicenza, teatro di una terribile battaglia che vide impiegati nella prima guerra mondiale 400.000 soldati. Ieri i vertici di Ana, salutati dalla sindaca Patrizia Barbieri e dall’assessore Jonathan Papamarenghi, hanno ribadito l’importanza dell’amicizia e della solidarietà, valori espressi sia a questo raduno che ai prossimi eventi in calendario. Stamattina l’Ufficio Iat sarà a disposizione di alpini e turisti per fornire informazioni ma anche per l’acquisto di gadget e souvenir di Piacenza nella sede di piazza Cavalli 10 (angolo via Calzolai) dalle 9 alle 13. Operativo anche l’Infopoint di prima accoglienza in condivisione con Destinazione Turistica Emilia, nella piazzetta vicina alla basilica di San Francesco. Per chi vuole viaggiare con lo sguardo tra Piacenza e le sue Valli ottanta scatti della mostra fotografica “La Nostra Terra” nella galleria d’arte di Palazzo Paveri Fontana (ingresso da vicolo Sant’Ilario 4) oggi 9.30-12.30 e 14.30-21.

 

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19/10/2019

Per Piacenza due giorni di festa relazioni autentiche e valori

La città è pronta, grazie ad un lavoro di squadra silenzioso e con pochi precedenti. Ora spetta ai piacentini partecipare, in tutta sicurezza, ad una festa che non è solo goliardia o divertimento, ma anche riproposizione di valori civici genuini ed autentici che fanno bene al Paese. È, in estrema sintesi, il messaggio che il prefetto Maurizio Falco, alla vigilia del raduno del 2° Raggruppamento dell’Associazione nazionale alpini, vuole lanciare dal palazzo del Governo, convocando insieme forze dell’ordine, istituzioni civili e militari, organizzatori e stampa cittadina. Oggi (dalle ore 15) e domani circa 25mila alpini da tutte le sezioni di Emilia Romagna e Lombardia saranno a Piacenza aumentando di fatto di un quinto la popolazione della città. «Sarà una grande piazza - è convinto il prefetto - dove regneranno gli antichi modelli dello stare insieme. E gli alpini sono un veicolo preziosissimo per questo. Entreranno nei nostri locali, prenderanno il caffé sorrideremo insieme. È andato tutto bene nel 2013 con un passaggio di trecentomila persone, non succederà nulla oggi». «Gli alpini ci ricorderanno anche i nostri valori - osserva poi -, una delle prime misure di precauzione è ripeterli tra di noi. Lo faremo in questa due-giorni». La sindaca Patrizia Barbieri coglie l’occasione per ringraziare le penne nere: «Ci sono sempre, anche fuori dai riflettori, li ringrazieremo insieme». Una grande mano, in questo evento, l’ha data il Polo di mantenimento pesante Nord, ovvero l’ex Arsenale. L’area si presenta come una vera e propria cittadella militare, vestita a festa e con il castello farnesiano al centro dell’ammassamento degli alpini. D’altronde «non poteva essere diversamente - commenta il brigadier generale Sergio Santamaria, comandante del Polo e alpino della Taurinense -. Non potevo dire di no all’Ana, che è quella che è perché i suoi componenti hanno svolto il servizio militare negli alpini».

 

La sicurezza

La sicurezza sarà garantita da un ombrello in parte visibile, in parte no che veglierà sul raduno. Il questore Piero Ostuni spiega che tutto il personale disponibile della questura -ma vale anche per i comandi provinciali di carabinieri e guardia di finanza -, oggi e domani viene chiamato in servizio. Saranno impiegate anche unità cinofile e artificieri. Da fuori sono arrivate alcune unità di un battaglione mobile di carabinieri mentre «per le eventualità di maggiore gravità» sono pronti ad intervenire i corpi speciali di polizia e carabinieri. Si tratta delle Sos (Squadre operative di supporto) dei carabinieri, un reparto nato nel 2016 per far fronte alla minaccia del terrorismo, e delle Uopi (Unità operative di pronto intervento) della polizia di Stato, sempre nell’ambito dell’antiterrorismo. Grande lo sforzo preventivo. Iren ha sigillato tutti i tombini nelle zone di passaggio delle sfilate mentre i pubblici esercizi sono tenuti ad utilizzare sacchetti dei rifiuti trasparenti. I punti d’ingresso alle aree con maggior affluenza di pubblico saranno protetti dalle barriere jersey in calcestruzzo. Controlli con i metal detector anche ai varchi di piazza Cavalli e ai portali del Duomo per la messa di questo pomeriggio.

La polizia municipale in questi giorni ha avvisato delle modifiche viabilistiche «ogni singolo palazzo, suonando i campanelli e mettendo volantini informativi nelle cassette della posta» evidenzia il comandante Giorgio Benvenuti. Tra oggi e domani sono in strada 107 agenti mentre all’organizzazione dell’evento, in queste settimane, hanno lavorato 130 dipendenti comunali dei vari uffici coordinati da una squadra di altri 14 funzionari comunali. Come spiega il presidente della sezione Ana di Piacenza, Roberto Lupi, duecento sono i volontari alpini che assicurano il servizio d’ordine.

Federico Frighi

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19/10/2019

A passo di marcia fino in piazza Cavalli

Saranno circa 15 mila gli alpini, secondo le ultime stime della sezione di Piacenza, che prenderanno parte alla sfilata nelle vie del centro storico domani mattina. Altri 10 mila (famiglie ed accompagnatori) assisteranno dietro alle transenne. L’evento clou del raduno del 2° Raggruppamento avrà inizio alle ore 9.30 all’interno del Polo di mantenimento pesante Nord. Qui, dalle 8 cominceranno ad arrivare le penne nere dalle 19 sezioni di Lombardia ed Emilia Romagna. Dopo i saluti delle autorità inizieranno a sfilare lungo un percorso che prevede 500 metri all’interno dell’ex Arsenale e 2.300 tra viale Malta, via Venturini, Stradone Farnese, via Giordani, piazza Sant’Antonino, via Sant’Antonino, largo Battisti, piazza Cavalli. Qui terminerà la sfilata mentre le operazioni di scioglimento avverranno lungo via Cavour e viale Risorgimento. Quattro i settori previsti dall’ordine della sfilata. Apre il primo con la fanfara di Sorisole, seguita dai gonfaloni di Piacenza, della Provincia e dei Comuni, poi le autorità civili e militari, il labaro dell’Unione nazionale reduci, quello del Nastro azzurro, i vessilli delle associazioni d’Arma e le crocerossine. Il secondo settore è aperto dalla fanfara Tridentina seguita dal labaro e dal Consiglio nazionale Ana. Poi cinque reduci di guerra su quattro veicoli militari storici, i vessilli, i gagliardetti e gli alpini delle sezio- Domani mattina dalle 9.30 alle 13 circa il clou della manifestazione Saranno in 15mila a sfilare in centro, altri 10mila dietro le transenne ni estere e del 1°, 3° e 4° raggruppamento. Il terzo settore è il più numeroso. Apre la Protezione civile Ana seguita dalle sezioni Valtellinese, Luino, Bolognese-Romagnola, Colico, Varese, Como, Modena, Bergamo, Reggio Emilia, Salò, Brescia, Vallecamonica, Monza, Milano, Parma, Pavia, Cremona-Mantova. Il quarto e ultimo settore sarà aperto dagli alpini paracadutisti seguiti dalle sezioni di Lecco, di Piacenza, dallo striscione “Arriverdeci a Lecco” e dal servizio d’ordine. _fri.

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19/10/2019

Alpini da un secolo cinque reduci sfilano sui mezzi d’epoca

Erano bambini. Nella guerra diventati adulti. Sono i ragazzi degli anni Venti, i nostri reduci veterani, quelli che ci ricordano di scegliere il bene, ogni giorno. Oggi la loro scelta l’hanno già fatta: saranno al Raduno, perché non vorrebbero essere in nessun altro posto al mondo se non tra vec i e bocia, in una città che nei loro novant’anni gli è sfilata veloce sotto gli occhi ma conserva le tracce del valore alpino e militare. Cinque veterani parteciperanno alle cerimonie ufficiali sui mezzi storici, domani: ci sarà Elio Draghi, il fondatore degli Alpini di Caorso, alla soglia del tenace secolo di vita; ci sarà Antonio Ferrari, che è nato ad Aglio di Coli nel 1922 e troppo giovane venne fatto prigioniero dai tedeschi, dove affrontò la sua odissea; e con lui Luigi Solari, alpino di Fiorenzuola e croce al merito di guerra, classe 1924. Quando venne proclamato l’armistizio, non esitò un secondo a unirsi ai partigiani e il 28 aprile del 1945 era dove sarà anche in queste ore, nelle piazze liberate di Piacenza che profumavano già di democrazia e Repubblica. Non potrà mancare Eligio Everri della sezione di Travo: alpino lui, superati i 98 anni, e alpino il figlio Daniele. Eligio è stato partigiano sulla strada tracciata da Italo Londei, reduce del Montenegro e di Albania, miracolato scampato solo per un gioco del destino alla fucilazione in piazza San Francesco a Bobbio. «Sei un alpino, avrai mica paura di morire?», gli dicevano in guerra. Oltre ai reduci piacentini, sfilerà anche Eugenio Rossi, classe 1923, bergamasco di Villa di Serio e reduce di Russia. Vite da alpini, sempre, per quasi cento anni, iscritti anche loro con il grande esempio nel Libro Verde che attesta ogni anno quanto valga la solidarietà delle Penne nere.

Panettoni solidali

Per portare avanti il messaggio di solidarietà degli Alpini e dei vecia, saranno disponibili in piazza Cavalli i panettoni che ricorderanno l’evento di oggi e domani: sono panettoni speciali, perché il ricavato della vendita contribuirà a sostenere l’ampliamento di una scuola d’eccellenza per ragazzi e ragazze disabili a nord di Brescia, interamente realizzata dagli Alpini e intitolata alla memoria della battaglia di Nikolajewka. Si tratta dunque di un “monumento vivente”, che tramanda concretamente i valori dell’associazione (per informazioni si può visitare il sito Internet www.nikolajewka.it).

Da Crédit Agricole

Il benvenuto agli Alpini arriva anche da parte di Crédit Agricole Italia: «Il gruppo bancario aveva già affiancato l’Adunata del Nord Nazionale lo scorso 2013 quando la città di Piacenza aveva visto un’affluenza di 400.000 tra alpini e famiglie con un indotto generato per la provincia di oltre 45 milioni di euro secondo i dati raccolti dall’Università Cattolica», ricorda Davide Goldoni, direttore regionale della banca. «Crédit Agricole e Ana collaborano da molti anni per rispondere a situazioni di emergenza. Il sostegno al raduno rappresenta un nuovo segnale di attenzione verso l’Associazione e il territorio».

Elisa Malacalza

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19/10/2019

Venerdì di curiosità dopo le 22 partono brindisi e canti in coro

Per resta re in tema di montagne, è un po’ come l’attesa della neve. Un fiocco cade qua, un altro là, è una falsa calma preludio della nevicata. Il venerdì di vigilia del raduno del II Raggruppamento degli alpini è stato un po’ così, si è cominciato a percepire per la vie della città quella curiosità e quell’affetto che già nel recente passato ha legato Piacenza al più amato corpo dell’esercito. Se oggi sono attesi in 25.000, già ieri sera tra i piacentini che si aggiravano in Piazza Cavalli e in Piazzetta Plebiscito spuntava qualche cappello verde con la penna nera. Negli stand ce ne sono poi per tutte le età. Anche per chi ancora non cammina. Un padre si avvicina e ne compra uno per il bimbo sul passeggino, ma a quel punto l’alpino di domani chiede anche la bandierina da sventolare e da portare in giro spinto dalla mamma. Come negargliela. Ad attirare lo sguardo sono le medaglie celebrative della “festa granda”, e quando si guarda le mitiche penne nere si scopre che ne esistono di due tipi: con rimbecco per chi aveva già fatto i campi stagionali di addestramento, senza per chi non li aveva fatti. Ma chi lo racconta utilizza il tempo passato. Si usano ancora? «Chi è di vecchia tradizione usa ancora queste distinzioni ». E si sa, la tradizione in casa alpina, se non tutto, è molto. È una serata di attesa. Lo ricordano gli stand che hanno preso possesso degli spazi sotto Palazzo Gotico e in Piazzale Plebiscito, dove una spillatrice di birra aspetta solo di entrare in attività, ma soprattutto lo ricorda il palco vuoto dove si chiuderà la sfilata sotto il cavallo del Mochi. Intanto, sotto un tendone, una lunga tavolata accoglie Sebastiano Favero, presidente nazionale dell’Ana, e il presidente della sezione piacentina Roberto Lupi. Anche per loro sale l’attesa. «Speriamo che Piacenza risponda come ha fatto nell’adunata 2013 - dice Favero - anche se questo raduno è nei numeri più piccolo, noi alpini quando ci muoviamo lo facciamo con l’entusiasmo di sempre. Amiamo fare le cose gratuitamente, prediligiamo gli incontri e la condivisione, come accade nelle nostre adunate. Per noi rappresentano l’occasione di rinnovare la memoria, per ricordare la patria e coloro che hanno dato la vita per il Paese e per i nostri valori». In piazza, una lunga barba e un bastone di legno che ne accompagna il passo, cammina Franco Trolese. Alpino della 35 Compagnia Susa, non è nuovo da queste parti, perché nel 2013 ha alloggiato nei pressi del Cimitero Municipale e anche in questa occasione ha deciso di tornare lì . «Dove c’è un localino in cui si mangia davvero bene» dice prima di rispondere, a modo suo, a una signora che gli chiede da dove viene. «Intende dove sono durante la settimana o dove sono quando è domenica? » incalza. «Abito a Torino - dice - ma la domenica la trascorro come piantone al Sacrario di Asiago». Intanto il tempo passa: alle 22 l’atmosfera cambia: primi cori e brindisi nel centro storico. Ci siamo: il raduno ha inizio!

Filippo Lezoli

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19/10/2019

Con il presidente nazionale nel reparto di chi aiuta la vita

Una questione di tempi. La puntualità degli alpini nell’aiutare e la tempestività dei biologi dell’ospedale di Piacenza a rispondere alla chiamata di chi ha bisogno. Detta così, forse le strade degli uni e degli altri non avrebbero potuto che incontrarsi. Sebastiano Favero, presidente nazionale dell’Ana - accompagnato da Roberto Migli, presidente del collegio revisore dei conti dell’Ana, e dal numero uno della sezione piacentina Roberto Lupi - ha incontrato i responsabili e il team di lavoro del reparto di Immunogenetica che, ormai dal 2012, ha stretto con le penne nere un sodalizio virtuoso. E’ stata l’occasione di un ringraziamento sincero, presente anche il direttore sanitario Guido Pedrazzini, per il supporto che gli alpini stanno fornendo con continuità a chi lavora sulle malattie del sangue. Il reparto di immunogenetica, infatti, si occupa di ematologia, combattendo leucemia, linfomi e mielomi, e la sua ricerca è finalizzata al trapianto del midollo osseo, possibile solo dopo accurati esami che consentono di stabilire la compatibilità tra il donatore e il paziente.

Sostegno

Nel 2012 gli alpini donarono al reparto una borsa di studio, nel 2013 un frigorifero dove conservare le provette e nel 2017 una centrifuga del valore di 4.500 euro per l’analisi degli anticorpi anti-HLA, richiesti dagli ematologi per quei pazienti che necessitano di trapianto del midollo osseo. «Ringraziamo gli alpini per la loro puntualità - dice Angela Rossi, responsabile del reparto di immunogenetica e manipolazione di cellule emopoietiche - per il fatto che sono concreti, che a poche parole passano velocemente a molti fatti». Il presidente delle penne nere Favero, giunto in città per l’occasione e in anticipo rispetto al raduno di oggi, ha chiarito come «condivisione e solidarietà siano parte dei valori degli alpini, in questo caso svolti con ancora più piacere per il lavoro che svolge questa unità dell’ospedale, ottenendo risultati concreti che possono salvare vite e aiutare chi ne ha bisogno ». Un ringraziamento sincero, come sottolineato da Pedrazzini: «Poche cerimonie e tanta schiettezza».

Filippo Lezoli

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18/10/2019

Piacenza pronta al raduno con la penna sul cappello

Il dato ormai risuona da giorni nella testa: 25 mila alpini arriveranno a Piacenza in città da tutta l’Emilia Romagna e la Lombardia per il raduno del 2° Raggruppamento. Ebbene: è l’ora. Il conto alla rovescia con cui Libertà ha accompagnato i preparativi all’evento volge ormai al termine. Così domani e domenica si terrà entro le mura farnesiane quello che risulta il secondo maxievento in termini numerici che Piacenza vive in questo terzo millennio, pari probabilmente ai Venerdì Piacentini. Sempre con la penna sul cappello, visto che il primo - è superfluo ma Piacenza pronta al raduno con la penna sul cappello lo scriviamo lo stesso - è rappresentato dall’Adunata nazionale alpini del 2013. Allora calarono in città circa 400mila penne nere da tutta Italia portando per tre giorni la città a sopportare - con successo - ben cinque volte le sue normali dimensioni. I numeri di domani e dopo domani sono minori ma rappresentano tuttavia, sei anni dopo, un’altra prova decisiva, magari in vista di una designazione futura a capitale della cultura. Ma veniamo agli alpini. Con quelli di Piacenza, domani e domenica saranno presenti rappresentanti di ben 19 sezioni. Dall’Emilia Romagna le sezioni di Parma, Modena, Reggio Emilia e Bolognese-Romagnola. Quest’ultima ha circa 4.500 iscriti e nel 2020 a Rimini ospiterà l’Adunata nazionale. Dalla Lombardia il maggior numero di alpini. Arriveranno dalle sezioni Valtellinese, Luino, Colico, Varese, Como, Bergamo, Salò, Brescia, Vallecamonica, Monza, Milano, Pavia, Cremona- Mantova e Lecco. Tanto per dare l’idea delle dimensioni la sezione Valtellinese ha 7mila iscritti, Varese ne ha 5.500, Milano ne ha 3.100. Per non parlare della sezione- monster di Bergamo, dove gli iscritti all’Ana sono 25.600, di cui 19 mila alpini. Piacenza comunque si difende bene con i sui oltre 2.700 iscritti di cui 2.200 alpini e il resto aggregati. Il grosso degli arrivi sarà nelle prime ore della giornata di domenica. Molti sono infatti e i gruppi e le sezioni che si sono organizzate in tal senso per partecipare alla sfilata della domenica mattina. L’appuntamento clou dovrebbe durare circa 4 ore, dalle 9,30 alle 13,30. Al termine avverrà il passaggio della stecca, ovvero del testimone dalla sezione di Piacenza a quella di Lecco che organizzerà il raduno del 2° Raggruppamento nel 2020. Quello del 2018 era stato a carico della sezione di Como e si era tenuto a Mariano Comense con il passaggio della stecca appunto a Piacenza. Anche quella di domani sarà comunque una giornata intensa. Al mattino si incontreranno tutti i presidenti delle sezioni del 2° Raggruppamento. Nel pomeriggio il via ufficiale alle 15 da Porta Borghetto con lo sfilamento del labaro nazionale verso via Maculani, via Risorgimento, via Cavour e piazza Cavalli. L’alzabandiera, l’onore ai Caduti e la messa in Duomo alle 17. In serata il concerto della fanfara della Taurinense (ore 21) a palazzo Gotico e alle 22,30 il carosello di fanfare in piazza Cavalli.

Federico Frighi

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18/10/2019

GLI ALPINI SONO UN NUTRIMENTO PER I CUORI DEI PIACENTINI

Abbiamo ancora negli occhi la spettacolare Adunata Nazionale che Piacenza ha ospitato nel 2013, ma portiamo soprattutto nel cuore ogni giorno la gratitudine nei confronti degli Alpini per la dedizione e la passione con cui si pongono in ogni circostanza al fianco e a supporto della comunità. La loro laboriosa e discreta presenza nelle situazioni di difficoltà, lo spirito di abnegazione e sacrificio nell’affrontare le emergenze, il loro attaccamento ai più alti valori incarnati simbolicamente nella penna nera portata sul cappello, la gioiosa travolgente convivialità nei momenti di festa sono fonte di nutrimento per i nostri cuori e di ispirazione per le nostre azioni. Piacenza e i piacentini, capaci di riconoscersi fino in fondo in questi tratti distintivi, sono orgogliosi di poter ospitare il Raduno del Secondo Raggruppamento, momento di incontro, di ritrovo e di festa, ma anche di appassionata celebrazione e doveroso riconoscimento al valore di tutti gli Alpini, che a maggior ragione come Sindaco del Capoluogo e come Presidente della Provincia di Piacenza ho l’opportunità di toccare quotidianamente con mano. Viva gli Alpini!

Patrizia Barbieri - Sindaco di Piacenza

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18/10/2019

SIAMO NEI LUOGHI DELLA BELLISSIMA ADUNATA VISSUTA NEL 2013

Cari Alpini del 2° Raggruppamento, l’occasione del ritorno a Piacenza rievoca la bellissima adunata nazionale del 2013; nello stesso tempo è sempre motivo di emozione ed orgoglio alpino ritrovarci. Siamo in un anno speciale, quello del centenario di fondazione della nostra grande associazione - l’Associazione nazionale alpini - ed è quindi un motivo in più per celebrare questa ricorrenza. È lo stare insieme che aggiunge valore alle nostre attività associative. È condividere i momenti salienti che caratterizzano i raduni di raggruppamento che rafforza il nostro essere alpini ed il nostro essere Associazione nazionale alpini. In un mondo dove si privilegia l’individualismo noi vogliamo dimostrare con questi incontri la nostra forza e soprattutto la nostra comunità di intenti e di valori. Rivolgo quindi a voi tutti alpini delle Sezioni Lombarde ed Emiliano-Romagnole un caloroso saluto ed un ideale abbraccio alpino con l’augurio di incontrarci a Piacenza in un raduno che si può considerare il prologo della prossima adunata nazionale a Rimini in programma nel 2020 . Viva gli Alpini! Viva l’Italia!

Sebastiano Favero - Presidente Nazionale ANA

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18/10/2019

Il falegname che porta il vessillo alpino «Sfilo col simbolo dei nostri valori»

Domani sarà uno dei protagonisti della sfilata che aprirà il raduno del 2° Raggruppamento. Gianfranco Bertuzzi, 75 anni, è l’alfiere ufficiale designato dal presidente Roberto Lupi a portare il simbolo della sezione alpini di Piacenza, il vessillo sezionale. «Per me è un onore poterlo portare anche in questo raduno - fa sapere Bertuzzi -, tengo in alto il simbolo del sacrificio dei nostri concittadini». Guanti bianchi, giacca e pantaloni blu, perché «lo si deve tenere con decoro», la mano destra lo sorregge, la sinistra lo guida, perché «ci sono delle regole precise, anche se poi ognuno le adatta». Peserà sui 4, 4 chili e mezzo ma per Bertuzzi non sono un problema: «Magari negli ultimi duecento metri te ne accorgi un po’» scherza. Falegname in pensione - ha chiuso la sua bottega di via dei Pisoni nel 2016 - è alpino nel sangue. Ha svolto il servizio militare a Venzone, 8° reggimento, 72ª compagnia ed è iscritto all’Ana da 50 anni (4 col gruppo di Travo, 46 con quello di Piacenza). Da una decina d’anni regge, alternandosi con altri, il simbolo dell’alpinità piacentina. Recentemente lo ha portato nel raduno del 1° Raggruppamento, a Savona. Domani lo farà in un contesto particolare: nella sfilata del labaro nazionale Ana. Da Porta Borghetto (ore 15) a piazza Cavalli per alzabandiera e onori ai Caduti, in via XX Settembre fino in Duomo per la messa. Assieme ai vessilli di tutte le altre sezioni, ai gagliardetti di gruppo e ai gonfaloni di Piacenza e Provincia. Capita poche volte ad un alfiere di sfilare assieme al labaro nazionale. Per gli alpini è un oggetto sacro. È il più importante simbolo dell’Associazione: rappresenta tutto quello che sono gli alpini, la loro storia, le loro tradizioni e il loro spirito. Vi sono appuntate 216 medaglie d’oro al valore civile e militare di reparto e individuali. Il vessillo sezionale, di medaglie, ne ha sette. Due d’oro al capitano Pietro Cella, di Bardi, caduto nella battaglia di Adua e a Giuseppe Sidoli, di Vernasca, caduto in Etiopia. Altre due d’oro conferite all’Ana al valore e al merito civile per l’opera prestata in occasione dell’alluvione in Emilia e Piemonte nel 1994 e nel 1977 in seguito al terremoto in Friuli. Una di bronzo al merito civile per le attività svolte tra il 1987 e il 1989 in Valtellina e Armenia, la medaglia d’oro al merito della Croce Rossa, la Benemerenza della Protezione Civile per l’attività svolta in seguito al terremoto in Abruzzo nel 2009. _fed.fri.

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18/10/2019

La cappella Ducale del Farnese ospita la riunione annuale dei 19 presidenti

La nuova normativa del Terzo Settore e la Protezione civile Ana saranno due dei punti all’ordine del giorno nella riunione annuale dei presidenti delle sezioni del 2° Raggruppamento. I 19 numeri uno delle sezioni di Emilia Romagna e Lombardia si ritroveranno domani mattina, con inizio alle ore 9,30, nella cappella Ducale di palazzo Farnese. Con loro i consiglieri nazionali Ana presenti al raduno e il presidente nazionale Ana, Sebastiano Favero. «Si tratta di una riunione non aperta al pubblico in cui verranno trattati punti molto tecnici» ha spiegato Roberto Lupi, presidente della sezione di Piacenza. All’ordine del giorno anche l’eventuale candidatura della sezione che ospiterà il raduno del 2° Raggruppamento nel 2021. Come molti sanno, la sede del raduno viene decisa ad anni alterni tra Lombardia ed Emilia Romagna. Nel 2020 sarà a Lecco, dunque nel 2021 toccherà di nuovo all’Emilia Romagna. _fri

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18/10/2019

Carosello Fanfare nel centro della città I ragazzi di Agazzano

Ci sono anche due bambini di nove anni nell’organico del Corpo bandistico “Carlo Vignola” di Agazzano che si esibirà domani sera nel Carosello delle fanfare alpine in centro città. Sono Filippo Quero, figlio del direttore della banda Antonio Quero, e Tommaso Albano, rispettivamente alle percussioni e al sax. Frequentano la stessa classe a scuola e condividono la passione per la musica e lo strumento, appreso nei corsi che la banda propone annualmente. Sono i più piccoli e sono i più “coccolati”, ma hanno già ben chiaro il loro ruolo nell’organico dei musicanti, oltre a conoscere a menadito gli spartiti dell’ampio repertorio della banda. Il Corpo bandistico “Vignola”, fondato nel 1903, ha infatti un repertorio che comprende, oltre a brani religiosi e marce allegre, anche un cospicuo numero di brani da concerto, tra colonne sonore e canzoni celebri italiane e straniere. Domani, informa il maestro Antonio Quero, partiremo da piazza Borgo per arrivare in piazza Cavalli e proporremo un pot-pourri “Super Arbore”, con brani tra i più noti di Renzo Arbore, ma anche La vita è bella, marce da sfilata e militari. L’organico si compone di circa 30 elementi di diverse età. Tra essi Michele Quero (primo figlio del direttore che suona la tromba come il papà) e Alessandro Amorini, al corno, entrambi di 12 anni che, dopo il triennio di corsi alla banda, dallo scorso anno frequentano il Conservatorio e l’annessa scuola media. Ci sono anche i musicanti più su di età, come Giuseppe Velardi (ai piatti) e Pietro Pietro Trespidi (alla grancassa), entrambi ottantenni. Mario Belli (alla tromba) poco manca per arrivare a 80. Ma il musicante che da più tempo fa parte della banda è il direttore. «Sono entrato nel 1976 - racconta Antonio Quero -. Avevo sei anni e non sono più uscito». Un lieto ritorno nell’organico è quello di Carlo Pisani, direttore dell’orchestra “Luigi Cremona” di Agazzano, che oltre ad insegnare alla scuola di musica della banda con Quero, Andrea Zermani e Max Pieri, suona il sax contralto. La banda di Agazzano non è una fanfara nel vero senso del termine (fanfara è una banda composta esclusivamente da ottoni), ma non ha nulla di meno se si parla di qualità di esecuzione tant’è che negli anni diverse sezioni Ana hanno richiesto la sua presenza per accompagnare i propri gruppi durante le sfilate delle adunate nazionali, non ultima la sezione di Bergamo, la più numerosa d’Italia. Anche nel 2013, in occasione dell’adunata nazionale a Piacenza, ad esempio, ha reso solenne con la musica l’arrivo in città della bandiera di Guerra. Nel 2015 ha inciso il suo primo album dal titolo “Un amore così grande”. Una banda di grande livello, quindi, che anche domani sera darà il meglio di sé. _Nadia Plucani

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Torna la fanfara della brigata Taurinense

Torna a Piacenza la fanfara della brigata Taurinense e lo fa con un concerto (ingresso libero) offerto ai piacentini domani sera nel salone di palazzo Gotico (ore 21). Quello tra la Taurinense e Piacenza è un legame ormai stretto che risale - in tempi moderni - al 2013. Durante l’Adunata nazionale fu la colonna sonora di tutti gli eventi aprendo le cerimonie ufficiali e tenendo un concerto più una “scuola” di musica per i ragazzi al Campo Daturi, già sede della Cittadella Alpina. Nel Natale del 2013 tornò a Piacenza, a palazzo Gotico, per ringraziare dell’accoglienza con un concerto di auguri. La fanfara della Brigata Alpina Taurinense nasce dalla fusione dei preesistenti complessi bandistici del 4° Reggimento Alpini e del 1° Reggimento Artiglieria da Montagna. È attualmente costituita da 34 elementi diretti dal maresciallo capo Marco Calandri. Il suo repertorio comprende – oltre a musiche di ordinanza militari – anche brani sinfonici e leggeri. _fri.

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18/10/2019

Padiglioni della ristorazione da stasera sarà subito festa

Festa da stasera quando apriranno i padiglioni della ristorazione in piazza Plebiscito e sotto i portici di Palazzo Gotico. Ma il Raduno si aprirà ufficialmente domani alle ore 15 con l’ammassamento in via Maculani, l’accoglienza del labaro nazionale Ana e la sfilata. Per garantire lo svolgimento dell’evento è stata modificata la viabilità. Fino alle 20 di martedì 22 divieto di sosta con rimozione forzata nell’area di piazza Cavalli, in piazzale Plebiscito, piazzetta Grida, vicolo Perestrello, largo Sant’Ilario, piazzetta San Francesco e nel tratto di via Sopramuro tra piazza Cavalli e via San Donnino). Nel weekend altre misure restrittive. Ecco quanto previsto domani. Viabilità di domani Dalle ore 6 di domani sino al termine della manifestazione domenica 20, sosta con rimozione forzata nell’area di parcheggio di via Maculani, nella stessa via Maculani, in viale Risorgimento, in via Cavour e in piazza Duomo. Attenzione: dalle ore 8 alle 17, nell’area parcheggio di via Maculani sarà vietata anche la circolazione. E dalle 14 divieto di circolazione anche in viale Risorgimento, via Cavour, via XX Settembre, piazza Duomo, via Romagnosi, largo Battisti e via Sant’Antonino. Dalle ore 17 (sempre di domani) e sino alle 20 di domenica, divieto di sosta con rimozione forzata e divieto di circolazione in via San Donni-no, via Medoro Savini, via Felice Frasi, via Sopramuro, via Chiapponi, via San Francesco, via San Giovanni (tra corso Vittorio Emanuele e via Vigoleno), nonché in via Legnano, via Daveri, via Pace, via Garibaldi (da via Illica a largo Battisti), via Cittadella (da via Mazzini a largo Matteotti ), cantone Camicia, via Mazzini (da via Cittadella a via Mentana ), via Calzolai, corso Vittorio Emanuele (dalla rotatoria all’altezza di via Palmerio, sino allo Stradone Farnese), nel tratto di via S.Siro tra via Giordani e via S.Franca, nel tratto di via S. Franca tra via Sant’Antonino e via Verdi, nonché nel tratto di via Verdi tra via Santa Franca e corso Vittorio. Ztl Dalle ore 8 di domani alle ore 8 di lunedì 21 telecamere disattivate all’incrocio tra via Giordani e via S. Siro e a quello tra via Roma e via Legnano, all’intersezione tra via Cavour, via Roma e via Borghetto, in via Gaspare Landi, via S. Stefano, via Scalabrini, via S. Paolo, via Pantalini, piazza Borgo, via Gregorio X e via S. Antonino. Bevande Per ragioni di sicurezza è vietato somministrare, consumare e vendere bevande e alimenti in contenitori di vetro o lattine. Si utilizzi carta o plastica per tutta la durata del Raduno. Sanzioni da 500 euro.

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18/10/2019_3

Anche i Musei Civici celebrano il raduno

In occasione del Raduno del 2° Raggruppamento degli Alpini, anche i Musei Civici di Palazzo Farnese celebreranno l’evento con l’apertura continuata, domani (dalle 9 alle 18) e domenica (9.30-18) e il biglietto di ingresso, in entrambe le giornate, al costo promozionale di un euro per tutti i visitatori. La Cappella Ducale di Palazzo Farnese, peraltro, sarà teatro nella mattinata di domani, dalle 9.30 alle 12.30, dell’incontro tra i presidenti delle Sezioni Ana del 2° Raggruppamento, per i quali verrà organizzata una visita guidata alle diverse sezioni museali ospitate nella rocca. Il Museo Civico di Storia Naturale prolungherà invece l’apertura di domani 19 sino alle ore 20. Si intensifica, nell’occasione, anche l’attività di promozione turistica del territorio: l’Ufficio Iat sarà a disposizione - per fornire informazioni ma anche per l’acquisto di gadget e souvenir di Piacenza - presso la sede di piazza Cavalli 10 (angolo via Calzolai) dalle 8.30 alle 18 di domani e dalle 9 alle 13 domenica. Nel fine settimana, per l’intera giornata di domani e domenica, sarà inoltre allestito un Infopoint turistico di prima accoglienza, in condivisione con Destinazione Turistica Emilia, nella piazzetta antistante la basilica di San Francesco. Tutte le informazioni utili, anche in merito agli eventi culturali in programma nella due giorni dedicata alle Penne Nere di Emilia Romagna e Lombardia, sono riportate nella pagina dedicata del sito web comunale, all’indirizzo www.comune.piacenza.it/alpini.

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18/10/2019

Uomini e mezzi: così Iren accompagna la due giorni

Il gruppo Iren ha definito, in accordo con il Comune di Piacenza, il Comitato Organizzatore e la Questura, un piano specifico di interventi straordinari per gestire i servizi ambientali. L’obiettivo è rendere gradevole il soggiorno degli Alpini a Piacenza e nello stesso tempo garantire il massimo rispetto dell’ambiente e il decoro urbano, nonché la continuità dei servizi per i cittadini residenti. In tutte le aree della città interessate dal raduno e nelle zone dedicate al “catering”, verranno messi a disposizione 12 contenitori (cassonetti e bidoni) per la raccolta dei rifiuti differenziati ed indifferenziati che verranno svuotati, domani e domenica, due volte al giorno. Per quanto riguarda il servizio di pulizia stradale, lungo le vie della città verranno collocati circa 250 cestini portarifiuti mobili che sostituiranno i cestini fissi i quali, per ragioni di sicurezza, verranno sigillati o rimossi. Iren effettuerà inoltre servizi straordinari di lavaggio strade e spazzamento meccanico e manuale diurno e notturno nei giorni del raduno e al termine della manifestazione fino a completa pulizia della città, impiegando 2 macchine spazzatrici, 25 mezzi dedicati e 25 operatori manuali. Complessivamente saranno impegnati circa 30 addetti di Iren e 27 mezzi.

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18/10/2019

Il polo militare in via Malta si fa bello per le Penne Nere

Per la prima volta in Italia, la sfilata di un Raduno degli alpini partirà da un polo militare. Succederà domenica 20 ottobre a Piacenza in occasione del Raduno del Secondo Raggruppamento di Emilia Romagna e Lombardia. Per accogliere le penne nere, le vie e gli edifici del Polo di mantenimento pesante nord di viale Malta, diretto dal generale Sergio Santamaria (alpino), sono stati imbandierati; da un silos spicca un tricolore di oltre dieci metri. L’area che affaccia su via XXIV Maggio è stata tirata a lucido con lo sfalcio dell’erba e l’esposizione di numerosi mezzi militari. Grazie al restyling ora sono ben visibili i bastioni. Sono stati inoltre affissi manifesti che illustrano l’attività militare. L’area ospiterà l’ammassamento degli alpini che parteciperanno alla sfilata, secondo le stime saranno oltre 10mila. Il corteo, accompagnato dall’inno Trentatrè, dall’ex Arsenale uscirà in viale Malta. Il Polo non sarà aperto al pubblico ma solo alle penne nere e alle autorità per le allocuzioni ufficiali in programma alle 9.30. Subito dopo partirà la sfilata. _N

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17/10/2019

Ci voleva un coro. Ma porto al raduno il cappello di mio padre

Il prossimo raduno degli Alpini mi offre lo spunto per parlare di un argomento particolare. Quanti giovani conoscono e apprezzano oggi le canzoni di montagna? La Montanara e il Capitano della Compagnia, se va bene. Ma il repertorio di questi canti meravigliosi è molto molto vasto, si è formato in parte dell’ambiente militare degli Alpini, in particolare durante gli anni della grande guerra, ma in buona parte riprende anche canzoni tradizionali talvolta antiche di secoli, che provengono dalle popolazioni di tutto l’arco delle nostre Alpi, dalla Valle d’Aosta al Friuli Venezia Giulia. Mentre le canzoni di origine militare sono ispirate dai sacrifici dei nostri soldati che nella grande guerra dovettero combattere in un contesto terribile per l’asprezza sia dei combattimenti sia del territorio di montagna che ne era teatro, i canti di origine popolare riflettono momenti caratteristici della vita semplice e di duro lavoro delle popolazioni montane che però sapevano ritagliarsi anche momenti di serenità e di allegria in occasione di matrimoni e sagre popolari. Li avevamo anche noi questi canti , noi della pianura, e del nostro Appennino. Ma purtroppo nessuno ebbe l’iniziativa di raccoglierli e fissarli su un supporto un po’ più durevole della memoria popolare. Con l’inurbamento e con la morte degli anziani, purtroppo noi questi canti popolari li abbiamo IL DECENNALE DELLA MORTE DI UN ARTISTA CENTRALE DEL SECONDO ‘900 A PIACENZA Energia d’arte dalla natura ostile così Braghieri emoziona ancora perduti per sempre. Per le canzoni di montagna invece andò diversamente per fortuna. Intanto le popolazioni alpine, gelosissime del loro territorio e delle loro tradizioni, rimasero tenacemente abbarbicate alle loro montagne senza inurbarsi più di tanto, e quindi conservarono la maggior parte del loro patrimonio culturale. Inoltre, a brevissima distanza dalla fine del secondo conflitto mondiale, un grandissimo musicista, pianista e direttore d’orchestra, Arturo Benedetti Michelangeli, appassionato di canti popolari, si dedicò a una certosino lavoro filologico di raccolta di tutto il repertorio su cui riuscì a mettere le mani, che provvide anche ad armonizzare magistralmente per coro umano di sole voci maschili. Egli in seguito affidò il suo lavoro alla Corale della SAT (Società Alpina Tridentina) le cui esibizioni di altissimo livello in concerto riscossero un grande successo almeno fino alla fine degli anni 60. Fu proprio in quel periodo che io, già in possesso di molte incisioni su dischi in vinile, ebbi l’occasione di ascoltarla dal vivo a Piacenza nell’auditorium del Nicolini. Fu uno spettacolo indimenticabile, perché l’esibizione dal vivo mi consentì di apprezzare sfumature musicali che nelle incisioni su disco erano inevitabilmente andate perdute (dati i mezzi tecnici dell’epoca), e rappresentavano autentici pezzi di bravura. Purtroppo proprio a partire dalla fine degli anni 60 il patrimonio delle canzoni di montagna cominciò a non interessare più ai nuovi giovani, ormai attratti da ben altre offerte musicali, e la trasformazione delle Alpi in un immenso parco giochi sportivo e vacanziero invernale ed estivo ha fatto il resto. Non che le popolazioni alpine abbiano rinunciato al loro patrimonio culturale, lo conservano in gran parte, ma lo hanno piegato alle esigenze del business, tenendo un po’ nascosta proprio la parte più interessante, ritenuta poco appetibile dal punto di vista turistico. I giovani che d’inverno ormai affollano in massa le piste da sci, e di notte anche le discoteche locali, giovani ormai non più tenuti nemmeno all’obbligo della leva militare e che quindi non sanno cosa significhi fare il soldato, tantomeno in tempo di guerra visto che da 70 anni abbiamo pace, questi giovani non sono in grado di comprendere e quindi di apprezzare canzoni che richiamano a un conflitto conosciuto a malapena sui libri di scuola. Tantomeno riescono ad interessarsi a usi e costumi tradizionali di tempi duri e grande povertà che ormai le stesse popolazioni alpine, ora divenute floride grazie proprio al turismo di massa, hanno messo da parte, pur senza dimenticarle. Per fortuna infatti dovunque, in ogni vallata alpina, associazioni di volonterosi si preoccupa di conservare e di tramandare. Un’opera realmente meritoria. La conoscenza e l’amore per canzoni di montagna rappresentano probabilmente il lascito più struggente che mi lasciò mio padre, Guido Zanelli, Sottotenente medico degli Alpini, che partecipò alla spedizione di Russia nel Battaglione Tirano della divisione Tridentina, medaglia di bronzo al valor militare dopo Nikolajewka. È un vero peccato che in occasione dell’adunata degli Alpini nella nostra città nessuno abbia invitato la SAT a tenere un concerto, magari nel Teatro Municipale. La stessa adunata ne avrebbe ricavato un ulteriore notevole valore simbolico e spettacolare. Comunque se mi sarà possibile parteciparvi, io avrò sul capo il cappello storico di mio padre, lo stesso cappello reduce della Russia, e lo indosserò in suo ricordo e in suo onore, anche se oggi è un po’ spennato.

GIULIO ZANELLI

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Rancio alpino a Pittolo Piazza rende omaggio al nonno Gino Troglio

Se volete far commuovere Giovanni Piazza dovete dirgli due nomi: Gino e Eleonora. Sono i nomi dei suoi nonni materni, i genitori della compianta preside Stefania Troglio. Sono i nomi dei nonni che mancheranno per sempre: lui, Gino Troglio, classe 1913, contadino e alpino, scarpa grossa e cervello fino; lei, Maria Eleonora Ferrari, che gli stava sempre accanto. A loro, Piazza, ex sindaco di Ottone e oggi presidente di “Piacenza nel mondo”, ha dedicato un progetto di riqualificazione di due capannoni a Pittolo, alle porte di Piacenza. «Una casa di campagna, perché un montanaro ha bisogno di spazio, di aria, di campi », ha detto Piazza. Qui domenica alle 13.15 sarà allestito un rancio alpino aperto alle Penne nere e agli amici (serve prenotare, contattando Piazza). Ci sarà una porchetta che inizierà a cuocere già sabato, ma anche paella, torte, salumi, e ovviamente tanto vino. La Bandiera già sventola nel cortile, accanto a un ulivo che ha trovato casa a Pittolo nei giorni scorsi. Piazza ci tiene in modo particolare alla tradizione e a questo raduno: aveva infatti già contribuito al Monumento Alpini al Daturi, anni fa, proprio in ricordo del nonno Gino che portava sempre il nipote alle adunate. Oggi il cappello di Gino viene indossato da Giovanni con orgoglio: «Anche se io sono un “aggregato” degli Alpini, perché quando da ragazzo dovevo partire ero già consigliere comunale a Ottone e così scelsi di proseguire l’attività amministrativa». L’impegno di Piazza per le Penne nere però non è mai mancato. Domenica il rancio lo dimostrerà: «Per me è un’occasione per stare insieme, ci saranno anche le fisarmoniche. In questo modo sarà dato un segnale di affetto e presenza anche nelle frazioni della nostra bella città». _malac.

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17/10/2019

Gli studenti “scoprono” l’alzabandiera e l’inno alpino

Hanno cantato a gran voce l’inno di Mameli osservando il tricolore salire verso il cielo azzurro di una limpida mattinata di ottobre. A convocare gli studenti del liceo Gioia per l’alzabandiera, sono stati gli alpini del Gruppo di Piacenza, la cui sede si trova all’interno dell’arena Daturi dove le scuole del centro cittadino svolgono le lezioni di educazione fisica. E così, dopo la consueta corsa sulla pista d’atletica, gli studenti di terza e quarta, accompagnati dalle insegnanti Raffaella Civardi e Angela Portesi, hanno partecipato all’importante momento per gli alpini che, insieme ai ragazzi, hanno voluto celebrare l’arrivo del nuovo vessillo in sostituzione di quello usurato dal tempo e il restyling della sede del Gruppo. Le migliorie sono state apportate in vista del Raduno del Secondo Raggruppamento delle penne nere di Emilia Romagna e Lombardia che sabato 19 e domenica 20 ottobre porterà a Piacenza oltre 20mila persone. La sede alpina nel centro della città si è rifatta il look con la nuova tinteggiatura delle pareti esterne e interne e degli spogliatoi utilizzati dagli studenti. Oltre all’edificio, le volenterose penne nere, si sono dedicate anche alla pulizia del monumento in granito arrivato dalla Toscana dieci anni fa. La lucidatura ha consentito di rivedere a chiare lettere la scritta tratta dalla preghiera dell’alpino: “…Salva noi, armati come siamo, di fede e di amore”. Soddisfatto Gino Luigi Acerbi, storico capogruppo di Piacenza: «Ci teniamo ad avere gli studenti per l’alzabandiera perché per noi è un’occasione per spiegare cosa rappresentano il tricolore e la Patria – ha commentato -; inoltre li abbiamo invitati a partecipare all’ormai imminente Raduno». Sulle note del Trentatré, inno degli alpini, sono stati distribuiti ai ragazzi i volantini con gli appuntamenti per le giornate di sabato e domenica. Una ventina le penne nere del Gruppo di Piacenza che hanno partecipato all’alzabandiera, tra i presenti anche l’ex presidente Aldo Silva che raccolse il testimone dal primo presidente Arturo Govoni. Dopo lo scatto di rito del fotografo Valerio Marangon è arrivato il “rompete le righe” con i ragazzi pronti per proseguire la lezione di educazione fisica. Gli alpini iscritti al Gruppo di Piacenza sono 150 (una trentina gli “aggregati”), la sede all’arena Daturi è aperta il mercoledì e il sabato dalle 8.45 a mezzogiorno. Sul fornello la moka è sempre pronta per un momento conviviale mattutino.

Nicoletta Marenghi

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17/10/2019

Più di duecento volontari mobilitati per accogliere i 200 pullman in arrivo

Le manovre di avvicinamento al raduno degli Alpini appartenenti del Secondo Raggruppamento del Nord Italia (Emilia e Lombardia), in programma da domani a domenica, proseguono spedite. Il conto alla rovescia è ufficialmente cominciato ieri sera quando Roberto Lupi, presidente Ana Piacenza, e i rappresentanti della sezione locale delle Penne nere hanno riunito una parte dei volontari (circa 80 i presenti, tutti dell’Ana provinciale) per definire i ruoli che dovranno ricoprire durante la manifestazione. L’appuntamento, nel salone del Corpus Domini, è servito a mettere in fila le diverse priorità. Ci sono i quarantenni, i più giovani del manipolo, ma la spuntano come numero i più anziani. Motivati, appassionati. «Non esistono differenze di età quando si tratta di tenere vive le tradizioni ed esaltare le caratteristiche degli Alpini», commenta Lupi, spiegando che si potrà contare sul supporto di almeno 200 volontari, compresi alcuni rappresentanti del S.O.N (Servizio d’ordine nazionale), oltre all’ausilio delle forze dell’ordine. «In organico anche una squadra antincendio boschivo del corpo speciale degli Alpini, addestrata allo spegnimento degli incendi», ha proseguito Lupi. «Dovremo soprattutto garantire una serie di presidi dei varchi e instradare il pubblico. I nostri uomini indosseranno un giubbino giallo con la scritta “servizio d’ordine”. Stiamo allestendo in queste ore gli stand gastronomici, le tribune in piazza Cavalli e il palco al Polo di mantenimento. L’imbandieramento è ormai concluso. Al concerto di sabato sera della Fanfara Brigata Alpina Taurinense a Palazzo Gotico accetteremo spettatori fino ad esaurimento posti». Al fianco di Lupi il Consigliere degli Alpini piacentini Gianni Magnaschi, Roberto Migli, revisore conti Ana Nazionale, il vicepresidente Ana Piacenza Gianluca Gazzola e il coordinatore provinciale Ana di Protezione Civile Maurizio Franchi. A coordinare la sicurezza è stato chiamato Danilo Spataro: «Prevediamo l’arrivo di oltre 200 pullman che saranno dislocati in due aree parcheggio. Una tra via Maculani e via Tramello e l’altra in via Diete di Roncaglia. Dal domani alle ore 18, quando apriremo gli stand della ristorazione, fino alla domenica dopo il passaggio della “stecca”, ogni momento è regolato». Per sabato i volontari, concentrati soprattutto in centro Piazza Cavalli e Piazza Plebiscito, si dovranno occupare di controllo degli ingressi e di evitare l’accesso a vetro e lattine. «La domenica dalla prima mattinata è previsto l’ammassamento all’ex Arsenale, da lì ci porterà partirà il corteo che ci porterà fino a viale Risorgimento dove ci sarà lo scioglimento, passando per viale Malta, via Venturini, stradone Farnese, via Giordani, piazza Sant’Antonino, via Sant’Antonino, largo Battisti, piazza Cavalli, via Cavour», ha concluso Lupi. _Matteo Prati

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16/10/2019

Piacenza e le sue valli in mostra «Alpini, la bellezza abita qui»

L’occasione non poteva essere più ghiotta con migliaia di Alpini in città e così “Piacenza e le sue Valli” non se l’è lasciata sfuggire. Il sodalizio rinnova la proposta di valorizzazione delle nostre bellezze catturate dall’occhio di tanti fotografi attivi in città e in tutta la provincia. Torna la mostra di promozione territoriale “La Nostra Terra”, seconda edizione, ad opera di numerosi autori che hanno già esposto i loro lavori a Palazzo Farnese nei mesi scorsi, stavolta lo fanno a beneficio soprattutto delle Penne Nere che sono pur sempre turisti d’eccezione (e il turismo a Piacenza cresce del 14 per cento all’anno, ha ricordato in varie occasioni l’assessore alla Cultura Jonathan Papamarenghi). La mostra - ottanta le foto esposte - sarà inaugurata sabato 19 ottobre alle 9.30 all’interno della Galleria d’Arte di Palazzo Paveri Fontana su Corso Garibaldi, ma con ingresso della mostra da vicolo Sant’Ilario n.4. L’esposizione resterà aperta per il week end, domenica inclusa, ma su richiesta potrà essere prolungata anche nei giorni successivi. Sabato sarà visitabile dalle 9.30 alle 12.30 e nel pomeriggio dalle 14.30 alle 21 e fin che ci saranno visite - fa sapere Anita Santelli, presidente di “Piacenza e le sue Valli” - domenica si replica con gli stessi orari. Santelli da sempre sostiene la promozione territoriale attraverso la realizzazione e la divulgazione di immagini curate, poetiche, singolari o semplicemente documentarie su tanti aspetti della provincia, e il successo non è mancato grazie alla visitatissima pagina facebook del sodalizio. Dalla transumanza in Valdaveto agli angoli più nascosti degli Appennini, i reportage fotografici sono dei formidabili attivatori di curiosità e interesse turistico sulla città e le quattro vallate, rappresentate con i propri uomini, scorci, vedute, ma ci saranno anche foto sugli eventi piacentini del 2019. A dare il benvenuto agli Alpini, l’effigie del cappello da Alpino di Fausto Frontini che campeggia in mostra, Frontini ha rivestito il ruolo di ufficiale nella Brigata Julia negli Anni a cavallo tra il ‘50 e il ‘60. Gli autori che espongono sono Anita Santelli Claudio Rancati, Renzo Oroboncoidi , Sergio Efosi Valtolla, Massimo Dioni, Adriano Giraudo, Pier Luigi Casanova, Mario Cadeddu, Alessandro Daturi, Fausto Bessi, Gianluca Groppi, Dario Rigolli.

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15/10/2019

Trenta ambulanze e due punti medici ecco il piano del 118

Centoventi persone tra medici, infermieri, soccorritori; due posti medici avanzati con la possibilità di ricoverare fino a 12 pazienti; 20 defibrillatori di cui 10 fissi e altrettanti con pattuglie mobili; 30 ambulanze, di cui 9 con infermieri a bordo; ospedali di Piacenza, Fiorenzuola e Castelsangiovanni in stato di allerta. Sono alcuni dei grandi numeri del piano sanitario predisposto dal 118 di Piacenza e spalmato sui due giorni del Raduno del 2° Raggruppamento alpini - sabato e domenica - più l’anteprima del venerdì. «Il piano prende in considerazione il periodo da venerdì 18 a domenica 20 - spiega Stefano Nani, coordinatore del 118 di Piacenza - ovvero i due giorni del raduno ma anche il venerdì, visto che in piazzetta Plebiscito e sotto il Gotico la sera saranno già pronti gli stand gastronomici e dunque si prevede un afflusso di persone ». Così venerdì, dalle ore 16, raddoppierà il normale presidio di emergenza quotidiano portandosi a 6 ambulanze e a due mezzi di soccorso avanzato. I mezzi e il personale saranno forniti da 118, Anpas, Croce Rossa e Misericordia. Sabato si dà inizio ufficialmente al raduno e il piano sanitario si potenzia. Il numero delle ambulanze e dei mezzi di soccorso avanzato rimane uguale a quello di venerdì ma si estende su tutta la giornata fino a notte fonda. In più apre il punto medico avanzato realizzato in una tenda a compressione in largo Baciocchi, tra il liceo Gioia e l’istituto Romagnosi. Le due scuole metteranno a disposizone i loro allacci alla rete elettrica. Il punto medico avanzato è idoneo ad ospitare in contemporanea dai 6 agli 8 ricoveri per codici di minore gravità, in modo da non congestionare il pronto soccorso dell’ospedale. Domenica il clou della manifestazione e la conseguente massiccia risposta del piano sanitario. Prima di tutto le ambulanze: quelle pronte ad intervenire saranno nove più tre mezzi di soccorso avanzato. Al posto medico avanzato di largo Baciocchi se ne affiancherà un altro al Polo di mantenimento pesante Nord (l’ex Arsenale) con chiusura dopo la partenza della sfilata. Sarà il gemello, con la medesima capienza. Verrà fornito dall’Ana e sarà gestito da personale misto: un medico alpino, personale sanitario della Protezione civile alpina, 118, Anpas, Cri. Sempre domenica, lungo il percorso della sfilata, saranno presenti anche tre equipaggi di soccorritori a piedi e due squadre in motocicletta. «Tutti saranno geolocalizzati, in modo che la centrale operativa da Parma conosca esattamente la loro posizione» spiega Nani. Il coordinamento è infatti alla centrale del 118 di Parma mentre a Piacenza funzionerà una unità di crisi con 118, Cri e Anpas. In questo modo viene messa a disposizione anche l’impiantistica radio del 118 di Piacenza nel caso dovesse saltare per vari motivi la rete di geolocalizzazione. La chiamata di emergenza arriva al 118 di Parma il quale la smista. La prima opzione è allertare la squadra più vicina che vede sul terminale. La seconda è sentire l’unità di crisi di Piacenza per vedere se esiste un’altra squadra ancora più vicina che ha dato la propria localizzazione via radio. Come già l’Adunata nazionale del 2013 e le successive, anche il raduno del 2° Raggruppamento sarà cardioprotetto. Progetto Vita, guidato dalla cardiologa Daniela Aschieri, ha messo a disposizione 20 defibrillatori. Dieci saranno posizionati su sede fissa: totem o pubblici esercizi segnalati. Altrettanti a disposizione di squadre a piedi, riconoscibili dagli zaini di soccorso e tutte formate da volontari di Progetto Vita. Ogni squadra sarà dotata di smartphone con l’app collegata al 118. Stato di allerta per l’ospedale di Piacenza. Verranno potenziati il pronto soccorso e altri reparti con personale in più e reperibilità. Stesso discorso per gli ospedali di Fiorenzuola e Castelsangiovanni, anche se, in caso di eventi straordinari, il primo a ricevere i pazienti sarà quello di Piacenza. Tutto questo in caso di eventi non programmabili ma pur sempre possibili. «L’intero sistema - osserva Nani - è già stato sperimentato con successo durante i Venerdì Piacentini dai quali questo 2° Raggruppamento non viene ritenuto così distante in termini di presenze. Nettamente lontano dalle 400mila persone dell’Adunata nazionale del 2013».

Federico Frighi

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15/10/2019

Cinque varchi di accesso a piazza Cavalli contapersone e massimo 7mila spettatori

In Piazza Cavalli si potrà accedere esclusivamente da cinque varchi presidiati da cinquanta addetti al controllo e alla vigilanza di cui dieci preparati alle emergenze di rischio elevato. Ai cinque varchi gli addetti dovranno essere dotati di contapersone. Il numero massimo di accessi consentito sarà di 7mila. Sono alcuni delle disposizioni della Commissione Provinciale di Vigilanza sui Locali di Pubblico Spettacolo, coordinata dal viceprefetto Marilena Razza, riunitasi ieri mattina nella prefettura di Piacenza. Oltre al viceprefetto Razza vi hanno preso parte gli altri componenti di diritto: rappresentanti di questura, comando provinciale dei Vigili del fuoco, amministrazione provinciale, azienda Usl, un esperto in elettrotecnica, oltre che rappresentanti del Comune di Piacenza e dell’organizzatori dell’evento, ovvero la sezione Ana di Piacenza. Scopo della riunione era quello di esaminare le prescrizioni relative alla manifestazione denominata “Concerto e Carosello di Fanfare” di cui faranno parte la Fanfara Orobica, la Fanfara della Sezione Ana di Piacenza e la fanfara di Agazzano che si terrà sabato 19 ottobre alle ore 22.30 in piazza Cavalli a Piacenza, nel contesto del raduno alpino. Alle tre fanfare, lo ricordiamo, si unirà una quarta, ovvero quella della Brigata Taurinense che dalle 21 di sabato terrà il concerto nel salone di Palazzo Gotico. La commissione, dopo ampia discussione e disamina della documentazione inerente, ha espresso parere favorevole allo svolgimento della manifestazione per una capienza massima complessiva di 7.000 spettatori, stabilendo le seguenti prescrizioni: 1) dovrà essere previsto un numero di 50 addetti ai servizi di controllo e vigilanza, di cui 10 muniti anche di attestato di formazione di addetti all’ emergenza di rischio elevato; 2) i 5 varchi di accesso alla piazza Cavalli dovranno essere controllati da personale dotato di conta persone, adibito all’instradamento del pubblico e al relativo conteggio; 3) il personale addetto al servizio di controllo dovrà essere facilmente riconoscibile e individuabile; La riunione della Commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo 4) in merito alla presenza del palco, qualora lo stesso non venga utilizzato dalle fanfare, dovrà esserne inibito l’accesso attraverso il controllo dei volontari dell’organizzazione; 5) i servizi igienici (14 più 3 attrezzati per disabili) dovranno essere adeguatamente segnalati e mantenuti in buone condizioni igieniche; 6) i servizi igienici del comune dovranno essere tenuti aperti fino al termine della manifestazione e uno di questi dovrà essere riservato agli addetti alla ristorazione; 7) la zona di preparazione degli alimenti dovrà essere protetta da copertura, interdetta al pubblico e dotata di un numero adeguato di contenitori per i rifiuti; 8) dovrà essere inibita la somministrazione, consumo, vendita e detenzione di cibi e bevande in contenitori di vetro nonché metallici. _r.c.

 

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15/10/2019

Scepi: «La mia colomba per chi ha a cuore l’etica»

L’Uomo della Pace di Franco Scepi verrà donato all’Associazione Nazionale Alpini (Ana). L’opera d’arte continua così il suo lungo viaggio iniziato nel 1977 attraverso i grandi fermenti storici per assurgere infine a simbolo della promozione umana e della solidarietà fra i popoli personificate dai Premi Nobel per la pace, di cui è l’emblema. E sono proprio il Segretariato dei premi Nobel, che ha sede a Piacenza, e la Fondazione Gorbaciov, presieduti da Ekaterina Zagladina e da Marzio Dallagiovanna, a conferire il riconoscimento ad Ana, sabato 19 ottobre alle 16.30 prima della messa celebrata da monsignor Gianni Ambrosio in Cattedrale, in occasione del Raduno alpino. L’opera si trova già da sabato scorso in Duomo. «Io non sono un Alpino, ma ritengo questo corpo l’unico che si dedica ad azioni etiche, che aiuta e dà una mano alla gente gratuitamente, con uno spirito che non c’è quasi più» spiega Scepi nel rievocare il clima in cui la sua opera nasce. «Sicuramente la prima emozione fu nel ‘77 quando incontrai Karol Wojtyla e furono le sue parole - ricorda - che mi ispirarono e mi comunicarono la sensazione che mi ha portato a realizzare un dipinto. Lui disse che tra il nazismo e il comunismo aveva scelto la Madonna, parlava della Madonna di Czestochowa che è praticamente uguale alla Madonna nera di Lucera dove io sono nato». La prima immagine che l’artista produce è quella di un paradiso terrestre, un giardino buio dove c’è Maria, poi, influenzato da sua madre, Scepi sceglie di rappresentare un viso né maschile né femminile ma improntato ad una forte spiritualità. Dalla testa aperta escono falce e martello, il regista Wajda lo vede e ne resta colpito, lo vuole come simbolo del film “L’uomo di marmo” (celeberrimo il manifesto) ma con una colomba rossa al posto di falce e martello. Poi sotto la spinta di Gorbaciov la colomba diventa definitivamente bianca, sottoscritta dai premi Nobel per la Pace. L’opera riassume in sé molti momenti cardine. Anticipa la fine della guerra fredda, la fine del “secolo breve”. Torna oggi in auge nel trentennale del crollo del Muro di Berlino che cade il 9 novembre. Il Segretariato ha deciso questo passo a pochi giorni di distanza dalla conclusione del summit mondiale di Merida, in Messico, dei premi Nobel per sottolineare ancora una volta il ruolo stesso di Piacenza “Città mondiale dei costruttori di pace”. L’attribuzione agli Alpini - questa la motivazione - è legata “al grande impegno, allo spirito di sacrificio e all’abnegazione profusi nelle opere di solidarietà e di carattere sociale in numerosi Paesi del mondo e nel sostegno e soccorso di chiunque, indipendentemente dalle appartenenze etniche o religiose, ne avesse necessità”. La manifestazione di consegna è realizzata in collaborazione con il filosofo Giancarlo Noris. L’opera di Scepi in diversi formati è già presente in vari luoghi, nella Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi c’è il bronzo originale (verrà esposto per l’occasione), multipli sono al Museo Magi di Bologna, all’Abbazia di Bobbio, nel giardino dell’Ambasciata di Palestina a Roma, nel parco del castello di Federico II a Lucera di Puglia, nella Basilica di Sant’Eufemia a Piacenza. Da sempre l’Uomo della Pace rappresenta l’atto di denuncia dell’arte in antitesi alla guerra, non a caso fu oggetto di una mostra comparativa a Bologna con Guernica di Picasso nel 2017. _Patrizia Soffientini

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14/10/2019

Quante volte ho rimpianto gli alpini

Gli Alpini...a Piacenza nel 2013: presenza concreta...attiva....per fare quel che serve! Ora nel 2019: Bentornati! Dal balcone di casa mia- via Zago 28 - vedo il cippo piazzato dagli Alpini al termine dei lavori di riqualificazione del Parco che si trova al centro del quartiere Modello, costituito da fabbricati popolari ormai da tempo di proprietà privata. Ricordo....una mattina, alle 7, guardando fuori, come d’abitudine, 4 tende sono piazzate proprio nell’area davanti a me...lavori di manovalanza a seguito di mansioni di competenza edile, giardinaggio e quant’altro occorresse seguendo la planimetria originale... otto persone, età media 55 anni. Vederli lavorare con passione come per un’opera d’arte, il che è tutto dire per quel tipo di lavoro! Mio marito metteva i dischi del Coro della SAT con le finestre aperte così che potessero sentire.... e vi assicuro che sembrava lavorassero come un’orchestra!! Mio padre, morto nel 1991, era un artigliere Alpino della Garibaldina, aveva fatto 7 anni in Africa, Albania, Montenegro e Jugoslavia... come artista aveva dipinto un medaglione in legno di 40 cm. che ritraeva l’Alpino. L’ho dato loro perché lo portassero in un Rifugio. Purtroppo, quest’anno, abbiamo avuto molto disagio per la mancata manutenzione del verde pubblico... quante volte mi sono ricordata, rimpiangendolo, il lavoro delle Penne nere! Bene, ora bando alla nostalgia e, per sempre, BENVENUTI! Rita Bianchi Piacenza

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14/10/2019

Alpini in festa a Sarmato Boledi: qui sono in famiglia

L’Alpino dell’Anno Emidio Boledi torna a casa, nella sua Sarmato, ed è subito festa. Il diacono, classe 1938 e fresco del premio appena ricevuto a Savona, ha riabbracciato ieri i suoi compaesani in occasione dell’annuale raduno di gruppo e castagnata del gruppo alpini di Sarmato, durante la quale vengono consegnate le borse di studio ai ragazzi meritevoli del paese. Per due giorni il paese di Sarmato è stato imbandierato a festa, col Tricolore, per il classico appuntamento annuale delle Penne Nere locali, guidate dal capogruppo Sesto Marazzi: un evento tra musica e buon cibo, per portarsi a casa i caldi “basturnòn” preparati sulla graticola dai volontari. Ieri mattina, gli alpini provenienti dai vari gruppi della provincia hanno percorso le vie del paese preceduti dalla banda Orione di Borgonovo, con due soste obbligate: il saluto all’amato cappellano don Bruno Negri di fronte alla casa per anziani a lui dedicata e l’omaggio ai caduti al monumento di piazza Roma, con l’alzabandiera, la posa della corona d’alloro e le note del Silenzio. Quindi, la Santa Messa celebrata da don Pierluigi Dallavalle. Soprattutto ieri è stata un’appendice festosa alla più importante cerimonia di consegna del premio nazionale “Alpino dell’Anno” al diacono sarmatese Emidio Boledi, che si è svolta lo scorso 5 ottobre a Savona, in occasione del Raduno del I Raggruppamento degli alpini di Liguria e Piemonte: finora, l’81enne sarmatese è il primo piacentino ad aggiudicarsi il riconoscimento. «Permettetemi di tenere in testa il cappello alpino» ha detto il diacono dal pulpito della chiesa, rivolgendosi ai presenti. «Per me, ogni volta che torno qui mi sento in famiglia. Ho sempre detto che non mi è stato difficile servire nel diaconato: l’essere alpino è stato utile per dare sostegno alla comunità. Dopo la premiazione di Savona, sono tornato qui per dire il mio grazie agli alpini, ma anche ai sarmatesi che mi hanno accompagnato a quella cerimonia. È stato un momento della mia vita indimenticabile ». Parole sgorgate direttamente del cuore, alle quali tutta la comunità ha risposto con un lungo e affettuoso applauso. Ieri a Sarmato erano presenti i vertici dell’Ana, a partire dal presidente sezionale Roberto Lupi che ha ricordato l’impegno in vista del raduno di sabato e domenica prossimi del Secondo Raggruppamento a Piacenza, la cosiddetta “mini-adunata”, ma ha anche dato appuntamento al prossimo 3 novembre quando il sacerdote alpino sarmatese don Federico Tagliaferri farà il suo ingresso alla parrocchia cittadina di San Giuseppe Operaio. «Noi alpini saremo presenti - ha ricordato Lupi - così come tanti sarmatesi». Da padrone di casa, il capogruppo Marazzi ha ringraziato i suoi 41 alpini e i 515 iscritti alla Famiglia Alpina Sarmatese che anche in questi due giorni hanno permesso di realizzare la festa, a partire dagli stand gastronomici. Tra i vari ringraziamenti, anche quello per la nuova sindaca Claudia Ferrari, presente con l’assessore Pinuccia Tassi, «che ha introdotto un rinnovamento generazionale» per poi sottolineare come gli alpini siano «con le istituzioni, per il bene del paese».

Borse di studio a sette bravissime studentesse

Non c’è neppure un maschio, quest’anno, tra i bravissimi appena usciti dalle scuole medie di Sarmato. È un gruppo tutto “in rosa” quello che ieri si è aggiudicato le borse di studio dedicate agli alpini benemeriti Ettore Poggi, Franco Cavalli e Albino Losi: una tradizione che prosegue dal 1984. Sette le “bravissime” di quest’anno, tutte premiate dalle autorità presenti con una pergamena e una busta contenente la somma in denaro: Sandra Lezaic, Sveva Dell’Acqua, Beatrice Marzoli, Giada Voce, Carlotta Capelli, Emanuela Sofia Ignelzi e Monica Panizzari. «Da 35 anni continua l’impegno a sostenere i giovani» ha sottolineato Sesto Marazzi. «Dal 2000 al 2017 le borse di studio sono state dedicate all’alpino Franco Braghieri: ringraziamo la sua famiglia per aver sostenuto questa iniziativa per così tanto tempo ». Con le consegne di ieri, le borse di studio delle Penne Nere sarmatesi hanno raggiunto quota 161: un numero davvero consistente di ragazzi, molti dai quali – circa il 70%, secondo i calcoli del gruppo alpini – si sono poi laureati. Qualcuno invece, è anche diventato sindaco. «Proprio 18 anni fa ero qui anch’io a ricevere il premio» ricorda la sindaca Claudia Ferrari alle ragazze. «È la prima tappa di un percorso che vi auguro sia pieno di stimoli e di cultura». _CB

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14/10/2019

Fermento nei bar del centro: «Pronti per le Penne Nere»

L’eco dell’adunata nazionale del 2013 si fa ancora sentire. In attesa del raduno del II raggruppamento degli alpini, in programma sabato e domenica, gli esercenti piacentini interpellati sui preparativi in corso e i sentimenti della vigilia cominciano tutti a ricordare quanto accadde nel maggio di sei anni fa. «Bellissimo ». «Irripetibile, forse». Una parolina, quest’ultima, lasciata cadere così, ma che rivela la speranza che qualcosa di simile possa verificarsi ancora. Se è vero che l’invasione del prossimo fine settimana riguarderà 25.000 penne nere, numero decisamente inferiore rispetto a quello del 2013, è altrettanto vero che ci sarà meno dispersione, con il raduno che riguarderà soprattutto il centro cittadino. Tra i baristi piacentini ci sono gli entusiasti comunque sia e gli entusiasti se solo ci avessero dato l’occasione. Tra i primi rientra Paolo Lucchini, dietro il bancone un cappello d’alpino concesso per l’occasione da una cliente. Il Caffè dei Cortesi è tra i pochi bar che già si è attrezzato con il tricolore. Anche lui parte dal 2013 - «quando di fatto siamo rimasti aperti per tre giorni consecutivi e abbiamo allestito i nostri tavoli per strada» - per arrivare a oggi: «Quanto lavoreremo dipenderà dal fatto che via Roma resti aperta o meno. Indipendentemente da questo, però, il carico di birra è stato prenotato, d’altronde la gente non sta certo ferma sul posto». Nel bar Piazza Vecchia Enrico Vezzulli sta decidendo come addobbare la vetrina e, come per altri eventi, collaborerà con la Libreria Fahrenheit, dove Sonia Galli ha le idee chiare: «Proporremo un cesto con un libro sul tema, una cartolina degli alpini e una bottiglia di vino». «Sventolo la bandiera». Chi parla è Antonio Dell’Ova, titolare del bar pizzeria Da Luca, alla fine del Corso. Qui il dehor è già tutto un tripudio di bandiere, a cui il signor Dell’Ova sta dando l’ultima sistemata. «Sono felice per il ritorno degli alpini - dice - hanno già dimostrato sei anni fa che tipo di gente sono: gentile, educata». Poi c’è il risvolto economico. «Ogni evento che viene organizzato ha un ritorno importante sia per i bar come il nostro sia per l’intera città ». Anche qui fervono i preparativi. «Di certo inforneremo più pizze» scherza Dell’Ova. Chi invece non è un bar vero e proprio, ma di starsene con le mani in mano non ne vuole sapere è Antonio Corciulo di Superfood. «Anzi - sorride - chiamerò mio fratello a dare una mano». Corciulo, che degli alpini si innamorò nel 2003 - «abitavo a Parma quando ci fu lì l’adunata, un evento che mi ha sempre lasciato un bel ricordo» - sarà pronto a modificare parzialmente il menu per renderlo più appetibile ai clienti dalla penna sul cappello. «Per gli alpini si fa anche questo». C’è però l’altra categoria di entusiasti. Quella di chi nel 2013 ha fatto faville sotto il profilo degli incassi e che ora lamenta invece di essere un po’ “tagliato fuori”. Al Cip & Ciop, all’angolo tra viale Beverora e via Venturini, strada quest’ultima dove passerà la sfilata, non hanno preso troppo bene il fatto che la loro via resterà aperta al traffico. «Con la strada aperta - dice la titolare Carla - non potremo preparare tavolate fuori dal locale come accadde nell’adunata nazionale. Di questi tempi non sarebbe male dare una mano ai commercianti invece di mettere ostacoli sulla loro strada». E se vicino a piazza Cavalli c’è chi si rammarica per la chiusura del traffico già da oggi - «saremo in difficoltà con gli approvvigionamenti » - c’è anche chi conta i minuti. «Aggiungeremo sei tavoli al dehor - dice Alfio Misso della Caffetteria San Carlo - e preparere mo un grande buffet».

 

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13/10/2019

A Bobbio tanti volontari in strada per dire ai cittadini “Io non rischio”

Passeggiare in largo Stefania Troglio a Bobbio, tra le divise arancioni e gialle, ieri è stato come sfogliare l’album di foto di una terra che, da sempre, si affaccia sull’acqua e su questa vive e muore. Anni Sessanta, anni Novanta, il Duemila... E una terra che cambia, chiedendo anche a noi di cambiare, di non rischiare. Alla campagna “Io non rischio” ieri arrivata in 850 piazze d’Italia tra cui Bobbio ci sono anche scatti delle piene del Po, scatti delle devastanti alluvioni, scatti anche di un paesaggio che, comunque, è sempre rinato grazie alla forza della sua gente. La forza oggi è anche quella dei tanti volontari di protezione civile che ieri, proprio nel cuore dell’alta Valtrebbia, hanno voluto incontrare i cittadini, promuovendo l’imminente nascita di un nuovo gruppo (già trenta persone hanno frequentato a marzo il corso base a Bobbio) e i consigli utili in caso di terremoto, alluvione e calamità naturali. Ci si può infatti preparare anche prima, non solo quando la terra inizia a tremare, adattando la propria casa con semplici accorgimenti. I volontari di Protezione Civile, Pino Tomeo per la Pubblica Assistenza Croce Bianca di Piacenza, Stefano Orsi per l’Associazione Nazionale Alpini e Marzia Guasti per il Raggruppamento Nazionale Radiocomunicazione di Emergenza hanno commentato: «Il cittadino tenendosi informato evita di mettersi a rischio. Noi sensibilizziamo la popolazione su cosa fare prima, durante e a evento estremo avvento. Terremoti, alluvioni e maremoti hanno una gestione a sé dell’emergenza ma conoscere il rischio permette di affrontarlo più consciamente». Presente anche il presidente del Consorzio di Bonifica Fausto Zermani: «Quelli che un tempo erano eventi eccezionali, ora sono sempre più frequenti e toccano tutto il territorio; è per questo che acquista sempre più importanza la sinergia tra Protezione Civile, enti e strutture territoriali, senza tralasciare la cittadinanza che deve acquisire maggior consapevolezza e saper conoscere e affrontare i rischi del territorio ». Domenica 20 ottobre, in piazza Cavalli a Piacenza, in occasione del Raduno del Secondo Raggruppamento del Nord Italia (Emilia-Romagna e Lombardia) degli Alpini e i volontari continueranno la diffusione delle buone pratiche di prevenzione dei rischi. Unanime il ringraziamento ai volontari nel ricordo delle drammatiche giornate dell’alluvione del 2015. E anche in nome loro, in rispetto al loro impegno, il sindaco Roberto Pasquali ha ricordato la necessità di ricostruire il ponte di Barberino, per dare un’alternativa sicura alla Statale 45. _malac.

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13/10/2019

I 100 anni e la commozione di Italo «Sarò al raggruppamento con il cuore»

Un alpino non abbandona mai il suo cappello. Italo (all’anagrafe Vittoli) Ferrari, lo sa bene e per questo ha voluto indossarlo anche ieri, nel giorno del suo centesimo compleanno. Cento anni portati con dignità e con tanta passione, quella che traspariva dalle sue lacrime di commozione per le innumerevoli testimonianze di affetto giunte un po’ da ogni parte. Prime tra tutti dai suoi familiari, e poi dal gruppo di autorità agazzanesi che ieri mattina si sono volute stringere attorno ad Italo. Pazienza se il fisico non gli consente più di poter uscire a festeggiare come un tempo. L’anziano alpino agazzanese ha ricevuto in casa i suoi ospiti e si è goduto la meritata festa organizzata attorno a lui, con tanto di brindisi e di torta alla frutta. Il sindaco Mattia Cigalini gli ha consegnato una targa fatta fare insieme al locale gruppo alpini, di cui Italo Ferrari rappresenta il decano, e ai Combattenti e Reduci di Agazzano. Di quest’ultima associazione, tra l’altro, Ferrari è presidente onorario. «Alpino più anziano del gruppo - si legge nel testo della targa - nel giorno del suo centesimo compleanno, i migliori auguri di tutta la comunità». «Forza Italo, ti aspettiamo il prossimo mese in piazza» è stato l’augurio dei presenti, con riferimento ai festeggiamenti del 4 di novembre a cui l’anziano alpino in passato ha sempre partecipato con orgoglio e fierezza. «Quest’anno sarà dura» ha risposto Ferrari assicurando però la sua partecipazione ideale. Il prossimo fine settimana non potrà seguire fisicamente i compagni che parteciperanno al Raduno del secondo raggruppamento alpini che ci sarà a Piacenza, ma anche in quel caso sarà presente con il suo cuore. Al precedente appuntamento, l’Adunata delle penne nere che si era tenuta a Piacenza nel 2013, Italo Ferrari non aveva voluto mancare, e aveva sfilato con il suo cappello. Italo, Vittoli, Ferrari ha una storia che pare un romanzo. Classe 1919 è l’ultimo rimasto di quattro fratelli i quali hanno indossato tutti il cappello alpino: Redento Ferrari, classe 1921, Verando, classe 1914, e Medardo, classe 1923, Originario della frazione di Sarturano l’anziano alpino in passato è stato insignito della Croce di Guerra. Arruolato negli alpini Italo partì il 17 marzo del 1940 per la Grecia e l’Albania, dove fu spedito a combattere prima di essere mandato in Francia, passando per la Jugoslavia. Mentre era in Francia in Italia si consumò l’armistizio dell’8 settembre. «Da Grenoble me la feci tutta a piedi fino a Torino » aveva raccontato in una precedente intervista a Libertà. Con un treno e con mezzi di fortuna riuscì ad arrivare a Castelsangiovanni e poi finalmente a casa per ricominciare una nuova vita. Ieri oltre al sindaco, Italo Ferrari ha ricevuto l’omaggio del comandante dei carabinieri di Agazzano, Giulio Favari, del presidente dei Combattenti e Reduci Giacomo Guerrieri, del capogruppo degli alpini Emanuele Boccellari e del parroco don Fabrizio Bonelli.

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13/10/2019

Podenzano e Vigolzone: pronti! Tortelli e pisarei per Bergamo

Alle giornate del Secondo Raggruppamento saranno presenti anche duecento alpini della sezione di Bergamo che domenica, dopo la sfilata, pranzeranno a Podenzano, nel ristorante Rio Verde a Le due case. Tutto è pronto per l’accoglienza, con le bandiere al bancone all’ingresso del bar-ristorante e le bottiglie con la penna nera che richiamano l’adunata nazionale 2013, evento che anche per Fabrizio Ponticelli, il titolare, è stato un’esperienza indimenticabile. «Il maggio 2013 - ricorda il titolare del Rio Verde - è stato vissuto da tutti noi molto intensamente, facevamo turni doppi per il pranzo, ma si lavorava con il sorriso perché gli alpini hanno reso facile il lavoro con la loro allegria. Ho vissuto personalmente l’adunata di Piacenza. Finito il lavoro, sono andato a Piacenza e sono rimasto con gli alpini tutta la notte. Tutti si ricordano quell’evento, riuscitissimo anche a livello organizzativo ». Ponticelli ha poi un legame particolare con gli alpini: il papà Franco è orgogliosamente alpino, classe 1943, iscritto al gruppo di Podenzano. E nel fine settimana intende ripetere. Il locale, che quotidianamente è aperto per i pranzi e le cene, sarà ben organizzato, con la giusta disposizione di tavoli e sedie per accogliere i 200 alpini della sezione di Bergamo, la più numerosa d’Italia, che domenica arriveranno in pullman per partecipare alla sfilata. Ponticelli, con la compagna Rossella e il gruppo dei dieci collaboratori dipendenti, da un mese stanno preparando tortelli e pisarei e fasò per deliziare gli ospiti. Il contatto tra Bergamo e il Rio Verde è stato Matteo Ghetti, attuale capogruppo alpini di Vigolzone. Tutto è nato negli anni (2009-2014) in cui Ghetti è stato referente per la sezione di Piacenza del Centro Studi Ana, un organo che raccoglie, organizza e cataloga tutto ciò che riguarda la storia e le tradizioni del Corpo degli Alpini e dell’Ana e metterle a disposizione dei soci e di chi sia interessato. «In quell’esperienza, con la presidenza Plucani, ho girato il Nord Italia per convegni, momenti di confronto e lavoro e ho conosciuto Alessio Granelli, uno dei referenti nazionali per la Federazione internazionale dei Soldati della montagna. Sono stato il suo riferimento per Piacenza e nel mese di giugno di quest’anno è venuto con il consigliere sezionale di Bergamo, Giancarlo Sangalli, a visitare il monumento ai caduti di Nickolajewka. Il momento conviviale è stato poi al Rio Verde, dove torneranno domenica, e dove andremo a salutarli durante il pranzo». Il Rio Verde ospiterà anche 40 alpini del gruppo di Grandola ed Uniti della sezione di Como. Prossimi appuntamenti Vigolzone e Podenzano sono pronte per il raduno del secondo raggruppamento. Sono pronti i loro alpini che saranno impegnati nella sfilata, ma anche nel servizio. Ghetti sarà impegnato come volontario e chiuso il Raggruppamento inizierà l’organizzazione, insieme alla sezione di Piacenza, della commemorazione della Battaglia di Nickolajewka che si terrà in gennaio, mentre il capogruppo di Podenzano, Giovanni Carini sarà impegnato nel servizio d’ordine sia sabato sia domenica. Carini è stato uno di quegli alpini che ha aiutato ad imbandierare la città di Piacenza, sul cestello-gru. Finito il raggruppamento, il gruppo di Podenzano inizierà l’organizzazione della cerimonia nella ricorrenza 4 novembre insieme al Comune dove verranno consegnate le borse di studio agli studenti.

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13/10/2019

ACCOGLIAMO IN TRICOLORE GLI AMICI ALPINI

Sono passati sei anni ma nessuno ha dimenticato l’euforia dell’Adunata nazionale. Se Piacenza ospita nel prossimo weekend il Raduno del 2° raggruppamento non è solo ragion logistica, il naturale ponte fra l’Emilia Romagna e la Lombardia. C’è qualcosa di più: è la “Piacenza amica degli alpini” espressione felice coniata dall’assessore regionale Paola Gazzolo al termine della fantastica sfilata che aveva elettrizzato la nostra città. C'è l’allegria contagiosa delle penne nere, c’è l’alpinità, dna fatto di autenticità, bellezza e orgoglio italiano, solidarietà concreta, impegno calato nella vita a servizio della comunità. Ecco perché eravamo scesi con gli amici alpini nelle strade (e scenderemo ancora già venerdì sera), in un centro storico animato dalla voglia di stare insieme, trasformato in una cittadella di gioia di vita. Giovani e anziani insieme, fra canti improvvisati e un brindisi, in un vortice di emozioni indimenticabili. Quella del 19 e 20 ottobre sarà un’occasione importante che premetterà a Piacenza di accreditarsi ulteriormente ad ospitare una futura nuova Adunata nazionale, evento - non va dimenticato - che aveva restituito il sorriso a commercianti, baristi e ristoratori . Uno studio dell’Università Cattolica aveva stimato una ricaduta economica sul nostro territorio di ben 42 milioni di euro di spese dirette ed oltre 25 di ricadute indirette. Oggi, sognando una futura Adunata nazionale, concentriamoci sull’appuntamento che si aspetta fra sei giorni. Le premesse per viverlo al meglio ci sono tutte: per la stragrande maggioranza dei 25mila che raggiungeranno la nostra città si tratta di un gradito ritorno perché l’accoglienza piacentina era stata giudicata al Top a partire dal biglietto da visita di un territorio in tricolore, dalle strade alle case. Torniamo allora ad esporre ancora la nostra bandiera, simbolo di libertà, per dare il benvenuto e dire grazie alle penne nere, il più antico corpo di fanteria da montagna attivo nel mondo (fu creato nel 1872) che incarna i valori di onestà e solidarietà, collante fra tutti gli alpini, in armi e in congedo. Oggi, dalle missioni di pace all’impegno nella protezione civile, li troviamo in prima linea nelle emergenze (ricordate i giorni dell’alluvione in Valnure e Valtrebbia? Hanno donato braccia in aiuto e un piatto caldo di conforto), testimoni del tempo nelle scuole ma anche protagonisti di tante iniziative benefiche che scaldano il cuore.

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12/10/2019

I brani degli alpini con gli studenti di Gioia e Respighi

Trasferire valori e tradizioni alpine alle giovani generazioni è uno degli obiettivi dell’Ana (Associazione Nazionale A l p i n i ) e va i n q u e st a d i rez i o n e l’e m oz i o na nte s erata organizzata dalla Sezione delle penne nere di Piacenza al Collegio Alberoni in cui sono stati protagonisti gli studenti. L’orchestra e il coro Il coro del liceo Respighi, diretto dalla professoressa Patrizia Datilini, e l’orchestra del liceo Gioia, diretta dal professor Franco Marzaroli, si sono esibiti nella splendida sala Arazzi davanti a una platea di oltre 250 persone. Il repertorio della tradizione alpina ha incluso, tra le altre, “La Valsugana”, “Ai Preat”, “Gorizia”, “La leggenda del Piave”, “Signore delle Cime”. Gli studenti hanno anche letto il “Paradiso di Cantore” e una lettera scritta dall’alpino Matteo Miotto morto in un attentato in Afghanistan all’età di 24 anni. Durante la serata, condotta dalla giornalista di Telelibertà, Nicoletta Marenghi, sono intervenuti due giovani alpini piacentini in armi, il primo caporal maggiore Vanessa Gentilotti e il caporal maggiore Gino Croci e sono state premiate le studentesse del liceo Cassinari che hanno partecipato al concorso per il logo del Raduno. L’evento verrà trasmesso questa sera su Telelibertà alle 20.05.

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12/10/2019

Alpini e basturnòn: nel fine settimana torna la festa dedicata al corpo delle Penne Nere

In attesa della prossima adunata del Secondo Raggruppamento degli Alpini del prossimo weekend a Piacenza, c’è già l’occasione di “allenarsi” tra sfilate di Penne Nere e divertimento: oggi e domani torna a Sarmato il tradizionale raduno autunnale del gruppo locale, con la castagnata e la consegna delle borse di studio ai ragazzi meritevoli del paese. Si entra subito nel vivo. Da questa sera, si balla e si mangia alla sede degli Alpini di via San Rocco: dalle 19 apriranno gli stand gastronomici con pisarei, pìcula ad cavàl, salame cotto e tanto altro, mentre sotto al portico degli alpini (al chiuso, in caso di freddo o maltempo) si potrà ballare con la musica dell’orchestra Maccagni. La festa degli Alpini però avrà il suo clou nella giornata di domani quando le Penne Nere, provenienti anche dai vari gruppi provinciali, invaderanno Sarmato e sfileranno lungo le vie del paese, per l’occasione imbandierate dal Tricolore. L’appuntamento è alle ore 9 alla sede degli Alpini per l’ammassamento, da dove partirà alle 9.45 la sfilata preceduta dal gruppo bandistico “Orione” di Borgonovo Valtidone. Il corteo delle Penne Nere farà una breve sosta commemorativa lungo via San Rocco di fronte alla casa per anziani intitolata al cappellano don Bruno Negri, per poi procedere lungo via Po fino al monumento dei caduti di piazza Roma, dove si terrà l’alzabandiera e si renderà l’onore ai caduti con la deposizione della corona d’alloro. Alle ore 10.30 ci si ritroverà in chiesa maggiore per la Santa Messa celebrata dal parroco Pier Luigi Dallavalle con don Federico Tagliaferri e il diacono Emidio Boledi, entrambi alpini. Quindi, dopo la funzione, ci si ritroverà alla sede del gruppo Ana per gli interventi delle autorità e per il pranzo in compagnia, tutti sotto al tendone. La festa proseguirà anche nel pomeriggio, dalle 15.30 con l’intrattenimento musicale del duo Marcello - Palumbo, mentre la chiusura ufficiale sarà alle 17 con la cerimonia dell’ammaina bandiera. In serata, però, si tornerà a cenare e a ballare alla sede, questa volta con la musica dell’orchestra Mazzoni Band. In questi due giorni, naturalmente, non mancherà la classica castagnata alpina, caposaldo dell’intera manifestazione: i caldissimi basturnòn cotti sulla graticola saranno distribuiti oggi dalle 17 alle 23 e domani per tutto il giorno dalle 9 alle 23. L’evento ha il sostegno dell’associazione Famiglia Alpina Sarmatese e del Comune di Sarmato.

Cristian Brusamonti

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12/10/2019

La solidarietà delle “penne nere” locali vale quasi 760 mila euro all’anno

La solidarietà alpina si manifesta in mille rivoli. Molti anche invisibili. Ogni anno il Centro studi dell’Ana nazionale tenta di mettere nero su bianco le buone azioni di tutta Italia, consapevole che il report non sarà mai esaustivo. Nasce così il libro Verde. Nell’ultimo, quello del 2018, si legge come la Sezione di Piacenza abbia donato complessivamente 25.331 ore di solidarietà e una somma di 60.555,85 euro. A fare la parte del leone, in questa speciale classifica della bontà, è il gruppo di Carpaneto con oltre diecimila euro donati, seguito da Sarmato con 6.700, San Giorgio con quasi 4mila. Il libro Verde nazionale fa notare come sia stato chiesto all’Ana di valorizzare il lavoro volontario degli alpini. Pur consapevoli che il dono non ha prezzo, le penne nere hanno provato a quantificare un’ora di lavoro volontario fissandola a 27,52 euro (dato relativo al manovale, indicato nel prezzario delle opere pubbliche della Regione Lombardia). Con tale parametro il valore delle ore donate dagli alpini piacentini nel 2018 ammonta a quasi 700mila euro. Con i fondi donati in contanti la solidarietà alpina nel 2018 vale quasi 760mila euro. Tra tutte le sezioni Ana nel 2018 sono state donate 2 milioni e 600 mila ore pari a 71 milioni e mezzo di euro. La somma raccolta e donata in contanti è stata di 6 milioni e 231mila euro.

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12/10/2019

Lupi a “Nel mirino” «Ogni giorno sentiamo l’affetto dei piacentini»

Il cappello con la penna nera posizionato sul tavolo racconta la storia militare del suo proprietario: 8°Reggimento della Brigata Julia, battaglione Gemona e battaglione Bassano, scuola militare di Aosta. L’inseparabile simbolo alpino appartiene al presidente della Sezione di Piacenza, Roberto Lupi, primo ospite della nuova stagione di “Nel Mirino”, la trasmissione di Telelibertà condotta dal direttore Nicoletta Bracchi in onda ogni venerdì alle 21. Lupi, 57 anni, sposato e padre di due figli, dirigente di Crédite Agricole a Parma, ha raccolto il testimone dall’ex presidente Bruno Plucani subito dopo l’Adunata del 2013 e pochi mesi fa è stato rieletto per il terzo mandato. La passione per le penne nere è stata tramandata dal nonno: «Partiva da Casaldrino di Marsaglia per andare a tutti i raduni » ricorda Lupi che, dopo il congedo nel 1983, si è subito iscritto all’Ana. Il legame tra gli alpini e Piacenza si è consolidato con l’indimenticata Adunata nazionale che ha catapultato in città oltre 300mila persone. Tra una settimana, il 19 e 20 ottobre, l’atmosfera di festa tornerà in occasione del Raduno del Secondo Raggruppamento. «Arriveranno gli alpini delle diciannove Sezioni di Emilia Romagna e Lombardia – ha spiegato Lupi -. In base alle stime delle precedenti edizioni abbiamo previsto venticinquemila presenze perché contiamo anche sull’ampia partecipazione dei piacentini». La mini adunata sta impegnando la Sezione da oltre un anno. «Dobbiamo ringraziare tutte le istituzioni locali con le quali si è creato un ottimo rapporto di collaborazione – sottolinea il presidente -. Vorremmo che la città fosse un tripudio di tricolori, per questo chiediamo a tutti i piacentini di esporre la bandiera dalle proprie abitazioni. Sappiamo inoltre che molti ristoranti sono già al completo e siamo soddisfatti». Nel salotto di Nicoletta Bracchi, Roberto Lupi ha illustrato i dettagli dell’imminente manifestazione, i numeri e le attività svolte dall’Ana che a Piacenza conta 2.900 iscritti (oltre 600 gli “amici degli alpini”) divisi in 45 gruppi. «La presenza sul territorio è la nostra forza – commenta Lupi –; ogni gruppo porta avanti iniziative e tiene i rapporti con istituzioni e realtà locali. La nostra associazione è viva anche nei paesi di montagna dove la popolazione è sempre più esigua». L’Ana guarda al futuro con un progetto di ritorno alla leva obbligatoria. «È un servizio che proponiamo a favore della Patria, uno dei nostri valori fondamentali. Crediamo sia utile per sensibilizzare i giovani al dovere, all’educazione civica, al rispetto delle cose comuni e anche alla montagna che per noi è l’habitat naturale» spiega il presidente. Grande è l’impegno dell’Associazione per tramandare alle giovani generazioni il sacrificio e la memoria. Gli occhi diventano lucidi nel ricordo dei veci “andati avanti”, Lupi si dice «orgoglioso di aver conosciuto due reduci di guerra come Gino Tassi e Bruno Anguissola ». Un altro momento di commozione si manifesta nel constatare l’affetto della gente comune nei confronti delle penne nere. «Quando partecipiamo a iniziative di solidarietà, sentiamo tanti cittadini dire ‘lo faccio perché ci sono gli alpini’ e per noi è il riconoscimento più grande. Come recitano i nostri motti, siamo quelli del ‘fare’» ribadisce Lupi lodando anche l’impegno costante dei volontari dell’Unità di Protezione civile. E proprio alla solidarietà sarà dedicata l’iniziativa, ancora in via di definizione, che la Sezione alpini di Piacenza lascerà alla città a ricordo del Raduno. _Nicoletta Marenghi

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11/10/2019

Alpini e zona rossa: piazza Cavalli chiusa al traffico per nove giorni

Il Comune con ordinanza siglata dalla sindaca Patrizia Barbieri ha reso note le limitazioni alla circolazione stradale per il raduno del 2° Raggruppamento alpini in programma sabato 19 e domenica 20 ottobre, in occasione del quale dovrebbero confluire a Piacenza almeno 25 mila alpini da Lombardia ed Emilia Romagna. Definita una zona off limit per il transito e la sosta dei veicoli che durerà ben nove giorni. La cosìddetta zona rossa occuperà piazza Cavalli, piazzetta Plebiscito e immediate vicinanze. Tutti gli altri divieti saranno limitati ai due giorni della manifestazione.

Da lunedì 14 a martedì 22

Dalle ore 6 di lunedì 14 alle ore 20 di martedì 22 divieto di sosta con rimozione forzata e divieto di circolazione: area di piazza Cavalli; piazzale Plebiscito; via Sopramuro (tra piazza Cavalli e via San Donnino; dovrà comunque essere consentito il passaggio dei residenti che accedono al passo carrabile di proprietà, lasciando almeno m 2,75 di carreggiata libera dalle strutture); piazza Grida; vicolo Perestrello; largo Sant’Ilario; piazza San Francesco.

Dalle ore 7 di sabato 19 alle 15 di domenica 20

divieto di sosta con rimozione forzata, nell’area di parcheggio di Via XXI Aprile che verrà adibita a parcheggio delle autorità.

Dalle ore 6 alle ore 14,30 di sabato 19

divieto di circolazione e divieto di sosta con rimozione forzata per il mercato bisettimanale che verrà spostato sul Pubblico Passeggio: via Alberici, via P.Giordani (dal P.Passeggio al c.n°23 ).

Dalle ore 6 del 19 ottobre

divieto di sosta con rimozione forzata: area di parcheggio di via Maculani, via Maculani, viale Risorgimento, via Cavour, Piazza Duomo.

Dalle ore 8 alle ore 17 del 19 (ammassamento)
divieto di circolazione nell’area di parcheggio di via Maculani.

Dalle ore 14 del 19 ottobre alle ore una del 20 (sfilata labaro e manifestazione serale con fanfare)

divieto di circolazione in viale Risorgimento, via Cavour, via XX Settembre, viazza Duomo, via Romagnosi, largo Battisti, via Sant’Antonino.

Dalle ore 17 del 19, alle ore 20 di domenica 20

divieto di sosta con rimozione forzata e divieto di circolazione: via San Donnino, via Medoro Savini, via Felice Frasi, via Sopramuro, via Chiapponi, via San Francesco, via San Giovanni (tra corso V. Emanuele e via Vigoleno), via Legnano, via Daveri, via Pace, via Garibaldi (da via Illica a largo Battisti ), piazza Borgo ( lato nord), via Castello (a doppio senso di circolazione) via Garibaldi verso via Vigoleno, via Cittadella (da via Mazzini a largo Matteotti), cantone Camicia, via Mazzini (da via Cittadella a via Mentana), via Calzolai, corso Vittorio Emanuele (dalla rotatoria formata da via Genova, via Palmerio, Corso V.Emanuele allo Stradone Farnese), via San Siro (tra via P.Giordani e via Santa Franca) via Santa Franca ( tratto compreso tra via Sant’Antonino e via Verdi), via Verdi (tra via Santa Franca e corso V. Emanuele).

Dalle 2 di domenica 20

divieto di sosta con rimozione forzata: via Emilia Pavese (fra l’uscita dell’autostrada Piacenza Ovest e Piazzale Torino) in entrambe i lati delle carreggiate esclusi i bus dei partecipanti al Raduno; viale Malta; area di parcheggio a sud di p.le Torino, compresa tra via XXIV Maggio e viale Malta; via Venturini; Stradone Farnese (tra Corso V. Emanue- Alpini e zona rossa: piazza Cavalli chiusa al traffico per nove giorni Pubblicata l’ordinanza del Comune. Per ragioni di sicurezza vietata la circolazione dei mezzi pesanti in centro storico le e via P.Giordani); via P. Giordani (tra Stradone Farnese e Piazza Sant’Antonino); piazza Sant’ Antonino; via Sant’ Antonino; largo Battisti; via Cavour; viale Risorgimento; via Maculani; Porta Borghetto; via Tramello (eccetto bus alpini).

Dalle ore 6 alle ore 13,30 di domenica 20

divieto di circolazione: via Tramello; i veicoli provenienti da via Borghetto avranno l’obbligo di svolta a sinistra in via San Bartolomeo; revoca del senso unico di marcia nelle seguenti strade: via Castello, via San Giacomino, via Maddalena (tra via San Giacomino e via Castello), vicolo Edilizia, via Santa Franca, via San Siro (tra Corso Vittorio Emanuele e Politeama) i veicoli provenienti da via San Siro avranno l’obbligo di proseguire verso via Nova; via Nova (da Corso V. Emanuele al civico 2).

Dalle ore 06 alle ore 9 di domenica 20

divieto di circolazione nelle seguenti strade: via Emilia Pavese, tra l’uscita dell’autostrada di Piacenza Ovest e Piazzale Torino; da tale divieto sono esclusi i bus alpini.

Dalle 8,30 alle 13,30 del 20

divieto di circolazione: viale Malta; via Venturini; Stradone Farnese (esclusi dal divieto i residenti, le attività commerciali ed i parcheggi privati; via P.Giordani, piazza Sant’ Antonino; via Sant’ Antonino; Largo Battisti; via Cavour; viale Risorgimento; via Maculani; Porta Borghetto; via Tramello (eccetto bus Alpini). Per la durata della manifestazione vietata la circolazione dei camion con massa superiore a 35q. nella Ztl

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10/10/2019

I 90 anni del gruppo di Laives e il ricordo di un amico comune

Chi ha fatto bene in vita non viene dimenticato. Per gli alpini, simbolo vivente di concretezza e solidarietà, questo assunto vale ancora di più. Lo dimostrano le penne nere di Agazzano, Borgonovo, Castelsangiovanni e Sarmato. Insieme a diversi simpatizzanti nei giorni scorsi gli alpini valtidonesi e della Valluretta sono partiti alla volta di Laives, città della provincia autonoma di Bolzano, in Trentino Alto Adige. Il locale gruppo alpini soffiava infatti sulle sue prime 90 candeline. I festeggiamenti per un traguardo così importante non sono però stati l’unico motivo che ha portato le penne nere piacentine in visita alla città del Trentino. Esiste infatti un altro motivo che lega i due territori e i rispettivi gruppi alpini, e cioè il ricordo di un amico scomparso: Giancarlo Sadirlanda. L’ex vice capogruppo degli alpini di Castelsangiovanni, deceduto nel 2017 a causa di una malattia, era infatti molto legato a quella parte di territorio italiano e alle sue penne nere con cui aveva intessuto legami anche oltre la comune passione per il cappello alpino. Durante i festeggiamenti per il novantesimo del gruppo di Laives c’è stato quindi anche il tempo di ricordare Sadirlanda che per decenni era stato iscritto alla sezione di Castello, di cui era stato anche vice capogruppo e di cui era considerato uno dei componenti più attivi, sempre pronto a rimbocice capogruppo degli alpini di Castelsangiovanni,carsi le maniche ogni volta ce ne fosse bisogno. «La visita che abbiamo fatto a Laives - dice il figlio Cristian - è nata anche in omaggio all’amicizia e ai contatti instaurati nel tempo da mio padre, l’alpino Giancarlo». Sadirlanda, ricordiamo, era un imprenditore di Castelsangiovanni attivo nel movimento terra. Oltre che per la sua attività Sadirlanda era molto conosciuto per la passione per il cappello alpino. All’età di soli otto anni era rimasto orfano di madre e poco dopo, al seguito del nonno, aveva iniziato a lavorare come garzone di un’impresa agricola locale. Negli anni aveva avviato una sua attività e aveva cercato di unire le sue competenze professionali all’appartenenza alle penne nere. Spesso metteva a disposizione mezzi e attrezzature per realizzare lavori utili ai suoi amati alpini. _Mariangela Milani

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10/10/2019

Sicurezza al primo posto sopralluogo nella piazza

Tra i banchi del mercato del mercoledì, in piazza Cavalli, spuntano i cappelli delle penne nere. E’ l’ennesimo sopralluogo in vista del raduno del Secondo Raggruppamento di Emilia Romagna e Lombardia che porterà in città 25mila persone nel fine settimana del 19 e 20 ottobre. Da un anno, sta lavorando alacremente perché la due giorni si svolga in un clima di festa all’insegna della sicurezza, Danilo Spataro, geometra 37enne astigiano, chiamato dall’Ana nazionale come progettista, direttore lavori e coordinatore della sicurezza dei grandi eventi alpini. Nel suo curriculum ci sono già le adunate di Asti, Treviso, Trento e Milano; si sta occupando inoltre di Rimini 2020 e di numerosi Raduni. «Il nostro obiettivo è quello di prevenire le condizioni di pericolo – spiega Spataro – per questo nelle aree food ci saranno solo cucine a induzione e in tutte le zone interessate dal passaggio degli alpini non sarà possibile la somministrazione di bevande in lattina e vetro. Come previsto dalle normative, i tombini presenti lungo il percorso della sfilata verranno sigillati. Il raduno è un evento che porta migliaia di persone nelle città ospitanti ma il clima è festoso e gli alpini sono molto ordinati. Per l’organizzazione facciamo tesoro delle esperienze delle passate edizioni». Ad accompagnare il progettista nei sopralluoghi sono, tra gli altri, Gianni Magnaschi ed Enrico Bergonzi, della commissione logistica della Sezione alpini di Piacenza. Danilo Spataro non è alpino ma è stato conquistato dalle penne nere. «Lavorare per l’Ana mi ha fatto conoscere gente stupenda che dedica gran parte del proprio tempo al volontariato – commenta il 37enne - . Sono contento di organizzare una festa per persone così». A sorvegliare l’evento ci saranno, oltre alle forze dell’ordine, almeno 200 volontari alpini. Lungo il percorso della sfilata saranno dislocati gli uomini del Son, Servizio d’ordine nazionale dell’Ana. In centro storico, dalla Lombardia arriveranno anche squadre di penne nere specializzate nell’antincendio. Il sabato sera, in occasione dei caroselli di fanfare, l’accesso a piazza Cavalli sarà simile a quello della serata di San Silvestro. Nel pomeriggio di ieri, la prefettura ha ospitato un’altra riunione con gli organizzatori e tutti i rappresentati delle forze dell’ordine e di soccorso. «Non ci sono particolari criticità – ha spiegato il capo di gabinetto della questura, Filippo Sordi Arcelli Fontana –, l’evento è gioioso. Stiamo lavorando perché tutto si svolga nella massima sicurezza».

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09/10/2019

Gli alpini vestono con il tricolore i palazzi storici del centro città

Dopo i pali della luce con le bandiere più piccole e le strade da lato a lato con i fili tricolori (i cosiddetti pavesi) è la volta dei palazzi storici. Nonchè del bandierone di venti metri di lunghezza per quattro di larghezza che questa mattina verrà srotolato dalla torre del palazzo Ina in piazza Cavalli. A dieci giorni dal raduno del 2° Raggruppamento che sabato 19 e domenica 20 ottobre prossimi porterà a Piacenza 25 mila penne nere da tutte le sezioni di Emilia Romagna e Lombardia, gli alpini della “commissione imbandieramento” ieri hanno iniziato a vestire di tricolore i palazzi storici pubblici del centro, lungo i percorsi toccati dalla sfilata (in questo caso della bandiera di guerra e del labaro nazionale Ana). Con scala estensibile e caschetto antinfortunistico decorato con l’immancabile penna nera, sono state imbandierate le finestre di due piani di Palazzo Farnese, del liceo Gioia, dell’istituto Romagnosi, della scuola Mazzini. Ma anche Porta Borghetto e via Maculani. Alle finestre di scuole e palazzi sono state affisse bandiere tricolori da un metro per un metro e mezzo, in poliestere. Leggermente più grandi di quelle issate sui pali della luce (70 centimetri per un metro) e decisamente dei cosiddetti pavesi (ognuno porta 30 bandierine da 35 centimetri per 45). Pavesi sono stati issati anche in piazza Cavalli, a delimitare il selciato, e in piazza Sant’Antonino. Entro la fine di questa settimana verrà completato l’intero percorso della sfilata. In tutto la sezione Ana di Piacenza farà sventolare dai luoghi pubblici 2.500 bandiere tricolori. Cifra ben lontana dalle quasi 20 mila che nel 2013 incorniciarono la città per l’Adunata nazionale. Ben lontana ma proporzionata agli arrivi. «Il colpo d’occhio alla fine sarà comunque importante» assicura Bruno Plucani per la commissione imbandieramento, Plucani che, lo ricordiamo, nel 2013 era il presidente della sezione alpini di Piacenza. «Abbiamo avuto l’assicurazione dai vari enti proprietari o gestori degli immobili che si affacciano su piazza Cavalli che imbandiereranno ogni finestra di loro competenza - evidenzia -. Il nostro invito è che le istituzioni con sedi sul percorso delle sfilate o comunque nella città capoluogo facciano altrettanto». Cominciando a mettere fuori le due bandiere d’ordinanza: il tricolore e quella europea. Possibilmente esposte in modo corretto: il vessillo italiano primo a destra (centrale se si espone anche la bandiera dell’ente, la quale dovrà andare a sinistra e lasciare a destra l’europea). Si chiede anche un impegno ai privati cittadini. È il presidente sezionale Roberto Lupi a ribadire l’appello ad esporre i tricolori alle finestre ed ai balconi, sia nelle strade di passaggio delle sfilate sia in tutta la città. Domenica scorsa la città di Savona, sede del raduno del 1° Raggruppamento (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Francia) era ben imbandierata. Piacenza può fare di più. Con Libertà In particolare c’è la possibilità di procurarsi il tricolore in edicola con il quotidiano Libertà ad un prezzo popolare (3,70 euro più il quotidiano). Il tricolore in edicola con Libertà è dello stesso tipo di quelli che stanno issando in questi giorni i volontari della sezione alpini di Piacenza.

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08/10/2019

Approvato il piano di collaborazione tra Comune di Piacenza e sezione Ana

Mancano poco meno di due settimane al Raduno del Secondo Raggruppamento Alpini, che si terrà a Piacenza il 19 e 20 ottobre. L’attesissimo evento rappresenta un notevole impegno per la Sezione di Piacenza dell’Ana e per l’amministrazione comunale, che ha approvato in giunta la delibera di collaborazione: «Piacenza è stata scelta come sede del raduno del centenario – si legge nell’atto licenziato ieri dall’amministrazione Barbieri – a motivo del successo e dell’unanime apprezzamento dell’Adunata nazionale 2013, evento che ha creato un forte legame tra la città e gli alpini. Accogliere il raduno è anche riconoscimento del valore di quel peculiare spirito di servizio degli alpini, sempre presenti accanto alle popolazioni locali nelle emergenze, nella solidarietà, nelle situazioni di bisogno, nella Protezione civile». L’appuntamento, che prevede «momenti istituzionali, ricreativi, aggregativi e di socializzazione», é occasione privilegiata – si legge nella delibera – di promozione e valorizzazione turistica del territorio, del patrimonio culturale e delle eccellenze enogastronomiche, vetrina e opportunità per presentare i progetti di ‘Piacenza 2020’ in ambito extraprovinciale/ extraregionale». «Piacenza e i piacentini sono orgogliosi di poter ospitare il Raduno del Secondo Raggruppamento – commenta la sindaca Patrizia Barbieri – che è un momento di intrattenimento e di incontro, ed è soprattutto doveroso riconoscimento al valore di tutti gli alpini, che giornalmente dimostrano la loro passione e dedizione al servizio della comunità. L’auspicio è che siano giorni di festa per tutta la città e invito tutti i piacentini a partecipare con entusiasmo». _r.c.

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08/10/2019

Gli alpini di Varese donano una quercia per ricordare don Vittorione

Una quercia per ricordare don Vittorione nel 25esimo anniversario della morte. È il dono che il gruppo alpini di Varese ha voluto fare ad Africa Mission, agli alpini di Piacenza e a tutti i cittadini in occasione del raduno del 2° Raggruppamento che si terrà sabato 19 e domenica 20 ottobre prossimi. La pianta - “quercus robur” del diametro di 25 centimetri e dell’altezza di 5 metri - verrà messa a dimora nel giardino pubblico di Montale che nel 2012 l’amministrazione comunale dedicò al ristoratore di Varese trapiantato a Piacenza che nel 1972 fondò Africa Mission e Cooperazione e Sviluppo assieme al vescovo Enrico Manfredini. La cerimonia si terrà nella mattinata del 19 ottobre, alle ore 11. In contemporanea si tiene la riunione dei presidenti di sezione del 2° Raggruppamento; ragion per cui saranno presenti a Montale i vice presidenti della sezione piacentina - Luigi Forlini e Gianluca Gazzola - e i due vice di quella di Varese. Oltre a Bruno Plucani che ha coordinato l’iniziativa, ai verttici di Africa Mission - il direttore Carlo Ruspantini e don Maurizio Noberini -, ad un rappresentante dell’amministrazione comunale di Piacenza - è stata invitata la sindaca Patrizia barbieri - e al capo gruppo di Varese, Antonio Verdelli. «È un’iniziativa che nasce per ricordare don Vittorio nel 25esimo anniversario della morte» spiega Carlo Ruspantini, direttore di Africa Mission. «Nel 2017 abbiamo lanciato un percorso che ci vedrà celebrare, nel 2022, i 50 anni della nostra associazione – prosegue -. Tappa fondamentale di tale percorso è proprio il 25esimo anniversario della salita al Cielo del nostro fondatore: noi non vogliamo solo limitarci a ricordarlo, ma vogliamo far arrivare il suo messaggio, potente e diretto, a tutti e in particolare ai giovani, che non hanno avuto occasione di conoscerlo. Forse solidarietà e carità non sono parole che vanno di moda oggi, ma trasmettere questi valori è un dovere fondamentale per ogni cristiano». Don Vittorio, piacentino d’adozione, era nato a Varese il 15 aprile del 1926. Titolare di un ristorante di successo a Varese - “Da Vittorio” -aperto negli anni Cinquanta, lasciò tutto per seguire l’allora parroco della città, Enrico Manfredini, nominato vescovo di Piacenza. Lo scorso agosto la sua città di origine lo ha ricordato tributandogli la Martinella del Broletto, la massima onoroficenza civica. Nella medesima circostanza, a ricordare il missionario, è stato anche l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nella messa da lui presieduta. Sempre in quell’occasione l’idea della quercia venuta agli alpini del gruppo di Varese che hanno coinvolto la loro sezione. «Per noi quello di sabato è un momento importante in questo anno dedicato a don Vittorio - continua Ruspantini -. Abbiamo anche coinvolto il comitato di cittadini che gestisce il giardino di Montale e la parrocchia di San Lazzaro, nonché il Comune di Piacenza che ha dato il suo patrocinio ». Nel giardino c’è già un monumento dedicato al cofondatore di Africa Mission: una piazzetta con l’immagine dell’Africa, un pozzo per l’acqua (la caratteristica del movimento nato a Piacenza) e tutt’intorno un’area relax. D’ora in poi vi si aggiungerà una quercia, a ricordare lo spirito mai domo di un missionario che tanto ha fatto per l’Africa, in particolare per gli abitanti della regione del Karamoja, nel nord dell’Uganda.

Federico Frighi

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07/10/2019

Dalla Trentatré ai Blues Brothers la fanfara eclettica compie 50 anni

Quando gli alpini chiamano, svestono la “settecentesca” divisa rossa e indossano sahariana e pantaloni verde oliva con il tradizionale cappello con la penna nera. E la metamorfosi è compiuta. Così il blasonato Corpo bandistico pontolliese, noto come Giubbe rosse (dall’appellativo che gli diede il giornalista di Libertà, Gianfranco Scognamiglio), diventa la fanfara ufficiale della sezione Ana (Associazione nazionale alpini) di Piacenza. Così è da cinquant’anni a questa parte. Sarebbero 51, essendo stata fondata nel 1968, ma un anno si saltò la sfilata all’Adunata nazionale e si è dunque deciso di fare cifra tonda. Il 19 e 20 ottobre prossimi l’anniversario verrà celebrato a Piacenza in occasione del raduno del 2° Raggruppamento, davanti ad almeno 25mila persone. «Siamo la colonna sonora delle sfilate e degli eventi organizzati dagli alpini - spiega Edoardo Mazzoni, 41 anni, nella fanfara dal 1991, maestro direttore dal 2001 -. C’è una prassi ben definita nelle musiche da eseguire. Ad esempio per l’alzabandiera si suona l’inno nazionale, per l’onore ai Caduti l’inno del Piave e il Silenzio». Nelle sfilate «le musiche alpine per fanfara, come sul Cappello, la Trentatrè (l’inno degli alpini) con lo scopo anche di cadenzare il passo al corteo attraverso il suono dei tamburi imperiali». L’organico è composto da una cinquantina di persone con un’età media che ultimamente si è abbassata molto, sui 35 anni. Tutti hanno seguito un percorso, per lo strumento che suonano, all’interno della scuola di musica del Corpo bandistico pontolliese. Qualcuno studia in conservatorio, qualcun altro si è diplomato, ma la maggior parte sono lavoratori con la passione per la musica. C’è anche qualche pensionato. Come Rinaldo Sonsini, 77 anni, basso tuba, entrato nella banda-fanfara da 64 anni. I più giovani di anni ne hanno 14-15. Il repertorio, per volere del maestro Mazzoni, non è solo militare ma spazia su diversi fronti, toccando la musica folkloristica, le colonne sonore di film - Morricone, Blues Brothers, Pirati dei Carabi, Re Leone -, pezzi operistici - Carmen e marcia trionfale dell’Aida -.Ogni anno una ventina le uscite ufficiali. L’Adunata nazionale è il momento più atteso. «Suoniamo durante l’ammassamento e apriamo la sfilata della sezione di Piacenza» spiega il maestro. Si suona in marcia, al passo, in tre, quattro o cinque file parallele. Ci vuole non solo competenza musicale ma anche disciplina, ordine durante lo sfilamento e i caroselli, dettato dalla bacchetta inflessibile del maestro Mazzoni. «Il giovane ha uno spirito libero per definizione - osserva -, vorrebbe essere libero di suonare, invece deve stare al passo con gli altri e sottostare alle regole non solo musicali. E’ richiesto sacrificio, tipo le levatacce alle 5 del mattino. Ma vedo che quando le cose sono fatte bene i ragazzi sono contenti ed orgogliosi e non si tirano indietro».

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06/10/2019

Premiato a Savona il diacono alpino che salva le parrocchie

«È stata una sensazione unica, una delle tante gioie che la vita ti può dare: quella di essere alpino e diacono nello stesso tempo». Così l’81enne Emidio Boledi commenta a caldo a il premio che l’Ana gli ha consegnato ieri pomeriggio a Savona. Un riconoscimento che lo vuole tra gli “alpini dell’anno”. «Alpino e diacono apparentemente possono sembrare due figure diverse - osserva ancora Boledi che ha ricevuto anche gli auguri dal vescovo Gianni Ambrosio -, due figure separate. In realtà sono unite quando il tuo servizio viene dedicato agli altri». Ad accompagnare il diacono alpino in prima linea la moglie Giulietta assieme ai figli e ai nipoti. Ma anche il primo cittadino di Gragnano, Patrizia Calza, in fascia tricolore. Gragnano è il paese in cui vive la famiglia Boledi. «Sono orgogliosa a nome di tutta la comunità gragnanese - è raggiante la sindaca - abbiamo il primo alpino dell’anno della provincia di Piacenza. È bello vedere come la mia comunità esprima tante grandi personalità e competenze in svariati settori. Questo riconoscimento è una ulteriore conferma di come Emidio abbia saputo coniugare lo spirito di servizio degli alpini in una maniera diversa da quella tradizionale, ovvero assistendo le persone nel loro cammino spirituale ». Boledi, in particolare, si è occupato in questi anni di tenere vive le piccole parrocchie senza parroco: Statto, Pigazzano e Scrivellano. Da Piacenza ha raggiunto Savona un pullman di alpini piacentini. La premiazione è avvenuta all’interno del 22° raduno del Primo Raggruppamento che da venerdì ad oggi vede nella città ligure le 25 sezioni di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Francia. Un ottimo punto di osservazione per il presidente della sezione di Piacenza, Roberto Lupi, in vista del raduno piacentino del 2° Raggruppamento tra meno di due settimane. «Ho osservato diversi aspetti dell’organizzazione locale - conferma Lupi - e devo dire che noi abbiamo tutto per fare bella figura. Sono rimasto colpito dalla tanta gente assiepata lungo le transenne ad applaudire gli alpini. In una città di mare».

Federico Frighi

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05/10/2019

«Gli inni alpini tramandano alle generazioni valori immortali»

Patria, solidarietà, servizio, sacrificio, legalità e memoria. Valori degli alpini che attraversano le generazioni, il cui riverbero si avverte anche nelle loro canzoni. Il Salone degli Arazzi del Collegio Alberoni ha ospitato ieri sera l’ultimo evento in programma di “Aspettando il raduno”, una serie di iniziative che conducono al raduno del II Raggruppamento (il 19 e 20 ottobre). Protagonisti una trentina di ragazzi del coro del liceo Respighi e altrettanti dell’orchestra del Gioia. Lo scopo era di coinvolgere i giovani attraverso le canzoni delle penne nere, per tramandare i valori che ne hanno fatto il corpo forse più amato dell’esercito. Il coro del Respighi comprende alunni, ex studenti e anche qualche professore. Per qualcuno di loro quella degli alpini è materia che tocca nell’intimo. È così per Roberto Stomboli: «Mio nonno è stato nel 3° reggimento artiglieria di montagna della divisione Julia, a Udine, quindi sin da piccolo ho sentito i suoi racconti che mi hanno avvicinato a questo mondo. Nel 2013 ho partecipato alla grande adunata e ammetto di essermi emozionato». A Roberto piace parlare degli alpini. «Al di là di come la si possa pensare dal punto di vista politico, credo che il principale valore delle penne nere sia l’altruismo, qualcosa che non ha colore». Anche Paolo Provini è convinto di una cosa: «Ci sono valori che attraversano le generazioni e quelli che arrivano a noi dagli alpini fanno parte di quel gruppo. Nella mia famiglia sono stati tramandati dal mio bisnonno, appunto un alpino». Se c’è chi ne ha avuto esperienza diretta, per altri non è così . Allora ci pensano proprio le loro canzoni - «cantate dai miei genitori quando ero piccolo» dice Francesco Corciulo - che ha in “Trentatré”, l’inno del corpo, la sua preferita. Nel sentire parlare i ragazzi trapela l’orgoglio degli insegnanti: dalla direttrice del coro Patrizia Datilini a Monica Rausa, da Arianna Groppi a Federica Morandi, a Tiziana Albasi. Interessante la prospettiva della direttrice Datilini: «Gli alpini vengono visti come un universo maschile - dice - se però ascoltiamo le loro canzoni, tra le quali due che presentiamo in concerto, notiamo che parlano di fidanzate che attendono il ritorno dei loro uomini. Credo che nel dare voce alle donne questo corpo mostri la sua sensibilità. Dirigere il coro per questo concerto dà vibrazioni importanti». Un altro professore, questa volta del liceo Gioia, dirige l’orchestra nata nel 2011 in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia e la cui prima esibizione è stata l’Inno nazionale. «La canzone degli italiani » corregge Franco Marzaroli, docente di scienze, ma con una grande passione per la musica. Con gli alpini Marzaroli ha già dei trascorsi. «Io sono di Gossolengo - dice - e durante il raduno nazionale del 2013 ho accompagnato la banda degli alpini di Trento durante la sfilata, poiché mancava il loro maestro. È stata una bella esperienza». Giovani studenti e alpini, un binomio che deve essere coltivato per Marzaroli. «Se per me questo concerto ha rappresentato un recupero di parte della mia cultura musicale, per i ragazzi è un avvicinamento più complicato perché è un mondo che appare lontano da loro. Lavoreremo però per farne conoscere l’importanza». Pensiero che condividono anche due studenti: Beatrice Passante, che suona il flauto traverso, e il violoncellista Edoardo Belloni. «Stiamo apprendendo ora la storia di questo corpo dell’esercito, ma in queste canzoni già si coglie la profondità del farne parte».

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05/10/2019

Il gran finale con il concerto al Salone Ilaria Soldini vince il concorso per il logo

Un gran finale, con il coro del Respighi e l’orchestra del Gioia a interpretare insieme sul palco la “Trentatré”, inno degli alpini, e l’Inno nazionale, ha chiuso l’ultimo appuntamento delle iniziative “Aspettando il raduno”. Tante penne nere in platea, nel Salone degli Arazzi del Collegio Alberoni, per la serata presentata da Nicoletta Marenghi, che ha avuto nel concerto delle principali canzoni del corpo il momento principale, ma che non si è esaurita con quelle. Si sono letti dei testi, osservati video, ascoltate testimonianze. Prima di dare spazio alle musiche, il presidente della sezione piacentina dell’Associazione nazionale alpini Roberto Lupi ha sottolineato come «sia sempre piacevole lavorare con i ragazzi. Andiamo spesso nelle scuole per parlare dei nostri valori, sperando chissà, che in futuro qualcuno possa fare parte degli alpini». E gli esempi erano lì in carne e ossa, dal momento che il Primo caporalmaggiore Vanessa Gentilotti, 2 reggimento di Cuneo, e il Caporal Maggiore Gino Croci, 5 reggimento di Vipiteno, hanno ascoltato in platea l’esecuzione dei ragazzi del Respighi e del Gioia. I primi, diretti da Patrizia Datilini, hanno interpretato magistralmente Sul cappello, La bandiera tricolore, Ai preat e La Valsugana; i secondi, non da meno in quanto a bravura, guidati da Franco Marzaroli si sono esibiti in un repertorio che comprendeva La canzone del Grappa, La campana di San Giusto, Gorizia, Cantano gli alpini (un medley di motivi), La leggenda del Piave. Una serata intensa e apprezzata, terminata con la premiazione del concorso per il logo del raduno di ottobre. La vincitrice è stata Ilaria Soldini.

Filippo Lezoli

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04/10/2019

«Il nostro obiettivo? Trasmettere ai giovani l’amor di patria»

Mancano quindici giorni al raduno del II° Raggruppamento, ovvero il ritrovo di tutte le sezioni alpine di Emilia Romagna e Lombardia. Si tiene ogni anno con una intoccabile alternanza: una volta sopra la linea del Po, una volta sotto. Quest’anno è sotto ma appena sotto: a Piacenza. Ecco perché, vista la posizione strategica, considerato il buon nome che gli alpini nostrani si sono fatti con l’impeccabile Adunata nazionale del 2013, si prevede una mini invasione di 25 mila penne nere e simpatizzanti sabato 19 e domenica 20 ottobre. Il presidente della sezione di Piacenza, Roberto Lupi, cerca di dissimulare l’ansia. «Ci siamo proposti noi, non si poteva avere subito un’altra adunata nazionale e abbiamo pensato al raduno di raggruppamento. Sapevamo che era il turno di una sezione dell’Emilia Romagna. Gli altri presidenti ci hanno appoggiato. In tutti c’era voglia ed entusiasmo di venire a Piacenza. Qui sono stati bene e tornano volentieri».

Ansia?

«Un po’. Lavoro, impegno. La burocrazia non ci aiuta. Organizzare un evento da centomila persone o uno da 25 mila comporta gli stessi gravosi adempimenti».

Ad esempio?

«Il piano della sicurezza e quello sanitario. Ci siamo appoggiati al geometra Danilo Spataro che si occupa delle adunate nazionali».

La città è pronta?

«C’è grande collaborazione con gli enti pubblici. Ci ha sostenuto anche la Regione. Vedo in giro che la gente comincia ad aspettare il raduno e sono sicuro che la città ci farà fare bella figura».

 Gli alpini sono pronti?

«C’è l’entusiasmo di sapere che stiamo facendo qualche cosa che rimarrà nella storia di Piacenza. Mi rincuora che nei nostri eventi (si veda la Festa Granda) abbiamo una macchina organizzativa rodata che tutte le sezioni ospiti ci riconoscono. Abbiamo persone che sanno che cosa fare e lo fanno bene».

Al di là della festa che messaggio volete lasciare?

«Apprezziamo i momenti di festa insieme ma ci interessa soprattutto riaffermare i nostri valori. Vorremmo che fossero riconoscibili da tutti».

Quali valori?

«Li riassumo con un termine che può sembrare vecchio: l’amor di patria. Ovvero sacrificio, rispetto, riconoscimento delle istituzioni. Noi siamo apartitici e lavoriamo assieme alle istituzioni». L’Ana nazionale è nata nel 1919. Siete l’associazione d’arma più popolare e continuate ad avere seguito.

 Come fate?

«Il collante che ci lega è lo spirito acquisito durante il servizio militare; tra l’altro, in un ambiente come la montagna. A certe altitudini la solidarietà è fondamentale: c’è sempre qualcuno che porta lo zaino a chi non ce la fa più. Poi l’uguaglianza. Quando siamo in sfilata o nelle cerimonie con il cappello alpino in testa siamo tutti uguali. Uno può essere avvocato o medico, l’altro operaio o impiegato; da noi queste distinzioni non valgono. Il generale in pensione conta come il semplice alpino che ha fatto il servizio di leva. Siamo alpini e basta». A proposito del servizio di leva.

Ci proverete anche con questo governo?

«Ripristinare un servizio obbligatorio per i giovani è un tema sempre valido. Si può discutere se con le armi o senza, però per noi è essenziale. Mi auguro si possa realizzare. Alcuni segnali si iniziano a cogliere nella società civile. Come il ripristino dell’educazione civica nelle scuole».

Che cosa c’entra?

«Il servizio militare è anche educazione civica, sulla quale puntiamo quando andiamo a parlare ai ragazzi ». I giovani di oggi sanno chi sono gli alpini?

«Stiamo facendo iniziative in questo senso. Chi in famiglia ha degli alpini ci conosce, altri un po’ meno. La nostra passione è il miglior modo per farci conoscere. Per sperare che un domani questi ragazzi considerino la naja come una cosa non così negativa come qualcuno vuol far credere».

Anche in una scuola multietnica come la nostra?

«A maggior ragione! Quando andiamo in classe notiamo che spesso c’è più interesse verso gli alpini nei ragazzi di origine straniera che nei piacentini».

Federico Frighi

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04/10/2019

In via Cremona l’ok del generale Genovese l’uomo delle adunate

Dopo l’adunata nazionale del 2013 che portò a Piacenza 400mila persone per un intero weekend, gli Alpini sono pronti a fare il bis, sconvolgendo la routine cittadina ancora una volta per il raduno del Secondo Raggruppamento del Nord Italia, che conta al suo interno i militari di Emilia-Romagna e Lombardia. Certo, i numeri non saranno nemmeno paragonabili a quelli dell’adunata nazionale, ma per la due giorni del 19-20 ottobre si stimano presenze attorno alle 25mila unità. Specie per la giornata di domenica, che vedrà come evento di punta la sfilata dal polo di mantenimento pesante (l’ex Arsenale) fino a Piazza Cavalli, dove sono previsti gli onori al Labaro nazionale, prima dell’atto finale: il passaggio della stecca alla città della prossima adunata, Lecco. E ieri, il generale trevigiano Renato Genovese, consigliere nazionale responsabile delle manifestazioni nazionali per Ana (Associazione Nazionale Alpini) e uomo chiave di ogni adunata, ha fatto tappa a Piacenza, nella sede Ana di via Cremona, proprio per verificare che tutto stia filando liscio in vista della pacifica invasione delle penne nere. «Sono cambiate le normative sulla sicurezza, ma per una città che ha già ospitato un’adunata nazionale – spiega Genovese – le possibili criticità sono ben note agli operatori». Il grosso dei partecipanti dovrebbe, grazie anche alla facilità di collegamento della città, arrivare la domenica mattina, ma chi si fermerà anche il sabato potrà contare sull’area per le roulotte in viale Sant’Ambrogio e sul mastodontico stand di ristorazione che verrà allestito in piazzale Plebiscito. Ci sarà inoltre, a margine dell’iniziativa – continua Genovese – «un incontro tra i presidenti di sezione del secondo raggruppamento». E se buona parte delle iniziative seguiranno il copione collaudato delle precedenti, qualche fuori programma è già noto: «In concomitanza con il summit mondiale dei premi Nobel per la pace – annuncia Roberto Lupi, presidente sezionale – agli Alpini verrà consegnato l’uomo della pace dell’artista Franco Scepi in Duomo, come riconoscimento per l’impegno nel volontariato». Riconoscimento che continuerà fuori Piacenza con la pubblicazione prevista per novembre del volume dedicato all’aspetto sociologico delle adunate, a cura dell’Università di Trento. «Ciò che ci unisce così tanto – conclude Genovese - è il periodo di leva, segno indelebile della trasformazione di noi stessi. Vicini di branda per necessità, si condivide la fatica delle marce quotidiane, indipendentemente dal ceto sociale. E nasce un’amicizia indelebile in cui ci si dà sempre del tu senza usare i titoli».

Pier Paolo Tassi

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04/10/2019

Coro del Respighi e orchestra del Gioia portano in concerto gli evergreen alpini

Il coro del liceo Respighi e l’orchestra del liceo Gioia saranno protagonisti della serata in programma oggi alle ore 21 nel Salone degli Arazzi del Collegio Alberoni. Si tratta dell’ultimo appuntamento del calendario di iniziative denominate “Aspettando il Raduno” che ha preparato la città e la provincia alla mini adunata di ottobre. L’obiettivo di questa è il coinvolgimento dei più giovani ai quali si vorrebbero trasmettere i valori di patria, solidarietà, servizio, legalità e memoria che da sempre constituiscono lo spirito delle vere penne nere. A cantare i tradizionali brani alpini sarà il coro del liceo Respighi formato da una trentina di elementi. Grande l’entusiasmo riscontrato nella preparazione: si sono inseriti anche ex alunni e docenti che hanno desiderato partecipare. Sono stati preparato brani identificativi come Sul cappello, La Valsugana e la celeberrima Signore delle cime. Il coro del Respighi è diretto da Patrizia Datilini. Gli studenti leggeranno anche la commovente lettera del giovane alpino vicentino Matteo Miotto deceduto in Afghanistan. Anche qui dopo una apposita riflessione e meditazione in classe. Una trentina anche gli studenti che compongono l’orchestra del liceo Gioia. Una formazione alimentata quest’anno da tenti nuovi elementi delle classi prime che, capaci di suonare uno strumento, si sono uniti all’orchestra diretta da Franco Marzaroli. I ragazzi si cimenteranno in brani più e meno famosi. Alcuni rievocano la Prima Guerra Mondiale. Agli studenti del Gioia è stata anche affidata la lettura de “Il paradiso di Cantore” dedicato a tutti gli alpini “andati avanti”. Sono previsti inoltre gli interventi dei giovani alpini in armi piacentini e le premiazioni dei ragazzi che hanno partecipato al concorso per la selezione del logo del Secondo Raggruppamento. La serata, presentata dalla giornalista di Telelibertà, Nicoletta Marenghi, sarà ad ingresso libero.

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03/10/2019

Alpini radunati a Borgonovo dalla media e alta Valtidone

Borgonovo è diventato per un giorno la capitale degli alpini di tutta l’alta e media Valtidone. Le strade e le piazze del paese si sono rivestite del tricolore per accogliere una lunga sfilata di penne nere in arrivo anche dai comuni di Ziano, Pianello e Pecorara. Insieme, a Borgonovo, questi ultimi fanno parte del raggruppamento che riunisce gli alpini del comprensorio dell’alta vallata. «Ogni anno uno dei quattro comuni a turno – spiega il capogruppo delle penne nere borgonovesi, Pierluigi Forlini – se vuole ospita il raduno». Quest’anno è toccato a Borgonovo rendere omaggio allo spirito alpino, accogliendo oltre un centinaio di rappresentanti dei quattro gruppi, cui si sono aggiunti rappresentanti dei numerosi gruppi e di numerose associazioni. Tra i 21 gagliardetti che hanno sfilato lungo via Roma ce n’erano anche in arrivo da fuori provincia, a testimoniare il legame di amicizia e di solidarietà che da sempre le penne nere sanno instaurare. I canti del coro Ana Valtidone hanno accompagnato la festa che il tempo incerto non è riuscita a rovinare. Se Borgonovo ha ospitato le cerimonie ufficiali, con la sfilata la messa e poi ancora i discorsi di fronte al monumento ai caduti, la sede della frazione di Bruso ha invece accolto gli alpini per il momento più festaiolo. Qui lo spirito pratico delle penne nere ha dato dimostrazione di cosa voglia dire la parola accoglienza. Approntati i gazebo negli spazi all’aperto le penne nere di Borgonovo hanno allestito infatti un grande ritrovo conviviale per tutti i presenti. Al raduno di vallata ha partecipato, tra gli altri, anche il presidente Roberto Lupi, che a Borgonovo ha portato il saluto della sezione Ana piacentina, mentre Roberto Migli (presidente del collegio dei revisori dei coni del consiglio nazionale) ha portato il saluto ideale di tutti gli alpini d’Italia. «L’11 ottobre annuncia Forlini – saremo di nuovo in pista per preparare il risotto davanti al cinema Capitol durante una serata benefica e poi di nuovo il 20 ottobre saremo fuori dalla parrocchia per distribuire le caldarroste»._MM

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29/09/2019

Si è spento Bruno Anguissola l’ultimo vecio degli alpini di Travo

Se ne va anche l’ultimo “vecio” degli alpini di Travo, una delle colonne portanti delle Penne Nere: dopo essere riuscito da poco a toccare il traguardo dei 105 anni, Bruno Anguissola è “andato avanti”, come amano dire gli stessi alpini. Lo ha fatto in punta di piedi, com’era nel suo stile fatto di tanta modestia e semplicità, nella sua amata abitazione di Travo. Bruno Anguissola porta via con sé i ricordi e le esperienze della maggior parte della storia del Novecento, spesso storie di atrocità e violenze inaudite a cui è stato costretto ad assistere, dalla Guerra d’Africa alla lotta partigiana. La sua memoria storica è rimasta forte e vivida fino agli ultimi giorni, anche quando ormai aveva scelto di evitare le uscite pubbliche, preferendo restare in casa per qualche difficoltà motoria. Lì è spirato nella giornata di venerdì, circondato dall’amore dei figli e dei suoi nipoti. «L’ultima volta che ci siamo visti è stato il 1 settembre scorso, in occasione del nostro raduno di gruppo» spiega il capogruppo delle Penne Nere di Travo Marco Girometta. «Anche se non ha partecipato alla festa, quando siamo passati in corteo si è fatto trovare davanti a casa, con il testa il suo cappello e con la nostra divisa. E passando, tutti l’hanno salutato e gli hanno reso omaggio. Bruno era ancora lucidissimo e in gamba, come quando siamo andati a trovarlo qualche mese fa per il suo compleanno. Per Travo questa è una grave perdita». Bruno Anguissola era nato il 10 luglio del 1914 a Travo, dove si era sempre dedicato al lavoro dei campi fino a quando costretto dalla guerra. Finisce in Africa nel 1936 e dopo l’otto settembre del 1943 passa dalla Francia al Montenegro, fino alla Jugoslavia. Quando torna nella sua Valtrebbia, il suo posto è tra i partigiani: sale su a San Giorgio di Bobbiano, una delle principali roccaforti dei “ribelli” e, a guerra civile finita, si ritrova 30enne e pronto a vivere la sue vera vita. Sposa Maria Deviletti (scomparsa una ventina d’anni fa), dalla quale ha due figli: Elda e Renzo. Dopo il lavoro di cavatore tra Travo e Perino, finisce alla Cementirossi e da quasi mezzo secolo era felicemente in pensione. Per i suoi 100 anni, l’alpino Bruno aveva avuto un festeggiamento speciale, che aveva coinvolto l’intero paese: dopo una messa a Caverzago, quando era tornato a casa l’aveva trovata addobbata di bandiere tricolori, con tanti travesi amici, il picchetto d’onore degli alpini e perfino la banda a suonare. Una cerimonia emozionante non solo per lui, ma anche per tutti i partecipanti in quel giorno speciale. I funerali saranno celebrati domani mattina nella chiesa di Travo. Alle ore 10 il corteo partirà dalla sua abitazione di via Papa Giovanni XXIII per poi recarsi in chiesa: lì, ad attenderlo, ci saranno ancora una volta i “suoi” alpini per l’ultimo abbraccio. _C.B.

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27/09/2019

Verso il Raduno gli studenti dei licei cantano i cori alpini

Anche gli studenti piacentini partecipano alle iniziative in vista del Raduno degli alpini del 2°Raggruppamento di Emilia Romagna e Lombardia, un evento che il 19 e 20 ottobre porterà a Piacenza circa 25mila persone. Il coro del liceo Respighi e l’orchestra del liceo Gioia saranno protagonisti della serata in programma il 4 ottobre alle 21 nel prestigioso Salone degli Arazzi del Collegio Alberoni. Si tratta dell’ultimo appuntamento del calendario di iniziative “Aspettando il Raduno” che ha preparato la città e la provincia alla mini adunata. «Per noi era importante riservare ai ragazzi una serata in vista del Raduno perché alle giovani generazioni che vogliamo trasferire i valori della nostra associazione, il nostro futuro passa attraverso di loro – spiega Gian Luca Gazzola, vicepresidente della Sezione alpini di Piacenza e referente dell’organizzazione – . L’auspicio è che tanti piacentini possano partecipare alla serata per condividere con noi l’attesa». A cantare i tradizionali brani alpini sarà il coro del liceo Respighi formato da una trentina di elementi. «Sorprendentemente i più giovani amano affrontare i canti di questa tradizione. Abbiamo riscontrato molto entusiasmo nella preparazione, si sono inseriti anche ex alunni e docenti che hanno desiderato partecipare. Abbiamo preparato brani identificativi come Sul cappello, La Valsugana e la celeberrima Signore delle cime» ha spiegato Patrizia Datilini, direttrice del coro del Respighi. Gli studenti dello Scientifico leggeranno anche la commovente lettera del giovane alpino vicentino Matteo Miotto deceduto in Afghanistan. Una trentina gli studenti che compongono l’orchestra del liceo Gioia. «Abbiamo tanti nuovi elementi di prima che suonano uno strumento e si sono uniti alla nostra formazione – ha spiegato il direttore Franco Marzaroli -. I ragazzi hanno accolto con interesse i brani proposti, alcuni rievocano la Prima Guerra Mondiale mentre altri sono molto popolari». Agli studenti del Gioia è stata affidata la lettura de “Il paradiso di Cantore” dedicato a tutti gli alpini “andati avanti”. Previsti gli interventi dei giovani alpini piacentini in armi e le premiazioni dei ragazzi che hanno partecipato al concorso per il logo del Raduno. _Nicoletta Marenghi

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25/09/2019

Benvenuti Alpini in ottobre Piacenza ospita l’adunata

Gli Alpini tornano a Piacenza. Partita la macchina organizzativa per ospitare il raduno del Secondo Raggruppamento del Nord Italia (Emilia e Lombardia) che si terrà nella nostra città il 19 e 20 ottobre prossimi. Sono attese circa 25 mila persone e si prospetta un ricordo, seppur in tono minore, del raduno avvenuto già nella nostra città nel 2013. «Sarà un’occasione importante per Piacenza, non solo per mettere in mostra la bellezza del proprio territorio, ma soprattutto per fare rete con le diverse realtà economiche al fine dell’ottima riuscita dell’evento » interviene il presidente di Unione Commercianti Piacenza Raffaele Chiappa. «Come Associazione - riprende il presidente - abbiamo deciso di stanziare un contributo a favore dell’evento manifestando altresì la nostra vicinanza a tutta l’organizzazione e alla cittadinanza stessa. Lavoro e impegno che ci hanno già visti coinvolti anche nella precedente adunata, del 2013, grazie alla quale non solo il settore della ristorazione e del turismo ma anche e soprattutto quello del commercio ne hanno giovato. Occorre quindi pensare all’indotto che porta un evento del genere, all’importanza di fare squadra con le diverse realtà coinvolte. Basti pensare all’impatto previsto sul settore ristorazione-bar di 530mila euro ». «Ringrazio personalmente il presidente Chiappa e tutta l’Associazione, per la vicinanza che ha voluto dimostrare nei nostri confronti » interviene il presidente sezionale Roberto Lupi. Con l’occasione ricordiamo il programma della manifestazione che vedrà coinvolta tutta la città. Sabato 19 ottobre: ore 15:00 Ammassamento (Via Maculani), Accoglienza del Labaro Nazionale ANA, Sfilata al monumento ai Caduti (Viale Risorgimento - Piazza Cavalli), Alzabandiera (Piazza Cavalli), Deposizione corona monumento ai Caduti (Piazza Cavalli); ore 17:00 Santa Messa in Duomo (Piazza Duomo); ore 21:00 Concerto Fanfara Brigata Alpina Turinense (Palazzo Gotico); ore 22:30 Concerto e carosello Fanfare (Piazza Cavalli). Programma di domenica 20 ottobre: ore 8:30 Accreditamento Sezioni e Gruppi (Polo Mantenimento Pesante Nord - Piazzale Torino); ore 9:00 Ammassamento (Polo Mantenimento Pesante Nord); ore 9:30 Accoglienza Gonfaloni, Allocuzioni Autorità, Sfilata, Passaggio della stecca (Piazza Cavalli), Ammainabandiera (Piazza Cavalli). Per ulteriori informazioni è possibile visitare il sito www.anapiacenza. it _Testi a cura di Laura Carabia e Daniela Scotti

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24/09/2019

Verso il raduno, agli alpini il premio del segretariato Nobel

Non è un premio Nobel vero e proprio. Tuttavia ne custodisce il  sapore e la familiarità. Si tratta del riconoscimento del Segretadato permamente del Summit mondiale dei Premi Nobel per la Pace che ha sede a Piacenza Quest'anno è stato deciso di assegnarlo all'Associazione nazionalealpini(Ana). La riproduzione dell'Uomo della pace di Scepi sarà consegnata nelle mani del presidente nazionale Sebastiano Favero duranteil radunodelSecondo Raggruppamento il 19 e 20 ottobre prossimi a Piacenza. «È un premio speciale- anticipa solo Marzio Dallagiovanna, vice presidente del Segretariato -, come quelli che abbiamo conferito, con diverse motivazioni, all'imprenditrice Diana Bracco ed agli scienziati Carlo Rubbia e Rita Levi Montalcini». I.:Associazione nazionale alpini è stata scelta «per il grande impegno sociale, lo spirito di sacrificio e di abnegazione con cui si è sempre distinta senza guardare alla razza e alla religione in ogni Paese del mondo». la motivazione completa verràannunciatadurantelapresentazione ufficiale del premio. •Per la Sezione alpini di Piacenza è motivo di orgoglio che il premio vengaconsegnatoalli\nanazionaleproprio da noi durante il Raduno - ci tiene a sottolineare il presidente Robetta Lupi-. Abbiamo scelto come momento la messa celebrata dal vescovo in Duomo il pomeriggio del 19 (inizio alle 17)». Ancora da definire se all'inizio o. più probabilmente, al termine. Intanto fervono i preparativi per il raduno che tra meno di un mese poneràaPiacenzaglialpinidiEmilia Romagna e Lombardia È prevista un'affiuenzaintomo alle 25mila persone. I..:Amministrazione comunale rinnova l'invito ai titolari di esercizi di ristorazione e strutture ricettive operanti in città, affinchè fonriscano allo Spottello Iat i recapiti e i dati aggiornati sulle proprie attività. Leinfonnazioni saranno pubblicate, gratuitamente, sul panale turistico comunale www.piacerepiacenza.it , sullaApp ufficiale "Piacenza" e sul sistema informativo http://turismo. provinciapiacenzait È inoltre già attiva e costantemente aggiornat3t sulsitowww.comune.piacenzait , l'apposita sezione ''Adunata Alpini''. •!:obiettivo-spiegano gli assessori Jonathan Paparnarenglti e Stefano Cavalli-è quello di arricchire i servizi peri visitatori, andando a completare la presentazione dell'affetta turistica anche sotto il profilo della ricettività alberghiera e della buona tavola, valodzzandogliaspettilegatiallaqualità, al ventaglio di proposte del territorio e all'enogastronomia Crediamo che sia un'oppottunità preziosa anchepergli operatori economici, che senza costi aggiuntivi.possono contare su una vetrina istituzionale di rilievo». Per rendere la città più accogliente e più bella la sezione alpini di Piacenzahainvitato icittadiniadaffiggere alle finestre e ai balconi una bandiera tricolore. Anche l'Editoriale Llbertà ha aderito all'iniziativa. La bandiera italianaègiàdisponibile in tutte le edicole insieme al quotidiano Ubertà.

Federico Frighi

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22/09/2019

Gnocco fritto, birra e musica: Besurica in “September fest”

Tra gnocco fritto, birra e musica, la quarta edizione del “September fest” alla Besurica si è riconfermata un successo. Venerdì pomeriggio, all’esterno del centro diurno per anziani gestito da Unicoop, circa cinquanta persone hanno cantato e mangiato per l’intero pomeriggio. L’evento, ispirato per scherzo all’Oktoberfest di Monaco di Baviera, ha visto la partecipazione dei “nonni” e delle “nonne” della struttura, famigliari e bambini della scuola materna del quartiere. Gli alpini del gruppo di Borgonovo si sono schierati alla friggitrice per preparare il gnocco fritto per tutti i presenti: le penne nere Piero Bosini, Dante Bollati e Giorgio Braghè, così , hanno garantito un sostegno volontario di fondamentale importanza per la buona riuscita della manifestazione. In sottofondo, il musicista Daniele Trinciavelli ha allietato il clima con le canzoni italiane e straniere più conosciute. E in pista, in men che non si dica, gli anziani più arzilli hanno iniziato a ballare insieme agli operatori di Unicoop. «Il “September fest”, a modo suo, promuove una vecchiaia attiva e innovativa - ha spiegato l’animatrice sociale Isabella Bernazzani -. Le iniziative come queste favoriscono la socializzazione, migliorano le relazioni e aumentano il senso di comunità. E la forma dell’associazionismo è determinante per organizzare queste feste, perché ci permette di coltivare collaborazioni non solo con enti scolastici pubblici o privati ma anche con i singoli cittadini». Al “September fest”, inoltre, hanno preso parte gli ospiti del centro diurno Unicoop del Facsal e dei Centri socio riabilitativi residenziali per disabili. _Thomas Trenchi

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17/09/2019

Il centro diurno cresce con l’aiuto dei gruppi Alpini

La festa di fine estate al Centro socio- riabilitativo diurno “Mastro Balocco” gestito dalla cooperativa sociale Coopselios, è stata l’occasione per presentare ai familiari dei frequentanti le attività laboratoriali svolte. In particolare, la mostra di pittura “Non tutto il circo sta sotto al tendone”, con le opere realizzate dai ragazzi durante l’attività di arte creativa e un’esibizione di circo sociale in collaborazione con l’associazione sportiva TresPass. L’attività di circo sociale, condotta dai tecnici Dario Rigolli e Talita Ferri, ha avuto come obiettivo l’uso della spettacolarità del circo per promuovere lo sviluppo psicofisico degli ospiti; attraverso esercizi di giocoleria, di equilibrio e acrobatica assistita si è riusciti a stimolare concentrazione, la capacità di mettersi in gioco, migliorando le relazioni nel gruppo. L’attività è stata possibile grazie ad una raccolta fondi fatta da gruppi alpini della Brigata Julia classe 1946 in memoria di Giorgio Argellati, ex capogruppo degli alpini di Carpaneto, scomparso nei mesi scorsi e figura di riferimento per i frequentatori del centro diurno._Flu

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17/09/2019

Premio alpino al diacono Boledi «Tiene vive le parrocchie senza preti»

Sul cappello alpino del Sesto Reggimento ha fissato la spilla dell’Adunata nazionale di Piacenza, don Emidio Boledi è conosciuto come il diacono alpino ed è colui che ha contribuito alla rinascita delle parrocchie di Pigazzano, Scrivellano e Statto rimaste senza parroco. Grazie alla sua opera quotidiana a favore della comunità, sabato 5 ottobre a Savona riceverà un premio nazionale. Si tratta del “Diploma di merito” che ogni anno viene assegnato a un alpino nell’ambito del premio “Alpino dell’anno” istituito nel 1973 e destinato alle penne nere in armi e in congedo che si sono contraddistinte “per un’azione eroica, morale o di umana solidarietà”. Don Emidio Boledi, nato a Sarmato nel 1938, tra i rifondatori del Gruppo di Gragnano e oggi iscritto a quello di San Nicolò, è stato candidato dalla Sezione di Piacenza e la sua “opera eroica” consiste nella vicinanza alle piccole comunità della montagna piacentina. Il motto del suo Reggimento era “Più salgo più valgo”. «Quando salgo sui monti d’inverno con la neve lo ricordo sempre» sottolinea don Emidio. Sposato, padre di due figli e nonno di tre nipoti, quando è andato in pensione (da tecnico telefonico) è stato ordinato diacono dal vescovo monsignor Luciano Monari. «I valori alpini di solidarietà, amicizia e servizio verso i più deboli sono gli stessi del diaconato. Come gli alpini i diaconi si mettono a servizio della collettività senza chiedere nulla» spiega don Emidio. La sua vocazione è nata quando la famiglia di un ragazzo che aveva subito gravi lesioni in seguito a un incidente stradale gli chiese di aiutarlo. «È lì che è nato il mio desiderio di stare accanto a chi ha bisogno – racconta -. Nel diaconato ho trovato il mio posto a servizio degli altri». L’auspicio è che in tutte le comunità ci sia sempre spazio per il Vangelo e che l’Associazione nazionale alpini possa proseguire la sua attività grazie all’arrivo di nuovi “bocia”. «È la prima volta che un piacentino riceve questo riconoscimento nazionale, siamo molto orgogliosi » ha commentato il presidente della Sezione alpini di Piacenza Roberto Lupi intento, insieme alle penne nere, nell’organizzazione del Raduno del Secondo Raggruppamento di Emilia Romagna e Lombardia in programma a Piacenza il 19 e 20 ottobre. L’alpino Boledi dedica il riconoscimento alla Sezione degli alpini di Piacenza, all’amico e past president Bruno Plucani, agli alpini “andati avanti” e ai diaconi. Il premio verrà consegnato a Savona il 5 ottobre in occasione del Raduno del Primo Raggruppamento. La Sezione di Piacenza organizza un pullman. La sindaca di Piacenza, Patrizia Barbieri (anche in veste di presidente della Provincia), ha inviato un messaggio di congratulazioni al diacono Boledi.

Nicoletta Marenghi

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09/09/2019

Sfila l’orgoglio alpino «I nostri valori antidoto ai mali della società»

La sessantottesima Festa Granda si è conclusa ieri e, nonostante la pioggia battente che non ha dato tregua per tutta la mattinata, è stata un successo. Sono stati circa 500 gli alpini che hanno sfilato lungo le vie del centro di Cortemaggiore, portando i propri vessilli e i loro gagliardetti. La giornata è iniziata con l’alzabandiera per poi proseguire con la grande sfilata accompagnata dalla fanfara sezionala di Piacenza e quella dei congedati Orobica. «È stato un grande impegno organizzare questa festa - ha esordito il capogruppo di Cortemaggiore Fabio Devoti durante le allocuzioni svoltesi in Basilica - Ringrazio tutti gli intervenuti che, nonostante la pioggia ci hanno onorato della loro presenza». Il sindaco di Cortemaggiore Gabriele Girometta ha sottolineato come la presenza degli alpini ha reso più bello il paese grazie al loro spirito di coesione. Girometta ha anche ricordato la tragedia che ha colpito la famiglia di Elisa Pomarelli, una notizia che ha tenuto col fiato sospeso tutta la comunità piacentina e non solo, che purtroppo si è conclusa nel peggiore dei modi. Un grandissimo applauso si è levato dalla gremita Basilica in segno di vicinanza e partecipazione al dolore dei familiari e amici di Elisa. In rappresentanza della Provincia di Piacenza era presente Romeo Gandolfi, anche sindaco di Fiorenzuola che ha salutato la platea precedendo il presidente Ana di Piacenza Roberto Lupi e il direttore del Polo di Mantenimento Pesante Nord di Piacenza, generale Sergio Santamaria. «Porto i saluti dell’Ana nazionale - ha dichiarato il vicepresidente Mauro Buttigliero - La magia della Festa Granda continua. Sfilare per Cortemaggiore, come in tutti i paesi piccoli, è bellissimo e importante. Pensiamo che queste feste si ripetono in altri centinaia di piccoli paesi. Il cappello alpino è l’antidoto per i tanti mali della nostra società, con troppo egoismo e individualismo. I nostri valori sono all’opposto, siamone orgogliosi ». La Messa domenicale, in occasione della Festa Granda è stata celebrata dal vescovo monsignor Gianni Ambrosio. Con lui hanno concelebrato il cappellano sezionale don Stefano Garilli, il parroco di Cortemaggiore don Paolo Chiapparoli, quello di Chiavenna don Armando Tromba, e quello e di Besenzone, don Giancarlo Plessi. «Possiamo vedere la logica dell’amore, la logica del servizio, nel comportamento degli alpini - ha commentato il vescovo - Comunione, fraternità e solidarietà sono azioni che si devono mettere in pratica ogni giorno come fanno gli alpini, anche per manifestare la nostra fede nel Signore». Hanno presenziato alla cerimonia anche i Templari Cattolici d’Italia. Al termine della messa sono state consegnate targhe di riconoscenza e due contributi all’associazione sportiva Corte calcio e all’associazione dei malati oncologici di Piacenza. «Spesse volte gli alpini aiutano la ricerca - ha commentato, ringraziando, il dottor Luigi Cavanna - sapere di avere associazioni come la vostra vicina a chi, quotidianamente, lotta contro la malattia, è importante». La mattinata si è conclusa col passaggio della “stecca” da Cortemaggiore a Bettola, nelle mani del sindaco Paolo Negri e del capogruppo degli alpini di Bettola Giancarlo Carini, che organizzeranno la Festa Granda nel 2020.

Fabio Lunardini

Vanda, a 88 anni il suo primo volo in elicottero «Che emozione!»

Nel pomeriggio di ieri anche sole ha voluto partecipare alla Festa Granda, e questo ha permesso di poter realizzare il programma completo, come previsto, col salto dei paracadutisti. Dall’elicottero hanno saltato cinque paracadutisti alpini, ovvero Alberto Marcolongo, Pierangelo Lunardi, Alberto Dal Zono, Angelo Pirana e Mauro Tenani e, in un secondo decollo, quattro paracadutisti, Luigi Pomarelli, Paolo Robuschi, Giovanni Maria Piana e Giovanni Contorti. I paracadutisti, scendendo, hanno spiegato una bandiera italiana e, intanto che il Tricolore sventolava nel cielo sopra a Cortemaggiore, la fanfara dei congedati Orobica ha intonato il Silenzio e l’Inno d’Italia che, in un momento particolarmente emozionante, è stato cantato da tutti i presenti. L’evento dei salti dei paracadutisti alpini è stato dedicato a Guadalberto Biffi, alpino amico del gruppo di Cortemaggiore, che lo ha avvicinato alla Fondazione “Don Carlo Gnocchi” e che è stato fondatore dei paracadutisti alpini. Erano presenti anche le figlie Barbara e Nadia che hanno assistito alla manifestazione. Dopo i lanci dei paracadutisti, l’elicottero è rimasto a disposizione dei cittadini, per coloro che fossero stati interessati a sorvolare il paese. Ben dodici decolli sono stati prenotati e hanno portato in quota 60 persone. Tra queste, anche una signora di 88 anni, Vanda Ferrari di Cortemaggiore, accompagnata dalla figlia Antonella: «Non avevo mai volato in vita mia – ha commentato Vanda – Sono stata molto contenta di averlo fatto, mi è piaciuto e avrei voluto che durasse per più tempo. Una divertente esperienza, anche emozionante. Il mio paese, visto dal cielo, è molto bello. Con questo volo, alla mia età, vorrei dire, alle nuove generazioni, di non abbattersi e di non arrendersi mai. Il futuro può sempre riservare sorprese e cose piacevoli». Maurizio Venturin, presidente nazionale dei paracadutisti alpini, ha chiamato durante i salti, le autorità presenti per un breve saluto agli spettatori ed ha spiegato anche l’alta specializzazione degli alpini che possono atterrare col paracadute sui posti più impervi delle montagne, e effettuare lanci di precisione su ogni superficie, ghiacciai compresi. L’ammainabandiera ha chiuso ufficialmente la 68esima Festa Granda che ha avuto, nella serata di ieri sera, il momento conviviale con balli, musica e tanta allegria, aiutata dalla cucina a cura del gruppo magiostrino. Mentre l’appuntamento 2020 è a Bettola, il sindaco Gabriele Girometta ha auspicato, annunciandolo a tutti i presenti, durante la mattinata, che Cortemaggiore si candida per ospitare la Festa Granda del 2029. _Flu

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08/09/2019

Premi alle associazioni che hanno contribuito alla riuscita della giornata

Il ricevimento, da parte dell’Amministrazione, delle autorità alpine intervenute alla Festa Granda, è stato presentato dallo speaker ufficiale della manifestazione da più di 20 anni, l’alpino Nicola Stefani. «Cortemaggiore ha una illustre storia antica – ha esordito il sindaco Gabriele Girometta – Oggi siamo orgogliosi di ospitare gli alpini con i loro valori». Il capogruppo degli alpini di Cortemaggiore Fabio devoti ha sottolineato come l’organizzazione della Festa Granda è merito di tutti i soci e delle associazioni del paese che da subito hanno partecipato con entusiasmo per la buona riuscita della manifestazione. Il presidente provinciale dell’Associazione nazionale alpini Roberto Lupi ha ringraziato gli intervenuti e i numerosi esponenti di spicco del mondo alpino, tra i quali il vicepresidente nazionale Mauro Buttigliero, i consiglieri nazionali Giancarlo Bosetti e Antonio Franza, i revisori dei conti Roberto Migli e Remo Ferretti, il segretario nazionale Maurizio Plasso, il colonnello Davide Maghini e gli ex presidenti provinciali Aldo Silva, carlo Fumi e Bruno Plucani. «Gli alpini non sono mai forestieri – ha ricordato Buttigliero – Ovunque andrai col tuo cappello da alpino, un amico lo troverai sempre. Si sente spesso parlare dei valori alpini, questi sono il rispetto delle istituzioni. Abbiamo combattuto guerre e oggi compiamo azioni di solidarietà. Siamo 350 mila e siamo tutti uniti rispettando le regole. Anche questa è una magia, come ricordava Devoti. Siate orgogliosi di essere alpini in mezzo alla gente». Nel corso del ricevimento sono state premiate le diverse associazioni che hanno contribuito alla festa, tra queste l’associazione “Turistica” che ha donato anche un contributo, l’Avis, la Pubblica Assistenza, la banda La Magiostrina, i Ladri di Fragole, l’Anspi di Besenzone, la Corale e il Rugby Valdarda. Come miglio vetrina a tema dei commercianti è stata premiata la gastronomia di Sandra Viviani “L’angolo delle Delizie”. Attestati di merito sono stati consegnati, oltre che ai già citati illustri ospiti alpini, anche al comandante della Polizia locale Massimo Misseri, a Paola Tonna per la realizzazione del volantino promozionale della Festa e allo speaker storico Nicola Stefani. _Fl

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08/09/2019

«Vogliamo tramandare ai giovani i nostri valori e l’amore per la Patria»

«La Festa Granda degli alpini è una magia. Una magia che cerchiamo di trasmettere a tutti e in modo particolare a voi bambini». Con queste parlo il capogruppo degli alpini di Cortemaggiore Fabio Devoti, ha salutato tutti i bambini delle scuole del paese che hanno allestito una mostra a tema “alpini” nel teatro comunale Eleonora Duse. Ieri infatti è proseguita la 68ª Festa Granda provinciale che terminerà oggi ma che ha avuto la sua inaugurazione nella serata di venerdì con un concerto del coro sezionale di Milano e dei cori piacentini Ana Valtidone e Valnure. La giornata di ieri è iniziata con l’inaugurazione della “cinta del campo di croci” al cimitero comunale, cioè una siepe di “Photinia” che circonda il “Parco della Memoria” e che va ad impreziosire tutta l’area. Devoti ha spiegato come da sempre gli alpini tengano alla memoria di chi “è andato avanti” e questo parco rinnovato ne è la prova, così come la deposizione di fiori con gli onori alla tomba del fondatore del gruppo Giovanni Mazzetto. «Vorrei ringraziare pubblicamente i ragazzi dell’Istituto Marcora, con il nuovo coordinatore Gianmaria Cabrini – ha dichiarato il sindaco di Cortemaggiore Gabriele Girometta - Hanno messo a dimora la siepe e partecipano sempre attivamente ad ogni iniziativa comunale ». Al teatro comunale Duse, successivamente, sono state premiate tutte le scolaresche che hanno eseguito cartelloni e ricerche sugli alpini. Devoti ha ricordato ancora come gli stessi alunni avevano partecipato alle lezioni, promosse dal gruppo, sulla storia degli alpini e diversi di loro erano anche andati alla gita alpina presso il santuario di Asiago. «Riuscire a coinvolgere le nuove generazioni è molto positivo – ha spiegato il presidente provinciale Ana Roberto Lupi – Con queste azioni si riescono a tramandare i nostri valori e l’amore per la Patria». Anche il sindaco Gabriele Girometta ha fatto i complimenti agli alunni e alla loro insegnanti per essere stati all’altezza dell’importante evento che ha coinciso anche con il 50 di fondazione del gruppo alpini di Cortemaggiore. Un ospite illustre di ieri è stato il tenente colonnello alpino Davide Maghini, del comando supporti tattici della Julia, che ha voluto ricordare ai bambini che si deve difendere quello che abbiamo, la nostra libertà, anche per onorare e rispettare chi ci ha preceduto e che, con grade sacrificio, ha contribuito a rendere migliore la nostra vita. La giornata di oggi, domenica, inizierà alle ore 9 con l’alzabandiera presso il monumento dei caduti per poi far sfilare alpini e fanfare dalle ore 9,50. Le allocuzioni delle autorità saranno alle ore 10,30 e anticiperanno la Santa Messa delle ore 11,15 che sarà celebrata dal vescovo Gianni Ambrosio, insieme al cappellano sezionale don Stefano Garilli e ai parroci don Armando Tromba, don Paolo Chiapparoli e don Giancarlo Plessi. Alle ore 15 è previsto il lancio dei paracadutisti alpini e paracadutisti. Ammaina bandiera alle ore 16,30, prima della serata musicale che chiuderà la Festa Granda.

Fabio Lunardini

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08/09/2019

Aschieri (Progetto Vita): «Cardioprotetto anche il raduno del 2° Raggruppamento»

Almeno venti volontari dotati di altrettanti zainetti contenenti un defibrillatore ciascuno. Così il raduno del Secondo raggruppamento degli alpini del nord Italia (Emilia e Lombardia) - in programma nel weekend del 19 e 20 ottobre a Piacenza - verrà cardioprotetto. Lo ha annunciato la dottoressa Daniela Aschieri, referente dell’associazione “Progetto Vita”: «Anche stavolta, come nell’adunata nazionale del 2013, il piano di sicurezza sanitaria sarà implementato con una ventina di Dae in giro per la città». Intanto ieri mattina, prima del consiglio direttivo dell’Associazione nazionale alpini (Ana) a palazzo Mercanti, un defibrillatore di buon auspicio è stato donato da “Progetto Vita” al presidente Sebastiano Favero con l’augurio che tutte le sedi delle penne nere possano dotarsi del dispositivo nel prossimo futuro. Questo apparecchio salvavita, frutto della generosità piacentina, verrà installato nella base operativa nazionale degli alpini situata a Milano. E quale miglior punto di partenza, se non proprio Piacenza - la città più cardioprotetta d’Europa -, per sancire questo impegno? Aschieri, primario di cardiologia all’ospedale di Castelsangiovanni, ha ricordato come l’indimenticabile adunata nazionale degli alpini del 2013, ospitata nel nostro territorio, fu «totalmente cardioprotetta, con cinquanta defibrillatori mobili per proteggere la manifestazione». Fu un primato assoluto: il primo evento di queste dimensioni, con mezzo milione di partecipanti, capace di prevenire e intercettare un eventuale arresto cardiaco. Attraverso la collaborazione fra il comitato organizzatore e “Progetto Vita”, infatti, cinquanta volontari indossarono le sacche con i defibrillatori semiautomatici. E in quell’occasione, dopo la parata, l’alpino bresciano Gino Benedetti fu colpito da arresto cardiaco, rianimato con due scariche e salvato grazie alla perfetta catena d’intervento dell’associazione piacentina. Di passi avanti, in questi anni, ne sono stati fatti parecchi: negli ultimi mesi, il Parlamento ha discusso una norma salvavita - in vigore, probabilmente, a partire dall’autunno - che si rifà al modello di Piacenza come città cardioprotetta. La proposta di legge - a cui la dottoressa Aschieri ha contribuito concretamente - prevede l’introduzione dell’obbligo dei Dae (defibrillatore semiautomatico esterno) in numerosi luoghi pubblici, puntando a diffondere la consapevolezza che il fattore-tempo è determinante per salvare migliaia di vite.

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08/09/2019

«Alpini preziosi nell’aiutare gli altri e per le istituzioni»

Il municipio di Piacenza si è trasformato nel quartier generale delle penne nere. Ieri mattina, i vertici dell’Associazione Nazionale Alpini (Ana) hanno scelto il cuore istituzionale della nostra città come fulcro decisionale delle prossime iniziative che riguarderanno tutt’Italia. Nell’aula di palazzo Mercanti, infatti, si è svolta in via esclusiva la riunione di giunta e del consiglio direttivo dello storico gruppo italiano d’arma fondato nel 1919 da un gruppo di reduci della Grande Guerra, che pochi mesi fa ha festeggiato il primo secolo di vita. Accompagnati dal presidente provinciale Roberto Lupi e dai rappresentanti della sezione locale dell’Ana, così , il presidente nazionale Sebastiano Favero e i componenti del consiglio di presidenza sono arrivati nella nostra città per un’assemblea a porte chiuse (fra le altre cose, incentrata sulle prossime iniziative nazionali e sull’impegno portato avanti a favore delle popolazioni terremotate). Alle ore 9.30 in punto, gli alpini si sono seduti sugli scranni del municipio e hanno atteso l’ingresso della sindaca di Piacenza Patrizia Barbieri. La quale, dopo il rigoroso saluto alla bandiera, ha preso la parola per esprimere la propria gratitudine all’attività quotidiana delle penne nere: «Il vostro lavoro, scandito da un sorriso rassicurante e da un affetto profondo, è davvero prezioso, sia per l’appoggio ai cittadini in difficoltà che per la collaborazione concreta con le istituzioni», ha dichiarato il primo cittadino rivolgendosi direttamente agli alpini presenti. I vertici dell’Ana sono stati accolti dalle bandiere italiane che campeggiano in tante strade piacentine: «Anche molti cittadini che hanno visto il tricolore qua e là - ha aggiunto la sindaca - si chiedono con entusiasmo e ansia quando torneranno gli alpini». E la risposta è presto detta: nel weekend del 19 e 20 ottobre, Piacenza diventerà la cornice del grande raduno delle penne nere di Emilia Romagna e Lombardia. Un evento attesissimo, a cui gli alpini piacentini stanno lavorando pancia a terra: «Tra poco più di un mese - ha affermato il presidente provinciale Lupi -, il raduno del Secondo raggruppamento vedrà 25mila presenze nel nostro territorio ». Anche il presidente nazionale Favero non mancherà all’appello, perché «Piacenza è una città dal cuore alpino». E pure dal cuore d’oro: prima di dare il via ai lavori del consiglio direttivo, infatti, la dottoressa Daniela Aschieri di “Progetto Vita” ha donato alle penne nere un defibrillatore da installare nella sede generale di Milano.

Thomas Trenchi

 

QUESTA SERA LA CHIUSURA DELLA FESTA GRANDA

E da oggi scatta il conto alla rovescia per “l’adunatina” del 19 e 20 ottobre

Stasera, a Cortemaggiore si chiuderà il sipario della 68esima edizione della Festa Granda, il raduno provinciale delle penne nere. Da questo momento in poi, gli alpini di Piacenza avranno occhi solo per il weekend del 19 e 20 ottobre: a Piacenza, infatti, arriverà il raduno del Secondo Raggruppamento dell’Ana di Emilia-Romagna e Lombardia, con 25mila presenze attese tra iscritti e familiari. La sezione di Piacenza è al lavoro da mesi con il Comune per organizzare al meglio questo importante evento, secondo solamente all’adunata nazionale. Il programma della due giorni è fitto. Sabato mattina, alle 10, si terrà la riunione dei presidenti di sezione a palazzo Farnese con l’arrivo del labaro nazionale. Alle 15.30, in via Maculani ci sarà l’ammassamento, la partenza della sfilata al monumento ai caduti e l’alzabandiera in piazza Cavalli. La giornata proseguirà con la messa in Duomo alle 17. Il concerto della Brigata alpina taurinense popolerà palazzo Gotico alle 21, mentre il carosello delle fanfare degli alpini congedati animerà piazza Cavalli alle 22.30. Domenica, invece, le attività delle penne nere si sposteranno prima nel Polo di mantenimento pesante nord in viale Malta e poi in piazza Cavalli con il passaggio della stecca, gli onori al labaro nazionale e l’ammainabandiera. Gli alpini hanno invitato i piacentini a esporre la bandiera italiana dalle proprie abitazioni, perciò Libertà ha lanciato l’iniziativa “Bandiera tricolore” da oggi in edicola con il quotidiano. _TT

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07/09/2019

«Benvenuti alpini!» La festa entra nel vivo Tricolore nelle strade

Il tricolore sventola in ogni strada del centro, la Festa granda è cominciata. Dopo gli applauditi concerti di ieri sera dei cori della sezione di Milano e Ana Valtidone e Valnure, oggi pomeriggio, a partire dalle ore 15, il paese comincerà ad accogliere le penne nere che si ritroveranno al municipio. A seguire verrà inaugurata la “cinta capo di croci” al cimitero comunale dove verranno ricordati i caduti e, in modo particolare il fondatore del gruppo Giovanni Mazzetto. Dalle ore 16, al teatro Duse sarà visitabile la mostra a tema alpini realizzata dagli alunni di tutte le scuole di Cortemaggiore. Alle ore 17,45, l’Amministrazione comunale riceverà le autorità Ana nazionali, regionali e provinciali. La cena e la serata musicale con l’orchestra Ringo Story, terminerà la giornata. Domani il ritrovo sarà al monumento dei caduti per l’alzabandiera delle ore 9. Saranno presenti autorità civili e militari e il più alto numero mai registrato ad una Festa granda di consiglieri nazionali Ana, che verranno accolti dal capogruppo degli alpini di Cortemaggiore, Fabio Devoti, con i soci e i consiglieri Emanuele Braghieri, Stefano e Roberto Boaron, Amato Cignatta, Luigi Merli, Claudio Tadini, Ermanno Nazzani e Roberto Tagliaferri. La sfilata per le vie del paese inizierà alle 9,50. I gruppi alpini della provincia di Piacenza saranno 45 e altri arriveranno dalle province e regioni vicine. La sfilata sarà accompagnata dalla fanfara congedati Orobica, da quella sezionale di Piacenza e dal corpo bandistico La Magiostrina. La messa domanicale sarà alle ore 11,15 e verrà celebrata dal vescovo monsignor Gianni Ambrosio insieme al cappellano don Stefano Garilli e ai parroci don Paolo Chiapparoli e don Giancarlo Plessi. Al pomeriggio è previsto il concerto della fanfara congedati Orobica alle 14 e, un’ora dopo, il lancio dei paracadutisti alpini e dei paracadutisti presso il campo sportivo comunale. Durante la festa saranno a disposizione stand gastronomici. Ammainabandiera alle ore 16,30 e serata conclusiva con la musica di Fabio Band.

Fabio Lunardini

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07/09/2019

«Addestrare alla protezione civile con sei mesi di leva obbligatoria»

«Ricordo l’Adunata del 2013 e il connubio nato tra i piacentini e gli alpini. Una relazione di amicizia costruttiva che continua tuttora». Così il presidente dell’Associazione nazionale alpini, Sebastiano Favero ha spiegato perché i vertici nazionali delle penne nere hanno scelto Piacenza per una delle tre sedute che, dallo scorso anno, si svolgono lontano dal quartier generale di Milano. La due giorni piacentina del “governo” degli alpini è iniziata dalla sede provinciale di via Cremona con la riunione del comitato di presidenza (formato da presidente e tre vice, tesoriere, direttore generale, due segretari e dal presidente del collegio dei revisori dei conti che è il piacentino Roberto Migli). Negli incontri si pianifica la vita dell’associazione che ha celebrato il centenario alla recente Adunata di Milano. L’avvio del secondo secolo di attività si concentra sul coinvolgimento dei giovani. «Gli alpini in armi sono 11mila e garantiranno il futuro dell’associazione – spiega Favero -; inoltre da tempo ci battiamo per il ritorno alla leva obbligatoria. Quello che chiediamo è un periodo di sei mesi di formazione gratuita. Fondamentale è l’attività di protezione civile, i ragazzi oggi sono bravi con la tecnologia ma, molto banalmente, non sanno usare una pala che è quella che serve in caso di emergenze come le alluvioni. Noi crediamo in questo progetto, magari ci vorrà del tempo ma siamo cocciuti e non molliamo». Sul perché gli alpini siano così amati, il numero uno delle penne nere non ha dubbi: «Per la nostra semplicità, la franchezza e perché quando c’è bisogno noi ci siamo e sappiamo dare gratuitamente». I vertici nazionali dell’Ana sono stati accolti con un pranzo cucinato dagli chef alpini Luciani Palombi, Gianfranco Bertuzzi e Angelo Saltarelli che hanno preparato antipasti con le dop piacentine, tagliatelle con i funghi, arrosto di maiale e patatine fritte. Le portate sono state servite su vassoi tricolore. Questa mattina il consiglio nazionale si riunirà a Palazzo Mercanti dove riceverà i saluti della sindaca Patrizia Barbieri e del presidente della locale Sezione Ana Roberto Lupi. Le penne nere piacentine sono impegnate nella preparazione del raduno del Secondo Raggruppamento di Emilia Romagna e Lombardia che il 19 e 20 ottobre porterà in città 25mila persone.

Nicoletta Marenghi

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06/09/2019

Il “governo” degli alpini riunito per la prima volta a Piacenza

Piacenza ha manifestato grande entusiasmo nei confronti degli alpini in occasione dell’Adunata nazionale del 2013 e da allora il legame di amicizia si è consolidato. L’Ana, Associazione nazionale alpini, ha deciso di premiare questa vicinanza con un appuntamento unico. Per la prima volta la nostra città ospiterà la giunta e il consiglio dell’Ana nazionale. Il primo incontro è fissato per oggi pomeriggio nella sede della Sezione in via Cremona dove, guidati dal presidente nazionale Sebastiano Favero, si riuniranno i nove membri del consiglio di presidenza (presidente, tre vicepresidenti, direttore generale, presidente del collegio dei revisori, tesoriere, segretario e direttore de L’Alpino). La mattina seguente nei banchi del consiglio comunale di Palazzo Mercanti siederanno i 24 consiglieri dell’Ana in arrivo da tutta Italia. L’incontro è fissato alle 9.30 e, dopo i saluti istituzionali, i consiglieri si concentreranno sulle attività dell’associazione, le prossime iniziative e le esigenze manifestate dalle Sezioni che in Italia sono 81. Il presidente nazionale del collegio dei revisori dei conti è il piacentino Roberto Migli che spiega: «Il consiglio nazionale dell’Ana si riunisce nella sede di Milano ma dallo scorso anno, il presidente Favero ha deciso di trasferire tre sedute in diverse città italiane. Piacenza è stata scelta quasi subito grazie al legame di amicizia cresciuto nel corso degli anni». Il fine settimana che sta per iniziare avrà una forte connotazione alpina, oltre alla seduta della giunta e del consiglio nazionale a Piacenza, da stasera a Cortemaggiore prende il via la 68esima edizione della Festa Granda, il raduno provinciale che si concluderà domenica. Un antipasto del grande evento che Piacenza ospiterà il 19 e il 20 ottobre quando, per la prima volta, arriveranno tutti gli alpini di Emilia Romagna e Lombardia per il Raduno del Secondo Raggruppamento, 25mila le presenze attese. La Sezione sta lavorando alacremente da un anno per preparare la due giorni, in città sono comparsi oltre duemila tricolori in segno di accoglienza. Le penne nere invitano i piacentini a esporre la bandiera dalle proprie abitazioni, Libertà ha lanciato l’iniziativa “Bandiera tricolore”.

Nicoletta Marenghi

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05/09/2019

L’adunata degli alpini incubatore per studiare il genoma degli italiani

Un banchetto sul Pubblico Passeggio di Piacenza gestito dai ricercatori dell’Università di Pavia intenti a recuperare campioni di dna degli italiani. Come? Attraverso un risciacquo della bocca con il collutorio. Succedeva durante l’Adunata degli alpini di Piacenza nel 2013, un evento che catapultò in città trecentomila persone provenienti da ogni regione. Un’occasione unica per il gruppo di Genomica delle popolazioni umane e animali del Dipartimento di biologia e biotecnologie a caccia di campioni da analizzare. Seicento le provette riempite a Piacenza grazie agli alpini, diecimila quelle ottenute durante l’indagine in tutta Italia e millecinquecento quelle analizzate. Obiettivo dello studio, finanziato dal Miur per i giovani ricercatori, era quello di sapere qualcosa in più del genoma degli italiani che è il risultato di una lunga storia di migrazioni e invasioni favorite dalla posizione geografica. Il lavoro del ricercatore è caratterizzato da passione, competenza e tanta pazienza ma a distanza di sei anni, la prestigiosa rivista americana “Science Advances” ha pubblicato i risultati dell’indagine che da oggi, giovedì 5 settembre, sono a disposizione di tutto il mondo. Il documento finale è frutto della collaborazione di diverse università tra le quali, Pavia, Oxford, Torino e di ricercatori di 18 atenei italiani ed esteri. Tra i ricercatori dell’Università di Pavia, in prima fila c’era la piacentina Anna Olivieri originaria di Castel San Giovanni, figlia di un alpino, e oggi tra le più giovani docenti di Genetica in Italia. L’impatto che diverse migrazioni del passato hanno avuto sul genoma degli italiani emerge dallo studio che evidenzia un quadro più complesso di quello che si può osservare nel resto d’Europa. «Ciò che è emerso dalla ricerca – spiega con precisione Olivieri – è che il genoma, cioè il dna degli italiani, è unico al mondo. Gli italiani sono i più diversi tra di loro all’interno del patrimonio genetico degli europei. Per capire, due inglesi tra di loro sono più simili di quanto lo siano due italiani. Questa differenza non è uguale in tutta Italia ma è diversa da Nord a Sud, geneticamente gli italiani hanno delle differenze partendo dalla punta Nord fino ad arrivare alla Sicilia, con i sardi che sono ancora più diversi di tutti». Oltre a questi primi due risultati ne è arrivato un terzo che in parte ha sorpreso il team. «Abbiamo confrontato il dna degli italiani con quello di tutte le popolazioni del mondo per capire quali sono le componenti che costituiscono il genoma, ovvero il lascito di quali popoli è contenuto negli italiani – puntualizza la docente -. Abbiamo trovato componenti tipiche di tutti gli europei: quelle dei cacciatori-raccoglitori del Paleolitico; quella neolitica degli agricoltori del Medioriente e la componente caratterizzata da allevatori di cavallo dell’età del Bronzo. Un quarto elemento ci ha sorpreso: nel Sud Italia c’è una componente unica nel contesto europeo che arriva dal Caucaso ed è datata dopo il Neolitico. Per capire l’origine dovremo analizzare campioni di dna antico». Lo sviluppo futuro della ricerca consisterà dunque nell’analisi del genoma delle popolazioni italiane del passato, ora possibile anche grazie al Laboratorio di dna antico del Dipartimento di Biologia e biotecnologie dell’Università di Pavia che sarà operativo a breve. Sulla pubblicazione internazionale, tra i ringraziamenti del gruppo di ricercatori sono stati inseriti anche quelli al Comune e alla Sezione alpini di Piacenza.

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05/09/2019

Al lavoro da quasi un anno per preparare l’accoglienza

Piacenza ospiterà per la prima volta il Raduno del Secondo Raggruppamento degli Alpini di Emilia Romagna e Lombardia. Un evento che porterà in città 25mila penne nere, familiari e simpatizzanti il 19 e 20 ottobre 2019. In occasione del Raduno, i piacentini potranno riassaporare, in piccola parte, il clima di amicizia respirato durante l’Adunata nazionale del 2013. L’Associazione nazionale alpini è formata da 349mila soci organizzati in 110 Sezioni riunite in quattro Raggruppamenti in base alle regioni di appartenenza. Il Raduno di Raggruppamento è il secondo evento per ordine di importanza nel calendario nazionale dell’Ana dopo l’Adunata, appuntamento in grado di catapultare in media 400mila persone nella città ospitante. Il Raduno è tutt’altro, non sono previste aree di accoglienza o alberghi sold out, in molti raggiungeranno la città nella giornata di domenica 20 ottobre. La Sezione di Piacenza dell’Ana guidata dal presidente Roberto Lupi, dal quartier generale di via Cremona, sta organizzando da ormai un anno la due giorni di ottobre in ogni minimo dettaglio. Un lavoro faticoso dove nulla è lasciato al caso grazie all’impegno costante degli alpini della Sezione e la collaborazione delle istituzioni locali. Dai primi mesi dell’anno per preparare i piacentini alla manifestazione è stato realizzato un calendario di iniziative intitolato “Aspettando il Raduno”, l’ultima è in programma il 4 ottobre alla Sala Arazzi del Collegio Alberoni con l’esibizione di orchestra e coro dei licei Gioia e Respighi. Il programma del Raduno a Piacenza prevede sabato 19 ottobre alle 10 a Palazzo Farnese l’incontro tra i presidenti sezionali; alle 15.30 la breve sfilata con il labaro nazionale da via Maculani a piazza Cavalli dove si svolgerà l’alzabandiera e alle 17 la messa in Duomo. La musica sarà protagonista in serata con il concerto della Fanfara della Brigata Alpina Taurinense alle 21 a Palazzo Gotico e subito dopo il carosello di fanfare in centro. La domenica mattina l’appuntamento clou, ovvero la sfilata che si coinvolgerà 12mila alpini e che si concluderà con il passaggio della stecca alla Sezione di Lecco e l’arrivederci al 2020. Alle 9 è previsto l’ammassamento al Polo di Mantenimento pesante di viale Malta; la sfilata proseguirà in via Venturini, Stradone Farnese, via Giordani, piazza e via Sant’Antonino, largo Battisti, piazza Cavalli, via Cavour e lo scioglimento sarà in via Risorgimento. Nella piazza simbolo saranno presenti gli speaker dell’Adunata nazionale che racconteranno in diretta l’evento. In piazzetta Plebiscito saranno in funzione gli stand gastronomici. A sottolineare il legame di stima e amicizia tra l’Ana e la città di Piacenza c’è un altro prestigioso appuntamento che si svolgerà, sabato 7 settembre in mattinata, i banchi del consiglio comunale di Palazzo Mercanti ospiteranno per la prima volta il consiglio nazionale dell’Ana, per l’occasione arriveranno i consiglieri da tutta Italia con il presidente nazionale Sebastiano Favero.

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05/09/2019

Ai lettori il Tricolore per festeggiare l’arrivo degli alpini

Scendono in strada prima dell’alba quando fa ancora buio e, grazie a un sollevatore scortato dalla polizia municipale, addobbano la città di Piacenza con i tricolori. Sono gli alpini impegnati nell’imbandieramento in vista del Raduno del Secondo Raggruppamento di Emilia-Romagna e Lombardia in programma il 19 e 20 ottobre prossimi. Durante la mattinata tanti piacentini si fermano a salutare le penne nere: «C’è l’Adunata?» chiedono. Il past president Bruno Plucani e i colleghi della commissione Imbandieramento della Sezione Ana (Giuseppe Rovati, Giovanni Carini, Luciano Palombi, Gianfranco Bertuzzi, Adriano Astorri, accompagnati ogni giorno da altri sei alpini provenienti dai Gruppi della provincia e dal fotografo sezionale Valerio Marangon), spiegano che quella in arrivo non è una nuova Adunata nazionale ma è comunque un maxi evento in grado di portare in città 25mila persone in un weekend. «Abbiamo iniziato l’imbandieramento il 26 agosto dall’uscita di Piacenza Ovest per arrivare fino al centro storico. La gente ci avvicina ricordando il clima di amicizia dell’Adunata del 2013, in molti hanno manifestato l’intenzione di appendere un Tricolore alla propria abitazione e alcuni ci hanno chiesto di lasciare per sempre le bandiere come simbolo di italianità», ha raccontato Bruno Plucani, presidente ai tempi dell’Adunata e oggi referente della commissione Imbandieramento che ha inoltre ringraziato la ditta Bramieri per aver messo a disposizione il sollevatore, e la polizia municipale che ha garantito lo svolgimento in sicurezza dell’attività. Carichi di entusiasmo, gli alpini proseguiranno la posa delle bandiere fino alla settimana prossima con l’obiettivo di coprire tutto il percorso della sfilata prevista domenica 20 ottobre. Nelle vie più strette sono stati appesi i pavesi, ovvero composizioni di 15 Tricolori che sventolano da un palazzo all’altro. L’imbandieramento inizia alle 5 e termina alle 12 per non impattare troppo sul traffico cittadino. I piacentini che non hanno dimenticato il clima di festa del maggio 2013 e sono desiderosi di salutare il ritorno degli alpini con un gesto concreto, possono appendere alle finestre o ai balconi di casa un Tricolore come segnale di accoglienza. L’invito a esporre la bandiera era arrivato anche dalla sindaca di Piacenza Patrizia Barbieri in occasione della presentazione del logo del Raduno. Chi vorrà potrà approfittare dell’iniziativa “Bandiera tricolore” lanciata di Libertà: da sabato 7 settembre sarà possibile acquistare il quotidiano e la bandiera al prezzo complessivo di 5 euro, i Tricolori a disposizione dei lettori sono 5mila. E nella fine settimana che sta per arrivare ci sarà un antipasto del Raduno di ottobre. A Cortemaggiore dal 6 all’8 settembre è in programma la 68esima edizione della Festa Granda che consiste nell’annuale incontro di tutti gli alpini della provincia, ospitato ogni anno da un comune diverso. Il momento clou sarà la sfilata do domenica mattina.

Nicoletta Marenghi

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04/09/2019

Il benvenuto di Cortemaggiore alle penne nere tre giorni di Festa Granda fra eventi e cerimonie

«Venerdì inizierà la 68esima Festa Granda provinciale – ha annunciato il presidente della sezione provinciale dell’Ana, Associazione nazionale Alpini, di Piacenza Roberto Lupi – questa festa coinciderà anche con il 50esimo anniversario di fondazione del gruppo di Cortemaggiore. Un programma ricco che vedrà la presenza di un considerevole numero di consiglieri nazionali». La 68esima Festa Granda è stata presentata ieri, con una conferenza stampa, alla presenza, oltre che del presidente Lupi, del vice Gianluca Gazzola, del capogruppo di Cortemaggiore Fabio Devoti, del sindaco Gabriele Girometta e del vice Alice Marcotti. Lupi ha riassunto a grandi linee il programma che inizierà con un concerto dei cori Ana Valtidone e Valure insieme al coro della sezione di Milano presso la chiesa francescana alle 20,40 di venerdì 6 settembre. Sabato 7 è prevista, alle 15,30 l’inaugurazione della “cinta campo di croci” al cimitero comunale durante la quale verrà ricordato il fondatore del gruppo Giovanni Mazzetto. A seguire, al teatro Eleonora Duse, si inaugurerà la mostra dei lavori eseguiti da tutti gli alunni delle scuole di Cortemaggiore, dalle materne fino alle scuole medie. Alle 17,45 è previsto il ricevimento delle autorità al Palazzo comunale, durante il quale verranno premiate le migliori vetrine allestite a tema dai commercianti locali. Dalle 19,30 si apriranno gli stand gastronomici e si inizierà una serata danzante con l’orchestra Ringo Story. Domenica 8 sarà la giornata più importante, con l’alzabandiera alle 9 al monumento dei Caduti, la successiva sfilata per le vie del centro accompagnata dalla fanfara “Congedati Orobica” da quella di Piacenza e dalla banda musicale “La Magiostrina”. Alle 10,30, presso la Basilica Santa Maria delle Grazie e San Lorenzo, sono previste le allocuzioni degli ospiti e delle autorità, a seguire, alle 11,15 la messa celebrata dal vescovo Gianni Ambrosio assieme al cappellano nazionale don Stefano Garilli e dai parroci don Paolo Chiapparoli e don Giancarlo Plessi. Al pomeriggio, dopo il concerto della fanfara “Congedati Orobica” alle 14, si potrà assistere, presso il campo sportivo, alle 16, al lancio dei paracadutisti alpini e paracadutisti. Alle 16,30 l’ammainabandiera darà appuntamento alla Festa Granda del 2020 a Bettola. Nella setata di domenica, ancora un momento conviviale accompagnato dalla musica di “Fabio band”.

Fabio Lunardini

 

IL SINDACO GIROMETTA

«Manifestazione che tramanda i valori»

«È un onore ospitare la 68esima Festa Granda come sindaco – ha dichiarato Gabriele Girometta, primo cittadino di Cortemaggiore – una manifestazione che tramanda le tradizioni e i veri valori. Saranno tre giorni imperdibili, Grazie a tutti». Fabio Devoti, capogruppo degli alpini, organizzatori della Festa ha espresso la felicità per l’imminente inaugurazione dell’evento più importante, atteso da un anno. «Voglio rimarcare – ha detto – come questa Festa è sentita da tutta la comunità e, in modo particolare dai bambini, che hanno lavorato per allestire una mostra sugli alpini. Ringrazio tutte le associazioni e i soci alpini che con passione ci hanno aiutato per la buona riuscita di una Festa che coinvolgerà ogni cittadino». Gianluca Gazzola, che sarà il cerimoniere della Festa Granda ha fatto i complimenti agli organizzatori rimarcando come il ricco programma non ha trascurato nulla: la storia con il ricordo del fondatore Mazzetto, l’attività del gruppo con l’inaugurazione della cinta al cimitero, le nuove generazioni avendo coinvolto le scolaresche, la comunità con le vetrine dei commercianti, la autorità, la solidarietà e la convivialità. Sarà una Festa davvero Granda. _Flu

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02/09/2019

“Assalto” al campo Daturi ripulito da alpini-giardinieri

Rastrelli, lame, mini trattori. Gli alpini, quando serve rimboccarsi le maniche, non si fanno pregare. E così è stato in questo fine settimana. Il campo Daturi è tornato a splendere grazie ad una colossale oper a di sfalcio - il terzo della stagione - reso possibile grazie all’intervento di sedici alpini. Tutti appartenenti al gruppo di Piacenza guidato da Gino Luigi Acerbi che all’interno del Daturi mantiene la propria sede. La quantità di er be tagliata dal fondo del campo (mentre le rive sono rimaste intatte, trattandosi di una competenza comunale) è enorme. Al momento il verde è stato accantonato al confine con il Reggimento pontieri, in attesa di un massiccio intervento di asporto. Le operazioni di pulitura sono state eseguite anche in considerazione dell’impegno che aspetta il Daturi il prossimo fine settimana, quando sarà teatro della Marcia del Sorriso. Evento benefico, nato per aiutare chi ha bisogno in ricordo di un bambino che ci ha lasciati troppo presto, e i cui partecipanti sabato troveranno il Daturi in grande spolvero. La pulitura era partita venerdì con l’arrivo di due alpini, ed è proseguita a passi da gigante sabato, quando alle due penne nere sono arrivati a dar manforte altri quattordici colleghi. «Abbiamo in programma tre sfalci d’erba all’anno - considera il capogruppo Gino Luigi Acerbi - e questo era già lo sfalcio numero tre. A ottobre ne dovremo sicuramente mettere in conto un quarto. Questo luogo, oltre ad essere teatro di eventi, come quello di sabato prossimo, è infatti la palestra all’aria aperta di un paio di popolose scuole cittadine e merita tutta l’attenzione. A onor del vero, le rive del campo, di competenza del Comune, non godono della stessa condizione di pulitura, e per questo abbiamo già inviato segnalazione al Comune stesso. Idem per la presenza di un paio di alberi che devono essere messi in sicurezza, e dei quali abbiamo provveduto a mandare sollecito restando in attesa». E’ dal principio del 2009 che il campo Daturi - che nelle ultime settimane ha visto susseguirsi le iniziative di cinema all’aperto oltre alla finalissima di Concorto 2019 - accoglie la sede del gruppo alpini di Piacenza, i quali a loro volta si sono impegnati alla manutenzione del luogo. L’accordo proseguirà fino al 2021, anno del probabile rinnovo. Oltre ai rastrelli e all’olio di gomito gli alpini hanno messo in campo anche trattori, lame e decespugliatori.

Simona Segalini

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01/09/2019

Festa granda, il paese si prepara alla pacifica invasione degli alpini

Fervono i preparativi in paese per la Festa granda provinciale degli alpini, giunta alla 68esima edizione. Venerdì prossimo, 6 settembre, ci sarà il primo di numerosi eventi che porteranno tre giorni di festa, fino all’ammaina bandiera e la chiusura di domenica sera. In questi giorni si stanno ultimando e perfezionando tutti gli aspetti logistici e organizzativi per una accoglienza che il capogruppo Fabio Devoti, insieme a tutti gli associati, vuole che sia di prim’ordine. La Festa Granda è stata assegnata a Cortemaggiore anche perché quest’anno cade il 50 anniversario di fondazione del gruppo. «Mi sembra giusto ricordare a questo proposito, tutti i capigruppo che si sono succeduti dalla fondazione ad oggi – ha sottolineato Devoti – Anche perché è grazie al lavoro di tutti, e loro in particolare, se questo gruppo è cresciuto nel tempo e oggi è apprezzato anche fuori provincia. Siamo nati nel 1969, il 5 ottobre per la precisione, i soci fondatori furono Giovanni Mazzetto, Amato Cignatta, Diego Repetti, Romeo Camozzi, Giuseppe Cignatta e Mario Fervari. Il primo capogruppo fu Giovanni Mazzetto che, risulta responsabile già un anno prima, nel 1968. Rimase capogruppo negli anni 196 e 69, poi nel 1882 e 83. Amato Cignatta ricoprì l’incarico dal 1970 al 1981. Giancarlo Allegri dal 1984 al 87 e poi dal 1994 al 1995. Romeo Camozzi dal 1988 al 1993. Mario Fervari dal 1996 al 2004 e io, Fabio Devoti dal 2005 ad oggi». Venerdì si inizia con un concerto del coro della sezione di Milano e di quelli Ana Valtidone e Valnure, alle ore 20,40 nella chiesa francescana. Sabato 7 alle 15,30 si inaugurerà la “Cinta campo di croci” presso il cimitero comunale e verranno fatti gli onori al fondatore Giovanni Mazzetto. A teatro si inaugurerà la mostra dei lavori eseguiti dagli alunni delle scuole di Cortemaggiore e si faranno le premiazioni. Alle 17,45 ci sarà il ricevimento delle autorità in Comune per poi terminare la serata con la musica di Ringo Story e l’apertura degli stand gastronomici. Domenica 8 settembre sarà la giornata più importante ed inizierà con l’alzabandiera alle ore 9. Dalle 9,50 inizierà a sfilare il corteo con le fanfare “Congedati Orobica”, “Sezione Piacenza” e corpo bandistico “La Magiostrina” di Cortemaggiore. Alle ore 10,30 allocuzioni e successivamente, alle ore 11,15 la Santa Messa. Dopo il rancio, alle ore 14 suonerà in concerto la fanfara Congedati Orobica e, alle ore 15, al campo sportivo, si potrà assistere al lancio dei paracadutisti. La musica di “Fabio band” chiuderà una giornata imperdibile.

Fabio Lunardini

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01/09/2019

Il cuore degli Alpini al servizio del paese

Un gruppo che è sempre presente all’evento più importante dell’anno di Carpaneto è quello degli Alpini. Fondato nel 1926 da un gruppo di reduci della Prima Guerra Mondiale guidati da Gianetto Devoti, ha quindi 93 anni di storia alle spalle. Perfettamente integrato nel tessuto sociale del territorio, collabora e partecipa a numerose manifestazioni durante tutto l’anno e organizza direttamente attività con la finalità di tener viva e tramandare la tradizione alpina, conservare la memoria storica e promuovere e concorrere in attività di volontariato nel rispetto dell’identità associativa. Il gruppo Alpini di Carpaneto è poi particolarmente attento al rispetto dell’ambiente e, ogni volta che ne viene offerta la possibilità, si prodiga per favorire lo studio della salvaguardia ambientale, coinvolgendo le nuove generazioni al fine di una loro corretta formazione civica. A tal proposito, e in modo del tutto volontario, i soci alpini collaborano con l’iniziativa “Pedibus” che accompagna in modo del tutto ecologico e sicuro gli alunni delle scuole elementari a scuola. Ogni anno, sempre in collaborazione con l’istituto comprensivo, viene promosso il concorso, riservato agli alunni, dedicato all’alpino Italo Savi. Molto impegno da parte di tutti i soci è riservato anche alla manutenzione del Monumento dei Caduti e al Viale delle Rimembranze, dove, coinvolgendo ancora gli alunni delle scuole elementari, vengono periodicamente sostituiti i fiori. Il Gruppo Alpini di Carpaneto, che è gemellato con quello di Cercino, in Valtellina, ora conta 169 iscritti, che si riuniscono, ogni giovedì sera, nella sede di via Patrioti. _Flu

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29/08/2019

Nelle strade tornano i tricolori in vista del grande raduno alpino

Piacenza si appresta a ritornare per un fine settimana la città del tricolore, come quel mai dimenticato maggio del 2013 quando l’Ana organizzò qui l’Adunata nazionale alpini. Stavolta non abbiamo a che fare con un evento di tal portata, tuttavia con un appuntamento importante sia per la vita delle penne nere, sia per l’impatto sulla città. Il 19 e 20 ottobre prossimi sono attesi a Piacenza 25mila tra alpini e simpatizzanti per il secondo evento annuale più importante dopo l’Adunata, ovvero il raduno di raggruppamento. In questo caso il Secondo raggruppamento, che ingloba le sezioni alpine di Emilia-Romagna e Lombardia. Così, come segno di accoglienza, in questi giorni è iniziato l’imbandieramento. Duemilacinquecento tricolori entro la prossima settimana verranno issati lungo le vie della città, in particolare in quelle che ospiteranno la sfilata prevista nella mattinata di domenica 20 ottobre. Ad occuparsi delle bandiere c’è un’apposita commissione guidata dal past president Bruno Plucani e formata da Giuseppe Rovati, Giovanni Carini, Luciano Palombi, Gianfranco Bertuzzi, Adriano Astorri. A turno, ogni giorno, si aggiungono quattro o cinque penne nere provenienti dai vari gruppi della provincia. «Partiamo ogni mattina alle cinque per dare meno disagi alla circolazione stradale e siamo sempre scortati dalla Polizia municipale - spiega Plucani -. Abbiamo iniziato da Piacenza Ovest e termineremo nella prossima settimana». I piacentini potranno vedere all’opera un sollevatore Manitou messo a disposizione dalla ditta Bramieri con gli operatori alpini, dotati di apposito brevetto, impegnati a collocare le bandiere. Vengono issate due o quattro bandiere per ogni palo della luce, mentre nelle strade in cui transiterà la sfilata si attaccano i “pavesi” ovvero file di 15 bandierine tricolori appesa ad un cavo portante. Ieri in viale Malta proprio uno di questi pavesi è stato divelto da un Tir, evidentemente con un altezza anomala rispetto alle disposizioni date agli alpini. Si è partiti da Piacenza Ovest perché è lì che è atteso il traffico di pullman e automezzi in entrata in città. Da lì si prosegue sino a viale Malta dove, all’interno del Polo di mantenimento pesante (l’ex Arsenale), si terrà il cosiddetto ammassamento prima della partenza della sfilata di domenica mattina 20 ottobre. L’imbandieramento prosegue lungo le strade della sfilata: via Venturini, Stradone Farnese, via Giordani, piazza Sant’Antonino, via Sant’Antonino, largo Battisti, piazza Cavalli. Imbandieramento totale anche per via Cavour e via Risorgimento. Non saranno invece interessate via XX Settembre, il Corso e via Garibaldi. Le tre strade saranno percorse sabato sera 19 ottobre dalle tre fanfare che terranno il concerto serale in piazza Cavalli ma l’imbadieramento sarà lasciato ai privati. Così come in quasi tutto il resto della città. «In piazza Cavalli, istituzioni pubbliche e private, privati cittadini ci hanno già assicurato che provvederanno loro ad abbellire la piazza di tricolori. Rivolgiamo un appello anche per le altre zone della nostra città. Piacentini mettete una bandiera tricolore alle vostre finestre o ai vostri balconi in concomitanza con il raggruppamento di ottobre ». Addobbate di verde, bianco e rosso a carico degli alpini saranno anche le vie Caorsana e Colombo, soprattutto nei pressi della rotonda di via Cremona dove si trova la sede della sezione Ana di Piacenza.

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19/08/2019

Dagli alpini di Groppovisdomo premi a tre storici commercianti

Il gruppo alpini di Groppovisdomo ha riproposto l’annuale raduno con la rituale consegna dello “Scarpone alpino visdomese” ai gestori di tre negozi storici che ancora oggi mantengono un ruolo importante nelle frazioni di Sariano e Castellana oltre che nel capoluogo. Un prologo per gli alpini si era avuto la domenica precedente, in concomitanza del 50° della “Festa dell’emigrante” con il riconoscimento alla Protezione Civile della sezione Ana di Piacenza per i meriti conquistati su tutto il territorio nazionale nell’affrontare e risolvere problemi e disagi causati da calamità naturali. Durante l’annuale raduno svolto alla presenza del presidente onorario della sezione di Piacenza Bruno Plucani e del cerimoniere Carlo Veneziani, gli alpini gropparellesi hanno voluto testimoniare l’importanza che rivestono alcuni negozi della vallata che fungono anche da importante presidio per le comunità della zona. Al termine della messa officiata dal parroco don Giovanni Rocca, il consigliere degli alpini della vallata Gianni Magnaschi, il vice sindaco di Gropparello Graziano Stomboli ed il capogruppo degli alpini di Groppovisdomo Alfiero Binelli, hanno consegnato le targhe “Scarpone alpino visdomese 2019” a Flavio Carini di Sariano per l’attività fondata dal padre Franco nel 1929 e condotta per 30 anni dalla mitica madre, la signora Giselda dalla quale poi ha preso il nome il mitico “negozio della Giselda”. Premiato anche Massimo Dallaspezia che gestisce il Negozio più antico di Gropparello, un’attività aperta nella seconda metà del 1800 dal nonno Alberto Dallaspezia e poi passato di generazione sino all’attuale titolare. Premiata anche Adele Segalini che a Castellana è ancora un punto di riferimento con la sua storica bottega aperta nel 1899 dal nonno Francesco Segalini ed in seguito gestito da suo figlio Vittorino Segalini, zio di Adele che lo gestisce dal 1989. Dopo le premiazioni si è proceduto alla cerimonia della deposizione della corona al monumento dei caduti e, a seguire la cena sociale. I prossimi appuntamenti del gruppo alpini di Groppovisdomo fondato nel 1980 dal compianto Guglielmo Croci al quale è dedicata la sede di Groppovisdomo, saranno: la Festa Grande che si terrà in settembre a Cortemaggiore ed il raduno del 2° raggruppamento a Piacenza che si svolgerà in ottobre. Ornella Quaglia

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13/08/2019

E con gli alpini in settembre si potrà vedere il paese dal cielo

Lanci di paradutisti e voli turistici in elicottero renderanno ancora più ricco il programma dellaFesta Granda provinciale degli alpini che si terrà il 6,7 e 8 settembre a Cortemaggiore. La manifestazione organizzata dal gruppo alpini locale guidato da Fabio Devoti, avrà sicuramente uno di suoi momenti più importanti quando, alle ore 15 di domenica si lanceranno col paracadute, in due diversi lanci, 4 alpini paracadutisti e 4 paracadutisti, sul campo sportivo di via Boni Brighenti. Un sopralluogo per definire i dettagli dell’evento è stato fatto nei giorni scorsi. Erano presenti, oltre al capogruppo magiostrino Devoti, Massimo Ronchetti, dell’Associazione Nazionale Alpini Paracadutisti nonché Fabrizio Scrollavezza e Daniele Benzi dell’Anpd’I di Piacenza. Benzi, tra l’altro, è da poco diventato il nuovo presidente dell’associazione, succedendo a Fabrizio Devoti. Durante il sopralluogo, è emersa una novità che sicuramente sarà molto apprezzata dal pubblico. I lanci dei paracadutisti, che per l’occasione porteranno con loro i vessilli delle associazioni e, al suono dell’inno italiano da parte della Fanfara, sventoleranno il tricolore, non concluderanno la manifestazione, ma, per chi fosse interessato, sarà possibile, avendo già sul campo l’elicottero, effettuare voli turistici sul cielo di Cortemaggiore. Si potrà così ammirare dall’alto la conformazione del borgo rinascimentale fondato dai Pallavicino e architettato da Maffeo da Como , borgo che presenta le caratteristiche vie parallele e perpendicolari che hanno fatto definire Cortemaggiore “città ideale”. «Pensiamo che sarà una Festa Granda degna del suo nome e della sua tradizione - dice Fabio Devoti - ringrazio tutte le persone e le associazioni che ci stanno aiutando e ricordo, cosa fondamentale, che se il nostro gruppo compie 50 anni di vita, e sta crescendo come adesioni e come rapporti con altre realtà, lo dobbiamo principalmente a tutti i capigruppo che si sono succeduti, dal fondatore, nel1969, Giovanni Mazzetto, ad Amato Cignatta, Giancarlo Allegri, Romeo Camozzi e Mario Fervari. Tutte persone capaci, lungimiranti e soprattutto alpini». Ronchetti ha spiegato che la partecipazione è particolarmente gradita anche per la dedica che il gruppo di Cortemaggiore ha voluto fare a ricordo di Guadalberto Biffi, un alpino di Cernusco amico di tutti. «L’invito a partecipare alla Festa Granda di Cortemaggiore non poteva non essere accolto con gioia - ha detto Daniele Benzi - collaboriamo già dal 2009 quando, il gruppo alpini di Cortemaggiore, ci propose, durante lo sfilamento della Festa Granda di allora, di aprire a piedi il paracadute, a traino. Cosa che suscitò grande apprezzamento. Siamo onorati di partecipare alla Festa 2019»._Flu

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13/08/2019

La favola vera di chi ha sudato e vinto il suo posto nel mondo

Al censimento del 1921 gli abitanti di Gropparello erano circa 6500. Oggi si sono ridotti ad un terzo. Il calo maggiore, tra il il 25 e il 30%, fu negli anni ‘60 e ‘70, anche se l’emigrazione all’estero risaliva all’800. Si prenda poi Groppovisdomo, la frazione di Gropparello che domenica ha ospitato la cinquantesima festa dell’Emigrante organizzata dalla Pro Loco e la venticinquesima edizione del meeting dell’associazione Piacenza nel Mondo. Oggi ci abitano 40 persone. Ma un tempo “qui c’era la scuola, la farmacia, l’ufficio postale, i negozi”, ci dice una volontaria della Pro Loco. «A cagione del lavoro sono partita» confessa Italina Baccanti, 93 anni, emigrata a Parigi. C’era chi per ottenere la cittadinanza americana si arruolò volontario nell’Esercito, come Giampaolo Chinosi di Obolo di Gropparello. «Poi scoppiò la guerra in Vietnam e dovetti partire». Storia ben diversa per molti italiani di seconda generazione, come il premio Oscar John Casali, che nacque a Londra dove oggi ha successo come sound designer. Dentro ai numeri, ci sono vite reali. A restituire loro spessore, ci ha pensato la bella mostra allestita nei giorni della festa all’ex Albergo Tre Valli, ad opera del gruppo Ricerca Immagini di Bettola con Piero Bonvini e ad Oltre la Storia, gruppo di Gropparello con Piera Marchioni, Silvana Caroli e Silvia Parmigiani. Ammiriamo le foto di piacentini che posano orgogliosi dietro i banconi dei loro empori alimentari a Londra, dei ristoranti a New York, dei carretti di gelatai in giro per il mondo. Le foto di chi andava in Sud America dove si specializzava nell’allevamento di polli o maiali; persino quelle dei piacentini che si adattarono in Francia a fare i lavoratori di stracci o i gessisti. C’è la storia degli esperti perforatori che si erano fatti l’esperienza ai pozzi di Montechino e venivano cercati nei cantieri di Paesi lontani come Iran, India, Brasile. A questa, si è affiancata una mostra di reperti storici a cura del Grac Piacenza (Gruppo di Aerei Caduti) che ha il merito non solo di recuperare pezzi degli aerei della seconda guerra mondiale, ma anche ricostruire pezzi di storia delle nostre comunità. Una storia importante è quella degli Alpini, insigniti del premio di Piacenza nel Mondo, consegnato al presidente Roberto Lupi. Premiata anche la Protezione Civile degli Alpini, che svolge un ruolo di ricostruzione, aiuto, supporto, sostegno, oltre i confini provinciali. Cento anni fa in tanti partivano, per cercare lavoro. Ma venivano piantati anche semi fecondi: nel 1919 nascevano gli Alpini. Nello stesso anno veniva fondato il Piacenza calcio. L’attuale presidente onorario Stefano Gatti è stato premiato come imprenditore all’estero, ma anche per riconoscere alla società biancorossa «la capacità di avere regalato al calcio campioni di valore assoluto, resisi protagonisti della diffusione e della promozione nazionale e internazionale della città di Piacenza». «Oggi gli emigranti possono arricchire i nostri giovani con le loro testimonianze » sottolinea Giovanni Piazza, presidente di Piacenza nel Mondo, che rinnova il suo ringraziamento alle autorità partecipanti, ai media locali e nazionali, alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, al Comune di Gropparello, alla Provincia e alla Regione, alla Consulta Emiliani Romagnoli nel mondo. E dà appuntamento all’anno prossimo: la data c’è già (9 agosto 2020); per il luogo si attendono candidature.

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12/08/2019

Piacenza nel mondo una festa da record

«E’ la festa dei record. Tanta cipazione come quest’anno non si era mai vista. Si respira il senso di appartenenza alla nostra comunità ». Con queste parole Giovanni Piazza, presidente di Piacenza nel Mondo, ha interpretato il sentire di tutti ieri alla festa di Groppovisdomo. La festa delle grandi occasioni, con tanti anniversari: il mezzo secolo della festa dell’Emigrante organizzata dalla Pro Loco di Groppovisdomo che nasceva proprio 50 anni fa; i 25 anni del meeting delle comunità piacentine nel mondo, ma anche i 100 anni degli Alpini e del Piacenza Calcio. La festa dei record perché tra i premiati c’è stato il premio Oscar John Casali, “figlio” di Morfasso, che ha dedicato il premio alla famiglia e al padre Livio, emigrato a Londra negli anni ‘50: «Lui non c’è più - ha detto il celebre figlio - ma sono sicuro che ci stia guardando da lassù. E che sia molto orgoglioso di questo premio che mi onora». Ieri la chiesetta, il campo sportivo, la piazza, la via intitolata al migrante di Groppovisdomo, si sono riempite di migranti provenienti da tutte le vallate del nostro Appennino - Valdarda, Valchero, Valtrebbia, Valnure, Valtidone - che hanno contribuito a rendere grandi paesi come Francia, Inghilterra, Stati Uniti, e quelli del Sud America. Sono stati distribuiti ben 5 premi di Piacentini Emeriti nel Mondo, per emigrati che hanno fatto successo, senza dimenticare da dove provengono. Joseph Silva, 64 anni (di Mezzo Piano di Groppallo di Farini) emigrò a Parigi che aveva appena 2 anni, per raggiungere papà Francesco che lavorava come muratore e gessista. Anche lui ha dedicato il premio ai suoi genitori. Dopo anni di studio e impegno, intraprese la carriera diplomatica: oggi è ambasciatore in Missione al Ministero d’Europa nell’UE e degli Affari Esteri francese. Nella sua carriera ha ricoperto la carica di ambasciatore di Francia nello Yemen e di ambasciatore UE a Gibuti. Il suo nome ricorda il nonno Giuseppe, morto prima della guerra. Negli anni dello studio (maturità liceale, master, università di scienze politiche, concorso per diplomatico e abilitazione conseguita alla prestigiosa Ecole Nationale d’Administration) trovava il tempo di tornare in estate in Valnure a dare una mano alla fattoria dello zio.

ANA PIACENZA

Penne Nere storia di impegno a servizio del territorio

Ovunque vadano gli Alpini portano un sapore patriottico. Ieri la sezione di Piacenza è stata premiata per i 100 anni della fondazione del corpo. Il sapore alpino lo si è sentito sin dall’inizio della giornata, con la fanfara alpina Ramera di Bergamo. Molti giovani del nostro Appennino militarono negli alpini, compreso uno degli insigniti di titolo di Piacentino benemerito: Giorgio Gazzola premiato dal presidente Ana di Piacenza Roberto Lupi. Gazzola nacque 71 anni fa a Pillori, località di Perino (Travo); emigrò a New York col padre Ernesto, la mamma Lina e i tre fratelli. Divenne imprenditore edile; a uomini come lui si devono i grattacieli di Manhattan. Oltre oceano ha sempre tenuto vive le sue origini, come membro della Società Valtrebbia e Valnure e presidente della Società degli Alpini di New York. Il presidente Lupi ha detto: «Siamo presenti in tutto il mondo con le nostre sezioni. I nostri hanno fatto una seconda Naja: dopo quella in Italia, si sono sobbarcati lunghi viaggi per farsi onore all’estero. Il riconoscimento ottenuto lo condivido con tutti i nostri gruppi e i nostri volontari di Protezione Civile». Questi ultimi sono stati premiati con una targa dalla Pro Loco di Groppovisdomo. Presente anche l’ex presidente Bruno Plucani. _DM

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07/08/2019

Cortemaggiore in Tricolore a un mese dalla Festa Granda

Manca solo un mese per l’inaugurazione della 68esima Adunata provinciale degli Alpini. La Festa Granda che verrà ospitata a Cortemaggiore nei giorni 6,7 e 8 settembre. Per l’occasione il gruppo alpini di Cortemaggiore ha già allestito il paese con oltre 350 bandiere tricolori e, altre 100, si aggiungeranno prima della Festa. «Il nostro simbolo è il tricolore - ha ricordato il capogruppo Fabio Devoti - una bandiera che dimostra il nostro attaccamento alla Patria e rimarca i valori e gli ideali alpini. Dopo aver ospitato la Festa Granda negli anni 1995 e 2009, questo terzo anno cade con l’anniversario del 50° di fondazione, avvenuta, grazie all’alpino Giovanni Mazzetto, il 19 settembre 1969. Dopo di lui, e prima di me, i capigruppo sono stati Amato Cignatta, Giancarlo Allegri e Mario Fervari. Oltre al fondatore Mazzetto, ricorderemo anche l’alpino di Cernusco sul naviglio, Gualberto Biffi, recentemente scomparso, che ci ha messo in contatto col centro riabilitativo Don Gnocchi. Vorrei ringraziare pubblicamente le tante associazioni e le persone che si stanno rendendo disponibili per preparare al meglio la Festa. Il programma è ampio e avrà sicuramente diversi momenti da ricordare. Uno su tutti, tempo permettendo, sarà alla domenica pomeriggio, alle ore 15, al campo sportivo di via Boni Brighenti, quando un paracadutista alpino si lancerà facendo sventolare una bandiera tricolore della lunghezza di 120 metri». Il programma prevede l’inizio della Festa col concerto dei cori della sezione di Milano, di Ana Valtidone e Ana Valnure, alle ore 20,40, presso la chiesa del convento francescano. Sabato 7 settembre si inizierà alle ore 15 col ritrovo presso il Municipio, per poi recarsi al cimitero comunale per inaugurare la “cinta campo di croci” e onorare i caduti. Alle ore 16 verrà inaugurata al teatro Duse una mostra di lavori a tema alpino delle scuole elementari e medie. Alla sera, serata enogastronomica con vari stand e musica e bello con l’orchestra “Ringo Story”. Domenica 8 settembre, si inizierà col ritrovo alle ore 8,45, alzabandiera e ammassamento, sfliata per le vie del paese dalle ore 9,50, accompagnata dalla fanfara “Congedati Orobica”, da quella sezionale di Piacenza e dal corpo bandistico “La Magiostrina”. Allocuzioni e la santa Messa delle ore 11,15, termineran- Già 350 tricolori a Cortemaggiore FOTO LUNARDINI no la prima parte della giornata. Dopo il rancio alpino si proseguirà col concerto della Orobica e col lancio dei paracadutisti. La serata di domenica sarà allietata dall’orchestra “Fabio band”. «Siamo tutti orgogliosi di ospitare questa Festa Granda - ha commentato il sindaco di Cortemaggiore Gabriele Girometta - ricordo che la presenza degli alpini sul nostro territorio è molto importante. Il loro impegno, costante e capace, sostiene ogni attività che viene promossa in paese. Gli alpini sono un gruppo sensibile, che ad ogni grido d’aiuto, accorre a portare sostegno. Per questi e altri motivi godono di stima e ammirazione da parte di tutta la comunità».

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25/07/2019

Il cuore grande della Veglia Verde

Nonostante lo slalom tra un’acquazzone e l’altro, la Veglia Verde degli Alpini - la grande festa sul lungotrebbia di Rivergaro - si è portata a casa un’altra edizione di successo. E non può essere altrimenti quando, oltre alla musica, al buon cibo e al divertimento si pensa soprattutto alla solidarietà: anche quest’anno il ricavato della festa organizzata dai gruppi alpini di Rivergaro, Settima e Travo (giunta alla 13esima edizione) sarà destinato in gran parte ad opere di beneficenza sul territorio dei tre gruppi. Nella giornata conclusiva di domenica, come da tradizione, si sono ritrovati sulla festa i sindaci e amministratori dei tre territori: il sindaco di Rivergaro Andrea Albasi, il vicesindaco di Travo Luigi Mazzocchi e l’assessore di Gossolengo Michele Parisi. Per l’occasione il presidente sezionale Ana Roberto Lupi - assieme ai capigruppo, Mercori, Ronda e Girometta - ha premiato con una targa d’argento l’alpino Renato Albasi, in quanto promotore della Veglia Verde oltre a instancabile Penna Nera rivergarese. _CB

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19/07/2019

 «Nessuno conosce la pace come chi ha vissuto la guerra»

Una se rata che è stata un incalzante racconto, con musica e parole, della storia degli uomini che hanno vissuto la guerra, coloro conoscono più di tutti il significato della pace. Sabato sera, il santuario della Madonna della Quercia in piazza Colombo a Bettola era gremito per il concerto del coro della Brigata alpina Tridentina in congedo, uno degli eventi in avvicinamento al Raduno del secondo Raggruppamento che si terrà il 19 e il 20 ottobre a Piacenza. L’iniziativa, promossa dal comitato organizzatore del raduno, dalla sezione Ana Piacenza, con la collaborazione del gruppo alpini di Bettola e della Banca di Piacenza, è stata ospitata nel tradizionale “Memorial Domenico Callegari” del coro Ana Valnure di Bettola che, con la sua presidente Donisia Chinosi ha accolto con la sua proverbiale generosità il coro ospite composto da cantori di quattro regioni del Nord Italia. Dall’Emilia anche quattro piacentini hanno l’onore di farne parte: Marco Follini e Emanuele Marchesi di Mezzano Scotti, Matteo Rebecchi di Piacenza e Carlo Magistrali, di Borgonovo, che sta effettuando “il periodo in prova” e che sabato sera ha fatto la sua prima uscita come cantore. Una formazione nata dal servizio di leva, la naja, di cui il presidente Ana Piacenza, Roberto Lupi, ha auspicato a gran voce il ritorno «per far riscoprire l’amore per la nostra patria, il senso civico e non ultimo per generare realtà come il coro Alpino Tridentina». Per la prima volta in Valnure, il coro Bat, diretto dal maestro Roberto Frigerio, anche in questa occasione ha diffuso i valori alpini con il canto e con i racconti dei testimoni. «I reduci – ha osservato il presidente del coro, Giordano Zacchini - hanno posto nelle nostre mani un messaggio di valore assoluto e cioè che “Nessuno conosce il valore della pace quanto un soldato che ha fatto la guerra”. E noi vogliamo raccontare la storia degli uomini, non glorificare conquiste o giustificare conflitti». Straordinario il canto, eseguito anche tra il pubblico e le autorità. Eccellente anche il coro Ana Valnure, diretto dal maestro Edo Mazzoni.

Brunella Petri

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11/07/2019

Con i canti a Bettola gli alpini si preparano al raduno di ottobre

Il coro della Brigata Alpina Tridentina sarà ospite delle penne nere piacentine e bettolesi per una serata di canti e memoria con il coro Ana Valnure. Sabato alle 21 il santuario della Madonna della Quercia di Bettola (in piazza Colombo) sarà la suggestiva location di una delle serate “Aspettando il raduno” promosse dalla commissione eventi del comitato organizzatore dell’adunata del 2 Raggruppamento in programma a Piacenza il 19 e il 20 ottobre prossimo. Il coro BAT, costituito nel 1979, è composto dalle penne nere in congedo di Lombardia, Trentino, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Trentino alto Adige, Liguria, Toscana, Emilia Romagna ed anche della nostra provincia. La serata è inserita nell’annuale rassegna corale “Memorial Domenico Callegari” del coro Ana Valnure di Bettola. Anche la Banca di Piacenza contribuisce alla realizzazione dell’evento. Le offerte raccolte durante la serata saranno devolute al Progetto Bocia del Coro BAT, a favore di associazioni che si occupano di bambini bisognosi in Italia e nel mondo. _Np

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11/07/2019

Penne nere in festa a Rivergaro con la sedicesima Veglia Verde

La Veglia Verde Benefica degli Alpini arriva a quota 13 e conferma il suo impegno per la solidarietà: questo weekend a Rivergaro tornala festa popolare delle Penne Nere - organizzata dai gruppi alpini di Rivergaro, Settima e Travo - che punta raccogliere fondi per iniziative a sostegno della comunità piacentina e associazioni. La festa si terrà sabato e domenica - come già accaduto lo scorso anno - al “Parco degli Alpini” sul Lungotrebbia di Rivergaro. Sabato si ballerà con l’orchestra “Maurizio e Sabrina” mentre domenica sarà la volta di “Mario Ginelli”. Naturalmente, punto forte della manifestazione restano gli stand gastronomici che saranno aperti già dalle ore 18: oltre alle caratteristiche specialità piacentine, ci saranno molti altri piatti da abbinare a qualche bicchiere di buon vino. L’evento - al quale parteciperanno anche i vertici Ana e i sindaci dei territori di Rivergaro, Gossolengo e Travo - riscuote sempre molto successo e il ricavato servirà anche quest’anno a finanziare delle opere di bene sul territorio. _CB

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03/07/2019

Gli Alpini al signor Vandalo «Ora venga a conoscerci capirà la sua stupidaggine»

Caro direttore, nei giorni scorsi si è consumato l’ennesimo episodio di stupidità quando una mano, naturalmente ignota, ha pensato bene di deturpare e danneggiare l’opera posta in Piazzale Libertà a ricordo dell’Adunata Nazionale degli Alpini tenutasi a Piacenza nel maggio 2013. Un’opera che noi Alpini abbiamo fortemente voluto e finanziato, realizzata da artisti, architetti ed aziende piacentine, per fare perenne memoria di quelle magnifiche giornate in cui la nostra città ed il nostro territorio, invasi da decine di migliaia di Alpini, sono stati protagonisti di momenti di spensierata allegria ma, soprattutto, di cerimonie e circostanze solenni nelle quali abbiamo avuto modo di esaltare i valori legati all’amore per la nostra Patria, che guidano tutte le azioni di noi Alpini e che ci piacerebbe, ahimé, che animassero anche tutti i nostri concittadini. Tra questi valori sono ricompresi anche un forte senso civico ed un’educazione civica imparata prima sui banchi di scuola (ma qualcuno, anni fa, ha pensato che fosse materia inutile, tempo perso) e poi nel corso del tanto vituperato servizio di leva, che a noi piace definire “naja”, che ci portano a rispettare tutto quanto appartiene alla cosa pubblica e ad intervenire laddove è richiesto il nostro aiuto sempre, naturalmente, in modo gratuito perché siamo fermamente convinti che donare è molto più bello che ricevere. Questo è il messaggio che i nostri “veci” ci hanno tramandato e che noi vogliamo portare avanti soprattutto tra le nuove generazioni: anche per questo organizziamo incontri nelle scuole, laddove gli insegnati dimostrano sensibilità su questi temi, per far conoscere la nostra Associazione, la nostra Protezione Civile e per sensibilizzare i ragazzi e le ragazze e per sperare, anzi credere, che i valori non tramontano mai! Valori che sicuramente non appartengono a quella persona che non aveva altro modo di passare il proprio tempo che danneggiando un bene gratuitamente donato alla città come segno di ringraziamento per l’ospitalità offerta ai nostri commilitoni arrivati da tutta Italia, ed anche dall’estero, in occasione dell’Adunata Nazionale. Ma siccome noi siamo degli inguaribili ottimisti e pensiamo che ci sia sempre modo di rimediare, invitiamo questa persona a presentarsi, anche in forma anonima, presso la nostra sede a Piacenza in via Cremona 1, per chiedere informazioni sulla nostra Associazione: noi saremo ben felici di spiegare ed illustrare cosa facciamo e perché lo facciamo. Probabilmente si renderà conto della stupidata che ha commesso e magari inizierà a lavorare di più per il bene comune.

Roberto Lupi

Presidente Sezione di Piacenza dell’Associazione Nazionale Alpini

Piacenza sa benissimo quale miniera di altruismo c’è sotto il cappello dei suoi Alpini (che anch’io stavolta scrivo con la maiuscola facendo eccezione alle mie abitudini). E’ altruismo e anche civismo, senso della patria declinato in dedizione al pezzo di patria che sta qui sotto i nostri piedi e davanti a nostri occhi. Condivido il senso di umiliazione che la lettera del presidente Lupi esprime per l’atto di vandalismo contro l’opera a memoria dell’adunata del 2013. Ma il quid della lettera non è questo. Deprecare è giusto, in questo caso perfino sacrosanto. A fare la differenza è l’ostinata propensione a voler trarre qualcosa di positivo da una chiara - e apparentemente incurabile - manifestazione di negatività. L’invito allo sconosciuto vandalo a farsi vivo, a conoscere da vicino le realizzazioni dell’Ana e soprattutto le motivazioni ideali, è un colpo geniale. Questa rubrica si presta volentieri come piccolo megafono. Coraggio, signor Mano Ignota. vada bussare in via Cremona 1. Non le chiederanno i danni, sono sicuro. Le regaleranno un altro, miglior modo di stare al mondo.

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29/06/2019

Borgonovo, Gragnano e Castello: applausi per i cori degli alpini

Gli alpini, si sa, sono da sempre un simbolo in grado di mettere tutti d’accordo. Se poi alla naturale capacità di unire delle penne nere si aggiunge quella della musica allora il connubio è davvero perfetto.

Tre appuntamenti

Questo è quello che hanno dimostrato i cori Ana che hanno partecipato, in occasione del decennale del coro Ana Valtidone, alla prima edizione di una manifestazione itinerante che li ha portati ad esibirsi in Collegiata a Borgonovo, nella chiesa di Gragnano e poi ancora in Chiesa Maggiore a Castelsangiovanni. Tre appuntamenti tutti nel segno delle arie, delle musiche e delle melodie in grado di portare alla mente tradizioni culturali direttamente collegate alle radici identitarie del popolo italiano. A prendere parte alle manifestazioni canore sono stati i cantori del coro Ana Cremona, diretto da Carlo Fracassi, e poi ancora il coro Ana Monteorsaro di Parma diretto da Stefano Bonnini, il coro Ana Vallebelbo di Asti guidato da Sergio Ivaldi per terminare con i padroni di casa: il coro Ana Valtidone diretto da Donato Capuano. Una formazione quest’ultima che ha soffiato sulle due prime dieci candeline.

«Storie di vita»

«Siamo convinti - dice Capuano - che la coralità dei canti alpini sia uno dei veicoli privilegiati per tenere vivo il ricordo delle centinaia di migliaia di giovani morti su tutti i fronti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, la cui memoria si sta rapidamente perdendo. Noi con il semplice canto vogliamo tenere vive nel nostro cuore e nel cuore di chi ci ascolta le tante storie di vita che si sono consumate nelle trincee». A fare da cornice c’erano le penne nere di tutti i gruppi valtidonesi e della Valluretta che hanno dato una mano nella non facile organizzazione dell’evento canoro. «È stata - dice Capuano - un’esperienza positiva che ha costituito un momento di confronto reciproco e di arricchimento per tutti i nostri coristi, inoltre è stata un’occasione di incontro con le tante persone che hanno seguito i nostri concerti. Vorremmo proseguire l’esperienza e organizzare la stessa manifestazione anche il prossimo anno». _MM

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27/06/2019

La solidarietà viaggia da Bruso alle Ande attraverso il sorriso di Chiara Lombardi

C’è un filo sottile che parte da Borgonovo e arriva a Cuzco, in Perù, per poi inerpicarsi ancora più su, nel cuore delle Ande. È un filo che viaggia attraverso il sorriso di una ragazza, Chiara Lombardi antropologa impegnata da alcuni anni in progetti umanitari a Cuzco la cui famiglia è originaria di Borgonovo. La mamma Gisella, il papà Giovanni e la nonna Pina, che aveva addirittura scritto al presidente Sergio Mattarella per segnalargli la storia della nipote, hanno deciso di colmare l’enorme distanza fisica che li separa dalla loro Chiara costruendo una catena fatta di solidarietà che arriva dritta in Perù. Per questo hanno organizzato a Bruso una giornata che ha riunito il volto più bello della comunità locale. Quello capace di rimboccarsi le maniche per raccogliere fondi da destinare all’acquisto di un ecografo portatile da destinare alla giovane antropologa. «Lo strumento sarà utilizzato per raggiungere quelle comunità di peruviani che vivono troppo lontane dai pochi presidi medici presenti sul territorio» dice la madre Gisella. Lo stesso utilizzo sarà fatto di un elettrocardiografo donato dal farmacista di Mortizza, Antonello Pellegrino, che si è fatto avanti dopo aver letto di Chiara dalla pagine di Libertà. Durante la giornata organizzata a Bruso dai Ragazzi del ‘58, alpini, Pro loco e Movimento laicale Orionino sono stati distribuiti ben 800 batarö dolci, torte salate anche senza glutine e vegane. I Tasti Neri si sono esibiti in un concerto, «nonostante i tanti impegni hanno voluto essere presenti » dice la madre di Chiara. Come loro hanno fatto anche gli alpini il cui entusiasmo ha contagiato tutti. «Chiara ci ha fatto scoprire una realtà di persone che hanno davvero bisogno di tutto, sapere di poter fare qualcosa in concreto per loro aiuta a sciogliere il dolore che si avverte nel sentire la propria figlia così lontana»._MM

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24/06/2019

A Travo un ambulatorio per far fronte ai bisogni degli anziani della montagna

Un’iniezione, una piccola medicazione, qualcuno che semplicemente si interessa a come stai. Bastano piccole attenzioni, piccole ma costanti, per aiutare le persone anziane a vivere meglio e soprattutto in modo autonomo a casa propria. Di questo si è accorta Gaetana Droghi, coordinatore infermieristico nella Direzione professioni sanitarie dell’Ausl di Piacenza, quando si è trasferita a Travo dopo essersi sposata. Di punto in bianco si è trovata circondata dalle bellezze della Valtrebbia e dalla popolazione con la più alta percentuale di persone over 65 di tutta la provincia. «Per dare una mano a questi anziani spesso malati di solitudine - ci racconta -, cinque anni fa abbiamo fondato l’associazione “L’assistenza nelle piccole cose”: un gruppo di una quindicina di infermieri - volontari con cui a Travo gestiamo un ambulatorio aperto tutti i sabati mattina». Gaetana, che oggi è la presidente dell’associazione, ci informa che dalle ore 8 alle 10 l’ambulatorio funziona da centro prelievi per tutta la comunità montana: gli esami vengono prescritti dallo specialista, le persone li portano in farmacia, i volontari raccolgono le richieste, il sabato si fanno i prelievi e i referti vengono i portati di nuovo in farmacia. Finiti i prelievi i volontari rimangono in ambulatorio fino alle 12 per eseguire medicazioni, iniezioni, valutazione di glicemia, colesterolo, trigliceridi, pressione, parametri vitali. E vanno anche al domicilio delle persone che non possono muoversi. Un piccolo servizio che però migliora di molto la qualità della vita di chi abita lontano da un ospedale. «Il nostro ambulatorio è anche un luogo privilegiato di ascolto dei bisogni delle persone - aggiunge la vicepresidente dell’associazione Maria Rosa Ponginebbi -, vengono da noi per fare un prelievo, ma intanto scambiamo con loro qualche parola e cerchiamo di capire se ci sono necessità a cui potremmo dare una risposta. Per poterci fare carico di ogni singolo caso stiamo lavorando per metterci in rete con le altre associazioni della zona». Attualmente l’ambulatorio è ospitato dal Comune di Travo ma da settembre si trasferirà nella nuova sede della Pubblica assistenza, dove avrà ben tre locali a disposizione. «La Pubblica non solo ci ha accolti, ma ci ha anche invitati a collaborare con loro per dar vita a un servizio più articolato - spiega la Droghi -, per fare questo hanno già richiesto alla Fondazione di Piacenza e Vigevano l’acquisto di nuove attrezzature, come ad esempio l’elettrocardiografo ». A parte due volontari che sono impegnati a gestire le questioni amministrative, l’associazione “L’assistenza nelle piccole cose” è composta tutta da infermieri professionisti, ma che svolgono il loro servizio a titolo rigorosamente gratuito. «Il nostro è volontariato puro - precisa la presidente -, molti dei nostri volontari arrivano da Piacenza ma nessuno ha mai chiesto neppure il rimborso della benzina, e quando eroghiamo le nostre prestazioni sanitarie non ci piace esporre la cassetta per le offerte». A sostenere le iniziative di questi volontari provvede fin dal primo momento il gruppo degli Alpini di Travo, che devolve alle loro attività le offerte raccolte durante le proprie manifestazioni. «E noi gli siamo davvero molto grati - sottolinea Droghi - perché con quello che danno abbiamo organizzato varie iniziative per la popolazione, come la giornata informativa col dottor Crippa sui rischi dell’ipertensione, la merenda salutare col dottor Biasucci, per promuovere stili alimentari corretti dei bambini e varie altre». Fra le iniziative in cantiere per il futuro c’è la colazione salutare dopo il prelievo: «Sarà un momento di educazione alimentare, ma anche un ulteriore occasione di dialogo con i nostri anziani ». _Sara Bonomini

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23/06/2019

Da tutta l’Emilia Romagna e dalla Lombardia la “carica” dei dodicimila alpini a Piacenza

Tricolori alle finestre, alpini che sfilano lungo le vie della città, stand gastronomici in piazza Plebiscito: Piacenza riassaporerà per un weekend l’indimenticabile atmosfera dell’Adunata nazionale del 2013 con il Raduno del Secondo Raggruppamento di Emilia Romagna e Lombardia, in calendario il 19 e 20 ottobre. Un evento che porterà in città 25mila persone. Le penne nere iscritte alle sezioni più lontane pernotteranno nelle strutture ricettive piacentine mentre gran parte degli alpini arriverà la domenica, duecentocinquanta i pullman previsti. Alla sede di via Cremona, gli organizzatori guidati dal presidente sezionale Roberto Lupi, hanno presentato il programma della mini adunata e il percorso della sfilata di domenica 20 ottobre che coinvolgerà 12mila alpini. Alle 9 è previsto l’ammassamento al Polo di Mantenimento pesante di viale Malta (il comandante, generale Sergio Santamaria è alpino); la sfilata proseguirà in via Venturini, Stradone Farnese, via Giordani, piazza e via Sant’Antonino, largo Battisti, piazza Cavalli, via Cavour e lo scioglimento sarà in via Risorgimento. Nella piazza simbolo saranno presenti gli speaker dell’Adunata che racconteranno in diretta l’evento al quale parteciperanno anche il presidente nazionale dell’Ana, Sebastiano Favero e probabilmente il comandante delle Truppe Alpine, generale Claudio Berto. Il programma di sabato 19 inizierà alle 10 a Palazzo Farnese con l’incontro tra i presidenti sezionali; alle 15.30 la breve sfilata con il labaro nazionale da via Maculani a piazza Cavalli dove si svolgerà l’alzabandiera e alle 17 la messa in Duomo. La musica sarà protagonista in serata con il concerto della Fanfara della Brigata Alpina Taurinense (ingresso libero fino a esaurimento posti) alle 21 a Palazzo Gotico e subito dopo il carosello di fanfare in centro. La domenica mattina l’appuntamento clou, ovvero la sfilata che si concluderà con il passaggio della stecca alla Sezione di Lecco e l’arrivederci al 2020. La manifestazione è realizzata in collaborazione con le istituzioni locali e il costo complessivo stimato per l’organizzazione è di centomila euro. Le penne nere hanno lanciato un appello a enti, aziende e privati che condividono i valori alpini e vogliono partecipare alle spese. «Stiamo lavorando da ormai un anno a questa importante manifestazione – ha spiegato il presidente sezionale Roberto Lupi –, stiamo facendo il massimo per accogliere nel migliore dei modi i partecipanti. Dopo l’Adunata nazionale, il Raduno di raggruppamento per noi è l’evento più importante dell’anno».

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22/06/2019

Alpini in festa a Rustigazzo «Torni il servizio militare»

A Rustigazzo è stato festeggiato l’81esimo di fondazione del gruppo alpini; contemporaneamente si è svolto il secondo raduno alpino di vallata dell’Alta Valdarda. Per l’occasione si è voluto ricordare Attilio Rossi, classe 1913, uno dei fondatori del gruppo, scomparso nel 1959. Erano presenti numerose sezioni di tutto il territorio oltre che i Comuni di Morfasso e Lugagnano con i loro gonfaloni e le associazioni locali tra cui Avis e Aereonautica. Dopo l’alzabandiera e l’onore ai Caduti, con la deposizione di una corona d’alloro al monumento a loro dedicato, i presenti hanno assistito alla messa sul campo celebrata dal cappellano don Stefano Garilli e dal parroco don Germano Gregori nella quale è stata ricordata l’importanza dell’impegno personale di ognuno per mantenere l’amore verso gli altri, prendendo esempio dal sacrificio di coloro che hanno donato la vita per la patria. Dopo la benedizione, il nuovo gagliardetto è passato dalle mani di una commossa Laura Rossi, figlia di Attilio, fondatore del gruppo, al presidente sezionale Roberto Lupi e quindi al capogruppo Attilio Longinotti. Il sindaco di Lugagnano, Antonio Vincini, ha portato i saluti dell’Amministrazione e si è complimentato con gli alpini, sempre presenti ovunque serva aiuto, solidali e generosi. Vincini ha ricordato la figura di Antonio Frontoni, che per 40anni ha condotto il gruppo alpini. Roberto Migli, revisore dei conti nazionale, nell’allocuzione, ha sottolineato l’utilità dell’esistenza del corpo degli alpini anche nei periodi di pace per la grande disponibilità dimostrata ogni qualvolta sia utile accorrere dove necessita. Roberto Lupi ha ricordato come sarebbe opportuno il ripristino del servizio militare e una maggior educazione civica per una formazione sana delle attuali e future generazioni. Oltre ai già citati, erano presenti anche i sindaci di Morfasso, Paolo Calestani, di Fiorenzuola, Romeo Gandolfi, il vicepresidente sezionale degli alpini Gian Luca Gazzola e i carabinieri di Lugagnano. La giornata è terminata, accompagnata dalla fanfara che ha suonato brani musicali alpini, con un momento conviviale. _Flu

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18/06/2019

Castelvetro rende omaggio agli alpini «Esempio per tutti»

«Gli alpini sono la parte buona del Paese»: con queste parole Patrizia Barbieri, presidente della Provincia di Piacenza, ha salutato gli intervenuti alla Festa degli Alpini organizzata alla Baita di Mezzano Chitantolo. «Questo saluto viene dal cuore - ha proseguito Barbieri - . Gli alpini sono da sempre una risorsa per il territorio. Apprezzo la loro quotidianità, il loro aiuto verso la popolazione e la collaborazione costante con ogni istituzione, senza preconcetti. I veri valori di solidarietà sono rappresentati dagli alpini e, giusto ricordarlo, anche dalle loro famiglie. Le istituzioni saranno quindi sempre al loro fianco ». La festa alpina, durata due giorni, avrà una finalità benefica. «Come sempre il ricavato di ogni nostra iniziativa verrà donato a chi ne ha più bisogno - ha spiegato il capogruppo Fausto Maccagnoni -. Per il momento non abbiamo ancora deciso a chi destinarlo. Vorrei comunque ringraziare tutti i partecipanti e tutti gli alpini che, col loro grande impegno, hanno reso possibile questa iniziativa». La festa è cominciata con l’alzabandiera alla presenza delle autorità, tra le quali il sindaco Luca Quintavalla, il suo vice Pier Luigi Fontana, il maresciallo dei carabinieri Raffaello Gnessi e il primo luogotenente del Polo di Mantenimento Pesante Nord Bernardino Politi. La messa di domenica mattina è stata celebrata dal parroco don Andrea Mazzola. «I valori positivi che trasmettono gli alpini sono da esempio per tutti i cittadini - ha dichiarato il sindaco Quintavalla -. Ho ancora nella mente la bellissima festa nazionale di Milano dove sono stati festeggiati i 100 anni dell’Associazione Nazionale Alpini, 100 anni di coraggio ed impegno. Mi piace ricordare che il logo del raduno che si terrà a Piacenza in ottobre è stato eseguito da una giovane studentessa della scuola Cassinari di Piacenza, Questo a significare come le nuove generazioni possano essere speranza per il futuro». Il capovallata Giorgio Corradi ha portato i saluti del presidente Ana Piacenza Roberto Lupi, e ha ricordato i due importanti e prossimi eventi: la Festa Granda di Cortemaggiore il 6,7 e 8 settembre e il Raduno del Secondo Raggruppamento del Nord Italia (Emilia e Lombardia) che si terrà a Piacenza il 19 e 20 ottobre, e che si prevede che possa portare in città oltre 25mila tra alpini e loro familiari.

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10/06/2019

Alpini anziani e in calo arruolano i “civili” e sognano la naja

Sono quasi 2.800 in tutta la provincia di Piacenza (45 gruppi), ma non sono tutte penne nere genealogicamente certificate. Uno su quattro alpino non lo è mai stato. È un socio aggregato, reclutato come soluzione temporanea al continuo e fisiologico calo delle penne nere che hanno svolto il servizio militare. Al momento gli alpini piacentini reggono ancora ma, come del resto a livello nazionale, si stanno preoccupando seriamente per il loro futuro. Tra coloro che sono “andati avanti” perché in là con gli anni e la mancanza del serbatoio del servizio militare l’Ana, l’Associazione nazionale alpini, a Piacenza nell’ultimo anno ha perso il 2,1 per cento in penne nere “doc”, una cifra in linea con l’andamento nazionale. A fronte c’è l’incremento del 6 per cento dei soci aggregati, che non solo hanno portato nuovi iscritti all’associazione ma hanno anche prodotto linfa vitale per le tante attività di gruppi e sezione, Protezione civile prima di tutto. Tuttavia gli aggregati, per statuto, non possono avere cariche associative. «Non c’è una regola scritta - osserva Roberto Lupi, presidente della sezione alpini di Piacenza - ma sarebbe buona cosa mantenere il numero dei soci aggregati in una percentuale tra il 20 e il 30 per cento, non oltre, sennò si snatura l’Ana che è un’associazione d’arma. Noi siamo al 25 per cento. Gli amici degli alpini ben vengano, ma non potranno mai sostituire gli alpini». Al 31 dicembre 2018 la sezione contava 2.764 soci, di cui 2.222 soci ordinari (alpini) e 542 soci aggregati. Rispetto al 2017 si registra un decremento di 16 iscritti (- 47 soci ordinari e + 31 soci aggregati). «Il calo è stato limitato dall’incremento dei soci aggregati - evidenzia Lupi - mentre diventa sempre più difficile rimpinguare le fila dei soci ordinari». La soluzione più prossima è la ricerca dei cosiddetti “dormienti”: «Abbiamo molti alpini che non si sono mai iscritti all’associazione, dobbiamo avvicinarli facendo conoscere le nostre iniziative e i valori sui quali si fonda il nostro spirito di appartenenza al Corpo ». Ma la speranza di Lupi è che torni il servizio militare (e civile) obbligatorio: «L’Associazione Nazionale Alpini è un’associazione d’arma ed è fortemente convinta che la sospensione - sospensione non abolizione, ci tiene ad evidenziare, ndr.- del servizio di leva obbligatorio sia stata un grave errore e, pertanto, ritiene che debba essere ripristinato, naturalmente con forme e modalità coerenti con l’evoluzione che nel frattempo ha riguardato le nostre Forze Armate e la società». «L’esercito non riesce e più a far fronte alla richiesta di volontari» prosegue Lupi al quale andrebbe bene anche una «mini naja di 6-8 mesi». L’interesse ci sarebbe. «Noi stessi abbiamo diverse richieste di ragazzi che, magari dopo iniziative nelle scuole, vengono in sede e ci chiedono informazioni su come si fa ad arruolarsi negli alpini».

La piccola Adunata costerà 100mila euro

È ormai iniziato il conto alla rovescia per il raduno del 2° Raggruppamento Ana che si terrà i prossimi 19 e 20 ottobre a Piacenza. Si tratta di una versione in piccolo dell’Adunata nazionale, un evento che porterà a Piacenza 25 mila alpini provenienti da tutta l’Emilia Romagna e la Lombardia. È stato definito il programma che vedrà, sabato mattina 19 ottobre, la riunione di tutti i presidenti di sezione del Secondo raggruppamento alla presenza del presidente nazionale Ana. Nel pomeriggio l’arrivo del labaro nazionale che sfilerà da piazzale Milano fino a piazza Cavalli davanti al monumento ai Caduti. Saranno presenti i vessilli di tutte le sezioni delle due regioni. Alle 17 la messa in Duomo celebrata dal vescovo Gianni Ambrosio. In serata, a Palazzo Gotico, il concerto della fanfara della Brigata Taurinense. A seguire altre fanfare sezionali in vari punti della città. Definito anche il percorso della sfilata, l’evento clou di domenica 20 ottobre. L’ammassamento si terrà negli spazi del Polo di mantenimento pesante. Da lì partirà la parata che, attraverso le vie del centro storico, arriverà in piazza Cavalli dove si terrà il passaggio della “stecca”. La sfilata durerà dalle 4 alle 5 ore, la metà di quella dell’Adunata nazionale. «Per noi è un grande sforzo organizzativo ed economico - fa sapere Roberto Lupi, presidente degli alpini piacentini -. Si calcola che servano circa centomila euro. Alcune realtà hanno già dato la loro disponibilità a sostenerci, ma siamo alla ricerca di persone e altre aziende che vogliano contribuire». _fri.

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08/06/2019

Dagli alpini di Groppallo-Farini 2.500 euro all’hospice La Casa di Iris

Prima festa sociale del neonato gruppo alpini Groppallo-Farini. Le penne nere dei due paesi si sono infatti ufficialmente unite da qualche mese in un unico gruppo, guidato da Federico Gregori (già capogruppo di Groppallo), e il 2 giugno hanno celebrato insieme la loro giornata associativa alla “Cà ‘d l’alpino”, la loro sede, con il consueto gesto di solidarietà. Hanno infatti devoluto ben 2.500 euro all’Associazione Insieme per l’Hospice La Casa di Iris di Piacenza, ricavato del pranzo sociale (preparato dalle mogli degli alpini) cui hanno partecipato oltre 100 persone, tra cui gli amici del gruppo alpini di Vigevano. In rappresentanza dell’hospice era presente Barbara Bergonzi. «Vi ringraziamo del sostegno - ha affermato - perché ogni piccola pietra ci aiuta ad andare avanti. La nostra casa è composta da 16 posti letto dove il paziente deve sentirsi come a casa. Per garantire tutti i servizi, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti; anche voi in questo modo siete parte della nostra famiglia». Gli alpini di Groppallo- Farini hanno fatto memoria di chi è già “andato avanti”, partecipando alla messa al campo celebrata dal parroco don Luciano Tiengo e stando sull’attenti durante la Preghiera dell’Alpino. Alla sua prima uscita da sindaco del Comune di Farini, Cristian Poggioli ha partecipato alla giornata. «Grazie agli alpini che ci sono sempre in qualunque occasione - ha detto -, nelle situazioni più drammatiche e in quelle quotidiane utili alla nostra comunità. Dove ci sono gli alpini c’è impegno, ma anche gioia, allegria e allo stesso tempo tanta generosità». _NP

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05/06/2019

L’alpino Girandola con la sindaca passa in rassegna i suoi 99 anni

Attilio Girandola, alpino reduce della Seconda Guerra Mondiale, farinese d’origine, ha compiuto 99 anni proprio ieri. È stato festeggiato dalla sua famiglia, dagli alpini della sezione Ana Provinciale, ma anche dal sindaco di Piacenza Patrizia Barbieri che ha accettato volentieri l’invito dei Girandola. Un saluto ufficiale, quello degli alpini. A braccetto con il primo cittadino, Attilio ha infatti “passato in rassegna” le penne nere che gli hanno reso gli onori. Commosso e felice, li ha accolti nella sua casa dove vive con la moglie Rosa Guglielmetti, sposata ben 78 anni fa. Attilio, nato a Colla di Pradovera il 4 giugno 1920, è stato chiamato alle armi giovanissimo. Componente del 3° Reggimento Alpini, battaglione Val Cenischia di Susa, è partito per la Francia dove ha combattuto a Bramans, sul confine con l’Italia e dove, il 24 giugno 1940, è stato ferito dallo scoppio di una mina. «Io sono rimasto ferito – ha raccontato -, ma attorno a me ho visto 13 alpini morti, del mio battaglione. Sono stato recuperato e portato in paese e poi trasferito a Susa per una settimana per medicazioni alla gamba, poi all’ospedale “Baggio” a Milano ed ancora all’ospedale di Gallarate dove sono stato operato». A casa, nel comune di Farini, si è sposato l’11 aprile 1941 con Rosa. Ricorda tutto con lucidità. Entrambi sono lucidissimi, lui e la moglie, ancora uniti e affiatati come 78 anni fa. «Abbiamo fatto tanti sacrifici – ha detto Rosa -. Lui per 24 anni, dopo il suo ritorno a casa dalla guerra, ha lavorato all’Inps come fattorino invalido di guerra ed è venuto a vivere a Piacenza, da solo, mentre io a casa accudivo i figli e i suoceri anziani». Otto figli (Gianni, Bruno, Franco, Ines, Mariangela, Silvana, Laura e Giuseppe che è già scomparso), 15 nipoti e 6 pronipoti che sono quotidianamente, costantemente, vicini ad Attilio e Rosa. Attilio faceva “avanti e indietro”, tra Piacenza e Farini, in Lambretta o in pullman, finché tutta la famiglia si è trasferita a Piacenza. «È un piacere ed un dovere essere qui – ha osservato il sindaco Patrizia Barbieri –; tutti i piacentini oggi vorrebbero essere qui a fare gli auguri a una persona straordinaria che ha tanto da insegnare e a cui dobbiamo essere sicuramente grati. Sono qui per testimoniare l’affetto della comunità che si estende alla moglie che compirà 100 anni a novembre e con cui ha festeggiato i 78 anni di matrimonio». Un momento conviviale, grazie all’accoglienza calorosa della famiglia e alla simpatia e all’affetto degli alpini. Un brindisi con il calice alzato cantando “Evviva gli alpin” e il taglio della torta, con il disegno del cappello alpino. _Nadia Plucani

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24/05/2019

San Giorgio, una lavagna interattiva grazie agli Alpini amici dei ragazzi

Una mattina di festa ha unito i bambini della scuola elementare “Collodi” ai rappresentanti del gruppo Alpini di San Giorgio, sempre in prima linea per generosità. Le penne nere hanno donato alle scuole primarie di San Giorgio una lavagna interattiva multimediale, la Lim. Un investimento, rivolto al futuro della comunità e del territorio sangiorgino, che ha suscitato entusiasmo ed empatia tra i bambini e gli Alpini. La cerimonia di consegna si è tenuta all’interno della palestra del comprensorio scolastico, dove oltre al Gruppo Alpini San Giorgio (ideatori dell’iniziativa), erano presenti una delegazione della sezione piacentina formata da Pierluigi Forlini, Bruno Plucani e Giovanni Carini, la dirigente scolastica Giorgia Antaldi e il sindaco Donatella Alberoni che ha ringraziato di cuore gli Alpini ricordando agli alunni presenti la generosità ed il valore umano delle penne nere, esortandoli a non dimenticare mai le opere di solidarietà realizzate nel corso della storia. L’evento capace di unire in unico luogo generazioni differenti è iniziato con le note dell’Inno di Mameli cantato all’unisono e proseguito con il coro “Sul cappello” intonato dagli Alpini presenti e proprio il testo del canto di montagna è stato utilizzato per incuriosire i ragazzi sui simboli che rappresentano il corpo militare nato nel 1872, perché si sa, per un Alpino “il suo cappello è tutto”. Si è occupato della consegna della lavagna il capogruppo degli Alpini di San Giorgio, Graziano Franchi, augurando alle classi presenti (due quinte ed una quarta) di intraprendere la strada del volontariato con la speranza che l’amicizia con gli Alpini continui. Il Gruppo Alpini di San Giorgio attraverso le parole di Salvatore Pizzi ha precisato l’importanza del ruolo rivestito dalla maestra Silvia Casali per la riuscita dell’evento e con lei è stata ringraziata la preside per la collaborazione venutasi a creare tra il mondo della scuola e quello del volontariato. «Da sempre investiamo i guadagni realizzati attraverso le nostre manifestazioni per le realtà del territorio e per chi ha bisogno - racconta Pizzi - quest’ anno abbiamo pensato ai più giovani e vedere i loro sorrisi e la loro felicità è stata la ricompensa più grande». D’ora in poi gli alunni della “Collodi” potranno assistere a lezioni interattive grazie alla nuova lavagna, magari con protagonisti proprio gli amati Alpini. _ Marco Vincenti

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13/05/2019

Centenario degli alpini settecento da Piacenza «E a ottobre da noi»

Tradizione e modernità si sono unite nell’Adunata di Milano dove gli alpini di tutta Italia hanno orgogliosamente sfilato tra turisti incuriositi, selfie, rider (ciclisti che portano il cibo a domicilio), insegne avveniristiche e vetrine fashion. Se la mattina la metropoli era ancora assonnata, il timido sole pomeridiano ha invitato i cittadini a scendere lungo le strade centrali dove, con il passare delle ore, si sono moltiplicati gli applausi e i telefonini pronti a riprendere le penne nere marciare al passo dell’inno “Trentatrè”, ai piedi dei luoghi simbolo del capoluogo lombardo. Il numero più alto di scatti, ovviamente sotto alla Madonnina che ha vegliato sugli ottantamila partecipanti, tra i quali circa settecento piacentini. L’Adunata è arrivata nella metropoli per la quarta volta, quest’anno con un significato storico particolare: nel luglio 1919, a Milano si sono ritrovati alcuni reduci di guerra che, con l’intento di mantenere l’amicizia e non dimenticare i commilitoni che non hanno fatto ritorno, è nata l’Ana, associazione nazionale alpini. Obiettivo pienamente conquistato visto che cento anni dopo, cinquecentomila persone tra iscritti e simpatizzanti sono tornate all’ombra del Duomo per celebrare la ricorrenza.

Lo striscione piacentino

Lo striscione confezionato appositamente dalla Sezione di Piacenza per l’Adunata del centenario recitava: “Ricordo, amicizia, volontariato: le fondamenta del nostro impegno”. Una ventina i sindaci dei comuni piacentini che hanno confermato la propria vicinanza sfilando con la fascia tricolore. «Milano è una metropoli ed è normale che anche un maxi evento come questo non riesca a coinvolgere tutta la città, ma era giusto che l’Adunata del centenario si svolgesse qui dove la nostra associazione è nata – ha dichiarato il presidente della Sezione di Piacenza Roberto Lupi –; le cerimonie sono state molto partecipate e la città ci ha accolto calorosamente. Ora aspettiamo tutti al Raduno del Secondo Raggruppamento di Emilia Romagna e Lombardia che per la prima volta si svolgerà a Piacenza il 19 e 20 ottobre ».

Il ricordo del 2013

Un’occasione per riassaporare l’indimenticata atmosfera dell’Adunata del 2013. Accanto al vessillo sezionale ha sfilato anche il piacentino Roberto Migli, presidente del collegio revisori dei conti dell’Ana nazionale. Tra gli alpini della Sezione di New York non poteva mancare Giorgio Gazzola, originario di Perino ed emigrato negli Stati Uniti negli anni Sessanta. I cappelli con la “lunga penna nera” il prossimo anno sullo sfondo avranno il mare, Rimini accoglierà l’Adunata del 2020.

 

Da Castelsangiovanni l’89enne Fellegara «Se non venissi morirei di crepacuore»

«Se non riuscissi a venire all’Adunata morirei di crepacuore »: messaggio forte e chiaro quello di Luigi Fellegara, 89 anni, tra i fondatori del Gruppo di Castelsangiovanni che con il coetaneo Ferdinando Lucchini ha sfilato lungo le vie di Milano in occasione della 92esima Adunata nazionale. Il motivo è semplice: «È bello ritrovare gli amici». All’ammassamento ci viene incontro anche Giuseppe Manfredi, classe 1939 di Bobbio, «Umiltà, rispetto e disciplina sempre al servizio del popolo, questi sono i nostri valori » dice. «Non posso stare senza i miei alpini» è la dichiarazione del generale Luigi Rossi, originario del comune di Ferriere, mentre saluta Cesare Sordi, concittadino e allievo. Nel Gruppo di Vigolzone c’è Simone Lucca di origini indiane che posa orgogliosamente con papà Nereo, alpino paracadutista. «Mi ha messo in testa il cappello quando avevo tre anni – racconta Simone e per me gli alpini rappresentano l’Italia». Tra i più giovani della Sezione c’è Matteo Zazzera, imprenditore classe 1979: «Vivo da tempo a Milano ma voglio portare avanti la tradizione degli alpini di Groppallo dove sono nato» spiega. Accanto alle penne nere ci sono le mogli, come Rita Carini che da una vita accompagna lo storico capogruppo di Piacenza Gino Luigi Acerbi: «Non dimenticherò mai l’Adunata di Udine, avevo le figlie piccole e pioveva a dirotto» racconta. Quella di Milano è un’Adunata particolare, secondo alcuni è meno sentita di altre ma forse semplicemente perché nell’immensità della metropoli è difficile travolgere ogni quartiere come avviene nelle città di provincia e così le penne nere hanno animato solo i luoghi a loro dedicati come parco Sempione, Castello Sforzesco o piazza Duomo dove c’erano grande allegria e partecipazione. Pietro Busconi e Danilo Bersani, detto “l’alpone” sottolineano che molti ex commilitoni ricordano con grande piacere l’Adunata di Piacenza per l’atmosfera e l’organizzazione. L’Unità di Protezione civile e il gruppo Antincendio boschivo sono stati operativi anche durante il raduno, chi in cucina, chi per la sicurezza dei campi. «Nessuna emergenza particolare se non la grandine e la pioggia di sabato, che hanno danneggiato alcune tende» ha spiegato il coordinatore Maurizio Franchi. Il ruolo degli alpini come costruttori di pace si evince dalle risposte alla domanda relativa alla proposta di legge per istituire un periodo di naja obbligatorio. Gli intervistati sostengono all’unisono che «è una buona idea soprattutto per insegnare i fondamenti di Protezione civile mentre è meglio lasciare le armi ai professionisti»

Nicoletta Marenghi

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12/05/2019

Milano, il maltempo non ferma gli Alpini attesa per la sfilata

I temporali che si sono rovesciati su Milano non hanno rovinato la seconda giornata ufficiale dell’Adunata nazionale degli Alpini a Milano. Il sabato delle Penne nere, vigilia della grande sfilata prevista per oggi, è cominciato male con l’annullamento del lancio dei paracadutisti militari che era in programma all’Arena civica, ma è proseguito con altri eventi e soprattutto con l’incontro dei milanesi con le decine di migliaia di radunisti già in città e che oggi potrebbero oscillare in tutto tra le 400 e le 500mila persone. La giornata è proseguita con altri eventi, tra cui una messa in suffragio in Duomo, vari concerti e cori delle fanfare e l’incontro in Assolombarda delle istituzioni lombarde e milanesi e i vertici dell’Ana. «Il centenario dell’associazione nazionale Alpini rappresenta una ricorrenza di cui l’intero Paese va orgoglioso» ha sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio di saluto che è stato letto nel corso dell’incontro, cui hanno partecipato il presidente dell’Ana, Sebastiano Favero, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, il sottosegretario della Regione Lombardia ai Grandi eventi sportivi, Antonio Rossi, e il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi. «Non c’è nulla di così contemporaneo - ha commentato Sala - come l’impegno degli alpini». Alla Cittadella degli Alpini, in piazza del Cannone, si è presentato invece il vicepremier Salvini, nel capoluogo lombardo per la campagna elettorale per le Europee, concedendosi un panino con una mortadella ‘da Guinness’ e rilanciando la proposta di introdurre sei mesi di servizio civile o leva militare obbligatori. Tra i tantissimi selfie e strette di mano anche una piccola contestazione: due giovani, un ragazzo e una ragazza, hanno contestato il ministro al suo passaggio con una serie di «buu» e «vergogna» e «il servizio militare obbligatorio non lo vogliamo». I due sono stati individuati e identificati dalla polizia. La scorsa notte, in particolare, in molti quartieri la gente, spontaneamente, ha passato qualche ora in compagnia delle Penne nere, durante eventi o negli accampamenti allestiti dal comitato organizzatore, tanto che ieri, sui social, impazzano le foto di amici, famiglie, ragazze e ragazzi nell’immancabile selfie con il “vecio”, meglio se dalla lunga barba. «Buonasera - dicevano gli alpini ai passanti da una tavolata ospitata nell’oratorio di una chiesa di quartiere, invitandoli a bere un bicchiere - veniamo da Verona». «Qualcuno anche da Trento», rispondeva orgogliosamente un altro, che decantava le damigiane di Bardolino che si era portato nel camper. «Io ero nei bersaglieri», diceva un ragazzo. «Pazienza, ti vogliamo bene lo stesso», rispondevano ricordando il campanilismo tra i due corpi. Qualche amarezza per i vandalismi alla sede dell’Ana e a un gazebo la notte prima, ma poi subito un coro per ritrovare l’armonia e parlare delle bellezze di Milano, che ha risposto con la stessa simpatia: dal Tricolore sulla Madonnina, ai filobus con la scritta “W gli Alpini” sulla destinazione, alla gente andata a incontrarli in piazze, chiese, parcheggi, anche a Chinatown: «Ehi, guarda quel cinese col cappello degli Alpini». «Cinese? Io sono nato qui e ho fatto il militare a Belluno». E così, davanti all’immancabile bicchiere di rosso, tradizione e futuro si incontravano, e con civismo, dato che al 118, nonostante le decine di migliaia di persone che ieri sera hanno alzato il gomito, non risulta alcun aumento degli interventi per ubriachezza.

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11/05/2019

Gli Alpini “invadono” il centro di Milano. Tre giorni di eventi

È iniziata, a Milano, la grande festa per il centenario degli Alpini che monopolizzerà la città per tre giorni e porterà nel capoluogo lombardo tra le 400mila e le 500mila penne nere. La 92ma Adunata nazionale ha preso il via ieri, dopo un crescendo di eventi di anticipazione, e culminerà nel grande sfilamento dei 100mila alpini in armi e in congedo, che impegnerà il centro del capoluogo lombardo dalla mattina alle sera. Il raduno di “Milano 2019” è speciale anche per la ricorrenza dei 100 anni dell’Ana (l’Associazione nazionale alpini), creata nel 1919 proprio nel capoluogo lombardo, in Galleria Vittorio Emanuele II. La prima giornata però è stata segnata anche da due episodi di vandalismo: in via Marsala, sede dell’Associazione nazionale, dove sono state infrante le vetrine, e nella centralissima piazza San Babila, dove ignoti hanno scritto con vernice rossa “Gli Alpini stuprano”. La polizia sta indagando e acquisendo i filmati delle telecamere. La manifestazione ufficialmente si è aperta ieri alle 10 con l’alzabandiera in piazza Duomo, alla presenza del presidente della Regione, Attilio Fontana, del sindaco, Giuseppe Sala, e di autorità militari e civili tra cui Sebastiano Favero, presidente dell’Ana, e del generale di Corpo d’Armata Claudio Berto, comandante delle Truppe Alpine. La giornata è proseguita con l’omaggio al sacrario dei caduti di tutte le guerre, in piazza Sant’Ambrogio, al monumento all’Alpino, in via Vincenzo Monti, e con l’inaugurazione della “Cittadella degli alpini” in piazza del Cannone, tra il Castello Sforzesco e il Parco Sempione, che sarà un po’ il baricentro di manifestanti e cittadinanza, con stand, giochi, eventi. La simpatia incontenibile di centinaia di migliaia di alpini e delle loro famiglie, però, sarà visibile in tutta la città. Oggi il momento clou è previsto all’Arena Civica, con il lancio di paracadutisti previsto per le 12, e in Duomo con la messa in suffragio ai caduti prevista per le 16, mentre dalle 20 poi sarà la volta dei concerti delle fanfare e dei cori in centro città. Infine, domani, dalle 9, la grande sfilata che si snoderà lentamente dai bastioni di Porta Venezia al Duomo, al lento passo cadenzato tipico delle truppe da montagna, e con la partecipazione, per la prima volta, anche dell’Anci, l’Associazione nazionale dei comuni.

Oltre duemila penne nere piacentine al maxi-raduno

 Un’adunata nella metropoli. Abituati alle città di provincia, quest’anno gli alpini si sono dati appuntamento a Milano per celebrare insieme la 92esima Adunata nazionale organizzata nel capoluogo lombardo dove cento anni fa è nata l’Associazione nazionale alpini. Centinaia di piacentini già ieri hanno raggiunto Milano prevalentemente in treno. Molti hanno scelto di ritornare a casa a dormire mentre altrettanti si sono organizzati nelle strutture ricettive e di accoglienza previste per l’evento. Oltre duemila i piacentini che nella tre giorni parteciperanno al maxi raduno. L’alzabandiera ha ufficialmente aperto la manifestazione e a ogni evento istituzionale sono presenti i rappresentanti della Sezione di Piacenza con il vessillo. Tra loro c’è anche il presidente provinciale Roberto Lupi. L’atmosfera è quella di una grande festa all’insegna dei valori e dell’allegria alpina. Le penne nere hanno colorato il cuore della città dove domenica sfileranno tutte le Sezioni a partire dalle 9 del mattino. Almeno settecento i piacentini che scenderanno lungo le vie a partire dalle 16.30. I volontari di Protezione civile in settimana sono stati impegnati per la pulizia del Parco Lambro come omaggio alla città per l’accoglienza ricevuta. Sono presenti anche volontari piacentini per le cucine e l’antincendio boschivo. L’Adunata rappresenta la prova generale per il Raduno del Secondo Raggruppamento di Emilia Romagna e Lombardia in calendario il 19 e 20 ottobre a Piacenza. Ventimila le presenze previste.

Nicoletta Marenghi

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10/05/2019

Nuovo defibrillatore grazie agli alpini e a Mani di Donna

A Castelsangiovanni la rete dei defibrillatori si amplia anche grazie agli alpini e alle sarte di Mani di Donna. Negli spazi antistanti la farmacia comunale del centro commerciale Il Castello, è stato posizionato un nuovo apparecchio salva vita. A donarlo alla città sono state le due associazioni che in questo modo hanno dato un contributo significativo alla salute pubblica cittadina. Il centro commerciale alle porte della città è infatti frequentato ogni giorno da centinaia di passanti e il defibrillatore rappresenta per tutti, come hanno ricordato il farmacista Graziano Bianchi e il vicepresidente di Progetto Vita Giancarlo Bianchi, un motivo in più di sicurezza. La bandiera italiana che lo ricopriva è stata tolta dal capitano degli alpini Luigi Bottazzi, che dopo l’8 settembre del 1943, all’età di 23 anni, si rifiutò di combattere per la repubblica di Salò e per questo venne deportato in Germania prima, in un campo di lavoro, e poi nei campi di concentramento. Alla donazione ha ricordato il capogruppo degli alpini castellani Alessandro Stragliati - ha contributo anche l’associazione Mani di Donna. _MM

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08/05/2019

Duemila alpini già pronti a partire per il raduno a Milano

«Da quando ho finito la naja ne ho saltata un’Adunata una perché ero all’ospedale», la testimonianza di Luciano è simile a quella di tanti altri alpini perché l’Adunata è l’evento più atteso dell’anno. Indimenticabile per le per le penne nere locali è ovviamente quella del 2013 a Piacenza rimasta nella memoria collettiva, ma ogni Adunata è imperdibile forse perché, come ricordano in molti, «è un po’ come tornare a militare». Quella che sta per arrivare è un’edizione dal sapore storico speciale, le penne nere tornano a Milano per celebrare il centenario dell’Ana, Associazione nazionale alpini, nata l’8 luglio 1919 nel capoluogo lombardo. Dal 10 al 12 maggio, oltre 500mila alpini e simpatizzanti invaderanno la città meneghina per la 92esima edizione del grande raduno; tra loro ci saranno anche duemila piacentini che raggiungeranno la metropoli in pullman, in treno e in auto. “Cento anni di coraggioso impegno” lo slogan scelto dall’Ana mentre “Solidarietà, amicizia e impegno sono i valori fondanti della nostra associazione” è la scritta che comparirà sullo striscione preparato dalla Sezione di Piacenza per l’occasione. Il momento clou della tre giorni, che seguirà il programma ormai consolidato, è la sfilata in programma domenica. Settecento gli iscritti alla Sezione di Piacenza che alle 16.30 marceranno da Corso Venezia al Duomo; ad aprire il corteo sarà la Fanfara diretta dal maestro Edo Mazzoni. Non mancheranno i volontari di Protezione civile e, a tal proposito, i piacentini Franco Cremona e Gilberto Schiavi sono impegnati già da inizio settimana al Parco Lambro per le operazioni di pulizia. Altri volontari sono in partenza per dedicarsi alla cucina e all’antincendio boschivo. Il maxi evento milanese arriva a cinque mesi dal Raduno del Secondo Raggruppamento di Emilia-Romagna e Lombardia che catapulterà a Piacenza oltre 20mila penne nere il 19 e 20 ottobre. «Abbiamo l’onore di organizzare per la prima volta a Piacenza questo grande Raduno e ci inorgoglisce ulteriormente il fatto di ospitarlo proprio nel centenario della nascita dell’Associazione» ha commentato il presidente sezionale Roberto Lupi. _Nicoletta Marenghi

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03/05/2019

Alpini e marinai “coalizzati” ripulito il campo Daturi

Rastrelli, forconi, motosega, trattori, tosaerba e decespugliatori. Con questo equipaggiamento di attrezzi da giardino, nei giorni scorsi, le “penne nere” hanno tagliato l’erba del campo Daturi. La manutenzione dell’enorme polmone verde in viale Risorgimento, infatti, spetta al Gruppo Alpini di Piacenza e all’Associazione nazionale Marinai d’Italia in cambio della concessione in uso del fabbricato comunale presente nell’arena. Gli alpini e i marinai - che si occupano anche dell’apertura e della chiusura del parco - hanno così sfalciato i polloni alla base dei tigli e sfoltito i cespugli e le erbacce ai bordi della pista d’atletica. L’iniziativa - animata da risorse umane e tecniche in un clima di assoluta amicizia - è stata capitanata da Gino Luigi Acerbi, capogruppo degli Alpini di Piacenza. In totale, sono intervenuti ventidue volontari per 154 ore di lavoro, distribuite ovviamente su diverse settimane. Alla fine delle operazioni di sfalcio, le “penne nere” hanno condiviso cibo e bevande in compagnia. Durante tutto l’anno, va detto, il Gruppo Alpini di Piacenza svolge un importante servizio di assistenza alle scolaresche che si recano nel Daturi per le lezioni di ginnastica, quando quotidianamente 2.500 studenti del liceo Gioia e dell’istituto Romagnosi praticano educazione fisica accompagnati dai docenti. Le “penne nere” collaborano anche alla buona riuscita di eventi sportivi, ludici e ricreativi in questo spazio verde di quattordicimila metri quadrati – tra pioppi, pini e tigli – alle porte del centro storico, in viale Risorgimento. Per utilizzare il piccolo edificio nel Daturi come sede delle loro attività, inoltre, le associazioni versano un canone complessivo di 3.500 euro al Comune e si impegnano, appunto, alla valorizzazione e ottimizzazione dell’area. _Thomas Trenchi

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16/04/2019

Carpaneto, fiori nuovi sul viale per ricordare il sacrificio dei bisnonni

Fiori nuovi lungo il viale delle Rimembranze. Ieri mattina il gruppo alpini di Carpaneto, con una cerimonia che ha coinvolto i bambini delle classi quarte A e D delle scuole elementari, ha dapprima fatto un saluto al monumento dei Caduti e successivamente ha sostituito tutti i fiori delle stele a memoria dei caduti della Grande Guerra lungo il viale delle Rimembranze. «Queste stele hanno il compito di tenere vivo il ricordo dei nostri morti - ha sottolineato il sindaco Andrea Arfani -. Per questo ci tengo a ringraziare pubblicamente gli alpini che le hanno recuperate e sistemate. Tanti dei nomi scritti sulle stele, i bambini di oggi non li conoscono, ma ricordare alle nuove generazioni il loro impegno e purtroppo il loro sacrificio è importante». I bambini, che hanno deposto un fiore per ogni stele, sono stati accompagnati dalle insegnanti Patrizia Pezza, Silvia Chinosi, Daniela Ruggi, Paola Sartori, Catia Mazzuca e Alice Bertonazzi. «Le stele sono 160 - ha spiegato l’alpino Gianni Magnaschi, consigliere della sezione Ana (Associazione nazionale alpini) di Piacenza - Queste sono state recuperate e riverniciate circa 8 anni fa e ricollocate sul viale per ricordare degnamente questi ragazzi morti nella Prima guerra mondiale. Dopo la guerra i cittadini di Carpaneto contribuirono alla costruzione del viale acquistando un albero per ogni morto in guerra. Oggi mi sembra giusto ricordare questi carpanetesi tra i quali si possono ricordare, oltre alla stele del Milite Ignoto, Ettore Rosso e Alessandro Casali che sono stati insigniti della medaglia d’oro, e Filippo Scotti Douglas, gli antenati del quale furono i signori di Carpaneto per oltre quattro secoli ». Durante la giornata sono state effettuate anche riprese televisive da parte di Tele Boario che è la televisione di riferimento di Ana, l’Associazione nazionale alpini. Queste immagini faranno parte del “Tg l’Alpino” che viene divulgato in tutta Italia attraverso 47 emittenti locali, tra cui Telelibertà. Daniele Mazzoni, capogruppo della sezione al- Carpaneto, fiori nuovi sul viale per ricordare il sacrificio dei bisnonni pini di Carpaneto, ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento dei bambini proprio per insegnare la storia del sacrificio dei loro bisnonni. «Già tre anni fa abbiamo intensificato le lezioni di storia, a favore degli alunni delle scuole, in concomitanza con l’anniversario della Grande Guerra - ha raccontano Carlo Veneziani, responsabile del centro studi alpini di Piacenza -. Cerchiamo di colmare così alcune lacune che a volte anche le istituzioni dimenticano, ma che a Carpaneto hanno trovato docenti attenti e disponibili».

Fabio Lunardini

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11/04/2019

Addio all’alpino di Brooklyn con il cuore a Pianadelle

Natalino Guglielmetti aveva lasciato Pianadelle di Pradovera, nel comune di Farini, mezzo secolo fa per cercare fortuna in America, a Brooklyn, con il suo paese nel cuore. Ogni estate tornava per rivedere la casa e gli amici. Ora Natalino è tornato per sempre a Pianadelle, secondo le sue ultime volontà. I funerali sono stati celebrati il 30 marzo scorso a New York e martedì a Pradovera, dove in tanti si sono riuniti attorno alla moglie Franca e ai figli Cristina e Fabio. Tanti alpini del gruppo di Groppallo-Farini e di Ferriere gli hanno reso solenni onori innalzando i loro gagliardetti, portando in chiesa il suo cappello adagiato sul tricolore e l’urna con le sue ceneri. Guglielmetti era un alpino, iscritto alla sezione di New York, il cui presidente è Luigi Covati, anch’egli piacentino di Perino. «Ricordo che 50 anni fa – ha detto rivolgendosi a Natalino un parente, Andrea Guglielmetti, durante il rito funebre – insieme a tuo padre e tuo fratello, decideste di partire in cerca di un briciolo di fortuna. Oggi a Pianadelle si è spenta un’altra luce». Net, così era anche chiamato, era nato a Pianadelle il 25 dicembre 1947 e nel 1968 si era imbarcato da Genova verso l’America. Aveva prestato servizio militare negli alpini, come telegrafista, prima il Car a L’Aquila e poi a Pontebba (Udine) e ne era orgoglioso: si era iscritto alla sezione di New York. «Una volta giunto nel nuovo continente – ha proseguito Guglielmetti - fu dura adattarsi, ma con onestà, sincerità e correttezza creasti tante cose belle: un lavoro, una casa, la famiglia». Prima lavorò in una fabbrica che produceva scatole di cartone, poi nel mondo dell’edilizia. Aveva imparato sul campo ottenendo promozioni ed era stato attivo nei sindacati. A Brooklyn iniziò a frequentare Franca, di Cogno San Bassano, che già conosceva e che sposò nel 1974. «Una persona molto solare, disponibile per tutti – lo ricorda lei -. Tutti lo consideravano un amico, ha mantenuto le amicizie a Farini le tante persone venute al funerale lo hanno dimostrato». _Nadia Plucani

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06/04/2019

Vittime di guerra croci al merito a due caduti in Russia

Picchetto d’onore, corone d’alloro e alzabandiera per omaggiare le vittime di guerra. Ieri mattina, per qualche minuto, piazza Cavalli si è fermata: sulle note dell’inno di Mameli, accanto alle autorità civili e militari di Piacenza, anche alcuni passanti hanno smesso di correre per rivolgere lo sguardo verso il Sacrario dei Caduti sotto le arcate di palazzo Gotico. All’ombra del tricolore italiano, è culminata la commemorazione organizzata dall’Associazione delle famiglie dei caduti e dispersi in guerra: «È un’occasione di memoria allegra e spensierata, per portare avanti un messaggio di pace e democrazia. In assenza di comprensione, dialogo e amore, gli eventi bellici possono tornare a colpire la collettività», ha dichiarato Annamaria D’Angelo, vicepresidente nazionale dell’associazione, con il fazzoletto azzurro al collo e la voce rotta dall’emozione. Poi sono state consegnate le croci al merito di guerra alla memoria del soldato napoletano Vincenzo Paradiso e del carabiniere caorsano Giuseppe Bonelli, entrambi dispersi sul fronte russo nel dicembre del 1942. I riconoscimenti sono stati ritirati dai nipoti. Ai vigili del fuoco di Piacenza e ai volontari della protezione civile, invece, sono andate le targhe della pace per la continua opera a favore della comunità e della salvaguardia della solidarietà fra persone e popoli. Gli attestati di stima, siglati dall’associazione, sono stati affidati al comandante dei pompieri Francesco Martino e al coordinatore provinciale dei volontari della protezione civile Leonardo Dentoni. Poco prima, nella basilica di San Francesco, si è tenuta la messa accompagnata dal suono della tromba e presieduta da don Stefano Garilli, cappellano degli alpini. Dal sagrato della chiesa, i rappresentanti delle istituzioni, le forze dell’ordine, le associazioni combattentistiche e d’arma con i rispettivi labari si sono spostate in corteo sotto al municipio, dove è intervenuto il brigadiere generale Dionigi Maria Loria, direttore del Polo nazionale rifornimenti: «Vogliamo rendere onore ai defunti di guerra, qualunque sia la causa della loro morte, in ogni scontro bellico che si è verificato dagli stati preunitari sino ai giorni nostri. Nomi di uomini caduti nell’adempimento del dovere, dietro ai quali c’è il dolore delle famiglie per le loro vite spezzate prematuramente. Il nostro compito è trasmetterne il ricordo alle generazioni future, affinché non si ripetano più le tragedie che hanno insanguinato lo scorso secolo. Le nostre forze armate continuano a proteggere la democrazia e la pace, infatti sono impegnate in due missioni nazionali e 34 spedizioni internazionali». Il brigadiere Loria ha citato il capitano messinese Giuseppe La Rosa, scomparso l’8 giugno 2013 a Farah in Afghanistan all’età di 31 anni, «quando si immolò con coraggio per difendere gli altri soldati italiani da un vile attentato terroristico durante un movimento logistico». Anche il presidente della Provincia e sindaco di Piacenza Patrizia Barbieri ha portato un saluto: «Mi sono avvicinata a questa cerimonia con forte emozione, pensando al sacrificio dei soldati catapultati in ogni parte del mondo a combattere per il bene della patria, in nome di valori condivisi quali libertà e democrazia. È commovente scorgere gli sguardi dei familiari dei defunti, a cui va il sincero ringraziamento della comunità piacentina».

Thomas Trenchi

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29/03/2019

«Ci ha insegnato a non tenere per noi i nostri talenti»

Se n’è andato un amico delle associazioni ed un alpino. Gianni Mazzocchi è scomparso a 69 anni e i suoi funerali sono stati celebrati nella chiesa di Podenzano che ha accolto tanti alpini e rappresentanti delle associazioni locali. Hanno voluto essere presenti a salutare il loro amico Gianni, lui che è sempre stato un volontario a tutto tondo, uno che diceva sempre sì quando le associazioni chiedevano la sua disponibilità, dagli alpini all’Avis, dalla Gelindo Bordin alla Crazy Sound solo per fare alcuni esempi. Per trent’anni alla Tectubi di Podenzano come manutentore meccanico fino alla pensione, era appassionato di calcio: seguiva i figli Danilo e Daniele che giocavano nella Valnure e all’occorrenza si prestava a fare qualsiasi cosa, dal massaggiatore al “giardiniere”. E sul campo e in panchina era sempre presente, pronto ad intervenire. Attualmente era vice capogruppo degli alpini di Podenzano, guidati da Giovanni Carini – particolarmente commosso per la scomparsa dell’amico –, e custode della sede. «Ricorderò sempre che tutte le volte che passavo davanti alla sede era lì , anima e custode – ha affermato il sindaco Alessandro Piva durante le esequie -. L’ho conosciuto come uomo mite, umile, disponibile. Non gli piaceva apparire, ma rispondeva sempre “presente”». Dal carattere socievole è stato anche uno dei fondatori della filodrammatica I Soliti di Podenzano in cui ha recitato nei primi anni ‘70. Un uomo che ha seminato e, come ha evidenziato don Silvio Cavalli, ha raccolto i suoi frutti: la sua famiglia, con la moglie Anna, i suoi figli e i suoi nipoti Elia ed Amelia, e l’amicizia con le associazioni. Per lui è stata letta la preghiera dell’alpino. «Ci ha insegnato a non tenere per noi i nostri talenti – hanno detto i figli -. Se si ha un dono e una capacità è giusto condividerli. Questo lui l’ha sempre fatto». _NP

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29/03/2019

Ore di festa per i nonni grazie al fisarmonicista degli alpini castellani

Gli alpini di Castelsangiovanni portano il loro entusiasmo anche tra gli anziani di Arena Po. Nei giorni scorsi una delegazione di penne nere castellane, della quale faceva parte il fisarmonicista Stefano Bozzini, ha fatto visita alla Fondazione Conte Franco Cella di Rivara Onlus, un ente che si occupa di assistenza agli anziani. Bozzini ha portato una ventata di allegria agli ospiti della struttura, suonando per loro pezzi che hanno riportato alla loro mente le musiche del passato. Musiche che hanno costituito la colonna sonora di tanti momenti felici e che grazie agli alpini è stato possibile ripercorrere. Alla festa hanno preso parte anche gli alpini di Stradella - con il loro capogruppo Roberto Provenzano - i quali, insieme agli amici della sezione di Castelsangiovanni, tra qualche settimana si daranno nuovamente appuntamento con le penne nere di Castello nel giardino della Fondazione di Arena Po per replicare la festa. Il gruppo di Castello, guidato da Alessandro Stragliati, è attivo anche nelle strutture della propria città. All’Albesani, ad esempio, di sovente le penne nere castellane animano eventi e si fanno promotrici di iniziative benefiche a favore degli ospiti. Di recente hanno anche donato un defibrillatore che verrà inaugurato nella zona del Centro commerciale Il Castello._MM

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26/03/2019

Successo per la polentata alpina a Perino 1.800 euro alla Croce rossa di Ottone

Solidarietà chiama, e gli alpini ovviamente rispondono. Soprattutto se di mezzo c’è l’sos lanciato dalla montagna, da Ottone, Zerba, Cerignale. Le penne nere della Valtrebbia si sono riunite a Perino per offrire polenta gustosissima (ricetta top secret delle “mani sante” delle tante volontarie) in cambio di un contributo che potesse sostenere la Croce rossa: sul conto corrente aperto il 19 dicembre scorso da Libertà per raggiungere il sogno - poi diventato realtà - di un’ambulanza per l’alta valle sono così ora stati devoluti altri 1.800 euro, ricavati in poche ore di buona cucina e amicizia, in perfetto stile alpino. Non solo: alla cifra si sono aggiunti anche gli aiuti raccolti dalla Cgil di Bobbio e altre offerte spontanee arrivate a Ottone. Oltre all’ambulanza dunque saranno acquistati ausilii, mezzi salvavita e altri sostegni perché la Croce rossa di Ottone abbia sempre più “gambe”. Attenzione, però. La solidarietà è bellissima, ma da sola non basta. Servono infatti volontari perché concretamente si riesca poi a garantire il servizio nel paese che si affaccia sulla Statale 45. Partirà il corso per nuovi volontari di Croce rossa a Ottone: per iscriversi -c’è ancora poco tempo disponibile - si può contattare il numero 349.5590814 oppure la mail giulia8ne@gmail.com. Un impegno prezioso per dare più sicurezza alla propria comunità e sostenere così anche i tanti aiuti arrivati da tutto il territorio. _malac.

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25/03/2019

A Carpaneto premi, riti e corteo nel giorno dell’orgoglio alpino

La festa del gruppo Alpini di Carpaneto ieri mattina è iniziatacon il raduno e l’alzabandiera seguiti da una messa celebrata dal parroco don Giuseppe Frazzani in suffragio dei caduti e dispersi di tutte le guerre. Al termine del rito religioso le penne nere hanno sfilato per le vie del paese accompagnate dalla Fanfara della sezione di Piacenza diretta dal maestro Edo Mazzoni. Il corteo si è fermato davanti al monumento dei caduti per la posa di una corona d’alloro. Successivamente nel cortile del Municipio il nuovo capogruppo degli alpini di Carpaneto, Daniele Mazzoni, ha salutato gli intervenuti, autorità civili e militari. il sindaco Andrea Arfani, complimentandosi, ha sottolineato come gli alpini riescano sempre ad attrarre tanta gente e, cosa importante, ricordino sempre alla comunità i veri valori che hanno costruito l’Italia. Un gradito ospite della giornata è stato Daniele De Pianto, sindaco di Cercino, località in provincia di Sondrio il cui gruppo alpini è gemellato con quello di Carpaneto. Hanno portato i saluti anche il generale Maurizio Plasso e il generale Sergio Santamaria, direttore del Polo di mantenimento che ha detto: «Amicizia, riconoscenza, memoria, cristianità, associazionismo, Patria, questi sono tutti valori sui quali si fondano le radici degli alpini. Sul vostro monumento ai caduti ho letto la scritta “Morti perché la Patria viva”, questa è una dicitura stupenda che va ricordata ». Anche il presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Alpini, Roberto Lupi, non poteva mancare. Dopo i saluti ha sottolineato come le feste dei gruppi alpini non siano folclore ma sono effettivamente utili a porre l’attenzione su valori che non devono essere dimenticati. Durante la festa, come ormai da tradizione, si sono svolte anche le premiazioni del concorso per scritti sul tema degli alpini, dedicato dai suoi famigliari alla memoria di “Italo Savi alpino”, che ha raggiunto il suo decimo anno, e che è rivolto agli alunni delle scuole medie Silvio Pellico di Carpaneto. Alla presenza della moglie Angela, della figlia Daniela Savi e della dirigente scolastica Monica Ferri, sono stati premiati Melissa Anelli, Federica Calderoni, Alice Alquati, Kiara Hoxha, Riccardo Faimali, Alessandro Bravi e Anna Sofia Mazzocchi.

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21/03/2019

Alpini in piazza a Caorso per festeggiare i “loro” 50 anni

Senso di appartenenza, dedizione al dovere, sincero cameratismo, fedeltà al Paese, rispetto per i compagni defunti e spirito goliardico: gli Alpini, ovunque siano, piacciono. A tutti: grandi e piccoli. Il loro fare festa è il fare festa per un’intera comunità. E’ accaduto così in questi giorni anche a Caorso, dove il Gruppo Alpini, guidato da Angelo Maffini, ha celebrato i 50 anni dalla sua fondazione.

Fanfara e “gemelli”

La solenne cerimonia, aperta con l’alzabandiera e la deposizione di una corona al monumento ai caduti, si è sviluppata in tre momenti consecutivi: i saluti delle autorità, una messa celebrata dal vescovo di Piacenza monsignor Gianni Ambrosio e un ottimo raduno conviviale. E non poteva mancare la presenza della fanfara alpina Altolario e degli amici - con cui la sezione dell’Ana (Associazione nazionale alpini) di Caorso è gemellata dal 1996 - del gruppo alpini di Verceia giunti numerosi dalla provincia di Sondrio, guidati da Ivo Pedroncelli.

Traguardo

«Cinquant’anni sono un bel traguardo, ma sono solo i primi - commenta Roberto Lupi, presidente dell’Ana Piacenza - e se siamo qui a celebrarli, non possiamo non ringraziare i soci fondatori (Silvano Pagano, attuale presidente onorario, Giovanni Sartori e il quasi 99enne Elio Draghi, che hanno ricevuto un attestato di riconoscenza, ndr)». «È bello - ha proseguito il presidente Lupi - vedere come in occasione di questa ricorrenza ci sia una così numerosa partecipazione, d’altra parte i valori che noi alpini incarniamo e portiamo avanti, come il senso del dovere verso la patria e il Paese, hanno senso solo se sono condivisi all’interno della nostra comunità ».

Festa alla Baita

I 50 anni di fondazione sono anche stati occasione per festeggiare il decimo anniversario dall’inaugurazione della Baita, intitolata al Beato don Secondo Pollo, sede del gruppo Alpini Caorso. «Mi sento doppiamente a casa, non solo perché sono nel mio paese ma perché ho in famiglia chi appartiene alle penne nere - dichiara il sindaco di Caorso Roberta Battaglia -. Conosco i vostri ideali, al di là della vostra peculiare vena goliardica da cui è facile essere contagiati, siete portatori di principi che abbiamo sempre più bisogno di coltivare». Le fa eco il collega, primo cittadino di Verceia, Flavio Oregioni: «Ciò che contraddistingue gli alpini è la semplicità, la schiettezza, la quotidianità e l’operosità, esattamente ciò che su cui si basa un gemellaggio che non è solo tra due gruppi ma soprattutto tra due comunità. Quasi la metà dei vostri 50 anni è stata condivisa con noi, essere qui è un onore».

Valentina Paderni

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17/03/2019

I Piacentini nel mondo premiano gli alpini «Esportano ovunque valori e tradizioni»

Gli alpini portano in giro per il mondo valori e tradizioni. Ecco perché meritano un premio di benemerenza, e a consegnare questo prestigioso riconoscimento alla sezione di Piacenza ci penserà l’associazione “Piacenza nel Mondo”. Sarà questo il primo di tanti passi che sanciscono la collaborazione ufficiale tra le due realtà locali, nata con l’annuncio dato nella sede degli alpini. Presenti una corposa delegazione di “Penne nere”, guidata dal presidente Roberto Lupi, il presidente dell’associazione “Piacenza nel Mondo” Giovanni Piazza e il consigliere provinciale Romeo Gandolfi. La consegna del premio di “Associazione benemerita nel mondo” all’Ana piacentina avverrà in occasione della Festa degli Emigranti in programma il prossimo 11 agosto a Groppovisdomo di Gropparello. Tra le altre realtà premiate, alcune ancora da definire, c’è anche il Piacenza Calcio nell’anno del suo centenario. «Siamo qui per rendere ufficiale il rapporto di collaborazione che ci lega con l’Ana locale – ha spiegato Piazza – una partnership che in realtà esiste da anni, visto che gli Alpini ci aiutano sempre in occasione delle nostre feste e delle varie iniziative, non manca mai il loro contributo. I valori che propongono sono un punto di forza per tutti gli emigrati piacentini nel mondo, che attualmente sono presenti in tanti paesi e in realtà nuove rispetto al passato, come Belgio, Australia, Cile o Argentina. Tanti piacentini e tanti alpini si sono fratti onore all’estero e rappresentano un punto di riferimento per le associazioni presenti sul territorio, e questo, in occasione del nostro centenario, è un premio che vuole abbracciare idealmente tutti i piacentini e tutti gli alpini. Come funzionerà concretamente questa collaborazione? Si proseguirà con la via già iniziata, di sostegno ai vari eventi, oltre a puntare sul fare squadra e numero per offrire un supporto ai nostri piacentini sparsi per il mondo». Plauso arrivato da parte dell’Amministrazione provinciale direttamente da Gandolfi, secondo il quale «tutte queste iniziative vanno supportate e in questo senso la Provincia non si tirerà certo indietro per dare un aiuto », in seguito il presidente Lupi si è detto «onorato per questo bel riconoscimento che riceveremo, tutto questo rafforzerà il legame che abbiamo da tempo con l’associazione Piacenza nel Mondo. L’associazione ha dei valori che noi stessi condividiamo, offre un supporto ai piacentini che tengono alto il nome del nostro territorio dove sono presenti»

Gabriele Faravelli

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14/03/2019

Omaggio di San Giorgio agli alpini nel giorno del raduno annuale

Un brano scritto dal patriota Cesare Battisti per elogiare il coraggio e la bontà di cuore degli alpini è stato citato dal sindaco Donatella Alberoni nel discorso tenuto per le celebrazioni del raduno di gruppo Alpini di San Giorgio. Un discorso in cui è emerso lo stretto legame che si è stabilito tra la comunità sangiorgina e le volonterose penne nere locali. Domenica è stata una giornata di festa ed al tempo stesso un’occasione per commemorare e ricordare il sacrificio di chi ha dato la vita per la nazione. San Giorgio perse allora 48 suoi cittadini. Per loro, come ogni anno, dopo l’alzabandiera è stata depositata una corona d’alloro al cospetto di rappresentanti delle istituzioni, componenti della Protezione civile e di Ana provinciale (ha partecipato il vice presidente Pierluigi Forlini) e del parroco Claudio Carbeni, che ha impartito la benedizione dinnanzi al monumento dei caduti realizzato nel 1924 dallo sculture Gino Rancati e regolarmente mantenuto in perfette condizioni dal Gruppo Alpini di San Giorgio. Quando si parla di Alpini è doveroso il ricordo per le imprese del passato, ma altrettanto importante è sottolineare il fondamentale contributo che ogni giorno danno alla società. Gli Alpini San Giorgio guidati dal capogruppo Graziano Franchi, da sempre collaborano all’organizzazione di eventi rivolti alla comunità, ultima la partecipazione per l’attuazione dello spettacolo teatrale “Stupefatto”. Senza dimenticare le numerose iniziative benefiche rivolte al paese. Dopo la partecipata messa, le pennenere insieme ad un folto numero di simpatizzanti si è trasferito nel salone parrocchiale dove si è tenuto un pranzo conviviale a base di antipasti tipici e dell’amata polenta preparata dagli Alpini e servita con ganassini e gorgonzola. Al termine del pranzo, la festa si è conclusa nel migliore dei modi tra risate e allegria, con una ricca lotteria di premi forniti dagli esercizi commerciali del paese presentata da Salvatore Tizzi. _Marco Vincenti

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14/03/2019

Gotico e penna nera così Ilaria conquista il maxi raduno alpino

C’è il tricolore, palazzo Gotico, la penna nera e la colonna mozza con la scritta “Per non dimenticare”. Ha radunato i simboli degli alpini e di Piacenza Ilaria Soldini, studentessa della quinta grafica del liceo Cassinari che ha disegnato il logo del raduno del Secondo Raggruppamento Alpini in programma nella nostra città il 19 e il 20 ottobre. Ieri pomeriggio in municipio si è svolta la presentazione ufficiale della locandina che riporta la realizzazione grafica di Ilaria: il sindaco Patrizia Barbieri ha voluto ringraziare personalmente la scuola «per avere saputo leggere così bene il senso di quello che sarà un momento emozionante per la comunità». «Il presidente provinciale degli alpini Roberto Lupi sta lavorando per l’allestimento del prossimo raduno di ottobre – spiega il primo cittadino – il fatto di avere coinvolto una studentessa nell’ideazione del logo è sicuramente importante e lodevole ». Da parte sua Ilaria, accompagnata dalle docenti Concetta Di Stefano e Cristina Martini, ha precisato: «Il progetto è stato molto importante per me e per tutti i ragazzi della classe con cui ho lavorato e che hanno cercato di valorizzare il contributo degli alpini: chiaramente mi fa piacere che sia stato scelto il mio lavoro, ma vale la pena ricordare che è frutto di un impegno congiunto». Il logo mostra non solo la penna nera, ma anche la colonna mozza: «È il simbolo dell’associazione perché rimanda a un raduno che si svolse nel 1920 sull’Ortigara – spiega Lupi – in quell’occasione venne portata la colonna mozza come omaggio agli alpini caduti nella Grande Guerra. Il disegno di Ilaria è stato scelto appunto perché ha saputo unire tanti simboli: il tricolore, il Gotico, la penna nera e appunto la colonna mozza». Come si diceva, il raduno si terrà in ottobre, ma la macchina organizzativa si è già messa in moto: «Stiamo definendo il percorso per la sfilata – spiega ancora Lupi – e abbiamo messo in calendario alcuni appuntamenti in preparazione dell’evento che dovrebbe portare a Piacenza ben 25 mila alpini: sabato e domenica prossima a Caorso ci sarà un concerto, mentre il 29 a Pianello presenteremo un libro dedicato alla Grande Guerra».

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25/02/2019

Un incontro a Farini: la storia raccontata alle nuove generazioni

Gli alunni delle scuole di Farini, dall’infanzia alla secondaria di primo grado, hanno reso onore ai caduti di tutte le guerre e conosciuto in modo più approfondito il Corpo degli alpini. È stata una iniziativa della scuola che «tutti gli anni propone una giornata per conoscere una “pagina” della storia d’Italia e del territorio farinese nell’ambito del progetto “Erasmus Plus-Radici” - ha spiegato l’insegnante Monica Cavanna, responsabile di plesso -. Quest’anno è stato scelto il corpo degli alpini. I ragazzi si sono preparati a questo momento, imparando i canti e i fatti storici legati alle penne nere e alle due guerre». E giovedì hanno incontrato di persona gli alpini, quelli in congedo, che spendono le loro giornate per fare qualcosa di concreto per la comunità e per far conoscere ai più giovani l’esperienza delle penne nere di ieri e di oggi. In particolare sono stati con loro il coordinatore del Centro Studi Ana Piacenza, Carlo Veneziani, il consigliere sezionale Ana Enrico Bergonzi, Maurizio Franchi, coordinatore Unità Protezione civile Ana Piacenza, i rappresentanti dei gruppi alpini di Farini e Groppallo, il fotografo Ana Valerio Marangon. Nulla è stato lasciato al caso, ma anzi tutto aveva una motivazione. Tante le informazioni che i ragazzi hanno avuto dagli ospiti prima di intraprendere la sfilata, come fanno gli alpini nei loro raduni. Con le bandierine tricolori, dalla scuola hanno raggiunto il monumento ai caduti in piazza Marconi, dando vita a una vera e propria commemorazione con l’alzabandiera e l’Inno di Mameli, cui hanno partecipato anche il sindaco Antonio Mazzocchi e il maresciallo dei carabinieri, Danilo Brunori. Con i flauti hanno suonato Il Silenzio durante la deposizione dei fiori e, accompagnati alla fisarmonica dall’alpino Davide Bardugoni, hanno cantato Il Piave e Sul Cappello. Martina Cavanna, sindaco dei ragazzi, ha letto la preghiera dell’alpino e l’insegnante Cavanna un breve testo sull’armistizio. Hanno condiviso anche il pranzo, in mensa, allestita tricolore, prima di un pomeriggio interessante in cui i più grandi hanno osservato i reperti storici delle trincee portati dal Centro Studi Ana e i più piccoli, guidati dal referente della Protezione civile, hanno conosciuto, guardando un cartone animato, i comportamenti da tenere, a casa e a scuola, in caso di terremoto ed incendio boschivo. _NP

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25/02/2019

Aiuto all’hospice dalle penne nere di Piozzano e Gazzola

Anche gli alpini di Piozzano e Gazzola sono solidali con l’hospice di Borgonovo e con chi ogni giorno presta il proprio tempo per stare accanto a chi soffre. Grazie ad un pranzo benefico organizzato dalle penne nere nei locali dell’oratorio di Piozzano è stato possibile raccogliere ben 1.500 euro che serviranno ora a sostenere le attività degli Amici dell’hospice di Borgonovo. Il pranzo organizzato dagli alpini del gruppo che comprende penne nere di Piozzano e Gazzola è stato dedicato alla memoria di Lucia, Fortunata e Laura, mogli di alpini scomparse prematuramente. «L’iniziativa - dice il capogruppo Carlo Brigati - è stata organizzata in loro memoria e in generale in ricordo di tutte le amiche degli alpini che purtroppo non ci sono più». All’invito a partecipare e a solidarizzare con gli Amici dell’hospice hanno risposto ben 120 persone, grazie a cui è stato possibile raccogliere il sostanzioso contributo. Del gruppo che comprende i due comuni fanno parte una cinquantina di iscritti i quali ha ripetuto un’iniziativa analoga, sempre nel salone parrocchiale di Piozzano, allestendo un pranzo a base di polenta per sostenere l’acquisto di un tandem a favore di Tandem Volante, realtà che si occupa di sostenere persone disabili. Il 2 giugno verrà organizzeta a Gazzola la festa di sezione, mentre a maggio una delegazione parteciperà all’adunata nazionale a Milano. In ottobre anche le penne nere di Piozzano e Gazzola saranno mobilitate in occasione del Secondo Raggruppamento Alpini che si terrà a Piacenza. _MM

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25/02/2019

«Gli alpini da sempre a servizio delle comunità»

Ieri mattina, con una cerimonia ufficiale, è stata scoperta la targa commemorativa alla memoria del tenente alpino Renato Molinari. Il parco a lui dedicato era un tempo un campo di calcio sempre dedicato a lui che però, essendo stato spostato nell’area sportiva nel basso paese, aveva fatto cadere nell’oblìo l’intitolazione. Per volontà dell’amministrazione guidata dal sindaco Jonathan Papamarenghi e in concomitanza con la festa degli alpini, è stata quindi ricordata e ripristinata la dedica. Luigi Faimali, capogruppo degli alpini, ha salutato tutti i presenti, tra i quali gli alpini gemellati di Lugagnano di Sona, in provincia di Verona. Il sindaco Papamarenghi, ringraziando gli intervenuti ha detto: «Come amministrazione abbiamo collaborato volentieri con il gruppo alpini locale per valorizzare una figura importante di Lugagnano. Difese i valori civili, il tenente alpino Renato Molinari, e per questo la comunità lugagnanese volle dedicargli il campo di calcio che si trovava dove siamo oggi. Vorrei ringraziare pubblicamente l’alpino Germano Croce che con vero spirito alpino, ha ridato ordine a questa area che è tornata a vivere, riqualificata e oggi dedicata nuovamente a chi, nel 1917, perse la vita per difendere i valori rappresentati dal nostro tricolore. Oggi, in concomitanza con la festa degli alpini di Lugagnano, sottolineo come, con la loro penna nera, e dietro la loro divisa, ci siano grandi valori, impegno e sacrifici, che sono tangibili non solo nelle missioni di pace all’estero, o durante le catastrofi del territorio italiano, ma anche nella nostra comunità, collaborando sempre con le varie realtà locali». «Ricordo ancora - ha concluso il sindaco - quella che fu la motivazione della seconda medaglia al valore, attribuita a Molinari, il giorno seguente alla sua morte, che recitava “Sprezzante di ogni pericolo, conduceva con mirabile ardimento la propria sezione mitragliatrici all’assalto insieme alle prime ondate. Ritto fra l’infuriare del fuoco nemico, incitava i suoi alpini alla lotta. Ferito da pallottola avversaria, ricusava ogni soccorso, e con la parola e con il gesto, continuava a incorare i suoi uomini, finché, colpito di nuovo da un grosso calibro nemico, lasciava gloriosamente la vita sul campo”, era il 1917. Roberto Migli, revisore dei Conti nazionale degli alpini ha dichiarato di essere ono- Due momenti della cerimonia per la targa alla memoria del tenente alpino Renato Molinari FOTO LUNARDINI rato di presenziare alla scopertura della targa in memoria di Molinari. Migli ha anche omaggiato il gruppo di Lugagnano del guidoncino nazionale degli alpini. Il giornalista Franco Lombardi ha ricordato la figura di Molinari e la storia del campo di calcio, nato nel 1919, consegnato alla Unione Sportiva Lugagnanese nel 1932 e rimasto attivo fino al 2001, anno del suo trasferimento nell’area sportiva lungo il torrente Arda, lasciando lo spazio per l’asilo nido e la palestra, con un parco rinnovato dedicato ad una persona illustre, il tenente alpino Renato Molinari.

Fabio Lunardini

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24/02/2019

Lugagnano ricorda Molinari caduto sotto i colpi austriaci

Oggi, verrà scoperta una targa commemorativa alla memoria del tenente Renato Molinari. Con inizio alle ore 10 e 30, in concomitanza con la festa del Gruppo alpini di Lugagnano è stata organizzata una cerimonia aperta a tutta la comunità. La targa che verrà scoperta ricorda la storica titolazione al tenente alpino Renato Molinari, cui era titolato già il campo da calcio esistente prima dei due nuovi edifici pubblici. Durante la commemorazione, il giornalista Franco Lombardi, ripercorrerà per tutti i presenti, le vicende dell’area e dell’illustre lugagnanese. L’area verde in questione, collocata lungo il viale Madonna del Piano, è stata, in questi ultimi mesi, riqualificata dall’Amministrazione comunale. Lo spazio in questione è confinante con l’asilo nido e il palazzetto dello sport comunali. «Gli interventi eseguiti - spiega il sindaco di Lugagnano Jonathan Papamarenghi, che ha seguito i lavori in tutte le sue fasi - hanno portato ad una revisione completa di tutte le essenze arboree presenti, ad un ridimensionamento ed una pulizia di quelle restanti. Abbiamo ripulito tutti i manufatti presenti anneriti e resi antiestetici negli anni, sono state collocate nuove panchine, che hanno sostituito quelle presenti, già oggetto di numerosi atti vandalici. Gli interventi, che hanno abbellito e reso più fruibile un importante spazio del nostro paese, sono partiti nel centenario della Grande Guerra, conclusosi lo scorso dicembre, anche perché l’Amministrazione ha voluto dare un contributo alla memoria di un pluridecorato lugagnanese, che ha perso la vita sul fronte, e merita di essere ricordato con la massima dignità». Renato Molinari, classe 1886, venne insignito di due medaglie d’argento al valor militare, la prima per aver guidato un vittorioso attacco, nonostante fosse ferito, sul monte Cukla nel 1916, la seconda, alla memoria, per essere caduto nel 1917 sotto i colpi austriaci mentre era al comando dei suoi alpini sul colle della Berretta. _Flu

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20/02/2019

Il capitano Bottazzi ha festeggiato i 99 anni con gli alpini castellani

Il capitano degli alpini Luigi Bottazzi ha festeggiato le sue 99 primavere insieme alle amate penne nere. Tra loro c’erano anche i decani del gruppo di Castelsangiovanni, di cui Bottazzi fa parte da decenni, e cioè Luigi Fellegara e Ferdinando Lucchini, entrambi 89enni “di ferro” che non hanno voluto mancare al piccolo evento organizzato in omaggio al capitano Bottazzi. All’appuntamento quest’ultimo si è presentato in compagnia dei suoi inseparabili documenti, fotografie e scritti che testimoniano la sua vicenda di ex internato nei lager nazisti. Un periodo terribile quello vissuto nei campi di prigionia. Pochi giorni fa Bottazzi aveva rievocato quegli anni in un’intervista a Libertà._MM

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19/02/2019

Cortemaggiore verso la Festa Granda emozioni in musica con le penne nere

Il gruppo alpini di Cortemaggiore ha donato una serata da ricordare a tutti i presenti, nella chiesa della SS. Annunziata si sono esibiti i cori Cai di Piacenza e Monte Cusna di Reggio Emilia. Don Giancarlo Plessi, che gestisce lo storico convento francescano, ha fatto gli onori di casa: «Sono cresciuto con i canti di montagna e riascoltarli è una grande emozione. Ringrazio gli alpini, ai quali sono legato in modo particolare, anche per la loro straordinaria capacità di condivisione che hanno innata e riescono a trasmettere a tutti noi». Il capogruppo di Cortemaggiore Fabrizio Devoti ha ricordato: «Questa serata è un evento della programmazione “aspettando la Festa Granda” che ci onoriamo di ospitare il prossimo 6,7 e 8 settembre 2019. Tanti mi ringraziano, ma vorrei precisare, ancora una volta, che da solo non riuscirei a fare nulla. Ho al mio fianco persone stupende, sempre disponibili. Questa serata di emozioni è solo l’inizio di tutto quello che riusciremo a fare nei prossimi mes». Roberto Lupi, riconfermato alla guida della sezione provinciale Ana, ha ringraziato il gruppo di Cortemaggiore sottolineando come sul territorio magiostrino nota sempre un nutrito numero di persone che seguono gli eventi organizzati, segno dell’attaccamento delle persone agli alpini. Il sindaco Gabriele Girometta, dopo aver consegnato, a nome degli alpini, un contributo a don Plessi, si è complimentato con gli organizzatori. I cori hanno incantato il pubblico intonando mirabilmente 8 canti a testa, tra i quali il Cai Piacenza ha proposto “Al comando dei nostri ufficiali”, “Senti cara ninetta” e “Preghiera degli alpini”. Il coro Monte Cusna ha proposto “La penna dell’alpino”, “Era una notte che pioveva” e “Ta-pum”. Il gran finale è stato con un ensemble che ha emozionato i presenti con la canzone “Signore delle Cime”. Erano presenti alla serata anche il presidente dei Combattenti e reduci Fabrizio Devoti, il generale Raffaele Campus, il maresciallo dei carabinieri Francesco Cutuli e il vicepresidente provinciale degli alpini Gianluca Gazzola.

Fabio Lunardini

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16/02/2019

Alpini piacentini in assemblea eleggono il presidente

Alpini piacentini in assemblea oggi per eleggere il nuovo presidente e, tra l’altro, designare la località della Festa Granda 2020. L’asseblea si terrà nella sala convegni del convento francescano di Cortemaggiore con inizio alle 14.30. All’assemblea dei delegati partecipano per ogni gruppo locale di alpini il capogruppo e un delegato ogni 25 iscritti. In tutto si tratta di 100 penne nere. Nella provincia di Piacenza esistono 45 gruppi alpini per un totale di circa 2.800 persone (compresi gli “amici degli alpini”). Verrà approvato il bilancio del 2018 e il preventivo del 2019 con relativa relazione dei revisori dei conti. Poi l’elezione del nuovo presidente. Roberto Lupi, il presidente uscente, é l’unico candidato. Verrà scelta la sede della Festa Granda 2020 che sarà Bettola essendo anch’essa l’unica candidata. Si farà il punto sull’organizzazione della Festa Granda 2019 a Cortemaggiore e naturalmente sul raduno del 2° raggruppamento (Emilia Romagna-Lombardia) a Piacenza il prossimo ottobre.

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11/02/2019

Armonia celebra la patrona Sant’Agata Donazione degli alpini

«Da sole non si fa nulla, insieme si fa tanto». Lo testimoniano le donne dell’associazione Armonia riunite nella piccola chiesa di Sarturano per celebrare Sant’Agata, protettrice delle donne operate al seno. Insieme, per le donne di Armonia, vuol dire raccogliere fondi per far crescere l’unità di senologia dell’ospedale piacentino e vuol dire anche tessere pazientemente bellissimi teli color rosa, il colore del sodalizio Intrecci in Armonia, per poi tappezzare con essi la piccola chiesa della frazione agazzanese. Vuol dire infine stringere preziosi legami di amicizia, come quello con gli alpini di Agazzano, grazie a cui da tre anni a questa parte si rinnova l’appuntamento che porta a Sarturano decine di donne. «Sant’Agata è la nostra protettrice - ha detto ieri la presidente di Armonia Romina Cattivelli durante la celebrazione officiata da monsignor Marco Giovannelli - e per noi è importante credere che ci si qualcuno che ha voluto darci una seconda possibilità. Una possibilità - ha proseguito - che non vogliamo sprecare. Oggi è per noi un momento importante per riflettere sull’importanza della vita e sulla protezione che ci offre Sant’Agata». La mano tesa degli alpini di Agazzano si è concretizzata con un donazione di 200 euro che il gruppo di penne nere ha voluto consegnare ad Armonia. «Ci conoscemmo tre anni fa - ha ricordato Mino Gropalli - quando ci chiesero di aiutarle ad appendere i loro teli lungo il Facsal, dopodiché ideammo questo appuntamento ». Alla donazione degli alpini si è aggiunta anche quella di due benefattrici anonime agazzanesi. «Da sole non si fa nulla - ha detto Cattivelli - ma insieme si può fare tanto. Queste offerte le destineremo a sostenere l’unità di senologia dell’ospedale». La messa, animata dalla Schola Cantorum di Agazzano, è stata anche l’occasione per ricordare chi non c’è più, come gli alpini “andati avanti” e per dire grazie a chi, come Simona Ferrari, con la sua creatività e passione ha fatto nascere l’idea delle coperte rosa, simbolo di Intrecci in Armonia._ MM

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10/02/2019

Per le feste degli alpini a Bruso disco verde al gazebo removibile

Si chiude l’intricata vicenda del contenzioso apertosi tempo addietro tra gli alpini di Borgonovo e la Soprintendenza alle Belle Arti, relativamente a una struttura che le penne nere avevano allestito per le manifestazioni all’aperto nell’area retrostante alla chiesa di Bruso, dove si trova la sede dell’associazione combattentistica borgonovese assai attiva nel campo del volontariato. Il compromesso trovato è che l’amministrazione comunale (e non più le penne nere) ha stipulato un comodato d’uso con la Curia vescovile di Piacenza. L’area è stata destinata ad area di pubblica utilità e la struttura per le feste oggetto del contenzioso (che nel frattempo è stato alleggerita rispetto alla precedente) viene indicata come utilizzabile per scopi sociali. «Si pone fine a una vicenda che ha recato danno a un’associazione che fa solo del bene alla comunità» ha detto il consigliere Matteo Lunni, riferendosi alla diatriba apertasi circa la vicinanza delle strutture per le feste degli alpini all’abside della chiesa romanica. La questione è stata discussa in una recente seduta consigliare, durante la quale maggioranza e minoranze hanno dato l’ok definitivo all’autorizzazione al gruppo alpini «per la posa di una struttura metallica rimovibile coperta con telo impermeabile in località Bruso». Potranno quindi montare un gazebo rimovibile per le varie iniziative, ritenuto meno impattante rispetto al contesto storico artistico in cui si trova. Durante la stessa seduta è stata prorogata di sei mesi la convenzione con il canile di Montebolzone per cui il Comune di Borgonovo spende circa 32 mila euro all’anno. «Da giugno - ha annunciato il sindaco Pietro Mazzocchi - entrerà in vigore un nuovo sistema per la compartecipazione dei costi da parte dei comuni». «Oggi - ha proseguito Mazzocchi - si paga per l’85 per cento in base alla popolazione e per il 15 per cento in base al numero di cani recuperati. Da giugno, per i prossimi due anni, le percentuali saranno del 70 e 30 per cento, per poi scendere al 60 e 40 per cento per un altro anno per arrivare infine ad una suddivisione del 50 e 50 per cento»._MM

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31/01/2019

«Due anni nei lager i feriti partivano e non tornavano più»

«Lo spazio era così ridotto che mentre dormivo avevo sulla faccia i piedi di quello che mi stava di fianco. Dividevamo un pagnotta di pane in sei e, a turno, uno di noi raccoglieva le briciole per non sprecare niente». Luigi Bottazzi, classe 1920, storico tabaccaio di Castelsangiovanni, è capitano degli alpini e non ha ma dimenticato nulla dei due interminabili anni trascorsi nei lager nazisti. Era un giovane sottotenente in forze al Sesto Reggimento Alpini di stanza a Colle Isarco quando, il 9 settembre 1943, all’indomani dell’armistizio, venne fatto prigioniero dei tedeschi. Iniziò per lui una lunga odissea proseguita fino al 16 aprile del 1945, quando il lager di Fallingbostel, in cui all’epoca era internato, venne liberato dagli inglesi.

Come ricorda la liberazione?

«Vedemmo arrivare cinque carri armati e pensammo che fossero i tedeschi venuti ad annientarci. Invece i carri armati si fermarono e fecero manovra. Quando vedemmo il simbolo degli inglesi capimmo di essere salvi. Di quel momento conservo una foto in bianco e nero. Si vede un gruppo di uomini ammassati dietro una rete e lì in mezzo c’ero anch’io». Prima di arrivare a quel fatidico giorno ha però dovuto passare attraverso un inferno segnato da tappe che sono rimaste impresse a fuoco nella sua memoria. Tappe i cui nomi sono Stablack, Deblin, Sandbostel, Fallingbostel, tutti lager nazisti dove lui e i suoi sfortunati compagni venivano di volta in volta spostati.

Con quali mezzi venivate condotti?

«A bordo di treni bestiame. Minimo eravamo in sessanta per vagone, ammassati uno sull’altro. I viaggi duravano settimane perché la precedenza ce l’avevano tutti gli altri treni. Mangiavamo quando capitava ». Bottazzi fece parte dei “mille di Fallingbostel”, mille ufficiali la cui storia è stata messa nero su bianco da Carmelo Cappuccio nel libro “Uomini e tedeschi”, scritti e disegni di deportati a cura di Armando Borrelli e Anacleto Benedetti.

Un libro che lei, insieme a una miriade di scritti e documenti che testimoniano la sua esperienza, conserva gelosamente...

«Per capire cosa abbiamo passato bisogna leggere quel libro. Avevamo una stufa per baracca che accendevamo quando ci consentivano di andare a prendere la legna. Facevano due appelli al giorno e ogni volta ci tenevano fuori un’ora al gelo. Dormivamo stesi su un tavolaccio con le cimici e le pulci che passavano tra le scanalature del legno. Ci davano una minestra con un litro di brodo e barbabietole per il bestiame. La domenica c’erano i fiocchi di avena e al pomeriggio un infuso con foglie di tiglio. Vedevamo partire i feriti per l’infermeria ma non li vedevamo più tornare ».

Tra tanta disperazione, conserva ricordi belli?

«Una soprano vestita di bianco alla sera, all’inizio della prigionia prima di partire per i lager, ci cantava le opere liriche e noi rispondevamo con il “Và pensiero”. Ricordo ancora l’incontro a Deblin con il cappellano militare don Primo Carrà (scomparso nel 2017, ndc). La notte di Natale del 1943 gli feci da chierichetto e lui mi regalò le sigarette ».

C’è una cosa di cui lei va orgoglioso, vero?

«Sì, di essermi sempre rifiutato di lavorare per i tedeschi e di non avere mai aderito alla Repubblica di Salò». Luigi Bottazzi ha ricevuto in seguito una Croce al merito di guerra, un distintivo d’onore per i patrioti volontari della libertà e una medaglia d’onore. Il 16 febbraio festeggerà 99 anni insieme ai familiari e agli alpini di Castelsangiovanni alla cui sezione è iscritto da oltre mezzo secolo. «Gli faremo

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30/01/2019

Cortemaggiore, la Festa granda degli alpini parte dai più piccoli

Il gruppo alpini di Cortemaggiore ha incontrato tutti gli alunni della scuola elementare “Pietro Gandolfi” al teatro Eleonora Duse di via XX Settembre. Il motivo è legato alla prossima Festa Granda Provinciale che, come già annunciato, verrà ospitata proprio a Cortemaggiore il 6,7 e 8 settembre prossimi. Nella stessa circostanza verranno coinvolti anche i bambini delle elementari con lavori, disegni e componimenti che saranno esposti proprio nel teatro magiostrino. Per far capire allora agli alunni che cosa significa “Corpo degli Alpini” e che cosa gli alpini hanno fatto e continuano a fare a favore della comunità, è stata organizzata questa mattinata di conoscenza storica. I bambini sono stati divisi in tre gruppi, prima e seconda, le terze insieme alle quarte, e infine le quinte. Ogni incontro aveva la stessa tematica ma con un approccio diverso in base all’età. Sono stati proiettati anche brevi filmati d’animazione per attirare maggiormente l’attenzione dei più piccoli. Erano presenti, tra gli altri, il capogruppo di Cortemaggiore Fabio Devoti, il referente del centro studi Ana, Carlo Veneziani, il coordinatore sezionale della protezione civile Ana Maurizio Franchi, il sindaco di Cortemaggiore Gabriele Girometta e il vice Alice Marcotti. «Gli alpini hanno una storia antica - ha esordito Girometta -. Aiutano sempre la comunità e collaborano con tutte le associazioni del paese. Gli alpini organizzano anche feste ricreative e col ricavato di queste fanno donazioni e beneficenza. È un’associazione meritevole e tutti noi cercheremo di ricambiare il loro altruismo aiutandoli per organizzare al meglio la Festa Granda 2019». Ogni incontro con i gruppi di alunni è sempre iniziato coinvolgendoli nel canto dell’Inno italiano di Mameli, per poi passare alla visione dei filmati. La protezione civile Ana ha spiegato, in modo semplice, come ci si deve comportare in caso di incendio o terremoto. Particolarmente apprezzata è stata la storiella raccontata dalla penna dell’alpino trasformata in un cartone animato. La penna, come il mulo, è stato spiegato, sono i simboli principali che contraddistinguono gli alpini. La penna nera è di corvo, riservata alla truppa, quella marrone è d’aquila, per i sottufficiali e per gli ufficiali inferiori, quella bianca è d’oca, per gli ufficiali superiori e i generali. L’attiva partecipazione della scuola alla festa di settembre è significativa sul fatto di come il corpo degli alpini sia ben radicato sul territorio e riscuota tanta simpatia e riconoscenza._Flu

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28/01/2019

Gli Alpini onorano i caduti in Russia del ‘43 «L’Italia deve andare fiera di Nikolaevka»

La battaglia di Nikolaevka, combattuta dagli alpini il 26 gennaio 1943 contro le forze dell’Armata Rossa in Russia, assume un significato che va oltre quello bellico. Deve essere assunto come valore e trasmesso ai più giovani. Pur sacrificando sul campo migliaia di vite umane, il combattimento ha infatti fatto nascere la consapevolezza di volere una nuova Italia, libera e democratica. Gli alpini della provincia piacentina hanno commemorato ieri mattina il tragico evento della battaglia di Nikolaevka, onorando tutte le Penne nere che vi persero la vita o furono disperse. Lo fanno tutti gli anni a Vigolzone dove, in piazza Serena, è collocato il monumento dedicato ai caduti che contiene la terra di Nikolaevka.

Per Morosoli e Scrivani

Il monumento venne realizzato nel 1984 con l’allora capogruppo Gaetano Morosoli, scomparso lo scorso novembre, fondatore del gruppo alpini di Vigolzone e per anni volontario in terra di Russia. Non era presente fisicamente, ieri, ma c’era con lo spirito. Così anche l’amico Elio Scrivani, scomparso a ottobre 2018, anch’egli nel consiglio direttivo del gruppo di Vigolzone. Il loro cappello dalla penna nera è stato portato sul cuscino tricolore da due alpini, al fianco delle figlie Francesca Morosoli ed Elena Scrivani. Entrambi sono stati ricordati nella messa, celebrata dal parroco don Piero Lezoli, e da Romano Mariani, del gruppo di Vigolzone. Mancano entrambi, a tutti. Onore ai caduti ufficiale con la fanfara alpina di Pontedellolio e la deposizione di una corona di alloro offerta quest’anno dal gruppo di Rustigazzo.

«Disarmati ma forti»

«Nikolaevka rappresenta il clou del valore dei nostri soldati alpini », ha osservato il generale Eugenio Gentile, oratore ufficiale. «Erano disarmati, sfiduciati, affamati, ma hanno avuto il coraggio di andare all’assalto a combattere un nemico estremamente più forte, fino a sconfiggerlo. Nikolaevka non ha un significato solo bellico, ma morale. I tedeschi hanno sacrificato consciamente le truppe italiane; per questo molti di quelli che vi hanno partecipato si sono inseriti nelle file della Resistenza e hanno dato un grosso contributo alla liberazione dell’Italia dall’oppressione nazifascista. Oggi siamo in tempi difficili, ma i valori morali non si sono perduti, bisogna seguirli e le famiglie devono trasmetterli; Nikolaevka è uno di quei valori di cui l’Italia deve andare fiera». Nikolaevka ha portato anche frutti di umanità. Lo ha ricordato il presidente provinciale Ana, Roberto Lupi: «Da Nikolaevka è nata la forza di creare qualcosa di grandioso. Gente come don Gnocchi, cappellano militare, ha fondato l’associazione Pro Juventute per i “mutilatini”, figli orfani dei soldati di Russia e che oggi prosegue l’attività con i disabili. È un messaggio di speranza». Il vicesindaco di Vigolzone, Loris Caragnano, ha salutato i presenti, diversi sindaci ed autorità civili e militari, ricordando: «L’evento di Nikolaevka, se conosciuto a dovere, aiuterebbe a chiarire le idee in questi tempi confusi. Lo spirito dell’alpino dimostrato in quell’evento pervade voi che popolate le associazioni di volontariato nei vostri territori e date un grande esempio di partecipazione alla vita pubblica». Immancabile anche il revisore dei conti nazionale Roberto Migli e, come ogni anno, il gruppo alpini di Gavardo, gemellato con Vigolzone.

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24/01/2019

San Nicolò, gli alpini falegnami insegnano l’arte del legno

Trafori elettrici, seghetti, levigatori e fogli di compensato. Non manca nulla nellaboratorio di falegnameria allestito nella scuola media di San Nicolò. Sono tutte attrezzature che gli alpini del paese hanno messo a disposizione dell’istituto scolastico e che gli alunni hanno avuto modo di conoscere grazie al ciclo di lezioni tenuto proprio dalle Penne nere, in collaborazione con altri volontari del paese. L’iniziativa si è sviluppata nell’ambito del progetto “Tra il dire e il fare” che prevede rientri pomeridiani per lo svolgimento di varie attività, tra cui quelle volte alla promozione della creatività e della manualità. È così che, guidati dagli adulti, gli studenti hanno avuto modo di trasformare semplici lastre di legno in sagome di animali - dai conigli ai gatti, alle lanterne -, quadretti e altri piccoli oggetti. «Per loro è una soddisfazione grandissima portare a casa una produzione frutto del nostro laboratorio, da mostrare a mamme e papà», afferma Eugenio Papa, che ha seguito i vari appuntamenti insieme a Silvano Delineati, Giorgio Gnocchi, Primo Merli, Danilo Repetti, Roberto Repetti e Gustavo Secomandi. «Noi prepariamo le sagome, i ragazzi le disegnano sul compensato, le ritagliano con i trafori ritagliano e le ripuliscono con levigatori dotati di carta vetrata. Quindi, da ultimo, assemblano i pezzi e li colorano per ottenere il risultato finale». L’idea, come precisa Papa, è nata proprio quando l’associazione Abracadabra- che segue “Tra il dire e il fare” in tandem con la scuola e La Ricerca onlus- ha chiesto alle penne nere di sviluppare una proposta progettuale adatta agli allievi delle medie. «L’obiettivo è recuperare la manualità attraverso percorsi capaci di tradurre in pratica quanto illustrato nelle lezioni teoriche in classe da parte degli insegnanti», commenta la professoressa Federica Bassi. Ed ecco che nozioni e concetti complessi di matematica, tecnologia e scienze hanno svelato il loro lato più concreto e coinvolgente proprio grazie al bancone della falegnameria allestita dagli alpini. Un esperimento riuscito, al punto che verrà esteso in futuro anche ai piccoli della materna e ai bimbi della primaria. «Il bello è vedere l’entusiasmo che i ragazzi ci mettono nel partecipare al laboratorio: sono aperti alle novità e sanno mettersi continuamente alla prova», continua Eugenio. E, soprattutto, sono le bambine le più audaci. «Mi hanno davvero stupito - conclude - perché si impegnano sul serio, fino a terminare al meglio il compito loro assegnato». Filippo Zangrandi

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23/01/2019

Carpaneto, alpini di cuore in due anni donati 35mila euro

Daniele M azzoni è il nuovo capogruppo degli alpini di Carpaneto per il triennio 2019-21. Succede ad Aldo Rigolli e al suo fianco troverà i consiglieri eletti: lo stesso Rigolli, Gabriele Benzi, Sergio Bergamini, Camillo Bersani, Vittorio Dall’O, Sergio Guarnieri, Gianni Magnaschi, Germano Rivioli, Valter Segalini, Giovanni Tondelli e Carlo Veneziani. L’incontro per eleggere il nuovo direttivo è stato introdotto dal presidente piacentino Roberto Lupi: «Abbiamo ancora nella memoria la Festa Granda 2018 dove è emer- Carpaneto, alpini di cuore in due anni donati 35mila euro so il nostro spirito di amicizia. Si è creato un bel clima e tanti attestati di stima sono pervenuti in proposito. Tutto questo grazie al vostro gruppo e ad Aldo Rigolli che è riuscito a coordinare nel migliore dei modi. Il 2019 segnerà un importante evento a Piacenza. Ospiterà infatti a ottobre il raduno del Secondo Raggruppamento del Nord Italia, che comprende Emilia e Lombardia. Saremo in quel momento chiamati tutti a collaborare con la manifestazione». Il capogruppo uscente, Aldo Rigolli, ha successivamente relazionato: «Sapevamo che l’anno appena trascorso ci avrebbe visti impegnati duramente, ma animati da un grande entusiasmo e da una ferrea volontà di fare le cose nel migliore dei modi abbiamo ricavato grandi soddisfazioni. Grazie all’impegno di tutto il Gruppo e di tantissimi amici che ci hanno aiutato, abbiamo dato vita ad una Festa Granda che di grande ha avuto tutto. Complessivamente nel corso del 2018 abbiamo fatto donazioni e speso sul territorio 9.406 euro e siamo stati impegnati con 1.693 ore di lavoro, naturalmente Festa Granda a parte. Con il 2018 si chiude il mandato triennale del direttivo. Dal 2016 al 2018 abbiamo complessivamente lavorato gratuitamente per 5.289 ore e donato o speso sul territorio 34.931 euro. In cambio abbiamo ottenuto la credibilità, la stima e la considerazione della popolazione di Carpaneto. Nel marzo 2016 il gruppo contava 87 iscritti, mentre ad oggi siamo arrivati a 165 tesserati che fanno del nostro uno dei gruppi più grandi della nostra Sezione, e questa crescita era uno dei nostri obiettivi. Vi garantisco che per me è stato un grandissimo onore essere alla testa di questo splendido gruppo. Ringrazio tutti voi e tutti gli amici che sono stati al mio fianco in questi tre anni. Auguro al nuovo capogruppo buon lavoro e tre anni di grandi soddisfazioni». Dopo aver letto un lungo elenco di donazioni e azioni a favore del territorio, Rigolli ha passato le consegne, con un’amichevole stretta di mano, al nuovo capogruppo Daniele Mazzoni, classe 1963, iscritto al gruppo dal 2005 e già segretario. «Mi sento onorato di ricoprire questo incarico», ha commentato a caldo Mazzoni. «Cercherò nei prossimi tre anni di portare avanti quanto fatto di buono dal mio predecessore, sempre con l’aiuto di tutto il gruppo».

Fabio Lunardini

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21/01/2019

Le penne nere ricordano i caduti di Nikolajewka

Il 26 gennaio 1943 si scriveva una delle pagine più tragiche della storia degli alpini: la battaglia di Nikolajewka in Russia. Si combatté durante il ripiegamento delle ultime forze dell’Asse dopo la grande offensiva dell’Armata rossa. Gli alpini piacentini ricordano ogni anno quella data per onorare chi è caduto. La sezione Ana di Piacenza e il gruppo alpini di Vigolzone con il Comune promuovono la commemorazione per domenica prossima. E’ invitata a partecipare tutta la comunità. Alle 9.30 è in programma l’ammassamento in piazza Serena. Alle 10.30 l’alzabandiera e deposizione della corona di alloro cui seguirà la sfilata lungo il paese verso la chiesa, che sarà accompagnata della fanfara alpina di Pontedellolio. In chiesa la messa a suffragio dei Caduti e dei dispersi in Russia celebrata dal parroco don Piero Lezoli. Si tornerà in corteo in piazza Serena dove, accanto al monumento dedicato ai caduti della battaglia di Nikolajewka, interverranno le autorità. Oratore ufficiale sarà il generale Eugenio Gentile, studioso e storico. Sarà il gruppo alpini di Rustigazzo a deporre quest’anno la corona di alloro al monumento. _Np

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18/01/2019

Alpini e ragazzi in campo per “Sereni Orizzonti”

Anche nella struttura per anziani “Sereni Orizzonti di Calendasco” la tombolata della befana, ha chiuso il ciclo di eventi organizzati nel mese di dicembre. I fantastici alpini di Calendasco hanno spesso rallegrato le feste con i loro canti sempre accompagnati dal loro spirito di solidarietà e disponibilità. Come non ricordare gli alunni delle scuole primarie di Rottofreno e Calendasco, accompagnati dagli insegnati? Le recite e i canti, hanno creato tra bimbi e nonni una commovente intesa. Non sono mancati neppure le danze caraibiche: i maestri Elena Baderna e Antonio Taglia delle scuole di ballo “Alive Dance Studio” con i loro allievi, hanno rallegrato gli ospiti con musica e volteggi. I nonni della struttura, ringraziano di cuore il direttore che ha permesso la realizzazione di questi incontri, il personale, che ha operato sempre con disponibilità, l’animatrice che ha guidato le iniziative e tutte le persone che hanno regalato tempo prezioso per rallegrare tanti loro pomeriggi.

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17/01/2019

Gli Alpini e una cordata di solidarietà in aiuto dell’hospice “la Casa di Iris”

Il cuore d’oro delle “penne nere” (e non solo) ha raggiunto l’Hospice di Piacenza. Nelle scorse settimane, un gruppo di alpini ha consegnato un assegno di 580 euro alla Casa di Iris in via Bubba, la struttura piacentina rivolta alla cura delle persone con malattie in fase avanzata. La somma è stata raccolta grazie all’iniziativa di un privato cittadino, Alberto Alovisi, per anni presidente dell’Avis di San Lazzaro, che ha coinvolto gli alpini, la Confraternita della Misericordia, il circolo “Il Tulipano” e le famiglie caritatevoli di Fabio Bordoni, Piero Delfanti e Luigi Fermi. Lo scorso giugno, la stessa cordata di solidarietà aveva deciso di sostenere il Day Hospital di Ematologia dell’ospedale di Piacenza, offrendo due pulsossimetri portatili e due tavolini polifunzionali. I fondi erano stati accumulati grazie al riciclo dei tappi della Misericordia e dagli eventi organizzati dagli alpini. «Cerchiamo sempre di dare una mano al tessuto sociale piacentino - motiva il capogruppo degli alpini Gino Acerbi, a capo di una sezione che conta 150 iscritti -. D’altronde, il volontariato contraddistingue la nostra opera, soprattutto attraverso le castagnate autunnali. Il nostro motto è “Onorare i morti aiutando i vivi”». A proposito di beneficenza, oggi le “penne nere” sono impegnate nella parrocchia di San Corrado per preparare vin brulé e cioccolata ai partecipanti della consueta benedizione degli animali. L’assegno di 580 euro alla Casa di Iris è stato ritirato da alcuni membri del personale medico e dalla dottoressa Giovanna Albini, ringraziando a gran voce gli artefici di questa generosa e meritevole iniziativa. «È una donazione che proviene dal profondo del nostro cuore - rimarca il governatore della “Misericordia” Rino Buratti -, sulla scia delle altre attività che periodicamente promuoviamo. In questo caso, abbiamo raccolto una parte delle risorse grazie alla consegna a una ditta di Sarmato dei tappi di plastica riciclati. L’azienda, a sua volta, li riutilizza nella catena di produzione, erogandoci un piccolo contributo economico in ringraziamento. In questo modo, inoltre, in passato siamo riusciti ad acquistare quaranta sedie a rotelle per le persone più fragili». _Thomas Trenchi

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15/01/2019

Oggi i funerali di Livio Debè imprenditore e alpino di Ponte

Pontedellolio oggi saluta Livio Debé, imprenditore edile, alpino, paracadutista, marito e padre che trasmesso i valori dell’amicizia e dell’onestà. I suoi funerali saranno celebrati alle 15 nella chiesa parrocchiale San Giacomo di Pontedellolio. Livio Debè aveva 73 anni, trascorsi tra Bettola e Pontedellolio. Era nato infatti a Bettola il 22 marzo 1945 e in Alta Valnure ha frequentato le scuole elementari. Negli anni dell’adolescenza seguì i genitori a Pontedellolio che decisero di trasferirsi per agevolare il lavoro dei loro figli più Oggi i funerali di Livio Debè imprenditore e alpino di Ponte grandi. I fratelli Debè erano in tutto sei (Mario, Cesare, Fausto, Nando, Pietro e Livio). Oggi a ricordarli tutti è rimasto solo Pietro. Livio era ancora un ragazzo, ma ha iniziato subito a lavorare, prima come dipendente carpentiere edile in imprese di Piacenza e di Milano e successivamente ha aperto la sua impresa a Pontedellolio: la “Costruzioni Edili fratelli Debè” che da una cinquantina d’anni si occupa della realizzazione e ristrutturazione di opere pubbliche e private. Un passaggio naturale, quello tra l’essere dipendente e l’essere titolare di un’azienda, ma costruito con sacrificio e forza di volontà. L’impresa si è poi tramutata in Edildebè srl quando, nella titolarità, è subentrato anche il figlio Marco. La ditta, in cui lavora anche la figlia Michela, conta ora 10 dipendenti che hanno espresso tutto il loro cordoglio alla signora Adriana, moglie di Livio, e ai figli, vivendo loro fianco a fianco quotidianamente. Da circa vent’anni, pur rimanendo nell’impresa, Livio aveva lasciato la gestione al figlio Marco. Uno degli ultimi lavori dell’azienda, che ha sempre operato sul territorio, è stata la ristrutturazione, con interventi antisismici, della scuola media di Pontedellolio. Livio Debè aveva prestato servizio militare negli alpini ed anche nei paracadutisti, due mondi cui è sempre rimasto legato. «Aveva fatto 4 mesi di servizio di leva negli alpini a Gemona del Friuli - informa il figlio - e gli altri 14 mesi come paracadutista a Pisa». «Nonostante i pochi mesi di servizio militare svolto negli alpini –-prosegue il capogruppo degli alpini di Pontedellolio, Luigi Garolfi - si è iscritto al nostro gruppo e ogni anno rinnovava il tesseramento, come anche gli altri due fratelli alpini, Nando e Pietro. Ha sempre partecipato alle iniziative alpine e per questo noi saremo presenti al funerale con il nostro cappello e gagliardetto». Un uomo dedito al lavoro, ma che amava la compagnia. «sempre avuto un carattere molto socievole - dice il figlio -, era gioviale, gli piaceva la compagnia. Aveva forte il valore dell’amicizia. Con gli amici trascorreva parecchio tempo, anche a cantare i canti d’osteria, così come con i nipoti Giacomo e Cesare, figli di Marco e Michela. Era conosciuto da tante persone nella vallata. Aveva una grande forza di volontà, spirito di sacrificio, una grande onestà pratica e intellettuale. Questi sono i valori che ci ha trasmesso ».

Nadia Plucani

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13/01/2019

Colletta alimentare: seicento euro dagli alpini di San Nicolò

L’ultimo gesto di solidarietà del 2018, gli Alpini di San Nicolò lo hanno rivolto alla Caritas. Con i fondi raccolti dalle polentate del periodo autunnale hanno donato 600 euro per supportare la colletta alimentare a favore delle famiglie più povere residenti sul territorio. Se molte di loro hanno ricevuto a Natale il “pacco alimentare” per celebrare anche a tavola il periodo delle festività in modo decoroso, è anche grazie all’aiuto delle Penne nere e di chi ha preso parte alle iniziative che hanno promosso nell’arco degli ultimi 12 mesi. L’anno che ci siamo lasciati alle spalle, infatti, si è chiuso con un bilancio di tutto rispetto: 857 ore di volontariato destinate in maniera gratuita e assolutamente disinteressata alla comunità locale. Gli Alpini hanno ripulito aree pubbliche, si sono presi cura dei cippi in memoria dei caduti, hanno promosso eventi di beneficenza e hanno curato le attività con le scuole: sia i momenti di celebrazione del centenario della Grande Guerra che i laboratori di cittadinanza attiva, in particolare quello di falegnameria. Non solo: il loro grande cuore si è tradotto in un sostegno economico a varie attività, per un totale di 2 mila 600 euro. La quota più rilevante, mille euro, è stata destinata a finanziare il rifacimento del tetto della scuola materna parrocchiale. Altri 600, appunto, alla colletta alimentare. “Alle Penne nere e ad Avis, che ha collaborato, va il nostro grande ringraziamento”, afferma Irene Cipelli, volontaria della Caritas di San Nicolò. «Con le risorse che abbiamo ricevuto, per alcuni mesi potremo disporre di latte, olio, riso, marmellata, pasta, tonno e altri generi a lunga conservazione da assegnare a circa 25 famiglie del comune, per un totale di circa 100 persone». Si tratta dei cittadini che, in media una volta ogni 30 giorni, si recano appunto alla sede dell’associazione per ricevere un sostegno fondamentale per arrivare alla fine del mese._FZ

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13/01/2019

A Groppallo e Farini gli alpini hanno deciso di unire le forze

Gli a lpini di Groppallo e di Farini si uniranno in un unico gruppo. La fusione è stata approvata dal consiglio direttivo della sezione Ana di Piacenza e attende l’ok definitivo - imminente – dal consiglio nazionale. Un passaggio considerato naturale e ormai inevitabile dato il numero di alpini in calo in entrambi i gruppi: diversi sono mancati e altrettanti, andando a vivere in pianura o in città, si sono iscritti ad altri gruppi. La fusione permetterà di gestire al meglio l’organizzazione delle A Groppallo e Farini gli alpini hanno deciso di unire le forze attività e destinare qualche aiuto economico in più a chi ha bisogno. La beneficenza è infatti uno degli scopi dell’Ana che ogni gruppo deve perseguire nel proprio paese. Il nuovo gruppo sarà denominato “Groppallo-Farini”. «Da parte nostra - commenta il presidente sezionale, cioè provinciale, Roberto Lupi - abbiamo deliberato unanimemente la fusione nell’ultimo consiglio direttivo sezionale, operazione che vediamo positivamente perché i due gruppi sono nello stesso comune e sono composti di pochi alpini, perché i più anziani “vanno avanti”, ma anche perché la montagna si spopola. È importante che rimanga un presidio in montagna e unendo le forze possono organizzare le attività e supportare le attività sezionali ». Il gruppo di Groppallo è quello più numeroso, composto da poco più di 50 alpini e una ventina di aggregati amici degli alpini. Nato nel Dopoguerra, è stato retto per più di 30 anni dallo storico capogruppo Carlo Silva; da nove anni è Federico Gregori che trascina i suoi alpini in diverse iniziative, dalle polentate per le feste del paese ai momenti di incontro con gli anziani della Casa protetta. Farini conta solo 13 alpini e un aggregato. Fondato nei primissimi anni ‘50, il primo capogruppo è stato Pietro Zanellotti, seguito da Giuseppe Migliorini e Giovanni Ghezzi. Dopo vicissitudini, il gruppo è stato rifondato nel 1986 e da allora è guidato da Gaetano Sturla. «I nostri gruppi - riferiscono Gregori e Sturla - hanno richiesto di fondersi in uno solo per lavorare al meglio». I due gruppi hanno sempre collaborato negli anni, ma ora lo faranno come unico gruppo. In questi mesi hanno iniziato a ristrutturare il monumento ai caduti di tutte le guerre e della lotta di liberazione in piazza Marconi a Farini, davanti al municipio, che risente dei segni del tempo. Alto quattro metri, è composto di una statua che raffigura un alpino posta in cima alla grande lapide su cui sono incisi tutti i nomi dei caduti di Farini. Un lavoro di puro volontariato che ha trovato il contributo dell’associazione Famiglie Caduti e Dispersi in guerra con sede a Piacenza. Sarà inaugurato nella primavera di quest’anno. Nei prossimi giorni il nuovo gruppo Groppallo-Farini si riunirà per procedere con le elezioni e stabilire il consiglio direttivo e di conseguenza il nuovo capogruppo. Si partirà quindi con il tesseramento per il 2019.

Nadia Plucani

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11/01/2019

Gli alpini di Groppallo portano allegria tra i nonni della residenza Alta Valnure

Gli ospiti della Casa residenza Alta Valnure di Farini hanno trascorso il pomeriggio dell’Epifania in compagnia degli Alpini di Groppallo di Farini. Si tratta di un appuntamento fisso che si ripete da anni. Domenica, come di consueto, gli alpini groppallini, con il loro capogruppo Federico Gregori, hanno portato qualche ora di buonumore ai 43 ospiti, ai loro familiari e agli operatori radunati nel grande salone della casa. Anche il sindaco di Farini, Antonio Mazzocchi, è stato presente al pomeriggio di festa, con la dottoressa Maria Cristina Vercesi, medico della struttura, e alla coordinatrice Maria Rita Benzi. Con una merenda e un brindisi offerti dagli alpini è stato possibile scambiare quattro chiacchiere e augurarsi che il 2019 appena iniziato porti a tutti serenità e salute. Il pomeriggio è stato anche l’occasione per festeggiare “nonna” Giovanna Bazzini, che ha compiuto proprio in quel giorno 94 anni e a cui tutti insieme hanno cantato “Tanti auguri”._NP

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11/01/2019

Gli alpini ricordano il cappellano don Bruno

Sono già trascorsi 25 anni dalla scomparsa di don Bruno Negri, il cappellano militare degli Alpini della sezione di Piacenza: a ricordarlo, domenica mattina, ci penseranno le Penne Nere di Sarmato con una piccola cerimonia in chiesa. L’appuntamento è alle ore 10.30 alla chiesa maggiore di Santa Maria Assunta, dove si celebrerà la Messa nel 25° della scomparsa di Don Negri grazie all’iniziativa del locale gruppo Alpini e della Famiglia Alpina Sarmatese. Quindi, subito dopo la funzione, ci si sposterà alla vicina sede della Penne Nere per pranzare in compagnia con i piatti della tradizione preparati dalle cuoche. Ma sarà anche l’occasione per ripercorrere assieme la vita dell’indimenticato cappellano. Chi volesse prenotarsi per il pranzo, può farlo entro la giornata di oggi telefonando ai numeri 0523887782 oppure 3357218195. Gli alpini di Sarmato sono da sempre molto attaccati al “loro” cappellano tanto da avergli dedicato – nel 2011 – la casa per anziani di via San Rocco ristrutturata proprio dagli alpini sarmatesi. E in occasione di ogni raduno di gruppo, la processione per le vie del paese fa sempre tappa di fronte alla casa, dove si trova la targa a lui dedicata: un momento di preghiera in ricordo del cappellano, decorato con croce di guerra per la sua attività nel 1942 sul fronte balcanico. _CB

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08/01/2019

Auguri degli Alpini alla Balderacchi cantando Gaber, Ranieri e Modugno

Nel pomeriggio di domenica 6 gennaio il Gruppo alpini di Pontedellolio ha portato doni e auguri alla casa di riposo “Balderacchi” di Riva. L’iniziativa, tradizione che si ripete ogni anno, vede gli alpini animare il pomeriggio dell’Epifania alla casa di riposo della frazione pontolliese con canzoni della tradizione e accompagnamento musicale. «Il 6 gennaio come ogni anno il gruppo alpini visita la casa di riposo », dice il capogruppo Luigi Garolfi. «Recuperiamo gli auguri di capodanno e celebriamo la festa della Befana, portando allegria e doni ai nostri amici». All’arrivo degli alpini gli anziani avevano già preso posto nella sala dell’ultimo piano della struttura. Nella saletta accanto è presente uno stereo, con diversi cd appoggiati: spiccano Giorgio Gaber, Massimo Ranieri e Domenico Modugno. L’emozione di vedere questi ragazzi estrarre una fisarmonica e montare un microfono, però, sembra non avere pari: giusto il tempo di portare attrezzatura, spumante, pandoro e panettoni. Dopo poco giunge anche la voce di Enrico Veluti, “un amico degli alpini” come lui stesso si definisce: «Auguri di buon anno e buona epifania, auguro il meglio per tutti», dice. È la volta di Romagna mia: sorrisi e applausi a seguire. Gianmaria Vianova

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06/01/2019

Calendasco, valzer e mazurke degli alpini alla casa di riposo

C’è chi è sceso in pista e ha ballato passi di valzer o mazurka, nella sala della casa di riposo “Sereni Orizzonti- Istituto Longobucco” di Calendasco. E chi addirittura ha intonato versi di canzoni che sono veri e propri evergreen del nostro territorio e di tutta la regione: da “Tal dig in piasintein” a “Romagna mia”. Di sicuro, per tutti gli ospiti della struttura per anziani la visita degli alpini del paese ha rappresentato un momento di gioia nel calendario delle festività natalizie ed ha permesso loro di sentirsi di nuovo ragazzi: un’occasione per stare insieme in un contesto di svago, divertimento e condivisione. L’ormai abituale tappa delle penne nere all’istituto di via Anguissola si è rinnovato anche nei giorni scorsi: gli alpini si sono presentati numerosi, con l’inconfondibile cappello piumato e con la felpa verde scuro d’ordinanza. A guidare la delegazione, il capogruppo Filippo Battù. Presenti anche i volontari della Pubblica Assistenza di Calendasco e il sindaco Francesco Zangrandi. Nell’intero pomeriggio a farla da padrone sono state la musica e la simpatia di Norberto Lavelli, che con la sua fisarmonica ha animato l’incontro, con un vasto repertorio di melodie intercalate da battute e messaggi d’auguri. A tutti gli anziani le penne nere hanno portato in dono un panettone.

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06/01/2019

Lupi (Alpini) «L’Esercito non rattoppi le buche»

«L’esercito italiano non deve essere utilizzato per funzioni dequalificanti ». Sulla scia della presa di posizione nazionale degli Alpini, anche la “penna nera” piacentina Roberto Lupi interviene con fermezza contro l’ipotesi ventilata - e già accantonata da una parte del Governo - di impiegare i soldati per rattoppare le malandate strade di Roma. «Sarebbe un incarico demotivante per i professionisti del Corpo», spiega il presidente locale dell’Associazione nazionale alpini, che parallelamente rilancia la proposta di introdurre una «leva obbligatoria per i giovani», proprio per creare «entità di supporto» a disposizione dell’esercito e della comunità. «Queste unità operative - aggiunge Lupi - potrebbero svolgere le attività di aiuto in ambito civile e non solo, lasciando ai militari veri e propri i compiti più impegnativi. Inoltre, coinvolgendo le nuove generazioni nella leva obbligatoria, verrebbero nuovamente instaurati quegli ideali ormai dispersi, come il senso d’appartenenza al Paese e la solidarietà a favore della patria ». Sull’eventualità di appellarsi ai soldati per chiudere le buche romane, comunque, fin da subito il ministro della difesa Elisabetta Trenta ha dichiarato che «i nostri militari sono dei professionisti e se intervengono lo fanno su infrastrutture davvero pericolose per i cittadini». _T.T.

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06/01/2019

Piccola Adunata le penne nere sfileranno in centro storico

Mancano ancora pochi tasselli e la sfilata dei 25mila - il clou del raduno del Secondo Raggruppamento dell’Associazione nazionale alpini - sarà definita. La piccola Adunata, così chiamata dai tanti nostalgici dell’evento kolossal del 2013, si terrà a Piacenza il 19 e il 20 ottobre prossimi (sabato e domenica). In accordo con Prefettura e Comune, l’Ana ha individuato in piazza Cavalli il punto di arrivo della parata che si snoderà nelle vie del centro storico passando sicuramente per via Giordani, piazza Sant’Antonino e via Sant’Antonino. Cade dunque il tabù del centro storico che, per i numeri ovviamente molto più alti (almeno 300mila persone), nel 2013 venne dichiarato off-limits. Allora si decise di utilizzare lo Stradone Farnese e di chiudere all’altezza del Dolmen. I pochi tasselli mancanti alla definizione del nuovo percorso riguardano l’ammassamento, ovvero la zona di partenza dei vari gruppi. Ricordiamo che il Secondo Raggruppamento è formato dalle sezioni Ana di Emilia Romagna e Lombardia. Proprio in vista del raduno di ottobre il consiglio nazionale Ana, presieduto da Sebastiano Favero, si riunirà proprio a Piacenza il 7 settembre. La riunione sarà ospitata in municipio. In quei giorni è in programma la Festa Granda di Cortemaggiore e il consiglio omaggerà la città magiostrina partecipando alla serata di cori del venerdì sera. _Fri.

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31/12/2018

Dagli alpini di San Giorgio doni agli anziani della casa di riposo

Il 2018 sta per giungere al termine e lascerà sicuramente impronte del suo passaggio in tutti noi, creando una scia di sfumature positive e il rammarico per quelli che definiremo ricordi negativi. Chi ha lasciato, come sempre, ricordi ed impronte positive è il gruppo Alpini di San Giorgio che nell’arco dell’anno ha organizzato e contribuito ad organizzare numerose manifestazioni ed eventi rivolti alla comunità sangiorgina. Il gruppo Alpini è infatti attivo protagonista del territorio grazie alla capacità di sapere coniugare il valore storico che rappresenta alle attività di volontariato che gestisce in proprio o in collaborazione con le altre associazioni del paese, come per esempio la gestione e l’organizzazione della Festa di Vallata della bassa Val Nure, la riuscitissima Festa del Fungo in collaborazione con Amministrazione comunale e Pro loco, la Festa del Patrono; senza dimenticare le varie polentate e castagnate benefiche programmate in Piazza Marconi. Le penne nere hanno quindi partecipato alla realtà del paese e nel mese che chiude il sipario del 2018 hanno reso ancora più magica l’atmosfera natalizia delle vie di San Giorgio contribuendo all’installazione delle luminarie grazie alla partecipazione di Pro loco, commercianti e cittadini. Ultima ed ancor più bella iniziativa coordinata dal capogruppo Graziano Franchi è avvenuta nel pomeriggio di sabato 22 dicembre, quando in rappresentanza della formazione sangiorgina Salvatore Pizzi, Giacomo Cordani, Giorgio Casti, Renzo Civardi, Enrico Scorbani, Piero Savi, Gianni Caminati e Franco Bartolamedi si sono presentati insieme a Franchi alla Casa di riposo Ceresa per portare vicinanza ed omaggi natalizi ai 45 ospiti. Ad accoglierli i referenti dell’associazione presieduta da Don Claudio Carbeni. Il Gruppo Alpini ha approfittato dell’occasione per riportare i propri auguri all’intera comunità, ribadendo di essere sempre a disposizione per ogni evenienza perché il passato va ricordato, ma il futuro bisogna scriverlo e gli Alpini sanno come fare.

Marco Vincenti

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27/12/2018

“Storia di un alpino” il dono delle penne nere a ragazzi di Travo

Cento anni fa i loro coetanei - o poco più - imbracciavano il fucile ed erano costretti a sacrificare la loro gioventù in una logorante guerra di trincea. Vicende delle quali la memoria va svanendo di generazione in generazione. Per questo, i ragazzi delle scuole medie di Travo hanno ricevuto in dono dall’amministrazione comunale il libro “Da Caporetto alla vittoria – Storia di un alpino” pubblicato dall’Associazione Nazionale Alpini in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale. Il volume - che contiene oltre al racconto una parte a fumetti ideata e disegnata dal “padre” di Dylan Dog Luigi Piccatto - è stata consegnata nei giorni scorsi dal sindaco Lodovico Albasi con gli assessori Roberta Valla e Luigi Mazzocchi e il consigliere delegato alla scuola Sandra Saltarelli. Ad accompagnarli, anche i rappresentanti del locale gruppo Alpini con il consigliere nazionale Ana Roberto Migli. «È importante ricordare quanti sono morti per fare sì che oggi possiamo vivere in libertà» ha spiegato il sindaco, ricordando anche il ruolo che gli alpini ogni giorni ricoprono a favore della comunità, tra volontariato e solidarietà». A presentare il volume ai ragazzi ci ha pensato Carlo Veneziani del Centro Studi Ana Piacenza, che ha anche spiegato la storia del corpo degli Alpini. L’interesse per la vicenda della Grande Guerra non è mancato: ragazzi e insegnanti hanno infatti chiesto agli alpini di ritornare per una lezione “ad hoc” quando l’evento storico sarà approfondito nel programma scolastico. _CB

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21/12/2018

Carpaneto: alpini carichi di doni per Mastro Balocco

Il Gruppo Alpini di Carpaneto ha fatto visita, come da tradizione, al centro socio-riabilitativo “Mastro Balocco”, gestito dal 1999 da Coopselios, in convenzione con l’Ausl di Piacenza. Gli alpini hanno portato in dono a tutti gli ospiti della struttura una borsa per la ginnastica che verrà utilizzata nelle uscite sportive, in particolar modo quando si recheranno a praticare il basket e il gioco delle bocce. Ogni borsa è stata anche personalizzata col nome del destinatario, la cosa è stata molto apprezzata. «Tanti a uguri e grazie agli Alpini amici di Mastro balocco» ha letto Beppe, un ragazzo del Centro. Il capogruppo Aldo Rigolli, insieme a numerosi altri alpini, è stato accolto dalle operatrici Carla Ozzola, Patrizia Fanzola, Silvia Bazzano e Ilaria Riboni. «Siamo sempre felici di passare a salutare i ragazzi e le ragazze di Mastro Balocco - ha affermato Rigolli - Il piccolo omaggio che abbiamo portato è stato concordato con le operatrici, così da poter effettuare un acquisto che piaccia ma soprattutto utile. Vedere la soddisfazione sui loro volti, quando leggevano il loro nome sulle borse, è stato molto bello ed è stata la conferma che il regalo è stato gradito». Gli Alpini hanno un rapporto che dura da anni con gli ospiti del centro. In occasione della Festa della Coppa li invitano sempre, insieme ai loro parenti, per un pranzo in compagnia. Un momento conviviale con il brindisi e un canto alpino ha terminato la visita che ha lasciato tutti contenti. _Flu

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19/12/2018

Le Penne nere donano una carrozzina alla casa di riposo “Gasparini”

Alla casa di riposo “Gasparini” di Pieve Dugliara è arrivato un prezioso regalo di Natale. Si tratta di una carrozzina, donata dal gruppo Alpini di Rivergaro dopo la celebrazione della messa di sabato. I rappresentanti dei circa cento ospiti del Gasparini hanno voluto ringraziare le Penne nere per la generosità, insieme al parroco di Pieve don Giuseppe Lusignani, in rappresentanza del consiglio di amministrazione della casa di cui è presidente, alla segretaria amministrativa Francesca Cristalli (a nome anche della coordinatrice Monica Merli), alle animatrici Valeria Gasperini e Manuela Davoli e a tutti i collaboratori. «Presto verrà presentata anche un’altra importante donazione da parte della vicina parrocchia di Ottavello», ha anticipato don Giuseppe. «La casa Gasparini ha bisogno di sentirsi presente nel territorio. Speriamo infatti che ai segni concreti di questi doni, di cui si ha estrema necessità, si affianchi una sempre maggiore spontaneità nel visitare e sentire come un’istituzione viva la casa stessa. Tutto questo per far sentire vicinanza e calore a tutti coloro che la hanno scelta come loro casa. Un sentito grazie a tutti, anche a Libertà che permette di dare notizia di questi buoni momenti di condivisione e fraternità». _malac

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18/12/2018

La comunità di Quadrelli si è regalata un defibrillatore

Il regalo di Natale che la comunità di Quadrelli si è fatta quest’anno non è di quelli da scartare o che si ha fretta di utilizzare. Però è uno di quelli in assoluto più utili, in grado di salvare una vita umana. Nei giorni scorsi è stato inaugurato nella frazione di Travo, nella “piazzetta” di Quadrelli all’imbocco di via Piana, un nuovo defibrillatore semiautomatico: uno strumento salvavita che, per la sua posizione, potrà essere utilizzato non solo dai cittadini del luogo ma anche - in caso di necessità - sui numerosi incidenti che, specialmente d’estate, funestano la vicina Statale 45. L’apparecchio è stato inaugurato sabato scorso alla presenza degli abitanti della piccola comunità sul Trebbia e dal sindaco Lodovico Albasi con gli assessori Roberta Valla e Luigi Mazzocchi. È stata la stessa comunità di Quadrelli che, complice una cena benefica tra paesani e il sostegno organizzativo degli Alpini di Travo, si è concessa questo regalo. In particolare, il defibrillatore è stato finanziato da Gabriella Mazzari che ha scelto di sostenere la causa, contribuendo in maniera considerevole. Tra i sostenitori ci sono poi gli Amici del Castellaro, diversi cittadini e anche alcuni esercizi commerciali della zona. «Voglio ringraziare davvero di cuore la famiglia Saltarelli-Mazzari per il loro importante gesto, così come la generosità degli alpini di Travo e dei singoli cittadini » ha sottolineato il sindaco Albasi. «Con questo nuovo defibrillatore, salgono a 15 gli apparecchi salvavita sul nostro territorio comunale che, a livello statistico, diventa quindi il più “cardioprotetto” della provincia. La speranza è sempre quella di non utilizzarlo, ma abbiamo notizia di tanti casi in cui il defibrillatore è stato fondamentale. La comunità di Quadrelli ha voluto fare squadra e ora questo strumento sarà a disposizione anche di chi transita sulla Statale 45». Il defibrillatore, inserito in una teca riscaldata e in luogo pubblico, è già attivo e pronto in caso di persona colpita da arresto cardiaco. Il suo utilizzo è semplice e sicuro, anche a prova di bambino: basta applicare gli elettrodi sul corpo della persona e seguire le istruzioni della voce registrata. Fondamentale è agire entro pochi minuti dall’arresto cardiaco, poiché ogni minuto trascorso rischia di provocare danni permanenti, fino alla morte (oltre i 5 minuti di attesa). Per questo l’associazione Progetto Vita ha realizzato negli anni una rete capillare di questi strumenti automatici: nella nostra provincia il 43% delle persone si sono salvate grazie all’uso del defibrillatore pubblico._ CB

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16/12/2018

Scuola di sicurezza con gli alpini della Protezione civile

Lavorare in assoluta sicurezza, mettendo innanzitutto a riparo la propria vita da rischi e pericoli insidiosi, è di fondamentale importanza e lo diventa ancora di più quando si opera in situazioni di emergenza. In questi casi agire con cognizione di causa, facendo le giuste mosse e seguendo protocolli rodati anziché improvvisare consente non solo di salvare la propria incolumità, ma spesso e volentieri consente anche di salvare vite umane. Ecco perché ieri 15 volontari della Protezione Civile Ana - provenienti da Bologna, Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza - si sono dati appuntamento a Castelsangiovanni per partecipare ad un corso di formazione “abilitativo per i lavori in quota” (oltre cioè i due metri di altezza) e per l’uso dei cosiddetti dispositivi individuali anticaduta (gli imbraghi). La struttura che li ha ospitati, il centro di formazione e addestramento Parallelo 45, nato un anno fa nella zona industriale di Cà dei Tre Dì , è (almeno fino ad oggi) un unicum nel suo genere perché consente non solo di apprendere la teoria, ma anche di apprendere dal vivo, con esercitazioni sul campo. I 15 volontari della protezione civile delle penne nere, guidati dal coordinatore regionale Diego Gottarelli, hanno quindi partecipato ad una full immersion che ha consentito loro di esercitarsi utilizzando tutta la strumentazione necessaria per il “lavoro in trattenuta”. «Insegniamo cioè – ha spiegato Stefano Orsi di Parallelo 45 – ad operare in quota in sicurezza, per impedire il rischio di cadute ». Evitare quindi di cadere quando, ad esempio, i volontari della Protezione civile in caso di piena montano i teli sugli argini dei fiumi per evitare straripamenti, oppure ancora evitare di cadere quando di sale sui container in fase di carico o scarico di materiali, oppure ancora restare sempre assicurati alla scala quando si deve per qualsiasi motivo salire a diversi metri di altezza. Questo consente di eliminare del tutto il rischio di cadere perché anche se si perde l’equilibrio si resta sospesi. Stesso discorso quando si scende da una parete. Dunque una lezione sulla sicurezza di grande utilità Il gruppo di corsisti volontari della Protezione Civile Ana è stato ospitato dagli alpini di Sarmato, che hanno allestito il pranzo nella loro sede. _MM

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09/12/2018

Agazzano, i ricordi più belli degli alpini sono in un calendario

Dodici mesi in compagnia degli alpini, scanditi da canti, da foto in bianco e nero per ricordare chi non c’è più e da altre più recenti per fissare nella memoria i momenti salienti di un anno vissuto a tutta solidarietà. È dedicato agli amici “andati avanti” il calendario realizzato per il quarto anno consecutivo dagli alpini di Agazzano. Durante il periodo delle feste sarà distribuito ogni giovedì e domenica sul mercato per raccogliere fondi da destinare a una causa benefica. Il lunario 2019 è un piccolo “diario della memoria” che, allo scorrere dei mesi, associa una carrellata di volti la cui storia è legata in maniera più o meno diretta al gruppo delle penne nere agazzanesi e, più in generale, al paese. Ogni pagina reca la riproduzione di foto e di cartoline che sono il frutto delle ricerche certosine compiute da un alpino, Mino Gropalli, che ha interpellato parenti e amici di alpini agazzanesi dai quali ha recuperato gran parte del materiale utilizzato. Oltre alle foto ci sono anche riproduzioni di cartoline d’epoca, citazioni tratte da libri e piccole “chicche” come un ricordo di Valentino Tino Petrelli, alpino piacentino scomparso nel 2001, che fu uno dei più importanti fotografi italiani. A rendere ancora più pregevole questo calendario sono alcune riproduzioni di disegni ricavati dalla “Domenica del Corriere”, che scandiscono ogni mese dell’anno e che provengono dalla collezione privata di Maria Filios, figlia di un alpino. Ogni mese riporta anche una sezione dedicata a “canzoni con la penna”, cioè testi di canti alpini. Scorrere il “lunario” vuol dire fare un esercizio di memoria e ricordare, ad esempio, Carlo Chiesa, classe 1917, che fu tra i primi a iscriversi alla sezione nel 1953, insieme a Lodovico Scrivani e a Giuseppe Molinari. Vuol dire anche ricordare momenti di storia più recente, come l’ultima adunata nazionale, tenutasi nello scorso maggio a Trento, alla quale hanno partecipato anche le penne nere agazzanesi._MM

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09/12/2018

Gli Alpini aiutano i medici dei bambini in Africa

Il gruppo alpini di Castelvetro, con una cerimonia prevista domani, lunedì, alle ore 21, alla Baita Alpini nel quartiere Longo di Mezzano, devolverà parte degli incassi delle attività svolte nel 2018. Le offerte andranno a Richard Fabian Schumacher, pediatra degli Spedali Civili di Brescia che collabora con l’associazione Medicus Mundi in Burkina Faso e a Luca Sacchelli, medico all’Azienda Ospedaliero- Università di Parma che presta la sua opera nella Mtendere Mission Hospital a Chirundu (Zambia). Entrambe le associazioni si occupano di aiutare bambini._Flu

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09/12/2018

Gli alpini restaurano il monumento ai Caduti

Il gruppo Alpini di Bettola, guidato da Giancarlo Carini, con l’interessamento dell’Anpi, ha restaurato il monumento dedicato ai caduti di Rio Farnese, posto a memoria dell’eccidio compiuto dai nazisti ai danni di quaranta partigiani nel corso della seconda guerra mondiale, a seguito di un rastrellamento a Pertuso di Ferriere. L’intervento ha riguardato in particolare i cubi verticali, più esposti alle intemperie, ricoperti da apposite lastre in granito per preservarne il più possibile l’integrità. Gli stessi cubi sono stati poi anche ridipinti, dando così ora un aspetto più decoroso al monumento. _ Cal

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09/12/2018

Castelsangiovanni vestita di tricolore e una pioggia di benemerenze alpine

Quando gli alpini chiamano Castelsangiovanni risponde sempre. Così ha fatto anche ieri quando, in occasione dell’annuale raduno delle penne nere, tutta la città si è vestita del tricolore e ha applaudito al passaggio del lungo corteo che, con l’accompagnamento del corpo bandistico Carlo Vignola di Agazzano, ha attraversato il centro storico con lo sguardo rivolto al domani e il cuore a chi, 66 anni fa, diede vita alla sezione castellana. «Siete il nostro orgoglio, i nostri ambasciatori di tolleranza e di solidarietà nel mondo» ha detto il sindaco Lucia Fontana, durante le commemorazioni ufficiali che sono servite a fare memoria dei caduti nel conflitto che, cento anni fa, insanguinò l’Europa. Oltre a loro, gli alpini non dimenticano mai i pionieri, che fondarono il gruppo di Castelsangiovanni. «Diciamo grazie a chi 66 anni fa, per amor di patria e spirito di amicizia, diede vita alla nostra sezione» ha detto il capogruppo Alessandro Stragliati, che ha reso omaggio al decano Luigi Fellegara, presente alla festa, unico rimasto dei fondatori. «L’auspicio è che i nostri giovani recepiscano il messaggio di solidarietà che ci sforziamo di praticare» ha aggiunto Stragliati. E’ una solidarietà che ha braccia grandi, quella degli alpini, come dimostra il “Libro verde” che contiene tutte le opere a cui la sezione piacentina ha dato vita nel corso dell’anno: una copia è stata donata dal presidente provinciale Ana, Roberto Lupi, al sindaco Fontana. «Il nostro motto è onorare i caduti aiutando i vivi» ha sottolineato Lupi. Come sempre, l’annuale raduno ha costituito un momento di festa per tutta la città, che ha applaudito e gioito al passaggio delle sue amate penne nere e “vestito” di tricolore balconi e vetrine. «Siamo stimati in tutta Italia, dobbiamo essere orgogliosi di essere alpini» ha rimarcato Roberto Migli, consigliere nazionale dell’Associazione nazionale alpini (Ana). Gli alpini non dimenticano chi, a vario titolo, li sostiene nel loro non facile compito di essere sempre presenti in ogni ambito in cui è richiesta la loro presenza, sempre pronti a dare una mano per aiutare qualcuno. Ecco perché, durante la cerimonia di ieri, a cui hanno preso parte rappresentanti di associazioni, autorità militari e civili, gruppi alpini del Piacentino e del Pavese, il capogruppo ha distribuito una pioggia di pergamene. A riceverle sono stati esponenti del mondo del volontariato, delle forze dell’ordine e semplici castellani che, a vario titolo, sono stati vicini alle penne nere. Tra questi, un riconoscimento è stato consegnato anche a Libertà e a Telelibertà.

Mariangela Milani

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01/12/2018

Alpini in classe per ricordare la tragedia della Grande Guerra

Non è facile spiegare, a cento anni di distanza, cosa significò la Grande Guerra. Non è facile soprattutto se i destinatari sono ragazzi adolescenti a cui quei fatti appaiono come un quadro sbiadito e la cui memoria è davvero ancora troppo giovane per poterne contenere la portata e il significato. A provare a rendere loro accessibile questa storia che costò milioni di morti, di cui 132 fu il tributo pagato dalla sola Castelsangiovanni, ci hanno pensato gli alpini. Il gruppo di penne nere, che sabato 8 dicembre festeggerà 66 anni di vita, ha organizzato incontri nelle scuole del territorio, di cui l’ultimo ieri alle medie di via Mazzini. «Prima - spiega il capogruppo Alessandro Stragliati - siamo stati al liceo e al Marcora e anche all’Istituto Tecnico di Borgonovo». Alle decine di studenti e alunni le penne nere, grazie al contributo di Carlo Veneziani del Centro Studi Ana, hanno spiegato la dolorosa storia della Grande Guerra, l’immane sforzo bellico che costò all’Italia, il prezzo altissimo pagato e l’apporto fondamentale degli alpini. Grazie ad una serie di proiezioni Veneziani ha ricostruito il clima di quegli anni, il precipitare degli eventi che portò alla guerra e i risvolti forse meno conosciuti come l’apporto delle donne che si trovarono a mandare avanti il Paese in assen- Gli alpini alle medie di via Mazzini, ultimo di una serie di incontri nelle scuole del territorio promossi per il centenario della prima guerra mondiale za dei mariti. Tra le pieghe della storia ci sono anche aspetti meno conosciuti. «Non tutti sanno che qui a Castello c’erano due ospedali militari - ha detto Stragliati – uno proprio qui nelle scuole e uno in San Rocco». Alle scuole gli alpini hanno donato un libro: Piccolo Alpino di Salvator Gotta. Le penne nere di Castello finanziano anche borse di studio. Il prossimo fine settimana ci sarà il loro annuale raduno che, giovedì 6 dicembre, sarà anticipato alle 21 da un concerto al Verdi dei cori Ana Valtidone e Timallo di Voghera. Sabato 8 dicembre alle 9 ci sarà il raduno di fronte la sede di via Morselli e alzabandiera. Alle 9,40 sfilata al seguito dalla banda Carlo Vignola e alle 10 in messa in Collegiata. Poi sfilata verso il cimitero. A seguire pranzo in oratorio.

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01/12/2018

E Rustigazzo inaugura il Sacrario che riunisce i caduti nelle guerre

La frazione di Rustigazzo da ieri può annoverare un “Sacrario dei Caduti di tutte le Guerre”. Pensato e voluto dall’amministrazione del sindaco Jonathan Papamarenghi, in accordo con il parroco don Germano Gregori, sono state riunite in un solo luogo le targhe che ricordano i Caduti della prima e seconda guerra. Dopo il corteo, accompagnato dalla banda musicale di Noceto, don Gianni Vincini ha benedetto il monumento, ricordando che questi simboli segnano il passaggio da chi si è sacrificato per la Patria a chi, oggi, vive per la Patria, alle nuove generazioni che sono tenute a portare il loro contributo. «Queste celebrazioni guardano lontano, questa vallata ha partecipato alla guerra con sacrificio - ha dichiarato Papamarenghi -. Oggi dobbiamo difendere la nostra identità nazionale, il gruppo alpini di Rustigazzo ha sistemato i monumenti che ricordano i nostri caduti, come quindici anni fa, sempre gli alpini, portarono questo monumento. Vicino a questo abbiamo riposizionato anche gli altri per creare così un vero Sacrario rivolto a tutti i Caduti di tutte le Guerre. Chi si sacrifica va sempre ricordato con orgoglio e con rispetto. Tanti giovani, partiti da questi territori per difendere il Tricolore, non sono più tornati. Era doveroso ricordarli con un luogo di meditazione come questo. Approfitto per salutare un reduce di guerra, classe 1924, qui presente, Bruno Silva, che deve stare a fianco dei generali Carlo Lamanna e Dionigi Maria Loria, che ci onorano oggi della loro presenza». Il deputato Tommaso Foti ha salutato i presenti facendo i complimenti al sindaco per aver organizzato al meglio la commemorazione del centenario della Grande Guerra e ha aggiunto: «Anche oggi ci sono giovani militari italiani sparsi nel mondo per aiutare i popoli in difficoltà e per tenere alta una bandiera. Per onorare nel migliore dei modi questi ragazzi, dobbiamo portare ai vivi che oggi sembrano morti, quella fiaccola dei morti che invece sono vivi nei nostri ricordi». La celebrazione è terminata con la lettura della preghiera del soldato da parte dei bambini delle scuole di Rustigazzo._Flu

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26/11/2018

Festa per i 50 anni degli alpini di Settima: «Siamo rocce, avanti così»

«Gli Alpini di Settima sono delle rocce. E andiamo avanti così ». E se lo dice uno come Camillo Barabaschi c’è da crederci: fu lui nel 1968 assieme con altri amici che oggi non ci sono più a fondare il gruppo delle Penne Nere di Settima. Ieri, è stato premiato e omaggiato in occasione del raduno del gruppo, nel quale sono stati festeggiati i primi 50 anni del sodalizio locale. Tra bandiere tricolori e la fanfara Ana di Pontedellolio, è stato un clima di festa ieri a Settima. Prima la Messa, poi il ritrovo al monumento ai caduti della sede alpini, per il doveroso ricordo a chi non c’è più. «Festeggiare i cinquant’anni del gruppo oggi è una grande soddisfazione » sottolinea il capogruppo di Settima Roberto Ronda. «Oggi voglio ringraziare due persone che hanno permesso al nostro gruppo di crescere: mio padre Gilberto che è stato capogruppo per 37 anni e ha saputo unire e compattare i nostri alpini, oltre a don Giovanni Savi che ha dato il “tocco magico” al gruppo, mettendo a disposizione per noi i locali parrocchiali». Dei “mitici” fondatori del 1968, oggi è rimasto soltanto Camillo Barabaschi: 74 anni, conducente di muli e uno spirito giovanile e battagliero. Gli alpini di Settima si sono stretti a lui e gli hanno così donato una vecchia foto - risalente al primo raduno di gruppo - che lo ritrae proprio mentre conduce il suo mulo. Ma in pieno stile alpino, oltre al ricordo c’è sempre spazio per la beneficenza: la giornata di ieri è stata anche l’occasione per consegnare il ricavato dell’ultima Veglia Verde estiva a Rivergaro al dottor Luigi Cavanna, in rappresentanza dell’Associazione piacentina Malato Oncologico. «Mi avete emozionato e ogni giorno combattete per il bene degli altri» ha ricordato il primario alle Penne Nere presenti. «Grazie a vostro contributo oggi voi combattente anche contro la malattia, aiutando la ricerca in una guerra contro il male». Per l’importante compleanno, non è mancato alla celebrazione il presidente sezionale Ana Roberto Lupi che ha sottolineato il forte appoggio del gruppo di Settima alla sezione provinciale e ha elencato i numeri del successo dell’ultima colletta alimentare, con 350 alpini coinvolti in 64 supermercati per 56 quintali di prodotti raccolti per i bisognosi. «Per la nostra comunità avere degli alpini come quelli di Settima è una grande fortuna» ha aggiunto il sindaco di Gossolengo Angelo Ghillani, che ha donato al gruppo una targa di ringraziamento. «Gli alpini sono un esempio di cittadinanza attiva che combatte l’individualismo strisciante nella società di oggi». Poi, tutti al “rancio” alla sede alpini, non prima di aver ricordato con affetto le Penne Nere che anche di recente sono “andate avanti”, nell’orazione ufficiale dell’alpino Giuseppe Ghittoni. _Cristian Brusamonti

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26/11/2018

Colletta Alimentare: raccolti 55mila chili di solidarietà

La crisi colpisce anche la Colletta Alimentare. Che per quest’anno supera i 55mila chili ma cala rispetto alle scorse edizioni. A tanto ammonta per la precisione la quantità di cibo raccolta durante la Giornata nazionale della colletta alimentare a fronte degli oltre 60 mila raccolti negli anni scorsi. La conferma è arrivata da Enrico Braghieri, che ha curato l’organizzazione dell’iniziativa svoltasi sabato e si è detto particolarmente soddisfatto della buona riuscita: «Abbiamo raccolto un po’ meno rispetto allo scorso anno, ma è aumentata la qualità degli alimenti raccolti: molti biscotti e alimenti per l’infanzia che pesano meno in termini di chili rispetto a pelati e legumi, ma costano di più e sono più utili al Banco Alimentare e alle tante associazioni che assistono i bambini - ha dichiarato - positivo è stato anche vedere l’impegno che tanti volontari mettono per garantire il buon funzionamento della macchina». Macchina che, lo ricordiamo, serve a supportare il Banco alimentare a cui sono conferiti generi vari durante l’anno: ventiquattro sono le associazioni caritative di Piacenza convenzionate con il Banco Alimentare che seguono circa 6mila persone bisognose e a cui sarà destinata una parte di quanto donato dai piacentini, mentre il resto sarà stoccato al magazzino del Banco di Parma per garantire l’attività che l’associazione Banco Alimentare svolge. Nello specifico si tratta di diversi gruppi Caritas delle parrocchie di città e provincia, dell’Auser di Carpaneto, dell’Associazione carrello solidale, dell’associazione Papa Giovanni XXIII, dell’associazione di volontariato Agape, dell’associazione Loredana Botti, dell’Istituto Sacra Famiglia, dell’associazione Isabella Bresegna Chiesa cristiana evangelica, dell’Assofa cooperativa sociale, della chiesa apostolica di Piacenza, della Caritas, del Gruppo internazionale volontari Vittoria, dell’Istituto Gianelline, della Miracle Assembly, del Monastero delle Benedettine di San Raimondo, della Cdos Riccardo Pampuri e dell’Associazione Dal Basso. Per quanto riguarda invece i volontari, la Colletta alimentare ha potuto contare fra gli ottocento e i mille volontari impegnati nei 64 punti vendita che hanno aderito alla Giornata nazionale: 350 di questi erano alpini, circa 250 invece studenti delle scuole superiori del territorio impegnati a distribuire buste di plastica ai cittadini e a smistare prodotti.

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25/11/2018

Colletta alimentare, la generosità dei piacentini è senza età

Vent’anni e non sentirli. Non sentire il tempo che passa perché la generosità non conosce vecchiaia e neppure stanchezza. Almeno non quella che i piacentini dimostrano in occasione della colletta alimentare. Anche ieri non hanno fatto eccezione: oltre 60 supermercati coinvolti fra città e provincia, circa un migliaio di volontari che per tutta la giornata hanno distribuito sacchetti di plastica e diviso e imballato prodotti, infiniti cittadini che hanno raccolto l’appello della solidarietà. Il risultato preciso lo si saprà oggi, ma dalle stime si parla di oltre seicento quintali. Un po’ come accade già da qualche anno. «Siamo contenti perché la risposta della cittadinanza è sempre positiva – ha spiegato Enrico Braghieri in rappresentanza della “macchina” della colletta alimentare – i piacentini ci danno una mano importantissima sia nelle donazioni, ma anche nella parte del volontariato. Abbiamo fra gli ottocento e i mille volontari impegnati oggi nei 64 punti vendita che hanno aderito alla Giornata nazionale della colletta alimentare: 350 di questi sono alpini, circa 250 sono studenti delle scuole superiori del territorio. Ogni anno qualche associazione aderisce e dà la propria disponibilità. È confortante e ci fa ben sperare». Ieri mattina all’Esselunga di via Conciliazione erano circa una decina i volontari presenti per distribuire buste e smistare tutti i prodotti donati: «Aderisco a questa iniziativa come volontario da cinque anni ossia da quando sono andato in pensione – ha spiegato l’alpino Nando Tortellotti presente assieme ad altre penne nere e studenti – in questo supermercato fra l’altro c’è sempre il lavoro maggiore ed è anche per questo motivo che siamo impegnati in dieci. I piacentini rispondono sempre bene: donano tanto, soprattutto pasta e legumi». Ma fra i generi raccolti c’è solo da scegliere: olio, passata di pomodoro, prodotti secchi di diverso tipo che la cittadinanza ha acquistato per dare una mano a chi ne ha più bisogno. La raccolta, ha spiegato Braghieri, «serve a supportare il Banco alimentare a cui sono conferiti generi vari durante l’anno: 24 sono le associazioni caritative di Piacenza convenzionate con il Banco Alimentare che seguono circa 6mila persone bisognose».

Betty Paraboschi

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24/11/2018

Malattie rare, il cuore degli alpini di Rivergaro batte per la ricerca

Ci sono oltre 570 malattie genetiche sulle quali i ricercatori continuano senza sosta a lavorare, per cercare la “chiave” che serve a scoprirne i meccanismi e bloccarle. Malattie così rare e dai nomi così strani da non essere neppure nominate, poco “redditizie” anche per le case farmaceutiche e spesso ignorate dagli investimenti pubblici e privati. Nel loro piccolo, il gruppo Alpini di Rivergaro – fedele al cuore grande che caratterizza le Penne Nere – ha scelto quest’anno di dare il suo contributo alla ricerca medicoscientifica: nel corso dell’ultimo raduno di gruppo a Rivergaro, gli alpini hanno devoluto a Telethon la propria “fetta” di ricavato dall’ultima “Veglia Verde” che si è svolta la scorsa estate proprio in paese, sulle rive del Trebbia. La consegna della busta è avvenuta durante l’annuale raduno di gruppo alpino, al quale hanno partecipato anche il presidente sezionale Ana Roberto Lupi, il sindaco di Rivergaro Andrea Albasi e il maresciallo Roberto Guasco. Dopo a santa messa e la sfilata per il paese fino al monumento ai caduti per il doveroso ricordo a chi non c’è più con la deposizione della corona d’alloro, il capogruppo Luigi Mercori ha consegnato il contributo in denaro al delegato locale di Telethon Italo Bertuzzi: un gesto importante che suggella così il successo della Veglia Verde estiva, la festa organizzata proprio a scopo benefico dai gruppi di Rivergaro, Settima e Travo. Quest’anno, le Penne Nere rivergaresi hanno scelto di aiutare Telethon e la ricerca sulle malattie genetiche. «Dal 1990 Telethon ha impiegato 489 milioni di euro nella ricerca, a favore di oltre 2629 progetti» sottolinea Bertuzzi, ringraziando gli alpini del gesto e spiegando cosa sta facendo ora l’associazione fondata ormai 28 anni fa da Susanna Agnelli con l’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare. «Finora, sono state studiate 571 malattie. In tanti anni si sono fatti molti passi in avanti nelle cure, come nel caso della malattia Ada-Scid che colpisce il sistema immunitario. È stato trovato il gene difettoso, modificato in laboratorio e poi reimmesso nel paziente con il farmaco Strimvelis, permettendo al midollo di rigenerarsi». E anche gli alpini di Rivergaro, ora, sono diventati “azionisti” della ricerca.

Cristian Brusamonti

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22/11/2018

Il coro Ana in Argentina, gli emigrati si uniscono al canto fra le lacrime

Il coro Ana Valnure di Bettola è stato ambasciatore di pace in Argentina. Nella sua trasferta, che si è conclusa martedì , il coro ha partecipato alla commemorazione per il centenario della fine della prima guerra mondiale nella città di Mar del Plata organizzata da tre associazioni italo-mar platensi (El Fogolar Furlan, il circolo Giuliani nel mondo e la Società italiana Le Tre Venezie) insieme al Comune. Per questa sua presenza, il consiglio comunale di Mar del Plata ha riconosciuto al coro Ana Valnure una “dichiarazione di interesse” alla partecipazione a questa iniziativa e per averne condiviso lo scopo, quello di “ricordare per non ripetere”. Nel primo giorno di permanenza in Argentina, martedì 13 novembre, il coro è stato quindi accolto con tutti gli onori dai vertici della municipalità di Mar del Plata grazie all’iniziativa di Marcelo Carrara, consigliere comunale della città sudamericana che si affaccia sull’oceano Atlantico e le cui origini sono bettolesi. «Un onore avere nella nostra città gli alpini - hanno detto i referenti del Comune e gli organizzatori della celebrazione - perché hanno fatto la storia e ancora oggi si adoperano per la pace e la solidarietà». Il coro Ana Valnure è stata una delle “Voci per la pace” - così era intitolata la giornata celebrativa - insieme alle associazioni italomarplatensi che si sono adoperate per allestire una mostra con immagini e documenti della Prima Guerra mondiale. Ha cantato davanti al consiglio comunale e alle comunità italiane di Mar del Plata negli incontri con il coro della Forza Aerea Argentina e con la Società Italiana “Le tre Venezie” e, nei giorni di permanenza a Buenos Aires, alla società Italiana Stella Alpina nella località San Justo dove si sono esibiti anche il coro Alpino, il coro Stella Alpina e il coro dei Giuliani. “A siv piasintein!” ha detto la signora Rosanna Sartor, da 67 anni in Argentina, componente del coro Stella Alpina, accogliendo il coro bettolese. Mantovana di origine, ha parenti nella città di Piacenza di cui ricorda anche qualche parola in dialetto. Un calore ed un’amicizia che si è respirata durante tutta la trasferta, quando il coro si fermava a cantare per strada e tanti emigrati non esitavano a presentarsi come italiani e aggregarsi al canto, o quando da più parti arrivavano richieste per sentire una volta ancora “Quel mazzolin di fiori” o “La Montanara”. Sincere e sentite le emozioni, accompagnate da qualche lacrima, che hanno suscitato il canto, la presenza di “compatrioti” in terra argentina, il ricordo dell’infanzia e della gioventù vissute in Italia.

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21/11/2018

Addio all’alpino Guarnieri ultimo reduce di Morfasso

Massimo Guarnieri, 95 anni, era l’ultimo reduce alpino di Morfasso. Aveva vissuto la guerra da giovanissimo e sopportato la prigionia in Germania. A guerra finita era tornato a piedi verso casa, alla Costa, nella sua Sperongia di Morfasso: era l’estate del 1945. Nel ’51 si era dovuto nuovamente separare dalla sua terra, per trovare lavoro oltre confine, in Inghilterra. Qui aveva costruito il suo futuro, con la moglie Alice e la figlia Lucia, nata e cresciuta a Londra. Nell’88, appena dopo la pensione, i coniugi Guarnieri avevano realizzato il desiderio di tornare nella terra d’origine. La stessa terra dove Massimo riposerà per sempre. Si sono infatti celebrati ieri, nella chiesa parrocchiale di Sperongia, i suoi funerali, impreziositi dalla presenza degli alpini del Gruppo di Morfasso. Il signor Guarnieri non mancava mai ad un raduno e lo ricordiamo bene alla Festa Granda del 2017 Addio all’alpino Guarnieri ultimo reduce di Morfasso celebrata proprio a Morfasso. Ci aveva raccontato: «Venni chiamato alle armi a 19 anni. Era il 16 gennaio 1943. Dopo l’addestramento ci mandarono in Jugoslavia. L’8 settembre mi trovavo là. Ci dissero di resistere ai tedeschi. Lo facemmo fino al 16 settembre. Avevamo gli apparecchi (aerei) tedeschi sulla testa. Non spararono. Dovevamo decidere se diventare volontari in forze ai tedeschi o unirci ai partigiani locali. Non accettai di farmi volontario coi tedeschi e venni fatto prigioniero e portato in Germania da Internato Militare Italiano. Tornai a casa il 2 giugno del ’45». Proprio l’alba della nostra Repubblica. Di una nuova vita per il Paese e anche per il giovane Massimo. Sua sorella, quel giorno, lo vide arrivare dalle montagne. Non lo riconobbe, tanto era cambiato. Nel ’51 emigrò in Inghilterra: c’erano contratti che consentivano agli italiani di restare in Gran Bretagna dopo aver lavorato due anni nelle miniere. Guarnieri lo fece. Poi passò nel settore dell’edilizia e negli anni poté costruirsi la sua casa a Londra e quella a Morfasso. «Anche a Londra, mio padre è sempre stato legatissimo alla comunità italiana» spiega la figlia Lucia, italiana di seconda generazione, che a sua volta ha sposato nel ’99 il figlio di emigrati piacentini a Londra: Gabriele Badini. «Da allora abbiamo vissuto in America, in Cina, in Svizzera, in Germania e i miei genitori mi sono sempre venuti a trovare, specie per vedere le mie figlie, le loro nipoti adorate: Isabella e Olivia. Purtroppo mia mamma Alice ci ha lasciati a giugno. Mio padre allora disse: “Adesso ti seguo”. Subito dopo si è ammalato e se ne è andato in breve tempo. Io sono orgogliosa di essere sua figlia. Mio padre e mia madre avevano celebrato i 64 anni di matrimonio. In estate anche noi trascorrevamo qui a Costa di Morfasso due mesi, con la famiglia. I miei genitori hanno trasmesso a me, mio marito, le nipoti, grandi valori e un grande esempio».

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21/11/2018

Gli alpini di Settima, 50 anni di impegno a servizio della comunità

Erano partiti in sette, in quell’ormai lontano 18 febbraio del 1968. Ma negli anni hanno saputo costruire un gruppo sempre più grande, fino al centinaio di aderenti negli anni Ottanta e agli attuali 51 soci. Ora per gli Alpini di Settima è tempo di celebrare i suoi primi 50 anni di storia: domenica mattina, nella frazione di Gossolengo, si terrà il raduno di gruppo per festeggiare questo storico compleanno. Per ripercorrere la storia del gruppo alpini di Settima bisogna proprio ritornare a quel 1968 per ritrovare la buona volontà di un gruppo di amici che, in quegli anni di fermento e difficili per le associazioni d’arma, scelsero comunque di rendersi disponibili alla collettività. I fondatori erano Luigi Piva, Olimpio Taina, Gilberto Ronda, Rino Cella, Camillo Barabaschi, Carlo Rossi e Luigi Fiorentini: sotto la spinta del “presidentissimo” Arturo Govoni, in pochi anni gli alpini delle zone limitrofe iniziarono a confluire attorno al capogruppo Gilberto Ronda, tanto da sfiorare i 100 iscritti quasi quarant’anni fa e da contribuire poi alla nascita del gruppo di Rivergaro. Oggi il gruppo è guidato da Roberto Ronda ma mantiene intatti i valori e gli esempi dei suoi fondatori sotto la guida spirituale del cappellano don Giacomo Ferraglio. Ai 51 soci attuali si aggiungono poi i 15 “Amici degli Alpini” che sostengono il gruppo. In cinquant’anni di storia, gli alpini di Settima non sono certo rimasti con le mani in mano. Tra i vari interventi o opere realizzate ricordiamo il terremoto in Umbria, l’alluvione del Piemonte, la casa d’accoglienza sezionale per i senzatetto a Piacenza, il muro di cinta de La Pellegrina, la baita a Pieve di Montarsolo. Nel 2013, in occasione dell’Adunata Nazionale, erano stati loro a imbandierare l’intera città di Piacenza per l’importante evento. A livello locale, il gruppo ha sempre collaborato con la parrocchia di Settima e l’amministrazione di Gossolengo (col coronamento della Festa Granda del 1998) e si è preso a cuore l’ex asilo parrocchiale per ricavarne la propria sede grazie alla generosità dell’allora parroco don Giovanni Savi. Negli anni la struttura è stata via via recuperata, rendendo utilizzabile il salone, la cucina e le sale attigue. Nel 1978 gli alpini hanno regalato alla cittadinanza di il monumento ai caduti (restaurandolo nel 2008 come hanno fatto poi nel 2015 anche per quello in piazza Roma a Gossolengo). Come si riconoscono gli alpini di Settima nelle adunate nazionali? Semplice, sono quelli che guidano da 45 anni il gruppo nella sfilata, portando con orgoglio lo striscione con la scritta “La Primogenita”. Inoltre, portano avanti da 11 anni la “Veglia Verde” della Bassa Valtrebbia per raccogliere fondi a scopo benefico, come ad esempio l’aiuto ai terremotati di Abruzzo ed Emilia o l’acquisto di materiale didattico per l’istituto alberghiero Marcora.

Domenica la donazione per l’Amop e la premiazione di Camillo Barabaschi

Si preannuncia come una mattinata in bilico tra il ricordo e lo spirito di beneficenza quella di domenica mattina a Settima: nel corso delle celebrazioni del 50esimo di fondazione del gruppo Alpini, infatti, ci saranno due momenti particolarmente significativi e toccanti. Il primo sarà la premiazione dell’alpino Camillo Barabaschi, l’unico rimasto tra i soci fondatori che nel 1968 diedero il primo impulso alle Penne Nere locali. Quindi sarà consegnato dal capogruppo Roberto Ronda un contributo in denaro a favore dell’Associazione piacentina malato oncologico (Amop) alla presenza del primario Luigi Cavanna all’ospedale di Piacenza: la somma per la ricerca medica è stata raccolta la scorsa estate nell’ultima edizione della “Veglia Verde” di Rivergaro, la festa benefica di gruppi di Settima, Rivergaro e Travo. Intanto domenica a Settima sono attese le rappresentanze di tutte le Penne Nere piacentine per un grande momento di festa. Ecco il programma della mattinata. Il ritrovo sarà alle ore 10.30 alla sede del gruppo a Settima, da dove partirà la sfilata per le vie del paese con alla testa la fanfara della sezione Ana. Quindi, alle 11, si arriverà in chiesa per la Messa e dopo la funzione, alle 11.45 sarà deposta una corona d’alloro al monumento dei caduti: lì si procederà con i discorsi ufficiali delle autorità presenti e le premiazioni. Subito dopo seguirà il “rompete le righe” che darà il via al pranzo nei locali dell’oratorio.

Cristian Brusamonti

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20/11/2018

Addio a Morosoli, una vita per gli altri «Sempre presente e alpino nel dna»

È venuto a mancare sabato scorso all’età di 81 anni Gaetano Morosoli, dal 1976 capogruppo degli Alpini di Vigolzone. Una colonna portante della comunità, un riferimento per tutte le attività del gruppo attraverso mezzo secolo di storia. In sintesi: sempre presente. Gaetano Morosoli era tra i venti alpini che nel 1968 hanno dato vita al gruppo di Vigolzone. Il 23 settembre 2018 era sempre lì, a Vigolzone, alle celebrazioni per il 50esimo anniversario della fondazione che lo hanno visto assoluto protagonista. Ciò che passa nel mezzo è a tutti gli effetti un romanzo dell’Italia repubblicana. In seguito al terribile terremoto in Friuli del 1976, gli alpini di Vigolzone inviarono contributi monetari e, soprattutto, umani alla ricostruzione. Morosoli era tra i cinque volontari che partirono: prestò le proprie braccia - e mani da lattoniere - al cantiere 8 di Osoppo nel ‘76. È proprio in quell’anno che la carica di capogruppo passa da Serafino Panelli a Morosoli, carica che continuerà a vestire come una seconda pelle per tutta la vita, salva la parentesi come consigliere provinciale della sezione Alpini di Piacenza. «Gaetano Morosoli è stato per me un grande amico ma soprattutto un grande alpino – racconta Bruno Plucani, ex presidente della sezione Alpini di Piacenza - Nei miei quasi dieci anni da presidente ha sempre dato la massima disponibilità in ogni cerimonia che si andava ad organizzare e non esitava a svolgere la funzione di “alfiere” in raduni alpini fuori provincia, dove era conosciuto e benvoluto da tutti. Era sempre il primo a partire per aiutare persone colpite da calamità naturali, senza dimenticare il lavoro solidale che svolgeva nell’ambito comunale. Mi spiace tantissimo» Infinita la lista delle attività promosse dagli Alpini di Vigolzone. Tra le tante, nel 1984 l’inaugurazione del monumento dedicato alla battaglia di Nikolajewka, centro della commemorazione che ogni gennaio porge un tributo ai caduti. Nel 1992 il contributo alla costruzione dell’asilo a Rossosch, in Russia, nell’ambito della “Operazione Sorriso”: un materiale simbolo di pace nel luogo in cui, cinquant’anni prima, gli Alpini furono aiutati dalla popolazione locale. Nel 2009 e nel 2012,poi, gli aiuti ai terremotati di Abruzzo ed Emilia. «È stata una persona sempre molto impegnata con gli alpini, ce l’aveva nel dna l’alpinità – ricorda Roberto Lupi, presidente della sezione alpini di Piacenza - Ha partecipato a importanti iniziative a livello nazionale, era andato in Friuli, ad Osoppo, per il terremoto del 1976: allora non esisteva ancora la protezione civile dell’Ana e dopo quell’evento nacque l’idea di costituirla. In questo lui è stato uno degli antesignani. Lo ricordo impegnato per la costruzione del rifugio Segadelli, che dà ospitalità ai senzatetto. Me lo ricordo sempre presente a tutte le nostre cerimonie e commemorazioni. Una persona molto attiva che diceva sempre, com’è nello stile degli Alpini, quello che pensava, ma sempre in un’ottica di collaborazione e di senso di appartenenza alla nostra associazione ».

Gianmaria Vianova

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19/11/2018

Caldarroste all’asilo “Astamblam”

Clima di festa, ieri, al nido d’infanzia comunale “Astamblam” di via Guarnaschelli, dove il gruppo Alpini di Piacenza ha preparato le caldarroste (offerte da Leroy Merlin) per i bambini che frequentano la struttura e le loro famiglie. Il tutto accompagnato da qualche dolce e vin brulè. «È stato un momento conviviale vissuto in semplicità, ma con grande partecipazione», sottolinea l’assessore ai servizi sociali Federica Sgorbati, che ha promosso l’iniziativa. «Un’occasione di incontro, ben riuscita grazie alla disponibilità del gruppo Alpini, che ringrazio e spero di poter coinvolgere anche in future occasioni in altri asili cittadini. Penso che anche questo sia un modo di favorire la socializzazione tra le famiglie e le opportunità di condivisione con lo staff educativo e di assistenza, valorizzando al tempo stesso l’impegno e lo spirito di servizio degli Alpini, che anche per i più piccoli rappresentano una figura molto amata». _red.cro.

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18/11/2018

Torna a casa la piastrina del soldato Emozionante l’incontro con i parenti

Emozioni profonde alla cerimonia di consegna della piastrina di Aurelio Mangiavacca, disperso in Russia durante la ritirata tra dicembre ’42 e gennaio ’43. Organizzato dal sindaco Pinuccio Sidoli con il gruppo alpini di Giovanni Marazzi e gli ex Reduci e combattenti di Gianni Barani, l’evento ha visto, assieme alle associazioni e tanti cittadini, come ospiti principali Marisa Mangiavacca, nipote di Aurelio, con la figlia Simona, e il gruppo “Sulle orme della storia”, presieduta da Danilo Dolcini. Con l’intervento della pronipote Simona e di Dolcini si è ricostruita brevemente la storia del vernaschino disperso. Aurelio, insieme al fratello Giuseppe, erano partiti per la Russia 76 anni fa; lui 22enne e Giuseppe 30 anni, che lasciava la moglie e due figlie, una appena nata e l’altra,Marisa, di 4 anni. Facevano parte entrambi dell'VIII Reggimento Alpini della Divisione Julia, sparito quasi completamente durante la ritirata (26.000 morti, 43.000 feriti e 63.000 dispersi). Anche Aurelio sparì;era il 21 gennaio ’43 e la famiglia non seppe più nulla di lui fino a qualche mese fa, mentre il fratello fu fatto prigioniero e morì il 4 luglio del 43 nel campo di Tiomnikov. La sua piastrina, che per la famiglia vale molto, è stata ritrovata da un ragazzo russo, Sergei, che a gennaio lo ha consegnata al gruppo “Sulle orme della storia” che ha percorso 150 km, nella steppa della Russia dal fiume Don sino a Nikolajewka sulle orme dei nostri soldati per “ritrovarli”, oltre che attraverso il ricordo intermittente della loro sofferenza, anche grazie ad eventuali testimonianze. Sette giorni di viaggio, fra freddo e stanchezza, ospitati nelle isbe dei Russi, ricompensati dalla gioia immensa per il ritrovamento di due piastrine che hanno donato un po’ di pace a tutti i parenti ,che esprimono la loro immensa gratitudine anche attraverso le parole di Simona. Il gruppo ritornerà ancora sicuramente in Russia alle ricerca di altre testimonianze dei nostri caduti. Defunti ta l’altro ricordati a Vernasca anche attraverso la preghiera, davanti al monumento, dal gruppo alpini allineatosi all'iniziativa nazionale per ricordare il centesimo della fine della prima guerra mondiale e dalla celebrazione della santa messa officiata dal parroco don Giovanni Cigala e deposizione di corone e fiori davanti al monumento e alle medaglie d'oro e d'argento al valor militare.

Renata Bussandri

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11/11/2018

Tramandare il valore degli alpini

Egregio direttore, giorni fa a Sarmato è mancato un caro amico che faceva parte del Gruppo alpini. Ai funerali, hanno intonato, tra le altre musiche, “Il Silenzio” e recitato la solenne “Preghiera dell’alpino”. La partecipazione e la commozione sono state generali. È molto importante il senso pieno di sensibilità degli alpini, per salutare chi, come dicono nel loro gergo, “è andato avanti“. Tutti con l’immancabile cappello e, soprattutto, con il loro grande cuore. Ora mi chiedo, tra anni, resterà qualcuno che ricordi chi si è adoperato in ogni modo e forma per i propri concittadini, in un passato ormai lontano, ma nella memoria di chi scrive e di chi, soprattutto, ha avuto modo di prestare servizio di leva? E di chi, per la patria e un grande ideale, grazie ai quali noi ora godiamo della libertà, tanto tempo fa ha perso la vita? Penso che queste cose, questi ricordi, andrebbero, per non essere dimenticati e perduti, spiegati ai giovani studenti, come pagina importante della nostra storia. Quando sento, in occasioni importanti il nostro inno nazionale, mi emoziono sempre e, anche se purtroppo la nostra nazione tra i tanti pregi ha anche diverse pecche, mi sento orgogliosa di essere italiana. Ester Albiero

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11/11/2018

Un Requiem dei monti che lenisce il dolore ed emoziona

Una ferita lunga un secolo, la musica che allontana l’orrore ed alimenta il linguaggio dell’anima, lenisce il dolore e rinsalda sentimenti di pace e fraternità. Musica che unisce nel segno della civiltà. Tra le navate di Santa Maria di Campagna si respirano passione e rispetto, rigore e senso di appartenenza. L’Orchestra di Fiati del Conservatorio Nicolini, diretta da Luciano Caggiati, ha accompagnato nove cori nell’esecuzione del “Requiem nei monti” di Giovanni Veneri, un’autorità quando si parla di corali, durante il concerto inserito nel quadro celebrativo del Centenario della Grande Guerra. L’evento, coordinato dal professor Fausto Frontini, è stato promosso, oltre che dal Nicolini, dalla Sezione Alpini di Piacenza e Famiglia Piasinteina, con il patrocinio del Comune e grazie alla disponibilità dei frati minori di Santa Maria di Campagna e il sostegno di Banca di Piacenza, Sterlitom e Cementirossi. Sul palco 180 coristi da Parma, Fidenza e Piacenza, distribuiti nei cori Ana Valtidone, Laus Vocalis, Vox Canora, Armonie dei Colli, Corale Giuseppe Verdi, Coro Monte Orsaro, Coro Cai Mariotti, Colliculum Coro, Corale S. Donnino. Nell’arco della serata, circa due ore di melodie dolenti ed eroiche, evocative e cariche di suggestioni ancestrali, è stata recitata, la “Preghiera degli Alpini” di Veneri, presente in Basilica e applaudito ripetutamente, ma anche la poesia “Dopo la guerra” dello scrittore-poeta Romano Franco Tagliati. In apertura la comunanza di coscienze che illumina l’Inno Nazionale e tutta l’introspezione, il coraggio, la tradizione della “Leggenda del Piave” nella elaborazione strumentale di Veneri. Nel finale i presidenti del Conservatorio, Paola Pedrazzini, dell’Associazione Nazionale Alpini sezione di Piacenza, Roberto Lupi, e Danilo Anelli della Famiglia Piasinteina, hanno espresso tutta la loro soddisfazione per la buona riuscita della serata. «Sono molto felice – ha spiegato Pedrazzini - che il Conservatorio abbia partecipato a questo evento e sia stata scelta la musica per celebrare il centenario della Grande Guerra attraverso un inno alla Pace. Ringrazio l’amministrazione comunale, gli sponsor che hanno reso possibile l’iniziativa, il maestro Giovanni Veneri per la sua presenza significativa. Infine ringrazio i docenti e gli studenti del Conservatorio e in particolare il Maestro Caggiati. Sono stati protagonisti di una performance davvero superba». Al suo fianco il presidente Lupi: «Penso che non si potesse prevedere una conclusione del percorso, iniziato nel 2015, di commemorazione dei cent’anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale, più degna e preziosa di questa. Ringrazio gli alpini della sezione piacentina per il loro instancabile impegno. La musica ci fa riflettere sulla tragedia della guerra e onorare coloro che hanno pagato con la vita la dedizione alla Patria». In chiusura il commento del razdur Anelli: «Ricordare la Grande Guerra è anche fare memoria e sensibilizzare ad un impegno civile orientato al bene, alla pace, alla relazione e al dialogo. Sarebbe auspicabile riuscire a trasmettere tutto questo, attraverso il racconto, la testimonianza e la lettura veritiera della storia alle giovani generazioni, per risvegliare le loro coscienze critiche, oltre che le loro emozioni».

Matteo Prati

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11/11/2018

Diego e Cassandra donano il 25esimo tandem in Nepal

C’è da scommettere che non starà a lungo fermo. Ma intanto il “Tandem volante” ha portato a termine anche la sua ultima, preziosa, missione. La numero 25: questa volta ha superato i confini, arrivando proprio come un magico tappeto volante, carico di fiducia ed entusiasmo, in Nepal. Qui gli occhi di Diego Guerriero e Cassandra Poggioli hanno aperto un’altra finestra sulla vita: il loro è infatti il primo tandem per ciechi donato in Nepal. «Per noi è il 25esimo donato e siamo orgogliosi di aver reso il progetto internazionale», hanno spiegato, direttamente dall’altra parte del mondo. «I ragazzi di Blind Rocks sono stati contentissimi e orgogliosi di questo dono che stanno già usando per le strade di Katmandu. Vogliamo dire “grazie” al gruppo Alpini di Piozzano e ad Ana - sezione di Piacenza - per l’aiuto che ci stanno dando nel progetto. Un grazie particolare, poi, al “Ciclostello” nella persona di Mauro Vanoli per aver reso questo viaggio ancora più speciale. Non riusciamo a raccontare molto perché il nostro cuore ha vissuto troppe emozioni e la testa scoppia per tutte le immagini e le parole che ha assorbito in poche ore». Colore preferito: «Blu!» La coppia, sul tandem e nella vita, infatti, ha potuto anche abbracciare e conoscere la splendida Kajal, adottata a distanza. «Un grazie di cuore al personale eccezionale di “Save the children” per tutta la cortesia che ha messo in campo per realizzare un nostro piccolo desiderio, quello di conoscere questa bimba speciale», hanno concluso i due piacentini, negli ultimi anni impegnati nella diffusione di un divertimento possibile - quello del tandem - anche per chi non vede. «Kajal è bellissima, il suo colore preferito è il blu; è timida come Cassandra e gli piace giocare come me», ha concluso Diego. Tanti i sorrisi (anche le risate) che hanno accolto i due trentenni. Il Nepal non era abituato a vedere una bici lunga, carica di due persone, due cuori, e quattro mani per continuare a donare.

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09/11/2018

«Portiamo i canti alpini in Argentina» Nuova missione per il coro Ana Valnure

Nuova trasferta internazionale per il coro Ana Valnure di Bettola. Dopo il viaggio in Brasile nel 2015 e a Praga nel 2017, la formazione corale è pronta a partire per l’Argentina, terra di emigrazione italiana. Dal 12 al 20 novembre porterà i suoi canti alpini tra le comunità italiane di Buenos Aires e Mar del Plata. Mercoledì sera si è tenuta la presentazione ufficiale del viaggio nella sede del Corpo bandistico pontolliese dove i cantori del coro Ana Valnure, da settembre, settimanalmente, si sono riuniti per ripassare e studiare il repertorio che proporranno nelle loro esibizioni. Il direttore Edoardo Mazzoni, che sarà capogruppo della “comitiva”, e Gigi Rocca, dell’agenzia piacentina che ha seguito diverse trasferte corali e i Viaggi dell’Amicizia, hanno illustrato il programma della trasferta che è nata da un invito di Marcelo Carrara, referente dell’associazione Nuove Generazioni Terra (acronimo di Tracce dell’Emilia nella Repubblica Argentina) di Mar del Plata, città balneare affacciata sull’Oceano Atlantico a 400 chilometri a sud di Buenos Aires. Marcelo Carrara ha un legame personale con Bettola. Il suo bisnonno, Antonio Carrara, è infatti nato a Bettola ed è giunto in Argentina nel 1897 creando una numerosa famiglia proprio negli anni delle origini di Mar del Plata, città che si è costituita nel 1874. «Proprio Marcelo – ha spiegato il maestro Mazzoni con i vertici dell’associazione del coro Ana Valnure, Donisia Chinosi e Pier Giorgio Carrara – ci ha invitati a visitare la sua città e ad incontrare quindi gli italiani, gli emiliano romagnoli e i piacentini che vi vivono, e lui sarà il nostro riferimento. Questa trasferta è un impegno importante per noi perché porteremo i canti degli alpini e del nostro territorio e sarà bello lo scambio e l’incontro con altri cori delle associazioni italiane». Il coro Ana Valnure, che per l’occasione sarà composto da 22 cantori, atterrerà a Buenos Aires attorno alle 5 del 13 novembre ed affronterà un primo tour de force: si trasferirà infatti a Mar del Plata dove, dopo 5 ore di bus, sarà accolto dal sindaco e dal consiglio comunale della città alle 13 per l’“Incontro per la pace - Ricordando il centenario della Grande Guerra”. A Mar Del Plata canterà anche nella Cattedrale e nella chiesa della Asuncion de la Santisima Virgen insieme al coro della Forza Aerea Argentina. Non poteva mancare l’incontro “canoro” con gli alpini. Sabato 17 infatti, la società Stella Alpina di Buenos Aires ospiterà il coro Ana, il coro alpino della capitale, il coro Stella Alpina e il coro Dei Giuliani. Martedì 20 il rientro in Italia. La trasferta ha il patrocinio del Comune di Bettola, della Provincia di Piacenza, della sezione Ana Piacenza, del quotidiano Libertà, di Piacenza nel mondo e di Bettola nel mondo.

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09/11/2018

Il maxi tricolore attraversa il paese portato dai ragazzi delle scuole

Anche a Bettola, nella mattinata di domenica, si sono tenute le celebrazioni per ricordare i cento anni dalla fine della Prima guerra mondiale. Su invito dell’Amministrazione comunale, il gruppo Alpini si è fatto promotore dell’iniziativa, in collaborazione con l’Istituto comprensivo di Bettola, la Parrocchia e il Comune stesso. Con il corteo partito dalla sede degli alpini, in piazza Sant’Ambrogio, si è aperto il programma. In testa il gonfalone del Comune, seguito dai gagliardetti dei gruppi Alpini e quello dell’Avis;quindi, il maxi tricolore di quasi cinquanta metri sostenuto dagli alunni della scuole. Da qui, dopo il passaggio in piazza Colombo, l’ingresso nel Santuario della B.V. della Quercia per la messa celebrata da don Angelo Sesenna. Al termine della funzione religiosa, la commemorazione ha visto la deposizione di un mazzo di fiori ai piedi del campanile del santuario intitolato appunto ai Caduti della grande guerra. E’ seguita la sfilata fino all’asilo, sempre dedicato ai Caduti , dove è stata posta una corona d’alloro. Qui i ragazzi dellea medie, seguiti dalla professoressa di musica, hanno prima intonato i canti patriottici legati al primo conflitto mondiale e poi suonato il silenzio fuori ordinanza con i flauti. Alcuni di loro hanno letto alcuni passaggi di testimonianze lasciate da chi la guerra l’aveva realmente combattuta. A seguire il discorso del sindaco Paolo Negri, la benedizione da parte del parroco del cippo riportante tutti i nomi dei caduti bettolesi durante il primo conflitto mondiale.

Massimo Calamari

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06/11/2018_3

Sette elmetti per ricordare i soldati della Grande Guerra

Sette elmi di altrettanti soldati che combatterono nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale. Un monito “tangibile” per ricordare che la guerra può essere un ipotesi sempre concreta, da tenere alla larga il più possibile. Sono i cimeli militari che ieri mattina a Gossolengo - in occasione delle celebrazioni delle Forze Armate - il collezionista locale Leonardo D’Ambria ha donato al comune di Gossolengo: sono stati raccolti in una teca che, per il momento, resterà esposta in municipio. I cimeli sono stati illustrati ai cittadini e ai ragazzi delle scuole dallo stesso D’Ambria, collezionista di Gossolengo che ha recuperato gli elmi da discendenti dei soldati. C’è un “Adrian” del 1915, uno “Stahlhelm” austro-germanico del 1916, elmetti italiani e tedeschi del 1935, un copricapo dei “parà” oppure uno americano del 1941. Ma soprattutto c’è uno strano elmetto inglese del 1917 sul quale qualcuno, in un momento successivo, ha disegnato il fregio degli Alpini, probabilmente per riutilizzarlo. La consegna è stato l’atto conclusivo della cerimonia di celebrazione delle Forze Armate in piazza Roma, alla quale ha partecipato anche il viceprefetto vicario Leonardo Bianco in rappresentanza del prefetto Maurizio Falco, occupato da impegni istituzionali. «È passato un secolo dalla Prima Guerra Mondiale ma in realtà non sono molti anni se paragonati alla vita di un uomo» sottolinea Bianco. «Se ciascuno di noi va a ricercare nella storia della sua famiglia, si accorgerà che tutti siamo stati interessati dalla guerra. E invito tutti i ragazzi a fare una ricerca di questo tipo. Quella del 4 Novembre non è una cerimonia fine a sé stessa ma ci ricorda che la guerra è una eventualità remota ma possibile ». Anche il sindaco Angelo Ghillani - dopo la deposizione e benedizione della corona d’alloro al monumento ai caduti in piazza - ha ringraziato l’opera preziosa delle Forze Armate e richiamato l’attenzione sulla necessità di «ostacolare gli atti di prepotenza che possono sorgere nella nostra vita quotidiana: per garantire la pace, serve partire dalle piccole cose». Un sentimento rafforzato anche dalle riflessioni e dai canti dei ragazzi delle scuole primarie e secondarie di Gossolengo nel corso della manifestazione._CB

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06/11/2018

Bobbio, sulla lapide ai caduti c’è ora il ricordo di Guido Dall’Osso

In tanti hanno presenziato alla cerimonia di commemorazione del 4 novembre in occasione del 100esimo anniversario della “Vittoria” riconosciuto anche quale giornata dell’unità nazionale e delle forze armate. Autorità civili e militari, studenti, giovani e meno giovani si sono ritrovati alle 10 nella basilica di San Colombano, dove don Mario Poggi ha officiato la santa Messa, e a seguire si sono recati davanti al monumento ai caduti in piazza San Francesco per la deposizione delle corone. Davanti alla lapide del monumento si è svolto l’alza bandiera, ed è quindi seguita l’orazione del sindaco Roberto Pasquali il quale ha ringraziato tutti gli intervenuti, in particolare i ragazzi delle scuole per la loro preziosa presenza. «Ringrazio tutti, i rappresentanti delle associazioni e i cittadini ma, innanzitutto, voi, ragazzi. Così numerosi, con i vostri insegnanti, siete intervenuti a questa commemorazione. Siete un bell’esempio, la vostra presenza oggi è estremamente importante». Il sindaco ha quindi informato i presenti circa l’aggiunta di un nome sulla lapide dei caduti della seconda guerra mondiale. «È stata una dimenticanza e abbiamo posto rimedio, grazie al suggerimento del giudice Costanzo Malchiodi, incidendo il nome del sottotenente Guido Dall’Osso, ufficiale medico, decorato con medaglia d’argento al valor militare per come si comportò il 23 dicembre durante la battaglia di Arbusow. Il sottotenente fu un esempio di dedizione alla patria ed è giusto che sia ricordato su questa lapide, essendo bobbiese d’adozione perchè coniugato con Il sindaco Pasquali ha ringraziato soprattutto i giovani per la partecipazione Dina Cozzi». Il sindaco ha poi continuato l’orazione commemorativa, sensibilizzando il sentimento del ricordo, quale vero sentimento che dà significato alla festa del 4 novembre. «La memoria è il grande patrimonio di ciò che è stato, di quanto abbiamo vissuto, di quanti si sono sacrificati per la nostra patria. Valori immutati nel tempo, per i militari di ieri e di oggi». Terminata l’orazione, il corteo si è spostato davanti al monumento di Nassiriya e poi in località Rio Foino per la deposizione delle corone. Celebrazioni analoghe si sono svolte a Ceci, Santa Maria e Mezzano Scotti. Vetrine addobbate Come da tradizione i carabinieri hanno scelto di commemorare le forze armate in sinergia con la città di Bobbio, dove una vetrina è stata allestita per ricordare l’importante ricorrenza.

L’abbraccio agli Alpini

Anche a Bobbio, come in tante città d’Italia sabato 3 novembre, alle ore 19, gli Alpini della locale sezione, guidati dal loro presidente Gianni Bellagamba, si sono ritrovati davanti ai monumenti ai Caduti, per leggere la lettera del presidente nazionale Alpini ,Sebastiano Favero. Il momento, in occasione dei 100 anni dalla firma dell’armistizio, ha voluto ribadire valori preziosi e dimostrare la gratitudine a tutti i giovani che si sacrificarono per la Patria. _Patrizia Marchi

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06/11/2018

Cerimonia degli alpini nella scuola dedicata ai caduti

La scuola di Calendasco è dedicata ai caduti per la patria. Ognuna delle cinque aule è intitolata ad un militare decorato con medaglia d’oro. E’ qui che a gli Alpini del paese hanno ricordato l’Armistizio con il capogruppo Filippo Battù e il sindaco Francesco Zangrandi.

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05/11/2018

In Friuli inaugurata la lapide a ricordo della maestra volontaria piacentina

Sul muro di una casa di Pradamano, piccolo comune del Friuli, da ieri è affissa una lapide di marmo: “Nel 1922 in questo edificio Anna Barbara Vaciago maestra volontaria di Piacenza promosse l’asilo infantile Ricordo ai caduti della patria” è la scritta che è stata letta ieri alla presenza delle istituzioni, dello studioso friulano Alberto Pertoldi e di Giuseppina Tosi, discendente di Anna Barbara. La scelta di inaugurare la lapide ieri non è casuale: la storia di questa piacentina si lega infatti alle vicende della Grande Guerra e in particolare a quelle delle centinaia di profughi che anche a Piacenza arrivarono dal Friuli e dal Veneto dopo la “rotta” di Caporetto nel 1917. I piacentini possono scoprirla nei pannelli della bella mostra “In fuga dalla guerra. I profughi della Grande Guerra in Emilia Romagna. La realtà piacentina” curata dall’Isrec all’Archivio di Stato, ed è quella che racconta di una nostra concittadina che nei primi anni Venti promosse a Pradamano la realizzazione del primo asilo infantile del paese. Asilo che tuttora esiste anche se trasformato in scuola materna statale. A dissotterrare la vicenda è stato inizialmente Pertoldi, partendo da una relazione del 1922 del Commissario prefettizio Raffaello Berghinz in cui si evidenzia l’attivazione di un “asilo per i bimbi” e da una fotografia in cui appare l’insegnante Rinetta Vaciago con “i suoi ragazzi” di Pradamano. Come Rinetta sia arrivata nel piccolo paese del Friuli è presto detto e Pertoldi lo ha ricostruito insieme alla direttrice dell’Isrec Carla Antonini: «A Piacenza Rinetta nel Natale del 1917, all’età di 22 anni, fa parte assieme ad altre “signorine di buona famiglia”, a “nobil donne” e a “pie dame”, di un Comitato locale sorto per offrire accoglienza agli esuli fuggiti dalle loro terre invase dai soldati tedeschi e austroungarici - ha spiegato lo studioso - è in questa occasione che conosce la famiglia Deganutti originaria proprio di Pradamano e arrivata esule con donne e bambini, alloggiata poi in un palazzo in piazza Cavalli ». E non è dunque un caso che, finita la guerra, fra le maestre piacentine che partono volontarie per dare una mano al Friuli ridotto in povertà Rinetta decida di partire e scelga come meta proprio Pradamano: è il 1922 quando prende stabilmente residenza in una casa sulla piazza della Chiesa che tuttora esiste ed è quella su cui da ieri sta affissa la targa. «Assieme a lei c’è anche un giovane piacentino, Ernesto Livraga, che nel 1923 diventa suo marito e da cui ha una figlia, Clelia Maria - ha spiegato ancora lo studioso - di lui, morto prematuramente nel 1924, abbiamo notizie perché il suo nome è inciso nella cappella cimiteriale coi nomi dei soldati del paese morti per la Patria». Rinetta quindi torna a Piacenza, ma prima si adopera perché i beni di cui è proprietaria siano destinati all’istituzione di un asilo infantile, quale Monumento ai Caduti per la Patria: «È stata una donna coraggiosa che ha sempre seguito il cuore in tutte le sue azioni - ha commentato al riguardo Pertoldi - ricordarla con questa targa è giusto e doveroso: un omaggio verso una persona di alto profilo morale con un immenso amore verso il prossimo e in particolare verso i bambini».

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05/11/2018

Alpini alla stessa ora in tutto il Paese: il 4 torni Festa nazionale

In contemporanea in tutt’Italia sabato scorso, alle ore 19 è stata letta, ai rispettivi monumenti ai caduti, una lettera inviata dal Presidente nazionale degli alpini, Sebastiano Favero ai presidenti sezionali in occasione delle celebrazioni per il centenario della fine della Grande Guerra.Cortemaggiore, che organizzerà la Festa Granda provinciale 2019, ha avuto l’onore di avere la presenza di Roberto Lupi, presidente degli alpini di Piacenza che ha spiegato la cerimonia, iniziata con l’alzabandiera. «Il 3 novembre 1918 Italia e Austria-Ungheria firmarono l’armistizio che faceva terminare la Prima Guerra Mondiale tra i due Paesi - ha dichiarato Lupi - La nostra associazione ha quindi voluto ricordare questo importante momento per la nostra Patria. È bello pensare che in questo preciso momento più di 4500 gruppi alpini in tutt’Italia sono davanti al loro monumento ai Caduti a fare esattamente la stessa cosa». Il capogruppo di Cortemaggiore Fabio Devoti ha ringraziato i presenti ed ha voluto ricordare la figura di Gualberto Biffi, scomparso recentemente, un punto di riferimento per tanti Alpini Paracadutisti, fondatore dell’Associazione Nazionale Alpini Paracadutisti, che ha indirizzato e fatto conoscere al gruppo alpini di Cortemaggiore i Centri di riabilitazione Don Gnocchi con i quali è iniziata una splendida collaborazione ed aiuto. Erano presenti alla cerimonia numerosi alpini associati al gruppo, il presidente dei paracadutisti di Piacenza Fabrizio Devoti, l’assessore di Cortemaggiore Luigi Merli e il vicesindaco di Besenzone Carlo Filiberti. Significativi sono stati alcuni passaggi della lettera del presidente Favero letta ai presenti, nella quale si diceva “Sono passati cento anni ma per noi alpini è come se fosse oggi, fedeli all’impegno preso dai nostri vecchi” ed ancora “Il pensiero va a quei ragazzi e uomini di cento anni fa che hanno dato il meglio di loro stessi… Quei valori come la famiglia, la Patria, il senso del dovere e del sacrificio, l’onestà, la millenaria civiltà cristiana, che oggi sembrano venir meno”. La lettera si è conclusa con la promessa di “Trasmettere alle giovani generazioni questi valori e con la richiesta che il 4 novembre torni ad essere Festa Nazionale per tutti gli italiani, giornata delle Forze Armate e dell’Unità d’Italia a memoria e riconoscenza di tutti quelli che sono andati avanti nel compimento del loro dovere”.

Fabio Lunardini

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02/11/2018

Quella divisa infangata che meritò il plauso del generale

«Mio zio tornato dalla trincea per una breve licenza aveva l’uniforme così lacera e malcurata che un generale stava per rimandarlo al fronte. Quando però quel generale ha appreso che mio zio era appena tornato dalla prima linea e che faceva parte degli arditi, una formazione militare coraggiosissima, cambiò completamente atteggiamento e volle fargli un regalo». Racconta questa lontana storia di guerra Giuseppe Tagliaferri, piacentino assai conosciuto in città per aver gestito per molti anni un’officina specializzata in riparazioni marmitte d’automobile. «Ogni anno quando ci ritroviamo in famiglia ricordiamo sempre quella storia di mio zio Severino Tagliaferri, che era il fratello di mio papà Piero - ricorda Giuseppe - era Natale del 1917. Mio zio dopo aver combattuto per anni come fante si era arruolato sul finire della guerra negli arditi. Quella volta si era appena battuto sul fronte e gli avevano concesso una licenza di pochi giorni, giusto il tempo di trascorrere il Natale con i parenti. Arrivò in treno proprio la mattina di Natale alla stazione di Piacenza. La sua era stata una partenza frettolosa e non aveva avuto molto tempo per sistemarsi. La sua uniforme era sgualcita, in disordine, macchiata di fango. Si avviò per le strade della città su cui gravava una fitta nebbia e raggiunse pizza Cavalli dove rimase in attesa del tram per San Lazzaro, all’epoca la mia famiglia abitava tutta a San Lazzaro. Mentre aspettava il mezzo pubblico transitò in piazza un’automobile militare che rallentò e si fermò accanto a mio zio. Nel veicolo condotto da un autista in uniforme, sul sedie posteriore aveva preso posto un generale dell’esercito che redarguì pesantemente mio zio per il pessimo stato della sua uniforme, minacciando di punirlo. E quando il generale chiese a mio zio da dove venisse e di quale formazione facesse parte, Severino rispose che era degli arditi e che si scusava del cattivo stato della sua uniforme perché reduce da un assalto in cui tanti erano morti e ritornato frettolosamente a casa per una licenza premio brevissima, non aveva avuto il tempo di sistemarsi a dovere. Gli arditi erano assai famosi per il loro coraggio e il generale a quel punto riconosciuta l’uniforme malconcia degli arditi sotto al pastrano di mio zio cambiò completamente atteggiamento, i lineamenti del suo volto si distesero e preso il portafoglio da una tasca interna del cappotto allungò cinque lire d’argento a mio zio dicendo: “E’ dura per tutti, le auguro un felice Natale a lei e ai suoi cari”. _Ermanno Mariani

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02/11/2018

“Francesco”, un ragazzo come noi che andò in guerra

Partire per la guerra era proprio l’ultimo dei suoi pensieri. C’erano i campi da arare, le bestie da accudire nella stalla e due genitori ormai vecchi - perché allora a 50 anni si era già vecchi da aiutare. Francesco era l’unico figlio di quella coppia di contadini che avevano ormai perso la speranza di avere un erede a 30 anni suonati. Vivevano sulle colline piacentine, dove la vita era dura e dissodare la terra costava fatica; si mieteva con la falce e si stivava il foraggio in cascina per quelle quattro vacche magre che erano tutta la loro ricchezza. Poi un giorno, dopo tante preghiere, quando ormai la Pierina si era rassegnata, ecco la bella notizia: sarebbe arrivato un bambino. Cecchino era nato in una mattinata di sole nel giugno 1897, quando i campi verdi e pieni di fiori fanno pensare ad un futuro radioso. “Sarà un bambino fortunato, questo” - aveva predetto la levatrice mentre allungava il fagotto a un Mario commosso -. Francesco aveva preso il nome del nonno paterno, ed era un ragazzo buono, abituato alle fatiche e alla povertà fin da piccolo. Amava le bestie e andare per i boschi con i suoi cani. Lo schioppo lo usava per la caccia, ma non era un buon tiratore, del resto preferiva cercar funghi. Poi però una mattina d’autunno, proprio mentre tornava dai boschi, era arrivata una lettera dal colore simile ad un covone di fieno, piena di timbri e bolli. Suo papà Mario capì subito di cosa si trattava e crollò a sedere scuotendo la testa a destra e sinistra come un vecchio bue sotto il giogo. Francesco lesse il messaggio: “ Arruolato presso il sesto reggimento alpini, Brigata Sassari”. La guerra, che pareva lontana, aveva bussato alla porta e veniva a reclamare il suo tributo di giovane patriota. Poco tempo per prepararsi, salutare i parenti e partire con una sacca di poveri abiti preparati alla bene meglio da una Pierina tremante che aveva pensato anche a qualcosa da mangiare per il viaggio. Un abbraccio forte che sarebbe rimasto a scaldargli il cuore nei giorni freddi delle trincee. Lasciare i suoi campi, che lo avevano visto crescere per vent’anni, per raggiungere monti ostili e sconosciuti… per Cecchino sembrava un’ avventura paurosa sì , ma anche eccitante e nuova. Il treno, non lo aveva mai preso e tutto quello sferragliare gli fece venire la voglia di fischiettare. Poi arrivati al fronte l’umore cambiò e una tristezza infinita lo colse: nostalgia di casa, dei suoi vecchi, di tutto quello che era stato e forse non sarebbe stato più. Pensò anche di mandare una fotografia a casa, perché tutti lo facevano. Costava, ma ne valeva la pena. Gli altri si facevano immortalare vicino ad una balaustra bianca, lui preferì farsi la foto vicino al suo mulo, o meglio vicino al mulo che gli era stato assegnato. Appariva, in quell’immagine, fiero e impettito nella sua uniforme grigia, forse pareva anche più grande dei suoi vent’anni. Poi col passare dei giorni la vita al fronte si fece sempre più dura: il freddo, la fame, la stanchezza. Un po’ di conforto lo trovava nel suo mulo, lo aveva chiamato Moro, perché lui, che con gli animali ci era cresciuto, sapeva che se anche erano bestie dovevano avere un nome, proprio come i cristiani. Il Moro non si lamentava mai, come lui del resto, carino e curvo lo seguiva su per i monti del Trentino, freddi e ostili tanto pietrosi da ferire piedi e zoccoli. La sera, quando calava il buio, Francesco ripensava a casa sua e avrebbe voluto scrivere due righe ai suoi genitori, ma con la matita non era mai stato bravo e la stanchezza era tanta che gli occhi gli si chiudevano, così rimandava all’indomani. Aveva fame e freddo, ma non aveva paura o tristezza perché la rabbia aveva mangiato ogni altro sentimento. Poi era arrivato giugno, un giugno freddo e piovoso sull’altopiano di Asiago. Il generale Mambretti aveva ordinato l’attacco tra le nebbie di quelle vette. Furono giorni terribili in cui le truppe videro l’inferno. Francesco stringeva i denti, ma ormai il suo buon carattere lo aveva abbandonato definitivamente. Anche il Moro era rimasto ucciso sotto i tiri dell’artiglieria nemica e tutto sembrava perduto. Poi il 19 giugno era arrivato nuovamente l’ordine di attaccare e questa volta la cima dell’Ortigara fu la loro. Un turbine di entusiasmo aveva attraversato le truppe ormai sfinite e anche Cecco tornò a sorridere. Ma la tregua avrebbe avuto vita breve perché il 25 giugno 1917 la controffensiva austriaca, scatenata in tutta la sua violenza, travolgeva le truppe italiane, riconquistando l’Ortigara e lasciando sul terreno 8500 morti. Francesco correva in avanti, gridando per darsi coraggio, avvinghiato alla sua baionetta, non era spronato dall’orgoglio di soldato, ma dalla rabbia e dall’esasperazione di chi non ne può più. E fu così che cadde a terra, colpito in pieno petto da un proiettile austriaco. Gli occhi aperti, rivolti al cielo, a guardare uno squarcio di celeste che gli ricordava il suo cielo natio, gli pareva di udire un nitrito lontano, sentiva freddo, ma il Moro lo chiamava: era ora di andare. Di lui rimase una scritta sul monumento ai caduti, nella piazzetta del suo paese e una vecchia foto ingiallita posata sulla mensola del camino, a far compagnia a due vecchi ormai soli, che avrebbero preferito, forse, un soldato vivo ad un eroe morto.

Arrigo Zaltieri Castellana

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02/11/2018

Nove fratelli e due dei loro figli al fronte: tornarono tutti a casa

La famiglia Sichel di Castellarquato ha partecipato alla Grande Guerra con ben 11 familiari. Nove fratelli sono stati chiamati a combattere e, nell’ultima parte del conflitto si sono aggiunti anche due dei loro figli. Tutti gli 11 Sichel tornarono vivi da una guerra che purtroppo fece circa 16 milioni di vittime in tutta Europa. A raccontare la storia di questa famiglia è il nipote Stefano, arquatese, titolare della galleria d’arte “Transvisionismo” nel centro del borgo medievale. Stefano ha vissuto diversi anni insieme ad Olimpio, il penultimo dei nove fratelli andati in guerra il quale, durante le giornate passate in campagna, nell’abitazione di Sant’Antonio, ha raccontato al nipote storia e aneddoti di famiglia. «Iniziamo da Giuseppe Sichel, classe 1850 - racconta Stefano - che sposa Maria Tencati che gli dona 9 figli maschi, dal 1875 al 1893. I loro nomi sono, in ordine di età, Giuseppe, Alessandro, Alberto, Lodovico, Massimo, Giacomo, Paolo, Olimpio e Carlo ». Olimpio ha avuto 4 figli e Stefano è un suo nipote. Nato nel 1890, Olimpio nasce esattamente il 29 luglio, giorno della morte Nove fratelli e due dei loro figli al fronte: tornarono tutti a casa del famosissimo pittore olandese Vincent Willem van Gogh. «Mi piace, essendo nel mondo dell’arte - spiega Stefano Sichel - ricordare questa coincidenza». Olimpio andò alla guerra in Libia nel 1911 per poi venire arruolato nel 1915 per la Grande Guerra. Tutti i nove fratelli parteciparono alla Prima Guerra in prima linea, tra l’Isonzo e Caporetto diedero un contributo formidabile all’esercito italiano. «Ricordo quando Olimpio mi raccontava dei massacri in Libia - continua il nipote Stefano - li sognava spesso, vedeva massacri cruenti, corpi tagliati a pezzi, all’epoca si combatteva spesso anche corpo a corpo. Nella Grande guerra fu inviato sull’Isonzo, lungo la frontiera orientale Italo-Austriaca, nei pressi del fiume. Quando furono chiamati alla guerra i ragazzi nati nel 1999, altri due Sichel si aggiunsero alla già nutrita famiglia, per fortuna solo nell’ultima parte del conflitto». Tutti e 11 al termine delle battaglie tornarono a casa sani e salvi. «Un aneddoto che mi raccontava spesso - ricorda ancora Stefano - è quello che i poveri soldati rifugiati nelle trincee, posizionate una di fronte all’altra, si vedevano e parlavano con i loro antagonisti austriaci scambiandosi addirittura sigarette e cioccolato prima di ricominciare a combattere. Ricordo sempre i racconti che mi faceva a riguardo del fucile Mannlicher m95, che gli italiani lo chiamavano ta-pum, per il rumore che si sentiva dalle trincee. Una delle cose che però lo segnarono profondamente e che non è mai riuscito a dimenticare, sono le scene dei ragazzi morti o amputati e trasportati agli ospedali militari delle retrovie». Olimpio morì nel 1978 ma riuscì, prima di quella data, a ricevere nel giugno del 1973, dal Presidente della Repubblica italiana il conferimento dell’onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto. «Con ironia mi diceva sempre - conclude il nipote Stefano Sichel - che nonostante la sconfitta, si viveva meglio al termine della Seconda Guerra mondiale che non dopo la vittoria della Prima».

Fabio Lunardini

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01/11/2018

Sarmato: alpini per i giovani, in 35 anni 150 borse di studio

Oltre 150 borse di studio in 35 anni, un sostegno non solo simbolico ma soprattutto continuativo, segno di un impegno verso i più giovani destinato a proseguire nel tempo: con l’ultima festa del gruppo alpini di Sarmato, il numero dei “migliori” studenti sarmatesi usciti dalle scuole medie ha ormai raggiunto cifre importanti. Ma gli alpini, ora, rilanciano. Le borse di studio, nate nel 1983, sono state sostenute inizialmente dal gruppo alpini e, dal 2000 al 2017, dalla famiglia Braghieri in ricordo del loro alpino Franco. «Grazie alla generosità della famiglia, gli alpini hanno potuto consegnare in questo periodo ben 86 borse di studio. E non smetteremo mai di ringraziare, come abbiamo fatto anche nel corso dell’ultimo raduno di gruppo, la famiglia Braghieri per quello che ha fatto» spiega il capogruppo Sesto Marazzi. Da quest’anno, la gestione dei premi ai migliori studenti è passata nuovamente al gruppo alpini in maniera diretta e proseguirà anche nei prossimi anni, alla memoria di Ettore Poggi, Franco Cavalli e Albino Losi, tre penne nere che – non avendo potuto studiare all’epoca – istituirono proprio il premio in denaro a favore dei giovani ragazzi meritevoli. _CB

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31/10/2018

Cartoline dal fronte, la collezione del nonno

Un secolo è un soffio, lo si abbraccia tutto insieme: ieri diventa oggi e oggi è magicamente ieri tanto sono vive e presenti le emozioni che si ereditano. Ricordi che hanno nomi e volti di famiglia. Nicola Scotti, 75 anni, è l’orgoglioso erede di una famiglia di imprenditoria illuminata e ne custodisce la memoria di lavoro, intimità quotidiana, guerra e pace. Ricordi che si riaccendono in modo particolare in questi giorni del centenario della prima guerra mondiale dove si ricorda il sacrificio di troppi uomini che hanno servito la Patria. «Mio papà Edoardo, agricoltore, era partito per il servizio di leva in anticipo e così si è fatto un anno di naja e 4 anni di guerra al fronte. Da casa i genitori gli inviavano saluti e aiuti economici come testimoniano questi commoventi ricevute di vaglia» racconta Nicola mostrando una teca dove sono custoditi i tagliandi spediti da Podenzano. “Bonifici” di 50, 80 e 100 lire accompagnati da messaggi di affetto. «Papà fu poi richiamato all’età di 50 anni anche nella seconda guerra mondiale e prestò servizio nella contraerea a Porta Borghetto» aggiunge Scotti. Altra importante testimonianza di quegli anni, rimasta negli archivi di famiglia, arriva dal nonno materno, Adamo Grandi (suocero di Edoardo) che ha collezionato circa 400 cartoline Reggimentali. Nicola ce le mostra mentre suo nonno Adamo è lì che ci guarda, la sua immagine impressa in una conchiglia, lo sguardo compiaciuto. Passato e presente si fondono nel salotto di questa casa fra la culla che ha ospitato cinque generazioni e il box di ultima generazione, le foto ingiallite di ieri e quelle degli adorati nipoti di oggi, ritagli di giornale e le onorificenze appese (Cavaliere dell’ordine della Corona d’Italia a Adamo Grandi, Onorificenza Vittorio Veneto a Edoardo Scotti). Molte le cartoline spedite ad Adamo, a sua moglie Margherita e alcune anche “alla piccola Giannina” (futura mamma di Nicola Scotti). Altre furono scambiate grazie alla passione per il collezionismo. «La gentilezza di mio nonno era proverbiale - ricorda Nicola - si affacciava davanti al suo locale, il famoso bar Margherita in piazza Cavalli, e se intercettava giovani che si preparavano per partire per il fronte li raggiungeva con un sacchetto di caramelle o di cioccolatini e insieme a quel dono di conforto c’era partecipazione, volontà di condividere un momento drammatico. “Mandami una cartolina del tuo Reggimento mi raccomando” diceva. Una richiesta ripetuta decine e decine di volte che si è tradotta in altrettante cartoline. Sono un esempio dei 4 miliardi di corrispondenza scambiata durante la Grande Guerra fra l’esercito, il Paese e il fronte. Sulle cartoline immagini retoriche, ingenue: bandiere che garriscono al vento, giovani donne che abbracciano i fanti, baionette al sole, divise dai colori sgargianti, cavalli impennati, bocche da fuoco, cannoni lucidi : immagini ben diverse dal quotidiano vissuto nelle trincee da dove si partiva per l’assalto con le maschere antigas. Ricordiamo che gli italiani scoprirono sulla loro pelle l’effetto devastante dell’attacco chimico il 29 giugno 1916 sul San Michele da parte degli austroungarici : 12mila rimasero intossicati metà dei quali morirono. Anche il 48° Reggimento Fanteria, celebrato dalle cartoline (come si vede anche a lato, in pagina), quel 29 giugno era in linea quando all’alba gli austriaci lanciarono nubi di gas asfissiante dalle trincee di San Martino e del San Michele. A sera contava un migliaio di morti. Nelle cartoline ci sono colori estranei alle trincee che in Italia fecero la loro comparsa già nella prima battaglia dell’Isonzo, nel giugno del 1915, trasformandosi ben presto in quell’inferno di sporcizia, escrementi, freddo, punizioni e addirittura fucilazioni per chi cercava di scappare. Ma sono una preziosa testimonianza storica di molti reparti nati proprio per la necessità della guerra e poi magari sciolti. Soprattutto, in quel “rettangolino di carta” che abbonda di tricolore, c’è il ricordo dei combattenti e del loro sacrificio. «Scrivere dal fronte era un momento di tregua, una pausa dalla sofferenza» ci dice ancora Scotti mentre rimette in ordine, con le cartoline, i tanti ricordi della sua bella famiglia.

Paola Romanini

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31/10/2018

L’omaggio degli Alpini ai cippi dei Caduti in guerra

Nel centenario della Prima Guerra Mondiale, gli alpini di tutti i gruppi della provincia di Piacenza depositeranno - sabato 3 novembre - un omaggio ai Caduti nei vari cippi sul territorio, per ricordare l’enorme tributo che anche le penne nere hanno offerto in un conflitto che si è combattuto fin sulle cime delle montagne, a prezzo di immani sacrifici. A Piacenza una cerimonia si terrà al sacello dei caduti in piazza Cavalli alle ore 18.45. Il vescovo Gianni Ambrosio, officerà la tradizionale funzione religiosa al cimitero urbano nel pomeriggio di domani, alle ore 15, nella ricorrenza di Ognissanti. Venerdì 2 novembre, giorno dedicato alla memoria dei defunti, alle ore 10.30 sempre al cimitero urbano si svolgerà la cerimonia di commemorazione dei Caduti per la patria, aperta dalla celebrazione della santa messa al Famedio, cui seguirà il corteo con la deposizione delle corone d’alloro e, presso la lapide dei fucilati, l’allocuzione ufficiale. Nella stessa giornata gli alpini del gruppo di Piacenza faranno visita, deponendo un mazzo di fiori, alla tomba del capitano Arturo Govoni, fondatore della sezione e del gruppo di Piacenza dell’Ana, associazione nazionale alpini, e alla lapide dei soldati austriaci deceduti nel campo di prigionia di Gossolengo. Kronos, il museo della Cattedrale, propone “Una fiammella per Ognissanti: storie di martiri e devozioni a lume di candela”, il primo di una serie di tour guidati a tema e visite serali, frutto dalla collaborazione con Cooltour. L’appuntamento, a pagamento, è stasera, vigilia di Ognissanti, con ritrovo alle ore 21 all’ingresso di via Prevostura 7. La visita guidata a lume di candela porterà i visitatori (dai 6 anni in su) lungo il percorso dell’esposizione “Sacre reliquie”. L’omaggio ai Caduti della Grande Guerra continuerà il 9 novembre in Santa Maria di Campagna con il Requiem nei monti (di Giovanni Veneri). Saranno presenti 180 coristi e l’orchestra di fiati del Nicolini diretta da Luciano Caggiati. L’organizzazione è della Sezione Alpini di Piacenza, della Famiglia Piacentina, del Conservatorio, con il coordinamento di Fausto Frontini _Anna Anselmi

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30/10/2018

Cortemaggiore, tutti a fianco degli alpini nella lunga marcia verso la Festa Granda

Il gruppo alpini di Cortemaggiore ha festeggiato, come ogni anno, la festa sociale con una manifestazione che, nonostante bagnata dalla pioggia, ha avuto un sapore particolare. Il prossimo periodo infatti sarà un lungo percorso, di poco più di 10 mesi, che porterà il gruppo ad ospitare sul proprio territorio la Festa Granda 2019, nei giorni 6, 7 e 8 settembre, in occasione anche del 50esimo di fondazione. La giornata è iniziata con l’alzabandiera e la deposizione di una corona d’alloro presso il monumento dei Caduti per poi proseguire con la messa celebrata dal parroco don Giancarlo Plessi, nella chiesa della Santissima Annunziata. La messa è stata accompagnata dai cori uniti di Cortemaggiore, Soarza e Vidalenzo, diretti dal maestro Luca Veneziani. «Intorno a noi vediamo molta disgregazione, in tutti i campi - ha detto don Plessi durante la celebrazione -. Gli alpini trasmettono invece valori importanti, di aggregazione e altruismo, sono una grande e meritevole famiglia». Dopo la recita della preghiera dell’alpino è stato benedetto il nuovo vessillo del gruppo. «Già da tempo stiamo preparando la Festa Granda - ha dichiarato il capogruppo Fabio Devoti - abbiamo fatto tante riunioni per prepararla al meglio e desideriamo coinvolgere anche le scolaresche, perché è giusto tramandare alle giovani generazioni tutti i valori che ci contraddistinguono e ricordare anche a loro il sacrificio estremo compiuto dai ragazzi che sono andati in guerra e che oggi non sono più con noi. Saranno coinvolti anche tutti i volontari delle associazioni del paese che da subito, dimostrando grande coesione, hanno dato la loro totale disponibilità ». Durante la manifestazione il sindaco Gabriele Girometta ha ricordato come ci sia bisogno di ricordare i defunti aiutando chi ha necessità. Erano presenti anche il vicesindaco Alice Marcotti, il vicesindaco di Besenzone Carlo Filiberti, l’assessore di Cadeo Donatella Amici, il maresciallo dei carabinieri Salvatore Cristiano, il presidente provinciale dei paracadutisti Fabrizio Devoti, le associazioni di volontariato locali e tanti gruppi alpini dei territori vicini. Girometta, al termine della celebrazione ha consegnato, a nome degli alpini di Cortemaggiore, il loro gagliardetto al primo luogotenente dell’esercito Bernardino Politi che lo consegnerà a sua volta al brigadiere generale Sergio Santamaria, comandante del Polo di Mantenimento Pesante Nord di Piacenza. Il vicepresidente provinciale degli alpini Pierluigi Forlini ha ringraziato tutti per l’accoglienza e fatto i migliori auguri per l’organizzazione della Festa Granda 2019.

Fabio Lunardini

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30/10/2018

«I nostri nonni ricordavano gli anni nella vostra città: erano come fratelli»

Cent’anni fa i profughi non venivano da un altro continente, ma da una porzione delle terre irredente, al confine orientale, in Trentino. Tra il 1916 e il 1918 Fiorenzuola accolse quasi 400 profughi da Castel Tesino, paesino della Valsugana. I loro discendenti domenica sono tornati nella città sull’Arda, accolti dal Circolo storico locale, dal sindaco Romeo Gandolfi con l’assessore Paola Pizzelli, che hanno incontrato la vicesindaco di Castel Tesino Nicole Fattore, insieme ad altri 44 suoi concittadini, compresi i danzatori del colorato gruppo folcloristico che hanno animato la mattinata. «I nostri nonni e bisnonni ricordavano la loro profuganza qui come un momento un cui erano stati trattati bene, come fratelli e sorelle », hanno testimoniato i nipoti e pronipoti. «Siamo sembrati una cosa sola», dice commosso Augusto Bottioni che, insieme a Eugenio Fabris, presidente del Circolo storico, dal 2015 ha tessuto rapporti con la comunità trentina. Da Lodi sono arrivati i discendenti di una profuga di guerra di cent’anni fa (avevano letto della mostra sul nostro quotidiano): lei era Menguzzato Narcisa Gasperollo, classe 1893. «Ci raccontava che venne qui con un bel gruzzolo di soldi dell’Impero Austro Ungarico. ma non li riuscì a spendere. Qui erano carta straccia. Qui conobbe Alberto Faccioli di Valconasso. Si innamorarono e si sposarono e lei non tornò in Trentino. Aprì una latteria al Cantone del Pozzo a Piacenza ed ebbe quattro figli, da cui siamo arrivati noi». L’arrivo dei profughi a Fiorenzuola, il 30 maggio 1916, viene descritto sul suo diario dal giovane Luigi Dodi, che allora aveva 16 anni: «Alle 9 di sera, con un treno speciale, al buio completo, arrivano quasi 400 profughi di Castel Tesino, occupato dai nostri un anno fa, e fatto sgombrare ora dal Comando Supremo. Qual impressione fanno! Donne, bimbi, vecchi cadenti compongono il tragico corteo. La dolorosa schiera sfila lentamente tra due ali fitte di popolo fiorenzuolano e giunge al Teatro Sociale. I sacchi, le borse, le valigie, i pesanti fardelli danno l’idea di croci enormi». I profughi vennero alloggiati all’ex convento San Giovanni, oggi sede municipale. Alla chiesa della Madonna di Caravaggio celebrava messa il loro monsignor Grandi che scrisse: «Saputo che il gruppo maggiore dei profughi era a Fiorenzuola, parto per colà e vi giungo il 1 giugno. Vi trovo 367 parrocchiani male alloggiati nell’ex convento di S. Giovanni. Ogni giorno impartisco l’istruzione religiosa a 75 fanciulli e 2 volte in settimana celebro messa». Le fonti di parte tesina rivelano i sacrifici che i profughi affrontarono, specie quelli sistemati nel sottotetto: «Chi non ha visto non può immaginare: l’orribile solaio del convento serve da dormitorio, da cucina, da ospedale e da gabinetto, arieggiato da finestre minuscole come le grate di una prigione». Per alleviare queste pene, la gente di Fiorenzuola organizzò Comitati ed iniziative di solidarietà. La stessa che si è respirata domenica, durante il pranzo condiviso alla sede degli Alpini, preparato col supporto delle donne del gruppo.

 

Le battezzarono Emilia e Fiorenza perché nate nella città sull’Arda»

Furono quattro (tre femmine ed un maschio) i bimbi che nacquero a Fiorenzuola durante la profuganza: Fiorenza Marighetto venne alla luce il 16 giugno del ‘16 (appena 16 giorni dopo l’arrivo nella città sull’Arda), sua sorella Emilia il 16 dicembre del ‘18. La mamma diede loro quei nomi in omaggio alla terra che l’aveva accolta. Fiorenza in onore al santo protettore di Fiorenzuola, Emilia come la nostra regione. Il 26 settembre del ‘16 era nata, sempre a Fiorenzuola, Vittorina Busarello. Anche Tiberio Fattore Faturato nacque a Fiorenzuola, dove la sua mamma era profuga. Nella seconda guerra mondiale divenne un eroe,col sacrificio della vita: morì sul fronte greco albanese il 20 gennaio del ‘41, meritando la medaglia di bronzo al valor militare. Alla loro storia è dedicata la mostra di foto d’epoca, documenti e oggetti di vita quotidiana, aperta fino al 4 novembre nelle sale del Municipio di Fiorenzuola, l’ex convento San Giovanni, nello stesso luogo (oggi ristrutturato, allora ‘in pezzi’) che durante la prima guerra mondiale serviva da dormitorio ai profughi tesini: bambini, vecchi e donne. L’iniziativa è del Circolo storico “Franco Villani”, dello studioso Augusto Bottioni e del presidente Eugenio Fabris,che ha scoperto pure come a Tiberio Fattore, nato a Fiorenzuola, sia stato intitolato il Gruppo alpini di Castel Tesino. In un primo tempo, nel Piacentino, i profughi vennero accolti con benevolenza, ma - specie dopo Caporetto ed il prolungarsi del conflitto - la sensibilità collettiva andò affievolendosi. Ad esempio l’onorevole Pallastrelli di Pontedellolio nel 1918 dichiarava a Libertà: «Attualmente però la popolazione, che aveva dimostrato di accoglierli con la massima benevolenza, sarebbe oltremodo felice di vederli rimpatriare». La mostra rimane aperta fino al 4 novembre, con ingresso libero, negli orari di apertura degli uffici oppure dalle 10,30 alle 12,30 dei giorni festivi.

 

Una convivenza che non fu sempre idilliaca

Nel Piacentino furono ospitati 6.416 profughi di guerra, in tutta l’Emilia Romagna 67.650, in Italia 632.000 circa. Dati che emergono da una ricerca curata da Barbara Spazzapan e Carla Antonini dell’Irsec di Piacenza e che sono confluiti nella mostra “In fuga dalla guerra”, che aprirà il 5 novembre alle ore 12 all’archivio di Stato di Piacenza. «Ho consultato gli archivi di 25 Comuni piacentini per ricostruire il fenomeno sul nostro territorio - spiega Spazzapan - I profughi di guerra arrivarono in due ondate: la prima nel ‘16, specie dal Trentino e dal Vicentino con circa 800-900 persone (comprese quelle sistemate a Fiorenzuola); la seconda, la più consistente, fu dopo la disfatta di Caporetto (24 ottobre ‘17) con oltre 5 mila arrivi». La mostra non si ferma a Piacenza: coordinata a livello regionale dagli Istituti storici in rete e da Daniele Ceschin, ha visto la consultazione degli archivi storici di Bologna e dell’archivio di stato nazionale. Per prenotare visite, scrivere a istitutostoricopiacenza@gmail.com. La mostra rimarrà aperta sino al 20 dicembre. «Nel lavoro con le scuole - spiega la Spazzapan - emergono osservazioni degli studenti sulle analogie tra ieri e oggi: le fonti storiche (compresa Libertà, che ne scriveva praticamente ogni giorno) rivelano come lo spirito di accoglienza dei profughi si alternasse ad insofferenza nei loro confronti e ai pregiudizi che circolano talvolta anche oggi: sono sporchi, portano malattie, ad esempio, erano lamentele molto diffuse».

Donata Menghelli

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30/10/2018

Quando il paese accolse 250 profughi da Friuli e Trentino

Al primo piano del Centro civico comunale in via Castignoli a Vigolzone è allestita fino a domenica 4 novembre la mostra “1918- 2018. Per non dimenticare. Vigolzone tra guerra e dopoguerra”, curata dall’associazione “Culture per lo sviluppo locale” con il patrocinio del Comune. Il centro civico, fino a qualche anno fa, ha ospitato le scuole e la via in cui risiede è dedicata a Livio Castignoli, caduto sul Carso nel 1915, marito della maestra Irene Cella, molto conosciuta stimata in quegli anni; persone e luoghi che sono ripresi nella mostra, in un capitolo interessante curato da Liliana Cravedi, scritto per far conoscere come la scuola cambiò ai tempi del conflitto «che - spiega insieme ad Oreste Grana curatore della parte fotografica della mostra - assunse come scopo preminente il sostegno patriottico; le materie proposero programmi pedagogici legati al tema del conflitto e discussioni di attualità ». La mostra mette quindi a fuoco il periodo che va dalla disfatta di Caporetto alla conclusione del conflitto e il successivo, informa il presidente Ferruccio Pizzamiglio, analizzandolo nella sua generalità, ma rivolgendo un’attenzione particolare alla situazione del territorio piacentino (e vigolzonese dove è stato possibile recuperare immagini e documenti) e alla sua gente. Nei pannelli espositivi si dà così un’informazione generale sulle cause dello scoppio della guerra, le battaglie, le perdite, gli atti eroici come quello della Brigata Piacenza il cui contributo di sangue, informa Filippo Lombardi, è stato fondamentale dal 16 al 20 giugno 1918 nella battaglia del Solstizio respingendo gli austriaci sul Piave. Capitolo importante è dedicato ai profughi in paese. Vigolzone arrivò ad ospitarne 250, soprattutto trentini e friulani. «Nel novembre 1917- illustra Roberta Milza - fu costituito un patronato per l’assistenza ai profughi friulani. Numerose famiglie li ospitarono. Esso cessò di operare quando, nel marzo 1918, fu istituito un patronato per i profughi». Articoli del quotidiano Libertà documentano la generosità dei vigolzonesi, sebbene i rapporti con la popolazione non furono sempre facili. Tra le opere di assistenza promosse per alleviare i problemi del dopoguerra ci furono le colonie, come quella padana sul fiume Po o quella montana per orfani di guerra a Roncovero di Bettola. Approfondito poi l’aspetto sanitario, con le pagine scritte da Umberto Gandi dedicate alle malattie, ai mutilati del viso le cui cure lasciavano i volti sfigurati. Nacque proprio da qui la “chirurgia plastica”. Daniele Capitelli ha infine ricostruito la storia dei campi di prigionia e Andrea Rossi la nascita di quelli italiani, tra cui quello di Gossolengo e Rivergaro. A Pontedellolio e Vigolzone esistevano i campi di isolamento per pazienti con malattie infettive. La mostra rimarrà allestita fino a domenica prossima e si può visitare sabato (dalle 16 alle 19) e domenica (dalle 9.30 alle 12.30) o su appuntamento durante la settimana anche per le scolaresche. Domenica 4 novembre sarà aperta tutto il giorno. L’ingresso è libero. Informazioni al numero 0523870727.

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29/10/2018

«Grazie alpini per aver sistemato lo spazio giochi»

La pioggia non ha fermato l’entusiasmo dei bambini delle scuole di Borgonovo che, in barba al maltempo, sono usciti dalle loro aule per dire “grazie” a chi ha restituito loro un fazzoletto di verde. Si tratta di quello che viene chiamato l’ex parco giochi della scuola materna, un’area verde che si trova di lato le scuole elementari e medie del paese, vicino al campetto da basket e alla scala antincendio. Grazie alle mani generose degli alpini, che hanno restaurato i vecchi giochi, e poi anche grazie all’impegno di alcuni volontari che hanno speso parte del loro tempo libero nella sistemazione del verde, ora il piccolo giardino è stato di nuovo restituito al libero utilizzo degli alunni della scuola del paese. «Di fatto - spiega la preside Angela Squeri - da tempo i bambini non potevano più avere accesso al campetto visto che i giochi erano ormai rovinati e quindi pericolosi. Inoltre il terreno era impraticabile perché pieno di buche e quindi anch’esso potenzialmente pericoloso ». A rimettere a nuovo lo spazio verde ci hanno pensato le penne nere e alcuni genitori volontari che hanno ristrutturato i giochi, sistemato il verde e rimesso in sesto la recinzione che ne delimita il perimetro. Quest’ultimo particolare è di fondamentale importanza. Quest’area spesso in passato era stata infatti presa di mira da vandali per bravate e incursioni, tanto che più volte i genitori se ne erano lamentati. Anche per questo motivo la polizia locale ne ha approfittato per posizionare alcuni avvisi che intimano il divieto di accesso alle persone non autorizzati. Oltre ad aver posizionato i cartelli gli agenti della polizia locale hanno disposto un’intensificazione dei controlli. Ora quindi il piccolo fazzoletto verde potrà di nuovo essere utilizzato da alunni e scolari che potranno sfogare la loro voglia di giocare e di stare all’aria aperta. Il piccolo parco giochi potrà essere usato anche per attività proposte dalla scuola.

Mariangela Milani

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28/10/2018

Un’orchestra e dieci cori per il “Requiem nei monti” di Veneri

Nell’ambito delle manifestazioni per celebrare i 100 anni dalla fine delle Grande Guerra l’Associazione Nazionale Alpini, organizza, con il patrocinio del Comune, in collaborazione con la Famiglia Piasinteina e il Conservatorio Nicolini, un concerto che vedrà protagonisti, oltre all’Orchestra di Fiati del Conservatorio diretta da Luciano Caggiati, alcuni cori di Parma, Fidenza e Piacenza. Appuntamento, ingresso libero, il prossimo 9 novembre alle 21 in Santa Maria di Campagna con il “Requiem nei monti” di Giovanni Veneri. Ieri nella sede dell’associazione Alpini, sezione piacentina, la presentazione dell’evento. Dal punto di vista organizzativo è particolarmente attivo Danilo Anelli, razdur della Famiglia Piasinteina: «Ci siamo mossi per portare alla celebrazione ben 10 cori per un totale di 180 coristi. Avremo il Coro Femminile del Conservatorio Nicolini e l’A.N.A Valtidone, da Parma il Laus Vocals, la Vox canora, le Armonie dei Colli, la Corale Giuseppe verdi, il Coro Monte Orsaro, il Coro Cai Mariotti, il Colliculum Coro e la Corale S. Donnino di Fidenza. Auspico che questa serata possa diventare un punto fisso di ogni stagione». A coordinare le varie fasi l’instancabile Fausto Frontini: «Il “Requiem nei monti” è opera del maestro Veneri, un’autentica celebrità nel campo della composizione, dell’elaborazione e strumentazione dei cori alpini. Il compositore, di cui verrà eseguita anche “La preghiera degli alpini”, ha assicurato la sua presenza all’esecuzione. Confidiamo nella partecipazione e nella condivisione della comunità piacentina. All’interno di questa articolata serata ci sarà spazio anche per l’interpretazione della poesia “Dopo la guerra” del poeta e scrittore Romano Franco Tagliati. Il concerto vuole ricordare le vittime di tutte le guerre senza distinzioni tra vincitori e vinti. Un segno di riconciliazione in nome della pace». «Ringrazio - ha commentato Roberto Lupi, presidente associazione Alpini - tutti gli attori in gioco e quindi la Famiglia Piasinteina e il Conservatorio per la disponibilità dimostrata, ma anche i frati minori della Basilica e naturalmente gli sponsor, dalla Banca di Piacenza a Steriltom e Cementirossi, che ci consentono di realizzare questa serata davvero speciale. Mi piace ricordare anche l’impegno della Croce Rossa e di Carlo Veneziani, responsabile logistica Ana, che sta curando un programma dedicato alla scuole in cui presentiamo, come sodalizio, momenti di riflessione sulla Grande Guerra». _Matteo Prati

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28/10/2018

Il gunner Alessandretti nell’esercito di Sua Maestà: così ho ritrovato la tomba

Questa storia parte da lontano, da quando alcuni anni fa, studiando il Monumento ai caduti di Lugagnano, mi sono accorto di una discrepanza: su due foto del monumento, scattate una negli anni ‘30 e l’altra dopo una ristrutturazione nel secondo dopoguerra, l’elenco dei caduti era diverso. Nella seconda foto era stato allungato e vi figurava un nome in più, quello di Partenio Alessandretti. Subito ho pensato al fatto che, in occasione dei lavori di ristrutturazione, si fosse rimediato ad una dimenticanza ma purtroppo, nella documentazione dello Stato Maggiore della Difesa e di Onorcaduti, l’ente che si occupa di mantenere e aggiornare gli elenchi dei caduti, il nome di Partenio non figura fra quelli dei caduti riconosciuti della Grande Guerra. Il mistero sembrava destinato a rimanere tale ma i fili che legano persone e storie della Grande Guerra seguono strade diverse, a volte chiare e diritte, a volte contorte e misteriose, ma poi alla fine si riannodano portando alla luce fatti del tutto inaspettati. Anni dopo, mentre cercavo materiale sulla grande Guerra nell’Archivio del Municipio di Lugagnano, mi sono imbattuto nel fascicolo che contiene le comunicazioni di morte dei soldati, che venivano effettuate al sindaco. Fra questi documenti, tutti risalenti agli anni fra il 1915 e il 1918, ne spiccava uno con una grafica profondamente diversa, scritto in inglese e datato 30 settembre 1926: ça va sans dire, si trattava del certificato di morte di Partenio. In inglese? Certo perché, come recita il documento, il Gunner (cannoniere) Allesandretti (sic) Partenio, della 62ª TMB (Trench Mortar Battery – Batteria di mortai da trincea) della RFA (Royal Field Artillery – Reale artiglieria da campagna) dell’età di 28 anni, nato in Italia, era rimasto ucciso in azione (Killed in Action) in Francia il 15 settembre 1917. Il documento risulta spedito a Lugagnano da Bice Alessandretti, residente a Londra. Il mistero appariva quindi parzialmente chiarito: Partenio, nato a Lugagnano il 23 maggio 1889 (il padre si chiamava Eugenio ed era calzolaio, la madre era Gaetana Curtabbi) era emigrato in Inghilterra in un anno imprecisato, perché questo non è rilevabile dai documenti dell’anagrafe. Allo scoppio della guerra, era stato reclutato dall’esercito inglese e spedito in Francia, dove aveva lasciato la vita. Restava da scoprire il luogo di sepoltura, confidando nell’aiuto della Commonwealth War Graves Commission, l’organizzazione che si occupa di mantenere e curare le tombe di oltre 1.690.000 soldati inglesi sparsi in 150 paesi del mondo, che dispone di un accurato servizio di ricerca online. I primi tentativi sono andati però a vuoto: nell’archivio informatico non risulta nessun Alessandretti, nessun Allesandretti, come erroneamente indicato sul certificato, nessun Partenio. Alla fine, ecco l’idea di fare un ultimo tentativo inserendo il numero di matricola 797094 riportato sul certificato di morte. E così l’ho trovato, il Gunner Alessondretti P. (notare che non si trovava perché il cognome è stato ulteriormente storpiato e il nome è indicato solamente con l’iniziale) è sepolto nel Cimitero Militare di Héninel, un paesino di 180 abitanti nel Pas-de-Calais, a pochi chilometri da Arras e Cambrai,dove la guerra infuriò per quattro anni e la campagna è disseminata di piccoli cimiteri inglesi. Ultimo passo nella ricerca, perché non approfittare di una vacanza estiva in Francia e far sì che nel viaggio si sfiori quella zona? E’ stato così che il 25 luglio 2018 ho ritrovato la tomba di Partenio Alessandretti, che riposa in un tranquillo angolo di campagna francese, circondato da alti alberi, in un cimitero tenuto in ordine e pulito al limite della maniacalità, fra il soldato semplice S. Sergeant, del reggimento Durham Light Infantry, e l’artigliere George Hubert Broom, del suo stesso reparto, rimasti uccisi con lui il medesimo giorno. Chissà cosa è successo quel 15 settembre 1917.

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28/10/2018

«Anni durissimi ma il cuore dei piacentini superò ogni egoismo»

Un omaggio alla Storia, ma anche a chi si prende la responsabilità di tramandarla per farne memoria. Un omaggio al giornalismo: a Libertà, che da oltre 135 anni racconta il territorio, e che raccontò anche la guerra. L’omaggio è il libro “Eco della provincia” del fiorenzuolano Augusto Bottioni, tenuto a battesimo venerdì sera - nella sala gremita del teatrino dell’ex asilo Lucca - dal direttore della collana storica “Piacenzaingrigioverde” Filippo Lombardi. Il titolo del libro è lo stesso che Libertà assegnava alla “testatina” interna dedicata alla provincia. Bottioni ha usato decine di articoli come fonti per ricostruire la prima guerra mondiale così come la vissero i piacentini: dall’interventismo dei giovani al pacifismo degli operai; dalle partenze dei soldati al fenomeno dei profughi trentini ospitati nei nostri Comuni; dalla fame al razionamento del cibo, dall’associazionismo all’impegno delle donne, rimaste sole a casa. Bottioni ha dedicato il libro a Franco Villani, che scrisse di Fiorenzuola e dalla Valdarda, sul nostro quotidiano locale, dal 1958 e per i successivi 43 anni. Il Circolo storico di Fiorenzuola, l’altra sera, è stato intitolato a lui, che lo aveva fondato e ne era stato presidente. L’attuale presidente Eugenio Fabris ha consegnato un attestato alla moglie Mariolina Comolli, e ai figli Paola e Antonio. «Mio padre aveva una sola paura sul finire della sua vita: essere dimenticato. Così non è e voi lo dimostrate - ha detto la figlia - E aveva un desiderio, mio padre: quello che i giovani si interessassero alla Storia, come era accaduto a lui, che aveva perso il padre in guerra (era un alto ufficiale dell’esercito e morì nella battaglia di El Alamein durante il secondo conflitto mondiale) e che per questo lottò per ritrovare le radici. Stasera, sentendo Bottioni parlare di Storia, mi sembrava di sentir parlare mio padre». Anche l’autore del libro, parte dalla sua storia familiare: il primo contributo del volume è legato ai racconti che gli faceva il nonno, granatiere di Sardegna che aveva combattuto nella grande guerra. «Quello che voglio rimarcare - ha evidenziato l’autore - è come anche di fronte alle disgrazie e agli eventi tragici, il Popolo piacentino sia riuscito a superare gli egoismi. Il volontariato toccò trasversalmente tutte le classi sociali, affrontando con concretezza e dignità tutte le drammatiche situazioni di un Paese in guerra». La lettura di un passo delle memorie di Luigi Dodi, che nel suo diario descrisse come Fiorenzuola reagì alla notizia dell’armistizio il 4 novembre del ‘18, ha coinvolto emotivamente il pubblico. Il momento più commovente? Quando sono partite le note di “What a wonderful word”, musica che Villani volle ascoltare in punto di morte. Preziosa la presenza del giornalista Franco Lombardi, che ha simpaticamente contestato la convinzione, più volte espressa dal collega, che Fiorenzuola fosse “la capitale della Valdarda”. Tra il pubblico il senatore Maurizio Migliavacca, l’ex sindaco Giovanni Compiani, il presidente della Fondazione “Verani” Francesco Boscarelli, il presidente di Acer Patrizio Losi, rappresentanze di alpini, carabinieri e bersaglieri in congedo.

Donata Meneghelli

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28/10/2018

Lombardi: «Fu la guerra di tutti, ricordi in ogni casa»

«No, non mi aspettavo di trovare un patrimonio così importante di ricordi, testimonianze, sentimenti. E’ la riprova che la Prima Guerra Mondiale è stata la guerra di tutti: degli uomini al fronte, delle donne che hanno preso il loro posto al lavoro, dei comitati di solidarietà. Noi abbiamo cercato di raccontare tutto questo e abbiamo potuto farlo soprattutto grazie alle lettere ingiallite, alle cartoline, ai diari conservati nei cassettoni delle nostre case. Un’opera esaltante anche se faticosa». Filippo Lombardi, piacentino appassionato di storia (nel quotidiano psichiatra e psicopatologo forense) è soddisfatto. Ha accompagnato i quattro anni dell’importante anniversario della Grande Guerra con la collana di libri “Piacenza in Grigioverde 1915-1918” ottenendo un risultato superiore alle sue aspettative: il suo contributo ha dato anima al centenario della Prima guerra mondiale raccontandola dal basso, riscoprendone volti e sentimenti. Un cammino che non finisce qui perché il 7 novembre sarà presentato il tredicesimo volume “Lugagnano 1915-1918. Cronache di un paese in guerra” (in queste pagine l’autore ci anticipa una scoperta). In cantiere, inoltre, ci sono altre pubblicazioni che vedranno la luce nel 2019. «Si è voluto andare oltre le consuete cerimonie a ricordo dell’ inizio e della fine del conflitto» ribadisce Lombardi. Racconti in famiglia La collana in grigioverde, edita da Marvia Edizioni di Voghera, nasce da un’idea: «La consapevolezza - spiega Lombardi - che la guerra non è solo quella dei generali e delle mappe di posizione: dietro ci sono gli uomini e le loro storie». La Prima guerra mondiale, in particolare, si è alimentata nel tempo di una grande tradizione di racconti orali fatti in famiglia. Un patrimonio che si è tramandato. E nei libri di questa collana si ritrovano infatti nonni, zii e il racconto di un bimbo che corre alla finestra del solaio di casa per seguire con lo sguardo, fino all’angolo della strada del paese, i passi del papà che va al fronte e che non vedrà per tre lunghi anni. «Anche mio nonno materno, Mario Barabaschi - conferma Lombardi - mi raccontava della vita fronte con tante curiosità e riconosco che la passione per la storia mi è nata proprio in quegli anni». «A differenza dal secondo conflitto mondiale - sottolinea Lombardi - che ha diviso ed è stato più ideologico, quello del ‘15-’18 è stato la guerra di tutti. Si pensi alle donne che presero con coraggio il posto degli uomini entrando in ambienti di lavoro che fino a quel momento erano stati solo maschili ». Lo dimostrano gli articoli e le inserzioni del tempo su Libertà che danno notizia del via libera alle donne nell’ospedale militare, sui tram, all’Arsenale e all’Officina d’artiglieria per il caricamento proiettili. «Come non ricordare - prosegue Lombardi - l’impegno della Croce Rossa e la fioritura di comitati di sostegno: per gli orfani dei combattenti, pro ospedale, per inviare doni al fronte (addirittura nacque il comitato pro sigaro ai soldati) . L’Istituto dei pupilli della Patria, creato dal Collegio Alberoni, accoglieva gli orfani dei soldati e li faceva studiare. Possiamo dire che allora, come oggi, si sentiva il cuore solidale di Piacenza». E’ proprio questa generosa mobilitazione il senso autentico di questa collana caratterizzata anche da lunghi elenchi di nomi. «Perché è proprio in quei nomi - spiega Lombardi - che le famiglie e l’intera comunità ritrovano volti e radici».

La ricchezza dei diari

«Al fronte si sentiva il bisogno di scrivere - sottolinea Lombardi - In un solo anno abbiamo trovato ben tre diari: quello dell’architetto Pietro Berzolla che con la sua Vest Pocket dotata di pellicola 4,5x6 ha fatto anche molte foto e anche i diari di Giuseppe Emiliani di Carpaneto e di Giuseppe Centenari di Borgonovo. Bottioni, inoltre, ha pubblicato il diario di Luigi Dodi. E c’è ancora tanto materiale da recuperare. La corrispondenza è stata immensa negli anni di guerra». «La prima guerra mondiale - prosegue - ha avuto tre letture: la prima fu propagandistica, la seconda demolitoria, l’attuale è improntata ad un maggiore equilibrio e non si nega più, perché innegabile, l’esistenza di un forte movimento volontaristico ». Intanto a Piacenza e in provincia si preparano le celebrazioni: «Purtroppo - conclude Lombardi - largo Brigata Piacenza è ancora senza targa e poco curato, malgrado diverse sollecitazioni. E il Monumento al Fante, emblema dei sacrifici del 65° Reggimento Fanteria, è ancora nell’ex caserma De Sonnaz ma confidiamo nella sua collocazione in piazza Cittadella».

Paola Romanini

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27/10/2018

Torna dalla Russia dopo 75 anni la piastrina dell’alpino Aurelio

Le vite spezzate fanno male, malissimo. Ma le vite che si sciolgono nella Storia senza lasciare traccia tolgono il sonno alle famiglie, ai discendenti. Creano un buco nel petto, un vuoto nel Dna, “congelati” nella tomba di ghiaccio di quella tragedia lacerante che fu la ritirata dalla Russia (26mila morti, 43mila feriti e 63mila dispersi). Dopo 75 anni, però, almeno un cerchio, doloroso eppure tanto eroico, si chiude: lui si chiamava Aurelio. Aurelio Mangiavacca, nato il primo aprile 1920 a Castellarquato. Era partito nel 1942 per la Russia con l’ottavo reggimento Alpini della Divisione Julia, “dissanguatasi” dal dicembre 1942 al gennaio 1943 al tristemente famoso quadrivio di Selenyj Yar. Con lui, il fratello di otto anni più grande: Giuseppe era nato non in un giorno qualunque, ma a Natale, nel 1912. I due fratelli non torneranno mai più in Valdarda, inghiottiti in uno dei tanti buchi neri che la Storia, crudele, apre ai suoi figli. E non sarà più “Natale”. Aurelio? Disperso dal 21 gennaio 1943. Giuseppe? Venne catturato dall’Armata Rossa, e morì il 4 luglio 1943 nel campo di Tiomnikov. Undici coraggiosi dell’associazione “Sulle orme della storia” hanno però voluto ripercorrere a piedi il tragitto della divisione tridentina dalfiume Don a Nikolajevka, combattendo fiducia e rassegnazione: qui, nelgennaio scorso, hanno incontrato un giovane russo, Sergej. Sarà lui a ridare memoria alla famiglia Mangiavacca, 75 anni dopo: «Ci ha consegnato gratuitamente la piastrina di Aurelio», ricorda ancora commosso Danilo Dolcini. «Non ha voluto nulla in cambio, contento se fossiamo riusciti a riconsegnare quel piccolo oggetto così tanto importante per la famiglia che lo aspettava a casa». Domenica 4 novembre quella piastrina sarà consegnata ai familiari di Aurelio, alle 10.15, nel centro culturale in piazza della Vittoria a Vernasca, dove Aurelio aveva vissuto dal 1923 al 1932. «Ho custodito a nome di tutti la piastrina in un mio cassetto come una reliquia», conclude Dolcini. «La consegneremo nelle mani della nipote Marisa, figlia di Giuseppe. Quella signora Marisa che il primo giorno in cui ci siamo sentiti al telefono mi disse “E del mio papà non avete trovato nulla?”». La storia continua. Non si dà pace. Non può darsi pace.

Elisa Malacalza

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25/10/2018

“Da Caporetto alla Vittoria”: la guerra in 80 tavole a colori

Chi l’ha detto che la Grande Guerra la si può raccontare solo con immagini d’epoca sbiadite o solo attraverso i libri di storia? I ragazzi delle ultime classi delle scuole medie che abitano nel comune di Alta Val Tidone hanno uno strumento in più. Si tratta del libro illustrato “Da Caporetto alla Vittoria”, che in 80 tavole a colori ripercorre la tragedia della Prima Guerra Mondiale con un linguaggio, quello del fumetto, che forse più si avvicina alla loro sensibilità di adolescenti. Il regalo è frutto di un’iniziativa che l’amministrazione ha promosso tramite gli alpini in occasione del Centenario della Grande Guerra e i primi destinatari sono stati gli alunni delle terze medie di Nibbiano. «A breve consegneremo una copia dello stesso volume anche ai vostri compagni che frequentano le medie a Pianello» ha promesso l’assessore alla cultura di Alta Val Tidone Giovanni Dotti. Prima della consegna del libro (che presenta a fumetti la storia di Michele, alpino della classe 1898 al fronte nel 1917/18) c’è stato il tempo di ripercorrere per immagini la sequenza dei fatti che portarono al primo conflitto che cento anni fa insanguinò l’Europa e il mondo. «Un conflitto in cui persero la vita anche tanti ragazzi di queste zone - ha ricordato ancora Dotti - in cui noi oggi abitiamo ed i cui nomi sono ricordati su diverse lapidi disseminate nel territorio di Alta Val Tidone». Insieme a Carlo Venezini (Centro Studi Ana) i ragazzi di Nibbiano hanno quindi ripercorso le tappe e le cause che portarono al conflitto, prima di ricevere una copia del libro realizzato dall’astigiano Luigi Piccatto, disegnatore di tantissime storie di Dylan Dog. Le ottanta tavole a colori ripercorrono la Grande Guerra attraverso la storia di Michele, un giovane alpino che a 17 anni si ritrova sul fronte. «Grazie a questa storia - ha detto il vicepresidente della sezione piacentina Pierluigi Forlini - vorremmo che capiste quali sofferenze gli italiani patirono in quegli anni. Speriamo che tutti gli altri comuni aderiscano ». Alla mattinata in classe hanno partecipato anche gli alpini di Pianello e Pecorara che spesso collaborano e sostengono le scuole locali.

Mariangela Milani

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22/10/2018

La stecca passa agli alpini piacentini che nel 2019 organizzeranno il raduno

Quasi quattrocento alpini piacentini con i labari dei 45 gruppi locali hanno sfilato ieri a Mariano Comense dove si è tenuto il raduno del Secondo raggruppamento che comprende tutte le penne nere dell’Emilia Romagna e della Lombardia. Con loro il sindaco di Piacenza Patrizia Barbieri che, accompagnata dall’assessore Filiberto Putzu, ha ricevuto la “stecca”: un simbolico passaggio del testimone, visto che il prossimo anno sarà Piacenza ad ospitare la manifestazione. «È un onore promuovere e organizzare questa importante manifestazione per il prossimo anno - ha detto la Barbieri -. Sono certa che questo impegno sarà condiviso con i tanti alpini che con le nostre istituzioni hanno un ruolo sempre attivo e partecipativo». A Mariano ieri si stima che abbiano sfilato tra i 9mila e i 10mila alpini. Ma a Piacenza nel 2019 potrebbero arrivarne ancora di più. Questo, almeno, è l’auspicio di Roberto Lupi, presidente della sezione piacentina delle penne nere. «La nostra città è in una posizione più facilmente raggiungibile, a metà strada tra l’Emilia Romagna e la Lombardia - spiega Lupi - e per questo pensiamo che le presenze al raduno potranno essere ancora maggiori. Senza contare che per ciascuno alpino spesso ci sono altre persone che lo accompagnano. Penso che per Piacenza potrà essere un grande evento». Il momento più emozionante della giornata quello alla fine della giornata con la consegna della “stecca”. «Il sindaco Barbieri e io l’abbiamo ricevuta dal presidente della sezione di Como Enrico Gaffuri e al sindaco di Mariano Comense Giovanni Marchisio - racconta Lupi - alla presenza delle massime autorità della nostra associazione e al generale di divisione Ornello Baron, vicecomandante delle truppe alpine » Prima del passaggio della “stecca”, un lungo corteo tra gli applausi di due ali di folla ha sfilato per le strade della borgata, con i gonfaloni, i labari e i gagliardetti delle penne nere (presente anche il gonfalone di Piacenza). Il corteo ha chiuso la manifestazione davanti al monumento dei Caduti, con lo striscione “Arrivederci a Piacenza”, un ideale passaggio di testimone in vista della manifestazione del 2019. Presente tutto il direttivo degli alpini piacentini. Oltre a Lupi c’erano, tra gli altri, Bruno Plucani, storico presidente che non ha voluto mancare al raduno, Roberto Migli, Gino Acerbi e tanti altri appartenenti al Corpo che al proprio interno trova uno straordinario senso di appartenenza.

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19/10/2018

A Farini si sistema il monumento ai caduti danneggiato dall’alluvione

E’ in corso a Farini un restyling del monumento dedicato ai caduti di tutte le guerre. Alto quasi quattro metri e posto in piazza Marconi, necessitava di un intervento di sistemazione in quanto i segni del tempo cominciavano a farsi evidenti soprattutto in conseguenza dell’alluvione di tre anni fa. La statua che raffigura un alpino posta in cima alla grande lapide su cui sono incisi i nomi dei caduti di Farini durante la prima e la seconda guerra mondiale e durante la lotta di liberazione sarà pulita da un team di penne nere capitanato da Gaetano Sturla, capogruppo di Farini. «Ci aiuteranno anche i membri del gruppo alpini di Groppallo» ha spiegato Sturla. «Finalmente abbiamo cominciato a lavorare per ridare lustro a un simbolo importante del paese e della Valnure, rimasto gravemente danneggiato dall’alluvione ». I danni sono ancora visibili soprattutto alla base dove una cornice formata da sassi del fiume si stava disfacendo nell’aiuola. «Ora stiamo sostituendo le pietre rovinate con quelle nuove - continua l’alpino - stiamo tagliando i sassi per adattarli alla cornice. Un lavoro duro e faticoso, ma che facciamo volentieri ». Ovviamente il piano di ripulitura e ristrutturazione del monumento non si limita alla base. «Dovremo rifare la ringhiera, tagliare l’erba, potare l’edera e pulire bene la lapide con i quasi duecento nomi di caduti » spiega il capogruppo. «Siamo pochi volontari e non so quanto impiegheremo a finire la ristrutturazione anche perché dipende dalle condizioni meteo. Sono sicuro, però, che faremo un buon lavoro. Stiamo ridando splendore a un monumento che ricorda i nostri caduti».

Luigi Destri

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17/10/2018

Argellati è andato “avanti” dopo una vita di foto e passioni

Sono stati celebrati ieri, nella chiesa di Vigolo Marchese, i funerali del cavalier Giorgio Argellati, alpino 72enne che ha anche ricoperto l’incarico di capogruppo a Carpaneto dal 2013 al 2015. «Era una persona sempre disponibile», ricorda Gianni Zanrei, sindaco a Carpaneto negli anni in cui Argellati era capogruppo degli alpini locali. «Giorgio ha sempre mantenuto un forte legame con Carpaneto. Ogni domenica, appena poteva, veniva al mercato e ci si incontrava. Come amministrazione abbiamo sempre collaborato con gli alpini. Si era impegnato davvero a fondo nella riqualificazione del campetto sportivo di via Primo Maggio, che si trovava da diversi anni in stato di abbandono. Con l’aiuto degli alpini è tornato a disposizione dei cittadini. Giorgio era una persona della quale, quindi, non potremo che avere sempre un ricordo positivo». Argellati però aveva anche un’altra grande passione, la fotografia. Per questo motivo era iscritto e faceva parte del direttivo del circolo fotografico di Carpaneto “Immagine Zero”. «Giorgio era un validissimo collaboratore del circolo », spiega il presidente Franco Ertiani. «Ed era un abile fotografo. Era spesso presente e chiunque avesse bisogno di un aiuto poteva far conto sul suo aiuto, in modo particolare offriva i suoi consigli ai nuovi iscritti. Ha partecipato, vincendo spesso, a diverse mostre e concorsi interni di fotografia che durate l’anno organizziamo. Portava le testimonianze dei suoi viaggi attraverso le immagini scattate e raccontava le sue esperienze. L’ultimo viaggio che ci ha proposto è stato quello fatto a Gerusalemme. Era appassionato, essendo un alpino, di viaggi ed escursioni in montagna». Giorgio Argellati verrà ricordato ancora l’11 novembre, in occasione della commemorazione di tutti i caduti, durante la celebrazione della messa che sarà celebrata dal parroco don Giancarlo Biolzi. _Flu

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16/10/2018

Don Massimo: «Chiedo perdono, voglio bene agli alpini, sono stato un ingenuo»

Abituato a iniziare la lezione in Università al suono della campanella, e a non far troppo caso agli studenti in ritardo che si siedono poi tranquillamente ai banchi, il parroco di Sarmato, don Massimo Musso, ha iniziato domenica la messa poco dopo l’orario previsto senza pensare che il corteo, con tanto di labari, gonfaloni e Penne nere da tutta la provincia, sarebbe rimasto fuori dalla chiesa di Santa Maria Assunta. «Ma si è trattato unicamente di una ingenuità, credevo sarebbero entrati tutti comunque. Anzi, avevamo fatto preparare le preghiere, i pensieri... Qualcuno, poi, ha chiuso il portone della chiesa, è vero, ma per consentire a chi era seduto, soprattutto ai più anziani, di ascoltare la messa. Non c’era alcuna intenzione di lasciare fuori gli alpini, o di “bacchettare” altri per il ritardo», spiega mortificato il sacerdote. Che aggiunge: «Mi sento di chiedere perdono a tutti. Mi è dispiaciuto davvero tanto. Ho sbagliato, è vero, avrei potuto aspettare l’arrivo del corteo. Voglio molto bene agli alpini, sul serio non pensavo che il corteo restasse escluso dalla celebrazione. Quando ho capito che nessuno sarebbe entrato mi è dispiaciuto tanto e mi sono subito sentito in colpa. Chiedo scusa». Sul fatto che don Massimo stia per lasciare la parrocchia, il sacerdote spiega solo: «Al momento non vi è nulla di ufficiale, posso dire che ci tengo ad avere un buon rapporto con la comunità sarmatese, e che se dovesse concretizzarsi il trasferimento non sarà affatto perché non mi sono trovato bene qui, ma unicamente perché mi concentrerò di più sull’insegnamento».

Le 6 borse di studio

Domenica sono state anche consegnate sei borse di studio in memoria di Franco Cavalli, Albino Losi e Ettore Poggi, tre “bambini” generosi, poi diventati alpini benemeriti, che avrebbero voluto studiare di più e invece c’era da lavorare e rimboccarsi le maniche per la famiglia. Ad essere premiati sono stati gli alunni meritevoli delle scuole secondarie di primo grado (medie) Aurora Bozzoni, Valeria Cademartiri, Tobia Garilli, Wassim Jarnane, Luca Salinelli e Tommaso Zaccarotti. Uno sguardo dunque al futuro, al raduno delle Penne nere a Sarmato, ma anche al passato: il corteo, accompagnato dal gruppo bandistico “Orione” di Borgonovo, ha infatti deposto in piazza Roma una corona al monumento ai caduti e letto, uno ad uno, i nomi dei caduti e dei dispersi in guerra. Altra tappa particolarmente commossa e sentita è stata quella alla casa per anziani dedicata al cappellano don Bruno Negri. Oltre ai discorsi istituzionali, non sono poi mancati i momenti di “goliardia” alpina, sapientemente conditi da castagne, pisarei, picula ‘d caval e - novità gustosa - pietanze “medioevali”. Il tutto al ritmo inconfondibile della fisarmonica di Alberto Kalle. La due giorni è stata organizzata dal gruppo alpini di Sarmato con la Famiglia Alpina Sarmatese. Patrocinio dell’Anspi San Giovanni Bosco e del Comune di Sarmato.

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15/10/2018

Sarmato: il corteo degli alpini ritarda e resta fuori dalla chiesa

L’ammassamento delle Penne nere, poi l’orgogliosa sfilata con il gruppo bandistico di Borgonovo, l’alzabandiera, e la lettura commossa di tutti i nomi dei caduti in guerra. Così, alla messa delle 10.30 nella chiesa di Santa Maria Assunta a Samato le istituzioni, gli alpini e i tanti in corteo sono arrivati in ritardo. «Di sette-otto minuti», dicono alcuni. «Di almeno un quarto d’ora», giurano altri. Fatto sta che don Massimo Musso ha iniziato la celebrazione senza gli alpini: dall’interno della chiesa si sentiva la banda suonare all’esterno, all’arrivo dei tanti alpini, ma nulla. Inopportuno a quel punto entrare, considerato il fatto che l’accesso dalle porte piccole laterali di così tante persone avrebbe creato scompiglio alla messa. Un attimo di disorientamento, e la decisione del corteo di procedere oltre, senza la celebrazione solenne. Il programma è andato avanti senza “benedizione”, con la consegna delle borse di studio e i discorsi ufficiali (Libertà ne darà resoconto nei prossimi giorni), prima dell’assalto alla picula ‘d caval e ai pisarei. Un po’ di amaro in bocca, al di là delle delizie culinarie, è rimasto ai presenti: rimasti fuori da chiesa, il gonfalone e tutti i labari di associazioni e gruppi alpini, ma anche lo stesso sindaco di Sarmato, Anna Tanzi, la quale ha poi cercato di rimediare all’eucaristia persa in mattinata andando alla messa del tardo pomeriggio. «Quando siamo arrivati davanti alla chiesa, con il corteo, il Alcuni alpini presenti ieri a Sarmato in occasione del raduno del gruppo; a destra, don Massimo Musso in una foto di repertorio portone principale era chiuso», ha sottolineato il sindaco Tanzi, interpellata da Libertà dopo alcune segnalazioni di cittadini arrivate in redazione. «Il corteo era partecipato, numeroso. Abbiamo voluto soffermarci sui nomi dei 55 caduti della prima e della seconda guerra mondiale. Abbiamo tardato...». Sesto Marazzi, degli Alpini di Sarmato, organizzatori dell’iniziativa, minimizza: «Non è successo nulla, non abbiamo potuto partecipare alla messa ma l’iniziativa è andata molto bene». Ieri, impossibile raggiungere don Massimo al telefono, rimasto staccato, per un suo commento. «A messa ha detto che purtroppo non sarà più a Sarmato, a partire da novembre», hanno detto alcuni parrocchiani. Elisa Malacalza

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13/10/2018

Alpini e castagne accoppiata vincente per questo week-end

Caldarroste e alpini tornano ad andare a braccetto questo weekend a Sarmato: oggi e domani, il gruppo Alpini sarmatese chiama a raccolta tutte le Penne Nere piacentine in occasione del raduno di gruppo, con la tradizionale castagnata e la consegna delle borse di studio ai ragazzi del paese.

Il programma

Si parte già questa sera alla sede degli Alpini con la prima serata di divertimento: dalle 19 apriranno gli stand gastronomici (tra cui pisarei e fasò, picula ad cavàl) con specialità stagionali ed anche l’opzione “pietanze medievali” per assaggiare piatti in linea con quanto si mangiava alcuni secoli fa; dalle 20.30, invece spazio al divertimento sotto al portico degli alpini (al chiuso) con l’orchestra Beppe Maccagni. L’appuntamento con il raduno di gruppo vero e proprio sarà però domani, quando il paese si riempirà di Penne Nere. Dopo il ritrovo alle 9 alla sede del gruppo, si partirà con la sfilata per le vie del paese preceduti dal gruppo bandistico “Orione” di Borgonovo. Si farà tappa alla casa per anziani dedicata al cappellano don Bruno Negri per una breve sosta commemorativa per poi procedere, in piazza Roma, all’alzabandiera e alla deposizione della corona d’alloro al monumento dei caduti: lì , come da tradizione introdotta da qualche anno, saranno letti i nomi dei caduti e dei dispersi nella prima guerra mondiale. Alle ore 10.30 nella chiesa di Santa Maria Assunta, il parroco don Massimo Musso celebrerà la Messa con l’alpino don Federico Tagliaferri e l’alpino diacono Emidio Boledi. Al termine, dopo gli interventi delle autorità, si potrà mangiare insieme agli stand gastronomici. Nel pomeriggio, si ballerà il liscio dalle 15.30 alle 17.30 in compagnia di Alberto Kalle che si esibirà anche alle ore 20.

Borse di studio

Domani alle 11.30, alla sede alpini, si riconferma l’appuntamento delle borse di studio che da molti anni gli alpini offrono ai ragazzi più meritevoli del paese e usciti dalle scuole medie con il punteggio più alto. Quest’anno saranno ben sei: Aurora Bozzoni, Valeria Cademartiri, Tobia Garilli, Wassim Jarnane, Luca Salinelli e Tommaso Zaccarotti. La consegna del riconoscimento in denaro avverrà in memoria degli alpini benemeriti Franco Cavalli, Albino Losi ed Ettore Poggi. «Furono loro ad accorgersi del valore dello studio per le giovani generazioni, proprio loro che non avevano potuto studiare ma erano stati costretti a lavorare già in giovane età» spiega il capogruppo Sesto Marazzi. «Da lì venne l’idea delle borse di studio, finora sempre legate all’alpino Cavalli e, da quest’anno, estese alla memoria anche di Losi e Poggi». Una della attrazioni principali della “due giorni” delle Penne Nere sarà naturalmente la castagnata, con tante caldarroste cotte sulla graticola dagli alpini stessi: si potranno assaggiare stasera dalle 17 alle 23 e domani per tutto il giorno dalle 9 alle 23. Il raduno, organizzato dal gruppo alpini di Sarmato con la Famiglia Alpina Sarmatese ha il patrocinio dell’Anspi San Giovanni Bosco e del Comune di Sarmato.

Cristian Brusamonti

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12/10/2018

San Giorgio: monumento ai caduti restaurato dagli alpini

In occasione della festa del patrono di San Giorgio e per onorare la ricorrenza del centenario della Grande Guerra, gli alpini del gruppo locale hanno restaurato il monumento all’esterno della chiesa in ricordo ai caduti della parrocchia nella guerra 1915-1918 in cui è scolpito Gesù Sacro Cuore e su cui si innalza un angelo. Hanno lavorato in particolare gli alpini Luigi Chiapperini, Luigi Caminati, Graziano Franchi e l’amico Sergio Murelli, ristrutturando la parte in muratura e della lapide ai piedi del monumento in cui sono stati resi nuovamente visibili i nomi dei caduti. Le penne nere hanno anche donato una somma di denaro al parroco don Claudio Carbeni, frutto delle iniziative alpine, per la scuola dell’infanzia “Chiapperini”. _NP

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10/10/2018

Addio a Dante Sabatico, uno dei padri del volontariato a Ziano

«Con il cuore di Dante ha smesso di battere anche un pezzo del cuore di Ziano». Chi ha avuto la fortuna di conoscere Dante Sabatico, riconosciuto in paese chiamano uno dei “padri” del volontariato locale, ieri alla notizia della sua improvvisa scomparsa ha forse sentito morire anche una piccola parte di sé. La parte più generosa, quella sempre pronta a dire “sì” non importa se per animare con la propria voce una messa o una manifestazione o per donare spe- Addio a Dante Sabatico, uno dei padri del volontariato a Ziano ranza a un malato tramite la donazione del proprio sangue, oppure ancora per rifocillare i ragazzi del centro estivo durante le loro vacanze fuori porta. Dante Sabatico, 72 enne postino in pensione, era tutto questo e molto altro. Storico presidente della locale sezione Avis, che 35 anni fa (era il 1983) aveva fondato e di cui ha retto il timone in qualità di presidente per un trentennio, non si è però limitato al solo impegno a favore della donazione di sangue. «È stato amico e ha collaborato con praticamente tutte le associazioni e le realtà del paese – dicono gli amici – non c’era festa o evento dove in qualche modo non lo si trovasse a dare una mano ». All’interno dell’Avis è rimasto in carica in qualità di presidente per trent’anni. «Nel 2013 – dice Andrea Badenchini – ha ceduto a me il testimone, ma è comunque rimasto nel consiglio direttivo e ha assunto la funzione di tesoriere». Trentacinque anni di impegno a favore della donazione di sangue, ma non solo. Era socio sostenitore del gruppo alpini di Ziano. «Ci teneva molto a dire che era amico degli alpini» ricordano gli amici. Grazie alla sua voce profonda era entrato a far parte del coro Ana Valtidone e anche del Gruppo Polifonico Padano di Pieve Porto Morone. Appassionato di cucina, di frequente lo si vedeva all’opera dietro ai fornelli in occasione di feste, pranzi e manifestazioni organizzate in paese. Collaborava anche con la parrocchia e in estate si prestava a cucinare per i ragazzi del centro estivo Piccoli al Centro, soprattutto in caso di gite fuori porta. «Domenica scorsa – raccontano gli amici – aveva dato una mano a cucinare la trippa durante un pranzo nel salone parrocchiale». Partecipava spesso agli eventi degli alpini. Era una persona votata al volontariato e al contatto con la gente. I funerali si terranno oggi alle 15 nella chiesa parrocchiale di Ziano. Lascia la mamma Antonietta e la sorella Luciana.

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09/10/2018

I valori degli alpini venerdì in un musical al teatro di Roveleto

L’alpino come eroe di umanità. Al teatro del centro parrocchiale di Roveleto di Cadeo, la sezione Ana Piacenza in collaborazione con la Famiglia Piasinteina portano in scena, venerdì alle 21, un musical celebrativo del centesimo anniversario dalla fine della Grande Guerra. «Uno spettacolo - spiega Fausto Frontini, principale organizzatore - che pur parlando di guerra vuole essere un inno alla pace, perché gli alpini pur essendo stati dei valorosi strenui difensori della Patria per cui sono entrati nella leggenda, sono un mito anche in tempo di pace. Gli alpini sono seminatori di pace e di futuro, perché senza pace non c’è futuro». L’appuntamento culturale «intenso sul piano emotivo, interpretativo e artistico grazie alla straordinaria forza evocativa e comunicativa delle immagini» è sostenuto dal Comune di Cadeo. Intitolato “Storia d’amore e di poesia di un giovane alpino”, lo spettacolo musicale, ideato e scritto da Maurizio Russo e Corrado Castellari, racconta dell’incontro e dell’innamoramento tra Antonio, che dovrà partire per il fronte arruolato tra le penne nere, e Nina, una fanciulla che lavora come sarta in una bottega. Una storia d’amore, di attesa nella distanza, di legame oltre il tempo e lo spazio, tra chi cerca di sopravvivere in mezzo alla guerra. «E’ uno spettacolo moderno, con una ritmica coinvolgente adatto a tutte le età, veramente bello. Ha una valenza intergenerazionale e pedagogica scevra da qualsiasi riferimento retorico. Se è facile eccedere e cadere nella retorica quando ci sono queste manifestazioni celebrative, noi - prosegue Frontini, da ufficiale degli alpini - siamo concreti e attraverso questo musical sottolineiamo il valore della dignità dell’uomo, della persona, del lavoro, del senso di responsabilità, il valore della vita. Gli alpini insegnano che gli uomini non sono coloro che vantano solo dei diritti ma incarnano un profondo senso del dovere, e sono capaci di disponibilità gratuita nei confronti del prossimo». Sul palco, gli interpreti sono Sabrina Pasolini ed Alain Scaglia e i ballerini sono Elena Rocca e Claudio Caprioli. I cori sono dell’ensemble polifonico “Regina Anglonensis” di Tursi (Matera) diretto dal maestro Francesco Muscolino._VP

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08/10/2018

I borgonovesi e la Grande Guerra,vent’anni di ricerche per restituire voce ai combattenti

In un auditorium strapieno lo studioso e appassionato di storia Carlo Magistrali ha presentato venerdì scorso il suo libro “1915 - 1918 La Grande Guerra dei Borgonovesi”. Il 37enne alpino, ha sintetizzato in questo volume, che fa parte della collana diretta da Filippo Lombardi “Piacenza in Grigioverde 1915 - 1918”, quasi vent’anni di studi e ricerche. «Il tutto è iniziato 19 anni fa quando un bel giorno osservando due ritratti dei miei prozii caduti, Ciro e Vittorio Pinotti, ho desiderato saperne di più - ha esordito Magistrali - All’inizio non è stato facile; internet era agli arbori e non si trovava praticamente nulla sull’argomento. Addirittura una delle associazioni che oggi è tra le capofila in queste ricerche riteneva che fosse molto difficile ottenere simili informazioni, ma devo ringraziare l’Associazione Nazionale Alpini perché mi ha aperto la strada con indicazioni precise. Quando ho visto che la cosa era possibile allora ho deciso di allargare la ricerca a tutti i caduti di Borgonovo ». Entrando nello specifico del libro, viene spiegato come è avvenuta la ricerca storica e le fonti consultate e vengono sottolineate tutte le difficoltà e gli interrogativi ancora presenti come quale sia il numero esatto dei caduti. «Per esempio nel volume c’è un elenco di circa 190 nomi di caduti, ma sicuramente su alcuni ci sono ancora molte incertezze - ha proseguito l’autore - Per quelli invece, di cui fortunatamente si hanno numerose informazioni, vengono elencati in ordine cronologico gli eventi che li hanno coinvolti dando le indicazioni anche sul reparto, il mestiere e la famiglia». Il libro di Magistrali è un ritratto storico- sociale di Borgonovo al tempo della Grande Guerra. «Alcune ricerche si sono concentrate soprattutto sulla lettura dei giornali dell’epoca in particolare Libertà e il Giovine Italiano - ha continuato il giovane alpino - Devo dire che ci sono state tante sorprese su quella che era la vita del paese e dei suoi eventi comuni. Situazioni e avvenimenti che comunque risentivano degli eventi bellici in corso». «Una pagina l’ho ovviamente dedicata al mio bisnonno Gaetano che è ritratto sulla copertina del libro e che probabilmente è il borgonovese più decorato sul campo. Sono sempre stato legato alle sue vicende, tramandate da mio nonno, e in particolare mi piace sempre riflettere sul fatto che se non fosse tornato a casa, io oggi non sarei qui». Durante la serata sono stati letti stralci del libro e sono intervenuti, tra gli altri il sindaco Pietro Mazzocchi, Filippo Lombardi, Guido Guasconi e Fausto Chiesa. _Luigi Destri

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04/10/2018

Borgonovo, rimessa a nuovo l’area verde accanto alle scuole

Gli alpini di Borgonovo e alcuni volontari del paese hanno rimesso a nuovo l’area verde a lato delle scuole, vicino al campetto da basket e alla scala antincendio. E’ un’area che spesso era stata presa di mira da vandali per bravate e incursioni e la polizia locale ne ha approfittato per posizionare avvisi che intimano il divieto di accesso a quanti non sono autorizzati. Alpini e volontari hanno ripulito l’area e sistemato il verde, rimettendo in sesto anche la recinzione che ne delimita il perimetro. Un gesto gratuito che l’amministrazione ricambia con un “grazie” indirizzato a tutte le persone che si sono impegnate in questo piccolo ma significativo intervento. Gli agenti della polizia locale hanno disposto un’intensificazione dei controlli. «Questo – dice il comandante Riccardo Marchesi - al fine di prevenire e perseguire eventuali episodi di danneggiamento o ingresso improprio da parte di persone non aventi diritto o di minorenni»._MM

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27/09/2018

Iniziative benefiche a Bruso: 2mila euro agli Amici dell’hospice

Gli alpini di Borgonovo non smettono di rimboccarsi le maniche per il territorio e soprattutto per chi ha più bisogno. L’ultimo raduno del gruppo guidato da Pierluigi Forlini è stato l’occasione per le penne nere borgonovesi di consegnare un contributo di 2 mila euro agli Amici dell’hospice. L’associazione di volontari coordinati dalla presidente Monica Patelli, che sostiene la casa per le cure palliative di Borgonovo, utilizzerà i fondi per i lavori di ampliamento della struttura protetta di via Pianello. La somma è stata raccolta durante una delle tante iniziative organizzate a Bruso, dove le penne nere borgonovesi hanno la loro sede. «Siamo presenti sul territorio, attivi più che mai e Bruso che resta la nostra sede » ha detto il capogruppo Forlini. Il riferimento era alla conclusione del contenzioso apertosi con le Belle Arti relativamente alla struttura fissa che era stata allestita per le manifestazioni all’aperto sul retro della chiesa di Bruso. «Il compromesso trovato - spiega Forlini – è stato di smontare la struttura precedente. Al suo posto usiamo un gazebo che montiamo e smontiamo all’occorrenza ». Questo consente agli alpini di continuare ad organizzare oppure ospitare manifestazioni benefiche come quella che domani, venerdì , si terrà sempre a Bruso per ricordare Danila Carella. Il 6 ottobre verrà invece organizzata un pizzata benefica per raccogliere fondi che serviranno per la ristrutturazione del tetto della Collegiata di Borgonovo. Nel frattempo la festa dello scorso fine settimana ha dato modo al paese valtidonese di stringersi attorno alle sue penne nere che hanno sfilato lungo le vie del paese vestito a festa in loro onore. Tra i vari momenti che hanno scandito la giornata c’è stato il saluto ufficiale di fronte al monumento ai caduti, dove il sindaco Pietro Mazzocchi ha portato i saluti di tutta la comunità mentre il consigliere Luigi Mercori ha testimoniato la vicinanza al gruppo borgonovese di tutta la sezione piacentina delle penne nere. _MM

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25/09/2018

Due Bandiere, incuria sul ponte: ci pensano gli alpini

L’unico ponte “strallato” della Valtrebbia è stato risanato e tirato a lucido. Nulla a che vedere con le polemiche sulle condizioni dei ponti piacentini dopo il crollo del ponte Morandi di Genova, bensì tanta buona volontà di chi – come il gruppo alpini di Perino – non ci sta a vedere il paese nell’incuria e si tira su le maniche in prima persona. Le Penne Nere, in questi giorni, hanno risanato la passerella ciclopedonale sul torrente Perino, che collega la frazione di Coli a Due Bandiere: con generosi “mani” di impregnante per il legno, hanno rimesso a nuovo le balaustre miacciate da vento, pioggia e neve. I lavori sono iniziati nei giorni scorsi quando il gruppo degli alpini di Perino, guidati dal capogruppo Luciano Mazzari, si è presentato sul ponte pedonale con pennelli e secchi di sostanza impregnante, utile a proteggere il legno con il quale è stato realizzato il ponte. È infatti dal 2014, anno in cui la passerella venne inaugurata, che nessuno si prende cura delle sue condizioni. Il ponte – dalla caratteristica forma di semiellisse sostenuta da tiranti, realizzato da Anas e costato all’epoca 730mila euro – ha iniziato a mostrare i primi segni d’invecchiamento, con il progressivo deterioriamento della balaustra in legno. Ma la cosa non è sfuggita agli alpini di Perino che non sono stati con le mani in mano e hanno così chiesto alle amministrazioni dei due comuni sul quale sorge “a metà” la passerella – Coli e Travo – il sostegno per dare avvio ai lavori, offrendo la loro manodopera senza chiedere nulla in cambio. E il Comune di Travo ha subito risposto, mettendo a bilancio oltre un migliaio di euro per fornire alle Penne Nere tutta l’attrezzatura necessaria per portare a termine il lavoro. Proprio nel corso dei lavori, l’amministrazione comunale – con il sindaco Lodovico Albasi e l’assessore ai lavori pubblici Luigi Mazzocchi – ha effettuato un rapido sopralluogo per complimentarsi con i volontari. In poco tempo, la passerella è tornata come nuova, pronta ad affrontare un nuovo inverno. E intanto le Penne Nere di Perino invitano tutti alla 18esima edizione della Castagnata Alpina benefica che si terrà a Perino il 6 e il 7 ottobre: tra i fornitissimi stand gastronomici e la musica folkloristica, parte del del ricavato finirà in beneficenza. _CB

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24/09/2018

Terremoto in Friuli, il cuore grande degli alpini per la ricostruzione

Il gruppo alpini di Vigolzone, nei suoi 50 anni di attività, ha vissuto esperienze di solidarietà e volontariato, piccole e grandi. Due tra quelle che più hanno segnato la storia del gruppo e dei suoi alpini sono state in Russia e in Friuli. In Russia gli alpini vigolzonesi, con quelli piacentini e italiani, hanno lavorato per costruire un asilo infantile a Rossosch, là dove c’era il comando del Corpo d’armata durante la seconda guerra mondiale. In Friuli, le penne nere di Vigolzone sono andate nel 1976 a seguito del devastante terremoto che colpì la zona. Esperienze che hanno unito le penne nere di diverse province e che sabato si sono ritrovate a Vigolzone per una rimpatriata nella giornata del 50esimo anniversario di fondazione del gruppo guidato da Gaetano Morosoli. Così erano presenti i rappresentanti del gruppo friulano di Majano e dei gruppi lombardi di Abbiategrasso, Limbiate e Pregnana Milani ed alcuni “civili” che, ragazzi, avevano fatto amicizia con gli alpini impegnati nei turni di lavoro nei cantieri predisposti dall’Ana. Commosso per questo Morosoli che nel 1976 ha lavorato insieme a Luigi Ballerini, Bruno Barani, Carlo Fumi, Giovanni Mazzetto, Alessandro Pittino, Giulio Provesi, Angelo Rossetti, Maurizio Veneziani, Graziano Zoccolan, Ernesto Rossi nel cantiere di Osoppo. Per quattro anni, nei periodi di ferie, questi volontari sono tornati in Friuli a dare man forte alla ricostruzione. E ricordano bene che su un prefabbricato in quei territori, nel giorno della sua inaugurazione, avevano scritto: “Vorumas bein, cal custa nient”. E così sono sempre andati avanti. Per tutti loro una pergamena di riconoscenza ed amicizia. «Teniamo duro», ha detto Morosoli durante la cerimonia in chiesa. «Gli alpini hanno vissuto la comunità vigolzonese qualche volta in silenzio, ma sempre lavorando per un obiettivo comune, sostenere chi ha bisogno – ha osservato il sindaco Francesco Rolleri -. Il 1976 è stato un anno drammatico per gli italiani e gli alpini vigolzonesi e piacentini sono accorsi per sostenere le popolazioni in difficoltà. Per noi giovani di allora ha rappresentato un esempio molto importante, che ha guidato le giovani generazioni». «In 50 anni - gli hanno fatto eco il piacentino Roberto Migli dell’Ana nazionale e il presidente sezionale Roberto Lupi – il gruppo ha dato tutto se stesso, ha costruito una sede, il monumento a Nikolajewka, è partito senza pretendere nulla in cambio per il Friuli. Questo va raccontato ai giovani». _Nadia Plucani

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23/09/2018

Con le penne nere sfilano cinquant’anni di storia dell’Italia

È una storia che inizia nel 1968 quella del gruppo alpini di Vigolzone, la cui trama si intreccia con la vita della comunità locale, ma anche con quella delle popolazioni colpite dal terremoto del Friuli, delle famiglie di Rossosch, in Russia, e più in generale di tutti coloro che hanno avuto bisogno di solidarietà. Le penne nere di Vigolzone, come è nello spirito e nei valori alpini, non hanno mai rifiutato il loro aiuto e la loro amicizia. Così si sono incamminati verso la Russia per costruire insieme agli alpini italiani un asilo per i bambini ricordando il dramma vissuto dagli alpini a Nikolajewka, ed ancora verso il Friuli nel 1976, appena il terremoto ha scosso e devastato la regione, per partecipare alla ricostruzione. Una tappa che ha segnato la storia degli alpini vigolzone e l’hanno voluta ricordare proprio ieri nel giorno della celebrazione del 50esimo anniversario di fondazione con una rimpatriata con le penne nere piacentine e del nord Italia che si sono avvicendate nei cantieri accanto alla popolazione.

Gagliardetti e vessilli

A loro un attestato di gratitudine e di ricordo. Tanti i gagliardetti dei gruppi alpini e i vessilli delle sezioni Ana he si sono contati durante il pomeriggio di festa tra cui quello di Gavardo (Brescia) gemellato con Vigolzone. L’omaggio ai caduti nella battaglia di Nikolajewka e la sfilata tra le vie del paese imbandierate, accompagnata dalla fanfara sezionale, hanno reso solenne l’evento, salutato con benevolenza dai vigolzonesi che conoscono l’impegno degli alpini. In grande ordine hanno partecipato alla messa, celebrata dal cappellano sezionale don Stefano Garilli e dal parroco don Piero Lezoli, animata dai canti alpini del coro Ana Valnure. Un augurio dai due sacerdoti, rifacendosi alle parole del Vangelo, quello «che il gruppo alpini di Vigolzone continui la sua attività per tanti anni, con la freschezza propria dei bambini, capaci di amare nelle piccole cose di ogni giorno».

Tante emozioni

Commosso il capogruppo di Vigolzone, Gaetano Morosoli, nel suo saluto seguito alla celebrazione, e mentre scorrevano le immagini che hanno segnato i 50 anni di vita del gruppo alpini di Vigolzone (inserite nel volume a ricordo dell’anniversario curato da Renato Passerini, Oreste Grana e Paolo Provesi), si sono avvicendate sull’altare le autorità, il sindaco Francesco Rolleri, il presidente sezionale Roberto Lupi, il presidente del collegio nazionale dei revisori dei conti Ana, Roberto Migli che ha portato il saluto del presidente nazionale Sebastiano Favero. Infine, per non tradire il motto alpino “Onorare i morti aiutando i vivi”, il gruppo di Vigolzone ha consegnato un contributo in denaro alla Fondazione Telethon, nelle mani del coordinatore provinciale Italo Bertuzzi, destinato alla ricerca per le malattie genetiche. Ancora tutti i corteo, doverosa una grata preghiera a tutti i caduti al monumento alla scuola dell’infanzia “Orfani di Guerra”. Nadia Plucani

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22/09/2018

Il gruppo alpini di Vigolzone festeggia il mezzo secolo

Gli alpini di Vigolzone oggi festeggiano solennemente il 50esimo anniversario di fondazione del gruppo. Un pomeriggio in cui protagoniste saranno le penne nere ed aperto a tutti coloro che vorranno essere presenti. Alle 16 il ritrovo in piazza Serena dove si svolgerà la cerimonia dell’alzabandiera e da cui si partirà per la sfilata alpina tra le vie del paese. La fanfara sezionale aprirà il corteo che terminerà nella chiesa parrocchiale dove, alle 17, sarà celebrata la messa, animata dai canti del coro Ana Valnure di Bettola. Presiederanno il cappellano alpino e parroco di Ferriere, don Stefano Garilli, e il parroco di Vigolzone, don Piero Lezoli. Terminata la messa, la parola sarà data alle autorità i cui interventi saranno intervallati dai canti del coro Ana Valnure. Il gruppo di Vigolzone consegnerà infine attestati di riconoscenza agli amici alpini volontari del nord Italia che nel 1976 hanno lavorato fianco a fianco con gli alpini vigolzonesi e piacentini nelle prime ore dopo il terremoto in Friuli e alla successiva ricostruzione. La cerimonia si chiuderà con la consegna di una somma di denaro a Telethon per la ricerca sulle malattie genetiche e con la deposizione di una corona di alloro al monumento ai caduti alla scuola dell’infanzia “Orfani di Guerra”. Nell’occasione, le penne nere di Vigolzone hanno voluto rendere immortali i primi cinquant’anni della loro storia con un volume curato da Renato Passerini, Oreste Grana e Paolo Provesi. Fresco di stampa, contiene il saluto del sindaco Francesco Rolleri, del presidente Ana sezionale, Roberto Lupi, del capogruppo Gaetano Morosoli, documenti e immagini delle tappe vissute dal gruppo. Sarà consegnato ai rappresentanti dei gruppi alpini. _NP

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19/09/2018

In un libro 20 anni di studi sui borgonovesi e la Grande Guerra

Venerdì alle 21 in auditorium si presenta il libro “1915 - 1918. La Grande Guerra dei Borgonovesi”, a cura di Carlo Magistrali. Il 37enne, alpino ricercatore e appassionato di storia, ha sintetizzato in questo volume, che fa parte della collana diretta da Filippo Lombardi “Piacenza in Grigioverde 1915 - 1918”, quasi 20 anni di studi e ricerche. Partito con l’intenzione di recuperare notizie su due suoi avi caduti durante la Grande Guerra, Ciro e Vittorio Pinotti, Magistrali ha poi esteso il suo raggio di interesse a tutti i caduti borgonovesi e ai decorati che si distinsero (almeno quelli di cui si ha notizia). «In un capitolo – dice Magistrali - sono illustrati le fonti utilizzate, i problemi che ho incontrato nel reperire notizie certe, i risultati raggiunti e l’elenco dei caduti. Per ognuno ho indicato le fonti consultate. C’è anche l’elenco di tutti i decorati borgonovesi al valore, con le relative motivazioni». Tra di loro c’è un avo di Magistrali, il bisnonno Gaetano Pinotti decorato con medaglia d’argento e bronzo che fu caporalmaggiore del 101° reggimento fanteria brigata Piacenza e la cui foto compare in copertina. Il libro è anche una fonte di notizie relative al contesto storico-sociale di Borgonovo al tempo della Grande Guerra ed è arricchito da articoli di cronaca locale pubblicati dal 1915 al 1918 dalle due testate dell’epoca: Il Giovine Italiano e Libertà. «Gli articoli riportati integralmente – dice l’autore - concorrono a comporre un variegato affresco della vita quotidiana del paese». Ci sono anche notizie sui comitati che sorsero in quegli anni e alle iniziative messe in campo a Borgonovo, ad esempio per raccogliere fondi a favore dei figli dei combattenti e per sostenere lo sforzo bellico. Ci sono notizie sulle due bande musicali, la Don Orione e quella del reparto 25° fanteria della brigata Bergamo di stanza a Borgonovo. Gruppi di quest’ultima, tra l’altro, si sfidavano a partite di calcio. Venerdì interverranno anche Lombardi e Fausto Chiesa. L’evento è organizzato dal Comune in collaborazione con gli alpini e la collana Piacenza in Grigio Verde._MM

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19/09/2018

Alla Besurica gli alpini ai fornelli per grandi e piccini

Un coltello affilato per tagliare il salume, una pentola d’olio bollente per immergere il gnocco fritto, una griglia calda per i würstel, qualche scorta di birra, tanta musica e - soprattutto - un folto gruppo di nonni, nonne, alpini e bambini. Sono gli ingredienti che ieri pomeriggio hanno animato il centro diurno per anziani alla Besurica, un servizio comunale gestito da Unicoop. Le penne nere, in particolare Piero Bosini, Davide Bollati e Giorgio Braghè, hanno raggiunto la struttura per la terza età, creando un clima di festa nella piazzetta del centro civico in via Perfetti, addobbata con festoni colorati e tovaglie a quadri bianchi e rossi. Presenti una cinquantina di anziani, provenienti sia dalla Besurica che dal centro diurno e dalla casa di riposo sul Pubblico Passeggio. Ha partecipato anche una classe della scuola materna del quartiere. «Mentre a Monaco si tiene l’Oktoberfest, da tre anni organizziamo il “Septemberfest” alla Besurica - spiega l’animatrice sociale Isabella Bernazzani -. L’aiuto degli alpini è fondamentale: anche durante l’autunno ci fanno visita con castagne a volontà ». Sulle note del karaoke di Daniele Trinciabelli, alcuni anziani si sono sgranchiti le gambe con balli lisci e danze di vario tipo, in mezzo ai ventagli svolazzanti per difendersi dalle temperature ancora estive. «Il senso di questa festa è di interagire con i residenti del quartiere e far divertire i nonni - motiva la coordinatrice Daniela Sartori -, contribuendo al loro benessere e dando la possibilità di evadere dalla quotidianità». _Thomas Trenchi

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16/09/2018

Il gruppo Alpini di Vigolzone al giro di boa del mezzo secolo

Il gruppo Alpini di Vigolzone compie 50 anni. Si tratta di mezzo secolo speso dagli iscritti in attività di carattere sociale promuovendo lo spirito del Corpo degli Alpini, i suoi valori, e vivendo ogni giorno nella comunità locale. Sabato 22 settembre il sodalizio festeggerà l’importante anniversario con un pomeriggio dedicato a commemorare i soci defunti, guardando al passato per continuare a costruire anche in futuro qualcosa di buono, come è stato fatto finora. Sin dalla sua nascita nel 1968 a oggi il gruppo ha sempre rivolto il suo impegno alla solidarietà. Sono noti, per esempio, gli interventi delle penne nere vigolzonesi in terra di Russia, dove hanno costruito un asilo, e in Friuli nella fase della ricostruzione dopo il terremoto del 1976. Il 50esimo anniversario offrirà l’occasione per ritrovarsi con i volontari (emiliano-romagnoli in particolare) che hanno lavorato nel cantiere di Osoppo, in provincia di Udine, dopo il sisma del ‘76, assieme agli alpini piacentini e vigolzonesi, tra cui l’attuale capogruppo Gaetano Morosoli. «Con loro – afferma Morosoli – si è instaurato un rapporto di fiducia, amicizia e solidarietà ». Il programma di sabato 22 settembre prevede il ritrovo alle 16 in piazza Serena dove si terrà anche l’alzabandiera. In sfilata, aperta dalla fanfara Ana sezionale, gli alpini seguiti da tutti coloro che vorranno partecipare, si recheranno nella chiesa parrocchiale dove il cappellano don Stefano Garilli e il parroco don Piero Lezoli alle 17 celebreranno la messa animata dai canti del coro Ana Valnure. Al termine gli interventi delle autorità e la consegna di attestati di riconoscenza. Per proseguire nel solco della solidarietà gli alpini di Vigolzone consegneranno un contributo a Telethon. A chiudere la cerimonia sarà la deposizione di una corona di alloro al monumento ai caduti presso la scuola dell’infanzia “Orfani di guerra”._NP

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13/09/2018

Gli alpini premiano don Mauro «Grazie per gli anni insieme»

Sabato scorso, durante la ‘Sagra di Moi’ di Mezzano, il gruppo alpini di Castelvetro ha consegnato una targa al parroco don Mauro Manica, per ringraziarlo per gli anni trascorsi in paese. Infatti, il sacerdote sta per lasciare il paese per un nuovo incarico a Fidenza, domenica è in programma la sua ultima messa coronata con una festa al termine della celebrazione a San Giuliano. Intanto però le penne nere locali gli hanno preparato questa bella sorpresa, alla presenza di numerosi cittadini, del sindaco Luca Quintavalla e del vice Pier Luigi Fontana. Don Mauro si è anche commosso e ha ringraziato gli alpini per l’inaspettata iniziativa che hanno organizzato nei suoi confronti. La festa ha previsto anche una “Biciclettata in amicizia” alla quale hanno partecipato circa 200 persone e al termine è avvenuta la premiazione dei partecipanti con l’estrazione di una lotteria organizzata da Gianni Villa, che in paese gestisce un’officina per la riparazione di cicli e motocicli. Anche questo evento è stato organizzato da alpini, Pro loco e Comune. Un bell’esempio di sinergia fra realtà associative e amministrazione comunale.

Fabio Lunardini

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11/09/2018

Festa Granda in aiuto all’alpino missionario

Durante la 67esima Festa Granda, conclusasi domenica scorsa, l’associazione Ana Piacenza ha donato un contributo di mille euro alla Casa Missione salesiana di Tuxla, nella regione del Chiapas, in Messico, dove operano le suore salesiane Figlie di Maria Ausilatrice insieme al missionario laico carpanetese Giorgio Catoni. «È una tradizione della nostra sezione - ha spiegato il presidente degli alpini di Piacenza Roberto Lupi -. Questo contributo viene elargito a ricordo del capitano Arturo Govoni, uno dei fondatori e primo presidente della sezione Ana Piacenza, rimasto presidente per 60 anni, dal 1922 al 1982, e per questo soprannominato “il presidentissimo”. Questo gesto concreto alla sua memoria ha un secondo obiettivo, cioè lasciare una donazione concordata con gli organizzatori della Festa Granda, anche in segno di riconoscenza. Normalmente ci facciamo pervenire una proposta del gruppo locale degli alpini e, insieme a loro, decidiamo a chi donare. Per l’anno 2018 abbiamo quindi scelto il meritevole missionario laico Giorgio Catoni che, è giusto ricordarlo, è anche un alpino». Sul palco allestito per la Festa, Lupi ha consegnato la busta con la donazione nelle mani di Gianna Fraschi, collaboratrice della Casa Missione, che ha ritirato il contributo per conto di Catoni, essendo il missionario in Messico. Il servizio nel Chiapas dura ormai da quasi 30 anni e tutta la comunità carpanetese è molto legata a questo suo generoso figlio. Ogni volta che torna nel suo paese è sempre accolto con benevolenza. E oltre agli alpini, vi sono anche altre associazioni o privati che, appena possono. aiutano la sua missione.

Fabio Lunardini

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10/09/2018

Orgoglio alpino: più di 3mila penne nere alla Festa Granda

La 67esima Festa Granda di ieri verrà archiviata come una delle più riuscite degli ultimi anni. Baciata dal clima favorevole la festa ha richiamato a Carpaneto più di tremila persone, tra alpini ed amici. Un numero consistente che è stato gestito al meglio sotto i diversi aspetti, quello della sicurezza e quello dell’accoglienza. La giornata è cominciata alle 9 con l’alzabandiera eseguita dall’alpino Germano Rivioli, accompagnato dall’Inno Nazionale suonato dalla Fanfara Sezionale diretta dal maestro Edo Mazzoni. Dopo la deposizione di una corona d’alloro per onorare i caduti, questa è stata benedetta dal parroco di Carpaneto don Giuseppe Frazzani. Presso la sede degli alpini sono avvenuti l’ammassamento e la composizione del corteo che ha sfilato per le vie del centro fino a raggiungere la centrale piazza XX Settembre. Erano presenti tantissime autorità, civili e militari, i Comuni hanno portato i loro gonfaloni e i vari gruppi alpini hanno sfilato con le loro bandiere e gli striscioni con riportate frasi significative dei valori dell’associazione come “L’onore degli alpini è fatto di opere e non di chiacchere, ricordiamolo”, “Alpini, tutto è stato dato e nulla è stato chiesto”, oppure “Siamo come siamo e va bene così”. Gli alpini sono amati da tutti, ed eloquenti sono stati i numerosi applausi che hanno segnato il loro passaggio lungo il tragitto prestabilito. Gli abitanti, nonostante il capogruppo Aldo Rigolli con gli alpini di Carpaneto, abbiano esposto più di 600 bandiere tricolori, hanno voluto arricchire le facciate delle proprie case con ulteriori tricolori. Lo speaker nazionale Nicola Sergio Stefani, con il cerimoniere sezionale Gianluca Gazzola, hanno scandito ogni momento della cerimonia. «Grazie a tutti gli intervenuti – ha salutato il capogruppo Aldo Rigolli – abbiamo a Carpaneto alpini arrivati da dieci regioni d’Italia. Dopo mesi di duro impegno oggi abbiamo la soddisfazione di vedere tantissime persone che hanno voluto passare questa giornata con noi. Portiamo con orgoglio il nostro cappello». Il sindaco Andrea Arfani ha sottolineato il messaggio che la Festa Granda porta: «Queste manifestazioni rinsaldano i valori che dobbiamo salvaguardare per le future generazioni. Dobbiamo andare fieri della nostra identità». Nel suo intervento, il presidente provinciale degli alpini, Roberto Lupi ha ricordato come la Festa è certamente il momento di maggior visibilità per gli alpini ma «il lavoro svolto dai vari gruppi è durante tutto l’anno, ogni volta che qualcuno ha bisogno di un aiuto, gli alpini ci sono». La messa è stata celebrata all’aperto, sulla piazza, dal vicario generale monsignor Luigi Chiesa, insieme al parroco don Frazzani, don Giancarlo Plessi e al cappellano sezionale don Stefano Garilli. Dopo il rancio alpino e il carosello delle Fanfare, quella Sezionale e quella Valtellinese e l’esibizione della banda musicale di Issime, l’ammainabandiera ha decretato la fine dell’edizione 2018. Un malore ha colpito nel pomeriggio un visitatore, trasportato dall’ambulanza della Pubblica Assistenza di Fiorenzuola all’ospedale di Piacenza.

E la “Stecca” ora va a Cortemaggiore «Un grande onore, adesso tutti al lavoro»

L’organizzazione della Festa Granda 2019 è stata assegnata al gruppo alpini di Cortemaggiore. La “Stecca”, il celebre simbolo alpino che viene custodito dal gruppo organizzatore della Festa, è passata dal le mani del capogruppo di Carpaneto Aldo Rigolli a quelle di Fabio Devoti, capogruppo di Cortemaggiore, alla presenza dei due sindaci Andrea Arfani e Gabriele Girometta. «Essere capogruppo non è facile, ma non vale niente se alle tue spalle non hai il gruppo di amici – ha esordito così Devoti, appena ricevuta la stecca – Quando abbiamo proposto la nostra candidatura per organizzare la Festa Granda 2019, anno del nostro 50esimo di fondazione, ho avuto una grande emozione nel ricevere un appoggio immediato ed incondizionato di tantissime persone che si sono rese disponibili ad aiutarci. Oggi abbiamo sfilato con lo striscione che recava la scritta “Arrivederci a Cortemaggiore il 6,7 e 8 settembre 2019”, ma già da oggi comincerà il percorso in salita. Un cammino che però non ci preoccupa, perché siamo sicuri di poter contare non solo sui volontari presenti ma anche su tutti gli alpini che non ci sono più ma che, ne sono certo, ci aiuteranno non lasciandoci soli. Grazie a tutti coloro che credono negli alpini». Anche il sindaco di Cortemaggiore, Gabriele Girometta, ha voluto portare il suo augurio dichiarando: «Ringrazio pubblicamente il mio gruppo alpini che ha voluto fortemente portare la stecca a Cortemaggiore, il nostro compito sarà quello di portare avanti queste bellissime tradizioni. Proprio questa mattina ho ascoltato diverse parole, ma due in particolare riassumono il vero spirito alpino, dei veri italiani e del Tricolore, le ha pronunciate don Giuseppe al monumento dei Caduti. Queste parole sono “sacrificio” e “dedizione” che ci devono sempre accompagnare. Ognuno di noi, sindaci, alpini, cittadini e forze dell’ordine, dovremo consegnare ai nostri figli una società basata proprio su questi valori, sacrificio e dedizione. Arrivederci a Cortemaggiore».

«I giovani tornino a servire la Patria, ne hanno bisogno»

Tra i numerosi ed illustri ospiti della Festa Granda 2018 ha spiccato certamente il vicepresidente dell’associazione nazionale alpini, Lorenzo Cordiglia. «Porto qui a Carpaneto il saluto del presidente nazionale Sebastiano Favero e di tutto il Consiglio Direttivo che ho l’onore di rappresentare » ha esordito Cordiglia nel suo discorso ufficiale. «Abbiamo iniziato la cerimonia con l’alzabandiera e l’onore ai caduti, momento sempre emozionante. Ho notato che sul vostro monumento c’è la scritta “Morti perché la Patria viva”: mi auguro, aggiungerei, che questi ragazzi non siano morti invano per la vita della Patria. A tal proposito, noto che tanti nostri giovani non sono stati formati civilmente come lo siamo stati noi. Vorrei che capissero maggiormente questi valori ed è per questo che l’Associazione Nazionale Alpini propone per loro, una volta maggiorenni, un periodo di tempo obbligatorio al servizio della Patria. Se questo debba essere di tipo militare o no, lo si potrà decidere in seguito. Ma vorremmo che i ragazzi, che in ogni loro manifestazione rivendicano sempre più spesso dei diritti, si rendano conto che prima di rivendicare diritti hanno anche dei doveri. E il primo dovere lo devono compiere nei confronti della loro Patria. Questo migliorerebbe certamente la loro educazione civica, scomparsa dalle materie scolastiche ». Cordiglia sottolinea poi il ruolo degli alpini nella società di oggi. «Il prossimo anno l’Ana compirà i cento anni di vita e vorrei ricordare un nostro motto che dice “Onorare i morti aiutando i vivi”» aggiunge. «Noi vogliamo sempre onorare chi non c’è più, dedicandoci agli altri, ogni volta che c’è qualche calamità. Lo stiamo facendo nelle zone del centro Italia, colpita dal terremoto, e lo facciamo ricordando proprio quest’anno il 75esimo anniversario della ritirata di Russia nella Seconda Guerra Mondiale, andando proprio laggiù ad inaugurare un ponte che abbiamo ricostruito, sostituendo il vecchio ormai ammalorato, percorso dai nostri soldati al ritorno dalla guerra. Già 25 anni fa costruimmo un asilo, sempre nei medesimi territori, sulle rovine del caseggiato che all’epoca aveva costituito la sede del nostro corpo d’armata. Il senso di essere oggi alpino è proprio questo, ricordare chi è morto aiutando chi ha bisogno». Il vicepresidente ha quindi voluto ringraziare personalmente il capogruppo di Carpaneto Aldo Rigolli e le sue Penne Nere «per la bellissima cerimonia, organizzata con impegno e bravura».

Fabio Lunardini

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09/09/2018

Con l’“invasione” degli alpini premi ai ragazzi e un cippo per i caduti

La giornata di ieri della Festa Granda è stata quella dedicata alle inaugurazioni e alle premiazioni. Le autorità e gli organizzatori si sono radunati nel cortile del palazzo municipale per premiare i ragazzi di terza media dell’Istituto comprensivo di Carpaneto che hanno partecipato al concorso “Italo Savi”, compianto alpino carpanetese al quale, per volere della famiglia, è stato istituito un concorso per i ragazzi di terza media, quest’anno a tema “Il milite non più ignoto”. Alla presenza del dirigente scolastico Monica Ferri e dei familiari di Italo Savi, la moglie Angela con i figli Daniela e Roberto ed i nipoti, sono stati premiati cinque ragazzi: Monica Ziliani, Federico Lodigiani, Lorenzo Erpetti, Matteo Mariani e Pietro Gambazzi. Daniela Savi ha ringraziato gli organizzatori che sostengono il progetto che da nove anni regala grandi emozioni e ricorda i valori di amicizia e di solidarietà tanto cari al Corpo degli Alpini. I ragazzi premiati hanno spiegato i lavori fatti, ognuno ha interpretato a suo modo il concorso, chi ha raccontato le gesta di un lontano parente, chi invece si è immedesimato in un alpino al fronte ed ha scritto il diario di guerra. Sicuramente è stato un concorso utile e formativo per la crescita degli 80 ragazzi che hanno aderito. Dopo la premiazione del concorso Savi gli organizzatori hanno voluto premiare tre vetrine tra le tante allestite dai commercianti locali. È risultata vincitrice la fiorista Cristina Schiavi del negozio “il Pistillo”, al secondo posto “Accessori ed Emozioni” di Sara Saltarelli e terza classificata la lavanderia “Oceano blu” di Maura Subacchi. E’ poi stata inaugurata la mostra di vecchie foto di alpini con cimeli storici risalenti alla Grande Guerra. Terminate le premiazioni e dopo aver ascoltato alcuni brani intonati dalla Fanfara sezionale diretta dal maestro Edo Mazzoni, tutti gli ospiti si sono ritrovati nella sala Bot, all’interno del municipio per il saluto istituzionale delle autorità. Numerosi gli ospiti illustri presenti in sala, a fianco del sindaco di Carpaneto Andrea Arfani e del capogruppo degli alpini locali Aldo Rigolli, c’era il vicepresidente nazionale degli alpini Lorenzo Cordiglia, il presidente del collegio revisori dei conti nazionale Roberto Migli, il generale e segretario nazionale Maurizio Plasso, il presidente della sezione Abruzzi Pietro Dalfonso e lo speaker delle adunate nazionali Ana, Nicola Sergio Stefani. Al termine dei saluti si è formato un corteo che ha portato tutti nel viale delle Rimembranze ad inaugurare un cippo alla memoria dei caduti. Roberto Lupi, presidente provinciale degli alpini, ha ricordato il motto “Ricordiamo i morti per aiutare i vivi” ed ha fatto i complimenti al gruppo di Carpaneto per aver rinnovato le 160 rose bianche posizionate sulle stele del viale che riportano i nomi dei caduti. Dopo il saluto del sindaco Arfani che ha ricordato come questi momenti onorano chi si è sacrificato per la libertà, il cippo è stato scoperto e benedetto dal cappellano sezionale don Stefano Garilli. Il suono del silenzio intonato dalla tromba della Fanfara ha decretato il termine delle celebrazioni. Dopo la cena nello stand alpino, la serata è proseguita con il concerto “Veglia Verde” dell’orchestra di Matteo Bensi.

 

Cori, musica e poesie degli studenti: applausi nella piazza gremita

L’inaugurazione della 67esima Festa Granda è avvenuta venerdì sera, in una gremita piazza XX settembre, con l’esibizione del coro Ana Valtidone diretto dal maestro Donato Capuano, del coro Ana Valnure e della Fanfara sezionale di Pontedellolio diretti dal maestro Edo Mazzoni. La serata è stata presentata, non senza commozione, dal giornalista Alberto Brenni, fratello del compianto Giuseppe Brenni, a lungo capogruppo degli alpini di Carpaneto. I cori hanno intonato diverse canzoni alpine spezzate da alcuni brani, letti dallo stesso Brenni, sul tema della Grande Guerra, uno in particolare è stato composto dalla studentessa Laura Bianchi, della terza media di Gragnano, che ha dedicato una poesia al Caduto Giuseppe Fortunati e che fa parte di una serie di scritti creati dai ragazzi delle terze medie che hanno partecipato al concorso nazionale “Milite non più ignoto” bandito dall’Ana Nazionale. Al termine della serata hanno salutato i numerosi intervenuti il presidente della sezione di Piacenza dell’Associazione Nazionale Alpini Roberto Lupi, il capogruppo di Carpaneto Aldo Rigolli e il sindaco Andrea Arfani che hanno omaggiato con un gagliardetto commemorativo della Festa Granda i rappresentanti dei cori e della Fanfara, Tarcisio Bassi, Armando MarIlieri e Piergiorgio Carrara.

 

Oggi l’alzabandiera e la grande sfilata. Al pomeriggio carosello delle fanfare

Il programma della giornata conclusiva della 67esima Festa Granda prevede questa mattina, alle ore 9, l’alzabandiera con gli onori ai caduti presso il monumento a loro dedicato. Successivamente è previsto l’ammassamento in Largo degli alpini per poi iniziare la sfilata ufficiale delle autorità civili e militari con tutti i gruppi provinciali e le sezioni provenienti da altre province e regioni accompagnate dalle Fanfare della sezione valtellinese, quella sezionale di Piacenza e dalla banda musicale “La Lira” di Issime in provincia di Aosta. Alle ore 11,15 sono previste le allocuzioni delle autorità e il passaggio della “Stecca” dal capogruppo di Carpaneto Aldo Rigolli al capogruppo di Cortemaggiore Fabio Devoti che organizzerà la Festa Granda del settembre 2019. Dopo la messa celebrata nella chiesa parrocchiale in piazza XX Settembre, alle ore 13 il rancio alpino sarà il momento conviviale nel quale le amicizie tra i vari gruppi si rinsaldano e si possono scambiare idee ed opinioni sulla vita dell’associazione. Alle ore 15 è in programma il carosello delle Fanfare che intratterrà gli ospiti fino alle ore 16, orario stabilito per l’ammainabandiera che dichiarerà chiusa l’edizione 2018. Dal presidente provinciale Roberto Lupi, agli altri capigruppo alpini, sono arrivate solo belle parole e complimenti per l’impeccabile organizzazione e formidabile accoglienza che il gruppo di Carpaneto è riuscito ad offrire in questa edizione che sicuramente verrà ricordata come una delle più riuscite degli ultimi anni.

Fabio Lunardini

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08/09/2018

«La Festa Granda rinsalda amicizia e spirito di corpo»

Oggi entra nel vivo la 67esima Festa Granda degli alpini. Ieri sera il Coro e la Fanfara sezionale hanno inaugurato i tre giorni di eventi con un concerto molto applaudito. «Uno sforzo notevole è stato fatto dal gruppo di Carpaneto per organizzare al meglio la festa - ha dichiarato il presidente provinciale degli alpini, Roberto Lupi - per questo mi sento di fare i miei più sentiti complimenti. Il capogruppo Aldo Rigolli e tutti gli alpini di Carpaneto, con l’aiuto della sezione di Piacenza, hanno lavorato da mesi per arrivare a questo risultato che, come prevediamo, porterà più di duemila persone nel paese. Negli ultimi anni, è giusto ricordare, con le nuove normative sulla sicurezza, organizzare questi eventi è sempre più complicato. Saranno giornata bellissime, una Festa Granda che per noi alpini è sempre un momento molto importante della vita associativa anche se, durante tutto l’anno, siamo sempre in attività con i vari gruppi. Occasione che va a rinsaldare lo spirito di corpo, l’amicizia tra gli alpini, per rinsaldare i nostri valori e soprattutto per ricordare i Caduti. In queste occasioni si rivedono anche tanti amici che arrivano da fuori provincia». Oggi pomeriggio alle ore 16 e 30 si svolgeranno le premiazioni del concorso in memoria dell’alpino Italo Savi e dei negozianti che hanno allestito le loro vetrine a tema. Alle ore 17 gli alpini verranno ricevuti dalle autorità e, dopo l’inaugurazione delle mostre fotografiche e di reperti storici, alle 18,30 partirà una sfilata che percorrerà il viale delle Rimembranze per arrivare ad inaugurare il cippo commemorativo. Alle ore 20 è prevista la cena allo stand alpino e a seguire il concerto con l’orchestra di Matteo Bensi offerto dal gruppo alpini di Carpaneto. «Questa Festa Granda, cosi come quella del 2019 di Cortemaggiore - conclude Roberto Lupi - sarà una esperienza importante che ci porterà nel mese di ottobre 2019 ad ospitare a Piacenza il grande raduno del Secondo Raggruppamento del Nord Italia, che comprende le regioni di Emilia-Romagna e Lombardia. Un evento che porterà nella nostra città oltre 20mila persone nell’anno del centenario di fondazione della nostra associazione ». A Carpaneto la Festa arriverà al momento culminante nella giornata di domani, domanica, quando dopo l’alzabandiera delle ore 9 e l’ammassamento in largo degli alpini, partirà alle ore 10,15 la sfilata con la Fanfara Sezione di Piacenza e quella Valtellinese accompagnate dalla banda musicale “La Lira” di Issime. Alle 11,15 ci saranno i discorsi ufficiali e, successivamente, il passaggio della stecca al gruppo di Cortemaggiore. Dopo la messa delle ore 11,30, verrà somministrato il rancio alpino presso lo stand preparato appositamente. Alle 15 il carosello di Fanfare intratterrà gli intervenuti fino alle ore 16, orario dell’ammainabandiera che chiuderà la 67esima Festa Granda 2018. Fabio Lunardini

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07/09/2018

Carpaneto, monumento e viale di rose per l’apertura della Festa Granda

Appena conclusa la festa della Coppa, purtroppo condizionata dal maltempo che ha penalizzato diversi eventi, il gruppo alpini di Carpaneto, guidato dal capogruppo Aldo Rigolli, ha già organizzato tutto per accogliere al meglio i numerosi visitatori che arriveranno per la 67esima Festa Granda provinciale. Questa sera alle ore 21,30 ci sarà una rappresentazione sulla Grande Guerra con Coro e Fanfara Sezionale in piazza XX Settembre. «Per il nostro gruppo Alpini, giunto a 160 iscritti, è scattata l’ora X - dice Aldo Rigolli -. La Festa Granda è ai nastri di partenza e tutti gli alpini del Gruppo sono attivi per adempiere agli ultimi preparativi. Con loro anche qualche decina di amici degli alpini prontissimi ad offrire il loro contributo. Nei giorni scorsi abbiamo collocato un cippo in viale delle Rimembranze, al termine della lunga fila di stele, subito dopo quella che ricorda il Milite Ignoto. Sul cippo verrà collocata una targa per ricordare tutti i caduti della Grande Guerra, con una cerimonia specifica, sabato (domani per chi legge, ndr) alle ore 18,30. Il Gruppo, inoltre, grazie ad una sottoscrizione di amici e benemeriti abitanti di Carpaneto, nata spontaneamente, ha potuto sostituire tutti i fiori fissati su ogni stele, ormai in cattivo stato, con rose bianche che faranno da corona alla sfilata che sabato verso le 18, partendo dal municipio, arriverà fino al piazzale del cimitero per l’inaugurazione del cippo e la deposizione di una corona d’alloro». La Festa Granda, con il paese imbandierato da circa 600 bandiere e qualche chilometro di nastro tricolore e addobbi vari, è pronto ad accogliere i numerosissimi alpini e amici che, secondo le previsioni, dovrebbero arrivare da tutta l’Italia del Nord e non solo. Ha confermato la presenza la delegazione della Sezione Abruzzi. Una nota positiva e molto apprezzata l’ha fornita il poeta dialettale Piergiorgio Barbieri, carpanetese che, per l’occasione, ha scritto una poesia dedicata alla Festa Granda che gli alpini del Gruppo conserveranno gelosamente incorniciata nella loro sede di viale Patrioti. La Festa si articolerà secondo il programma definito da tempo e durante i tre giorni della manifestazione saranno in funzione il chiosco gastronomico del Gruppo Alpini di Carpaneto, capace di ospitare 800 persone al coperto, e quello della Pro loco che collaborerà mantenendo aperto il proprio. Oltre a questi, anche alcuni ristoranti della zona hanno dato la propria disponibilità a preparare il cosiddetto “rancio alpino” a prezzi contenuti. Il capogruppo Aldo Rigolli, unitamente a tutti i componenti del Gruppo, lancia un appello: «Invito tutti gli abitanti di Carpaneto e comuni limitrofi a partecipare alla manifestazione perché il territorio possa beneficiare della presenza di tante persone. Occasione offerta da questo importante evento organizzato dal Gruppo Alpini che ne sosterrà anche quasi per intero le notevoli spese». Fabio Lunardini

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06/09/2018

Carpaneto, al via la Festa Granda «Entusiasti di accogliere gli alpini»

La 67esima Festa Granda provinciale organizzata dal gruppo alpini di Carpaneto in collaborazione con il Comune, ormai è alle porte. Domani sera verrà inaugurata con una rappresentazione sulla Grande Guerra, con il Coro e la Fanfara sezionale. L’evento sarà in piazza XX Settembre con inizio alle ore 21 e vedrà la presenza del giornalista Alberto Brenni che leggerà alcuni brani a tema. Il giorno seguente, sabato, la Festa inizierà alle ore 16,30 con due premiazioni. Quella del concorso delle vetrine dei commercianti e quella del concorso intitolato alla memoria dell’alpino Italo Savi. La famiglia donerà una borsa di studio agli studenti vincitori, scelti da una giuria competente, che avranno interpretato al meglio il tema del nono concorso, edizione 2018, che è “Il milite non più ignoto”: un’indicazione per stimolare i ragazzi a fare ricerche sugli alpini scomparsi e a ricostruirne la loro storia. Alle ore 17 verranno ricevute le autorità in municipio; alle 18,30 verrà inaugurata la mostra fotografica e di reperti storici; alle 18,30 una sfilata alpina arriverà nel viale delle Rimembranze, dove verrà inaugurato il cippo in memoria dei caduti della Prima Guerra Mondiale. Dopo la cena alle ore 20, allo stand predisposto dal gruppo alpini carpanetesi, si potrà assistere al concerto “Veglia Verde” dell’orchestra di Matteo Bensi in piazza XX Settembre. Questo evento sarà offerto dagli alpini e quindi completamente gratuito. Domenica sarà la giornata culminante della Festa Granda. L’alzabandiera è previsto alle ore 9 con gli onori ai caduti presso il monumento. Alle 9,30 l’ammassamento degli intervenuti in Largo degli Alpini e, alle 10,15 inizierà la sfilata con la Fanfara della sezione di Piacenza e quella Valtellinese accompagnate dalla banda musicale “La Lira” di Issime (Aosta). Finito il corteo, alle 11,15 inizieranno le allocuzioni delle autorità e, durante questo momento, ci sarà anche il passaggio della “Stecca” al gruppo alpini che organizzerà la Festa Granda 2019, quello di Cortemaggiore. Alle 11,30 è prevista una messa celebrata dal vescovo Gianni Ambrosio. Dopo il rancio alpino delle ore 13, alle 15 le fanfare faranno un carosello e alle 16 l’ammainabandiera chiuderà la Festa Granda 2018. «La nostra comunità è entusiasta di poter accogliere questo evento - ha dichiarato il sindaco di Carpaneto, Andrea Arfani -. Una manifestazione che richiama migliaia di persone è sempre un privilegio e anche un onore poterla ospitare. Il coinvolgimento di tutte le realtà locali è totale, sono sicuro che la collaborazione di tutti non mancherà e riusciremo ad aiutare gli alpini nell’organizzare al meglio questa importante Festa Granda». Gli alpini hanno reso noto che durante le giornate della manifestazione sarà sempre in funzione lo stand gastronomico che si affaccia su piazza XX Settembre, teatro di tutti gli eventi. Fabio Lunardini

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03/09/2018

Il monumento ai caduti restituito al paese ripulito e risanato grazie al gruppo Alpini

Quanto si sono messi a ripulirlo, lo hanno fatto in puro stile “alpino”: senza troppo clamore e rimboccandosi le maniche con passione. Ora le Penne Nere di Travo, in occasione del raduno di gruppo di ieri, hanno consegnato alla cittadinanza il “nuovo” monumento ai caduti di piazza Trento: in un paio di settimane lo hanno ripulito dalla patina di decenni di vita per riportarlo a come era al momento della sua inaugurazione. E in piazza è spuntata così una foto in bianco e nero - datata 1960 ma probabilmente precedente - con il gruppo dell’Associazione Combattenti e Reduci proprio davanti al monumento, in una Travo d’altri tempi difficilmente riconoscibile. E proprio sulla datazione dell’immagine, a margine, delle celebrazioni, si è acceso un simpatico e vivace dibattito. Il recupero, come spiega il capogruppo Marco Girometta, è iniziato il 16 agosto ed ha comportato una ripulitura generale del monumento, a partire dalla statua del fante (ora finalmente candida) per arrivare al risanamento murario di alcune parti e alla riscrittura dei nomi dei caduti sulle lapidi, che si erano ormai scoloriti. Il lavoro di restauro - effettuato con l’impresa edile Gazzola - è stato finanziato dall’Associazione Caduti e Dispersi in Guerra, che già contribuì al recupero del monumento a Pigazzano. Proprio ieri si è svolta la consegna simbolica del contributo dall’associazione al gruppo alpini locale. E in futuro si pensa alla sostituzione e al rifacimento completo di tutte le lapidi dei caduti. La giornata è iniziata con la sfilata degli Alpini per le vie del paese con la banda “Vignola” di Agazzano e la messa celebrata da don Giampiero Esopi e don Costantino Dadda. E nel gruppo, assieme al sindaco, al presidente sezionale Ana Roberto Lupi e al consigliere nazionale Roberto Migli, non è mancato neanche quest’anno il reduce Bruno Anguissola: 104 anni di tenacia e orgoglio alpino.

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31/08/2018

Il col. Schuster: a Piacenza degna sepoltura, rimarranno qui

«Solo chi sarà cercato dai propri discendenti sarà riportato a casa. Gli altri resteranno qui a Piacenza, dove hanno trovato una degna sepoltura». Il colonnello Friedrich Schuster è il presidente della Croce Nera dell’Alta Austria, l’associazione che, in collaborazione con il ministero della Difesa di Vienna, si occupa dei soldati caduti in guerra. Ieri pomeriggio era al cimitero urbano di Piacenza per un primo sopralluogo informale alla cappella che custodisce le spoglie mortali di 66 soldati dell’esercito austro-ungarico, morti a causa della spagnola tra il 1917 e il 1919 nel campo di prigionia di Gossolengo. Cento anni dopo gli austriaci sono tornati per onorare i loro Caduti . E per riportarli a casa, se qualche discendente lo vorrà. «Ma è difficile oggi trovare dei parenti - spiega il colonnello Schuster -. Se non li cercherà nessuno rimarranno dove sono, come abbiamo fatto in altri cimiteri italiani, a maggior ragione se hanno un’ultima dimora così degna come qui a Piacenza». E’ la prima volta che Schuster arriva a Piacenza e, sembra quasi impossibile, ma è la prima volta che gli austriaci prendono conoscenza dei loro 66 ragazzi della Grande Guerra sepolti al cimitero urbano. Soprattutto per chi non è morto in battaglia, per chi era “ospite” di campi di prigionia improvvisati e sovraffollati come quello di Gossolengo non esisterebbero elenchi in Austria. Militi ignoti, dunque. Fino a quando un alpino di Piacenza mette una foto della cappella degli austriaci del cimitero urbano su Facebook; grazie alle condivisioni, arriva ad uno studioso in contatto con la Croce Nera austriaca che viene così allertata e raggiunge Piacenza. La prossima tappa sarà quella di cercare una lista completa dei prigionieri piacentini con anche l’anno e il luogo di nascita e non solo la data di morte. In tutti i casi la Croce Nera austriaca diffonderà l’elenco, anche parziale, a Vienna e ai mezzi di comunicazione austriaci per cercare di rintracciare i discendenti. Schuster, presidente della Croce Nera dell’Alta Austria è un ufficiale dell’esercito austriaco in congedo con il grado di colonnello. Per 16 anni è stato anche sindaco di Pettenbach. Questo periodo della sua vita lo sta trascorrendo girando per cimiteri e sacrari alla scoperta di connazionali che non sono più tornati a casa. «Un’opera che ritengo importante - dice -. Anche se sono già passati cento anni. Questi ragazzi non vanno comunque dimenticati. La Seconda Guerra Mondiale non è finita da così tanto tempo ma si sa molto di più di coloro che sono morti in questo conflitto rispetto a quelli della Prima Guerra. Oggi poi non ci sono più persone che hanno fatto l’esperienza della guerra finita nel 1918. Noi vogliamo ricordare ai giovani che anche questo primo conflitto mondiale è stato orribile come il secondo. Però si parla molto di più del secondo rispetto al primo». «Per l’Austria è importante stringere amicizie e collaborazioni con gli altri Stati - evidenzia il colonnello -, andare insieme sulle tombe di coloro che sono morti. Mostrare queste tombe deve essere un monito per far vedere quanto era terribile quella guerra come tutte le guerre». Verosimilmente quella di ieri sarà la sua prima ed ultima volta a Piacenza per la Croce Nera. «Non rimarrò a lungo in questo ruolo - rivela - ma passerò le consegne a quello che sarà il mio successore che spero di accompagnare qui. L’intenzione è di fare una commemorazione ufficiale con la presenza delle istituzioni austriache qui a Piacenza. Da oggi, grazie agli alpini, i collegamenti sono avviati ».

«Alpini piacentini e Croce Nera austriaca insieme per seminare la pace»

A prendere i contatti con la Croce Nera austriaca è stato il Gruppo Alpini di Piacenza. Ieri erano presenti al cimitero urbano una dozzina di penne nere guidate dal capogruppo Gino Luigi Acerbi. Sono state loro ad accompagnare il colonnello Friedrich Schuster (con la consorte) nel campo secondo del cimitero urbano, dove si trova la cappella che il Comune di Piacenza ha dedicato ai 66 soldati austriaci morti nel campo di prigionia di Gossolengo al termine della Prima Guerra Mondiale. Gli alpini hanno accolto l’alto rappresentante della Croce Nera austriaca evidenziando come scopo delle penne nere sia quello di «seminare la pace e la concordia tra gli uomini di buona volontà». E come questo contatto avviato con la Croce Nera austriaca «sia importantissimo perché va proprio in tale direzione ». L’associazione Croce Nera d’Austria dal 1919 si occupa, in collaborazione con il ministero della Difesa austriaco, di conservare la memoria dei caduti nei conflitti militari e a tal scopo censisce i luoghi di sepoltura sia in Austria sia all’estero, effettuando visite continue in cimiteri e sacrari militari.

Federico Frighi

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29/08/2018

Carpaneto imbandierato per il doppio weekend di festa

L’imminente Festa della Coppa, arrivata quest’anno alla sua 62esima edizione e in programma nel fine settimana, avrà, come sempre, il gruppo alpini tra i protagonisti. Gli alpini di Carpaneto, col capogruppo Aldo Rigolli, stanno ormai terminando l’allestimento del proprio chiosco per la festa che inizierà venerdì, e per l’imminenza della 67esima Festa Granda, che si terrà sempre a Carpaneto dal 7 al 9 settembre prossimi. In questi ultimi giorni gli alpini hanno completato l’imbandieramento del paese, collocando due grandi tricolori, uno sulla facciata est del municipio, in piazza Scotti da Vigoleno, dove passerà la sfilata delle autorità civili e militari, e uno sul campanile della chiesa parrocchiale, in piazza XX Settembre, fulcro della festa. Per collocare quest’ultima bandiera è stato necessario ricorrere all’aiuto della ditta Luigi Rapaccioli che, gratuitamente, ha messo a disposizione un’altissima gru sul cui cestello, in piena sicurezza, gli alpini Germano Rivioli e Remo Taranti hanno portato fino in cima il grande tricolore già montato sull’asta di sostegno. Dall’interno del campanile sono invece saliti fino al livello più alto il capogruppo Aldo Rigolli, il segretario Daniele Mazzoni ed il tesoriere Giovanni Tondelli che, dalla piccola balconata e aiutati dagli altri due alpini, hanno fissato il tricolore che appare anche nel logo della 67esima Festa Granda. Sulla locandina della festa provinciale degli alpini sventola infatti il tricolore con una grande penna nera sullo sfondo che idealmente abbraccia tutto il paese e con le immagini dei tre simboli carpanetesi vicini al gruppo alpini: la chiesa, il monumento ai Caduti e una delle stele recentemente restaurate dal gruppo e posizionate lungo il viale delle rimembranze che porta al cimitero. Tutto è pronto quindi per accogliere al meglio non solo i visitatori della Festa della Coppa ma anche i numerosissimi alpini di tutto il nord Italia che, insieme a parenti ed amici, invaderanno Carpaneto con la loro gioiosa presenza, la settimana successiva alla Festa della Coppa, che vedrà l’inaugurazione ufficiale domenica 2 settembre ma che sarà a pieno regime con stand, esposizioni, convegni e spettacoli già da venerdì 31 agosto. Fabio Lunardini

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26/08/2018

Nuovi servizi per la parrocchia di Pillori grazie alle Penne Nere

C’è una festa che ogni anno si leva il cappello di fronte a un bene tra i più preziosi: quello della solidarietà. A Pillori di Travo, dove il tempo sembra essersi fermato, una mobilitazione fatta di braccia, generosità e sensibilità ha permesso di raggiungere un risultato semplice ma fondamentale. Sono stati cioè inaugurati i nuovi servizi sanitari interamente finanziati dagli alpini e messi a disposizione dell’intera comunità parrocchiale. Un gesto prezioso, che ha trovato l’energia nel pensiero alla memoria dell’alpino Mario Armini, “andato avanti”. All’inaugurazione, avvenuta al termine della santa messa e della commemorazione di tutti i caduti, sono intervenuti il parroco don Costantino Dadda, il vicesindaco del Comune di Travo Luigi Mazzocchi, l’ex presidente della sezione Alpini di Piacenza Bruno Plucani e il capogruppo del gruppo Alpini di Perino Luciano Mazzari, insieme a tutte le penne nere di Perino e alla popolazione intervenuta, a dimostrazione dell’affetto per il luogo. Scopo della festa sarà sempre quello di reperire fondi per piccole opere di ristrutturazione della chiesa e dei locali annessi, come accaduto anche quest’anno, a testimonianza di come l’unione faccia la forza. Soprattutto se a fare da collante sono i nostri alpini. _elma

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25/08/2018

La Croce Nera d’Austria a Piacenza per portare a casa i soldati del 1918

Cento anni dopo arrivano da Vienna per “riportarli” finalmente a casa. Sono quelli della Croce Nera d’Austria, l’omologa viennese dell’italiana Associazione nazionale famiglie dei caduti e dispersi in guerra (dall’impossibile acronimo “Anfcdg”). Nel cimitero urbano di Piacenza riposano 66 soldati austriaci morti al termine della Prima Guerra Mondiale. Dal tenente Arnulf Iakoda al soldato semplice Moise Tomasson. Sarebbero morti nel campo di detenzione di Gossolengo, a causa della spagnola, tra il 1917 e il 1919. Si vuole rendere loro gli onori e magari anche riportarli in patria. E’ la missione non impossibile che si apprestano a preparare nei dettagli i vertici della Croce Nera austriaca. La settimana prossima un loro alto rapprestante, il colonnello Fritz Schuster, sarà a Piacenza per un sopralluogo informale. Nessun contatto con le istituzioni. Quelli seguiranno dopo. Solo una presa visione della cappella dedicata ai Caduti Austriaci nel cimitero urbano di Piacenza. Una novità, per la Croce Nera austriaca, conosciuta attraverso il gruppo Alpini di Piacenza e una foto scattata dal fotografo ufficiale della locale sezione Ana, Valerio Marangon. Pubblicata su Facebook e condivisa più volte finché non è finita all’attenzione di esponenti dell’associazione austriaca. L’immagine - che pubblichiamo a fianco per gentile concessione - ritrae un alpino (il capo gruppo di Piacenza, Gino Luigi Acerbi) intento ad omaggiare con un mazzo di fiori la cappella degli Austriaci, dove già è presente un’altra cesta floreale con il nastro tricolore. Ogni 2 novembre infatti il corteo delle autorità cittadine rende omaggio ai Caduti nel cimitero urbano. L’itinerario è uguale ogni anno e tra la tomba del capitano dell’aeronautica militare Gaetano Mazza e quella dei cittadini illustri c’è la tappa della cappella dedicata ai Caduti austriaci a Piacenza nella Prima Guerra Mondiale. Un cesto floreale e qualche secondo di raccoglimento. Niente di più. Ma ogni anno. E’ l’Italia che onora anche il nemico, perché la morte è anche la grande riconciliatrice. “Di fronte alle venerate tombe degli eroi vittoriosi - recita la lapide - con essi riconciliati nella morte qui riposano ex combattenti austro-ungarici deceduti in prigionia. Piacenza, come ne rispettò la sventura così ne onora le spoglie e la memoria”. Seguono i nomi di 66 militari dell’esercito austro-ungarico. Un tenente, un caporal maggiore, 4 caporali, un appuntato e 59 soldati. Al fianco la data di morte che va dal 1917 al 1919. Attraverso una serie di contatti la Croce Nera austriaca è riuscita a parlare con gli alpini del gruppo Ana di Piacenza e ad organizzare la visita. La Croce Nera d’Austria (Österreichisches Schwarzes Kreuzè) è un’associazione austriaca fondata nel 1919 che collabora con il ministero della difesa di Vienna con lo scopo di mantenere viva la memoria dei militari caduti nei conflitti mondiali e, a tal fine, censisce i luoghi di sepoltura ed effettua periodiche visite nei cimiteri e nei sacrari militari che contengono spoglie di soldati austriaci, sia in Austria sia all’estero. In Italia ha già attivamente operato in Friuli-Venezia Giulia e in Trentino Alto-Adige. Ha anche sfilato nelle Adunate nazionali alpini di Asti, Treviso e Trento.

Morti di spagnola a Gossolengo

A Gossolengo, alla fine della Prima Guerra Mondiale, funzionava un campo di detenzione al quale venivano destinati gli ex prigionieri italiani, molti in attesa di essere interrogati prima di essere rilasciati. Al 29 novembre 1918 - si veda Montella F., “Prigionieri in Emilia. I centri di raccolta per ex prigionieri italiani di Mirandola, Castelfranco Emilia e Gossolengo (1918-1919)” - erano ancora presenti 47582 ex prigionieri di truppa e 943 ufficiali. I soldati erano debilitati dalla fame e più esposti alla spagnola e alle altre malattie, numerosi soldati vivevano ancora nelle tende. Solo a Natale il campo di Gossolengo andò via via sfollandosi e chiuse definitivamente il 15 gennaio 1919

Federico Frighi

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22/08/2018

Lo Scarpone Alpino a don Giovanni Rocca, da vent’anni a Groppo

Al campo sportivo parrocchiale di Groppovisdomo si è tenuto il tradizionale raduno degli alpini locali e la quinta edizione consecutiva della consegna dello “Scarpone Alpino Visdomese”. Il capogruppo Alfiero Binelli ha accolto le Penne Nere da vari comuni piacentini accompagnati dal presidente della sezione provinciale Roberto Lupi. Tra i presenti, il dirigente nazionale Ana Roberto Migli, il rappresentante di vallata Gianni Magnaschi con altri componenti del direttivo provinciale, il vicesindaco di Gropparello Graziano Stomboli, il maresciallo dei carabinieri Salvatore Cascio e una rappresentanza dell’Associazione Nazionale Artiglieri di Cremona. Si è iniziato con l’inaugurazione della nuova sede degli alpini locali, nelle stanze dell’ex scuola elementare di Groppovisdomo concessa dal comune di Gropparello. Lupi, Stomboli e Binelli hanno proceduto con il taglio del nastro alla presenza dei familiari del fondatore del gruppo alpini, l’artigliere alpino Guglielmo Croci al quale è stata dedicata la sede. Dopo una breve sfilata per il paese, gli amici e i parrocchiani presenti hanno assistito alla messa concelebrata da don Giovanni Rocca e dal parroco di Carpaneto don Giuseppe Frazzani, che nell’omelia hanno ricordato gli amici alpini andati avanti e anche le 43 vittime della tragedia del ponte crollato a Genova. Quindi si è proceduto alla consegna della targa “Scarpone Alpino Visdomese” al parroco don Giovanni Rocca, reggente delle parrocchie di Obolo, Groppovisdomo e Montechino, dove da oltre 20 anni presta la propria opera pastorale con devozione, in amicizia e collaborazione con la popolazione e le associazioni presenti nel territorio. Il presule giunse a Groppovisdomo nel 1973 dopo esperienze a Lugagnano Val d’Arda (1962/63) e successivamente in tre parrocchie cittadine: Santa Teresa, Santa Maria in Gariverto e Sant’Anna. Hanno consegnato il riconoscimento Roberto Lupi ed il socio Guerrino Ricorda. Alfiero Binelli a nome degli alpini ha ringraziato e consegnato un attestato alle loro donne, ottime cuoche in cucina e sempre disponibili ad accompagnare le loro iniziative. Poi tutti in fila per il giusto tributo al monumento ai caduti, sulle note della canzone del Piave e del Silenzio. La giornata si è conclusa con la cena sotto un cielo stellato, splendida cornice per un’altra piacevole serata a Groppovisdomo. _Ornella Quaglia

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20/08/2018

Sos educazione, si “scongela” la naja: «Basta col mito del buon selvaggio»

È come se si volesse “vestire” un vuoto educativo con una divisa. E del resto oggi chi ha più tempo di crescere i figli? L’età media si allunga: i nonni dei bambini fanno a loro volta i conti con i genitori anziani e i figli. Sono un “cuscinetto”, stanco. Fanno da ammortizzatore sociale, dopo aver lavorato una vita e non aver (mai) raggiunto la pensione. Intanto, i reati sono sempre più “giovani”. I numeri di imputati minorenni in crescita: perché ora c’è anche tutto il lato oscuro del web da considerare, come alibi, come maschera, come obliquo intrattenimento. “Non sono stato io”, “Ho solo fatto click”. Un click che puà costare caro, in reati come il sexting. I nuovi reati. Nella società fluida, cerca di aggrapparsi a qualcosa di solido il confronto tra i ministri degli Interni Matteo Salvini e della Difesa Elisabetta Trenta sulla riattivazione della leva militare, sospesa, non abolita, nel 2004. Trenta ha definito l’idea di Salvini romantica ma fuori dal tempo, mentre i propugnatori del ritorno della “naja” ne rivendicano il ruolo formativo. Per imparare il rispetto delle regole, in sostanza, i genitoriamici non bastano più. Restano le questioni economiche: già oggi la Difesa è sotto finanziata, invecchiata. Roberto Lupi, presidente della sezione Alpini di Piacenza, sottolinea: «Oggi, a 13 anni dalla sua sospensione, si avverte la necessità di colmare un vuoto educativo che sta toccando in maniera trasversale tutti gli ambiti della società, dalla scuola alla famiglia, dalla Chiesa alla politica », sottolinea Lupi, in linea con la posizione di Ana nazionale. La quale in una nota aveva sottolineato: «Non sfugge che il concetto educativo nelle nuove generazioni oscilla tra il polo delle competenze e quello del mito del buon selvaggio, ovvero l’idea che debbano crescere liberi perché poi arriverà la stagione delle responsabilità ». L’articolo 52 della nostra Costituzione, intanto, non è mai stato cancellato: «Lo Stato dovrebbe concorrere a ricreare urgentemente un terreno in cui ogni giovane debba essere educato e poter crescere in coscienza civica, per sfuggire alla desertificazione del senso comune». Il servizio dovrebbe diventare obbligatorio, per Lupi, per ragazzi e ragazze. E anche don Paolo Cignatta, coordinatore degli uffici pastorali della diocesi, sostiene: «Un periodo di servizio per la collettività non è tempo perso, ma guadagnato, nella formazione di un giovane. Penso soprattutto al tempo in aiuto alle persone in difficoltà. Imparare a donare tempo agli altri, al territorio, non è tempo perso». Elisa Malacalza

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19/08/2018

Un caro amarcord grazie agli alpini

Ogni tanto una corsa a casa per imboscarmi, sottrarmi a giochi, a feste interminabili. Carpaneto mi piace tantissimo, di più il di’ del mercato settimanale quando la vita associativa è più fervida… mi piace un’immersione totale che mi garantisce sempre soprassalti di ricordi impaginati in ordine e armonia. Le strade le vie, i vicoli, tante volte percorsi e conosciuti, in queste giornate mi sembrano cambiati e un telo bianco con la scritta “Attendendo la Festa Granda “ mi offre la dritta per capire le novità avvertite. Gli Alpini hanno preso il comando di Carpaneto. Senza testimoni di controllo, senza chiasso né canti di galli indesiderabili, insieme e in silenzio si sono messi al lavoro, hanno messo ordine, strappato l’ erba malvagia, la gramigna, raddrizzato piantine, ripulito da residui di calce e hanno issato il tricolore ovunque per diffondere l’evento imminente. La strada che porta al Camposanto, ha ritrovato un’antica atmosfera, alberi e steli disposti con rigore accademico smentiscono qualche ingiusta reputazione di disordine.Gli alpini inarrestabili e straordinari hanno rinnovato qualche personale nostalgia e la mia tristezza per un alpino chiamato in panchina. Il miracoli della memoria , per quel poco che ancora racconta, mi hanno rimandato ad una precedente Festa Granda: ho rivisto una jeep con una bandiera arrivare dal Castello di Zena, ho rivisto mio fratello, ho incontrato mio fratello, capogruppo in quel tempo, alpino fino in fondo. Camminerà accanto a me il nove settembre prossimo, in mezzo agli amici. Alberto Brenni

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17/08/2018

Dagli alpini lo “Scarpone” a don Giovanni Rocca

Nella scuola elementare di Groppovisdomo la nuova sede per il gruppo degli alpini locali che sarà inaugurata domani durante il consueto Raduno con la consegna dello Scarpone Alpino Visdomese. Quest’anno gli alpini gropparellesi hanno destinato l’importante riconoscimento al parroco di Groppovisdomo, Obolo e Montechino don Giovanni Rocca per il suo impegno e per la sua preziosa opera religiosa, educativa e di assistenza che da anni svolge fra gli abitanti delle tre parrocchie. La nuova sede degli alpini sarà intitolata all’artigliere alpino Guglielmo Croci classe 1913 fondatore del gruppo Alpini locale di cui oltre trent’anni fa è stato il primo capogruppo. Croci, deceduto nel 2005, era molto conosciuto nella zona di Groppovisdomo dove per anni aveva lavorato come postino. Il ritrovo è previsto domani alle 18 e 30 nel campo sportivo parrocchiale di Groppo, dove dopo una breve sfilata gli alpini raggiungeranno la chiesa per la celebrazione di una Messa a ricordo di tutti gli alpini e gli amici andati avanti. Seguiranno le consegne dei riconoscimenti e l’apposizione con una corona d’alloro al monumento dei Caduti. La giornata ricca di ricordi si concluderà con la consueta cena sotto le stelle e canti in amicizia. _Ornella Quaglia

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14/08/2018

Giovani, sì alla leva obbligatoria

Egregio direttore, l’Associazione nazionale alpini esprimendo il pensiero di circa 400.000 soci, si inserisce nel dibattito politico in corso sul tema del ripristino della leva obbligatoria, ed esprime le seguenti considerazioni e motivazioni. Oggi, a tredici anni dalla sua sospensione, si avverte la necessità di colmare un vuoto educativo che sta toccando in maniera trasversale tutti gli ambiti della società, dalla scuola alla famiglia, dalla Chiesa alla politica. L’Associazione nazionale alpini, come altre associazioni d’arma, chiedono alla politica di interessarsi di un problema culturale ed educativo. Si tratta di tornare a seminare nelle nuove generazioni il senso della responsabilità verso quello che è il bene comune. Di fatto noi chiediamo il ripristino di un periodo di servizio obbligatorio dei giovani a favore della Patria nelle modalità che la politica vorrà individuare. Non sfugge, che il concetto educativo nelle nuove generazioni oscilla tra il polo delle competenze e quello del mito del buon selvaggio, ovvero l’idea che debbano crescere liberi perché poi arriverà la stagione delle responsabilità. L’idea è appunto quella di chiedere ai giovani di assumersi la responsabilità attraverso un servizio al Paese, incontrando una sensibilità che sta crescendo non solo nelle associazioni d’Arma ma anche tra la gente, nel popolo. Tale servizio non necessariamente deve essere un servizio armato ma sicuramente un ausilio alle istituzioni militari e non ma sempre rivolto al bene comune della Patria. Ricordando che l’art. 52 della nostra Costituzione non è stato cancellato e quindi l’obbligo al servizio dovrebbe imporsi come elemento cardine, allo stesso modo dell’obbligo scolastico, perché dire a un giovane “se non hai voglia non partecipare”, significa escludere proprio coloro che sono più disattenti a queste tematiche. Noi la sensibilità al servizio abbiamo potuto assimilarla sotto naja, oggi dovrebbe essere ugualmente un bagaglio formativo imprescindibile per un giovane che si appresta ad entrare nella società. Certo, non siamo perfetti, ma le prove della bontà di cosa siamo le abbiamo da quasi un secolo sotto gli occhi. Qualcuno di chi ci governa si è mai chiesto come mai l’Ana è una delle realtà più attive nel mondo della solidarietà? E qualcuno si è mai chiesto come faccia ad elargire 70 milioni di euro in solidarietà ogni anno? Ecco, lo Stato dovrebbe concorrere a ricreare urgentemente un terreno in cui ogni giovane debba essere educato e poter crescere in coscienza civica, per sfuggire alla desertificazione del senso comune. Si tratta di una necessità che si avverte sempre più forte nel Paese analogamente ad un senso di smarrimento, per il venir meno di punti di riferimento certi, a tutto vantaggio di un individualismo che sembra frantumare il senso di responsabilità civile e sociale. Nel chiedere il ripristino di un servizio obbligatorio per tutti i giovani, maschi e femmine, crediamo sia possibile creare le condizioni per un rilancio morale e sociale del nostro Paese, evitando di consegnare questa speranza esclusivamente al mercato. Associazione nazionale alpini

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10/08/2018

Carpaneto, l’eco della Festa Granda in tutto il nord Italia

Il gruppo Alpini in questo periodo è oberato di lavoro per la complessa e onerosa organizzazione della Festa Granda che si terrà il 7,8 e 9 settembre prossimi. Un’attività fondamentale per la buona riuscita della manifestazione è sicuramente la divulgazione della festa. Per far questo il gruppo Alpini di Carpaneto ha intrapreso numerose trasferte, anche fuori regione, sempre a spese personali, per promuovere la Festa Granda carpanetese. Le trasferte, iniziate quasi un anno fa, hanno portato il Gruppo in Cadore, a Roma, nel Vicentino, in Friuli, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Romagna e, più recentemente, in Trentino, dove gli alpini di Carpaneto hanno partecipato alle feste alpine organizzate a Darzo, a Spiazzo e Pinzolo, in Valtellina a Verceia con il gruppo Alpini locale che è gemellato con il gruppo di Caorso e, infine, lo scorso 29 luglio, a Cercino, in provincia di Sondrio, il cui gruppo Alpini è gemellato proprio con quello di Carpaneto. Accompagnati da parenti e amici, i due gruppi si ritrovano spesso, numerosi, per rinnovare lo spirito di amicizia e fratellanza che li unisce. Ognuna di queste occasioni, in cui è stata messa in atto una vera e propria attività di volantinaggio promozionale della festa, è servita ad allacciare rapporti con altre Sezioni, con la certezza che a loro volta vogliano partecipare alla festa di Carpaneto. Certamente il legame con gli altri gruppi Alpini piacentini non è mai venuto a meno e loro saranno i primi ad essere invitati alla Festa Granda 2018 che si preannuncia particolarmente sentita e partecipata. _Flu

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07/08/2018

Carpaneto è già in tricolore: avanti tutta per la Festa Granda

Per gli Alpini di Carpaneto sono giornate frenetiche in vista della Festa Granda che si terrà a Carpaneto dal 7 al 9 Settembre. Tra questi anche l’imminente collocazione di un cippo, in memoria dei caduti della Prima Guerra Mondiale, alla fine di Viale delle Rimembranze, per l’occasione in tricolore, che verrà inaugurato sabato 8 Settembre. Il Gruppo, e giunto ad oggi a 156 iscritti, nei giorni scorsi ha anticipato l’imbandieramento del paese, per contribuire a rendere il paese più bello ed accogliente anche in occasione degli eventi che si terranno a Carpaneto nel periodo che anticipa la cerimonia alpina. In primo luogo, il 9 agosto, la festa dei patroni di Carpaneto, i Santi Fermo e Rustico. L’antica statua lignea di San Fermo, collocata nella chiesa parrocchiale del paese, lo scorso anno è stata restaurata proprio a dal Gruppo Alpini. Un altro appuntamento importante sarà la Festa della Coppa, dal 31 agosto al 3 settembre, in occasione della quale gli alpini allestiranno un proprio stand gastronomico che fino ad ora ha consentito di finanziare attività benefiche a favore della comunità. Dopo la Festa della Coppa, solo poche ore di riposo per gli Alpini e sarà già arrivato il momento degli ultimi preparativi della 67esima Festa Granda 2018. Il programma, ormai completamente definito, prevede per venerdì 7 settembre, dalle ore 21,30, nella centrale piazza XX settembre, una rappresentazione sulla Grande Guerra. Per sabato 8 l’inizio degli eventi è stabilito per le ore 16,30 con le premiazioni del concorso “Savi” e il concorso delle vetrine. Alle ore 18,30 verrà inaugurato il cippo di viale delle Rimembranze e, dopo la cena allo stand degli alpini, alle ore 21,30 allieterà la serata, con la “Veglia Verde” l’orchestra di Matteo Bensi. Il concerto, offerto dagli alpini alla cittadinanza, sarà quindi ad ingresso libero. Domenica 9 settembre la giornata più intensa, dalle ore 9 con l’alzabandiera e l’onore ai Caduti al monumento a loro dedicato, fino all’ammainabandiera previsto per le ore 16. La sfilata con tutti i gruppi alpini, le fanfare e la banda è in programma alle ore 10,15, la messa col vescovo alle ore 11,30 e il carosello delle Fanfare alle ore 15.

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18/07/2018

Castellarquato, dagli Alpini doni alla Materna Remondini

Il gruppo alpini arquatese ha fatto visita alla scuola materna Remondini portando, come spesso accade, alcuni doni molto apprezzati. Tra questi due tavoli con relative panche che arricchiranno gli arredi scolastici, materiale didattico e di consumo come carta e sapone, sempre di grande utilizzo all’interno delle scuole. Accolti dai bambini e dalle insegnanti delle tre sezioni, gli alpini hanno disposto i tavoli e le panche sulle quali, successivamente, hanno trovato posto i bambini per la foto ricordo. Il capogruppo Italo Colla ha brevemente ricordato il valore che ricopre oggi la scuola e da cui bisogna partire per la formazione del carattere e della personalità di coloro che saranno le donne e gli uomini del domani, pronti ad affrontare le sfide che la vita riserverà loro. La responsabile della scuola Lorenza Magnani, insieme a tutto il personale, ha ringraziato gli alpini per la donazione e per la vicinanza che viene da sempre riservata ai piccoli ospiti. Il gruppo alpini arquatese non è nuovo ad azioni in favore della comunità. Dal 2012 ad oggi ha donato più di 6 mila euro ad enti ed associazioni, e circa 900 ore di lavoro gratuito a favore di opere socialmente utili, molte delle quali proprio a favore dei bambini e degli anziani. Oltre al capogruppo Italo Colla, completa il consiglio direttivo il vice Manuel Rizzi, il segretario Matteo Mazzocchi, il tesoriere Guido Borlenghi e i consiglieri Guido Colla, Marco Negri, Sergio Albertelli, Mattia Montenegri e Ivano Silva. Il numero di iscritti al gruppo ha raggiunto quota 100 e molti di questi sono attivi non mancando mai sia alle riunioni sia sul campo per fare volontariato. Il gruppo riesce a tessere ottimi rapporti con le altre associazioni locali e con gli altri gruppi alpini della provincia. In una delle ultime riunioni era presente anche il responsabile Ana della vallata Bassa Val d’Arda Giorgio Corradi, e si sta già programmando la partecipazione alla prossima ed imminente “Festa Granda” provinciale che quest’anno si terrà a Carpaneto il 7, 8 e 9 settembre.

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17/07/2018

Rivergaro si colora di “verde” con la due giorni degli Alpini

Cambia la location, da Pieve Dugliara a Rivergaro, ma il cuore grande degli Alpini batte sempre allo stesso modo: dopo dodici anni consecutivi, è di nuovo successo per la Veglia Verde benefica, la due giorni di festa a carattere benefico organizzata dai gruppi alpini di Rivergaro, Settima e Travo. Quest’anno la manifestazione, diversamente dalle precedenti edizioni, si è svolta lungo le rive del Trebbia a Rivergaro, nello spazio solitamente riservato alle feste nei pressi del Parco degli Alpini. E le due giornate di bel tempo hanno favorito un grande afflusso di persone che si sono ritrovare per mangiare le gustoste specialità tipiche piacentine e ballare in compagnia, allietati dalle orchestre “Beppe Maccagni” e “Gianni e la Liscio Band”. Come sempre, l’impegno dei tre gruppi alpini della Bassa Valtrebbia è stato ben ripagato: tutto il ricavato della festa, infatti, sarà devoluto all’Associazione Nazionale Alpini per specifici progetti sul territorio. A conferma dell’importanza della manifestazione, alla serata di domenica hanno partecipato anche i sindaci di Rivergaro, Gossolengo e Travo con il presidente sezionale Ana Roberto Lupi, i capigruppo organizzatori e il revisore nazionale dei conti Roberto Migli: davanti al numeroso pubblico, tutti hanno ricordato lo scopo dell’iniziativa, che permette ogni anno di aiutare in maniera concreta le popolazioni locali (e non solo). I singoli progetti, al momento, non sono ancora stati definiti mentre l’impegno dei tre gruppi di Settima, Travo e Rivergaro si riconferma invece anno dopo anno. _CB

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11/07/2018

Alpini: un successo il primo raduno delle penne nere dell’Alta Valdarda

Credere è ciò che fa la differenza. Le penne nere lo dimostrano ogni volta che compiono un gesto di solidarietà ed ogni volta che si riuniscono alimentando quello spirito di appartenenza che li contraddistingue come gruppo, ovunque essi siano. Non importa se non ci si conosce tutti, indossando il cappello degli alpini, si sa di essere tutti fratelli, di aver preso parte alla stessa esperienza di vita, di condividere principi. Essere alpino non è una condizione transitoria, non è un indossare una maglietta la domenica e il levarsela il lunedì a seguire, essere alpino è una scelta di vita quotidiana, è un ruolo che ciascuno calza con dignità, rispetto ed orgoglio. E’ un po’ come un matrimonio e lo sanno bene le mogli che domenica, a Santa Franca, in occasione della prima adunata degli alpini dell’Alta Val d’Arda (Morfasso, Vernasca, Rustigazzo, Vezzolacca, Lugagnano, Settesorelle e Vigoleno), hanno accompagnato i propri mariti. E’ proprio questa l’aria che si respira quando si è circondati dalle penne nere: il sentirsi parte di una grande gagliarda e goliardica famiglia. Suggestivo il luogo scelto dal raggruppamento degli alpini dell’Alta Val d’Arda per celebrare il senso di appartenenza al proprio corpo militare e ricordare chi non c’è più, con la deposizione di una corona ai caduti: il monte di Santa Franca, nella frazione del comune di Morfasso, è sempre molto evocativo. Non a caso anche la celebrazione della messa, presieduta dal sacerdote Jean Laurent Konango, è stata vissuta all’aperto, circondati da un boschetto, perché come dice un celebre canto alpino «fra le rocce e fra i burroni, sempre lesto è il suo cammin, quando passa la montagna, pensa sempre al suo destin ». «Una giornata straordinaria, con una numerosa partecipazione, pensata per continuare a dare forza a quell’unione di gruppo che durerà nel tempo e andrà avanti nonostante abbiano tolto il servizio di leva, perché non è una legge che potrà eliminare lo spirito dell’essere alpino e la volontà a fare festa e a ritrovarsi», dichiara Domenico Besagni, vice capogruppo locale che assieme a Celeste Guselli hanno aperto la giornata con l’alzabandiera. Sono intervenuti: il capogruppo degli alpini di Morfasso Adriano Antonioni, il presidente Ana di Piacenza Roberto Lupi e il sindaco di Morfasso Paolo Calestani. Tra i presenti anche: l’appuntato scelto della stazione dei carabinieri locale Tanino Scuderi, il luogotenente dell’esercito Bernardino Politi e il sottotenente Franco Liberati, ex comandante della stazione dei carabinieri di Castellarquato. La giornata si è poi conclusa con un momento conviviale, presso lo stand allestito dal gruppo Alpini di Morfasso con la collaborazione di altri volontari.

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10/07/2018

Gli alpini puliscono i cimiteri di Calendasco, Boscone e Cotrebbia

Il gruppo Alpini di Calendasco negli anni e nei mesi scorsi ha effettuato vari interventi di manutenzione su beni di proprietà comunale. Molti ne ha appena eseguiti e ancora di più ne ha in programma. Nei giorni scorsi gli Alpini hanno pulito i cimiteri comunali di Cotrebbia Nuova, Calendasco e Boscone Cusani. Anche se la temperatura esterna in questi giorni non è propizia ad effettuare lavori manuali all’aperto, le penne nere non si sono fatte scoraggiare ed hanno provveduto agli interventi di “ramazza” anche nei giorni di fine settimana, il sabato e la domenica. Il gruppo Alpini di Calendasco si è ricostituito dal febbraio 2016 e da allora il contributo che gli aderenti hanno dato alla collettività non è passato inosservato, anche perché rientra nello spirito del corpo prodigarsi per la propria comunità. Il capogruppo Filippo Battù spiega così le attività che hanno visto impegnato il suo gruppo: «Come al solito abbiamo pulito molto volentieri i cimiteri comunali. Sono un patrimonio della comunità, vanno tutelati. Siamo poi consapevoli della difficoltà del Comune, soprattutto adesso che le assunzioni sono sempre più centellinate per le note difficoltà di bilancio e per la traballante economia non solo locale». Gli Alpini di Calendasco sono affiliati all’Associazione Nazionale Alpini (Ana) e, pertanto, partecipano a molte iniziative anche a carattere nazionale, spesso a carattere conviviale, che si pongono l’obiettivo di tener vivo lo spirito di corpo. _Fabio Bianchi

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06/07/2018

Torna la “Veglia verde” ma si trasferisce da Pieve Dugliara a Rivergaro

E’ tempo di festeggiare per le Penne Nere (e non solo). Torna domani e domenica la dodicesima edizione della “Veglia verde”, la festa benefica degli Alpini di Settima, Rivergaro e Travo tra musica e buona gastronomia. Ma quest’anno cambia la location: invece del tradizionale campo parrocchiale di Pieve Dugliara, stavolta la festa si sposta a Rivergaro al “Parco degli Alpini” sul Lungotrebbia. L’appuntamento è per domani sera con l’orchestra Beppe Maccagni e domenica sera, alla presenza dei sindaci dei comuni di Gossolengo, Rivergaro e Travo, con “Gianni e la Liscio Band”. In entrambe le serate gli stand e le cucine apriranno già alle 18 e il ricavato sarà devoluto dagli Alpini in opere benefiche direttamente sul territorio, fedeli al motto: “Aiutare i vivi ricordando i morti”._CB

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28/06/2018

Donati strumenti all’Ematologia

Faceva il cuoco e per anni ha organizzato pranzi e cene a scopo benefico, ora coinvolge amici ed associazioni sempre a favore di nobili cause. Alberto Alovisi, ex presidente dell’Avis di San Lazzaro, con impegno e dedizione ha chiesto al Gruppo alpini di Piacenza, alla Confraternita della Misericordia e agli amici Fabio Bordoni, Piero Delfanti e Luigi Fermi di aiutarlo a donare alcuni strumenti importanti per il Day hospital del reparto di Ematologia dell’ospedale di Piacenza diretto dal dottor Daniele Vallisa. Martedì pomeriggio, alla presenza del direttore sanitario dell’Ausl Guido Pedrazzini, la cordata di solidarietà ha consegnato due tavolini polifunzionali e due plussorimetri portatili, moderni strumenti diagnostici non invasivi, utilizzati per valutare i parametri vitali dei pazienti in cura. “E’ un segnale molto positivo – ha sottolineato il dottor Vallisa – la gente ci è vicina e gliene siamo grati. Questi strumenti sono molto utili per il lavoro di medici e infermieri e per la qualità del servizio per il paziente. Diciamo grazie alla città che manifesta sempre attenzione nei nostri confronti e alla direzione aziendale perché a breve potremo inaugurare l’allargamento degli spazi del Day hospital”. I fondi per l’acquisto del materiale sono arrivati da donazioni di privati, dal ricavato di diverse cene organizzate dalle Penne Nere e dalla raccolta tappi della Misericordia. “Quando viene chiesto il nostro aiuto noi ci siamo” hanno commentato Gino Luigi Acerbi, capogruppo degli alpini di Piacenza e Carlo Ferrari della Misericordia.

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26/06/2018

Tre chilometri del sentiero del Tidone “adottati” dal gruppo alpini di Sarmato

Anche gli alpini di Sarmato si prendono cura del Sentiero del Tidone. Le penne nere sarmatesi hanno deciso di “adottare” tre chilometri (dal chilometro 6 al 9) del tracciato naturalistico che corre lungo tutta l’asta del torrente Tidone, dalla sorgente fino alla foce in fiume Po. L’impegno è stato formalizzato durante una recente riunione tra le penne nere e i volontari del sodalizio che si prende cura del Sentiero (associazione Sentiero del Tidone guidata da Daniele Razza). Gli alpini si occuperanno del taglio dell’erba, della rimozione di eventuali rami o parti di piante che cadendo lungo il percorso possono ostruirne il passaggio e della pulizia di rifiuti abbandonati. Gli alpini diventeranno “sentinelle” garantendo un monitoraggio costante di quel pezzo di sentiero. «Siamo molto contenti che un’altra associazione si sia proposta per aiutarci nella gestione del sentiero - dice Razza - abbiamo subito accolto la loro iniziativa, che conferma ancora una volta la grande disponibilità che da sempre caratterizza gli alpini ». La proposta di collaborazione da parte delle penne nere è arrivata dopo che nei mesi scorsi i volontari del Sentiero del Tidone avevano organizzato nella sede degli alpini sarmatesi una serata informativa. «Ricerchiamo sempre nuove collaborazioni – dice Razza – anche per i restanti tratti del sentiero che in totale è lungo 69 chilometri. Come riconoscimento nei confronti degli alpini – aggiunge – metteremo due nuove targhe di ringraziamento che delimiteranno il percorso da loro gestito». «Insieme al Circolo Anspi – dice Sesto Marazzi, capogruppo – abbiamo aderito soprattutto perché questo sentiero è parte integrante del nostro territorio. Promuoveremo escursioni in bicicletta, camminate con momenti di ristoro lungo il parco fluviale, valorizzeremo la frazione di Agazzino legandola a Sarmato ». _MM

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20/06/2018

Vigolzone, il gruppo Alpini festeggia i suoi cinquant’anni

Nel giugno di 50 anni fa nasceva ufficialmente il gruppo alpini di Vigolzone, una storica realtà della sezione Ana del Piacentino. Un traguardo che sarà festeggiato sabato 22 settembre con una serie di iniziative che il consiglio direttivo del gruppo sta definendo. Tra i promotori della nascita del gruppo vigolzonese c’erano Gaetano Morosoli e una ventina di “colleghi” alpini, con l’aiuto del cavalier Luigi Plucani del gruppo alpini di Podenzano e del capitano Arturo Govoni, l’allora presidente sezionale. Morosoli è l’attuale capogruppo, motore di innumerevoli iniziative solidali. «L’evento del 50esimo - fa sapere - sarà anche l’occasione per ritrovare i volontari della squadra del sesto turno che nel 1992 hanno lavorato per la costruzione dell’asilo a Rossoch, in Russia, ma anche per incontrare nuovamente gli amici che abbiamo conosciuto durante il periodo della ricostruzione del post terremoto nel Friuli del 1976». Morosoli è infatti stato uno dei volontari Ana che hanno lavorato accanto alla popolazione colpita dal sisma. Per questo legame ancora vivo è stato invitato, tramite l’Ana di Piacenza e il presidente Roberto Lupi, l’allora parlamentare Giuseppe Zamberletti che nel 1976 si trovò a gestire proprio l’emergenza del terremoto nel Friuli e cui si deve la nascita del Dipartimento di Protezione civile della Presidenza del Consiglio. La sua partecipazione è in attesa di conferma. «Il 50esimo è un traguardo importante – dice il presidente Lupi -. Il gruppo di Vigolzone ha portato avanti tante iniziative, in particolare la costruzione della baita, la sede del gruppo, una delle prime realizzate ad opera degli alpini sul terreno messo a disposizione dal Comune». Era il 1998. Quest’anno ricorre il ventennale dall’inaugurazione avvenuta alla presenza dell’indimenticato Peppino Prisco e di padre Gherardo Gubertini.

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19/06/2018

A 1.440 metri batte il cuore alpino: in 500 da 4 province a Pej

Sono arrivati da Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza gli oltre 500 alpini che hanno sfilato con orgoglio nei luoghi a loro più cari: le montagne. “Addio montagna, patria, reggimento, addio mamma e primo amore”, cantavano infatti, non a caso, gli alpini, esprimendo tutto il senso di umana impotenza di fronte agli orrori della guerra ma tenendo bene a mente il valore della fede, della solidarietà, dell’essere “Penna nera”. Il raduno intersezionale, organizzato dalla sezione di Piacenza guidata da Roberto Lupi, ha ricordato l’essenza del sacrificio e il senso del dovere dei tanti che hanno voluto esserci, domenica, a Capannette di Pej, comune di Zerba. Un luogo che è simbolo di una valle tanto aspra quanto impossibile da non amare, la Valboreca, alle pendici del monte Chiappo, centro abitato più elevato della provincia di Piacenza e il più occidentale dell’Emilia-Romagna. Qui l’aria, nei pomeriggi d’estate, è già ligure. Ma il panorama che spezza il fiato è tutto del nostro Appennino. Ammassamento, alzabandiera, onore ai caduti. Poi, le preghiere, per tutti, anche per chi è “andato avanti”. Nella chiesa della Madonna della Salute e degli Alpini, a 1.440 metri, con la sua facciata a capanna e il portico in legno, la messa, celebrata dal cappellano don Stefano Garilli e dal parroco don Enzo Manici. I “veci” ricordano la paglia asciutta su cui dormire, dopo giornate di cammino; domenica, l’odore di campi e d’estate, con la terra già screpolata dal sole, lontana da quei mesi terribili dove tanti alpini morirono di freddo, in nome dell’Italia. Fatti di cui si rischia di perdere memoria. I tanti presenti - e immancabili le autorità di riferimento, con in prima linea il sindaco di Zerba Claudia Borrè, che ha accolto i molti arrivati a Capannette - hanno dimostrato con tra le mani gli oltre sessanta galiardetti la volontà di non dimenticare e di vivere ogni giorno la missione alpina.E dove non sono arrivate la parole, per l’emozione, ci ha pensato la musica della fanfara e dal coro Ana Valnure diretti dal maestro Edo Mazzoni.

Elisa Malacalza

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17/06/2018

Alpini sulle tracce dei protagonisti della Grande Guerra

Nell’attesa della Festa Granda del prossimo 7,8 e 9 settembre, il gruppo alpini di Carpaneto ha organizzato una serata della memoria dal titolo “Sulle orme di Felix Hecht”, a cura della S.A.T. Caré Alto e del Comitato Storico S.A.T. (Società Alpinisti Tridentini). La serata, presentata dal capogruppo Aldo Rigolli, ha avuto come ospiti Piergiorgio Motter, presidente Sat dal 2009 al 2012, che ha parlato del diario di Felix Hecht, e Marco Gramola, presidente Comitato Storico Sat, che ha spiegato il fronte Adamello della Grande Guerra, la galleria del Corno di Cavento. Nel corso della serata è stato proiettato il film “Carè alto Cavento 15-18 per non dimenticare”. «Il nostro comitato – ha spiegato Gramola – si occupa delle realtà storiche presenti sulle montagne del Trentino. Lavoriamo dall’anno 2000 con la Provincia per recuperare le vestigia della Grande Guerra. Nel film abbiamo visto ed ascoltato anche una testimonianza dell’ultimo soldato, scomparso all’età di 104 anni, Augusto Giovannini, che ha raccontato la durissima vita di sacrificio che i nostri giovani soldati facevano sulle montagne durate la Prima guerra mondiale. Tanti di loro sono morti a causa delle condizioni climatiche proibitive. Su quegli stessi monti era in corso, fino al nostro intervento, una sorta di saccheggio dei ricordi, delle tracce e degli oggetti lasciati dai nostri soldati e che ancora affiorano quando si sciolgono le nevi. Abbiamo trovato in una galleria tantissimi materiali abbandonati 100 anni fa e oggi conservati nei magazzini provinciali e probabilmente in futuro saranno visibili ai musei della Val Rendena. Abbiamo trovato scritti, dispacci militari, armi, elmetti vettovaglie e tanto altro, tutto è stato inventariato». Ha suscitato molto interesse anche la lettura e la spiegazione del diario di Felix Hecht, austriaco morto nel giugno del ‘17, a 3.400 metri di quota, attaccato alla sua mitragliatrice e col diario nella tasca del suo giubbotto. «Mi sono emozionata – ha detto una spettatrice al termine della serata – Ringrazio pubblicamente gli alpini per quello che fanno, tutti dovrebbero imparare da loro su come valorizzare la nostra storia passata, la Grande Guerra non va dimenticata».

Fabio Lunardini

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16/06/2018

Castelvetro, corteo e allegria alla baita con il gruppo Alpini

La baita del quartiere Longo di Mezzano ha ospitato la Festa del Gruppo alpini, due giornate di grande allegria e buona cucina aperte a tutti. Il momento ufficiale è stato domenica mattina quando anche altri gruppi Ana della provincia hanno raggiunto Castelvetro per prendere parte alla cerimonia. Dopo il ritrovo in baita per un caffè e una rapida colazione offerta dagli alpini, le autorità e le penne nere si sono schierate all’esterno della baita per il momento dell’alzabandiera. Ad accompagnare musicalmente è stato il Corpo bandistico di Maleo. Quindi c’è stato l’avvio del corteo che si è diretto alla chiesa di Mezzano, anche santuario, per la messa celebrata dal parroco don Mauro Manica. Presenti il sindaco Luca Quintavalla, l’assessore Pier Luigi Fontana, il vicesindaco Silvia Granata, gli amministratori in rappresentanza dei Comuni di Cortemaggiore, Besenzone e San Pietro, mentre per l’Arma dei carabinieri era presente il comandante della stazione di Monticelli maresciallo Vincenzo De Luca.

Fabio Lunardini

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16/06/2018

L’obiettivo degli Alpini è ringiovanire la flotta di volontari

Ringiovanire la flotta dei volontari della Protezione civile è uno degli obiettivi dell’Associazione Nazionale Alpini. A ribadirlo è stato il coordinatore nazionale Gianni Gontero che, mercoledì 13 giugno, ha fatto tappa nel Piacentino per salutare i volontari dell’Unità, reduci dall’esercitazione nazionale che si è tenuta lo scorso fine settimana a Castel San Pietro nel Bolognese. L’incontro si è svolto a Castelsangiovanni, ospitato dalla sede di “Parallelo 45”, il centro di formazione per la sicurezza sul lavoro il cui titolare Stefano Orsi è responsabile della formazione della sezione piacentina dell’Ana. Per ringiovanire il comparto di volontariato, la soluzione individuata dalle Penne Nere è il servizio civile obbligatorio, una proposta che l’Associazione nazionale alpini porta avanti da anni. «Tutte le nostre specialità sono fiori all’occhiello: logistica, idrogeologico, anticendio boschivo, sanità, squadra cinofila, alpinisti. Abbiamo grandi professionalità ma dobbiamo puntare sul ricambio generazionale» ha spiegato il coordinatore Gontero, originario della Val di Susa. La formazione e le esercitazioni restano una prerogativa per avere personale preparato. A tal proposito una maxi esercitazione logistico sanitaria è in programma nei prossimi mesi. Non solo grandi temi ma anche indicazioni legate all’attività quotidiana, «bisogna avere un rapporto schietto e diretto con i coordinatori e tra di voi, occorre confrontarsi e parlare dei problemi, solo così si risolvono» ha sottolineato il coordinatore nazionale. In tutta Italia i volontari sono oltre 13mila, a Piacenza gli iscritti all’Unità guidata da Maurizio Franchi sono 70, di cui almeno 40 operativi. «Non è da tutte le sezioni avere un gruppo così attivo» ha aggiunto Gontero. All’incontro erano presenti il presidente di sezione Roberto Lupi e il revisore dei conti di Ana nazionale Roberto Migli. Per restare aggiornati sull’attività delle Penne Nere, ogni venerdì dalle 20.30 su Telelibertà va in onda la rubrica “L’Alpino”

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15/06/2018

Raduno degli alpini a Capannette di Pej

A Capannette di Pej, frazione di Zerba alle pendici del Monte Chiappo, poco lontano dal confine con Piemonte e Lombardia e a soli 15 chilometri dalla Liguria, arriveranno domenica le Penne Nere. Qui, a più di 1.400 metri, nella terra del piffero e della fisarmonica, si trova infatti la chiesa della Madonna della Salute e degli Alpini, che domina tutta la Valboreca. Il raduno intersezionale inizierà già alle 9.30 all’albergo “Tambussi”; la sfilata è prevista alle 10.15. Alzabandiera e onore ai caduti, alle 10.45. La messa sarà celebrata alle ore 11. A conclusioned ella mattinata, prima del pranzo insieme, le allocuzioni finali, alle 11.45, alla presenza delle autorità. Il momento di riflessione e di preghiera, sul “tetto del mondo”, considerata l’altezza dei monti e la bellezza del panorama, sarà un modo per gli alpini di vivere insieme una giornata e di ragionare sul futuro e le prossime iniziative, nel segno sempre dei valori che contraddistinguono l’essere alpino: in primo luogo, la solidarietà.

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10/06/2018

Alpini di Pianello, 95 anni di storia e ancora tanti giovani

Il gruppo alpini di Pianello ha riconfermato la fiducia al suo capogruppo, Mario Aradelli. Per altri tre anni guiderà la sezione del comune collinare valtidonese. Il lavoro svolto negli anni passati è stato premiato anche con la riconferma dei due vice capigruppo: Angelo Bersani e Sergio Ferlisi che rappresentano gli storici componenti e le nuove leve. Uno dei punti di forza della sezione pianellese è la presenza di diversi giovani. «Questo testimonia la capacità degli alpini di mantenersi al passo con i tempi tenendo sempre presente la vocazione primaria che è quella solidaristica », dice il capogruppo Aradelli. Le penne nere di Pianello sono reduci dall’adunata nazionale di Trento, alla quale lo scorso mese di maggio hanno partecipato una ventina di loro iscritti. Questo fine settimana saranno invece a Bassano del Grappa, per partecipare alle “Alpiniadi”, marcia di regolarità a cui saranno presenti due squadre di atleti. I circa 150 iscritti della sezione pianellese a dicembre festeggeranno il 95esimo anniversario di fondazione del gruppo, che risulta essere uno dei più longevi di tutta la provincia. Per l’occasione Pianello ospiterà una festa di vallata di tutte le penne nere

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08/06/2018

Monticelli, dagli alpini nuovo aiuto alle scuole del paese

Iniziata con l’alzabandiera davanti al monumento ai Caduti, la cerimonia dedicata agli alpini domenica scorsa ha richiamato tanti monticellesi e fra questi anche i bambini della scuola d’infanzia di San Nazzaro e della primaria del capoluogo. Si sono esibiti con canti e balli, intrattenendo i presenti e mostrando cartelloni e disegni realizzati negli scorsi mesi su un tema: la storia delle penne nere. «In un momento in cui c’è incertezza governativa e ci sono continui dissapori - ha detto il capogruppo Giancarlo Basini durante il suo discorso -, mi viene da pensare che se le cose venissero fatte ‘all’alpina’ tutto in Italia funzionerebbe meglio». Anche il sindaco Gimmi Distante è intervenuto con un breve significativo discorso, concluso con i ringraziamenti al gruppo locale Ana per tutto quello che fa, non solo per i bambini ma anche per gli anziani. Infatti le penne nere del paese da tempo elargiscono fondi che vengono utilizzati per l’acquisto di materiale didattico nelle scuole, e proprio domenica hanno consegnato l’ennesimo assegno da 500 euro alla preside Monica Ferri che li ha ringraziati. Ma il loro impegno è costante anche nei confronti degli anziani e infatti periodicamente organizzano momenti gioiosi alla casa di riposo o all’Rsa. Alla cerimonia hanno partecipato anche varie associazioni del paese, la polizia locale e i carabinieri di Monticelli, esponenti del gruppo Ana provinciale e nazionale. Ad accompagnare corteo e sfilata è stato il Corpo bandistico di Maleo, mentre durante la messa celebrata da don Stefano Bianchi non sono mancati i tradizionali canti da montagna. Un’altra festa degli alpini è in programma nella Bassa domani e domenica: a Castelvetro dove la cerimonia principale sarà domenica alle 10 con ritrovo alla baita di Mezzano, seguirà l’alzabandiera e poi il corteo fino al santuario dove sarà celebrata la messa e a seguire si terrà un pranzo.

Fabio Lunardini

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29/05/2018

Beatificazione perfetta: il grazie del vescovo a volontari e autorità

Una cerimonia perfetta e ben organizzata. Il commento arriva dal cardinale Angelo Amato, inviato di papa Francesco, appena terminata la beatificazione di suor Leonella Sgorbati, sabato mattina nel Duomo di Piacenza. A rivelare il retroscena è lo stesso vescovo Gianni Ambrosio. «Appena terminata la cerimonia il cardinale ha voluto condividere con me la sua gioia per l’ottima riuscita della beatificazione» spiega il vescovo Ambrosio che aggiunge. «Una doppia grande gioia nel cuore: per suor Leonella e per il modo in cui è stata condotta la celebrazione ma anche per come è stata partecipata. In tanti, al termine, sono venuti da me a rappresentarmi la loro commozione. Mi hanno detto di aver sentito qualche cosa dentro che li ha toccati». «Anch’io - prosegue il vescovo - devo sottolineare la grande collaborazione tra le autorità cittadine e i tanti volontari che hanno permesso una celebrazione ben ordinata e ben cantata ». Un apprezzamento dalla Curia di Piacenza-Bobbio anche per come è stato gestito l’ordine pubblico. A quanto si apprende, i piani per la sicurezza sarebbero cambiati più volte nel corso della settimana scorsa e alla fine la presenza delle oltre trenta unità tra polizia, carabinieri, finanza e municipale si è dimostrata allo stesso tempo efficace e discreta. Assieme alle forze dell’ordine ha collaborato un piccolo esercito di una cinquantina di volontari. Una decina è stata messa in campo dalla diocesi con il gruppo di Priscilla che ha gestito anche il pranzo al seminario minore. Gli altri sono arrivati dalla Protezione Civile della sezione Ana di Piacenza, dal gruppo alpini di Podenzano e dalla confraternita della Misericordia. Quest’ultima, guidata dal governatore Rino Buratti, ha messo in campo 13 soccorritori tra cui due medici: uno all’interno della cattedrale e uno nel posto medico avanzato in piazza Duomo. Il gazebo attrezzato ha avuto fortunatamente un solo ospite: una fedele scivolata da un inginocchiatoio e feritasi ad una caviglia con copiosa perdita di sangue. Medicata, è poi riuscita a riprendere il proprio posto in cattedrale per seguire la beatificazione. Questa mattina il vescovo Gianni Ambrosio sarà in Vaticano e relazionerà di persona a papa Francesco sulla cerimonia di sabato. L’occasione è data dalla messa in Santa Marta per il cinquantesimo di sacerdozio dello stesso vescovo Ambrosio. Concelebrerà assieme al Papa e ad altri preti tra cui tre piacentini che sempre nel 2018 hanno raggiunto l’importante traguardo. Sarà la seconda volta nel giro di dieci giorni che il vescovo Ambrosio incontra il Papa parlando di suor Leonella. Lunedì della scorsa settimana, all’apertura dell’assemblea generale della Cei, Francesco aveva chiesto di pregare per la cessazione delle guerre in Africa affidandosi alla intercessione della futura beata suor Leonella. «I vescovi che operano in Africa sono seriamente preoccupati della situazione politica in quel continente - spiega Ambrosio - anche se vedono una speranza. Come ha confermato il vescovo Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio, dove non riesce ad andare, le popolazioni locali hanno il desiderio della pace e c’è una carità diffusa. Suor Leonella ha seminato bene ».

Federico Frighi

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28/05/2018

E la giovane Primavera sposò il bell’alpino con i capelli d’argento

Dovere e solidarietà sono due parole risuonate in questo ultimo fine settimana a Fiorenzuola, vestita a festa grazie all’intrecciarsi di due importanti eventi: la 40esima edizione della Festa di Primavera e le celebrazioni per il 70esimo dalla fondazione del Gruppo Alpini. E’ intrisa di senso del dovere e di generosità, la ‘pasta’ di cui sono fatti tutti i volontari della Pro Loco, guidata da Andrea Sozzi, che ha saputo affiancare giovani e meno giovani in un incredibile lavoro di squadra. E’ fatto d’amore per la collettività e spirito di servizio, il dna del popolo alpino, che ieri ha svegliato Fiorenzuola con la solenne e vivace musica della fanfara (il Corpo Bandistico Pontolliese) e che ha imbandierato il centro storico col tricolore. Come ha detto l’avvocato Manuel Principi, speaker ufficiale di tutte le adunate nazionali «gli alpini sono un esercito di popolo. Gli alpini veri sono qui: in queste realtà dove - pochi ma buoni - riescono a cambiare il volto di una città». In questa occasione le loro forze si sono unite a quelle di Comune e Pro Loco. Le due principali piazze si sono trasformate, riempite, animate: in piazza Caduti esposti mezzi militari d’epoca, grazie alla collaborazione con l’A.I.T.E. (Associazione Italiana Trasporti d’Epoca), tra gli organizzatori del concomitante evento Dal Giocattolo alla realtà. Meraviglioso vedere piazza Molinari, ieri mattina, riempita dagli alpini, dal loro gruppo di Protezione Civile da famiglie e bambini, autorità civili e militari, associazioni di volontariato con i loro gagliardetti. Sul palco intervenuti il capogruppo degli alpini Alberto Mezzadri, i vicepresidenti Pierluigi Forlini e Gianluca Gazzola della sezione Ana di Piacenza (il presidente Lupi ieri era a Roma), gli ex presidenti Bruno Plucani e Aldo Silva. A presentarli il tenente Franco Meneghelli, che fu presentatore della festa di Primavera proprio 40 anni fa, quando ancora era organizzata dal gruppo bandistico locale. Presenti il comandante della stazione dei carabinieri Antonino Lauria, il maresciallo della Guardia di Finanza Antonio Mirto, i parlamentari Pietro Pisani e Tommaso Foti, il sindaco Romeo Gandolfi, il vice Paola Pizzelli, l’assessore Massimiliano Morganti, mentre l’assessore Franco Brauner ha presenziato alla festa della sezione fiorenzuolana della Pubblica Assistenza Valdarda che ha animato la messa delle ore 10. La messa delle 11 ha visto il passaggio di testimone agli alpini. Significativo il fatto che le penne nere abbiano animato la messa con i ragazzi dell’AFadi (associazione familiari disabili). Ha cantato il tenore Marco Burlini, che siede su una carrozzina ma ha una voce che fa volare in alto. Spirito di servizio anche da parte dei fotoamatori del CCF che per il 33esimo anno hanno accolto gratuitamente un centinaio di famiglie nella propria sede per ritrarle alla maniera di un tempo.

 

Premi agli studenti delle medie, bravi interpreti dello spirito della montagna

«Se non sapete cosa fare nelle situazioni difficili, chiedetevi sempre cosa farebbe un alpino al vostro posto. State certi che farete la scelta giusta!». Queste parole sabato sera il sindaco di Fiorenzuola Romeo Gandolfi le ha rivolte ai giovani delle scuole medie premiati al teatro Verdi per il concorso grafico indetto dal Gruppo Alpini di Fiorenzuola in occasione del loro 70esimo. La serata è stata impreziosita dal concerto del Coro Ana di Collecchio diretto dal M Roberto Fasano e il Coro Cai di Piacenza diretto dal M Corrado Cappellini, con la presentazione affidata ad un’amica della famiglia alpina: Nicoletta Marenghi, volto e voce di Telelibertà. Vale davvero la pena ammirare i disegni degli studenti, che rimarranno esposti sino al prossimo weekend, compresa la festa della Repubblica, all’ex macello. I più meritevoli sono stati premiati da una commissione presieduta dall’artista Gianfranco Asveri, che ha illustrato la copertina del bel libro sulla storia del locale gruppo Alpini curato da Augusto Bottioni ed Eugenio Fabris. Come locandina del 70esimo è invece stato scelto il disegno di Elisa Tiramani, studentessa delle medie, in ottima compagnia con gli altri giovani artisti Samuele Peveri, Mattia Umili, Riccardo Tosini, Matilde Ciati, Alessandro Illica, Alessandro Freghieri, Mattia Cirioni, Camilla Ziliani, Vanessa Veneziani, Alessandro Lugarà, Adisha Seekkuge, Martina Pezza, Francesco Isola, Laura Perazzoli, Carolina Lodesani, Nicholas Botti e Riccardo Gorra. A quest’ultimo anche i complimenti del sindaco che ha apprezzato il suo ritratto di un alpino che dalla montagna guarda a valle. Rose rosse per le docenti: gli architetti Bianca Maggi e Mariella Oltremonti. Sul palco intervenuti Roberto Lupi, presidente sezione Ana Piacenza, Giorgi Corradi del Gruppo di Fiorenzuola, e il caporale Gino Croci, giovane alpino fiorenzuolano in armi che è riuscito ad entrare nell’Esercito ed è stato appena promosso. In platea Valentina Gualerzi, nipote di Guido Inzani, compianto ex capogruppo. Nel ‘97 passò il testimone ad Alberto Mezzadri, alla guida del gruppo da 21 anni, sempre affiancato dal suo direttivo, in particolare da Giorgio Corradi e da Roberto Bruschi. Conosciamo anche un alto ufficiale congedato da qualche anno: è il maggiore Giuseppe Pillon che ha creato il Gruppo storico Battaglione Bassano del Grappa, impegnato nella rievocazione della durissima vita di trincea nella Grande guerra. Accanto a a lui Natalino Meneghin, e Davide Campanaro, ma anche alcuni giovanissimi: Nicola Fantinato (22 anni, si è messo sulle tracce del bisnonno Luigi, che combatté proprio nel battaglione Bassano), Tommaso Palladini classe ‘88 e Filippo Sona che ha appena 20 anni.

Donata Meneghelli

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26/05/2018

Festa di Primavera, 40 edizioni che si uniscono alla storia

Si intrecciano quest’anno ben tre anniversari: il Centenario della fine della Grande Guerra, il 70esimo dalla fondazione del Gruppo Alpini di Fiorenzuola e la 40esima edizione della storica Festa di Primavera, organizzata dalla Pro Loco col supporto del Comune e la partecipazione di numerose associazioni. Se fiera e banchi, stand ed espositori arriveranno domani ad invadere le vie del centro, sin d’oggi potrete trovare alcune interessanti proposte nel centro di Fiorenzuola: vi consigliamo anzitutto una visita all’ex macello per la mostra dedicata alla prima guerra mondiale e agli alpini; una succursale con alcune chicche e cimeli militari è allestita inoltre in via Liberazione, nelle ampie vetrine del negozio ex Bollani. Stasera alle 21 a teatro concerto dei cori alpini (il Coro Cai di Piacenza e il Colliculum Coro Ana degli Alpini di Collecchio) e premiazioni del concorso di grafica delle scuole medie. Domani gli alpini coloreranno Fiorenzuola con sfilata e la fanfara; la messa sarà celebrata in Collegiata alle 11,15; per chi vuole assistere all’alzabandiera appuntamento domani alle 9,30 in piazza Caduti. Sempre in piazza Caduti, già da oggi pomeriggio, troverete i mezzi militari d’epoca esposti nell’ambito dell’evento “Dal giocattolo alla realtà”. Da stasera alle 19 in piazza Molinari stand gastronomici della Pro Loco. Ogni sera uno spettacolo: ieri è stata la volta dei Cani della Biscia; stasera si apre con la band dei Mullers (Marco, Max e Fedo) e le esibizioni degli allievi delle scuole Amadeus, Mangia, Progetto Musica. Quindi alle 21,30 spettacolo con il Folle e la Band, le hit più famose del molleggiato italiano, interpretate da Alessandro Floridia. Sul Corso Garibaldi il tema è la via Francigena, con l’approdo domani nella città sull’Arda (che fu tappa del percorso di Sigerico e oggi è meta di centinaia di pellegrini) di figuranti d’epoca e stand di paesi italiani posti sull’antica via. Ci sono inoltre la Pro Loco di Camaiore e Bolsena e la compagnia medioevale di San Michele, a cui si affianca quest’anno anche la compagnia artistica ArteAre di Castellarquato (domani alle 20,30 in piazza Molinari). La Pro Loco ha altri eventi in vista: a settembre la Magnalonga estiva con giro di Baselica e ogni prima domenica del mese il mercatino del riuso davanti alle scuole elementari (prossime edizioni 3 giugno, 1 luglio, 5 agosto).

Donata Meneghelli

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21/05/2018

Una “serata della memoria” con il gruppo Alpini di Carpaneto

Per il gruppo alpini di Carpaneto è un periodo di grande attività. Il prossimo impegno, tra i tanti legati all’organizzazione della Festa Granda che si terrà il 7,8 e 9 settembre, è una “serata della memoria” il 9 giugno in Sala Bot dal titolo “Sulle orme di Felix Hecht”, a cura della Società degli Alpinisti Tridentini (Sat) Sezione Carè Alto e del Comitato Storico Sat. Oltre all’organizzazione di questo evento, il gruppo partecipa sempre alle iniziative organizzate sul territorio, ultima delle quali “Una Colonna di Pace” che li ha visti tra gli organizzatori. Non potevano mancare al raduno nazionale di Trento dove hanno sfilato, col capogruppo Aldo Rigolli, con uno striscione significativo che riportava la scritta: “Le attività dei gruppi alpini, un patrimonio per la Nazione”.

Fabio Lunardini

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21/05/2018

L’ultimo reduce alpino alla festa dei 70 anni del gruppo

L’ultimo reduce di guerra alpino di Fiorenzuola, Luigi Solari, 93 anni, non è voluto mancare all’avvio delle celebrazioni per il 70° anniversario della costituzione del Gruppo Ana del capoluogo della Valdarda. I festeggiamenti si sono aperti sabato mattina al cinema Capitol con la presentazione di un volume illustrato dedicato alla storia del gruppo, curato da Augusto Bottioni del Circolo storico. Storia di cui Solari fa parte a pieno titolo: nato alla fine del 1924, fu uno degli ultimi giovani chiamati alla leva nel periodo fascista: quando ci fu l’armistizio, si unì ai partigiani e il 28 aprile del ‘45 partecipò alla liberazione di Piacenza. E’ stato insignito della croce al merito di guerra. Accompagnato dalla sua assistente domiciliare e attorniato dall’affetto dei “veci” e dei “bocia”, Solari è stato salutato dai ragazzi della 2ª media (sezioni D ed E) intervenuti in rappresentanza dell’Istituto comprensivo presso il quale si è svolto un concorso di disegno molto partecipato. I disegni sono ora esposti, insieme a tanti cimeli di guerra e a cartoline dedicate agli alpini, nell’ex macello, dove rimarranno per l’intera settimana. Sabato prossimo, dal pomeriggio, in piazza Caduti arriveranno mezzi d’epoca della prima guerra mondiale e un gruppo storico che indosserà l’equipaggiamento di un tempo. Per l’evento d’apertura sono intervenuti il presidente della sezione Ana di Piacenza Roberto Lupi con il vicepresidente Pierluigi Forlini e i predecessori Bruno Plucani e Carlo Fumi. Per il Comune erano presenti il sindaco Romeo Gandolfi e l’assessore Franco Brauner. Ad aprire l’evento è stato il capogruppo Alberto Mezzadri che da 21 anni guida il gruppo fiorenzuolano a cui iniziò a partecipare fin dal 1971, appena venne congedato. Il libro curato da Bottioni ripercorre le origini del gruppo e contiene le schede biografiche di tantissimi alpini capaci di “fare squadra” nel gruppo, dimostratosi sempre attivissimo nelle organizzazioni della Festa Grande (memorabili le edizioni del ‘69, del ‘77 e del 2000) nonché nell’aver dato un valente contributo all’adunata nazionale piacentina del 2013. Nella mostra allestita all’ex macello ci sono due serie di pannelli sulla Grande guerra, curate rispettivamente dal gruppo di Lumezzane e dalle sezioni Ana d’Europa. L’esposizione rimane allestita fino a domenica, visitabile dalla 9,30 alle 12 e dalle 16 alle 19. Nel week end sarà aperta anche una “succursale” dell’esposizione in via Liberazione (vetrine negozio ex Bollani). All’incontro era presente anche la poetessa Lucia Fornaini: una sua poesia è stata inserita nella pubblicazione, che reca in copertina le opere dell’artista Gianfranco Asveri, di Francesca Lambri (autrice del bel murales che adorna l’ingresso della sede degli Alpini nell’ex scuola Scapuzzi) e Romano Fassa, altro autore fiorenzuolano molto amato.

Donata Meneghelli

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17/05/2018

Alpini e “pacifisti da social network”

I vari esperti del mondo dell’informazione sostengono che le nuove tecnologie digitali abbiano da anni sostituito i giornali cartacei. Personalmente ritengo queste opinioni abbastanza equilibrate, anche se la divulgazione cartacea di riviste e quotidiani come il suo (vedi Libertà a Piacenza) abbiano ancora una notevole importanza all’interno del tessuto sociale localistico di provincia, come il nostro. Infatti vorrei portare all’attenzione ciò che molti utenti piacentini hanno potuto leggere sui vari social network dedicati all’informazione locale. Con estremo rammarico l’ex consigliere della Sinistra Giovanni Castagnetti (con l’appoggio tecnico-morale del signor Gianni Azzali, responsabile del Piacenza Jazz club) hanno preso spunto dalla recente parata degli Alpini svoltasi a Trento per esternare tutto il proprio odio nei confronti del corpo militare degli Alpini. Le motivazioni logiche? L’essere probabilmente schiavi di una passata ideologia che vuole intravedere ancora oggi nella divisa militare il nemico da combattere. Stiamo alludendo a una retorica “sessantottina” che molti stessi protagonisti del ‘68 oggi, fortunatamente hanno rivisto a nuova critica o addirittura abbandonato a scomunica. Ma non Castagnetti o Azzali che sui social si divertono a fare passare gli Alpini per dei bruti guerrafondai dediti alle sole feste alcoliche. Vorrei ricordare che le adunate svolte (e l’ultima di Trento è solo l’ennesima conferma) vengono organizzate certamente per onorare i caduti delle guerre passate ma anche per favorire maggiore sviluppo sociale di dialogo tra culture e popoli diversi. Durante la recente adunata il presidente della Repubblica con il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati si sono recati con l’Associazione nazionale Alpini al cimitero monumentale di Trento e dopo avere deposto una corona dentro al mausoleo dedicato alla memoria di Cesare Battisti in giusto segno di pacificazione si sono successivamente recati con la presenza del console austriaco Wolfgan Spadinger al sacrario dedicato al ricordo dei caduti dell’esercito imperiale Austro-Ungarico. Durante la toccante cerimonia erano presenti i rappresentanti dell’Associazione locale Schuetzen con il vicepresidente dell’Associazione Croce Nera Austriaca. Tutte queste cerimonie civili e religiose sono svolte per riconfermare e ribadire con forza la necessità di dialogo tra le nazioni ex belligeranti e per propagandare una collaborazione di pace e solidarietà sociale e culturale che negli ambienti “militari” sono ormai realistico dato di fatto, più che in certi ambienti “civili” e su tale questione basta prestare attenzione al mondo della politica e dello stesso calcio per rendersi conto della verità della mia ultima affermazione. Ricordo che l’Associazione nazionale Alpini è da sempre impegnata dove vi sono purtroppo stati disastri causati da terremoti, frane o inondazioni e per fare fronte alle delicate necessità richieste in determinate emergenze l’Associazione si è specializzata in squadre anti-incendio boschivo, telecomunicazioni radio, squadre di soccorso alpino, squadre ecologiche, unità cinofile di soccorso, operatori specializzati nel restauro storico di monumenti e chiese, donatori di organi e di sangue, per non dimenticare la fortissima presenza nella Croce rossa militare e nella Protezione civile. Non c’è bisogno di aggiungere altri elementi alla lista ma non vogliamo dimenticare (perchè sarebbe troppo comodo) l’importanza del corpo degli Alpini durante le diverse missioni di pace nel mondo e per tali motivazioni ricordiamo l’intervento delle “penne nere” in Libano durante la guerra civile accanto al corpo dei Bersaglieri nel lontano 1982-83 con i successivi e delicati interventi nel Kurdistan in Nord Iraq durante la prima Guerra del golfo all’inizio degli anni Novanta. Sempre durante gli anni Novanta ricordiamo i vari interventi di polizia in Albania, Bosnia e Kosovo per non dimenticare l’Afghanistan attorno al 2002 dove proprio i soldati della Brigata Julia insieme alla Brigata Taurinese hanno saputo presidiare le province assegnate dalle forze della coalizione internazionale per la difesa del legittimo Governo insediato, contro gli attacchi dei Talebani integralisti. Ora, in una “democrazia liberale” durante il normale dibattito democratico è lecito discutere se sia stato giusto o meno fare questi interventi che hanno coinvolto i nostri ragazzi in missioni certamente delicate e pericolose. Personalmente non sempre vedo di buon occhio la presenza militare italiana in certi territori del mondo, ma non possono essere tollerate e giustificate certe espressioni di certi “pacifisti da social network” incapaci di portare equilibrati argomenti e che, immersi nel proprio estremismo nostalgico limitano i propri sterili discorsi alla semplice battuta da bar.

Giancarlo Conti

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17/05/2018

Ricordi di guerra e valori di civiltà. Gruppo alpini, 70 anni e non sentirli

Settant’anni: i primi passati ricordando la guerra e occupandosi dei reduci. Gli ultimi impegnati nella costruzione di valori nella nostra società civile. E’ la storia del Gruppo Alpini di Fiorenzuola, così come di tanti gruppi che nascevano negli stessi anni (o ancor prima) in provincia, dove la sezione Ana si era costituita sin dal ‘22. Fu invece nel secondo Dopoguerra, nell’ottobre del ‘48 che gli alpini reduci fiorenzuolani scelsero di costituirsi in gruppo, sostenuti dal presidente sezionale, il capitano Arturo Govoni. Erano ancora ebbri dell’entusiasmo vissuto nell’adunata nazionale di Bassano del Grappa. La storia dei congedati fiorenzuolani fondatori del Gruppo e di tanti altri che ne seguirono, viene raccontata nel ricco volume illustrato “Alpini di Fiorenzuola”, curato da Augusto Bottioni, pubblicato in occasione del 70esimo e che sarà presentato sabato dalle 9,30 al cinema Capitol. Per avere l’ufficialità della costituzione del gruppo bisognerà attendere qualche anno, ma i primi documenti così come i carteggi per la nascita del gruppo, risalgono al ‘48. I fondatori attivi da subito furono Eugenio (Nino) Censi, Alvaro Stecconi, Paolo Conni e Guido Inzani: fu nella taverna di casa sua che si tennero le prime riunioni. Presto si unirono al gruppo Gaetano Meneghelli; Alvaro Stecconi, Ermanno Botti, Ulisse Martelli, Umberto Fornasari, Giovanni Forlini, Aldo Galli, Renzo Balduzzi, Giovanni Zavattoni, Ernesto Ticchi, Gianpietro Gorra, Bruno Pilotti, Ugo Marzali. Tra le prime attività, l’assistenza ai reduci, la ricerca delle sepolture dei compagni caduti e dei dispersi, in Russia, nei Balcani, nei campi di prigionia. Tra le tappe della lunga storia del gruppo, la Festa Granda ospitata nel ‘69. Tra i capogruppo più amati il compianto Angelo Fagnoni, al timone dal ‘73 all’82. Fagnoni gestirà superbamente la 26esima Festa Granda sezionale nel ‘77. Guido Inzani, che gli succedette, cominciò a far crescere anche quelli che per lui, reduce e vecio, erano i bocia: come Alberto Mezzadri, figlio di alpino e alpino a sua volta, capogruppo dal ‘97. Iniziò grazie all’idea di Mezzadri ed Inzani, a metà degli anni ‘80, la tradizione delle visite natalizie al Pio Istituto per anziani “Verani”. Nel ‘95 poco distante dal Verani verrà inaugurata la piazza degli Alpini. Nel 2000 l’infaticabile Mezzadri insieme ai suoi più stretti collaboratori Giorgio Corradi, Roberto Buschi, Angelo Fagnoni, dirige la riuscitissima 49esima Festa granda. Nell’album dei ricordi, l’inaugurazione della nuova sede nel 2011, nella scuola intitolata al carrista Luigi Scapuzzi. Vi è stato realizzato una sorta di museo con cimeli, foto e i documenti lasciati in eredità da Inzani e da tanti veci andati avanti.

 

Dal film “Maciste l’Alpino” all’alzabandiera. Una settimana di eventi e vetrine

I festeggiamenti del 70esimo partono sabato 19 maggio al cinema Capitol alle 9,30 con la proiezione del film del 1916 Maciste l’Alpino, la presentazione del libro di Bottioni, e alle 10,45 l’inaugurazione della mostra all’ex macello. Il clou nel week end del 26 e 27 maggio, in occasione della Festa della Primavera: sabato 26 alle 21 al teatro Verdi il concerto con il Coro Cai di Piacenza ed il Collicum coro Ana degli Alpini di Collecchio. Verranno premiati gli studenti della scuola media Gatti per il concorso grafico, seguito dalle docenti Mariella Oltremonti e Bianca Maggi, entrambe architetti. La stessa locandina dell’evento è un disegno realizzato da Elisa Tiramani di 2 E, tra i 100 partecipanti. Domenica 27 maggio alle 8,30 ammassamento in piazza Caduti, alle 9,30 l’alzabandiera. Alle 9,45 sfilata per le vie cittadine, alle 10,30 le allocuzioni, la messa in Collegiata alle 11,15; seguirà il rancio alpino e dalle 15,30 la fanfara, l’ammaina bandiera alle 17. Alla mostra dell’ex macello (con succursale in un’ampia vetrina di via Liberazione) pannelli e oggetti militari di Giuseppe Freddi, prime pagine della Domenica del Corriere del direttore de L’Alpino in Europa Giovanni Camesasca, cartoline storiche di Pierluigi Camangi. Sabato 26 e domenica 27, in piazza Caduti mezzi della Grande guerra in collaborazione con la mostra Dal Giocattolo alla realtà. Presente anche il gruppo storico del Battaglione Bassano della 62esima compagnia.

 

Gandolfi, amico delle “penne nere”: «Una passione che nasce da bambino»

Oggi il gruppo comunale alpini di Fiorenzuola conta circa 105 associati, non solo alpini in congedo, ma anche Amici degli Alpini (15 associati). Tra questi ultimi anche il sindaco Romeo Gandolfi che racconta: «La mia vicinanza viene da lontano: nasce dall’amore per la montagna che mi è stata trasmessa dalla mia famiglia fin dall’infanzia grazie alle escursioni nei luoghi entrati nel mito come il Monte Piana, le 5 torri, Bassano del Grappa, l’Adamello; una passione che prosegue tuttora». Oltre alla prefazione del primo cittadino, il libro reca anche gli interventi di Alberto Mezzadri, capogruppo da ben 21 anni, e naturalmente del Presidente provinciale sezione Ana piacentina Roberto Lupi che sottolinea lo spirito di servizio degli alpini, chiamandolo «il dna alpino». Tante le iniziative che vedono impegnato il Gruppo, «unito dai valori dell’amicizia, della solidarietà, dell’impegno disinteressato, del forte senso del dovere, delle capacità di organizzarsi e non perdersi d’animo mai» come evidenzia Bottioni, l’autore del volume. Gli Alpini fiorenzuolani da 20 anni collaborano al “Banco Alimentare”. Nel ‘97 eseguono opere di manutenzione in canonica, nel 2001 adottano un orfano bosniaco; nel 2005 contribuiscono alla ristrutturazione del rifugio per i senzatetto di Piacenza. La targa bronzea di riconoscenza del Comune, opera dell’artista Ugo Borlenghi, viene assegnata agli Alpini fiorenzuolani nel 2003. Nel 2007 organizzano il primo di una serie di concerti corali dal titolo “Sul cappello”. E’ il primo di una bella serie che si rinnoverà anche quest’anno, sul palco del teatro Verdi. Il gruppo nel 2014 collabora nelle opere di pulizia del Parco Lucca. L’anno seguente installa nella piazza del mercato un defibrillatore, della cui manutenzione continua ad occuparsi. Innumerevoli le iniziative per nutrire la memoria collettiva, con testimonianze e progetti nelle scuole che saranno protagoniste anche di questo 70esimo. Perché la storia della Grande famiglia alpina possa continuare. Contributi e ricordi presenti nel libro sono stati raccolti grazie al capogruppo Mezzadri, e gli alpini Giorgio Corradi, Roberto Bruschi, Franco Meneghelli con la figlia Donata, la scrittrice Lucia Fornaini. Prestigiosa la copertina del volume: sul fronte un disegno del famoso artista Gianfranco Asveri, sulla quarta di copertina un’opera del pittore naif Romano Fassa. Rielaborazione grafica di Stefania Bottioni. Il volume nasce dalla collaborazione tra Gruppo Ana di Fiorenzuola con il Circolo storico “Franco Villani”, col patrocinio del Comune e di Piacenza in Grigioverde.

Donata Meneghelli

 

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14/05/2018

Mille alpini da Piacenza sfilano tra gli applausi

Un grazie gioioso. Un grazie gridato. Un grazie urlato, come in una sola voce, da due ali di folla che hanno affiancato lo sfilamento dell’adunata degli alpini a Trento. È l’immagine che si porta a casa dalla 91esima adunata nazionale delle penne nere che il prossimo anno si svolgerà a Milano. Un grazie che si faceva ad ogni passo più forte, intenso, partecipato e che si è spento solo all’ultimo passaggio delle tantissime delegazioni italiane e straniere che hanno riempito di colore e di umanità le strade, le piazze e le vie del capoluogo trentino ma anche delle altre località della regione. L’Adunata è stata prima di tutto una grande festa di colori, di suoni, di umanità. E di allegria. «Speriamo che con l’energia che ci hanno portato gli alpini questa città possa cambiar carattere » ha commentato una signora trentina osservando le strade ancora affollate di giovani e anziani impegnati a far festa.

Mille piacentini

Almeno un migliaio i piacentini presenti nei tre giorni caldi dell’Adunata. Mille almeno tra aderenti alle sezioni, volontari della protezione civile Ana e accompagnatori dispersi nella folla a incitare, ad applaudire i gruppi al loro passaggio. «Ogni volta l’emozione è nuova - dice Roberto Lupi, presidente dell’Ana provinciale - e riserva sorprese. Ti può capitare ad esempio di girare per strada e incontrare un vecchio commilitone che non vedevi da 38 anni. È quanto accaduto a un amico di Udine in questi giorni. L’Adunata è anche questo, occasione d’incontro per ritrovare amici e anche per incontrare persone che avevi perso di vista da tanti anni». I sabotaggi dei giorni scorsi che avevano destato preoccupazione sull’appuntamento delle penne nere che raduna almeno 500mila persone ogni volta non sono degni di nota, segnala Lupi: «Credo che sia stata data anche troppa enfasi a quanto accaduto. Per me contano i fatti e un fatto concreto è che sabato pomeriggio alla cerimonia che si è svolta in onore dei caduti eravamo presenti noi alpini e gli Schutzen tirolesi. Per noi questa manifestazione ha un significato preciso: ricordare la fine della guerra e dare forza e sostanza al processo i pace in cui l’Europa vive da 70 anni. E poi basta guardarsi in giro, la città come sempre ci ha accolto con un grande abbraccio, nessuna ostilità verso gli alpini a cui è stata riservata un’accoglienza ottima rso le tante tute gialle - i volontari della protezione civile - che hanno sfilato numerosi.

Fiore all’occhiello

«La nostra protezione civile - segnala Lupi - è un fiore all’occhiello e questa è l’occasione per vederli tutti insieme. Tra l’altro quest’anno per la prima volta è stata predisposta la cittadella della protezione civile accanto alla cittadella degli alpini. Una bellissima iniziativa per accendere i riflettori sulle tante attività che i volontari svolgono dall’impegno contro gli incendi boschivi, ai gruppi cinofili, ai sommozzatori. Un’associazione che sempre di più si apre alla società civile». Soddisfatto anche Maurizio Franchi coordinatore della Protezione civile Ana. «Come gruppo - dice - siamo stati impegnati negli attendamenti della cittadella alpina e nella cittadella della protezione civile». I principi alpini si legano strettamente al lavoro di protezione civile, puntualizza Franchi: nello statuto infatti è scritto “ricordare i morti aiutando i vivi”

Nell’attesa di iniziare il gran momento c’è tempo per due chiacchiere, per incontrare chi non si vede da tempo. Ognuno ha una storia da raccontare. Come Luigi Fellegara, 88 anni che ha sulle spalle tutte le Adunate a partire dal 1953. Lo presenta orgoglioso il capogruppo della sezione di Castelsangiovanni Alessandro Stragliati. Accanto, Giancarlo Carin,i capogruppo di Bettola dal 1984 che rievoca l’impegno degli alpini per aiutare Bettola dopo l’alluvione. Anche Carini si sofferma sugli attacchi di questi giorni: «Mai avrei pensato che potessero farli a Trento». Ai gruppi che si formano si avvicina e saluta il cappellano alpino don Stefano Garilli: «Noi ci siamo - dice - e continueremo a fare sempre meglio». Poi le donne impegnate nella protezione civile. Come Caterina che ne va fiera, tanto che dice: «Per me la protezione civile è come una seconda casa. La cosa che mi dà maggiore soddisfazione? Ricevere quei grazie...». Caterina col marito Federico («Sono orgoglioso di portare il cappello alpino» dice) lavora per le attività sociali, dall’aiuto alla casa di riposo di Farini al sostegno all’Amop. E anche Laura con la protezione civile degli alpini dal 2010 mette in evidenza il grande valore di poter aiutare gli altri. Maria Alberta da pochi mesi ha superato l’esame per l’antiincendio boschivo e da quest’anno sarà operativa. E poi Angela, perno della cucina in vari campi di emergenza e ancora Giusy, Ester…

Il tandem da Piacenza

L’iniziativa si deve a Diego Guerriero dell’associazione Tandem volante che partito giovedì scorso insieme a tre amici è arrivato Trento con due tandem che sono stati consegnati all’associazione ipovedenti. Alla consegna presenti il vicepresidente Ana Luigi Forlini e Maurizio Franchi, coordinatore protezione civile Ana. In coda alla donazione un episodio toccante, un duetto al pianoforte con Alessia, giovane non vedente che, insieme a Elisa Mattaliano della protezione civile di Piacenza ha suonato le note di “Per Elisa”. È stato, per tutti noi, un momento di grande commozione.

Antonella Lenti

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14/05/2018

«Siamo qui perché è la cosa più bella e più vera che ci sia»

Accanto alle camice a scacchi, alle penne nere, ai berretti di panno che testimoniano ognuno una storia personale, ma anche collettiva che ha alla base lo stare insieme, sono arrivati a Trento il presidente della Provincia Francesco Rolleri e tanti sindaci piacentini. Ognuno sostenitore convinto delle attività che gli alpini donano alle rispettive comunità sia benefiche sia per la cura del territorio e delle persone di fronte alle calamità naturali. E il pensiero corre all’alluvione del 2015 che ha messo in ginocchio Valnure e Valtrebbia quando gli alpini furono in prima fila per aiutare le persone colpite violentemente dalla furia dell’acqua. La prima fascia tricolore che s’incontra nelle vie del settore 5 riservato all’ammassamento dei piacentini è quella di Antonio Mazzocchi. Scherza con alcuni suoi concittadini. Mazzocchi alpino? «Non sono un alpino – dice – ma vengo sempre perchè trovo sia la cosa più bella e più vera che c’è». In fondo alla via sotto al cartello Piacenza arrivano altri amministratori. «È un momento che ci fa sentire da vicino che cosa sia l’unità nazionale e i valori su cui poggiano la Repubblica e la democrazia. Da giornate come queste – mette in evidenza il presidente della Provincia Rolleri – si assorbe una carica di cui tutti noi abbiamo bisogno durante l’anno». «La prima impressione che ho avuto arrivando a Trento – dice poi il giovane sindaco di Carpaneto Andrea Arfani - è stata di un’emozione coinvolgente e inaspettata e ho toccato con mano un grande senso di unità». «Per quanto mi riguarda – sottolinea Luca Quintavalla, sindaco di Castelvetro – sono cinque anni che vivo questa emozione. È sempre importante dimostrare la vicinanza agli alpini per i contenuti, i valori per i quali lavorano e operano che sono certamente molto importanti anche per i giovani». Parla dell’Adunata come di una vera e propria «manifestazione di unità nazionale» Massimo Castelli, sindaco di Cerignale. Qui sfila sempre tutta l’Italia, del Nord e del Sud. Una parola sui sabotaggi dei giorni scorsi: «il dissenso in democrazia è accettato, ma questo non è dissenso – dice Castelli – è scorretto, qui si respira aria di unità nazionale. Ed è il motore che ci deve far andare avanti». Sergio Copelli, sindaco di Pontedellolio va fiero della banda storica del paese, le Giubbe Rosse che per l’occasione sono diventate fanfara alpina che accompagna i piacentini nella sfilata. «Vogliamo portare l’abbraccio di Rottofreno alla nostra sezione Ana sempre disponibili a collaborare a livello locale» dice il Stefano Giorgi a Trento in rappresen- Sopra la consegna del tandem arrivato da Piacenza e sotto la sfilata degli amministratori piacentini con i responsabili dei gruppi alpini tanza del Comune «in questo momento storico politico sono importanti i messaggi che si raccolgono qui di unità, solidarietà e disponibilità. È da qui che si può ripartire ». A uno a uno i sindaci che arrivano alla spicciolata non si sottraggono al commento: Girolamo Polenghi (Rivergaro) esprime grande soddisfazione nell’essere presente a Trento, Graziano Stomboli (Gropparello-Groppovisdomo) ricorda le belle manifestazioni che si sono svolte nelle sere precedenti per ricordare i caduti di tutte le guerre di tutti i gradi e di tutte le bandiere. «È raro che avvenga ». Dice. «E poi queste feste – aggiunge Domenico Besagni, vicesindaco di Morfasso – sono portatrici di buone opere e coesione». «Podenzano è sempre molto vicino agli alpini - dice Roberto Santacroce assessore comunale – è la loro festa e siamo qui per onorarla e poi aiuta a ricaricare le batterie ». Antonella Lenti

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14/05/2018

Davvero strani quegli episodi di intolleranza nei confronti degli alpini

Caro direttore, ci sono stati episodi di intolleranza verso gli Alpini radunati a Trento. Se la memoria non m’inganna, non era mai successo. Gli Alpini contestati, ripudiati, indesiderati? Davvero strano, visto che tutti li vogliono per ciò che dicono, per ciò che rappresentano, per ciò che fanno e, soprattutto, per ciò che sono. Naturalmente gli episodi non sono opera della gente comune, che agli Alpini riserva calore, rispetto, simpatia, ammirazione, gratitudine, considerazione. Ma da chiunque fossero pervenuti (non importa chi), sono incomprensibili. Danno forse fastidio gli Alpini? Arrecano turbolenza? Sono ingombranti, invadenti, infestanti? Noi piacentini abbiamo la risposta pronta e secca: no! Basta ricordare cosa hanno lasciato a Piacenza al termine della grande adunata del 2013: calore, colore, festa, allegria, serenità. Hanno riempito bar e trattorie. Hanno girato la città in lungo e in largo salutati dal Tricolore alle finestre. Hanno coinvolto, calamitato, catturato. Il tutto in un contesto ordinato, solare, pulito sia moralmente sia in termini di decoro urbano. Non una carta per terra, non un’erba calpestata, non un vetro abbandonato, non uno schiamazzo, non un comportamento censurabile e, sopra ogni cosa, non una nota di disagio avvertita dai residenti che si sono trovati le vie pacificamente invase. Dopo le intemperanze di Trento non si arrenderanno. Proseguiranno le adunate nazionali, regionali e locali perché sanno di avere dalla loro parte la gente. Non una categoria di gente, ma la gente. Non solo. Daranno vieppiù dimostrazione di correttezza quando torneranno ad adunarsi compatti. Loro sanno che quando ci si fa voler bene si persevera nel farsi voler bene perché ciò appaga. E gli Alpini sono autenticamente appagati e autenticamente appagano. Non ne avranno bisogno, ma se dovessero averne, difendiamoli a spada tratta. Alessandro Prandi

● Questi atti ostili nei confronti degli alpini in occasione dell’adunata nazionale di Trento mi hanno sorpreso ed amareggiato. Scritte, sabotaggi ai treni, anche la vetrina danneggiata allo shop provvisorio di un’azienda piacentina: un bilancio avvilente. Per fortuna, a quanto risulta, i giorni caldi dell’adunata non hanno più fatto registrare sgradevoli sorprese. E credo che la presenza del presidente Mattarella sia stata una risposta simbolica importante, della serie “noi siamo con gli alpini”. Gli alpini che portano allegria e civiltà nelle città delle loro adunate (come abbiamo visto a Piacenza); gli alpini che generosamente scendono sempre in campo, per le iniziative benefiche come in occasione di calamità naturali. I “coraggiosi” vandali uinvece cosa fanno per la comunità? Stefano Carini

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12/05/2018

Gli alpini a Trento per commemorare la Grande guerra

Difficile non vedere occhi lucidi al Colle di Miravalle dove si staglia la Campana dei Caduti realizzata con il bronzo fuso dei cannoni di tutte le nazioni che hanno partecipato alla Prima guerra mondiale. Guido Vettorazzo, 97 anni, uno degli ultimi reduci di Russia, ha ricevuto dalle mani di due giovani alpini, la fiaccola del sacrario di Castel Dante dove riposano le spoglie di migliaia di Caduti di ogni nazionalità e fede religiosa. Sulla fiaccola c’è la frase di papa Wojtyla: “La pace non può regnare tra gli uomini se prima non regna nel cuore di ciascuno di loro”. E’ stato uno dei momenti più commoventi della prima giornata della 91esima Adunata degli alpini in corso a Trento, terra verde pulita e ordinata, custode della memoria. Alla cerimonia c’era anche il piacentino Roberto Migli, revisore dei conti dell’Ana nazionale e tesoriere di cinque adunate. «E’ la prima volta che vedo questa campana dal significato così profondo ed è davvero emozionante. Sono orgoglioso di essere qui», ha commentato. Il cielo è nuvoloso e talvolta scoppiano violenti temporali, gli anarchici hanno sabotato le linee ferroviarie creando disagi ma “per gli alpini niente è impossibile”, come recita il motto dell’evento, e la voglia della grande festa di popolo non si arresta. Il capoluogo è blindato, non ci sono auto, si cammina tra i monumenti e si respira la storia. Le vie sono strette e piene di tricolori, il ricordo dei piacentini torna al 2013 quando oltre trecentomila Penne nere invasero la città.

Vessillo

Come da tradizione, l’Adunata si apre con l’alzabandiera alla presenza dei vertici nazionali dell’Ana,delle autorità civili, militari e religiose. Tra la nutrita schiera di vessilli verdi si erge orgoglioso quello Sezione di Piacenza. «All’Adunata ci incontriamo per fare festa insieme agli amici che arrivano da tutta Italia e per ribadire i valori fondanti della nostra associazione – ha dichiarato il presidente Roberto Lupi –; le misure di sicurezza sono imponenti ma qui l’organizzazione è perfetta». «Questa edizione ha un significato speciale perché si svolge nei luoghi teatro della Grande Guerra in occasione del centenario» ha aggiunto il vicepresidente sezionale Pierluigi Forlini.

Da New York

Ogni anno arriva da New York per partecipare all’Adunata Luigi Covati, originario di Perino, emigrato in America. Dal 1999 è presidente della Sezione alpini della Grande mela e con infinito entusiasmo manifesta il suo attaccamento all’associazione. «Questo raduno è molto di più di una festa, per me, “£you know” (intercalare americano che significa “tu sai”), è proprio come tornare a casa. Ci incontriamo in amicizia e nel rispetto di chi è andato avanti – racconta -. A New York eravamo tanti alpini, ora siamo rimasti in pochi ma continuiamo ad organizzare appuntamenti per la voglia di stare insieme e tramandare i nostri valori». Protezione civile Hanno fatto festa fino a tardi ma si sono svegliati all’alba per raggiungere piazza Duomo e partecipare alla cerimonia dell’alzabandiera con la divisa dell’Unità di Protezione Civile. Tra i volontari ci sono Monica Fregni e Stefano Zanrei, giovane coppia di sposi. «Essere qui con la nostra divisa significa fare parte di una grande famiglia che aiuta chi ha bisogno» hanno dichiarato. Con loro c’è il medico in pensione Piergiorgio Poisetti che dedica il tempo libero all’Ana, «l’Adunata del centenario ci fa rivivere il ricordo dei racconti dei nostri nonni e ci fa pensare a un futuro di valori che gli alpini vogliono portare avanti» spiega. Renato Giraldi del Gruppo di Vigolzone ha caricato sul suo furgone una cucina: «Abbiamo portato dieci chili di pisarei anche per farli assaggiare anche a chi non li conosce. E poi abbiamo tortelli e sugo di funghi. Cuciniamo per una ventina di persone ».

Fiamme al campo

Per la prima volta all’Adunata è impegnata la Sezione Aib (antincendio boschivo) e hanno risposto “presente” due volontari piacentini, Franco Cremona e Gilberto Schiavi che si occupano insieme ai colleghi e ai pompieri di mantenere la sicurezza nel campo Desert, il più grande allestito a Trento che ospita circa 2mila persone. «L’altra sera siamo intervenuti perché qualcuno ha acceso un fuoco per il barbecue e le scintille rischiavano di incendiare le tende» ha spiegato Franco Cremona. Questa sera è prevista l’esibizione dei cori Ana Valnure e Ana Valtidone, domani è in programma il momento più atteso: la sfilata che inizierà alle 9 e vedrà la Sezione di Piacenza scendere in strada dalle 13.30.

Nicoletta Marenghi

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11/05/2018

In quattro dal Gotico a Trento in tandem per beneficenza

All’adunata di Trento ci arriveranno in tandem. Gli alpini Diego Guerriero, Claudio Cursaro, Antonello Melara e Stefano Pingue sono partiti ieri mattina da piazza Cavalli con tanta buona volontà e un obiettivo: percorrere in due giorni i 250 chilometri che li separano dall’adunata degli alpini di Trento e consegnare all’Unione Ciechi della città due tandem. Che sono poi i mezzi che stanno utilizzando per raggiungere il Trentino. L’idea in realtà si è concretizzata in un progetto che si chiama “Il tandem volante” e che finora ha permesso a Diego e alla sua compagna Cassandra di donare diversi tandem. I due mezzi con cui il gruppo è partito sono il diciassettesimo e il diciottesimo e sono stati acquistati grazie a una polentata organizzata dal Gruppo alpini di Piozzano. “Abbiamo coinvolto anche gli amici alpini di Cernusco in provincia di Milano – ha spiegato Guerriero – e come privati cittadini abbiamo deciso di prenderci in carico questa missione”. Il gruppo ha percorso ieri circa 140 chilometri e oggi ne “macinerà” altri 110: i ragazzi sono partiti ieri salutati da Maurizio Franchi dell’Ana di Piacenza e hanno attraversato le province di Cremona e Mantova per fermarsi a Verona e arrivare stasera a Trento. _parab.

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11/05/2018

All’Adunata trenta pullman di “penne nere” piacentine

Oltre un migliaio sono i piacentini che in queste ore stanno raggiungendo il Trentino per la tre giorni dell’Adunata Nazionale di Trento che si concluderà domenica 13 maggio con la grande sfilata. La Sezione di Piacenza sfilerà, in base al programma, verso le ore 13 e 30, e stavolta sarà l’ultima del raggruppamento dell’Emilia Romagna, che parte invertito a livello geografico rispetto al passato: prima la sezione Bolognese- Romagnola, ultima Piacenza. Già ieri sono arrivati le prime penne nere piacentine ma si prevede che il grosso partirà tra domani, sabato, e domenica mattina presto. La vicinanza con Trento rende favorevoli gli spostamenti in giornata ed è verosimile che molti gruppi si organizzino in tal senso. Saranno almeno trenta i pullman che porteranno le penne nere nostrane a Trento. L’Adunata Nazionale è uno degli eventi più attesi nel mondo alpino ed è da qualche mese che i gruppi locali si stanno preparando. «C’è chi ha organizzato permanenze di tre giorni, chi di due, chi solo di uno - spiega il presidente sezionale Roberto Lupi a “l’Alpino”, la rubrica settimanale curata da Nicoletta Marenghi su Telelibertà il venerdì alle 20 e 30- ; riteniamo, dalle stime degli anni scorsi, che partano per l’Adunata di Trento almeno mille tra alpini piacentini e loro famiglie». Trento è un luogo simbolo per le penne nere. «E’ stato appositamente scelto come sede dell’Adunata nazionale perché in questo 2018 - osserva il presidente Lupi - si chiudono tutte le attività che hanno commemorato il centenario della fine del la Prima Guerra Mondiale e della vittoria dell’Italia». Piacenza domenica sfilerà con la fanfara sezionale in apertura e con un alpino con una divisa storica come già è accaduto all’Adunata di Treviso. La schiera degli alpini piacentini sarà preceduta anche dal tradizionale striscione verde di Piacenza primogenita d’Italia. Sarà della parata anche un nuovo striscione con il motto “Il lavoro degli alpini è un patrimonio nazionale”, sull’onda dello slogan ufficiale dell’Adunata: “Nulla è impossibile”. Lo striscione è stato realizzato dal gruppo alpini di Carpaneto che parteciperà all’Adunata con particolare interesse dovendo organizzare e fine estate l’adunata provinciale piacentina, la cosiddetta “Festa Granda”. «Noi è da mesi che stiamo lavorando - spiega il consigliere Giovanni Marchesi - alla 67esima festa granda che terremo in settembre. Abbiamo anche preparato lo striscione per l’Adunata nazionale. Ed è toccato a noi preparare lo striscione ufficiale». In queste ore di partenza c’è grande fibrillazione per i tre giorni trentini. «Oltre a ritrovarsi insieme, che è già una cosa molto bella - dice Giancarlo Lorenzi, consigliere sezionale - l’Adunata è un’occasione per riconfermare i nostri valori che sono rispetto delle istituzioni e solidarietà. Onorare i morti aiutando i vivi». «L’adunata è il nostro appuntamento più importante ed è una grande festa» lo segue a ruota il consigliere sezionale Enrico Bergonzi. E’ ancora vivo il ricordo dei tre giorni piacentini del 2013. «Facevo parte del comitato organizzatore e mi ricorderò sempre dell’Adunata piacentina - dice con commozione Giuseppe Rovati, della segreteria della sezione alpini -. E’ venuto fuori il vero valore dell’alpinità e noi l’aspettiamo tutto l’anno». Federico Frighi

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11/05/2018

Assalto anti alpini: a Trento sassate contro lo shop della Schiavi

Il negozio temporaneo della Sartoria Schiavi di Vigolzone aperto a Trento in occazione dell’Adunata nazionale degli alpini è stato preso di mira da ignoti che hanno tirato sassate contro le vetrine. Il fatto è avvenuto nella notte tra mercoledì e ieri ed ha colpito uno dei negozi ufficiali di vendita di materiale promozionale dell’adunata degli alpini di Trento. Si tratta del negozio in via Santissima trinità, in pieno centro, di cui sono state colpite le due vetrine e la porta. Ignoti hanno scagliato dei grossi sassi contro i vetri antisfondamento, che non hanno ceduto, ma sono segnati dai colpi. L’esercizio commerciale colpito la notte scorsa è come detto gestito dalla Sartoria Schiavi di Vigolzone, che da sette anni gira l’Italia per le adunate, vendendo abbigliamento e oggetti con i marchi ufficiali. E’ l’unico punto vendita autorizzato dal Comitato organizzatore adunata in cui è possibile trovare i gadget con marchio Ana e con il logo dell’Adunata di Trento e rimarrà aperto fino a fine maggio. Nata nel 1978 come sartoria militare e produzione classica, l’azienda negli anni si è specializzata nella produzione di abbigliamento tecnico certificato, DPI e divise. Ad oggi dispone delle certificazioni CE, dell’autorizzazione Prefettizia per i Corpi di Polizia e del codice NATO. Scritte ingiuriose contro gli alpini erano già comparse nei giorni scorsi in centro a Trento e striscioni contro l’adunata sono stati affissi l’altra sera fuori da Sociologia, dove alcuni universitari hanno occupato l’aula studio Rostagno. «Sono anni che giriamo l’Italia con le adunate. Un fatto del genere non ci era mai capitato - ha dichiarato amareggiata Marica Montanari, responsabile della sartoria -. Gli alpini sono sempre i primi ad arrivare quando c’è bisogno, ad esempio con i terremoti: aiutano la gente, danno conforto. All’Aquila in occasione dell’adunata del 2015 hanno voluto che il nostro store fosse nel centro della città. Era tutto deserto, non c’era nessuna negozio agibile: il nostro temporary shop in breve tempo era diventato un punto di riferimento e dopo di noi sono arrivati altri negozi. Con l’occasione la gente aveva iniziato a passeggiare in città, dopo sei anni che il centro era deserto». Ad accorgersi dell’incursione è stato il dipendente del negozio, Giulio Biasini. «Ho sentito una gran botta, ma solo al mattino ha capito cosa era accaduto» ha spiegato al quotidiano l’Adige. «Dormo in una stanza attigua al laboratorio dello store - ha raccontato -. Nella notte ho sentito caos provenire dalla strada. Non mi sono preoccupato. Stamattina (ieri per chi legge, ndr) ho trovato le vetrine rotte ». Ieri la Sartoria Schiavi ha ricevuto la visita del presidente della provincia di Trento, Ugo Rossi. «Si è scusato a nome di tutti i trentini - ha spiegato Montanari - e mi ha donato un mazzo di fiori. Ha condannato l’accaduto e lo ha definito una ragazzata». Federico Frighi

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07/05/2018

Il “grazie” degli alpini ad Agostino Agogliati per i suoi 100 anni di vita in Valdaveto

Agostino Agogliati, classe 1918, è il primo centenario di Salsominore a raggiungere questo invidiabile traguardo. Lo speciale compleanno è stato vissuto con ben due eventi: il primo in famiglia; il secondo con gli alpini, accompagnati dal primo cittadino di Ferriere Giovanni Malchiodi. Il primo taglio della torta è avvenuto nel contesto famigliare, con il figlio Giovanni, i nipoti Teresina, Fabio con la pronipote Diana, la nipote Katia e il genero Luciano. Tutti insieme hanno rivolto al nonno un brindisi per un augurio davvero speciale. All’evento più istituzionale, il Gruppo Alpini di Ferriere - capogruppo Luigi Malchiodi - e il primo cittadino Giovanni Malchiodi hanno voluto rendere omaggio al neocentenario, con i speciali saluti alpini e della amministrazione comunale. Infatti Agostino è il primo di tre generazioni di alpini: al suo esempio si sono uniti il figlio Giovanni e il nipote Fabio. Con una memoria invidiabile, Agostino riporta ai giorni nostri praticamente cento anni di storia. Reduce di guerra, è stato alpino della 34esima Compagnia inquadrata nel Terzo Reggimento Susa. All’eta di 21 anni, fu chiamato alle armi, precisamente il 3 aprile 1939, pochi mesi prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale, avvenuto il 10 giugno dello stesso anno. Il nostro centenario fu subito impegnato nelle operazioni militari della Campagna di Francia, nel dipartimento della Savoia: «Siamo avanzati fino a Termignon. In seguito siamo rientrati in Italia a Macugnaga, ai piedi del Monte Rosa. Dopo un mese siamo stati inviati in Albania per l’invasione della Grecia». Ad Atene, un ufficiale aveva reclutato Agostino come autista, essendo in possesso di una patente di guida civile. Nel 1942, grazie all’appartenenza all’autocentro, non fu richiamato per l’Italia per la formazione della tristemente nota Armir: «I miei compagni, che erano rientrati in Italia, avevano poi perso la vita nella Campagna di Russia». In seguito, Agostino fu assegnato al servizio alla stazione in Val di Susa, nel centro di reclutamento dei richiamati alla leva: «Qui conobbi la mia futura moglie, Elma Peraldo, che presi in sposa nell’aprile del 1943 a Villar Foppiano, in provincia di Torino». E sull’8 settembre: «Eravamo diretti verso il meridione, per contrastare lo sbarco degli Alleati. Quando ero alla guida del camion, in dotazione alla fureria del comando, all’altezza di Sarzana, appresi che era stato firmato l’armistizio. Presi gli abiti civili e dopo lunghe e pericolose peripezie riuscii a ritornare a casa».

Il muratore che costruì i forni per il pane in valle e la chiesa di San Giuseppe

“Per la caparbietà, la voglia e la certezza di superare la metà agognata da tutti ma conquistata da pochi” la frase sulla targa donata dal sindaco Giovanni Malchiodi ad Agostino Agogliati. In rappresentanza del Gruppo Alpini, il capogruppo Malchiodi, con alcuni componenti, ha donato inoltre al centenario una speciale torta alpina commemorativa. Nel dopoguerra, Agostino è stato uno dei più apprezzati muratori grazie alla sue qualità professionali, in particolare nella realizzazione dei forni esterni, preziosi per la cottura del pane. Da ricordare anche il suo impegno nella costruzione della nuova chiesa dedicata a San Giuseppe Lavoratore, avvenuta negli anni sessanta del secolo scorso e di alcuni lavori di manutenzione all’antico oratorio del XIII secolo, dedicato a Sant’Agostino. Agostino Agogliati è l’ultimo dei figli di Giuseppe e Carolina Silva; l’ultimo dei fratelli Maria, Rosa, Primina, Giovanni e Mario scomparso qualche anno fa. Quest’ultimo fu il protagonista di un nostro servizio dedicato alla memoria della Valdaveto e della vicende che portarono Hemingway a pronunciare la famosa affermazione «Questa è davvero la valle più bella del mondo», mentre stava pescando nel “canyon” dove oggi sorge la Madonnina del Roccione.

Paolo Carini

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03/05/2018

Onore ai caduti, gli alpini di Boccolo Noce restaurano il monumento

I nomi dei caduti non possono essere dimenticati, soprattutto nei luoghi di montagna che più pagarono un tributo di sangue, dalle valli, giù, lungo i fiumi che divennero rosso sangue. Gli alpini di Boccolo Noce, piccola frazione del comune di Farini, hanno deciso di omaggiare chi sacrificò la propria vita per la libertà restaurando il monumento vicino alla chiesa parrocchiale. La cerimonia di inaugurazione è stata semplice, come semplici sono i valori dei monti, ma significativa e commossa, nell’ambito del raduno annuale degli alpini. Alla presenza del sindaco di Farini Antonio Mazzocchi, del cappellano sezionale don Stefano Garilli, del parroco di Farini don Luciano Tiengo e da numerosi alpini provenienti da vari comuni, il capogruppo Federico Gregori ha ringraziato tutti i volontari che hanno contribuito a rinnovare l’intera opera. Questa porta infatti tutti i nomi dei caduti del primo e del secondo conflitto mondiale; in modo particolare all’amica degli alpini Irene Isingrini, il grazie di una comunità, perché «con tanta pazienza e bravura ha evidenziato con apposito inchiostro a rendere leggibili i nomi dei caduti », è stato evidenziato. Dopo la messa è stata deposta una corona di alloro ai piedi del rinnovato monumento in onore di tutti i caduti. Non sono mancati i ringraziamenti da parte del sindaco Mazzocchi ai volenterosi alpini; è stato in particolar modo evidenziato il contributo di lavoro che regolarmente le Penne nere danno all’amministrazione comunale in occasione di feste patronali e fiere che regolamente si svolgono nel territorio. - Malacalza

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01/05/2018

Il gruppo alpini ha tirato a lucido il campo Daturi

La parola d’ordine è stata: pulire. Il gruppo alpini di Piacenza non si è certo perso in chiacchiere ieri e si è dato appuntamento al campo Daturi per tirarlo letteralmente a lucido. Armati di tantissima buona volontà, ma anche di scope, ramazze, tosaerba e forbici, le penne nere hanno pulito a fondo il Daturi in modo da renderlo perfetto in vista della Placentia half marathon che è in programma il prossimo 6 maggio. Troppo anticipo? Non si direbbe, dato che già fra qualche giorno il Daturi inizierà a essere allestito con le attrezzature necessarie per la mezza maratona. Ieri mattina così il capogruppo Gino Acerbi insieme ai suoi “colleghi” alpini ha diretto i lavori, provveduto a tosare l’erba e a pulire tutto il campo: «Non è certo la prima volta – ha spiegato – almeno tre o quattro volte all’anno infatti provvediamo a una pulizia approfondita di questa area. Del resto al Daturi noi abbiamo anche la sede e quindi ci teniamo che l’area sia in ordine, pulita e a disposizione della cittadinanza e soprattutto delle scuole che la usano per fare attività fisica». Per tutta la mattinata gli alpini si sono quindi alternati in diverse attività di pulizia: «La cosa che ci premeva di più fare era tagliare l’erba – hanno spiegato – in modo da poter mettere in sicurezza tutto il campo. Certo è una bella lavorata, ma noi lo facciamo davvero molto volentieri». E in effetti ieri mattina presto tutto il gruppo degli alpini si è dato appunta- Il gruppo di alpini di Piacenza che ha partecipato alla ripulitura del campo Daturi in vista anche della Placentia half marathon FOTO PARABOSCHI mento davanti all’ingresso del Daturi a barriera Milano e ha iniziato a pulire tutto: dalla scalinata alla sede dell’associazione. «Ci siamo dati da fare con un po’ di anticipo perché mercoledì prossimo al Daturi verrà portata l’attrezzatura necessaria da montare in vista della Placentia Half Marathon – ha chiarito Acerbi – e così il parco deve essere in ordine e pulito». Negli anni scorsi in più di un’occasione gli alpini avevano anche provveduto a pulizie “straordinarie” dell’area, a volte anche aiutati dagli stessi studenti: «Ora la situazione è decisamente migliorata – ha fatto notare Acerbi – ma ci abbiamo messo sempre molto impegno. Del resto questa è un’area che deve essere a disposizione di tutta la cittadinanza: se si presenta bene, pulita e a posto è meglio per tutti». Elisabetta Paraboschi

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01/05/2018

Festa granda a Murfess
di ADELMO GIOVANELLI


Anca in dal Piazinteii
urmai a lè una tradizion
ca una vota a l’ann as fa festa dabon..
istan tuca a Murfess ca cui mont
al gha la so storia.
I sarà mia le Alpi ma ien una bona pert
Ad appennini piazinteii.
Dal Mont Moria a Santa Franca
da la Mangura al Lama
par rivè a la Rocca di Casè.
A lè par cust quand era obbligatori
a fè al suldè pru un giuvan ad Murfess
al corpo …garantito a l’era cul ad gl’Alpeii..
Eccu parchè ancüra al dè d’incò
cul corp che, al và inanz cul so tradizion
par rispetè i valur cat porta a fè dal beii..
e mia da ultim una qulch’ura
in bona compagna cà la puterà
sicurament: Alegria!!!
Viva MURFESS Viva l’AIALPEN
Murfess, ott/des da Stembar 2017


TRADUZIONE
 

FESTA GRANDE A MORFASSO
Anche nel piacentino ormai è una tradizione
Che una volta all’anno si fa festa sul serio.
Quest’anno tocca Morfasso
che con i monti
Ha la sua storia.
Non saranno le Alpi ma sono una buona
parte degli appennini piacentini.
Dal Monte Moria a santa Franca
dal Menegora al Lama
per arrivare alla Rocca dei Casali
è per questo che quando era obbligatorio
a fare il soldato per un giovane che veniva
da Morfasso il corpo garantito era quello
degli Alpini ecco perché ancora
al giorno d’oggi questo corpo
va ancora avanti con le sue tradizioni
per rispettare i valori
che portano a fare del bene..
e non da ultimo una qualche
ora di compagnai
che porterà.. sicuramente ALLEGRIA!!!
Viva MORFASSO Viva gli ALPINI

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29/04/2018

Gruppo Alpini, sempre presente sul territorio e già al lavoro per la Festa Granda di settembre

Il Gruppo Alpini nasce nel lontano 1926 per opera di alcuni reduci del primo conflitto mondiale, coordinati dal Caporalmaggiore Giannetto Devoti che nel 1923 fu tra i collaboratori del Capitano Arturo Govoni nella costituzione della Sezione di Piacenza. Tra i propri Soci il Gruppo ha annoverato 6 alpini decorati, uno con medaglia di bronzo sul campo e cinque con croce di guerra al valor militare, meritate nel corso della seconda guerra mondiale. I Capigruppo che si sono succeduti in questi anni sono: Devoti Gianetto, Panni Giuseppe, Veneziani Leopoldo, Garbazza G.Franco, Copelli Tarcisio, Testa Fausto, Segalini Armando, Guidotti Andrea, Marchesini Guido, Brenni Giuseppe, Veneziani Carlo, Argellati Giorgio e Rigolli Aldo. La festa del Gruppo coincide con la terza domenica di marzo alla quale partecipa anche il gruppo di Cercino della Sezione Valtellinese con cui il Gruppo è gemellato. Nel corso della manifestazione vengono premiati i vincitori del concorso, intitolato all’Alpino Italo Savi, i 5 migliori elaborati svolti dai ragazzi delle terze medie aventi come tema gli Alpini, la loro storia e gli impegni nel sociale. Il Gruppo, che da tempo sta lavorando all’organizzazione della “67ª Festa Granda”, in programma a Carpaneto dal 7 al 9 settembre prossimi, ha già organizzato tre precedenti edizioni di questa festa, nel 1966, nel 1983 e più recentemente nel 2006, che hanno visto sempre una grande partecipazione. Nel 2009, grazie alle nuove energie portate dal successo di questa edizione della Festa Granda, il Gruppo riesce a dotarsi di una propria sede, collocata su area comunale in Largo degli Alpini, intitolata al proprio fondatore. Da sempre il Gruppo opera nell’ambito del volontariato con numerose iniziative e donazioni sul territorio comunale, in particolar modo rivolte alla scuola, alla parrocchia, agli anziani ed ai ragazzi diversamente abili, e con un’attenzione particolare rivolta al monumento ai caduti e alle stele commemorative dei caduti della grande guerra. Partecipa alle iniziative della Sezione ed a quelle nazionali, organizza pellegrinaggi e serate “per non dimenticare” ed è sensibile alle richieste che pervengono dall’Amministrazione Comunale. Il Gruppo, da decenni presente alla “Festa della Coppa” con un proprio apprezzato stand gastronomico, da tre anni collabora con gli organizzatori della “Colonna di Pace”, manifestazione storico-rievocativa che porta a Carpaneto numerosi mezzi militari del secondo conflitto mondiale. Il Gruppo, in continua crescita, conta al momento 148 soci e nel proprio Consiglio Direttivo annovera tre Consiglieri che ricoprono incarichi anche nella Sezione di Piacenza: Gianni Magnaschi - Consigliere di Vallata (Val Chiavenna), Giovanni Tondelli - Revisore dei Conti e Carlo Veneziani - Referente Sezionale Centro Studi ANA; inoltre grande soddisfazione per il Gruppo è data dall’avere tra i propri Soci il Colonnello Maurizio Plasso, Segretario Nazionale dell’Associazione Nazionale Alpini.

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16/04/2018

Primo raduno di vallata per gli alpini nel segno dell’amicizia e della solidarietà

Primo raduno di vallata per i gruppi alpini della Bassa Valnure. Ieri mattina i gruppi di San Giorgio, Pontenure, Podenzano, Vigolzone e Pontedellolio si sono ritrovati per celebrare ancora una volta i propri valori ed onorare i caduti, con la consapevolezza che oggi più che mai è necessario lavorare nella quotidianità per il bene di tutti e per la pace, senza cadere nel protagonismo. Il primo raduno di vallata è stato organizzato dal gruppo di San Giorgio, guidato da Graziano Franchi che ha ricordato il suo predecessore, Giuseppe Cravedi, che ha diretto le penne nere di San Giorgio per 50 anni, un compito non facile, ha commentato Franchi. I numerosi gagliardetti, riuniti nella cortazza del castello dove sono stati accolti da un verde drago (simbolo di San Giorgio) con il cappello alpino, hanno sfilato per le vie del paese accompagnati dalla fanfara alpina sezionale fino al monumento ai caduti. Solenne l’omaggio a chi ha perso la sua vita per gli ideali della Patria e il ricordo alle penne nere “andate avanti” perché il loro sacrificio non sia vano. A questo si è ricollegato anche il pensiero della vicesindaco Donatella Alberoni. «Proprio quest’anno - ha osservato - ricorre il centenario del termine della prima guerra e non si possono dimenticare i 41 mesi di lotta, i combattimenti e gli adattamenti a condizioni difficilissime di tanti giovani. Ricordiamo i quasi 25mila morti alpini, i 77mila feriti e i 18mila dispersi. E’ importante che il senso del dovere e del sacrificio dei nostri vecchi si sia trasformato in servizio per il tempo di pace che è spesso minacciata, come in questi giorni, perché una Patria da difendere, soccorrere e ricostruire c’è sempre. E così gli alpini sono a fianco dei paesi e delle persone in difficoltà. Grazie al gruppo di San Giorgio per l’aiuto che ha sempre dato al paese, all’amministrazione comunale e a tutte le associazioni». Esempi sono la collaborazione con la Caritas, il banco alimentare e il restauro del monumento ai caduti della prima guerra mondiale posta di fianco alla chiesa, terminato proprio in questi giorni. Tanti alpini ma anche tante autorità hanno partecipato al raduno, dal sindaco Giancarlo Tagliaferri ai rappresentati delle forze dell’ordine. Per la sezione Ana Piacenza i vicepresidenti Gianluca Gazzola e Pierluigi Forlini, il quale ha ringraziato il gruppo di San Giorgio perché “porta avanti i valori in cui tutti noi ci riconosciamo: amicizia e solidarietà”. Significativo il messaggio di Roberto Migli, revisore dei conti nazionale, che ha portato il saluto del presidente Ana Favero, ma ha pure invitato tutti gli alpini a non peccare mai di protagonismo. «Siamo alpini - ha detto -, sempre pronti a lavorare nel segno dei nostri grandi valori, non a farci vedere». In chiesa la messa celebrata dal cappellano sezionale don Stefano Garilli e dal parroco don Claudio Carbeni prima del momento conviviale e di festa. Nadia Plucani

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13/04/2018

Gruppo alpini, Carpaneto si rifà il look in vista della “Festa Granda”

Il gruppo Alpini, coordinato dal capogruppo Aldo Rigolli, è già impegnato ad organizzare la “Festa Granda” che si terrà a Carpaneto i prossimi 7, 8 e 9 settembre. Per arrivare al meglio all’appuntamento si sta adoperando, come sempre, anche a favore della comunità con numerose iniziative volte soprattutto alla manutenzione e al ripristino di aree comuni del paese. Infatti, nelle scorse settimane sono state ripristinate la siepe e il prato nella parte posteriore del monumento, che lo stesso gruppo aveva provveduto ad impiantare nel mese di aprile del 2016, ma compromessi a causa della siccità dello scorso anno con il conseguente divieto di irrigazione. Nei giorni scorsi, poi, su richiesta dell’Amministrazione Comunale, gli Alpini si sono fatti carico della potatura delle siepi del giardino attorno all’area del monumento e di una pulizia totale sotto alle stesse, riportando la zona attorno al monumento ad un aspetto molto più gradevole. Per la manifestazione di settembre un primo segnale lo si può già vedere dal grande striscione che è stato posizionato all’ingresso di piazza XX settembre, nei pressi del palazzo comunale. A tal proposito sono già stati fatti diversi incontri sia con il sindaco Andrea Arfani sia con il presidente sezionale degli alpini Roberto Lupi. Il capogruppo Rigolli con alcuni alpini del gruppo di Carpaneto hanno così esposto le varie problematiche che si dovranno affrontare per risolvere tutti i problemi logistici e di accoglienza. La macchina organizzativa comunque è già avviata e l’esperienza maturata dal gruppo in altri grandi eventi territoriali non manca certo, basti pensare alla festa della coppa che vede da sempre il gruppo alpini di Carpaneto in prima fila per gestire diversi aspetti della manifestazione più importante del paese. I prossimi impegni che attendono il Gruppo sono la partecipazione alle celebrazioni del 25 aprile, la collaborazione con l’organizzazione della manifestazione storico-rievocativa “Colonna di Pace” sabato 12 maggio, e la partecipazione all’Adunata Nazionale di Trento domenica 13 maggio. Come dice lo striscione, “Aspettando la Festa Granda” nessuno rimane con le mani in mano e l’intera comunità si prepara ad assecondare gli alpini per la miglior accoglienza possibile dei numerosi visitatori che arriveranno ad onorare la ricorrenza. _Fabio Lunardini

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11/04/2018

Le penne nere sfilano a San Giorgio al suono della fanfara di Pontedellolio

Domenica alpina a San Giorgio per il primo raduno di vallata dei gruppi della Bassa Valnure. I gruppi di San Giorgio, Pontenure, Podenzano, Vigolzone e Pontedellolio domenica si ritroveranno insieme per vivere il raduno di vallata, una iniziativa proposta dalla Sezione alpini di Piacenza. L’evento 2018 è organizzato dal gruppo alpini di San Giorgio. Il programma prevede alle 9 l’ammassamento alla Cortazza del castello del municipio, alle 9.45 la partenza ed alzabandiera e onore ai caduti ai monumenti, alle 11 la messa in chiesa e il rompete le righe. La mattinata sarà accompagnata dalla fanfara alpina di Pontedellolio. Il gruppo di San Giorgio, guidato da Graziano Franchi conta circa 50 iscritti, 40 dei quali alpini e dieci amici degli alpini. Lo scorso anno, nel mese di febbraio, ha festeggiato in grande il 60esimo anniversario di fondazione, ma tante sono state le iniziative del gruppo che vale la pena di ricordare per lo scopo con cui sono state organizzate che è sempre quello di “Onorare i morti aiutando i vivi” secondo il motto alpino. «A gennaio e marzo 2017 – ricorda Franchi – abbiamo organizzato una polentata benefica i cui proventi sono stati donati in supporto di realtà bisognose. Abbiamo partecipato alla raccolta alimentare cui la popolazione ha aderito in modo generoso e contribuito a fare in modo che Caritas avesse una sede in cui stoccare gli alimenti da distribuire ai bisognosi di San Giorgio. Con le iniziative proposte siamo riusciti a donare a Caritas anche un frigorifero». Momenti di volontariato che si uniscono a iniziative di aggregazione e di festa. Impegnati con la castagnata benefica, la preparazione e distribuzione del vin brulé nell’occasione del concerto della Schola Cantorum di San Giorgio, della festa di Carnevale e della festa dell’Age (associazione genitori), hanno partecipato a tutte le feste organizzate in paese dando una mano alle associazioni. E non si sono tirati indietro nemmeno lo scorso anno quando si è trattato di allestire e montare le luminarie di Natale per il Comune e di contribuire alle spese per le corone di alloro da collocare ai monumenti durante le commemorazioni. Un lavoro prezioso quello degli alpini per cercare di fare comunità e fare del bene. Anche l’anno scorso, nel periodo natalizio, hanno omaggiato di pacchi - dono gli ospiti della casa di riposo. Si sono inoltre interessati per la risistemazione della cappella dell’Aeronautica di Centovera. _Nadia Plucani

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10/04/2018

Poesie di “pace” nel ricordo di un soldato: premiati gli alunni

La pace? È un tesoro che brilla come l’oro. È un fiore che regala tanto amore. È più importante di un semplice diamante. Così, e in tanti altri modi, l’hanno definita gli alunni di 4ª e 5ª elementare e della media di Gragnano che hanno partecipato al concorso “Una poesia per la pace”, in memoria del compaesano Dario Sogni, che combattè in tutta Europa nella seconda guerra mondiale. Rientrato dal fronte, ha raccontato alla figlia Federica le sue tragiche vicissitudini, una testimonianza che lei, professoressa di lettere, ha sempre riportato ai suoi alunni perché dai racconti di vita vissuta è possibile cogliere il senso profondo dei grandi avvenimenti storici e i valori che sono in grado di trasmettere. «Il premio nasce dalle lezioni tenute in classe sui conflitti mondiali, arricchite dal prezioso contributo di Alpini e Croce Rossa» ha detto l’insegnante al pubblico che gremiva una sala del centro culturale. «Quei fatti di morte hanno fatto sorgere un grande desiderio di vita: abbiamo istituito il concorso per raccogliere l’eredità ideale offerta da chi, come mio padre, ha combattuto o addirittura ha offerto la vita per donarci la libertà». E nulla, meglio del disegno e della poesia, può esprimere al meglio il desiderio di pace. Gli alunni sono stati invitati a svolgere rappresentazioni artistiche o a scrivere composizioni. Il risultato sono state parole in grado di stupire ed emozionare. Per la scuola media si sono classificate prime, parimerito, Laura Bianchi di 3ªH con la composizione “Solo un nome” e Silvia Veneroni di 2ªG con “Pace negata”; secondi Alessandro Morganti (1ªG) con “Candida pace”, Tommaso Casali (1ªH) con “Finalmente pace”, Fjona Krasniqi (2ªH) con “È lì che il mondo risorgerà” e Francesco Albertazzi (3ªG) con “Notte d’inverno”. Per le elementari riconoscimenti sono stati assegnati ai lavori: “La Pace” di Arianna Balocchi, Noemi Buttacavoli, Francesca Mazzoni e Rohin Singh (4ªG); “La Pace” di Elena Bersani, Daniele Cetti, Alessandro Falanga e Mihaela Stefanet (4ªH); “La pace è” di Melissa Moia e Giada Sartori; “Una poesia sulla pace” di Greta Delli Antoni, Alessia Napolitano e Denis Bonesta. «L’iniziativa – ha detto il sindaco Patrizia Calza – rientra in un percorso ampio che portiamo avanti con la fondamentale collaborazione della scuola perché i nostri ragazzi imparino a riconoscere i momenti importanti della storia d’Italia e di Gragnano».

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06/04/2018

San Nicolò, dopo i lavori torna a splendere la cappella del cimitero

Divenuta ormai un ricordo la realizzazione della nuova chiesa del paese, San Nicolò si consola con la cappella del cimitero locale, diventata un piccolo gioiello grazie alla ristrutturazione inaugurata appena prima di Pasqua. Nella sua nuova versione la cappella ha un nuovo altare realizzato in legno al posto di quello vecchio in cemento armato che è stato asportato; c’è un crocifisso, sempre in legno, messo a disposizione dalla Curia, con la stampa del crocifisso di San Damiano, quello che “parlò” a Francesco d’Assisi (l’originale, del secolo XII, si trova ad Assisi in Santa Chiara). In questo modo si è compiuto l’adeguamento liturgico dell’intera zona del presbiterio. E’ stata poi data una rinfrescata alle pareti - con i colori bianco e rosa - e alle panche in legno che sono state lucidate e ravvivate. Il tutto è stato realizzato grazie alla collaborazione fattiva di più realtà del paese. Ed è soprattutto questo aspetto che il parroco, don Fabio Galli, ci ha tenuto ad evidenziare. «Il Comune di Rottofreno si è fatto carico delle opere murarie, il gruppo Alpini di San Nicolò della manodopera e della tinteggiatura delle pareti nonché della lucidatura delle panche, la parrocchia con la diocesi di Piacenza- Bobbio del nuovo altare e del crocifisso» ha elencato il parroco. «Ne è nata una importante collaborazione - ha osservato - che ha permesso di restituire alla chiesetta del cimitero uno stile ed un decoro importante per quel luogo della memoria caro a tutta la cittadinanza ». _Fri.

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30/03/2018

«Nessuno potrà mai dimenticare la tragica battaglia di Nicolaevka»

«Nikolaevka: nessuno di noi l’ha mai dimenticata». Pasquale Corti era uno dei diecimila reduci della battaglia sul fronte russo: un alpino artigliere nella divisione Tridentina del gruppo Valcamonica che nel 2015 è mancato, ma la cui testimonianza per fortuna è rimasta. Il merito va tutto a un giovane e bravo regista, Marino Olivotto, che sulle vicende della campagna di Russia e di Corti in particolare ha realizzato un docu-film di rara sensibilità intitolato “Il piombo e la neve. La guerra vista con gli occhi degli uomini” che l’altra sera è stato presentato nella sede del gruppo degli alpini di Sarmato. La serata, promossa in collaborazione con la parrocchia e il Comune del paese, si è aperta con la consegna da parte del sarmatese Marzio Mascellani di un dettagliatissimo plastico dedicato alla ritirata di Russia agli alpini; insieme a lui anche Gianlorenzo Siboni ha portato una serie di cimeli storici e un bel pannello di grandi dimensioni raffigurante un altro momento della ritirata. Ma al di là di questo, il vero protagonista della serata, aperta dall’intervento di Sesto Marazzi del gruppo alpini di Sarmato e chiuso dal “past president” delle penne nere Bruno Plucani, è stato proprio il documentario di Olivotto, le vicende degli italiani che fra il 1942 e il 1943 finirono sepolti nella neve nel tentativo di tornare a casa. «Non ho voluto fare un film di guerra – ha spiegato il regista – ma semmai rimettere al centro l’umanità dietro le uniformi. Perché? È semplice: ricordare significa rimettere al centro il cuore, rimembrare vuol dire vivere con le membra, con il corpo. Il mio lavoro va in questa direzione che poi è quella del fare memoria, ossia del passare il testimone e trasmettere la storia ». Quella dei giovani soldati che a migliaia non tornarono dalla Russia è stata tutta rappresentata da Corti, autore anche di un libro intitolato “La disfatta” da cui poi si è ispirato il film: i suoi ricordi, le sue parole raccolte con onestà e affetto da Origotto hanno aperto uno squarcio su una delle pagine più dolorose dell’ultima guerra mondiale, ma anche su quella che tende a essere circondata da una spessa retorica. «Eravamo dei disgraziati: avevamo le munizioni contate, 35 colpi a testa e quando siamo partiti non sapevamo se saremmo tornati – aveva spiegato Corti al regista – Nikolaevka nessuno di noi l’ha mai dimenticata. Abbiamo conosciuto la guerra e chi, come me, ha avuto la fortuna di rivedere casa sua ha capito quanto conti la pace. E quanto sia da amare». _Betty Paraboschi

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28/03/2018

A Fiorenzuola torna la gara delle uova con il “Ponta e cül”

Il gioco delle uova sode “Ponta e cül” è arrivato alla bellezza di 45 edizioni. Torna domenica e lunedì in piazza Molinari dove gli operai del Comune hanno già allestito il palco. Attenzione: ci si sfida sia sul palco, sia in piazza. Sul palco ci sono le gare ufficiali, in piazza quelle informali che coinvolgono grandi e piccini. Organizzazione affidata a Pro Loco, Age (associazione genitori) e gruppo Alpini. Proprio per educare i più piccoli ad un gioco sano, semplice, e che mette in relazione le persone, anche quest’anno gli Alpini del Gruppo di Fiorenzuola sono stati nelle scuole dell’infanzia per insegnare il “Ponta e cül”: si battono i gusci delle uova sode e si batte anche l’avversario. Il premio? Chi vince conquista l’uovo sodo dell’avversario. Gli alpini, amorevoli e teneri, sono stati accolti con grande entusiasmo da bimbi e maestre delle scuole materne San Fiorenzo, San Rocco, Rodari, San Protaso, I Gelsi di Fiorenzuola e all’asilo la Vigna di Alseno. Le penne nere, armate di uova sode, sono entrate anche nel centro disabili San Bernardino di Fiorenzuola. Per il Gruppo Alpino si sono prestati come volontari Roberto Buschi, Walter Tago, Franco Ferraroni, Giorgio Corradi, Alberto Tidone, Franco Meneghelli, Alberto Mezzadri, Giorgio Gainotti, Alberto Poggi, Luigi Bosi. Per l’Age ha partecipato il maestro Adriano Fanti. Per mantenere la tradizione sabato mattina gli alpini si troveranno nella propria sede, dotata di cucina, per la cottura delle uova sode che serviranno per il torneo. Gli appuntamenti con la gara in piazza sono domenica 1 aprile dalle 9 con la sfilata di uova colorate per il gioco informale; dalle 10,30 andrà in scena il torneo dei bar partecipanti e saranno distribuiti i 4 trofei ai primi classificati. Il lunedì di Pasquetta è invece dedicato ai bambini, sempre con inizio alle ore 9. Alle 10,30 andrà in scena la nona edizione del Memorial Paolo Gianessi, per ricordare l’alpino, volontario, attivo nella Pro loco e genitore, scomparso prematuramente 9 anni fa. Il Memorial, voluto da Age, è riservato ai giovani delle società sportive cittadine. Parte del ricavato verrà devoluto in beneficenza. Le uova del torneo infatti vengono fornite dall’organizzazione, ma per chi vuole sperimentarsi nel gioco libero è prevista una cifra modica per comprare i sacchetti di munizioni, pardon di uova. _Donata Meneghelli

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24/03/2018

In tandem all’Adunata Alpini per aiutare i ciechi di Trento

Hanno già donato 16 tandem, cioè quelle biciclette speciali su cui si può viaggiare in due, insieme, pedalando. In due, ognuno mette quello che sa fare: e così non importa se uno dei due ciclisti non vede, perché bastano quattro gambe e un paio di occhi. L’impegno di Cassandra Poggioli e Diego Guerriero dell’associazione “Tandem volante” ha portato così a donare, tramite raccolte fondi, tandem all’Unione ciechi di Piacenza, all’Assofa, ad Oltre l’Autismo, all’Unione ciechi di Lodi, all’ufficio per la disabilità di Alessandria, ad Univoc di Reggio Emilia, ad Impronta per i ragazzi down di Chioggia, all’Unione ciechi di Lodi, all’associazione “La Zanzara” di Adria, a “Downdadi” di Adria. Alla coppia di piacentini che ha dato collante a sport a solidarietà si sono uniti tanti amici pronti a dare “ali” al tandem: «Grazie alla donazione ricevuta dai frequentatori del corso per vice ispettori della Polizia di Stato abbiamo potuto acquistare un tandem mtb che abbiamo affidato a Davide Valacchi, non vedente, e a Marco Fascinetti di Ascoli Piceno. Lo useranno per viaggiare da Ascoli Piceno verso Pechino per il progetto “I to eye”. Una volta giunti nella città cinese, doneranno i tandem a un’associazione per non vedenti». La generosità di Pier Giovanni Niccolai A sinistra, i promotori del progetto “I to eyes”, con Guerriero e Poggioli; a destra, Pier Giovanni Niccolai, che ha donato il suo tandem, con la moglie e quella di chi ha preso parte alla polentata organizzata a Piozzano col gruppo Alpini, servirà per portare questi speciali mezzi a Trento, in maggio: Diego e altri tre alpini raggiungeranno infatti l’adunata nazionale delle Penne Nere per donare i tandem all’unione ciechi di Trento. E poi: «A giugno pedaleremo col nostro tandem e l’associazione “Il vento tra le ruote”, in collaborazione con Avis Piacenza, Avis Bettola e Avis Alessandria, verso Amatrice per raccogliere fondi e donarli alla città colpita dal terremoto », precisa Diego. Senza limiti, dunque: «A ottobre, in Nepal, useremo il tandem per raggiungere il paesino dove vive la nostra piccola Kajal, una bimba adottata a distanza grazie a “Save the Children”. A Katmandu, doneremo il tandem a un’associazione prociechi».

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24/03/2018

Lino Inzani è “andato avanti” «Il suo valore, nostra guida»

Si è spento un altro gentiluomo delle montagne dell’alta Valdarda: Lino Inzani, nato nel 1924 a Monastero, se ne è andato giovedì pomeriggio e con lui è venuta a mancare una delle memorie storiche più formidabili del territorio. Inzani era anche uno dei “ragazzi” morfassini che per amore della libertà avevano abbracciato la causa della Resistenza, senza dimenticare che era anche uno degli iscritti più anziani della sezione morfassina degli Alpini, il Corpo militare che amava tantissimo e nei ranghi del quale aveva fatto il servizio di leva dall’aprile del 1943 fino al “rompete le righe” avvenuto l’8 settembre dello stesso anno. Avevamo incontrato Lino nell’ottobre di due anni fa; la sua memoria era davvero prodigiosa, e ci aveva anche raccontato che suo nonno Andrea Inzani (alto circa due metri e per questo soprannominato Deriòn Picen, “Andrea il Piccolo”) era stato in gioventù in Germania, che all’epoca si chiamava Prussia, e Lino Inzani è “andato avanti” «Il suo valore, nostra guida» si era guadagnato da vivere suonando l’organetto. E proprio là aveva incontrato la sua futura moglie, una ragazza genovese di nome Luigia Basso: poi si erano sposati in una cittadina poco distante da Berlino, e dalla loro unione erano nati nove figli e l’ultimogenito, Antonio, classe 1899, era il padre di Lino. Lino ci aveva parlato molto di suo padre Antonio, combattente sul Piave durante la prima guerra mondiale e cavaliere di Vittorio Veneto: «Pensa che su tre battaglioni si erano salvati in quindici, e tra questi c’era anche mio padre», diceva Lino, il quale ricordava con lucidità anche il periodo della lotta partigiana: si era portato dentro per più di 30 anni una pallottola, “reliquia” di quel drammatico periodo: «È stato un colpo di pistola », ci aveva confidato. «Il proiettile mi ha perforato la guancia e poi si è andato a conficcare vicino alla scapola sinistra». Lino Inzani aveva lavorato come cantoniere fino alla pensione, ma era noto anche per essere stato il formidabile “cantiniere” del ristorante “Bellaria” di Case Inzani di Monastero, luogo di ritrovo di cacciatori, di lieti incontri, dove in tanti hanno festeggiato anche matrimoni, cresime, comunioni. La “Bellaria” era stata inaugurata nel 1980 e per tanti anni è stata un prezioso punto di riferimento per valligiani e turisti, un luogo dove tutti erano accolti dal sorriso e dalla simpatia di Lino e dove si gustavano le ghiottonerie preparate da sua moglie, Ida Bardetti, formidabile cuoca. Lino Inzani non mancava mai di partecipare alle adunate organizzate dalla Penne Nere morfassine e non è voluto mancare neanche alla Festa Granda che si è tenuta a Morfasso nel settembre scorso, durante la quale aveva ricevuto un riconoscimento dall’amministrazione comunale. «Abbiamo perso un punto di riferimento importantissimo per tutto il nostro territorio», ha detto il sindaco Paolo Calestani. «Lino era un galantuomo d’altri tempi. Le persone come lui, con il loro esempio, ci hanno indicato e ci indicano la strada da seguire». I funerali di Lino Inzani si terranno oggi, alle ore 15, a Monastero. - Gianluca Saccomani

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24/03/2018

Agazzano, dono degli Alpini per i bimbi curati in Pediatria

Gli alpini di Agazzano si prendono a cuore i piccoli pazienti del reparto di Pediatria dell’ospedale di Piacenza. Ecco perché ieri mattina le penne nere agazzanesi - reduci dal raduno di vallata che la scorsa domenica li ha visti festeggiare insieme agli alpini di Piozzano, Castelsangiovanni e Sarmato - hanno deciso di donare un otoscopio che servirà a visitare i bambini che ricevono le cure della Pediatria. Lo strumento viene usato per esami che riguardano l’orecchio. «Prima di acquistare l’otoscopio – dicono gli alpini che ieri hanno visitato il reparto guidato dal primario Giacomo Biasucci – abbiamo chiesto quali fossero le necessità più impellenti e ci hanno indicato questo strumento». A consegnarlo al personale del reparto si è recata una delegazione di penne nere guidate dal vicecapogruppo, Enio Capucciati. Solo pochi giorni fa gli alpini si sono resi protagonisti di un altro intervento, questa volta a favore della comunità agazzanese, prendendosi a cuore il restauro della statua della Madonna di Lourdes che si trova nel cortile della locale scuola materna. Nel prossimo mese di maggio, in occasione della fiera dell’Ascensione, saranno come sempre presenti con uno stand di lato il palazzo comunale di Agazzano per raccogliere fondi e per promuovere le loro attività. L’otoscopio ieri donato alla pediatria dell’ospedale di Piacenza è stato acquistato proprio con i fondi raccolti durante attività come questa. Sempre nel mese di maggio anche una delegazione di penne nere agazzanesi sarà presente all’adunata nazionale, che quest’anno si terrà nella città di Trento. Il gruppo conta oggi un’ottantina di iscritti guidati dal capogruppo Emanuele Boccellari._ MM

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20/03/2018

Grazie al cuore degli alpini restaurata la statua della Madonna di Lourdes

Nulla ferma la carica alpina: nemmeno il vento e la pioggia che hanno provato, senza riuscirci, a guastare il raduno delle penne nere di tutta la bassa Valtidone e Valluretta che si sono date convegno ad Agazzano. Il paese ha ospitato centinaia di alpini giunti non solo dal vicino comprensorio e dall’intero Piacentino, ma anche da Vicenza, Paderno del Grappa e dalla Val Camonica. Tutti uniti nel segno di quei valori di cui le penne nere da sempre si fanno portatrici all’interno delle loro comunità. Ad Agazzano questi valori si sono concretizzati in gesti visibili a tutti, come il restauro della statua della Madonna di Lourdes che si trova nel cortile della scuola materna e che da sempre è un simbolo di devozione popolare. L’inaugurazione del restauro, realizzato grazie alle penne nere agazzanesi, è stato uno dei momenti che hanno scandito la festa durante la quale c’è stato anche il tempo per la benedizione, durante la messa celebrata dal parroco don Fabrizio Bonelli, del nuovo gagliardetto del gruppo agazzanese. «Gli alpini per noi - ha sottolineato il parroco durante la messa - sono sinonimo di cosa significhi essere seguaci di Cristo. Di cosa significhi dare sempre tutto. Nel restauro della statua della Madonna leggiamo cosa vuol dire avere nel cuore radici cristiane». «Un gesto che ci dimostra anche un grande senso civico di cosa voglia dire rimboccarsi le maniche per il proprio paese» ha detto invece il sindaco Mattia Cigalini. La sfilata lungo le vie del paese, nonostante la pioggia battente, è stata accompagnata dalla Fanfara Val Camonica e dai figuranti di “Militaria 1848-1918” che hanno arricchito con la loro presenza il nutrito gruppo di penne nere, tra cui anche il gruppo di Paderno del Grappa con cui gli alpini di Agazzano hanno stretto un gemellaggio ufficiale. Tra i presenti alla festa, il secondo raduno di vallata organizzato nel Piacentino, c’erano anche il consigliere nazionale Roberto Migli e il presidente della sezione piacentina Roberto Lupi. Durante l’inaugurazione del restauro della Madonna gli alpini hanno distribuito la copia di una preghiera che negli anni Sessanta veniva recitata di fronte alla statua.

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19/03/2018

Cortemaggiore, fiera sotto la pioggia ma si guarda già alla Festa Granda

È stata segnata pesantemente dalla pioggia l’edizione 2018 della Fiera di San Giuseppe. Incessante per tutto il pomeriggio della domenica, ha tenuto lontano le migliaia di visitatori che normalmente affollano il paese durante la prima e più importante fiera agricola provinciale. All’inaugurazione tuttavia, ieri mattina, erano presenti numerosissime autorità civili e militari, erano rappresentate le forze dell’ordine e un numero altissimo di comuni piacentini, questo a significare l’importanza dell’evento. Il taglio del nastro è stato eseguito dal sindaco Gabriele Girometta con al suo fianco gli amministratori magiostrini, i parlamentari neo eletti, Pietro Pisani (Lega), Tommaso Foti (Fratelli d’Italia) ed Elena Murelli (Lega); per la Provincia era presente Luca Quintavalla. Dopo l’inaugurazione ufficiale il corteo ha visitato i vari stand. La Pubblica assistenza ha organizzato per i bambini, un piccolo laboratorio di decorazione uova per abbellire la tavola di Pasqua. La Coldiretti ha raccolto più di 150 firme, tra le quali anche quella del sindaco Girometta, per l’iniziativa chiamata #StopCiboFalso che si prefigge di chiedere all’Unione Europea di rendere obbligatoria l’indicazione di origine degli alimenti, sia per una massima trasparenza che per tutelare nel migliore dei modi la salute dei consumatori. Sotto il tendone del Grana Padano Festival la banda musicale La Magiostrina attendeva le autorità per poi scortarle fino al Corte Food, una mostra-mercato enogastronomica, allestita nel convento francescano. Gli alunni dell’istituto Marcora, con il loro coordinatore Amedeo Ferri, hanno fatto una dimostrazione di arte norcina, producendo sotto gli occhi stupiti dei visitatori, un salame, partendo dalla macinatura della carne, l’impasto, insaccatura e legatura. Il maestro norcino è stato il docente per la lavorazione di carne suina Fabrizio Mazzoni. Presso il convento francescano, dopo aver salutato ed apprezzato l’esposizione Corte Food, organizzata dall’Associazione Turistica, le autorità hanno incontrato, nella loro sede, il gruppo alpini, che nella giornata di sabato hanno avuto la conferma dell’organizzazione della Festa Granda 2019. «Festeggeremo al meglio anche il nostro 50esimo – ha commentato il capo gruppo Fabio Devoti -. Siamo già pronti, avremo anche la collaborazione degli alpini-paracadutisti, un valore aggiunto che attirerà molta attenzione. Sarà un’occasione per ricordare i tanti amici che non sono più con noi e sono sicuro che oltre a quelli che già ci hanno comunicato il loro sostegno, tante altre associazioni ci aiuteranno. La nostra porta è aperta, sarà una grandissima Festa Granda». Un particolare ringraziamento è stato conferito, al pomeriggio, all’associazione dei trattori d’epoca, che ha esposto pezzi importanti, come uno schiacciasassi Bubba del 1930.

Fabio Lunardini

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18/03/2018

Cortemaggiore batte Sarmato e si aggiudica la Festa Granda del 2019

Nel 2019 non ci sarà solo il Raduno del II Raggruppamento alpini (Lombardia ed Emilia Romagna) a catalizzare l’attenzione dei piacentini con l’arrivo di quasi 25mila penne nere in città. Ci sarà anche la tradizionale Festa Granda, ovvero il raduno sezionale delle penne nere piacentine. Ieri l’assemblea sezionale ha votato per Cortemaggiore che, con una maggioranza di 55 voti, ha superato Sarmato, rimasto indietro a quota 36 consensi. Era candidato anche il gruppo di Perino ma ha preferito rinunciare. Da una parte il capogruppo di Sarmato, Sesto Marazzi, che ricorda come nel 1997 la Festa Granda di Sarmato venne flagellata dal cattivo tempo. «Vorremmo riprovarci una prossima volta» si augura. Dall’altra il capogruppo di Cortemaggiore, Fabio Devoti, che sottolinea come nel 2019 ricorra il cinquantesimo di fondazione del gruppo alpini magiostrino. «Abbiamo il sostegno delle scuole e della popolazione; hanno dato il loro ok anche gli abitanti delle frazioni e delle piccole località vicine a noi» fa sapere. Alla fine la spunta Cortemaggiore. Abbraccio Marazzi-Devoti e tanta emozione per quest’ultimo. «Tra alpini e a ggregati siamo in 65 - fa i conti -, ci metteremo subito al lavoro». _Fri.

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18/03/2018

Un anno con gli alpini piacentini: amor patrio e 22mila ore di solidarietà

Ben 22.730 ore di volontariato e quasi 63mila euro di fondi in opere di beneficenza e solidarietà. Bastano questi due numeri per descrivere chi sono gli alpini della provincia di Piacenza. Due numeri che acquisiscono un valore ben maggiore rispetto alle didascaliche cifre che descrivono. Già, perché «è facile essere alpini in Veneto e Lombardia, terre di storia per le penne nere - dice nel suo breve ma significativo intervento il consigliere nazionale Ana, Mauro Azzi -; non altrettanto essere alpini in una regione come l’Emilia Romagna (dove le tradizioni sono altre, ndr.)». Nell’auditorium Casa del Popolo di Rivergaro, imbandierato dal gruppo alpini locale, ieri pomeriggio si è riunita l’assemblea annuale della Sezione alpini di Piacenza che riunisce 46 gruppi in tutto il territorio provinciale. Erano presenti un centinaio di delegati. A presiedere Carlo Fumi, uno degli ex presidenti di sezione. «L’anno appena trascorso è stato particolarmente intenso - sottolinea il presidente sezionale Roberto Lupi, all’ultimo anno del suo secondo mandato -; ci ha visti impegnati in tante iniziative che abbiamo portato a termine con la solita disponibilità e caparbietà, elementi caratterizzanti il nostro “essere alpini”». Chiede l’applauso dell’assemblea per due volte. La prima quando cita «il contributo di oltre 25mila euro raccolti grazie alle donazioni di Gruppi e privati cittadini e girati alla Sede Nazionale per gli interventi di ricostruzione nelle zone del Centro Italia colpite dal terremoto». La seconda quando, nell’ambito delle attività gestite dal Centro Studi, vuole evidenziare la raccolta e la catalogazione dei dati del Libro Verde da trasmettere alla Sede Nazionale: «Nel 2017 abbiamo “donato” alla comunità oltre 22.730 ore di volontariato e quasi 63mila euro di contributi a favore di opere di beneficenza e solidarietà, dati che ci rendono particolarmente orgogliosi». Un po’ di numeri. Al 31 dicembre 2017 la Sezione di Piacenza contava 2.780 soci, di cui 2.269 ordinari (alpini) e 511 aggregati. Rispetto al 2016 un incremento di 16 soci (- 14 soci ordinari + 30 soci aggregati). «Il calo è stato limitato dall’incremento dei soci aggregati mentre diventa sempre più difficile rimpinguare le fila dei soci ordinari» commenta Lupi. Che non le manda a dire: «Tra tutti i danni che ha causato la sospensione della leva non possiamo non rimarcare anche le ricadute negative sulla nostra associazione in termini di nuovi soci». Uno dei fiori all’occhiello dell’Ana piacentina è la Protezione civile. Al 31 dicembre 2017 i volontari dell’Unità di Protezione Civile erano 70, di cui 34 Alpini e 36 soci aggregati, «che con grande impegno e passione hanno messo a disposizione il proprio tempo, impiegando un totale di oltre 1.530 giorni/uomo». Un evento triste è la morte di un Gruppo. Nel 2017 si è verificato lo scioglimento di quello di Le Moline: «Era un piccolo Gruppo, ma come ripeto spesso, la nostra presenza anche nei paesi più dispersi delle vallate è sempre preziosa ed aiuta a mantenere acceso quel senso di appartenenza alla Patria che rischia sempre più di disperdersi insieme a tutti gli altri problemi che attanagliano le nostre montagne ». Innumerevoli sono poi le celebrazioni a cui hanno preso parte rappresentati di gruppi o della sezione. Il vessillo sezionale ha presenziato a 34 Raduni. L’invito finale. «Non dimenticate mai lo spirito di solidarietà e di amicizia che abbiamo coltivato nel corso della nostra naja... - insiste Lupi -, avendo sempre come riferimento i valori che ci hanno tramandato i nostri veci e simbolicamente racchiusi nel cappello che ci onoriamo di portare ». Federico Frighi

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14/03/2018

«Renzo era una persona capace di gesti di amore concreti»

Si dice che il funerale di una persona può rivelare quanto forti siano l’impronta e il ricordo che quella persona ha lasciato in chi lo ha conosciuto e amato e, più in generale, nella comunità in cui ha vissuto. Ieri le centinaia di persone che hanno gremito la chiesa di Agazzano hanno testimoniato quanto grande sia il vuoto che la morte di Antonio Panizzari, detto “Renzo” ma più conosciuto come “il Puma”, ha lasciato. Di più ancora, però, quei volti testimoniavano quanto quel vuoto sia subito stato riempito dai frutti di un amore che il 72enne storico ristoratore, patron per oltre quattro decenni del ristorante albergo Cervo, durante la sua vita ha concretizzato attraverso gesti tangibili. «Gesti di amore concreti» ha detto il parroco don Fabrizio Bonelli, che ha ricordato «quelle volte in cui mi batteva delicatamente la mano sulla spalla per poi chiedermi: se ha bisogno, padre, me lo dica». Un’attenzione prima di tutto rivolta alla persona quella che Renzo, il Puma, non si è mai stancato di mettere in pratica. «Renzo oggi ci chiede di essere generosi e di vivere in pace con tutti. Ce lo chiede attraverso l’esempio di chi è riuscito a vivere l’essenzialità della vita cristiana» ha ricordato ancora il parroco durante i funerali cui ha partecipato l’intero paese, e non solo. Ad accompagnare Renzo durante il suo ultimo viaggio c’era la banda Carlo Vignola, quella che tante volte ha ospitato nel suo ristorante insieme anche alla Schola Cantorum. C’erano i suoi amati alpini di Agazzano e le penne nere arrivate da tutta la provincia, che hanno vegliato il suo feretro e alla fine hanno espresso il grazie da parte di tutte le associazioni. «Avevi per tutti un piatto di riso e un bicchiere di vino. Vai, caro Renzo, la brigata alpina ti accompagna». Ma le parole più belle sono forse state quelle dei familiari: «Tutti ti conoscono come Puma, ma noi ti abbiamo conosciuto come papà, nonno e zio – recitava il pensiero letto al termine del funerale - eri per noi il perno attorno a cui ruota la famiglia. Immenso era il tuo amore verso Alice, Anna e Amedeo (i nipotini ndc) per cui stravedevi. Resterai sempre con noi. Porteremo avanti le tradizioni che ci hai trasmesso». Anche l’ultima volontà dello storico ristoratore, tifosissimo dell’Inter, innamorato della moglie Luisa e dei figli Paola e Alberto che ora continuano nell’opera avviata dal padre, è stata un gesto d’amore. Le offerte, per sua espressa richiesta, saranno devolute alla Croce Rossa. _MM

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08/03/2018

Gli alpini di Sarmato si candidano per ospitare la Festa granda 2019

Le penne nere di Sarmato puntano alla Festa Granda del 2019: il gruppo alpini del paese valtidonese è tra i candidati ad ospitare l’importante raduno provinciale. Per questo, si moltiplicano le iniziative e si è già proceduto con un generale rinnovo delle cariche dell’associazione: nei giorni scorsi, il capogruppo Sesto Marazzi è stato confermato alla guida degli alpini sarmatesi per i prossimi tre anni. Vent’anni di attesa L’obiettivo di quest’anno è prima di tutto cercare di portare a Sarmato la Festa Granda del 2019: il paese rivierasco è già candidato assieme ai gruppi alpini di Perino e Cortemaggiore e soltanto il prossimo 17 marzo si saprà con certezza quale sarà la scelta della sezione di Piacenza. «Qui la Festa Granda manca ormai da oltre 20 anni e l’ultima volta, nel 1997, venne funestata dal maltempo» ricorda il capogruppo Sesto Marazzi. «Visto l’avvicinarsi del centenario di fondazione della sezione Alpini di Piacenza, ci piacerebbe fare le cose in grande organizzato varie manifestazioni ». L’assegnazione della Festa Granda a Sarmato era già sfumata lo scorso anno nonostante il gruppo sarmatese si fosse dato da fare su vari fronti: la mostra “L’Altra Faccia della Guerra” nel 2017, il monumento della Colonna Mozza alla sede alpini e nel 2015 la pubblicazione del libro “Rammento i bei giorni trascorsi” sui ragazzi sarmatesi alla Grande Guerra. Nuovi ingressi Di recente è stato rinnovato il consiglio del gruppo Alpini e dell’Anspi, con l’ingresso di nuovi nomi nelle varie cariche: Gabriele Rizzi come vice-capogruppo (assieme a Domenico Marazzi) e addetto al magazzino; Francesco Casaroli come tesoriere (con Lorenzo Schiavi); Stefania Maggi (verbalista delle riunioni, cassiera delle feste); Roberto Vaga (addetto al magazzino), Guglielmo Moretto per la cura delle aree cortilizie; Gabriella Marazzi come incaricata per le attività culturali; Chiara Passarella come addetta stampa e infine Carlo Bozzi e Luigi Francesconi come cuochi. Quest’anno, inoltre, aumenterà numericamente il gruppo: ci saranno due nuovi alpini e tre “Amici degli Alpini” (cioè non appartenenti al corpo); altri quattro “Amici” erano già stata iscritti nel corso del 2017. Intanto, la “macchina” degli Alpini di Sarmato non si ferma mai, come dimostrato dal lungo elenco di eventi e manifestazioni da organizzare nel 2018. La più rilevante tra quelle imminenti sarà la proiezione del film “Il Piombo e la Neve”, il prossimo 23 marzo alla sede alpini di via San Rocco: il documentario – che parla della Campagna di Russia del 1942 e 1943 – racconterà la storia di Pasquale Corti, reduce della battaglia di Nikolaevka. Il prossimo 15 aprile tornerà la cena a base con il “menù di San Rocco”, patrono del paese. «Questa volta – sottolinea Marazzi – distribuiremo il menù anche ai ristoranti della Valtidone, per chi vorrà aderire. E saranno confermate le varie cene a tema, dal batarò al pesce fritto, ma questa volta con pesciolini di fiume, senza coinvolgere la proloco di Camogli». Tra le novità, sarà proposta una “Mangia Longa”, una marcia con abbondanti ristori sul percorso a tappe e una nuova collaborazione con l’associazione “Sentiero del Tidone” per creare un accesso al percorso da Sarmato, collegando la storica frazione di Veratto. __CB

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04/03/2018

Alpini di Fiorenzuola cercano foto per il libro della loro storia

Il Circolo storico di Fiorenzuola e il Gruppo Alpini Fiorenzuola sta preparando un libro sulla storia del gruppo, in occasione del 70° anniversario dalla fondazione che sarà festeggiato nel mese di maggio. Attraverso Libertà, lancia così un appello per chiunque abbia in casa foto di alpini fiorenzuolani, anche quelli mai iscritti al gruppo. «Fra le tante iniziative - spiega il capogruppo Alberto Mezzadri - abbiamo questa pubblicazione: non vogliamo dimenticare nessuno, nemmeno quegli alpini che non si sono mai iscritti all’Ana (Associazione nazionale alpini)». Le foto potranno essere scansionate e consegnate oppure affidate temporaneamente ai responsabili che le duplicheranno. Ogni documento verrà restituito e la fonte sarà citata sul libro. Ci si può rivolgere ad Alberto Mezzadri e Giorgio Corradi del direttivo del gruppo alpini, oppure contattare i due soci del Circolo Storico Eugenio Fabris o Augusto Bottioni. Si potrà utilizzare anche l’indirizzo email: giocord@libero.it

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04/03/2018

Assegnata a Piacenza la mini-adunata 2019 Oltre 25mila alpini per due giorni in città

Ora è u fficiale. Tornano a Piacenza le emozioni dell’Adunata nazionale alpini, anche se a scartamento ridotto. Non la grande kermesse nazionale bensì quello che in gergo viene chiamato il raduno del 2° raggruppamento. Ovvero l’adunata di tutte le sezioni di Lombardia ed Emilia Romagna. Si terrà nell’ottobre del 2019, verosimilmente il secondo fine settimana del mese ma la data è da confermare. Si prevede l’arrivo a Piacenza di oltre 25mila tra alpini e loro familiari. La candidatura di Piacenza è stata premiata ieri mattina nella sede della sezione alpini di Milano, in via Monti. Erano presenti il presidente nazionale Ana, Sebastiano Favero, il vice presidente Giorgio Sonzogni, vari consiglieri nazionali, tutti i presidenti delle sezioni Ana di Lombardia ed Emilia Romagna. Per Piacenza il presidente sezionale Roberto Lupi accompagnato dal revisore dei conti nazionale Roberto Migli. «Piacenza è stata scelta all’unanimità - spiega Lupi - e gli altri presidenti hanno deciso di non candidare le loro sezioni». «E’ una grande soddisfazione - continua il numero uno delle penne nere piacentine -. Adesso dobbiamo metterci a lavorare tutti insieme. Non solo noi alpini . Il mio invito va a tutte le associazioni e le istituzioni presenti sul territorio. Non capita tutti i giorni di avere 25mila persone per un intero fine settimana a Piacenza». Lupi ha già incontrato nelle scorse settimane il sindaco di Piacenza, Patrizia Barbieri, e il suo vice Elena Baio, in occasione della presentazione della candidatura. «Il sindaco mi ha scritto di essere onorato di avere qui a Piacenza gli alpini del 2° raggruppamento» prosegue il presidente. Il 2° raggruppamento mette insieme le sezioni di Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, Pavia, Monza, Salò, Lecco, Como, Varese, Luino, Vallecamonica, Valtellinese, Colico per la Lombardia; di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Bolognese per l’Emilia Romagna. Nel 2017 il raduno si è tenuto a Salsomaggiore Terme con circa 20mila presenze. Piacenza, grazie alla sua posizione strategica, dovrebbe arrivare a 25mila e forse oltre. Dopo l’approvazione della candidatura, il prossimo evento ufficiale sarà il 20 e 21 ottobre 2018 con il raduno del 2° raggruppamento che si terrà a Mariano Comense e dove ci sarà il passaggio della stecca alla sezione di Piacenza. Il programma dei raduni solitamente ricalca un protocollo seguito in ogni edizione. Il sabato alle ore 9 l’alzabandiera pubblico. Alle 10 la riunione dei presidenti delle sezioni. Alle 16 il saluto e il ricevimento da parte dell’amministrazione comunale. Alle 17 l’arrivo del labaro nazionale. Alle 18 e 30 la messa in Duomo. Alle 20 e 30 i concerti delle fanfare. Il clou è la domenica con la sfilata, il passaggio della stecca e l’ammaina bandiera. La sezione di Piacenza costituirà un comitato organizzatore. Dovrà prendere in esame, tra l’altro, il percorso della sfilata. Non è detto che ricalchi quello dell’Adunata nazionale del 2013. Potrebbe tenersi in centro, lungo viale Risorgimento e via Cavour fino ad arrivare in piazza Cavalli. Se ne parlerà nelle prossime settimane.

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02/03/2018

Calendasco, Battù confermato alla guida degli Alpini

Da quando è stata ricostituita, nel febbraio del 2016, la sezione di Calendasco dell’Associazione Nazionale Alpini (Ana) ha già svolto numerose attività e nei prossimi mesi conta di proseguire lungo la strada intrapresa. E’ quanto ha annunciato Filippo Battù, recentemente rieletto nella carica di presidente del sodalizio. Nell’ultima riunione della sezione Ana di Calendasco sono state rinnovate anche le altre cariche sociali: in questa occasione a Luigi Decio è stato affidato il ruolo di segretario mentre Walter Favari è stato eletto tesoriere. Il gruppo direttivo delle penne nere di Calendasco ha anticipato qualcuno delle iniziative che intende effettuare, se possibile in collaborazione con l’amministrazione comunale. In precedenza gli alpini di Calendasco avevano infatti sistemato alcune strutture di proprietà del Comune, come i cimiteri del capoluogo e di Cotrebbia Nuova. Per la cinquantaquattresima edizine della locale “Fiera del Po e del pesce fritto”, prevista per le giornate di sabato 24 e domenica 25 marzo prossimi, gli alpini saranno naturalmente presenti. Insieme al Gruppo Alpini di San Nicolò allestiranno infatti un grande stand per il pesce fritto, una delle peculiarità storiche della cucina della zona. In aprile riprenderà una tradizione interrotta da molti anni purtroppo interrotta grazie anche al sostegno di un negozio piacentino che vende biciclette. Verrà infatti allestito il “Gran premio ciclistico zona industriale di Calendasco-Ponte Trebbia”. E’ riservata a ciclisti amatoriali e prevede, come un tempo, partenza ed arrivo nella frazione di Cotrebbia Nuova. _Fabio Bianchi

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26/02/2018

Casa del Fanciullo, settant’anni nel ricordo di Padre Gherardo

L’istituzione fondata da don Gubertini festeggerà l’anniversario della sua nascita il prossimo 11 marzo nella sede de Ivaccari

Chi scriverà la storia di Piacenza nella seconda metà del secolo scorso dovrà dedicare un capitolo a padre Gherardo Gubertini, fondatore della Casa del Fanciullo. Questa istituzione, che festeggia nella sede de Ivaccari il prossimo 11 marzo il settantesimo di fondazione, non mancherà di ricordare il proprio “padre”. “E’ l’occasione - scrivono i dirigenti nell’invito agli amici - per trovarci tutti riuniti, come una grande “famiglia” nel ricordo del caro padre Gherardo che ha risposto senza indugio alla sua “Chiamata” e ha dedicato la sua esistenza al Signore compiendo la sua missione di cura dei fanciulli, animato da una profonda “Vocazione”. Nel programma è prevista la celebrazione della messa alle ore 11,15 a cui seguiranno momenti di fraternità. Prendiamo spunto da questa celebrazione per ricordare padre Gherardo, amico di tutti, sempre disposto al dialogo e forse per questo poteva creare la sensazione che fosse una persona semplice e di conoscenza immediata. Era anche questo, ma molto altro. A lui ho dedicato nel decennale della morte un libro intitolato “Un piccolo grande frate”. Un definizione che condivido anche a distanza. Padre Gherardo fu ad un tempo persona semplice, ma anche dotato di vedute d’ampio respiro. Il giorno prima della sua morte gli ho fatto visita nella casa di cura dov’era ricoverato e con molta serenità mi saluta: “Ha visto? sto mettendo le alucce”. Confesso che sul momento non ho compreso il significato di tale affermazione, ma poi ho colto tutta la sua importanza: sapeva che stava morendo ed era sereno. Una sola preoccupazione: il futuro della sua casa. Ora sarà felice nel vedere che la sua istituzione procede con passo sicuro come ha fatto ai tempi in cui era in vita il fondatore. Ecco in breve la sua scheda biografia. Originario del Modenese (era nato nel 1913 a Monfestino di Serramazzoni) a undici anni è entrato nel seminario francescano di Bologna proseguendo il noviziato a Villa Verucchio di Forlì. Ha frequentato il liceo a Modena e il corso di teologia a Piacenza. Nella nostra città è stato ordinato nel 1937 in cattedrale dal vescovo diocesano Ersilio Menzani. Compiute le prime esperienze pastorali in Romagna, nel 1940 è stato chiamato alle armi come cappellano militare ed è con le stellette che ha vissuto la tragica esperienza del fronte russo. Ferito, rientra in Italia nel gennaio 1943. Terminato il servizio militare, nel 1946 torna a Piacenza dove inizia il suo impegno nell’assistenza ai ragazzi le cui famiglie erano state segnate dalla guerra. Con l’aiuto del Terz’Ordine Francescano, presso il convento cittadino di Santa Maria di Campagna, organizza corsi scolastici convinto che l’emarginazione si combatta soprattutto con l’istruzione. Nel 1948, dopo diverse esperienze, nasce la Casa del Fanciullo. La linea di condotta di padre Gherardo, nella sua nuova veste di educatore, è caratterizzata soprattutto dalla centralità della persona dei ragazzi e dalla qualità delle strutture. Due voci strettamente legate tra loro. Fin dall’inizio il frate si è impegnato per cercare una sede che fosse adatta all’attività formativa. All’inizio è stato ospitato in locali annessi alla basilica di Santa Maria di Campagna. All’inizio degli Anni Novanta ha messo mano alla costruzione di una nuova sede a Ivaccari, dove la comunità scolastica ha a disposizione moderne strutture. L’impegno maggiore, però, è andato sempre alla formazione valorizzando anche la famiglia. Altro aspetto: la continuità dell’impegno educativo. Fin dall’inizio, padre Gherardo si è dato da fare per trovare una sede per i mesi estivi. Dopo alcuni tentativi, nel 1958 è nata la casa per le vacanze di Carenno, in provincia di Lecco. Prima di tutto i suoi ragazzi. Questo francescano, semplice e nello stesso tempo determinato, per la sua “Casa” non si fermava davanti a niente ed aveva un coraggio che lo faceva apparire un gigante. E’ morto la domenica 26 agosto 2001, alle ore 11. Da tempo era sofferente. La malattia aveva, però, debilitato il corpo, non lo spirito: ha affrontato la morte con estrema serenità, con il pensiero rivolto alla sua Casa del Fanciullo. I funerali sono stati celebrati il martedì seguente, in cattedrale: li ha presieduti il vescovo monsignor Luciano Monari. Durante il rito funebre la figura e l’opera del Francescano sono state tratteggiate prima dal Vescovo e poi dal sindaco Gianguido Guidotti. Questo frate mancherà a tutti, ai suoi bambini, ma anche agli adulti. «Ne sentirà la mancanza anche la città di Piacenza, tutti noi perché padre Gherardo, con la sua presenza, ci rendeva più buoni. Bastava guardarlo ed ascoltarlo - ha detto il Vescovo - perché ci sentissimo coinvolti in un’atmosfera di semplicità e di purezza che ci faceva bene allo spirito: la sua perdita ci addolora perché perdiamo una fonte di ricchezza spirituale». Quale insegnamento ci viene da padre Gherardo? «Mi sembra - ha risposto il Vescovo - che il nucleo essenziale della sua esperienza sia quello che abbiamo ascoltato nel vangelo. E’ spontaneo per noi discutere su precedenze, onori, primati: ci rispecchiamo facilmente nell’atteggiamento dei discepoli che chiedono a Gesù: Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?” E Gesù mette di mezzo un bambino. “Se non vi convertirete (cioè se non cambierete mentalità) e non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei Cieli». Sulla Casa del Fanciullo vi è chi ha detto che l’istituzione ormai ha fatto il suo tempo, che oggi non vi sono più i ragazzi che muoiono fame. Come ha precisato il Sindaco durante il suo intervento, il disagio sociale con il tempo non é scomparso, ha solo mutato aspetto ed il compito degli educatori di oggi non è per niente più facile di quello dei colleghi di cinquant’anni fa. Inoltre la Casa del Fanciullo è portatrice di alcuni valori che meritano ogni attenzione. Un padre Gherardo meno noto: in Russia aveva conosciuto gli alpini e anche in seguito è sempre rimasto amico delle Penne Nere. Partecipava agli incontri suonando la disarmonica. Aveva, infatti, studiato musica al conservatorio e questo è un altro aspetto del francescano: semplice, amico dei fanciulli, per i quali ha sempre voluto il meglio (era fiero di questa sua scelta), era anche dotato di una forte cultura che sapeva mascherare con la sua semplicità. A volte si scherniva citando il vangelo di Matteo: alla frase “Padre lei è molto stimato dai piacentini; tutti le vogliono bene, sarà così anche quando si presenterà a San Pietro”, rispondeva serio: «Non vorrei che mi dicesse: hai già avuto ». Semplice e grande ad un tempo.

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21/02/2018

Crédit Agricole e alpini insieme per aiutare Accumoli a ripartire

Credit Agricole e l’Associazione Nazionale Alpini (Ana) realizzeranno entro l’anno una struttura polifunzionale per favorire il rilancio di Accumoli (Rieti), uno dei130 Comuni all’interno del cratere del sisma che ha colpito 4 regioni italiane del Centro nel 2016 e nel 2017. L’intervento è stato presentato ieri nella sede della Banca a pochi passi dal Duomo di Milano dal presidente della Banca in Italia Ariberto Fassati, alla presenza del sindaco di Accumoli Stefano Petrucci, che ha annunciato «18 manifestazioni di interesse per insediamenti produttivi » e del commissario straordinario per le aree colpite dal sisma Paola De Micheli, che ha spiegato come «degli oltre 9,7 miliardi di budget per la ricostruzione nel cratere 1,6 sono relativi a interventi pubblici e domani verranno approvati in consiglio dei ministri 200 milioni per il dissesto idrogeologico precedente al sisma». Per l’opera di Accumoli le società del Credit Agricole contribuiranno con 300mila euro, di cui 130mila raccolti attraverso una sottoscrizione tra clienti e dipendenti e i rimanenti 170mila attraverso il fondo di beneficenza della Banca. Quanto al contributo degli alpini, il presidente di Ana Sebastiano Favero ha detto che «abbiamo raccolto oltre 3 milioni per tutti i Comuni colpiti e intendiamo concludere le nostre strutture entro l’anno». Fassati invece ha sottolineato come «il centro polifunzionale di Accumoli è il secondo intervento dopo quello in Abruzzo nel 2009 che realizziamo con l’Associazione nazionale alpini».

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21/02/2018

Sei mesi in missione Nato tra i rischi dell’Afghanistan

«Un’esperienza di crescita lavorativa e personale»: a parlare è la piacentina Vanessa Gentilotti, 24 anni, caporal maggiore del Secondo reggimento alpini di Cuneo, reduce dalla missione in Afghanistan. Sei mesi, da maggio a novembre 2017, trascorsi alla base militare di Herat, nell’area occidentale del Paese da decenni tormentato da conflitti. «Non c’era una giornata tipo, ognuno aveva un ruolo in base alle proprie specialità - spiega la giovane piacentina - io sono stata prevalentemente impegnata nei pattugliamenti del territorio». La missione all’estero e soprattutto quella in Afghanistan è considerata molto affascinante dai militari, nonostante il grado di rischio. «Il periodo in missione era come me lo immaginavo - continua l’alpina - ho potuto mettere in pratica tutto quello che ho imparato in addestramento. È un’esperienza che rifarei per ac- Sei mesi in missione Nato tra i rischi dell’Afghanistan crescere il mio bagaglio professionale e culturale. Certo, ci sono stati momenti di difficoltà, a volte la lontananza da casa è pesante ma il sostegno dei colleghi consente di superare tutto, loro sono come una seconda famiglia». Un aiuto arriva sicuramente anche dalla tecnologia che riduce le distanze: «Con whatsapp sei in costante contatto con il mondo e l’assenza di amici e familiari si sente di meno», aggiunge. L’Italia ha garantito alla Nato il proprio supporto alla repubblica afghana con 900 militari per le attività diaddestramento e assistenza a favore delle istituzioni e delle forze di sicurezza locali. Nel 2017 la situazione dello Stato asiatico è tornata alla ribalta delle cronache, i dati forniti dall’Onu parlano di 2.300 civili uccisi o feriti in bombardamenti, il bilancio più alto mai registrato e attribuito agli insorti. Il caporal maggiore piacentino, originaria di Gazzola, ha sempre avuto le idee chiare sul suo futuro e subito dopo aver conseguito il diploma all’Itis, nel 2012 ha par- Vanessa Gentilotti di Gazzola è nel corpo degli alpini tecipato al progetto “Vivi le forze armate”, tre settimane per conoscere da vicino il mondo militare. «La mini naja sicuramente mi ha fatto capire che la strada che volevo intraprendere era quella giusta » commenta a quasi sei anni di distanza. Dal 2013 Vanessa Gentilotti è entrata a far parte del corpo degli alpini, prima al Reparto comando e supporti tattici della Brigata Taurinense e poi al Secondo reggimento di Cuneo: «Mi trovo molto bene e come donna non avverto disuguaglianze rispetto ai colleghi uomini» chiarisce Gentilotti; in base alla sua esperienza consiglierebbe la carriera militare a un giovane indeciso sul proprio futuro? «La consiglio solo se uno ci crede veramente e se oltre alla testa ci mette anche il cuore». Appassionata di sport, per tre anni la piacentina ha partecipato ai Casta, i campionati sciistici internazionali degli alpini. Guardando al futuro: «Mi immagino nell’Esercito, poi si vedrà».

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19/02/2018

La Wixo Lpr va: e i muri di Fei archiviano la pratica Sora

Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Da tre punti. Importantissima in chiave play off. Una vittoria che dopo il primo set sembrava potesse arrivare più facilmente ma Sora, pur ultima in classifica, gioca una buona pallavolo e ha costretto i nostri a qualche straordinario magari non preventivato. Bene la battuta, bene il muro. Ora testa a Monza dove mercoledì la Wixo Lpr Piacenza è attesa da un passaggio importante in vista dei play off scudetto. Primo set Al Palabanca arriva l’ultima della classe ma il pubblico risponde alla grande attirato anche dalla fanfara degli alpini e da vari eventi collaterali, come il concentramento Volley S3, il nuovo progetto della Federazione che ha visto scendere in campo un centinaio di ragazzine e ragazzini under 12. Dopo l’inno nazionale suonato dagli alpini ci pensano i biancorossi a scaldare il pubblico. Coach Giuliani conferma il sestetto uscito malconcio dalla trasferta di Trento e dopo un avvio equilibrato in cui Sora mette pure avanti il naso in un paio di occasioni, è un monologo dei padroni di casa. Il set è spezzato dai quattro ace consecutivi di Marshall (10-6), il resto lo fanno Clévenot (75% in attacco) che mette a segno un paio di lungo linea solo da applausi (13-7 e 15-9) e Fei (100% in attacco) bravo anche a muro e dalla linea dei nove metri (saranno sei gli ace totali a fine set). In casa Wixo Lpr tutto è riuscito con estrema facilità, in casa dei laziali succede quasi nulla. Secondo set La Wixo Lpr sembra volere continuare sull’onda del set precedente (2-0 e 3-1) ma Sora, sulla battuta sbagliata dei nostri a cui segue un errore in attacco di Clévenot, trova spazio per un allungo che gli permette di mettere in cascina qualche punto (4-7). Parità a quota 7 con Clévenot. Nuovo allungo di Sora 9-7, Giuliani ferma il gioco ma sono sempre gli ospiti a guidare le danze; errore in attacco di Marshall che non trova le mani del muro avversario ed è 12- 15. La truppa di Giuliani non molla, il muro di Marshall vale la parità a quota 19, due ace consecutivi di Alletti segnano il 23-19, set point che arriva con il muro secco di Yosifov (24-19), chiude Fei che di fatto nel set ha trasformato in oro ogni palla toccata. Terzo set Il set fatica a trovare un padrone con Sora che guida costantemente le danze con un punto di vantaggio e la Wixo Lpr che ribatte colpo su colpo e ringrazia anche per qualche “regalo” avversario. A quota 15 l’allungo deciso di Sora arriva grazie ad un muro secco su Yosifov e per un paio di incertezza dei nostri (15-18) e costringe Giuliani a stoppare tutto e richiamare i suoi ad una maggiore attenzione. Tre lunghezze che i laziali sono bravi a tenere, una invasione del muro biancorosso manda le squadre al cambio campo con Sora che si allunga la vita. Quarto set Sora ha preso coraggio, tenta subito la fuga (5-8), Clévenot, che ha appena subito un ace, sale in cattedra, due punti ed un ace ed è parità a quota 9. Scappa la Wixo Lpr (14-11) con l’ace di Fei ma Sora non si scoraggia, piazza un altro ace ed è parità a quota 14. Due grandi difese di Fei permettono poi ad Alletti di piazzare il muro del 17-16, equilibrio in campo, a quota 21 squadre a braccetto, due punti di Clévenot (23-21), chiude Clévenot dopo una grande difesa di Giuliani. _Vincenzo Bosco

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16/02/2018

ALPINI A PIACENZA - Arrivino presto

In pochi giorni Piacenza ha fatto parlare di sé finendo sulla stampa e sui tg nazionali. I fatti (negativi) sono due: gli incidenti in piazza a seguito di manifestazioni e l’insegnante picchiata. Il primo immortalato dai video, il secondo da accertare compiutamente. Sta di fatto che la città non meritava come non merita di salire alla ribalta della cronaca per episodi che ne offuscano l’immagine. Ebbene, gli Alpini di Piacenza hanno annunciato la candidatura a ospitare nel 2019 il raduno annuale del secondo Raggruppamento del Nord Italia che porterebbe in città 20mila penne nere lombarde ed emiliane. C’è proprio da sperare e fare il tifo perché riescano ad aggiudicarselo. Tante, se non tutte le città sono desiderose di ospitarli, se li contendono e l’”accaparramento” non è facile. Peccato che l’evento è per il 2019 perché c’è urgente bisogno di una ventata di serenità che gli Alpini sanno trasmettere in modo inconfondibile, inimitabile. E’ vero che non tutte le ciambelle escono col buco, e quella della grande adunata nazionale del 2013 è uscita con un buco ultraperfetto, ma c’è da giurare che la mini adunata per la quale gli Alpini di Piacenza si candidano ricalcherà in tutto e per tutto la grande. Gli Alpini che dalla frequentazione delle montagne traggono vigore e purezza sanno come ripulire l’atmosfera sociale quando questa viene ammorbata da episodi che la ingrigiscono. Li aspettiamo ancora per invadere le strade allegramente, per riempire bar e trattorie, per cantare, sfilare e suonare, per farsi voler bene dalla gente, per rendere testimonianza della loro vocazione al rispetto e all’esaltazione dei valori autentici. Tutte le città avvertono un gran bisogno di Alpini. Se a Piacenza arrivassero in questi giorni diremmo che è la Provvidenza che li manda. Che arrivino presto!

Alessandro Prandi

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16/02/2018

Castellarquato, alpini a scuola raccontano le sofferenze della guerra

Incontro per il centesimo anniversario del primo conflitto mondiale

Cimeli e letture sulla tragedia dei ragazzi al fronte

Gli alpini arquatesi, con il loro capogruppo Italo Colla, hanno fatto visita, ieri mattina, agli alunni di seconda e terza media con le docenti Emanuela Perazzi, Antonella Villani e Marta Trenchi. La mattina di studio ha avuto il prezioso aiuto di Carlo Veneziani e Carlo Magistrali del centro studi Ana della sezione di Piacenza. «In questo periodo - ha spiegato introducendo l’incontro il capogruppo Colla - cade il centesimo anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, una tragedia iniziata il 24 maggio del 1915 e terminata il 4 novembre 1918. Dobbiamo ricordare e onorare centinaia di migliaia di alpini e ragazzi dell’epoca che hanno sacrificato la loro vita in nome di un ideale chiamato “Patria e Libertà”. E’ pur vero che le cronache ci raccontano che l’Italia ha vinto quella guerra, ma vinta o persa, una guerra rimane sempre un’immane tragedia». I ragazzi hanno potuto vedere dal vivo numerosi cimeli e oggetti storici portati in aula da Veneziani e Magistrali. Un badile usato per scavare le trincee, pezzi di bombe a mano, filo spinato, chiodi per corredare gli scarponi in caso di neve. Veneziani ha raccontato anche alcune curiosità, oltre ovviamente ad evidenziare come le condizioni di quei poveri ragazzi erano veramente al limite della sopportazione: ad esempio, sulla neve accecante, il primo anno di guerra, il nostro esercito non aveva neppure gli occhiali da sole e, per difendersi dal riverbero, i nostri militari usavano i fondi di metallo delle lattine alimentari, che si mettevano sugli occhi legandole con elastici, praticandogli sottili fessure per permettere una piccola visione. «Vorrei farvi un piccolo cenno sugli alpini di oggi - ha concluso Colla - sono circa 350 mila tra soci e aggregati, nel 2016 gli alpini hanno donato circa 7 milioni di euro. Le raccolte per il terremoto del centro Italia hanno superato i due milioni di euro che sono serviti a costruire sui territori colpiti dal sisma, quattro centri polivalenti». Durante la lezione, l’alunna Beatrice ha letto una toccante lettera che l’alpino Artemio scrisse alla propria sorella dal fronte e nella quale raccontò le drammatiche condizioni in cui gli alpini furono costretti a vivere.

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14/02/2018

Wixo Lpr : una domenica con gli alpini di Piacenza

Wixo Lpr Piacenza-Biosì Sora non sarà una partita di pallavolo come le altre. La gara, in programma per domenica prossima al Palabanca alle 18 e valevole per la decima giornata di ritorno del campionato di Superlega Volley, sarà a favore degli Alpini di Piacenza. Tutto il ricavato infatti verrà devoluto alla sezione locale ANA, per finanziare le iniziative di protezione civile. Per l’occasione sono stati messi in vendita biglietti a 6 euro, disponibili alla sede degli Alpini (via Cremona 1) o scrivendo all’indirizzo e-mail piacenza@ ana.it. «Una collaborazione che speriamo continui anche in futuro, la nostra Protezione Civile conta su 70 volontari e ha bisogno continuo di fondi per esercitazioni e emergenze, soprattutto nei boschi » il commento del presidente ANA Piacenza, Roberto Lupi, che ha presentato l’evento insieme ai rappresentanti di Lpr, il presidente Guido Molinaroli e il presidente onorario Roberto Pighi, il dg Gabriele Cottarelli e i giocatori Simone Parodi e Gabriele Di Martino, e al vicepresidente territoriale Fipav Massimo Savi. n programma anche altre due iniziative, il tutto animato dalla Fanfara degli Alpini: dalle 14 alle 16.30 il concentramento S3 Under 12 misto 4x4, e il “Murales Wixo Lpr: caro atleta ti scrivo”. Quest’ultima è proprio un murale che sarà posizionato a fianco della Tribuna Gotico a disposizione dei tifosi in occasione delle partite di domenica e del 25 febbraio. Ognuno potrà scrivere un messaggio ai propri beniamini, quello che in seguito verrà valutato come il migliore sarà premiato in occasione della prima partita dei playoff. Tutti i dettagli sul sito www.lprvolley.it.

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14/02/2018

Parco giochi senza barriere grazie agli alpini

Il gruppo alpini ha fatto visita al Centro Santa Maria al Castello di Pessano Con Bornago in provincia di Milano. Questo centro è dedicato a don Carlo Gnocchi, che fu cappellano militare degli alpini durante la Seconda guerra mondiale, ed è uno dei primi fondati a suo nome. Già nel 2015 gli alpini di Cortemaggiore, insieme a quelli di Cernusco sul Naviglio e quelli di Solimbergo, provincia di Pordenone, avevano donato il ricavato di un momento conviviale e erano riusciti a costruire, dando anche un aiuto manuale, la staccionata del Centro. Con la visita di questi giorni gli alpini, col capogruppo Fabio Devoti, hanno iniziato un nuovo percorso che li porterà ad aiutare il centro ad avere un nuovo parco giochi adatto ai degenti disabili. Nell’occasione del nuovo incontro, sempre conviviale, è stata celebrata anche la messa dal parroco di Besenzone, don Gian Carlo Plessi, con il diacono Gianni Barani. Alla messa hanno presenziato anche gli ospiti del Centro Santa Maria. Erano presenti diverse associazioni, parrocchiani, il sindaco di Cortemaggiore, Gabriele Girometta, il vicesindaco di Besenzone, Carlo Filiberti, “Combattenti e Reduci” di Cortemaggiore e Vernasca e i Paracadutisti di Piacenza, amici degli alpini e simpatizzanti. All’arrivo la comitiva è stata accolta dal responsabile del centro, Alberto Rotondi che ha spiegato loro la storia e le attività che si svolgono all’interno a favore di categorie come anziani e disabili. _F.Lun.

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14/02/2018

Sotto il ritratto di sant’Agata siglata un’alleanza tra Alpini e Armonia

Attorno a un telo rosa possono nascere legami inediti e sorprendenti. Quello che si è sviluppato tra le donne di Armonia, associazione piacentina per la lotta contro i tumori al seno, Intrecci in Armonia che a ottobre 2016 aveva tappezzato il Facsal di splendide “pezze” a maglia e uncinetto di colore rosa, e gli alpini di Agazzano ha dato vita a un’iniziativa dedicata a tutte le donne che combattono contro il cancro. L’epicentro è la piccola parrocchia di Sarturano di Agazzano, dove esiste un’effigie di sant’Agata protettrice di quante sono state colpite dal tumore al seno. L’intreccio tra i vari elementi è stato inevitabile e si è concretizzato in una giornata che ha riunito nella piccola chiesa della frazione agazzanese le donne di Armonia, che negli alpini di Agazzano hanno trovato un inedito alleato. «L’amicizia nacque quando, nell’ottobre del 2016, ci chiamarono per aiutarle ad appendere i teli lungo il Facsal» hanno spiegato gli alpini al termine della messa celebrata da monsignor Marco Giovannelli. A fare da cornice, ai piedi dell’altare, sono stati proprio quei teli e quei panni cuciti a mano e tutti di colore rosa, il colore della donna e di chi afferma la volontà di non voler arrendersi alla malattia, ma continua a lottare con l’arma della passione per la vita e dell’innata gentilezza di cui il sesso femminile è portatore. Sempre gli alpini di Agazzano al termine della celebrazione hanno consegnato un contributo di 150 euro raccolto grazie alle iniziative organizzate durante l’anno. «Li utilizzeremo per le attività dell’associazione» ha spiegato la presidente di Armonia, Romina Cattivelli, a cui gli alpini hanno consegnato il calendario del 2018. La giornata organizzata a Sarturano, animata dalla Schola Cantorum, non ha caso si è tenuta in occasione della Giornata del Malato. Alle donne presenti è stata consegnata la “preghiera di sant’Agata”, mentre gli alpini hanno ricordato le penne nere “andate avanti” Libero Rossi, Francesco Motta, Stefano Repetti e un cantore del coro agazzanese, amico degli alpini, Enzo Scotti scomparso di recente._ MM

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13/02/2018

Alpini, Piacenza si candida alla mini adunata del 2019

Il Raduno annuale di raggruppamento porterebbe in città 20mila penne nere lombarde ed emiliane. Si decide il 3 marzo

Piacenza potrebbe tornare a rivivere almeno in parte l’atmosfera dell’Adunata nazionale degli alpini del 2013. La Sezione delle penne nere ha annunciato la candidatura a ospitare il raduno annuale del secondo Raggruppamento del Nord Italia per il 2019, verosimilmente in ottobre (un fine settimana). «La nostra organizzazione a livello nazionale è divisa in Raggruppamenti – spiega il presidente sezionale Roberto Lupi – noi facciamo parte del secondo che comprende tutte le Sezioni di Emilia Romagna e Lombardia». Il primo raggruppamento comprende Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, il terzo il Triveneto e quarto Centro, Sud e isole. L’ultimo appuntamento, nell’ottobre 2017, è stato ospitato da Salsomaggiore in provincia di Parma, nel 2018 toccherà a Mariano Comense e per il 2019 si candida Piacenza. «E’ un evento che richiama nella città ospitante oltre 20mila persone, quindi a tutti gli effetti può essere considerato come una mini adunata. Noi siamo fiduciosi e ci crediamo » aggiunge Lupi. Un evento che dunque potrebbe tornare a riempire le strutture ricettive della città e zone limitrofe. Il 3 marzo a Milano è in programma la riunione dei presidenti del Secondo Raggruppamento e in quella sede verrà assegnato l’evento del 2019. Il presidente Lupi ha già incontrato l’amministrazione comunale di Piacenza, nella persona del vice sindaco Elena Baio, ottenendo la disponibilità ad accogliere la manifestazione. Perché è vero che l’Ana (l’Associazione nazionale alpini) non ha ancora deciso ma è anche vero che Piacenza è l’unica candidata e che vige un patto non scritto che il Raggruppamento lombardo-emiliano si deve tenere a turni di tre volte in Lombardia e uno in Emilia-Romagna. Questo per il peso numerico delle Sezioni: 14 quelle lombarde, 5 quelle emiliano-romagnole. In teoria il 2019 toccherebbe alla Lombardia; tuttavia essendosi candidata Milano per l’Adunata L’indimenticabile sfilata dell’Adunata nazionale di Piacenza 2013 sullo Stradone Farnese nazionale 2019, l’Ana dovrebbe - il condizionale è d’obbligo - optare per una Sezione emilianaromagnola. E qui Piacenza avrebbe la strada spianata anche dalle sezioni romagnole, visto che città candidata all’Adunata nazionale del 2020 sarà proprio Rimini. Non resta che attendere la decisione di sabato 3 marzo, quando in mattinata il presidente Lupi sarà all’Ana di Milano e nel pomeriggio a Rivergaro per l’assemblea annuale dei delegati della Sezione alpini di Piacenza. _Fed.Fri.

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10/02/2018

Alpini piacentini slalomisti nel campionato Ana di “gigante”

Per la prima volta, la Sezione alpini di Piacenza, ha partecipato al campionato Ana di slalom gigante. Le gare sono andate in scena lo scorso fine settimana al comprensorio sciistico del Monte Pora in provincia di Bergamo. Il campionato, giunto alla 52esima edizione, è stato organizzato dalla Sezione di Bergamo e dal Gruppo di Castione della Presolana. Due i tracciati di gara, la pista Europa più impegnativa e la pista Master con un percorso ridotto per le categorie senjor. Alle gare hanno preso parte anche il presidente della Sezione di Piacenza Roberto Lupi con il responsabile delle attività sportive Gualtiero Quattrini e l’alpino Renato Ratti. Della delegazione piacentina hanno fatto parte anche Giancarlo Lorenzi e Valerio Marangon. Il campionato è stato vinto dalla Sezione di Bergamo. Un’altra delegazione piacenza invece ha partecipato, domenica 3 febbraio, alla beatificazione di Teresio Olivelli al palazzetto dello Sport di Vigevano. Olivelli fu alpino e docente, ucciso in un lager nel 1945 per aver aiutato i più deboli. Alla cerimonia erano presenti con il vessillo sezionale il tesoriere dell’Ana Roberto Migli, il vicepresidente Ana Piacenza Pier Luigi Forlini, il consigliere sezionale Giorgio Corradi, il capogruppo e il vicecapogruppo di Pianello Mario Aradelli e Sergio Ferlisi, oltre al cappellano sezionale don Stefano Garilli. Degli eventi si è occupata la trasmissione L’Alpino in onda ogni venerdì alle 20.30 su Telelibertà.

Nicoletta Marenghi

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09/02/2018

Oltre seimila ore di volontariato per gli Alpini della città

E’ stato un anno particolarmente impegnativo il 2017 per il Gruppo Alpini di Piacenza che ha totalizzato oltre seimila ore di volontariato donato dalle proprie penne nere. Tra soci ordinari e soci aggregati i numeri parlano di circa 150 persone che gravitano attorno alla sede del campo Daturi: la palazzina degli ex spogliatoi. «Lo scorso anno è stato particolarmente intenso con 6.039 ore di volontariato - evidenzia Gino Luigi Acerbi, capogruppo da ben 38 anni, intervistato da Telelibertà per la trasmissione “l’Alpino”-. Gli alpini del Gruppo di Piacenza sono stati impegnati in vari settori: dalla Placentia Half Marathon alla didattica nelle scuole, dal campus medico a San Corrado, poi le ricorrenze storiche, le carceri, la Caritas, l’oncologia, il Progetto Vita, la Croce Rossa Italiana, compreso il volontariato che ci chiede il Comune di Piacenza per il lavoro socialmente utile». In particolare gli alpini hanno donato 4 ore di volontariato ad iniziative conviviali con gli anziani, 116 ore al Banco alimentare, 771 ore tra Progetto Vita, Pedibus, ricorrenze, Svep, Comune di Piacenza, Associazione italiana lotta al neuroblastoma, medico ambulatoriale; ancora: 1.469 ore tra carceri, Caritas, Nuova oncologia integrata, hospice Casa di Iris, Telethon; 134 ore per le ricorrenze storiche, 60 ore a Trento, 3.220 alla Protezione civile, 117 alle scuole, 96 alla mezza maratona. Sono stati poi raccolti e donati in beneficenza 1.420 euro, di cui 750 alla Casa di iris grazie ad una castagnata organizzata in viale Dante con i commercianti della zona, e 650 all’Unicef grazie ad un’altra castagnata realizzata al Centro Gotico. E per il nuovo anno appena iniziato gli impegni non mancano. «Per il 2018 sono già arrivate le varie richieste dalle scuole e dall’Unicef - osserva Acerbi -. In maggio saremo poi a Trento per l’Adunata nazionale alpini e. sempre in maggio, sabato 26, su richiesta del vescovo presteremo servizio in duomo alla beatificazione di suor Leonella ». _fed.fri.

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05/02/2018

Alpini in classe, curiosità ed entusiasmo fra i ragazzi

Nella scuola di Gropparello, un nutrito gruppo di Alpini ha tenuto una lezione di due ore agli alunni della terza media. Un evento che il vicesindaco Graziano Stomboli ha giudicato “Bellissimo e di notevole rilevanza didattica anche per i ragazzi”. Stomboli ha aggiunto: «L’evento è il frutto di una concertazione virtuosa tra il plesso scolastico locale, il Comune di Gropparello e, soprattutto, Ana che si è spesa in modo ineccepibile». Il tutto si è svolto alla presenza del capogruppo degli alpini di Groppovisdomo e Gropparello Alfiero Binelli, accompagnato da una rappresentanza di Alpini locali. Erano presenti all’evento: Giovanni Magnaschi capo sezione di Piacenza che ha introdotto la presenza degli Alpini a scuola, Carlo Veneziani del Centro Studi Ana che ha tenuto una lezione sulla grande guerra vista con gli occhi degli Alpini, Carlo Magistrali del Centro Studi Ana che ha portato e descritto i reperti bellici di trincea ed oggetti di uso quotidiano dei soldati, oggetti che sono stati recuperati in montagna. Era presente anche Roberto Migli delegato nazionale Ana, che alla fine della lezione ha consegnato alla scuola una copia del volume “Da Caporetto alla Vittoria”. Un bellissimo volume che nella prima parte narra gli eventi storici dell’epoca, mentre nella secon- Gli studenti della terza media di Gropparello con gli alpini da parte, a fumetti, illustra la storia di Michele Pellegrino, un alpino piemontese classe 1898 che a soli 17 anni si trova sul fronte della grande guerra. Il libro a colori è disegnato dall’astigiano luigi Piccato, noto per le avventure di Dylan Dog, che lo ha realizzato in collaborazione con il suo staff. Il Gruppo Alpini di Groppovisdomo e Gropparello ha donato il volume a tutti gli alunni della classe, un gesto che i ragazzi hanno molto apprezzato. Durante l’incontro da parte degli Alpini è stato ribadito più volte che mai dovrà essere celebrata una guerra, ma si dovranno sempre onorare i caduti che purtroppo le guerre provocano. I ragazzi erano molto interessati e curiosi, hanno fatto domande e preso appunti, pregustando la lettura del libro.

Ornella Quaglia

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04/02/2018

Le testimonianze: «Mamma aspettò il figlio fino all’ultimo dei suoi giorni»

«Una sera del 2011 in tv a “Chi l’ha visto” vidi i due coniugi Respighi che cercavano le famiglie dei dispersi in Russia. Da anni cercavo notizie su un mio zio materno. Ne avevo sentito parlare da sempre in famiglia. Si chiamava Arturo Conti, era di Alseno. Mia madre avrebbe chiamato suo figlio (mio fratello Arturo Tribi) con il nome del fratello disperso». Lo racconta Anna Tribi. «Era da due anni che avevamo iniziato la nostra missione, ma dopo “Chi l’ha visto” ci chiamarono a centinaia. I centralini erano intasati», ricordano i Respighi. Basta pensare che dei 230mila soldati italiani spediti nella campagna di Russia, 100mila non fecero ritorno e di 56mila non si ebbero più notizie certe. «Ai miei nonni venne comunicato dallo Stato che il figlio era disperso, ma grazie all’aiuto dei Respighi e alle mie ricerche sui fogli matricolari ho scoperto che era morto in un campo di prigionia, a 22 anni», prosegue Anna. «Non ho ritrovato la piastrina di riconoscimento, ma ho scoperto la verità. La storia di Arturo è oggi contenuta nel libro “Io resto qui”». La giovane Madga Censi ci consegna un commovente racconto: «Mia zia Gina Sorenti, classe 1913, di Bore, si sposò con Remo Maini, piacentino. Lui non fece ritorno dalla Russia, lei non si risposò mai. Il loro anello di fidanzamento viene donato alle donne della nostra famiglia, al compimento dei 25 anni. Lo chiamiamo l’anello della zia». Le fa eco Franco Sorenti: «La cugina di mio padre, Santa, morì a 102 anni. Suo figlio Giacomo Ferdenzi, non era mai tornato dalla Russia, ma lei sperò nel ritorno fino alla fine dei suoi giorni». Toccante il ricordo che i fratelli Miti offrono del padre Emilio, reduce di Russia, di cui raccolsero le lettere nel libro “Da Monticelli al Don”. Arriva il messaggio di saluto di Gian Battista Rigoni Stern, figlio del celebre Mario. Alla serata, c’è un altro cacciatore di memorie: Cristiano Maggi di San Giorgio, del Gruppo Ricerca Aerei Caduti che di recente ha riconsegnato un bracciale identificativo alla famiglia di un sergente americano caduto a Zavattarello. Cristiano incontra i coniugi Respighi. Si abbracciano. Si riconoscono in una missione comune. Gratuita e piena di umanità. d.men.

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04/02/2018

La missione di Gianna e Antonio, ridare un volto ai dispersi in Russia

Le mamme d ei dispersi in Russia non si arresero: dopo la guerra apparecchiavano la tavola anche per il figlio e lasciavano l’uscio di casa aperto, sperando nel suo ritorno. Alcune coltivavano l’illusione che avesse perso la memoria e fosse rimasto in quella terra lontana, rifacendosi una vita. I fratelli, le sorelle, le giovani fidanzate e mogli di quei soldati – quasi tutti ventenni – rimasero in una terribile incertezza: dallo Stato ricevettero solo l’indicazione che il proprio familiare era “disperso”. C’è chi oggi restituisce memoria e dignità a quei soldati (alpini, ma anche fanti, genieri, persino camicie nere) e ridona alle famiglie un pezzo che era stato loro strappato: sono i coniugi Gianna e Antonio Respighi (lui è alpino). Per un caso fortuito hanno ritrovato decine di piastrine dei nostri ragazzi dispersi in Russia e hanno abbracciato la missione di restituirle, una ad una, alle loro famiglie.

Il viaggio in camper

Sono stati ospiti d’eccezione venerdì sera alla Casa della Memoria Casella del Frascale con lo storico Franco Sprega che ha organizzato l’incontro insieme all’Ana di Piacenza (presente il presidente provinciale Roberto Lupi) e al Gruppo Alpini locale, pochi giorni dopo il 75esimo anniversario della battaglia di Nikolajewka. A Fiorenzuola Gianna e Antonio sono arrivati con il loro camper da Albonese, in provincia di Pavia, dove abitano (entrambi milanesi, la famiglia di lui ha origini a Cortemaggiore). È lo stesso camper con cui nell’estate del 2009 raggiunsero un territorio al confine tra la Russia e l’Ucraina: «Cercavamo un cippo che indicava il campo di prigionia di Uciostoje dove morirono oltre 4mila italiani. Ma sbagliammo strada e finimmo a Michurinsk, dove accadde l’incontro che cambiò le nostre esistenze. Un uomo che aveva visto lo stemma degli alpini sul nostro camper, ci avvicinò ed estrasse una manciata di piastrine identificative di soldati italiani. Voleva vendercele. Erano le prime che vedevamo in Russia. Di solito circolavano elmetti, baionette, gavette. Gli promettemmo che avremmo restituito le piastrine e allora lui ci donò una gavetta con dentro tutte quelle che aveva, 136. Da allora, quando ne trova altre nei boschi, ce le manda. Noi abbiamo coinvolto le istituzioni e, passando attraverso i sindaci, chiediamo ci aiutino a rintracciare le famiglie dei dispersi e a riconsegnare loro la piastrina. Fu lo Stato a mandare questi ragazzi a morire in Russia, deve essere lo Stato a ‘restituirli’ alle loro famiglie ».

Sulle tracce dei familiari

Dopo quasi dieci anni, Gianna e Antonio sono arrivati a 330 piastrine: vengono ‘decifrate’, e attraverso queste vengono identificati i soldati a cui appartenevano; poi ci si mette sulle tracce dei loro familiari ancora in vita (molti in Italia, alcuni all’estero). «Ogni restituzione di queste ‘reliquie’ si trasforma in una cerimonia pubblica, dove è l’intera comunità a riaccogliere il proprio ‘figlio’ ».

La piastrina di Egidio

Ieri ad esempio si è tenuta la restituzione della piastrina di riconoscimento del sottotenente medico Bianchi Egidio dell’Armir (l’Armata italiana in Russia), nato a Codogno nel 1914 e disperso durante la ritirata di Russia nel ‘43. Gianna e Antonio, dopo la serata di venerdì e la notte passata a Fiorenzuola, si sono rimessi sul loro camper e hanno raggiunto Turano Lodigiano, dove è avvenuta la riconsegna.

Il volume “Io resto qui”

Le testimonianze di tutte le famiglie incontrate in questi anni, insieme alle lettere che questi giovani scrivevano a casa dal fronte, sono raccolte nello splendido volume “Io resto qui”, curato dai coniugi Respighi e pubblicato dall’Ana di Abbiategrasso.

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04/02/2018

Il prefetto Falco alpino ad honorem

«L’IMPEGNO DELLE PENNE NERE» - Il prefetto Maurizio Falco, ha incontrato una rappresentanza del Gruppo Alpini di Piacenza. Durante l’incontro, al quale erano presenti il capo gruppo Gino Luigi Acerbi, il vice capo gruppo Nardo Fava, il segretario Tortellotti Ferdinando e il tesoriere Renato Bergamaschi, il prefetto, con particolare commozione, ha ricevuto in dono il tradizionale Cappello dell’alpino, simbolo della più alta tradizione di appartenenza alla Patria e dello spirito di unità nazionale. Parole di pieno compiacimento e di ringraziamento sono state espresse dal prefetto alla delegazione degli alpini per la sempre pronta disponibilità ad operare in favore della comunità nazionale, sottolineando la incondizionata dedizione e umana professionalità delle “Penne nere” nelle più diverse circostanze in cui la il Paese chiama i propri concittadini alla solidarietà ed al sacrificio. L’incontro si è concluso con l’impegno di una prossima visita a breve del pPrefetto alla sede del Gruppo.

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01/02/2018

Wixo Lpr e Sezione Alpini insieme al Palabanca

Wixo Lpr Piacenza a braccetto con gli alpini. Il 18 febbraio il Palabanca dedicherà la sfida contro Sora alla sezione alpini di Piacenza e provincia. Per l’occasione i biglietti avranno il prezzo speciale di 6 euro e l’incasso della gara sarà destinato a sostenere l’Unità Protezione Civile degli Alpini di Piacenza recentemente derubata di importanti attrezzature. I biglietti che andranno a sostenere la causa saranno in vendita esclusivamente presso la sede Ana di Piacenza (via Cremona, 1 - 29122 Piacenza). «Ringraziamo la Wixo Lpr per l’occasione, vogliamo far sentire tutto il nostro calore», ha detto Gianni Magnaschi, consigliere sezione alpini di Piacenza. «Appoggiamo sempre le cause importanti a maggior ragione nei confronti dei tanti alpini che non ci fanno mancare affetto - ha spiegato Monica Uccelli, responsabile marketing della Wixo Lpr - l’auspicio è che il Palabanca sia pieno ». Nel corso del pomeriggio, intorno alle 17,30 sarà la fanfara del corpo bandistico pontolliese a suonare alcuni motivi. Uno spettacolo nello spettacolo. _mp

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01/02/2018

Ladri nella sede degli Alpini di via Cremona: rubate dieci brandine della Protezione Civile

Nuovo furto nella sede degli alpini piacentini. I ladri hanno rubato dieci brandine da campo di marca Ferrino utilizzate per le emergenze della Protezione Civile Ana (Associazione nazionale alpini) di Piacenza. L’incursione è avvenuta nella notte tra martedì 30 e mercoledì 31 gennaio. Ad essere colpita la sede di via Cremona, la casa cantoniera acquisita dall’Associazione nazionale alpini di Piacenza dopo l’Adunata nazionale del 2013. Nella struttura trova posto il quartier generale della Sezione alpini di Piacenza , guidata dal presidente Roberto Lupi. «Dopo il furto di settembre avevamo preso precauzioni - ha commentato a Liberta.it il numero uno delle penne nere piacentine - ora attiveremo nuovi sistemi di allarme ». I ladri sarebbero andati a colpo sicuro, anche se probabilmente non erano le brandine quello che cercavano. Lo scorso mese di settembre avevano preso di mira il magazzino alpini di via Cremona portando via le motoseghe e diverse altre attrezzature utilizzate per le attività di anticindendio boschivo e per le emergenze in generale. Il coordinatore dell’Unità di Protezione civile, Maurizio Franchi, è amareggiato: «Purtroppo siamo finiti nel mirino dei ladri, questi sono furti odiosi perché il materiale non serve a noi ma è al servizio di tutta la cittadinanza». Ma fa anche un’ipotesi a ragion veduta. I ladri sono infatti entrati dallo stesso punto in cui si presentarono lo scorso settembre. «Hanno utilizzato il cancelletto posteriore e hanno preso di mira lo stesso magazzino- garage, come se pensassero di trovare qualche cosa - ci tiene a sottolineare Franchi -. Invece hanno preso le dieci brandine accatastate negli scaffali che lo scorso settembre avevano lasciato perdere». Per Franchi i ladri sono gli stessi della precedente incursione. Stavolta probabilmente cercavano la nuova dotazione di materiale anti incendio boschivo che, grazie al generoso sacrificio di tanti gruppi alpini e donatori in genere, è stata riacquisita nei primi giorni di gennaio. «Avevo ringraziato pubblicamente - ricorda Franchi - qualcuno deve averlo letto o sentito». Per sfortuna dei ladri le penne nere piacentine non hanno riposto il nuovo materiale nella stessa posizione del vecchio. E’ stato stoccato in un altro magazzino ad uso della Protezione civile Ana e così si è salvato dall’incursione. Resta l’amarezza per il nuovo furto che ha procurato un danno alla Sezione Ana di Piacenza di circa 700 euro e una sensazione di insicurezza per il futuro. _fed.fri.

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31/01/2018

Amicizia, amor patrio: gli alpini a scuola raccontano la guerra

Accendere i riflettori sulla Grande Guerra, nell’anniversario del centenario: le sue conseguenze sui gragnanesi, sulle loro famiglie, sulle vite quotidiane di uomini e donne. Ha preso il via con due lezioni in classe e il concerto del coro Ana Valnure il percorso di approfondimento storico promosso dalla scuola media di Gragnano in collaborazione con l’amministrazione comunale e la Pro loco. Coordinato dalla professoressa Federica Sogni, è rivolto ai ragazzi delle terze medie e ha preso le mosse dall’intervento in aula di Carlo Veneziani e Carlo Magistrali, della sezione delle Penne nere di Piacenza. A loro il compito di raccontare i tragici fatti della prima guerra mondiale a partire da cimeli con cui i soldati avevano sviluppato una triste dimestichezza nel periodo trascorso nelle trincee: pezzi di filo spinato, borracce, scatolette per il cibo, grattugie. La proiezione di filmati ha permesso di evidenziare il contributo del Corpo alla vittoria dell’Italia, quindi le attività scolastiche sono proseguite con un’analisi attenta dei testi di alcune delle più note canzoni del periodo. Da qui l’organizzazione del concerto del coro Ana, diretto dal maestro Edo Mazzoni. «Ascoltate questi testi perché contengono parole davvero importanti», ha affermato Roberto Ronda, consigliere della Sezione Ana di Piacenza. «Queste melodie ci parlano di fratellanza, solidarietà, amicizia, obbedienza, amor patrio», ha aggiunto il sindaco Patrizia Calza. Gli stessi valori saranno al centro del Premio di poesia “Una poesia per la pace” istituito in memoria di Dario Sogni, soldato originario della borgata trebbiense. Una competizione aperta a tutti gli studenti della scuola secondaria di primo grado e che terminerà con le premiazioni domenica 8 aprile. Sarà quella un’ulteriore tappa del percorso sulla memoria della Grande Guerra che culminerà, il 14 aprile, nella gita ad Asiago e al Monte Cengio promossa in collaborazione con la Pro Loco del presidente Giuseppe Ghezzi. Chiunque volesse aderire può farlo scrivendo una mail all’indirizzo ghezziforproloco@gmail.com. _Filippo Zangrandi

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31/01/2018

Alpini di Borgonovo, Pierluigi Forlini è il nuovo capogruppo

Cambio della guardia alla guida degli alpini di Borgonovo, il cui nuovo capogruppo è Pierluigi Forlini Quest’ultimo succede a Piero Bosini, che per diversi anni è stato alla guida delle penne nere borgonovesi. La nomina del nuovo capogruppo è arrivata durante l’ultima assemblea delle penne nere, che ha eletto anche i membri del nuovo direttivo che insieme a Forlini dovranno guidare il gruppo di cui fanno capo 102 tra alpini e amici degli alpini. Forlini, che nel 2003 fu tra i rifondatori del gruppo scioltosi nel 1985 per la prematura scomparsa dell’allora capogruppo Giovanni Costa, è anche vice presidente della sezione piacentina nonché rappresentante di vallata, per l’alta Valtidone, all’interno della stessa. Oltre alla sua nomina durante l’ultima assemblea sono stati eletti anche Pino Quaretti e Dante Bollati quali suoi vice. Il ruolo di segretario viene ricoperto da Carlo Magistrali, mentre tesoriere del gruppo è Sergio Manelli. Agli altri consiglieri vengono assegnate differenti deleghe. Tra i primi impegni che le penne nere di Borgonovo hanno già messo in cantiere ci sono, il 12 di febbraio, una polentata lungo via Roma in occasione dei festeggiamenti per il Carnevale. A Pasqua, in occasione della fiera dell’Angelo, gli alpini saranno presenti nel fossato della rocca. «Quest’anno – annuncia il neo capogruppo Forlini – non gestiremo il parcheggio ma ci concentreremo sulla distribuzione del gnocco fritto». A settembre ci sarà sempre il raduno annuale del gruppo e durante l’anno le penne nere si daranno come sempre da fare per sostenere attività e cause benefiche. Tra le realtà che gli alpini di Borgonovo aiutano ci sono ad esempio l’hospice, gli asili nido parrocchiale e comunale e alcune adozioni a distanza. _MM

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30/01/2018

Compie 50 anni il gruppo delle penne nere di Vigolzone

Il 2018 è un anno di grandi festeggiamenti per il gruppo alpini di Vigolzone perché taglierà il traguardo dei 50 anni di vita. Il gruppo è infatti stato costituito nel giugno del 1968 per volontà di una ventina di alpini, tra cui l’attuale capogruppo Gaetano Morosoli. Innumerevoli le iniziative delle penne nere vigolzonesi in questo mezzo secolo, sempre molto attente alla solidarietà, fedeli al motto alpino “Onorare i morti aiutando i vivi”. Il gruppo è nato grazie ai soci fondatori con l’aiuto del cavaliere Luigi Plucani del gruppo alpini di Podenzano e del capitano Govoni, presidente sezionale. La sede è in via Fausto Coppi, nella baita alpina costruita dalle stesse penne nere vigolzonesi. Attualmente il gruppo, uno dei 46 della Sezione Ana di Piacenza, conta 110 iscritti ed è guidato da Morosoli, che in prima persona ha contribuito con il lavoro delle sue braccia in diverse parti del Nord Italia in aiuto delle popolazioni terremotate ed alluvionate. La prima esperienza è stata in occasione del devastante terremoto del Friuli del 1976. Il gruppo di Vigolzone, oltre a donare un contributo economico, ha partecipato alla ricostruzione fino al 1980. «Il Friuli è stata un’esperienza molto forte - racconta Morosoli - perché siamo andati in tanti per la ricostruzione e dopo 40 anni la gente si ricorda ancora di noi. Sono tornato in quei luoghi a settembre scorso e le persone che avevamo aiutato ci hanno ancora ringraziato per il nostro lavoro fatto allora ». Ulteriori attività legata alla protezione civile sono state quella in Piemonte in occasione dell’inondazione del 1996, in Abruzzo per tremendo terremoto del 2009 e in Emilia per il forte sisma del 2012. Il gruppo di Vigolzone ha un legame particolare anche con la terra di Russia. Nel 1984 ha costruito il monumento dedicato ai caduti della battaglia di Nikolajewka (26 gennaio 1943) davanti al quale ogni anno si fa memoria. Domenica si è svolta la cerimonia a carattere provinciale. «L’idea del monumento - informa Morosoli - è stata avvalorata dal fatto che il reduce colonnello Camillo Farioli, consigliere Ana nazionale, al ritorno da una visita a Nikolajewka portò un pugno di terra di quel luogo che ora si trova custodita nell’urna del monumento stesso». In Russia gli alpini vigolzonesi sono tornati più volte e a Rossoch hanno partecipato alla costruzione di un asilo.

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30/01/2018

Piazzale Genova, ricordati i Caduti in terra di Russia

Semplice ma significativa cerimonia quella svoltasi nei giorni scorsi davanti al monumento dedicato ai “Caduti in terra di Russia” situato a Barriera Genova vicino al liceo scientifico “Respighi”. Un momento ormai consueto promosso dall’associazione “Famiglie Caduti e Dispersi in guerra” di Piacenza, ma importante per non dimenticare. «E’ tradizione per la nostra associazione - spiega il presidente Rodolfo Bonvini - deporre un vaso di girasoli per ricordare i soldati che hanno combattuto in terra di Russia. Tanti hanno potuto salvarsi alimentandosi proprio con i semi dei girasoli raccolti durante il percorso e quel fiore è divenuto un simbolo che ci aiuta a non dimenticare chi ha sacrificato se stesso, chi è riuscito a tornare, chi in quei luoghi ha perso la vita o non è più stato ritrovato». Alla cerimonia era presente anche l’assessore alla cultura del Comune di Piacenza, Massimo Polledri, il vice presidente della sezione alpini di Piacenza, Gian Luca Gazzola con il vessillo, e numerosi alpini piacentini. Fedeli al loro motto “Onorare i morti aiutando i vivi”, le penne nere non mancano di presenziare alle manifestazioni che hanno lo scopo di commemorare “chi è andato avanti”, facendo seguire il pensiero alle opere di solidarietà. Così anche l’associazione “Famiglie Caduti e Dispersi in guerra” si propone di tenere vivo lo spirito di solidarietà nell’amore della Patria, operare per la cooperazione, la distensione e la difesa della pace e mantenere vivo il ricordo perché, ha osservato Bonvini, «un popolo che non ha memoria non ha storia» e «ogni guerra è una sconfitta per tutta l’umanità ». L’associazione, che ha da poco compiuto i 100 anni di fondazione (26 novembre 1917), sabato 7 aprile promuoverà, come ogni anno, una cerimonia a carattere nazionale che si svolgerà in piazza Cavalli nel segno del ricordo, cui sono invitati tutti i piacentini, di città e provincia. Durante la mattinata infatti saranno consegnate due Croci al merito alla memoria di due piacentini caduti durante il secondo conflitto mondiale. _n.p.

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29/01/2018

Vigolzone, gli alpini ricordano il 75esimo anniversario della battaglia di Nikolajewka

Ricordare, fare memoria dei tragici eventi delle guerre e di tutti i morti che ha provocato è un esercizio di responsabilità necessario oggi più che mai. E ieri a Vigolzone ancora una volta si è ricordata la battaglia di Nikolajewka, combattuta il 26 gennaio 1943 sul fronte russo dalle truppe italiane in ritirata dopo l’offensiva dell’Armata Rossa. Il merito di tenere vivo il ricordo è del gruppo alpini di Vigolzone che nel 1984 ha realizzato il monumento ai caduti di Nikolajewka, unico nella provincia di Piacenza, che contiene un pugno di terra di Russia portata dal reduce colonnello Camillo Farioli. Ogni anno la commemorazione è organizzata insieme alla sezione Ana di Piacenza e ha così carattere provinciale. Ogni cinque anni la cerimonia è invece regionale. Alpini di tutta la provincia, la sezione di Milano, il nucleo di protezione civile Ana, autorità civili e militari, associazioni combattentistiche e d’arma, sodalizi locali, hanno partecipato alla cerimonia iniziata con la messa in chiesa. Il primo a evidenziare la necessità di fare memoria è stato il parroco don Piero Lezoli. «Questi momenti – ha osservato - ci facciano sentire la responsabilità di costruire qualcosa di positivo perché la logica dell’amore, quella che viene da Cristo, prevalga su quella dell’egoismo, dell’interesse, del razzismo ». Di seguito il sindaco di Vigolzone, Francesco Rolleri, davanti al monumento ai caduti di Nikolajewka in piazza Serena. «Il ricordo del sacrificio di tanti italiani che persero la vita in quelle tragiche giornate – ha sottolineato - deve servire a rendere vivo nei nostri cuori il rifiuto della guerra e sottolineare i grandi danni che il fascismo ha causato al nostro paese. Affinché non si ripetano gli errori del passato è necessario ricordare i principi fondamentali della nostra Costituzione che sono anche quelli degli alpini». Voce ai ragazzi delle scuole, ad Emma Baldini che ha letto un passo di Peppino Prisco, e a Luca Scaffili di terza media con “Cristo con gli alpini” del beato don Carlo Gnocchi. Proprio a questa figura, e a Gino Tassi, a padre Gherardo Gubertini fondatore della Casa del Fanciullo, ha rivolto il suo pensiero commosso il presidente sezionale Ana, Roberto Lupi. «Ritornati a casa dopo i tragici eventi della guerra – ha ricordato – hanno portato avanti quei valori morali che oggi qualcuno vuole mettere in discussione, ma che hanno permesso al nostro Paese di rinascere». L’invito quindi ai giovani di leggere le tante testimonianze di chi ha vissuto in prima persona quegli anni. Onore ai caduti con Il Piave e Il Silenzio eseguiti dalla fanfara alpina di Pontedellolio e con la deposizione di una corona di alloro che quest’anno è stata offerta dal gruppo alpini di Farini con il capogruppo Gaetano Sturla.

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28/01/2018

«Ho passato 20 mesi nei lager, sono quasi morto per la fame»

Nonostante i suoi novantotto anni, Luigi Bottazzi si mette sull’attenti per ricevere la medaglia d’onore dalle mani del prefetto di Piacenza Maurizio Falco. Con il suo loden elegante, il cappello d’alpino e lo sguardo presente dietro gli occhiali, Luigi è uno dei pochi sopravvissuti ai campi di concentramento che ancora possono o riescono a raccontarlo. Ieri mattina nel Giardino della Memoria sullo Stradone Farnese gli è stata data la medaglia d’onore come è stata consegnata anche a Sergio Montali e a Roberto Remili, in memoria dei rispettivi genitori Giulio e Benigno. «Ho passato venti mesi nei lager coi tedeschi – ha spiegato Luigi – cosa mi ricordo? Mi ricordo che era tanta la fame, si pensava solo a quello». Il piacentino, originario di Castelsangiovanni, è uno dei sopravvissuti al lager di Deblin, a sud est di Varsavia: nel grande campo alla confluenza del fiume Wieprz con la Vistola arrivarono gli ultimi resti dell’Armir raccontati da Rigoni Stern e Revelli o quelli che erano finiti nelle mani dei tedeschi in Jugoslavia e in Grecia, dopo Cefalonia. In tutto ottomila italiani: giovanissimi sergenti nella neve con il berretto da alpino come quello di Luigi internato nello Stablack 307 dove la razione di cibo quotidiana era ridotta a un quarto di pagnotta e si moriva come in tutti gli stalag riservati ai russi, ossia per freddo, fame, tifo, dissenteria e disidratazione. E il 307 era uno campo per russi: catalogati come specie subumana. È lì che è arrivato Luigi, dopo essere stato arrestato all’indomani dell’armistizio e avere girato per diversi campi in Germania e in Polonia: a Deblin il piacentino è rimasto fino all’1 febbraio del 1945, giorno della liberazione del campo, per poi attraversare l’Europa e tornare verso la sua casa. «Questa qua rappresenta tutta la mia vita» ha spiegato stringendo nella mano la medaglia appena ricevuta dal prefetto e dal sindaco di Castelsangiovanni Lucia Fontana. Insieme a Luigi, anche Sergio Montali ha ricevuto la medaglia: «Mio padre Giulio ha perso la gioventù là dentro – ha spiegato e il “là dentro” era Thoru, in Polonia, nello Stalag XXA e poi nello Stalag XXB – non ne ha mai voluto parlare: era un ricordo troppo doloroso». Anche per Benigno Remili, deportato nel campo di Wietzendorf in Germania fino all’1 settembre 1925, è stato così : la conferma è arrivata dal figlio Roberto, a cui la medaglia alla memoria è stata consegnata da Falco e dal sindaco di Podenzano Alessandro Piva e dal capogruppo degli alpini Giovanni Carini. «Mi raccontava pochissimo di quegli anni – ha spiegato – se non come fosse rimasto mutilato alla mano durante il lavoro in fabbrica e la fame, la tanta fame che aveva provato». Su quella cala il silenzio del rispetto, ma non del ricordo.

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25/01/2018

Adunata alpini, conti chiusi e un avanzo di 89mila euro

Dopo c inque anni è arrivato il giorno della chiusura del Comitato organizzatore dell’Adunata nazionale alpini del 2013. Con la bella notizia dei conti finali in attivo. L’avanzo è stato di 89mila euro. Il 30 per cento andrà all’Ana. Il restante 70 per cento (poco più di 60mila euro) alla Sezione alpini di Piacenza. Per statuto il fondo dovrà essere utilizzato per il potenziamento della Protezione Civile Ana locale e (o in alternativa) per un’opera sociale da realizzare sul territorio. A fare gli onori di casa in via Cremona ieri mattina il presidente sezionale ai tempi dell’Adunata, Bruno Plucani, e il presidente dello stesso Coa, Nino Geronazzo. Presenti i membri del Coa e l’ex sindaco Paolo Dosi. «Il risultato complessivo è nell’ordine di 89mila euro - conferma Geronazzo -, compreso il credito Iva. Ringrazio l’Agenzia delle Entrate di Piacenza perché ha rispettato i tempi di erogazione che alla fine sono stati molto buoni». Geronazzo si è occupato di cinque adunate nazionali e dei rispettivi Coa. L’Adunata nazionale alpini più veloce a chiudere è stata quella di Bergamo. Si è tenuta nel 2010 e i conti si sono fatti nel 2013. Poi Pordenone 2014 chiusa nel 2017. Diffi- Adunata alpini, conti chiusi e un avanzo di 89mila euro coltà per Torino 2011: «Qui c’è ancora qualche problema con l’Agenzia delle Entrate per alcuni ricorsi. Siamo in appello. Speriamo che la sentenza ci sia favorevole così chiudiamo ». Ma anche per Bolzano 2012: «C’è un ritardo fisiologico e la pratica non è ancora chiusa». «Ogni adunata ha le sue specificità - prosegue Geronazzo -. A Piacenza sono nati rapporti umani stupendi. Difficile sulla carta era Bolzano, poi invece ha dato a tutti molta soddisfazione. Ha contribuito a migliorare i rapporti tra i due gruppi linguistici: italiano e tedesco. A Torino è stato facile perché era l’adunata dei 150 anni. A Bergamo, dove c’è la sezione più numerosa d’Italia, abbiamo avuto un aiuto enorme. Pordenone è stata molto lineare, molto ben gestita». Del comitato fa parte il generale Silverio Vecchio: «L’Adunata di Piacenza è stata meravigliosa. Abbiamo avuto diverse difficoltà in fase di realizzazione ma le abbiamo superate. Dico sempre che se le medesime difficoltà si fossero trovate in altre adunate probabilmente non saremmo stati in grado di superarle. Un esempio: lungo i bastioni l’area campo si allagò e abbiamo dovuto fare arrivare decine di camion di ghiaia da spandere sul terreno per poi montare le tende». Presente naturalmente anche l’ex presidente Bruno Plucani: «E’ stata un’esperienza positivissima anche dal punto di vista personale. I numeri sono andati bene da tutti i punti di vista. Ha unito tutto il territorio piacentino e questo mi rende particolarmente orgoglioso. Tutti i piacentini hanno accolto con grande affetto gli alpini provenienti dalle varie province italiane e dall’estero». L’appuntamento è per il prossimo maggio: all’Adunata di Trento.

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24/01/2018

Alpini, crescono gli iscritti “Festa granda” a settembre

Il 2018 per il gruppo alpini è un anno importante. Dal 7 al 9 settembre infatti verrà organizzata a Carpaneto la “Festa Granda”. Di questo si è parlato durante l’assemblea che si è tenuta domenica nella sala Bot. Dopo che la platea degli iscritti ha onorato con un momento di raccoglimento gli alpini defunti, il capogruppo Aldo Rigolli ha dato lettura della relazione. Due sono stati i motivi di soddisfazione dello scorso anno: il primo è aver avuto la comunicazione ufficiale dell’organizzazione della Festa Granda per l’anno in corso e la seconda, di uguale importanza, è che gli iscritti hanno raggiunto il numero record di 138. Tra di loro, il gruppo di Carpaneto può annoverare il colonnello Maurizio Plasso, segretario nazionale Ana, e il figlio Federico, alpino e cadetto all’accademia militare di Modena. Nei primi giorni del 2018 ci sono già 5 nuove adesioni e questo è un motivo di soddisfazione per il gruppo. Rigolli ha poi elencato i numerosi lavori svolti nel 2017 sul territorio, tra i quali i più significativi sono la collocazione lungo viale delle Rimembranze delle stele in memoria dei Caduti della Prima Guerra Mondiale e il restauro della statua di San Fermo, patrono del Paese. «Queste opere, a favore anche di tutta la comunità – ha spiegato Rigolli - sono state possibili grazie all’aiuto di tutti, alpini, amici e collaboratori, per questo voglio ringraziarli pubblicamente». Ora massimo impegno per organizzare la “Festa Granda”. Nel frattempo si sta pensando anche alla trasferta per la 91° Adunata nazionale a Trento dall’11 al 13 maggio. Un altro evento che gli alpini stanno organizzando è, come già avvenuto nei due anni precedenti, la proiezione di un film, dedicato principalmente agli alunni delle scuole medie, che parli della Grande Guerra, terminando così le commemorazioni. «Abbiamo proiettato “Alpini in Adamello” e “Cieli rossi, Bassano in guerra” – ha concluso Rigolli – e i ragazzi hanno dimostrato interesse, maturità e voglia di approfondire». _Fabio Lunardini

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23/01/2018

Il ricordo della battaglia di Nikolajewka

Domenica gli alpini della provincia piacentina si ritrovano a Vigolzone per commemorare l’anniversario della battaglia di Nikolajewka combattuta il 26 gennaio 1943, uno degli scontri più tragici durante il caotico ripiegamento delle residue forze dell’Asse nella parte meridionale del fronte orientale in Russia durante la seconda guerra mondiale. Il gruppo alpini di Vigolzone, con il capogruppo Gaetano Morosoli, e la sezione Ana Piacenza, con il presidente Roberto Lupi, ogni anno ricordano i caduti di quella terribile battaglia con una cerimonia alpina, cui tutti sono invitati a partecipare per non dimenticare ed onorare chi ha sacrificato la sua vita in quei luoghi, in tanti morendo senza nome. Il programma prevede il ritrovo al municipio di Vigolzone in piazza Serena alle 9 per un momento conviviale, alle 10 l’alzabandiera per proseguire con la sfilata verso la chiesa parrocchiale dove sarà celebrata, alle 10.30, la messa in suffragio dei caduti e dispersi in terra di Russia. La messa sarà accompagnata dai canti del coro parrocchiale “San Mario”. La cerimonia, a carattere sezionale, si concluderà accanto al monumento dedicato agli alpini caduti a Nikolajewka (che contiene la terra di Russia portata dal gruppo di Vigolzone negli anni ‘80 quando ha realizzato il monumento) con l’orazione ufficiale ed i saluti. Quest’anno sarà il gruppo di Farini a deporre una corona di alloro in memoria dei caduti. _NP

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22/01/2018

Calendasco, con pesci e barche si ricorda sant’Agnese

Quella di Sant’Agnese, patrona dei barcaioli celebrata ieri a Calendasco, è una ricorrenza religiosa che rimanda all’antico. Riporta alla relazione atavica che lega uomo e natura, il territorio – con le sue bellezze e le sue ricchezze – e chi lo vive quotidianamente. Un rapporto saldo e duraturo, protagonista del rito religioso al centro della messa domenicale e della successiva benedizione della barca che faceva mostra di sé sul sagrato della chiesa. Tutt’attorno, un allestimento costituito dall’intreccio di tante reti da pesca: è attorno a questi elementi che, per secoli, si è disegnata e consolidata l’identità del territorio rivierasco. Un lembo di terra – quello di Calendasco - dove il Po fa da confine, separando l’Emilia dalla Lombardia, senza però escludere collegamenti e contaminazioni tra le due rive. Non solo: proprio il Grande fiume è stato sempre una fonte importante di lavoro e di cibo, dal pescato al legame. Così come ha rappresentato l’occasione di svaghi e divertimento, ma anche di paura e timori ad esempio in caso di alluvioni e piene. Sono queste le ragioni per cui il Gruppo alpini della borgata, insieme alla parrocchia, hanno voluto ricordare la giornata dedicata alla santa dei barcaioli. Una donna, Agnese, nata a Roma nel III secolo da un’illustre famiglia patrizia e cristiana. Quando era ancora dodicenne, scoppiò una persecuzione e molti fedeli si abbandonarono alla defezione. Decisa ad offrire al Signore la sua verginità, fu denunciata come cristiana dal ragazzo che si era invaghito di lei, senza essere ricambiato. Fu quindi esposta nuda al Circo Agonale, nei pressi dell’attuale piazza Navona. Un uomo che cercò di avvicinarla cadde morto prima di poterla sfiorare e altrettanto miracolosamente risorse per intercessione della santa. Gettata nel fuoco, secondo la leggenda questo si spense per le sue preghiere. Fu allora trafitta con colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli. Per questo nell’iconografia è raffigurata spesso con una pecorella, simbolo del candore e del sacrificio. Forse per il suo coraggio, i barcaioli hanno voluto proprio sant’Agnese come patrona. Il suo culto si è rinnovato appunto ieri a Calendasco, dove le Penne nere hanno anche allestito uno stand gastronomico per la vendita del pesce fritto. Un piatto tipico gustoso che, il prossimo 25 marzo, sarà protagonista della 54esima edizione della Fiera del Po. _Filippo Zangrandi

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19/01/2018

Le penne nere questa sera su Telelibertà

Il 2018 è iniziato da poco ma l’Unità di Protezione Civile della Sezione Alpini di Piacenza è già al lavoro: le riunioni alla sede di via Cremona sono sempre molto partecipate come mostrano le telecamere di Telelibertà nella nuova puntata de L’Alpino, il settimanale delle Penne nere in onda ogni venerdì alle 20.30. All’ordine del giorno del primo incontro anche l’Adunata nazionale di Trento. La Cittadella Dall’11 al 13 maggio verrà allestita la Cittadella della Protezione Civile dove i volontari, a turno, spiegheranno ai visitatori le attività principali che impegnano il comparto. Ogni anno, un gruppo di v o l o nt a r i p a r t e c o n u na settimana di anticipo per la città dell’Adunata per realizzare opere a favore della cittadinanza. “In genere puliamo strade, parchi e giardini ma a Trento è tutto perfetto, quindi ci dedicheremo alle attività di divulgazione nella Cittadella della Protezione Civile ha spiegato il coordinatore Maurizio Franchi. Nella puntata conosceremo meglio anche due storici volontari, Luigi Caminati e Giuseppe Villa. L a p r i m a p a r t e d e l l a trasmissione, realizzata dall’Ana nazionale, è dedicata alle celebrazioni per i 75 anni dalla battaglia di Nikolajewka. Le repliche, invece, andranno in onda sabato alle 9 e domenica alle 17.15.

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17/01/2018

Festa e premiazioni alla Casa protetta di Farini

Convivialità e tanto affetto sono le caratteristiche della Casa Protetta Alta Val Nure di Farini, coordinata da Mariarita Benzi. Come ogni anno, in occasione delle festività, gli ospiti ed il personale hanno avuto il piacere di condividere e scambiare i loro auguri aprendo le porte della struttura ed organizzando due eventi: il pranzo con familiari, occasione per premiare Franco Guglielmetti per la realizzazione del progetto “Suoni di Valnure” che ha permesso di raccogliere fondi per la Casa Protetta, e l’Epifania con gli alpini (che hanno allestito un ricco banchetto per tutti gli ospiti) e il coro I Campagnoli. Durante la giornata è stato premiato Emanuele Chiappa, volontario della Croce Rossa che collabora con la struttura. _N.P.

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14/01/2018

Morto Fabrizio Castagnetti, ex Capo di Stato Maggiore

Addio a Fabrizio Castagnetti: il generale guidò 100mila uomini

Era nato a Veleia, nel 1945. L’anno in cui l’Italia esplodeva di festa, ritrovando se stessa, dopo la guerra. Capo di Stato maggiore dell’Esercito Italiano dal settembre 2007 al settembre del 2009, il generale Fabrizio Castagnetti ha girato il mondo, ha disposto lo schieramento di tutte le forze di terra militari ed è arrivato a comandare 112mila uomini. Sopra di lui, da un punto di vista gerarchico, c’erano solo il Ministero alla difesa e la Presidenza della Repubblica, in tutto il Paese. Sopra di lui, da un punto di vista umano, c’era l’amore immenso per il suo Paese e la famiglia, la moglie Teresa, i figli Claudio e Luca, gli adorati fratelli; la sua onestà; la sua infinita umiltà. Ieri pomeriggio, poco dopo le 16.30, il cuore del generale ha smesso all’improvviso di battere: era a Veleia, dove era nato e tornato dal 2009, diventando “Cittadino onorario” di Lugagnano, il paese che era stato guidato dal padre Francesco (fu podestà tra il ‘35 e il ‘36), maggiore degli alpini, combattente e decorato della prima guerra mondiale. Il generale Fabrizio Castagnetti ha sempre onorato la memoria del padre, arrivando a dirigere dal Palazzo di vetro il comando strategico della missione Onu in Libano nel 2006 e, prima ancora, ad essere addetto militare dell’ambasciata italiana a Washington dal ‘95 al ‘98, l’incarico più alto che un militare italiano abbia mai conseguito in ambito diplomatico, prima del ritorno ai reparti operativi avvenuto con l’incarico di vicecomandante del Corpo di reazione rapida alleato in Germania. Ritirato a Veleia, non era mai venuto meno ad ogni chiamata di aiuto, da L’Aquila come dalle piccole frazioni del territorio che vedevano in lui un testimone prezioso del tempo. Inutili, ieri, i soccorsi: sul posto, l’eliambulanza di Parma e l’ambulanza infermieristica dall’ospedale di Fiorenzuola, ma nulla è servito per salvare un uomo che le aveva viste tutte, scongiurando con il suo esempio il pericolo dell’indifferenza in un Paese scontento di sé. Dolore, lutto e cordoglio in tutto il territorio: «Le radici per lui erano preziose, vitali, essenziali», ha ricordato il sindaco di Lugagnano Jonathan Papamarenghi. «Solo pochi giorni fa aveva partecipato alla consegna del “Premio alla bontà” a Rustigazzo. Stava bene, siamo increduli, addolorati. Una gravissima perdita. Il generale Castagnetti era una persona squisita, un uomo di cui andare orgogliosi». Di casa in casa, il commento raccolto è condiviso: «Castagnetti era un umile, impossibile da guardarlo senza ammirazione e anche ammirazione. Era stato tra i potenti del Paese, ma sembrava non volerlo mai dare a vedere». «Colto, discreto, ma anche socievole», lo ricorda il parroco di Veleia, don Germano Gregori: «Qui di recente sono stati battezzati i suoi nipotini. Oltre la divisa, c’era un cuore di nonno. Veniva sempre a Messa, mai senza la moglie Teresa. Dove c’era uno, c’era sempre anche l’altro. Un esempio di amore infinito ». Stasera, alle 20.30, a Veleia, i rosari. Con ogni probabilità, domani, alle 14.30, i funerali alla presenza delle più alte cariche militari.

Elisa Malacalza

 

Tra la gente, sempre: «Ha aiutato chiunque. Senza mai chiedere un solo aiuto per sé»

Si sedeva qui, tra noi... Come se fosse uno qualunque. E invece aveva vissuto nelle capitali del mondo, lui. Ma era uno di noi, sempre. Lo sarà sempre». La gente di Veleia, di Rustigazzo, di Lugagnano ha le lacrime agli occhi. «Se n’è andato prima di tutto un uomo buono. Era un generale, ma parlava dritto al cuore della gente con la sua semplicità. Ci ha aiutati tanto. Ad esempio donando il terreno per la nuova sede», conferma Andrea Silva, della “Pro Veleia”. Chiunque, nel Piacentino, ha il suo ricordo del generale. Ed è un ricordo che fa rima con generosità, soprattutto. Spiega Claudio Miserotti: «Stava vicino ai giovani, era attivo nella “Congrega dei presidenti”. Ci teneva ». «Lo chiamavi e c’era sempre. Per raccontare la sua esperienza, per mettersi in ascolto dei bisogni degli altri», sottolinea il presidente provinciale degli Alpini, Roberto Lupi. «Era un uomo di squisita intelligenza, colto, capace. Ma la sua semplicità, nello stare insieme, seduti su una panca di legno sotto Castagnetti seduto tra la moglie Teresa e il sindaco Papamarenghi uno stand a qualche iniziativa dove era stato invitato, non poteva che lasciarti disarmato». «Umiltà non di facciata» La notizia arriva rapidamente anche a Fidenza, dall’amico Simone Mambriani, giornalista poco più giovane di Castagnetti: «Ha avuto altissimi incarichi diplomatici, è stato uno degli uomini più potenti, ma è sempre rimasto se stesso, fedele ai suoi valori», spiega, senza trattenere il dolore per la perdita. «Ciò che lui ha fatto sua moglie lo ha vissuto, condividendone lo spirito. Quando erano a Washington, ad esempio, chiunque si offrisse di aiutarli, nelle faccende domestiche come in altre questioni quotidiane, riceveva un garbato rifiuto. Anche la signora Teresa diceva “No no, voi avete altri impegni. La spesa la faccio da me”. E rientrava nel tardo pomeriggio con le borse della spesa in mano, come qualunque altra donna di casa ». «Risaliva dal bosco...» Ancora, conclude Mambriani: «Sono andato a trovare Fabrizio nella sua casa di Veleia, a fianco degli antichi scavi. Lo vedo risalire dal bosco lì accanto. Gli dico “Ma dov’eri?”, e lui con il suo sorriso “Simone, stavo pulendo il bosco”. “Ma ti aiuta qualcuno?” “Sì, il decespugliatore”. Incredibile. Il generale era un uomo incredibile. Nei suoi incarichi di assoluto prestigio, dove ha dimostrato sempre una capacità organizzativa speciale, è sempre stato benvoluto da tutti i suoi uomini. Perché lui aveva cura di loro e dava per primo l’esempio. La gente gli voleva bene». Cordoglio è stato espresso anche dall’Arma dei carabinieri: «Siamo vicini a tutta la famiglia. Ho conosciuto il generale Castagnetti già quando era comandante operativo del vertice interforze». _Elisa Malacalza

 

«Uomo e soldato straordinario, sempre al servizio del Paese»

«Una straordinaria figura di uomo e di soldato che ha sempre operato al servizio del Paese. Ha fatto della fedeltà ed attaccamento alle istituzioni la sua ragione di vita». Con queste parole il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, esprime alla famiglia del generale Castagnetti profondo cordoglio e sentimenti di affettuosa vicinanza a nome delle Forze Armate e suo personale. «Il generale Castagnetti - sottolinea il Capo di Stato Maggiore della Difesa - è stato promotore di numerosi provvedimenti volti a ottimizzare l’impiego delle risorse e a dare maggiore efficienza alla componente Operativa dell’Esercito». Da Roma a Piacenza tante le manifestazioni di cordoglio. La notizia della scomparsa improvvisa di Fabrizio Castagnetti si è diffusa rapidamente ieri sera lasciando nel dolore tutti coloro che hanno conosciuto e stimato il generale che alla straordinaria professionalità univa grande umanità. «Dolore profondo, è una perdita enorme per tutta la nostra comunità » ha commentato Giancarlo Tagliafer ri, sindaco di San Giorgio che in più occasioni ha incontrato il generale il quale non mancava mai di partecipare alle cerimonie nella base militare di San Damiano. Come partecipava alla vita della comunità di Lugagnano. Sorriso cordiale e l’umiltà dei grandi. Così Castagnetti nella vita di tutti i giorni. Ma così era stato anche nella giornata storica del 2007 a Roma, quando era diventato capo di Stato Maggiore dell’esercito. «Ho dato il massimo all’Italia, mai avrei pensato di arrivare a questo punto » aveva detto dichiarandosi orgoglioso «per aver raggiunto il grado apicale, risultato di una vita di lavoro e sacrificio ma sicuramente anche di buona fortuna». Aveva inoltre definito l’esercito una «magnifica istituzione dalla quale - aveva aggiunto - riceverò molto di più di quanto io potrò mai a lei dare». Anche in quella circostanza il suo primo pensiero era stato per la famiglia, soprattutto per la moglie: «Quando ero un giovane militare - aveva ricordato - lei, con il suo lavoro, guadagnava più di me. Poi ha rinunciato alla sua professione per seguirmi nei miei spostamenti in giro per il mondo». E insieme alla moglie i figli: «Uno dei due, da bambino, parlava la lingua ebraica ». Quel giorno, nella prestigiosa sede dell’Ippodromo Tor di Quinto, ad accompagnare Castagnetti una delegazione di piacentini, con l’allora sindaco di Lugagnano Aldo Lombardelli e l’allora presidente della Provincia Gian Luigi Boiardi, ambasciatori dell’orgoglio e dell’affetto della sua terra. Castagnetti malgrado gli impegni che lo hanno portato a Roma e nel mondo, ha sempre portato nel cuore Veleia, la Valdarda, Piacenza.

Al comando del Coi e a capo dell’esercito

Fabrizio Castagnetti era nato a Velleia nel 1945. Aveva frequentato l’Accademia Militare di Modena diventando tenente nel 1968. Tra il 1977 e il 1979 aveva lavorato come osservatore militare nell’ONU e come addetto militare negli Stati Uniti dal 1995 al 1998, a Washington. Dal 1992 al 1993 era stato comandante del Distretto militare di Roma, poi fino al 1995 capo ufficio coordinamento logistico dello Stato Maggiore dell’Esercito, e poi comandante della brigata corazzata Pinerolo. Era stato anche vice comandante del Corpo di Reazione Rapida (ACE Rapid Reaction Corps, ARRC) in Germania. Il 19 marzo 2002 aveva assunto l’incarico di comandante del corpo d’armata di reazione rapida (NATO Rapid Deployable Corps) a Solbiate Olona. Dal 1º marzo 2004 all’11 luglio 2005 Castagnetti aveva svolto l’incarico di sottocapo di stato maggiore della Difesa e dal luglio 2005aveva assunto assunto il comando del Coi (Comando Operativo di vertice InterforzeI). Castagnetti divenne capo di Stato Maggiore dell’Esercito il 14 settembre 2007 carica che ha ricoperto fino al settembre 2009 quando è andato in pensione. Il 16 aprile 2008 era entrato nella U. S. Army War College International Fellows Hall of Fame. Tra le onorificenze ricevute: Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana; Medaglia Mauriziana al merito di 10 lustri di carriera militare; Medaglia d’Argento al Merito della Croce Rossa Italiana; Medaglia al merito di lungo comando nell’esercito; Croce d’oro per anzianità di servizio; Croce commemorativa unificata per le missioni di pace all’estero: Medaglia commemorativa ONU; Commendatore con Spade pro merito Melitensi; Corso di Stato Maggiore; Croce commemorativa per la missione di pace in Medio Oriente.

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12/01/2018

Appuntamento su Telelibertà con “L’Alpino”

Torna questa sera su Telelibertà alle 20.30 “L’Alpino”, il settimanale televisivo dell’Associazione nazionale alpini.

Seconda puntata

La seconda puntata della rubrica prevede un servizio dedicato alla beatificazione di Teresio Olivelli, ucciso il 17 gennaio 1945 in un campo di concentramento tedesco dopo aver preso le difese di un soldato ucraino. Teresio Olivello è il quarto alpino beato, dopo don Secondo Pollo, don Carlo Gnocchi e fratel Luigi Bordino. Un altro spazio è dedicato alle voci della popolazione terremotata del centro Italia ad un anno dal sisma. Al termine della rubrica nazionale, l’appendice locale della Sezione piacentina prevede un servizio sul cappellano sezionale don Stefano Garilli realizzato in occasione della tradizionale messa di Santo Stefano, celebrata dal vescovo monsignor Gianni Ambrosio in Duomo. Un altro spazio si occupa della tappa piacentina del regista argentino Ricardo Preve accolto alla sede del Gruppo all’Arena Daturi. Preve sta ricostruendo la storia del sommergibile Macallè: tra i sopravvissuti c’era il padre dell’alpino Franco Pavesi ,che ha consegnato preziosi documenti al regista per il suo film. “L’Alpino” va in onda ogni venerdì alle 20.30.

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23/12/2017_2

«Abbiamo pulito case, strade e aziende: è stato un dramma»

«Ci stavamo preparando per portare le bambine a scuola quando abbiamo visto l’acqua entrare in casa, siamo corsi tutti al piano di sopra e ci hanno portato via con l’elicottero dal balcone, io dovevo fare coraggio alle mie bambine ma avevo una paura incredibile». La signora Paola abita a Lentigione vicino a Brescello, in provincia di Reggio Emilia, a poche centinaia di metri dal punto in cui il fiume Enza, martedì 12 dicembre, ha tracimato travolgendo tutta la campagna circostante. Un panorama desolante che ricorda quello descritto da Giovanni Guereschi nel celeberrimo “Don Camillo”. Anche il mondo del volontariato piacentino, come sempre, si è attivato per aiutare la popolazione colpita dalla calamità. Gli “angeli del fango” partono prima dell’alba da Piacenza, raggiungono il punto di Protezione civile a Brescello e ricevono la loro destinazione dalla segreteria. Aumentate le calamità «Tra gelicidio e alluvione abbiamo avuto 150 persone impegnate per dieci giorni - spiega Leonardo Dentoni, responsabile del Coordinamento provinciale di Protezione civile -. Abbiamo pulito case, strade e aziende. Usiamo pale, badili e carriole ma anche i mezzi con i moduli antincendio». «È una situazione drammatica, nelle case è entrato almeno un metro d’acqua ma abbiamo visto anche di peggio. Purtroppo le calamità negli anni sono aumentate, per fortuna però, sono cresciuti anche i volontari e i mezzi a diposizione» spiega un alpino. «Quando arriviamo, gli abitanti sono disperati ma quando ce ne andiamo, vedono che il fango è sparito e ritrovano la speranza» aggiunge un altro veterano delle emergenze. I volontari entrano nelle abitazioni disastrate con discrezione e gentilezza, svuotano i mobili da stoviglie e suppellettili intrise di fango, raccolgono sacchi di oggetti da buttare, portano fuori divani, letti, comodini. I volontari hanno grande rispetto, prima di gettare via qualcosa si rivolgono ai proprietari. «Questi pupazzi delle bambine li vuole tenere?» chiede Davide. «Sì - risponde Paola - e dobbiamo salvare anche il calendario di Justin Timberlake, è il loro idolo». Nel frattempo c’è chi pulisce il pavimento con il tira acqua ma il fango si rigenera, sbuca ovunque. Una volta sgomberati i locali, l’idrante completa l’opera di pulizia. I ricordi di una vita sono accatastati fuori e hanno un colore omogeneo grigio melma. Anche il giardino è invaso dal fango. «Bisogna aspettare che asciughi - spiega Luigi - poi si porta via con la ruspa». «Noi non sappiamo davvero come ringraziarvi» ribadisce Paola con gli occhi lucidi. Mentre la squadra di volontari si prepara per raggiungere la nuova destinazione arriva un ragazzo con una pala. Dopo il lavoro, a spalare «Ho finito di lavorare adesso, sono venuto a dare una mano, c’è bisogno? ». Per l’emergenza alluvione nel Reggiano sono partite da Piacenza anche diverse squadre di vigili del fuoco e della Croce rossa. La furia dell’acqua ha spazzato via alberi addobbati e presepi ma gli sfollati, grazie anche all’aiuto dei volontari, potranno trascorrere il Natale nelle loro abitazioni.

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23/12/2017

Anche il gruppo alpini di Monticelli per gli auguri al centro per anziani

Al Cra, struttura per anziani, gestita dalla Cooperativa Coopselios di Reggio Emilia, Il Natale è stato festeggiato con la celebrazione di una messa, officiata da Don Dario insie- Musica e cori per festeggiare il Natale in arrivo e allietare la giornata ai ricoverati me ai presbiteri. Al termine della celebrazione, cì è stato un momento conviviale con un buffet. Erano presenti il sindaco di Monticelli Gimmi Distante con il vicesindaco Giuseppe Papa, il sindaco di San Pietro Manuela Sogni, e i rappresentanti delle associazioni di volontariato locali di Avis e Aido. Per la Cooperativa Coopselios erano presenti, oltre alla Coordinatrice Carla Sforza Visconti Carla, la Responsabile di Produzione Roberta Bonini e la Direttrice d’Area Danila Bocelli. Il pomeriggio è stato allietato dalla presenza del gruppo Alpini di Monticelli e tutti i musicisti che con le loro splendide voci e la loro allegria hanno portato nella struttura tanta gioia e felicità per gli anziani ricoverati, favorendo il sorgere di un’esperienza molto coinvolgente e significativa sul piano umano e relazionale. _Fabio Lunardini

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18/12/2017

Bambini e alpini intorno al presepe per ascoltare gli auguri dei nonni

I ‘nonni’ hanno ancora tanto da testimoniare. Basta stare insieme a loro e saperli ascoltare. Da tanti anni gli alpini di Fiorenzuola e gli alunni dell’istituto comprensivo dedicano una visita speciale agli ospiti della Fondazione Verani - Lucca, una onlus che ha fatto dell’assistenza agli anziani la sua mission. Nel centenario dalla nascita del Verani, la visita è stata ancor più preziosa, perché segno di fedeltà nel tempo. Ieri mattina l’instancabile maestra elementare Anna Maria Russo ha diretto un gruppo di bambini che hanno cantato di fronte agli ospiti della struttura, riuniti nella luminosa sala centrale del centro anziani. Poi sono stati loro, gli anziani, a cantare, grazie alla guida sapiente di Fernanda Danesi, soprano della Corale di Fiorenzuola e volontaria in numerose realtà associative. Il dottor Franco Meneghelli, alpino doc, ha condotto il momento di festa, dando la parola ad alcune signori e signore che vivono al Verani, luogo dove hanno assistenza sanitaria ed il calore della cura: il signor Vito Sartori ha raccontato del suo passato militare; Alberto Peracchi ha fatto divertire con alcune brevi barzellette e la signora Anna Bosi ha pronunciato un messaggio di ringraziamento che ha commosso tutti. La vicepreside del Comprensivo Elena Pasquali ha sottolineato il legame tra più generazioni: «Il nostro istituto si apre alla città: siamo partiti con il concerto dei bimbi della scuola dell’infanzia, quelli senza filtri né barriere, i veri portatori di un messaggio universale. Oggi al Verani proseguiamo con i bimbi e ragazzi più grandi, che si ritrovano nel valore dell’ascolto della testimonianza degli anziani». La Pasquali ha portato i saluti del preside Mario Magnelli. Ringraziamenti dal presidente della Fondazione Francesco Boscarelli e dalla coordinatrice Claudia Ghisoni: gli alpini non solo hanno portato allegria, ma hanno anche donato indispensabili ausili per gli ospiti (una consistente fornitura di bavagli in spugna). Non ha fatto mancare la sua affettuosa presenza il primo cittadino Romeo Gandolfi. Foto di rito, alla fine, accanto ad uno dei meravigliosi presepi che accompagnano l’ingresso al centro: tre sono stati donati dal Gruppo dei Presepisti di Fiorenzuola, uno (fatto con le zucche) è stato creato dalle animatrici del Verani Letizia Sozzi ed Erica Morsia. I tanti familiari si sono uniti ai loro anziani anche nel momento della messa celebrata da don Alfonso Calamari nella cappella del Verani. Donata Meneghelli

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17/12/2017

Una radio cd dagli alpini al centro “Mastro Balocco”

Ieri gli ospiti del Centro Socio Riabilitativo “Mastro Balocco” hanno ricevuto una visita gradita. Il gruppo Alpini con il capogruppo Aldo Rigolli hanno portato gli auguri di buone feste e un omaggio, una radio con lettore cd e casse acustiche. Il Centro, gestito da Coop Elios, conta una decina di utenti, e collabora spesso con il gruppo alpini. «Ogni anno gli alpini si ricordano di noi – spiegano le operatrici Carla Ozzola, Patrizai Fanzole e Silvia Bazzano – ci chiedono di cosa abbiamo bisogno e per le festività natalizie esaudiscono il nostro desiderio. L’anno scorso ci avevano regalato un computer, e quest’anno, dato che si è rotta di recente, una nuova radio». Gli ospiti hanno letto alcuni pensieri in onore degli alpini, li vedono “bravi, simpatici e generosi” hanno sentenziato. «Ormai è una tradizione consolidata -ha affermato il capogruppo Rigolli – Siamo felici di poter accontentare qualche richiesta che ci proviene dalla comunità di Carpaneto. A tal proposito, giovedì 21 dicembre saremo alla casa di riposo per salutare gli anziani ospiti». _F.L.

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17/12/2017

Umanità e rigore narrativo per non cancellare le ferite

«Questo è un libro che resterà nel cuore di tutti i miei cittadini: lo conserveremo come un dono prezioso, arricchirà il nostro archivio che risale al 1500. Caldarola non aveva mai ricevuto così tanta solidarietà come dopo il terremoto e il volume di Antonella Lenti ne è la testimonianza». Parola del sindaco del paese marchigiano, Luca Giuseppetti, presente ieri a Piacenza alla prima presentazione in città del volume “...Ma ci resta il cielo” (ed. Pontegobbo), scritto dalla giornalista piacentina collaboratrice di Libertà. Lo scorso anno, con il marito Alberto Agosti, si era recata proprio a Caldarola, paese delle Marche in provincia di Macerata, con volontari di Alpini e Anpas impegnati nei soccorsi dopo il sisma. Una settimana in cui la scoperta più grande è stata quella dell’umanità: della fratellanza che ci unisce ognuno di noi, che porta uomini e donne della protezione civile a partire per prestare soccorso. «Quando tutto crolla, la cosa importante è che reggano i mattoni dell’anima: da noi hanno retto, grazie all’abbraccio dei tanti volontari arrivati in nostro aiuto dall’Emilia-Romagna, compresi quelli di Piacenza», ha continuato il primo cittadino. «Quello che ho vissuto a Caldarola è stata un’esperienza troppo intensa e importante: non poteva restare solo un ricordo», ha spiegato la Lenti. «Lo dovevo alle persone che ho conosciuto, alle loro storie e necessità: devono essere ricordate sempre, finchè le ferite del sisma non si saranno rimarginate ». L’obiettivo dell’opera, quindi, è tenere i riflettori accesi su una tragedia che ha messo in ginocchio territori culla della nostra cultura. Ma anche valorizzare il lavoro preziosissimo, silenzioso e senza sosta della protezione civile. «Se un pittore dovesse dipingerlo, avrebbe un bel da fare», ha continuato l’autrice. «Io ho cercato di affrescarlo a partire da quello che mi ha insegnato: mettere da parte ogni protagonismo e porsi in ascolto dei bisogni degli altri». A chiudere l’evento, introdotto dalla vice presidente della provincia Patrizia Calza, è intervenuta l’assessore regionale Paola Gazzolo, già nominata cittadina onoraria di Caldarola per l’impegno speso dopo il terremoto. «Dopo una grave calamità, l’istinto è quello di dimenticare il dolore, cancellare la paura», ha affermato. «Il rigore narrativo di Antonella, insieme alla sua profonda umanità, ha permesso di testimoniare il valore di un sistema come quello della protezione civile, che si prepara tutto l’anno per essere sempre più efficiente nell’affrontare le emergenze ». «Il libro - ha concluso - ne fa una preziosa narrazione comune, mettendo in evidenza il ruolo strategico del volontariato». Filippo Zangrandi

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12/12/2017

A Pianello gli alpini festeggiano 94 anni premiando gli alunni

Novantaquattro anni con il cuore sempre rivolto ai giovani. Gli alpini di Pianello, il cui gruppo venne fondato nel lontano 1923, hanno soffiato sulle loro prime 94 candeline con la memoria rivolta ai fondatori e con il cuore vicino ai giovani, quelli più promettenti e volenterosi a cui anche quest’anno hanno consegnato premi di studio. L’annuale raduno delle penne nere dell’Alta Valtidone si è aperto infatti con la consegna delle borse di studio che ogni anno il gruppo guidato da Mario Aradelli assegna agli alunni più meritevoli delle quinte elementari di Pianello e Trevozzo. «Da anni – ha detto il capogruppo durante la cerimonia di apertura della festa di Santa Lucia – cerchiamo con questa iniziativa di valorizzare l’impegno e il merito degli studenti più bravi». Quest’anno i “bravissimi” premiati dalle penne nere di Pianello sono stati Caterina Busatto, Daniele Esatti, Gilberto Passerini e Pietro Fornasari. Quest’ultimo, tra l’altro, è discendente di Ettore Fornasari, classe 1897, tra i fondatori del gruppo di Pianello (a cui fanno riferimento alpini di tutta l’alta Valtidone) insieme a Carlo Civardi, classe 1896, Giuseppe Belleni, classe 1894, e Guido Macciò, classe 1897. La premiazione degli alunni ha dato il via alla festa che a inizio dicembre raduna alpini ma anche simpatizzanti, volontari di associazioni, autorità civili e militari che si stringono attorno ad una delle realtà da sempre più amate. La lunga sfilata, accompagnata dalla Fanfara alpina di Pontedellolio ed a cui hanno preso parte rappresentati di numerosi gruppi alpini guidati da vicepresidente della sezione piacentina Pierluigi Forlini, ha ricevuto l’abbraccio dei pianellesi lungo il passaggio tra le vie del paese. Gli alpini di Pianello sono reduci da una trasferta al Monte Grappa, dove hanno partecipato alle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra._ MM

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10/12/2017

Pecorara, il cuore degli alpini batte per i disabili

I ragazzi diversamente abili del Centro Socio Riabilitativo Camelot di Borgonovo hanno un gruppo di nuovi amici. Sono gli alpini di Pecorara che hanno donato loro un divano nuovo di zecca e che di recente li hanno ospitati ad un pranzo in un locale in alta Valtidone. Il gruppo di circa 30 ragazzi del Camelot, insieme ai loro operatori, e le penne nere guidate da Andrea Parolini hanno festeggiato insieme l’avvio del periodo natalizio con un ritrovo conviviale durante il quale ad ogni ragazzo gli alpini hanno offerto un piccolo dono. «I nostri ragazzi – dice il responsabile del centro Carlo Gobbi – grazie agli alpini hanno goduto di una calorosa quanto spontanea accoglienza, un momento conviviale vissuto con naturalezza ed allegria, dove si è dato risalto allo semplice stare insieme. Con iniziative come questa – prosegue il responsabile - frutto di grande sensibilità, si crea inclusione e si fanno sentire le persone assistite in questi centri parte integrante la nostra comunità ». Al termine del pranzo, cui ha partecipato anche il sindaco di Pecorara Franco Albertini, le penne nere hanno regalato ai ragazzi un piccolo pino simbolo del Natale. Il 24 dicembre,giorno della vigilia di Natale, gli alpini saranno in piazza a Pecorara per allestire una castagnata a favore dei bambini del paese. Prima ancora visiteranno gli anziani ospiti della locale casa protetta a cui porteranno gli auguri di tutta la comunità dell’alta Valtidone. Gli alpini di Pecorara solo pochi mesi fa hanno finalmente inaugurato una sede, una casa tutta loro all’interno di alcuni locali dell’ex Consorzio dove poter svolgere le loro attività e dove poter programmare il calendario di eventi e di appuntamenti, tra cui il recente incontro con i ragazzi di Camelot. _MM

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09/12/2017

Castelsangiovanni, 65 anni di storia raccontati dagli alpini

Fare memoria di 65 anni di storia per gli alpini di Castelsangiovanni vuol dire innanzitutto ricordare chi diede inizio a quest’avventura. A quel gruppo di primi sette pionieri (Pietro Bassi, Carlo Caravaggi, Renzo Manara, Erminio Merli, Gualtiero Mazzocchi, Ettore Olivieri e Luigi Fellegara), è andato ieri l’omaggio durante la giornata che è coincisa con l’adunata delle penne nere di tutta la bassa Valtidone. Per l’occasione la città capoluogo di vallata si è “accesa” dell’entusiasmo alpino e ha fatto sentire il proprio calore durante la lunga sfilata, al seguito della banda musicale Carlo Vignola tra le vie cittadine. Quest’anno il ricordo è andato in modo particolare ai fondatori del gruppo di Castelsangiovanni. Tra quei sette pionieri uno, Luigi Fellegara, non ha voluto mancare. «Eravamo un gruppo di sette persone – ha ricordato il decano - poi pian piano le cose cambiarono e arrivammo a oltre 150. Decidemmo di istituire questa cerimonia e così si è fatto per 65 anni. Speriamo che i giovani proseguano». Quest’anno la tradizionale festa dell’8 dicembre, giorno di fondazione del gruppo delle penne nere di Castello, è coincisa con le commemorazioni per il centenario della Grande Guerra. «L’esempio dei caduti – ha detto il capogruppo Alessandro Stragliati al termine della messa celebrata in Collegiata dal parroco monsignor Giuseppe Busani - ci sia da guida per costruire una società di pace. Gli alpini desiderano la pace non solo dalla guerra, ma anche dalla fame e dalla disperazione ». Proprio da una missione di pace, in Afghanistan, è reduce la giovane caporal maggiore degli alpini del gruppo di Agazzano Vanessa Gentilotti, che ieri è stata omaggiata dalle penne nere valtidonesi con una targa. «È nel ricordo di Pietro Bassi, che ebbe l’idea di fondare gli alpini a Castello e di quei straordinari nostri concittadini che aderirono, che si mantiene viva la memoria» ha detto il sindaco di Castello Lucia Fontana, presente insieme a diversi colleghi sindaci e alla vice presidente della Provincia Patrizia Calza. «Siete un punto di riferimento importante per tutto il territorio – ha detto Calza – rappresentate uno stile di vita di gioiosa operosità e consapevole assunzione di responsabilità». Al presidente della sezione di Piacenza, Roberto Lupi, il compito di ricordare l’importanza «della presenza capillare che i gruppi, anche quelli più piccoli, riescono a garantire comune per comune, anche in quelli di montagna». _MM

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07/12/2017

Gli alpini di Ziano “esportano” bontà

Il gruppo alpini di Ziano Piacentino ospitato dal gruppo alpini di San Vito di Valdobbiadene durante la sagra Andar par spei. In questa occasione gli alpini di Ziano hanno avuto modo di far conoscere ai partecipanti i salumi tipici piacentini esponendo un banchetto di ricche bontà.

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05/12/2017

Podenzano, con le penne nere è festa per tutta la comunità

Quando si conoscono gli alpini, quando ci sono loro, si respira lo spirito di solidarietà che dovrebbe pervadere ogni comunità. Sarebbe bello che i loro valori si trasferissero anche nella vita quotidiana di tutti. A Podenzano domenica è stata celebrata l’annuale festa sociale del gruppo alpini locale ed è coincisa con la prima domenica di Avvento. La messa in chiesa è stata molto partecipata dalle penne nere podenzanesi e piacentine e da tanti bambini che frequentano il catechismo insieme alle loro famiglie. La disponibilità e generosità degli alpini - ha introdotto il parroco don Fausto Arrisi - ci aiutano ed invitano a non stare chiusi nel nostro comodo », quindi a diventare persone che lavorano per il bene comune e per chi ha bisogno. Così è significativo il gesto che i bambini, e tutti coloro che lo vorranno, potranno fare durante tutto il periodo di Avvento, quello cioè di portare un dono, generi alimentari per esempio, e lasciarlo nel cesto in fondo alla chiesa che sarà poi offerto nella messa domenicale e regalato a chi ha bisogno. La celebrazione è stata accompagnata dai canti dalla Schola Cantorum che, tra i brani proposti, ha eseguito Stelutis Alpinis di Arturo Zardini e Signore delle Cime di Bepi De Marzi. Poi l’omaggio alle penne nere “andate avanti” con la lettura della Preghiera dell’alpino da parte del capogruppo, Giovanni Carini, (che è anche consigliere sezionale Ana) e l’onore ai caduti presso il monumento con le autorità civili e militari al suono del Silenzio eseguito dal trombettiere alpino Luca De Antoni. A rappresentare la comunità di Podenzano il sindaco Alessandro Piva, mentre per la sezione alpini di Piacenza il presidente Roberto Lupi con il suo direttivo. Roberto Migli, revisore dei conti nazionale, ha portato i saluti del presidente Ana, Sebastiano Favero. La festa sociale è stata anche l’occasione per aprire il periodo del tesseramento al gruppo alpini di Podenzano. _Brunella Petri

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05/12/2017

Gli alpini sfilano con la banda e festeggiano il 65° compleanno

Venerdì ci sarà l’annuale raduno degli alpini che coincide con il raduno delle penne nere della bassa Valtidone e Valluretta. Alle 9 ci si trova in via Morselli per l’alzabandiera e per la sfilata al seguito della banda Carlo Vignola di Agazzano. Alle 10 verrà celebrata la messa in Collegiata seguita da una sfilata verso il cimitero del capoluogo per gli interventi delle autorità al monumento ai caduti. La festa, che coincide con il 65 anniversario dalla fondazione del gruppo di Castelsangiovanni, si conclude con un pranzo il cui ricavato delle offerte sarà destinato alla Protezione Civile. Fino a domenica (in orario diurno) saranno visitabili due mostre allestite al teatro Verdi in omaggio al centenario della Grande Guerra_MM

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03/12/2017

Premi ai benemeriti e agli studenti per festeggiare i 65 anni del Gruppo alpini

La memoria del passato è un ponte attraverso cui i giovani camminano guardando al futuro. Lo insegna il Gruppo alpini, che ha festeggiato i suoi 65 anni facendo memoria dei 130 castellani morti nel primo conflitto mondiale. Alle loro storie è dedicata una mostra inaugurata ieri nel foyer del teatro Verdi. Il loro sacrificio è un esempio ideale per i quattro studenti premiati subito dopo l’inaugurazione della mostra: Paolo Prazzoli (liceo scientifico), Debora Cremesi (Casali), Emanuele Marasi (Marcora) e Ivan Nume (Istituto Palestrina). A ciascuno gli alpini hanno consegnato 200 euro come premio per i loro meriti scolastici, mentre all’Istituto Palestrina è stata donata una tromba del maestro Sandrino Piva. «La famiglia la donò a noi e noi la mettiamo a disposizione del Palestrina perché i giovani possano utilizzarla» ha detto il capogruppo Alessandro Stragliati. La premiazione è stata preceduta dall’inaugurazione di una seconda mostra, sempre nel foyer del Verdi, a cura di Giovanni Camesasca per le sezioni Ana in Europa. La rassegna fu inaugurata nel 2015 a Marcinelle, in Belgio, al primo raduno degli alpini in Europa e per la prima volta fa tappa nel Piacentino. In 16 pannelli racconta la Prima Guerra Mondiale: cause, alleanze ed escalation di un conflitto che richiese un contributo in termini di vite umane pesantissimo. I nomi e la storia dei 130 castellani morti nel conflitto sono stati ricordati in una seconda mostra, allestita dagli alpini di Castello. Le penne nere hanno omaggiato con un attestato anche 12 concittadini, tra cui il sindaco Lucia Fontana, l’alpino Franco Olivieri, l’alpino scomparso Giancarlo Sadirlanda, l’ex capogruppo Graziano Zoccolan, Luigi Fellegara tra i fondatori del Gruppo castellano, l’alpino Stefano Orsi impegnato nella Protezione Civile, il consigliere di vallata Enrico Bergonzi, l’alpino Enrico Badavelli, il 96enne capitano decano degli alpini Luigi Bottazzi, lo studioso Adelio Profili, il direttore del coro Ana Valtidone Donato Capuano e la direttrice dell’insieme musicale Pochi Ma Buoni dell’Istituto Comprensivo Adriana Egivi.

La storia dei 130 castellani morti al fronte

Le due mostre allestite nel foyer del teatro Verdi sono visitabili fino a domenica 10 dicembre tutte le mattine dalle 9,30 alle 12,30. Quella che ricorda i caduti castellani è un commovente affresco che consente di fare memoria di persone, quasi tutte giovanissime, che cento anni fa persero la vita. Un lungo elenco che siapre con i nomi di Casimiro Tosca, Francesco Spinola, Erminio Giovanni Baldini, Vittorio Piva, seguiti da tantissimi altri: in tutto sono 130. Alcuni erano soldati semplici, altri sergenti, caporalmaggiori, fanti ecc. Di ciascuno gli alpini hanno ricostruito data di nascita, di morte e cause che portarono al decesso. Trentasei morirono in seguito a ferite, uno, Battista Mainardi, fu travolto da una valanga, 15 caddero in combattimento, 19 per malattia, 3 in prigionia e 19 in ospedali da campo. Di 28 non si conosce la causa di morte e nove sono i dispersi di cui è rimasto solo il nome

Mariangela Milani

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02/12/2017

Mostre, borse di studio, coro e cabaret promossi dal Gruppo alpini

Oggi alle 15 nel foyer del teatro Verdi gli alpini inaugurano due mostre, una dedicata ai 130 castellani che persero la vita durante la Prima Guerra Mondiale e una a cura della rivista “L’Alpino in Europa”, che illustra gli avvenimenti e gli effetti della Grande Guerra. Dopo l’inaugurazione, gli alpini distribuiranno cinque borse di studio agli alunni più meritevoli di medie, superiori e Istituto Musicale Palestrina, cui doneranno anche una tromba appartenuta a Sandrino Piva. Ci sarà inoltre la consegna di 12 benemerenze. Alle 20,45 il coro Ana Valtidone si esibirà in teatro seguito dallo spettacolo di cabaret “Non c’è due senza tre” di Comic Club. Venerdì, 8 dicembre, ci sarà invece l’annuale raduno che coinciderà con il raduno delle penne nere della Bassa Valtidone e Valluretta. Alle 9 ci si troverà in via Morselli per l’alzabandirea e la sfilata al seguito della banda Carlo Vignola. Alle 10 verrà celebrata la messa in Collegiata seguita dalla sfilata verso il cimitero per gli interventi delle autorità di fronte al monumento ai caduti. La festa, che coinciderà con il 65° anniversario dalla fondazione del gruppo di Castelsangiovanni, si concluderà con un pranzo il cui ricavato delle offerte sarà destinato alla Protezione Civile._M.M.

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30/11/2017

Domenica a Podenzano la festa degli alpini

Domenica a Podenzano l’annuale festa sociale del gruppo alpini e la giornata del tesseramento. Gli iscritti al gruppo locale, guidato da Giovanni Carini, i simpatizzanti e tutti i cittadini sono invitati a ritrovarsi alle 10 sul piazzale della chiesa parrocchiale per partecipare insieme alla messa delle 10.30 in memoria di tutti i caduti e soci alpini scomparsi. Sarà la Schola Cantorum di Podenzano ad animare la liturgia con canti alpini religiosi e a dedicare alle penne nere “andate avanti” la celebre preghiera in musica “Signore delle cime”, scritta dal compositore veneto Bepi De Marzi. Per tutti gli alpini scomparsi sarà recitata la “Preghiera dell’alpino”. Al termine della celebrazione, in corteo si raggiungerà il monumento ai caduti di via Monte Grappa antistante il municipio per la deposizione di una corona di alloro e gli onori con le autorità. Ci si riunirà quindi nel salone parrocchiale per un momento conviviale durante il quale sarà possibile rinnovare il tesseramento per il 2018 al gruppo alpini di Podenzano. La giornata proseguirà con il pranzo al ristorante in località Due Case di Podenzano cui occorre prenotare la propria partecipazione al capogruppo Giovanni Carini. _N.P.

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30/11/2017

Due concerti in vista per il coro Ana Valtidone

Sabato alle 21 il coro Ana Valtidone si esibirà al teatro Verdi di Castelsangiovanni in occasione dell’apertura dei festeggiamenti per il sessantacinquesimo anno di fondazione del locale gruppo delle penne nere. I canti proposti dalla corale, diretta dal maestro Donato Capuano, sono i classici della tradizione alpina e di montagna tra cui “Era una notte che pioveva”, “Il Golico” e “La Montanara”. La serata si chiuderà sulle note di un canto già eseguito in anteprima, durante la recente trasferta del coro a New York: “Camere porta mez liter” realizzato con l’aiuto dell’attore e regista piacentino, amico alpino, Maurizio Caldini. Sabato 9 dicembre il coro Ana Valtidone è atteso nella chiesa parrocchiale di Albaredo Arnaboldi, nel Pavese, dove alle 21 si esibirà in un concerto di Natale. Insieme al coro si esibiranno i anche i violinisti Luca Torciani, Maria Grazia Guerra e il pianista Cristiano Heredia in musiche di Kreisler Vivaldi, Chopin e Mozart._MM

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29/11/2017

Premio Savi: studenti chiamati a raccontare gli alpini caduti

Il gruppo alpini ha fatto visita a due classi di terza media per spiegare il tema 2018 del concorso intitolato all’alpino Italo Savi, voluto dalla famiglia in memoria. La borsa di studio verrà data ai vincitori scelti da un’apposita giuria composta da alcuni docenti, da alpini e dal dirigente scolastico Monica Ferri. È la nona edizione del concorso. L’alpino Giancarlo Veneziani ha spiegato che quest’anno il titolo è “Il milite non più ignoto”: uno stimolo per ricercare gli alpini caduti di Carpaneto e ricostruirne la storia, le emozioni e le speranze. Il capogruppo Aldo Rigolli ha fatto i saluti e i ringraziamenti iniziali alla scuola per la proficua collaborazione e alla famiglia Savi che sponsorizza l’evento: «La premiazione dei lavori svolti dagli alunni verrà fatta durante la 67esima “Festa Granda” che avremo l’onore di ospitare nel settembre 2018. Mi complimento da subito con i ragazzi che sempre partecipano alle nostre iniziative con entusiasmo e interesse». Per l’occasione gli alpini hanno proiettato agli alunni il film dei registi Manuel Zarpellone e Giorgia Lorenzato intitolato “Cieli rossi - Bassano in guerra”, un film-documentario frutto di un lavoro profondo ed accurato, che ha richiesto due anni di ricerche e di studi e offre una visione completa e inedita sui quattro anni del primo conflitto mondiale, realizzato con il sostegno della Regione Veneto e grazie alla collaborazione con la Struttura di Missione per gli Anniversari di Interesse Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con numerosi enti e associazioni, tra cui l’Associazione Nazionale Alpini. A testimonianza del valore scientifico e storico dell’opera, che gode dell’esclusiva certificazione rilasciata dal Comitato d’Ateneo per il Centenario della Grande Guerra, questo film è stato presentato in anteprima mondiale al Parlamento Europeo di Bruxelles nel novembre 2015. L’incontro con gli alpini sarà ripetuto sabato prossimo, 2 dicembre, per permettere anche alle altre due classi di terza media di assistere alla proiezione.

Fabio Lunardini

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29/11/2017

Le penne nere si preparano a festeggiare i loro 65 anni

Sono trascorsi 65 anni da quando il gruppo alpini di Castelsangiovanni, dopo la dittatura fascista, venne ricostituito sulle ceneri del primo nucleo (detto squadra) risalente al 1938. Venerdì 8 dicembre, durante la festa che coinciderà con il raduno di vallata dalla bassa Valtidone e Valluretta, le penne nere festeggeranno il loro 65° compleanno facendo memoria dei fondatori Pietro Bassi, Carlo Caravaggi, Renzo Manara, Erminio Merli, Gualtiero Mazzocchi, Ettore Olivieri e Luigi Fellegara (quest’ultimo vivente). I festeggiamenti saranno l’occasione per rendere omaggio ai 130 castellani, di cui due alpini, che durante il primo conflitto mondiale persero la vita. «Di ognuno - spiega il capogruppo Alessandro Stragliati - esporremo nome, data di nascita e di morte, luogo e causa del decesso, reparto di appartenenza». A loro verrà infatti dedicata una mostra che questo sabato alle 15 inaugurerà nel foyer del teatro Verdi, in- Le penne nere si preparano a festeggiare i loro 65 anni sieme ad una seconda esposizione incentrata sulla Prima Guerra Mondiale a cura della rivista l’Alpino in Europa. «È composta di 16 pannelli sulla Grande Guerra» spiega il vice capogruppo Stefano Orsi. Entrambe avranno come destinatari i giovani. «Ricordare la nostra storia alle nuove generazioni è di fondamentale importanza» commenta l’assessore alla cultura Valentina Stragliati. «Personalizzando la storia si riesce a bucare l’attenzione» aggiunge il sindaco Lucia Fontana riferendosi ai 130 castellani di cui la mostra farà memoria. Dopo l’inaugurazione gli alpini distribuiranno 5 borse di studio agli alunni più meritevoli di medie, superiori e Istituto Musicale Palestrina cui doneranno anche una tromba eredità di Sandrino Piva. Ci sarà inoltre la consegna di 12 benemerenze. Alle 20 e 45 il coro Ana Valtidone, presieduto da Tarcisio Bassi e diretto da Donato Capuano, si esibirà in teatro seguito dallo spettacolo di cabaret Non c’è due senza tre di Comic Club. Venerdì 8 dicembre ci sarà il raduno di vallata con le celebrazioni in città.

Mariangela Milani

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26/11/2017

Colletta alimentare, raccolti quasi 600 quintali di prodotti

Ancora una volta i piacentini hanno dimostrato grande sensibilità e senso di solidarietà. C’è chi ha dato un contributo molto generoso facendo la spesa per un’intera famiglia, ma anche chi ha donato soltanto un pacco di spaghetti non è stato da meno perché si è trattato di un atto di generosità venuto dal cuore. Da qualunque punto di vista la si voglia guardare, la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare 2011 è stata un verso successo per Piacenza. La 21esima edizione della manifestazione che ieri si è svolta in tutt’Italia ha visto una grande partecipazione anche in provincia. Tantissimi i piacentini che fin dal mattino si sono recati nei supermercati per acquistare alimenti e donarli ai volontari con l’obiettivo di destinarli alle persone bisognose. Un’iniziativa che ha appassionato tanti giovani accorsi a prestare il proprio aiuto insieme a scout, alpini e membri delle associazioni caritative locali, che si sono impegnati nella raccolta delle derrate all’esterno dei punti-vendita armati con l’ormai tradizionale casacca gialla. «Un bilancio molto positivo – ha commentato Daniele Buscarini della Compagnia delle Opere, ente promotore insieme alla sezione locale dell’Associazione Nazionale Alpini e ad altre associazioni di volontariato – perché oltre al normale afflusso di persone che vanno normalmente a fare la spesa nei supermercati si è aggiunto l’impegno da parte dei piacentini di venire a darci una mano. Stando alle prime previsioni, puntiamo almeno a ripetere il risultato dello scorso anno quando vennero raccolti circa 600 quintali di prodotti alimentari». Bisogna inoltre sottolineare l’ampia partecipazione alla Giornata da parte dei numerosi volontari: «Sono all’incirca 800, come al solito abbiamo potuto contare su una fascia veramente cospicua. Tra di essi vanno citati gli Alpini, presenti con ben 250 rappresentanti che come sempre hanno fornito un ottimo contributo alla causa. Non vanno però dimenticati gli studenti delle scuole medie e superiori, un centinaio in tutto. C’è infine un altro importante aspetto, quello della generosità di coloro che ci hanno prestato capannoni e altro genere di materiale utile per portare a termine la nostra iniziativa».

Gabriele Faravelli

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25/11/2017

Alpini di San Nicolò in campo per Caritas e Banco alimentare

Gli Alpini a San Nicolò fanno spesa per la Caritas. Nei giorni scorsi le Penne nere sono state protagoniste di un nuovo gesto di solidarietà. In collaborazione con Padial, hanno comprato derrate di generi alimentari e beni a lunga conservazione da destinare alle famiglie più povere del paese. La lista è lunga: 48 bottiglie olio oliva, 100 scatolette di tonno, 120 litri di latte, 80 kg di penne. E ancora: confezioni di salsa di pomodoro, biscotti, grissini, piselli e altre verdure in scatola. Il tutto è stato consegnato appunto alla Caritas parrocchiale. «E’ la prima volta che siamo impegnati in questa iniziativa e già domenica 26 novembre, saremo di nuovo in campo con il Banco alimentare»spiega il capogruppo Giorgio Gnocchi. Per tutta la giornata, i volontari raccoglieranno viveri e beni di prima necessità al banchetto presso il supermercato Il Gigante. A chiudere le attività del 2017 sarà invece, sabato 16 dicembre, la messa in memoria dei defunti alle ore 18, preceduta alle 17 dall’incontro nella sede di via Curiel 29 per il rinnovo delle cariche elettive dell’associazione. _F.Z.

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22/11/2017

Rivergaro, penne nere in festa: premiato l’impegno di tre alpini

Non solo un’occasione per rivendicare il proprio orgoglio di Alpini, ma anche per riconoscere pubblicamente l’impegno di chi, come tre soci del gruppo di Rivergaro, non si limita a portare il cappello ma si tira anche su le maniche. È il succo del raduno di gruppo degli Alpini di Rivergaro che domenica mattina si sono ritrovati in paese per la consueta celebrazione annuale. La manifestazione è iniziata alla sede degli alpini di via Roma per poi passare all’alzabandiera di fronte al monumento dei caduti. Quindi, dopo la sfilata per le vie del paese, le Penne Nere si sono recate al santuario della Madonna del Castello per la celebrazione della Messa. Successivamente, ci si è ritrovati di nuovo di fronte al monumento ai caduti e alla statua del partigiano Paolo per la deposizione della corona d’alloro e per gli interventi delle autorità, alla presenza del sindaco di Rivergaro Andrea Albasi. Per l’occasione – novità dei raduni di gruppo della Bassa Valtrebbia – si è scelto di premiare tre alpini “doc” che da ormai molti anni sono fedeli al loro cappello piumato: si tratta dell’attuale tesoriere Gianni Sartori, dell’ex tesoriere Vittorio Rasparini e di Stefano Faccini. «Li abbiamo voluto premiare per la loro disponibilità nei confronti del nostro gruppo alpini» fa notare il capogruppo locale Luigi Mercori. «Oltre a far parte della nostra associazione da molto tempo, sono davvero sempre presenti quando c’è da organizzare eventi o darsi da fare». A tutti e tre è stata quindi consegnata una targa a ricordo della giornata di festa. Giornata che non poteva che concludersi in bellezza, con un pranzo comunitario delle Penne Nere al ristorante Olympia di Niviano. «Ci piacerebbe poter tornare ad ospitare qui la Festa Granda» confessa il capogruppo, anche se i tempi non sembrano ancora maturi. Da 80 anni, intanto, il gruppo alpini di Rivergaro non fa mai mancare la sua presenza nelle occasioni ufficiali di ricordo – dal 25 Aprile al 4 Novembre – e fanno del bene finanziandosi anche attraverso la tradizionale Castagnata Alpina in piazza. _C.B.

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16/11/2017

«Grazie agli alpini per avere ripulito il camposanto»

La pioggia ha impedito il tradizionale corteo verso il Monumento collocato nell’atrio dell’edificio scolastico, ma nei giorni scorsi la celebrazione in memoria dei Caduti ha riunito tanti nel ricordo dei ragazzi di Calendasco che hanno perso la vita sul campo di battaglia. Alla messa, presieduta da don Fabio Battiato, è seguito l’intervento del sindaco Francesco Zangrandi. «Essere qui significa avere ben presente ancora, e forse a maggior ragione oggi, l’importanza della memoria», ha affermato il primo cittadino. «È fondamentale ricordare e rendere i giusti onori ai tanti giovani di Calendasco che nel corso del Novecento hanno lasciato le famiglie, il lavoro e la vita quotidiana per andare a combattere al fronte, dal quale non hanno più fatto ritorno: i loro nomi sono impressi sul marmo per rendere indelebile la memoria del sacrificio di cui sono stati protagonisti». «Dobbiamo conservare un grande sentimento di riconoscenza – ha proseguito – verso chi ha donato la vita per garantirci una nazione libera, pagando con la propria esistenza la fedeltà agli ideali in cui credevano: pace, democrazia, libertà, giustizia sociale». Zangrandi ha quindi ringraziato tutti i partecipanti , tra i quali i rappresentanti delle associazioni civili, militari, di volontariato e il professore di musica Schiavi con i suoi alunni delle scuole medie che hanno intonato l’Inno d’Italia. Il sindaco ha quindi rivolto un plauso particolare agli Alpini, presenti con il presidente Filippo Battù. «Nelle scorse settimane le Penne nere hanno collaborato attivamente con l’amministrazione comunale per la manutenzione dei cimiteri e tutti, facendo visita ai propri cari defunti nelle festività di inizio Novembre, si sono potuti rendere conto dell’importante lavoro compiuto», ha spiegato il primo cittadino. «A loro va il grazie della nostra comunità per il bell’esempio di impegno civico dimostrato».

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11/11/2017

«Tre giorni in trincea ferito da una granata accanto al compagno morto»

Emilio Rossi fu uno dei “ragazzi del ‘99”, chiamati a partire per il fronte durante la Grande guerra. Nato a Gropparello il 31 marzo 1899, soldato del 3° Fanteria, combatté in prima linea nei giorni della prima battaglia del Piave (13-26 novembre 1917) rimanendo gravemente ferito. Per questo gli furono conferite la medaglia di bronzo al valore militare e la Croce al merito di guerra e nel 1968 l’onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto. Il figlio Aldo, classe 1934, che vive a San Polo di Podenzano dove anche la famiglia visse, ci riporta ciò che il padre raccontò fino alla fine dei suoi giorni, in particolare l’episodio del 17 novembre 1917, giorno in cui fu ferito da una granata nemica. «Mio papà è stato chiamato alle armi che non aveva ancora 18 anni - ricorda Aldo -. Mi raccontava che lo hanno mandato a fare la specializzazione di mitragliere e mandato subito al battaglione con un altro ragazzo, entrambi posizionati di vedetta vicino al Piave in una trincea lunga 12 metri e profonda circa due. Per arrivarci sono partiti di notte. Una notte molto brutta. Hanno dovuto trascinarsi cinque mitraglie, casse di munizioni, una cassa di Rum e i viveri, le gallette di pane, le scatolette di carne e pesce». Dovevano tenere il fronte contro il nemico al di là del Piave. «Si erano piazzati con le mitraglie e bisognava stare sempre svegli perché il nemico continuava a sparare - prosegue Rossi -. Di notte o l’uno o l’altro andava a prendere l’acqua nel Piave per bere e per raffreddare le canne delle mitragliatrici. Erano lontani dalle retrovie. In prima linea c’era sempre il fuoco incrociato quindi nessuno poteva andarli a trovare». Tredici giorni in prima linea, nel fango, con freddo e pioggia. «Eppure bisognava tenere duro - dice Aldo riportando le parole del padre -. Nonostante l’attenzione, una granata nemica uccise il suo collega e mio padre rimase gravemente ferito. Pensava che ormai fosse finita anche per lui. Ha bevuto un sorso di rum per farsi coraggio, mi raccontava - continua Aldo -. Ha ripreso in mano la mitragliatrice e ha incominciato a sparare cercando di colpire il nemico. Dalla ferita perdeva molto sangue. Non aveva niente per fasciarsi. Ha aperto una cartuccia della mitragliatrice e con la polvere da sparo e il rum si è disinfettato. Con i brandelli della camicia ha stretto bene la ferita e ha fermato la perdita di sangue. Mi raccontava che aveva iniziato a chiamare quelli delle retrovie tenendo sempre l’occhio al fronte. Rispondevano di resistere che sarebbero arrivati. Lui aveva molta paura di morire, ma faceva lo stesso il suo dovere ». Ci vollero tre giorni prima che arrivasse qualcuno dalle retrovie. Rossi era sfinito. «Il morale, il freddo, la ferita lo avevano proprio buttato a terra - prosegue il figlio -. Improvvisamente salta nella trincea un soldato e prima di parlare lo abbraccia stretto. Poi gli disse: bravo, sei salvo. Era il suo caposquadra, un caporalmaggiore. Da quel momento sono arrivati anche altri e disse di essere nato una seconda volta». Trasportato all’ospedale, guarì . «Mi ha sempre detto questa frase fino alla morte – conclude Aldo - “Il Piave mormorò, non passa lo straniero”».

Fu richiamato in guerra nel 1940, aveva 41 anni e cinque figli. Il sesto era in arrivo

Emilio Rossi fu congedato nel 1918. Sul foglio del congedo illimitato, datato 21 dicembre 1918, si legge: «Durante il tempo passato alle armi ha tenuto sempre buona condotta e ha servito la Patria con fedeltà e amore». Tornato nella sua terra, nel 1924 si sposò con Ida Badini di Gropparello ed ebbe sei figli: Anna, Maria, Pietro, Aldo, Clelia, Franca. (Attualmente sono ancora in vita tre figlie e Aldo, 83 anni, che prestò servizio di leva nel Corpo degli alpini ottenendo la qualifica di caporalmaggiore). Quando ormai Emilio Rossi pensava di poter vivere una vita tranquilla, con la sua famiglia, nei suoi campi, con le sue attività, nel 1940 scoppiò la Seconda Guerra Mondiale e fu richiamato alle armi. Aveva 41 anni e già cinque figli. Il sesto stava per arrivare. Partì, ma non per il fronte. Aldo, che non senza commozione ha raccontato i tragici momenti vissuti dal padre, non aggiunge dettagli a questa seconda partenza ed esperienza che fortunatamente durò poco. Emilio Rossi infatti fu congedato alla nascita dell’ultimo figlio. Morì il 13 gennaio 1970 a causa di un ictus.

Nadia Plucani

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08/11/2017

A Groppovisdomo gli alpini hanno reso omaggio ai Caduti

A Groppovisdomo il locale gruppo Alpini ha ricordato i caduti della Grande Guerra con una messa celebrata in chiesa dal parroco don Giovanni Rocca a cui ha fatto seguito una benedizione al monumento ai caduti. Alla cerimonia ha partecipato anche il vicesindaco di Gropparello Graziano Stomboli_O.Q.

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07/11/2017

La guerra non è mai giusta: il musical d’amore fa il pieno e tornerà nel 2018

La guerra non è mai giusta, anche chi vince esce sconfitto. E’ con questo messaggio forte da lasciare alle giovani generazioni che gli Alpini di Piacenza hanno fatto il tutto esaurito al Teatro President, grazie al musical “Una storia d’amore e poesia di un giovane alpino”. Uno spettacolo fatto di danze e musica pop, che ha raccontato la toccante storia di un alpino chiamato alle armi durante la prima Guerra Mondiale. Il dovere lo separa dunque dalla sua amata, che rimarrà paziente ad aspettarlo a casa, ma nel frattempo l’orrore del conflitto farà vivere loro attimi di paura e di angoscia. Tra le bombe e la vita di trincea, alla fine il giovane riuscirà a tornare dalla ragazza, ma il ricordo di quello che ha visto in guerra lo tormenterà per sempre. Uno spettacolo ideato nell’ambito delle iniziative per la commemorazione della prima Guerra Mondiale, al quale hanno partecipato con impegno, entusiasmo, professionalità e commozione: Sabrina Pasolini e Alain Scaglia nel ruolo dei protagonisti, Lucia Bramieri in quello della madre dell’alpino, Fausto Frontini e Fabrizio Solenghi per la parte narrativa, Grazia Alicanti e Fabrizio Solenghi come narratori, Tiziana Marzaroli e la Scuola di Danza Tersicore per le coreografie, Melody Castellari per la ricerca delle immagini e la collaborazione alla regia, il fonico Tony Visentin, Claudio Bozzi e Luciana Cortellini per le luci, musica e programmazione arrangiamenti di Maurizio Russo, testi di Corrado Castellari e Fausto Frontini al coordinamento regia. «Alla base di questo lavoro c’è un messaggio di ordine sociale, culturale e morale che vorremmo lanciare – ha spiegato Frontini – che la guerra è sempre una sconfitta, anche per chi la vince. Bisogna vincere invece l’indifferenza verso la sofferenza del prossimo, perché gli alpini sono dei combattenti, ma odiano dover fare la guerra. Uno dei loro grandi valori è invece il rispetto della vita e della dignità dell’uomo. L’utilizzo di mezzi tecnologici è la via che abbiamo scelto per trasmettere questi insegnamenti ai più giovani». C’è già in programma un altro spettacolo per il 2018: «Sarà sempre incentrato sul valore e il rispetto di tutti gli esseri umani e sul fatto che la guerra non è mai la risposta giusta per risolvere i problemi del mondo».

Gabriele Faravelli

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06/11/2017

«Servizio civile obbligatorio per i giovani»

Il servizio civile obbligatorio per i giovani è il modo migliore per tramandare alle nuove generazioni i valori fondanti del corpo degli Alpini. Una proposta più che concreta quella che ha avanzato Roberto Lupi, presidente dell’Ana di Piacenza, intervenuto direttamente venerdì sera nel corso dello spettacolo “Una storia d’amore e poesia di un giovane alpino”, andato in scena venerdì sera al teatro President. «C’è già una legge in dirittura d’arrivo in merito nell’ambito del terzo settore, dovrebbe passare entro la fine di quest’anno – ha spiegato – il progetto alla base prevede che circa 6mila giovani alla volta vengano obbligatoriamente coinvolti nel servizio civile. Innanzitutto passando un periodo in caserma per essere addestrati secondo le regole dell’esercito e per conoscere le armi, ma senza utilizzarle, e poi passando direttamente alle attività civili, che riguardano interventi in caso di terremoti o altro». In questo modo, come ha evidenziato lo stesso presidente verso la fine della serata, «ai nostri giovani verrebbero trasmessi quei valori di appartenenza alla nazione, spirito di sacrificio e rispetto verso il prossimo che sono caratteristici del corpo degli Alpini». Proprio quelli che hanno ispirato il musical ideato dagli Alpini di Piacenza e realizzato nell’ambito della commemorazione della prima guerra mondiale. In un President colmo di spettatori, il ritmo di canzoni pop e la leggerezza della danza hanno scandito un racconto toccante. Due giovani innamorati, lui che parte per la Grande Guerra, lei che rimane a casa ad aspettare il ritorno del suo uomo. Intorno l’orrore del conflitto, le bombe, i soldati uccisi e i civili in costante pericolo. Alla fine il ragazzo ce la farà, riuscirà a tornare dalla sua amata, ma il pensiero di quei momenti passati in trincea lo tormenterà per sempre. «La storia ha una sua grande originalità – ha detto l’organizzatore Fausto Frontini – nelle edizioni precedenti, 2015 e 2016, abbiamo allestito spettacoli che prendevano in considerazione le masse facendo riferimento a largo raggio alla prima Guerra Mondiale, qui invece ci siamo concentrati sulla vita di due giovani. Lui è un alpino che viene chiamato alle armi e che vive così il duro periodo della trincea, la sua vicenda mette in evidenza le sofferenze di tutti gli uomini che hanno fatto la guerra. Alla fine c’è il felice ritorno, ma con delle riflessioni sul non senso della guerra come sconfitta per l’umanità e che per la sua tragicità segna fortemente la vita di ogni uomo». Il messaggio di speranza e di un mondo migliore finalmente senza guerre è rivolto principalmente alle giovani generazioni: «Lo scopo della serata è di trasmettere ai giovani il valore delle tradizioni, la dignità dell’uomo, la persona, la disumanità della guerra, il tutto con gli strumenti dell’attualità. La tecnologia contemporanea è servita dunque a dare corpo a questo bellissimo musical che ha le musiche di Maurizio Russo e i testi di Corrado Castellari e dello stesso Russo». _Gabriele Faravelli

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04/11/2017

Alpini e parà ricordano le vittime delle guerre assieme ai bambini

Ieri mattina, davanti al municipio, si è tenuta la commemorazione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Don Giancarlo Plessi ha celebrato una messa all’aperto alla presenza degli alunni delle elementari. Al termine l’alzabandiera è stato eseguito accompagnato dal canto dei bambini che hanno intonato l’inno nazionale. Il sindaco Luigi Garavelli ha esordito: «Siamo qui per ricordare la fine della prima guerra mondiale, per rendere omaggio ai 600mila soldati morti e con essi anche a tutti quelli della seconda guerra mondiale. La nostra Patria è nata con il sacrificio di quei soldati, abbiamo avuto 72 anni di pace e oggi le nostre forze armate sono impegnate in 25 missioni per garantirla in tutto il mondo. Portiamo onore ai caduti e auspichiamo che l’Italia possa continuare a vivere in armonia ». Due bambini hanno portato, scortati da un alpino e da un paracadutista, una corona d’alloro al monumento dei caduti e hanno letto pensieri e riflessioni sulla guerra. Tra questi alcuni passaggi sono stati significativi. «Ogni battaglia è una sconfitta – hanno recitato gli alunni – quando dalla parola si passa alle armi non possiamo essere felici, nelle trincee hanno combattuto gli alpini, coraggiosi e fedeli alla Patria, anche oggi, in tempo di pace, aiutano il prossimo come anche i valorosi paracadutisti. In ogni città e paese viene commemorata la giornata del 4 novembre, questo perché la guerra non si ripeti. Ognuno di noi può compiere un piccolo gesto di pace verso il prossimo». Erano presenti le insegnanti degli alunni, gli amministratori comunali, la Polizia dell’Unione con il comandante Massimo Misseri , l’Avis di Besenzone e di Cortemaggiore, l’Aido, i Paracadutisti, gli alpini di Cortemaggiore e Vernasca, il cavalier Gianni Barani presidente dell’associazione Combattenti e Reduci. La scolaresca ha contato ancora due brani, l’inno degli alpini “33” e l’inno alla pace. Al termine il sindaco Garavelli ha ringraziato tutti quelli che hanno partecipato, in modo particolare il parroco don Giancarlo per le belle parole spese verso le generazioni più giovani per spronarle ad essere consapevoli delle responsabilità che avranno. In conclusione a tutti gli alunni delle elementari è stata donata una copia della Costituzione, riscritta appositamente per i bambini, a cura di Mario Lodi.

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04/11/2017

I ragazzi di Vigolzone emozionano: «Noi sul monte sacro agli Alpini»

Le guerre sono una malattia dell’umanità. Lo hanno capito bene i giovani studenti di terza media che recentemente hanno partecipato alla gita al monte Ortigara, la montagna sacra agli alpini, teatro dei combattimenti della Prima Guerra mondiale, organizzata per loro dalle penne nere di Vigolzone in accordo con la scuola. Ieri mattina quegli studenti, insieme a tutte le classi delle scuole secondarie inferiori e ad una rappresentanza delle primarie, hanno partecipato alla commemorazione del 4 novembre. La loro non è stata una presenza silenziosa ed indifferente, ma attiva e consapevole. Tre studentesse, in rappresentanza dei compagni di classe, hanno infatti letto ai tanti intervenuti i temi che hanno composto al ritorno da quel viaggio che, scrivono tutte, non scorderanno mai, colpite dal fatto che i soldati italiani, costretti a vivere nelle trincee, avessero solo qualche anno in più di loro. «Grazie a questa gita abbiamo provato emozioni, camminato dove 100 anni prima erano morti dei giovani per la nostra Patria», ha scritto Emma Baldini. «In queste gallerie - ha scritto Sofia Villa - si sente ancora una sensazione di sofferenza e di tristezza, perché qui molti giovani hanno perso la vita». «Mi ha colpito il passaggio intorno all’Ortigara - ha scritto Giada Di Pietra -, il verde degli alberi, la quiete la calma che si sentiva, che mi faceva pensare che esattamente cento anni fa l’unico suono che rompeva quel silenzio era quello degli spari e dei bombardamenti». Commenti e riflessioni che hanno rafforzato la riflessione che il generale Raffaele Campus, presidente provinciale dell’associazione Combattenti e Reduci, ha proposto al monumento ai caduti situato alla scuola dell’infanzia “Orfani di Guerra”. «Le guerre sono una malattia dell’umanità – ha osservato riprendendo le parole del parroco don Piero Lezoli pronunciate durante la messa in chiesa -. Non esiste una guerra giusta, le guerre sono sempre un male, sono la peggior soluzione a situazioni sicuramente difficili, ma che potrebbero sempre essere evitate. Dobbiamo lavorare perché la pace si costruisce ». Commosso il capogruppo degli alpini di Vigolzone Gaetano Morosoli che ha annunciato per il prossimo anno un nuovo viaggio nei luoghi dove la prima guerra è terminata. Il vicesindaco Loris Caragnano ha sottolineato l’impegno delle forze armate e di pubblica sicurezza e portato concretamente ai ragazzi i numeri del tragico evento bellico, a cento anni da Caporetto: «Podenzano e Vigolzone assieme hanno fra i 10mila e i 13mila abitanti, e questi furono i caduti. La città di Piacenza e tutta la provincia di Piacenza contano più o meno 285mila abitanti e pensate che i prigionieri furono 265mila». Da parte degli alpini e della Pro loco è stato consegnato un contributo in denaro alla scuola.

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30/10/2017

Le caldarroste che fanno bene al cuore della Caritas

Anche un semplice sacchetto di caldarroste può fare la differenza e dare una mano a chi ne ha più bisogno. Soprattutto se chi lo prepara ha un gran cuore. Come gli Alpini di Piacenza e di Bobbio, che ieri pomeriggio hanno dato vita a una castagnata benefica in favore della Caritas Diocesana di Piacenza-Bobbio. Per tutto il pomeriggio il Centro “Il Samaritano” di via Giordani è stato teatro di una serie di iniziative di solidarietà, con giochi per i più piccoli e lotteria a premi. Ma soprattutto con le caldarroste preparate dai volontari degli Alpini che hanno anche servito bastürnon, vin brulè e cioccolata calda, in collaborazione con l’Associazione “Carmen Cammi” volontari per la Caritas e laboratorio Il Nodo del Samaritano. Il segreto per fare delle buone caldarroste? «Lasciare prima le castagne nell’acqua per un paio di giorni – hanno svelato – così diventano più morbide. Noi le raccogliamo nella zona della Val d’Arda». Come ha spiegato la volontaria Caritas Anita Natali Marchesi, «questa è un’importante iniziativa che noi volontari abbiamo deciso di portare avanti con gli Alpini per dare un contributo economico a tutti i progetti della Caritas come il servizio guardaroba e il dormitorio. Ne abbiamo in programma altre come i mercatini e le feste per i bambini. Il messaggio che vorremmo lanciare è che abbiamo bisogno di tutti i piacentini. C’è grande generosità da parte loro, ma noi abbiamo necessità di un’ulteriore e costante sforzo per dare continuità ai nostri progetti »._GF

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30/10/2017

Piacenza abbraccia i suoi emigrati d’America sulle note degli alpini

I cori alpini parlano una lingua universale, in grado di attraversare oceani, superare barriere linguistiche per arrivare dritti al cuore delle persone. L’esibizione del coro Ana Valtidone nell’auditorium della città di Dunellen, in New Jersey in occasione dell’edizione 2017 dei Viaggi dell’amicizia in corso in questi giorni in America, ha rinsaldato il rapporto di amicizia con l’Italia. Un rapporto le cui radici affondano in quel legame stretto tanto tempo fa sulla pelle di chi è emigrato oltreoceano in cerca di fortuna. In omaggio a questo legame venti coristi del coro Ana Valtidone si sono esibiti sabato sera in occasione dei festeggiamenti per i 130 anni della città di Dunellen. «Siamo stati accolti con molto calore, è stato un concerto davvero entusiasmante – dice il direttore del coro Donato Capuano - tante persone, tra cui alcuni italo americani, alla fine ci hanno avvicinato confessandoci di essersi commossi. È stata una serata davvero bella e intensa». Prima ancora dell’esibizione del coro delle penne nere c’è stato uno scambio di doni e di saluti tra i sindaci di Borgonovo e Castelsangiovanni, Pietro Mazzocchi e Lucia Fontana, con i rappresentanti delle istituzioni locali che hanno accolto la delegazione valtidonese con cui hanno stretto un legame di amicizia. Ai cantori del coro Ana il compito di suggellare questo patto di amicizia sulle note dei rispettivi inni nazionali per poi proseguire con gli intramontabili Monte Pasubio, La montanara, Quel mazzolin di fiori, Il Golico. Il momento più significativo è stato forse l’esibizione insieme al locale coro delle scuole di Dunellen, i cui giovani componenti hanno intonato Signore delle Cime insieme al coro Ana. La serata in occasione dei 130 anni della fondazione nella cittadina del New Jersey è stata preceduta da un altro momento particolarmente intenso, e cioè l’incontro tra la delegazione italiana e la comunità di friulani emigrati in America. L’incontro si è tenuto la sera precedente al Famee Furlane club con gli esponenti di decine di famiglie discendenti da emigrati piacentini, tra cui anche il presidente della sezione alpini di New York Luigi Covati, originario del comune di Coli. È quella della Grande Mela una delle sezioni più longeve, tra le prime che furono fondate in America dagli alpini. «Siamo stati accolti con tanto entusiasmo e con grande calore» dice il capogruppo delle penne nere di Castelsangiovanni Alessandro Stragliati. Ieri sera, domenica, era in programma un altro momento particolarmente atteso e cioè il ricevimento organizzato dall’associazione che raccoglie gli emigrati della Valtrebbia e Valnure in omaggio ai partecipanti del Viaggio dell’amicizia. Anche durante questa occasione era in programma l’esibizione del Coro Ana Valtidone. Mariangela Milani

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29/10/2017

I volontari piacentini tornano a Caldarola

«Stavamo cedendo alla disperazione, ma poi abbiamo recuperato il crocefisso ligneo del 1600 della nostra chiesa, giusto nelle settimane precedenti la Pasqua passata. Era senza un braccio, ferito, ma comunque lo abbiamo portato alla processione della Via Crucis, dove non era mai mancato da 4 secoli. Ecco: quell’episodio ci ha fatto pensare che avremmo potuto farcela». Sono tante le testimonianze risuonate ieri mattina a Caldarola, piccola comunità di quasi 2 mila abitanti incastonata tra i monti Sibillini, in provincia di Macerata. Un anno fa, il 30 ottobre 2016, la terra ha tremato. Una delle scosse dello sciame sismico partito ad agosto con il terremoto di Amatrice. Ha tremato forte, come non mai dagli anni ‘80. Magnitudo 6.5. E le case sono crollate. Sono crollate le scuole, il palazzo comunale, le sedi delle attività commerciali. Con loro, anche i magnifici edifici storici testimonianza di un passato ricco, anche dal punto di vista artistico e culturale. Tutti gli abitanti della borgata, da un momento all’altro, hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni. Proprio in quel momento, in quel ponte di Ognissanti che la comunità locale non dimenticherà mai, che si è iniziata a scrivere una pagina nuova. Si è annodato per la prima volta quel filo ora inscindibile con l’Emilia-Romagna e Piacenza. Un legame fatto di calore umano e tanta solidarietà, al centro del volume “… Ma ci resta il cielo” (Casa editrice Pontegobbo). Un libro-testimonianza sull’opera dei volontari di protezione civile della nostra regione da subito intervenuti per affrontare l’emergenza e presentato ieri in paese di fronte ad una delegazione di 100 volontari della nostra regione - presente anche una pattuglia dalla nostra provincia - in rappresentanza dei 600 complessivamente intervenuti. A scriverlo, la giornalista piacentina Antonella Lenti, collaboratrice del quotidiano Libertà. Lo scorso mese di dicembre lei stessa insieme al marito Alberto Agosti, anche lui giornalista, ha vissuto per una settimana nel comune del maceratese messo in ginocchio dalla devastante calamità. «Il mio è il racconto di un’esperienza nata dal desiderio di non restare indifferenti alla tragedia che ha sconvolto il Centro Italia», spiega. Un grande affresco delle persone incontrate in quei giorni, il racconto delle emozioni e delle paure dei cittadini, la descrizione del funzionamento della macchina dei soccorsi. «Essere a Caldarola ad un anno dal sisma mi mette a disagio perché avverto il dolore di ferite ancora aperte », ha affermato la Lenti. «Di fronte ad una calamità così rilevante, mi sono chiesta come potevo dare una mano». La risposta l’ha trovata nelle parole di un volontario conosciuto proprio sul campo. «Io non so fare niente, ma posso fare tutto», le ha risposto quando è stato interrogato sulle origini del suo impegno. Quel “tutto”, carico di generosità e dono gratuito, Antonella lo ha sperimentato sulla sua pelle sei anni fa, quando ha affrontato e vinto il tumore al seno. «Allora la vicinanza di tante persone mi è stata di grane sostegno di fronte ad una malattia che fa venire meno terra sotto i piedi proprio come il terremoto: un periodo della vita che ha cambiato le mie prospettive, le mie priorità», aggiunge la cronista. Ecco perché di fronte al sisma ha deciso di attivarsi, di dare pieno significato al suo essere donna e cittadina, di diventare volontaria. «Vivendo al fianco degli altri volontari, mi hanno trasmesso il senso di umanità profonda condita da grande generosità. È quello che cercavo, una nuova dimensione di vita, davvero autentica e sincera ». Le pagine che ha scritto sono lì a testimoniarlo, a rendere indelebile nella memoria un impegno a cui anche Piacenza ha contribuito e di cui tutta la nostra comunità deve andare fiera.

«Quei giorni tra il dramma e le macerie nella zona rossa»

«I miei figli mi hanno chiesto: papà, perché parti? Ho risposto che ognuno di noi è fortunato quando può godere dei suoi tempi, può decidere come organizzare la sua vita. Ma se arriva una tragedia come il terremoto a sconvolgere la quotidianità, diventa importante portare solidarietà a chi d’un tratto ha perso ogni certezza». Questa la molla che ha spinto Giuseppe Addabbo, commissario della polizia municipale di Piacenza, a rendersi disponibile per operare a Caldarola, paese del maceratese gravemente segnato dalle scosse del 30 ottobre 2016. Ieri, nella cerimonia organizzata ad un anno da quegli eventi drammatici, il sindaco del paese marchigiano Luca Maria Giuseppetti gli ha chiesto di portare il suo ricordo delle giornate trascorse tra i servizi di vigilanza e la regolazione del traffico in una borgata dove il centro era stato trasformato dalle scosse in “zona rossa”, off limits. Con lui, erano presenti altri colleghi e tecnici del servizio di protezione civile della nostra città. «Abbiamo messo le nostre capacità professionali a servizio della gente: un’opera preziosa per affrontare al meglio l’emergenza», ha sottolineato. Altra testimonianza, quella portata da Maria Alberta Cammi, giovanissima volontaria degli Alpini di Piacenza presente alle celebrazioni dell’anniversario con una delle cuoche del gruppo, Angela Magnani, e altre Penne nere. «Quando sono tornata da Caldarola, i miei genitori mi hanno domandato quali fossero le condizioni di vita in una zona colpita dalle scosse», ha raccontato. «Non ho trovato parole per spiegarlo, perché non ci sono parole. Il sisma non è come appare in tv o dalle pagine dei giornali. Quell’esperienza è tutta racchiusa negli occhi e nelle lacrime di chi l’ha vissuta e nella loro voglia di ricominciare». Per una settimana, Maria Alberta ha contribuito alla preparazione dei pasti per gli sfollati, dal mattino presto alla sera tardi. «Prima di operare qui, ero già stata a Uscerno dove mi avevano nominata capo officina: un’attività impegnativa per una ragazza di 25 anni », ha evidenziato. Ma lei non si è lasciata intimorire e ce l’ha fatta. «L’insegnamento più grande mi venuto proprio dalla gente che abbiamo aiutato. Nelle vie paese c’era un silenzio assordante, in quei giorni di un anno fa. L’unica voce che non si è mai spenta, è stata quella dei cittadini che amano questi luoghi», ha concluso. «Quella voce mi dà speranza, mi fa dire che dalle macerie arriverà la rinascita».

Filippo Zangrandi

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28/10/2017

Gemellaggio tra gli alpini di Piacenza e New York

Ottanta piacentini sono approdati nella Grande Mela in occasione della nuova edizione dei Viaggi dell’amicizia. Un appuntamento che si rinnova ogni anno volto a suggellare il legame tra la provincia di Piacenza e i suoi figli emigrati all’estero tanti anni fa. Una comunità che non ha mai dimenticato le proprie radici e che ha trasferito ricordi e tradizioni alle nuove generazioni. Arrivati negli Stati Uniti, i piacentini hanno scelto percorsi differenti organizzati dall’agenzia Mondial Viaggi; c’è chi si è concentrato sulla città di New York e le sue infinite attrazioni, chi invece si è diretto verso Washington e Philadelphia. Tutti i gruppi si sono ricongiunti ieri sera a New York. Il clou del viaggio è previsto proprio questo fine settimana con l’incontro organizzato, come di consueto, dalla comunità di emigrati piacentini della Società Valtrebbia Valnure, capitanata da Peter Segalini. Sarà il ristorante Riccardo’s by the bridge nel Queens a ospitare l’abbraccio tra la delegazione piacentina e gli emigranti in un momento conviviale tra passato e presente in calendario domani. Nel gruppo piacentino ci sono anche numerosi alpini ed è in programma un atteso incontro tra due Sezioni gemellate: quella di Piacenza e quella di New York guidata da due piacentini emigrati negli anni Sessanta: il presidente Luigi Covati e il vicepresidente Giorgio Gazzola sono entrambi di Perino. A New York sono presenti anche il capogruppo degli alpini di Castelsangiovanni Alessandro Stragliati e quello di Perino Luciano Mazzari. A consegnare il crest della Sezione di Piacenza sarà il fotografo Valerio Marangon. Tra i protagonisti assoluti dell’avventura americana c’è il coro Ana Valtidone diretto da Donato Capuano che ha portato negli States una ventina di coristi. Grazie all’associazione LaValtidone, il coro è pronto per esibirsi oggi, durante i festeggiamenti per i 130 anni della fondazione della città di Dunellen nel New Jersey e domani al ricevimento con gli emigranti dove è prevista la presenza di 250 persone. Della delegazione fanno parte anche il sindaco di Castelsangiovanni Lucia Fontana, quello di Borgonovo, Pietro Mazzocchi e gli ex amministratori Maria Lucia Girometta e Giovanni Piazza. Il ritorno in Italia è in programma tra martedì 31 ottobre e mercoledì 1 novembre.

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26/10/2017

Grazie agli alpini torna a splendere la lapide dei Caduti

Sessantuno nomi scolpiti nel marmo bianco. Quelli dei caduti della prima guerra mondiale originari di Gragnano. La lapide che li ricorda è posizionata giusto all’ingresso del municipio del paese, la casa della comunità, perché il loro sacrificio non venga mai dimenticato. Anzi: a 100 anni dagli eventi che hanno portato alla morte di questi ragazzi, è tornato a risplendere il monumento su cui il loro ricordo è fissato. Merito di due Alpini del gruppo di Agazzano, Ennio Capucciati e Silvano Delindati. È bastato poco meno di una giornata di attività per sistemarlo al meglio. Giusto in tempo per le celebrazioni del 4 novembre, che di solito vedono le Penne nere impegnate in una “processione civile” ai cippi presenti sul territorio insieme ai rappresentanti dell’amministrazione comunale. «Alcune settimane fa mi ha contattato il sindaco Patrizia Calza e mi ha chiesto la disponibilità a svolgere il lavoro: si sa bene che, quando sono interpellati, gli Alpini rispondono, specie in casi come questo», spiega Ennio. «Abbiamo ripulito la lapide e il pavimento, che da tempo attendevano un’opera di manutenzione ». Da parte della prima cittadina, il ringraziamento ai due volontari per l’impegno speso sul campo. «Ancora una volta, hanno dato dimostrazione concreta dell’operosità e della grande disponibilità delle Penne nere, tra i custodi dei valori profondi su cui si fonda la nostra Repubblica», sostiene la Calza. «L’intervento portato a termine assume un significato particolare proprio in occasione della ricorrenza del centenario della Grande Guerra e si sposa con i progetti di educazione alla pace promossi sul nostro territorio, in particolare grazie alla collaborazione delle scuole e delle insegnanti». A completare il quadro delle attività di riqualificazione del monumento, i fiori offerti dal consigliere comunale Marco Quagliaroli e l’impegno assunto dal volontario Auser Guido Farina, che si occuperà in futuro della cura della lapide. _Filippo Zangrandi

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21/10/2017

La festa per i 98 anni di Italo decano degli alpini di Agazzano

Le penne nere di Agazzano hanno reso omaggio al loro veterano, Italo (Vittoli all’anagrafe) Ferrari che l’altro giorno ha soffiato sulle sue 98 candeline. Classe 1919 Ferrari è l’alpino più anziano del gruppo agazzanese ed è ormai uno degli ultimi reduci (fa parte anche della locale Associazione Combattenti e Reduci di cui è presidente onorario e membro del consiglio direttivo) ancora in vita che può testimoniare dalla sua viva voce cosa sia stata la terribile esperienza della guerra. In omaggio al compleanno del loro veterano le penne nere agazzanesi, insieme anche al responsabile di vallata Enrico Bergonzi, hanno organizzato un piccolo momento di festa, durante il quale anche il sindaco di Agazzano Mattia Cigalini ha portato all’anziano alpino i saluti di tutta la comunità locale. Al 98enne alpino e combattente e reduce sono stati consegnati un gagliardetto ed un cuscino in cui gli alpini e i combattenti gli esprimono «stima e affetto». Insieme al fratello Redento, scomparso pochi anni fa, Italo Ferrari venne insigniti della Croce di Guerra e fu tra i primi a dar vita, più di mezzo secolo fa, alla sezione Combattenti e Reduci di Agazzano. In un’intervista a Libertà alcuni anni fa aveva raccontato la sua esperienza di quando, era il 7 marzo del 1940, vennespedito a combattere in Grecia e Albania prima di essere mandato in Francia, passando per la Jugoslavia, dove lo colse l’otto di settembre. «Eravamo allo sbando - aveva raccontato in quell’occasione - e da Grenoble me la feci tutta a piedi fino a Torino quando riuscimmo a salire su di un treno». Da Torino l’allora giovane militare riuscì ad arrivare fino a Castelsangiovanni, non senza momenti di vero terrore come quando i tedeschi fermarono il treno in piena notte per controllare i passeggeri. Nonostante tutto Italo Ferrari riuscì a ritornare ad Agazzano e a rifarsi una vita. I suoi 98 anni sono un traguardo importante e la sua memoria è un tesoro prezioso per chi non vuole dimenticare cosa sia stata la guerra.

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19/10/2017

Il coro Ana Valtidone si esibisce a New York

Il coro Ana Valtidone si esibirà a New York, in America. Mercoledì, 25 ottobre, una delegazione composta da una ventina di coristi della formazione musicale delle penne nere partirà, insieme all’associazione LaValtidone, alla volta della Grande Mela, dove parteciperà come ospite a una serie di eventi durante i quali il coro si esibirà in più occasioni. Quello principale, o meglio quello forse più carico di significato, è in programma domenica 29 ottobre, quando il Coro Ana Valtidone sarà ospite del ricevimento organizzato dall’associazione che raccoglie gli emigrati della Valtrebbia e Valnure. Prima di quella data la trasferta oltreoceano sarà scandita da una serie di appuntamenti, a partire da venerdì 27 ottobre, quando gli alpini diretti da Donato Capuano si esibiranno in omaggio ai friulani emigrati in America al Famee Furlane club. Sabato 28 ottobre gli alpini, grazie all’associazione LaValtidone, saranno ospiti durante i festeggiamenti per i 130 anni della fondazione della città di Dunellen. Sempre durante questo appuntamento LaValtidone esporrà le foto in gara per il concorso indetto in vista della realizzazione del nuovo calendario 2018, una delle quali verrà votata dal pubblico americano._M.M

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18/10/2017

Sapori d’autunno con gli alpini a Pecorara

A PECORARA hanno trionfato i sapori d’autunno. La rassegna provinciale del tartufo è stata un’occasione non solo per esporre porcini e tartufi, protagonisti dell’evento, ma anche per mettere in mostra quanto di meglio la stagione autunnale offre. Tra questi uno dei prodotti principe di questo periodo sono le caldarroste, che il locale gruppo alpini ha distribuito a piene mani per tutta la giornata. _MIL.

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17/10/2017

Alpini, anche da Piacenza per sfilare insieme a Salsomaggiore

Una folla di alpini ha invaso per due giorni Salsomaggiore in occasione del raduno sezionale Emilia- Romagna e Lombardia organizzato dal Gruppo Alpini di Salsomaggiore e dalla sezione provinciale. Le avanguardie di questo miniesercito di penne nere erano giunte nella città termale già nella giornata di sabato quando un primo corteo con alcune bande musicali tra le quali la fanfara alpina di Pontedellolio ha attraversato le vie della stazione termale per deporre corone d’alloro al monumento ai caduti. La manifestazione è invece letteralmente esplosa domenica quando un lungo corteo ha preso le mosse dalla stazione ferroviaria per attraversare nuovamente Salsomaggiore. Di questo lungo serpentone, accompagnato da scroscianti applausi da parte dei salsesi e degli ospiti in cura facevano parte oltre 9 mila alpini in rappresentanze delle varie sezioni emiliano-romagnole e lombarde alle quali si sono aggiunti alpini provenienti dalle sezioni di Marche, Abruzzo, Piemonte e Friuli e tante altre penne nere. Gli alpini in sfilata erano circa 16mila. La colonna sonora di questa manifestazione è stata sostenuta dalla banda di Salsomaggiore e da una decina di fanfare alpine fra le quali quella di Vicenza in divisa storica della Grande Guerra. Molte le autorità provinciali e nazionali fra le quali, solo per citarne alcune, il prefetto di Parma, il questore, il comandante provinciale dei carabinieri, i generali Bonato, comandante le truppe alpine, e Genovese. Il corteo,oggetto di costanti manifestazioni di affetto e simpatia, si è chiuso dopo che il capogruppo alpini di Salso, Renzo Mattei, e il sindaco, Filippo Fritelli, hanno consegnato la simbolica “stecca” al primo cittadino di Mariano Comense, località che ospiterà la manifestazione l’anno prossimo. _Manrico Lamur

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17/10/2017

Vandalismi e indifferenza: trasloca la lapide ai Caduti

Non cap ita tutti i giorni che un monumento traslochi per vandalismi o altri comportamenti tra l’indifferente e l’irrispettoso. Succede a Piacenza con la lapide dedicata ai Caduti in Russia nella Seconda Guerra Mondiale. Verrà spostata da piazzale Genova, dove si trova ora tra il liceo Respighi e il Pubblico Passeggio, al bastione Corneliana, nel secondo tratto del Pubblico Passeggio, vicino a piazzale Libertà. «Non potevamo più tollerare vandalismi e danneggiamenti, oltre a comportamenti poco rispettosi » spiega Bruno Plucani, consigliere dell’Associazione nazionale Famiglie dei Caduti e Dispersi in guerra (Anfcdg), presieduta a Piacenza da Rodolfo Bonvini. «Il monumento è stato danneggiato oltre una decina di volte dalla sua posa nel 2005 - continua Plucani -: la lastra in vetro è stata spezzata, hanno lasciato scritte sulla lastra e sul muretto che la contiene, hanno rubato più volte i girasoli (nostri fiori simbolo) e perfino la terra di Russia ». Ma il dito è puntato anche contro i comportamenti irrispettosi dei ragazzi che si ritrovano accanto al Respighi «e si siedono sul muretto davanti al monumento» o, peggio, contro i cortei che partono da Barriera Genova e che «appendono i loro striscioni anche sopra la lapide in attesa di sfilare». Assieme all’associazione ci sono anche gli alpini della sezione Ana di Piacenza, presieduta da Roberto Lupi, e di cui lo stesso Plucani è stato presidente ai tempi dell’Adunata nazionale del 2013. Dei 640 piacentini caduti in terra di Russia durante il secondo conflitto mondiale, ben 300 erano alpini. «Quel monumento è un sepolcro per tanti piacentini che non hanno un posto su cui mettere un fiore perché i propri cari sono rimasti in Russia» osserva il presidente Bonvini che ricorda, amareggiato, come ai tempi del movimento dei Forconi a Barriera Genova avessero messo un patibolo con un finto impiccato proprio davanti al monumento. «Una cosa inaccettabile ». Il trasloco viene finanziato nell’ambito di un progetto del Ministero della Difesa per la riqualificazione di cippi e lapidi. Il Comune di Piacenza - che ha dato il suo placet per ora verbale - non dovrà versare un euro. Lo spostamento avverrà nel corso del 2018 ed è stato caldeggiato anche dal presidente nazionale di Anfcdg, Rodolfo Bacci. Federico Frighi

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15/10/2017

Terremoti, alluvioni: l’importanza di sapere che cosa si deve fare

Alluvioni e terremoti. Eventi catastrofici che il cambiamento climatico potrebbe aver reso molto più imprevedibili e frequenti. Il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile da sette anni porta avanti la campagna nazionale “Io non rischio”, per informare la gente - soprattutto i giovani, che saranno i cittadini di domani - sulla prevenzione dei rischi e diffondere buone pratiche di protezione civile, stimolando il ruolo attivo della comunità nella quotidiana azione di prevenzione. Piacenza, ieri, ha vissuto questo importante momento educativo nella sua piazza simbolo, con i gazebo informativi della Protezione civile del Comune di Piacenza e delle associazioni nazionali di volontariato di Protezione civile ANPAS (Ass. Croce Bianca), ANA (Ass. Nazionale Alpini) e RNRE (Ass. Corpo Emergenza radioamatori) . In mattinata una mini maratona di studenti della scuola statale primaria Vittorino Da Feltre da piazzale Genova fino a piazza Mercanti ha preceduto la presentazione della campagna alla presenza delle autorità e di testimonial del mondo dello sport, dell’informazione e dello spettacolo: Stefano Gatti, presidente del Piacenza, con i calciatori Zecca, Moro e Carollo; il nuotatore Giacomo Carini, l’ex-campionessa di atletica Claudia Salvarani, il pallavolista Hristo Zlatanov, l’exschermitore Alessandro Bossalini, la campionessa di triathlon Tania Molinari, il cantante Daniele Ronda, i giornalisti Antonella Lenti e Giorgio Lambri. Ma soprattutto con tanti bambini, che il presidente regionale dell’Agenzia per la Protezione Civile, Alfio Rabeschi, ha invitato ad «essere pronti» in caso di emergenza. E i piccoli cittadini di domani si sono mostrati preparatissimi, ascoltando le lezioni che venivano impartite dai volontari della Protezione Civile (una macchina efficiente che nel Piacentino raccoglie 16 associazioni e più di 500 persone) e rispondendo alle domande che venivano loro rivolte sul come comportarsi - ad esempio - in caso di terremoto. L’evento, al quale ha attivamente collaborato anche la Polizia Municipale e la Scuola allievi agenti della Polizia di Stato, ha visto anche un momento “spettacolare” con il volo contemporaneo verso il cielo di centinaia di palloncini gialli liberati dai bambini. Nella mattinata il sindaco di PIacenza, Patrizia Barbieri, e l’assessore comunale alla Protezione civile, Paolo Mancioppi, hanno parlato ai bambini, esortandoli ad imparare a «convivere in modo consapevole con il rischio ». Nel pomeriggio è poi intervenuta anche Paola Gazzolo, assessore regionale alla Protezione Civile, che ha spiegato come l’Italia sia un paese esposto a molti rischi naturali, e questo è un fatto. Ma è altrettanto vero che l’esposizione individuale a questi rischi può essere sensibilmente ridotta attraverso la conoscenza del problema, la consapevolezza delle possibili conseguenze e l’adozione di alcuni semplici accorgimenti. E attraverso conoscenza, consapevolezza e buone pratiche poter dire, appunto: “io non rischio”. «In caso di calamità - ha detto l’assessore Gazzolo - dobbiamo essere comunità per aumentare il livello di sicurezza adottando tutti quei comportamenti che riducono il rischio». Il suo intervento ha chiuso una proficua giornata di informazione e comunicazione, un evento trainante per un grande obiettivo: diffondere buone pratiche di protezione civile e sensibilizzare i cittadini sul tema della prevenzione. _red.cro.

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15/10/2017

In scena al President “Storia d’amore e di poesia di un alpino”

È “Una storia d’amore e poesia di un giovane alpino” quella che verrà raccontata ai piacentini venerdì 3 novembre al Teatro President alle 20 e 45. Una vera e propria favola andrà in scena infatti nel teatro di via Manfredi grazie al felice connubio creatosi ancora una volta tra la Famiglia Piasinteina e la sezione Ana di Piacenza: ad annunciarlo, ieri mattina al President, è stato Fausto Frontini che ha curato il progetto insieme agli altri organizzatori e a Gianluca Gazzola in rappresentanza del gruppo alpini. Al centro della storia c’è l’esperienza di un giovane alpino nel contesto della Grande Guerra. Protagonisti del progetto sono Corrado Castellari e Maurizio Russo che si sono occupati della redazione dei testi; a Russo è spettato poi anche il compito di occuparsi della musica. I protagonisti dello spettacolo sono i giovani cantanti Sabrina Pasolini e Alain Scaglia, mentre i narratori sono Grazia Alicanti e Fabrizio Solenghi; a salire sul palco comunque saranno anche le giovani e talentuose ballerine della scuola di danza “Tersicore” con le coreografie di Tiziana Marzaroli, oltre a Melody Castellari e Claudio Bozzi a cui spetterà l’esecuzione dei cori. A concorrere all’organizzazione sono Uccio Genovese per la ricerca delle immagini per la scenografia, Massimiliano Morosini alle trombe, Nicola Di Grumo al clarinetto, Luciano Cortellini alle luci e alle scenografie, il fonico Tony Visentin, gli operatori di sala Pino Bassi, Severino Cerri e Nicola Croci. Per info e prevendite è possibile rivolgersi al bar Anspi di via Manfredi ai numeri 328.2184586 o alla mail famigliapiasinteina1953@ gmail.com o al Rosso Gotico di Piazza Cavalli. _ Parab.

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12/10/2017

Vin brulè e castagne: festa “alpina” per gli anziani

GLI ALPINI DI CASTELSANGIOVANNI hanno allietato il pomeriggio degli anziani ospiti della casa protetta Albesani. Le Penne Nere hanno servito vin brulè e caldarroste nel giardino interno alla struttura dove è stata allestita una festicciola, resa ancora più gradevole dalla bella giornata di sole. Ad accompagnare la festa Stefano Bozzini, alpino con la passione per la fisarmonica._MM

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12/10/2017

La Protezione civile in piazza chiama a raccolta i piacentini

La Protezione civile e i testimonial di sport, spettacolo e informazione scendono in piazza per dire “Io non rischio”. Sabato 14 ottobre anche Piacenza parteciperà alla campagna nazionale per informare i cittadini sulle buone pratiche di protezione civile che consentono di minimizzare l’impatto su persone e cose dei rischi naturali che interessano il nostro paese. Il Dipartimento nazionale di Protezione civile promuove e realizza per il settimo anno consecutivo nei capoluoghi di provincia la campagna nazionale “Io non rischio”, per informare i cittadini sulla prevenzione dei rischi e diffondere buone pratiche di protezione civile, stimolando il ruolo attivo della comunità nella quotidiana azione di prevenzione. Nella nostra città l’iniziativa si concretizzerà dalle 8 alle 17.30 in piazzetta Mercanti davanti alla sede del Comune, dove i volontari di Protezione civile (trenta in tutto, dieci per ogni associazione di volontariato) accompagneranno i cittadini in un percorso legato alla conoscenza dei rischi specifici del territorio e alle buone pratiche da adottare, in particolare per ciò che riguarda alluvioni, terremoti e maremoti. A illustrare il programma, ieri mattina in Municipio, sono stati l’assessore alla Protezione civile Paolo Mancioppi e i rappresentanti delle tre associazioni nazionali di volontariato aderenti alla manifestazione per il 2017: Anpas, Associazione nazionale alpini e Associazione Corpo emergenza radioamatori. L’iniziativa, organizzata in collaborazione con il Coordinamento provinciale di Protezione civile e l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile e la Scuola allievi agenti polizia di Stato si svolgerà contemporaneamente in tutti i capoluoghi di provincia italiani. Saranno inoltre presenti alcuni tra i testimonial del mondo sportivo e dello spettacolo coinvolti per l’occasione. Due di loro hanno già garantito con soddisfazione la propria presenza: il cantautore Daniele Ronda e Daniele Sesenna, ex nazionale di rugby. «Sono ben Nella sala consiliare del municipio un momento della presentazione dell’iniziativa “Io non rischio”. lieto di rappresentare una disciplina che ci accomuna con la Protezione civile per il rispetto costante delle regole», le parole di Sesenna, mentre Ronda ha ribadito «l’importanza di essere presenti per sostenere e amplificare con il nostro supporto la voce dei volontari che faranno conoscer i rischi ai cittadini». «Abbiamo visto anche sul nostro territorio che gli eventi naturali ci toccano da vicino, occorre saperli affrontare nel modo giusto perché non diventino tragedie – ha spiegato l’assessore – mi fa molto piacere che verranno coinvolti i bambini, è da loro che si deve partire per diffondere le buone pratiche». Secondo Fabrizio Marchi, della Protezione civile regionale, «sarà un’attività fondamentale per informare i cittadini sui rischi che derivano dagli eventi estremi». «Un grazie a tutti coloro che ci hanno aiutato per organizzare ancora una volta un evento molto importante per la sicurezza della popolazione» ha aggiunto il comandante della polizia municipale Piero Romualdo Vergante.

Gabriele Faravelli

 

Cantanti, atleti e maratonina alla kermesse della sicurezza

Stand informativi, momenti in compagnia di stelle dello sport e della musica, corse per i più piccoli. Sarà una festa, la settima edizione della campagna nazionale “Io non rischio”. Questo il programma completo: dalle 8 alle 17.30 gazebo informativi della Protezione civile del Comune di Piacenza e delle associazioni nazionali di volontariato di Protezione civile ANPAS (Associazione Croce Bianca), ANA (Associazione Nazionale Alpini) e RNRE (Associazione Corpo Emergenza radioamatori), dalle ore 9.30 mini maratona di alcuni studenti della scuola statale primaria Vittorino Da Feltre da piazzale Genova fino a piazza Mercanti, alle ore 10.30 prima presentazione della campagna alla presenza delle autorità e di testimonial del mondo dello sport, dello spettacolo e dell’informazione, e alle ore 16 seconda presentazione della campagna alla presenza di testimonial del mondo dello sport, dello spettacolo e dell’informazione. I testimonial che hanno già dato la propria adesione all’iniziativa sono: il cantante Daniele Ronda, Claudia Salvarani, atleta della Polizia di Stato (atletica), Alessandro Bossalini, atleta dell’Arma dei Carabinieri (scherma), gli atleti Giacomo Carini (nuoto), Roberta Bonatti (pugilato), Hristo Zlatanov (volley), Daniele Sesenna (rugby), Andrea Lovotti (rugby), un rappresentante del Piacenza Calcio e i giornalisti del quotidiano “Libertà” di Piacenza Giorgio Lambri e Antonella Lenti. “Io non rischio” è un proposito, un’esortazione che va presa alla lettera. L’Italia è un paese esposto a molti rischi naturali, e questo è un fatto. Ma è altrettanto vero che l’esposizione individuale a questi rischi può essere sensibilmente ridotta attraverso la conoscenza del problema, la consapevolezza delle possibili conseguenze e l’adozione di alcuni semplici accorgimenti. E attraverso conoscenza, consapevolezza e buone pratiche poter dire, appunto: “io non rischio”. Per saperne di più è possibile collegarsi al sito ufficiale della campagna nazionale www.iononrischio.it. _Farav.

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11/10/2017

Tutti insieme al raduno degli Alpini

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10/10/2017

Sarmato, gli Alpini premiano i dieci bravissimi a scuola

Sono usciti dalle scuole medie con voti altissimi e ora possono far parte dei circa 150 studenti sarmatesi che, dal 1984 ad oggi, hanno ricevuto dalle mani dei vari capigruppo delle Penne Nere locali un sostegno alla loro carriera scolastica. Sono i dieci ragazzi che domenica mattina, in occasione dell’annuale raduno del gruppo Alpini di Sarmato e relativa castagnata, hanno ricevuto la borsa di studio dalle mani del capogruppo Sesto Marazzi. In principio furono gli alpini Ettore Poggi e Albino Losi, che poco avevano avuto la possibilità di studiare, a pensare di istituire un premio per le nuove generazioni. E da allora le borse di studio degli Alpini - dal 2000 istituite e sostenute dalla famiglia Braghieri in memoria dell’alpino Franco - sono diventate un tradizione irrinunciabile. Ad essere premiati quest’anno sono stati Michele Bertoni, Petra Bonora, Greta Brignoli, Sofia Gelfiori, Manpreet Kaur, Emma Mori, Simone Nani, Mattia Rizzi, Sara Ioana Ursut e Viola Vegetti. La giornata è iniziata con la sfilata delle Penne Nere e delle autorità per le vie del paese imbandierate con il Tricolore precedute dal gruppo bandistico Orione di Borgonovo. Prima una sosta alla casa per anziani dedicata al cappellano don Bruno Negri, quindi un più doveroso momento di raccoglimento al monumento dei caduti di piazza Roma, durante il quale è stata data lettura di tutti i sarmatesi scomparsi nel corso della Prima Guerra Mondiale. Una cerimonia instaurata proprio due anni fa dagli Alpini in occasione del Centenario della Grande Guerra tuttora in corso. Quindi, la messa celebrata dal parroco don Massimo Musso con l’alpino don Federico Tagliaferri e l’alpino diacono Emidio Boledi. Complice anche il weekend di sole e insolitamente caldo per il periodo, la castagnata alpina ha fatto registrare una buona affluenza di piacentini, arrivati specialmente per gustare “sotto al tendone” le specialità preparate dallo stand gastronomico, tra polenta, picula di cavallo e pisarei. Senza dimenticare i “basturnòn” cotti sulla graticola che, a discapito dell’annata siccitosa, si sono rivelati di ottima qualità.

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08/10/2017

Penne nere al lavoro nei cimiteri di Calendasco

Sempre attivissimo e sempre in prima fila il gruppo Alpini di Calendasco. E’ nel loro Dna, ma è anche nello spirito nazionale dell’associazione. E ancor più nell’animo della sezione di Calendasco affiliata all’Ana. Anche perché - fondata, anzi riaperta, da poco cioè nel febbraio 2016 e da allora sempre presieduta dal brillante e dinamico Filippo Battù - è più che mai desiderosa di mostrare il proprio attaccamento alla “res publica”. Dopo i molti e lodevoli interventi dei mesi scorsi, gli Alpini hanno nuovamente contribuito alla manutenzione del cimitero di Cotrebbia Nuova di Calendasco, altro simbolo della storia civile e sociale del borgo rivierasco. Nei mesi scorsi erano già intervenuti sul cimitero di Calendasco. Ora hanno ripulito e riassettato quello di Cotrebbia Nuova, anche in previsione delle ricorrenze dei primi di novembre. «Sappiamo - ci ha detto il presidente Battù - che le Amministrazioni comunali sono in generale in forte difficoltà, hanno problemi di personale. E allora interveniamo noi». _Fabio Bianchi

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07/10/2017

Dieci borse di studio grazie agli Alpini

Dieci “bravissimi” pronti per intraprendere le scuole superiori e un impegno per le nuove generazioni che le Penne Nere portano avanti ormai dal 1984: anche quest’anno il raduno di gruppo degli Alpini sarmatesi sarà l’occasione per la consueta consegna delle borse di studio per i ragazzi più meritevoli delle scuole medie. L’appuntamento è alle ore 11.30 alla sede degli Alpini, in occasione dell’incontro con le autorità. I premiati di quest’anno saranno Michele Bertoni, Petra Bonora, Greta Brignoli, Sofia Gelfiori, Manpreet Kaur, Emma Mori, Simone Nani, Mattia Rizzi, Sara Ioana Ursut e Viola Vegetti. I ragazzi - che sono appena usciti dalle scuole medie con ottimi voti - riceveranno l’attestato e la somma in denaro che, dal 2000, la famiglia Braghieri mette a disposizione in memoria dell’alpino Franco. In questi anni, la consegna delle borse di studio è uno degli appuntamenti irrinunciabili del gruppo alpino locale: circa 150 studenti sarmatesi hanno potuto beneficiare della borsa di studio per il proseguimento degli studi. _C.B.

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07/10/2017

Torna la festa delle Penne Nere: emozione, specialità del territorio e caldarroste per tutti

Appena finisce l’estate, a Sarmato gli Alpini rimettono “in moto” la loro graticola per preparare le loro ottime caldarroste. È l’aspetto più gustoso dell’annuale raduno di gruppo delle Penne Nere che tra oggi e domani torna ad animare il paese della Valtidone. Dopo il concerto di ieri sera del coro Ana Valtidone, stasera si torna a ballare sotto al portico riscaldato con la Pinuccia Cerri Band e i piatti stagionali degli stand gastronomici. Ma sarà domani la giornata clou della festa. Si partirà alle ore 9 con l’ammassamento dei partecipanti dei vari gruppi alpini alla sede del gruppo di via San Rocco, per poi dare inizio alla sfilata per le vie del paese addobbato a festa con le bandiere tricolore. Le Penne Nere saranno precedute dal Gruppo Bandistico Orione di Borgonovo Valtidone e si dirigeranno prima alla casa per anziani dedicata al cappellano don Bruno Negri per una breve sosta commemorativa per poi proseguire lungo via Po e piazza Roma. Qui, alle 10.15 si svolgerà la cerimonia dell’alzabandiera al monumento dei Caduti, dove sarà deposta una corona d’alloro alla presenza delle autorità militari e civili. Per l’occasione, si svolgerà la lettura di tutti i nomi dei caduti e dei dispersi sarmatesi nella Prima Guerra Mondiale: un’iniziativa emozionante ed introdotta solo da pochi anni. Il corteo si dirigerà poi alla chiesa maggiore del paese per la Santa Messa che sarà celebrata dal parroco don Massimo Musso con l’alpino don Federico Tagliaferri e l’alpino diacono Emidio Boledi. Dopo la funzione e il momento ufficiale con le autorità sotto al Portico degli Alpini, si potrà pranzare sotto al tendone con pisarei e picula di cavallo mentre nel pomeriggio, alle 15.30, la banda Don Orione si esibirà in concerto. La giornata si concluderà in musica: dalle 20, spazio all’orchestra Daris e di nuovo alla cucina degli stand gastronomici. Parallelamente al raduno delle Penne Nere, oggi e domani torna naturalmente la Castagnata Alpina: per gustare le caldarroste preparate al momento sulla graticola, basterà presentarsi all’area alpini dalle 17 alle 23 di oggi o dalle 9 alle 23 di domani. Proprio domani le castagne serviranno non solo a soddisfare il palato ma anche a scaldare il cuore: i giovani dell’oratorio parrocchiale, infatti, consegneranno personalmente le caldarroste agli anziani non autosufficienti del paese. Un bel modo per fare sentire tutti parte della stessa comunità.

Cristian Brusamonti

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03/10/2017

«Conobbe i fratelli Daturi e ne raccontò le gesta da alpini»

Gian Franco Scognamiglio, il giornalista che conobbe Giulio Daturi. Lo ricordano così gli alpini piacentini ed in particolare le penne nere di Ziano, comune che diede i natali ai gemelli Giulio e Livio Daturi nel 1915, sottotenenti alpini caduti, dispersi, nel dicembre 1940 sulle montagne dell’Epiro, sul fronte greco-albanese. Venivano infatti da Vicomarino dove ancora oggi gli alpini rendono loro omaggio ogni anno alla cappella di famiglia del cimitero. Scognamiglio conobbe Giulio Daturi al Campo Sciatorio DUX del Tonale nel dicembre 1939. Lo raccontava lui stesso nel marzo 1943 nel supplemento mensile per la Gioventù italiana del Littorio (G.I.L.) de La Primogenita, edizione di guerra. «Ricordo Giulio al Campo sciatorio Dux, - scriveva - comandante di un plotone della compagnia dell’Avanguardia di Piacenza: la tormenta lo voleva alle vette. Lo sforzo della sua volontà dominava gli elementi. Un anno dopo dominava la morte». E la morte arrivò prima per Giulio, alla testa del suo plotone del Battaglione “Bolzano”, nei pressi di Suha, dove «cadde eroicamente, immolando la sua vita alla Patria». Qualche giorno dopo anche Livio cadde dopo aver resistito alla testa del suo plotone del Battaglione “L’Aquila”. Scognamiglio rimase sempre vicino alla famiglia Daturi e raccolse la storia dei due fratelli gemelli, diplomati maestri, poi istruttori di educazione fisica, «maestri sono rimasti sempre, fino alla fine eroica ed oltre». Scognamiglio era un uomo che voleva bene alla montagna. «Sono rattristato per la scomparsa dell’amico Gian Franco – afferma il sindaco di Ferriere, Giovanni Malchiodi esprimendo le condoglianze alla famiglia – perché spesso era a Ferriere. Voleva bene alla montagna e al nostro territorio. Sapeva farsi apprezzare per questa sua caratteristica di immedesimarsi nelle persone del posto. A Ferriere ha lasciato un ottimo ricordo». _NP

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29/09/2017

Pecorara ha fatto squadra, grazie

Buongiorno, approfittiamo di Libertà per porgere i nostri più sinceri ringraziamenti a tutti coloro che hanno partecipato alla “Cena Alpina a base di polenta” tenutasi sabato 23 settembre 2017 presso l’ex-consorzio di Pecorara e che, con il loro contributo, hanno permesso la realizzazione dello scopo benefico di questo evento, volto alla raccolta di fondi da devolvere ad Associazioni locali bisognose di aiuti e sostegno. In questa sede vogliamo ringraziare i nostri compaesani, fra tutti: la sig.ra Erminia e la figlia Laura, titolari del ristorante “La Colombina” di Pecorara, che hanno cucinato e offerto squisite pietanze e torte a tutti noi, i titolari della panetteria Galli di Pecorara che hanno offerto torte e pane, i nostri cuochi Sergio e Angela che fanno invidia a qualsiasi chef stellato, le instancabili aiutanti Nadia e Carla, tutti coloro che hanno offerto i premi della lotteria ...poi l’elenco potrebbe continuare all’infinito. È stata una serata stupenda, ricca di gioia e divertimento. Una serata che ha permesso di riunirci: abbiamo dimostrato che quando occorre raggiungere degli obiettivi, la gente di montagna è disposta a farsi in quattro, a percorrere anche chilometri e chilometri venendo da lontano, al fine di lottare per i valori che accomunano tutti noi. Ognuno di noi, in qualche modo, ha voluto partecipare a questa festa e chi non ha potuto essere presente personalmente, con l’aiuto del Gruppo Alpini, ha comunque potuto assaporare e degustare gli ottimi piatti cucinati, sentendosi così parte del nostro progetto. Il nostro scopo è anche questo: aiutare gli altri, ovunque si trovino. Vi aspettiamo alla prossima festa! A presto!

Il Gruppo Alpini di Pecorara

Il segretario Piero Alabastri Gruppo ANA Pecorara

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27/09/2017

Vigolzone, ragazzi e alpini sull’Ortigara per i Caduti della Prima Guerra Mondiale

Sul monte Ortigara per non dimenticare il sacrificio degli alpini nella Prima Guerra Mondiale. Ventotto studenti delle scuole medie di Vigolzone, nella giornata di venerdì , hanno partecipato al “pellegrinaggio” organizzato dalle penne nere del paese in accordo con la dirigenza scolastica nell’ambito delle celebrazioni del centenario della Grande Guerra. Erano accompagnati dagli insegnanti Emanuela Sbordi, Elisa Fantinati e Matteo Perazzoli e da alcuni alpini vigolzonesi, con il capogruppo Gaetano Morosoli che dopo trent’anni è tornato in quei luoghi di memoria. Trent’anni fa infatti Morosoli, già capogruppo, con Mario Bongiorni e Antonio Bertotti avevano raggiunto la Colonna Mozza sull’Ortigara, con uno dei gagliardetti del gruppo che era stato benedetto proprio in quel luogo. La comitiva vigolzonese è stata accompagnata dagli alpini di Asiago nella visita di quei luoghi, di quello che chiamano il monte sacro, dove dal 10 al 29 giugno 2017 i ventidue battaglioni alpini coinvolti nei combattimenti avevano pagato il prezzo di 15mila tra caduti, dispersi e feriti. «Ci hanno accompagnato a visitare le trincee, le grotte e i monumenti a ricordo delle battaglie – raccontano i ragazzi -. La guida ha descritto le condizioni di vita, anzi di sopravvivenza, di quei giovani ragazzi provenienti da tutta Italia costretti a esporsi ai tiri di granate e agli spari del nemico per la conquista di qualche centinaio di metri di territorio». I ragazzi hanno ascoltato attenti le tattiche della terribile prima guerra mondiale, i nomi dei generali che dal paese di Asiago ordinavano l’assalto, i bombardamenti, i trasferimenti e il ricambio dei soldati. Dopo aver camminato sulla cresta dei monti in un territorio carsico pietroso ma affascinante, il gruppo ha raggiunto il rifugio dove gli alpini della sezione di Marostica avevano preparato il pranzo sotto una grande tenda. «Grazie agli Alpini di Vigolzone per aver accompagnato a loro spese gli studenti», affermano gli insegnanti. Come da ospitalità alpina, anche la colazione e la cena è stata offerta dalle penne nere di Vigolzone. Ora i giovani elaboreranno questa esperienza e la scriveranno in un testo che sarà poi oggetto di un “concorso”. Le migliori sintesi saranno premiate durante la commemorazione del 4 novembre. _NP

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25/09/2017

Un mese a 2.300 metri per pulire le trincee dove si impara la storia

L’ultimo reperto portato alla luce tra lo stupore generale è il frammento di una tombola rinvenuta all’interno di una trincea. Un pezzo di carta di cento anni fa in cui sono ancora ben visibili alcuni numeri. A ritrovarlo, il geologo Carlo Magistrali, 36enne di Borgonovo, che da vent’anni trascorre almeno due settimane in tenda sul monte Piana nel mese di agosto insieme ai volontari dell’Associazione Amici del Monte Piana. L’intento è quello di conservare la memoria della Grande Guerra per non dimenticare il sacrificio di migliaia soldati che combatterono su quelle montagne. L’area compresa tra le province di Belluno e Bolzano, un tempo confine tra Italia e Austria, fu teatro del sanguinoso conflitto tra i due eserciti che si affrontarono tra il 1915 e il 1917. I morti furono migliaia. Oggi è possibile visitare dieci chilometri di trincee, ripristinate grazie al lavoro dei volontari che, ogni anno, si ritrovano per valorizzare il Museo Storico a cielo aperto.

Tra ricordi arrugginiti

«Ritrovare qualcosa appartenuto a qualcuno che si trovava in quei luoghi cento anni fa è impressionate », spiega Magistrali. «Nel caso della tombola lo è ancora di più perché i frammenti di carta sono stati trovati a cinquanta metri dalle linee nemiche. A volte recuperiamo scatolette arrugginite che apparentemente non hanno alcun valore ma potrebbero essere state l’ultimo pasto per un soldato e questo fa riflettere».

La vita nel campo

Il gruppo di volontari è formato da una ventina di uomini e donne di età compresa tra i venti e i sessant’anni. Alcuni di loro portano anche i figli piccoli. La vita del campo inizia presto. Per vedere un’alba da togliere il fiato occorre svegliarsi alle sei, altrimenti, il gruppo si alza verso le sette e dopo un’abbondante colazione, dà il via all’attività. «Quando arriviamo prima di tutto ci dedichiamo alla manutenzione », racconta il piacentino. «Bisogna ripristinare le trincee che durante l’inverno si riempiono di terra e sassi. Ricostruiamo fedelmente tratti di muro a secco crollati; recuperiamo ciò che resta dei vecchi ricoveri e sistemiamo anche i sentieri di accesso. In seguito passiamo all’ampliamento del Museo. Quando scaviamo, con strumenti a mano come badili, martelline e picconi, dalla terra emergono schegge di bombe, proiettili sparati, scatolette, oggetti personali dei soldati». Nel gruppo, a turno, ci si occupa della cucina, della spesa, delle pulizie e qualcuno rimane sempre a gestire il banchetto per fornire informazioni ai turisti. A supportare l’attività sul fronte logistico c’è anche il VI Reggimento Alpini di Brunico; il comando Truppe Alpine mette a disposizione mezzi che risultano molto preziosi per il lavoro dell’Associazione.

Storia, famiglia, alpini

«Quando avevo sedici anni sono andato sul monte Piana con mio padre e ho visto il campo base per la prima volta. Abbiamo recuperato il numero di telefono e l’anno dopo ho iniziato a far parte del gruppo, sono stato tra i più giovani. Non vedevo l’ora di partecipare e non è stato per niente traumatico visto che qualche anno prima, in terza media, avevo anticipato l’esame per poter andare al campo estivo organizzato dalla 33esima batteria di artiglieria da montagna con il V Reggimento della Tridentina. Siamo stati una decina di giorni in tenda tra il lago di Braies e il lago di Antorno». Un’esperienza in cui si fondono tre grandi passioni: montagna, storia e alpini. E l’avventura è certamente un vizio di famiglia visto che il fratello di Carlo, Francesco Magistrali, è protagonista di Esmeralda Expedition, viaggio di un anno alla scoperta del Sudamerica senza utilizzare viaggi a motore, quindi a piedi, in bici e in canoa. «La passione per la montagna e per la storia è nata in famiglia », racconta Carlo. «Poi nel 1990 ho conosciuto il sottotenente degli alpini Mario Realini, reduce della Seconda guerra mondiale. Con i suoi racconti mi ha trasmesso la voglia di entrare a far parte della grande famiglia delle Penne nere». Magistrali è segretario del Gruppo alpini di Borgonovo, collabora al Centro studi dell’Ana che organizza numerose iniziative per tenere viva la memoria della Grande Guerra ed è membro attivo della Protezione civile Ana. Tra gli interventi impossibili da dimenticare ci sono il terremoto dell’Emilia, in cui il gruppo di volontari piacentini montò le prime tende del campo di Finale e l’aiuto agli abitanti della Valnure colpiti dalla devastante alluvione del 2015. Tra i ricordi più belli legati alle estati trascorse sul Piana si inserisce sicuramente la visita del 2012 da parte del VI Reggimento alpini, allora guidato dal colonnello piacentino Luigi Rossi. I volontari accompagnarono i militari in un tour tra le trincee. Quella del monte Piana è un’avventura avvincente per chi ha grande spirito di adattamento.

L’acqua per la pasta

«Viviamo in mondo un po’ primitivo, a oltre 2.300 metri di altezza ovviamente non ci sono comodità, anche se cerchiamo di non farci mancare nulla. A volte però capita di usare anche l’acqua piovana per fare la pasta», racconta Magistrali. «Siamo soggetti alle intemperie. Si alternano giornate torride a bufere di neve. Nel 2006 sono caduti venti centimetri di coltre bianca. Spesso ci svegliamo con il gelo e quest’estate abbiamo sopportato raffiche da cento chilometri orari. Nulla a che vedere comunque con quanto vissuto dai soldati cento anni fa. Il bollettino del dicembre 1916 parla di sette metri di neve e quarantadue gradi sotto lo zero e il loro equipaggiamento era ben diverso da quello attuale». Il gruppo che trascorre il mese di agosto sul Piana mantiene i contatti anche durante il resto dell’anno. «Ormai tra noi si è creato un sodalizio, abbiamo tante passioni in comune, ogni anno non vediamo l’ora di tornare sul monte». Il piacentino ha anche creato le carte geografiche del Museo all’aperto; la pagina con tutte le informazioni relative all’Associazione degli Amici del Monte Piana è disponibile sul sito Internet dell’Ana Piacenza.

“Ricordare per prevenire”, la missione dei volontari nel museo di Schaumann

La realizzazione del Museo storico del Monte Piana è iniziata nel 1977 per opera del colonnello austriaco Walter Schaumann; l’idea del gruppo da lui fondato, Amici delle Dolomiti, era quella di creare un legame di amicizia tra i popoli che si erano combattuti durante la Prima guerra mondiale e costruire un itinerario lungo la linea di confine italo-austriaco. Il Monte Piana si erge tra le province di Belluno e Bolzano. Dal 1983, il neo costituito Gruppo Volontari Amici del Piana, inizia la sua attività di ripristino e manutenzione delle trincee che diventeranno un Museo storico all’aperto. “Ricordare per prevenire” è la mission del Gruppo che con orgoglio, ogni anno, contribuisce alla diffusione della conoscenza storica tra gli appassionati di escursionismo. Un lavoro duro portato avanti dai volontari per finalità educative: i libri ne parlano, i sentieri raccontano la storia dal vivo. Dal 1986 il Gruppo dedica il suo nome ad Elio Scarpa, vicepresidente della Fondazione Monte Piana, scomparso improvvisamente. L’Associazione Amici del Monte Piana che conta una trentina di iscritti, nel giugno del 2016 ha ricevuto il premio istituito da Ifms (Federazione Internazionale dei Soldati della Montagna), un insieme di associazioni nazionali di soldati in armi e congedati, con specifico addestramento di montagna. Nel sito dell’Associazione Amici del Monte Piana si legge: “Uomo e montagna. Uomini che vivono e in questo caso combatterono su di essa; un binomio che il progresso e il divenire non potranno mai scindere”. Nicoletta Marenghi

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20/09/2017

Borgonovo, domenica raduno annuale degli alpini

Domenica, 24 settembre, Borgonovo indossa il copricapo con la penna nera. Il locale gruppo Alpini festeggerà, infatti, il suo consueto annuale raduno. Si tratterà come sempre di un momento di gioia per tutta la comunità che potrà stringersi e manifestare il proprio affetto per gli alpini che da sempre si spendono in una miriade di attività per il bene di tutti. L’appuntamento è fissato per le 9,30 di domenica mattina, ora in cui è fissato il raduno delle penne nere e dei simpatizzanti: tutti sono stati invitati a presentarsi in piazza Garibaldi, di fronte al monumento ai caduti. A seguire, con inizio alle ore 10, ci sarà il momento solenne dell’alzabandiera e alle 10,30 i partecipanti si trasferiranno in Collegiata per la celebrazione di una messa. Al termine il corteo, accompagnato del gruppo musicale Orione che animerà la mattinata, tornerà in piazza Garibaldi per i saluti e i discorsi di rito._M.M.

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18/09/2017

Furto nella sede degli alpini, l’appello di Lupi

Odioso furto nella notte tra venerdì 15 e sabato 16 settembre ai danni dalla Sezione Alpini di Piacenza. I malviventi si sono intrufolati forzando il portone del box della sede di via Cremona e hanno asportato materiale della Protezione civile, in particolare tre motoseghe e quattro decespugliatori, utilizzati per gli interventi dell’antincendio boschivo. Il valore delle attrezzature è di circa 5mila euro. Amareggiato il presidente della Sezione, Roberto Lupi che commenta: «C’è grande delusione perché quelle attrezzature sono state acquistate grazie all’impegno dei nostri Gruppi che, con sacrificio, hanno organizzato iniziative. Il rammarico è ancora più grande considerando che si tratta di materiale con valore sociale visto che viene utilizzato in caso di incendi nei boschi, dunque a servizio di tutta la popolazione». Il presidente Lupi insieme al vice presidente Gian Luca Gazzola, lancia un appello: «Se qualche cittadino o qualche azienda ha a disposizione dei decespugliatori e li volesse donare alla Protezione civile ne saremmo lieti, al momento per la nostra Associazione l’acquisto è troppo impegnativo ». La denuncia è stata presentata ai carabinieri _Nicoletta Marenghi

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11/09/2017

Con la Festa Granda, Morfasso ha dimostrato le potenzialità della nostra montagna

Egregio direttore, volevo esprimere tutta la mia condivisione di alpino e di cittadino, in parte “cresciuto” (per l’attivita’ che lì aveva mio padre) nel piccolo comune dell’Alta Valdarda di Morfasso, ai componenti il gruppo locale e a tutti coloro che nei vari modi hanno contribuito all’ottima organizzazione e riuscita della 66a Festa Granda, la nostra adunata provinciale. Hanno ancora una volta dimostrato le grandi potenzialità della nostra montagna, ma soprattutto, il forte amore che ci lega ad essa: sia di chi vi risiede sia dei tanti emigrati che anche a Morfasso hanno confermato la loro vicinanza. Nonostante il tempo non proprio ottimale, dopo tutti questi mesi di caldo torrido, a partire dal venerdì sera con l’esibizione dei cori il paese è stato meta ininterrotta di alpini, valligiani e amanti delle nostre colline, così come pure la domenica mattina in occasione della tradizionale sfilata partecipata dai tanti alpini convenuti da tutta la provincia e non solo e dalla tanta gente del posto che ci ha salutato con affetto e con un po’ di commozione. Dalle nostre parti, in ogni famiglia c’è sicuramente qualche cappello alpino perché questa è terra che da sempre ha contribuito a rimpinguare questo importante Corpo. Gli alpini del Gruppo di Morfasso devono essere orgogliosi anche per aver ospitato il nostro presidente nazionale, cosa non proprio usuale per questi nostri eventi, e per aver portato con merito il proprio comune agli onori delle cronache per quanto riguarda la loro attività. Grazie di cuore e complimenti che, logicamente vanno estesi alla nostra attiva sezione provinciale e a tutti gli alpini e amici che hanno confermato il loro spirito di solidarietà e partecipazione.

Giuseppe Solari

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11/09/2017

Da Londra e Dusseldorf per onorare la memoria del papà scomparso nel 2013

Sono arrivati uno da Londra e l’altro da Dusseldorf per onorare la memoria del papà alpino. Sono gli emigrati piacentini Marco e Gabriele Badini. Il loro papà, scomparso nell’agosto del 2013 all’età di 92 anni, era il cavalier Egidio Badini, reduce di guerra, già prigioniero dei tedeschi, nonché presidente degli Amici di Gropparello, la trentennale associazione londinese oggi presieduta dal figlio Marco, che è anche nel direttivo di Piacenza Insieme. «Come Piacenza insieme – spiega – abbiamo contribuito con 2600 euro per acquistare le medaglie di questa 66esima Festa Granda, dove siamo voluti essere presenti per onorare tutti gli alpini. C’è anche un motivo personale: il mio papà, che noi teniamo nel cuore» dice Marco che indossa il cappello di quando il padre, giovanissimo, venne chiamato a militare. Il fratello Gab indossa invece quello che il padre usò in guerra. Gabriele è peraltro il genero del reduce alpino di Morfasso: Massimo Guarnieri (leva militare 1923), il più anziano reduce del territorio, 94 anni, ieri presente all’appello, affiancato dalla moglie Alice e dalla figlia Lucia, italiana di seconda generazione e moglie di Gabriele con cui vive in Germania. Il signor Massimo è originario di Sperongia, ma emigrò nel 1951 a Londra, prima per lavorare nelle miniere (c’era un accordo tra Italia e Inghilterra per favorire questi flussi di lavoratori) poi nel campo dell’edilizia. Dall’88 è tornato a vivere a Sperongia. A militare venne chiamato a 19 anni. «Era il 16 gennaio 1943» ricorda lui con una lucidità impressionante, passando poi in rassegna le località dell’addestramento militare, fino alla partenza per la guerra: «Ci mandarono in Jugoslavia. L’8 settembre mi trovavo là. Ci dissero di resistere ai tedeschi. Lo facemmo fino al 16 settembre. Avevamo gli apparecchi tedeschi sulla testa. Non spararono. Dovevamo decidere se diventare volontari in forze ai tedeschi o unirsi ai partigiani locali. Non accettai di farmi volontario e venni fatto prigioniero e portato in Germania da Internato Militare Italiano. Quei tedeschi mi trattarono con rispetto. Fui fortunato. Tornai il 2 giugno del ‘45». Tra gli alpini reduci, presente il piacentino Elio Draghi, classe 1920; Bruno Silva dalla Valchero classe 1924, la stessa dei reduci morfassini Celestino Prati e Lino Inzani, che sabato ha ricevuto in Comune un riconoscimento. La più piccola alpina che abbiamo incontrato, con tanto di cappello alpino, è Virginia, che ieri compiva 11 mesi, accompagnata dal papà Paolo Corsini (con una famiglia alpina da generazioni) e da mamma Alessia. __Donata Meneghelli

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11/09/2017

La forza e il cuore degli alpini sfilano a Morfasso

Il calore degli alpini ha sconfitto persino il maltempo. Non importa che scenda la pioggia (di cui anzi la nostra terra è assetata) perché la forza degli alpini è quella dell’adattamento. Si è essenziali. Si pensa a stare insieme, fraternamente. Ed è quello che è accaduto ieri a Morfasso, che dopo 57 anni ha ospitato la Festa Granda, giunta alla 66esima edizione. Un’edizione da incorniciare, con la presenza di tremila persone. La giornata si è aperta in piazza con l’alzabandiera issata da due penne nere del Gruppo locale: Domenico Besagni e Celeste Guselli. Poi la straordinaria sfilata per le vie del paese vestite a festa, con la fanfare dei congedati della Brigata Julia e di Piacenza. Ecco sfilare i 46 gruppi alpini della provincia, la Protezione civile della nostra Sezione Ana (che nel settembre di due anni fa era impegnata nell’emergenza alluvione in Valnure) le autorità civili e militari, i sindaci con la fascia tricolore, il gruppo Cai di Piacenza, tante associazioni. Il capogruppo di Morfasso Adriano Antonioni ha aperto le orazioni dal palco delle autorità, seguito dal sindaco Paolo Calestani che ha pronunciato un sentito discorso: «Dire Alpini è dire Patria. Le bandiere che i nostri abitanti hanno messo alle finestre e ai balconi non sono solo folclore. Dicono: Italia. Dire alpini è dire amicizia, senso della fraternità perché loro sono un gruppo vero, non solo sulla carta. Dire alpini è dire socialità e servizio. E’ dire la fatica e la spiritualità: nella Preghiera degli alpini ripensiamo a tanti giovani che hanno affidato la loro vita a Dio». Lo speaker Nicola Stefani ha dato poi la parola al presidente della Provincia Francesco Rolleri che ha sottolineato “il contributo alla vita comunitaria degli alpini, sempre pronti ad un intervento generoso e gratuito”. «Rappresentate il meglio dell’Italia», gli ha fatto eco il prefetto Maurizio Falco, che non ha voluto mancare alla Festa Granda, onorata anche dalla presenza del presidente nazionale Ana Sebastiano Favero che ha esordito con un “Grazie perché ci mettete il cuore. Noi alpini sappiamo che dobbiamo essere un esempio e lo facciamo con i fatti (in tanti sono ora volontari in Centro Italia). Ma oggi c’è bisogno di uno sforzo in più: è necessario credere. Le nostre armi non sono per offendere, ma per difendere la nostra patria, la nostra millenaria civiltà cristiana”. Il presidente Ana di Piacenza Roberto Lupi ha donato al Comune di Morfasso un contributo per le scuole, della Fondazione Arturo Govoni (intitolata al 1 presidente sezionale). Lupi ha ringraziato anche gli alpini arrivati da fuori provincia, magnificamente schierati con i loro gagliardetti. Abbiamo intravisto alcune penne bianche, riservate agli alti ufficiali del corpo. C’era inoltre il generale Fabrizio Castagnetti, già capo di Stato maggiore dell’Esercito italiano, originario di Veleia. In prima fila, il colonnello Corrado Scatteretico, comandante provinciale dei Carabinieri. Tra le autorità militari, anche una giovane della frazione di Pedina: il maresciallo Sarah Casali dell’Arma dei Carabinieri. Un carabiniere è stato anche il morfassino Gianluca Saccomani, che ha partecipato alla sfilata guidando un trattore Pavesi P4, in dotazione al Regio Esercito. Il suo esemplare, ancora funzionante, ha una 90ina d’anni. Ha 18 anni invece il mulo Moro che, caricando la sua botticella, ha partecipato al corteo, guidato dal morfassino Gianfranco Zazzali. Questi grandi muli erano usati, fino ad una trentina d’anni fa, per portare l’artiglieria pesante. Alla sfilata un altro paio di vecchi muli ‘reduci’. Accanto ai veci, i bocia, come Gino Croci, valdardese nato a Londra da piacentini, che a 21 anni si è arruolato volontario nel 5 reggimento del corpo degli alpini. Dopo le orazioni ufficiali, il passaggio della stecca al sindaco Andrea Arfani e a Aldo Rigolli capogruppo alpini di Carpaneto, dove si terrà la 67esima Festa Granda. Momenti commoventi durante la messa, celebrata dal cappellano militare don Stefano Garilli con il parroco don Jean Laurent Konango. Ben documentati i vari momenti dal fotografo alpino Valerio Marangon e dal morfassino Gianfrancesco Tiramani che ha offerto dirette video dal suo canale web di Sky View, per chi non poteva muoversi da casa (anziani ed emigrati). Appena dopo il passaggio della stecca, è arrivata una pioggia battente che si è intensificata nel pomeriggio, ma niente paura. Per il rancio alpino ci si è riparati nei capannoni preparati dalle Pro Loco del territorio, o al caldo delle osterie, dove si sono improvvisati tanti cori alpini. Quanti incontri di persone che si ritrovano! Dopo 20 anni si sono reincontrati ad esempio i commilitoni Domenico Besagni (vicecapogruppo locale) e Michele Tonioni, consigliere Ana di Modena. Quanti ricordi: per onorare gli alpini che ‘sono andati avanti’, ecco i familiari che portano il loro cappello su un cuscino. La fraternità alpina si trasmette di generazione in generazione, proiettandosi nel futuro. Come ha detto il presidente nazionale Favero: “Ieri, oggi, domani, presenti!”

 Donata Meneghelli

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10/09/2017

Morfasso, orgoglio alpino Dedicata alle penne nere la piazzetta del Comune

«Un’emozione così era da anni che non si sentiva qui a Morfasso. Immenso il calore dei nostri volontari e delle nostre Pro Loco, il calore soprattutto delle penne nere. La montagna si è rialzata, sotto il cappello degli alpini». Il primo cittadino Paolo Calestani dà voce all’affetto che ieri si è respirato nel paese dell’alta Valdarda, attorno agli alpini dei 46 gruppi del territorio piacentino che, insieme a numerosissime autorità, hanno aperto la 66esima Festa Granda. Un appuntamento onorato dalla partecipazione del presidente nazionale ANA Sebastiano Favero, che sarà presente anche oggi: si aprirà la giornata con l’alzabandiera alle 9, seguirà la sfilata alle 10, la messa alle 11, i discorsi ufficiali alle 12, quindi il rancio alpino e il concerto delle fanfare. La fanfara di 50 elementi dei congedati della Brigata Julia ha aperto in modo festoso e solenne il corteo mossosi ieri pomeriggio verso la frazione di San Michele, dove è stata deposta la corona di alloro al suono del “Silenzio”. Nella mattinata il locale gruppo Alpini aveva organizzato l’onore ai caduti in tutti i monumenti delle altre frazioni di Casali, Pedina, Monastero e Sperongia. Il ricordo di questa 66esima Festa Granda rimarrà per sempre nel cuore di Morfasso: nel capoluogo è stata infatti intitolata la Piazzetta del Municipio proprio agli Alpini. E’ stato anche inaugurato un sasso di ricordo della Festa Granda che a Morfasso mancava dal 1960. Taglio del nastro anche per la sede degli alpini del Gruppo morfassino sopra la scuola, «perché i nostri ragazzi devono ricordarsi di questi valori, unione amicizia generosità», dice Calestani. Orgoglio, per il presidente sezionale di Piacenza Roberto Lupi accogliere il presidente nazionale Favero, col consigliere nazionale Giancarlo Bosetti, il segretario colonello Plasso, il revisore dei conti Roberto Migli, ed essere affiancato dai tre ex vicepresidenti provinciali Aldo Silva, Carlo Fumi e Bruno Plucani, presenti insieme ad una folta rappresentanza dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia, del Polo di mantenimento e ad autorità religiose: il cappellano militare don Stefano Garilli, il parroco di Morfasso don Jean Laurent Konango, il parroco di Rustigazzo don Germano Gregori. La sala consiliare per l’accoglienza delle autorità era strapiena. Venerdì sera le autorità locali con il gruppo alpini guidato da Adriano Antonioni e dal vice Domenico Besagni, avevano vissuto un simbolico taglio del nastro: il sindaco, emozionato, con la fascia tricolore, ha rivolto il pensiero al nonno Lino Oddi e al padre Giuseppe Calestani, entrambi alpini. Donata Meneghelli

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09/09/2017

Alpini, la Festa granda entra nel vivo

Il canto fa tutt’uno con lo spirito alpino. La 66esima Festa Granda non poteva che aprirsi con la rassegna di cori (Ana Valnure, Ana Valtidone, Ana Monte Orsaro) che ha emozionato ieri sera i tanti presenti nella chiesa di Morfasso. E’ il paese dell’alta Valdarda ad ospitare oggi e domani la Festa Granda, con il raduno dei 46 gruppi della sezione Ana di Piacenza. Oggi sarà presente anche il presidente nazionale Sebastiano Favero che presenzierà all’inaugurazione della nuova sede degli Alpini di Morfasso (alle scuole, ore 18.30) cerimonia che sarà preceduta dalla posa di corone di alloro ai monumenti ai caduti che costellano le frazioni. La sera, cena e Veglia Verde. Domani alle 9 alzabandiera; alle 10 la sfilata aperta dalla Fanfara dei Congedati della Brigata Alpina Julia e la Fanfara della Sezione di Piacenza. Alle 11 la messa. Alle 11,45 l’onore ai caduti, a mezzogiorno gli interventi delle autorità e il passaggio della stecca al gruppo alpini di Carpaneto. Seguirà il rancio alpino.

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08/09/2017

“Festa Granda”: la Valdarda pronta ad accogliere da oggi le penne nere

Era da ben 57 anni che Morfasso non ospitava la Festa Granda. Da stasera a domenica sarà qui la 66ª edizione della Festa degli alpini di tutta la provincia piacentina, preparata dalla sezione ANA di Piacenza guidata da Roberto Lupi e dal Gruppo morfassino che vede al timone Adriano Antonioni. Qualcosa da quel 1960 è cambiato: allora Morfasso aveva 4 volte la popolazione odierna, che si attesta sui 1050 abitanti (altrettanti sono i morfassini residenti all’estero). Oggi, nonostante tanti reduci siano “andati avanti” (si indica così in gergo alpino la scomparsa di un commilitone) lo spirito alpino è ancora molto vivo e fa parte dell’identità collettiva della nostra montagna, dove la comunità si fonda ancora sui valori della solidarietà. Lo dimostrano i tanti volontari delle associazioni del capoluogo e delle frazioni che collaborano alla festa. Quanto agli emigrati ci sarà anche una loro rappresentanza (il vicegruppo alpini Domenico Besagni era andato sino a Londra a promuoverla). La Festa apre stasera alle ore 21 nella chiesa di Morfasso con la rassegna dei Cori Ana Valnure, Ana Valtidone e Ana Monte Orsaro. Domani mattina verranno deposte corone di alloro ai monumenti di Casali, Pedina, Sperongia, Monastero. Alle ore 15, nella frazione di San Michele. Alle 17 in Municipio a Morfasso verranno ricevuti gli invitati e alle 18,30 verrà inaugurata la nuova sede del Gruppo Alpini, alla presenza del presidente nazionale Sebastiano Favero. Alle ore 20 la cena, la Veglia Verde e le danze con la Mazzoni Band. Domenica alle 9 alzabandiera in piazza Tenente Inzani, alle 9,30 l’ammassamento. Alle 10 la sfilata aperta dalla Fanfara dei Congedati della Brigata Alpina Julia e la Fanfara della Sezione di Piacenza. Alle 11 la messa. Alle 11,45 l’onore ai caduti, a mezzogiorno gli interventi delle autorità e il passaggio della stecca al gruppo alpini di Carpaneto dove si terrà la Festa Granda 2018. Rancio alpino con pranzo insieme ed il pomeriggio concerto con i 50 componenti della Fanfara della Julia. La Festa si chiuderà alle 16 con l’ammainabandiera. Donata Meneghelli

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06/09/2017

Alpini di Travo, 80 anni a fianco della gente «Le Penne Nere sono sempre con noi»

La sua storia, quella del dinamico gruppo degli alpini di Travo, inizia in quello che, al tempo, si chiamava Albergo Nazionale. Si trovava a Casino Agnelli, nei tempi in cui ogni cosa, figlia di un’epoca, era battezzata come orgogliosamente “nazionale”: a fondarlo era stato Vittorio Salvanelli che radunò un gruppo di Penne Nere tra i tanti combattenti del luogo. Tra questi, c’era Bruno Anguissola, classe 1914: la sua iscrizione al gruppo risale al 1937 e ancora oggi, in occasione degli ottanta anni degli alpini a Travo, celebrati nei giorni scorsi, Bruno ha sfilato tra i “veci” coraggiosi, aiutato solo da un bastone. Un esempio per tutta la comunità della Valtrebbia e non solo, dai suoi 103 anni compiuti nel luglio scorso. Guidati dal capogruppo Marco Girometta, che ha rilanciato la storica presenza degli alpini a Travo a partire dal 2002, in tanti hanno sfilato per le vie del paese, omaggiando il valore dei caduti e ricordando chi è “andato avanti”. «Ricordare gli ottanta anni degli alpini a Travo significa invitare anche i più giovani a unirsi al gruppo, un modello di solidarietà e impegno civile fondamentale, nelle nostre comunità», sottolinea il sindaco di Travo, Lodovico Albasi. «Possiamo sempre contare sull’aiuto delle nostre Penne Nere». A curare attentamente la ricerca che ha portato alla riscoperta degli ottanta anni del gruppo, è stato l’alpino Luigi Fugazza, 74 anni, anche volontario di Pubblica Assistenza da 27 anni: «La ricerca è durata 6-7 mesi », ha spiegato. «Sono andato anche a cercare nella sezione dell’Associazione nazionale alpini di Milano. Noi 34 iscritti al gruppo di Travo cerchiamo ancora oggi di garantire il nostro impegno ». Bruno Anguissola, ex operaio alla Cementi Rossa, è un reduce di guerra; da bambino, ha vissuto la prima guerra mondiale. Da militare, la seconda. Al suo fianco, un altro reduce prezioso per la memoria storica del territorio, Eligio Everri, nato nel 1921. A tutti loro, l’omaggio delle più alte cariche militari e civili presenti. Elisa Malacalza

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06/09/2017

Dai cori in concerto alla diretta web dal cielo

Sarà la prima adunata alpina in Italia ad essere trasmessa in diretta, con riprese da 100 metri d’altezza, grazie ai droni. Accadrà grazie al morfassino Gianfrancesco Tiramani. La diretta web su https://www.facebook. com/skyview.italy/. Anche gli emigrati che si trovano lontani potranno seguire così la sfilata della domenica. La Festa si apre venerdì alle 21 nella chiesa di Morfasso con i Cori Ana Valnure, Ana Valtidone e Ana Monte Orsaro. Sabato, alle 15, onore ai caduti nella frazione San Michele. Alle 18,30 inaugurazione della nuova sede del Gruppo Alpini presso le scuole. Domenica alle 9 alzabandiera in piazza Tenente Inzani, alle 9,30 ammassamento; alle 10 la sfilata. Alle 11 la messa. Alle 11,45 l’onore ai caduti, a mezzogiorno gli interventi delle autorità e il passaggio della stecca al Gruppo Alpini di Carpaneto dove si terrà la Festa Granda 2018. Seguirà il rancio alpino, poi il concerto con i 50 componenti della Fanfara Julia. La Festa si chiuderà alle ore 16 con l’ammainabandiera._D.M.

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06/09/2017

Morfasso si veste a festa per il fine settimana con gli alpini

«L’inaugurazione della nuova sede degli alpini di Morfasso, la presenza del presidente nazionale Sebastiano Favero, la partecipazione del nostro gruppo sezionale di Protezione civile e di ben due fanfare (quella piacentina e quella dei congedati della brigata alpina Julia) sono elementi che danno un valore aggiunto alla 66esima Festa Granda». Così il presidente provinciale Ana Piacenza Roberto Lupi annuncia il raduno delle 46 sezioni piacentine che si terrà sabato e domenica a Morfasso, con un’anteprima il venerdì con i cori alpini. «Il ritorno a Morfasso - prosegue Lupi - è già di per sé un evento perché l’ultima Festa Granda qui si fece nel 1960. E’ la testimonianza che un gruppo ancorché dislocato in una zona di montagna ed un paese di poco più di mille abitanti, possono però fare cose importanti, grazie alla buona volontà del Gruppo Alpini (guidato da Adria- Morfasso si veste a festa per il fine settimana con gli alpini no Antonioni col vice Domenico Besagni) e delle varie associazioni del paese, oltre all’ottima disponibilità dell’amministrazione comunale. Morfasso rappresenta il vero spirito alpino: poche chiacchiere e ci si fa su le maniche». Gli alpini saranno grati a Morfasso per l’impegno. «Come ogni anno, per la Festa Granda, doneremo al Comune un contributo in denaro della Fondazione Govoni (a ricordo del capitano Arturo Govoni, primo presidente della sezione) che qui sarà utilizzato per le scuole locali. Inoltre lasceremo un segno del nostro passaggio: la nostra unità di protezione civile sezionale da venerdì mattina sarà a Morfasso per realizzare un intervento al servizio del paese». La solidarietà alpina si estende anche fuori provincia. «Anche la sezione di Piacenza - spiega Lupi - partecipa alla raccolta fondi che ha già raggiunto i due milioni di euro per quattro progetti di ricostruzione in Centro Italia. Raccogliamo ora i volontari che quando partiranno i lavori, scenderanno per dare una mano».

Donata Meneghelli

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03/09/2017

Un tesoro per il territorio: le attività del gruppo Alpini

Aspettando la “Festa Granda 2018” nella sezione alpini di Carpaneto fervono i preparativi. Con quasi 140 iscritti, svolge durante tutto l’anno innumerevoli attività a favore della comunità. Basti pensare al restauro della statua lignea del Patrono San Fermo inaugurata alla presenza del vescovo Giorgio Corbellini il 9 di agosto, oppure al restauro e alla collocazione delle stele sul viale delle Rimembranze e l’acquisto dei fiori che le adornano. Un’altra bella iniziativa è stata svolta in collaborazione con la “Colonna di Pace” con la quale è stato fatto un dono di un gioco da giardino alla scuola materna “L’Isola che non c’è”, esaudendo così una specifica richiesta dei bambini. Il gruppo alpini ha anche organizzato la proiezione del film “Cieli rossi - Bassano in guerra” proiettato anche al Parlamento europeo di Bruxelles, e la gitapellegrinaggio al Sacrario di Redipuglia che custodisce più di centomila soldati italiani. _Fabio Lunardini

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24/08/2017

Vicini alla montagna: “Scarpone Alpino” a Coldiretti e fratelli Rossi

A Groppovisdomo in occasione del raduno del gruppo Alpini locale sono stati consegnati i riconoscimenti “Scarpone Alpino Visdomese” a Coldiretti Piacenza e ai fratelli Pietro e Vincenzo Rossi, alla presenza del vicesindaco di Gropparello Graziano Stomboli, del presidente della Pubblica Assistenza Valvezzeno Federico Sartori, del revisore dei conti della Ana (Associazione nazionale alpini) Roberto Migli, del consigliere di vallata Gianni Magnaschi e dei rappresentanti di altri gruppi alpini del piacentino. Una trentina di alpini coadiuvati dal capogruppo Alfiero Binelli ha sfilato per le vie del paese. Nella chiesa parrocchiale hanno poi assistito alla santa messa celebrata da don Giovanni Rocca in memoria degli Alpini deceduti. Dopo la lettura della preghiera dell’Alpino ascoltata in un rigoroso “attenti”, Stomboli e Migli hanno rimarcato lo spirito che contraddistingue il Corpo degli Alpini, fatto di amicizia, solidarietà e rispetto, congratulandosi con il piccolo gruppo locale che ogni anno rinnova questi sentimenti con nuove iniziative. La consegna dello Scarpone Alpino Visdomese 2017 per l’associazione operante sul territorio comunale a favore della popolazione e nello specifico dell’attività agricola è stato consegnato a Coldiretti Piacenza che, con l’ufficio operante da oltre 50 anni a Gropparello, è parte attiva nello sviluppo, nell’assistenza e nella collaborazione con gli agricoltori della zona. Presenti il presidente provinciale Marco Crotti, il presidente di Gropparello Pietro Solari e il segretario di zona Adriano Fortinelli. Crotti ha ringraziato gli alpini per il riconoscimento promettendo un sempre maggior impegno per le sfide future, non facili, che coinvolgeranno l’agricoltura soprattutto in collina e montagna.

Sui bus in tutto il mondo

Lo Scarpone Alpino al cittadino e all’attività del territorio locale che opera portando benefici agli abitanti e al territorio di montagna è stato assegnato ai fratelli Pietro e Vincenzo Rossi di Gropparello, degni eredi dell’attività di autoservizi fondata nel 1919 dal nonno Pietro e portata avanti fino al 1980 da Giuseppe (Pino) e Mario Rossi. Ancora oggi Pietro e Vincenzo con le proprie singole imprese viaggiano con i loro pullman sulle rotte provinciali, nazionali ed internazionali. Da rilevare la loro collaborazione con la sezione provinciale Ana e con alcuni gruppi della zona per la partecipazione a gite e trasferte per le Adunate Nazionali.

Sostegno al defibrillatore

Al termine della partecipata cerimonia gli alpini e i numerosi amici hanno reso gli onori ai caduti deponendo una corona al monumento, sulle note della canzone del Piave. Poi tutti a festeggiare, cantare e brindare nel campo sportivo dove nelle strutture della Pro Loco le cuoche alpine avevano preparato un gustoso e ricco menù. Parte del ricavato della cena è stato destinato quale contributo per l’acquisto delle batterie dei defibrillatori installati a Obolo, Groppovisdomo e Montechino.

Ornella Quaglia

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22/08/2017

Morfasso prepara la Festa Granda, attese tremila penne nere

La sessantaseiesima Festa Granda degli Alpini sarà dall’8 al 10 settembre a Morfasso, dove ritorna dopo 57 anni. Sono attese tremila persone tra penne nere e simpatizzanti. Intenso il lavoro di preparazione della festa che vede in prima fila il capogruppo Adriano Antononioni e il vicecapogruppo (nonché vicesindaco di Morfasso) Domenico Besagni. «Col supporto indispensabile della sezione Ana provinciale, con l’aiuto delle varie Pro Loco del territOrnella Quagliabbiamo scelto di raccogliere questa sfida - raccontano Besagni e Antonioni - ci attendiamo persone sia dalla Valtolla e Valdarda, ma anche Valnure e Val Ceno, senza dimenticare i nostri emigrati». La promozione della festa era iniziata a maggio, con la partecipazione di Besagni alla festa degli emigrati piacentini a Londra, organizzata dall’associazione Piacenza Insieme presieduta dal morfassino Mauro Ongeri.

L’apertura

La Festa Granda si aprirà venerdì 8 settembre alle ore 21 con la rassegna corale dei Cori Ana Valnure, Ana Valtidone e Ana Monte Orsaro nella chiesa di Morfasso.

Il programma del sabato

Sabato 9 settembre verranno deposte corone di alloro ai monumenti ai caduti delle due guerre nelle varie frazioni: nella mattinata si farà tappa ai Casali, Pedina, Sperongia, Monastero. Alle ore 15, nella frazione di San Michele, con la presenza del presidente provinciale Ana Roberto Lupi. Alle 17 in Municipio verranno ricevuti gli invitati e alle 18,30 verrà inaugurata la nuova sede del Gruppo Alpini di Morfasso. «La vecchia sede era al piano terra delle scuole. Ora abbiamo una nuova sede, più ampia, al piano superiore dello stesso edificio - spiegano i vertici del gruppo locale - siamo orgogliosi che presenzierà al taglio del nastro Sebastiano Favero il presidente nazionale Ana». Alle ore 20 la cena nella parte alta di via Papa Giovanni XXIII (il viale centrale di Morfasso che conduce in piazza e che sarà teatro della sfilata del giorno successivo). Seguirà la Veglia Verde e il dancing con la Mazzoni Band.

La sfilata domenica 10

Domenica la giornata si aprirà alle 9 con l’alzabandiera in piazza Tenente Inzani, alle 9,30 l’ammassamento. Alle 10 partirà la sfilata aperta dalla Fanfara dei Congedati della Brigata Alpina Julia e la Fanfara della Sezione di Piacenza. Alle 11 la santa messa. Alle 11 e 45 l’onore ai caduti, a mezzogiorno gli interventi delle autorità e il passaggio della stecca al gruppo alpini di Carpaneto dove si terrà la Festa Granda 2018. Rancio alpino con pranzo tutti insieme ed il pomeriggio di nuovo concerto con i 50 componenti della Fanfara della Julia. La festa si chiuderà alle 16 con l’ammainabandiera.

Donata Meneghelli

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19/08/2017

Il generale Vivarelli è tornato a Baita: cordoglio fra gli alpini

E’ tornato a Baita, alla Baita del Padre. Vasto cordoglio nel Piacentino per la scomparsa di Giampietro Vivarelli, generale degli Alpini che si è spento a pochi giorni di distanza dalla moglie Luigina. Giovedì mattina, nella chiesa parrocchiale di Casaliggio, si sono celebrati i funerali. Vivarelli era stato vice presidente della sezione Ana di Piacenza e nella sezione ha lasciato un segno importante come testimoniano le penne nere che hanno partecipato alla cerimonia di addio. Con la loro presenza hanno voluto mostrare riconoscenza e affetto. «Con lui se ne va un grande amico e un vero gentiluomo» afferma commosso Carlo Fumi, alla guida delle Penne nere tra gli anni Novanta e l’inizio dei Duemila. Operando come suo stretto collaboratore, Vivarelli ha sempre assicurato sostegno, supporto e consigli preziosi. «Era un uomo capace, molto disponibile e aperto all’innovazione: è a lui che si deve la prima informatizzazione delle attività della nostra associazione », continua Fumi. Ufficiale di artiglieria in servizio in Alto Adige durante il periodo del comando, è arrivato a Piacenza in qualità di responsabile della Commissione di leva. Stabilitosi definitivamente in città, una volta raggiunta l’età della pensione è arrivato per lui il momento dell’impegno nelle fila dell’Ana. Fra i numerosi presenti che ieri hanno voluto porgergli l’ultimo saluto, tanti gli Alpini provenienti dai vari gruppi del territorio con i loro gagliardetti. A portare il vessillo sezionale è stato invece l’attuale presidente Maurizio Lupi. «Proprio Giampietro, per il ruolo ricoperto nel nostro sodalizio, ha insegnato tanto a quelli della mia generazione», ha dichiarato. «Lo ricordo intento nel contribuire alla gestione della sede, nell’organizzazione delle varie iniziative e nel presenziare alle cerimonie: anche quando ha terminato il suo mandato, la partecipazione non è venuta meno». Solo i più recenti problemi di salute lo avevano costretto a desistere. «La notizia della sua scomparsa si è diffusa rapidamente, suscitando un vasto cordoglio», conclude Lupi. A dimostrarlo, la nutrita rappresentanza dell’Ana alle esequie funebri. Vivarelli lascia le figlie, Monica e Ariella, e due nipoti, Jacopo e Nicolò. _Filippo Zangrandi

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13/08/2017

Lo “Scarpone Alpino” a Coldiretti e fratelli Rossi

Gli alpini gropparellesi hanno organizzato il tradizionale raduno che si svolgerà nella serata di sabato 19 agosto a Groppovisdomo. Il gruppo capitanato da Alfiero Binelli si ritroverà alle ore 18 nel campo sportivo della frazione per poi sfilare verso la chiesa parrocchiale dove il parroco don Giovanni Rocca celebrerà la funzione religiosa a ricordo dei caduti. Al termine sarà assegnato il tradizionale “Scarpone Alpino Visdomese” che ogni anno viene attribuito a una associazione o istituzione che promuove e collabora per migliorare il territorio montano e a un concittadino che con la propria attività e professione ha dimostrato un forte legame con le comunità di montagna. Quest’anno riceveranno i due riconoscimenti la Coldiretti Piacenza che con il proprio ufficio di Gropparello e i fratelli Pietro e Vincenzo Rossi che continuano con le proprie singole attività di autoservizi una tradizione che risale al 1919 e che permette agli abitanti delle colline di raggiungere in pullman le diverse zone della provincia. A seguire un incontro conviviale nel campo sportivo e cena sotto le stelle: il ricavato servirà per l’acquisto delle batterie dei tre defibrillatori presenti nelle frazioni di Obolo, Groppovisdomo e Montechino. _Ornella Quaglia

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10/08/2017

Carpaneto riscopre i suoi patroni: un cero perché il paese sia forte

Grazie all’impegno e all’attenzione del Gruppo Alpini di Carpaneto, la statua lignea ottocentesca di San Fermo torna alla comunità completamente restaurata. È stata ricollocata nella sua cappella all’interno della chiesa parrocchiale, ieri mattina, in occasione della celebrazione dedicata ai santi patroni, dopo una sentita e partecipata funzione celebrata dal vescovo monsignor Giorgio Corbellini. Una festa patronale, ricca di “prime volte”: quella del neosindaco Andrea Arfani che ha offerto il cero votivo per propiziare la protezione dei Santi Fermo e Rustico sul paese e quella del pranzo condiviso nel salone parrocchiale tra gli amministratori (il vicesindaco Paola Campopiano, l’assessore Mario Pezza e il consigliere Daniel Dadomo), le Penne Nere, guidate dal capogruppo Aldo Rigolli, i tanti sacerdoti (tra cui l’attuale parroco don Giuseppe Frazzani, il precedente parroco don Pietro Dacrema e il sacerdote don Cesare Lugani che proprio a Carpaneto ha celebrato 45 anni fa la sua prima messa) e i giovani del territorio, di ritorno dalla vacanza di fraternità estiva in Val di Rabbi, che quest’anno ha raggiunto le circa trecento presenze, suddivisa in tre gruppi. Una mattina di festa, resa ancora più piacevole dalla convivialità e da un forte senso di appartenenza comunitaria, di coesione. Spiega il il vicesindaco Campopiano: «In poco tempo abbiamo realizzato un piccolo momento di festa che ci auguriamo di migliorare per poter recuperare i valori portanti della nostra tradizione culturale».

Gli affreschi

«La tradizione della festa patronale si era persa nel tempo - ha ricordato don Giuseppe - ed è stata recuperata da don Pietro, che peraltro si è prodigato tantissimo nel restaurare la chiesa parrocchiale riportando alla luce gli affreschi di fine Cinquecento. Questi costituiscono il ciclo pittorico inerente alla vita dei santi Fermo e Rustico, il più completo di tutto il nord Italia. Finalmente ora possiamo dire di aver cominciato ad onorare i nostri Santi patroni ». «Si cerca di portare sempre al centro di questa ricorrenza il valore religioso - spiega don Cesare - di due uomini che si sono resi martiri per la loro fede cristiana e per il quale la comunità di Carpaneto ha riconosciuto loro nella storia un esempio da cui attingere protezione».

Il campanaro speciale

La festa si è poi conclusa, la sera, con un suggestivo concerto di campane, nei giardini di Viale Vittoria, del maestro campanaro Gabriele Fornaciari, classe 1941, contadino di San Giovanni della Fossa, frazione di Novellara, in provincia di Reggio Emilia, che si è recentemente esibito anche davanti a Papa Francesco. _Valentina Paderni

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09/08/2017

«Avanti tutta con il polo nazionale di protezione civile»

L’assessore alla Protezione Civile Paolo Mancioppi ha fatto visita al deposito di via Pennazzi dove un Gruppo di volontari dell’Associazione nazionale Alpini, operanti nell’ambito del Coordinamento provinciale di Protezione Civile, era in partenza per una missione di controllo del territorio locale, mirata alla prevenzione degli incendi. Un’attività che, di recente, li ha visti prestare servizio anche in Puglia. «Volentieri ho accolto l’invito che mi era stato rivolto a visitare la sede – spiega l’assessore – non solo per rendermi personalmente conto di come funzioni la struttura e dei mezzi a disposizione, ma innanzitutto per sottolineare l’attenzione dell’Amministrazione comunale nei confronti di un comparto di importanza cruciale per la tutela delle persone e dell’ambiente. Nell’incontrare i volontari appartenenti al Corpo degli Alpini, simbolicamente ho voluto ringraziare tutti coloro che si impegnano per la Protezione Civile, mettendo a disposizione tempo, passione e competenze a protezione della collettività». «Ho già avuto modo – rimarca Mancioppi – di confrontarmi con l’assessore regionale Paola Gazzolo in merito alla realizzazione del futuro Polo nazionale a Montale: un percorso che questa Amministrazione seguirà con attenzione, perché crediamo fortemente che Piacenza possa e debba diventare un punto di riferimento per la Protezione Civile italiana, valorizzando sia la collocazione geografica strategica, sia l’esperienza e le capacità del nostro Coordinamento territoriale»

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06/08/2017

Canti sotto le stelle e beneficenza

Il 12 luglio nel cortile della parrocchia della Besurica si è tenuta la manifestazione “Canti sotto le stelle”con il coro ANA Valnure. Nel corso della serata, organizzata dalla Misericordia con la collaborazione del gruppo Alpini di Piacenza, è stata donata dalla Misericordia una carrozzina a Loris componente del coro ANA Valnure. La carrozzina è stata acquistata con i proventi della vendita dei tappi di plastica.

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05/08/2017

La solidarietà del Gruppo alpini si fa col pesce fritto

Sempre attivissimo il Gruppo alpini di Calendasco fondato, anzi rifondato, nei primi mesi del 2016 e da allora presieduto dal brillante Filippo Battù. Fra le tante iniziative a cui ha partecipato, stavolta insieme a quello di San Nicolò di Rottofreno, ricordiamo la tradizionale “Grande fiera dal busslanein”. Qui i due gruppi hanno allestito un imponente stand per vendere pesce fritto, tradizione soprattutto di Calendasco, nell’occasione esportata a San Nicolò. E’ stato un grande successo, neanche da dire, con oltre un quintale di pesce preparato e quindi distribuito al folto pubblico. L’utile realizzato, oltre 1200 euro, dopo essere stato equamente suddiviso, è stato donato a due strutture che abbisognano sempre di sostegni economici esterni. Si tratta di due hospice e cioè “La casa di Iris” di Piacenza” e quello di Borgonovo Val Tidone. I dirigenti dei due complessi, unitamente ai sindaci di Calendasco e Rottofreno cioè Francesco Zangrandi e Raffaele Veneziani, hanno assai apprezzato il nobile gesto. Hanno anzi sottolineato il grande fair play e la lungimiranza per averli considerati entrambi.

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28/07/2017

Alpini in festa a Perino per la Protezione civile

Domani, sabato 29 luglio, appuntamento con la prima festa pro Protezione civile Ana, iniziativa a scopo benefico organizzata dal Gruppo Alpini di Perino rappresentato dal capogruppo Luciano Mazzari e subito sposata dal presidente provinciale Ana Roberto Lupi, dal coordinatore provinciale della Protezione civile Ana Maurizio Franchi e dagli oltre 70 volontari costantemente presenti nel territorio piacentino. Una festa caratterizzata dalla genuinità, fratellanza e sensibilità verso il prossimo che lega i volontari e gli alpini tutti. Insieme agli alpini di Perino e ad altri alpini della provincia di Piacenza, saranno i volontari a proporre una cena ricca di prelibatezze: tortelli, “pisarei”, spiedini, salamelle, formaggi, salumi, gnocco fritto, patatine fritte, fiumi di birra e tanto, tanto vino. La serata danzante sarà allietata dalla musica dell’alpino e volontario Canon e dalle voci dei “Monti e valli”. «Una serata che sostiene la Protezione civile significa sostenere se stessi», dicono gli organizzatori.

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24/07/2017

Veglia Verde con gli Alpini, sabato a Pecorara

L’estate in festa a Pecorara prosegue sabato prossimo, 29 luglio, con protagonisti gli alpini. Nello spazio del campo giochi comunale le Penne Nere si daranno convegno per festeggiare in occasione della loro tradizionale Veglia Verde. Ci saranno stand gastronomici, musiche e balli fino a tarda serata. Oltre agli alpini daranno una mano all’organizzazione della festa anche tanti volontari del paese. La Veglia è ovviamente aperta a tutti, alpini, simpatizzanti e chiunque voglia unirsi alle Penne Nere per trascorrere qualche ora in compagnia dello spirito e dei valori degli alpini di montagna. _MM

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12/07/2017

Tre gruppi alpini uniti per la Veglia Verde di Pieve Dugliara

Se è vero che l’unione fa la forza, pensate cosa possano fare assieme tre gruppi di Alpini, votati “per statuto” alla solidarietà e all’aiuto per chi è in difficoltà. È il segreto della “Veglia Verde” a Pieve Dugliara, la due giorni di festa e divertimento nello scorso weekend organizzata dai gruppi di Penne Nere di Settima, Travo e Rivergaro nell’area parrocchiale del paese. Tra buona cucina e ballo liscio, domenica anche gli amministratori dei tre comuni, assieme al presidente sezionale Ana Roberto Lupi, hanno ringraziato pubblicamente sul palco i volontari. Tutto il ricavato dei due giorni di festa sarà destinato ai tre gruppi Alpini: ognuno di questi, poi, deciderà in autonomia quale progetto finanziare o quale associazione o realtà locale aiutare. _C.B.

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08/07/2017

Bellocchio, il generale a capo dei partigiani milanesi

Il generale Giuseppe Bellocchio era nato a Bobbio il 15 febbraio 1889. Bobbiese anche il padre Domenico, commerciante e proprietario di beni fondiari, mentre la madre, Costanza Bionda, proveniva da Ponte dell’Olio. Oltre a Giuseppe anche il fratello Andrea fu indirizzato alla carriera militare - diventerà colonnello medico nella Marina - e pure la sorella maggiore Ida sposò un ufficiale, mentre l’altra sorella, Elvira, si maritò con un bobbiese emigrato in Usa e andò a vivere a New York. Giuseppe dopo gli studi superiori affrontò la vita militare nel Corpo degli Alpini. Partecipò alla 1ª Guerra mondiale, vi raggiunse il grado di maggiore e fu posto al comando di battaglioni alpini. Dopo la guerra fu ammesso al corso triennale 1920- ’22 della Scuola di Guerra di Torino per la formazione degli ufficiali di stato maggiore e successivamente promosso colonnello. Fra il 1928 e 1931 fu inviato in Albania quale addestratore delle truppe del re Ahmed Zogu appena arrivato al potere con il sostegno dell’Italia. Dopo vari incarichi come Capo di S.M. in brigate e come comandante di reggimento, prima dell’inizio della 2a guerra mondiale fu promosso generale di brigata e più avanti di divisione ed utilizzato in Italia per incarichi speciali e da ulltimo come comandante della Zona militare di Alessandria. Dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43 Bellocchio fu tra i non molti generali del regio esercito italiano che, riusciti a sottrarsi alla cattura e alla deportazione in Germania, non solo rifiutarono poi di rientrare in servizio del ricostituito regime fascista di Salò ma si unirono ai partigiani per contribuire a liberare l’Italia dal nazi-fascismo. Data la sua età poteva ritirarsi a vita privata nella sua casa di Bobbio, invece entrò in clandestinità, ospite via via di diverse famiglie nelle campagne lombarde e piacentine, fa cui quella di una nipote a Carpaneto, ed infine a Milano dove si unì ad un gruppo militare di Resistenza guidato dai generali Bortolo Zambon e Giuseppe Robolotti. Questi due però il 25 maggio ’44 furono arrestati dalle milizie di Mussolini ed il secondo poco dopo fucilato. Cosi quando ai primi di giugno il CLN Alta Italia, al fine di assicurare una direzione unitaria delle diverse formazioni partigiane, formalizzò la costituzione del Corpo Volontari della Libertà e ne nominò il Comando generale, rappresentativo dei diversi partiti politici animatori della Resistenza, fu designato Bellocchio a farne parte come esperto militare. Il vertice del Comando, che teneva in sedi diverse due o tre riunioni alla settimana, era costituito da lui, dall’azionista Ferrucci Parri, primo capo del Governo dell’Italia liberata, e dal comunista Luigi Longo, capo delle Brigate partigiane Garibaldi. Nell’estate del ’44, visto il peso che il movimento partigiano aveva assunto nel Nord-Italia sotto occupazione tedesca, gli alleati anglo-americani ed il legittimo governo italiano, che era tornato ad insediarsi a Roma con la presidenza di Ivanoe Bonomi, concordarono di portare nel Comando generale del CVL un militare di loro emanazione e designarono il generale Raffaele Cadorna, che, paracadutato in Val Camonica, a partire dal 6 settembre sostituì al vertice di quel Comando il generale Bellocchio che assunse in cambio il Comando della Piazza di Milano, competente del coordinamento della lotta partigiana nella città e relativa provincia. Naturalmente le azioni partigiane a Milano e nel circondario erano diverse da quelle praticate in territori appenninici come quello piacentino, anche se non meno rischiose. Consistevano in sabotaggi, nella sottrazione di armi ai nemici, in attentati ed altri atti dimostrativi per intimorirli e rendeli insicuri, realizzati in genere nelle ore notturne. Gli aderenti alla Resistenza vi raggiunsero il numero di circa 15.000, ma erano in parte costituiti da operai che di giorno tornavano al lavoro nella propria fabbrica. Un compito specifico del Comando Piazza e del generale Bellocchio fu anche quello di predisporre il Piano insurrezionale da mettere in atto al momento della liberazione che si attuò il 25/26 aprile del ’45. Bellocchio, che era di sentimenti monarchici, anche in quel Comando era affiancato da esponenti delle nuove forze politiche antifasciste e repubblicane fra cui quell’Amerigo Clocchiatti, comunista, che nel dopoguerra sarà eletto a Piacenza deputato e che nelle sue memorie ricorda il generale con grande simpatia e ne sottolinea l’imparzialità. “Il generale comandante la piazza è figura di ufficiale onesto, corretto, semplice, non troppo uso alle schermaglie dell’attività politica”, fu scritto in una relazione riservata indirizzata a Luigi Longo. Difficile invece i rapporti di Bellocchio con il generale Cadorna che si manifesteranno in particolare nei giorni della Liberazione. Dopo la quale Cadorna sarà nominato al vertice dell’esercito italiano mentre Bellocchio tornerà subito a Bobbio “con la sua topolino a tre marce”, come ricorda l’ex partigiano Agostino Covati che lo accompagnò in quel viaggio. E a Bobbio il generale resterà fino alla morte, avvenuta il 7 marzo 1966, da uomo semplice e fedele alle sue idee, compiendo nelle elezioni politiche del 1953, come disse, “un ultimo servizio a Casa Savoia”, quello di candidarsi, senza speranza di successo, nelle liste del Partito monarchico. Ma appunto il valore morale ed unitario della Resistenza derivò anche dall’avere nelle proprie file un personaggio come lui.

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05/07/2017

Torna la Veglia Verde: festa e solidarietà con le penne nere

L’estate di Pieve Dugliara è pronta a colorarsi nuovamente di verde: nel weekend ritorna l’undicesima edizione della Veglia Verde, organizzata dai gruppi Alpini di Rivergaro, Settima e Travo. E oltre alla festa e al divertimento si riconferma il cuore grande delle Penne Nere della Valtrebbia, che confermano anche quest’anno l’aspetto benefico della manifestazione. Le serate danzanti, tutte a base di liscio, si svolgeranno al circolo Anspi di Pieve Dugliara. Si comincia sabato con l’orchestra Marco e gli Amici del Liscio, mentre domenica sera arriverà la musica di Renzo e i Menestrelli; in entrambe le serate, già a partire dalle 18, saranno presenti gli stand gastronomici con i piatti e i vini della tradizione locale. Una grande festa di paese che richiama ogni anno tante penne nere e non solo. Come ogni anno, anche nel 2017 si riconferma la finalità benefica della manifestazione: il ricavato delle due serate, infatti, sarà devoluto ad opere di generosità sul territorio. I gruppi alpini di Rivergaro, Settima e Travo decideranno in autonomia quale progetto finanziare con la propria quota di ricavato. Nella serata di domenica, inoltre, saranno invitati come da tradizione i sindaci dei comuni di Rivergaro, Gossolengo e Travo in rappresentanza dei territori che ospitano i tre gruppi alpini organizzatori. _C.B.

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24/06/2017

Ecco l’estate del coro Ana Valnure

Il coro Ana Valnure di Bettola si prepara ad un’estate di canto. Reduce da una recentissima trasferta veneta, a Venezia e Mirano, dove ha riscosso tanti applausi con il suo repertorio di canti alpini e di montagna, sarà protagonista in diverse iniziative in Valnure, ma anche a Piacenza e in Valdaveto. Il primo appuntamento è infatti per oggi, sabato, a Torrio nel comune di Ferriere. Alle 17.30 sarà celebrata la messa nella chiesa parrocchiale di San Pietro cui seguirà, alle 18.30, il concerto del coro Ana Valnure che dal 1985 è la voce degli alpini della sezione di Piacenza. Ci si sposterà poi al centro sportivo e ricreativo dove si cenerà con pasta e asado. Il coro Ana Valnure, diretto dal maestro Edoardo Mazzoni dal 2014 dopo la morte di don Gianrico Fornasari, propone per sette settimane “Canti sotto le stelle”, serate per far conoscere l’attività del coro, i suoi canti e cantori e aprire le porte a chi desidera intraprendere l’hobby del canto. Il coro conta infatti diversi componenti provenienti da Piacenza e da tutta la Valnure. La prima serata di “Canti sotto le stelle” sarà a Podenzano mercoledì 28 giugno, all’anfiteatro del parco urbano in via Piave. Seguirà mercoledì 5 luglio a San Giorgio nella Cortazza del municipio, mercoledì 12 luglio a Piacenza al Quartiere Besurica nel cortile dell’oratorio, mercoledì 19 luglio a Crocinito di Bettola all’agriturismo Fratelli Gusai, mercoledì 26 luglio a Pieve di Revigozzo di Bettola sul sagrato della chiesa, mercoledì 2 agosto a Farini in piazza Marconi, per terminare mercoledì 9 agosto a Pradello di Bettola sul sagrato della chiesa. L’iniziativa ha il patrocinio dei Comuni di Bettola, Farini, Podenzano e San Giorgio e le serate, ad ingresso libero, avranno inizio alle 21.15.

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23/06/2017

Morfasso “esporta” a Londra la Festa Granda degli alpini

Il Gruppo Alpini di Morfasso sta già lavorando per la 66esima Festa Granda, festa degli Alpini piacentini che si terrà a Morfasso dall’8 al 10 settembre. Lo fa anche promuovendo l’evento tra i morfassini emigrati all’estero, che sono in tutto più di mille, di cui 650 concentrati a Londra e dintorni. Non è quindi un caso che gli alpini di Morfasso abbiano voluto essere presenti quest’anno alla festa di Piacenza Insieme che si tiene a Londra ogni anno, per iniziativa dell’associazione presieduta proprio da un emigrato morfassino: Mauro Ongeri. Per la capitale britannica sono partiti, il mese scorso, il vicecapogruppo del Gruppo Alpini Domenico Besagni (che è anche vicesindaco), Flavio Casali (segretario e tesoriere), Gianluigi Schiavi (consigliere) oltre al sindaco di Morfasso Paolo Calestani , il consigliere comunale Simona Villa, nonché Patrizia Ricchetti di Parma, ideatrice del manifesto della Festa Granda. Momenti di festa e amicizia già all’arrivo presso Villa Scalabrini, location designata per I’evento, dove il Gruppo Alpini di Morfasso è stato calorosamente accolto dalla Sezione Alpini della Gran Bretagna. A fare gli onori di casa Marino Maccini, tesoriere originario di Bore (Parma). Il Gruppo è stato poi accompagnato al locale monumento agli alpini per il saluto ufficiale, lo scambio dei guidoncini e le foto di rito. La serata, innaffiata da vini italiani, è stata all’insegna di balli, canti lirici, una lotteria. Non sono mancati gli inni italiano e inglese. Besagni, invitato a intervenire ha detto: «Per la prima volta a livello sezionale, siamo usciti dall’Italia e abbiamo voluto essere qui come segno tangibile dell’amicizia che da sempre ci lega ». Il manifesto ufficiale e il guidoncino della 66esima Festa Granda sono ora esposti al circolo italiano a Londra e molti emigrati hanno già affermato con certezza che saranno presenti a settembre con l’intenzione di non perdersi questo storico evento che a Morfasso manca da 57 anni._d.men.

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20/06/2017

Festa degli alpini: corteo e il grazie dai piccoli studenti

La festa sociale del Gruppo alpini di Monticelli è cominciata col ritrovo in piazza Casali e l’alzabandiera, è seguita la messa in basilica e poi la deposizione di una corona d’alloro nella Cappelletta dedicata ai Caduti. Il corteo si è quindi diretto nel giardino della scuola elementare per un secondo momento commemorativo in onore dei Caduti e i discorsi ufficali. Sono intervenuti i rappresentanti di alcuni gruppi gemellati come quello di Brusaporto e quello di Torre Boldone, l’Ana di Piacenza e le sezioni dei paesi limitrofi. A tenere il discorso per il Comune è stato l’ex vicesindaco Pietro Aimi, poi la parola è passata alla dirigente dell’istituto scolastico comprensivo di Monticelli, Monica Ferri, che ha ringraziato le penne nere per la generosità sempre riservata agli scolari. I bambini hanno ringraziato realizzando cartelloni e disegni in mostra nella Rocca, mentre gli allievi della scuola materna di San Nazzaro hanno intonato l’inno di Mameli accompagnati dal Corpo bandistico monticellese. La festa si è conclusa con un rancio alpino in piazza Casali. _ F. Lun.

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14/06/2017

Gli alpini fanno festa e sfilano per Castelvetro

Gli alpini di Castelvetro hanno sfilato domenica per la festa annuale. Dopo l’alzabandiera e la deposizione di una corona d’alloro al cippo dedicato ai Caduti, il gruppo si è spostato al santuario Santa Madonna di Lourdes: dopo la funzione religiosa tutti di nuovo in baita per il pranzo. Erano presenti diverse autorità fra cui il sindaco Luca Quintavalla con vari rappresentanti della sua amministrazione, l’ex sindaco di Monticelli Michele Sfriso e in rappresentanza dell’amministrazione provinciale di Piacenza, il consigliere Stefano Perrucci. Oltre agli alpini di Castelvetro non ha voluto mancare una delegazione di Monticelli, che aveva nelle scorse settimane festeggiato a sua volta con sfilata e cerimonia in centro paese. Come sempre capita con le feste organizzate dalle penne nere, anche tanti semplici cittadini hanno raccolto l’invito e hanno presenziato, rinnovando la loro stima e simpatia verso questo corpo militare caratterizzato dalla grande generosità. _F. LUN.

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05/06/2017

L’abbraccio di Ziano alle penne nere per i loro 80 anni

Una storia lunga ottant’anni, tutti vissuti con le mani rivolte verso chi ha più bisogno e con lo sguardo puntato sempre al domani. Gli alpini di Ziano hanno soffiato sulle loro prime ottanta candeline. Otto decenni di una storia gloriosa che il gruppo guidato da Adriano Daturi ha voluto festeggiare durante il fine settimana omaggiando chi è andato “avanti”, come i fratelli ufficiali alpini Livio e Giulio Daturi morti sul fronte greco albanese nel 1940 cui è stata dedicata l’apertura delle celebrazioni, e anche i giovani delle scuole premiati per il loro impegno nel coniare disegni in omaggio alle penne nere. Ieri mattina nella piazza di Ziano la tre giorni alpina si è conclusa con l’abbraccio di tutto il paese alle amatissime penne nere. In loro onore balconi, finestre, locali pubblici di Ziano si sono “vestiti” del tricolore e hanno accolto il festoso passaggio del corteo al seguito della banda Carlo Vignola che ha animato le celebrazioni. Tra i momento centrali c’è stata la messa in piazza, celebrata dal cappellano militare don Stefano Garilli e dal parroco don Piero Schiaffonati, durante la quale il coro alpino Valtidone ha intonato i canti cari alle penne nere. «Questi ottant’anni di vita sono un traguardo importante, che ci inorgoglisce. Mai ci siamo tirati indietro » ha ricordato il capogruppo Daturi al termine della messa riferendosi alla miriade di interventi portati avanti dal gruppo di Ziano, tra cui la costruzione di un asilo in Russia e interventi nelle zone terremotate. «Siamo partiti in quattro amici e abbiamo radunato attorno a noi un’intera comunità»._Mar.Mil.

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04/06/2017

Costituzione ai diciottenni per la festa della Repubblica

A Ziano la festa del 2 Giugno ha avuto il volto di 26 neo diciottenni, cui il Comune ha voluto regalare una copia della Carta Costituzionale, e quello degli alpini la cui sezione quest’anno compie 80 anni. I loro valori sono gli stessi contenuti nel documento fondante della Repubblica Italiana. Ai giovani neo cittadini e agli alpini è stata quindi dedicata la festa della Repubblica, che a Ziano ha aperto i festeggiamenti per l’80esimo anno di vita delle penne nere che oggi culmineranno con le celebrazioni ufficiali. Ai neo diciottenni il sindaco Manuel Ghilardelli ha regalato una copia della Costituzione «voluta 70 anni fa a tutela dei diritti e delle libertà di tutti» ha detto il sindaco. I neo diciottenni sono: Edmondo Andrea Belisomo. Leonardo Bernini, Valentina Bertuzzi, Andrea Byku, Angelo Cani, Aldo Marko Cavallini, Federica Colella, Amedeo Conti, Alberto Daprà, Federico Daturi, Maria Letizia Daturi, Desmond Isonahen Enomavbore, Maria Giulia Farina, Christian Felci, Elisa Ferrari, Simone Giammusso, Eidi Helmi, Marjo Kabashi, Giorgia Lucchini, Martina Marasi, Filippo Poggi, Daniel Quartiroli, Stefania Rotta, Vasilica Ton, Giulia Zacconi, Fabio Zamboni. «I valori di solidarietà, collaborazione, spirito di partecipazione contenuti nella Costituzione che oggi vi consegniamo – ha detto il vicesindaco Rossana Fornasier rivolgendosi ai neo diciottenni di Ziano – sono gli stessi che gli alpini hanno fatto propri, incarnandola con il loro operato». In concomitanza con le celebrazioni per il 2 giugno ha aperto i battenti in Comune una mostra di foto curata da Giuliano Zaffignani, che documenta per immagini il centenario della Grande Guerra. Oggi, domenica, i festeggiamenti per gli 80 anni del gruppo alpini di Ziano proseguono con una sfilata, alle 10,30, lungo le vie del paese al seguito della banda Carlo Vignola. Dopo la messa delle 11 ci saranno i discorsi ufficiali prima del pranzo insieme.

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03/06/2017

Il compleanno della baita diventa solidale: gli alpini aiutano la ricerca contro il cancro

Pranzo solidale a Groppallo di Farini con il gruppo alpini e il circolo Anspi. Il ricavato a favore di Amop, l’associazione malato oncologico piacentino. Le penne nere di Groppallo con a capo Federico Gregori hanno festeggiato il nono anniversario dell’inaugurazione della loro baita con una cerimonia alpina, dall’alzabandiera alla messa celebrata dal cappellano sezionale Ana don Stefano Garilli insieme al parroco di Farini, don Luciano Tiengo. Erano un centinaio tra alpini, volontari di protezione civile, rappresentanti dell’Amministrazione comunale con il vicesindaco Giorgio Delmolino e della sezione Ana con il past president Bruno Plucani. Come ogni anno, presenti anche gli alpini di Vigevano, gemellati con gli amici groppallini. Poi gli onori ai caduti al suggestivo ed imponente monumento di cui gli alpini hanno realizzato la nuova recinzione in legno. «Grazie anche alla Pro loco e a Luigi Pelizzari», ha evidenziato Gregori. Festa quindi con il pranzo alla baita cui hanno partecipato oltre cento persone e preparato dalle cuoche Carla, Bruna, Antonietta e Caterina. Un gruppo piccolo quello degli alpini di Groppallo, ma attento alle necessità del territorio. Grande la riconoscenza da parte del dottor Luigi Cavanna: «Quello che fate oggi è un grande aiuto per la ricerca. Già tante volte gli alpini ci hanno aiutato, anche in occasione dell’adunata nazionale 2013. I fondi che vengono devoluti alla ricerca permettono di avere medici ed infermieri che prevalentemente vi si dedicano e questo fa sì che Piacenza entri in un network internazionale di sperimentazione di nuovi farmaci. Possiamo così avere nuove molecole che possono essere di grande giovamento per i nostri malati». Con Cavanna erano presenti Maria Rosa Cordani, caposala del dipartimento di oncologia e Claudia Gregori, infermiera professionale di Oncologia che presta servizio anche alla Casa della salute di Bettola dove si curano i malati oncologici. Da parte di Plucani, il presidente dell’Adunata 2013 a Piacenza, lo sprone agli alpini a continuare sulla strada della solidarietà e al dottor Cavanna la piccola spilla che ricorda il grande evento che portò nel Piacentino 450mila penne nere. Al termine della giornata sono stati consegnati 2.500 euro. _ Brunella Petri

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03/06/2017

Preghiere per la pace con gli alpini di Bobbio alla nuova Madonnina

Gli Alpini di Bobbio hanno una nuova “mamma”. Non una madre qualsiasi, bensì la Madonna con il Bambino in braccio e un velo candido che la riveste. È il cenotafio dedicato ai Caduti di tutte le guerre che ieri mattina è stato posizionato e inaugurato alle Vallette di Ceci, ai piedi del monte Penice. Niente steli, lapidi o altre sculture moderne di difficile interpretazione: per ricordare tutti coloro che sono morti durante le guerre, il gruppo Alpini di Bobbio ha scelto come monumento una delle immagini più rassicuranti. Al centro delle Vallette gestito dallo Sci Club di Bobbio, è stata una festa allietata anche dalla musica della Fanfara sezionale Ana di Pontedellolio e con la celebrazione della messa al campo da parte di don Mario Poggi. Le autorità e gli ospiti – tra cui il sindaco di Bobbio Roberto Pasquali e il vicepresidente sezionale Ana, Gian Luca Gazzola – sono stati accolti dal nuovo capogruppo degli Alpini Gianni Bellagamba e dall’ex Giuseppe Manfredi. «Nel ricordo dell’ultima Festa granda di Bobbio, abbiamo voluto questo cenotafio per dedicarlo ai caduti, affidandoli alla Madre celeste» spiegano le penne nere bobbiesi. «Abbiamo scelto di posizionarlo in questo luogo perché i giovani e le scolaresche che lo frequentano possano conoscere il sacrificio di chi ha anteposto la Patria o il dovere alla propria vita. La libertà è una conquista recente e ognuno deva fare il suo dovere per mantenerla». E se il sindaco Pasquali ha sottolineato l’estrema disponibilità degli Alpini in ogni emergenza o necessità, Gazzola ha fatto notare come il “sepolcro vuoto” appena inaugurato non sia meno importante delle tombe vere e proprie dei caduti. Al termine della celebrazione, non poteva mancare un pranzo comunitario, alla maniera alpina, sotto gli occhi della nuova Madonna che con lo sguardo grida il suo “no” verso tutte le guerre.

Madre amabilissima, mai più guerre - OPERA DELLO SCULTORE GUIDO OLIVIERI

All’attivo ha almeno cinquanta o sessanta Madonne, realizzate per parrocchie, privati e vari enti sparsi tra Bobbio, il versante lombardo del monte Penice e altre zone del piacentino. È Guido Olivieri – bobbiese doc – l’autore nel nuovo cenotafio inaugurato ieri. Ha ricavato l’immagine della Madonna da uno stampo, nel quale ha effettuato una colata di cemento. Quindi, l’opera è stata rivestita di una speciale resina per proteggerla dalla neve e dalle intemperie della montagna. «Quando mi hanno chiesto di realizzare la statua ho accettato subito volentieri, senza chiedere niente in cambio» spiega Olivieri, che ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione. «Ormai sono esperto di queste figure: ho realizzato anche la Madonna del Roccione sulla strada della Val D’Aveto per ben 4 volte, dopo che qualcuno si era divertito a distruggerla lanciandola giù nel torrente». La targa posizionata sotto alla statua recita: “Madre amabilissima, tu che hai raccolto l’ultimo anelito alla vita di tutti i caduti sui campi di battaglia, fa’ che nella mente e nel cuore di ogni uomo ci sia sempre un’unica certezza: mai più la guerra!”. C.B.

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01/06/2017

Tre giorni di festa per il Tricolore e il gruppo Alpini

A Ziano si prepara una tre giorni di festa tutta dedicata al tricolore che ai festeggiamenti per la Repubblica unirà anche quelli per gli 80 anni di vita del locale gruppo alpini, uno dei più longevi di tutta la provincia. Per rendere loro omaggio in modo degno, tutto il paese si vestirà a festa esponendo il tricolore da balconi e finestre, mentre l’intero fine settimana sarà scandito da una serie di eventi nel segno “dell’alpinità”. Si partirà domani,venerdì 2 giugno festa della Repubblica, alle 10,30 con la consegna in municipio delle Costituzioni a tutti i neo diciottenni. In contemporanea aprirà nei locali del palazzo comunale una mostra di foto curata da Giuliano Zaffignani sul centenario della Grande Guerra. La mostra comprende riproduzioni di foto originali del Reparto Fotografico Del Comando Supremo del Regio Esercito, Reparto Prestito Nazionale. Alcune documentano la presenza di ospedali militari di riserva a Castello e Borgonovo di cui ormai si è persa la memoria. Sabato alle 17 verranno ricordati i fratelli Livio e Giulio Daturi, ufficiali alpini caduti sul fronte greco albanese nel dicembre del 1940. In loro onore verrà celebrata una messa. In serata, dalle 20,30, nell’ex cinema di Ziano ci sarà la premiazione di tre classi della scuola primaria che hanno ideato alcuni disegni in omaggio agli 80 anni di vita del gruppo alpini. Al termine si esibiranno il coro Ana Valtidone e gli stessi scolari della primaria. Domenica sarà la giornata clou con alzabandiera alle 9 e raduno in via Marconi da dove alle 10,30 gli alpini sfileranno per le vie del paese. Dopo la messa delle 11 ci saranno i discorsi ufficiali. Animerà la banda Carlo Vignola. Il gruppo, che è guidato da Adriano Daturi, conta oggi una sessantina di iscritti. _ M.Mil.

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31/05/2017

Alpini ancora in prima linea nella lotta contro i tumori

Il gruppo alpini di Groppallo e il circolo Anspi aiutano la ricerca oncologica. Venerdì 2 giugno, in occasione della ricorrenza dell’inaugurazione della baita “A ca’ ‘d l’ alpino” di Groppallo, avvenuta nel 2008, le penne nere, insieme al circolo Anspi, promuovono una raccolta fondi per aiutare la ricerca oncologica nella nostra provincia. «E’ il secondo anno che gli alpini di Groppallo aiutano la ricerca oncologica – osserva il primario dell’Oncologia di Piacenza, Luigi Cavanna, originario dell’Alta Valnure - e permettono quindi di promuovere nuove conoscenze per curare al meglio i malati oncologici » Non solo. «Gli alpini – ricorda Cavanna - hanno sostenuto il reparto di oncologia anche in occasione dell’adunata a Piacenza e abbiamo potuto sostenere borse di studio per medici ed infermieri tramite l’Amop». Gli alpini si riuniranno alle 10 alla baita dove si procederà con l’alzabandiera e la celebrazione della messa. Al monumento ai caduti la deposizione della corona di alloro per terminare con il momento conviviale e benefico, nuovamente alla baita. E’ possibile partecipare al pranzo prenotando al gruppo alpini di Groppallo. _NP

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27/05/2017

Gli Alpini inaugurano un monumento a Ceci

Per le vittime di tutte le guerre. Di ogni nazionalità, fede politica e religiosa. È un monumento che parla al presente quello che sarà inaugurato il 2 giugno in località Le Vallette di Ceci: a volerlo, il gruppo Alpini di Bobbio e la Sezione di Piacenza, con il Comune di Bobbio. La giornata prevede: alle 9.30, ammassamento e sfilata; alle 9.45, alzabandiera; alle 10, Santa Messa. L’inaugurazione del “cenotafio” è prevista alle 10.45; alle 11, i discorsi delle autorità; alle 11.15, il concerto della Fanfara sezionale di Pontedellolio; alle 12, ammainabandiera; alle 13, chiusura con la tradizionale polentata alpina al ristorante “Le Vallette”. La targa che sarà posta alla base della Madonnina bianca su roccia di montagna) recita: “Mai più la guerra”. _malac.

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24/05/2017

Grande Guerra: documentario “firmato” da due giovani

Il gruppo alpini, nell’ambito delle proprie iniziative per il centenario della Grande Guerra, ha organizzato una serata nel corso della quale è stato proiettato il film documentario “Cieli Rossi – Bassano in guerra”. Si è trattato di un documentario importante, frutto di un lavoro accurato, che ha richiesto due anni di ricerche e che ha offerto una visione inedita sui quattro anni del primo conflitto mondiale, realizzato con il sostegno della Regione Veneto e grazie alla collaborazione con l’Associazione Nazionale Alpini. Il documentario è stato presentato in anteprima mondiale al Parlamento Europeo di Bruxelles il 10 novembre 2015. La regia è di Manuel Zarpellon e di Giorgia Lorenzato. «Una coppia giovane - spiega il capogruppo Giorgio Rigolli - in particolare lei, che è una ragazza di soli 23 anni ed è toccante pensare che una persona così giovane abbia avuto la passione di dedicarsi ad un lavoro tanto lungo ed impegnativo su una guerra combattuta cento anni fa e spesso dimenticata». Alla serata, offerta gratuitamente dagli alpini, ha partecipato il giornalista e storico Ippolito Negri. _F.L.

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21/05/2017

In una mostra i volti dei ragazzi in guerra, ma senza le armi

Quale storia personale e quanta umanità c’è dietro lo sguardo dei ragazzi che hanno combattuto la Prima Guerra Mondiale, a prescindere dalla loro nazione di appartenenza? La si può ritrovare a Sarmato, a dimensioni “monumentali”, nella mostra “Ritratti di gruppo di soldati senz’armi” nell’ambito della rassegna “L’Altra Faccia della Grande Guerra” organizzata dal gruppo Alpini di Sarmato nella sue sede per il centenario della Prima Guerra Mondiale. Una serie di grandi disegni a matita – lunghi anche otto metri – realizzati dall’artista pavese Sergio Bollani e che riproducono vere cartoline di soldati al fronte, con un quadro dedicato ad ognuna delle nazioni che parteciparono al conflitto. «Spesso di questi soldati conserviamo soltanto dei nomi incisi sulle lapidi» spiega Bollani. «Per commemorare il centenario della Grande Guerra ho pensato di far vedere i volti di questi ragazzi, tutti senza armi, come volevano mostrarsi a casa nelle loro rassicuranti cartoline». La mostra è stata inaugurata venerdì alla presenza del presidente sezionale Ana Roberto Lupi, del capogruppo di Sarmato Sesto Marazzi e del sindaco di Sarmato Anna Tanzi. E resterà aperta fino al 28 maggio, tutte le domeniche dalle 10 alle 19 e nei giorni feriali su appuntamento. Per l’occasione, Bollani ha realizzato un nuovo disegno che rappresenta un gruppo di soldati sarmatesi alla Grande Guerra: una delle pochissime testimonianze rimaste di questi ragazzi finiti a combattere. «E per fortuna che ci sono gli Alpini – ha aggiunto Lupi – gli unici a ricordarsi di celebrare questa ricorrenza ». Gli eventi dell’Altra Faccia della Grande Guerra non finiscono qui: dopo i canti del coro del liceo Cassinari di Piacenza venerdì sera e la proiezione di ieri sera dello straordinario e introvabile film muto “Maciste Alpino” del 1916 in collaborazione con il Museo del Cinema di Torino, questa sera spazio alla Post Scriptum Orchestra che presenterà lo spettacolo “Note dal Fronte”, con canzoni e testimonianze dalle trincee di tutta Europa.

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17/05/2017

Diego, l’alpino ciclista: «Tutti oggi diciamo “Grazie Treviso”»

«La storia che pensavi ti portasse alla fine, in realtà ti riporta a un nuovo inizio». Commenta così l’Adunata di Treviso Diego Guerriero, l’alpino che ha macinato chilometri e chilometri in bicicletta per raggiungere le Penne Nere. «La vecchia bici che ho scelto di usare era stracarica, di 40 anni e passa, ma l’ho scelta per darle la seconda chance che tutti meritiamo. Poi è nata per viaggiare, me lo dice il modo in cui è stata prodotta. Ho scelto strade secondarie, verso Cremona, poi Mantova in un lungo dritto serpente d’asfalto. Per arrivare a Treviso ho ho scelto una strada ribattezzata Ostiglia-Treviso, una vecchia linea ferroviaria dismessa che le associazioni locali e Fiab Italia stanno cercando di convertire in pista ciclabile. Grazie a Maurizio Franchi, presidente Protezione Civile Ana Piacenza, ho potuto contare sull’ospitalità del campo montato dal gruppo Alpini di Sarmato a due passi dal centro di Treviso. Con amici della sezione Ana di Cernusco sul naviglio siamo saliti in montagna, nei luoghi simbolo. Alla festa, ogni anno, con gli amici con cui ho prestato servizio, ci raccontiamo le stesse cose, ci ridiamo di nuovo sopra e ogni anno è come fosse passato solo un giorno. Ma la cosa più bella è trovare le persone che non sono alpini, ma che si sono innamorati della nostra Adunata, a Piacenza, e te li ritrovi a Treviso. Gli amici di Piacenza ben ricordano i giorni di gioia vissuti nel 2013 nella nostra città e hanno deciso di non perdersi più neanche una Adunata, fedeli come noi ogni anno si ritrovano a partecipare alla gran festa delle Penne Nere». Diego si è spostato infine per l’ultima volta verso il centro di Treviso, dove lo aspettava la sua sezione: il gruppo alpini di Piozzano, guidato dal mitico presidente Leopoldo Gogni e a cui è arrivato grazie a Carlo Brigati. «Ho potuto sfilare con loro nei chilometri più emozionanti che si possano vivere. E come qualche anno fa urlavamo “Grazie Piacenza”, oggi gridiamo “Grazie Treviso”». _E.M.

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15/05/2017

Mille alpini da Piacenza a Treviso

Lo aveva scritto all’alba della partenza il presidente degli Alpini di Piacenza Roberto Lupi, sulla sua pagina Facebook (penne nere tecnologiche!): «Solo le aquile raggiungono le vette. Solo gli alpini raggiungono le aquile. Oltre ci sono le stelle». La tenacia delle aquile, l’altezza morale delle vette e l’esempio delle stelle, come stelle polari, sono, non a caso, gli obiettivi che ogni alpino dice di portare nel cuore: ed è una cascata di amicizia, energia, entusiasmo e voglia di fare quella che mille Penne Nere partite da Piacenza hanno portato a Treviso, luogo della novantesima Adunata nazionale.

Il “grazie” alla città

Tra Iroso, il mulo di 38 anni (anagrafici, ma per queste bestie corrispondono a 120 anni umani) del 7° Reggimento Belluno, star dell’Adunata, e una stima di 500mila persone accolte in città, gli Alpini piacentini hanno dimostrato il loro buon cuore, lavorando, ad esempio, in una scuola trevigiana, la Carducci, nei giorni scorsi, per la realizzazione di un giardino botanico (sono Alpini della Protezione civile). Poi, la festa e le riflessioni sul futuro.

Gli amici ritrovati

Ieri, la sezione di Piacenza ha sfilato portando con orgoglio lo striscione “La Primogenita”: tanta la commozione anche dei numerosi sindaci presenti in fascia tricolore e del presidente della Provincia, Francesco Rolleri. A come Alpini, dunque, A come Adunata, ma anche A come... Amicizia, quella vera: è il caso di dirlo pensando a Giorgio Gazzola, piacentino emigrato a New York, e Peppi Mozzi di Marsaglia. I due avevano frequentato insieme il collegio San Vincenzo e si sono ritrovati a Treviso dopo 56 anni, mezzo secolo.

L’augurio

«L’Adunata ci ricorda i valori da tenere a mente», ha detto il presidente Rolleri. «Solidarietà, fratellanza, amore per la Patria e la democrazia». «In questo territorio che custodisce le ferite della Prima guerra mondiale, l’Adunata è occasione di riflessione», ha commentato Lupi, presidente della sezione Alpini di Piacenza. «Mi auguro che la storia possa essere realmente maestra di vita». Bruno Plucani, ex presidente, ha ricordato l’Adunata piacentina del 2013: «Il mio sentimento è di malinconia, chissà che l’Adunata non torni presto a Piacenza». Sono in tanti ad augurarselo.

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13/05/2017

Adunata alpini, anche il sindaco Dosi domani a Treviso

Trasferta a Treviso, domani, per il sindaco Paolo Dosi e l’assessore Silvio Bisotti, che prenderanno parte con altri primi cittadini di comuni della provincia allo sfilamento delle Sezioni Ana emiliano-romagnole e alla resa degli onori in piazza Vittoria, in occasione della 90° Adunata nazionale degli Alpini. «Un’occasione di festa – sottolineano entrambi – cui partecipiamo con piacere e alla quale Piacenza non può mancare, nel segno del legame profondo del nostro territorio con l’Ana e nel ricordo, così intenso nella nostra comunità, dell’Adunata ospitata nel 2013». All’Adunata del Piave, iniziata ufficialmente ieri, si stima siano presenti circa un migliaio di piacentini dei vari gruppi della provincia.

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12/05/2017

Adunata, dagli alpini un orto botanico per una scuola di Treviso

Sei alpini della Protezione civile Ana di Piacenza da domenica scorsa sono approdati a Treviso in vista dell’Adunata nazionale che inizierà ufficialmente oggi e terminerà domenica. Le Penne nere si stanno occupando della realizzazione delle opere previste dall’Ana nazionale per ringraziare la città dell’accoglienza. «Stiamo preparando un orto botanico all’interno nel giardino della scuola Carducci. I bambini stanno dimostrando grande curiosità. Noi lavoriamo ogni mattina mentre dal pomeriggio siamo liberi per visitare la città che è molto bella e pulita» racconta a Liberta.it Mauro Giorgi, volontario della Protezione civile. «Abbiamo creato delle vasche che riempiremo di terra mentre la scuola si occuperà di mettere a dimora le piantine. Le vasche, di legno, sono raggiungibili attraverso un percorso che abbiamo realizzato come un sentiero». Intanto l’avanguardia degli alpini piacentini è già giunta a Treviso e nei luoghi dell’Adunata del Piave. Con coloro che arriveranno nella giornata di domenica, in tempo per la sfilata, si prevede di raggiungere il migliaio di presenze piacentine. La sfilata, per la sezione di Piacenza, inizierà alle 13 e 30. La sezione guidata dal presidente Roberto Lupi (già a Treviso da oggi) sfilerà come prima del raggruppamento emiliano romagnolo. Sarà preceduta dalla fanfara Ana Valnure e dallo storico striscione “Piacenza Primogenita”. Seguiranno i vari gruppi con nuovi striscioni con riferimenti alla Prima Guerra Mondiale combattuta nei luoghi del Piave. _Fri.

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11/05/2017

Alpini, la festa è a Ziano: per le penne nere sono 80 candeline

Gli alpini di Ziano si preparano a spegnere le loro prime ottanta candeline. Il fine settimana del 3 e 4 giugno le penne nere del comune collinare della Valtidone festeggeranno i loro 80 anni di vita. Dall’anno di fondazione, il 1937, ad oggi sono trascorsi otto decenni fatti di impegni, iniziative, lavoro e tanta solidarietà a favore del territorio locale e non solo. Prima ancora di spegnere le 80 candeline ci sarà però un altro evento cui le penne nere di Ziano non potranno assolutamente mancare. Domenica 14 giugno un pullman partirà da Ziano alla volta di Treviso, dove è in programma l’adunata nazionale di tutti gli alpini. Terminato quell’appuntamento l’attenzione sarà quindi rivolta ai festeggiamenti in omaggio all’80esimo anniversario che prenderanno il via sabato 3 giugno. In quella data, alle 17,30, nel cimitero della frazione di Vicomarino verranno commemorati i fratelli gemelli Livio e Giulio Daturi. Si tratta di due ufficiali degli alpini caduti nel dicembre del 1940 entrambi sul fronte greco -albanese. In serata il ritrovo sarà invece a Ziano, dove il coro Ana Valtidone, diretto da Leonardo Capuano, si esibirà nell’ex cinema Smeraldo. Protagonisti saranno quindi i canti della tradizione alpina. Parteciperanno anche le locali scuole elementari i cui scolari verranno premiati per il miglior logo ideato per il guidoncino del gruppo. A scegliere i vincitori del concorso sarà giuria presieduta dall’artista piacentino William Xerra. Domenica 4 giugno sarà la giornata clou che chiuderà la due giorni alpina di Ziano. Per l’occasione le penne nere daranno appuntamento a tutti alle 9 per l’alzabandiera, con a seguire la coreografica sfilata lungo le vie del paese che per l’occasione saranno vestite a festa. Il corteo sarà animato dai musicisti del corpo bandistico Carlo Vignola. Sempre in mattinata ci saranno la messa con a seguire gli interventi delle autorità e poi pranzo conclusivo insieme. - Mariangela Milani

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09/05/2017

Piacenza partirà alle 13,30 come prima delle sezioni dell’Emilia Romagna

Dal 12 al 14 maggio, da venerdì a sabato, lo sguardo degli alpini di tutta Italia e non solo sarà su Treviso dove andrà in scena l’edizione numero 90 dell’Adunata Nazionale. La città veneta sarà la sede di quella che viene connotata come l’adunata del Piave, il “fiume sacro” alla Patria nelle cui zone si tennero gli eventi più “caldi” della Prima Guerra Mondiale. A Treviso è previsto l’arrivo di 500mila persone, secondo i numeri ormai standard delle adunate nazionali del Nord Italia rivelatisi anche in quella di Piacenza nel 2013. Il programma prevede, come sempre, momenti anche piacentini. In particolare le esibizioni dei cori. Sabato alle ore 21 a Treviso fuori le mura, nella chiesa di San Zeno (via Manzato, 14) andrà in scena il coro Ana Valnure in una serata condivisa con il coro Ana di Arnica (Varese). Sempre sabato e sempre alle ore 21 il coro Ana Valtidone si esibirà a Valdobbiadene, nella chiesa di San Gregorio (via Garibaldi, 8) in coabitazione con le Voci Bianche Green Singers (Treviso) e il coro Ana Monte Cesen (Treviso). Domenica la sezione di Piacenza sfilerà nel quinto settore. Il percorso sarà da viale D’Alviano, attraverso Borgo Cavour, via San Liberale, via D’Annunzio, Piazza della Vittoria, via Cadorna, Corso del Popolo fino a via Toniolo; a seguire lo scioglimento lungo via Santa Margherita, Riviera Garibaldi, via Reggimento Italia Libera. Il presumibile inizio dello sfilamento piacentino è fissato intorno alle ore 13 e 30 ed avverrà dopo la partenza della Protezione Civile del 2º Raggruppamento. Piacenza sarà la prima delle sezioni dell’Emilia Romagna ed aprirà con il celeberrimo striscione della Primogenita. Seguiranno le sezioni di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bolognese Romagnola. Fri.

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09/05/2017

Il poliziotto con la penna nera in bici fino a Treviso

Sono 276 i chilometri che Diego Guerriero affronterà su una bicicletta degli anni Settanta per raggiungere Treviso e l’Adunata. La partenza di Diego, guerriero di nome e di fatto ma di professione poliziotto, è prevista per mercoledì mattina, quando lascerà Piacenza, da solo, per raggiungere, nel giro di una giornata, il Veneto e, in particolare, a piedi, la cima del Monte Grappa, dove si trova il sacrario militare, con uno dei principali ossari della Prima Guerra Mondiale: questo contiene i resti di 22.950 soldati, la stragrande maggioranza dei quali mai identificati e restituiti alle famiglie. Qui Diego intende soffermarsi, prima di buttarsi nell’energia dell’Adunata. «Sono iscritto alla sezione di Piozzano», spiega. «Sono stato alpino, per quattro anni, a Bolzano. Chi è alpino lo è per sempre. Ogni anno, cerco di raggiungere l’Adunata in bici. Per me, è ormai diventato un rituale. Lo spirito di questi eventi, così intensi, mi ricarica per tutto l’anno. Gli alpini sanno trasformare le città, le risvegliano, danno nuova vita». Diego non si ferma mai: solo domenica ha partecipato alla “Piacenza Half Marathon” in una veste del tutto speciale. Ha infatti affrontato la maratona in tandem con il piccolo Filippo, di 12 anni, non vedente: il meteo inclemente non ha permesso loro di terminare tutto il percorso, ma la coppia è riuscita, insieme alla fidanzata di Diego, Cassandra, ad attirare l’attenzione su un progetto di solidarietà importante. Si tratta del “Tandem volante”, che nel giro di un anno ha portato alla donazione di sette tandem ad associazioni che lavorano ogni giorno per supportare le fragilità del territorio. A Treviso, Diego non andrà in tandem ma da solo, per raggiungere gli amici Alpini. E, promette, questo sarà un modo per tornare poi a casa, a Gragnano, ancora più carico della partenza. _Elma.

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09/05/2017

Da trent’anni gli ex guastatori si ritrovano nel segno dell’alpinità

Come dice il testo dell’Inno del Corpo degli Alpini “Dai fidi tetti del villaggio i bravi alpini sono partiti…” così, trenta anni fa, tra il 27 e il 28 aprile del 1987, da Piacenza e dalle sue valli una ventina di piacentini sono partiti perché chiamati al servizio militare di leva con destinazione Codroipo (Udine) - Centro Addestramento Reclute Alpine - Battaglione Vicenza. Non si conoscevano, tutti provenivano da zone diverse della provincia, tutti da scuole e esperienze diverse, tutti con amicizie diverse. Ognuno era solo, anche perché le giornate e gli orari di chiamata erano diversi. Giunti alla Stazione di Codroipo sono stati “prelevati” e portati a piedi o con autocarro ACL al Centro di Addestramento e lì poi mescolati a tanti altri provenienti da zone diverse dell’Italia e destinati a compagnie e a camerate. Il CAR è così trascorso, facendo nuove amicizie e cercando tra i tanti, qua e là, durante il rancio o nelle camerate, l’incontro con un viso piacentino conosciuto, spaesati per quella nuova avventura in cui tutti urlavano, tutti erano in fila, tutti venivano zittiti e rimanevano attoniti. Arrivato il giuramento è arrivata anche la destinazione. Per quella ventina di piacentini l’incarico è stato uno solo e la destinazione identica: guastatore alpino, Compagnia Genio Guastatori Julia, Gemona del Friuli. Il giorno della partenza, a bordo degli autocarri ACL, ecco che i venti piacentini si sono finalmente trovati e conosciuti, tutti provenienti dalla stessa zona, tutti destinati allo stesso destino. Arrivati a Gemona del Friuli hanno trovato una caserma costituita da prefabbricati (la precedente era stata rasa al suolo dal terribile terremoto del 1976), un enorme cortile nel cui mezzo svettava il palo con la bandiera italiana in fiero sventolio e montagne che facevano da sfondo. Il comandante della Compagnia, capitano Agostino Ferrari, li riceve in adunata pomeridiana. Il tenente Silvio Zagli lo segue a distanza. Gli sguardi perplessi e impauriti si incrociavano tra loro: «Dove siamo capitati?» L’impatto era chiaro: la caserma era di tipo “operativo”. Il capitano spiega chi sono i guastatori: «Alpini specializzati nell’attacco e nella difesa di opere fortificate, nel distruggere mezzi corazzati e piazzare e disinnescare ordigni - in tempo di guerra i primi a partire e gli ultimi a tornare – percentuale di morte sul campo 100%. Voi sarete questo, è sicuro!» Infatti, subito a giugno partenza per quindici giorni di campo estivo, al ritorno marce quotidiane con partenza sempre prima dell’alba, addestramento per attacchi e per difesa di postazioni, guardie ai seggi elettorali nelle scuole bergamasche per le elezioni politiche del 1987, addestramento sull’uso di armi e di mine, addestramento sull’uso di esplosivi, addestramento in campi di guerra, predisposizione di campi minati nel Tagliamento, corsi per uso di fuoribordo, corsi per il montaggio di ponti MGB, addestramento continuo per la costruzione di ponti Bailey, costruzione di teleferica, brillamento di un ponte, grandi manovre autunnali “Carnia 87”. Poi il rigido inverno, qualche freddissima guardia notturna, costruzione di nuovi prefabbricati in caserma, costruzione dell’enorme palco per l’inaugurazione della nuova caserma a Venzone. Il 21 aprile 1988 è arrivato il congedo, dopo 12 mesi di servizio. Da allora, ogni anno, quei venti guastatori alpini piacentini, insieme a Nicola da Parma e Placido da Messina, si ritrovano, per una serata a tavola, per ricordare quei momenti vissuti, per rivedere i volti visti tutti i giorni e tutte le freddi notti per un anno intero, per ricordare anche quei volti invece mai più incontrati. Oggi incontrarsi e mantenersi in contatto tra persone anche lontane, “collegati”, sembra cosa ovvia, facile, scontata: ci sono i social network, i messenger. Ma loro, questi guastatori alpini piacentini il servizio militare lo hanno svolto chiamando a casa con il telefono munito di cornetta collegata al filo, dalla cabina, con una manciata di gettoni in mano cambiati al bar, in fila ad attendere il proprio turno. Non c’erano cellulari o smartphone, non c’era nemmeno internet. Hanno riabbracciato la mamma, il papà, la fidanzata, hanno rivisto gli amici dopo 4 o 5 mesi dalla partenza. Fino ad allora solo il gettone, la cabina telefonica, era il filo che una volta alla settimana, se le esercitazioni lo permettevano, li “ricollegava” con ciò che avevano lasciato, con ciò che li aspettava al termine di quello che era “un dovere da compiere”. Anche quest’anno si sono incontrati: venerdì 5 maggio infatti, in un agriturismo piacentino, in convivio hanno rivissuto quei momenti, hanno risvegliato quei sentimenti. Tutti a chiamarsi con i nomignoli di allora (Cico, Max, Cafito, Biondo, Iena, Gheo, Iulia, Maestro, Mec, Rico, ecc…) perché il tempo ha fatto dimenticare loro anche i veri nomi e cognomi, ma non chi sono stati, non cosa hanno vissuto, non chi sono diventati: uomini. Uomini che nel vissuto e nel vivere trasmettono ogni giorno quello che quell’anno di naja nel Corpo degli Alpini con l’incarico di Guastatore ha dato, ha loro lasciato e ne ha segnato per sempre l’esistenza. E’ un fenomeno che si chiama “alpinità”; è quel fenomeno che fa muovere tutte le domeniche decine di persone per le feste di Gruppi, centinaia di persone per le feste Sezionali e migliaia di persone ogni anno per l’Adunata annuale dell’Associazione Nazionale Alpini; che migliaia di persone si mobilitino quando vi è una grave catastrofe, una grave calamità sotto l’insegna di Protezione Civile, ma come Unità dell’Associazione Nazionale Alpini. Tra pochi giorni, l’Adunata di Treviso. Uno di questi piacentini sfilerà tra le penne nere iscritte nella Sezione di Piacenza dell’ANA portando con sé un cuscino su cui appoggerà il cappello di un amico, di un alpino “andato avanti” qualche mese fa, un alpino che anche quest’anno avrebbe voluto sfilare all’Adunata come aveva fatto per tanti anni, come aveva fatto nell’Adunata del 2013 di Piacenza, dopo il tanto prodigarsi per i preparativi, insieme a tanti altri, perché fosse una bella Adunata. Anche questo è essere Alpini, anche questo per un Alpino vuol dire essere uomo. W l’Italia, W gli Alpini!

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06/05/2017

PECORARA - Gli Alpini ringraziano

Egregio direttore, vorremmo ringraziare tutti coloro che con il loro supporto, sostegno e partecipazione hanno contribuito al successo della festa tenutasi il 30 aprile in occasione dell’inaugurazione della sede del Gruppo Alpini di Pecorara. Si ringraziano le autorità militari, le Amministrazioni comunali, provinciali, le associazioni Alpini intervenute. Si ringrazia don Angelo, i gestori dei ristoranti, i componenti la banda del Don Orione, i coristi e tutti coloro che con il loro operato hanno contribuito alla realizzazione dell’evento. Infine un sincero ringraziamento a tutti: gli alunni della scuola, le famiglie, gli amici, la popolazione etc, che con la loro gioia hanno reso lieto questo giorno. Con l’augurio di poterci ritrovare presto tutti insieme! Piero Alabastri segretario Gruppo Ana Pecorara

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05/05/2017

Perino, intitolata agli alpini la strada che guarda al Trebbia

Perino mostra la sua riconoscenza nei confronti degli alpini e dedica loro una strada. Infatti, nei giorni scorsi è stata inaugurato il viale degli Alpini, sito nei pressi del Trebbia, laddove le penne nere, non molto tempo fa, hanno sistemato una recinzione in legno per proteggere la zona pedonale da quella del fiume sottostante. Un viale meritato a tutto tondo, anche perché il Gruppo Alpini di Perino non manca mai di dimostrare la propria presenza con attività volte al sociale sia grazie alle feste da loro organizzate sia agli eventi benefici che portano la loro firma. «Siamo molto felici – ha dichiarato il capogruppo degli Alpini di Perino, Luciano Mazzari – per questo dono che l’Amministrazione comunale ci ha fatto. La richiesta l’avevamo inoltrata durante la precedente amministrazione, ora però è arrivata all’attenzione del sindaco e della sua giunta ed è stata realizzata. Ci fa piacere, soprattutto, perché ci sembra un bellissimo riconoscimento per i nostri impegni che portano allegria nel paese, ma anche opere utili e pratiche come può essere un contributo laddove questo manca». L’intitolazione della strada è avvenuta durante una festa organizzata per le vie del paese animata dalla Fanfara degli Alpini della Valnure, guidata da Edo Mazzoni, alla presenza dei gruppi degli Alpini della provincia di Piacenza, e delle autorità come il presidente degli Alpini, Roberto Lupi, il vicepresidente, Gianluca Gazzola, il sindaco di Coli, Luigi Bertuzzi, il sindaco di Travo, Ludovico Albasi. Domenica scorso gli appassionati hanno potuto reincontrare le penne nere a Macerato. Dopo la messa delle 15 e la processione con la deposizione della corona ai caduti, è seguita un’ottima merenda offerta da Aspi di Macerato. Sempre a firma degli Alpini di Perino è il viaggio per l’Adunata nazionale a Treviso, nei giorni di 13 e 14 maggio, con la possibilità di aderirvi a entrambe le giornate oppure a solo una di esse, previa prenotazione. IrinaTurcanu

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04/05/2017

Due mesi dedicati alla Grande Guerra: cori, dipinti, film e balletti

Entra nel vivo sabato, e si prolungherà fino a fine maggio con diversi appuntamenti, la rassegna dal titolo “L’altra faccia della Grande Guerra” che il gruppo Alpini di Sarmato organizza in paese in occasione del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale. Si tratta di una serie di appuntamenti celebrativi che comprendono arte, mostre, spettacoli teatrali, concerti e proiezioni di film. La manifestazione è realizzata in collaborazione con il Comune, la biblioteca, l’Anspi San Giovanni Bosco e il Museo del Cinema di Torino. Si comincia sabato sera, alle 21 nella sede degli Alpini di via San Rocco, con l’esibizione del “Famoso Coro di Cantù” che presenterà lo spettacolo “1915-1918. Non solo Guerra”. Il gruppo attraverso i suoi canti – accompagnati da fotografie e filmati dell’epoca – riporterà l’attenzione sul primo conflitto mondiale, visto specialmente da chi, come madri o mogli, ha dovuto sopportare la guerra lontano dal fronte, nei paesi e nelle case, nella speranza di un ritorno del proprio caro. Si proseguirà poi venerdì 19 maggio, alle 19.30, con l’inaugurazione della mostra “Ritratti di gruppo di soldati senza armi” con l’esposizione dei dipinti monumentali di grandi dimensioni del pittore Sergio Bollani mentre alle 21 gli studenti del liceo Cassinari di Piacenza presenteranno il balletto “Parade”. La mostra resterà aperta dal 20 al 28 maggio ogni sabato e domenica dalle 10 alle 19 e su appuntamento nei giorni feriali. Non solo: sabato 20 maggio ecco una delle “chicche” della rassegna, la proiezione del film muto “Maciste Alpino” del 1916 , concesso dal Museo Nazionale del Cinema di Torino che lo ha restaurato proprio nel 2014. Infine la rassegna si chiude il 21 maggio, alle 21, con il coinvolgente spettacolo musicale e teatrale “1914-1918. Note dal fronte” realizzato dalla Post Scriptum Orchestra. E, in questo caso, la prospettiva sarà dalla parte dei giovani soldati costretti a combattere in trincea. C.B.

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03/05/2017

Le penne nere di Pecorara hanno finalmente una “casa” tutta per sé

Gli alpini di Pecorara hanno una casa tutta loro, in alcuni locali dell’ex Consorzio Agrario rimessi a nuovo e inaugurati alla presenza, tra gli altri, di alcuni scolari che in omaggio alle penne nere ha intonato canti di montagna. Nella nuova sede, «la baita dove i nostri valori si devono sempre più rinforzare» ha detto il presidente della sezione provinciale Roberto Lupi, troneggia l’affresco di un grande cappello alpino. E’ opera di Carluccio Parolini, che ha contribuito all’allestimento della nuova sede e a cui le penne nere hanno riservato un piccolo omaggio. Quella inaugurata nell’ex Consorzio è la prima sede degli alpini di Pecorara. «Prima – ha spiegato il capogruppo Andrea Parolini – ci trovavamo in casa di qualche associato o nei locali pubblici». Per l’inaugurazione s’è radunata un piccola folla di autorità, tra cui il colonnello Antonio Esposito che ha portato il saluto della Brigata Alpina Julia. Al termine le penne nere hanno omaggiato le autorità e alcune persone, tra cui Parolini e Gisella Bertola, che a vario titolo hanno contribuito all’allestimento della sede e all’organizzazione della giornata inaugurale._M.M.

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29/04/2017

Alpini: nel 2018 la Festa Granda a Carpaneto

Quest’anno il Gruppo Alpini di Carpaneto festeggia i 91 anni di formazione e si sta preparando per l’importantissimo appuntamento del 2018: Carpaneto ospiterà infatti la tradizionale “Festa Granda”, ovvero il raduno provinciale delle penne nere. Ma l’associazione, che conta 129 iscritti e ha sede in via Patrioti, già da quest’anno farà “prove” di raduno partecipando ad esempio all’adunata nazionale del 14 maggio a Treviso con due pullman. Inoltre, in continuità con quanto organizzato nel triennio della ricorrenza della Grande guerra, anche quest’anno sarà programmata una serata a tema con data ancora da destinarsi e il 18 giugno verrà effettuata una visita al Sacrario di Redipuglia (chi volesse aderire può contattare le penne nere locali). Già celebrata, invece, la festa annuale dell’associazione: lo scorso 19 marzo erano presenti tante autorità, tre vessilli nazionali e 38 gagliardetti in rappresentanza di altrettanti gruppi alpini. Per chi volesse avvicinarsi al gruppo o saperne di più, ogni giovedì alle 20,30 in sede è in programma una riunione associativa. _Fa. Lun.

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28/04/2017

Alpini generosi per il laboratorio di immunogenetica

Un frigorifero per la conservazione dei campioni di DNA, una borsa di studio e un progetto futuro sugli anticorpi anti-HLA. Si rinnova la collaborazione tra la sezione Alpini di Piacenza e l’attività della equipe del laboratorio di immunogenetica guidata dalla biologa Angela Rossi, nata in occasione dell’Adunata Nazionale del 2013. Ieri mattina, nella sala delle Colonne dell’ospedale, il personale del laboratorio ha incontrato una rappresentanza delle penne nere per illustrare quanto realizzato finora grazie alle donazioni. Il connubio è appunto iniziato nel 2013, quando gli Alpini hanno donato 2200 euro all’Ausl di Piacenza per l’acquisto di un frigorifero/congelatore per la conservazione di reagenti e di campioni di DNA (archivio dei pazienti sottoposti a trapianto di midollo osseo). Nel 2015 sono stati poi donati, attraverso l’ADMO, altri 2mila euro come borsa di studio per il progetto di tesi della dottoressa Samantha Guidotti, allora specializzanda in Patologia Clinica all’Università di Pavia. La collaborazione proseguirà con un nuovo progetto sullo studio del profilo degli anticorpi anti-HLA nei pazienti candidati al trapianto di midollo osseo e nei loro donatori. “Siamo fieri di continuare a sostenere il laboratorio – ha detto Bruno Plucani, presidente degli Alpini al tempo dell’Adunata – perché ci permette di tenere fede al nostro motto onorare i morti aiutando i vivi”. Come hanno aggiunto Daniele Vallisa, direttore di Ematologia, e Agostino Rossi, direttore del Servizio Immunotrasfusionale, “il laboratorio offre, fin dal 1999, tutti i tipi di trapianti per le varie cure” - Gabriele Faravelli

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22/04/2017

La mostra sul Guercino ci aiuti a fondere l’“alpinità” con la “piacentinità”

Egregio direttore, intervistato da “Telelibertà”, un alpino col sole stampato in volto mi ha messo nell’orecchio un termine che non avevo mai sentito prima. Ha parlato della “alpinità”. Quando poi mi sono chiesto se fosse possibile coniugare l’alpinità con la piacentinità, ho pensato che il tandem sarebbe di sicuro successo. Ma come si acquisisce l’alpinità? Mi piacerebbe averla, anche se temo che se uno non ce l’ha non se la può dare. Insomma, bisogna essere alpini per possederla. Loro però sono in grado di veicolarla e trasmetterla a quanti non la posseggono i quali, se sono disposti a cucirsela addosso, possono andarvene fieri anche senza poter indossare l’inconfondibile cappello. Quello no, non si può portarlo abusivamente. Una cosa è certa: l’alpinità l’ha acquisita la città di Piacenza dopo aver vissuto la memorabile adunata nazionale del 2013. Sono sicuro che proprio in virtù di quell’esperienza Piacenza stia coraggiosamente imparando a “lasciarsi andare”. Proprio così, a lasciarsi andare rinunciando ad essere rinunciataria per tema di sfigurare, di non essere all’altezza, di fare qualche passo falso. Già si dice che l’evento “Guercino” stia assumendo i felici contorni della grande adunata alpina del 2013, anche se si potrebbe fare di più per accogliere meglio i visitatori, per farli sentire più a loro agio soprattutto nelle giornate domenicali, per far sì che non respirino aria troppo provinciale. Quando erano venuti, gli alpini non si erano limitati a invadere gioiosamente la città. Si erano dati da fare per ridare dignità a talune zone ripulendole di tutto punto e facendoci capire che per amare il bello, il verde, l’ordinato, il sano, il salubre, il solidale non occorre affidarsi agli estri dell’ideologia. Basta essere dotati di alpinità. Questo lo abbiamo capito un po’ tutti. Ora si tratta di fondere alpinità con piacentinità. Non mi dispiacerebbe se tutti gli alpini che vengono a Piacenza per il “Guercino” visitassero la mostra al Farnese e soprattutto salissero la cupola del Duomo indossando il cappello più amato dagli italiani. Sarebbe questo un segnale che la fusione è vicina. Alessandro Prandi Piacenza

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22/04/2017

Le penne nere sfilano al ritmo della fanfara

La sezione Ana-Associazione nazionale alpini di Calendasco domani,dalle ore 10, organizza un ritrovo con ammassamento presso il Comune, alzabandiera, santa messa nella chiesa parrocchiale del paese, sfilata nel borgo, deposizione corona di alloro alle scuole e consueti discorsi di rito. La sfilata sarà accompagnata dalla pittoresca fanfara dell’Ana provinciale. Nei mesi scorsi, fra l’altro, gli alpini si erano distinti per aver organizzato feste e simpatici momenti di ritrovo vivacizzando, così , la vita del borgo rivierasco. Poi per aver, in particolare, apportato migliorie ai servizi igienici del cimitero comunale del capoluogo dove, nei giorni scorsi, hanno pure tagliato le erbacce. Inoltre numerosi alpini hanno di recente portato la loro allegria e la loro voglia di fare alla “Orizzonti sereni”, casa protetta per anziani con sede a Calendasco. Qui hanno infatti ripreso gloriose canzoni del loro illustre repertorio fra cui la sempre suggestiva “Signore delle Cime”. Erano presenti Filippo Battù, presidente sezione Ana di Calendasco, e alpini anche da Piacenza. _

Fabio Bianchi

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16/04/2017

Protezione civile Ana, dieci nuovi volontari

Con i dieci nuovi volontari che hanno appena terminato il corso base sale a quota 75 unità il piccolo esercito della Protezione civile degli alpini piacentini. Si tratta di volontari attualmente già pronti per essere operativi inquadrati all’interno della grande famiglia dell’Ana (Associazione nazionale alpini). «Il corso base comprende il corso sicurezza, il corso sul sistema protezione civile regionale e nazionale, il primo corso radio» spiega Maurizio Franchi, coordinatore sezionale della Protezione civile Ana. I volontari, che hanno sostenuto apposite visite mediche, dovranno affrontare nelle prossime settimane il corso per il montaggio tende. «La Protezione civile Ana ha il compito di allestire e gestire il campo tendato regionale - osserva Franchi - dunque è necessario che tutti i nostri volontari sappiano svolgere l’operazione». Successivamente vi saranno due corsi di specializzazione obbligatori: il corso radio avanzato e quello anti incendio boschivo tenuto dall’Ana nazionale. Facoltativa la partecipazione al corso idro, studiato per affrontare le emergenze idrogeologiche. Oltre ai dieci che hanno terminato il corso base ci sono sette volontari che stanno finendo il corso anti incendio boschivo ed entro il mese partirà un corso per l’uso dei mezzi fuoristrada. «Dei 75 volontari di Protezione civile Ana il 60 per cento sono alpini in congedo, il rimanente Amici degli alpini» spiega Franchi. Si può entrare nell’Ana anche se non si è svolto il servizio militare tra le penne nere; è necessario condividere i valori del Corpo e ci si iscrive tra gli Amici. Per accedere alla Protezione civile è necessario, prima dei corsi, un anno di vita sezionale. Fino a ieri volontari della Protezione civile Ana erano impegnato nello spegnimento di un incendio boschivo a Pecorara. In tutto il 2016 hanno messo a disposizione il proprio tempo impiegando un totale di 1.359 giorni/uomo.

Federico Frighi

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09/04/2017

Caduti, a Palazzo Gotico per non dimenticare

«Stiamo vivendo giorni tragici, dopo duemila anni l’uomo continua a trovare un motivo per uccidere altri esseri umani. E invece dovremmo ricordarci che il bello della vita è donarla agli altri, mai toglierla». Don Stefano Garilli, cappellano degli Alpini, ha usato queste parole nel corso della santa messa nella basilica di San Francesco nel giorno della commemorazione dei caduti e dei dispersi di tutte le guerre. Celebrazione che si è aperta con il messaggio inviato da Rodolfo Baggi (Associazione nazionale famiglie caduti e dispersi in guerra): «Questa giornata, nel ricordare la sofferenza, mantiene in vita la memoria del passato con la ferma consapevolezza di essere contro ogni forma di violenza». Terminata la messa, la celebrazione è proseguita al Sacrario dei Caduti sotto le arcate di Palazzo Gotico con l’alzabandiera e la deposizione delle corone d’alloro. Due le croci al merito di guerra che sono state consegnate: a Guido De Gaspari internato nel campo di Basianovka dove è deceduto il 23 marzo del ‘43 e a Pasquale Biselli catturato dai russi e deceduto nel maggio del ‘43 per poi essere sepolto in una fossa comune a Kamescovo. Le croci al merito sono state consegnate dalle autorità civili e militari, rispettivamente, alla sorella Bianca e alla nipote Marisa. Un mazzo di fiori è stato invece consegnato al prefetto Anna Palombi da parte dell’emozionantissimo alpino Elio Draghi, classe 1920. «Ricordiamo la battaglia di Nikolaevka, l’orgoglio nazionale e lo spirito di sopravvivenza dei nostri uomini che infuse loro la forza straordinaria per costringere i russi alla ritirata, ricordiamo l’enorme sacrificio degli Alpini, quello della Croce Rossa e dei cappellani militari per ricordare i caduti e i dispersi di tutte le guerre- ha detto il generale Eugenio Gentile - ricordiamo per dire ai giovani che senza libertà non si vive, al massi- Un momento della celebrazione della giornata della commemorazione dei caduti e dei dispersi di tutte le guerre FOTO LUNINI mo si vegeta, ricordiamo per dire alle famiglie e alla Scuola che senza l’insegnamento di valori come altruismo e solidarietà, la società è vuota». Il generale Tommaso Petroni del Polo di Mantenimento Pesante Nord ha sollecitato: «Preserviamo il ricordo del sacrificio perché sia patrimonio della realtà odierna per mantenere vive le radici di eroismo e amore verso la Patria. Costruiamo ponti e non confini». Il sindaco Paolo Dosi ha sottolineato: «il nostro impegno morale e civile per la pace è il modo più significativo per celebrare chi non ha fatto più ritorno».

Nicoletta Novara

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04/04/2017

Protezione civile, il Polo logistico nazionale torna a Piacenza

Il Polo logistico nazionale di Protezione civile ritorna a Piacenza, dopo quattro anni di assenza. Nascerà, a metà del 2018, a Montale, in via Gabriele Villani. Sfuma, quindi, la prospettiva di dare vita nell’aeroporto di San Damiano al nuovo Centro, che dal 2008 al 2013 aveva trovato casa nell’ex Consorzio agrario di Piacenza, prima dell’indisponibilità degli immobili. Ieri mattina, però, in via Villani, alla presentazione dell’area del futuro Polo logistico, terminati gli interventi di rito, il presidente della Provincia, Francesco Rolleri, ha chiesto al capo del Dipartimento di protezione civile nazionale, Fabrizio Curcio, presente sul posto, di effettuare un sopralluogo a San Damiano per valutare la possibilità di creare un “hub” (un centro) della Protezione civile nazionale ancora più ampio: questo vedrebbe, da un lato, il deposito di via Villani come centro raccolta materiali e volontari, e, dall’altro, l’aeroporto di San Damiano al servizio della Protezione civile come trasporto aerei, contemplando dunque una convivenza di attività militari e civili. Aeroporto militare, scalo merci e hub della Protezione civile, tutto in uno, nella speranza di veder ripartire così , con questa nuova spinta, i lavori per la realizzazione della tangenziale di San Polo, ferma al 33 per cento dei lavoratori ormai da anni. La proposta avanzata da Rolleri potrebbe, in un colpo solo, evitare il conflitto politico con chi, da San Giorgio, da mesi, chiede venga almeno studiata la prospettiva di San Damiano come polo di protezione civile (c’era stata una mozione unanime del consiglio comunale), e tentare una strada per l’aeroporto, la cui situazione, ad oggi, sembra completamente impaludata, dopo gli entusiasmi e gli incontri di ottobre. L’assessore regionale alla Protezione civile, Paola Gazzolo, ha motivato il perché della scelta di via Villani, dove il Polo sarà di 10mila metri quadrati di superficie, di cui 4mila saranno occupati da un capannone, all’interno del quale ci sarà spazio per 150 container con tende, condizionatori, impianti per i campi di accoglienza, 450 ceste metalliche per tende, 24 torri fari carrellate, 8 generatori carrellati, 230 bancali con accessori. Ma non solo. Al suo interno, ci sarà spazio, soprattutto, nelle intenzioni annunciate ieri mattina, per la formazione, a livello nazionale, della Protezione civile, per attività educative per le scuole, per i cittadini, oggi sempre più coinvolti, loro malgrado, in maxiemergenze. «Via Villani è vicinissima all’autostrada», ha spiegato Gazzolo. «La scelta è frutto di un attento percorso di condivisione, sia con il Coordinamento di protezione civile, che con le istituzioni, i volontari. Le risorse, grazie all’accordo del Comune e del pubblico-privato (il terreno è di proprietà di Alberto Fioruzzi, che i presenti hanno ringraziato, ndc), sono già disponibili, e, a queste, la Regione aggiungerà un milione di euro. Non si deve attendere, è una scelta strategica». Entro giugno sarà completato l’iter di cessione, a palazzo Mercanti, dell’area a Montale in cui sorgerà il Polo. La consegna della costruzione del capannone è prevista già entro la fine del 2017.

Elisa Malacalza

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01/04/2017

Per i caduti in guerra 160 stele lungo il viale delle Rimembranze

Hanno ritrovato la loro giusta e definitiva collocazione le 160 stele che riportano i nomi dei caduti in guerra carpanetesi. La sezione locale degli alpini, con il capogruppo Aldo Rigolli, in accordo con l’amministrazione, ha provveduto al loro posizionamento, andando a mettere un altro tassello utile per il completamento del Viale delle Rimembranze, che è stato interessato da un grande progetto di riqualificazione. Tra queste stele si possono ricordare, oltre a quella del Milite Ignoto, Ettore Rosso e Alessandro Casali che sono stati insigniti della medaglia d’oro, oltre a Filippo Scotti Douglas, gli antenati del quale, furono i Signori di Carpaneto per oltre quattro secoli. Sono state posizionate ad una distanza di 2 metri e mezzo l’una dall’altra, lungo tutto il viale che, dal centro del paese porta al cimitero, è lungo circa 500 metri e ha, lungo il suo percorso, oltre all’irrigazione automatica, una settantina di tigli e, al centro dell’aiuola, arbusti della varietà “Pallon di Maggio” che formeranno una siepe a verde perenne. Gli alpini hanno anche annunciato che presto, appena ne troveranno uno adatto, posizioneranno all’inizio del viale, nei pressi del cimitero, un cippo commemorativo. Erano presenti al momento della posa delle stele, il sindaco Gianni Zanrei, accompagnato dal vicesindaco Anna Buonaditta. L’inaugurazione ufficiale avverrà il 25 aprile e nell’occasione saranno consegnati gli attestati ai cittadini che hanno aderito all’iniziativa “Adotta un Albero”. Si chiedeva ai cittadini di adottare uno dei tigli donando una simbolica cifra di 150 euro per contribuire in parte al costo dell’albero. Adesioni e altre sono ancora possibili: qualcuno li ha dedicati alla memoria di propri cari , alcuni sono stati adottati da aziende o associazioni. Per informazioni rivolgersi al Comune di Carpaneto, ufficio Appalti- Contratti-Espropri, o telefonare al numero 0523 853705 (mail ad appalti@ comune.carpaneto.pc.it). _ Fa. Lun.

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01/04/2017

Adunata alpina per Piacenza ed il Guercino

Aria alpina oggi per Piacenza e il Guercino. Sono una cinquantina gli ex presidenti delle Sezioni Alpini italiane che si ritrovano oggi nella loro assemblea annuale. Tutti (o quasi) i cosiddetti “past president”, pur arrivando da varie parti d’Italia, hanno qualcosa in comune: l’aver partecipato, come presidenti delle loro sezioni, all’Adunata Nazionale di Piacenza nel 2013. Ecco dunque un buon motivo per celebrare all’ombra del Gotico (in questo momento del Guercino) l’adunata annuale dei presidenti emeriti. Il convegno si terrà dalle ore 10 e 30 alle 12 nello spazio mostre del Farnese. Gli ex presidenti saranno accolti dal piacentino Bruno Plucani (il presidente dell’Adunata nazionale) e dagli altri ex di sezione piacentini: Carlo Fumi ed Aldo Silva. Ad aprire i lavori saranno i saluti del sindaco Paolo Dosi e dell’assessore alla cultura Tiziana Albasi. Quella di Piacenza rappresenta la terza adunata nazionale degli ex presidenti, una consuetudine nata proprio all’indomani delle Adunate nazionali Ana di Piacenza e di Pordenone. Al termine dei lavori le penne nere visiteranno le collezioni di Palazzo Farnese e naturalmente la mostra del Guercino. Dopo di che li aspetta un pranzo in un ristorante del centro città. «Oltre ad un’occasione per ritrovarci - spiega Plucani - e rinsaldare lo spirito alpino, sarà anche un’occasione per visitare la nostra città e ricordare la simpatia che i piacentini hanno avuto nei confronti degli alpini ai tempi dell’Adunata nazionale». I partecipanti sono attualmente 46 e arrivano da tutta Italia. In particolare dalle sezioni Ana di Bolzano, L’Aquila, Udine, Trieste, Torino, Modena, Monza, Renato Zuliani della sezione Francia, poi Varese, Omegna, Intra, Como, Sondrio, Venezia, Imperia, Cividale, Salò, Milano, Parma, Lecco, Vicenza, Bergamo, Domodossola, Savona, Feltre, Valsesia, Genova, Vittorio Veneto, Verona, Belluno, Reggio Emilia, Bolognese-Romagnola, Vercelli, Ceva, Brescia, Cremona, Biella, Mondovì, Abruzzo, Asiago, Conegliano. Ci saranno anche due presidenti nazionali Ana emeriti: Beppe Parazzini e Corrado Perona. Quest’ultimo era il numero uno dell’Ana ai tempi dell’Adunata nazionale di Piacenza, fino appunto al 2013.

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31/03/2017

Per Amatrice gli aiuti da Vigolzone grazie agli alpini

Gli alpini del gruppo di Vigolzone hanno recentemente consegnato alle penne nere di Amatrice materiale utile alla vita quotidiana della popolazione terremotata. In occasione della commemorazione dell’anniversario della battaglia di Nikolajewka, che ogni anno il gruppo alpini di Vigolzone celebra a febbraio in collaborazione con la sezione provinciale A.N.A, il capogruppo Romano Mariani e i suoi consiglieri hanno deciso di organizzare una raccolta di capi di abbigliamento, calzature, coperte e altro materiale per le esigenze degli abitanti dei paesi del centro Italia colpiti dal sisma dell’agosto scorso. L’iniziativa è stata accolta molto favorevolmente dai commercianti, dagli artigiani, dalle aziende e dai privati vigolzonesi che hanno partecipato acquistando e offrendo con generosità merce nuova di ogni tipo. Per incentivare la partecipazione all’iniziativa benefica, per esempio, Paola Fugazza, titolare di un esercizio in centro paese, ha proposto abbigliamento in stock, coinvolgendo anche i suoi rappresentanti. «Abbiamo avuto un ottimo riscontro – osserva -. In tanti hanno aderito e acquistato per la causa benefica e soprattutto perché avevano fiducia negli alpini, che il materiale cioè arrivasse a destinazione a chi aveva realmente bisogno». Raggiunto un ragguardevole quantitativo, Romano Mariani, Mario Cavanna e Renato Giraldi lo hanno caricato sull’automezzo e hanno raggiunto Amatrice dove li attendeva l’amico Fabio D’Angelo, capogruppo alpino del borgo devastato dal terremoto, che ha provveduto a prendere accordi con la locale Croce Rossa, responsabile della distribuzione. «L’accoglienza è stata molto calorosa ed emozionante - racconta Mariani-. Ci siamo sentiti coinvolti dalla genuina ospitalità e dalla gratitudine dimostrata da tutti. Penso che ritorneremo presto ». Gli alpini hanno dimostrato la loro proverbiale solidarietà, fedeli al loro motto ‘Onorare i morti aiutando i vivi’._N.P.

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30/03/2017

Perino dedica un viale agli alpini

Anche Perino avrà una via intitolata agli alpini, per l’esattezza un viale: è il percorso che muove dalla baita della piazza e conduce al campeggio costeggiando il fiume Trebbia. L’inaugurazione è fissata per domenica 2 aprile in occasione della Festa alpina dell’Alta Valtrebbia. Il taglio del nastro è affidato al sindaco Luigi Bertuzzi, al presidente provinciale degli alpini Roberto Lupi e al presidente del gruppo di Perino Luciano Mazzari, che da tempo chiede l’intitolazione di un luogo al corpo più amato dell’esercito italiano. «Più volte e a diverse amministrazioni, almeno da una decina d’anni, chiediamo attenzione verso il nostro operato a beneficio della comunità con una dedica pubblica - spiega soddisfatto il presidente del gruppo Mazzari -, e in accordo con i gruppi dell’alta Valtrebbia, che sono oltre a noi Mezzano Scotti, Coli, Marsaglia, Bobbio e Ottone, abbiamo deciso di organizzare anche una grande festa ogni anno in una località diversa, quest’anno tocca a noi per salutare la dedicazione ». E’ prevista la partecipazione di circa 400 penne nere e della fanfara degli alpini diretta dal maestro Edo Mazzoni che sfilerà per le vie del paese. Il ritrovo è previsto alle ore 9.30 in Piazza dell’Unione Montana Valli Trebbia e Luretta; seguiranno l’alzabandiera, la benedizione del Viale degli Alpini, alle 11 la santa messa, la deposizione della corona ai caduti, gli interventi delle autorità, infine il pranzo (previa prenotazione al capogruppo Mazzari). Formatisi il 15 ottobre 1872, gli alpini sono il più antico corpo di fanteria da montagna attivo nel mondo, originariamente creato per proteggere i confini montani settentrionali dell’Italia _Maria Vittoria Gazzola

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28/03/2017

Alpini in visita ai nonni della casa protetta

Numerosi alpini di Calendasco ha fatto visita alla casa protetta per anziani “Orizzonti sereni” portando la loro allegria e voglia di fare ed eseguendo canti del loro repertorio, tra cui “Signore delle Cime”. Presenti il presidente della sezione Ana (Associazione nazionale alpini) di Calendasco Filippo Battù, penne nere locali e componenti della sezione Ana di Piacenza, fra cui il vice presidente Pier Luigi Forlini e il consigliere di zona Luigi Mercori. Ha dato il suo contributo del maestro Dino Capuano. E’ seguito un momento conviviale. Nei mesi scorsi gli alpini hanno organizzato feste e momenti di ritrovo vivacizzando la vita del paese. E si sono impegnati ad apportare migliorie ai servizi igienici del cimitero di Calendasco._F.B.

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27/03/2017

I caduti di Agazzano adesso hanno un volto e una storia

I nomi dei giovani soldati agazzanesi che morirono durante la Prima Guerra Mondiale non sono più solo una scritta impressa su di una lapide. A 43 di loro, su circa cento, gli alunni delle scuole medie di Agazzano hanno dato un volto, ne hanno ricostruito storia, età, professione, il modo in cui perirono e anche dettagli fisici commoventi che ne restituiscono la dimensione umana. La ricerca è stata condotta a scuola, nelle ore di un laboratorio storico condotto dalla docente Anna Maria Tramelli, durante il quale 15 alunni di classi differenti hanno condotto una ricerca certosina. Partendo dai nomi impressi sulla lapide del monumento ai caduti di piazza Europa i giovani, appoggiandosi anche all’Archivio di Stato, hanno recuperato per 43 di loro i rispettivi ruoli matricolari, riuscendo a ricostruire la storia dietro ad ognuno di essi. Una storia che i giovani alunni hanno immaginato che quei giovani soldati caduti raccontino in prima persona. «Un nome in sé non dice nulla, ma grazie al foglio matricolare abbiamo ricostruito l’identità dietro a quei nomi» ha spiegato la docente che sabato ha coordinato i ragazzi durante una serata organizzata al centro parrocchiale di Agazzano in occasione delle festa del locale gruppo alpini. Tre di quei 43 soldati erano infatti alpini agazzanesi e le loro vicende sono state ripercorse durante l’evento che ha aperto i festeggiamenti conclusisi ieri con le celebrazioni di piazza. L’annuale raduno, animato dalla banda Carlo Vignola e dalla Schola Cantorum, è stato il momento per dire “grazie” agli alpini agazzanesi di più lungo corso a cui il capogruppo Emanuele Boccellari ha consegnato una targa. Sono Italo Ferrari, Albino Tagliaferri, Elio Sgorbati, Ettore Girometta, Emilio Gazzola. «Vantano una media di circa 60 anni di militanza in questa sezione» ha spiegato il capogruppo. «Due giorni intensi durante i quali i nostri alpini comunicano alle nuove generazioni valori che uniscono» ha detto il sindaco Mattia Cigalini durante le orazioni conclusive cui hanno assistito penne nere in arrivo da tutto il nord Italia, associazioni e tanti semplici cittadini. Il presidente della sezione provinciale Roberto Lupi ha ricordato il grande cuore delle penne nere, grazie a cui nelle zone terremotate presto saranno costruiti 4 centri polifunzionali «segno tangibile di speranza» ha concluso.

Mariangela Milani

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26/03/2017

Penne Nere, un’anima sempre più forte

Dall’adunata nazionale degli Alpini, nell’ormai lontano 2013, i piacentini si sono sempre più innamorati della simpatia e del grande cuore delle truppe da montagna dell’Esercito Italiano. A Calendasco le Penne nere hanno ricostituito il gruppo comunale lo scorso anno, il 16 aprile 2016, e da allora hanno messo in campo un ricco programma di iniziative. A gennaio, in occasione della festività di Sant’Agnese, patrona dei barcaioli, hanno cucinato pesce fritto per tutti i buongustai. La stessa proposta culinaria si ripeterà per tutta la giornata di oggi allo stand dell’associazione, allestito in piazza Bergamaschi. Da mattina a sera, le friggitrici lavoreranno senza sosta per soddisfare tutti gli avventori desiderosi di gustare un assaggio originale, impossibile da saltare per chi frequenta la Fiera del Po. D’altronde i volontari dell’associazione hanno già dimostrato una certa dimestichezza con la cucina: in occasione del primo novembre, hanno preparato la classica polenta distribuita a tutta la popolazione. Ampia anche l’attenzione alle attività culturali e ricreative, tra le quali l’esibizione del coro Ana della Val Tidone presso la casa di riposo “Sereni Orizzonti” e, lo scorso 7 gennaio, del Coro Valnure in chiesa a Cotrebbia. «Finora il nostro gruppo è composto da una ventina di soci, ma l’auspicio è di crescere ulteriormente in futuro », spiega il Presidente Filippo Battù. «Siamo soddisfatti delle iniziative finora intraprese, dopo la ricostituzione del sodalizio: l’orgoglio è quello di portare alti i valori delle Penne nere, a partire dalla solidarietà». Passata la Fiera, un altro importante appuntamento attende gli Alpini di Calendasco: i festeggiamenti per il loro primo compleanno. I preparativi sono iniziati e già si preannuncia un evento da non perdere

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25/03/2017

Prove generali di Festa Granda per gli alpini di Carpaneto

Si scaldano i motori per il prossimo anno, nel 2108 infatti la “Festa Granda” degli alpini piacentini sarà ospitata da Carpaneto. Nel frattempo la festa locale ha avuto una grande partecipazione. Presenti i gonfaloni comunali di Carpaneto e di Cercino, paese della Bassa Valtellina il cui Gruppo Alpini è gemellato, i Vessilli delle Sezioni Ana di Piacenza, Genova e Valtellinese, i vessilli dell’Istituto del Nastro Azzurro e di alcune Associazioni, oltre ad una quarantina di gagliardetti. La giornata è iniziata con la sfilata, preceduta dalla Fanfara Sezionale, al monumento per l’alzabandiera per poi raggiungere la chiesa parrocchiale per la Santa Messa, officiata da Don Giuseppe Frazzani, che proprio il 19 marzo ha celebrato il 45 di sacerdozio. Nel corso della messa il parroco ha rivolto un ringraziamento ed un affettuoso saluto a Giorgio Catoni, alpino carpanetese missionario laico in Chiapas (Messico). Il capogruppo Aldo Rigolli ha recitato la preghiera dell’alpino, “Il Signore delle Cime” è stata eseguita dal Coro San Fermo. Preceduti dalla Fanfara diretta dal Maestro Edo Mazzoni, al monumento dei caduti, si è svolta una toccante cerimonia di chiamata alla bandiera dei caduti Luigi Barani e Giovanni Foppiani, ai quali recentemente sono state dedicate due vie del paese.La deposizione di una corona di alloro e gli onori ai caduti, sono stati seguiti dai discorsi del capogruppo Rigolli, del sindaco Gianni Zanrei, del presidente della sezione Ana Valtellinese, Gianfranco Giambelli, del Presidente della sezione Ana di Piacenza, Roberto Lupi e del revisore nazionale Ana, Roberto Migli, che ha tenuto l’allocuzione ufficiale. Nel chiostro del Municipio è avvenuta la premiazione degli alunni di terza media Gabriele Braceschi, Giorgia Dreni, Jessica Fontana, Sara Meli, Alessia Moreschini e Ambra Ongeri, vincitori dell’ottava edizione della borsa di studio intitolata all’alpino Italo Savi che la figlia, Dr.ssa Daniela, mette in palio ormai da otto anni. È stata anche consegnata una targa al sindaco Zanrei che a breve terminerà il suo mandato.

Fabio Lunardini

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17/03/2017

Dagli Alpini 25mila euro per aiutare i terremotati

Quando la popolazione chiama gli alpini rispondono presente. Non è solo uno slogan da portare in sfilata per l’Adunata nazionale - la prossima è a Treviso dal dal 12 al 14 maggio - ma una realtà consolidata oltre che certificata anche in provincia di Piacenza. In questo caso la chiamata era per il terremoto del Centro Italia. «La nostra Sezione, grazie ai vari Gruppi Alpini del territorio - osserva il presidente Roberto Lupi - ha contribuito con oltre 25 mila euro. La raccolta, che continua, è stata effettuata attraverso i Gruppi che in alcuni casi sono stati aiutati anche da privati». La generosità delle penne nere piacentine andrà a confluire nel calderone dell’Ana nazionale. «Al 2 marzo la somma raccolta dagli alpini di tutta Italia - evidenzia Lupi - era di oltre 1,2 milioni di euro (nel frattempo è ulteriormente cresciuta perché la sottoscrizione è ancora aperta), grazie alle offerte delle Sezioni e dei Gruppi Alpini e, circa la metà, grazie al contributo di tantissimi cittadini che, ancora una volta, hanno dimostrato la fiducia che nutrono negli Alpini». In seguito a vari sopralluoghi sono stati individuati quattro interventi, uno per ognuna delle Sezioni Ana direttamente coinvolte nelle zone terremoto che ha colpito il Centro Italia. I progetti - come spiega Lupi - sono stati presi in considerazione dopo aver consultato i sindaci, la gente e gli alpini del posto e prevedono la realizzazione di strutture polifunzionali a carattere definitivo da realizzarsi entro quest’anno, in modo da rispondere concretamente e tempestivamente alle esigenze della popolazione. Ad oggi sul conto aperto dall’Ana per la raccolta di fondi per le popolazioni terremotate del Centro Italia vi è la somma di 1.215.000 euro (aggiornato al 2 marzo 2017). Il Consiglio Direttivo Nazionale del 25 febbraio ha discusso e approvato gli interventi da realizzare.

Campotosto (L’Aquila)

Il sindaco conferma la disponibilità di un’area di proprietà comunale per realizzare una struttura polivalente definitiva, poiché, a seguito del terremoto del 18 gennaio scorso, il Comune di Campotosto non dispone più di edifici agibili e neppure della sede comunale. In quest’area sorgerà anche il nuovo municipio definitivo e un’area commerciale a carattere provvisorio per dare una boccata d’ossigeno ai commercianti locali.

Accumoli (Rieti)

Anche qui un fabbricato polifunzionale di prossima realizzazione nell’area, a suo tempo identificata e segnalata dal sindaco. Ma non è tutto. Occorrerà porre in opera una fossa Imhoff per quanto riguarda la rete fognante, e verrà costruito un pozzo per la captazione dell’acqua per quanto riguarda l’acquedotto.

Arquata del Tronto (Ascoli)

È stata identificata l’area per i circa 35 moduli Sae (Soluzioni Abitative per l’Emergenza), destinate alla popolazione che rientrerà dalla sistemazione negli alberghi sul mare. L’amministrazione comunale è disposta a dedicare, in quest’area, uno spazio dove l’Ana potrà realizzare una struttura polivalente a scopo aggregativo e a carattere definitivo. Un edificio che si inserirebbe nel contesto del piccolo villaggio come polo di aggregazione per i cittadini. La Sezione Marche si impegna a dedicarne una parte alla sede del locale gruppo alpini. Nello spazio di fronte si dovrebbe ricostruire il monumento ai Caduti, distrutto dal sisma.

Preci (Perugia)

Una costruzione ricettiva in condizioni ordinarie, con conseguente beneficio economico nel lungo e lunghissimo periodo per la comunità. Tra l’altro la struttura, in caso di calamità naturale, potrà trasformarsi in un presidio di accoglienza per il territorio.

Federico Frighi

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14/03/2017

Vanessa ci riprova ai campionati delle Truppe Alpine

Tornano a San Candido i campionati di sci delle Truppe Alpine e vedono in prima linea un’atleta piacentina, il caporalmaggiore Vanessa Gentilotti, originaria di Gazzola. «Questa a cui partecipo è la terza edizione dei Casta» dice dall’Alto Adige dove ieri si è tenuta la cerimonia di inaugurazione. Lo scorso anno ottenne il terzo posto nelle fila del plotone del 2° Reggimento alpini di Cuneo, in cui attualmente presta servizio. «Ho iniziato a sciare con lo snowboard - racconta - e poi quando sono arrivata al Reparto Comando della Brigata alpina Taurinense, ho partecipato alla mia prima edizione dei Campionati Sciistici delle Truppe Alpine mentre l’anno scorso ho fatto il corso basico di sci con il 2° Reggimento alpini di Cuneo». Dando ufficialmente il via alla 69esima edizione dei Campionati Sciistici delle Truppe Alpine, ieri a San Candido il Capo di Stato Maggiore della Difesa – generale Claudio Graziano - è tornato a parlare dei recenti terremoti in Centro Italia, ricordando come tali eventi siano stati «un momento per dimostrare vicinanza e supporto alle popolazioni che hanno molto sofferto, ma anche espressione di uno sforzo sistemico e di coesione interforze, in cui sono state proiettate quelle capacità di intervento, ricostruzione, soccorso e salvataggio che sono proprie e peculiari delle Forze Armate; capacità acquisite per essere impiegate in ambito internazionale, ma anche in dual use a supporto della protezione civile ». Parlando poi degli atleti schierati in Piazza del Magistrato, il generale Graziano ha aggiunto: «Sono molto orgoglioso dei nostri uomini e delle nostre donne, che sono tra i migliori non solo dal punto di vista dell’equipaggiamento e delle capacità, ma soprattutto dal punto di vista dell’etica, della morale e della capacità di saper interpretare le missioni di sicurezza con altriuismo e coraggio, sempre al servizio della gente». Da ieri dunque una settimana di gare ed eventi che vedranno coinvolti oltre 1500 atleti militari provenienti da 11 nazioni, le cui bandiere sventoleranno al cospetto delle Dolomiti altoatesine fino a venerdì, quando si conosceranno i vincitori delle “Olimpiadi degli Alpini”. In pista, come detto, anche il caporalmaggiore Gentilotti, 23 anni, che gareggerà nella gara a plotoni che si terrà oggi, domani e venerdì, quando nel pomeriggio avrà luogo la sfilata degli atleti e la cerimonia di chiusura.

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12/03/2017

PRESENTI ALLA SERATA AUTORITÀ CIVILI E MILITARI

I due cori alpini per la grande occasione

Il canto consolava gli alpini e teneva alto il loro spirito, anche nelle situazioni più difficili. Oggi i cori alpini conservano tutta la struggente bellezza dello stringersi assieme, per affrontare il cammino della vita. E’ lo spirito che hanno comunicato i due cori esibitisi: il Coro Ana Valnure diretto da Edo Mazzoni e il coro CAI di Piacenza diretto da Corrado Cappellini. E’ stata la serata delle grandi occasioni, con un parterre d’eccezione: autorità civili e militari erano tutte presenti all’appello (Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Municipale). Al completo la Giunta (il sindaco Romeo Gandolfi anche in veste di padre, perché il figlio Alessandro è stato tra gli studenti premiati). Intervenuti anche il presidente di Confindustria Alberto Rota, il vicesindaco di Alseno Alberto Marzolini, tre consiglieri arquatesi (tra cui l’alpino Maurizio Belforti), Francesco Boscarelli (discendente di Manfredo Manfredi che progettò il monumento ai Caduti e di Prospero Verani, illustre fiorenzuolano morto nella Grande Guerra). _ D. Men.

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12/03/2017

Quando i nostri giovani morivano al fronte Gli studenti ricordano gli orrori della guerra

Penne nere e ragazzi del liceo Mattei al teatro Verdi di Fiorenzuola per un premio che scava nella memoria

Una gran bella pagina di storia alpina è stata scritta al Teatro Verdi, con un raduno speciale degli alpini piacentini, organizzato dal Gruppo comunale Ana di Fiorenzuola. Occasione: la premiazione regionale del concorso nazionale “Il Milite non più ignoto” proposto dall’Ana nel centenario della Grande guerra. La vitalità dei ragazzi del ’98 si è unita all’esperienza di nonni e bisnonni. Un’esperienza dolorosa, se si torna indietro di un secolo, quando ragazzi appena maggiorenni perdevano la vita al fronte. Per loro vennero eretti monumenti. A Fiorenzuola sorse il monumento ai Caduti progettato dall’architetto Manfredi. Da lì parte la ricerca della 5 A e 5 B del liceo Mattei: seguiti dalle prof. Giovanna Iasevoli e Paola Allegri (presenti con la dirigente Rita Montessisa) gli studenti hanno scavato negli archivi e restituito alla memoria la storia di giovani misconosciuti. Come i fratelli Celeste e Albertino Alberti, fiorenzuolani, alpini. Il primo morì il 17 agosto 1915. Due giorni prima aveva compiuto 24 anni. Il secondo cadde il 29 ottobre 1917, a 23 anni. Venne decorato per aver prestato soccorso al proprio colonnello, durante un assalto. Cadde lui, colpito a morte. C’è eroismo, in queste storie, ma nessun compiacimento per la guerra. Che rimane disumana. Come emerge dal racconto di Arrigo Zaltieri Castellana di 5 A, che narra la storia di Francesco, morto sull’Ortigara: “Di lui rimase una scritta sul monumento ai Caduti e una vecchia foto posata sulla mensola del camino, a far compagnia a due vecchi ormai soli, che avrebbero preferito, forse, un soldato vivo ad un eroe morto”. Gli studenti hanno prodotto anche un video, «un invito ai nostri coetanei a ricostruire nella propria memoria frammenti di vite tragicamente concluse sui fronti di guerra», spiegano Alice Romanini e Ilenia Zaccariello. A premiare, il vicepresidente nazionale Ana Giorgio Sonzogni. Presenti anche l’ex presidente nazionale Ana Giuseppe Parazzini, il presidente sezione di Piacenza Roberto Lupi, il presidente del gruppo comunale Alberto Mezzadri, Giorgio Corradi che ha organizzato l’evento. Il tocco femminile lo ha dato Nicoletta Marenghi, volto di Telelibertà e grande amica degli alpini. Nel finale, in un ideale passaggio di consegne tra i “veci” e i giovani, è salito sul palco Gino Croci, nuovo ingresso del Gruppo alpini di Fiorenzuola, arruolatosi volontario nell’esercito. Donata Meneghelli

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09/03/2017

Gli alpini raccontati dagli studenti dello Scientifico

‘Il milite non più ignoto’ è il tema del Concorso nazionale a cui avevano partecipato gli alunni del Polo Mattei

‘Il Milite non più ignoto’ è il titolo della serata dedicata agli Alpini, raccontati dalle giovani generazioni. Appuntamento domani sera al teatro Verdi di Fiorenzuola (ore 21 ingresso libero) per un evento organizzato dalla sezione Ana di Piacenza con il gruppo comunale locale e il Comune. L’occasione dell’importante appuntamento è la premiazione della fase regionale del Concorso Nazionale ‘Il Milite non più ignoto’: gli studenti di Fiorenzuola, del liceo scientifico del Polo Mattei, infatti, che avevano partecipato al progetto nell’anno scolastico 2015-16 stanno ‘scalando’ le classifiche del concorso indetto dall’Ana in tutta Italia (per il Centenario della Grande Guerra): dalle fasi provinciali (premiati il 15 giugno) a quelle regionali (la premiazione di domani sera). Ascoltarli sarà un’ottima occasione per festeggiare questa loro ‘scalata’. Si ascolteranno anche i cori alpini: nella prima parte il Coro Ana Valnure di Bettola, nella seconda il Coro Cai di Piacenza. Nell’intermezzo la consegna del premio regionale. La serata sarà presentata da Nicoletta Marenghi, giornalista di Telelibertà e curatrice del bel volume sugli Alpini Piacentini pubblicato dall’editoriale Libertà. Perché la storia alpina prosegua è essenziale narrarla: lo han- Gli alpini con gli studenti del Mattei durante la fase provinciale delle premiazioni del concorso nazionale ‘Il milite non più ignoto’ no fatto gli studenti delle due attuali quinte del liceo scientifico, coordinati dalle insegnanti Giovanna Iasevoli (corso A) e Paola Allegri (corso B) con la collaborazione dei colleghi Giuseppe Dossena e Giovanna Bortolotto. La ricerca ha seguito le indicazioni del bando e lo studio artistico e architettonico del monumento cittadino al milite ignoto, nella famosa Piazza dei Caduti. Gli studenti hanno consultato documenti nell’Archivio storico comunale e dell’Archivio di Stato. E’ stata poi sviluppata una pista di ricerca sui fratelli Celeste e Albertino Alberti. Il prodotto finale, come richiesto dall’ANA, è costituto da una sezione dedicata al Monumento ai Caduti, due schede biografiche e tre prodotti creativi: un manifesto, un racconto e un video.

Donata Meneghelli

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07/03/2017

Carpaneto, al raduno degli alpini il ricordo dei caduti

Domenica 19 marzo, si terrà la festa del locale gruppo alpini. Prevista la cerimonia di congedo dei caduti Luigi Barani e Giovanni Foppiani, ai quali sono state recentemente intitolate due vie nella nuova lottizzazione che si trova sulla strada provinciale per Veleia. Il capogruppo Aldo Rigolli ha reso noto il programma della gior- In programma la cerimonia per ricordare i caduti Luigi Barani e Giovanni Foppiani nata, ormai definito. Alle ore 9,20 è previsto il raduno nel chiostro del Comune, alle 10,10 al Monumento dei Caduti ci sarà l’alzabandiera e la disposizione del corteo che si recherà nella chiesa parrocchiale per la messa delle ore 10,30. A seguire, accompagnata dalla Fanfara sezionale, una sfilata per le vie del centro ritornerà al Monumento dei Caduti. Dopo la deposizione di una corona d’alloro, si procederà con la cerimonia per i caduti Barani e Foppiani, entrambi nati a Carpaneto, il primo della classe 21 e il secondo del 10, Barani morì il 28 febbraio 1943 per tifo petecchiale, mentre Foppiani morì dopo un’incursione aerea nel 1944, i suoi resti sono oggi nel Sacrario di Bari. Verranno chiamati alla bandiera, cioè i loro nomi verranno citati e ricordati insieme a tuti gli altri caduti e dispersi nelle guerre. I discorsi delle autorità intervenute precederanno la premiazione degli alunni vincitori dell’ottava edizione della borsa di studio intitolata all’alpino Italo Savi. Questa premiazione avverrà nel chiostro del Comune. L’ammainabandiera concluderà la festa e tutti gli intervenuti parteciperanno al pranzo sociale. _ Fabio Lunardini

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07/03/2017

Potature, avviato a Castellarquato un piano della durata di tre anni

Nel centro storico di Castellarquato sono iniziati interventi di potatura per gli alberi che ne necessitavano. L’assessore con delega ai lavori pubblici (e vicesindaco) Giuseppe Dovani spiega: «Quello che abbiamo iniziato è un programma di potatura e messa in sicurezza che proseguirà per tre anni. Il primo stralcio ha riguardato i tigli di via Roma e alcuni platani di piazza San Carlo. Un plauso particolare lo voglio fare, insieme a tutta l’amministrazione, al gruppo locale degli Alpini che hanno fatto un lavoro di pulizia intorno alla Rocca, nell’alto paese, in un’area scoscesa e impervia. Il loro minuzioso lavoro di sfalcio e potatura ha reso anche più visibile la rocca e tutta la piazza monumentale, “liberando” anche le luci che l’illuminano». __F.L.

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25/02/2017

Il vescovo di Ascoli: «I nostri bimbi dormono con la paura delle scosse»

«Quando mi chiedono dove fosse Dio nei giorni del terremoto e perché avesse permesso tutto questo, io non ho dubbi: Dio era lì a ricordarci che siamo liberi e che ogni nostro gesto può portare il bene o il male. Il terremoto è il respiro della Natura e compito nostro è quello di costruire bene le nostre case». È il monito alla prevenzione sismica che monsignor Giovanni d’Ercole – vescovo di Ascoli Piceno e noto volto televisivo – ha lanciato domenica dal pulpito della chiesa maggiore di Sarmato, dove è giunto -dopo Pontenure e Borgonovo - per chiudere il suo tour di ringraziamento nei tre comuni piacentini che stanno aiutando la sua diocesi a costruire un centro polivalente nella frazione di Uscerno, a Montegallo. Accolto dal gruppo di Protezione civile “Alfa” e da quello degli Alpini, il vescovo non ha nascosto le difficoltà che la sua terra sta vivendo. «Tutta Montegallo è stata distrutta dalla scossa del 30 ottobre » ha raccontato. «Ho ascoltato i terremotati, le loro incertezze. Guardano il futuro con paura e chiedono di non abbandonarli nella fase più critica, quella dove cala il clamore mediatico ma i bisogni restano. Ci sono bambini che dormono con le scarpe per paura di dover fuggire via di notte per una scossa. Per queste cose, non basta un giocattolo o una carezza». Simbolicamente, proprio i ragazzi di Sarmato hanno accolto il vescovo con una serie di grossi “mattoni” da loro realizzati con il cartone – recanti le parole carità, condividere, pregare, ascoltare, collaborare, aiutare e ricostruire – usati per costruire una casa, segno di una solidarietà a distanza che però può tradursi in progetti importanti. Subito dopo la messa, monsignor D’Ercole è tornato a Borgonovo dove aveva già celebrato la funzione mattutina e dove lo attendevano per il pranzo in oratorio organizzato dai volontari della parrocchia assieme ad Alpini, Pro loco ed Ex Allievi don Orione (che lui ben conosce facendo parte della Congregazione Orionina). In tutto, grazie a un centinaio di commensali, si sono raccolti circa 2mila euro da destinare al centro polivalente di Uscerno. _C.B.

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23/02/2017

Alpini, nel 2018 la “Festa Granda” sarà a Carpaneto

L’assemblea annuale delle Penne nere conferma il presidente Lupi per il triennio. Nel 2016 donate 28.498 ore solidali

La “Festa Granda” del 2018 sarà a Carpaneto. A comunicarlo è il presidente della Sezione Alpini di Piacenza, Roberto Lupi, nel corso della recente assemblea annuale tenutasi nel salone del Gruppo di Settima. Presenti anche il consigliere nazionale Mauro Azzi, il revisore dei conti della sede nazionale Roberto Migli e gli ex presidenti della Sezione, Aldo Silva, Carlo Fumi e Bruno Plucani. Il presidente Lupi - scontata la sua riconferma al vertice delle penne nere piacentine per altri tre nni - ha evidenziato come al 31 dicembre 2016 la Sezione di Piacenza contasse 2.764 soci, di cui 2.283 soci ordinari (alpini) e 481 soci aggregati. Rispetto al 2015 un calo di 7 soci (- 30 ordinari e + 23 aggregati). «Un calo limitato dall’incremento dei soci aggregati - ha osservato Lupi - mentre diventa sempre più difficile incrementare il numero dei soci ordinari. Tra tutti i danni che ha causato la sospensione della leva non possiamo non rimarcare anche le ricadute negative sulla nostra Associazione in termini di nuovi soci». Lupi ha poi tracciato un dettagliato bilancio del 2016. Partendo dalle iniziative dei vari Gruppi ed osservando come la partecipazione alle cerimonie sia a volte passata in secondo piano rispetto ad altre iniziative di carattere più conviviale. Troppe cerimonie? «Il proliferare del numero di cerimonie non aiuta certo ad incentivare le presenze - ha ammesso il presidente - tant’è che su questo tema stiamo portando avanti qualche riflessione nel Consiglio Direttivo Sezionale con il coinvolgimento dei Gruppi e, allo scopo, è stata anche istituita un’apposita commissione». Importante evidenziare poi come nel 2016 gli alpini piacentini abbiano donato 28.498 ore e 64.887 euro per opere di solidarietà. Lupi ricorda, tra tutto, il pellegrinaggio con 150 alpini dal Papa, la Colletta Alimentare con la partecipazione di oltre 300 soci, il presidio di 65 supermercati per un totale di circa 1.300 ore di lavoro e con un raccolto di circa 600 quintali di generi alimentari. Il vessillo sezionale è stato presente a quasi tutte le cerimonie organizzate dai gruppi, spesso in collaborazione con le amministrazioni locali, Comuni e Provincia, ed a oltre 40 raduni, manifestazioni e feste sezionali al di fuori della provincia. Ancora: l’erogazione di 10mila euro alle realtà piacentine colpite dall’alluvione, le iniziative per il centenario della Prima Guerra Mondiale, il trasloco della sede sezionale, la “Festa granda” di Bobbio. Nelle zone terremotate Significativo il bilancio della Protezione Civile. Al 31 dicembre 2016 i volontari dell’Unità di Protezione Civile erano 69, che con grande impegno e passione hanno messo a disposizione il proprio tempo, impiegando un totale di 1.359 giorni/uomo. Tra le tante missioni quelle in occasione del terribile terremoto che ha colpito le zone del Centro Italia.

Federico Frighi

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17/02/2017

Gli alpini incontrano gli studenti di Bobbio

BOBBIO Gli alpini del Gruppo di Bobbio con il loro capogruppo Gianni Bellagamba sono tornati sui banchi di scuola con i ragazzi delle due terze della scuola secondaria di primo grado dell’istituto comprensivo di Bobbio, per parlare, a distanza di 100 anni, dela Prima Guerra Mondiale. L’incontro è stato coordinato dagli alpini Carlo Veneziani e Carlo Magistrali del Centro Studi dell’Ana di Piacenza.

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16/02/2017

Arte, teatro e musica: a Sarmato protagonista sarà la Grande Guerra

Si annuncia come grande evento di respiro nazionale, a cavallo tra mostra d’arte, spettacoli musicali e teatrali, proiezioni cinematografiche, in un’area allestita. Sarmato si prepara così a festeggiare il centenario della Prima Guerra Mondiale con appuntamenti organizzati dal gruppo Alpini di Sarmato – capogruppo Sesto Marazzi – con l’Anspi.

Una mostra “disarmata”

L’evento – che è previsto per il mese di maggio – ha ottenuto nei giorni scorsi l’ok dei vertici sezionali Ana (il presidente Roberto Lupi, il responsabile del Centenario Carlo Venenziani e il consigliere di vallata Enrico Bergonzi) e girerà attorno alla grande mostra “L’altra faccia della Grande Guerra” realizzata dal pittore Sergio Bollani di Arena Po (Pavia) che raffigura su diverse tele tutti gli eserciti che hanno partecipato alla prima guerra mondiale (italiani, americani, tedeschi, francesi, austriaci, inglesi, canadesi, australiani, rumeni, belgi e cinesi): tutti in divisa ma rigorosamente senz’armi, per concentrare l’attenzione sulle espressioni dei soldati e sulla loro umanità all’interno della tragedia bellica. Un’esposizione “grande” in tutti i sensi, poiché gran parte dei dipinti presenti sono di dimensioni monumentali (anche otto metri). «Non tutti i comuni hanno spazi così grandi per poterla ospitare» spiega Marazzi. «A Sarmato, grazie all’allestimento speciale dell’architetto Roberto Accorsi, saranno occupati il portico degli Alpini e il tendone delle feste. La mostra nei luoghi dove è già stata allestita, come a Vigevano, ha avuto così successo da essere stata prorogata. E stiamo già lavorando perché Bollani porti la sua testimonianza artistica anche ai ragazzi delle scuole».

Parole e musica

Spazio sarà riservato anche agli spettacoli. A Sarmato si esibirà, infatti, il “Famoso Coro” di Cantù che, in costume o divise dell’epoca, presenterà al pubblico canti e scene della Grande Guerra. Ad affiancare i coristi sarà la Post Scriptum Orchestra, un gruppo teatrale e musicale di attori professionisti che poterà in scena lo spettacolo “Note dal fronte 1914-1918” con testimonianze e canzoni dalle trincee di tutta Europa, unite a suggestioni letterarie tra Céline, Remarque, Brecht o Édith Piaf.

DA POCO RESTAURATO - Si proietta il film “Maciste Alpino” girato nel 1916

Una delle “chicche” della grande mostra sarmatese sarà il recupero e la proiezione – in collaborazione con il Museo del Cinema di Torino – del film muto “Maciste Alpino”, girato nel 1916 e diretto da Luigi Romano Borgnetto e Luigi Maggi con la supervisione di Giovanni Pastrone (il regista del kolossal Cabiria). Uno straordinario documento della Itala Film restaurato nel 2014 che cala il personaggio di Maciste – Bartolomeo Pagano – all’interno della Grande Guerra, in divisa alpina tra neve e trincee. E contro la sua forza immensa, i soldati austriaci potranno fare ben poco.

 

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15/02/2017

Addio Sadirlanda imprenditore e cuore di alpino

Si è spento al termine di una malattia che non gli ha lasciato scampo Giancarlo Sadirlanda, 69enne imprenditore di Castelsangiovanni attivo da decenni del settore del movimento terra. Oltre che per la sua attività professionale, era molto conosciuto per la passione che da sempre lo accompagnava: quella per il mondo e i valori del Corpo degli Alpini. Da decenni era iscritto al gruppo delle penne nere di Castelsangiovanni di cui aveva ricoperto pochi anni fa anche la carica di vice capogruppo e di cui era considerato uno dei soci più attivi. Nato e cresciuto a Castello, fino da ragazzino aveva dovuto imparare a contare solo sulle proprie forze. A soli otto anni era rimasto orfano di madre e poco dopo, al seguito del nonno, aveva iniziato a lavorare come garzone in un’impresa agricola locale. Dopo avere effettuato il servizio militare, si era impiegato nel settore del movimento terra, grazie ad una ditta i cui proprietari si erano dimostrati molto disponibili nei suoi confronti insegnandogli il mestiere e aiutandolo ad inserirsi in questo settore. Ne era nato un rapporto affettivo molto intenso che è continuato negli anni. Nel 1984 Giancarlo Sadirlanda decise il grande salto e si mise in proprio con un socio, insieme al quale diede vita ad un’impresa di movimento terra. Nel 2012, dopo quasi un trentennio, diede vita ad una società con l’aiuto del figlio Cristian che tutt’ora continua sulle orme del padre. Oltre al figlio lascia la moglie Primina e la figlia Silvia a cui in queste ore stanno giungendo tante testimonianze di affetto. I funerali si terranno oggi alle 15 nella chiesa di San Rocco . _ M.M

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14/02/2017

San Giorgio, gli Alpini festeggiano i 60 anni

Sfilata dalla Cortazza al monumento caduti, il grazie a chi ha portato aiuto ai terremotati

Da sessant’anni il Gruppo alpini di San Giorgio si impegna per la solidarietà e il bene comune. Le penne nere sangiorgine domenica hanno festeggiato l’importante traguardo nell’annuale festa di gruppo con la sfilata dalla Cortazza al monumento ai caduti, il ricordo a chi «è andato avanti » con la commemorazione e le riflessioni. Nel 1957 alcuni amici alpini hanno fondato il gruppo, tra cui Giacomo Cordani, che domenica ha ricevuto dall’attuale capogruppo Graziano Franchi e dal presidente della sezione Ana di Piacenza, Roberto Lupi, un riconoscimento per la sua costante presenza ed impegno nella vita del gruppo. Ringraziando coloro che «hanno fatto sì che il gruppo arrivasse fino a qui e che continui ad andare avanti», Franchi ha evidenziato la presenza, nel gruppo alpini, di sette volontari di Protezione civile, tra cui egli stesso, spendendo una parola di merito verso coloro che hanno prestato servizio nelle zone terremotate del Centro Italia. Ha posto l’accento sulla Protezione civile anche la vicesindaco di San Giorgio, Donatella Alberoni, che ha rappresentato il Comune insieme al sindaco Giancarlo Tagliaferri. Ha definito infatti come «opere di pace » la Protezione civile che ha operato nell’Italia colpita dal terremoto e i volontari che dedicano il loro tempo al paese. Valori alpini che possono essere testimonianza per i giovani. «Penso a tutti quei ragazzi che con i loro telefonini, giochi elettronici, senso di insoddisfazione, mancanza di fiducia nel futuro - ha osservato la vicesindaco - spesso seguono una strada che li porta ad essere fragili e smarriti, quindi benvengano gli alpini che pensano ai giovani andando nelle scuole a far vedere quello che sono e che hanno fatto negli anni, trasmettendo i loro valori che nascono dal cuore, posto a sinistra, sullo stesso lato della penna sul cappello: solidarietà, amicizia, disciplina, sacrificio, lealtà, lavoro, passione, impegno, amore per la patria, orgoglio, opere di pace». «Il vostro compito, vocazione - ha detto il parroco don Claudio Carbeni rivolgendosi agli alpini durante la messa in chiesa - è quello di “risollevare” chi è solo, chi ha abbassato troppo lo sguardo verso cose futili e dannose, chi è stato colpito da violenza e dall’odio nelle vostre comunità; risollevare i fratelli deboli donando speranza». Anche don Carbeni ha portato l’esempio della protezione civile che «compie la grande opera di aiutare le persone a risollevarsi», i cui volontari fanno i fatti e non parole. Il presidente sezionale Ana, Roberto Lupi, ha ricordato i caduti di tutte le guerre e i martiri delle Foibe cui gli alpini hanno partecipato alla commovente cerimonia a Basovizza venerdì scorso.

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10/02/2017

Il cuore di Angela e Vincenzo: abiti e alimenti per Caldarola

Dal volontariato di Protezione civile nelle zone terremotate nascono belle amicizie e iniziative di solidarietà. Da Ottavello ieri mattina è partito un furgone carico di vestiario, generi alimentari e materiale per la scuola destinato ad una famiglia terremotata di Caldarola, in provincia di Macerata, raccolto grazie a tante persone che hanno aderito all’iniziativa di due privati di Ottavello di Rivergaro, Angela Magnani e il marito Vincenzo Carini. Angela e Vincenzo da anni fanno parte del gruppo alpini di Piozzano e sono volontari dell’unità di protezione civile Ana di Piacenza. Dal 10 al 17 dicembre hanno trascorso le loro giornate a Caldarola con una squadra di protezione civile per occuparsi della cucina per la popolazione terremotata. «In quella settimana abbiamo conosciuto tante famiglie - racconta Angela - che usufruivano del servizio mensa sotto la tensostruttura. Tra gli altri, abbiamo instaurato un rapporto di amicizia con la famiglia di Anna e Giuseppe, di 39 e 43 anni, e i loro figli Ciro di 2 anni, Giulia di 4 e Michelle di 10. La loro casa è totalmente inagibile e ora vivono in un albergo sulla costa a 35 chilometri da Caldarola, ma portano le due figlie a scuola nel loro paese. Tutti i giorni venivano sotto il tendone ad aspettare che le bambine uscissero da scuola e il piccolo Ciro correva tra i tavoli. E’ iniziata così la nostra amicizia che ci ha fatto scoprire la loro quotidianità, e cioè che solo il marito lavora ed in modo saltuario. Così abbiamo pensato a un’iniziativa concreta per aiutarli ». Sono stati sostenuti da alcuni amici di Ottavello, Susi Ghigna e dal marito Ivan, da Morena Albasi con la mamma Ines e da Dina Davoli che si sono resi disponibili per i punti di raccolta ed il passaparola. E’ stato riempito quasi un furgone con vestiario, soprattutto per i bimbi, giochi, generi alimentari, materiale per la scuola. «E’ stata una solidarietà partecipata - dice Angela - perché in tanti hanno contribuito e per questo li ringraziamo». Ieri la consegna. Partiti di buon mattino con un furgone (le cui spese di trasporto sono state sostenute dai coniugi Carini ed in parte anche dall’associazione Amici di Sant’Anna di Missano di Bettola), Angela e Vincenzo hanno raggiunto Caldarola e incontrato la famiglia vicino alla loro casa e alle strutture rese inagibili dal sisma e dalla neve. Un’accoglienza festosa che, conclude Angela raggiunta telefonicamente durante il viaggio di ritorno, rimarrà nei nostri occhi ed un’amicizia che continuerà nonostante la distanza. n.p.

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09/02/2017

Cambio al vertice delle penne nere

Castello, Alessandro Stragliati succede a Graziano Zoccolan

Il gruppo alpini di Castelsangiovanni ha un nuovo capogruppo. Alessandro Stragliati succede a Graziano Zoccolan il quale dopo diversi anni alla guida delle penne nere diventa ora capogruppo onorario (nonché membro del collegio dei revisori). Il passaggio di consegne è arrivato al termine della recente assemblea di inizio anno che ha riunito le penne nere castellane nella loro sede di via Morselli. Insieme al nuovo capogruppo gli alpini di Castello hanno rinnovato il direttivo che di cui fanno parte anche Tarcisio Bassi, Massimo Bergonzi, Stefano Bozzini, Ernestino Chiesa, Alberto Ferrari, Ernesto Labò (segretario), Roberto Moro, Franco Naprini, Franco Olivieri, Stefano Orsi, Massimo Sorato (tesoriere). Zoccolan e Remo Gallonelli sono i due revisori dei conti. Orsi e Bassi sono i vice del nuovo capogruppo Stragliati, il quale ha colto l’occasione per conferire alcune nomine speciali. Tra queste Luigi Fellegara, unico del gruppo di soci fondatori che diedero vita alla sezione di Castelsangiovanni ancora vivente, è stato nominato socio onorario. Fellegara, lo ricordiamo, lo scorso anno è stato insignito del riconoscimento il Castellano dell’anno. Prima di lui lo stesso onore era toccato anche ad un altro alpino e cioè Graziano Zoccolan. Durante il saluto di insediamento Stragliati ha rivolto un pensiero particolare ad un alpino, Franco Olivieri, «grande esempio di forza di volontà e determinazione». Tra i collaboratori il capogruppo ha espresso un plauso anche al lavoro «preciso e puntale» del segretario Labò, a Carlo Sadirlanda «prezioso collaboratore» e a due amici speciali: i cuochi Carlo e Luigi «che con la loro passione ci fanno sempre vivere momenti conviviali di alto livello». L’insediamento del nuovo capogruppo, che da ora guida quindi la sezione castellana, ha coinciso con le commemorazioni in ricordo della battaglia di Nikolaewka (26 gennaio del 1943) «Vale la pena ricordare quei ragazzi dalla faccia pulita e con la penna nera sul cappello, ragazzi che non retrocessero mai e uniti da profonda amicizia, si aiutarono a vicenda nei momenti più drammatici della battaglia, obbedendo agli ordini dei superiori con grande senso del dovere» ha detto il capogruppo. Tra le attività che gli alpini di Castelsangiovanni metteranno in campo per il 2017 ci saranno come sempre la partecipazione a eventi organizzati sia a livello provinciale che nazionale, il sostegno a realtà del territorio e l’organizzazione, durante il mese di dicembre, del loro annuale raduno a Castelsangiovanni. m.mil

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07/02/2017

Addio a Gino Tassi, il decano delle penne nere

Reduce di Russia, aveva compiuto 102 anni da pochi giorni. L’ultimo saluto nella sua San Nicolò

SAN NICOLO' - E’ morto a 102 (compiuti da poco) Luigi Tassi (per tutti Gino), medico e decano degli alpini piacentini, tra i pochi reduci della campagna di Russia ancora viventi. L’ultimo saluto è avvenuto ieri nella chiesa parrocchiale di San Nicolò, il paese in cui per tanti anni dopo la guerra era stato medico condotto. Tassi nasce a Breno, in comune di Borgonovo, il 30 gennaio del 1915, in una famiglia di agricoltori, ultimo di cinque figli. Dopo le Elementari i genitori gli trovano un posto a Piacenza, al collegio Morigi. Frequenta le Medie poi il Liceo scientifico. D’estate dà una mano nei campi. Si laurea in Medicina a Milano il 30 giugno del ‘41 e il febbraio dell’anno successivo a Padova supera l’esame di abilitazione alla professione quando gli arriva la cartolina che lo convocava alla Scuola allievi ufficiali medici a Firenze. Poi a Cuneo, come alpino. Un caso. «Ma sono fiero di essere un alpino - diceva in una intervista a Libertà a firma di Ludovico Lalatta -. Sono fiero di appartenere a un Corpo che ha onorato l’Italia sia nelle vittorie sia nelle sconfitte, tuttora sta ben figurando nelle missioni di pace e ha tanti suoi ex che s’impegnano nella protezione civile e in opere di bene». La partenza per il Caucaso il 2 agosto del ‘42. Un interminabile viaggio in treno fino in Ucraina, poi una lunga marcia fino al Don. Senza sparare un colpo. La sua compagnia aveva il compito di presidiare un tratto di sponda del fiume, per impedire che gli uomini dell’Armata rossa, schierati sull’altra sponda, sfondassero quel fronte. Più o meno cinque mesi così, poi la successione delle tre grandi offensive dell’Armata Rossa per costringere le forze dell’Asse ad arretrare e riuscire a riprendere Stalingrado. Il 17 gennaio successivo l’ordine di ripiegare, senza poter avere altre direttive. A piedi e per pochi chilometri con qualche autocarro e qualche mulo. Poi anche senza quelli. «Ho assistito a scene strazianti senza poter svolgere il mio ruolo di medico - diceva - perché non avevo, non parliamo di bende o medicinali, ma neppur un sorso d’acqua». Così per quasi quindici giorni, con temperature che scendevano a 40 sotto zero. Venne fatto prigioniero dei russi. Tre anni d’inferno fino a che, nell’aprile del ‘46, la tanto attesa notizia della liberazione. Gino Tassi ha svolto poi, sino al 1985 la libera professione di medico. Ha svolto la professione con grande disponibilità nell’area di Rottofreno, visitando i pazienti prima in bicicletta, poi in moto, poi con la Topolino, convinto che andare a trovare un ammalato con amicizia e scambiare con lui due chiacchiere, possa aiutarlo a guarire quanto una medicina. fed.fri.

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04/02/2017

Fondi e abiti per i terremotati dalle penne nere di Vigolzone

Iniziativa al via con la lotteria promossa da Romano Mariani. Il testimone passa a Gaetano Morosoli

Il gruppo alpini di Vigolzone è promotore di una una raccolta fondi e di vestiario che saranno destinati alle popolazioni terremotate del Centro Italia. L’iniziativa ha preso avvio con una lotteria promossa da Romano Mariani, capogruppo delle penne nere vigolzonesi in carica fino a domenica scorsa. Domenica, infatti, giorno dell’annuale commemorazione provinciale della Battaglia di Nikolajevka che coincide con la festa sociale di gruppo, gli alpini del paese hanno proceduto alle elezioni del consiglio direttivo che hanno decretato Gaetano Morosoli come capogruppo. Nei prossimi giorni gli eletti si riuniranno per stabilire gli incarichi di ciascuno all’interno del direttivo. Anche con Morosoli proseguirà la raccolta fondi. «La lotteria - spiega Romano Mariani - è stata possibile grazie ai commercianti ed associazioni vigolzonesi che hanno aderito all’iniziativa donando articoli, prodotti, buoni spesa. Li ringraziamo di cuore perché sono stati tutti generosi». I premi sono stati messi in palio poi domenica, al termine del pranzo sociale alla baita alpina di via Fausto Coppi, sede del gruppo di Vigolzone e cui hanno partecipato alpini di tutta la provincia. «E’ stata una prima iniziativa per raccogliere fondi che invieremo in Centro Italia - informa ancora Mariani -. La destinazione sarà definita nei prossimi giorni durante la prima seduta del nuovo consiglio direttivo. Ma la raccolta fondi prosegue, non solo di somme di denaro, ma anche di vestiario da consegnare a chi, nelle zone terremotate, ha più difficoltà. Tutti possono partecipare all’iniziativa e chi è interessato può rivolgersi al gruppo alpini del paese ». Aiuti concreti, quindi, che arriveranno in modo diretto a chi ha bisogno, senza intermediazioni burocratiche. Un aiuto fattivo è dato anche dai volontari dell’Unità di Protezione civile Ana di Piacenza di cui il gruppo alpini di Vigolzone conta quattro iscritti: Armando Perini, Giuseppina Quaranta, Renato Giraldi e Delfina Franchini. Due di loro, Perini e la moglie Giuseppina, tra settembre e dicembre, hanno partecipato alle attività di soccorso nelle Marche. In particolare, entrambi, nel mese di settembre, hanno trascorso otto giorni ad Uscerno, frazione del comune di Montegallo in provincia di Ascoli Piceno, impegnati nel settore della logistica ed in particolare nella sistemazione dei piazzali su cui sarebbero state poi montati tende e moduli abitativi e altri otto giorni nel mese di dicembre a Caldarola in provincia di Macerata occupandosi della cucina. n.p.

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31/01/2017

Cambio al vertice del Gruppo alpini il testimone passa a Fausto Maccagnoni

Castelvetro, concluso il mandato di Giuseppe Carotti

CASTELVETRO - Sabato presso la baita degli alpini nel quartiere Longo, al termine del mandato dei tre anni dell’alpino Giuseppe Carotti, si sono svolte le votazioni per l’elezione del nuovo capogruppo. Alla prima votazione è stato eletto Fausto Maccagnoni che quindi guiderà il gruppo per i prossimi tre anni. Oltre al passaggio di consegne c’è stata l’assemblea per parlare dei programmi futuri e fra i primi appuntamenti che vedranno impegnati gli alpini di Castelvetro c’è la Festa della Madonna di Lourdes dell’11 febbraio. In quell’occasione presso il Santuario del Mezzano dedicato alla Vergine di Lourdes verrà celebrata alle ore 15,30 una messa presieduta dal vescovo di Fidenza monsignor Carlo Mazza. Saranno presenti una rappresentanza dell’Unitalsi e il gruppo alpini di Castelvetro. Al termine della cerimonia religiosa sono tutti invitati alla baita per un incontro conviviale. Per chi fosse interessato prima della messa ci sarà anche il rosario (ore 14,30) e in preparazione nei giorni precedenti un triduo di preghiera: mercoledì 8, giovedì 9 e venerdì 10 febbraio rosario alle 15.30. Fabio Lunardini

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30/01/2017

«E’ importante ricordare per mantenere la pace»

Vigolzone, il presidente provinciale alpini alla commemorazione della battaglia Nikolajevka

Dalla commemorazione dei caduti nella battaglia di Nikolajevka si è levato l’appello all’impegno per la pace e alla partecipazione per non dimenticare il passato. Ieri mattina, come ogni anno, si è tenuta la cerimonia dedicata alla commemorazione del tragico evento che si consumato il 26 gennaio 1943 sul fronte russo, promossa dal gruppo alpini di Vigolzone e dalla sezione Ana di Piacenza. Numerosi gli alpini dei gruppi della sezione Ana piacentina, autorità civili e militari. Presente, oltre al vessillo della sezione di Piacenza, anche quello della sezione di Salò. Prima la messa nella chiesa parrocchiale dove don Piero Lezoli ha evidenziato la centralità della persona e l’impegno personale per la pace, valore oggi non più così scontato, poi la sfilata, aperta dalla fanfara alpina di Pontedellolio, fino al monumento ai caduti di Nikolajevka in piazza Serena. La deposizione della corona di alloro, quest’anno da parte del gruppo di Marsaglia, e l’onore ai caduti con l’omaggio al monumento del presidente provinciale Ana, Roberto Lupi, del capogruppo di Vigolzone Romano Mariani, del sindaco Francesco Rolleri, ha dato avvio al momento del ricordo. «Siamo ancora qui a ricordare la tragedia della ritirata di Russia – ha osservato Lupi – e continueremo ad esserci finché potremo testimoniare la nostra solidarietà e vicinanza a quei ragazzi che più di 70 anni fa hanno risposto sì a una chiamata con senso del dovere ed amore verso la Patria. Alcuni di loro sono tornati e sono nostri testimoni. Uno di loro è Gino Tassi, tenente medico della Cuneense che fu prigioniero per tre anni in Russia, che oggi compirà 102 anni». Davanti a tutti i presenti Lupi ha espresso un rammarico, quello di vedere che alle cerimonie commemorative vi sia poca partecipazione dei cittadini. «Non ricordare il passato – ha detto – significa avere gli occhi meno aperti. E’ importante ricordare per avere la pace». Diversi i rappresentanti delle associazioni locali che hanno preso parte alla mattinata, il vicesindaco di San Giorgio Donatella Alberoni e il sindaco di Gazzola Simone Maserati, la scuola secondaria di primo grado. Emma Baldini, Rebecca Calamari, Rachele Caredda e Silvia Sardu hanno portato le storiche e commoventi testimonianze scritte di Bruno de Marco, Giuliano Penco e Nelson Cenci. Un lavoro che viene portato avanti insieme alle insegnanti e, ha informato il capogruppo Mariani, anche dagli alpini che incontrano gli studenti per metterli a conoscenza dei fatti e per non perdere memoria del passato. Mariani ha inoltre informato che quattro alpini del gruppo di Vigolzone, volontari dell’unità di protezione civile Ana, sono stati per diverse settimane nelle zone terremotate del Centro Italia in sostegno alla popolazione. «Siamo qui oggi – ha affermato il sindaco Rolleri – per sottolineare ancora una volta l’assurdità della guerra ed esaltare i valori alpini di attaccamento alla patria, di solidarietà verso i propri compagni». n.p.

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29/01/2017

Sezione alpini di Piacenza, squadra che vince non si cambia

Gino Luigi Acerbi confermato capogruppo. In nove nel consiglio direttivo. Svolte 2.240 ore di servizi di volontariato

Capogruppo che vince non si cambia. Sembrano pensarla così gli alpini di Piacenza, che hanno rieletto ancora una volta Gino Luigi Acerbi come capogruppo della sezione cittadina. Nella sala old rugby dello stadio Beltrametti l’altra sera si è svolto infatti il rinnovo degli incarichi del gruppo di Piacenza che ha visto “trionfare” di nuovo Acerbi: dal 1980 il piacentino è alla guida del gruppo ed evidentemente la soddisfazione è forte. Così le penne nere di Piacenza lo hanno confermato alla guida e insieme a lui hanno dato ancora fiducia al consiglio direttivo già in carica: per la precisione si tratta di Nardo Fava che è vicecapogruppo, Renato Bergamaschi e Ferdinando Tortellotti che in questi anni hanno ricoperto i ruoli di tesoriere e segretario del gruppo cittadino degli alpini. «La novità, rispetto al passato, è che il consiglio direttivo sia stato portato a nove componenti - ha spiegato Acerbi - prima eravamo in quattro a cui si aggiungevano due revisori dei conti che tuttavia non erano previsti. Oggi invece siamo saliti a nove». Per la cronaca gli altri consiglieri eletti l’altra sera rispondono al nome di Valerio Marangon, Franco Gabbiani, Carlo Pintoni, Ambrogio Nobili e Giuseppe Marchesi: «Siamo una bella squadra - ha spiegato ancora Acerbi - e ci auguriamo di potere portare avanti le attività che abbiamo svolto durante l’anno appena passato». Le attività sono 2.240 ore che il gruppo alpini di Piacenza ha svolto come servizio di volontariato davanti alle scuole, in occasione della half marathon di Unicef, a sostegno delle associazioni e in collaborazione con i lavoratori socialmente utili. «Sono risultati molto positivi e soddisfacenti - ha commentato il capogruppo - e che si aggiungono alle novità dei prossimi mesi: penso ad esempio alla convenzione stipulata con il liceo Gioia affinché gli studenti ci diano una mano per pulire il parco del Daturi e anche alle altre iniziative che abbiamo in programma. Anche per questo motivo sono molto contento di potere continuare la mia attività da capogruppo come ho fatto da quando ho preso il posto di Arturo Govoni nel 1980, quando ancora era presidente della sezione». Nel corso della serata, oltre al rinnovo delle cariche, si è svolta anche la premiazione di tre operatrici della Protezione Civile: si tratta di Laura Gaidolfi, Giovanna Ziulu e Graziella Massimini a cui sono stati consegnati degli attestati. Infine sono stati premiati anche i medici della squadra sanitaria della sezione alpini Piergiorgio Poisetti, Renza Martini e Milena Pelek. Betty Paraboschi

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25/01/2017

Gino Croci tra gli alpini che portano sicurezza

Il giovane della Valdarda racconta: «Siamo qui per un’azione anti-sciacallaggio»

Gli alpini del 5° e del 7° reggimento (di stanza rispettivamente a Vipiteno e a Belluno) da almeno due mesi si sono trasferiti a Foligno, impegnati in prima linea nell’operazione Strade sicure, sui luoghi del terremoto del Centro Italia. Tra gli alpini che portano “sicurezza” e aiuto nelle zone di Macerata, Camerino e Norcia, anche l’anglo - valdardese Gino Croci, che a 21 anni è entrato volontario nell’Esercito Italiano, nel corpo degli Alpini. Ad aprile è entrato nel 5° reggimento (che fino al luglio scorso era stato guidato dal colonnello piacentino Carlo Cavalli). A maggio ha prestato giuramento, rendendo orgogliosi la mamma Giuliana, il fratello Joe (cantante), la sorella Lia (brillante studentessa universitaria poliglotta) e il padre Marco che gestisce una tabaccheria a Fiorenzuola e che a sua volta era stato nell’Esercito a fine anni ‘80, come caporale istruttore nel 28esimo battaglione fanteria di Pavia. Giuliana Forzoni e Marco Croci sono figli di emigrati a Londra dalla Valdarda, dove hanno scelto di tornare, una decina d’anni fa. Una manciata di mesi dopo il giuramento di Gino, il terremoto è tornato a distruggere: i giorni più critici sono stati il 26, 27 e 30 ottobre. A stretto giro, gli alpini sono stati inviati sui luoghi dove c’era bisogno del loro presidio, come ci spiega il Capitano Francesco D’Aniello, sotto il cui comando opera in questi giorni anche il giovane Croci. «Dal 7 novembre siamo impegnati qui in attività di anti-sciacallaggio e controllo del territorio. La base è alla caserma di Foligno che risulta baricentrica rispetto alle nostre aree di operazione. Tra 5° e 7° reggimento siamo divisi in aree: per la provincia di Macerata, abbiamo competenze nei paesi di Camerino e in altri Paesi colpiti dal sisma, Pievebovigliana e Pieve Torina, Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera; per la provincia di Perugia siamo operativi su Norcia, Cascia, San Pellegrino di Norcia, e la tristemente nota (per il pesante danneggiamento) Castelluccio di Norcia. Il nostro compito primario - prosegue il capitano - è stato quello di sorveglianza e di presidio alle case rimaste aperte e disabitate, visto che gli abitanti sono stati portati lungo la costa Adriatica, in alberghi o centri di accoglienza. L’Esercito qui è presente anche con reggimenti specifici come quelli del Genio, con unità specialistiche per la ricostruzione, sempre in coordinamento con la Protezione Civile. La zona si stava ripopolando. Poi c’è stata la lunga e straordinaria nevicata - prosegue l’ufficiale alpino - Questo ha complicato le cose. La viabilità, ad esempio, era compromessa». Croci ed i suoi compagni nei giorni dell’emergenza neve si sono messi al servizio anche delle esigenze immediate: «Si sono messi a disposizione i nostri mezzi 4 x 4 nonché i BV 206, cingolati che garantiscono un’ottima mobilità su terreno innevato. C’è una convergenza di tutte le forze armate: dai nostri uomini e mezzi a quelli del Genio, dagli elicotteri dell’Aeronautica alla Marina, senza contare l’impegno di Guardia di Finanza, Polizia e Carabinieri con i quali lavoriamo per l’operazione Strade sicure». Gino e i suoi commilitoni rimarranno tra Perugia e Macerata per tutto il tempo necessario. «Saremo qui fino al termine esigenza». Il loro impegno è continuo: h24 ci sono sempre 50 uomini sul campo e tutti gli altri restano comunque a disposizione, per le emergenze. Donata Meneghelli

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24/01/2017

Alpini, l’Adunata nazionale del 2013 fa ancora scuola

Presentata la ricerca dell’Università Cattolica di Piacenza. Rizzi: «Gli effetti sul turismo si sentono anche oggi»

A quasi quattro anni di distanza l’Adunata nazionale alpini 2013 di Piacenza fa ancora scuola in Italia. Alcuni dei componenti del “vecchio” Coa (il Comitato organizzatore), assieme all’Università Cattolica hanno tenuto una lezione a Treviso - sede dell’Adunata nazionale alpini 2017 - sulle ricadute economiche della kermesse per il territorio locale. Invitati a parlare al convegno di Treviso “L’adunata del Piave - prospettive e valorizzazione di impatto socio-economico” (lo scorso venerdì) i professori Paolo Rizzi e Antonio Dallara dell’Università Cattolica di Milano. Assieme a loro, la delegazione piacentina era composta da Roberto Migli, revisore dei conti dell’Ana nazionale, e da Bruno Plucani, presidente della Sezione Alpini di Piacenza ai tempi dell’Adunata nazionale. «Abbiamo presentato la nostra indagine che derivava da interviste a 1.200 alpini in tutta Italia» spiega Rizzi. L’indagine dell’Università Cattolica sull’Adunata 2013 parla di 120 milioni di euro di volume di affari creato dalla manifestazione piacentina sull’intero territorio nazionale, di cui 70 milioni di euro solo su Piacenza, di cui ancora 43 milioni di euro spesi direttamente nella manifestazione. Ancora: 350 mila i partecipanti a Piacenza, di cui 80 mila alpini, con una media di 2,6 giorni di permanenza. La ricettività: il 30 per cento ha dormito in tenda o camper, il 20 per cento in albergo, l’11 per cento in alloggi collettivi, il 6 per cento in altre strutture come gli agriturismi. Un parallelo con le altre manifestazioni nazionali: il Gp di Monza ha una ricaduta di 30 milioni di euro, Umbria Jazz (35mila paganti) 10 milioni nel 2015. Nel convegno di Treviso è stata sottolineata anche l’importanza culturale e sociale dell’Adunata, con l’evidenziazione dei valori degli alpini: allegria, fratellanza, amor patrio e solidarietà. Il 73 per cento degli alpini, si tenga conto, fa volontariato. La soddisfazione della popolazione a Piacenza era stata del 98 sul comportamento degli alpini, del 94 per cento sulla sfilata. Il giudizio degli alpini su Piacenza aveva visto l’accoglienza al 95 per cento, la pulizia della città al 91, i monumenti all’88, i servizi ricettivi all’86%. «Ad Asti 2016 hanno realizzato una ricerca analoga anche se meno dettagliata - spiega Rizzi -. Interessante notare come i dati corrispondano ai nostri. L’unico aspetto nuovo sono le interviste sulla ricaduta turistica. “Pensa di tornare ad Asti?” Il 24 per cento risponde “sì presto”, il 67 “sì”». «Dopo l’Expo c’era stata una polemica a Piacenza sul turismo che non era decollato - ricorda sempre Rizzi -, invece gli ultimi tempi i dati sono più positivi. Questo vuol dire che l’effetto di manifestazioni del genere si sente nel medio-lungo periodo». Un’ultima osservazione: «L’euforia che ha creato l’adunata a Piacenza è stata contagiosa ed ha dato vita a nuove relazioni tra le istituzioni e i privati che siamo stati capaci di declinare nell’Expo ». fed.fri.

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22/01/2017

Piera Abbiati nominata presidente onoraria dell’associazione Famiglie Caduti in guerra

La piacentina Piera Abbiati è stata nominata presidente onoraria della sezione provinciale dell’Associazione nazionale famiglie caduti e dispersi in guerra (Anfcdg). La cerimonia è avvenuta nella sede della sezione piacentina (in via Croce, 2, a Piacenza) che ha visto riunirsi tutto il consiglio direttivo, oggi guidato dal presidente Rodolfo Bonvini. Tra i presenti, anche Eugenio Gentile (generale in congedo), il presidente della Sezione Alpini, Roberto Lupi, il “past president” alpino, Bruno Plucani. Piera Abbiati, orfana di guerra, è entrata nell’associazione nel 1965 e da allora si è sempre battuta per riportare a casa i resti dei caduti piacentini. In 50 anni è riuscita a ritrovare 214 dei 637 piacentini che non fecero più ritorno dalla campagna di Russia. Nel 1995 è stata eletta presidente provinciale, incarico che ha ricoperto per oltre vent’anni, sino ai mesi scorsi. Nel 2002 è stata anche nominata dal ministero della Difesa presidente provinciale reggente dei Caduti dell’Aeronautica. fri

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17/01/2017

Alla Casa protetta di Bobbio un pomeriggio con gli alpini

Anche nel nuovo anno le penne nere dell’Alta Valtrebbia confermano la loro grande dedizione per le opere sociali. Infatti, nei giorni scorsi, gli alpini hanno trascorso un pomeriggio assieme agli anziani della casa protetta di Bobbio. I gruppo hanno portato tanta allegria e numerosi pacchi dono per i nonni. In accordo con la coordinatrice della casa protetta, Gabriella Bongiorni, i gruppi di alpini dell’Alta Valtrebbia hanno raggiunto la struttura per porre un saluto agli anziani ricoverati, tra i quali anche un alpino con indosso il cappello. Le penne nere di Bobbio, Mezzano Scotti, Perino, Ottone, Marsaglia e Coli sono intervenute in grande numero, tra cui anche il vicepresidente della sezione di Piacenza, Gianluca Gazzola. Inoltre, a riscaldare i cuori di tutti, nel pomeriggio, è stata una piccola festa a base di panettone accompagnato da un bicchiere di vino e le coinvolgenti cantate tipiche degli alpini. Luciano Mazzari, capogruppo degli alpini di Perino, afferma che «il pomeriggio è stato memorabile. Con l’occasione vorrei ringraziare tutti i gruppi dell’Alta Valtrebbia, specialmente il vicepresidente, Gianluca Gazzola, per averci raggiunti. Ringrazio anche la coordinatrice della casa protetta per la sua disponibilità nell’organizzazione di queste splendide ore che hanno portato bon umore sia nei nostri cuori sia in quelli dei ricoverati. Mi auguro che anche in futuro, tutti noi possiamo trovare tempo per portare un po’ di calore ai nostri anziani». Irina Turcanu

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08/01/2017

Tutti in visita alla casa di riposo con un carico di dolci e allegria

A Pianello i re magi sono arrivati a bordo di un fuoristrada, accompagnati da decine di alpini e rappresentanti di tutte le associazioni locali. La loro destinazione è stata la casa protetta monsignor Castagnetti, dove la Carovana della bontà, organizzata come sempre dagli alpini di Pianello, ha fatto tappa dopo aver percorso le vie del paese accompagnata da canti e melodie natalizi. Ad indossare gli abiti dei magi, che il giorno dell’Epifania ormai da tradizione visitano gli anziani ospiti della casa protetta di Pianello, sono stati due alpini. Il loro mezzo di trasporto non erano i cammelli ma una jeep carica di doni messi a disposizione dalle penne nere, anche quelle di Borgonovo, e dai volontari delle associazioni che hanno risposto all’invito a partecipare tra cui Avis, Pro loco, Società Operaia, Croce Rossa e Centro anziani. Grazie a tutti loro è stato possibile confezionare oltre un centinaio di sacchetti con biscotti, dolciumi, mele, arance, clementine da distribuire agli anziani ospiti. Prima dell’arrivo alla casa di riposo il corteo ha fatta tappa in chiesa per la benedizione dei doni impartita dal parroco, monsignor Mario Dacrema. La festa è poi proseguita nei locali della casa protetta con canti, musica e il taglio di una torta. A Carnevale gli alpini di Pianello replicheranno con una festa nella loro sede di piazza Mercato. Anche in quell’occasione non mancheranno di consegnare agli anziani della casa di riposo dolci confezionati per l’occasione. mar. mil.

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07/01/2017

Dalla lotta ai tumori ai terremoti: onore a donne e gruppo alpini

Menzioni per Ana, Intrecci In Armonia e Lugagnano in Love

LUGAGNANO - (f.lun.) L’unico gruppo a ricevere la menzione d’onore è stata l’Unità sezionale di Protezione civile Alpini di Piacenza con la seguente motivazione: “Per essere sempre in prima linea, laddove necessario un intervento a servizio delle persone, in particolare per il prezioso supporto a favore delle popolazioni colpite dal sisma nel centro Italia e dall’alluvione in terra piacentina”. La quarta menzione assegnata è stata conferita a Simona Ferrari per l’Associazione Armonia e il gruppo che ha collaborato per l’iniziativa “Intrecci in Armonia” ed a Erika Cupola e il gruppo genitori “Lugagnano in Love” con la motivazione per tutti che dice “Per la grandissima sensibilità dimostrata nel promuovere grandi iniziative finalizzate sia a sensibilizzare che a dare risalto agli operatori nei delicatissimi reparti di ematologia e per la lotta del tumore al seno sia, in modo concreto, per raccogliere fondi da destinare alla ricerca”. Per gli alpini ha parlato il presidente piacentino Roberto Lupi: «Riceviamo questa menzione con tanto onore e orgoglio, lo condividiamo con tutti i volontari e gli alpini della nostra sezione. Oggi abbiamo proprio qui presenti alcuni reduci da una settimana di turno nei territori terremotati. La Protezione civile è il nostro fiore all’occhiello, operiamo in coordinamento con l’Associazione nazionale alpini ed è diventata negli anni sempre più importante. Siamo tutti volontari, ma non per questo non cerchiamo di raggiungere quella professionalità che è necessaria per agire in sicurezza nelle zone terremotate o dove ci sono emergenze. I volontari, durante tutto l’anno, si tengono allenati con esercitazioni che richiedono molto impegno. Ringrazio tutti i nostri volontari che ci mettono a disposizione il loro tempo». Simona Ferrari, soddisfatta del premio ricevuto: «”Intrecci in armonia” ha funzionato perché tutti gli ingranaggi hanno partecipato. Condivido questo momento con tutte le persone, le donne, che hanno collaborato. Senza di loro non si sarebbe potuto realizzare. Permettetemi di dedicare questa menzione a una persona che è venuta a mancare poco tempo fa, mia nonna. Un esempio di bontà, è stata da sempre la mia prima tifosa. Ringrazio in modo particolare gli abitanti del comune di Lugagnano che hanno partecipato all’iniziativa in modo massiccio». Erika Cupola ha chiuso la passerella dei premiati: «Dedico il premio alla mia famiglia che è sempre al mio fianco. Un grazie speciale al gruppo di mamme che ho conosciuto nella scuola dove insegno, il loro affetto è stato la marcia in più che mi serviva, un sostegno che mi ha seguito durante tutta la terapia. La malattia è stata superata grazie al reparto di ematologia e questo bene ricevuto andava restituito in qualche modo. Il calendario è stato un mezzo per avere offerte da donare al reparto, ai medici e alle infermiere che vedono le persone al di là della malattia, con grande umanità. Grazie a tutti quelli che hanno creduto nell’iniziativa».

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05/01/2017

Dalle alluvioni al terremoto: gli Alpini della Protezione civile sempre sul fronte dell’emergenza

LUGAGNANO - (flu) Gli alpini sono conosciuti per essere altruisti e sempre disponibili ad aiutare chi ne ha bisogno. All’interno del Gruppo alpini c’è una sezione che nell’anno 2016 si è particolarmente distinta in altruismo e volontariato, quella di Protezione civile. È intervenuta infatti con grande abnegazione nelle zone terremotate del centro Italia e nel periodo precedente ha dato un contributo importantissimo nell’emergenza dovuta alle alluvioni in terra piacentina che hanno sconvolto la popolazione di intere valli. Con il susseguirsi di eventi calamitosi si è reso necessario costituire una struttura a livello nazionale che si occupasse di protezione civile, si è quindi pensato di creare un sistema che unisse tutte le forze pubbliche e private già presenti sul territorio nazionale. I volontari piacentini, sempre coordinati da Ana Rer, subito il primo giorno dopo il terremoto del 24 agosto scorso, sono partiti per Uscerno dove hanno allestito un campo di accoglienza montando in poche ore 15 tende, altri volontari si sono recati a San Gallo, e anche qui, lavorando anche nelle ore notturne, il loro aiuto è stato indispensabile. La Protezione civile Ana ha come funzione quella logistica, in caso di calamità i volontari Ana si occupano principalmente dei campi di accoglienza. Gli alpini piacentini hanno operato sui luoghi distrutti dal sisma anche con mezzi pesanti allestendo e collaborando a Montegallo per realizzare un centro con sedi provvisorie di scuole, del municipio, della caserma della Forestale, di una farmacia e della chiesa. Hanno spianato un’area di 2500 metri quadrati in modo da renderla accessibile ai camion che trasportavano i rifornimenti. In tre settimane di lavoro continuato il nuovo complesso è stato inaugurato. I volontari della Protezione civile Ana Piacenza si sono anche relazionati con le popolazioni provate dal terremoto riscuotendo consenso dalla gente e un plauso dai responsabili regionali. L’attività degli alpini prosegue in modo incessante, oggi sono impegnati nella gestione del centro di accoglienza di Caldarola in provincia di Macerata.

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04/01/2017

Carovana della bontà venerdì a Pianello

(mm) Dopodomani, venerdì, giorno dell’Epifania, gli alpini di Pianello organizzeranno la consueta “Carovana della bontà” che avrà come destinatari gli anziani ospitati nella casa protetta Castagnetti. Il ritrovo è alle 14 di fronte alla sede degli alpini in piazza Mercato. Al corteo che seguirà lungo le vie del paese parteciperanno le penne nere e anche diverse altre associazioni che collaborano nell’organizzazione dell’iniziativa. Tutti quanti i partecipanti si dirigeranno prima verso la chiesa di San Maurizio. Una volta giunti sul sagrato riceveranno la benedizione dal parroco. Terminato questo primo momento solenne, il corteo di cui faranno parte anche i re magi e una jeep carica di doni, riprenderà il suo tragitto per raggiungere infine la casa protetta di Pianello. Gli alpini prepareranno come sempre un centinaio di sacchetti da donare agli ospiti. All’interno ci saranno dolci, clementine, arance ecc. Dopo la consegna dei doni al personale della struttura protetta che provvederà alla distribuzione ci saranno alcuni momenti di animazione e di intrattenimento. La Carovana della bontà è il primo degli appuntamenti con cui le penne nere di Pianello salutano l’inizio del nuovo anno. Un altro sarà organizzato in febbraio in occasione del Carnevale.

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03/01/2017

Una corona di girasoli per i Caduti in Russia

L’omaggio al monumento di Barriera Genova: 600 i piacentini che non tornarono più a casa

Nei giorni scorsi, alla presenza delle autorità locali, tra cui l’assessore Silvio Bisotti, il presidente dell’associazione Caduti e dispersi in Guerra, Rodolfo Bonvini, la presidente onoraria Piera Abbiati, il presidente della sezione alpini di Piacenza Roberto Lupi, si è svolta, come da tradizione, la deposizione di una corona di girasoli davanti al monumento dedicato ai 600 Caduti Piacentini che hanno combattuto in terra di Russia, monumento collocato a Barriera Genova davanti al liceo Respighi. La presenza del vessillo della sezione alpini di Piacenza e di numerosi alpini ha reso maggiormente ufficiale questa semplice ma significativa cerimonia alla quale hanno partecipato anche diversi familiari che regolarmente intervengono per ricordare i loro parenti. In tanti si sono chiesti il perché della deposizione con i girasoli anziché la corona di alloro: «La risposta è semplice - ha detto Abbiati - i nostri soldati durante la ritirata non avendo nulla da mangiare, poterono sfamarsi con semi di girasoli che riuscirono a trovare lungo il percorso, riuscendo in questo modo a sopravvivere e in tanti hanno potuto far ritorno a casa». L’assessore Bisotti, portando il saluto dell’amministrazione, ha sottolineato l’importanza di ricordare e non dimenticare questi tragici eventi. Il presidente Bonvini ha ringraziato tutti i presenti, in modo particolare gli alpini che costantemente aiutano l’associazione alla salvaguardia e sistemazione di monumenti dislocati in diversi paesi della provincia. Ha inoltre comunicato che dalla sede nazionale di Roma è arrivata la nomina a presidente onorario a Piera Abbiati «che da anni porta avanti l’associazione con particolare passione». Il presidente provinciale Roberto Lupi ha confermato la piena disponibilità a collaborare con gli attuali vertici dell’associazione in cerimonie ed iniziative riguardanti il ricordo dei caduti. mapol

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31/12/2016

Defibrillatore, il dono degli alpini

Vernasca, consegnato alla casa di riposo ma a servizio di tutto il paese

Vernasca - Il Gruppo Alpini di Vernasca, presieduto da Giovanni Marazzi, ha recentemente fatto dono alla Casa di Riposo locale di un defibrillatore, che è stato collocato all’interno della struttura per il pronto intervento, rivolto sia agli ospiti ma anche a tutto il paese. L’inaugurazione, con la benedizione da parte del parroco Don Alfonso Lukoki, è avvenuta alla presenza di un numero considerevole di alpini. Presenti anche il rappresentante del gruppo di SetteSorelle: Nando Dadomo; Maurizio Sesenna per Vigoleno e il capogruppo onorario Luigi Mestre, il presidente della sezione combattenti e Reduci Gianni Barani dei responsabile dell’Istituto, gli ospiti i loro familiari e le autorità locali. Parole di ringraziamento per la generosità e l’importanza di tale gesto, sono state rivolte al gruppo alpini, dal presidente della Casa di Riposo Carlo Corsini e dal sindaco Pinuccio Sidoli. Il consigliere sezionale dell’Alta Valdarda, Luigi Faimali, ha sottolineato anche l’ammirevole operato del gruppo, sempre pronto a collaborare e a realizzare opere di sostegno e di aiuto, sia all’interno del territorio comunale, sia in quello provinciale e oltre. Il sindaco ha anche suggerito alla direttrice dell’Istituto, Monica Ronchini, di promuovere, quanto prima un corso rivolto a tutto il personale della preziosa struttura, in modo che possa essere sempre presente un esperto per il pronto intervento,a servizio dell’intera comunità. Renata Bussandri

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27/12/2016

Anche a Rustigazzo gli alpini rimangono in prima linea

LUGAGNANO - Anche le 43 “penne nere” di Rustigazzo, che nell’alta valle del Chero formano il secondo Gruppo alpini che opera nel territorio del comune di Lugagnano, non hanno smentito la loro disponibilità e la loro generosità in ogni circostanza. Il direttivo, presieduto dal capogruppo Antonio Frontoni, ha reso noto quella che è stata l’attività dell’anno che sta per finire grazie anche alle quote associative ed ai proventi delle manifestazioni estive. Innanzitutto è stata fatta una donazione di mille euro in aiuto ai terremotati del centro Italia. Una somma che «è confluita in un fondo costituito dalla sezione provinciale Alpini di Piacenza che, a sua volta, provvederà ad inviarla alla sede centrale di Milano per la creazione di un centro polifunzionale utile alla popolazione colpita dal grave sisma». Inoltre, nel giorno dedicato a Santa Lucia, il gruppo ha donato alla scuola elementare e a quella materna materiale didattico e cancelleria utile all’attività scolastica come quadernoni, album da disegno, pastelli, pennarelli e tempere. Nel corso dell’anno, gli stessi Alpini rustigazzesi, hanno contribuito finanziariamente all’acquisto di una pianola destinata alla corale parrocchiale e, anche materialmente, alla realizzazione del “campo giochi” adiacente alla chiesa parrocchiale. Franco Lombardi

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23/12/2016

Il piacentino Migli, confermato ai vertici Ana, presenta l’epopea alpina in stile Dylan Dog

(fri) Il piacentino Roberto Migli, 67 anni, originario di Gropparello, ex funzionario di Cariparma, è stato confermato per il secondo mandato consecutivo revisore dei conti nazionale dell’Ana (Associazione nazionale alpini). Lo stesso Migli ha presentato assieme a Luigi Piccato, una delle nuove iniziative dell’Ana, ovvero il volume a fumetti “Da Caporetto alla vittoria”. Si tratta della storia di un giovane piemontese di 17 anni chiamato alla leva che racconta le vicende trascorse e le peripezie affrontate durante la lunga e sanguinosa guerra contro gli austricaci, dalla terribile sconfitta di Caporetto fino alla vittoria. I fumetti del volume sono stati eseguiti dagli attuali disegnatori di Dylan Dog. «L’obiettivo - osserva Migli - è avvicinare il pubblico dei giovani all’epopea degli alpini» durante la Prima Guerra Mondiale. L’opera è stata recentemente presentata al ministro della difesa Roberta Pinotti ed al capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano.

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22/12/2016

Un coro di bimbi e alpini per gli auguri agli anziani

FIORENZUOLA - (dm) In queste ore in cui l’Europa è nuovamente minacciata dal terrorismo, in cui nei teatri di guerra si uccidono bambini e vittime civili, fa bene vedere quanto siamo fortunati, nel vedere anziani, bambini, associazioni unirsi insieme. E’ accaduto al centro anziani Verani visitato domenica da un coro di bimbi di tutto il mondo (italiani, africani, indiani, romeni) diretto dalla maestra Annamaria Russo. I piccoli erano vestiti come angioletti: a confezionare i vestitini di raso è stata una mamma marocchina. I piccoli hanno cantato, danzato e recitato regalando momenti di spensieratezza agli ospiti radunati nel grande salone-soggiorno della struttura. Alle voci dei bimbi, si è poi aggiunta, nel canto finale, la voce del Gruppo degli alpini, che, come ogni anno, è venuto a porgere gli auguri e a portare doni agli ospiti del Verani. Un incontro gioioso per tutti, comprese le autorità intervenute, fra cui il vicesindaco Paola Pizzelli e il dirigente scolastico Mario Magnelli. La mattinata si è conclusa con la Messa del Ricordo, celebrata dal parroco emerito don Gianni Vincini e accompagnata dai canti del coro della Libera Università della terza età. La Messa del Ricordo è una tradizione del Verani durante la quale vengono ricordati, citandoli nome per nome, tutti i benefattori, piccoli e grandi, dai fondatori, i coniugi Pasquale e Lina Verani, fino a quelli di oggi. Con questa messa il Verani vuole così ricordare ogni anno i benemeriti che hanno consentito, nel corso di quasi un secolo, di aiutare tante persone anziane e malate.

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22/12/2016

In prima fila per aiutare e dare solidarietà

A Finale Emilia, Uscerno e Caldarola. Il progetto di Maria: tentare il concorso per maresciallo

Ogni giorno una levataccia per essere pronti alle 12 e 30 per la distribuzione del pranzo e ancora prima della colazione. Sono provati i volontari addetti alla mensa, ma soddisfatti. Sono provati, ma soddisfatti anche i volontari addetti alle pulizie. 160 bagni e docce pulite in sette giorni di lavoro. Un bel record. La settimana si avvia verso la conclusione e si può trarre un bilancio. Il mio ruolo fondamentale - spiega il capo dei volontari Mirco Zucchini di Ana sezione Bologna Romagna - è quello di far stare insieme il gruppo. Se c’è armonia allora è tutto ok. Tra noi, anche se non ci si conosce c’è un filo conduttore che ci lega quello militare che ci ha insegnato a stare insieme agli altri. Ad accettare tutti perché alla sera poi devi dormire insieme a queste persone. Preoccupato della responsabilità? Me la sono assunta - risponde - sono un volontario anche in quello. Alle spalle l’esperienza a Finale. Abbiamo fatto per quattro mesi una settimana al mese di volontariato. C’erano da preparare come minimo 250 colazioni e altrettanti pranzi e cene. Perché un impegno nella protezione civile? Voglia di fare qualcosa per gli altri. Dice. E’ quella la ragione che ha spinto tutti a partire. Come funziona la selezione? Nel momento in cui si chiede di diventare volontari si viene indirizzati in base alle competenze e per stare in cucina occorre avere il libretto sanitario. Angela Magnani, (Ana Piacenza) è la responsabile della cucina. Anche Angela ha maturata un’esperienza durante il terremoto dell’Emilia nel campo di Finale. Si mostra attenta alla qualità del suo lavoro. Importantissimo - dice - offrire una dieta completa nei valori nutrizionali avendo anche l’attenzione alle allergie che le persone possono presentare. Nel campo di Caldarola abbiamo una ragazza celiaca e quindi la dieta per lei è particolare. Anzi, per preparare il suo cibo, ci cambiamo, puliamo a fondo la cucina per non provocare problemi. E’ importante essere attenti alle intolleranze e sono molto orgogliosa dei corsi organizzati dalla nostra sezione su questi argomenti: una professionalità in più. Proporrò di andare avanti su questa strada. Su questo vorrei ringraziare il presidente Roberto Lupi e il coordinatore del gruppo di protezione civile Ana Maurizio Franchi che sono stati sensibili al problema. Per questa specializzazione Angela e la squadra della cucina hanno ricevuto i complimenti dopo il controllo effettuato dal veterinario addetto all’esame degli alimenti. «Perfetto» è stato il giudizio dell’esperto sulla tenuta degli alimenti e sulle “innovazioni” introdotte nella mensa. Non scontate in una cucina da campo. Dopo i fornelli c’è tempo anche per cantare. E’ Antonio Belloi, friulano d’origine, ma cittadino di Sassuolo che intona le canzoni popolari e si porta dietro le voci degli alpini presenti. Tra loro c’è Armando (originario di Metteglia) che il coro lo frequenta abitualmente. Attorno a un tavolo della mensa, in un momento di riposo, si raccontano brevemente. Fabrizio Montanari presente al campo con la moglie Tiziana Ramenzoni, Giorgio Barezzi (arrivano da Collecchio) e poi i piacentini Carmelo Cirillo, Franco Naprini, Armando Perini e la moglie Giusy Quaranta e Maria Alberta Cammi, la giovanissima del gruppo. Giusy dà il via: nel paese dove abitiamo - dice - svolgiamo attività anche in collaborazione con l’amministrazione comunale con il pedibus e siamo a disposizione per le iniziative del paese. Svolgiamo supporto di protezione civile nella ricerca persone oltre alla mobilitazione in caso di grandi eventi. Io sono di Castelsangiovanni - spiega Franco Naprini l’alpino dalla penna più lunga del gruppo - e siamo impiegati come ausilio al traffico e assistenza quando si svolgono le gare motociclistiche. Siamo stati presenti anche a Piacenza in occasione della maratona. L’ultimo impegno prima della partenza per Caldarola il monitoraggio della piena sul Po. Maria Alberta Cammi è alla seconda esperienza in un campo di aiuto in zona terremotata. E’ stata di recente insieme ad altri del gruppo a Uscerno in provincia di Ascoli Piceno e qui ha avuto la prova del fuoco come capo officina. «Quando ho concluso il campo - dice Maria - sapevo tutto di viti, cacciaviti ecc.» Tra l’altro a Maria e a un altro giovane volontario è stato assegnato un riconoscimento per il lavoro svolto. E’ la più giovane del gruppo e ha in mente un progetto. Fare il concorso per maresciallo nel corpo degli alpini. La scuola è dura, a numero chiuso ed equivale a una laurea breve. Ci si arriva per concorso: i posti sono 250 e per entrare bisogna superare anche prove di efficienza fisica e psicologica. Maria è intenzionata a provarci. Ha appena concluso il suo primo lavoro a tempo. Dopo il diploma ha frequentato un corso per operatore sanitario e ha svolto questa attività in una struttura per anziani. Ma era un lavoro precario.

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22/12/2016

Alpini al lavoro nella scuola per recuperare materiale didattico

La giornata dei volontari nella settimana di presenza degli alpini si apre con l’alzabandiera delle otto precise. Il raduno è davanti al campo. Un carabiniere dell’Anc ha il compito di far salire il tricolore sull’asta di legno improvvisata seguendo le note dell’inno di Mameli. Alle otto tutti lì e poi la giornata può cominciare. Nel pomeriggio si profila un impegno importante: “Oggi andiamo a liberare le aule della Scuola media. C’è da portare via materiale didattico, computer libri, registri, mappamondi e portarlo nel nuovo edificio che ospita ora le aule”. L’annuncio lo dà Mirco Zucchini, il capo dei volontari al campo di Caldarola. La media si trova sulla strada principale del paese appena fuori a pochi metri dalla zona rossa. Il rischio per l’edificio è dato dal fatto che è collegato a quello della materna ed elementare per cui ormai non c’è storia. Anzi, sui giornali locali nei giorni della scorsa settimana, è stata avanzata l’idea di realizzare un nuovo polo scolastico che serva tutti i paesi del territorio. Ma questa è storia di domani. Adesso è tempo di lavorare anche nell’emergenza e per le costruzioni è ancora emergenza. Gli alpini piacentini ed emiliani si mettono a disposizione e concluse le incombenze legate alla mensa con guanti ed elmetto si dirigono alla scuola. Ad aiutarli nella scelta dei materiali le assistenti scolastiche che sanno quali sono i libri e gli oggetti necessari per il funzionamento della scuola. Un rapido sopralluogo nell’edificio dove sulle pareti ci sono diverse crepe. Non sono di quelle a croce e non destano grande preoccupazione. Ma fa una certa impressione stare lì dentro. Tra pareti smaltate di verde smeraldo, senza banchi con gli armadi pieni di libri. Sul pavimento di qualche aula resti di palloncini colorati, magari di una festa di compleanno... chissà. Il lavoro di sgombero procede. Una scuola senza fissa dimora. In tre anni quattro traslochi e ora questo per il terremoto - commentano le impiegate della scuola intente ad assistere ai lavori di sgombero. Da fuori indicano dove trovare le cose e una di loro con l’elmetto accompagna i volontari alpini al recupero. Nello scantinato - mi raccomando - recuperate il quadro della Madonna, per noi è importante. La scuola ha tenuto, non è danneggiata i rischi derivano dall’edificio giallo accanto quello delle elementari. La facciata è semi crollata. Resta appena, ma inchinata verso il suolo, una bandiera dell’Europa. Quasi una triste metafora delle difficoltà che l’Unione sta vivendo. C’era anche la bandiera italiana. Era caduta travolta dai mattoni ed era stata sepolta dai detriti. Sono stati i volontari del campo qualche settimana fa a recuperarla e issarla all’angolo del tendone della mensa. Il tricolore in un “luogo non luogo” è un punto d’appiglio da dove riprendere l’identità infranta. Mentre il trasloco procede si susseguono i racconti del terremoto. Quasi tutte le assistenti scolastiche presenti hanno la casa danneggiata. Chi è ospitata nella casa degli suoceri a Camporontondo chi ora ha trovato ospitalità a Cessapalombo. Per una di loro anche l’ufficio è inagibile si trovava in piena zona storica a Caldarola ed è ora è stato portato in un paese vicino. Il materiale recuperato dalla scuola media viene trasferito nell’edificio “Mille colori”, così lo chiamano per rendere omaggio all’uso precedente. Si trova nella zona industriale ed era un vecchio negozio di vernici messo a disposizione dai proprietari. Le aule sono ampie: in ognuna c’è la lavagna elettronica e i bambini l’anno già personalizzata con i loro disegni e colori. «E’ stata sistemata a tempo record», spiegano e accanto ha trovato spazio la scuola materna alcuni di quei moduli sono stati donati dalla città di Cento. Inaugurata di recente alla presenza dei presidenti delle due regioni: Marche ed Emilia Romagna.

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22/12/2016

Col gruppo Ana-Rer. Partenza 4,30

ORE 4,30: SI PARTE - Non siamo i primi arrivati al centro della protezione civile di Piacenza di via Pennazzi. C’è già Maria Alberta Cammi la giovanissima del gruppo arrivata da San Giorgio. Ha solo 25 anni, ma ha già alle spalle un’esperienza nelle zone del terremoto. Ci salutiamo. Intorno è buio, la nebbia è fitta e qualche schiamazzo ci arriva in lontananza: qualcuno ha fatto il venerdì sera lungo. Poi torna il silenzio. Alla spicciolata arrivano gli altri alpini, Angela Magnani, Franco Naprini, Carmelo Cirillo, Armando Perini e la moglie Giusy Quaranta. Scaricano i bagagli dalle auto, salutano i rispettivi accompagnatori e il pulmino è presto completo. Partiamo in otto. La tabella di marcia prevede una sosta a Bologna per raccogliere altri volontari dell’Ana coordinamento regione Emilia Romagna di Parma, Modena e Bologna. Nonostante la nebbia il viaggio è tranquillo. L’orario è rispettato.

6,30 ARRIVO A BOLOGNA - Cambiamo il mezzo: un pullman della Croce Rossa e i Paese senza più voci La zona rossa di Caldarola, le macerie nell’anima nuovi viaggiatori pronti alla partenza. Nel magazzino regionale della protezione civile ci accoglie Dario Gottarelli, presidente Ana regionale. Ci individua immediatamente perché siamo gli unici senza la divisa della protezione civile giallo cedro, senza cappello piumato, ovviamente e forse anche con l’aria un po’ spersa. Solamente alla partenza il cielo si tinge di rosa e si preannuncia una giornata di sole. Prima di lasciare Bologna un breve breefing per illustrare quello che ci attenderà al campo. Due parole sui compiti: gestione mensa con la piacentina Angela Magnani responsabile della cucina quindi lavori per il mantenimento del campo dove il servizio di vigilanza sarà svolto dall’associazione carabinieri.

7,15 LASCIAMO BOLOGNA - Alle 7,15 si parte direzione Ancona. Si attraversa la zona industriale della “Dotta”. Ora abbiamo di fronte almeno quattro ore di viaggio, la condizione migliore per raccontare storie vissute. Nei tanti terremoti precedenti, ma anche in altre esperienze di protezione civile di cui gli alpini sono maestri sia per dedizione sia per preparazione. Sul pullman ci si presenta, impegnati a non farci percepire come “perdigiorno” in cerca di emozioni. L’intesa è subito stabilita.

ORE 9,30 PASSIAMO L'USCITA DI FANO - Intanto il pullman mangia chilometri, siamo entrati nelle Marche si avvicina la nostra meta e dal terremoto si passa a parlar d’altro come la festa di paese nel Modenese famosa perché il re della festa è uno zampone da 800 kg.

ORE 10,30 CIVITANOVA - Il paesaggio è bellissimo. Abbiamo toccato Recanati. Colline stupende a destra, mare a sinistra. S’imbocca la strada dell’entroterra a breve saremo a destinazione. Tra il mare e Caldarola una cinquantina di chilometri. Tra il mare e l’appennino campi e campi coltivati a ortaggi. A Tolentino, sullo sfondo, una cima innevata poi la sagoma del paese col suo castello, i campanili. Il dolore sta là di casa. Ci accolgono Marco Bacchini, funzionario regionale e capocampo per questa settimana insieme a Daniele Zavelloni suo vice. Una stretta di mano tra loro e Mirco Zucchini, giovane alpino di Casalecchio di Reno aderente all’Ana Bologna Romagna. Sarà il capo dei volontari di questa settimana. Ci attende il passaggio di consegne. I volontari del Coordinamento di Rimini passano il testimone della mensa alla nostra squadra Ana e qui inizia l’avventura. L’interrogativo che riguarda il nostro aiuto è presto sciolto. Te la senti di dare una mano in segreteria? Mi chiede Mirco. Ok, pensavo a un lavoro più pratico, ma va bene. E chi vuole occuparsi della pulizia dei servizi igienici e delle docce? Per me va bene dicono Alberto, Giorgio e Tiziana. Il grosso del gruppo è in cucina e quindi anche il resto della squadra ora ha un lavoro. I sette giorni hanno inizio. Occorre mettere le gambe in spalla. Se al pranzo hanno pensato i riminesi per la cena tocca agli emiliani.

ALLE BRANDE - I bagagli, pochi e leggeri con una sola cosa preziosa: il sacco a pelo, sono stati depositati nel container. Siamo in cinque. Giusy, Armando, Emilio-Maurizio, gli alpini impegnati in cucina, Alberto ed io i generici quattro piacentini e un modenese. Nel container i letti a castello sono quattro per otto posti. Lo spazio è ridottissimo circa 6 per 2. Per otto notti quello sarà lo spazio per il riposo. Dalle 7 alle 10 in piedi ogni giorno e così via.

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21/12/2016

Carpaneto: con gli alpini gli auguri e un televisore agli ospiti del Breviglieri

CARPANETO - (p.f.) Anche quest’anno una quindicina di alpini col caratteristico cappello, con il capogruppo Aldo Rigolli sono andati alla casa di riposo Breviglieri per gli auguri del Natale agli ospiti e al personale della casa, accolti dalla direttrice Cinzia Prati. Con gli auguri hanno portato in dono un televisore.

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17/12/2016

Weekend natalizio a Vernasca

La Luce di Betlemme a Pontenure, Piacenza e in Alta Valdarda

VERNASCA - Preparazione al Natale a Vernasca con più iniziative promosse da Enti ed Associazioni diverse ma con un denominatore comune: l’incontro con l’altro, nel nome della cordialità e dell’amicizia. Oggi alla Casa di Riposo è programmato il pranzo con parenti ed amici e alle 17 l’inaugurazione di un defibrillatore donato “ai nonni” dal gruppo Alpini di Vernasca, un insieme di” ragazzi” molto attivi ed aperti al paese, capeggiati da Giovanni Marazzi. Domani parrocchia e Pro loco animeranno la domenica prenatalizia. In parrocchia sarà “Domenica insieme”, aperta ai bambini e ai ragazzi, ai loro genitori e familiari, ai loro catechisti ed educatori, che si troveranno a condividere l’intera giornata particolarmente significativa anche perché alle 11 e 15 si accoglierà la luce di Betlemme portata dal gruppo Scout Masci di Pontenure La luce proveniente ogni anno direttamente dalla chiesa della Natività di Betlemme, grazie alla tradizione degli scout, illuminerà anche Vernasca per tutto il periodo natalizio, simbolo di un Natale di luce e di speranza . Ma oltre i momenti sacri i più giovani condivideranno pranzo e giochi e nel pomeriggio, in piazza, dalle ore 15, unitamente a tutti i compaesani, l’ascolto dei canti natalizi programmati dalla Pro Loco. Alle scuole del paese verranno inoltre consegnati dal Babbo Natale della Proloco doni mirati a migliorare l’apprendimento mentre a tutti verranno offerti dolci e vin brûlé. Ricordiamo che la Luce di Betlemme arriverà oggi pomeriggio a Pontenure dove alle ore 17 ci sarà la cerimonia religiosa con il vescovo di Piacenza- Bobbio mons. Gianni Ambrosio. Da Pontenure, poi, la Sacra Luce arriverà in San Dalmazio e San Lazzaro a Piacenza e poi, appunto, Vernasca.

ADOZIONI A DISTANZA, POESIA E MUSICA

A Piacenza, oggi pomeriggio, la comunità adulti scout Masci di S.Dalmazio (ore 18,45) distribuirà lanternine con la fiammella e chiederà un’offerta per adozioni a distanza di bambini in difficoltà nel Burundi. A seguire, nell’antico oratorio (ore 19) adulti scout e attori della società filodrammatica "Turris" interpreteranno tradizionali poesie natalizie. Altre occasioni per ricevere la Luce di Betlemme saranno offerte ai fedeli, sempre in S. Dalmazio, domani, dopo la messa delle 10,30 e venerdì 23 dicembre (ore 21) in occasione dell’esibizione del gruppo "Praetorisus". Si tratta di una formazione musicale composta da studenti del conservatorio Nicolini e giovani appassionati di musica, già ospitati dalla Confraternita dello Spirito Santo, che terranno un concerto con brani di Charpentier, Saint-Saens e Holst.

 

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12/12/2016

Borse di studio dalle penne nere

Pianello, riconoscimento ai bravissimi delle scuole elementari

PIANELLO - A Pianello gli alpini diventano sempre più longevi ma non dimenticano mai i più giovani, quelli a cui ogni anno in occasione della loro annuale festa dedicano alcune borse di studio. E’stato così anche ieri quando, in occasione delle festa di Santa Lucia che coincide con il 93° anno di fondazione del gruppo oggi guidato da Mario Aradelli, le penne nere hanno consegnato sei premi di studio. Destinatari sono stati altrettanti giovanissimi alunni delle scuole elementari di Trevozzo e Pianello che lo scorso anno scolastico hanno ottenuto i migliori risultati. Si tratta di Alessandro e Paolo Ferri, Davide Felci, Vittoria Ferrari, Emma Spreafico e Omar Gabriel Mirko. Tutti hanno ricevuto un riconoscimento di cento euro messo a disposizione come sempre dal gruppo alpini di Pianello. «E’ un piccolo segno per valorizzare gli studenti più meritevoli» ha detto il capogruppo durante la premiazione che in mattinata ha aperto i festeggiamenti del gruppo valtidonese. Tra gli ospiti quest’anno c’erano rappresentanti di gruppi in arrivo da tutta la provincia che hanno sfilato, insieme a numerose autorità, al seguito della fanfara alpina, del presidente della sezione piacentina Roberto Lupi e del coro Ana Valtidone. Il lungo corteo di alpini ha ricevuto l’abbraccio del paese lungo le vie di Pianello, prima della messa in chiesa alla presenza di tante associazioni che al pari degli alpini animano il tessuto sociale locale. La festa di ieri è stata preceduta da un omaggio a don Primo Carrà, cappellano militare reduce della campagna di Russia che sabato ha raggiunto il traguardo dei cento anni di vita, festeggiati nella casa protetta Castagnetti dove è ospite da qualche tempo. mil.

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09/12/2016

Alpini in festa nel ricordo dei pionieri

Castelsangiovanni, al raduno annuale rievocata la costituzione del gruppo nel 1952 assieme a Luigi Fellegara, unico superstite tra i fondatori. Corteo con la banda per le vie della città

CASTELSANGIOVANNI - La festa degli alpini ieri a Castelsangiovanni si è svolta nel segno di chi, per non far spegnere il ricordo delle migliaia di giovani sacrificatisi per la libertà, l’8 dicembre del 1952 fondò il gruppo. Pietro Bassi, Carlo Caravaggi, Renzo Manara, Gualtiero Mazzocchi, Erminio Merli, Ettore Olivieri e Luigi Fellegara sono i nomi dei fondatori a cui è stato dedicato un ricordo durante le celebrazioni di fronte al famedio del cimitero comunale. Fellegara, castellano dell’anno 2016, presente ieri insieme ai compagni alpini, è l’ultimo rimasto di quel gruppo di pionieri la cui eredità ha attraversato oltre sei decenni di storia per arrivare fino ai giorni nostri. «La storia degli alpini è una storia gloriosa che non si è mai sbiadita nel tempo» ha ricordato Fausto Frontini, oratore della manifestazione che in mattinata si è aperta con la messa in Collegiata. Al termine della celebrazione religiosa il corteo delle penne nere, al seguito della banda musicale Carlo Vignola e del coro Ana Valtidone, ha attraversato le vie della città per ricevere come sempre l’abbraccio di tutti i castellani e delle associazioni presenti. «Ogni anno gli alpini di Castello si ritrovano per non dimenticare il sacrificio di tanti giovani caduti per la patria, per la pace e per la libertà» ha detto il vicecapogruppo Alessandro Stragliati il quale, a nome di tutte le penne nere castellane, ha ringraziato monsignor Lino Ferrari, in procinto di lasciare la parrocchia. «Ci ha accompagnato in questi anni sia moralmente che spiritualmente». «Oggi occorre tenere ferma la volontà dei soci fondatori di ricordare chi è andato avanti» ha detto il sindaco Lucia Fontana, riprendendo un modo di dire con cui le penne nere indicano coloro che sono deceduti. Il ricordo è quindi andato alle migliaia di giovani vittime dei due conflitti che insanguinarono il secolo scorso. «Ricordarli vuol dire tenere vivi i valori di civiltà, solidarietà e coraggio che solo gli alpini sanno trasmettere» ha proseguito il sindaco Fontana. Tra gli ospiti ieri a Castello c’era anche il presidente della sezione piacentina Ana, Roberto Lupi, il quale ha ricordato la storia degli alpini. «Nel 1959 prendemmo il testimone di quelle migliaia di giovani soldati che persero la vita, per portarne avanti il ricordo e per tradurre in gesti concreti il loro insegnamento ». Gli stessi valori oggi sono quelli «che muovono i nostri militari, uomini e donne, in missione all’estero » ha ricordato ancora Frontini «e costituiscono la spina dorsale della protezione civile». Mariangela Milani

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06/12/2016

Castello celebra l’anniversario degli alpini: concerto e premi agli studenti, giovedì festa

CASTELSANGIOVANNI - (mil.) Si sono aperti con una serata in gran parte dedicata ai giovani i festeggiamenti con cui gli alpini di Castelsangiovanni giovedì, giorno dell’Immacolata, celebreranno il loro 64esimo anno di fondazione. In attesa della giornata che celebrerà l’orgoglio alpino a Castelsangiovanni, l’altra sera al teatro Verdi i festeggiamenti hanno preso il via con un grande concerto. L’evento ha visto protagoniste le voci del coro Ana Valtidone e dell’”Insieme musicale pochi ma buoni” delle scuole medie di Castelsangiovanni. Tra un’esibizione musicale e l’altra a salire sul palco sono stati i “bravissimi” che quest’anno si sono aggiudicati i premi di studio messi in palio come sempre dall’amministrazione comunale di Castelsangiovanni. Si tratta di otto giovani delle scuole superiori (i premi sono riferiti al precedente anno scolastico) cui il sindaco Lucia Fontana e l’assessore Valentina Stragliati hanno consegnato i riconoscimenti, una somma di danaro pari a 250 euro, come premio ma anche come incentivo ad impegnarsi ancora di più e fare sempre meglio. Gli otto bravissimi premiati al teatro Verdi sono Paolo Prazzoli, Bruno Koci, Giulia Rossi, Laura Molteni, Davide Bisi, Valentina Fellegara, Livia Dedja e Alessandro Cirella. La premiazione è stata accompagnata dalle musiche e dai canti intonati dal gruppo musicale diretto dall’insegnante Adriana Egivi e dai canti alpini del coro delle penne nere diretto da Capuano. Quest’ultimo ha regalato al pubblico brani cari a tutti come “Quel mazzolin di fiori” e la notissima “Signore delle cime”. Sempre gli alpini hanno omaggiato le biblioteche delle scuole di una copia del volume “Un orologiaio sul Don. Storia d’amore e di guerra di un alpino” la cui prefazione è stata scritta dall’alpino di Castelsangiovanni Alessandro Stragliati. Giovedì gli alpini di Castello torneranno a trovarsi in occasione della loro 64esima festa sociale. Alle ore 9 è previsto il raduno di fronte alla sede in via Morselli prima della sfilata lungo le vie della città al seguito della banda musicale “Carlo Vignola” di Agazzano. Dopo la messa delle 10,30 ci saranno gli interventi delle autorità di fronte al famedio del cimitero comunale, prima del “rompete le righe”. Al termine delle celebrazioni gli alpini si troveranno per un momento conviviale aperto a tutti, ma per cui occorre prenotarsi per tempo contattando le “penne nere” di Castello.

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01/12/2016

Al centro gli alpini, di ieri e oggi

Convegno a Castello: parla Barbieri, classe 1920. Le missioni e gli aiuti

CASTELLARQUATO - “Gli Alpini ieri e oggi”: si intitolava il convegno tenutosi di recente al Palazzo del Podestà di Castellarquato. E potremmo aggiungere “Alpini sempre”, perché la loro presenza è preziosa, oggi come allora. In tempi di guerra come in tempo di pace. Due “missioni” che si sono intrecciate nelle testimonianze proposte: il reduce di guerra Antonio Barbieri, come ogni alpino, la guerra non l’ha scelta ma l’ha dovuta combattere. Oggi il fucile lo usa solo per la caccia alla lepre, ma nei 48 mesi in cui fu costretto al fronte, le armi erano la sua terribile quotidianità: «Sono stato coraggioso, è vero, perché ero in mezzo al pericolo. Ma sono stato anche molto fortunato perché tanti sono gli amici che non sono più tornati», racconta Barbieri, classe 1920, che oggi vive e Pomarolo a pochi km da Ferriere ed è il più vecchio reduce alpino vivente. L’altra missione degli Alpini ci porta al presente: all’impegno della Protezione civile Ana (Associazione nazionale alpini) di Piacenza, rappresentata dal coordinatore provinciale Maurizio Franchi. O al recente passato, con la testimonianza d’eccezione del generale Fabrizio Castagnetti, già capo di stato maggiore dell’Esercito che ha raccontato delle diverse missioni in cui è stato impegnato (Kosovo, Bosnia, Pakistan, Afghanistan) sottolineando la grande capacità degli alpini in situazione di guerra e nelle operazioni di supporto alla pace: «Si aiutano i governi che cercano di rimettersi in piedi dopo un periodo di conflitto. Gli italiani - ha aggiunto il generale - hanno il vizio di sottovalutarsi, ma è bene ricordare la stima di cui godiamo all’estero: sono tante le missioni internazionali il cui comando viene affidato ad un generale dell’esercito italiano: ad esempio la missione Isaf in Afghanistan guidata dal generale Mauro Del Vecchio, quella in Kosovo dal comandante Rocco, mentre il generale Claudio Graziano è stato al comando della missione in Libano». Il presidente provinciale della sezione Alpini di Piacenza Roberto Lupi dopo un excursus storico sull’Ana (nata nel 1920 all’Ortigara da un gruppo di reduci ritrovatosi per commemorare gli amici caduti) ha ricordato come l’editoriale Libertà sabato 3 dicembre farà uscire in edicola un volume di 120 pagine per raccontare la storia della Sezione di Piacenza. «Oggi una delle realtà più belle che ci contraddistingue nel panorama nazionale - ha aggiunto Lupi - è la nostra Protezione civile, ce lo confermano quelli che ci coordinano e ci chiamano a lavorare in occasione delle emergenze. A Piacenza siamo specializzati nell’antincendio boschivo e nel dissesto idrogeologico. Ci finanziamo in modo completamente autonomo, i mezzi li abbiamo acquistati noi grazie al contributo dei nostri gruppi e al contributo dei privati, mentre quando interveniamo sotto l’egida del coordinamento nazionale o regionale di protezione civile abbiamo il rimborso delle spese, principalmente per gli automezzi e le attrezzature. L’ultimo intervento è stato nel terremoto dell’Italia centrale con 45 persone che si sono turnate; abbiamo avuto l’incarico di installare dei moduli per permettere ai ragazzi di rifrequentare la scuola il 15 settembre come tutti gli altri. Possediamo un ospedale da campo che è depositato a Orio al Serio con 5 camere operatorie e 45 posti letto per la prima emergenza, che può diventare operativo in pochissimo tempo». La protezione civile degli alpini è nata con il terremoto del Friuli del ’76. Uno dei motti degli alpini è infatti “Ricordare i morti aiutando i vivi”. Intervenuti anche Giuliana Ceriati, ispettrice infermiere volontarie di Piacenza che ha illustrato la storia e le attività in cui sono state e sono impiegate le infermiere volontarie; Bruno Plucani, past-president della sezione Alpini di Piacenza, Carlo Veneziani, responsabile Centro studi Ana Piacenza, Italo Colla, responsabile Gruppo Alpini Castellarquato, Tiziana Meneghelli assessore alla cultura e Giuseppe Dovani, vicesindaco. Le preziose testimonianze sono state introdotte dal bel video di Valter Sirosi (a cui si devono organizzazione dell’evento, introduzione del convegno e riprese fotografiche) e Mario Casotti entrambi dell’Associazione Terre Piacentine. Donata Meneghelli

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30/11/2016

Penne nere piacentine Storie scritte col cuore

Un volume di documenti, immagini e testimonianze

“Apini tornate presto!”: era questa l’esortazione dei piacentini alle Penne nere dopo l’Adunata nazionale del maggio 2013 che ha consegnato ai piacentini una città accogliente, allegra e festosa come nessuno ricordava. A pochi giorni dall’evento, Editoriale Libertà pubblicò il volume fotografico “Alpini a Piacenza” che riscosse grande successo. Sulla scia di quell’entusiasmo che non si è mai spento è nata la nuova iniziativa editoriale: “Alpini piacentini 2016”, un volume che ripercorre le tappe salienti delle Penne nere attraverso documenti, immagini e testimonianze, da sabato in edicola. A curare il libro la giornalista di telelibertà e Liberta.it Nicoletta Marenghi insieme agli Alpini della Sezione di Piacenza. «nel 2013 ho seguito da vicino l’Adunata – spiega Nicoletta Marenghi – e nei servizi televisivi ho illustrato le infinite attività che gli alpini svolgono quotidianamente a favore delle comunità in cui vivono. Ho accettato volentieri di occuparmi del volume la cui realizzazione è stata possibile grazie al lavoro degli Alpini della Sezione che si sono occupati delle ricerche e della raccolta del materiale. Dagli archivi sono emerse notizie finora sconosciute. Lavorare con gli alpini è stata un’esperienza piacevole e formativa per la loro professionalità. Sono persone molto affidabili, pratiche, efficienti e dedite all’Associazione».

La storia

Il volume si apre con il capitolo dedicato ai cenni storici della Sezione le cui origini risalgono agli Anni 20. Sono presenti documenti inediti che suscitano grande curiosità come gli articoli di allora de “L’Alpino” che riportano notizie relative a Piacenza prima come Sottosezione di Milano e poi eretta ufficialmente a Sezione nel 1934. Numerosi articoli storici fanno riferimento ad Arturo Govoni, presidente delle Penne nere piacentine per 60 anni e soprannominato per questo il “presidentissimo”. Un articolo del 1934 indica il colonnello Amedeo Nasalli Rocca come presidente della Sezione ma di lui nessuno ha tramandato informazioni. Il primo capitolo è molto suggestivo, ci sono lettere scritte a mano ai tempi della naja, tessere dell’associazione durante il periodo bellico, documenti dell’immediato dopoguerra. Poi ci sono foto in bianco e nero di valore inestimabile, da quelle del fronte ai vari raduni.

Solidarietà e Protezione civile

“Onorare i morti aiutando i vivi” è uno dei motti più cari agli alpini e il libro riporta le immagini di tutti i progetti di solidarietà come l’asilo di Rossosch in Russia, la scuola scalabriniana in Albania, la scuola di Foligno, solo per citarne alcuni. L’Unità di Protezione Civile ha mosso i primi passi nel 1976 in seguito al terremoto del Friuli ma è nata ufficialmente nei primi anni del 2000 portando in tutta Italia l’aiuto alle popolazioni colpite da calamità naturali dai terremoti alle alluvioni fino alle nevicate.

I Gruppi e le interviste

Una parte significativa del libro è dedicata ai 46 Gruppi che compongono la Sezione, per ciascun Gruppo sono presenti foto e cenni storici. Non mancano le interviste ai protagonisti, tutti i presidenti che si sono succeduti dopo Govoni, i vari coordinatori di Protezione civile, gli Alpini che hanno fatto una brillante carriera come i colonnelli Carlo Cavalli e Luigi Rossi e l’unico alpino attualmente in armi, ovvero la giovane Vanessa Gentilotti di Gazzola che racconta la sua scelta. Il presidente nazionale dell’Ana Sebastiano Favero spiega in un’intervista gli obiettivi del suo mandato e ancora il piacentino Fabrizio Castagnetti, già Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, illustra le caratteristiche degli alpini e ricorda alcuni aneddoti riferiti all’Ana.

“Per non dimenticare”

Particolarmente commoventi sono le testimonianze dei reduci della Seconda guerra mondiale, altre pagine ricordano il centenario della Grande Guerra per il quale la Sezione si è spesa con numerose iniziative per non dimenticare il sacrificio di migliaia di Penne nere. E poi ancora nel volume si trovano le testimonianze degli alpini all’estero, la storia dei cori e della Fanfara, le attività sportive, i motti. L’Adunata di Piacenza rivive attraverso le foto e le testimonianze dei membri del Coa.

Gli alpini

A collaborare attivamente alla realizzazione del volume il presidente della Sezione piacentina Roberto Lupi, con il vicepresidente Gian Luca Gazzola, Carlo Veneziani responsabile del Centro Studi, Carlo Magistrali del Centro Studi e il fotografo sezionale Valerio Marangon. «Per noi è motivo di grande soddisfazione aver potuto racchiudere in una pubblicazione come questa una parte della nostra storia – spiega il presidente Roberto Lupi; la collaborazione con Nicoletta Marenghi e l’Editoriale Libertà è stata l’occasione per andare a riscoprire nei nostri polverosi archivi, documenti, informazioni e fotografie molto interessanti che nessuno aveva più avuto l’occasione di visionare e questo con il tempo ci ha appassionato sempre di più». Il vice presidente Gian Luca Gazzola aggiunge: «La nostra Sezione aveva bisogno di un libro che raccogliesse tutto il materiale storico e del volontariato per portare avanti le nostre tradizioni. Dobbiamo ringraziare l’Editoriale Libertà per averci fatto questo regalo. Personalmente l’attività di ricerca mi ha avvicinato ancora di più alla nostra Sezione». Carlo Veneziani, responsabile del Centro Studi della Sezione: «La collaborazione mi ha dato modo di apprezzare la disponibilità di tutto il gruppo di lavoro ma soprattutto la professionalità di chi ne ha tenute le fila. Interessante è stata la ricerca effettuata negli archivi dove ho avuto modo di conoscere meglio le dinamiche e i personaggi che hanno fatto la storia della nostra Sezione. In un futuro non troppo lontano, auspico la stesura di un volume completo sulla storia sezionale». Carlo Magistrali, del Centro Studi aggiunge: «Siamo riusciti ad indagare sulla storia della Sezione scoprendo alcuni aspetti sconosciuti anche a noi che da anni che facciamo parte di questa grande famiglia». Diversi scatti sono tratti dall’archivio del fotografo sezionale Valerio Marangon: «Questo volume valorizza la Sezione di Piacenza e io sono orgoglioso di aver contribuito al lavoro con alcune foto delle migliaia che ho scattato». il coordinamento grafico è stato affidato a Cristiana Emiliani.

Dossier d’epoca, Gruppi locali e tante curiosità

Oltre trecento documenti storici e fotografie sono contenuti nel nuovo volume dell’Editoriale Libertà “Alpini piacentini 2016”. Centoventuno pagine divise in 17 capitoli. Si parte con 27 pagine dedicate alla storia della Sezione con documenti inediti; la pubblicazione prosegue con le interviste ai presidenti sezionali, gli incarichi nazionali, i Cappellani; ventitré pagine raccontano con testi e foto la storia dei singoli Gruppi piacentini, seguono le testimonianze degli alpini piacentini nel mondo, la storia della Protezione civile, i progetti di solidarietà, le interviste ai vertici nazionali e ancora le foto della recente udienza papale, cori e fanfara, i ricordi dell’Adunata di Piacenza, le iniziative del Centenario della Grande guerra, le testimonianze dei reduci, le foto storiche della Festa Granda e le iniziative sportive.

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29/11/2016

Quei piccoli, grandi gesti di generosità

Gentile direttore, mi sento di dover ringraziare personalmente e di cuore i tanti piacentini che hanno donato quanto potevano, all’uscita dei supermercati cittadini sabato scorso in occasione della Colletta Alimentare 2016. Un grazie anche alle tante associazioni di volontariato, enti vari, studenti ecc. che si sono prodigati per la raccolta e l’imballaggio dei vari generi alimentari che venivano offerti. Sono parecchi anni che partecipo e do una mano anch’io, con in testa il cappello da alpino (precisamente "Artigliere da Montagna). Ebbene la cosa che ogni anno mi colpisce, mi rende orgoglioso e mi commuove in modo particolare, sono le tante persone che consegnandoci il loro sacchetto di spesa per i poveri, chiamano in disparte noi alpini e ci sussurrano all’orecchio, quasi con pudore per non farsi sentire, frasi tipo questa: "Vi do’ questa roba volentieri perché ci siete anche voi alpini e perché abbiamo tanto affetto e fiducia nei vostri confronti e in quello che fate". Grazie ancora a tutti quanti hanno donato e lavorato.

Renato Scaglia "Artigliere da Montagna" Ferriere

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27/11/2016

Al Rainieri-Marcora le lingue s’imparano grazie agli alpini

Le penne nere di Rivergaro e Settima hanno donato alla scuola parte del ricavato della Veglia Verde

Nuovi strumenti per imparare le lingue all’istituto “Raineri-Marcora” di Piacenza e il merito è tutto degli Alpini di Rivergaro e Settima: recentemente, le Penne Nere della Valtrebbia hanno destinato parte del ricavato della Veglia Verde che si svolge ogni estate a Pieve Dugliara per un progetto scolastico. L’occasione è stato l’ultimo raduno di gruppo degli alpini di Rivergaro dove si sono ritrovati - assieme al vicepresidente sezionale Gianluigi Forlini - venticinque gagliardetti dei gruppi provinciali per la cerimonia del corteo, alzabandiera al monumento dei Caduti e deposizione di una corona d’alloro alla statua del partigiano e carabiniere “Paolo” Araldi. Prima si è svolta la messa nella chiesa di Sant’Agata, celebrata dal parroco don Giovanni Cordani che ha voluto mettere in evidenza i principi e i valori che caratterizzano gli Alpini, da esempio soprattutto per i giovani, e ringraziare il capogruppo Luigi Mercori e tutti i suoi alpini per la loro disponibilità in più d’un occasione. Al termine della funzione, quindi, i capigruppo di Rivergaro e di Settima hanno consegnato a Teresa Andena, preside dell’Istituto agrario e alberghiero “Ranieri-Marcora” di Piacenza, un importante contributo realizzato con parte del ricavato della Veglia Verde dello scorso luglio a Pieve Dugliara. Se parte del ricavato è andata a sostegno della nuova sede sezionale, un’altra parte del denaro è stato destinato dai vari gruppi ad interventi benefici sul territorio: in questo caso, verrà utilizzato per concretizzare il progetto presentato dalla professoressa Antonella Spinolo, per dotare di alcuni sussidi didattici un’aula dedicata all’insegnamento linguistico. Soddisfazione dalla preside Andena che ha apprezzato l’iniziativa e ringraziato i capigruppo Mercori e Ronda con tutti gli alpini di Rivergaro e Settima per la loro generosità. Una gratitudine che è stata espressa anche dal sindaco di Rivergaro Andrea Albasi mentre Forlini non ha mancato di sottolineare il comportamento e lo stile di vita degli alpini che proviene da una cultura fondata sulla solidarietà e sulla generosità. crib

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27/11/2016

Seicento quintali di cibo per i poveri

La Colletta alimentare, che a Piacenza sostiene 17 enti, non conosce crisi

La colletta alimentare fa ancora centro. E dalle primissime stime sembrerebbe avere anche superato la quota di seicento quintali. La conferma arriva da Daniele Buscarini in rappresentanza della Fondazione Banco Alimentare di Piacenza che non ha mancato di dichiararsi soddisfatto: «Per me la colletta di quest’anno è andata molto bene e ha visto partecipare davvero tanta gente - ha spiegato- sono stati settecento i volontari che hanno dato una mano e almeno dalle primissime stime possiamo dire che la risposta dei piacentini è stata notevole. Nonostante il fatto che le iniziative di questo tipo si ripetano abbastanza ciclicamente notiamo sempre da parte della cittadinanza l’attenzione e la voglia di aiutare». Lo scorso anno la colletta alimentare aveva fruttato circa seicento quintali di prodotti che avevano rappresentato un aiuto concreto per le 4.476 persone bisognose che nel corso di quest’anno sono state assistite dalle 17 strutture piacentine accreditate alla Fondazione Banco Alimentare Emilia Romagna: da vent’anni l’iniziativa si ripete e anche stavolta non ha fatto eccezione. Da quanto sembra sarebbero anche più di seicento i quintali di generi alimentari raccolti nell’arco di tutta la giornata. Come si diceva, l’esercito della buona volontà ha “assoldato” ben settecento piacentini: di questi 250 fanno parte dell’Associazione nazionale alpini che da sempre fornisce un aiuto molto importante alla Fondazione Banco Alimentare, mentre altri 200 sono studenti delle scuole superiori e il resto arriva dalle associazioni che sono convenzionate con il Banco alimentare. «Per noi è un’attività importante - ha spiegato Enrico Braghieri che ieri mattina era insieme ad altri volontari e alpini all’Esselunga - e siamo contenti quando i piacentini ci aiutano: alcuni addirittura ci consegnano una quota di denaro per acquistare dei prodotti, ma sono pochi. La maggior parte fa la spesa e compra i generi alimentari anche per la colletta: non sono pochi. Le attività di raccolta viveri ormai si sono moltiplicate, ma i piacentini contribuiscono a tutte». «Da parte nostra possiamo solo dire grazie - ha spiegato ancora Buscarini- la giornata nazionale della colletta alimentare si dimostra sempre un momento di grande generosità». Per quanto riguarda le attività coinvolte, oltre una settantina sono stati i punti di grande e piccola distribuzione che hanno aderito alla raccolta: «La maggior parte è costituita da supermercati - ha precisato ancora Buscarini - ma non sono mancati neppure alcuni negozi di vicinato in collina e in montagna. Del resto quasi tutte le realtà comunali della provincia hanno aderito alla colletta alimentare che ogni anno può contare sulla generosità dei piacentini ». Anche ieri dunque, in tanti supermercati, i piacentini hanno potuto trovare i volontari con tanto di volantini informativo e borse di plastica da riempire con generi alimentari e non solo da destinare poi alle famiglie in difficoltà aiutate da una trentina di associazioni che fanno parte del circuito del Banco Alimentare e di cui venti sono piacentine; il resto invece viene destinato ai magazzini del Banco Alimentare per essere distribuito successivamente. A livello regionale sono stati circa 1200 i punti vendita che hanno aderito con 800 strutture caritative convenzionate e 134.600 persone aiutate. Betty Paraboschi

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26/11/2016

Dai 40 piccoli della scuola dell’infanzia un libro di disegni donato agli alpini

Agazzano: durante la visita alla sede, con castagnata

Agazzano - (mm) Un libro colmo di disegni colorati per dire “grazie” alle penne nere. Così gli oltre quaranta bambini, alunni della scuola per l’infanzia di Agazzano, hanno voluto ricambiare gli alpini che nei mesi scorsi avevano regalato loro una bandiera nuova dell’Italia. In cambio i piccoli scolari di Agazzano hanno preparato con le loro maestre un coloratissimo libretto con cui, attraverso i loro disegni, hanno detto grazie alle penne nere. I piccoli nei giorni scorsi hanno visitato la sede degli alpini, nella zona dei campi da tennis di Agazzano, e durante la visita hanno consegnato loro il loro regalo in segno di ringraziamento. Ad accoglierli hanno trovato due rappresentanti della sezione agazzanese che hanno aperto loro le porte della sede. I bambini della scuole per l’infanzia hanno quindi potuto visitare la sede, osservare foto e cimeli che raccontano la gloriosa storia delle penne nere. Al termine una piccola sorpresa, e cioè una castagnata organizzata dai padroni di casa per i piccoli visitatori. Oltre a donare le bandiere alla scuola per l’infanzia gli alpini di Agazzano collaborano con le scuole del paese organizzando ciclicamente, ad esempio, incontri in classe per spiegare il contributo degli alpini negli anni delle feroci guerre che insanguinarono il secolo scorso.

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24/11/2016

Dagli alpini di Perino fondi per i terremotati

«Un aiuto per contribuire a ricostruire». Cerimonia per l’Unità nazionale e il ringraziamento

perino - A novembre ricorrono le celebrazioni dell’Unità nazionale e del ringraziamento, una tradizione arrivata dal “secolo breve” che gli alpini, in particolare quelli della sezione di Perino, testimoniano con grande partecipazione. Le “penne nere” della località di Valtrebbia si sono ritrovate nella loro sede, la baita della Piazza, complice una cena e la profonda amicizia. «Non è un momento trionfalistico, ma semplicemente verifichiamo che il nostro stare insieme sia un segno di buoni frutti, che alla base di questo nostro spirito di corpo ci sia la fraternità, e lo facciamo in allegria anche se questi ultimi mesi sono stati caratterizzati da eventi tragici». Le parole del presidente degli alpini di Perino, Luciano Mazzari, sono riferite ai terremoti che hanno colpito i territori del Centro Italia provocando lutti, senza tetto, lacrime, devastazioni e distruzioni. Nella memoria scorrono le manifestazioni e gli eventi organizzati allo scopo di offrire scampagnate e relax, valorizzando località amene della Valtrebbia, nel contempo raccogliere fondi per contribuire ad alleviare problemi o da destinare alla beneficienza. Se l’obiettivo dello scorso anno era stato l’aiuto alla gente colpita dall’alluvione del 14 settembre 2015 nelle alte Valli del Trebbia e dell’Aveto, ora l’interesse è puntato sulle vittime delle tragedie causate dai terremoti del 26 agosto ad Amatrice e nelle Marche, e del 30 ottobre a Norcia e dintorni. «Porteremo i fondi delle nostre piccole raccolte al fiume di quella più grande attivata dall’Associazione nazionale alpini- spiega ai commensali Mazzari - contribuendo alla realizzazione di un’opera di pubblica utilità, come potrebbe essere un asilo, una scuola, un centro anziani, l’Ana è per noi garanzia di un buon fine dei nostri soldi». Tra le manifestazioni festaiole della scorsa estate si sono ripetute quella promossa a Pillori «con l’obiettivo di completare la sistemazione degli esterni della chiesa e dei servizi igienici» e quella della Pietra Parcellara «dove assolviamo ad uno dei nostri impegni istituzionali: ricordare e onorare i caduti portando loro un fiore e la preghiera». Gli iscritti alla sezione alpini di Perino sono circa settanta, ma sono state accolte anche molte signore, mogli o simpatizzanti di un sodalizio particolarmente affiatato, donne e uomini di varie età, pensionati, operai, artigiani, professionisti e residenti anche in altre località, persino a Milano, con il comune denominatore di essere sempre disponibili all’aiuto reciproco e soprattutto «a dare una mano a chi è in difficoltà, a rispondere ai bisogni della comunità ». emmevigi

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La solidarietà ha il sapore degli arrosticini abruzzesi

MONTICELLI - (f.lun) Grazie alla serata in piazza organizzata dal Gruppo alpini di Monticelli sono stati raccolti circa mille euro, che saranno devoluti in beneficenza ai terremotati del Centro Italia, attraverso un conto corrente istituito dall’Associazione nazionale alpini proprio per questo scopo. La bella iniziativa di solidarietà si è tenuta sabato sera in piazza Casali di fronte al castello Pallavicino e ha visto la partecipazione di numerosi cittadini, fa cui il sindaco Michele Sfriso che ha cenato sulla festa insieme alla moglie. «Sono soddisfatto - ha spiegato il primo cittadino - nel vedere tanta operosità e disponibilità per aiutare chi è in difficoltà, le associazioni monticellesi quando vengono chiamate per un aiuto non si tirano mai indietro. Come sindaco di questa comunità non posso che esserne orgoglioso e anche per questo partecipo sempre offrendo il mio contributo e condividendone le finalità». Il Gruppo alpini ha preparato in particolare ottimi arrosticini abruzzesi, piatto tipici del Centro Italia scelto anche per dimostrare vicinanza alle popolazioni colpite dal sisma nelle scorse settimane. Ad intrattenere i presenti è stata poi la musica popolare del Trio Prezzemolo, che non manca mai agli eventi di beneficenza organizzati in paese, ha suonato anche Marco Pettorelli col suo piffero e al microfono hanno cantato alternandosi gli alpini che con la consueta allegria hanno centrato l’obiettivo offrendo una serata spensierata e allo stesso tempo un gesto concreto per aiutare chi soffre.

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17/11/2016

Corteo e omaggio ai caduti in guerra davanti alle steli restaurate dagli Alpini

CARPANETO - Il 98esimo anniversario della Vittoria che ha segnato la fine della prima guerra mondiale è stata celebrata domenica scorsa con la consueta partecipazione di cittadini e associazioni con bandiere e labari. Il programma della giornata predisposto dall’amministrazione comunale è iniziato con la partecipazione alla messa delle ore 9 nella chiesa parrocchiale, messa celebrata dal parroco don Giuseppe Frazzani, che ha invitato a pregare per tutti i caduti in guerra. La funzione è stata accompagnata dalla musica e dai canti del coro parrocchiale diretto da Elena Pancini. Al termine della funzione religiosa si è formato un corteo aperto dalla banda musicale “La Coppa” diretta da Gabriele Barbieri e seguita dal gonfalone del Comune e dalle bandiere delle varie associazioni. Il corteo ha percorso alcune vie del paese per arrivare in viale Vittoria davanti al monumento dedicato ai Caduti, con l’alzabandiera mentre una tromba solista della banda musicale eseguiva il famoso brano “Il silenzio”, seguito dalla deposizione di una corona d’alloro. Poi il saluto del sindaco Gianni Zanrei, che ha ricordato il significato della data del 4 Novembre - giorno dell’Unità nazionale, Giornata delle Forze armate e dei caduti di tutte le guerre - e ha introdotto l’oratore ufficiale della cerimonia Giacomo Bonetti, originario di Carpaneto, vicepresidente provinciale dell’Associazione combattenti e reduci che ha partecipato alla seconda guerra mondiale. Fra i tanti presenti, assessori e consiglieri comunali, il comandante della Polizia municipale dell’Unione Valchero e Valnure Paolo Giovannini, il luogotenente dei carabinieri Pietro Pantaleo, Pasquale Pellegrino per l’arma Areunautica, il parroco don Giuseppe Frazzani, Roberto Lupi presidente provinciale Alpini, il capogruppo alpini di Carpaneto Aldo Rigolli, Fabrizio Devoti presidente provinciale paracadutisti, il sindaco del consiglio dei ragazzi Leonardo Argentieri. La cerimonia si è conclusa al cimitero del capoluogo con l’inaugurazione delle steli, restaurate e ridipinte dal locale gruppo Alpini. Pietro Freghieri

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16/11/2016

Memorie di guerra per seminare la pace

Teatro President gremito per l’evento degli alpini piacentini. Dal Nabucco cantato dai bambini del Terzo Circolo all’inno di Mameli. Soddisfatto il regista Fausto Frontini: «C’è chi è andato a casa con una penna nera sul cuore»

Ci sono più di quattrocento persone ad applaudire gli alpini, al teatro President, in occasione dello spettacolo “Gli Alpini, seminatori di pace e di futuro”. Molti restano in piedi, perché è impossibile sedersi. L’occasione si inserisce nelle celebrazioni per il centenario dalla Prima Guerra Mondiale e chi c’era è uscito dalla sala «con una Penna Nera sul cuore», come spiegato dal regista e creatore dei testi, Fausto Frontini. La serata è stata aperta dal coro del Nabucco “Va Pensiero”, cantato dai bambini del Terzo Circolo Didattico, diretti da Raffaella Fellegara, e si è chiusa, tutti in piedi e mano sul cuore, con l’Inno d’Italia: i bambini indicano il futuro, il passaggio di consegne di valori alpini, perché vengano tramandati alle generazioni future; il fatto che tutti, compresi gli organizzatori e l’assessore comunale Tiziana Albasi sul palco, abbiano voluto cantare quell’Italia “desta”, segna la volontà degli Alpini di ricordare le proprie radici, il senso della Patria, il valore della parola data. Il coro dei piccoli è stato accompagnato dall’Ensemble di fiati del Conservatorio Nicolini, con il maestro Luciano Caggiati; a seguire, si sono esibiti, in canzoni struggenti, capaci di raccontare la montagna, la perdita dei compagni e dei fratelli, il Coro Ana Valtidone, con il maestro Dino Capuano, e il Coro Ana Valnure, diretto dal maestro Edo Mazzoni. La serata è stata impreziosita dalla magnifica voce di Marianna Lanteri con il fisarmonicista Beppe Carnevale. Narratori e voci recitanti, proiezioni di filmati e fotografie ben scelte hanno completato il quadro dei protagonisti. Il foltissimo pubblico ha applaudito a lungo, dando voce ad una partecipazione emotiva molto intensa. «Partiamo da una figura che per tutti noi resta indelebile, quella del nonno», ha spiegato dal palco Frontini, ricercando quel legame con il passato che è diventato ponte per il futuro, in tutto lo spettacolo, in un’alternanza continua tra ieri e oggi, accomunati dai valori identitari più profondi. Tra i deliri della guerra e i falsi miti della Patria, o nel ricordo dei corpi lacerati e straziati dalle granate, tra i bucaneve, quello che i relatori hanno lasciato emergere è che “Chi ha vissuto la guerra può amare solo la pace”. Non importa da che parte si combattesse: «Vogliamo ricordare due tenenti giovani, teoricamente uno contro l’altro secondo le logiche della guerra, ma di fatto due vite spezzate. Ciao Felix, ciao Nicolò, ciao a tutti gli altri», è stato detto, tra le lacrime di commozione, al pensiero delle giovani vittime della Prima guerra mondiale. «La fratellanza è un antidoto alla fragilità, in un momento in cui il fanatismo è ancora tristemente d’attualità », è un altro dei leit motiv che sono stati ribaditi nella serata, come balsamo per l’anima, accompagnati dai canti friulani, dal Silenzio, e dalla ricerca dei sogni di casa, di amore per il prossimo. Gli alpini hanno voluto ricordare i morti onorando la vita e il servizio per gli altri, come dimostrato durante il terremoto in centro Italia. A ricercare i video dell’evento, organizzato dalla sezione Alpini di Piacenza e dalla Famiglia Piasinteina guidata da Danilo Anelli, è stato Alberto Cacciamani. Sul palco, Franco Baudo, Romano Tagliati, Giuseppe Spiaggi, Grazia Alicanti, Cesare Ometti. Elisa Malacalza

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10/11/2016

“Alpini ieri e oggi”: convegno e video

Domenica a Castellarquato con importanti ospiti, ingresso libero

CASTELLARQUATO - (d.men) Domenica 13 novembre alle ore 15,30 al palazzo del Podestà di Castellarquato si terrà un interessante convegno con importanti ospiti sul tema “Alpini ieri e oggi”. Interverranno: il generale di Lugagnano Fabrizio Castagnetti, che è stato Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, Antonio Barbieri, 96 anni, l’alpino più anziano della sezione, protagonista di un’interessante video intervista; il presidente della Sezione Alpini di Piacenza Roberto Lupi, il coordinatore provinciale della Protezione Civile dell’Ana (Associazione Nazionale Alpini) di Piacenza Maurizio Franchi, il responsabile del centro studi Ana di Piacenza Carlo Veneziani, Giuliana Ceriati ispettrice delle infermiere volontarie di Piacenza. L’ingresso all’evento -patrocinato dall’amministrazione comunale di Castellarquato - è libero e gratuito. Con l’occasione verranno presentati alcuni brevi video realizzati dall’associazione culturale Terre Piacentine. A chiusura della tavola rotonda, si terrà un “happy hour” alpino. Significativo che l’Unità sezionale di Protezione Civile degli Alpini piacentini sia intervenuta nelle terre del Centro Italia flagellate dal sisma. Un segno dell’evoluzione e della trasformazione della mission degli alpini che da corpo militare di guerra, impiegate nei conflitti nelle zone di alta quota, oggi sono diventati forza di pace nei vari scenari di guerra, e persino propulsori di iniziative nel mondo del volontariato e della protezione civile.

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06/11/2016

Martedì al cinema President alpini “seminatori di pace”

Canti, video e poesie per le penne nere

Parteciperanno Marianna Lanteri, Beppe Carnevale, Franco Baudo, Romano Tagliati, Giuseppe Spiaggi, Grazia Alicanti, Cesare Ometti, l’ensemble di fiati del "Nicolini" diretto da Luciano Caggiati, il coro "Le voci del terzo" con il maestro Raffaella Callegari, il coro "Quattro valli", quello dell’Ana Valtidone guidato da Dino Capuano, e quello Ana Valnure, diretto da Edo Mazzoni. Sarà una grande festa, nel più solidaristico spirito di come lo intendono loro, gli alpini. A loro "Seminatori di pace e di futuro" è ispirata - e dedicata - la ricca iniziativa su cui si alzerà il sipario il prossimo martedì 8 novembre, dalle 21, al Teatro President di via Manfredi. Inserito all’interno del cartellone di eventi organizzati in occasione del centenario della Grande Guerra (1915-1918), l’appuntamento, come già ampiamente preannunciato, unirà in un’unica narrazione tante immagini significative, canti, video, poesie, in cui si evidenziano da una parte le sofferenze patite, dall’altra, il recupero dei sentimenti, del riconoscimento del rispetto della vita, dello spirito di fratellanza e solidarietà, in una continua sovrapposizione tra passato e presente. A ideare e curare i suggestivi testi dell’evento, organizzato dalla sezione Alpini di Piacenza e dalla Famiglia Piasinteina guidata da Danilo Anelli, è stato Fausto Frontini, anche regista del confronto tra passato e presente che andrà in scena; a ricercare video e grafiche, Alberto Cacciamani, che attraverso viaggi significativi, la scorsa estate, ha ripercorso le tappe del valore alpino durante la Guerra, portando a casa numerosi documenti visivi. Sui contenuti dello spettacolo è stato Frontini a spiegare: «Abbiamo voluto sottolineare come la storia, che dovrebbe essere maestra di vita, riproponga drammaticamente e continuamente, artefici sempre gli uomini, situazioni causa di dolore e sofferenza». Aggiungendo che «la guerra, ogni guerra, è un’offesa alla ragione. E un delitto verso l’umanità intera. Anche oggi gli Alpini sono un reale e concreto esempio di civiltà e umanità, impegnati a soccorrere la gente colpita dal terremoto in centro Italia. Noi abbiamo "Amatrice nel cuore"». Il presidente di Ana Piacenza, Roberto Lupi, con il vicepresidente Pierluigi Forlini, e Carlo Veneziani, responsabile del Centro studi della sezione, ha sottolineato l’importanza di iniziative come quella dell’8 novembre: «Ricordiamo i morti aiutando i vivi, da sempre. La nostra visione della società non è retorica ma diventa stile di vita, condizione di civiltà, di pace. Sì, gli Alpini sono realmente seminatori di pace e di futuro». L’ingresso costa dieci euro. Olter alla prevendite sarà possibile acquistare il biglietto il giorno dello spettacolo, dalle 20.

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04/11/2016

«La mia vita? Portare a casa i “ragazzi” Caduti in Russia»

Piera Abbiati: «Mancano 423 piacentini, altri 200 li abbiamo trovati»

Nel Giubileo voluto da papa Francesco (che la settimana prossima volgerà al termine) continuiamo il nostro viaggio tra le opere di Misericordia piacentine. Siamo arrivati alla sesta opera corporale: “Seppellire i morti”. Abbiamo scelto il prezioso lavoro di un’associazione piacentina, l’”Associazione nazionale famiglie caduti e dispersi in guerra” che dalla fine della Prima Guerra Mondiale ad oggi svolge ogni giorno la sua opera di misericordia.

Una lunga corsa contro il tempo durata quasi cinquant’anni ma oggi quel tempo è terminato. La presidente onoraria della sezione provinciale dell’Associazione nazionale famiglie caduti e dispersi in guerra (Anfcdg), Piera Abbiati, lo sa bene. C’era da fare presto, si pensava che i dispersi in Russia nel secondo conflitto mondiale fossero ancora vivi e fino ai primi anni Novanta la speranza c’era ancora. «Da quando nel 1992 Gorbaciov fece aprire gli archivi del Kgb la nostra missione cambiò radicalmente. Cominciammo a conoscere la verità sulla sorte dei nostri cari. Un carabiniere, nel 1994, bussò alla mia porta e mi diede la notizia della morte di papà nel lager di Taliza, al campo numero 165, una struttura di indottrinamento per gli ufficiali». Cambiò tutto. Da allora la signora Abbiati e gli altri soci si occupano di “dare una sepoltura” dignitosa a quei ragazzi vent’enni che, obbligati a partire per la Russia, non sono più tornati. In tutto, in quella campagna di guerra devastante, secondo i dati dell’associazione dei familiari, morirono 637 piacentini. Solo 214 sono “tornati” a casa: di pochissimi le ceneri, di qualche altro la medaglietta identificativa. La stragrande maggioranza dei cosiddetti “tornati” a casa, in realtà sono ancora nella steppa russa. Però almeno si sa dove sono sepolti, sia pure in fosse comuni. Degli altri 423 invece, non si conosce nulla. Manca qualsiasi prova documentale sulla loro sorte e tanto più sul luogo di sepoltura. Piera Abbiati e i suoi collaboratori, dal 1992 ad oggi fanno questo: cercano di portare a casa i resti dei ragazzi di un tempo o almeno di individuare dove da allora riposano in pace. iL via Libera di Gorbaciov Da quando Gorbaciov ha aperto gli archivi del Kgb il Governo italiano ha pubblicato i cosiddetti “libri d’oro”: delle pubblicazioni con la copertina dorata contenenti i nomi dei caduti e i campi in cui erano sepolti. Ogni volta che arriva una nuova identificazione esce un nuovo fascicolo. Ma molti sono i nomi che mancano all’appello. «L’ultimo libro d’oro di cui disponiamo lo ha portato a casa Silvio Berlusconi dall’Ucraina» ricorda la signora Abbiati. L’Onorcaduti, grazie alle pressioni dei reduci, è riuscita a far costruire in territorio russo numerosi cippi in corrispondenza delle fosse comuni o dei lager. uLtimo rientro neL 1998 A Piacenza sono tornati i resti di una decina di nostri soldati che ora riposano al sacrario del cimitero urbano. Sono però soldati già dichiarati morti subito sul campo di battaglia e non rientrano nel novero dei dispersi. I 214 rientri fanno parte di fosse comuni e riposano al sacrario di Cargnacco, realizzato grazie agli alpini, in provincia di Udine. L’ultimo arrivo risale al 1998 con il sindaco Gianguido Guidotti. Da allora più nulla. Piera Abbiati, piacentina, sposata, con due figlie, ha trascorso la sua intera vita proiettata con mente e cuore verso le steppe russe. Il giorno successivo al suo battesimo, il padre, Eusonio Abbiati partì per la Russia con i fanti della divisione Sforzesca; nel gennaio 1943 si unì agli alpini della Julia nei combattimenti che culminarono nella battaglia di Nikolajewka e il 25 gennaio del 1943 venne dichiarato disperso. «Mi ricordo bene, in gioventù a casa mia dicevano: “... e se entrasse tuo padre adesso?”. Quella frase veniva ripetuta quasi ogni giorno ». «Abitavo in quartiere vicino al cimitero urbano - racconta -, dove ognuno in famiglia aveva un disperso. Oltre a papà non si avevano più notizie del figlio del custode dell’Enel, del figlio dei gestori della trattoria del Polo Nord davanti al cementificio, dei due gemelli Crosia (uno in Russia e uno in Albania), del figlio del farmacista Casanova, del figlio del giornalaio Marmenti. Ogni mattina ci portava sempre la Libertà e chiedeva: “Tu hai saputo qualcosa?”» «Finita la guerra, negli anni Cinquanta la prima frase di ogni giorno era proprio quella: “Tu hai saputo qualcosa?”». “Li credevamo vivi” «Credevamo che i nostri cari potessero essere ancora vivi - continua -. Ci dicevano che in Russia si stava benissimo, che non volevano più tornare a casa perché quello era il Paese dell’oro. Tutte cose che nel tempo abbiamo scoperto essere fesserie. Guardi, ci ha marciato dentro molto la politica. Quei dispersi hanno fatto comodo a tutti, alla destra e alla sinistra. E per farsi bello Togliatti li ha venduti a Stalin. Anche se dicono che non è vero». Passa il tempo e nel 1965 Piera Abbiati entra nell’Associazione nazionale famiglie caduti e dispersi in guerra presieduta da Pina Sgorbati Coppellotti che la vuole al suo fianco nelle cerimonie: «Vicino alla bandiera ci voleva una vedova e un orfano. Così come orfana e figlia di crocerossina - la madre, signora Anna, fu segretaria del presidente nazionale Unirr (Unione nazionale italiana reduci di Russia), ndr - io partecipavo a tutte le celebrazioni ufficiali». Nel 1995 viene eletta presidente provinciale dell’associazione e nel 2002 riceve dal ministero della Difesa la nomina a presidente provinciale reggente dei Caduti dell’Aeronautica. Nel 2001, intanto, vola in Russia con una delegazione di piacentini e può pregare sulla tomba comune di soldati italiani, tedeschi e ungheresi in cui riposa il padre. La tomba si trova nel campo di Taliza 165, nella zona di Ivanova, al confine con la Moldavia. Un viaggio di 3.500 chilometri tra pullman e treno nelle steppa russa con la visita a dodici campi. Tra cui Uciostoia, dove si trovano i piacentini Giuseppe Dodi, Marco Casanova, Giuseppe Groppelli. Lapidi e cippi Attualmente è presidente onoraria dell’associazione caduti e dispersi dopo vent’anni di guida effettiva. Vent’anni in cui ha raggiunto molti degli obiettivi che si era prefissata. «Abbiamo assistito le vedove e gli orfani nei loro bisogni materiali e morali, espletando le varie pratiche per ottenere i benefici di legge e, per i loro cari, le Croci al merito di guerra e le medaglie ei reduci per aver combattuto in trincea. Poi i monumenti e le lapidi. Ci abbiamo messo 15 anni per ottenere dal Comune di Piacenza una lapide in ricordo dei Caduti e dei Dispersi in Russia nel Comune di Piacenza. E devo ringraziare l’ex sindaco Roberto Reggi se la situazione si è sbloccata. In precedenza eravamo riusciti a mettere una lapide all’interno del liceo scientifico Respighi dopo 8 anni di pratiche. Abbiamo erogato premi ad alcune scuole medie della città e della provincia per elaborati scolastici riguardanti la campagna di Russia, abbiamo fatto dedicare un’aula scolastica del liceo classico Gioia al tenente Marco Casanova caduto in Russia». Ancora: «Con il nuovo presidente Rodolfo Bonvini siamo riusciti a dedicare a Carpaneto due vie ad altrettanti caduti in Jugoslavia e in Russia, i piacentini Foppiani e Barani. Quest’ultimo risultato grazie, devo proprio dirlo, agli alpini dell’Ana che ci hanno sempre sostenuto». Futuro incerto E adesso? «Dobbiamo tenere vivo il culto dei morti e cercare di ricordarli. Non fare come lo scorso anno quando misero le corone di alloro facendosi largo tra i banchi del mercato, avevo scritto a Libertà ed ottenuto una bella risposta del vostro ex direttore Gaetano Rizzuto ». Da poco in Russia hanno trovato una fossa comune contenente 20mila corpi e dove potrebbero esserci anche i piacentini. «Ma io ho poca fiducia. Ci vogliono i soldi per scavare e ce li devono mettere i Governi dei vari Paesi di cui sono originari i caduti. Quindi anche l’Italia. Ma per morti di settant’anni fa non so se lo faranno» Federico Frighi

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03/11/2016

In 80 alla cena degli Alpini in aiuto dei terremotati. «Sempre con i deboli»

Castellarquato: tavolata lunga 25 metri, i colori dell’Italia

CASTELLARQUATO - (dm) Il borgo di Castellarquato ancora una volta mobilitato per i borghi colpiti dal terremoto del centro Italia: a muoversi sono stati gli Alpini del Gruppo arquatese che hanno organizzato una cena nella suggestiva cornice dei corridoi di accesso alla sede del Gruppo Alpini, location addobbata a festa con i colori della bandiera italiana, pronta ad accogliere una tavolata lunga 25 metri ed 80 commensali. Menu con penne all’Amatriciana, in onore di Amatrice, un secondo e i dolci fatti in casa delle donne “alpine”. Alla serata hanno partecipato persone di tutte le età: il ricavato (anche di coloro che non presenti, hanno però fatto un’offerta) andrà alla Sezione Nazionale Alpini, che a sua volta la devolverà ai terremotati. Il capogruppo Italo Colla ha ricordato la missione degli Alpini: «Stare sempre al fianco dei più deboli».

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02/11/2016

Castello, la tragica campagna di Russia nelle memorie dell’orologiaio-alpino

CASTELSANGIOVANNI - Ci sono storie che il trascorrere del tempo rischia di seppellire sotto una patina che prelude alla dimenticanza, ma “ciò che viene scritto viene ricordato e ciò che è ricordato vive”. Questo ci rammenta la prefazione del libro “Un orologiaio sul Don. Storia d’amore e di guerra di un alpino” che l’altro giorno a villa Braghieri di Castelsangiovanni è stato presentato durante uno degli appuntamenti della rassegna culturale Libri da Vivere. Questa volta protagoniste sono state la memorie di Piero Zurlo, orologiaio di Genova classe 1916 con un trascorso di alpino nel glorioso Pinerolo 9° Batteria del IV Reggimento artiglieria di montagna. Reduce dalle campagne in Albania, Grecia e soprattutto dalla famigerata campagna di Russia, le memorie di Zurlo sono state ricomposte dal figlio, Gianfranco, e da Decimo Lucio Todde autori del libro cui ha dato un contributo anche l’alpino castellano Alessandro Stragliati (autore della prefazione). «Mio padre - ha ricordato il figlio in occasione del pomeriggio organizzato a villa Braghieri - come tutti gli alpini superstiti non amava raccontare i suoi trascorsi». Grazie ad una quantità di scritti e documenti il figlio ha potuto ricomporre i fili di quel passato. «Mentre tutti intorno a lui morivano - ha raccontato il figlio - lui probabilmente si salvò perché scriveva tutto ciò che vedeva, annotando ovunque gli capitasse». Ricomponendo quegli scritti affiorano le ferite di un passato doloroso. “La Russia è entrata nella mia vita prima dell’alba, alle quattro del mattino” scriveva l’allora giovane alpino. “Nonostante la guerra sarebbe bello abbandonarsi a questo verde” annotava in un altro passo scritto in Grecia. “Le donne russe come madonne, restano a guardarci pietose” annotava ancora durante i terribili giorni in Russia. «Questa storia è un dono che mi hanno fatto gli alpini - ha detto il coautore del libro Todde - gli eventi sono descritti in presa diretta, così come si presentavano alla coscienza dell’alpino Piero Zurlo». In un’ideale continuità della memoria durante il pomeriggio a Castelsangiovanni, introdotto dal sindaco Lucia Fontana e dall’assessore alla cultura Valentina Stragliati, la nipote Alessia ha letto alcuni passaggi del libro. Tra gli ospiti, il generale Fabrizio Castagnetti ha parlato di «un libro di guerra ma soprattutto di amore in cui traspare il rammarico di chi, dopo dolori indicibili, una volta rientrato in patria venne quasi dimenticato perché la politica a quel tempo scelse di glorificare a 360° la Resistenza come se i soldati fossero colpevoli di qualcosa, ma furono solo servitori. Oggi a 70 anni di distanza bisognerebbe ricordare quei tragici eventi con maggiore equilibrio». m. mil.

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30/10/2016

l’evento - L’ingresso costa 10 euro, prevendite al via

Al President l’8 novembre gli alpini “seminatori di pace”

Canti, video, poesie sulla Grande Guerra

Hanno orgoglio per il passato e grande speranza nei giovani: per questo gli Alpini sono “Seminatori di pace e di futuro”. Non a caso, così recita il titolo della ricca iniziativa su cui si alzerà il sipario il prossimo 8 novembre, dalle 21, al Teatro President di via Manfredi. Inserito all’interno del cartellone di eventi organizzati in occasione del centenario della Grande Guerra (1915- 1918), l’appuntamento unisce in un’unica narrazione molte immagini significative, canti, video, poesie, in cui si evidenziano da una parte le sofferenze patite, dall’altra, il recupero dei sentimenti, del riconoscimento del rispetto della vita, dello spirito di fratellanza e solidarietà, in una continua sovrapposizione tra passato e presente. A ideare e curare i suggestivi testi dell’evento, organizzato dalla sezione Alpini di Piacenza e dalla Famiglia Piasinteina guidata da Danilo Anelli, è stato Fausto Frontini, anche regista del confronto tra passato e presente che andrà in scena; a ricercare video e grafiche, Alberto Cacciamani, che anche attraverso viaggi significativi, la scorsa estate, ha ripercorso le tappe del valore alpino durante la Guerra, portando a casa numerosi documenti visivi. «Abbiamo voluto sottolineare come la storia, che dovrebbe essere maestra di vita, riproponga drammaticamente e continuamente, artefici sempre gli uomini, situazioni causa di dolore e sofferenza», ha spiegato Frontini. «La guerra, ogni guerra, è un’offesa alla ragione. E un delitto verso l’umanità intera. Anche oggi gli Alpini sono un reale e concreto esempio di civiltà e umanità, impegnati a soccorrere la gente colpita dal terremoto in centro Italia. Noi abbiamo “Amatrice nel cuore”». Il presidente di Ana Piacenza, Roberto Lupi, accanto al vicepresidente Pierluigi Forlini, e a Carlo Veneziani, responsabile del Centro studi della sezione, entrambi in prima linea per la buona riuscita dell’atteso evento, ha sottolineato l’importanza di iniziative come quella dell’8 novembre: «Ricordiamo i morti aiutando i vivi, da sempre. La nostra visione della società non è retorica ma diventa stile di vita, condizione di civiltà, di pace. Sì, gli Alpini sono realmente seminatori di pace e di futuro». Parteciperanno Marianna Lanteri, Beppe Carnevale, Franco Baudo, Romano Tagliati, Giuseppe Spiaggi, Grazia Alicanti, Cesare Ometti, l’ensemble di fiati del “Nicolini” diretto da Luciano Caggiati, il coro “Le voci del terzo” con il maestro Raffaella Callegari, il coro “Quattro valli”, quello dell’Ana Valtidone guidato da Dino Capuano, e quello Ana Valnure, diretto da Edo Mazzoni. L’ingresso costa dieci euro. Sarà possibile acquistare le prevendite, al President, mercoledì dalle 17 alle 18 e sabato dalle 9.30 alle 11.30. Il giorno dello spettacolo, dalle 20. malac.

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28/10/2016

Alpini in festa a Cortemaggiore Fabio Devoti rieletto capogruppo

CORTEMAGGIORE - (flu) In paese domenica vi è stata la tradizionale festa degli alpini che ha compreso anche le votazioni per il rinnovo del consiglio direttivo, dopo le quali è stato confermato capogruppo Fabio Devoti. La giornata ha previsto la sfilata per le vie del paese accompagnata dalla banda musicale “La Magiostrina”, l’alzabandiera, la deposizione di una corona d’alloro al monumento ai caduti e la messa nella chiesa della Santissima Annunziata, celebrata da don Giancarlo Plessi e accompagnata dalla corale di Cortemaggiore. Durante la celebrazione sono anche stati ricordati tutti gli alpini defunti. Erano presenti rappresentanti dei gruppi Ana dei paesi limitrofi, le autorità del paese, il Gruppo paracadutisti, Avis, Aido, Pubblica assistenza, Associazione combattenti e reduci e per l’Ana di Piacenza il capogruppo provinciale degli alpini Roberto Lupi. Dopo la cerimonia, le penne nere magiostrine hanno raccolto i tesseramenti e scelto le nuove cariche del gruppo. Il più votato (18 preferenze) è stato proprio Fabio Devoti, che è stato così confermato capogruppo, poi Roberto Boaron che con 17 preferenze sarà il cassiere, seguono Emanuele Braghieri (16 preferenze) che sarà il vicecapogruppo; gli altri componenti del consiglio saranno Stefano Boaron (15), Amato Cignatta (13), Claudio Tadini (10) e Luigi Merli (otto). La giornata di festa si è conclusa con il “pranzo alpino” all’oratorio Don Bosco.

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28/10/2016

Muore in seguito all’incidente

Ziano, Angelo Scarabelli era stato investito da un’auto in via Roma

Non si è più ripreso dopo essere stato investito da un’auto in via Roma a Ziano. Angelo Scarabelli, pensionato 78enne, è morto all’ospedale di Castelsangiovanni dopo un lungo ricovero conseguente all’incidente, avvenuto poco più di un mese fa, il 19 settembre. Era stato prima in ospedale a Piacenza e poi a Castello. I rilievi sono stati fatti dai carabinieri di Castelsangiovanni, e gli accertamenti sono in corso. Ancora non è nota la data del funerale. Molto conosciuto in paese, è stato uno dei fondatori del gruppo Alpini di Ziano. «Era presente ad ogni manifestazione e fiero della sua appartenza alle penne nere», ha raccontato un amico alpino. Viene ricordato come una persona cordiale e di compagnia. Aveva lavorato a Milano e da quando era in pensione divideva il suo tempo tra la famiglia e l’impegno con il gruppo locale degli alpini. Lascia la moglie Carla e un figlio.

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28/10/2016

La macchina degli aiuti è ripartita da Piacenza

Franchi (ana): appena tornati e siamo di nuovo in pista

clini (vigili del fuoco): col mio border collie a camerino

la terra trema senza fine in centro italia e la macchina dei soccorsi e dei volontari è di nuovo in movimento. da tutte le regioni per dare una mano alle popolazioni. e anche da Piacenza. Sono già presenti un gruppo di alpini della sezione piacentina, un’unità cinofila dei vigili del fuoco, una squadra di supporto logistico del coordinamento di protezione civile. in attesa di ricevere l’ordine di partire, si trovano invece in “preallerta” le pubbliche dell’anpas e la croce rossa. Per affrontare un nuovo terremoto.

«vi aiuteremo» «Siamo pronti a fare tutto ciò che serve con la nostra Protezione civile, i volontari e gli operatori, in contatto costante con il governo, il dipartimento nazionale di Protezione civile e il commissario alla ricostruzione - spiegano il presidente della regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore alla Protezione civile, Paola gazzolo -. l’emilia-romagna anche questa volta non lascerà sole le persone e i territori colpiti: siamo appena tornati da Montegallo e adesso ripartiamo. Questa la forza del nostro sistema». la distruzione arrivata dal cuore della terra. ecco il racconto delle prime ore attraverso le testimonianze dei piacentini che già nella notte hanno raggiunto la zona tra Marche e Umbria e di quelli che ieri pomeriggio erano in viaggio insieme ai volontari mobilitati in tutta la regione.

Con linda a Camerino «Mi trovo a camerino dall’altra notte - dice cristina clini, 43 anni da 11 nei vigili del fuoco come unità operativa - sono col mio cane linda, un border collie. nella notte del terremoto abbiamo raggiunto altre unità cinofile provenienti dal lazio e dal comando regionale di Bologna. Stiamo affiancando le persone che devono entrare nelle loro case per recuperare beni e, poiché le scosse non si fermano, li scortiamo. in queste operazioni i cani sono davvero fantastici. Quanto tempo resterete? dipendiamo dal com di roma che coordina gli interventi dei vigili del fuoco. Sono loro a darci la tabella dei nostri interventi. conclude cristina. intanto, ancora ieri, in stato di preallerta per eventuali interventi erano croce rossa, anpas. conferma il presidente di croce rossa alessandro guidotti. «Per ora - dice- 15 volontari hanno dato la disponibilità a partire. Stiamo aspettando però di essere chiamati ». Un gruppo degli alpini piacentini è partito invece già ieri pomeriggio composto da sei volontari. Segnala il coordinatore della sezione piacentina degli alpini Maurizio Franchi. «la nostra prima destinazione è Foligno - dice -. abbiamo riportato a casa il campo 15 giorni fa ed ora di nuovo siamo in partenza per un altro terremoto. c’è anche il caso che, appena arrivati, si debba ritornare perché se vengono utilizzati gli alberghi per ospitare le persone rimaste senza casa, non sarebbero più necessarie le strutture che il campo metterebbe a disposizione dalla cucina ai bagni alle tende. gli alpini hanno ancora vivo il ricordo dell’esperienza di agosto. Hanno contribuito - racconta Franchi - a realizzare un’opera importante come il centro delle attività civiche realizzato insieme ai tanti altri volontari a Montegallo. abbiamo contribuito a ridare funzionalità alle attività istituzionali come il comune, la caserma della forestale ma anche i servizi per i cittadini come il centro medico. intanto in questo centro l’altra notte, grazie ai soccorsi arrivati dall’emilia romagna, sono stati predisposti i letti per ospitare le persone di Montegallo che non se la sentivano di stare nelle loro case dopo aver vissuto l’esperienza terribile di agosto. Segnala l’assessore regionale Paola gazzolo. Un ricovero che ha dato ospitalità ad almeno cento persone nella notte in cui la terra ha tremato. volontari in preallerta «come anpas regionale siamo arrivati ieri sera (mercoledì per chi legge) - dice Paolo rebecchi piacentino responsabile della protezione civile di anpas regionale - per svolgere l’attività di coordinamento delle 112 sedi tra cui le 14 piacentine che sono state preallertate per un possibile intervento nelle prossime ore. Siamo in attesa di ricervere indicazioni sul da farsi». e ieri dall’emilia romagna sono 95 i volontari partiti per raggiungere le zone terremotate. Prima tappa Foligno nel centro della protezione civile umbro e da lì il dipartimento nazionale di Protezione civile indicherà una precisa destinazione da raggiungere, tra quelle interessate dal sisma. in questo primo gruppo non ci sono rappresentanti partiti da Piacenza dove comunque sono in allerta vigili del fuoco, croce rossa e anpas. da Piacenza, per il gruppo K9 di calendasco, presente a teramo per un corso di formazione e addestramento di tabata condotta da Sara Ussoli ora, a seguito del terremoto è stata allertata dalla protezione civile di tortoreto. Convoglio regionale il convoglio degli aiuti comprende volontari di altre province della regione da rimini, Bologna, reggio e Modena. in campo 8 autoarticolati, 5 camion gru e altri 6 mezzi attrezzati con tende, bagni, letti per 250 persone e una cucina capace di fornire 300 pasti a turno. operativo anche un punto di assistenza sanitaria, con 2 ambulanze, 3 operatori del 118 e 6 volontari di croce rossa e anpas. Per anticipare l’arrivo della colonna mobile nella mattinata di ieri era partito già un primo gruppo di esperti, composto da 4 volontari e 2 funzionari dell’agenzia di protezione civile, il loro compito è quello di verificare le condizioni dei luoghi dove saranno installate le attrezzature per prestare soccorso alla comunità. a.le.

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27/10/2016

Agli alpini il “like” di papa Francesco

Il presidente Lupi: «Ha risposto allo striscione». Migli: «E’ uno come noi»

I dieci secondi e il “like” che gli alpini piacentini non scorderanno mai. Sono il tempo in cui sono riusciti a rimanere a tu per tu con papa Francesco in piazza San Pietro e il gesto del Papa alla vista del grande striscione. Poco più di due flash di una storica udienza, seppur comunitaria ed assieme ad altre migliaia di persone, che per la prima volta nella sua storia la sezione Ana di Piacenza ha avuto con un papa. L’idea è venuta all’alpino Paolo Ognissanti, del Gruppo di Rustigazzo. «L’ha proposta al consiglio direttivo che poi l’ha approvata» racconta raggiante il presidente sezionale Roberto Lupi. Raggiante perché l’udienza, nonostante le levatacce, «è andata molto bene ». «Stamattina (ieri per chi legge, ndr.) alle 5 e tre quarti siamo partiti dall’albergo e alle 6,30 eravamo ai varchi di piazza San Pietro». Si è agito in stile alpino. Con una squadra in avanguardia che ha avuto il compito di prendere i posti naturalmente nella migliore posizione possibile. Naturalmente dove passava il Papa. E così è stato, sia pure per dieci secondi, il tempo di un gesto sincero. «E’ stato molto emozionante per tutti, era la prima volta che vedevamo il Papa così da vicino; dalla papamobile ha risposto al nostro saluto» continua Lupi; ci tiene a ringraziare anche il vescovo Gianni Ambrosio: «Ha inviato una lettera di presentazione in Vaticano ed infatti lo speaker di piazza San Pietro ad inizio udienza ha annunciato dall’altoparlante la nostra presenza assieme a quella di tutti gli altri gruppi». Da Piacenza sono scesi a Roma oltre 150 alpini piacentini con tre pullman per un pellegrinaggio durato due giorni. Parecchi i gruppi alpini della provincia rappresentati. Anche il consiglio direttivo era quasi al completo. Presenti anche due sacerdoti alpini: il cappellano don Stefano Garilli, parroco di Ferriere, e il parroco di Sarmato don Silvio Cavalli. Volti stanchi ma occhi lucidi e cuori contenti. «E’ stato emozionante - rivela Gianni Magnaschi, di Carpaneto, segretario sezionale -, il Papa ci è passato molto vicino, quando ha visto lo striscione (”Gli alpini piacentini salutano papa Francesco”) ha ricambiato il saluto con il pollice verso l’alto. Questo ha compensato tutte le fatiche e i disagi di questi giorni». «E’ stato qualcosa di estremamente suggestivo -dice Giancarlo Lorenzi -. Anche la catechesi è stata toccante. Il Papa ha parlato del valore dell’accoglienza, dei migranti, sono parole che non dimenticheremo. Penso ci sia una grande sintonia tra i valori degli alpini e quelli che sostiene il Papa, la solidarietà prima di tutto. Penso che per la nostra sezione sia stato un momento storico». «E’ stato un pellegrinaggio molto ben organizzato - evidenzia Roberto Migli, revisore dei conti nazionale Ana - e riflettevo su come lo spirito alpino vada a braccetto con quello cattolico e cristiano. Anche questo Papa ... sentire questa persona, delicata, sincera, franca, che ti racconta le cose come stanno ... è veramente un papa da alpino. Siamo rimasti lì ad ascoltarlo un’ora e mezzo senza fiatare». Denise Valla, di Carpaneto, è l’autrice della foto con il “like” del Papa: «E’ venuta così, in modo fortunoso. Ho percepito la sensazione di essere vicino ad una persona molto grande». Ma anche molto normale «che ha risposto al nostro sorriso con un sorriso e un gesto della mano ». Al termine dell’udienza, sotto una pioggia battente, gli alpini piacentini hanno raggiunto in via Giulio Cesare la sede della sezione Ana di Roma. Lì sono stati invitati a pranzo dai colleghi romani, capeggiati dal presidente Alessandro Federici, ai quali hanno donato il crest sezionale.

Federico Frighi

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22/10/2016

Concerto a sorpresa per un commilitone del coro Ana Valtidone

Trasferta nel segno dell’amicizia per gli alpini del coro Ana Valtidone di Castelsangiovanni, che nei giorni scorsi hanno organizzato una visita ad un loro compagno, corista, ospite da alcuni mesi dell’ospedale di Villanova. In suo onore il coro diretto da Donato Capuano si è esibito in alcuni canti della tradizione alpina, tra cui uno (montagne valdotaine) dedicato alle vette tanto amate dal loro compagno alpino e corista. Ad accogliere il coro, insieme ad una delegazione dei gruppi di Castelsangiovanni Cortemaggiore, Monticelli, Castelvetro e Rovescala, c’era anche il dottor Domenico Nicolotti, che ha dato il benvenuto alle penne nere illustrando loro il funzionamento della struttura ospedaliera specializzata nella riabilitazione dove l’alpino valtidonese è ospitato da diverse settimane. Alla merenda finale allestita al termine dell’esibizione del coro Ana hanno partecipato anche gli altri pazienti e gli operatori della struttura. All’alpino di Castelsangiovanni ricoverato Roberto Migli, revisore nazionale Ana, e il consigliere per la bassa Valtidone Enrico Bergonzi, hanno portato idealmente la solidarietà di tutte le penne nere che si sono stretti al loro compagno in un abbraccio fatto di solidarietà e musica. mil

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15/10/2016

Due strade a caduti in guerra

Carpaneto, vie dedicate a Luigi Barani e Giovanni Foppiani

CARPANETO - Due nuove vie sono state intitolate a Luigi Barani e Giovanni Foppiani nella nuova lottizzazione che si trova sulla strada provinciale per Veleia. Una presentazione ufficiale è stata fatta nella sala del consiglio comunale alla presenza degli amministratori, dei parenti, del gruppo alpini locale e dei rappresentanti dell’Associazione nazionale famiglie dei caduti e dispersi in guerra (Anfcdg). Luigi Barani, nato a Carpaneto il 2 luglio del 1921, diventato ragioniere e chiamato alle armi il 14 gennaio del 1942 fu arruolato nel 29° reggimento artiglieria alpina. Fu fatto prigioniero sul Don il 4 dicembre dello stesso anno e internato nel campo 58 di Tiomnikov Lavas in Russia. Morì il 28 febbraio 1943 per tifo petecchiale, malattia purtroppo diffusa nella seconda guerra mondiale a causa delle condizioni igieniche dei campi di concentramento e che causò la morte di migliaia di persone. Giovanni Foppiani, anche lui nato a Carpaneto, il 16 marzo 1910 e arruolato nel reggimento di fanteria, risultò disperso sul fronte di guerra jugoslavo, probabilmente morto dopo un’incursione aerea nel 1944: i suoi resti sono oggi nel Sacrario di Bari. Gli è stata insignita la croce di guerra «per aver servito degnamente la Patria». Il sindaco Gianni Zanrei ha voluto ringraziare in primo luogo i familiari intervenuti anche per il lodevole gesto di aver provveduto personalmente ad acquistare le targhe che saranno posizionate nei prossimi giorni. Si è anche compiaciuto di ricordare due carpanetesi premiati con le medaglie al valore, perché mantenendo viva la loro memoria, ha detto, si mantiene viva la storia di un popolo e di un territorio. Per l’associazione Anfcdg erano presenti Piera Abbiati e Rodolfo Bonvini. Bruno Plucani, ex presidente della sezione alpini di Piacenza, ha ricordato l’abnegazione del corpo alpino che offre sempre la sua totale disponibilità a tutte le iniziative patriottiche. Ha preso parola anche Aldo Rigolli, capogruppo degli alpini di Carpaneto: «Ringrazio tutti e condivido le parole dette in precedenza, rimarco altresì che ricordare e onorare i caduti è segno di grande civiltà di un paese, chi ha sacrificato la propria vita per la Patria non può essere dimenticato, e fin che ci sarà un alpino questo non accadrà mai». Al termine della cerimonia gli intervenuti si sono salutati dandosi appuntamento nel mese di marzo quando, durante il raduno degli alpini a Carpaneto, Luigi Barani e Giovanni Foppiani verranno chiamati alla bandiera, cioè i loro nomi verranno citati e ricordati insieme a tutti gli altri caduti e dispersi nelle guerre. Fabio Lunardini

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14/10/2016

Alpini, castagnata e premio alla “madrina” Poggi

A Sarmato centinaia di penne nere: inaugurato il monumento in scala della Colonna Mozza

Per un monumento che viene inaugurato, eccone un altro che viene premiato. Da una parte, la riproduzione in scala della Colonna Mozza che si trova sul monte Ortigara, teatro di battaglie alpine; dall’altra un “monumento” in carne e ossa che da oltre mezzo secolo è al servizio del gruppo Alpini di Sarmato, la “madrina” Bruna Poggi. Sono stati loro i protagonisti della castagnata e del Raduno di gruppo sarmatese che ha portato ieri nel paese della Valtidone centinaia di Penne Nere. Prima la sfilata per le vie del paese addobbate con il Tricolore, poi l’omaggio ai 55 caduti sarmatesi e la messa. Ma quest’anno il cerimoniale ha previsto l’inaugurazione della nuova stele monumento che da ieri è stata posizionata all’ingresso della sede Ana di via San Rocco. Il nuovo omaggio ai caduti – una riproduzione della Colonna Mozza realizzata in metallo e offerta dalla ditta sarmatese Fratelli Taina – è stato inaugurato ieri mattina dal capogruppo Sesto Marazzi con il sindaco di Sarmato Anna Tanzi, il vicepresidente sezionale Ana Pierluigi Forlini, rappresentanti Ana nazionali, il generale Silverio Vecchio e soprattutto decine di Penne Nere da tutta la provincia. Il monumento – realizzato per il Centenario della Prima Guerra Mondiale – include anche un masso del monte Ortigara, prelevato dagli stessi Alpini sarmatesi qualche settimana fa. Ma la festa è stata soprattutto per Bruna Poggi, da 53 anni madrina del gruppo di Sarmato che è stata premiata per la sua dedizione alle Penne Nere. «Non ci risulta che in provincia ci sia una madrina che per così tanto tempo ha mantenuto il suo ruolo» fa notare Sesto Marazzi assieme all’ex capogruppo Pierangelo Arati. «È un record che ci teniamo con orgoglio e soddisfazione e vogliamo rendere questo omaggio con infinita riconoscenza». E Bruna Poggi ha accettato il premio non senza emozione. «Voglio dedicare questo riconoscimento a due persone - ha detto la madrina - La prima è mio padre Ettore, la seconda il suo amico Franco Cavalli: entrambi mi hanno sempre invogliata a fare, ad andare avanti. Mi dicevano: tutto ciò che fai, fallo col cuore. E così ho sempre fatto». Assieme a Bruna Poggi è stata premiata anche Roberta Valla – madrina del gruppo di Travo – che ha risposto all’appello rivolto a tutte le “mamme” dei gruppi alpini di ritrovarsi a Sarmato. Non solo: a sorpresa il capogruppo Marazzi ha voluto premiare le due cassiere della festa – Giuliana Poggi e Stefania Maggi, entrambe figlie di alpini – con una riproduzione di un cappello alpino. Come da tradizione dal 1984, la castagnata degli Alpini è anche l’occasione per la consegna delle borse di studio ai ragazzi che sono usciti con ottimi voti dalle scuole medie. Quest’anno, ad essere premiati sono stati Amalia Albertini, Alessia Battini, Alice Braghieri, Camilla Capelli, Gabriele Cordani, Camilla Pandelli e Alyssa Schiavi. E in questi oltre 30 anni sono stati 139 gli studenti che hanno raggiunto il riconoscimento, somma in denaro che dal 2000 è offerta dalla famiglia Braghieri in memoria dell’alpino Franco. La festa è poi proseguita fino a sera con stand gastronomici e musica sotto al portico riscaldato degli Alpini.

Cristian Brusamonti

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13/10/2016

Centocinquanta alpini in udienza da papa Francesco

Il 26 ottobre la prima volta dal Santo Padre per la sezione di Piacenza. Nel fine settimana raduno a Desenzano

Per la prima volta nella sua storia recente la Sezione Alpini di Piacenza andrà in pellegrinaggio dal Papa. Centocinquanta penne nere con i loro famigliari il prossimo 26 ottobre saranno in piazza San Pietro per l’udienza del mercoledì e tenteranno di donare un loro copricapo a Francesco come già riuscito ad esempio agli alpini di Lecco. Il cappello con la penna nera è stato più volte indossato anche da papa Benedetto XVI e da papa san Giovanni Paolo II. Il presidente Roberto Lupi consegnerà al Santo Padre Francesco una lettera di saluto del vescovo Gianni Ambrosio. «Era già da tempo che avevo proposto di recarci in pellegrinaggio sezionale dal Papa - spiega Lupi -, l’Anno Santo della Misericordia è stata la giusta occasione». Tre pullman partiranno da Piacenza e provincia nella prima mattinata di martedì 25 ottobre e giungeranno a Roma nel pomeriggio. Qualche ora da turisti prima del pernottamento. Nella mattina di mercoledì 26 ottobre il trasferimento in piazza San Pietro per l’udienza con il Papa. «In piazza saremo ben visibili - osserva Lupi - tutti con il cappello da alpini e la divisa sezionale». Terminata la cerimonia i piacentini saranno ospiti della Sezione Alpini di Roma per il pranzo, dopo il quale inizierà il viaggio di rientro. Saranno presenti all’udienza, oltre al presidente Lupi, tutto il direttivo sezionale, il revisione dei conti nazionale Roberto Migli, e rappresentanti di tutti i gruppi del territorio. Sul lago di Garda Dall’adunata spirituale a quella intersezionale il passo è davvero breve. La trasferta vaticana sarà preceduta, questo fine settimana, da quella a Desenzano. Sul lago di Garda, sabato e domenica, si tiene l’annuale raduno del Secondo Raggruppamento, che comprende le sezioni al-pini di Lombardia ed Emilia Romagna. A turno ci si riunisce in una località designata: il prossimo anno toccherà a Salsomaggiore Terme. Da Piacenza a Desenzano si recheranno tra i 100 e i 150 alpini piacentini, con il vessillo sezionale. «Si inizia sabato 15 con l’alzabandiera del mattino - illustra il programma il presidente Lupi - e successivamente si tiene una riunione di tutti i presidenti sezionali; al pomeriggio la messa e alla sera le fanfare». Quella piacentina - diretta dal maestro Edo Mazzoni - si esibirà il giorno dopo, domenica, ed accompagnerà tutta la sfilata delle sezioni dell’Emilia Romagna: Piacenza, Parma, Reggio Emilia e la sezione bolognese- romagnola. La sfilata avrà inizio alle ore 10 e 30 e vedrà la partecipazione anche di una folta rappresentanza della Protezione Civile Ana di Piacenza con i relativi mezzi di soccorso.

Federico Frighi

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08/10/2016

Un premio alla “madrina” del gruppo

Bruna Poggi aveva 18 anni quando iniziò l’attività di volontariato

Fedele agli alpini da 53 anni, in tutti i sensi. Per Bruna Poggi – figlia, moglie e madre di alpini – non poteva esserci ruolo migliore che quello di “madrina” del gruppo di Sarmato: un impegno che porta avanti fin dal primo giorno in cui nacque il gruppo alpini di Sarmato nel 1963. Proprio per questo, domani mattina – nel corso della cerimonia ufficiale alla sede – sarà premiata con la consegna di un attestato di benemerenza da parte delle “sue” Penne Nere. La consegna avverrà dopo la messa celebrata da don Silvio Cavalli, alla presenza delle autorità. Presenza rassicurante dietro al bancone del bar alla sede degli alpini, la signora Bruna ha attraversato tutta la storia del gruppo sarmatese. «Avevo 18 anni quando sono diventata madrina» ricorda. «È stata un’idea di mio padre Ettore, alpino e fondatore del gruppo, che nel 1963 al momento di inaugurare il gagliardetto mi ha chiamata per diventare madrina. All’inizio sono stata un po’ titubante, ma mi sarebbe spiaciuto dirgli di no, visto quanto ci teneva agli alpini. Era orgoglioso che sua figlia fosse diventata la madrina. E così ho continuato a seguire il gruppo anche dopo la sua morte, ho sposato un alpino e anche mio figlio è una Penna Nera». Sposata da 48 anni con Domenico Marazzi, una gioventù passata a lavorare allo zuccherificio Eridania e il resto a fare la casalinga, Bruna Poggi non si è mai pentita di quella scelta. «Con gli alpini sono sempre stata molto bene, avendo avuto due maestri come mio padre e Franco Cavalli che mi hanno sempre dato consigli. Mi sono fatta anche qualche adunata, come a Bari o a Bolzano. Ma soprattutto ci sforziamo per tenere in piedi la sede, se penso a quanta fatica hanno fatto mio padre e gli altri alpini per costruirla». La signora Bruna sta dietro al bancone del bar, sta in cucina quando si fa qualche evento in sede ma soprattutto tiene alto il morale degli alpini. Lo fa con la sua schiettezza rustica e una buona dose di barzellette. «Purtroppo gli alpini sono sempre meno anno dopo anno e c’è bisogno di qualcuno che tenga assieme un po’ tutti i soci e non solo» aggiunge. «Mancano i giovani, ecco qual è il problema. Vengono qui quando c’è la festa ma poi è difficile vederli nel resto dell’anno». A consegnare la benemerenza sarà il capogruppo Sesto Marazzi che ricorda come la madrina sia «figura simbolica ma che ha un forte valore morale e rientra a tutti gli effetti nel cerimoniale. Bruna fa parte della nostra famiglia ma in occasione della festa vogliamo premiare anche le altre madrine dei gruppi piacentini, che sono invitate». C. B.

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08/10/2016

Da stasera gli stand gastronomici

Due giorni di festa tra la filata della Penne Nere, le caldarroste e le orchestre da ballo. Tanti eventi per tutti i gusti in questo weekend sarmatese. Si comincia già questa sera alle ore 19 con l’apertura degli stand gastronomici alla sede di via San Rocco (dietro alla chiesa maggiore) dove tra tutti i piatti primeggeranno i pisaréi e fasò la pìcula ad cavàl. Sotto al portico degli alpini – al chiuso e riscaldato - si ballerà in compagnia dell’orchestra Kevin. Ma sarà domani il vero clou del Raduno di Gruppo. Dalle ore 9 si terrà l’ammassamento delle Penne Nere presso la sede per poi iniziare alle 9.45 la sfilata per le vie del paese addobbate con il Tricolore preceduta dal corpo bandistico Orione di Borgonovo. La sfilata raggiungerà prima la casa per gli anziani dedicata al cappellano don Bruno Negri, dove sarà effettuata una breve sosta commemorativa; successivamente, si proseguirà lungo via Po per tornare in piazza Roma dove si svolgerà la cerimonia dell’alzabandiera e della deposizione della Corona d’alloro al monumento dei caduti: lì saranno letti tutti i nomi degli stessi caduti e dei dispersi sarmatesi nella Prima Guerra Mondiale. Alle 10.30 ci si recherà in chiesa per la messa celebrata dal parroco don Silvio Cavalli assieme all’alpino don Federico Tagliaferri e al diacono Emidio Boledi, allietata dal coro Ana Alpino Valtidone. Al termine della funzione, spazio all’inaugurazione del monumento “Colonna Mozza – Per non dimenticare” e agli interventi delle autorità con la consegna delle tradizionali borse di studio agli alunni meritevoli delle scuole medie: Amalia Albertini, Alessia Battini, Alice Braghieri, Camilla Capelli, Gabriele Cordani, Camilla Pandelli e Alyssa Schiavi. Contemporaneamente sarà consegnata la benemerenza a Bruna Poggi, Madrina del gruppo Alpino di Sarmato e alle altre madrine dei gruppi sezionali. Gli stand gastronomici con tante opportunità culinarie saranno aperti a pranzo e per tutta la giornata. Alle 15.30 si terrà il concerto della banda Orione di Borgonovo e alle 17 con l’ammainabandiera ci si avvierà verso la conclusione del weekend alpino. Dalle ore 20 spazio nuovamente alla musica con l’orchestra Trio Maccagni e, alle 21, spettacolo pirotecnico. Il raduno di gruppo coincide però anche con la Castagnata alpina: oggi i “basturnòn” saranno in vendita dalle 17 alle 23 e domani dalle 9 alle 23, con un punto vendita anche sulla via Emilia di fronte al “Barino”. (domenica dalle 9 alle 17). Domani, inoltre, i giovani dell’oratorio consegneranno le caldarroste agli anziani non autosufficienti. crib

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08/10/2016

Benvenute Penne Nere!

In occasione della festa arriva il nuovo monumento

di CRISTIAN BRUSAMONTI SARMATO - Da domani anche Sarmato avrà la sua “Colonna Mozza”. Una riproduzione in scala ridotta del celebre monumento ai caduti sul monte Ortigara sarà inaugurata domani mattina alla sede del gruppo Alpini di Sarmato, nell’ambito del weekend di festa di oggi e domani con il tradizionale Raduno di gruppo e la Castagnata. Da stasera e per tutta la giornata di domani, si tornerà a celebrare l’orgoglio delle Penne Nere, tra gli omaggi ai caduti e la vendita delle caldarroste (il cui ricavato sarà destinato ai giovani dell’oratorio parrocchiale), fino alla musica e agli stand gastronomici. Ma la novità di quest’anno è l’arrivo del nuovo monumento. «Avevamo l’esigenza di posizionare un simbolo rappresentativo davanti all’ingresso della nostra sede» spiega il capogruppo degli alpini sarmatesi Sesto Marazzi. «Dopo che abbiamo donato la nostra storica aquila in bronzo al generale Giorgio Battisti per collocarla nella città militare della Cecchignola a Roma, abbiamo pensato di riempire questo vuoto con una riproduzione della Colonna Mozza che si trova sulla cima del monte Ortigara, la prima iniziativa realizzata nel 1929 a ricordo degli Alpini caduti lì in battaglia. L’Ortigara è un luogo sacro per noi alpini, poiché lì combatterono tutti quanti i battaglioni delle Penne Nere». Così domani sarà scoperto il nuovo monumento, realizzato e donato dalla ditta Fratelli Taina su tre diversi bozzetti: la colonna spezzata è realizzata in metallo, così come un’effige che ricorca il centenario dalla Prima Guerra Mondiale. Accanto, vi è un grosso sasso che è stato prelevato ai piedi del monte Ortigara dagli stessi alpini sarmatesi, quando lo scorso 18 settembre si sono recati a visitare il monumento originale per commemorare i caduti italiani ed austriaci, senza distinzione di nazionalità ma con pietà per ogni soldato ucciso. «Abbiamo avuto il permesso di portare a casa quel masso che è quindi stato inserito nel monumento» aggiunge Marazzi. «Ora, chiunque entrerà alla sede degli alpini avrà un’occasione in più per riflettere e pensare a chi si è sacrificato sulle montagne per la nostra Patria ». Tra la altre novità di quest’anno, nella zona della festa sarà presente anche un quadro di grandi dimensioni raffigurante Cesare Battisti in uniforme. Si tratta di un assaggio della mostra che il pittore pavese Sergio Bollani porterà a Sarmato il prossimo maggio, quando alla sede degli alpini arriveranno ben 200 quadri dell’artista raffigurante tutti le tipologie di militari – di ogni ordine e provenienza – che hanno partecipato alla Prima Guerra Mondiale, ognuno con la propria divisa. Una mostra che sarà prima di tutto rivolta ai ragazzi delle scuole.

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28/09/2016

Nuova fossa comune a Kirov: si cercano i soldati piacentini

Mancano all’appello i resti di 463 militari dispersi nella Campagna di Russia L’Associazione caduti: «Campo ospedale 1142, chi ha dei parenti ci chiami»

La scoperta di una nuova fossa comune potrebbe riportare alla luce almeno una parte dei 463 piacentini dispersi nella Seconda Guerra Mondiale sul fronte russo, dei quali ancora non si conoscono data di morte e luogo di sepoltura. E’ quanto spera la sezione locale dell’Associazione nazionale famiglie caduti e dispersi in guerra. «Si tratta di un’area molto vasta, lunga 5 chilometri e larga 300 a Kirov, 800 chilometri da Mosca» spiega Piera Abbiati, già presidente dell’associazione ed oggi nel consiglio direttivo. «Le autorità locali ritengono di trovare dai 10mila a 20mila soldati - continua -, di varie nazionalità: tedeschi, ungheresi, romeni, italiani. Da quanto abbiamo appreso sono due metri e mezzo sotto terra ed appartengono al campo ospedale 1142. Sono tutti svestiti perché, una volta morti, probabilmente di tifo, le loro divise venivano utilizzate dai compagni sopravvissuti per coprirsi». Si cercano le piastrine, la medaglietta che ogni soldato ha al collo con le proprie generalità. «Là sotto, essendo un campo ospedale - evidenzia Abbiati -, ci sono sicuramente tutte le specialità italiane impiegate nella Campagna di Russia: la fanteria con le divisioni Sforzesca, Pasubio e Torino, gli alpini della Julia, i carabinieri. Chi avesse dei parenti ancora dispersi e sapesse che si trovavano in quel campo ospedale ci chiami e contatti il nostro presidente Rodolfo Bonvini, nella nostra sede di via Croce 2 a Piacenza». La gigantesca fossa comune è stata ufficialmente trovata lo scorso maggio «ma solo a metà settembre ce ne hanno dato notizia. Come al solito» si lamenta un poco Piera Abbiati che in Russia ha fatto passare dodici campi di fosse comuni per riportare a casa i ragazzi di un tempo. «Dal 1989, quando con la caduta del muro di Berlino hanno aperto gli archivi del Kgb - ricorda - ne abbiamo consegnati alle loro famiglie circa 160, di cui solo una decina con i resti, per la maggior parte solo piastrine, essendo stati seppelliti nelle fosse comuni». La stessa presidente onoraria dell’associazione è riuscita ad avere notizie del padre morto durante la Campagna di Russia, solo nel 1995. Secondo una stima, i militari italiani nella fossa di Kirov sarebbero dai mille ai duemila. Le riesumazioni inizieranno nel maggio del 2017, quando il gelido inverno della steppa lascerà il posto alla primavera e dunque vi saranno condizioni ambientali migliori. Il tutto soldi permettendo. «Penso che il nostro Paese abbia il dovere morale di sostenere gli sforzi economici » è convinta l’Abbiati. Ci sono i ragazzi da riportare a casa, sia pure a 73 anni di distanza. Federico Frighi

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26/09/2016

Un paese rinasce grazie al cuore dei piacentini

Taglio del nastro a Montegallo con l’assessore Gazzolo

MONtEgALLO - La scuola, la sede del Comune, un presidio medico- ambulatoriale con la farmacia, la sede del Corpo forestale, la chiesa. E’ la “Cittadella multifunzionale” dell’Emilia Romagna a Montegallo, il paese ascolano colpito dal sisma e “adottato” dalla nostra Regione. Costruita a tempo di record, in soli 17 giorni, è una “Cittadella della solidarietà”, come l’ha definita l’assessore regionale alla protezione civile Paola Gazzolo. La prima struttura capace di accogliere tutti i servizi essenziali per la collettività - le cui sedi ordinarie sono state danneggiate dalle scosse - che giunge al termine nell’intera area ferita dal terremoto. Un risultato raggiunto anche grazie alla dedizione dei volontari piacentini. Ieri, a solo un mese da quel tragico 24 agosto, l’inaugurazione ufficiale alla quale hanno partecipato anche il Commissario per la ricostruzione Vasco Errani e Fabrizio Curcio, Capo del Dipartimento nazionale di protezione civile. «Appresa la notizia di quanto accaduto in Italia centrale, le lancette dell’orologio per noi sono tornate al 2012 quando le scosse hanno segnato la nostra terra», ha affermato l’assessore Gazzolo al taglio del nastro. «Da subito abbiamo assunto l’impegno di restituire la generosità ricevuta quattro anni fa, e quella che si inaugura oggi è davvero una struttura frutto dell’impegno comune di istituzioni, volontariato e mondo delle imprese. Insieme abbiamo restituito a Montegallo il cuore della sua comunità, un luogo dove i cittadini potranno ritrovarsi anche per decidere in modo condiviso le fasi della ricostruzione e porre le premesse per un futuro più sicuro». Collocato su un’area di 2500 metri quadri nel campo sportivo della frazione di Balzo, il centro è stato realizzato con 43 moduli prefabbricati riscaldati donati da aziende emiliano-romagnole, così come le tre lavagne luminose di cui sarà dotata la scuola elementare. A rendere possibile l’intervento hanno contribuito, oltre al personale e ai dell’Agenzia regionale di Protezione civile, anche un centinaio di volontari tra i quali quelli del Coordinamento provinciale e gli Alpini della nostra provincia. Ieri, in rappresentanza delle penne nere, erano presenti Carlo Pintoni, Graziano Franchi e Giuseppe Villa. Fra chi fino a sabato è stato in prima linea per chiudere il cantiere, Franco Rocca di Borgonovo. «Siamo arrivati la scorsa settimana e abbiamo operato senza sosta, dalle 7 di mattina alle 7 di sera», racconta. «Abbiamo iniziato che era posato solo il basamento e, giorno dopo giorno, abbiamo visto il progetto crescere con l’arrivo dei vari prefabbricati». Al loro fianco, un team di volontari dell’intera regione. «Con loro e con i funzionari della protezione civile abbiamo fatto da subito squadra, operando in stretto coordinamento, e ci siamo impegnati in compiti molto diversi: dagli allacci alla rete fognaria alla rete idrica, fino alla posa dei pavimenti in linoleum, alla tinteggiatura interna dei locali destinati alla scuola e alla sede del Corpo forestale dello Stato». Vedere la Cittadella terminata, consegnando gli spazi alla comunità, e motivo di grande orgoglio. «Ogni giorno, tutti insieme, ci siamo trovati ad affrontare tante difficoltà, ma lo abbiamo fatto anche grazie al ruolo del direttore dei lavori e alle condizioni meteo favorevoli », conclude Rocca. Da stamattina, quindi, la campanella per gli studenti di Montegallo suonerà nella nuova sede provvisoria, non più nelle tende. Già ieri il vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole, ha celebrato una messa affollata nel prefabbricato adibito a chiesa, così come erano operative la farmacia e gli uffici comunali, aperti perché il lavoro di verifica sull’agibilità delle abitazioni continua senza sosta.

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09/09/2016

«E il 15 ragazzi sui banchi di scuola»

Il sopralluogo di Errani, Bonaccini e Gazzolo a Montegallo

Una vera e propria “cittadella” con moduli dove ospitare le scuole, gli uffici del Comune, la chiesa, il presidio medico, la farmacia e la sede del Corpo forestale dello Stato. Sorgerà a Montegallo (Ascoli Piceno), il paese terremotato “adottato” dalla Regione Emilia-Romagna, dove ieri mattina si è svolto un vertice operativo a cui hanno partecipato anche il Commissario per la ricostruzione Vasco Errani e il presidente della Regione Stefano Bonaccini. Con loro l’assessore alla protezione civile Paola Gazzolo. “Serviranno alcune settimane di lavoro – afferma quest’ultima – ed entro fine mese il centro multifunzionale sarà concluso e messo a disposizione di una comunità desiderosa di tornare al più presto alla normalità”. Le opere sono già iniziate, nell’area del campo sportivo, grazie all’impegno dei volontari e dei tecnici della Protezione civile dell’Emilia-Romagna. Importante si è rivelata la grande solidarietà di alcune imprese del territorio regionale, in particolare modenesi, che hanno donato le strutture prefabbricate necessarie. «Altro obiettivo fondamentale che ci siamo posti da subito era quello del regolare avvio dell’anno scolastico», continua Gazzolo. «Posso assicurare che il 15 settembre a Montegallo i ragazzi torneranno regolarmente sui banchi di scuola». Da parte sua, il commissario Errani ha indicato le due priorità da perseguire nel prossimo futuro: la realizzazione di servizi utili alla collettività e la rapida chiusura dei campi tenda. «Dobbiamo ringraziare la Regione Emilia- Romagna per l’ottimo lavoro che sta facendo con professionalità e grande generosità», ha commentato al termine dell’incontro. E proprio il presidente Bonaccini ha confermato l’intenzione di proseguire secondo quanto indicato dal suo predecessore. “Lo avevamo promesso e siamo tornati subito a Montegallo per garantire la presenza dei servizi fondamentali”, ha affermato. «La prima campanella suonerà regolarmente ed entro fine mese il centro multifunzionale sarà pienamente operativo: desidero esprimere riconoscenza a tutti i volontari per l’opera preziosa in cui sono impegnati». «Come Regione – ha continuato - siamo a disposizione per contribuire a uscire bene e in fretta dall’emergenza e per entrare nella fase della ricostruzione, all’interno delle linee guida e indicazioni del Governo e del Commissario». Il milione di euro già stanziato dalla Giunta bolognese e i fondi raccolti con le donazioni sul conto corrente attivato dall’Agenzia regionale protezione civile aperto verranno destinati appunto agli interventi necessari per rendere la scuola e il palazzo comunale antisismici. Il sindaco di Montegallo, Sergio Fabiani, ha ringraziato “la Regione Emilia-Romagna, che è qui con noi dal primo giorno aiutandoci a sentirci più sicuri anche in una grave situazione come quella che stiamo vivendo, con la gran parte degli edifici lesionati".

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08/09/2016

Domenica la sfilata della Penne nere

Dopo l’ultima Festa Granda di Bobbio, le Penne Nere tornano a sfilare domenica mattina a Travo in occasione dell’annuale raduno di gruppo locale degli Alpini guidato da Marco Girometta. Il ritrovo è previsto alle ore 9 e 45 per l’ammassamento in piazza Trento per poi procedere alle 10 e 20 con l’alzabandiera e l’inizio della sfilata per le vie del paese al seguito del Corpo Bandistico “Vignola”, nel corso della quale sarà deposto anche un omaggio floreale al monumento dell’aviere Castellani. Quindi, alle ore 11, il parroco don Andrea Fusetti celebrerà la Santa Messa per poi tornare alle 12 in piazza Trento con la deposizione della corona d’alloro al monumento dei Caduti e i saluti della autorità con il sindaco Lodovico Albasi. Seguirà, infine, un pranzo comunitario in un ristorante della zona su prenotazione.

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07/09/2016

Festa Granda a Bobbio, emozioni per tutti e quant’è bella la bandiera italiana

Egregio direttore, in occasione della “Festa Granda” Bobbio si è colorata di verde, bianco e rosso. Abitazioni, vie, vetrine, piazze allestite per l’occasione con il Tricolore. E quant’è bello vedere sventolare la nostra bandiera! Se poi aggiungiamo lo spettacolo il quadro diventa completo e l’emozione sale alle stelle quando si vedono sfilare le “penne nere”, così orgogliose di indossare quel cappello, di essere alpini e di essere italiani. Emozionanti sono stati gli sguardi teneri e umili degli ospiti della casa protetta che seduti in cortile, partecipando a seconda delle loro possibilità, con tanto di cappellino, sono stati allietati per qualche minuto dal suono delle fanfare. A proposito di “giovanotti” vorrei rivolgermi a quegli alpini che come il mio amico Bruno (abituale lettore di questa rubrica) non hanno potuto presenziare, con sommo dispiacere, alla cerimonia e fargli sapere che, essendo uno dei loro motti “esserci e non apparire”, ci sono varie forme per esserci e voi, senza apparire, è come se foste stati tutti presenti. Matilde Silva Bobbio

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05/09/2016

A Bobbio l’invasione di tremila “penne nere”

«Opere, non parole: il nostro impegno per un’Italia migliore»

«Alzate le vostre mani, alpini. Fate vedere a tutti le mani di chi ha lavorato per gli altri». Lo dice lo speaker Nicola Stefani, da un balconcino di via Garibaldi a Bobbio, sotto il quale sfilano circa tremila penne nere. I più anziani si commuovono pensando alla naja; chi sfila col cappello del papà e del nonno fatica a trattenere le lacrime. Lo speaker è quello dell’Adunata nazionale, ed è fatto non scontato che abbia voluto con la sua voce “sottotitolare” la 65esima “Festa Granda” a Bobbio. Ma Bobbio è così: convince, perché è schietta, accogliente, orgogliosamente montanara. E gli alpini rispondono all’invito di Stefani e alzano le mani. Perché, come dicono gli alpini, «Per avere cuore puro, bisogna sporcarsele, le mani». GLI APPLAUSI, I “GRAZIE”, GLI 85 GAGLIARDETTI - Chi si accalca ai lati della strada, o si affaccia alla finestra, applaude e dice “Grazie” a chi ha fatto un pezzo di storia d’Italia. Quelle mani e quegli applausi sono la prima immagine che i presenti alla “Festa Granda” portano a casa, rientrando dai monti. La seconda sono le bambine e i bambini che fermano gli alpini in piazza Duomo, poco prima della messa celebrata dal vescovo Gianni Ambrosio, e cantano l’Inno d’Italia. Squarci di un patriottismo perduto, che solo la “Festa Granda” ha saputo risvegliare, presenti diciassette vessilli, ottantacinque gagliardetti, ventisei gonfaloni, decine di sindaci in fascia tricolore, e le più alte cariche religiose, civili, militari, accanto ai muli di Vittorio Veneto, i testardi e fedelissimi amici degli alpini da 130 anni, e della fanfara storica in divisa del 1883, arrivata da Vicenza. «NON HA SENSO ESSERE“CRISTIANI DELLE MEZZE MISURE”» - “Il ricordo del dovere compiuto, impegno per un’Italia migliore”, “Siamo come siamo e va bene così”, “L’onore degli alpini è fatto di opere, non di chiacchiere, ricordiamolo”, sono solo alcuni degli striscioni mostrati alla sfilata, con orgoglio, prima dell’ingresso nel duomo di Bobbio, dove il vescovo Ambrosio ha ricordato l’opera delle mani che aiutano gli altri: «La nostra vita è buona, se vissuta nell’amore», ha ricordato sua eccellenza. «Non ha senso essere cristiani, se poi nella vita di ogni giorno trascuriamo cosa significhi essere figli di Dio. Non possiamo essere un po’ di qui e un po’ di lì, “cristiani delle mezze misure”. Il nostro “sì” deve essere convinto, generoso, pieno. Altrimenti diventiamo schiavi delle cose, senza possederle». DAI BIMBI MALATI PORTATI IN OSPEDALE ALLA CURA DEL VERDE - Quindi, il vescovo Ambrosio ha concluso l’omelia pensando agli alpini: «I nostri alpini hanno una solidità, un ideale di vita, che si tramanda di generazione in generazione. Hanno spirito di servizio, di solidarietà». L’esempio quotidiano a cui ha fatto riferimento Ambrosio è evidente nell’attività degli alpini di Bobbio e di Mezzano Scotti, organizzatori con il Comune e Ana Piacenza della “Festa Granda”: «Pensiamo, ad esempio, alle raccolte alimentari per le persone in difficoltà economica, o alla cura del verde pubblico», ha ricordato il cavalier Giuseppe Manfredi, capogruppo degli alpini di Bobbio. «Abbiamo anche accompagnato bambini al Gaslini di Genova, dove sono stati sottoposti a delicati interventi chirurgici. O pensiamo anche all’ulivo, per la domenica delle Palme, come nostro simbolo di pace e di valore cristiano. Ci siamo sempre, dove c’è bisogno». Tutte le offerte raccolte durante la messa, come spiegato dal parroco don Paolo Cignatta, saranno destinate all’oratorio di Bobbio, che da circa un anno è diventato un punto di riferimento per i ragazzi e i bambini del paese. VERSO MORFASSO 2017. «ALPINI SEMPRE, ANCHE QUANDO SORRIDERE FA MALE» - Già nella giornata di ieri, terminati i festeggiamenti, sono state gettate le prime basi per la “Festa Granda 2017”: sarà a Morfasso, in Valdarda, come suggellato dal simbolico passaggio della stecca. Alcuni alpini hanno sfilato ieri infatti con la maglia “Morfasso 2017”. Pronti a rivivere quello spirito di amicizia e generosità gratuita, protagonista a Bobbio della tre giorni: «Quando ci capita di dire che siamo alpini ci accorgiamo che sui visi appare un sorriso», hanno detto alcuni tra i presenti. «Un sorriso che ci resta appiccicato addosso e che è sempre di simpatia, di fiducia e di rispetto. Gli alpini sono montagne, sono fatica, sono sudore, sono allegria. Anche quando, nella vita, sorridere fa male». Elisa Malacalza

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04/09/2016

Le penne nere a Bobbio Il ritorno dopo 30 anni

“Festa Granda” è rinsaldare l’amicizia. È ricordarsi chi siamo, da dove veniamo. È pensare alla solidarietà, prima di tutto. Alle radici. A Bobbio, la prima “Festa Granda” si tenne nel 1952; quella di quest’anno, aperta dai saluti ufficiali di ieri pomeriggio, è la sesta nella storia della perla della Valtrebbia, un gioiello tra i monti, così cari alle Penne Nere. Ieri pomeriggio, nell’auditorium di Santa Chiara e nella piazzetta del Municipio, è stata tanta la commozione, ascoltando i canti struggenti del coro dei congedati Brigata Alpina Tridentina, o il discorso dello speaker nazionale più famoso delle tante Adunate, Giambattista Lazzari. O, ancora, scoprendo le targhe che ricordano, da un lato della casa comunale, il generale Giuseppe Bellocchio, tanto affezionato ai suoi Alpini, e dall’altro la targa alla nuova sede, che all’interno espone tutti i suoi onori, le storiche bandiere, i cappelli, le foto, i documenti delle imprese. Così si è aperta la “Festa Granda”, che raggiungerà oggi il suo momento più significativo, con la Messa, celebrata dal vescovo Gianni Ambrosio e la sfilata di Alpini arrivati addirittura da New York, al fianco dei muli del Reparto Salmerie di Vittorio Veneto. «Alla “Festa Granda” abbiamo modo di rinsaldare quello straordinario spirito di amicizia che contraddistingue i nostri raduni e che ci fa ritornare tutti un po’ “najoni”, davanti a un buon bicchiere, intonando le nostre tradizionali canzoni », ha detto al pubblico numeroso presente in Santa Chiara il presidente di Ana Piacenza, Roberto Lupi, originario della Valtrebbia e quindi doppiamente legato all’evento. «Bobbio, con il capogruppo Giuseppe Manfredi e il sindaco Roberto Pasquali in testa, ha preparato questa “Festa Granda” per mesi, accogliendoci con l’ospitalità buona tipica dei montanari. Il mio pensiero va all’adunata del 1971, dove per la prima volta, a nove anni, ho assaporato il clima alpino con mio nonno paterno, Alpino del Susa, classe 1888. Chissà, forse proprio a Bobbio è sbocciato il mio amore per il cappello con la Penna». «Dopo quasi trenta anni siamo riusciti a riportare la “Festa Granda” a Bobbio, dopo quelle del 1952, del 1965, del 1971, del 1979 e del 1987», ha aggiunto Manfredi. «Dedichiamo questa iniziativa al nostro concittadino generale, Giuseppe Bellocchio, a cinquanta anni dalla sua morte. Nella sua vita militare, infatti, fu sempre al comando di truppe alpine. Viva l’Italia e viva gli Alpini!» Tante le persone che hanno voluto prendere parte all’inaugurazione ufficiale della Festa: più di mille i pasti distribuiti in piazza Santa Fara ieri sera, per la cena che ha preceduto la Veglia Verde. Un risultato reso possibile dallo sforzo di 130 volontari, di tutte le associazioni del territorio. «Perché la “Festa Granda” è davvero al festa di tutti», hanno concluso gli Alpini. Elisa Malacalza

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03/09/2016

Gruppo alpini, tante iniziative

Una visita al sacrario di Cima Grappa per onorare i caduti

CARPANETO - Recentemente il Gruppo alpini di Carpaneto si è recato in pellegrinaggio al sacrario di Cima Grappa. Dopo aver letto libri e visionato filmati, il ritrovarsi a percorrere la storia attraverso le gallerie e nelle trincee, dove i nostri nonni hanno vissuto e combattuto in condizioni terribili, ha suscitato nei partecipanti momenti di profonda commozione. Il nuovo direttivo del Gruppo di Carpaneto ha predisposto un nutrito calendario di iniziative dirette alla celebrazione dell’anniversario della Grande Guerra. Il primo intervento è stato rivolto al monumento ai Caduti del Capoluogo con il ripristino e l’accensione della lampada votiva posta alla sommità, la piantumazione della siepe che delimita i confini, la semina del prato, il restauro dei cordoli e delle colonne, la stesura dell’impianto di irrigazione ed il restauro delle ruote in legno del cannone della prima guerra mondiale posto alla destra della scalinata. Nella serata del 28 maggio scorso, in sala Bot, è stato proiettato del film-documento girato direttamente sul fronte dal titolo “Alpini in Adamello” con la regia di Luca Comerio. Sono poi state lette da Alberto Brenni lettere dal fronte, mentre Luigi Montanari ha trattato le ripercussioni che il conflitto ha avuto nel nostro territorio. Il Gruppo alpini ha una stretta collaborazione con la scuola, iniziata alcuni anni fa con il concorso dedicato all’alpino Italo Savi, è proseguita con la donazione di una lavagna luminosa completa di videoproiettore e computer e la tinteggiatura di due aule effettuata nel mese di luglio. Il programma annuale del Gruppo prevede una seconda serata sui temi della grande guerra che si terrà nel mese di novembre e l’inizio dei lavori per il recupero delle stele commemorative dei caduti in guerra che erano collocate nel viale Rimembranze e che attualmente sono conservate nel magazzino comunale. Il Gruppo alpini da sempre collabora con le varie amministrazioni che si succedono a governare il territorio dimostrando grande spirito collaborativo e di condivisione d’intenti che mette in pratica anche con le altere associazioni di volontariato presenti sul territorio. Pietro Freghieri

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03/09/2016

Festa Granda, anteprima con i muli

Libro dedicato al migliore amico degli alpini. L’agenda di domani a Bobbio

BOBBIO - È durata 130 anni l’amicizia indissolubile tra gli alpini e i muli. A quel legame forte, quasi simbiotico, consolidato in particolare durante la Grande Guerra per il trasporto delle armi e il rifornimento logistico dei reparti in alta montagna, è stata dedicata ufficialmente l’apertura della tre giorni di Festa Granda, ieri nel tardo pomeriggio in piazza Paolo a Mezzano Scotti. In tanti - anche molti bambini, incuriositi - hanno accolto i muli e le Penne Nere con un lungo applauso, alla presenza delle più alte cariche degli Alpini e di quelle istituzionali. Questi sfileranno insieme agli altri oltre duemila alpini attesi domani, a Bobbio, per la 65ª Festa Granda, la sesta che si celebra nel paese dell’alta Valtrebbia, tradizionalmente patria di alpini. A Mezzano, è stato presentato ieri il libro “Il mulo, amico in guerra e in pace”, alla presenza dell’autore, Riccardo Balzarotti. Lo scrittore, in veste di ricercatore storico, ha voluto sottolineare innanzitutto il valore della millenaria storia del mulo e della sua fatica, del suo spirito di sacrificio, oltre all’epopea degli Alpini con i muli nella Grande Guerra, la grande tradizione del someggiato nel Regio Esercito e poi nell’Esercito Italiano, fino all’utilità moderna dell’animale per la gestione ecosostenibile del sottobosco e per diporto, trekking, escursionismo. Il sodalizio alpino-mulo è diventato nel tempo parte integrante nella storia di entrambi come militari in servizio al Regio Esercito. Parlando con mulattieri o conducenti, e alpini più anziani, emergono ancora oggi tutto l’affetto e la stima dell’uomo nei confronti dell’animale, tanto da risultar difficile credere che si stia parlando solo di un mulo, e non di un amico, col quale condividere valori e sacrificio. Dopo la partecipata e suggestiva rassegna corale nel chiostro dell’abbazia di San Colombano, con i cori Gerberto, Alpino Valtidone e Ana Valnure, oggi alle, alle 17, nell’auditorium Santa Chiara, di fianco al Municipio, sono previsti i saluti delle autorità. A seguire, in Comune, inaugurazione della targa dedicata al generale alpino Giuseppe Bellocchio e della nuova sede degli Alpini di Bobbio; alle 20, in piazza Santa Fara, sarà possibile cenare, prima della Veglia verde. Domani, alle 9 e 15, in piazza San Francesco, è previsto il tradizionale momento dell’alzabandiera; alle 9 e 45 inizia l’attesa sfilata, con la fanfara storica in costume tradizionale, e la “Festa Granda” entra nel clou dell’evento. Alle 10 e 30, sempre domani, la Messa in Cattedrale a Bobbio sarà celebrata dal vescovo della diocesi, Gianni Ambrosio; alle 11 e 30, sono previsti gli onori ai caduti in piazza San Francesco, con le allocuzioni ufficiali e il passaggio della stecca. Alle 12 e 30, in piazza Santa Fara, pranzo con piatti tipici bobbiesi preparati dalla Pro Loco e altre associazioni; alle 15, carosello delle fanfare. Infine, si chiude alle 16 e 30, con l’ammainabandiera. Elisa Malac

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02/09/2016

Le Penne Nere tra le loro montagne: a Bobbio va in scena la “Festagranda”

La “Festa Granda”, quest’anno, porta gli Alpini nelle loro montagne: a Bobbio, da oggi pomeriggio fino a domenica, sono attese circa 3000 Penne Nere, che saranno accolte da più di 130 volontari in tre giorni. Dieci le iniziative previste, dalla presentazione di libri fino alla sfilata, concerti, momenti spirituali e conviviali, con una cena da oltre mille persone che sarà allestita in piazza Santa Fara. La 65ª “Festa Granda” fa così tappa quest’anno nella capitale della Valtrebbia, terra tradizionalmente di Alpini e di valori: tra le novità principali, l’arrivo dei muli, che faranno il loro ingresso a Mezzano Scotti già oggi, e la presenza della fanfara sezionale storica da Vicenza, in costume tradizionale. Saranno inaugurate anche una targa, domani alle 18 in Municipio, dedicata al generale Giuseppe Bellocchio, a cinquanta anni dalla sua scomparsa, e la sede degli Alpini di Bobbio. Il generale Giuseppe Bellocchio, tessera 89146/1950, era nato a Bobbio il 15 febbraio 1889 ed è deceduto, sempre a Bobbio, il 7 marzo 1966. Prese parte alla Prima Guerra Mondiale al comando di gloriosi battaglioni alpini ed è stato pluridecorato con la medaglia d’argento e bronzo al Valore militare. Dal 1918 all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, fu sempre al comando come Capo di Reggimenti Alpini. Fu promosso Generale di Divisione al comando della zona militare di Alessandria. Dal settembre 1943 all’aprile 1945, durante la lotta di liberazione, fu Ufficiale generale al Comando generale corpo volontari della Libertà e comandante della Piazza Militare di Milano. La Messa, domenica, alle 10.30 in Duomo a Bobbio, sarà celebrata dal vescovo Gianni Ambrosio, alla presenza delle autorità locali e nazionali degli Alpini, tra cui il vicepresidente di Ana nazionale Giorgio Sonzogni, il consigliere nazionale Mauro Azzi e il revisore dei conti Roberto Migli. «Sarà una bella festa, ne siamo certi, Bobbio è patria degli alpini e noi siamo pronti ad accoglierli », ha detto il presidente di Ana Piacenza, Roberto Lupi. «Ci saranno anche i muli, che per noi rappresentano valori importanti, come il senso del dovere, il ricordo del sacrificio compiuto, la generosità, lo spirito di servizio. Tra i nostri valori, non manca ovviamente quello della solidarietà. Lo stiamo dimostrando anche in queste ore nei luoghi terremotati del Centro Italia. Ci saranno infatti a Bobbio anche gli Alpini della Protezione civile, ovviamente, ma non ci sarà una squadra di volontari, pronta a partire per le zone terremotate. Gestiranno i campi, monteranno le strutture adeguate al supporto di chi, purtroppo, ha perso tutto. A Bobbio, ricorderemo lo sforzo di tutti gli Alpini in questi momenti tragici, impegnati nel cercare di dare sollievo alle persone che in questo momento si trovano in forte difficoltà ». Le 3000 persone attese a Bobbio si sommeranno alle altre migliaia del flusso turistico di ogni fine settimana nel paese. Come gestirle? Cambia la viabilità. Per la “Festa Granda” degli Alpini nelle giornate di domani e domenica vi sono vari divieti di sosta auto e moto, con anche chiusura delle strade. Il consiglio è quello di lasciare macchine e moto nei box e nei posti consentiti nei due giorni, per evitare confusione durante la manifestazione. Nella giornata di domenica la chiusura sarà totale per piazza San Francesco, Largo Troglio e Via Corgnate. Chiusura temporanea anche il sabato pomeriggio, con le celebrazioni per il ricordo e l’inaugurazione della targa al generale Bellocchio davanti al Palazzo Comunale. «I Carabinieri in congedo sono pronti a gestire gli accessi al paese», ha spiegato il sindaco Roberto Pasquali. «Tutte le associazioni del paese stanno collaborando con propri volontari. Si potrà parcheggiare in Corgnate, vicino al campo sportivo, nella boschina vicino al Ponte Vecchio. L’ultima “Festa Granda” a Bobbio risale al 1987, per noi quella di quest’anno sarà un “Grazie” sentito agli Alpini, che dimostrano in ogni occasione di bisogno quanto grande sia il loro cuore e quanto forte sia la loro determinazione. Lo stanno dimostrando nei luoghi terremotati, lo dimostrano ogni giorno a Bobbio. Bobbio, che ospita per la sesta volta la “Festa Granda”, è tradizionalmente patria di Alpini. Ci teniamo a ricordare il generale Giuseppe Bellocchio, comandante che durante la guerra di Liberazione si era distinto per il suo valore. In ogni occasione pubblica, ha sempre ricordato il suo affetto per le Penne Nere. Il suo affetto è lo stesso che abbiamo noi, oggi, verso gli Alpini». Elisa Malacalza

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01/09/2016

Tutto pronto per la Festa Granda

Almeno 3mila alpini attesi a Bobbio, da domani 3 giorni ricchi di iniziative

BOBBIO - Almeno tremila Penne Nere attese a Bobbio, centotrenta volontari pronti ad accoglierle, più di dieci iniziative previste in tre giorni, da domani fino a domenica. La 65esima “Festa Granda” fa tappa quest’anno nella capitale della Valtrebbia, terra tradizionalmente di Alpini: tra le novità, l’arrivo dei muli, che faranno il loro ingresso a Mezzano Scotti già domani alle 18, e la presenza della Fanfara sezionale storica da Vicenza, in costume tradizionale. Saranno inaugurate anche una targa, sabato alle 18 in Municipio, dedicata al generale Giuseppe Bellocchio, a cinquanta anni dalla sua scomparsa, e la sede degli Alpini di Bobbio. La Messa, domenica, alle 10.30 in Duomo a Bobbio, sarà celebrata dal vescovo Gianni Ambrosio, alla presenza delle autorità locali e nazionali degli Alpini, tra cui il vicepresidente di Ana nazionale Giorgio Sonzogni, il consigliere nazionale Mauro Azzi e il revisore dei conti Roberto Migli. «Sarà una bella festa, ne siamo certi, Bobbio è patria degli alpini», ha detto il presidente di Ana Piacenza, Roberto Lupi. «Ci saranno anche i muli, che per noi rappresentano valori importanti, come quello della solidarietà. Lo stiamo dimostrando anche in queste ore nei luoghi terremotati del Centro Italia. Ci saranno infatti a Bobbio anche gli Alpini della Protezione civile, ma non potrà essere presente una squadra di volontari pronta a partire per le zone terremotate. Gestiranno i campi, monteranno le strutture. A Bobbio, ricorderemo lo sforzo di tutti gli Alpini in questi momenti tragici». Le tremila persone attese a Bobbio si sommeranno alle altre migliaia del flusso turistico di ogni fine settimana nel paese. Come gestirle? «I Carabinieri in congedo sono pronti a coordinare gli accessi al paese - ha spiegato il sindaco Roberto Pasquali - Tutte le associazioni del paese stanno collaborando con propri volontari. Si potrà parcheggiare in Corgnate, vicino al campo sportivo, nella boschina vicino al Ponte Vecchio. L’ultima “Festa Granda” a Bobbio risale al 1987, per noi quella di quest’anno sarà un “Grazie” sentito agli Alpini, che dimostrano in ogni occasione di bisogno quanto grande sia il loro cuore e quanto forte sia la loro determinazione. Lo stanno dimostrando nei luoghi terremotati, lo dimostrano ogni giorno a Bobbio. Bobbio è tradizionalmente patria di Alpini. Ci teniamo a ricordare il generale Giuseppe Bellocchio, comandante che durante la guerra di Liberazione si era distinto per il suo valore. In ogni occasione pubblica, ha sempre ricordato il suo affetto per le Penne Nere. Il suo affetto è lo stesso che abbiamo noi, oggi, verso gli Alpini». IL PROGRAMMA DEI 3 GIORNI Ecco quindi il programma dettagliato: si inizia domani, con la presentazione del libro “I muli e la guerra” di Riccardo Balzarotti, alle 18 a Mezzano. Seguirà il concerto del coro Ana Valnure e Valtidone e del coro Gerberto, alle 21, nei chiostri di San Colombano a Bobbio; sabato, alle 17, nell’auditorium Santa Chiara, di fianco al Municipio, sono previsti i saluti delle autorità. A seguire, in Comune, inaugurazione della targa dedicata al generale Bellocchio; alle 20, in piazza Santa Fara, cena e Veglia verde, con l’orchestra Mazzoni. Domenica alle 9.15, in piazza San Francesco, alzabandiera; dopo l’ammassamento, alle 9.45 inizia la sfilata. Alle 10.30, Messa in Cattedrale con il vescovo Ambrosio; alle 11.30, onori ai caduti in piazza San Francesco, con le allocuzioni ufficiali e il passaggio della stecca. Alle 12.30, in piazza Santa Fara, pranzo con piatti tipici bobbiesi preparati dalla Pro Loco e altre associazioni; alle 15, carosello delle fanfare. Infine, si chiude alle 16.30, con l’ammainabandiera. Malac.

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30/08/2016

Calendasco, la sezione alpini ha ripulito e tinteggiato i servizi igienici del cimitero

Calendasco - La sezione Ana- Associazione nazionale alpini di Calendasco, sin dalla sua nascita nei mesi scorsi, è sempre stata assai attiva sul territorio comunale. D’altronde gli Alpini hanno, in genere, sempre mostrato uno straordinario attaccamento agli ideali della Patria e, di conseguenza, a tutte le sue articolazioni anche locali. A Calendasco, mostrando grande disponibilità, un gruppo di alpini ha nei giorni scorsi contribuito ancora una volta a migliorare il patrimonio comunale. Hanno infatti ripulito e tinteggiato i servizi igienici annessi al cimitero del capoluogo, negli ultimi mesi piuttosto trascurati. Ricordiamo che il cimitero di Calendasco è un complesso ottocentesco di notevole valore non solo affettivo e religioso. Ma anche in senso architettonico e monumentale per l’elegante caratterizzazione neogotica del paramento esterno soprattutto delle cappelle. L’alternanza cromatica bianco-nero, infatti, era uno dei postulati della progettazione eclettica di fine Ottocento e, tuttora, conserva un suo fascino. Filippo Battù, presidente della sezione Ana di Calendasco, ci ha detto che «nei prossimi mesi saremo sempre in prima fila nelle iniziative volte a tutelare e valorizzare beni e strutture della nostra comunità. E’ infatti una delle nostre mission cioè uno degli scopi che ci siamo prefissati sin dalla nascita del nostro gruppo che - voglio sottolinearlo - riunisce alpini molto volenterosi». La comunità di Calendasco potrà così usufruire di servizi igienici “rinnovati”, almeno nell’estetica, con un delicato color azzurro cielo. Fabio Bianchi

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30/08/2016

Vigili del fuoco tra le macerie per recuperare oggetti «C’è chi ti chiede soltanto una foto di un caro morto»

Soccorsi arrivati da Piacenza, una squadra di alpini garantisce i pasti a 150 persone in una tendopoli

Immaginate di poter rientrare nella vostra casa distrutta dal terremoto e di poter prendere poche cose, che cosa scegliereste? I vigili del fuoco di Piacenza impegnati a Pescara del Tronto, stanno entrando nelle case terremotate per recuperare ciò che i proprietari chiedono loro. Un lavoro molto difficile che i pompieri stanno portando avanti assieme alle forze dell’ordine anche nell’ottica di prevenire gli sciacalli. «Ci sono donne che hanno perso il marito e ci chiedono di prendere loro solamente delle foto - ci ha raccontato Carlo Razza, caposquadra -. Si tratta di storie familiari molto intime, alcune persone pensano subito e solamente a dei beni che hanno per loro un’importanza affettiva, mentre altre si concentrano sul recupero dei soldi, sui preziosi e sui documenti ». Scene e situazioni che in qualche modo si ripetono uguali. Di un suo intervento dopo il terremoto dell’Emilia Razza ricorda un episodio toccante: «Qui nelle Marche mi è venuta subito alla mente una situazione che si verificò nel Modenese. Stavamo effettuando il recupero dei beni dei terremotati, c’era uno sposino che volle a tutti i costi che gli recuperassimo il vestito da sposa della moglie, non ha voluto nient’altro, non gli interessavano nemmeno i suoi soldi». La squadra impegnata nel recupero dei beni è formata da quattro vigili del fuoco: «Due di noi si preoccupano di stare all’esterno della casa assieme ai proprietari in una zona sicura, mentre altri due entrano nelle abitazioni distrutte per cercare di recuperare quanto richiesto, una volta trovato lo consegnamo ai proprietari alla presenza delle forze dell’ordine - ha spiegato Razza -. Da tenere in considerazione che siamo in una zona classificata come rossa, il pericolo è altissimo, soprattutto per nuove scosse che potrebbero causare ulteriori crolli». I vigili del fuoco si stanno occupando anche di mettere in sicurezza alcuni parti delle case: «Cerchiamo di sistemare le situazioni in cui troviamo delle bombole del gas, così che non accadano scoppi a causa di nuove scosse, purtroppo le case sono tutte semidistrutte e il pericolo è alto». Gli alpini di Piacenza si trovano invece ad Uscerno (Montegallo) dove la situazione è decisamente più tranquilla: «La nostra squadra è arrivata sabato scorso e se ne andrà questo sabato quando arriveranno sul posto degli altri alpini dal territorio di Piacenza - ha detto Davide Rindone, accompagnato da Claudia Vagnoni e Gabriele Rizzi -. In questo momento stiamo allestendo il campo base che servirà agli stessi volontari». Gli Alpini ogni giorno si occupano di cucinare e dare da mangiare a circa 150 persone: «Garantiamo colazione, pranzo e cena alla popolazione locale - ha spiegato Rindone -. Le case a Uscerno non sono distrutte, ma le persone hanno paura a stare nelle proprie abitazioni e preferiscono venire nelle nostre tende, d’altronde ci sono continue scosse e non si sa quello che potrebbe succedere». Nicoletta Novara

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29/08/2016

Gropparello, lo scarpone alpino assegnato ai carabinieri

Premiato anche Giuseppe Vallavanti, meccanico della frazione di Castellana. Un contributo devoluto all’Assofa

GROPPARELLO - Come consuetudine alla terza domenica di agosto, si è tenuto a Groppovisdomo il Raduno del Gruppo Alpini con la consegna dello “Scarpone Alpino Visdomese”, una iniziativa giunta alla terza edizione che vuole essere un riconoscimento ad associazioni o istituzioni e a privati cittadini che con la loro opera sono di supporto alle esigenze e alle necessità di un territorio di collina sempre più spopolato e sofferente in termini di servizi. Dopo l’ammassamento sul campo sportivo del paese si è svolta una piccola sfilata sino alla chiesa dove don Giovanni Rocca ha celebrato la messa supportato dai canti della corale della parrocchia. Al termine il capogruppo Alfiero Binelli ha letto la preghiera dell’alpino e ha dato inizio alla cerimonia di premiazione alla quale erano presenti il vice sindaco di Gropparello Graziano Stomboli, il revisore dei conti nazionale dell’Ana Roberto Migli ed il consigliere di vallata della sezione provinciale alpini di Piacenza Gianni Magnaschi. Il primo attestato è stato consegnato da Roberto Migli alla caserma dei carabinieri di Gropparello, nella persona del suo attuale comandante, il luogotente Vito Belcuore, che risiede a Gropparello dal novembre del 1986. Il secondo riconoscimento è stato consegnato dal vice sindaco Graziano Stomboli ed è andato allo storico meccanico di Castellana, Giuseppe Vallavanti che dal 1969 è titolare di officina nella piccola frazione. Oltre alle sue doti professionali è stata evidenziata la sua grande disponibilità nei confronti di tutti coloro che si sono travati in condizioni di difficoltà e che Giuseppe ha aiutato con i propri mezzi sia stradali che agricoli. Le autorità hanno condiviso quanto era stato detto dal parroco durante l’omelia, sottolineando lo spirito di amicizia e di fratellanza degli alpini, il grande senso di solidarietà verso i più bisognosi e la contagiosa allegria che esprimono in ogni manifestazione sia nelle più piccole come nelle più imponenti adunate nazionali. Sempre nel solco della tradizione quest’anno un piccolo contributo sarà devoluto a favore dell’Assofa di Piacenza che si occupa, fra le tante attività, dell’assistenza a giovani con serie difficoltà. Il piccolo corteo di alpini ha poi sfilato sino al monumento dei caduti delle due guerre dove è stata deposta una corona d’alloro. A conclusione dell’evento conclusione una partecipata cena al campo dove l’ottima cucina delle cuoche alpine e della pro loco, accompagnato dai canti della tradizione montanara hanno fatto da cornice ad un nuovo riuscito evento a Groppovisdomo. Ornella Quaglia

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26/08/2016

«Colpiti dal pianto silenzioso e pieno di dignità degli anziani»

Vigili del fuoco, Croce Rossa, Alpini, Anpas e Protezione civile

«Stiamo scavando per cercare tre persone, ci sono quasi 8 metri di macerie, sarà un lungo lavoro». Quando riusciamo a parlare con la squadra speciale Gos del Vigili del Fuoco di Piacenza, impegnati a Pescara del tronto, capiamo subito che si tratta di un momento molto delicato. Il numero dei morti è in continuo aumento, le ultime notizie parlano di 250 persone, un bilancio destinato purtroppo a salire. «La piccola frazione in cui ci troviamo è stata completamente rasa al suolo, non c’è una casa che si sia salvata e la Protezione Civile si sta prendendo cura degli abitanti, sono state allestite delle tende - ci dice Giuseppe Laudicina, caposquadra dei vigili del fuoco - noi stiamo andando avanti nelle ricerche, stiamo cercando tre dispersi, le operazioni saranno molto lunghe perché dobbiamo superare 7-8 metri di macerie, noi siamo sempre positivi però al momento non possiamo dire nulla più». I vigili del fuoco di Piacenza, come tutti gli altri professionisti e i volontari, stanno lavorando su un terreno davvero impervio: «Stiamo lavorando con un mini escavatore e una mini pala perché i mezzi più grossi non riescono ad arrivare, non sono idonei in questa situazione - ha detto Laudicina - ci sono tanti paesini dove per arrivarci bisogna andare a piedi perché sulle stradine non ci passano neppure le macchine». Il campo allestito dalla Croce Rossa a Monte Gallo, ieri, era praticamente ultimato e aveva già dato conforto a tantissimi cittadini della miriade di frazione che compongono il territorio. «Abbiamo trovato una coppia di anziani in macchina, il marito ci ha detto che la moglie era ferma immobile da due giorni, non voleva né parlare né muoversi. Siamo rimasti colpiti dai tanti anziani che piangono in un silenzio dignitosissimo, stiamo pensando di far arrivare la squadra di supporto psicologico della Croce Rossa - ci ha raccontato Pilade Cortellazzi, vice presidente della Croce Rossa di Piacenza - per fortuna, molti, stanno iniziando a venire da noi per avere un pasto caldo, farsi una doccia e dormire in sicurezza. Abbiamo incontrato una signora di 96 anni che ci ha detto “Ho fatto due guerre, cosa volete che sia un terremoto?”». I volontari di Anpas e della Protezione Civile di Piacenza si trovano, invece, ad Amatrice: «Stiamo lavorando su due fronti - ci ha detto Paolo Rebecchi - da una parte stiamo montando le tende che serviranno per accogliere i terremotati e dall’altra stiamo coordinando gli interventi necessari, installando anche i campi di supporto per i soccorritori stessi. Fra gli interventi messi in atto quello, molto delicato, su una bambina con una crisi d’asma». Costantemente al lavoro anche gli Alpini partiti da Piacenza per Monte Gallo. Nella notte tra mercoledì e giovedì le penne nere hanno contribuito a montare tre campi della Regione emilia Romagna gestiti dagli Alpini e non solo. «La prima squadra sta tornando a casa - ci hanno fatto sapere - nei prossimi giorni partiranno altri Alpini per gestire, a turno, i campi già montati e quindi farsi carico della logistica, della cucina e della preparazione dei pasti, di pulire i bagni e di tutti i guasti che potrebbero presentarsi come guasti elettrici, idraulici o alle fognature». Gli Alpini sono anche attente sentinelle contro il fenomeno dello sciacallaggio. Nicoletta Novara

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25/08/2016

Gli alpini piacentini subito mobilitati per le tendopoli

Soccorritori Anpas partiti ieri sera. I pontieri a disposizione

Direzione Monte Gallo (Ascoli Piceno) per montare e gestire logisticamente la tendopoli dell’Associazione nazionale alpini dell’Emilia Romagna per tutta la durata dell’emergenza. Sono quattro le penne nere della sezione di Piacenza che sono partite per la missione nella serata di ieri: il caposquadra Mauro Giorgi, Roberto Vaga, Gilberto Schiavi e Franco Cremona. Gli alpini sono partiti assieme alla colonna mobile regionale formata da 70 volontari e 20 mezzi. «Il nostro compito - hanno spiegato - sarà quello di gestire la parte logistica per la realizzazione della tendopoli, mentre gli altri coordina-menti saranno utilizzati per portare avanti il discorso della cucina da campo». Gli alpini erano stati allertati già nella notte tra martedì e mercoledì quando il terremoto di magnitudo 6.0 si è scatenato colpendo il centro Italia ed in particolare i paesi di Amatrice, Arquata e Pescara del Tronto. «Ci siamo immediatamente preparati a partire - hanno detto - la nostra colonna mobile con i mezzi adatti a situazioni paludose, di montagna e di pianura è stata allertata fin da subito. Gli alpini hanno a disposizione, per situazioni di emergenza come queste, mezzi di primo soccorso, fuoristrada, pompe idrovore e strumentazione antincendio». Gli alpini di Piacenza erano stati i primi ad arrivare sul terremoto dell’Emilia nel 2012: «Allora eravamo arrivati molto velocemente, e anche in questa occasione siamo già con i piedi in partenza nel caso servissero ulteriori squadre per gestire l’emergenza». ANPAS E PONTIERI Volontari dell’Anpas sono partiti nella serata di ieri dopo l’attivazione a livello regionale. Sono Nicola Bozzarelli e Chiara Citterio della Pubblica assistenza Valtidone e Piercarlo Piso e Antonietta Luzzi della Pubblica assistenza Croce Bianca Piacenza. Pronti a partire sono i militari del 2° Reggimento Genio Pontieri. «Grande solidarietà e supporto è stato dato alle pubbliche assistenze di Anpas Abruzzo che ha da subito attivato il personale per far fronte a questa grave emergenza - spiega l’Anpas provinciale - Anpas Emilia Romagna coordinata dal piacentino Paolo Rebecchi e dal Modenese Gigio Casetta si è attivata dalle prime ore del giorno. Attualmente tra coordinamento, personale sanitario e logistico sono impiegate circa 40 risorse». Per quanto riguarda i pontieri: «Siamo stati subito allertati e siamo pronti per partire - ci ha detto il capitano Pietro Pace - aspettiamo solo che siano chiare le reali esigenze». Mcl La catena di solidarietà è partita inarrestabile appena la notizia del terremoto ha raggiunto ogni parte dello Stivale propagandosi da un centro Italia ferito. Sono partite anche a Piacenza le raccolte di generi alimentari di prima necessità. «Il Movimento Cristiano Lavoratori, dopo le direttive nazionali, ha deciso di allestire un centro raccolta di generi alimentari e vestiti al circolo Fanin-Amarcord di piazzale delle Crociate 8 a Piacenza - ha detto il presidente provinciale Umberto Morelli - voglio ringraziare sentitamente i piacentini che ci sosteranno in questa opera di solidarietà concreta». nov

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23/08/2016

Muli con le “stellette”: a Mezzano Scotti si parla del loro ruolo nella Grande Guerra

BOBBIO - La Grande Guerra è indissolubilmente legata, sul fronte italiano, alla figura del mulo, instancabile compagno di cordata degli alpini. A parlare del ruolo assunto da questi tenaci e infaticabili animali nel corso delle operazioni belliche sarà, venerdì 2 settembre a Mezzano Scotti, lo studioso di storia Riccardo Balzarotti. Alle 18, in occasione delle celebrazioni del centenario della prima guerra mondiale, terrà una conferenza sul tema: “I muli e la guerra”. Nel corso dell’incontro si ripercorreranno le millenarie vicende del mulo e delle sue fatiche. Una storia che, nel secolo scorso, si legò strettamente all’epopea degli Alpini nella Grande Guerra. Ci si soffermerà anche sulla grande tradizione del someggiato nel Regio Esercito e poi nell’Esercito Italiano fino ad alcune osservazioni sull’utilità di questo animale per la gestione ecosostenibile del sottobosco e per diporto, trekking, escursionismo.

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21/08/2016

Dal 2 al 4 settembre Bobbio mette sul capo la penna nera

Pronto il programma della 65ª Festa granda

BOBBIO - (mm) La Festa Granda torna a Bobbio. Dopo due anni in Valtidone (a Pianello nel 2014 e a Castelsangiovanni nel 2015) il raduno provinciale si trasferisce in Valtrebbia, proprio nella città in cui si tenne la sua prima edizione nel lontano 1952. L’ultima volta in cui Bobbio ha ospitato la manifestazione risale invece al 1987. Da venerdì 2 a domenica 4 settembre qui si daranno appuntamento migliaia di penne nere dell’intera provincia e anche di fuori per risaldare il senso di appartenenza alla grande famiglia alpina. L’apertura è fissata per venerdì 2 alle 17 con l’arrivo a Mezzano Scotti di quattro muli della Brigata Julia, cui seguirà alle 18 (in piazza Paolo) la presentazione del libro Il mulo amico in guerra e in pace a cura di Riccardo Balzarotti. E alle 21 - nei chiostri di San Colombano a Bobbio - suggestivo concerto dei cori Ana di Valnure e Valtidone e del coro Gerberto di Bobbio. Sabato 3 alle 17 nell’Auditorium Santa Chiara di Bobbio ci sarà il ricevimento delle autorità da parte dei rappresentanti dell’amministrazione di Bobbio. Alle 18 ci si sposterà nel municipio per l’inaugurazione di una targa dedicata al generale Giuseppe Bellocchio, comandante alpino spentosi mezzo secolo fa che fece parte del Comitato di Liberazione; evento a cui partecipa il coro della Brigata Alpina Tridentina in congedo. Alle 20 ci si sposta in piazza Santa Fara per la cena e Veglia Verde allietata dall’orchestra Mazzoni band e dalla voce di Loredana Zambelli. Domenica 4 sarà il “grande giorno” in cui il cuore di Bobbio batterà per i suoi alpini. Dopo il raduno alle 9,15 in piazza San Francesco per l’alzabandiera, alle 9,45 partirà la per le vie della città fino alla cattedrale dove alle 10,30 il vescovo monsignor Gianni Ambrosio presiederà la celebrazione della messa. Alle 11,30 si torna in piazza San Francesco per gli interventi delle autorità e il passaggio della stecca alpina che passerà dalle mani del sindaco di Bobbio Roberto Pasquali a quelle del sindaco di Morfasso Paolo Calestani, che nel 2017 ospiterà la Festa Granda. Alle 12,30 alpini, autorità, amici degli alpini e chiunque lo vorrà potrà fermarsi al pranzo allestito in piazza Santa Fara dalla Pro loco e dalle associazioni di Bobbio. La giornata proseguirà alle 15 con il carosello delle fanfare e con l’ammainabandiera che segnerà la fine del raduno. «Da tempo desideravo riportare la Festa granda a Bobbio – dice il sindaco Pasquali – per far rivivere i momenti vissuti nel 1987, quando la città ospitò lo stesso evento. Attendiamo non meno di tremila persone. Per tutti si tratterà di una grande festa».

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18/08/2016

Defibrillatori più“veloci”, grazie a un’App

Da settembre la mappa dei 680 apparecchi del territorio, progetto voluto da Progetto Vita e Ausl «Nel piacentino 30mila persone in grado di utilizzarli, il 118 potrà indirizzare ai salva-vita più vicini»

E’ in arrivo una nuova App, si chiamerà “Momentum” e servirà a localizzare tutti i defibrillatori presenti sul territorio piacentino. A partire da settembre, due dipendenti dell’Ausl di Piacenza inizieranno il giro di ricognizione di tutti i 680 defibrillatori presenti sul territorio per mapparli, verificarne lo stato di manutenzione e localizzarli con le coordinate geografiche. «Questa speciale ricognizione rientra all’interno di un progetto regionale di cui Piacenza è capofila - ha spiegato la cardiologa Daniela Aschieri, presidente di Progetto Vita - un progetto fortemente voluto da Progetto Vita e dall’Ausl di Piacenza per riuscire a localizzare con esattezza i defibrillatori e i soccorritori più vicini al momento della chiamata al 118». “Momentum” è un balzo in avanti all’interno di un meccanismo di prevenzione che sta diventando via via sempre più accurato e determinante per salvare la vita delle persone colte da arresto cardiaco. «Nel piacentino abbiamo una buona rete con 680 defibrillatori posizionati e 30mila persone formate per utilizzarli - ha sottolineato Aschieri - a questo punto è importante potenziare la comunicazione e fare in modo che le persone formate diventino parte attiva quando scatta l’emergenza. Avere una mappatura dettagliata dei defibrillatori sarà fondamentale al momento della chiamata alla centrale del 118 per allertare i soccorritori più vicini». “Momentum” sarà uno strumento assolutamente complementare rispetto all’App “Progetto vita”: «Si tratterà dello stesso database - ha detto Aschieri - stiamo lavorando sulla tecnologia per migliorare le possibilità della rete di defibrillatori e ridurre i tempi di intervento, entro qualche mese il sistema entrerà a regime». la maNuteNzioNe Piacenza è la città più cardioprotetta d’Europa con i suoi 680 defibrillatori, ma un ruolo fondamentale viene giocato dalla manutenzione dei defibrillatori semi-automatici sparsi su tutto il territorio. La manutenzione costa 100 euro all’anno e deve essere fatta con diligenza se non si vuole incappare in gravi rischi. Gli Alpini, ogni sei mesi su mandato di Progetto Vita, compiono dei giri di ricognizione di tutti i defibrillatori presenti sul territorio. Ne maNCaNo 100 all’aPPello Sono circa cento, sul nostro territorio, le società sportive che non si sono ancora dotate di defibrillatore semi-automatico come richiesto dal decreto Balduzzi. Il tempo stringe, l’ultima proroga mette il 30 novembre come dead-line. «Lanciamo un appello alle società sportive perché contattino Progetto Vita - ha detto Aschieri - con un po’ di buon senso e unendo le forze riusciremo a posizionare anche gli ultimi defibrillatori che mancano all’appello». Oltre a posizionare il defibrillatore, le società sportive, devono individuare le persone da formare. «Il corso di formazione dura tre ore e non ci vogliono particolari competenze - ha detto Aschieri - i nostri corsi costano circa 20 euro a persona, sono tra i meno cari in Italia proprio perché non ci interessa lucrare, ma formare una rete di persone in grado di utilizzare i defibrillatori ». Nicoletta Novara

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13/08/2016

Veggiola, restaurato dagli alpini il monumento ai caduti in guerra

Gropparello - Il gruppo degli alpini di Veggiola ha recentemente restaurato il monumento ai caduti collocato sulla splendida terrazza panoramica su cui sorge anche la chiesa di San Pietro in Vincoli. Il centro abitato Veggiola, posto in territorio di Gropparello, è situata nella valle del torrente Riglio e conta oggi solo 33 abitanti. Il restauro del monumento è stato eseguito sotto la guida dell’alpino Giacomo Bertelli, con la collaborazione degli amici alpini Danilo Bocciarelli, Pierluigi Casazza, Maurizio Franchi della ditta Marmi Graniti Franchi Rinaldo Snc di San Giorgio, che ha fornito il materiale necessario per la sbiancatura e la pulizia. Il monumento era stato eretto negli anni ‘70 a ricordo dei caduti della prima e della seconda guerra mondiale per volontà del parroco don Alberto Angini, scomparso nel 1983. All’epoca la ditta Franchi aveva fornito i marmi e i materiali per la realizzazione del monumento che si erge nei pressi della chiesa che sorge isolata su un piccolo promontorio, con ampio sagrato antistante che è a tutti gli effetti una terrazza belvedere sullo splendido paesaggio collinare e montano che la circonda. Oltre che per la chiesa dalla facciata in stile neoclassico (fu completamente ristrutturata nel 1847), Veggiola è famosa anche per l’antico castello che sorge su un rilievo in mezzo a un suggestivo parco di alberi secolari. Inoltre dal terreno affiorano tracce dell’antica cinta murata che un tempo racchiudeva il fortilizio. Ornella Quaglia

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08/08/2016

Il caporalmaggiore ingiustamente fucilato sull’isola di Brac

di GIUSEPPE GENESI e DAVIDE RAMELLI

Vogliamo ricordare la morte dimenticata di un nostro concittadino e una pagina nera dell’esercito che invase i Balcani: la storia del caporalmaggiore Lodovico Marazzi di San Lazzaro, fucilato l’8 agosto 1943. Questa è una storia che raramente è stata raccontata e che a nostro parere non ha ricevuto la memoria che le è dovuta. Ci si permetta quindi di darle risalto nel giorno del suo 73° anniversario. Prima di tutto è doveroso fare una breve introduzione storica: è il 1943, più precisamente il 5 agosto, giorno non tanto distante dal 25 luglio, data in cui Benito Mussolini fu estromesso dalla direzione del governo e sostituito dal maresciallo d’Italia Pietro Badoglio. Ci troviamo sull’isola dalmata di Brac, davanti a Spalato, più precisamente a Bol, un piccolo paesino dove risiede un contingente italiano, la 326ª presidiaria alpini, comandata dal capitano cuneese Leo Banzi. Gli alpini di questo presidio non sono professionisti della guerra, ma alcuni sono malati o avanti con l’età, tutti male armati e scarsamente addestrati. Si trovano nel piccolo paese appunto perché è considerato un luogo tranquillo, dove questi soldati non possono essere di particolare intralcio all’(inutile) sforzo bellico italiano. L’ordine che viene loro impartito è quello di partecipare alla festa per la Madonna della Neve, ricorrenza locale, per cercare di rabbonire gli occupati e per non farsi vedere come gli occupanti che effettivamente sono. I soldati ubbidiscono all’ordine e, proprio nel bel mezzo della festa, vengono colti di sorpresa da un brigata partigiana, che intelligentemente coglie l’occasione per sottomettere con facilità gli alpini. In un primo momento gli alpini tentano di resistere, uccidendo il comandante della brigata, ma trovandosi sopraffatti, dichiarano la resa. Nonostante questo, Banzi e la sua truppa vengono denunciati per sbandamento e resa senza aver esaurito i mezzi di resistenza dallo stesso comando che aveva ordinato loro di partecipare alla festa. Dopo un processo di un giorno davanti alla corte marziale, l’8 agosto vengono emesse 27 condanne a morte per fucilazione nel petto, 23 condanne a 15 anni di carcere e una condanna a morte per fucilazione alla schiena, quella del capitano Banzi, eseguite immediatamente. Tra queste ci fu anche quella del piacentino Marazzi, di soli 31 anni. Ma il becero tentativo di insabbiamento delle autorità militari, per fortuna, non è andato a segno. Nel Dopoguerra il padre del capitano Banzi ha chiesto la revisione del processo che ha portato all’assoluzione postuma di tutti i condannati. Crediamo quindi che oggi sia doveroso ricordare tutte le vittime di questa vigliaccheria, con un occhio di riguardo particolare a Marazzi, nostro concittadino dimenticato, e dire le cose come stanno, ovvero che questi 28 fucilati sono vittime dell’esercito italiano, in quanto erano tutti semplici cittadini chiamati alle armi per una guerra inutile, a cui probabilmente molti non volevano partecipare e che sono stati uccisi per coprire le nefandezze di coloro che l’invasione dei Balcani l’hanno voluta, in accordo con i fascisti.

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06/08/2016

Coro Ana, serata in famiglia

Concerto in memoria dello storico presidente Callegari

BETTOLA - Una serata in famiglia, nel canto e nel ricordo. E’ quello che è stato il concerto promosso dal coro Ana Valnure di Bettola in memoria di Domenico Callegari, suo storico presidente. Si è tenuto nel santuario della Beata Vergine della Quercia in piazza Colombo, nell’udicesimo anniversario della morte di Callegari che, insieme al direttore don Gianrico Fornasari, scomparso nel 2014, e al fondatore don Vincenzo Calda, ha dato grande impulso alla realtà corale bettolese, fino a farla diventare, nel 1986, la voce ufficiale della sezione alpini di Piacenza. L’undicesima edizione della rassegna corale è stata aperta dal saluto del parroco don Angelo Sesenna e dai canti del coro di casa, l’Ana Valnure, diretto dal maestro Edoardo Mazzoni. Una formazione totalmente al maschile, di circa quaranta elementi, voci potenti e sicure, che ha eseguito brani alpini come Era una notte, Va l’alpin, Il testamento del capitano e Penna nera, della cantante piacentina Marianna Lanteri, armonizzata per il coro Ana dal maestro Mazzoni. Brani popolari e d’autore come l’irlandese DannyBoy e la sarda Su Bolu e s’astore di Puddu. Un coro maschile che gode però della presenza di una bella voce femminile, Patrizia Forlini, che esegue la parte solista di Una mattina mi son svegliata, canto popolare armonizzato da don Fornasari per il coro. Ospite la corale “Il Gigante” di Villa Minozzo (Reggio Emilia), diretto dal maestro Andrea Caselli. Per la terza volta i due cori si incontravano, segno di una consolidata amicizia. Belle interpretazioni, sempre delicate e mai eccessive, forse anche per l’acustica generosa del santuario, quelle della corale a voci miste, che ha proposto tra gli altri Umil Madonna, tipico del Cantamaggio del paese da cui proviene il coro, Ave Maris Stella composta dal parroco di Villa Minozzo, musicista e compositore. E brani d’autore come Cortesani di Bepi De Marzi, e popolari come Il bel pecoraio, in tonalità minore, come è raro che sia nei canti emiliano romagnoli. Applaudite le esecuzioni e i canto finale a cori uniti, Signore delle Cime, in memoria di Domenico Callegari, don Fornasari e don Calda. Tra il pubblico i sindaci di Bettola e Farini, Sandro Busca e Antonio Mazzocchi, i parroci dei due paesi, gli assessori, il consigliere sezionale Ana Aldo Silva e il revisore dei conti nazionale Roberto Migli. Scambio di omaggi tra i cori ed un dono floreale da parte dell’amministrazione di Bettola a Donisia Chinosi, vedova di Callegari, che dalla morte del marito è subentrata alla presidenza del coro Ana Valnure. Callegari, una persona semplice, umile e generosa, schiva ma attiva nel mondo associativo locale, patron della corale divenuta simbolo della nostra valle. Insieme a don Fornasari e don Calda, un uomo che ha segnato la vita e la storia della terra bettolese. n.p.

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06/08/2016

Un poliambulatorio per Marsaglia

Grazie ai fondi raccolti dagli Alpini. Domani l’inaugurazione. Nella struttura sanitaria dedicata alla memoria di Luigi Troglio, quattro specialisti a disposizione dei cittadini

Marsaglia - Un geriatra, un urologo, un fisioterapista e un pediatra. Arrivano a Marsaglia di Cortebrugnatella, al primo piano del Municipio di piazza Veneziani, completamente restaurato. In un paese di montagna che da anni lotta con i denti per trattenere i servizi e invertire lo spopolamento, fa notizia pensare a un poliambulatorio che vedrà, in giornate dedicate e in orari specifici, la presenza di ben quattro specialisti. NUOVO CENTRO“LUIGITROGLIO” Il merito del nuovo spazio comunale è del gruppo Alpini di Marsaglia e di “Gli amici del 1964”, i quali, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Cortebrugnatella, hanno organizzato una raccolta fondi nel paese alluvionato il 14 settembre e hanno poi fortemente voluto, fianco a fianco del sindaco Stefano Gnecchi, che la generosità dei piacentini si trasformasse in un progetto solido, strutturato: la nuova struttura sanitaria sarà dedicata alla memoria di Luigi Troglio, scomparso tragicamente lo scorso 31 gennaio, a Bobbio. Il taglio del nastro, alla presenza delle autorità, è previsto per domani alle 18, in piazza a Marsaglia; seguiranno un rinfresco e la proiezione di un documentario sullo storico gruppo di Penne Nere. COSI’IL POLIAMBULATORIO «Abbiamo pensato a lungo a come sarebbero stati meglio valorizzati i fondi raccolti grazie alla sensibilità degli Alpini dopo l’alluvione », commenta il primo cittadino, Gnecchi. «Più che a tre panchine, abbiamo pensato mancassero servizi per la nostra comunità. Da tempo, noi ci siamo abituati a reggerci in piedi basandoci sulle nostre forze, sul volontariato, sullo spirito di comunità dei cittadini. Ma per i servizi meglio strutturati non ci sono mai fondi, le risposte sono sempre le stesse. Ecco quindi che è nata l’idea di un laboratorio medico, al piano terra del nostro Municipio. Il comune lo ha concesso in comodato d’uso agli Alpini, i quali lo daranno agli specialisti in arrivo a Marsaglia in giorni specifici, una volta alla settimana. Daremo poi ulteriori dettagli domenica, giorno dell’inaugurazione». RINASCITA DELLA PASSERELLA Gli Alpini saranno in prima linea anche nella ricostruzione della passeggiata lungo il Trebbia completamente distrutta dalla furia del fiume lo scorso 14 settembre. Questa era stata da poco inaugurata quando la pioggia eccezionale ha gonfiato il fiume e invaso completamente non solo la passeggiata ma anche il campo da calcio e l’intera area produttiva del paese. Malac.

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04/08/2016

Monumento ai caduti rimesso a nuovo dal Gruppo Alpini

Carpaneto - (p.f) Il Gruppo Alpini di Carpaneto, nel centenario della prima guerra mondiale e in concomitanza con il 95esimo anniversario della costruzione del Monumento ai caduti di Carpaneto, ha completato l’opera di manutenzione del monumento. I lavori erano iniziati nello scorso mese di gennaio con il ripristino della lampada votiva alla sommità del monumento ai Caduti della prima e seconda guerra mondiale, spenta da decenni, ed erano proseguiti con il rifacimento del prato e della siepe, il completamento dell’impianto di irrigazione, la riparazione di alcuni cordoli e colonnotti. L’opera è terminata recentemente con la manutenzione delle ruote del cannone della prima guerra mondiale, che ha previsto anche la sostituzione della parte in legno e la loro riverniciatura a cura degli alpini Vittorio Dall’O e Valter Casotti. Prossimo obiettivo, ha sottolineato il capogruppo degli Alpini di Carpaneto Aldo Rigolli, sarà la manutenzione del Monumento ai caduti di Ciriano, che è stato il primo costruito nella provincia di Piacenza subito dopo la fine della Grande guerra: venne infatti inaugurato nel lontano 1919

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04/08/2016

Dal 5°Alpini all’Accademia di Modena

Il colonnello Cavalli nuovo capo di stato maggiore dell’ateneo militare

Dopo oltre due anni di comando il colonnello piacentino Carlo Cavalli ha lasciato il glorioso 5° reggimento alpini, assumendo l’incarico di capo di stato maggiore dell’Accademia militare di Modena, l’università con le stellette che sforna l’elite dell’Esercito Italiano. Cavalli, 50 anni, originario di Piacenza dove risiede con la famiglia, ha lasciato il comando del 5° alpini con una cerimonia nella caserma di Vipiteno alla presenza del comandante della Brigata Alpina Julia, generale Paolo Fabbri. Il comando dell’unità è passato al colonnello Ruggero Cucchini, ufficiale proveniente dalla brigata alpina Taurinense. Sotto la guida del colonnello Cavalli, il 5° reggimento Alpini è stato impiegato all’estero - dal dicembre 2014 al giugno 2015 - come parte consistente del Multinational Battle Group West (unità multinazionale a guida italiana schierata in Kosovo) ed in patria nell’ambito dell’Operazione Strade Sicure in Val di Susa dal settembre 2015 al maggio 2016. Nel suo discorso di commiato il colonnello Cavalli ha sottolineato la professionalità dimostrata dal personale del reggimento in tutte le attività cui ha preso parte. Con un velo di commozione ha salutato per l’ultima volta la bandiera di guerra di un reggimento che lo ha visto nascere. Dopo il 169° corso dell’Accademia militare di Modena, nominato tenente di fanteria alpina nel luglio del 1992, Cavalli veniva assegnato proprio al battaglione Morbegno del 5° Alpini dove ha ricoperto l’incarico di comandante di plotone della 44° compagnia, vice comandante della 47° compagnia e comandante della 45° compagnia. Al 5° alpini Cavalli è poi ritornato dal 2011 al 2012 quale comandante del battaglione Morbegno. Nel 2014 il ritorno definitivo al 5° come comandante di reggimento. Il commiato è avvenuto lo scorso 22 luglio, alle fine di sette anni vissuti, con vari ruoli e in vari momenti, tra gli alpini di Vipiteno. Alla cerimonia erano presenti numerose autorità militari e civili, tra cui il comandante del Centro Addestramento Alpino, Generale Simone Giannuzzi, il vice sindaco della città di Vipiteno, Verena Debiasi, il consigliere comunale di Piacenza, Claudio Ferrari, e il sindaco della città di Morbegno, Andrea Ruggeri. Nel corso del suo discorso di commiato il colonnello Cavalli ha ringraziato la sua città, Piacenza, che lo ha sempre accompagnato e sostenuto. Tra i vari incarichi ricoperti, la partecipazione all’operazione Costant Guard in Bosnia- Herzegovina nel 1997 e nel 1998, sempre in Bosnia-Herzegovina nel 2004 presso il comando della brigata internazionale Salamandre a Mostar quale ufficiale addetto alle operazioni e vice capo della sala operativa. Dal 2008 al 2011 al Comando supremo delle Potenze Alleate. Nel 2013 in Afghanistan quale capo della cellula G3. Nel maggio del 2013 fu proprio il colonnello Cavalli a collegarsi in diretta con il maxi-schermo di Piacenza durante l’Adunata nazionale degli alpini. Cavalli prenderà presto servizio presso l’Accademia Militare di Modena, il prestigioso Istituto che forma gli Ufficiali dell’Esercito Italiano. Tra i cadetti ha già prestato servizio dal 2000 al 2003 quale insegnante militare e capo agenzia controllo di qualità del reparto accademico dell’istituto. L’Accademia militare di Modena è un istituto di formazione militare a carattere universitario dell’Esercito Italiano. Situata nel Palazzo ducale di Modena l’Accademia è aperta ad entrambi i sessi, ed ha il compito di procedere alla formazione iniziale dei futuri ufficiali del ruolo normale dell’Esercito italiano e dell’Arma dei Carabinieri in un percorso di studi che per i principali corsi dura due anni. Deriva dal più antico istituto di formazione militare al mondo, in quanto trae direttamente origine dalla Accademia militare di Savoia fondata il 1º gennaio del 1678 con decreto del 1º settembre del 1677 della Duchessa Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours. L’Accademia è retta da un generale di divisione che si avvale di un “ufficio comando” retto dal suo vice, un generale di brigata e di un capo di stato maggiore. Federico Frighi

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28/07/2016

Gli alpini tinteggiano la scuola

Carpaneto - (p.f.) Gli alpini del gruppo di Carpaneto, nell’ambito della collaborazione da tempo instaurata con l’Istituto comprensivo scolastico, hanno tinteggiato alcune aule della locale scuola media “Silvio Pellico”. Lo stesso gruppo alpini nello scorso aprile aveva donato alla scuola una lavagna luminosa completa di videoproiettore e personal computer. Come ha ricordato il capogruppo Aldo Rigolli, questa iniziativa si colloca nell’ambito della ricorrenza del 90esimo anniversario della fondazione del locale gruppo alpini

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24/07/2016

Agli alluvionati di Marsaglia i fondi della sagra 2015

CASTELVETRO - (flu) Nell’attesa che arrivi il momento della prossima sagra di ottobre a Croce Santo Spirito, il gruppo Ana di Castelvetro ha devoluto in beneficenza i proventi della festa dell’anno scorso. I fondi sono andati agli alluvionati di Marsaglia. Sono stati raccolti con la vendita dello squisito cotechino vaniglia, preso d’assalto anche grazie al cartello che annunciava la destinazione dei proventi. La cospicua somma è stata consegnata alla sezione Ana di Piacenza, la quale si era presa l’incarico di raccogliere fondi anche attraverso gli altri gruppi alpini del piacentino. Nell’ambito della recente festa patronale di Santa Rita il ricavato è stato consegnato all’amministrazione comunale di Marsaglia.

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19/07/2016

“Veglia verde” degli alpini, col ricavato ristrutturata la sede

Successo per l’iniziativa a Pieve Dugliara

RIvergaro - (crib) Una festa che fa bene al divertimento ma che si muove spinta dal vento della beneficenza: nuovo successo dell’edizione 2016 della “Veglia Verde”, la due giorni organizzata a Pieve Dugliara dai gruppi Alpini di Rivergaro, Settima e Gossolengo. Come da diversi anni a questa parte, le Penne Nere si sono ritrovate nella spaziosa e attrezzata area dell’Anspi ed anche questa volta hanno fatto centro. Festa alpina, quella di Pieve, ma sopratutto festa per le famiglie che con parenti ed amici hanno voluto approfittare dell’occasione per trascorrere qualche ora in compagnia, degustando le saporite specialità tipiche sapientemente cucinate dai cuochi dell’associazione “La tavola di Pietro Fumi” con la collaborazione di alcuni alpini e delle, sempre disponibili mogli e simpatizzanti. E anche le condizioni meteo favorevoli hanno dato una mano per favorire un notevole afflusso di persone. A contraddistinguere la Veglia Verde nel panorama delle feste di paese è la sua spiccata vocazione benefica: per questo, non hanno fatto mancare la sua presenza e sostegno gli amministratori di Travo, Rivergaro e Gossolengo, con alcuni membri del Consiglio Direttivo Sezionale e il presidente Ana Roberto Lupi. Proprio gli amministratori - i sindaci Lodovico Albasi e Angelo Ghillani con il consigliere Pietro Martini - hanno elogiato l’operato dei gruppi alpini locali, mentre Lupi si è complimentato per la lodevole iniziativa che viene confermata di anno in anno. E dopo le note del “Silenzio”, tutti a ballare con le orchestre. Il contributo che quest’anno è stato devoluto in parte per le opere di ristrutturazione di cui la nuova sede sezionale necessita, ed in parti ugualmente ripartite fra i gruppi organizzatori, a vantaggio di opere benefiche sul territorio.

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16/07/2016

«Il ricordo dei nostri bisnonni al fronte per costruire il Paese»

Il consiglio comunale dei ragazzi ha incontrato gli alpini

SAN GIORGIO - Gli studenti delle scuole secondarie di San Giorgio hanno ricordato il centenario della Grande Guerra con un pomeriggio insieme agli alpini nel salone d’onore del Comune, alla presenza degli insegnanti e della vicesindaco Donatella Alberoni. «E’ fondamentale ricordare una tappa importante della nostra storia - ha osservato Marco Pinotti, sindaco dei ragazzi -, ma facendo memoria del nostro territorio che sia resa viva dall’incontro tra generazioni, con alpini, testimoni del tempo, un corpo che ha partecipato attivamente alla Grande Guerra». Un incontro in cui gli studenti hanno portato la testimonianza di un passato che li riguarda da vicino. «I nostri bisnonni – ha continuato il giovane sindaco - poco più che ragazzi, andarono al fronte per costruire l’Italia. Molti di noi in questi mesi hanno riscoperto i loro nomi e le loro gesta». Si è parlato anche di come San Giorgio abbia partecipato al primo conflitto mondiale e di quegli 84 soldati che hanno sacrificato la loro vita per la Patria i cui nomi sono scolpiti sulle lapiti del monumento ai caduti, ai piedi del campanile della chiesa e nella Cortazza del castello municipale. I canti di quel tempo, cantati e suonati dagli studenti, hanno permesso di immedesimarsi maggiormente in quel contesto, i canti alpini e l’Inno di Mameli “perchè – è stato detto – siamo capaci come i ragazzi di allora di difendere la nostra patria e i valori di libertà, pace e dignità”. Pace, hanno evidenziato i ragazzi, di cui dopo la prima guerra mondiale non si è più potuto parlare integralmente perché sono seguiti il secondo conflitto mondiale e 50 anni di guerra fredda ed oggi, tra guerre e terrorismo, non è finita la paura. «Vogliamo onorare i nostri caduti – hanno concluso – affinché non continui la dolorosa scia di violenza e morte che rendono i popoli l’uno contro l’altro. Per questo siamo qui, perché la memoria diventi parola viva, parola di pace». Interessante l’intervento di Carlo Veneziani, referente del Centro Studi Ana, capogruppo del gruppo alpini di Carpaneto, presente insieme all’alpino Carlo Magistrali, esperto di cimeli storici che ha poi mostrato attrezzature militari e della quotidianità utilizzate dai soldati in guerra, e ad una rappresentanza del gruppo alpini di San Giorgio. Veneziani, con la proiezione di foto e documenti, ha informato della storia dell’Ana, l’associazione degli alpini in congedo, nata nel 1919 da un gruppo di reduci a Milano il cui scopo è quello di non dimenticare, ed ancora date e fatti che hanno segnato il Corpo degli alpini nella Grande guerra. Molti spunti su cui riflettere proprio per non dimenticare. n.p.

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15/07/2016

Pietra Perduca diventa per due giorni un monte “alpino”

TRAVO - (crib) Per il primo anno, la Pietra Perduca diventerà un monte alpino. Non nel senso delle vette innevate ma delle Penne Nere. Questo weekend al caratteristico roccione nel comune di Travo si farà festa per due giorni con l’evento “Perduca Alpina” nelle giornate di domani e domenica, tra musica e buon cibo. L’evento benefico, organizzata dal Gruppo Alpini di Travo, Amici di Perduca e Donceto col patrocinio del Comune di Travo, partirà domani alle 19 con gli stand gastronomici per cenare con l’accompagnamento musicale. Domenica, gli stand apriranno fin dalla mattina e alle ore 11 il parroco don Giampiero Esopi celebrerà la messa nella caratteristica chiesetta di Sant’Anna. Alle ore 15 sarà la volta dell’intervento del corpo bandistico “Vignola” di Agazzano per poi concludere alle 17.30 al roccione con il concerto “Giro d’Orizzonte” della rassegna Summertime in Jazz con Gino Zambelli (fisarmonica) e Vincenzo Albini (violino). La festa è di carattere benefico, poiché tutto il ricavato sarà devoluto alle associazioni del territorio. E tutti gli Alpini sono invitati a presentarsi alla festa con il loro cappello.

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09/07/2016

Festa degli alpini sul monte Santa Franca

MORFASSO - Alpini in festa domani in uno dei più bei scenari di tutta l’Alta Valdarda. Il gruppo delle penne nere di Morfasso ha organizzato la “Festa degli alpini” sul monte santa Franca, nel pianoro adiacente all’antico oratorio che ancora oggi attira migliaia di devoti durante le sagre agostane in onore della santa. Il programma della giornata prevede alle ore 11.50 l’alzabandiera. A mezzogiorno, in quest’area trapuntata dai faggi secolari a 1200 metri di quota,si terrà una celebrazione solenne in suffragio di tutti gli alpini scomparsi, nel corso della quale avranno luogo brevi commemorazioni. Per tutti coloro che prenderanno parte alla giornata di festa, annunciano gli organizzatori, a partire dalle ore 13 ci sarà la possibilità di gustare il “rancio alpino” preparato dai volontari della stessa associazione. Il cerimoniale prevede per le ore 17 la chiusura della giornata con un solenne ammainabandiera.

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09/07/2016

Truppe Alpine, anche Piacenza alle “5 Torri” per l’esercitazione internazionale in montagna

Eredità dell’Adunata nazionale. Presenti rappresentanti di Ana e del Comune capoluogo

(fri) Piacenza presente alle “5 Torri 2016”, l’esercitazione organizzata dal Comando Truppe Alpine dell’Esercito nel comprensorio montano Lagazuoi 5 Torri nei pressi del Passo Falzarego. A rappresentare la città che nel 2013 fu sede dell’Adunata nazionale degli alpini l’Ana (Associazione nazionale alpini) con il revisore dei conti nazionale Roberto Migli, il Comune con il consigliere comunale Claudio Ferrari (presente in forma privata) e le stesse Truppe Alpine, con il colonnello Carlo Cavalli, piacentino, comandante del 5° reggimento alpini di stanza a Vipiteno. L’esercitazione multinazionale e interforze “5 Torri 2016”, a cui hanno partecipato oltre 500 soldati provenienti da 13 Nazioni, è andata in scena giovedì. Aascensioni in parete di difficoltà fino all’8° grado e traversate aeree con corde statiche, alternate a tecniche di soccorso con e senza l’ausilio di elicotteri, sono state la premessa all’esercitazione tecnico tattica in cui, oltre agli Alpini della Brigata Julia, sono stati impegnati anche ranger delle Forze per Operazioni Speciali dell’Esercito, elicotteri dei reggimenti AVES “Altair” e “Antares”, personale del 17° reggimento artiglieria contraerea “Sforzesca” e assetti cinofili del Centro Militare Veterinario di Grosseto. Il generale di Corpo d’Armata Federico Bonato - Comandante delle Truppe Alpine - ha sottolineato come «la partecipazione di tante nazioni, con cui vi è condivisione di valori, rappresenta per tutti un’eccezionale opportunità per scambiare pareri ed esperienze». Presenti alle esercitazioni il Capo di stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, e il generale Alberto Primicerj, comandante delle Forze Operative Terrestri.

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07/07/2016

Alpini in festa a Pieve Dugliara

Sapori e solidarietà con le penne nere di Rivergaro, Settima e Travo

RIVERGARO - (crib) Torna questo weekend l’appuntamento con la solidarietà “in verde” a Pieve Dugliara per tutte le penne nere piacentine (e non solo): sabato e domenica si rinnova la tradizionale “Veglia verde” degli alpini, organizzata dai gruppi di Rivergaro, Settima e Travo. Due serate di musica e buona gastronomia, il cui ricavato sarà otalmente devoluto in beneficenza, in pieno spirito di generosità alpina. Come sempre, la festa si svolgerà all’intero dell’area parrocchiale della chiesa di Pieve Dugliara: l’Anspi locale metterà a disposizione le attrezzature e la zona per il ballo, che sarà completamente allestita dalle penne nere assieme agli esperti cuochi dell’associazione “La Tavola di Pietro Fumi” per quanto riguarda gli stand gastronomici. Non mancherà, però la preziosa collaborazione delle mogli, amiche e simpatizzanti degli alpini che prepareranno le specialità cucinate con prodotti piacentini da abbinare ai vini tipici delle nostre colline. Si comincia sabato già dalle 18 con l’apertura degli stand per poi ballare alle 21 con l’orchestra Fratelli Scarabelli Band; stesso programma si riproporrà anche la domenica con la partecipazione della “Mazzoni Band”. L’ingresso sarà ad offerta e tutto il ricavato delle serate, compreso quanto ricavato dagli stand gastronomici sarà devoluto in beneficenza: in parte finirà alla sede sezionale di Piacenza e in parte ai tre gruppi alpini promotori dell’iniziativa. Ogni gruppo destinerà poi la singola somma ad una specifica opera benefica sul loro territorio di competenza.

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28/06/2016

Il regalo è stato reso possibile grazie al più anziano aderente delle locali penne nere, Italo Ferrari della classe 1919

Alpini in festa, donate bandiere alle scuole

AGAZZANO - (mm) Gli alpini non smettono mai di entusiasmare e di toccare, in ogni occasione della quale sono protagonisti, le corde più sensibili della sensibilità popolare. E’ successo anche l’altro giorno ad Agazzano, dove la festa della locale sezione cui fanno riferimento una novantina di penne nere guidate da Emanuele Boccellari, si è trasformata in un momento di gioia per tutto il paese. Strade e piazza si sono “vestite” del tricolore per accogliere alpini provenienti anche da lontano, ad esempio una rappresentanza in arrivo dal Bergamasco. L’annuale raduno è stato anche il momento per ricordare chi non c’è più, come Paolo Costa, medaglia d’argento al valor militare, della classe 1892, a cui sono intitolate le scuole primarie del paese. In sua memoria le penne nere l’altra mattina hanno donato una bandiera italiana e una europea al plesso scolastico. Il dono è stato reso possibile in modo particolare grazie all’alpino più anziano della sezione agazzanese, Italo Ferrari classe 1919. Paolo Costa, caporalmaggiore aiutante di battaglia del 111° Reggimento Fanteria Piacenza, perse la vita durante la battaglia detta del solstizio d’estate, il 20 giugno del 1918. Fu decorato con la medaglia d’argento al valor militare alla memoria per essersi sacrificato in difesa del suo comandante. Agazzano lo ha ricordato intitolandogli le scuole elementari. «Occasioni come quella di oggi – ha detto il sindaco Mattia Cigalini durante la celebrazione di fronte al monumento ai caduti – ci fanno sentire l’orgoglio di essere italiani. Quello dato dagli alpini è un esempio di caparbietà e di unità, un modello importante per i giovani di cui abbiamo la responsabilità di fare tesoro. Il tricolore – ha proseguito - è un simbolo che ci richiama all’unione in un tempo, quello attuale, di grandi divisioni». Tra i tanti ospiti che hanno partecipato alla festa delle penne nere agazzanesi, che hanno sfilato lungo le vie del paese accompagnate dalla banda Carlo Vignola, c’era anche la vicepresidente della Provincia Patrizia Calza. «La disponibilità degli alpini si manifesta sempre con gesti concreti, a favore della comunità » ha detto Calza. Come in ogni occasione al raduno hanno partecipato associazioni e rappresentanti di gruppi alpini in arrivo da tutta la provincia e non solo. In piazza si sono dati appuntamento anche gli ex commilitoni del battaglione alpini Cividale, oggi riuniti nell’associazione “Fuarce Cividat”. Nel rendere omaggio al monumento ai caduti di piazza Europa, al termine della messa animata dalla locale Schola Cantorum, il presidente della sezione provinciale Roberto Lupi ha ricordato «l’importanza di rendere omaggio a chi mise a disposizione la propria vita per la nostra patria e per la nostra libertà».

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26/06/2016

“Progetto Vita” ha già salvato 100 piacentini

Gli angeli del soccorso premiati da chi è vivo grazie a loro

Ci sono cinque palloncini rossi nell’aula Piana dell’Università Cattolica. Tre compongono il numero 100 come i piacentini strappati all’arresto cardiaco grazie a chi non ha avuto paura ad usare il defibrillatore; gli altri due sono cuori, i simboli di Progetto Vita che battono instancabili nel petto delle 8700 persone addestrate all’utilizzo del macchinario salvavita. Alcuni di loro sono stati premiati ieri pomeriggio nell’ambito del tradizionale Memorial Saltarelli che anche stavolta ha inteso ricordare, nel decennale della scomparsa, il compianto coordinatore del 118 Maurizio Saltarelli e nel contempo mettere sotto i riflettori quello che è un gioco di squadra. Il Consiglio direttivo di Progetto Vita guidato da Daniela Aschieri e composto da Giancarlo Bianchi, Salvatore Mancuso, Silvana Passera, Paolo Rebecchi, Rita Nigrelli e Dario Costantini ha accolto i tanti piacentini che per la defibrillazione precoce hanno speso energie e cuore. Come la squadra composta da Alessandra Archenti, Lisa Carini, Graziella Guasti, Jacopo Ceragioli, Anna Maria Fugazzi, Enrico Bollati, Maurizio Schiavi, Biliana Lukic, Alessandra Agosti e Marco Bighi che il 25 settembre 2015 ha salvato Stefano Lodigiani, chiamato a premiare i suoi cavalieri della salvezza. O come Roberto Peritore, Monica Quattromini, Domenico Gallarati, Davide Bisi, Enrico Lucenti, Giorgio Gallani, Marcello Cremona, Alessandro Gandolfi ed Enrico Bersani che hanno salvato Riccardo Ziliani lo scorso 28 dicembre. Altre medaglie sono state consegnate a Elisa, Ileana e Ginetta Dodi, Claudio Corvi, Claudio Robuschi, Bastiano Congiu, Max Fermi, Davide Buzzetti, Adriano Zito, Federico Manvuller, Eleonora Aramini, Carla Boselli e Giuseppe Rappa da Andrea Dodi, salvato la notte del 3 gennaio 2016. Stefano Montanari invece, che è il 100esimo salvato il 9 aprile scorso, ha premiato Emanuela Zanni, Mirella Cassarino, Valeria Albertelli, Nicolò Barone, Emanuela Prati, Alessandro Zilli, Eleonora Aramini, Carla Boselli, Marco Fornari, Marco Pontiroli e Giuseppe Rappa. Altre medaglie sono state consegnate dalla famiglia Bosi a Stefano Barbone, Erica Piccinini, Massimo Fornaciari, Matteo Beghi e Sanz Arancia per avere salvato un loro familiare proprio qualche settimane fa, il 14 giugno. Fra i piacentini che invece hanno provato a salvare una vita sono stati premiati Gianluca Papa, Elena Zanotti, Valeria Albertelli, Nicolò Barone ed Elena Pelizzari. Altri riconoscimenti sono andati al prefetto Anna Palombi, al questore Salvatore Arena, all’ex direttore di Libertà Gaetano Rizzuto, Maurizio Arvedi (al posto suo ha ritirato Stefano Nani) e al vicepresidente Bianchi, oltre al riconoscimento “Cavaliere del cuore 2016” a Valter Alberici e al “Premio Progetto Vita 2016” al presidente della sezione Alpini di Piacenza Roberto Lupi. Sono stati inoltre premiati Luigi e Giacomo Ponginibbi per l’impegno per Progetto Vita, Ursula Corvi, Emanuela Damiani, Sonia Aletti, Luisella Zanlunghi, Lorella Baldrighi, Sandra Grappini, Monica Baiguera per avere partecipato allo screening; e ancora i volontari Gianfranco Losi, Andrea Castignoli, Andrea Arsaci, Andrea Dodi, Arturo Marchionni, Marisa e Raffaele Greco, Ettorina, Angela Cervini, il gruppo Progetto Vita Fiorenzuola, Mauro Cordani, Dino Groppelli, Loredana Francavilla, Marco Bergonzi, Danilo Tosi, i formatori di comunità di Progetto Vita Enrico Bersani e Stefania Bertocchi. Infine un ultimo riconoscimento è stato dato a chi 18 anni fa ha creduto nel gioco della squadra del cuore e ha tirato il calcio di inizio: Salvatore Mancuso, Silvana Passera ed Enrica Bonibaldoni sono stati i primi a crederci e gli ultimi ad avere una medaglia che vale una vittoria, quella della vita. Elisabetta Paraboschi

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23/06/2016

Fellegara castellano dell’anno

Cofondatore, 64 anni fa, del gruppo alpini e imprenditore

CASTELSANGIOVANNI - Luigi Fellegara, ultimo rimasto in vita del sette pionieri che, 64 anni fa, diedero vita al gruppo alpini di Castelsangiovanni, è il castellano dell’anno 2016. Domani - giorno della fiera del patrono San Giovanni Battista - riceverà il riconoscimento destinato ogni anno a una persona che abbia tenuto alto il nome della città. Un premio dedicato a lui e idealmente alle infaticabili penne nere che lo scorso settembre hanno ospitato la Festa Granda, ma è anche a un imprenditore lungimirante la cui azienda agricola “esporta” il nome di Castelsangiovanni legandolo ad una forte attenzione alla qualità e all’innovazione. La cerimonia di consegna del premio sarà domani, dopo la messa che alle 10 in Collegiata sarà presieduta dal vescovo monsignor Gianni Ambrosio. Al termine ci si sposterà nel teatro comunale dove, oltre a Fellegara, verranno omaggiati con una menzione speciale anche i ragazzi delle terze medie che di recente hanno prodotto un video sulla vita di Franco Pesaro, fratello di Tina ebrea vittima dello sterminio nazista. «Luigi Fellegara e Franco Pesaro – dice il sindaco Lucia Fontana – rappresentano due percorsi di vita paralleli che vorremmo indicare ad esempio per i più giovani». Il premio a Fellegara rappresenta inoltre a detta del sindaco «l’epilogo di quel bellissimo momento che è stata la Festa Granda che lo scorso settembre ha visto tutta la città coesa con gli alpini. Premiando lui – prosegue – premiamo tutti gli alpini e anche la figura di un imprenditore lungimirante, attento ai cambiamenti e in grado di costruire un realtà diventata un’eccellenza a livello nazionale». Classe 1930 Luigi Fellegara è nato e cresciuto a Castelsangiovanni dove conduce ancora oggi con i figli l’azienda agricola di famiglia (Latteria Pievetta). Subito dopo la guerra Luigi Fellegara partì per il servizio militare che svolse a Torino come alpino nella caserma di Montegrappa, dopo aver frequentato il Centro addestramentor reclute nella città di Bra. Rientrato dal servizio militare ricevette dal dottor Pietro Bassi, la proposta di fondare insieme un gruppo alpini a Castello. «Bassi era un alpino con la A maiuscola – ricorda Fellegara – ed eravamo molto amici: quando seppe che anch’io ero un alpino, mi disse che quando sarei tornato dal servizio militare avremmo fondato un gruppo a Castello e così fu. Eravamo in sette e sono rimasto solo io perché gli altri sono andati tutti avanti. Il premio lo dedico anche alla loro memoria e a tutti gli alpini». A 86 anni non manca mai a un’adunata nazionale. Poche settimane fa era nel gruppo di piacentini presenti a Asti e lo scorso anno ha partecipato all’adunata a L’Aquila. Fellegara dedica il premio che domani gli verrà consegnato in teatro anche alla moglie Maria e ai figli Stefano e Paolo. «Sono sempre stato molto legato alla mia famiglia – dice – il premio è anche per loro ». Mariangela Milani

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17/06/2016

Luigi e Giuseppe, la storia tragica di due fratelli

Riportate alla luce le vite spezzate e le foto di tanti giovani. «Il grazie dalle loro famiglie»

I fratelli Camorali, i fratelli Alberti, Prospero Verani, Guido Astorri. Ecco alcuni nomi, alcuni volti, alcune storie, tirate fuori dall’anonimato e restituite alla memoria dei propri cari e del proprio paese, Fiorenzuola. Quelli citati sono tutti giovani caduti durante la prima Guerra Mondiale. A Fiorenzuola se ne contarono 210, in Italia nel complesso 651 mila. Ma i numeri rischiano di essere aridi. Le storie, quelle no. Ecco che gli studenti, di età e approcci diversi ma con la medesima grande sensibilità, si sono appassionati a questi nomi e hanno cercato indizi sulla loro vita e, purtroppo, sulla loro morte. «Cercavamo in giro dappertutto famiglie che avessero perso un proprio caro nella grande guerra. Ad un certo punto si è fatta viva la famiglia Camorali, quella della pescheria, dicendo che loro avevano avuto due prozii, partiti per la guerra e mai tornati perché entrambi dispersi. Avevano piacere che li aiutassimo a compiere delle ricerche su di essi perché il loro padre ci aveva provato e non era riuscito a trovare nulla, nemmeno una foto». Così raccontano i ragazzini della classe elementare che ha partecipato al concorso. Ebbene questi ragazzini hanno trovato informazioni e anche la foto dei due fratelli: Luigi e Giuseppe. «La gioia che abbiamo dato ai discendenti è stata così grande che di sicuro abbiamo fatto almeno una cosa buona». Abitavano al Frascale, Giuseppe e Luigi Camorali: provenivano da una famiglia rurale. Orfani di padre, avevano altri 4 fratelli. La madre morì di infarto per il dolore della doppia perdita. I suoi due figli vennero dichiarati dispersi; probabilmente morirono incendiati dal lanciafiamme. Le classi IV del liceo hanno ricostruito le biografie dei fratelli Alberti, entrambi merciai nella vita civile e caporalmaggiori in quella militare. Entrambi morti. Entrambi ricordati nel diario di Luigi Dodi che, allora 16enne, annotava tutto quello che accadeva a Fiorenzuola, lontana dal fronte ma coinvolta nel conflitto. Come il resto d’Italia, che mandava a combattere la “meglio gioventù”. Gli studenti liceali hanno anche scoperto che i fratelli Alberti erano della stessa famiglia di Alberto Conni, il giovane partigiano fiorenzuolano e studente liceale che sarebbe stato trucidato quasi 30 anni dopo dai nazifascisti, e a cui l’aula magna del “Mattei” è oggi intitolata. «Il lavoro sulle fonti fatto da tutti questi studenti è stato straordinario»: ha detto l’altra sera lo stimato storico Ippolito Negri che ha lavorato direttamente sugli archivi, in particolare l’Archivio Storico di Piacenza, proprio per la compilazione dell’elenco dei nostri caduti. Presente anche Filippo Lombardi, autore di una storia su Prospero Verani, caduto il 10 agosto del 1917 sulla Bainsizza e figlio di Fiorenzuola: i suoi genitori nel 1921 (quando il corpo del giovane rientrò a Fiorenzuola) gli intitolarono il ricovero “Verani”. Commovente anche il racconto ideato da uno studente del liceo che si è immaginato un giovane, come lui, Francesco P. nato nel 1897 e morto in prima linea, con negli occhi l’immagine del fazzoletto di cielo azzurro della sua terra. Struggente infine l’esecuzione del brano di De Andrè “La Guerra di Piero”, cantato con estrema sensibilità dalla studentessa Chiara D’Ambrosio. d. men.

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17/06/2016

Monumento da ripulire, e con i nuovi nomi

E’ il desiderio espresso dai bambini e i ragazzi che hanno partecipato al progetto

(dm) «Vorremmo che il monumento dei Caduti fosse ripulito, perché le scritte ormai non sono più visibili. Inoltre abbiamo notato che spesso è usato da persone che vi abbandonano bottiglie vuote, il che va evitato. Sarebbe bello se si potesse proseguire il progetto lasciato in sospeso nel ’23, ovvero aggiungere anche i nomi di tutti i caduti fiorenzuolani ». Sono bambini e ragazzi a dar voce a questi desideri. Loro che ora conoscono bene il monumento, e che ne hanno ricordato agli adulti la genesi ed il significato. Il monumento venne inaugurato a 5 anni dalla fine del conflitto: l’11 novembre 1923, come si legge nella scritta in numeri romani. Realizzato in pietra di Botticino delle cave di Brescia, è di colore biancastro latteo («anche se avrebbe bisogno di una ripulita» suggeriscono i bambini). La statua del fante, in bronzo, venne commissionata allo scultore Giuseppe Tonnini e realizzata poi in una fonderia della Capitale. L’ara si presenta ornata da festoni di alloro e nastri, tra cui sono scolpiti i simboli della croce: l’alfa e l’omega e il monogramma del nome di Cristo. Ai lati, scolpite due epigrafi, dettate dal prof. Mario Casella, fiorenzuolano illustre, filologo e docente di lingue neolatine all’Università di Catania. L’architetto piacentino Mario Bacciocchi ideò il bozzetto e le dediche dell’elegante opuscolo pubblicato dalla locale tipografia dei Fratelli Malvezzi per l’inaugurazione. Sul lato destro del candido monumento sta scritto: “Ai suoi figli, che la fede nell’avvenire della patria suggellarono con la morte sul campo, Fiorenzuola d’Arda consacra memore esaltando nella santità del dolore il sacrificio più sublime”. Sul lato sinistro: “Inesausta virtù d’ideale della morte vostra rifulge o prodi, oltre il fato e il tempo, scortando a compimento i destini radiosi che legaste con eroismo e martirio al futuro della storia d’Italia”.

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17/06/2016

I piccoli“storici”di diverse scuole si sono mossi tra archivi e varie fonti: aggiornata banca dati e realizzate opere multimediali. Serata finale con premiazioni

Gli studenti salvano dall’oblio i Caduti: ricerche, foto e video

«Oltre 200 giovani come noi non sono tornati dalla Grande guerra»

«Abbiamo scoperto il senso ed il significato del Monumento dei Caduti della nostra piazza a Fiorenzuola. Ci siamo resi conto che quei caduti nella prima guerra mondiale avevano poco più della nostra età. Più di 200 giovani fiorenzuolani non sono più tornati dalle loro famiglie ». E’ la logica e l’emozione della scoperta che hanno guidato bambini e ragazzi di Fiorenzuola, che hanno accolto l’invito dell’Associazione Nazionale Alpini, partecipando al concorso nazionale Il Milite non più ignoto, proposto in occasione del Centenario della guerra del ’15-‘18. Il concorso punta a far uscire dall’anonimato i caduti della Grande guerra, avvicinando gli studenti alla memoria collettiva del nostro popolo che solo 100 anni fa era in guerra e mandava i suoi figli a combattere. Piccoli storici in archivio, tra documenti, fogli matricolari, e fonti materiali come monumenti e famedi nei cimiteri, gli studenti di Fiorenzuola si sono dimostrati costruttori di quella memoria e l’hanno condivisa in una serata densa di emozioni, tenuta mercoledì sera nell’aula magna Conni del polo superiore “Mattei”. Tutte le fasce di età sono state coinvolte e alla fine premiate con diplomi, attestati e due contributi economici offerti dalla sezione provinciale Ana guidata da Roberto Lupi e dal gruppo comunale locale guidato da Alberto Mezzadri. La classe V della scuola primaria (guidata da Natalina Troglio) è stata protagonista della ricerca diretta sulle fonti storiche, aiutata per la parte multimediale della presentazione dalla 3° E della secondaria inferiore (scuole medie) guidata dalla prof. Barbara Corradi. Hanno lavorato in tandem anche le due classi del liceo coinvolte: la IV A e la IV B guidate dalle prof. di storia Giovanna Iasevoli e Paola Allegri. Gli studenti hanno salvato dall’oblio i Caduti della guerra, ricostruendone alcune biografie, aggiornando la banca dati digitale dell’Ana, lavorando con rilievi fotografici e geo-localizzazione, preparando prodotti multimediali per comunicare le loro scoperte e ricostruzioni. Si sono appoggiati sui documenti dell’archivio storico comunale (guidati da Eugenio Fabris del Circolo storico), a quello di Piacenza, all’archivio della Curia, all’Albo d’oro dei Caduti. La serata, condotta dal consigliere sezionale Giorgio Corradi, ha visto la partecipazione di numerose penne nere del gruppo comunale, oltre ai vertici provinciali Ana: il presidente Lupi, il vice Gianluca Gazzola, il responsabile centro studi Ana Carlo Veneziani, il vicepresidente il direttore di Radio Scarpa Dino Lombardi. Premiati anche i dirigenti scolastici Mauro Monti per il Mattei e Mario Magnelli per l’Istituto comprensivo. Intervenuto in rappresentanza della neo insediata amministrazione comunale Marcello Minari, raggiunto poi anche dal sindaco Romeo Gandolfi, presente anche come papà di uno dei ragazzi del liceo che hanno lavorato all’impegnativo ed appassionante progetto. Donata Meneghelli

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09/06/2016

60 anni delle penne nere - Donato un contributo al comune colpito dall’alluvione del 14 settembre 2015

Gli alpini tendono la mano a Marsaglia

MARSAGLIA - Alpini da tutta la provincia per festeggiare il sessantesimo della fondazione del Gruppo Alpini di Marsaglia: nella cornice di una luminosa giornata primaverile Marsaglia è stata il fulcro dello spirito alpino, animata magistralmente dal Corpo Bandistico di Pontedellolio diretto dal maestro Edo Mazzoni con il presidente Armando Marlieri. La festa degli alpini si è svolta anche nel segno della solidarietà con il contributo economico donato dagli alpini alla amministrazione comunale utile per la realizzazione di opere di ricostruzione dopo la devastante alluvione che il 14 settembre dello scorso anno ha colpito duramente la zona produttiva di Marsaglia. Durante la consegna della busta, è stato ricordato che oltre all’impegno sul campo della sezione di Protezione Civile degli alpini, nei mesi scorsi è stata fatta una raccolta di fondi pensata per i centri della Valtrebbia e Valnure maggiormente colpiti dalla terribile alluvione. L’evento si è svolto nell’ambito della Festa Patronale di Santa Rita, in concomitanza della seconda edizione della fiera organizzata dalla Pro Loco Marsaglia nel Cuore in collaborazione con l’amministrazione comunale. Tutto ha avuto inizio in mattinata con l’alza bandiera nella municipale piazza Balletti alla presenza di oltre trenta gruppi alpini piacentini guidati dal presidente sezionale Roberto Lupi con i vice presidenti Gazzola e Forlini, autorità civili e rappresentanze delle altre armi militari. Dopo la parata per le vie del borgo turistico della Valtrebbia, per l’occasione addobbato dal tricolore, si è tenuta la solenne celebrazione officiata da monsignor Aldo Maggi, che nella omelia ha ricordato quanto lo spirito alpino si avvicini al prossimo come insegna il Vangelo. Al termine della funzione, con la corona d’alloro, gonfalone comunale e gagliardetti dei vari gruppi alpini, il gruppo è tornato nella piazza municipale per rendere omaggio ai defunti e caduti davanti al monumento a loro dedicato. Qui, due alpini di Marsaglia hanno collocato la corona ai piedi della grande lapide con inciso i nomi dei caduti delle due guerre. Un ricordo particolare è stato fatto dal primo cittadino Stefano Gnecchi, che ha ripercorso la fondazione del gruppo da parte dei reduci alpini della seconda guerra mondiale fra i quali suo nonno Giovanni capogruppo per numerosi anni: in ricordo di ciò il primo cittadino ha portato il berretto d’ordinanza del nonno. Significativi gli interventi dell’assessore regionale Paola Gazzolo, nel sottolineare il fondamentale ruolo nella Protezione Civile degli alpini volontari, in particolare in questo comune colpito dalla terribile alluvione del 14 settembre del 2015, e di Massimo Castelli in rappresentanza della Amministrazione Provinciale che ha invitato a riflettere suo fatto che se durante l’ultimo conflitto mondiale la montagna ha saputo dare ospitalità ai partigiani, fra i quali molti alpini, oggi non sarebbe più possibile visto l’attuale spopolamento. A concludere l’intervento del presidente Ana di Piacenza Roberto Lupi che ha ribadito l’importanza del servizio militare auspicandone la reintroduzione: «Oggi non avremmo questa folta presenza se la leva non avesse forgiato tanti giovani». Al termine il capo gruppo Endro Bongiorni ha proceduto con la consegna di particolari riconoscimenti ad Alberto Bertonazzi “vecio” di Marsaglia e all’alpino reduce di guerra Alfredo Perini, classe 1922, originario di Metteglia. Fra le autorità intervenute la rappresentanza della associazione Carabinieri di Bobbio con il capogruppo Marco Valla, il comandante di compagnia di Bobbio il capitano Gianluca Muscatello, il comandante della stazione di Marsaglia maresciallo Roberto Recrosio, il sindaco di Bobbio Roberto Pasquali, di Coli Luigi Bertuzzi, di Ottone Federico Beccia, di Zerba Claudia Borrè, per Ferriere l’assessore Paolo Scaglia. Al termine l’assessore Gazzolo con il sindaco Gnecchi hanno inaugurato ufficialmente e dichiarata aperta la seconda edizione della Fiera di Santa Rita. Paolo Carini

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30/05/2016

Toccante commemorazione con parenti, gruppo Alpini e Associazione famiglie dei caduti e dispersi in guerra

Onorata la memoria del fante borgonovese

Giuseppe Scotti scomparve in Russia nel dicembre ’42 Commozione in municipio per il ritorno del piastrino

BORGONOVO - Del fante borgonovese Giuseppe Scotti non si sapeva più nulla da quando il 17 giugno del 1942 era partito per il fronte russo. Di lui restava il ricordo delle sue ultime parole, impresse nella memoria dell’allora giovane nipote Rina. «Sono venuto a salutarvi, parto per il militare», disse alla parente che era intenta a fare il pane con sua madre. Da allora è iniziato un silenzio durato 74 anni, rotto solo da un freddo comunicato ufficiale che lo voleva “disperso in combattimento, alla data del 15 dicembre 1942 in località sconosciuta”. Ieri finalmente questo lungo silenzio si è spezzato e tutto quello che resta di Giuseppe Scotti, il così detto piastrino militare di riconoscimento, è ritornato nelle mani della nipote Rina e dei suoi familiari che ancora abitano a Borgonovo. A rendere possibile questo ricongiungimento sono stati la determinazione e l’ostinazione di un alpino friulano, Ferdinando Sovran, che da oltre vent’anni non si stanca di fare la spola tra Italia e Russia per andare alla ricerca delle sepolture dei caduti italiani mai tornati a casa. A Lugovoe, una frazione della piccola città di Tverdoklebovka, una famiglia di contadini russi nel 2014 rinvenne in un campo il piastrino del fante Scotti che fu poi consegnato all’alpino friulano. Ieri mattina il cerchio si è chiuso con la consegna del piastrino, con anche i documenti che attestano gli ultimi spostamenti del fante Giuseppe Scotti arruolato nella divisione Ravenna allo scopo di difendere un’ansa del fiume Don, alla famiglia. La consegna è avvenuta da parte di Gino Tassi, 92enne medico alpino tra ultimi reduci della famigerata ritirata di Russia ancora viventi nel piacentino. E’ stato lui a fare da ponte ideale tra un passato cui non era ancora stata posta la parola fine e un presente che attendeva ancora risposte. «Dietro questo piastrino - ha detto ieri il decano degli alpini piacentini durante la cerimonia organizzata in comune a Borgonovo - c’è un uomo, un uomo come me e come le migliaia e migliaia che ho visto cadere in Russia. Ricordo la sofferenza, li ricordo chiedere aiuto e non poter fare nulla. Io sono stato fortunato e mi chiedo come mai ancora oggi dobbiamo parlare di guerre». La cerimonia, aperta dal saluto dell’assessore Matteo Lunni, ha visto la presenza di numerosi alpini che hanno fatto da “tramite” per il ricongiungimento. «Pur non essendo stato Scotti un alpino - ha detto il capogruppo delle penne nere borgonovesi Piero Bosini - ci siamo volentieri prestati». Un plauso unanime, espresso a nome della sezione piacentina da Pierluigi Forlini e Bruno Plucani e dall’Associazione Famiglie dei Caduti e Dispersi in Guerra, è stato indirizzato all’instancabile lavoro di Sovran. «Sono qui oggi per adempiere ad un dovere verso il fante Giuseppe Scotti e verso i familiari di questo soldato che da anni attendevano notizie». Mariangela Milani

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29/05/2016

Alpini, adesso la sede più ampia

San Nicolò, ieri il taglio del nastro in via Curiel: nel salone incontri ogni martedì sera «Per i nostri gruppi è come avere una baita in cui custodire i valori in cui crediamo»

SAN NICOLO' - Gli alpini di San Nicolò hanno finalmente una nuova sede più spaziosa e confortevole in cui progettare le loro attività e pianificare la vita del gruppo. Ieri lungo via Curiel, in una parte di quelli che un tempo erano gli ambulatori a servizio del paese (poi trasferiti nella Casa della Salute), le penne nere hanno inaugurato la loro nuova sede. Al posto dei piccoli locali angusti di un tempo, ormai inadatti ad ospitarli, il comune ha concesso agli alpini alcuni nuovi spazi. In via Curiel le penne nere hanno ora a disposizione un ampio salone dove ritrovarsi ogni martedì sera, un ufficio per custodire le pratiche amministrative, un bagno e anche un piccolo locale ripostiglio in cui custodire i loro arnesi. «Finalmente locali adeguati in cui ora potremo meglio organizzare le nostre attività » ha detto il capogruppo Giorgio Gnocchi in occasione ieri del taglio del nastro. Al piccolo momento inaugurale hanno preso parte penne nere e simpatizzanti del gruppo di San Nicolò e anche amici alpini in arrivo da diversi gruppi della provincia. «Per i nostri gruppi – ha sottolineato il presidente della sezione provinciale Roberto Lupi – avere una sede equivale ad avere una baita in cui sentirsi al sicuro e al cui interno custodire i valori di cui siamo portatori». I locali, ha spiegato il sindaco Raffaele Venenziani, sono stati concessi dal comune. Sempre in quelli che in tempo erano gli ambulatori di via Curiel hanno trovato casa diverse altre associazioni del paese tra cui i presepisti, Auser, associazioni sportive e ora anche gli alpini. Di fatto quindi i vecchi ambulatori di via Curiel sono stati riconvertiti in una casa delle associazioni locali. Appese alle pareti dell’ufficio, nella sede degli alpini, ci sono quadri che ricordano le attività promosse dal gruppo, tra cui ad esempio il sostegno alle scuole del territorio. Lo scorso anno, grazie ad una Veglia Verde, fu possibile raccogliere fondi per aiutare una famiglia alluvionata. Il gruppo di San Nicolò comprende 40 penne nere ed è stato fondato nel 1950. Tra i quadri uno ricorda uno dei promotori, l’indimenticato don Bruno Negri che fu anche cappellano della sezione piacentina. Ci sono anche le piccole sculture in ferro, opera di Davide Pedrazzini, che riproducono il cappello con la penna. Altre medaglie ricordano la recente partecipazione all’adunata nazionale ad Asti, cui anche il gruppo di San Nicolò ha partecipato. Mariangela Milani

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27/05/2016

Dalla Russia la piastrina del fante Scotti, disperso: sarà consegnata ai parenti

Borgonovo - Dopo oltre settant’anni riaffiora dalla terra ciò che rimane, una piastrina in metallo, di chi partito da Borgonovo per il fronte russo non ha più fatto ritorno. Sono i resti del fante Giuseppe Scotti, disperso in Russia nel 1943 e di cui la storia dopo oltre sette decenni ha voluto riannodare i fili del destino. Nel 2014 tutto ciò che resta di questo giovane borgonovese, classe 1913, figlio di Ernesto e Clementina Bisi, sono stati ritrovati in un campo da alcuni agricoltori russi. Il suo piastrino di riconoscimento è riaffiorato su di un terreno agricolo a Lugovoe, una frazione della piccola città di Tverdoklebovka. Si tratta di una località lungo il percorso che i superstiti della divisione Ravenna (di cui il fante Giuseppe Scotti faceva parte) fecero per dirigersi verso il nodo ferroviario di Kantemirovka, dopo che l’esercito russo aveva sfondato la testa di ponte della Ravenna costringendo i soldati a ripiegare. Forse durante la marcia di ripiegamento il soldato borgonovese cadde ferito e fu lasciato morire, oppure venne ucciso dal freddo e dalla fame. Di lui non si è più saputo nulla fino a quando gli agricoltori russi che hanno ritrovato il piastrino lo hanno donato ad un alpino friulano, Ferdinando Sovran, che da due decenni si reca in Russia alla ricerca delle sepolture di caduti Italiani. Questa domenica Sovran sarà ospite a Borgonovo per consegnare ai parenti di Scotti, che ancora vivono a Borgonovo, il suo piastrino riportando quindi idealmente a casa i resti del soldato. Domani alle 21 a Bruso presso la sede degli alpini (tra gli organizzatori) ci sarà una serata dedicata alla proiezione di filmati sulla Russia. Domenica alle 11 in sala consiglio ci sarà la consegna del piastrino ai familiari del caduto. Nato a Borgonovo il 22 giugno del 1913, Giuseppe Scotti il 10 maggio 1935 rispose alla chiamata di leva. A giugno del 1936 venne assegnato alla Guardia di frontiera per il Comando di Divisione Fanteria del Monferrato. Nel febbraio 1937 fu assegnato all’89° Reggimento Fanteria per la guardia alla frontiera per il Corpo d’Armata di Alessandria. Il 26 giugno 1941 viene assegnato al 3° Battaglione Mortai - Divisione di fanteria Ravenna con cui il 17 giugno 1942 partì per il fronte russo per difendere l’ansa del fiume Don, a Werchnij Mamon, con le località di Osetrovka, Krasno Orekovo e Sviniuka. A metà dicembre del 1942 l’Armata Rossa riuscì a sfondare sulla testa di ponte della Ravenna, i superstiti dovettero ripiegare. Il fante Scotti Giuseppe il 15 dicembre del 1943 venne dichiarato “disperso in combattimento”. m. mil.

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25/05/2016

Inchiesta sui caduti in guerra: gli esiti sabato nel teatro

FIORENZUOLA - (d.m.) Sabato, alle ore 10, nel Ridotto del Teatro Verdi di Fiorenzuola, l’Istituto comprensivo e l’Associazione nazionale alpini presenteranno gli esiti di un lavoro di ricerca condotto dagli alunni della classe quinta A della scuola primaria e della terza E della secondaria di primo grado sulla Prima Guerra Mondiale. Le ricerche hanno indagato il monumento ai Caduti e le storie di soldati fiorenzuolani scomparsi nel corso della Grande Guerra.

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25/05/2016

A Carpaneto un film girato sul fronte della Grande guerra

CARPANETO - (p.f.) Gli alpini di Carpaneto presentano un film. Lo faranno sabato, alle ore 21, nella sala Bot al piano superiore del palazzo comunale con un’iniziativa che si inserisce nel centenario della Prima guerra mondiale. Il gruppo Alpini di Carpaneto, in collaborazione con la Fondazione del Museo storico di Trento e la sezione Sat (Società alpini tridentini) proporrà la proiezione del film “Alpini in Adamello” di Luca Comerio. Si tratta di una pellicola in bianco e nero del 1918, della durata di 41 minuti. Luca Comerio è uno dei grandi protagonisti della storia del cinema sul fronte dell’Adamello e fu l’unico civile, con i suoi collaboratori, ad ottenere il brevetto speciale del Ministero della Guerra per riprendere i campi di battaglia. Il film, interamente girato “dal vivo”, rappresenta uno dei più importanti documenti sulla “guerra bianca” di cui gli Alpini furono i protagonisti. Durante la serata interverranno Carlo Veneziani, responsabile dei Centro Studi Ana, il giornalista Alberto Brenni e lo studioso e scrittore di storia Luigi Montanari.

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16/05/2016

Le note di una fanfara che unisce le generazioni

Quaranta musicisti, dai 17 ai 74 anni, hanno aperto la sfilata

Asti - Sotto un sole cocente, aspettando di sfilare, c’era solo un diversivo che riusciva a distrarre i piacentini: la musica della Fanfara sezionale di Ponte dell’Olio diretta dal maestro Edo Mazzoni. Quaranta elementi di età compresa fra i 17 e i 74 anni che hanno supportato gli alpini prima della partenza e hanno accompagnato egregiamente la sfilata della Piacenza Primogenita e dei suoi 46 Gruppi. «Accompagniamo gli Alpini nelle Adunate fin dal ’68, la prima uscita è stata a Romaha detto Mazzoni, maestro della banda dal 2002- una parte di noi ha suonato anche questo sabato nella cattedrale di Asti assieme al coro Ana Valnure di cui sono presidente». Per Mazzoni, quella di Asti è stata la 25esima Adunata «celebro l’Adunata d’argento» ha detto sorridendo. Presente anche Armando Marlieli, presidente del corpo bandistico che ha spiegato come «nel corso dell’anno » la fanfara animi «varie manifestazioni nel Piacentino e nelle province limitrofe». Oltre alla qualità musicale, la sua bellezza sta nel fatto di saper unire generazioni molto distanti fra loro come Rinaldo Sonsini, classe 1942, e Alice Caracciolo 17 anni. «Sono nella banda da 56 anni ed è qualcosa che mi rende davvero felice- ha detto Sonsini-; a partire dal ’68 in avanti ho partecipato a tutte le Adunate, ma la più bella devo dire che è stata quella di Piacenza, anche come organizzazione ». Sonsini che nella banda suona il basso tubo ha poi commentato l’Adunata di Asti: «Mi sembra buona, è bello ritornare in questa città dopo 21 anni». Asti, infatti, era già stata scelta per una delle Adunate alpine. Sonsini ha sottolineato il bel rapporto che c’è fra i componenti della banda: «A breve entreranno nuovi giovani elementi e di questo siamo molto felici, ci fa sempre piacere la partecipazione dei giovani». «Sono entrata nella banda nel 2012 e da allora ho fatto quattro Adunate, la migliore, forse, è stata quella di Bolzano, la prima a cui ho partecipato ha detto Caracciolo che suona il sax- ho deciso di entrare in questo gruppo perché la musica mi piace da sempre e adoro suonare il sax, devo dire che mi trovo molto bene, sono tutti simpatici e ci accomuna la passione per la musica; ci piace suonare insieme, siamo un gruppo coeso nonostante le differenze d’età». La Fanfara ha iniziato a suonare alle 12,45 nel pieno fermento dell’ammassamento e praticamente non ha smesso fino alle 16 quando è terminata la sfilata di Piacenza Primogenita e dei 46 Gruppi Alpini della provincia, incantando tante persone che hanno preso parte alla 89esima Adunata ad Asti. Nic.Nov.

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16/05/2016

Vincenzo e Angela: due cuori e una Protezione Civile Ana

Marito e moglie al servizio degli altri nel gruppo di Piozzano. E per Piacenza il record del volontariato: 800 ore in cinque mesi

AstI - (n.nov.) Vincenzo Carini e Angela Magnani sono marito e moglie, entrambi fanno parte della Protezione Civile Ana (Associazione nazionale Alpini). Li incontriamo su uno dei pullman diretti ad Asti e organizzato dal gruppo di Piacenza assieme a quello di Piozzano. «Siamo entrati in Protezione Civile nel 2009 - dice Angela - mio padre era un alpino, mio marito è un alpino e io ho sempre respirato questo spirito, da quando sono entrata in Protezione Civile sono andata a dare una mano durante il terremoto dell’Emilia, per l’alluvione di Bastiglia e l’alluvione in Val Nure». Angela ci dice di essere rimasta molto colpita dalla generosità delle persone: «La gente capisce i drammi e dona tutto quello che può per dare conforto a chi è stato colpito da eventi inaspettati che, in una frazione di secondo, sono in grado di distruggere il lavoro di una vita». I volontari di Protezione Civile sono abituati a lavorare duramente, ma sanno bene che nulla può sostituire «un abbraccio e un sorriso dati nella disgrazia». Il momento più bello, per Angela: «E’ stato quando ho rivisto, magari dopo anni, le persone che ho aiutato nel momento del bisogno, il modo in cui ti ringraziano, con le lacrime agli occhi, ripaga ogni fatica ». Anche Vincenzo fa parte della Protezione Civile e ha preso parte a diverse ricerche di persone scomparse messe in atto sul territorio provinciale oltre a fare servizio d’ordine durante la Placentia Half Marathon: «Sono cose che faccio volentieri, ho iniziato quasi per caso e poi mi sono appassionato. Devo dire che l’ho fatto anche per dare una mano al nostro gruppo, siamo piccoli, ma molto uniti, io la considero una famiglia dove tutti cercano di darsi supporto e di risolvere i problemi». Il Gruppo Alpini di Piozzano e Gazzola conta 52 alpini e 12 aggregati: «Siamo un gruppo attivo, andiamo a tutte le Adunate e facciamo tanta beneficenza- ha detto il capogruppo Leopoldo Gogni, accompagnato anche dai vice Eugenio Bassi e Paolo Zucconivorrei ringraziare le nostre don- Alpini, ad Asti sfila l’orgoglio di Piacenza In ottocento con i sindaci dietro allo striscione Primogenita Nel corteo anche l’86enne Paolo Fellegara a quota 50 parate Alcune immagini della slata piacentina ad Asti; in alto, il sele del presidente Rolleri con le penne nere e a destra con i sindaci piacentini ne perché ci aiutano tantissimo, senza di loro si farebbe ben poco ». Il Gruppo Alpini Piacenza conta invece 140 soci tra alpini e amici degli alpini: «L’anno scorso, come Gruppo, abbiamo raggiunto 1.290 ore di volontariato in supporto a varie realtà come la Croce Rossa, Unicef, l’Oncologia e l’Ematologia di Piacenza, il Comune, Progetto Vita e l’Associazione ciechi e ipovedentihanno detto il capogruppo Gino Luigi Acerbi e il tesoriere Renato Bergamaschi-. Nei primi cinque mesi del 2016 siamo già arrivati a 800 ore di volontariato». Del Gruppo di Piacenza fanno parte anche il reduce della campagna di Russia, Luigi Tassi 101 anni, oltre ad Alessia e Fabio due trentenni attualmente in servizio con gli alpini. Il capogruppo, Gino Luigi Acerbi, fa parte della Protezione civile di Ana: «Ho cominciato a l’Aquila quando siamo scesi a verificare lo stato di avanzamento di tutti i campi realizzati dagli alpini in seguito al terremoto. Sono stato volontario durante il terremoto dell’Emilia e l’alluvione che ha colpito il nostro territorio lo scorso settembre, sono andato a Farini a preparare i pasti per i cittadini alluvionati e per tutti quelli che hanno lavorato per la ricostruzione».

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16/05/2016

Alpini, ad Asti sfila l’orgoglio di Piacenza

In ottocento con i sindaci dietro allo striscione Primogenita. Nel corteo anche l’86enne Paolo Fellegara a quota 50 parate

Asti - «Siete i più belli, forza Piacenza! ». Asti ha accolto con grande calore la nostra Piacenza Primogenita e i suoi 46 Gruppi che hanno sfilato nel pomeriggio di ieri all’89esima Adunata Nazionale degli Alpini. A sfilare sono state quasi 800 persone, un gruppo enorme, che non è passato inosservato agli occhi degli spettatori presenti. Oltre mille, in totale, i piacentini che hanno partecipato all’Adunata nel paese piemontese scelto, per la seconda volta in 21 anni, come luogo ideale per la grande festa. Alla sfilata hanno partecipato anche il sindaco di Piacenza Paolo Dosi, l’assessore alpino Silvio Bisotti, il presidente della Provincia Francesco Rolleri e tantissimi sindaci (o chi ne ha fatto le veci) della provincia. Nelle prime file il capellano don Stefano Garilli, il presidente provinciale Ana Alberto Lupi, i vice Pier Luigi Forlini e Gianluca Gazzola, oltre ai membri del consiglio Gianni Magnaschi, Luigi Mercuri, Luigi Faimali, Roberto Ronda, Giorgio Corradi, Giancarlo Lorenzi, Gualtiero Quattrini, Gino Luigi Acerbi, Giovanni Tondelli, Ettore Ziliani, Giovanni Carini ed Enrico Bergonzi. Hanno sfilato il coro della Valnure e della Val Tidone. A dare un bel colpo d’occhio alla formazione piacentina, la nuova camicia a quadretti verde, bianca e rossa. Tra le curiosità la divisa originale della prima guerra mondiale, con tanto di moschetto originale, indossata da Luigi Fornasari del Gruppo di Pianello. «Come al solito è stata una bellissima Adunata con tantissima gente, sabato sera c’è stato un tempo un po’ birichino, ma le persone non hanno comunque perso l’entusiasmo e la festa non si è fermata- ha detto Lupi- partecipare alla sfilata degli Alpini significa portare in mezzo alla gente il nostro spirito solidale e il valore dell’amicizia che ci guida nel corso di tutto l’anno, ma che emerge particolarmente nei tre giorni dell’Adunata ». L’apice dell’Adunata è stato nella giornata di venerdì con l’arrivo della bandiera di guerra, mentre il vessillo di Piacenza è stato scortato dal vice presidente Forlini. «Grazie a questa Adunata ho potuto rivedere un amico alpino che non vedevo da 46 anni, incontrarci è stato molto emozionante - ha detto Forlini-. Io e Mario Bernardon di Pordenone ci siamo subito riconosciuti, è stata una grande festa, ci eravamo lasciati all’Aquila nel novembre del ’68 e dopo non ci eravamo mai più rivisti». Uno dei motivi principali per cui le Adunate hanno sempre un grande successo, è proprio questo: la possibilità di rincontrare persone con cui si è condiviso un pezzo di vita, un pezzo di giovinezza, persone con cui si sono condivisi gli stessi valori, lo steso attaccamento alla Patria e la stessa propensione per la solidarietà. Felice incontro anche per l’assessore alpino, Luigi Bisotti: «Nella giornata di sabato ho incontrato i miei colleghi dell’89esimo corso di scuola militare alpina che ho frequentato quarant’anni fa nel ’77, è stata una bellissima rimpatriata. In un mondo così complicato, fare un’immersione nell’ottimismo e nella fiducia degli Alpini, riesce a dare una carica emotiva non indifferente per affrontare le vicende quotidiane».

IL PIU’ANZIANO

Paolo Fellegara compirà 86 anni fra sette giorni e quella di Asti è stata la sua 50esima Adunata: «La prima Adunata l’ho fatta nel ’53 e da allora ho sempre cercato di presenziare anche se ne ho dovuta saltare qualcuna- ha detto Fellegara originario di Castel San Giovanni- io ho fatto l’alpino con il cuore, ho avuto la fortuna di trovarmi al comando di Torino, ho passato bene quel periodo e quando, 22 anni dopo, ho rivisto il mio capitano, diventato generale di divisione, mi ha abbracciato con un tale calore che mi è venuto da piangere». L’Adunata più emozionante, per Fellegara, è stata quella nella sua Piacenza: «Ad Asti è andata bene, ma Piacenza è stata la più bella, quella meglio organizzata, la più emozionante. Io vivo nell’orgoglio di essere Alpino e purtroppo, è una cosa che non vedo più con così tanta forza, nei giovani». L’Adunata di Piacenza è rimasta nel cuore a molti e la speranza è quella di rivederne un’altra nei prossimi anni: «Ricorderemo sempre volentieri un’organizzazione in grado di accogliere tante persone, Piacenza spera di ospitare un’altra Adunata, ma dovranno passare ancora molti anni - ha detto il sindaco Paolo Dosi - sono venuto volentieri ad Asti, c’è una presenza significativa di piacentini, è un appuntamento sentito in cui si respira un bel clima». La sensazione, dopo aver visto l’Adunata piacentina è che Asti abbia “respirato” di più, non si è vista la letterale invasione a cui abbiamo assistito nel 2013 con ogni spazio verde occupato da tende e la città incredibilmente piena di entusiasmo. Terminata ll’89esima, gli Alpini pensano già al prossimo anno: la novantesima Adunata a Treviso. Nicoletta Novara

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15/05/2016

Oggi ad Asti mille alpini piacentini per l’Adunata nazionale

(fri) Si tiene oggi ad Asti l’Adunata nazionale degli alpini. Nella città piemontese sono attesi circa mille piacentini provenienti da tutta la provincia e “capitanati” dal presidente sezionale Roberto Lupi. Molti hanno già raggiunto Asti ieri e venerdì, ma la maggioranza si prevede arrivi questa mattina. Il momento clou sarà nel pomeriggio quando alle 14 e 15 cominceranno a sfilare le penne nere piacentine nella nuova camicia a scacchi biancorossa. La parata nostrana verrà aperta dalla fanfara Ana piacentina, diretta dal maestro Edoardo Mazzoni, nonché dall’ormai celebre striscione verde “Piacenza primogenita”. Piacenza sfilerà nel sesto settore come ultima delle sezioni dell’Emilia Romagna e appena prima di quelle della Lombardia. Ieri sera si sono esibiti nelle chiese di Asti i cori Valnure e Valtidone.

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14/05/2016

Per gli alpini l’abbraccio dei bambini

Le penne nere hanno anticipato la festa di questa fine settimana

MONTICELLI - Nei giorni scorsi in centro storico si è tenuta la decima festa sociale del Gruppo alpini di Monticelli, con ritrovo nella piazza della Rocca. Tantissimi i partecipanti a partire dagli alpini piacentini che hanno accolto con piacere l’invito del presidente Gian Carlo Basini. Dopo l’alzabandiera e un primo corteo per le vie del centro, nella collegiata di San Lorenzo è stata celebrata la messa. È seguita la deposizione di una corona d’alloro nella cappelletta dedicata ai Caduti e poi un secondo corteo verso il monumento dei Caduti situato nel giardino della scuola elementare. Lì ha preso parola Basini, che ha ringraziato tutti i presenti e i referenti Ana provinciali, oltre ai bambini delle scuole che hanno realizzato lavoretti sulla storia degli alpini. Il sindaco Michele Sfriso ha ricordato che oggi il nostro Paese è libero grazie al sacrificio di chi, come gli alpini, ha dato la propria vita. «Gli alpini sono un grande esempio di cittadinanza unita. Una comunità cresce solida solo se cresce unità» ha detto Sfriso prima di chiudere il suo discorso con l’immancabile motto “Viva l’Italia e Viva gli alpini” accolto dal grande applauso dei presenti. I vari gruppi schierati hanno poi ricevuto i regali dei bambini delle scuole, che hanno realizzato cartelloni e un mosaico raffigurante il logo del gruppo Ana di Monticelli: nell’immagine sono raffigurati vari simboli del paese come il Po e il castello, il disegno è stato realizzato da una ragazza della scuola media e il lavoro è stato portato a termine grazie agli insegnamenti del professor Carlo Vecchia. In cambio gli alpini, che durante l’anno scolastico si sono anche recati nelle scuole per raccontare la loro esperienza, hanno consegnato un simbolico assegno che stava ad indicare una donazione di 500 euro proprio all’istituto comprensivo. Sono così arrivati i ringraziamenti della dirigente dell’Istituto comprensivo di Monticelli, Monica Ferri, che ha ricordato la collaborazione che da sempre c’è fra scuole e penne nere. Infatti alcuni rappresentanti dell’associazione Ana di Monticelli periodicamente si recano nelle classi per raccontare la loro esperienza e la storia degli alpini. Gli alunni durante la mattinata hanno anche cantato e recitato brani sulla pace, molto toccante il momento in cui la scuola materna “Il fiume magico” di San Nazzaro ha cantato “La guerra di Piero”, canzone di Fabrizio De Andrè. Poi tutti si sono trasferiti nel cortile della Rocca per un rinfresco e per ammirare i disegni in esposizione.

 

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14/05/2016

Castello ha accolto 10 alpini partiti a piedi da Vicenza e diretti ad Asti

Anche le penne nere castellane domani all’adunata

CASTELSANGIOVANNI - Anche gli alpini di Castelsangiovanni saranno domani all’adunata nazionale in programma ad Asti. Di primo mattino due pullman partiranno alla volta della città piemontese dove si uniranno con le penne nere in arrivo da tutto lo Stivale e dove si riuniranno anche con il coro Ana Valtidone, che già stasera sarà ospite della parrocchia del Sacro Cuore di Asti. Domenica il coro sfilerà nel centro intonando la marcia dij coscrit, inno ufficiale della brigata Alpina Taurinense e degli alpini piemontesi. In attesa della partenza verso l’adunata nazionale in questi giorni le penne nere castellane stanno ospitando diversi gruppi di alpini di passaggio in Valtidone e diretti ad Asti. L’altra mattina dieci alpini della sezione di Vicenza, guidati dal capitano Nicola Stroppa, si sono fermati a Castelsangiovanni durante la marcia verso la città sede dell’adunata. Del gruppo facevano parte anche quattro giovani, due uomini e due donne che a ottobre saranno arruolati nelle truppe alpine. «Da cinque anni a questa parte - hanno spiegato gli alpini ospitati a Castello – la nostra sezione di Vicenza organizza la marcia verso la città dell’adunata nazionale per ricordare due alpini caduti in servizio, Matteo Miotto e Alessia Chiaro». Prima di riprendere la marcia i due gruppi, prima di salutarsi, si sono scambiati alcuni doni e hanno visitato il monumento all’alpino e il cappello alpini che nei mesi scorsi è stato inaugurato sulla rotonda della logistica. Nel frattempo il gruppo alpini di Castelsangiovanni pensa già al prossimo evento, in programma in giugno nel salone d’onore di villa Braghieri, quando verrà presentato un libro inedito sulla vita in armi di un alpino della divisione Cuneense dal titolo Storia d’amore e di guerra di un alpino. Un orologiaio sul Don.

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14/05/2016

Anche Dosi e Bisotti ad Asti con gli alpini

Tappa piemontese, quest’anno, per l’Adunata nazionale degli Alpini, la cui 89° edizione si svolge ad Asti: anche il sindaco Paolo Dosi e l’assessore alla Pianificazione urbana Silvio Bisotti raggiungeranno, domenica 15 maggio, le Penne Nere piacentine, per la sfilata insieme a tutte le sezioni dell’Emilia Romagna e la resa degli onori in Piazza Alfieri. «A tre anni di distanza dall’Adunata piacentina, che ha consolidato l’amicizia con gli Alpini – commentano gli amministratori comunali – partecipare a questa occasione di festa significa non solo rivivere una straordinaria emozione, ma anche rinnovare, nei confronti di una realtà da sempre in prima linea per la solidarietà, l’impegno a favore della collettività e la coesione sociale, un attestato di profonda stima e riconoscenza ».

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12/05/2016

Il ricordo di due piacentini morti a Santa Maria Capua Vetere

Nella provincia di Caserta un monumento dedicato ai soldati che hanno perso la vita nell’ospedale di guerra

Filippo Lombardi, medico psichiatra e appassionato di storia, autore del volume“Piacentini nella Grande Guerra”e amministratore del gruppo facebook“Piacenza in griogioverde”mantiene viva la memoria del passato. A Santa Maria Capua Vetere c’è un monumento che ricorda due piacentini caduti durante la Prima guerra mondiale: Paolo Vincini di Lugagnano e Primo Ferri di Borgonovo. di FILIPPO LOMBARDI

La Prima Guerra mondiale richiese all’Italia un gigantesco sforzo di tipo sanitario per fornire cure e assistenza alle migliaia di feriti e malati che affluivano dal fronte alle retrovie. Moltissimi capoluoghi di provincia e moltissime piccole e medie cittadine italiane divennero vere e proprie “città ospedale”: a Piacenza, per esempio, per affiancare l’Ospedale Militare furono allestiti 11 ospedali, senza contare quelli distribuiti in provincia. Anche Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, che all’epoca della Grande Guerra era una cittadina che contava poco più di ventimila abitanti, venne pesantemente coinvolta in questo sforzo. A supporto del nosocomio della città, l’Ospedale Melorio, furono allestiti altri ospedali. La Croce Rossa Italiana ne attrezzò uno della capacità di 200 posti letto in un edificio scolastico, la L Sanità Militare ne sistemò uno con reparto speciale per tubercolotici in una caserma, e un terzo ospedale venne allestito nei locali del Liceo Ginnasio. I feriti giungevano con i treni ospedale alla stazione ferroviaria e da qui, dopo una rapida selezione effettuata presso il posto di soccorso ferroviario, venivano smistati agli ospedali con auto e carrozze messe a disposizione da privati cittadini. Nel corso della guerra a Santa Maria Capua Vetere furono ospitati e curati circa 3000 feriti: inevitabilmente alcuni di loro morirono nel corso della degenza, e vennero inumati nel cimitero locale. Fin qui una storia “normale”, comune a tante altre città italiane. Meno comune, quasi raro, è quanto invece accadde a Santa Maria il 24 maggio 1921, in occasione del sesto anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia. Quel giorno a Santa Maria Capua Vetere venne inaugurato un monumento in memoria dei soldati che morirono in quegli ospedali: un cippo marmoreo che la città dedicò non ai propri figli caduti, come accadeva in tutta la penisola, ma a feriti e malati di altri paesi che la sorte aveva mandato a morire a Santa Maria. Qui si notano i fili che legano persone e storie della Grande Guerra: seguono strade diverse, a volte chiare e diritte, a volte contorte e misteriose, ma poi alla fine si riannodano portando alla luce fatti del tutto inaspettati. Ai lati del monumento sono infatti affisse due lapidi che riportano i loro nomi, 33 soldati provenienti da ogni parte d’Italia, e fra di loro ci sono i nomi di due piacentini, uno di Borgonovo e uno di Lugagnano. Paolo Vincini, nato a Lugagnano il 24 settembre 1893, soldato nel 25° reggimento fanteria, morì per le ferite riportate in combattimento il 5 dicembre 1915, nel primo anno di guerra. Primo Ferri era nato il 12 agosto 1886 a Borgonovo, era soldato nel 153° reggimento fanteria e morì per malattia il 23 aprile 1918, pochi mesi prima della fine del conflitto. Primo Ferri è ricordato anche da una lapide che i familiari posero al cimitero di Borgonovo. Allo stato attuale delle ricerche non risulta che le due salme siano state riportare a casa dopo la fine della guerra, e quindi probabilmente i due piacentini sono ancora inumati a Santa Maria Capua Vetere, fra i loro compagni di ospedale.

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11/05/2016

Scuola, nuovi aiuti da Alpini e Avis

Caorso, le associazioni hanno donato una lavagna multimediale

CAORSO - Sezione Avis e Gruppo alpini di Caorso di nuovo insieme a favore dell’Istituto comprensivo locale. L’associazione che promuove la donazione del sangue e i rappresentanti delle “penne nere” hanno consegnato una lavagna interattiva multimediale (Lim) alla scuola primaria di Caorso. Uno strumento digitale, in supporto alla didattica, esempio di coniugazione tra l’innovazione tecnologica e la forza della visualizzazione e della presentazione tipiche della lavagna tradizionale. La consegna del dono è avvenuta dopo una mattina trascorsa da Mina Sibra, responsabile provinciale del progetto Avis scuola, a sensibilizzare giovani alla donazione del sangue. Al termine della “lezione” i volontari Avis Caorso - rappresentati dal presidente Leonardo Fascia, dal consigliere Cesarina Guarnieri, già presidente dell’Aido (Associazione donatori di organi) locale, e da Gianni Beghi - hanno chiesto ai ragazzi di produrre disegni e slogan, a ricordo della mattina di condivisione, che saranno poi esposti in occasione della prossima Festa del Donatore, in programma il 25 settembre. Le classi coinvolte nel progetto sono state le quarte elementari, sezioni C e D, accompagnate dalle insegnanti Anna Ambroggi, Sonia Sckokay e Madia Fiume. Presenti per gli Alpini di Caorso, il capogruppo Angelo Maffini e Mariano Giordani. Un caloroso ringraziamento agli autori del regalo fatto all’Istituto comprensivo è stato rivolto dalla dirigente Monica Ferri. Valentina Paderni

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07/05/2016

Mille alpini in biancorosso sfileranno per le vie di Asti

Tutto pronto per l’esodo verso la città piemontese che dal 13 al 15 maggio ospiterà l’Adunata nazionale. La prima con le nuove divise

Arriva il mese di maggio e gli alpini respirano la brezza dell’Adunata Nazionale. A tre anni da quella memorabile di Piacenza nel 2013 l’evento clou per le penne nere in congedo e in arme torna nelle vicinanze piacentine. Dal 13 al 15 maggio prossimi l’appuntamento sarà ad Asti, in occasione dei 155 anni dell’Unità d’Italia, dei cento della Grande Guerra e dei 70 della Costituzione della Repubblica italiana. La vicinanza con la città di Asti favorirà l’afflusso di piacentini a quella che è l’Adunata nazionale numero 89. Si stima siano oltre un migliaio le Penne nere e i simpatizzanti piacentini che raggiungeranno il Piemonte a bordo di pullman, treni e mezzi propri. «E’ prevedibile che la maggior parte si rechi ad Asti in giornata - osserva Roberto Lupi, presidente della Sezione Ana di Piacenza - anche perché lo sfilamento piacentino è previsto per il primo pomeriggio». La sezione piacentina sfilerà domenica intorno alle ore 14. Sarà l’ultima delle sezioni dell’Emilia Romagna. Per l’occasione gli alpini indosseranno le nuove camicie biancorosse. Ne sono state realizzate 700. Come lo scorso anno il nucleo di Protezione civile Ana sfilerà assieme a tutta la Protezione Civile alpina d’Italia. Come ormai tradizione, anche ad Asti sono previste le esibizioni dei cori Valnure e Valtidone e della Fanfara. Il Coro Valtidone si esibirà sabato 14 maggio alle ore 20 e 30 ad Asti nella parrocchia del Sacro Cuore. Il Coro Valnure sempre sabato alle medesima ora ma nel duomo di Asti. La Fanfara Ana di Piacenza aprirà lo sfilamento dietro lo striscione “Piacenza Primogenita”. Oggi e domani transitano a Piacenza due gruppi di marciatori alpini che raggiungeranno a piedi Asti per l’Adunata Nazionale. Oggi arriva un gruppo della Sezione Valdagno. Nel pomeriggio visita il centro storico, sarà ospite della sezione di Piacenza per le cena e del Gruppo di Settima per il pernottamento. Domani, partendo dalla zona di Travo ed attraverso sentieri, raggiungerà Passo Penice e quindi Bobbio, dove sarà ospite del Gruppo di Bobbio per la cena ed il pernottamento. Il giorno successivo, sempre attraverso sentieri di montagna raggiungerà Capannette di Pey dove sarà ospitato da una struttura della parrocchia di Zerba, e così via fino ad arrivare ad Asti. Domani, da Cremona, arriverà un gruppo di marciatori alpini della Sezione di Vicenza. Saranno ospiti del Gruppo di Caorso per un pasto a mezzogiorno e successivamente raggiungeranno Piacenza dove incontreranno il presidente Roberto Lupi nella sede di via Cremona. Saranno poi ospitati dal Gruppo di Settima per la cena e il pernottamento. Il giorno dopo, lunedì, prosegiranno alla volta di Asti. Federico Frighi

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18/04/2016

Calendasco, rinasce l’associazione alpini

Prima uscita ufficiale con il battesimo della sezione Ana. Il sindaco: «Diamo valore al territorio»

CALENDASCO - Radici e storia non si rinnegano: Calendasco è sempre stato un paese vicino agli Alpini, ne aveva sempre avuto una sezione. Per alcuni anni era però scomparsa, ma alcuni volenterosi l’hanno nei mesi scorsi prontamente ricostituita. E ieri c’è stata la prima uscita ufficiale, il battesimo della rinata sezione Ana (Associazione nazionale alpini) presieduta da Filippo Battù. Grande cornice di pubblico e partecipazione di numerose autorità per una mattinata dedicata agli Alpini, grande protagonista la fanfara di Ponte dell’Olio. Dapprima ritrovo - anzi "ammassamento" - in Comune quindi alzabandiera, inaugurazione con benedizione del gagliardetto in piazza Bergamaschi. Cioè davanti alla chiesa di S. Maria Assunta che ha ospitato la funzione religiosa officiata dal parroco di Calendasco don Fabio Battiato. Quindi sfilata per le vie del paese diretti al monumento ai Caduti situato nelle scuole "Guido Gozzano" ove è stata posata la corona di alloro, infine ritorno in piazza Bergamaschi per discorsi ufficiali e buffet. Ha aperto il sindaco di Calendasco, Francesco Zangrandi, che ha ringraziato tutti i gruppi organizzatori sottolineando che «quando nasce qualcosa è sempre motivo di felicità. Una nuova associazione dà valore al territorio. Credo sia motivo di orgoglio per Calendasco». Subito dopo Patrizia Calza, sindaco di Gragnano Trebbiense nonché vice-presidente della Provincia, ha ringraziato due fra gli organizzatori dell’adunata di Calendasco, Rino Corti e Luigi Decio. Quindi ha rimarcato come «la rinascita cada in una data importante cioè vicino al 25 aprile nel 70° della nascita della Repubblica. Gli italiani amano e stimano gli Alpini, fra i loro simpatizzanti c’è anche Papa Francesco » chiudendo con una significativa frase di Indro Montanelli. Dopo di lei Roberto Lupi, presidente Ana di Piacenza, ha ringraziato il Corpo infermiere volontarie cioè le Crocerossine evidenziando poi «che la nascita di un nuovo gruppo è importante perché noi Alpini siamo tra i pochi che testimoniano spirito di solidarietà, valore della patria e della bandiera. E’ la più bella risposta a chi ha avuto l’idea di eliminare la naia». Fra le autorità erano presenti anche i sindaci di Farini d’Olmo Antonio Mazzocchi e di Ponte dell’Olio Sergio Copelli, quest’ultimo anche presidente dell’Unione alta Val Nure. E Battù? «Gli Alpini di Calendasco saranno d’ora in avanti una presenza fissa, animeranno la vita del nostro borgo all’insegna del loro grande passato e di tutte quelle idealità civili e morali che li hanno sempre positivamente contraddistinti». Fabio Bianchi

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08/04/2016

Grande Guerra: i 55 sarmatesi caduti

A Palazzo Farnese presentato il libro frutto della ricerca degli studenti

PIACENZA - Cinquantacinque nomi scolpiti nella pietra, persone cadute in nome della libertà e di un primordiale sentimento di Nazione, ma destinati a finire cancellati o scoloriti dal tempo. Sono i ragazzi sarmatesi caduti nella Prima Guerra Mondiale. Così, per evitare loro l’oblio, i ragazzi delle scuole di Sarmato si sono messi in gioco già 5 anni fa con una loro ricerca – guidati dal bibliotecario Gianluca Misso e dall’insegnante Giuliana Daparma, in collaborazione con l’Archivio di Stato – ne hanno rintracciato le storie. Episodi ora finiti nel libro “Rammento i bei giorni trascorsi” che è stato finanziato dal gruppo Alpini di Sarmato e presentato nella Cappella Ducale di Palazzo Farnese. Alla serata, oltre a Misso, sono intervenuti l’assessore comunale Tiziana Albasi, il sindaco di Sarmato Anna Tanzi, il presidente sezionale Ana Roberto Lupi, il capogruppo degli alpini di Sarmato Sesto Marazzi e il generale Eugenio Gentile dell’Ente Farnese. «Non si poteva che presentarlo qui, questo libro» ha esordito la Albasi per sottolineare l’importanza della sede scelta. «Dopotutto, tutti conoscono il valore degli Alpini e la sensazione di tristezza provata dai piacentini una volta passata l’allegria dell’Adunata». Sono state proprio le Penne Nere sarmatesi a prendere la ricerca degli studenti per trasformarla in un volume e distribuirla poi ai sarmatesi. «L’abbiamo fatto “per non dimenticare” chi è morto con l’illusione di lasciarci un’Italia migliore e perché i militi non siano più ignoti » ricorda Marazzi. «Così, subito, a prescindere dagli oneri, ci siamo messi a disposizione per finanziare il libro». Nel volume, come spiega Misso, si ripercorrono le vicende dei caduti (compresi Mario Casaroli, Umberto Dallagiovanna e Cesare Zanetti non presenti sulla lapide “ufficiale” al cimitero sarmatese) ma anche di alcuni reduci, un elenco delle madri e delle mogli di quei ragazzi di allora e un’utile appendice con le statistiche su età, mestieri e molto altro per tracciare un quadro dell’Italia di allora. Non solo, si ricorda anche la complessa vicenda di intitolazione, subito dopo la guerra, di un giardino dedicato ai caduti: dal vecchio orto del conte Zanardi Landi (ora giardino di piazza Roma con i cedri del Libano) al Viale delle Rimembranze (ora via San Rocco) fino alla lapide nel famedio del cimitero. Per rintracciare le vicende dei “ragazzi” sarmatesi alla guerra del 1915-1918, i loro discendenti - la classe 2A delle medie di cinque anni fa - hanno cercato tra i fogli matricolari, l’Albo d’Oro e ogni altro documento dedicato ai caduti e ai decorati. E fondamentale è stato l’apporto delle famiglie dei ragazzi morti al fronte, che hanno fornito ulteriore documentazione. «Avete raccontato la storia minima, quella della gente comune, quando la vita di oggi invita a dimenticarsi perfino delle origini della propria famiglia » ha ricordato Gentile ai giovani coautori presenti, elencando una serie di numeri per spiegare le dimensioni del conflitto bellico. «E il 50% dei morti furono civili: ecco cosa sono le guerre, in verità». Cristian Brusamonti

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05/04/2016

Dagli alpini alla scuola materna un giardino e parco giochi nuovo

PODENZANO - I bambini della scuola materna “San Giuseppe” di Podenzano da ieri hanno un giardino e un parco giochi tutto nuovo dove fino a giugno potranno scatenarsi. Domenica sono state infatti inaugurate due nuove casette di legno che gli alpini del gruppo di Podenzano hanno realizzato per i bambini, sostituendo così quelle che già qualche decennio fa lo stesso gruppo aveva donato alla scuola. I piccoli subito le hanno inaugurate con la loro gioia, giocando fino a quando è stato loro possibile. Le mani “sante” degli alpini che da anni curano il giardino dell’asilo e le zone verdi della parrocchia, quest’anno, per la scuola materna hanno avuto la collaborazione di nonno Feruccio Abelli, che ha restaurato e lucidato panche e tavolini da gioco, di papà Giancarlo Madonna che ha rimesso a nuovo la giostrina che per un anno non è stata utilizzata, e di papà Pietro Serena che ha messo la sua professionalità per ridare colore al giardino con la semina e la cura del prato. La mattinata si è aperta con la commemorazione ai caduti al monumento antistante il municipio e la partecipazione alla messa in chiesa celebrata dal parroco don Fausto Arrisi. I gagliardetti dei gruppi Ana della provincia e il vessillo sezionale hanno presenziato alla celebrazione insieme alle autorità civili e militari, dal vicesindaco Mario Scaravalla al capogruppo Ana di Podenzano, Giovanni Carini, al comandante della stazione dei carabinieri di San Giorgio, Angelo Mazzoni, al comandante della polizia municipale dell’Unione Valnure Valchero, Paolo Giovannini con i suoi agenti. Hanno quindi raggiunto in corteo, con i bambini e le loroinsieme famiglie, il giardino della scuola dell’infanzia addobbata con le bandiere tricolore e un grande striscione con la scritta “Grazie Alpini!” e tanti cappelli con la penna nera per ringraziare del dono ricevuto. La benedizione del parroco e poi tutti a giocare mentre in salone gli alpini si sono riuniti per i saluti, quelli del capogruppo Carini (che è anche consigliere sezionale dell’Ana di Piacenza), quelli del revisore dei conti nazionale, Roberto Migli, quelli del vicepresidente sezionale Luigi Forlini, e del vicesindaco Mario Scaravella. «Grazie agli alpini – hanno detto le insegnanti della scuola materna durante la mattinata -. Il giardino è un luogo di cui abbiamo bisogno perché i bambini devono stare all’aria aperta. Grazie ai genitori e al nonno che hanno lavorato, ma anche a tutti i genitori che come non mai hanno collaborato per le attività della scuola. Grazie a chi sostiene e a chi crede nella nostra scuola». Nadia Plucani

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26/03/2016

Le uova diventano un gioco A Pasqua torna il Ponta e cül

FIORENZUOLA - Ogni anno gli alpini e i volontari dell’Age (associazione genitori) di Fiorenzuola entrano nelle scuole e nei centri socio riabilitativi per insegnare ai bambini e ai ragazzi dei centri il gioco delle uova sode colorate più famoso nella provincia di Piacenza: il Ponta e cül che si giocherà anche quest’anno in piazza Molinari la domenica di Pasqua ed il lunedì di Pasquetta. Appuntamento domani e dopodomani a partire dalle 9 in piazza, dove troverete ad aspettarvi le munizioni (le uova sode colorate), il palco, regali e tanto divertimento. Grande divertimento lo si è vissuto anche durante le “prove generali” del gioco tenutesi nei giorni scorsi al Csr per disabili “Giardino dei tigli” in località San Bernardino a Fiorenzuola, dove si è messo in piedi un vero e proprio torneo a suon di uova cotte. Al torneo hanno partecipato con entusiasmo tutti i ragazzi frequentanti il centro supportati dai loro educatori professionali, oltre al maestro Adriano Fanti e all’alpino Roberto Busca che hanno svolto il ruolo di giudici, ovviamente imparziali. Alla fine tra un uovo rotto e una battuta di spirito, ha vinto il mini torneo Gloria Balzarelli che si è conquistata una bella coppa. Coppe e premi anche nella gara di domani in piazza, con il torneo de bar e di lunedì con torneo dei bambini e torneo in memoria di Paolo Gianessi. Alpino doc, grande padre e marito, volontario dell’AGe: più passano gli anni dalla sua scomparsa prematura e più la sua assenza si fa sentire. Donata Meneghelli

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15/03/2016

La sezione alpini al traguardo dei 90 anni

Carpaneto, alla cerimonia 30 gruppi da varie province. Premiate sei alunne di terza media

CARPANETO - Il gruppo Alpini di Carpaneto ha festeggiato il 90esimo compleanno, la sezione infatti fu fondata nell’aprile del 1926 da Gianetto Devoti con alcuni amici della zona che avevano partecipato alla prima guerra mondiale. La festa ha preso il via nella serata di sabato 12 nella chiesa parrocchiale gremita di alpini e cittadini per il concerto musicale di tre cori: coro ANA della Sezione Valnure, coro CAI di Piacenza e Corale San Fermo di Carpaneto, che sono stati lungamente applauditi dal numeroso pubblico di alpini e cittadini. La festa è poi ripresa nella mattinata di domenica 13 verso le 9 nel cortile del palazzo comunale con il rinfresco di accoglienza ai 30 gruppi alpini intervenuti con i gagliardetti. Gruppi sia della provincia sia da altri territori: dalla Valtellina, Genova, Cercino, Cornigliano ligure, Andalo, La Spezia, Rogolo, Mandello. Preceduti dalla fanfara musicale della sezione di Piacenza, in divisa da alpini e diretta dal maestro Edo Mazzoni, il corteo è arrivato al monumento ai caduti in guerra per la cerimonia dell’alzabandiera, per proseguire poi per la chiesa parrocchiale per la messa in suffragio dei caduti e dispersi di tutte le guerre celebrata da don Roberto Ponzini. Al termine si è ricomposto il corteo, sempre preceduto dalla banda musicale che ha sfilato per alcune vie del paese ove erano esposte tante bandiere tricolore. Il corteo è quindi arrivato in viale Vittoria davanti al monumento ai caduti per la deposizione di una corona d’alloro. La cerimonia è proseguita nel cortile del palazzo comunale con la premiazione di sei alunne di terza media: Marika Amato, Sara Bloise, Angelica Cadamuro, Lorenza Dordoni, Elisa Negli, Beatrice Marenghi, vincitrici della settima edizione della borsa di studio dedicata all’alpino “Italo Savi”. Il tema in concorso era: “impegno, sacrificio e solidarietà degli Alpini piacentini durante la prima guerra mondiale”. I premi sono stati consegnati dai figli dell’alpino Italo Savi: Daniela e Roberto, mentre a tutti i ragazzi che hanno partecipato al concorso è stata consegnato una medaglia ricordo. Al termine il capogruppo Alpini di Carpaneto, Aldo Rigolli ha ringraziato i numerosi alpini presenti e le autorità intervenute: il sindaco di Carpaneto Gianni Zanrei e di Cercino Daniele Dipianto, in fascia tricolore, il vicesindaco di Carpaneto Anna Buonaditta e alcuni consiglieri comunali, Il comandate della Polizia municipale Paolo Giovannini, il capitano dell’Aeronautica Militare Michele Dambanati, Il luogotenente dei Carabinieri Pietro, per la Guardia di Finanza il maresciallo capo Antonio Micco, il presidente provinciale Alpini Roberto Lupi con il vice Pierluigi Forlani, Roberto Miglio del Consiglio Nazionale Alpini. In ricordo del novantesimo compleanno gli Alpini di Carpaneto hanno distribuito un gagliardetto. Pietro Freghieri

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10/03/2016

carpaneto,weekend con le penne nere

Sei borse di studio alle scuole medie per i novant’anni del gruppo Alpini

CARPANETO - (p.f.) Il gruppo Alpini di Carpaneto, fondato nel 1926 da Gianetto Devoti, alpino che ha partecipato alla Prima guerra mondiale, festeggerà la ricorrenza del novantesimo anno di fondazione nelle giornate di sabato e domenica. Sabato, alle ore 21, nella chiesa parrocchiale dei santi Fermo e Rustico, si terrà un concerto musicale con la partecipazione del coro Ana sezione Valnure, della corale San Fermo di Carpaneto e del coro Cai di Piacenza. Nella giornata di domenica, alle ore 9,20, rinfresco di accoglienza presso il cortile del palazzo comunale. Alle 10,10, alpini e autorità si sposteranno davanti al monumento ai Caduti per l’alzabandiera e poi in corteo verso la chiesa parrocchiale per partecipare alla santa messa in suffragio dei caduti e dispersi di tutte le guerre. Al termine il corteo sfilerà per le vie del paese per arrivare in viale Vittoria davanti al monumento ai caduti con l’alzabandiera e la deposizione della corona d’alloro a cui seguiranno brevi discorsi delle autorità. La cerimonia proseguirà sotto il porticato interno del palazzo municipale con la premiazione di sei alunne di terza media vincitori della settima edizione della borsa di studio intestata all’alpino Italo Savi. Il tema sviluppato quest’anno è: “Impegno, sacrificio e solidarietà degli Alpini piacentini durante la prima guerra mondiali”. La cerimonia chiuderà con l’ammainabandiera. Per la celebrazione del 90° di fondazione, il gruppo Alpini ha realizzato un “guidoncino”; il bozzetto e progetto grafico sono stati realizzati e donati dalla pittrice e web designer carpanetese Veruska Lusardi, su cui svetta il campanile della chiesa parrocchiale con il grande tricolore, esposto dagli Alpini, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

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09/03/2016

Anche un gruppo di alpini veronesi alla festa delle penne nere di Lugagnano

LUGAGNANO - Ha registrato una ampia partecipazione di penne nere la “festa di gruppo” organizzata dagli alpini del nucleo di Lugagnano e della media Valdarda. La messa, celebrata nella chiesa parrocchiale da monsignor Gianmarco Guarnieri ha avuto un momento significativo al momento dell’offertorio quando assieme ai doni della comunità è stata portata all’altare la bandiera tricolore con uno storico cappello alpino a ricordo degli alpini defunti, a partire da quelli deceduti nell’ultimo anno: Pierino Zerbarini, Dino Leoni e Primo Zanchieri. Al raduno hanno partecipato il sindaco Jonathan Papamarenghi, il comandante della locale stazione carabinieri maresciallo capo Mauro Lodesani, il generale Fabrizio Castagnetti, il presidente della sezione Ana di Piacenza Roberto Lupi con alcuni membri del consiglio, mentre a fare gli onori di casa è stato il capogruppo Luigi Faimali. E’ intervenuta anche una folta delegazione, guidata da Fausto Mozzi, provenienti da Lugagnano di Sona, in provincia di Verona, il cui gruppo è gemellato da molti anni con quello del paese omonimo della Valdarda. Un lungo corteo preceduto dai gagliardetti di gruppi alpini di tutta la provincia ha poi raggiunto piazza IV Novembre per la deposizione della corona d’alloro davanti al monumento ai caduti. La cerimonia dell’alzabandiera è stata accompagnata dalla esecuzione corale dell’inno nazionale. La festa si è conclusa con un affollato rancio conviviale. LUGAGNANO-Gli alpini che hanno partecipato alla manifestazione (foto Lombardi) Franco Lombardi

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09/03/2016

Alpini in cattedra a Bobbio

La prima guerra mondiale raccontata ai ragazzi delle medie

bobbio - Una mattina a scuola come da programma, una lezione di storia come tante altre ma, nei giorni scorsi, gli alunni delle classi terze della scuola secondaria di primo grado di Bobbio hanno trovato alla cattedra professori alquanto insoliti, un gruppo di alpini con tanto di cappello con piuma, intervenuti a parlare della prima guerra mondiale. L’evento, è stato tenuto dal responsabile del Centro Studi Ana della Sezione Ana di Piacenza, Carlo Veneziani, intervenuto insieme al consigliere di vallata della Bassa Valtrebbia, Luigi Mercuri, al capogruppo Alpini di Bobbio, Giuseppe Manfredi e ad un nutrito gruppo di alpini di Bobbio e comuni limitrofi. L’ iniziativa è stata ben accolta dalle insegnanti Roberta Chiapponi e Silvia Sogni che avevano preparato le due classi sulle tematiche inerenti il primo conflitto mondiale. A rimarcare l’importanza dell’incontro, la dirigente scolastica Adele Mazzari e il sindaco Roberto Pasquali. Entrambi, salutando gli intervenuti hanno sottolineato ai ragazzi quanto sia importante, per le nuove generazioni “far memoria” del passato. L’esposizione chiara ed esauriente, si è avvalsa di supporti audiovisivi e ha posto particolare attenzione a quanto è accaduto a Piacenza e provincia. Il relatore ha cercato di far capire gli stati d’animo della popolazione italiana prima, durante e dopo il conflitto, evidenziandone i numerosi lati negativi (morti, feriti, distruzioni …) e, anche se modesti, i lati positivi (emancipazione femminile e nascita di una coscienza nazionale). Sono state trattate anche le nuove tecnologie di morte quali: gas nervini ed armi in genere. Gli studenti hanno mostrato molto interesse verso le tematiche presentate e, non sono mancate anche domande e considerazioni, dimostrando che è stato importante e significativa l’esperienza e che grazie agli alpini, ai vecchi e nuovi, è stata impartita una lezione di storia che difficilmente si trova sui libri. Per questo, si deve continuare il dialogo con i ragazzi. Alla fine dell’iniziativa, come è nella tradizione degli alpini, sono state donate alle due classi le bandiere italiane. Patrizia Marchi

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27/02/2016

calendasco - Il capogruppo è Filippo Battù. L’inaugurazione fissata per il 17 aprile

Risorge il gruppo Alpini

A Calendasco è stato fondato un gruppo Alpini. Si tratta, per la precisione, di una rifondazione perché decenni fa era già presente un gruppo appartenente alla sezione di Piacenza dell’Associazione nazionale alpini (Ana) poi purtroppo scioltosi per varie vicissitudini. Alcuni amici accomunati dall’avere prestato il servizio militare tra le penne nere ha ora deciso di ridare vita a un gruppo locale. Gli iscritti - già più di venti - e i simpatizzanti sono assai numerosi e, aspetto significativo, tra di essi vi sono tanto giovani quanto anziani. A testimonianza di una continuità storica e generazionale, dell’entusiasmo per dare nuova linfa e nuova vitalità al paese in accordo - lo sperano tutti - con l’amministrazione comunale e con altre associazioni a carattere locale. L’assemblea costituiva, riunitasi lo scorso 16 febbraio nell’oratorio parrocchiale, ha ratificato le prime decisioni. Capogruppo è Filippo Battù, segretario Luigi Decio, cassiere Walter Favari e ci sarà la supervisione di Roberto Lupi, presidente della Sezione provinciale dell’Associazione Nazionale Alpini, insieme al vicepresidente Gianluca Gazzola e al consigliere di riferimento Luigi Mercori. Nella prima assemblea è stata inoltre decisa la data dell’inaugurazione: l’appuntamento è stato fissato per il 17 aprile prossimo e la relativa funzione religiosa si terrà alle 10 nella chiesa parrocchiale di Calendasco. Sarà posata una corona d’alloro al monumento dei caduti e sarà benedetto il gagliardetto. Fabio Bianchi

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26/02/2016

Targa per l’architetto che progettò il famedio dei caduti

L’omaggio degli alpini ad Arata

Castelsangiovanni - Una targa ricorda a Castelsangiovanni il grande architetto piacentino Giulio Ulisse Arata (1881- 1962). Per volere del locale gruppo alpini è stata collocata sul monumento ossario ai caduti di guerra del cimitero comunale. Fu lo stesso Arata infatti a progettare i lavori che tra il 1922 e il 1923 trasformarono la chiesetta annessa al cimitero urbano nell’attuale famedio nel quale sono ricordati i nomi dei caduti che grazie agli alpini sono ancora oggi leggibili. Prima di collocare la targa, le penne nere castellane si erano fatte carico dei lavori di pulitura e di risistemazione di tutte le scritte incise sulle lapidi poste all’interno dello stesso famedio. Le scritte ricordano i nomi dei caduti castellani la cui memoria rischiava di andare perduta, visto che con il trascorrere del tempo si erano scolorite con il rischio di non essere più leggibili. «Con la targa apposta di recente – dicono gli alpini di Castelsangiovanni - abbiamo inteso ricordare quello che fu un grande architetto piacentino e, allo stesso tempo, consentire ai castellani e ai visitatori di passaggio di conoscere un po’ meglio la storia di una delle costruzioni a nostro avviso più significative della città». Arata fu il progettista di molti prestigiosi edifici e curatore di molti restauri. A Piacenza porta la sua “firma” un edificio come la galleria d’arte moderna Ricci Oddi e suo è il restauro della basilica di Sant’Antonino. Fu molto attivo anche a Bologna dove il suo nome è legato alla Torre di Maratona, allo stadio Renato Dall’Ara, all’aula magna dell’università e al sacrario nel cimitero urbano della Certosa. L’architetto fu anche il progettista della trasformazione del quartiere medievale posto nel centro della città. In provincia di Parma, a Salsomaggiore, mise mano anche alla chiesa parrocchiale di San Vitale, mentre a Ravenna progettò la risistemazione della zona dedicata a Dante Alighieri, dei giardini pubblici e del palazzo della Provincia. A Castelsangiovanni il locale comitato pro monumento caduti, attorno agli anni Venti del secolo scorso, decise di trasformare la chiesetta del cimitero del capoluogo in un’ara votiva. Fu incaricato l’architetto Arata, che elaborò due progetti di famedio, sulla base di studi già compiuti per il cimitero di Piacenza. La tipica struttura ottagonale con cupola della chiesetta ottocentesca venne mantenuta nel progetto definitivo, eccetto l’inserimento di un’abside semicircolare al posto del precedente coro rettangolare. Il progetto originale è conservato e visionabile presso il locale Archivio Storico della biblioteca civica di Villa Braghieri. mar.mil.

 

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25/02/2016

«Don Gnocchi è stato la Misericordia in azione»

Mons. Bazzari, presidente della Fondazione, a Sarmato per la messa con le associazioni e gli alpini

SARMATO - (crib) «Don Carlo Gnocchi è stata la Misericordia in azione». Lo ha definito così monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Gnocchi, domenica scorsa a Sarmato per la messa di Quaresima in preparazione della Pasqua. Un evidente richiamo al tema del Giubileo promosso da Papa Francesco per l’illustre ospite che è tornato nella natia Valtidone. Monsignor Bazzari, che per impegni legati al suo ruolo vive per la maggior parte del suo tempo a Milano, ha raccolto l’invito del parroco don Silvio Cavalli e del sarmatese Filippo Braghieri ed è arrivato a Sarmato per celebrare domenica mattina la Santa Messa. Per l’occasione, erano presenti in chiesa anche gran parte delle associazioni del paese oltre al gruppo Alpini locale, visto il sentimento di vicinanza che lega le Penne Nere alla figura di don Gnocchi. E proprio sulla figura del sacerdote e beato, il monsignore ha voluto incentrare la sua omelia, legando l’esempio di vita di don Gnocchi all’ideale della misericordia che, per Papa Francesco, rappresenta la via maestra per seguire correttamente gli insegnamenti di Dio. «La misericordia è la carta d’identità del Signore e il suo volto è quello di Gesù» ha detto. «Significa avere il “cuore” nella “miseria” e per noi fedeli si traduce con pietà, compassione, dedizione, compagnia. E questo è stato Don Gnocchi, sacerdote lombardo e cittadino del mondo». Così, il sacerdote ha invitato tutti i fedeli a darsi da fare. «Don Gnocchi capì che non poteva restare a casa a fare prediche ma scelse di andare in guerra da cappellano assieme ai suoi ragazzi, prima in Montenegro e poi nel massacro della Campagna di Russia. Aveva promesso che se fosse tornato vivo si sarebbe dato alla misericordia: davanti ad un’Italia distrutta ha trovato la forza di ricostruire l’uomo partendo dai più piccoli per far scoppiare la pace. E lo fece coinvolgendo i papi e i presidenti della Repubblica di allora». Oggi la Fondazione Don Gnocchi può contare su 28 centri in Italia e nel mondo che si occupano di riabilitazione, di sostegno agli anziani e ai bambini e adolescenti, ai disabili ed ai malati terminali. Al termine della celebrazione, monsignor Bazzari ed i fedeli sono stati invitati ad un piccolo rinfresco alla vicina sede degli Alpini, dove il sacerdote si è potuto intrattenere con i sarmatesi e i conoscenti. Per l’occasione, infatti, anche una piccola delegazione da Pecorara – comune dove Bazzari ha vissuto l’infanzia – è venuta a salutarlo, a partire dal sindaco Franco Albertini. Tra le autorità, anche il sindaco di Sarmato Anna Tanzi con parte della sua giunta.

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21/02/2016

Ai gruppi piacentini ora aderiscono in 2.771, pari a un quarto di quanti hanno fatto la naja tra le penne nere

Obiettivo: coinvolgere i non iscritti

RIVERGARO - (crib) È stato un anno intenso e ricco di eventi quello che si è appena concluso per gli alpini piacentini. E il neoeletto presidente Roberto Lupi non ha mancato di farlo notare nella sua lunga e dettagliata relazione conclusiva, senza dimenticare di dare qualche bonaria strigliata a quei gruppi che si sono impegnati in maniera ridotta o che, a causa di litigi interni, hanno causato la perdita di soci. Le penne nere, tuttavia, godono di buona salute. Alla fine del 2015 gli Alpini piacentini erano in tutto 2.771, di cui 2.313 soci ordinari (alpini) e 458 soci aggregati (Amici degli Alpini). «Ma solo un quarto di coloro che hanno svolto il servizio militare negli Alpini sono iscritti: quindi abbiamo un buon bacino di “dormienti” al quale possiamo attingere nelle nostra opera di sensibilizzazione» fa notare Lupi. «I nuovi capigruppo sono invece Emanuele Bocellari, che si sostituisce a Bruno Merli per il gruppo di Agazzano, e Aldo Rigolli che va a rimpiazzare Giorgio Argellati a Carpaneto ». Come ha sottolineato il consigliere nazionale Ana Mauro Azzi, «gli Alpini non devono solo fare ma anche far vedere e rendere visibile ai cittadini tutto quello che viene fatto, cosa che spesso non avviene». Ecco, quindi, cosa hanno fatto in concreto gli Alpini piacentini: donazioni di pulmini a case di riposo, acquisto di computer o Tricolori per le scuole, collaborazione al servizio Pedibus con i comuni, innumerevoli serate per commemorare il Centenario della Prima Guerra Mondiale, la magnifica Festa Granda di Castelsangiovanni, la consegna di sedie a rotelle per varie istituzioni, raccolta fondi per l’acquisto della nuova sede sezionale, installazione di defibrillatori, costruzione del Parco della Memoria, la posa di un’aquila bronzea alla cittadella militare della Cecchignola a Roma, la ristrutturazione di cappelle e monumenti ai caduti, la Colletta Alimentare (con oltre 300 alpini che hanno presidiato 58 supermercati e raccolto 609 quintali di generi alimentari) e molti altri interventi. Un capitolo a parte è quello dedicato alla nuova sede sezionale di Piacenza, ottenuta rilevando per oltre 130mila euro la vecchia Casa Cantoniera, già sede del comitato organizzatore dell’Adunata 2013. «Abbiamo ormai terminato alcuni interventi per rendere ancora più funzionale la sede nella quale ci trasferiremo definitivamente nel corso delle prossime settimane » annuncia il presidente. «Auspico vivamente che la nuova sede non sia una “cattedrale nel deserto” ma che diventi luogo di incontro e di amicizia attraverso la frequentazione da parte di tutti». Per quanto riguarda la Protezione Civile, invece, i volontari sono 70, con oltre 16mila ore di lavoro complessive sulle spalle: in occasione dell’alluvione hanno cucinato ben 300 pasti per coloro che non potevano tornare nelle loro abitazioni. «In questi tre anni ho profuso tutto l’impegno che mi era possibile, magari facendo anche errori – conclude Lupi – ma vi assicuro che tutto è sempre stato fatto nell’unico e sovrano interesse della nostra associazione ».

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21/02/2016

Alpini, nel 2017 Festa granda a Morfasso

Roberto Lupi riconfermato presidente della sezione Ana di Piacenza

RIVERGARO - Il fatto che nessun altro si fosse candidato alle elezioni da una parte gli ha garantito una vittoria facile e scontata ma dall’altra ha confermato – indirettamente – che in questi anni la sua gestione ha lasciato tutti soddisfatti. Roberto Lupi è stato riconfermato ieri pomeriggio presidente della sezione di Piacenza dell’Associazione Nazionale Alpini. Le elezioni si sono svolte a Rivergaro, alla Casa del Popolo, nel corso della tradizionale assemblea dei delegati provenienti da tutti i gruppi della provincia. Tra le varie decisioni, è stato confermato che quest’anno la Festa Granda si terrà a Bobbio mentre è già stata votata la location per il 2017: sarà Morfasso, che l’ha spuntata su Vigolzone e San Giorgio. Circa 150 delegati hanno confermato la loro fiducia nei confronti di Roberto Lupi nell’assemblea gestita dal suo predecessore Bruno Plucani con il consigliere nazionale Ana Mauro Azzi. E Lupi non ha nascosto una certa soddisfazione nonostante fosse l’unico candidato in gara. In qualità di consiglieri sezionali sono stati eletti Enrico Bergonzi, Giancarlo Carini e Gianluca Gazzola, mentre come delegati all’associazione Nazionale a rappresentare Piacenza finiranno Giovanni Carini, Luigi Fugazza, Renato Albasi e Gino Luigi Acerbi. «Rispetto al 2014 si registra un calo di 70 soci, in qualche caso determinato anche da alcuni problemi di “convivenza” tra soci nell’ambito dei vari gruppi» fa notare Lupi. «D’altro canto dobbiamo salutare con piacere la rinascita del gruppo di Calendasco, che era andato perso, e che ora, con una ventina di nuovi soci guidati da Filippo Battù, ha portato a 46 i gruppi piacentini ». Nel corso del pomeriggio il capogruppo “ospitante” di Rivergaro Luigi Mercori ha voluto donare un contributo in denaro da parte delle sue Penne Nere alla Protezione Civile Ana, che è stata costretta a intervenire anche nel corso dell’ultima alluvione del Trebbia. La prossima Festa Granda degli Alpini si terrà il prossimo 2, 3 e 4 settembre a Bobbio. «Dopo 30 anni riportiamo a casa nostra la festa» dice il capogruppo locale Enrico Ragaglia. «Stiamo già lavorando per organizzare il tutto e proprio in questi giorni dovremo vederci con il sindaco e le associazioni del paese». Ma la novità è la scelta di Morfasso per la Festa Granda del 2017: lì in Alta Valdarda è ormai dagli anni Sessanta che le Penne Nere non festeggiano il raduno sezionale ed è quindi tempo di ritornare. L’adunata nazionale quest’anno sarà invece ad Asti, luogo relativamente vicino per prevedere anche una nutrita delegazione di piacentini. Ha fatto poi discutere la richiesta dell’Ana nazionale di valutare l’inclusione tra gli Alpini anche di coloro che, pur collaborando con le Penne Nere non abbiano svolto il servizio militare, dato che proprio a causa della sua soppressione gli iscritti sono destinati a calare nel tempo. Per il momento la sezione piacentina ha deciso di mantenere lo status di alpino (con relativo cappello) ai soli ex militari consigliando ai cosiddetti “Amici degli Alpini” di indossare il berretto “norvegese”, ma di permettere loro di partecipare comunque alle sfilate durante le manifestazioni. Ma sarà l’Associazione Nazionale ad avere l’ultima parola in merito. Cristian Brusamonti

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16/02/2016

Alpini, sette onorificenze consegnate ai soci fondatori

Castelsangiovanni - Le penne nere di Castelsangiovanni hanno reso omaggio ai soci fondatori. I sette alpini che oltre sessant’anni fa, era il 1952, fondarono il gruppo sono stati insigniti del titolo di soci onorari. Uno di loro, Luigi Fellegara classe 1930 unico di quel gruppo ancora in vita, ha potuto ricevere di persona l’onorificenza in occasione dell’ultima assemblea che ha dato modo alle penne nere castellane di riunirsi. Tra gli alpini che hanno ricevuto il riconoscimento anche Luigi Bottazzi, decano della sezione con i suoi 96 anni anche se non tra i fondatori. Archiviato un anno speciale, il 2015, che ha visto il gruppo impegnato nella festa Granda che lo scorso mese di settembre ha portato a Castelsangiovanni migliaia di persone, ora gli alpini si sono dati convegno per tirare le somme dei 12 intensi mesi appena trascorsi con un occhio rivolto a chi, 64 anni fa, diede il via a questa avventura. Si tratta di Pietro Bassi (il “medico dei ghiacciai” cui a Courmayeur la scorsa estate è stata dedicata una statua), Carlo Caravaggi, Renzo Manara, Gualtiero Mazzocchi, Erminio Merli, Ettore Olivieri e Luigi Fellegara i cui nomi sono stati ricordati durante l’assemblea insieme anche a quello di Peppino Prisco. A quest’ultimo, storico ex presidente dell’Inter, ma anche e soprattutto Medaglia d’Argento al Valor Militare ufficiale della Divisione Julia nonché amico degli alpini di Castelsangiovanni che a lui hanno dedicato una targa, è stata riconosciuto il titolo di socio onorario della sezione castellana. L’assemblea di inizio anno è stata l’occasione per il capogruppo Graziano Zoccolan di ricordare tutti gli eventi che hanno scandito il 2015, tra cui l’adunata provinciale di settembre, che è stato sicuramente l’impegno più significativo per le penne nere di Castelsangiovanni. Anche per lasciare un segno di quell’evento lo scorso mese di dicembre al centro della rotatoria della logistica è stato inaugurato un cappello alpino in ferro battuto ben visibile da chiunque entri in città. Zoccolan durante l’assemblea di inizio anno ha annunciato la volontà di non volersi ricandidarsi alla fine del suo mandato. L’anno prossimo, il 2017, vedrà quindi con tutta probabilità il passaggio di testimone con un nuovo capogruppo che dovrà guidare le penne nere di Castelsangiovanni. Il raduno di inizio anno è stata anche l’occasione per fare memoria della battaglia di Nicolajewca durante la quale, come ha ricordato il vice capogruppo Alessandro Stragliati nel rievocare quegli eventi del 26 gennaio 1943, gli alpini riuscirono ad aprirsi una breccia nello sbarramento che l’esercito russo aveva predisposto per impedirne la ritirata. Stragliati durante la commemorazione ha letto il bollettino di guerra numero 630 che fu emanato dal comando russo per descrivere come furono travolte le forze dell’Asse sul Don e a Stalingrado. «Il bollettino precisava - ha ricordato - che solo il corpo di armato alpino dovette considerarsi imbattuto in terra russa». Mar mil

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13/02/2016

La luce votiva per i Caduti riaccesa grazie agli alpini

CARPANETO - (p.f.) Il gruppo Alpini di Carpaneto, guidato da Aldo Rigolli, ha sostituito la lampada votiva alla sommità del monumento ai Caduti della prima e seconda guerra mondiale, che era spenta da molti anni. Per eseguire l’intervento in sicurezza sono intervenuti con un sollevatore telescopico munito di un apposito cestello, messo a disposizione da Luigino Rapaccioli, mentre per la parte elettrica si sono avvalsi dalla consulenza del tecnico Marco Sprega, soprattutto per la messa a norma dell’impianto di alimentazione delle luci che sarà comandato da una fotocellula crepuscolare e si accenderà al tramonto per spegnersi all’alba successiva. Durante tutto il tempo di lavoro, diverse persone hanno seguito le fasi dell’intervento che proseguiranno prossimamente con la pulizia del monumento e la sistemazione dell’area verde con la messa a dimora della siepe nella parte posteriore, esattamente come era un tempo. Il monumento ai Caduti in guerra di Carpaneto si appresta a compiere 95 anni essendo stato inaugurato il 18 settembre 1921 alla presenza del ministro delle Terre liberate Giovanni Raineri. Per la costruzione del monumento, che fu uno dei primi nella nostra provincia, venne costituito un comitato di ex combattenti della guerra 1915- 1918, presieduto da Giovanni Speroni, vice presidenti Luigi Emiliani, segretario Angelo Periti, cassiere Giuseppe Beretta. I membri del gruppo raccolsero offerte fra i cittadini, organizzarono gare sportive, concerti, recite, lotterie per raccogliere i fondi necessari alla realizzazione dell’opera progettata dal professore Ottorino Romagnosi e costruita dalla impresa Appolloni. La sostituzione della lampada è un’iniziativa che si inserisce idealmente anche nel centenario della Prima guerra mondiale.

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12/02/2016

L’addio a Natale, l’alpino di 102 anni

Farini, al funerale i vari gruppi sezionali e il vessillo per l’onore al reduce

FARINI - Gli alpini piacentini hanno dato l’ultimo saluto a Natale Guglielmetti, nativo di Pradovera di Farini, scomparso all’età di 102 anni. Mercoledì sono stati celebrati i funerali nella chiesa della piccola frazione farinese, presieduti dal cappellano della seziona Ana Piacenza, don Stefano Garilli, da don Giuseppe Castelli di Pradovera e dal parroco di Farini, don Luciano Tiengo. Gli alpini dei gruppi di Bettola, Borgonovo, Vigolzone, San Giorgio insieme al vicepresidente sezionale Luigi Forlini hanno partecipato alle esequie stringendosi ai nipoti di Guglielmetti e alle due sorelle Margherita e Caterina, entrambe ultra novantenni. La presenza del vessillo sezionale ha dato ufficialità alla celebrazione rendendo i massimi onori al reduce Guglielmetti. Per lui e per tutte le penne nere “andate avanti” è stata recitata la Preghiera dell’Alpino al termine della quale tutti i presenti gli hanno tributato un affettuoso applauso. Da qualche anno Natale Guglielmetti era ospite della casa di riposo “Balderacchi” di Pontedellolio, seguito dai medici e dal personale, dove la vigilia di Natale aveva ricevuto la visita del sindaco Sergio Copelli, dei vertici dell’Ana di Piacenza con il presidente Roberto Lupi e del corpo bandistico pontolliese. Classe 1913, nato proprio nel giorno di Natale, Guglielmetti partì da Torino nel 1936, reclutato nel battaglione alpino Susa, per imbarcarsi verso l’Abissinia, l’attuale Etiopia. Il suo compito fu quello di scavare trincee e per questo probabilmente riuscì a salvarsi. A guerra terminata decise di fermarsi a lavorare come minatore per una ditta che stava costruendo la strada da Gibuti ad Addis Abeba. Rientrato a casa poté riabbracciare i suoi familiari e le tre sorelle. Più tardi ebbe la fortuna di rivedere anche uno dei due fratelli maschi, che riuscì a tornare dopo la prigionia in un lager tedesco. L’altro fratello invece rimase in Grecia, probabilmente disperso. In gioventù Natale fu caposquadra delle mondariso dell’Alta Valnure, agricoltore e boscaiolo. Fino a 96 anni si è dedicato a coltivare il suo appezzamento di terreno a patate e orto. nad. pluc.

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05/02/2016

Dagli alpini mille euro per gli alluvionati

(fz) Sono trascorsi ormai cinque mesi dall’alluvione che, nello scorso mese di settembre, ha colpito con tutta la sua violenza le valli piacentine, ma il fiume di solidarietà verso le popolazioni della nostra provincia duramente messe alla prova dal maltempo non accenna ad arrestarsi. A San Nicolò il locale gruppo degli Alpini ha destinato la somma di mille euro a favore di un’attività commerciale di Bettola segnata dagli eventi calamitosi. Nei giorni passati, una delegazione delle penne nere con a capo Giorgio Gnocchi ha raggiunto il paese della Valnure per consegnare la somma raccolta. «Grazie anche alla partecipazione di un gruppo di amici degli Alpini che ha voluto con determinazione contribuire a questa causa benefica, abbiamo potuto mettere a disposizione di un operatore economico del territorio una somma che rappresenta un aiuto importante in un momento di difficoltà », spiega Gnocchi. «In questo modo – prosegue – abbiamo inteso esprimere la nostra vicinanza, sia emotiva che concreta, nei confronti di persone che, da un giorno all’altro, hanno visto la loro vita improvvisamente stravolta e posta di fronte a sfide impegnative ».

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01/02/2016

Vigolzone, sfilano ottocento alpini

Cerimonia al monumento ai caduti. «Qui valori e identità nazionale»

VIGOLZONE - A 73 anni di distanza, la battaglia di Nikolajewka fa ancora emergere i più alti valori alpini e il loro desiderio di unità ed identità nazionale. Ieri circa 800 penne nere hanno partecipato al raduno regionale organizzato quest’anno dal gruppo di Vigolzone - che dal 1983 ha sul suo territorio un monumento a Nikolajewka - e dalla sezione alpini di Piacenza, cui ha preso parte anche il presidente nazionale dell’Ana (Associazione nazionale alpini) Sebastiano Favero. Un appuntamento che ha avuto inizio sabato sera con il concerto molto partecipato e applaudito dei cori alpini Ana Valtidone, Ana Valnure e Cai Piacenza. «Nikolajewka è un nome che a noi alpini fa venire i brividi - ha commentato Favero -, che ci ricorda un avvenimento che che ha segnato la nostra storia, non solo perché i bollettini russi riconoscono che il corpo d’armata alpino è l’unico che può ritenersi non sconfitto in terra di Russia, ma perché in quel momento epico sono venuti fuori l’ideale e il valore degli alpini. Dopo settimane di sofferenza e morte, dopo tanti compagni caduti, è stato chiesto agli alpini il sacrificio supremo e lo hanno compiuto fino in fondo. Dopo un periodo di vergognoso oblio, Nikolajewka è ricordata dagli alpini come un momento in cui ermergono profondamente i nostri valori, il nostro essere capaci, anche in guerra, di non odiare, ma di credere fino in fondo alla nostra identità». Si è rivolto quindi calorosamente agli studenti presenti (che grazie allo studio con i loro insegnanti e con la collaborazione della sezione Ana di Piacenza hanno portato testimonianze di alpini che hanno vissuto quei tragici momenti) dicendo loro che «oggi, in questo momento difficile, in cui si parla di Europa e di Italia, dobbiamo avere il coraggio di dire ancora una volta chi siamo, che siamo un popolo, siamo l’Italia, che serve sì cultura ma pure identità». Alpini da tutta l’Emilia Romagna e regioni limitrofe, i consiglieri nazionali, autorità civili e militari, il gonfalone della città di Piacenza, hanno sfilato lungo il paese imbandierato e partecipato alla messa in chiesa celebrata dal cappellano sezionale don Stefano Garilli e dal parroco di Vigolzone, don Piero Lezoli. Una presenza che è stata salutata dal capogruppo degli alpini di Vigolzone, Romano Mariani, e dal presidente sezionale, Roberto Lupi. «Questo monumento - ha detto Mariani - è per noi un punto di riferimento. Spero che il nostro lavoro dia il giusto onore che questa giornata merita». «E’ doveroso ritrovarci qui a Vigolzone - ha fatto eco Lupi - davanti a questo monumento che contiene la terra di Russia e ricorda alpini e caduti nella terribile Campagna ». Anche il sindaco di Vigolzone, e presidente della Provincia, Francesco Rolleri, è intervenuto: «E’ ancora chiaro nella nostra mente e cuori il ricordo dell’adunata nazionale 2013 a Piacenza. Per fortuna le tracce di quel passaggio sono ancora presenti nelle nostre vite perché da quei giorni abbiamo imparato ad essere più aperti, attenti ai bisogni degli altri, abbiamo imparato che lavorando insieme per una causa comune si possono ottenere grandi risultati. Spero che i valori alpini di fratellanza, solidarietà, attenzione ai bisogni del prossimo, coraggio e orgoglio nazionale diventino sempre più valori condivisi da tutti gli italiani». Nadia Plucani

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29/01/2016

Penne nere, ad Agazzano nuovo direttivo

Al timone il giovane Bocellari: chiamata per tutti alla cena sociale del 19 marzo

AGAZZANO - Passaggio di consegne alla guida del gruppo alpini di Agazzano il cui capogruppo uscente, Bruno Merli, ha da poco ceduto il testimone al giovane Emanuele Bocellari. Le attività della sezione agazzanese, cui fanno riferimento 77 penne nere tra cui l’alpina Vanessa Gentilotti in questi momenti impegnata nei Campionati Sciistici delle Truppe Alpine in corso al Sestriere, saranno quindi coordinate per i prossimi tre anni dal 33enne alpino. Insieme a lui nel neo eletto direttivo sono entrate anche alcune figure nuove che potranno portare energie fresche. Si tratta di Tarcisio e Osvaldo Bruschi (consiglieri) insieme a Ettore Baldini (tesoriere). Vice di Bocellari sarà Antonio Mantova, mentre il ruolo di segretario è stato affidato a Doriano Crippa. Tra i consiglieri ci sono anche l’ex capogruppo Bruno Merli, Enio Cappuciati, e Onorio Casarola. Le penne nere agazzanesi, che vantano 65 anni di storia e hanno la loro sede nei pressi dei campi da bocce (parte alta del paese), si riuniranno il giorno di San Giuseppe, 19 marzo, per una cena sociale. A giugno ci sarà invece uno degli appuntamenti più attesi dagli alpini e dai loro simpatizzanti e cioè la festa di sezione che sarà l’occasione per ospitare ad Agazzano penne nere in arrivo da tutta la provincia. m. mi

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29/01/2016

Vanessa, con gli sci punta al podio

L’alpina di Gazzola ai Campionati al Sestriere: «Grande emozione»

GAZZOLA - Vanessa Gentilotti ci riprova. La 22enne alpina di Gazzola è tra i venti atleti che rappresentano il Secondo Reggimento Alpini ai Campionati Sciistici delle Truppe Alpine (CaSTA) in corso in questi giorni al Sestriere, in Piemonte. La giovane alpina per il secondo anno consecutivo è entrata a far parte della rosa di venti atleti chiamati a rappresentare “l’orgoglio alpino” sulle nevi dell’alta Val Susa (lo scorso anno le gare erano in Val Pusteria). Con Vanessa c’è solo un’altra ragazza che fa parte della stessa squadra i cui componenti sono quasi tutti uomini. La giovane di Gazzola, che dal 2012 ha optato per la vita militare, siede con le riserve ma non per questo si sente meno partecipe. «Stare qui è sempre molto emozionante - dice - la nostra squadra potrebbe salire sul podio delle prime tre. Aspettiamo i risultati di domani (oggi per chi legge, ndc)». Oggi ci sarà infatti la staffetta finale il cui risultato potrebbe far salire i venti atleti, tra cui Vanessa Gentilotti, sul podio dei vincitori. La squadra del Secondo Reggimento Alpini di cui la 22enne di Gazzola fa parte deve vedersela con altre 25 formazioni in arrivo da tutta Italia e da diversi Paesi del mondo. Gli atleti in gara sono centinaia. Per questo motivo la preparazione fisica prima di arrivare al Sestriere è stata molto intensa. «Nei mesi scorsi mi sono allenata molto. E’ stato un periodo di grande lavoro. Ero quasi sempre in giro, in caserma ci sono stata pochissimo» racconta. A Cuneo, dove dallo scorso mese di giugno Vanessa Gentilotti è stata assegnata dopo aver prestato servizio presso il Reparto Comando Taurinese di Torino, il tempo trascorso in caserma è stato poco anche per un altro motivo. La giovane alpina di Gazzola è stata infatti assegnata al programma “Strade Sicure” e spedita, insieme ad altri suoi compagni, a sorvegliare i cantieri della Tav, la linea ad alta velocità contro la cui costruzione sono nati numerosi comitati spesso al centro di disordini con le forze dell’ordine. Vanessa è stata assegnata alla sorveglianza dei cantieri dove lavorano gli operai addetti alla costruzione di queste linea dell’alta velocità ferroviaria. «A volte mi è capitato di presenziare in occasione di manifestazioni – racconta Vanessa – per fortuna non particolarmente violente. Quando c’ero io non è successo nulla di preoccupante». A Cuneo tornerà di nuovo dopo l’esperienza sulla neve. «Non so a quali compiti sarò assegnata. Vedremo una volta rientrata». Nel frattempo durante il periodo natalizio che si è appena concluso la 22enne di Gazzola ha trovato il tempo per fare rientro a casa per una decina di giorni. Giusto il tempo di salutare i genitori e i due fratelli. «Almeno il Natale l’ho trascorso in famiglia» dice la giovane alpina. Da Agazzano, la giovane penna nera è iscritta al locale gruppo alpini, fanno come sempre il tifo per lei e aspettano il suo ritorno, magari durante il raduno annuale che il prossimo mese di giugno si terrà nel paese della Valluretta. Mar. Mil.

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28/01/2016

«Una vita sempre con il sorriso»

L’ultimo saluto della Pubblica assistenza e degli alpini ad Angelo

FIORENZUOLA - «Ciao Angelo. A te che per 25 anni hai sempre risposto: presente»: lo hanno salutato così ieri i volontari della Pubblica assistenza, al termine della preghiera del milite. «Ciao Angelo » ha detto anche l’amico alpino, concludendo la preghiera del corpo. «Caro amico, ti diciamo non addio, ma A Dio» ha detto, concludendo l’omelia don Roberto Scotti. Ad Angelo Fagnoni era spontaneo dire “ciao”. Era davvero un amico, pronto ad avvicinarsi con autenticità al prossimo. Era un amico della comunità per la quale si è speso attraverso tantissimi servizi: la Pubblica assistenza, i viaggi umanitari in Kenya con don Pozzi e più di recente in Bosnia con “Fiorenzuola Oltre i confini”, il servizio nel gruppo presepistico, gli aiuti alla Corale, al gruppo disabili, la Colletta alimentare, per citarne alcuni. «Semplicità, affabilità, bonarietà, sono le parole che mi vengono in mente se penso alla vita di Angelo - ha detto don Scotti -. Nel Vangelo delle Beatitudini Gesù dice rallegratevi ed esultate. Angelo ha vissuto gli eventi di questa vita con il sorriso; nella naturalità e semplicità ha vissuto i rapporti personali. Ha saputo esercitare la solidarietà del sorriso. Si è sempre piegato per dare una mano a sollevare qualcuno e ha vissuto la concretezza della vita cristiana. Gesù chiede ai suoi discepoli: siate come bambini. Angelo lo ha fatto, nella sua voglia di condividere il buonumore». La messa che lo accompagnato “a Dio”, ha avuto una solennità spontanea, non artificiale. A rendere solenne la celebrazione la presenza delle penne nere del Coro degli alpini di Collecchio (il Collicolum Coro diretto dal maestro Roberto Fasano) che lo hanno salutato con i canti della montagna, da “Stelutis alpinis” a “Signore delle Cime”. Attorno al feretro, in piedi sull’attenti, tantissimi alpini e i vessilli dei vari gruppi della provincia e della sezione Ana di Piacenza (Fagnoni era stato capogruppo a Fiorenzuola alla fine degli anni ’60 e consigliere provinciale Ana). Appoggiato alla bara il cappello alpino, che portava con orgoglio e senso di appartenenza. Una cerimonia piena di commozione, in una Collegiata strapiena di gente che si è fermata lungamente alla fine della messa, quando sul sagrato è stato tributato un ultimo canto alpino. La famiglia di Angelo - la moglie Rita Ruggi, i figli Andrea Davide e Valeria, i nipotini Alessandro e Giulia,i fratelli Luigi e Mariella - è stata circondata dall’affetto di centinaia di persone. Presente anche il gruppo dei vigili del fuoco di Fiorenzuola, che si sono stretti attorno al figlio Davide. Donata Meneghelli

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26/01/2016

Alpini di Gazzola e Piozzano, ok al bilancio 2015 Pronti per la trasferta al raduno nazionale di Asti

GAZZOLA - (ct) Tutti presenti quando si tratta di dare vita alle infinite iniziative cui prendono parte attraverso il sudore della propria fronte, allo stesso modo non ci sono defezioni nemmeno in fase di programmazione. Il gruppo Alpini Piozzano- Gazzola ha chiuso con un chiassoso ed entusiasta brindisi, ovviamente a base di gutturnio, la prima assemblea di un 2016 che si è invece aperta con la relazione entusiasta del presidente Leopoldo Gogni; il numero uno delle penne nere, di fronte al vice presidente sezionale Luigi Forlini, al consigliere di vallata Enrico Bergonzi e ai sindaci Simone Maserati e Giuseppe Burgazzoli, ha snocciolato, e posto ai voti, quelle che saranno le attività e le tappe da affrontare nel corso del nuovo anno. Sarà il raduno nazionale di Asti, il momento più atteso da parte del gruppo che ha dato l’ok all’arganizzazione di pullman che, dalla Valluretta, condurrà i commilitoni verso il capoluogo piemontese il prossimo 13 maggio. Sul tavolo della riunione, che si è tenuta nei locali del municipio di Gazzola, l’allestimento di numerosi momenti di convivialità, come la festa del gruppo che si svolgerà il prossimo 2 giugno, giorno nel quale si terrà anche la consueta cena annuale in un noto agriturismo della zona. Non solo: gli alpini, sempre sensibili ai temi di carattere sociale, hanno approvato all’unanimità la concessione di un contributo economico in favore di un soggetto in difficoltà economica, segnalato dai servizi sociali del comune.

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26/01/2016

Addio all’Angelo che dava una mano a tutti

Fiorenzuola, domani i funerali di Fagnoni. «Un volontario per stile di vita»

FIORENZUOLA - Angelo: di nome e di fatto. Di quegli angeli che fanno tante piccole azioni quotidiane, senza sbattere le ali. Non si fanno vedere, ma i risultati delle loro azioni si vedono. Era così Angelo Fagnoni, disponibile incondizionatamente. Se ne è andato all’età di 75 anni, dopo una malattia vissuta con coraggio e senza mai dimenticarsi degli altri. La sua Fiorenzuola lo saluterà domani alle 14,30 in Collegiata. Già ieri è stato grande il cordoglio manifestato nella camera ardente allestita alla Luce nel Tempo, in via Roma, e poi la sera al rosario. «Ad Angelo le cose non andavano neppure chieste. Era tale la sua disponibilità ed attenzione, che era lui il primo ad accorgersi dei bisogni e a farsi avanti». Così osserva Luigi Danesi, presidente di “Fiorenzuola oltre i confini”, associazione umanitaria al seguito della quale Fagnoni partecipò a viaggi in Bosnia, nei campi profughi, per portare quel materiale e quelle attrezzature che lui raccoglieva, con il suo inconfondibile Volkswagen bianco, e poi sistemava, da versatile artigiano. «Era un volontario per stile di vita». La disposizione all’aiuto era un suo abito quotidiano: «Fagnoni era stato tra i primi volontari della Pubblica assistenza Valdarda - racconta Luigi Buratti -. Facemmo i lavori di muratura e pittura della nuova sede. Erano i primi anni ’80. Angelo è stato milite della Pubblica per 25 anni. Ho avuto modo di apprezzarlo anche come compagno nell’opera di allestimento delle Natività in Collegiata, con il Gruppo Amici del Presepio, di cui fa tuttora parte anche il fratello Luigi Fagnoni ». Capace di “fare gruppo”, Angelo era un tutt’uno con il gruppo comunale degli Alpini di Fiorenzuola che aveva guidato a fine anni ’60. «Nonostante la malattia, nell’ottobre scorso lo avevo convinto a partecipare all’assemblea dei capigruppo che si teneva a Podenzano - racconta l’amico alpino Giorgio Corradi -. Ne era stato molto contento. E’ stato un aiuto indispensabile per le nostre opere di solidarietà, come la Colletta alimentare. Il suo furgoncino bianco ha macinato chilometri a trasportare beni alimentari. Purtroppo nelle ultime settimane le forze lo stavano abbandonando, ma non dimenticava di rivolgere un pensiero agli altri». Fagnoni era diventato un angelo custode anche dell’Amop, Associazione malato oncologico. «Da lui era partita la sollecitazione a creare un banchetto di raccolta fondi - spiega Cosetta Ferraguti, volontaria -. Lui aveva provveduto ad acquistare porta candele, distribuiti poi per la raccolta fondi». Angelo aveva il cuore grande e le mani capaci: nella sua officina sotto casa, in via Pirandello, aggiustava di tutto: attrezzature che potevano servire ad associazioni o a persone bisognose. Era stato ricercato artigiano e manutentore di impianti di importanti aziende del territorio come la Biffi ma anche la Maradini, il biscottificio. E sapete cosa faceva Angelo? Spesso portava i biscotti ai ragazzi disabili. Nessuno lo sapeva, se non i destinatari di quel dono. Che ricordano anche le ore passate insieme a giocare al “ponta a l’ov”, con quell’alpino gentile e sorridente. Il sorriso lo ha contraddistinto anche nella sua vita più familiare, con i figli Andrea, Davide e Valeria (che gli ha regalato due nipotini). «Tengo nel cuore il ricordo di Angelo, papà del mio amico Davide - racconta Marco Gaudenzi, cresciuto nella stessa via - . Angelo dedicava a noi bambini tanto tempo ed energia. Ci portava al cinema Acli, ci aiutava a fare le costruzioni per il carnevale. Era un piccolo genio, si ingegnava a fare di tutto e noi lo guardavamo incantati. E’ il rappresentante degno delle generazioni di una volta che non si risparmiavano e mettevano a disposizione degli altri il loro tempo». Donata Meneghelli

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23/01/2016

ricordiamo i piacentini a nikolajewka

Egregio direttore, era il 2002 in quel di Reggio Emilia, alla fine del giuramento solenne - uno degli ultimi degli alpini- che si svolse in quella città. Allora Presidente della Sezione di Parma dell’ANA, dissi agli altri Presidenti dell’Emilia e Romagna che per celebrare in modo più consono e solenne l’anniversario della ritirata di Russia, sarebbe stato meglio ricordare a turno, i fatti di Nikolajewka. E così fu. Sarebbe però bello e giusto, ricordare anche chi dei piacentini prese parte a quel terribile e triste periodo della nostra storia. Tenendo oltremodo presente che furono pochi i piacentini che andarono e presero parte dell’ ARMIR. Il motivo era semplice. Il novanta per cento dei piacentini facevano parte del 3° Alpini, ed erano schierati sul fronte occidentale verso la Francia. Alfio Caruso nel bellissimo libro " Tutti i vivi all’ assalto" la descrisse come una avanzata all’ indietro. Ci furono medici, Tassi ancora in vita, e Fracchioni. Ferrari ufficiale comandante delle salmerie, da Bedeschi citato nell’ altrettanto famoso " Centomila gavette di ghiaccio". A Castelsangiovanni il tenente Bassani. Mi scuso per altri non citati, ma questi li ho conosciuti personalmente, quando ero segretario della Sezione di Piacenza, con il mitico capitano Govoni. Maurizio Astorri - Bardi

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22/01/2016

Nuova guida per gli Alpini

Carpaneto, Aldo Rigolli eletto presidente. Assemblea, 2 liste

CARPANETO - (f.l.) Aldo Rigolli è stato eletto capogruppo degli Alpini di Carpaneto per il prossimo triennio dall’assemblea delle “penne nere”- una novantina - che si è svolta nella sala Bot del palazzo comunale, diretta dal presidente provinciale Alpini, Roberto Lupi, con il vicepresidente Gianluca Gazzola. Il neoeletto capogruppo Rigolli è nato a Carpaneto nel 1947. Chiamato alle armi nel 1967, dopo il Car (Centro addestramento reclute) a L’Aquila è stato incorporato nella 212ª compagnia del battaglione Val Tagliamento, 11° reggimento Alpini d’arresto di stanza a Paluzzo di Udine. E’ iscritto alla Associazione nazionale alpini dal 1969. Il direttivo del gruppo di Carpaneto è formato da Bruno Sartori (vice capogruppo), Giovanni Tondelli (tesoriere), Daniele Mazzoni (segretario) e dai consiglieri Valter Casotti, Franco Garbazza, Luigi Lombardelli, Gianni Magnaschi, Germano Rivioli, Antonio Stocchetti e Carlo Veneziani. Nel corso dell’assemblea, dopo il saluto del presidente provinciale Lupi che ha sottolineato alcuni articoli dello statuto nazionale Alpini e il regolamento sezionale, il capogruppo uscente Giorgio Argellati ha tenuto una dettagliata relazione sull’attività del gruppo durante il 2015. Alla discussione sono intervenuti Aldo Rigolli, Gianni Magnaschi, Benito Botti e Antonio Stocchetti. Giovanni Tondelli ha tenuto la relazione amministrativa contabile. Entrambe le relazioni sono state approvate a larga maggioranza. Quindi, l’elezione del capogruppo e dei consiglieri che ha visto contrapporsi due liste: una guidata da Giorgio Argellati, l’altra da Aldo Rigolli che ha ricevuto il maggior numero di consensi. Il gruppo Alpini di Carpaneto è uno dei primi costituiti in provincia, nel 1926, ad opera di Gianetto Devoti, che lo ha guidato per diversi anni. Dopo la seconda guerra mondiale il gruppo si è ricostituito con il capogruppo Giuseppe Panni, seguito da Leopoldo Veneziani, Gianfranco Garbazza, Tarcisio Copelli, Fausto Testa, Armando Segalini, Andrea Guidotti, Guido Marchesini, Giuseppe Brenni, Carlo Veneziani, Giorgio Argellati e ora Aldo Rigolli.

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22/01/2016

Più di mille alpini per Nikolajewka

A Vigolzone la commemorazione sarà tenuta dal presidente nazionale Ana Sebastiano Favero. Attese penne nere da tutta la regione per domenica 31

VIGOLZONE - Sarà il presidente dell’Associazione italiana alpini, Sebastiano Favero, a tenere la commemorazione della battaglia di Nikolajewka a Vigolzone il prossimo 31 gennaio. Si tratta della commemorazione regionale che vedrà radunati nella borgata della Valnure gli alpini delle cinque sezioni dell’Emilia-Romagna: oltre a quella di Piacenza, la bolognese-romagnola, Modena, Parma e Reggio Emilia. Per domenica 31 sono attese oltre mille persone. L’ultima presenza di un presidente nazionale Ana a Vigolzone risale a cinque anni fa. Nel 2011, sotto la presidenza sezionale di Bruno Plucani, alla commemorazione prese parte l’allora numero uno dell’Ana, Corrado Perona. Favero è alla sua seconda visita piacentina da quando è alla guida degli alpini italiani. La prima nel 2014 in occasione dell’inaugurazione del momumento in ricordo dell’Adunata Nazionale 2013 a Piacenza in piazzale Libertà. Arriverà assieme al segretario nazionale dell’Ana, il generale Silverio Vecchio. Ad accoglierlo oggi saranno il presidente sezionale Roberto Lupi, il consiglio provinciale Ana, nonché il revisore dei conti nazionale, il piacentino Roberto Migli. Anche questa volta viene per un monumento, un cippo speciale che ricorda in tutta la provincia di Piacenza il sacrificio degli alpini in arme il 26 gennaio del 1943 sul fronte russo. Fu quello uno degli scontri più importanti durante il ripiegamento delle forze dell’Asse nella Seconda Guerra Mondiale, a seguito del crollo del fronte del Don. Il sacrificio degli alpini dell’Armir consentì alle altre truppe di salvarsi rifugiandosi al di fuori della "tenaglia" russa. Ogni anno le penne nere di tutte le sezioni d’Italia ricordano questo evento. Il programma di Vigolzone prevede alle 9 il ritrovo degli alpini e dei cittadini al monumento di Nikolajewka in piazza Serena (municipio). Alle 10 e 30 l’alzabandiera e il corteo con la fanfara Ana di Piacenza (diretta dal maestro Edoardo Mazzoni) verso la chiesa parrocchiale dove alle 11 e 15 verrà celebrata la messa dal parroco don Piero Lezoli. Al termine lo "sfilamento" verso il monumento ai Caduti di Nikolajewka, gli onori e l’allocuzione del presidente Favero. Il raduno regionale per il 73esimo anniversario della battaglia avrà un prologo. Sabato 30 gennaio alle 21 si terrà un concerto di cori nella chiesa di Villò di Vigolzone. Federico Frighi

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19/01/2016

Sulle note del coro delle penne nere incontro musicale alla casa protetta

CASTEL SAN GIOVANNI - Pomeriggio in musica per gli anziani ospiti dell’Albesani di Castelsangiovanni. Grazie agli alpini i nonni della struttura protetta, oggi Asp Azalea, hanno potuto fare un tuffo nei ricordi. Gli alpini di Castelsangiovanni, insieme al coro Ana Valtidone, hanno intrattenuto per un paio di ore gli anziani ospiti. I cantori, guidati da Donato Capuano, hanno intonato l’Inno di Mameli e proseguito con un repertorio che ha toccato brani quali il Signore delle cime, il 33, testamento del capitano, da Udin siam partiti per finire con due canti abruzzesi, 2015 e Vola- Vola-Vola, che il coro Ana Valtidone aveva eseguito a l’Aquila durante l’Adunata Nazionale che si era tenuta nella città abruzzese. Qualche mese fa il gruppo delle penne nere castellane, guidate da Graziano Zoccolan e dal vice Alessandro Stragliati, aveva donato alla struttura protetta di Castelsangiovanni alcune carrozzine. Ad animare la recente visita c’era anche la fisarmonica di Stefano Bozzini che ha entusiasmato gli anziani ospiti dell’Albesani tra cui anche quattro alpini che hanno vissuto una giornata di intensi ricordi. Per gli alpini castellani il 2015 è stato un anno ricco di manifestazioni. La più importante è stata la 64° Festa Granda che lo scorso mese di settembre ha portato nel capoluogo della Valtidone migliaia di penne nere. A dicembre è stato inaugurato, anche in memoria di quello storico evento, un cappello alpino all’ingresso della città al centro della rotatoria del polo logisitico nei pressi dell’autostrada. m.mil

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05/01/2016

Fiorenzuola - Consueta festa di Natale con le penne nere e gli alunni dell’Istituto comprensivo

Alpini al Verani con commozione

Spettacolo dedicato a Franco Meneghelli che è in ospedale

FIORENZUOLA - Al centro anziani “Verani” di Fiorenzuola anche quest’anno si è tenuta la festa di Natale con gli alpini del Gruppo di Fiorenzuola (carichi di doni) e gli alunni dell’Istituto comprensivo, che hanno allietato la giornata degli ospiti e animato il ritrovo di tutto il personale e del cda della Fondazione Verani- Lucca, guidata dal presidente Francesco Boscarelli (i membri del cda prestano la loro opera gratuitamente). La struttura, guidata dalla direttrice Claudia Ghisoni, conta circa 130 dipendenti e accoglie oltre cento persone, tra residenza sanitaria assistenziale, casa protetta e mini alloggi con servizi. Presenti il vicesindaco Giuseppe Brusamonti (anche in veste di papà di uno dei bambini in scena) e il presidente del consiglio comunale Santino Bravo. Lo spettacolo, per la regia della maestra Anna Maria Russo, è stato messo in scena dalla classe 1° F della primaria, accompagnata da alcuni tutor diventati ormai “grandi” («sono in 1° media ma l’Istituto comprensivo di Fiorenzuola - sottolinea la Russo - lavora proprio per l’integrazione verticale»). Nei panni di Babbo Natale, il giovane Emanuele Falzi, attorniato da altri ragazzi e ragazze di 1° media desiderosi di pace, che a Babbo Natale mandano mail contro atti di violenza, prepotenza e sopraffazione. In scena Marco Bandini, Lorenzo Tiramani, Emanuele Brusamonti, Lorenzo Torricella, Tommaso Alizoni, Giovanni Giustiniani, Giorgio Gualtieri, Anna e Mariam Yaya. I bambini hanno dedicato lo spettacolo a Franco Meneghelli, alpino nonché presentatore ogni anno della manifestazione, che ora però sta combattendo una personale e difficile battaglia in ospedale, dove si trova ricoverato da ormai due mesi dopo essere stato investito da un’auto mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali. Commozione e saluti per Franco sono stati espressi dal presidente Boscarelli e da tutte le penne nere presenti, unite anche nel sostegno ad un altro amico in ospedale: Angelo Fagnoni. Il miglior augurio per l’anno nuovo è contenuto nel messaggio che ha letto la familiare di un’anziana ospite: «Grazie al personale per l’attenzione, la professionalità e per il sorriso che non manca mai e che illumina le stanze il cuore di chi vi dimora».

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02/01/2016

montezago - Davanti alle penne nere di Carpaneto, Lugagnano e Vigolo si è esibito il coro di Fontana Fredda di Cadeo

Nell’eremo risuonano ai canti dell’epopea alpina

LUGAGNANO - Il canto come inno alla gioia, come preghiera, come quel “patto in note” che tiene unito un gruppo. Questo è quanto ha saputo offrire il coro di Fontana Fredda di Cadeo in occasione del recente ritrovo degli Alpini di Carpaneto, Lugagnano e Vigolo, uomini che, a loro volta, rappresentano un corpo che negli anni ha saputo incarnare valori che rendono ricca la comunità come la solidarietà, la collaborazione, un profondo senso di appartenenza, l’allegria e la voglia di condivisione. A rendere ancora più suggestivo l’appuntamento è stata la sede del ritrovo: l’Eremo dell’Amore Misericordioso di Montezago, in territorio di Lugagnano. Ne è scaturito un pomeriggio di festa che ha saputo regalare soprattutto di armonia. Nella piccola e accogliente chiesa di Montezago, dove all’assenza del riscaldamento ha sopperito il morbido calore delle voci del coro di Fontana Fredda, diretto da Francesca Berté e accompagnato alla tastiera da Mirella Sesenna, sono stati eseguiti quei canti alpini che danno testimonianza di tradizioni e di valori forse oggi un po’ poco considerati. Tanti sono stati i complimenti e gli applausi che ha ricevuto il gruppo di cantori della frazione del comune di Cadeo. Con le sue parole padre Devis è riuscito a fare leva sulle coscienze, commentando i recenti fatti di cronaca: «Mi spaventa soprattutto non chi sta al di fuori, ma chi sta all’interno, chi si dichiara cristiano, chi magari partecipa alle funzioni, ma che poi si comporta in modo completamente opposto. Mi spaventa chi ha scelto di eliminare i festeggiamenti del Natale (facendo riferimento al caso del dirigente scolastico di Rozzano, che si è poi dimesso ndc) rinunciando alle nostre tradizioni e cancellandone i valori». Allontanando quel respiro di paura che si è diffuso dopo gli attentati a Parigi, il sacerdote ha aiutato a riflettere - citando il Vangelo - «sulle dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita», spronando i tanti presenti a «restare vigili» nella quotidianità. «Quella quotidianità - che come dichiarato dal sindaco Jonathan Papamarenghi - rischia di andare in declino, se non ci prendiamo il tempo per riflettere su ciò che è importante. Per questo il ritrovarsi degli alpini, anche a distanza di anni per qualcuno, con la stessa intensa voglia di stare insieme, deve essere un esempio. Lo spirito d’unione di chi indossa la penna nera, con l’emozione che ha saputo regalare il coro di Fontana Fredda attraverso i canti, devono darci la spinta per uscire dai momenti di difficoltà e di disorientamento ». Il pomeriggio di festa, si è concluso con la lettura della preghiera dell’alpino, i saluti dei capigruppo Luigi Faimali e Giorgio Argellati e una merenda. Valentina Paderni

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30/12/2015

Auguri di Natale e regali degli alpini per gli ospiti della casa di riposo

CARPANETO - (p.f.) Come si ripete da anni, nel pomeriggio della vigilia di Natale, festa degli auguri per gli ospiti della casa di riposo Breviglieri. Oltre a parenti ed amici degli ospiti, i numerosi intervenuti sono stati accolti dalla direttrice dell’istituto Cinzia Prati. Tra i presenti, il sindaco Gianni Zanrei, il consigliere comunale Guido Freschi, la presidente del coro San Fermo Tiziana Degan, il capogruppo Alpini Giorgio Argellati con una ventina di alpini ed il caratteristico cappello. Proprio le penne nere hanno portato in dono due carrozzine per gli ospiti non autosufficienti. Il coro San Fermo diretto da Massimiliano Pancini ha rallegrato il pomeriggio con l’applaudito concerto fra cui hanno eseguito: “Abete di Natale”, “E’ nato un bambino”, “Gesù bambino è nato”, “Aprite le vostre porte”, “Quando nacque Gesù”, “Halleluja” di Cohen e “Bambino divino”. Il pomeriggio si è chiuso con la merenda in compagnia, inoltre è stato distribuito “Il nostro calendario 2016”. Realizzato dagli ospiti con il personale e la direzione della Fondazione Breviglieri, il lunario racconta vecchi proverbi contadini, modi di dire, mestieri, ricette, tradizioni di un tempo. Oltre alla donazione delle due carrozzine il locale gruppo Alpini ha donato 5mila euro per gli alluvionati e 1000 euro alla Pubblica assistenza “Carpaneto soccorso” per acquistare attrezzature. A “Mastro Balocco” hanno donato un computer e una batteria di tegami. Al concittadino alpino Giorgio Catoni, dal 1998 missionario laico in Messico, gli alpini hanno inviato 500 euro. Recentemente le penne nere hanno sistemato a Ciriano l’area del monumento ai Caduti in guerra e restaurato e verniciato le catene che lo delimitano. Qualche giorno prima di Natale, alcuni soci della Pro loco con la presidente Lucia Casella oltre agli auguri agli ospiti della casa di riposo avevano portato in dono due deambulatori.

 

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29/12/2015

Alpini di Borgonovo, appuntamento col raduno in programma a Bruso

Cena benefica per salutare un 2015 intenso

BORGONOVO - Si riunirà lunedì 11 gennaio a Bruso di Borgonovo l’assemblea che come tutti gli anni chiamerà a raccolta le 140 penne nere di Borgonovo che stanno per chiudere un anno, il 2015, tutto vissuto all’insegna della solidarietà e della memoria. Gli alpini di Borgonovo nel corso di questi ultimi 12 mesi hanno infatti proseguito da un lato le attività a sostegno del territorio, con un occhio sempre rivolto alle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra, e dall’altro quelle a favore dei più bisognosi. Per non dimenticare il sacrificio di chi, soprattutto giovani soldati, perse la vita per garantire al nostro Paese un futuro di pace gli alpini di Borgonovo hanno incontrato i ragazzi delle scuole medie del paese con cui hanno rievocato gli anni terribili della Prima Guerra Mondiale e i fatti che la caratterizzarono. Sempre agli alunni delle scuole gli alpini di Borgonovo hanno regalato la bandiera italiane e dell’Unione Europea per esporle fuori dagli istituti scolastici. Dall’altro lato, quello solidaristico, la generosità degli alpini ha abbracciato bambini, anziani e anche le popolazioni alluvionate. «Su indicazione della maestre - dicono - abbiamo acquistato un televisore per la scuola materna, mentre agli anziani dell’ex Istituto Andreoli abbiamo donato un asciugacapelli utile per la loro cura personale». In seguito all’emergenza alluvione che lo scorso 14 settembre ha colpito l’alta Valtrebbia e l’alta Valnure gli alpini di Borgonovo si sono rimboccati le maniche. Dieci di loro, volontari nell’Unità di Protezione Civile della Sezione Ana di Piacenza, per venti giorni hanno spalato fango e contribuito a rimettere ordine nel caos post alluvione nei comuni di Bettola, Farini, Ferriere e Roncaglia. Sempre per aiutare chi è stato colpito dalla tragedia dell’alluvione gli alpini hanno partecipato anche alla recente organizzazione, insieme a tutte le associazioni del paese, di una cena benefica che si è tenuta nei locali dell’Istituto don Orione ed a cui hanno partecipato oltre 200 persone. «La somma raccolta deve ancora essere quantificata - dicono gli organizzatori - ma sappiamo già che sarà destinata ad un comune colpito dall’alluvione». Durante la cena benefica gli alpini hanno servito ottima polenta, che è andata letteralmente a ruba tra i commensali che vi hanno preso parte. Il 2015 ha riservato anche qualche momento di relax, come quando le penne nere si sono concesse alcuni giorni di viaggio insieme ad amici e simpatizzanti a Verona, Alba, Trento e a Monaco di Baviera. m.mil

 

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27/12/2015_2

Foto d’epoca e aneddoti: 12 mesi con gli alpini di Agazzano, nel calendario

AGAZZANO - Dodici mesi accompagnati dalla storia, dagli aneddoti e da bellissime fotografie del corpo degli Alpini. Così si presenta il calendario realizzato per il 2016 dal gruppo delle Penne nere di Agazzano, disponibile presso la sede dell’associazione, andato letteralmente a ruba in queste settimane di distribuzione e giunto rapidamente alla sua terza ristampa. Ad aprire il lunario, in copertina, la gigantografia posta sulla facciata del palazzo municipale in occasione della Festa Granda del 1989, entrata nella memoria per il grande successo all’epoca riscontrato e segnato, tra l’altro, dalla partecipazione e dall’intervento in Piazza Europa dell’oratore ufficiale Peppino Prisco, reduce della Campagna di Russia. Nell’immagine, un Alpino anziano si rivolge ad un giovane con le parole: «No, caro ragazzo. Non ci aduniamo per chiedere o per contestare ma piuttosto per ricordare quello che tanti nostri compagni hanno dato. Ricordalo!». In poche righe, lo spirito del Corpo e dei ritrovi annuali che anche nel piacentino radunano migliaia di persone. Sfogliando il calendario, di mese in mese sono rievocati con cura dei particolari eventi che hanno segnato la storia delle Penne nere, dalla loro fondazione nel 1872 per rispondere alla necessità di difendere i confini settentrionali del Regno d’Italia, fino all’approfondimento relativo al primo caduto della Grande Guerra, Riccardo Di Giusto, alpino di Udine arruolato nella 16esima Compagnia del battaglione Cividale. Proprio il centenario del primo conflitto mondiale è stato la ricorrenza che ha sollecitato il gruppo di Agazzano a pubblicare il calendario, con il proposito di continuare anche negli anni a venire e ricordare così anche i fatti legati ad uno dei più gravi eventi bellici della storia. È così iniziata una ricerca di immagini d’epoca tra le famiglie del paese che ha dato i suoi frutti: numerosi sono gli scatti riportati alla luce. Tra questi, quello del soldato Daniele Casarola con il fratello Onorio disperso in Russia, di cui è stata ritrovata nel 2012 la piastrina riconsegnata ai famigliari; lo scatto che ritrae l’alpino Enio Bersani, classe 1915, del Battaglione Val Cenischia e la foto originale del reduce Enzo Molinari, classe 1913, del 3° Reggimento Battaglione Susa, in posa mentre un compagno gli rade la barba. Non solo: nel corso di 12 mesi vengono riproposte anche le immagini delle numerose occasioni di convivialità e recupero della memoria che le Penne nere hanno saputo sviluppare nel corso degli anni. Oltre alla Festa Granda del 1989 anche quella del 1982, non mancano le celebrazioni per il 25esimo anniversario della fondazione del Gruppo di Agazzano nel 1977 per giungere all’inaugurazione - lo scorso luglio - del cippo intitolato a Francesco Gatti, morto a Mauthausen nel 1945. Filippo Zangrandi

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27/12/2015

pontedellolio - Omaggio per l’alpino Guglielmetti che ha combattuto in Abissinia

Festa dei 102 anni con la banda

PonTEDELLoLio - E’ stato un Natale speciale per Natale Guglielmetti, che in quel giorno ha compiuto 102 anni. Un traguardo festeggiato in modo solenne nel giorno della vigilia, con autorità, banda e majorettes. Il sindaco Sergio Copelli e il capogruppo di maggioranza Federico Ratti lo hanno raggiunto alla casa di riposo “Balderacchi” di Riva, dove vive da tre anni. Tra le musiche natalizie del corpo bandistico pontolliese, che Natale ha particolarmente apprezzato e applaudito, gli auguri di buon compleanno e di buone feste sono giunti anche dagli alpini, che gli hanno reso omaggio, con il presidente sezionale Ana, Roberto Lupi, e il past president Bruno Plucani. Perché Natale è un alpino e con la penna nera in testa ha fatto la guerra. Guglielmetti è di Pradovera di Farini dove è nato nel 1913. In gioventù è stato caposquadra delle mondariso di tutta la zona della montagna dell’Alta Valnure oltre a fare l’agricoltore con la famiglia e l’abbattitore di piante nei boschi della Lombardia fino alla chiamata alle armi. E’ stato reclutato come alpino nel Battaglione Susa e da Torino partì con la Tradotta verso l’Abissinia. «Ricorda che partirono il 1 gennaio da Torino – riferisce uno dei nipoti -, ma non ricorda l’anno (forse il 1936, ndc). La tradotta lì portò a Napoli dove rimasero per tre gioni prima di prendere la nave che li fece sbarcare in Africa, a Massua in Eritrea. Di lì il treno, carico di merci ed animali, fino in Abissinia (Etiopia). Ci vollero 21 giorni di viaggio». «Ho scavato delle gran trincee», racconta Natale. Terminata la guerra d’Abissinia tutto il battaglione tornò a casa, ma Natale, per necessità, decise di fermarsi a lavorare, come civile, con una ditta che stava costruendo la strada che da Gibuti, capitale dell’omonimo Stato africano, porta ad Addis Abeba. Era minatore. Ricorda che quando vide gli altri ripartire, pianse. Terminato quel lavoro finalmente poté rientrare in Italia, a casa, dove lo attendevano i familiari, le tre sorelle (due ancora viventi, di 90 e 92 anni). Natale aveva anche due fratelli, anch’essi soldati: uno fu prigioniero in un lager in Germania, da cui fortunatamente tornò, e un altro purtroppo rimase disperso in Grecia. Una volta a casa, a Pradovera, ha ripreso la sua vita e fino a 96 anni si è dedicato a coltivare il suo appezzamento di terreno con le patate e altri prodotti dell’orto. Ora si gode il riposo nella struttura pontolliese, con l’assistenza degli operatori e l’amicizia di tanti anziani e coetanei. Nadia Plucani

 

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16/12/2015

Alpini di Pianello, 92 anni di storia

Sguardo al futuro: le penne nere premiano gli studenti meritevoli

PIANELLO - Gli alpini di Pianello hanno festeggiato i loro primi 92 anni di vita, ma non li dimostrano. Le penne nere di quella che viene considerata una delle sezioni più longeve di tutta la provincia si sono date convegno per la festa che ogni anno ricorda quel dicembre del 1923 quando un gruppo di alpini, tutti nati sul finire dell’Ottocento, diede il via a questa lunga storia. Una storia che pare non voler terminare ma che anzi guarda al futuro e alle nuove generazioni. A loro, ai giovanissimi scolari delle scuole di Pianello e Trevozzo, sono stati infatti destinati anche quest’anno i premi di studio che ogni anno gli alpini in occasione del loro raduno dedicano agli scolari più meritevoli. «Un premio che venne istituito, e che volentieri portiamo avanti – ha spiegato il capogruppo Mario Aradelli – per rendere omaggio al merito degli studenti che si sono maggiormente impegnati ». Quest’anno i riconoscimenti, pari a cento euro l’uno, sono stati consegnati a cinque promettenti alunni che lo scorso anno hanno conseguito i migliori risultati all’esame di quinta elementare a Pianello e Trevozzo. Si è trattato di: Annalisa Ghigini. Anna Bosi, Arianna Pozzi, Elisa Pulino e Chiara Pezzenati. Ad ognuna di loro gli alpini e le autorità presenti hanno quindi consegnato i premi di studio che rappresentano un piccolo investimento che le penne nere si impegnano a portare avanti rispetto alle nuove generazioni. La giornata di festa è stata allietata dalla presenza di ben due formazioni musicali, il coro alpini Valtidone e la fanfara di Pontedellolio, che hanno animato i vari momenti del raduno insieme a penne nere giunte da tutta la provincia, da Alessandria e anche Pavia. Il lungo corteo di alpini ha ricevuto l’abbraccio del paese durante la sfilata lungo le vie di Pianello, salutato dagli applauso di adulti e bambini. Tra gli ospiti quest’anno c’era anche il generale Ludovico Masserdotti, amico del gruppo alpini di Pianello con cui da anni ha instaurato uno scambio. Il corteo quest’anno è stato animato anche dalla presenza di alcuni figuranti che hanno indossato costumi che imitavano in ogni minimo dettaglio le divise alpine utilizzate ai tempi della Prima Guerra Mondiale. La festa di inizio dicembre rappresenta da sempre per le penne nere di Pianello un momento per fare memoria di Carlo Civardi, classe 1896, Ettore Fornasari, classe 1897, Giuseppe Belleni, classe 1894, e Guido Macciò, classe 1897 fondatori della sezione. Il prossimo appuntamento sarà il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, per la consueta “carovana della bontà” a favore degli ospiti della locale casa protetta. Mariangela Milani

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09/12/2015

Domenica al concerto di S.Lucia gli alpini premiano Luigi Belforti

CASTELLARQUATO - (fl) Un’iniziativa promossa dal gruppo Alpini di Castellarquato si terrà domenica 13 dicembre, nel giorno dedicato a santa Lucia, ricordata per il suo impegno a favore di bisognosi, ammalati e fanciulle povere. L’appuntamento è fissato per le 15 nella casa residenza per anziani “Vassalli e Remondini” in località Pallastrelli. Nel corso di un concerto dedicato alla santa (tenore Vincenzo e pianista Rosita), il capogruppo Italo Colla, a nome delle penne nere arquatesi, consegnerà all’alpino Luigi Belforti la tessera di socio onorario e una targa di benemerenza. E non saranno pochi coloro che, nella stessa occasione, riconosceranno i meriti della famiglia Belforti-Barani per le eccezionali donazioni di beni mobili e immobili che hanno consentito la realizzazione della casa di accoglienza per persone anziane, disagiate e bisognose di cure. Potranno partecipare tutti coloro che lo desiderano, a partire dai familiari degli anziani ospiti della casa.

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09/12/2015

Sarmato: rivive lo scontro del Gran Zebrù con Chiesa, piacentino in vetta agli 8mila

SARMATO - (crib) Riemergono lungo il Po le testimonianze del più elevato campo di battaglia della Grande guerra. A Sarmato venerdì, alle ore 21, nella sala del Gruppo Alpini, in via San Rocco 5/A (retro chiesa) il centenario del primo conflitto mondiale sarà l’occasione per fare luce sui recenti rinvenimenti in uno dei più incredibili teatri di scontro sulla linea di confine tra Italia e Austria: la vetta del Gran Zebrù (oggi in Alto Adige) dove alpini e austroungarici si affrontarono a quota 3.800 metri. Ne parlerà l’alpinista-scrittore di Castelsangiovanni Davide Chiesa, che a questa montagna e ai suoi misteri ha dedicato un libro.Invece di correre sul filo dei ricordi e della retorica, gli Alpini sarmatesi hanno scelto un approccio nuovo per raccontare la guerra e per raccontare le battaglie tra la Penne Nere e gli austroungarici hanno chiamato Chiesa, il piacentino che ha superato quota “8000”, arrivando nel 2011 in vetta al monte Manaslu, l’ottava vetta più alta del mondo. Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare nel ricordo dei caduti al fronte. Anche giornali e tv nei mesi scorsi avevano puntato l’attenzione sul Gran Zebrù dove il ghiacciaio ha restituito una baracca delle truppe austriache costruita nel 1917. In quell’anno sia gli italiani che gli austriaci installarono due postazioni d’alta quota a soli 100 metri di distanza l’una dall’altra: il cosiddetto “Nido delle aquile” per i primi, poco sotto l’Anticima Ovest, e la postazione con grotte e gallerie scavate nel ghiaccio che ospitavano baracche di legno appena sotto la vetta principale per i secondi. Ed è proprio da questa postazione che lo scioglimento del ghiaccio nella torrida estate 2015 ha fatto emergere in modo praticamente completo la baracca di legno di cui tanto si è parlato. Baracca che però emergeva in parte già da diversi anni, come dimostra una fotografia nel libro di Chiesa scattata nel 2013. Durante l’incontro a Sarmato, organizzato da Alpini, Anspi e Comune, verrà anche proiettato il film che racconta la salita al Manaslu (8.163 metri) che Davide Chiesa ha compiuto quattro anni fa, diventando così il primo piacentino in vetta a un Ottomila.

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09/12/2015

Alpini, si chiude l’anno più lungo

In corteo per salutare il 2015 segnato dall’impegno per la Festa Granda

CASTEL SAN GIOVANNI - Gli alpini di Castelsangiovanni hanno messo fine alla “maratona” di festeggiamenti che si era aperta nello scorso mese di settembre con la Festa Granda provinciale e che si è conclusa ieri con il raduno che ha sancito il sessantatreesimo compleanno della sezione castellana. Dodici mesi intensi, che Castelsangiovanni e le sue penne nere hanno vissuto tutti nel segno del tricolore e dei valori che da sempre gli alpini incarnano: solidarietà, coraggio e impegno. «Vogliamo essere custodi della memoria e del passato – ha detto ieri mattina Giorgio Sonzogni in rappresentanza del consiglio nazionale – ma vogliamo anche offrire un orizzonte per la gioventù. E’ anche per loro, per i nostri figli e nipoti, che vogliamo orgogliosamente continuare a portare il cappello alpino». La festa che si è svolta ieri a Castelsangiovanni si è aperta con la sfilata lungo le vie della città del lungo corteo di penne nere, di cui una rappresentanza in arrivo anche da Modena. Castello ha dimostrato il suo affetto per le penne nere vestendosi del tricolore, affisso lungo i balconi e le finestre del centro storico. Al termine della messa celebrata in Collegiata, animata dal coro Ana Valtidone diretto da Leonardo Capuano, il corteo cui hanno preso parte anche tante associazioni cittadine, ha reso omaggio ai caduti i cui nomi sono ricordati nel famedio del cimitero. «Ricordiamo chi ha dato la propria vita per permetterci di vivere in un Paese libero» ha detto il vicecapogruppo Alessandro Stragliati. Quest’anno la festa che ogni anno l’8 di dicembre ricorda la fondazione del gruppo castellano è stata anche l’occasione per fare memoria di chi 63 anni fa diede il via a questa lunga storia. Uno dei componenti del gruppo di fondatori, Luigi Fellegara, ieri era tra le penne nere che hanno preso parte ai festeggiamenti. Insieme a lui il sindaco Lucia Fontana ha ricordato anche gli altri fondatori tra cui Pietro Bassi, assai popolare come “medico dei ghiacciai” a cui a Courmayeur (dove si trasferì a lavorare) la scorsa estate è stato inaugurato un monumento, e Pietro Caravaggi, uno dei “ragazzi del ‘99”. «La Festa Granda – ha ricordato il sindaco Fontana – è stata per me una grande esperienza umana ancor prima che istituzionale, grazie a voi alpini che sapete essere l’espressione autentica di cosa vogliano dire le parole “amore”, “solidarietà” e “coraggio”». Il presidente della sezione piacentina, Roberto Lupi, ha invitato tutti al prossimo appuntamento, che si terrà a Bobbio nel settembre 2016. Ieri le celebrazioni sono state animate dalla banda Carlo Vignola di Agazzano, che ha accompagnato gli alpini nel loro itinerario lungo le strade della città. Domenica sera al teatro Verdi, sempre nell’ambito dei festeggiamenti del gruppo alpini, si era invece svolto un concerto con i cori Ana Valtidone e Montenero e i piccoli cantori e musicisti dell’insieme Pochi Ma Buoni delle scuole. Mariangela Milani

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06/12/2015

Scultura in ricordo della Festa Granda 2015

Inaugurata al polo logistico una sagoma in ferro raffigurante un cappello alpino

CASTELSANGIOVANNI - Ha preso il via ieri mattina, con l’inaugurazione del grande cappello alpino al centro della rotatoria del polo logistico, la festa annuale con cui, per il 63° anno consecutivo, le penne nere di Castelsangiovanni chiamano a raccolta i loro iscritti e simpatizzanti. I festeggiamenti proseguiranno anche oggi, domenica, alle 21 in teatro con i cori Ana Valtidone e Montenero insieme anche ai piccoli cantori e musicisti dell’insieme Pochi Ma Buoni delle scuole. Martedì ci sarà invece la giornata clou con i festeggiamenti nel centro della città. Nel frattempo ieri alla rotonda del polo logistico gli alpini hanno inaugurato una riproduzione in ferro del loro simbolo per eccellenza, il copricapo con la penna nera, che campeggia al centro della rotonda. Accanto gli alpini hanno apposto anche una dedica, «per un alpino il suo cappello è tutto», che ben sintetizza lo spirito delle penne nere. Il taglio del nastro ha offerto l’occasione per dire “grazie” a tutte le persone che hanno dato una mano a realizzare la scultura in ferro e a sistemarla in quella che è una zona di forte passaggio, una delle porte di accesso della città. «Non c’era posto migliore per collocare il nostro simbolo, che sarà così ben visibile a chiunque arrivi» ha ricordato il generale Vittorio Biondi. «Per noi, oggi, è una giornata storica. Diciamo grazie a tutte le persone che ci hanno aiutato» ha detto il vicepresidente della sezione castellana Alessandro Stragliati. Ai sostenitori le penne nere hanno donato un guidoncino insieme ad una medaglia e ad un libro che racconta la storia della sezione castellana. Si tratta di: Vittorio Riva, Michele Panini, Giancarlo Sadirlanda, Franco Olivieri, Remo Cerrini, Roberto Zurlini, Roberto Goldoni, Giuseppe Razza, Carmine Ramundo e Giovanni Manfredi. Tutti a vario titolo hanno contribuito alla realizzazione della scultura in ferro la cui inaugurazione ieri, come ha ricordato anche Gianluca Gazzola della sezione provinciale, ha messo il sigillo su di un anno che Castelsangiovanni ha vissuto all’insegna dello spirito alpino. Lo scorso mese di settembre Castello è stata infatti la sede della Festa Granda provinciale, con migliaia di penne nere giunte da ogni dove. «Ricordiamo oggi tutti i caduti e anche le vittime del terrorismo» ha detto Gazzola. Il sindaco Lucia Fontana ha ricordato il forte legame con gli alpini, «espressione più autentica dei valori, quali amore, fratellanza e solidarietà, su cui si fonda la nostra millenaria civiltà cristiana». Martedì, 8 dicembre, il ritrovo è alle 9 in via Morselli 16/D per l’alzabandiera e il corteo che si snoderà al seguito della banda Carlo Vignola di Agazzano. Alle 10 in collegiata ci sarà la messa seguita dalla sfilata verso il monumento ai caduti del cimitero urbano per la conclusione. Il raduno si concluderà con il pranzo in oratorio. Mariangela Milani

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02/12/2015

L’aquila degli alpini di Sarmato inaugura la cittadella nazionale alla Cecchignola

SARMATO - Questa volta gli alpini di Sarmato sono arrivati prima di tutte le altre Penne Nere d’Italia. Non solo: prima di tutte le associazioni d’arma del nostro Paese. Da qualche giorno, il piccolo monumento raffigurante un’aquila in ferro battuto che finora campeggiava di fronte all’ingresso della sede alpina sarmatese fa ora bella mostra di sé nel giardino della Città Militare della Cecchignola, a Roma. Il trasferimento, voluto dal generale Giorgio Battisti che comanda la cittadella militare, è avvenuto nei giorni scorsi con una grande cerimonia a Roma. Come mai alla Cecchignola – lì dove si formano i soldati dell’esercito e dove si insegna la dottina militare – sono così tanto interessati ad una piccola aquila di ferro? «Tutto nasce dalle visite che il generale Giorgio Battisti, anch’egli alpino, ha fatto a Sarmato in diverse occasioni ufficiali » spiega il capogruppo degli Alpini sarmatesi Sesto Marazzi. «Essendo rimasto molto contento dell’accoglienza in paese, passando davanti alla nostra sede ha notato il nostro cippo, presente ormai da 20 anni e frutto di una donazione. Così, ha chiesto e voluto che fosse portato alla cittadella militare di Roma. Siamo la prima sezione alpina che arriva a posizionare un suo monumento all’interno della cittadella, dove esiste un importantissimo museo dei mezzi militari aperto al pubblico. Così, tutti coloro che andranno in visita passeranno di fronte al nostro monumento, sotto al quale si trova la nostra targa degli alpini di Sarmato e della sezione di Piacenza con la dedica al cappellano Don Bruno Negri». L’aquila in ferro battuto, montata su un vero masso della Pietra Parcellara, rappresenta la forza alpina ed è stata posizionata in un giardinetto, rivolta verso il Tricolore. L’inaugurazione è avvenuta in questi giorni a Roma alla quale ha partecipato, oltre a Battisti, una delegazione guidata da Marazzi con Filippo Braghieri della Proloco, il parroco don Silvio Cavalli (espressamente richiesto dal generale Battisti per la benedizione del monumento), l’ex presidente sezionale Ana Bruno Plucani con l’attuale vice Pierluigi Forlini, il rappresentante degli alpini valtidonesi Enrico Bergonzi assieme ai gruppi dei comuni vicini e di Vigolo Marchese, oltre ad alcuni cittadini sarmatesi. Così, tra i militari schierati per l’occasione, è stato rinsaldato il legame tra Sarmato e l’esercito. E dopo la cerimonia ufficiale, spazio anche ad un apprezzato rinfresco con prodotti sarmatesi e piacentini, tra salame, coppa, vino e ciambelline. Mai nessuno aveva avuto l’onore di avere un monumento all’interno della città militare. «La speranza è che ora le altre associazioni d’arma facciano lo stesso e posizionino altri monumenti» conclude Marazzi. Cristian Brusamonti

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02/12/2015

Due carrozzine per i disabili

Lugagnano, donate dagli alpini alla casa di riposo

LUGAGNANO - Due carrozzine per il trasporto di disabili sono state donate alla struttura per anziani di viale Aldo Moro da parte del “Gruppo Alpini” di Lugagnano. L’iniziativa, per la verità, viene da lontano e fa riferimento ad una multinazionale di Padova produttrice di questi presidi e che, a titolo assolutamente benefico, ne ha messo a disposizione ben 250 donandole alla sezione Alpini della stessa città. Ovviamente la disponibilità è stata estesa a tutto il territorio nazionale e delle tredici arrivate alla sezione provinciale piacentina, due sono state destinate al Gruppo della Penne Nere di Lugagnano. La consegna è avvenuta nella mattinata di sabato scorso quando il direttivo del “Gruppo Alpini” al completo e presieduto da Luigi Faimali, si è presentato alla casa di riposo dove, a fare gli onori di casa, non sono mancati l’assistente sociale dottoressa Mara Bruni e tutto il personale in servizio nella struttura assistenziale. Non è neppure mancato il sindaco Jonathan Papamarenghi accompagnato dalla sua vice Mirella Carini e che si sono altamente congratulati «per l’iniziativa che va a favore delle persone in difficoltà». E non è neppure mancato un allettante buffet ben preparato e offerto dal personale di cucina della stessa struttura per anziani.

Franco Lombardi

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01/12/2015

Alpini di Castello in festa

Raduno martedì 8 dicembre. «Esponete il Tricolore»

CASTELSANGIOVANNI - Le penne nere di Castelsangiovanni si danno convegno e invitano tutti al loro annuale raduno che quest’anno coinciderà con il 63° anno di fondazione del gruppo (uno dei più longevi della provincia). Dopo la Festa Granda che a settembre ha portato in città migliaia di alpini e di simpatizzanti da tutta Italia, ora l’appuntamento è per il raduno annuale della sezione guidata da Graziano Zoccolan che si terrà come sempre il giorno dell’Immacolata, martedì 8 dicembre. La festa sarà preceduta da due momenti introduttivi. Uno, sabato 5 dicembre, sarà l’inaugurazione alle 9,45 del cappello alpino che la scorsa estate, in vista dell’adunata provinciale, venne posato nella rotatoria del polo logistico. Ora, in occasione della posa di una targa con impressa la frase “Per gli alpini il cappello è tutto” l’opera in ferro verrà inaugurata e verrà espresso un “grazie” pubblico a tutte le realtà (imprenditori, artigiani e agricoltori) che hanno dato una mano nella sua realizzazione. Domenica 6 dicembre alle 21 l’appuntamento sarà invece in teatro con i cori Ana Valtidone e Montenero insieme anche ai piccoli cantori e musici dell’insieme Pochi Ma Buoni delle scuole della città. Martedì otto dicembre ci sarà infine la giornata clou dei festeggiamenti. Il ritrovo è alle 9 in via Morselli 16/d, di fronte la sede degli alpini di Castelsangiovanni, per l’alzabandiera e la sfilata al seguito della banda Carlo Vignola di Agazzano. «Il percorso sarà imbandierato come già successo per la Festa Granda» hanno spiegato gli alpini durante la presentazione della loro festa. «Invitiamo tutti ad esporre il tricolore» ha detto il capogruppo Zoccolan. Alle 10 in chiesa ci sarà la messa seguita dalla sfilata verso il monumento ai caduti del cimitero urbano per la conclusione che sarà affidata agli interventi delle autorità. Sarà un momento questo per ricordare i valori che da sempre gli alpini incarnano. «Valori come la sacralità della vita e la dignità della persona su cui si fonda la nostra civiltà europea, che ha radici cristiane, di cui gli alpini sono un baluardo» ha sottolineato il sindaco Lucia Fontana. Durante la tre giorni verranno ricordati i fondatori del gruppo e cioè Pietro Bassi, Carlo Caravaggi, Luigi Fellegara (quest’ultimo ancora socio attivissimo), Renzo Manara, Gualtiero Mazzocchi, Erminio Merli e Ettore Oliveri i quali 63 anni fa diedero il via a questa lunga storia. I festeggiamenti di martedì 8 dicembre si concluderanno con un pranzo in oratorio. Gli alpini saranno di nuovo presenti il 20 dicembre in piazza XX Settembre per gli auguri sotto l’albero. “Sempre collaborativi con tutte le altre associazioni” ha sottolineato l’assessore Federica Ferrari mentre la collega Valentina Stragliati ha espresso un plauso per il coinvolgimento delle scuole durante la tre giorni alpina. «Un’occasione per creare un patto tra generazioni che abbia come base i valori di unità fratellanza e solidarietà di cui gli alpini sono testimoni». mil.

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29/11/2015

Quando il carrello della spesa è per gli altri

Tra i ragazzi volontari della Colletta Alimentare. «Dona anche la gente in difficoltà»

«Sono nato in Albania e quando i miei genitori si sono trasferiti in Italia erano molto poveri, so bene come ci si sente e oggi che sono fortunato, voglio aiutare gli altri». A dirlo è stato Mattia, uno studente del liceo Gioia di appena 14 anni che ieri ha deciso di indossare la casacca gialla della Colletta Alimentare e tuffarsi in quella allegra ciurma di volontari che ogni anno contribuisce al buon andamento della raccolta. Mattia come altri 180 studenti del Gioia è stato spinto a partecipare dal “prof” di religione don Lorenzo Buttafava che, soddisfatto, ci ha detto: «Ha aderito il 50% dei miei alunni e chi non ha potuto si è a lungo scusato. Lunedì quando ci rivedremo in classe sarà bello ascoltare il loro entusiasmo». Le motivazioni che hanno spinto i giovani studenti sono profonde e diverse da alunno ad alunno e noi ne abbiamo raccolta qualcuna. «Io mi sento fortunato, la mia famiglia non è indigente- ha detto Stefano, 15 anni- e credo che questo sia un modo per aiutare chi è meno fortunato». «Ho amici che vivono in situazioni di povertà e oggi ho deciso di non aiutare solo loro ma anche tante altre persone- ha detto Roberto, 14 anniho visto gente che ha donato addirittura mezzo carrello, mi sembra che abbiano tutti molta voglia di aiutare». Tra gli studenti c’è anche chi veste i panni del volontario da tanti anni, come la diciottenne Lorena Okoh: «E’ stata la mia famiglia a sensibilizzarmi, questa idea mi è piaciuta subito, sono volontaria per la colletta alimentare da quando avevo 10 anni». Benedetta, 16 anni, ha raccolto il testimone dalla madre: «Mi ha subito detto che sarebbe stata una bella esperienza, anche lei da giovane aveva fatto la volontaria per la colletta». Sara e Giorgia, 16 anni, ci hanno raccontato la loro colletta: «E’ una bella esperienza a livello umano, abbiamo visto tanta gente che pur in difficoltà ha comprato un pacco di pasta per essere utile, poi c’è stato anche qualcuno che ci ha risposto male dicendo che aveva perso il lavoro e nessuno lo aveva aiutato. Ci dispiace per questa persona, però crediamo siano necessari dei passi avanti verso la solidarietà, non dobbiamo spezzare questo movimento ». Lisa e Lorenzo, 14 anni, si sono detti «stupiti per come la gente ha saputo aprire il proprio cuore». Tra i volontari anche studenti universitari e membri dell’Associazione Isabella Bresegna della Chiesa Evangelica come Marco Marani, 27 anni, che ci ha detto: «Mi piace soprattutto il momento della consegna dei pacchi alle persone bisognose perché credo sia un momento per stare insieme e conoscere persone nuove». «La cosa bella è che non c’è neppure bisogno di dire alla gente chi siamo - ha detto invece Massimo Baldini, volontario del Banco- appena ci vedono ci tendono la mano per afferrare la borsina della spesa da riempire». «La gente è veramente toccata nel vivo da questa colletta- ha detto Enrico Braghieri, coordinatore e volontario- tutti cercano di dare una mano, convinti del gesto di carità che stanno compiendo in un momento di forte crisi».

«Dalle prime impressioni possiamo dire che questa raccolta sta andando molto bene, i volontari sono stati fantastici e così anche le persone che sono venute a fare la spesa». E’ soddisfatto Daniele Buscarini presidente del Banco Alimentare Onlus che oggi a Piacenza e provincia ha messo in atto la 19esima giornata della Colletta Alimentare. Interessati circa 60 supermercati, 700 volontari di cui 300 Alpini, 180 studenti delle superiori e oltre 200 volontari adulti di varie associazioni cattoliche e benefiche che avranno poi il compito di distribuire a circa 4500 persone in difficoltà il frutto di questa colletta. Grandi protagonisti della solidarietà, sono state come sempre le penne nere. «Rispetto all’anno scorso ho visto maggiore disponibilità nelle persone che sono venute a fare la spesa, anche le offerte mi sono sembrate più sostanziose, ci sono persone meravigliose, fantastiche - ha spiegato Danilo Bersani detto l’alpone- sono anni che partecipo come volontario a questa raccolta e lo faccio con orgoglio, lo faccio con il cuore dell’Alpino sempre pronto a dare una mano agli altri». La generosità di chi ieri è andato a fare la spesa è stata veramente grande. «La spesa la facciamo consegnare a Leonardo che ha sei anni- hanno detto i genitori- gli abbiamo spiegato cosa stiamo facendo e abbiamo comperato soprattutto omogeneizzati per i bambini». Nicoletta Novara

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25/11/2015

Dal cappello degli alpini a Borgonovo all’albero di Castello: atmosfera di Natale

BORGONOVO - (m.m.) Sono iniziati un po’ in tutti i paesi della Valtidone i preparativi per allestire gli addobbi di Natale che abbelliscono strade e piazze in vista delle festività ormai alle porte. A Borgonovo ad esempio in questi giorni sulla torre dell’acquedotto, in piazza de Cristoforis, gli alpini hanno già ultimato l’allestimento di un coreografico cappello alpino che sormonta un grande albero di Natale. Sia il cappello che l’albero sono formati da una lunga fila di luci colorate che la sera si illuminano per ricordare a tutti quanto le penne nere siano presenti nel tessuto sociale locale. Questa è solo una delle luminarie che abbelliscono tutto il paese, a partire dalle centralissime via Roma e piazza Garibaldi. A Castelsangiovanni, in piazza XX Settembre, è stato invece allestito il grande albero sotto cui il 20 dicembre ci sarà lo scambio di auguri tra tutti i castellani. L’albero è dono degli operatori della logistica e si unisce alle luminarie che in questi giorni sono state allestite lungo corso Matteotti e agli addobbi nei punti di maggiore passaggio come la rotatoria di piazzale Gramsci. Durante il mese di dicembre, domenica 6, 13 e 20 dicembre, la città si vestirà a festa per l’undicesima edizione di “Aspettando il Natale”, iniziaiva che vede coinvolti i locali comitati commercianti e l’amministrazione comunale, con le associazioni di volontariato locali.

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20/11/2015

Cimeli e testimonianze della Grande Guerra

A Palazzo Farnese una raccolta di pezzi rarissimi del 1915-’18

PIACENZA - La prima pagina del Corriere della sera del 29 giugno 1914, che annunciava l’assassinio dell’arciduca ereditario d’Austria e della moglie, nell’atto di sangue utilizzato come casus belli per scatenare la prima guerra mondiale, e la prima pagina di Libertà del 23 maggio 1915, che proclamava la mobilitazione generale decretata dal re d’Italia, preludio all’entrata del nostro Paese, il giorno successivo, nel conflitto già in corso da mesi nel resto d’Europa e in alcune colonie. Anche così nello spazio espositivo di Palazzo Farnese si viene catapultati nel clima di quanto accaduto un secolo fa, attraverso tante testimonianze materiali dell’epoca, presentate nella mostra organizzata da Anget (Associazione nazionale genieri e trasmettitori d’Italia) e da Metronotte Piacenza, grazie a un gruppo di collezionisti, in collaborazione con il Comune, e alla cui realizzazione hanno contribuito il secondo reggimento genio pontieri, il liceo classico Gioia, la Fondazione di Piacenza e Vigevano, le aziende Serinord e Delmaino. Visitabile fino a domenica, 22 novembre, l’esposizione comprende una quarantina di divise, tra le quali autentiche rarità i cui dettagli sono precisati nelle didascalie, come un uniforme da ardito del quinto reparto d’assalto “Fiamme nere”, costituitosi nel luglio del 1917 e incaricato di missioni «ad altissimo rischio, quali la creazione di teste di ponte, gli assalti nelle trincee nemiche, i colpi di mano». Agli ordini diretti del comando supremo, gli arditi indossavano una giubba che, «diversamente dalle altre, aveva il colletto aperto e risvoltato al pari di una giacca moderna». L’armamento principale era formato dal pugnale e dalle bombe a mano, che l’ardito trasportava con sé, riposte nel tascapane a tracolla. Un altro militare votato a imprese molto pericolose era il geniere delle compagnie della morte, cui spettava il compito di precedere le truppe per consentire loro il varco attraverso le difese di filo spinato, contro le quali sarebbero altrimenti andate a infrangersi le cariche della fanteria. Queste squadre di genieri, operative dal 1915, erano composte da volontari, esperti nell’uso di esplosivi con i quali, assistiti da uomini di appoggio, dovevano far saltare in aria i reticolati nemici. Come equipaggiamento, disponevano di esplosivi, pinze tagliafili, speciali corazze ed elmi modello “Farina”, dal nome dell’ingegnere progettista che li brevettò. Accanto, un’altra corazza, modello Corsi, che non era adottata dall’Esercito, ma veniva acquistata sul mercato privato per indossarla come protezione personale sopra o sotto l’uniforme. Durante la prima guerra mondiale si misero poi in panno grigioverde anche i carabinieri dell’unico reggimento della Benemerita impegnato al fronte. A tracolla, la caratteristica giberna. Tra tante uniformi, il posto d’onore nella mostra è comunque riservato alla giubba e ai pantaloni del caduto piacentino Lamberto Lamberti (medaglia di bronzo al valor militare), consegnati ai familiari con le scuciture causate dai primi, purtroppo vani, soccorsi. Nell’ultima sala spicca la tenuta d’alta quota usata specialmente dagli alpini che combattevano la “guerra bianca”, immersi nella neve, a temperature molto rigide. Sopra l’uniforme regolamentare mettevano un giaccone in pelle scamosciata foderato di pelliccia di pecora o montone, come pure imbottiti di pelliccia erano i calzari, dalla suola chiodata in legno per aumentare l’isolamento dal terreno ghiacciato. Lo stesso equipaggiamento veniva mimetizzato ricorrendo alla canapa o alla lana bianca. Un confronto con le vicine divise degli eserciti inglese e statunitense consente di capire quanto i nostri alleati fossero meglio provvisti di mezzi, a cominciare proprio dalle calzature. La ricostruzione prosegue con l’apporto di foto d’epoca, fornite in particolare dall’Archivio Croce, copertine della Domenica del Corriere, onorificenze delle nazioni belligeranti, attestati, medaglie, fino a una sezione riservata a Gabriele d’Annunzio, con tanto di due esemplari, in italiano e in tedesco, dei volantini originali lanciati su Vienna il 9 agosto 1918 nella trasvolata compiuta dal Vate al comando di una squadriglia di undici aerei. Una sala, a cura del tenente colonnello Massimo Moreni, è dedicata al secondo reggimento Genio pontieri, con cimeli dal sacrario della caserma Nicolai e al centro un modello in scala di una sezione del tipico ponte di barche. Anna Anselmi

La dura vita al fronte e l’inferno delle trincee L’evoluzione tecnica degli equipaggiamenti

Una delle più commoventi scene del film War horse, con cui il regista Steven Spielberg ha raccontato la prima guerra mondiale, ispirandosi all’omonimo romanzo per ragazzi dello scrittore inglese Michael Morpurgo, vede il cavallo del protagonista intrappolato in un groviglio di reticolati nella terra di nessuno, sulla linea franco-tedesca. È lì che si assiste, insperatamente, in mezzo a tante immagini di morte e devastazione, a un atto di umana solidarietà tra soldati nemici che si ritrovano a compiere insieme un piccolo miracolo, riconoscendosi reciprocamente come persone, al di là della divisa indossata. In mostra a Palazzo Farnese ci sono anche pezzi del filo spinato, nelle più diverse tipologie, posto a difesa delle trincee, come pure altri strumenti utilizzati per cercare di fermare l’altrui avanzata, che contribuiscono a far comprendere quanto la lotta al fronte fosse spietata, con il ricorso a ogni mezzo. Si notano, per esempio, il cosiddetto istrice composto da bacchette di ferro, e una grande tagliola, che si poteva trasformare in una trappola micidiale quando veniva posata in alta montagna, abilmente celata sotto una coltre di neve. Accanto, chiodi a quattro punte che, in qualsiasi modo venissero lasciati cadere sui sentieri, avevano comunque un aculeo rivolto verso l’alto, per riuscire a conficcarsi negli arti di uomini e di quadrupedi, con conseguenze che potevano risultare letali, in caso di infezioni per le quali non sempre si poteva disporre di cure adeguate. Gli antibiotici non si conoscevano ancora e il pericolo della setticemia era costantemente in agguato. Contro gli effetti della guerra chimica, che colpivano soprattutto chi si trovava nelle trincee, vennero via via perfezionate le maschere antigas, di cui in mostra si può seguire l’evoluzione, dal semplice e non molto efficace bavaglio formato da due garze sovrapposte, con al centro un tampone di cotone che andava imbevuto di una soluzione Altare da campo del cappellano militare contenuta in una bottiglia da tenere con sé, ai respiratori ben più funzionali adottati dal nostro esercito nel 1918. Erano provvisti di filtro per difendere meglio occhi, gola e polmoni dai gas asfissianti e lacrimogeni, che si concentravano funestamente nei fossati. Lo scrittore tedesco Erich Maria remarque nella sua Trilogia della guerra, di cui Neri Pozza ha ora ripubblicato il secondo e il terzo capitolo, ossia La via del ritorno (1931) e Tre camerati (1931), dove prosegue la narrazione avviata nelle pagine di Niente di nuovo sul fronte occidentale (1929), ha lasciato vivide descrizioni delle durissime condizioni dei giorni e delle notti trascorse nell’umidità di quei cunicoli a cielo aperto, esposti alle intemperie, magari con due zolle di terra per cuscino, i teli delle tende da utilizzare alternativamente come materassi o ripari dalla pioggia, stringendosi gli uni agli altri per provare a riscaldarsi un poco. Diversi oggetti esposti nella mostra al Farnese accompagnano proprio a contatto con questa difficile quotidianità, con modelli di borracce e di gavette per il rancio in dotazione ai vari eserciti disposti vicino a una cassa di cottura, per trasportare il pasto dalle retrovie alle trincee. Chi si trovava ad alta quota, in zone così impervie dove difficilmente i muli riuscivano a inerpicarsi, poteva contare su un porta rancio a zaino, in metallo coibentato per tenere caldo il cibo. Altrettanto fondamentali erano poi attrezzi come vanghe, picozze e lanterne da campo. an. ans.

Lunghe notti tra spari e grida

Non solo uniformi, decorazioni, oggetti che aiutano il pubblico a cercare di comprendere cosa è stata, per chi l’ha combattuta, la prima guerra mondiale. Nello spazio espositivo di Palazzo Farnese si viene investiti anche dai rumori che costituivano la lugubre colonna sonora quotidiana di chi stava al fronte. Lo scrittore tedesco Erich Maria remarque, classe 1898, era stato arruolato al compimento del diciottesimo anno di età, sperimentando sulla propria pelle, nella zona tra Francia e Belgio, l’intensa violenza del conflitto, poi raccontato in una dura e toccante trilogia di romanzi. Il secondo libro, La via del ritorno, Neri Pozza, accompagna un gruppo sparuto di reduci nel loro tentativo di riabbracciare la normalità, portandosi appresso fardelli difficilmente dimenticabili. Nelle prime pagine, i soldati stanchi, infreddoliti, affamati, sono ancora calati nell’inferno delle trincee, pur consapevoli che la pace, in quel novembre 1918, non doveva tardare ad arrivare. Le armi provocano comunque ancora morti. A far capire che qualcosa è cambiato, ossia che forse le ostilità sono cessate, è proprio l’accorgersi che sulle buche scavate nel fango è all’improvviso piombato il silenzio. Tanto erano abituati alle esplosioni delle bombe, al crepitio delle mitragliatrici, al sibilo delle granate, ai colpi degli spari, che non avvertire più il fragore viene inizialmente percepito come un fatto così anomalo e carico di tensione da far scattare in ognuno l’allerta: «Da quando siamo in guerra, è la prima volta che regna un tale silenzio. Fiutiamo tutto attorno, inquieti, per capire che cosa significhi. (…) È come se i nervi volessero strapparsi». Quando, prima dell’ordine di ritirarsi dalla zona di combattimento, il frastuono d’un tratto ricompare, «ci calmiamo e siamo quasi felici di tornare a udire i rumori familiari della morte». Questo per ribadire che il tumulto che si ode in sottofondo, visitando la mostra, non è un elemento esornativo alla ricostruzione della vita al fronte. La prima tappa del successivo peregrinare dello sparuto drappello descritto da remarque è il posto di medicazione per offrire qualche cura a un commilitone ferito. Anche l’aspetto sanitario è preso in considerazione dall’allestimento della mostra al Farnese, con una serie di strumenti chirurgici, una barella, un paio di stampelle appartenute a un mutilato della battaglia del Piave. Delle uniformi esposte, con i contrassegni della Croce rossa a indicare la funzione di soccorritori, una presenta «un rarissimo fregio cucito sulla manica sinistra, con una “X” a precisare la mansione di specialista radiologo del tenente medico che la indossava». a.a.

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13/11/2015

Squilli di tromba e fiori di montagna per l’addio al decano degli alpini

LUGAGNANO - Tanti alpini in raccoglimento e fiori di montagna sull’altare e sulla bara: così si sono svolti a Lugagnano i funerali del cavaliere Pierino Zerbarini, decano degli alpini lugagnanesi, ultimo superstite altovaldardese delle campagne di guerra in Russia e nell’Albania, venuto a mancare pochi giorni fa all’età di 95 anni. Per rendergli un degno omaggio sono stati esposti anche il medagliere della sezione piacentina della Associazione nazionale alpini, il gagliardetto del Gruppo alpini di Lugagnano, i compagni d’arma e le autorità. Anche numerosi concittadini, amici ed estimatori, unitamente alla moglie Vittoria e ai figli Laura, Mauro e Ivana con le loro famiglie, hanno assistito alla liturgia concelebrata dal parroco monsignor Gianmarco Guarnieri, dal sacerdote concittadino don Germano Gregori e resa solenne anche dalla corale parrocchiale diretta da Mirella Sesenna. Erano presenti il sindaco Jonathan Papamarenghi con altri amministratori, il presidente dell’Ana provinciale Roberto Lupi, il capogruppo di Lugagnano Luigi Faimali con tutto il direttivo, l’ex presidente provinciale dell’Ana Bruno Plucani che, nel corso della lettura della “Preghiera dell’Alpino” e nel vivo ricordo dell’amico-alpino Pierino Zerbarini, non ha mancato di riconoscere «la grande vicinanza dell’intera comunità lugagnanese ai suoi alpini ». Al termine sul sagrato Franco Baudo di Rivergaro, già prima tromba del corpo bandistico alpino di Torino, ha eseguito il solenne “silenzio fuori ordinanza” per l’ultimo saluto a Pierino Zerbarini. Franco Lombardi

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13/11/2015

Via Cremona, cantoniera agli alpini

Per 130mila euro. All’asta altre due case ex Anas: a Castello e Ferriere

Va agli alpini in via definitiva la casa cantoniera di via Cremona, all’imbocco da via Colombo del cavalcavia che porta al cimitero di Piacenza. Ne ha dato ieri notizia la Provincia, proprietaria dell’immobile, informando che il prezzo di vendita di 130mila euro è frutto di «valutazione a seguito di perizia». L’operazione, che consentirà alla sezione piacentina dell’Associazione nazionale alpini di spostare in via Cremona la sede provinciale attualmente ospitata nel campo Daturi (dove comunque resterà il Gruppo alpini di Piacenza), si conclude mentre altre due case cantoniere vengono messe sul mercato dalla Provincia: a Castelsangiovanni, in via Emilia Pavese 190, e a Ferriere in località Folli. Una vendita all’asta delle case rosse ex Anas che rientra nel piano di alienazioni dell’ente di via Garibaldi insieme ad altri tre immobili (v. articolo a lato). Tornando alla casa cantoniera di via Cremona, l’atto di vendita che la porta nella proprietà degli alpini è stato firmato mercoledì. Ristrutturata dalle penne nere, ricorda la Provincia in un comunicato, il 23 luglio 2012 era stata ceduta dalla precedente amministrazione in comodato gratuito al Comitato organizzatore dell’Adunata nazionale degli alpini tenutasi l’anno dopo a Piacenza. L’immobile rientrava nel piano triennale delle alienazioni dell’amministrazione di via Garibaldi, «in questo caso», viene spiegato, «non si è seguita la procedura dell’asta pubblica poichè il regolamento della Provincia consente di avviare una trattativa privata nel caso si tratti di associazioni che hanno finalità sociali o di protezione civile». In agosto il ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo ha comunicato alla Provincia il buon esito delle pratiche per il nulla osta alla vendita, dichiarando che «l’immobile medesimo non presenta i requisiti di interesse culturale di cui agli artt. 10E 12 del D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42». «Sono particolarmente contento », ha sottolineato il presidente della Provincia Francesco Rolleri, «che si sia conclusa l’operazione cominciata da Massimo Trespidi nella precedente amministrazione che ha permesso a un immobile provinciale di essere il cuore di una manifestazione di portata storica, come l’Adunata degli Alpini del 2013 e che oggi diventi la loro “casa” a tutti gli effetti». «Questa acquisizione », continua il presidente nella nota, «dimostra la capacità degli alpini di fare squadra, la loro tenacia e soprattutto la volontà di continuare a investire sul nostro territorio». Altre due case cantoniere sono sul mercato, si diceva. Quella di Castelsangiovanni, si legge nell’avviso di vendita pubblicato in questi giorni, misura 873 metri quadrati, la base d’asta è di 148.500 euro. Quella di Ferriere ha un’area di 763 metri quadrati e base d’asta di 64.650 euro. Entrambi i fabbricati sono liberi da vincoli contrattuali di tipo abitativo o uso diverso né risultano di interesse architettonico o culturale meritevole di specifica tutela. Sono attese offerte al rialzo, ma sono ammesse anche al ribasso purché non superi il limite massimo del 20 per cento. Naturalmente l’aggiudicazione premierà chi avrà proposto il prezzo più alto. Gustavo Roccella

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08/11/2015

Cortemaggiore: 144 croci bianche

Cerimonia con autorità civili e militari, studenti e tanti cittadini

CORTEMAGGIORE - Grandissima partecipazione ieri alla cerimonia organizzata in occasione del Centenario della prima guerra mondiale e della festa delle Forze armate, arricchita dall’inaugurazione del parco della memoria situato vicino al cimitero comunale. In mattinata l’amministrazione e le penne nere hanno accolto diversi esponenti del corpo d’armata alpino fra cui il generale Italico Cauteruccio che è stato l’ospite più atteso della giornata. A fare gli onori di casa già dal mattino è stato il capogruppo dell’Ana di Cortemaggiore Fabio Devoti, il sindaco Gabriele Girometta ha poi illustrato le caratteristiche del paese. Nel pomeriggio ritrovo al monumento dei caduti dei giardini comunali per la deposizione di corone d’alloro, infine il gruppo, accompagnato dalla banda musicale magiostrina, si è spostato verso il cimitero comunale dove è avvenuto il taglio del nastro del nuovo sacrario dedicato ai morti in guerra. Commovente l’effetto delle 144 croci bianche (100 per i caduti della prima guerra mondiale e 44 per quelli della seconda) ognuna delle quali porta il nome di un soldato. Con la collaborazione dell’istituto scolastico comprensivo “Terre del Magnifico” (presenti le terze, quarte e quinte elementari) è stata tracciata la storia del conflitto. Gli alunni hanno effettuato ricerche e hanno reso omaggio a tutti i caduti deponendo un fiore su ogni croce. Ad ascoltare con attenzione, oltre ai numerosi cittadini, c’erano i parenti di quelli che sono stati definiti «ragazzi coraggiosi che hanno sacrificato la loro vita per difendere la patria ». Qualcuno ha osservato che questi soldati, morti spesso uno di fianco all’altro, sono idealmente tornati vicini in questo spazio dedicato alla memoria e alla preghiera. La nuova area è stata fortemente voluta dal Comune e il sindaco Gabriele Girometta ha spiegato il perché di questa iniziativa: «Da un evento deplorevole come la guerra, nasce sempre uno spirito di solidarietà e fratellanza, sono orgoglioso di essere sindaco di questa comunità, rivolgo anche un pensiero ai nostri marò ancora detenuti in india». È intervenuto anche il generale Raffaele Campus: «Questa bella iniziativa è merito di tutti i volontari delle varie associazioni che assieme hanno collaborato». Il generale Italico Cauteruccio, studioso di storia e fra i massimi esperti della Grande Guerra, nonchè ex comandante della brigata alpina “Cadore”, ha commentato: «Le guerre hanno procurato un numero di morti inaudito, esseri umani scaraventati in una tremenda carneficina, prima e seconda guerra ci hanno visto vincitori e vinti ma quello che rimane è la sofferenza e la sacralità del ricordo. La guerra va comunque ricordata perché è sempre in agguato, spesso i grandi della Terra non accettano gli insegnamenti della storia, dove non c’è il culto della memoria non può esserci civiltà. Noi - ha proseguito Cauteruccio - non celebriamo la vittoria delle armi, ma ci inchiniamo davanti a tutti i sacrari, ricordiamo i soldati di ieri e di oggi i quali portano ammirazione alla nostra nazione, celebriamo le virtù civili come solidarietà e senso del dovere che affiorano nel dramma della guerra e siamo qui per chiederci se siamo degni del sacrificio fatto da questi ragazzi». Cauteruccio ha anche elogiato i magiostrini e il loro paese: «Sono molto felice di essere ospite di questo paese luminoso, che fa ben sperare in un’Italia migliore. Vivete in una città cordiale, accogliente, che può anche vantare ideali profondi testimoniati da questo grande gesto patriottico - ha detto riferendosi alla creazione del parco della memoria -. Avevo già conosciuto i vostri alpini sul Grappa e sono stato ben felice di accogliere il loro invito». Dopo i discorsi delle autorità, l’assessore Fabrizio Devoti ha invitato studenti e cittadini a spostarsi nella chiesa della Madonnina dove don Giancarlo Plessi ha officiato la messa. Alla giornata di ieri hanno preso parte anche rappresentanti dell’arma dei carabinieri, della guardia di finanza, dell’esercito, le associazioni del paese, Roberto Lupi con innumerevoli gruppi alpini e le associazioni d’arma piacentine, il prefetto Anna Palombi, i sindaci dell’Unione, il colonnello Luigi Dello Monaco, il maggiore Davide Maghini, l’associazione Tracce di storia che ha fornito due figuranti con divise originali dell’epoca di alpino e fante. Alla fine della celebrazione religiosa, accompagnata dalla corale parrocchiale, Devoti ha letto la preghiere dei Combattenti e reduci. Fabio Lunardini

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06/11/2015

Tutti in piedi davanti all’orgoglio alpino

In tanti al President per la rievocazione nel centenario della Grande Guerra

Non era nel copione che i tanti presenti nel teatro President – tutto esaurito – si alzassero in piedi al Silenzio militare. Eppure lo hanno fatto, l’altra sera, in apertura della manifestazione “Gli alpini…una leggenda”, ideata e curata magistralmente da Fausto Frontini e organizzata dall’Associazione nazionale alpini (Ana) di Piacenza, con la “Famiglia Piasinteina”. Lo hanno fatto senza che qualcuno glielo chiedesse, lo hanno fatto perché il Silenzio è da pelle d’oca e perché parla ancora oggi di dove vogliamo andare. Chi con la mano sul cuore, chi con le lacrime agli occhi, chi pensando che c’è ancora tanto bisogno di un silenzio buono, non vuoto. Lo hanno fatto per salutare valori che non è così detto che siano immortali: ed è anche per questo che, nel corso della partecipata e applaudita serata, è stata distribuita dalle Penne Nere a chi c’era una lettera aperta, da consegnare ai giovani, alle famiglie, agli anziani, agli educatori, in occasione del centenario della Grande Guerra del ’15-’18. «Il costante impegno morale e civile degli Alpini, nel corso di questi anni, ha permesso la creazione di un legame ideale fra passato e presente – vi si legge -, in ossequio al motto ‘Ricordiamo i caduti, aiutando i vivi’. Considerati il passato e il presente, il futuro resta un’incognita, ma non vorremmo restasse una prospettiva senza riferimenti. Gli Alpini, che sono stati anche educatori, portano in dote un patrimonio che (…) ha radici in ogni persona che offre la rappresentazione dell’Italia che tutti vorremmo, coesa, pulita, basata su valori inalienabili della tutela della vita, della dignità della persona e del lavoro». Non a caso, il professor Frontini ha ricordato in apertura la solidarietà nei confronti degli alluvionati del 14 settembre: «Non è vero che abbiamo perso la capacità di capire il dolore degli altri – ha detto -. La sofferenza sa unire e vogliamo rinnovare il nostro pensiero a chi ha perso tutto durante l’alluvione, gente laboriosa, tenace». Tantissimi i canti, i cori, le letture (suggestive ed emozionanti le performance del coro Ana Valnure di Bettola diretto dal maestro Edo Mazzoni, del coro Quattro Valli, di Marianna Lanteri, Matteo Bensi, Beppe Cannevali, Romano Franco Tagliati, Grazia Alicante, Cesare Ometti, Franco Baudo), che hanno seguito passo dopo passo le vicende della Prima guerra mondiale, fucina di valori a cui appellarsi quando ci si trova ancora oggi i difficoltà. «Chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo, un popolo senza memoria non ha futuro» ha ricordato ancora Frontini, riferendosi a quel mito della guerra rigeneratrice diventata un bluff. «L’onestà è per noi bandiera di riferimento rappresentata dal Tricolore – ha detto Roberto Lupi di Ana -. Solo su principi sani è possibile ripartire davvero, per fare della nostra patria una Nazione di cui essere orgogliosi. Per noi il 4 Novembre è un momento importante, da ricordare insieme». «La storia purtroppo si ripete – ha aggiunto Danilo Anelli della “Famiglia Piasinteina” -. Si ripete la violenza, si ripete l’instabilità politica. Le ostilità, le ingiustizie, i soprusi. Ma gli Alpini ci hanno detto e ci dicono ancora, come insegnamento, che la vita va vissuta non come tesoro geloso, che genera conflitti, ma come dono generoso». Elisa Malacalza

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02/11/2015

Negli spazi espositivi della Cittadella viscontea di Palazzo Farnese in mostra fino al 22 novembre testimonianze della prima guerra mondiale

Cimeli dal fronte dell’inutile strage

Tra storie individuali ed eventi epocali

PIACENZA - Negli spazi espositivi della Cittadella viscontea di Palazzo Farnese una mostra di testimonianze originali dal fronte della prima guerra mondiale immerge più di tante parole nel tragico clima “dell’inutile strage”, che il 4 novembre 1918 si concluse con la vittoria dell’Italia, per la quale le ostilità si erano aperte cento anni fa, il 24 maggio 1915. Cimeli, alcuni rarissimi, che mettono i visitatori di fronte a quella che purtroppo è stata la dura quotidianità per i loro padri, nonni, bisnonni, in un percorso tra storie individuali ed eventi epocali. Toccante la vista ravvicinata della divisa del caduto Lamberto Lamberti, di Vernasca, rimasta nelle stesse condizioni in cui fu consegnata ai familiari: con le scuciture provocate dall’intervento dei soccorritori, le macchie di sangue e di fango. Ferito il 18 novembre 1915 a Plava (sulle rive dell’Isonzo, oggi in Slovenia), Lamberti, medaglia di bronzo al valor militare, si spegneva il 13 dicembre dello stesso anno, a causa delle ferite riportate. Organizzata da Anget, l’associazione nazionale genieri e trasmettitori d’Italia, presieduta dal colonnello Giovanni Angemi, e da Metronotte Piacenza, in collaborazione con: il Comune, il secondo reggimento genio pontieri, collezionisti piacentini e cremonesi, il liceo “Gioia”, la mostra è aperta gratuitamente fino al 22 novembre, con orario: sabato e domenica, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18; martedì, giovedì e il 4 novembre, dalle 15 alle 17.30. Dopo la sezione introduttiva collocata nella stanza d’ingresso, l’apporto dei pontieri, ricostruito in particolare grazie al contributo del tenente colonnello Massimo Moreni, è racchiuso nella prima sala, che ha al centro un modulo dei ponti di barche utilizzati all’epoca che permisero, specie dopo la disfatta di Caporetto, a militari e civili di mettersi in salvo, oltre a rivelarsi fondamentali, messi in opera nella massima segretezza possibile, nelle avanzate sulle linee del Piave e dell’Isonzo. Il vasto ambiente successivo presenta il contributo dell’esercito e di un’aviazione ancora ai primordi, ma già capace di tramandare le imprese leggendarie di assi del volo. Al piacentino Gaetano Mazza, medaglia d’argento al valore, morto il 7 novembre 1917 nei cieli di Oderzo, è intitolato l’aeroporto di San Damiano. Ieri come adesso, i caschi, dei quali sono esposti diversi esemplari, venivano personalizzati dai piloti. Accanto, pezzi della cosiddetta “arte di trincea”, che trasformava bossoli o parti di bombe in braccialetti e tagliacarte. Un modo per ingannare le lunghe attese, per ovviare alle quali si giocava anche a briscola. Su un tavolino è disposto un mazzo di carte piacentine del 1915, ma se non erano disponibili, i soldati si ingegnavano a disegnarle su un cartone. Tra le uniformi, ciascuna accompagnata da una dettagliata didascalia, spiccano quelle degli arditi, corredate dal tascapane per le bombe a mano, l’armamento principale, insieme al pugnale, di questi reparti d’assalto. Proseguendo lungo l’itinerario, la torre è riservata alla documentazione relativa al fante Giovanni Centenari, di Borgonovo, tra cui un diario manoscritto custodito dal bisnipote Alessandro, uno degli artefici dell’allestimento. Segue la sezione sul reparto sanità, completa dell’uniforme, contrassegnata da una lettera X sul braccio, dell’addetto a effettuare le radiografie (ancora una novità nel 1915-’18), e dell’altare portatile di un cappellano, ma ci sono anche stampelle, attrezzi chirurgici e una barella. L’ultima sala comprende ulteriori onorificenze, medaglie, fotografie e manufatti, come gavette, borracce e uno zaino porta rancio per trasportare le razioni dalle retrovie alle trincee, e divise, quali la tenuta d’alta quota indossata da chi combatteva la “guerra bianca”, tra le montagne innevate, a temperature rigidissime. Anna Anselmi

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01/11/2015

Al President la leggenda delle Penne Nere

Il 4 novembre lo spettacolo benefico ideato e diretto da Fausto Frontini

Andrà in scena al teatro President in via Manfredi 30, il 4 novembre alle 21, lo spettacolo “Gli Alpini, una Leggenda” ideato e diretto da Fausto Frontini che sarà anche il conduttore della serata, un modo per rivisitare gli anni della Grande Guerra, tra povertà e miseria ma anche gli ideali di vita di un Paese che stava cambiando pelle: verranno letti brani letterari, eseguite canzoni e proiettati video; l’iniziativa è a cura della Sezione di Piacenza dell’Associazione Nazionale Alpini e della Famiglia Piasinteina. Come tutte le iniziative promosse dagli alpini anche questo spettacolo avrà carattere benefico e, in questo particolare momento, di sostegno agli alluvionati. Durante la serata canzoni e brani che appartengono ad un repertorio che intende arricchire una letteratura dei canti di montagna e della Grande Guerra, che in Italia è poco visitata ma che ha una lunga tradizione: «Questo spettacolo – spiegano gli organizzatori – rappresenta un’importante tappa nel lavoro di rivisitazione e riscoperta delle radici musicali e letterarie del folk di ieri, con brani musicali in cui gli interpreti riportano alle atmosfere di un tempo lontano che appartiene alla nostra storia ma anche alla nostra cultura ». E oltre a Frontini saliranno sul palco Cesare Ometti, narratore, componente delle compagnie teatrali della Famiglia Piasinteina e della Maschera di Cristallo; Grazia Alicanti, cresciuta artisticamente con la Società Filodrammatica Piacentina, ha partecipato a produzioni sia in vernacolo che in italiano con la Filo, con la compagnia teatrale della Famiglia Piasinteina e con la Turris; Romano Franco Tagliati, voce recitante e scrittore, alcuni suoi testi sono stati tradotti e pubblicati all’estero. Numerosi i riconoscimenti delle giurie di concorsi letterari, ultimo in ordine di tempo il Premio letterario di Calabria e Basilicata, con l’opera inedita “Maria Maria”. Ci saranno poi il Coro Valnure nato nel 1973 a Bettola e nel 1985 sotto la direzione musicale di don Gianrico Fornasari a seguito del gemellaggio con la Sezione piacentina dell’Ana, è diventato Coro Ana Val Nure, diretto ora dal maestro Edo Mazzoni e il Coro 4 Valli che si affida alla libera interpretazione dei suoi componenti come accadeva una volta: il canto come spontanea, popolare forma di gioioso divertimento. Sul palco inoltre Marianna Lantieri, già cantante dell’Orchestra Italiana Bagutti, nel 2011 ha debuttato con il proprio gruppo musicale, Matteo Bensi e Franco Baudo, il primo alla fisarmonica, il secondo alla tromba, entrambi dell’Orchestra Italiana Bagutti. Alberto Cacciamani ha coordinato i testi di Frontini e le immagini che saranno proiettate. Carlo Veneziani e Gianluca Gazzola della sezione Ana hanno curato le scenografie, mentre le luci e i suoni sono a cura di Luciano Cortellini, Davide Tromby e Uccio Genovese e Domenico Grassi. Il repertorio e gli arrangiamenti musicali sono di Beppe Carnevale. Mauro Molinaroli

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01/11/2015

Un conto unico per raccogliere fondi Lupi: «Realizzeremo due opere sociali»

Onestà e trasparenza. Gli alpini sono conosciuti anche per queste due qualità ed a Piacenza ci tengono a non sfigurare. Così il presidente Roberto Lupi ed il consiglio sezionale hanno deciso di creare un fondo unico dell’Ana di Piacenza sul quale convogliare tutte le offerte che verranno raccolte pro alluvionati. A cominciare dai mille euro della serata ai Teatini del 23 ottobre scorso, proseguendo con il prossimo 4 novembre al President (si veda l’articolo sotto). «La nostra Sezione promuove una raccolta fondi pro alluvionati della Valtrebbia e Valnure - evidenzia Lupi -. E’ stato aperto un conto corrente dove confluiranno le offerte delle iniziative di tutti i gruppi alpini della nostra sezione ma anche di chiunque, fidandosi di noi, desideri versare ». Il Consiglio Direttivo Sezionale deciderà successivamente quali iniziative promuovere anche in base alle somme che saranno raccolte. Il codice IBAN del conto corrente della sezione alpini di Piacenza è: IT52G0623012607000031074448 «Nostra intenzione - anticipa Lupi - è realizzare due opere sociali in un Comune di ciascuna delle vallate colpite. Non vogliamo fare interventi a pioggia ma concentrarci su iniziative pubbliche». Intanto ieri mattina il Consiglio Direttivo Nazionale dell’Ana, durante la seduta tenutasi nella sede di Milano, ha assegnato a Treviso l’organizzazione della 90° Adunata Nazionale prevista per il maggio del 2017. Treviso ha battuto la concorrenza di Modena. Nel 2016 l’Adunata Nazionale si terrà ad Asti dove è prevista una massiccia affluenza piacentina. fed.fri.

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01/11/2015

Alluvione, la prima linea alpina

Quarantatrè volontari e aiuti da quattro sezioni della regione

PIACENZA - Un fronte sul quale non avrebbero mai voluto essere: quello di casa propria, con detriti, acqua e fango. Gli alpini della Sezione di Piacenza sono stati tra i primi a portare aiuto alle zone alluvionate della Valnure e della Valtrebbia. Un aiuto organizzato e professionale grazie alla loro Protezione Civile, una costola, tra le più efficienti, di quella nazionale. Sono stati 43 i volontari della Protezione Civile Ana, ovvero dell’Associazione nazionale alpini, impegnati nei soccorsi post alluvione. Hanno lavorato per un totale di 150 giorni/uomo, in gran parte nella prima settimana post disastro, ma anche nei giorni successivi. La solidarietà alpina ha fatto sì che, assieme a loro, siano intervenute anche squadre di altre Sezioni Ana della regione Emilia Romagna, in particolare da Parma, Reggio Emilia, Modena e dalla sezione Bolognese-Romagnola, con un impegno di circa 100 giorni/uomo. «Il nostro impegno si è concentrato soprattutto nei comuni di Ferriere, Farini, Bettola e Roncaglia» spiega il presidente sezionale Roberto Lupi, che proprio ieri ha presieduto a Podenzano l’annuale assemblea dei capi gruppo. «Oltre agli interventi in soccorso della popolazione per lo svuotamento di cantine ed altri locali, rimozione fango e detriti - evidenzia il numero uno delle penne nere piacentine - siamo stati impegnati in particolar modo per l’allestimento e la gestione della cucina da campo a Farini dove sono stati serviti i pasti ai volontari, con una media di 230 coperti al giorno». La cucina da campo è stata operativa per dodici giorni con punte di oltre 300 coperti in alcune giornate. «Tutte le nostre attività ed i nostri interventi si sono svolti nell’ambito del Coordinamento Provinciale di Protezione Civile» ci tiene ad evidenziare il presidente Lupi. Altrettanto importante sottolineare come i numeri dei volontari impiegati riguardino solo quelli inquadrati nella Protezione Civile, coordinata a Picenza da Maurizio Franchi che lo scorso anno è subentrato a Franco Pavesi passato a sua volta nella Protezione Civile Ana regionale. «Ci sono stati tanti altri alpini dell’Ana - prosegue - soprattutto dei Gruppi presenti nelle zone alluvionate, che hanno prestato la loro opera in soccorso della popolazione».

Scuola di Protezione Civile Per gli Studenti

L’alluvione in Valnure e Valtrebbia, se dal punto di vista della Protezione Civile Ana è stata un banco di prova affrontato con professionalità e competenza, da un’altra ottica ha fatto vedere la grande generosità ma anche l’inesperienza di quel volontariato spontaneo giovanile reclutato dai social network come Facebook. Un cuore grande che può diventare una risorsa. L’Ana di Piacenza sembra averlo compreso molto bene tanto che proporrà agli istituti superiori di città e provincia una sorta di scuola itinerante di Protezione Civile. «Siamo disponibili ad entrare negli istituti - lancia un appello il presidente Lupi - per coinvolgere i ragazzi maggiorenni in brevi corsi gratuiti al fine di insegnare loro i comportamenti base da tenere nelle operazioni di soccorso». «Abbiamo visto in questa circostanza - continua - che molti volontari spontanei, soprattutto tra i giovanissimi, non conoscono le regole base per approcciarsi ad una situazione di pericolo». Insomma, il cuore, per pure grande che sia, non basta. Federico Frighi

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29/10/2015

Cortemaggiore ha “adottato” Ferriere

Il sindaco Girometta: tante iniziative, la prima un concerto gospel il 14 novembre

CORTEMAGGIORE - «Il 7 novembre, dalle 15 alle 17, inaugureremo il nuovo parco della memoria con le croci dedicate ai caduti di guerra e sabato 14 novembre ci sarà un concerto gospel, con il gruppo New Sisters di Podenzano, i cui proventi saranno destinati alla comunità di Ferriere». Il sindaco di Cortemaggiore Gabriele Girometta ha annunciato che Cortemaggiore ha adottato Ferriere come comune da aiutare dopo l’alluvione e questa sarebbe la prima di altre iniziative a loro favore. Intanto grande festa domenica per gli alpini del paese, grazie alla tradizionale festa che è cominciata con il ritrovo e il corteo dal chiostro francescano. Nelle prime file erano presenti, assieme a Girometta, i colleghi di San Pietro Manuela Sogni, di Cadeo Marco Bricconi e di Besenzone Luigi Garavelli. C’erano poi il comandante della caserma dei carabinieri maresciallo Salvatore Cristiano, l’alpino cerimoniere Gianluca Gazzola, i porta corona sono stati Roberto Tagliaferri e Antonio Orsi, mentre Roberto Boardon si è occupato dell’alzabandiera. A fare gli onori di casa è stato il presidente del gruppo Ana di Cortemaggiore, Fabio Devoti, e schierati c’erano anche i labari di altre associazioni come Pubblica Assistenza, Aido, carabinieri in congedo e Anpdi (paracadutisti). Al momento della deposizione della corona davanti al monumento ai caduti era presente don Paolo Chiapparoli, mentre don Giancarlo Plessi ha celebrato la messa. Quest’ultimo ha voluto elogiare tutte le associazioni presenti che fanno del bene al paese e ha ricordato la figura di don Gnocchi, che ha fondato un istituto per accogliere gli orfani dei defunti in Russia. E’ stata ricordata anche la missione ‘Fatima’ di don Domenico Pozzi a Ongata Rongai e più in generale «tutti coloro che in silenzio vanno nel mondo per aiutare il prossimo». Poi il capogruppo Devoti ha letto la preghiera dell’alpino e infine ha tracciato un bilancio sull’attività del gruppo locale: «Il 2015 è stato un altro anno positivo durante il quale abbiamo fatto sentire la nostra presenza in paese, tuttavia abbiamo bisogno di volontari. Abbiamo bisogno di aiuto e sarebbe bello anche vedere un numero maggiore di gagliardetti durante queste manifestazioni». Il sindaco Girometta ha a sua volta ringraziato le penne nere per la grande disponibilità sempre dimostrata nel collaborare con le attività del paese e ha annunciato due prossimi appuntamenti importanti che vedranno anche il coinvolgimento degli alpini. La cerimonia si è conclusa con la premiazioni di alcuni alpini o collaboratori del gruppo: Stefano Boaron, Rita Chiappani, Maria Cristina Cattivelli, Giuseppe Boselli. E’ stato anche consegnato un contributo al gruppo majorettes del paese e al parroco. Fabio Lunardini

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25/10/2015

Memorie dalla trincea nei cori degli alpini

“Viaggio” nella Grande Guerra pro alluvionati

“Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti, il Ventiquattro Maggio”. Ogni buon italiano conosce questi versi e li ricollega alla Prima Guerra Mondiale, che per il nostro Paese è cominciata nel 1915. Il 2015 è l’anno del centenario, anniversario da celebrare degnamente, specialmente da coloro che rappresentano la memoria storica di quegli avvenimenti come gli Alpini. Lo ha fatto anche la sezione ANA di Piacenza, dando vita a una serata di canti, musiche e documenti mescolati con un pizzico di solidarietà. “Viaggio tra documenti, racconti e musiche della Prima Guerra Mondiale” è il titolo del concerto che si è tenuto venerdì sera nella sala dei Teatini, organizzato con la collaborazione della Fondazione Teatri e del Comune di Piacenza. Piatto forte l’esibizione del coro ANA Valnure e della Fanfara Sezionale ANA Piacenza diretta dal maestro Edo Mazzoni, che hanno intonato una serie di canti tipici per rendere omaggio a coloro che hanno perso la vita nel primo conflitto. “Addio mia bella addio”, “Monte Nero”, “Monte Pasubio”, “Tranta sold”, “Il testamento del capitano”, “O Gorizia, tu sei maledetta”, “La leggenda del Piave”, “Era una notte che pioveva”, “Sul ponte di Bassano”, “Addio, padre e madre, addio”, “Canzone del Grappa” e “La campana di San Giusto” il ricco repertorio proposto, mentre uno schermo sullo sfondo ha mostrato immagini di quei giorni del 1915, di guerra e di dolore. La guerra e il dolore, ma anche la nostalgia e la speranza di tornare a casa le hanno raccontate i brevi stralci di lettere dal fronte che il giornalista Alberto Brenni, conduttore della serata, ha letto tra un canto e l’altro: protagonisti Mario, Domenico, Francesco, che dalla trincea scrivevano ai propri cari descrivendo gli orrori, la paura e i massacri, e che non vedevano l’ora di tornare dai genitori, i fratelli, gli zii e le sorelline, dalla propria donna e dai tanti amici lasciati a casa. L’evento è stato anche un’occasione per una raccolta fondi a favore delle vittime colpite dalla recente alluvione. Per tutta la serata i membri di ANA hanno raccolto i contributi dei cittadini, e alla fine il presidente Roberto Lupi ha comunicato il codice Iban con il quale si possono fare ulteriori offerte: G0623012607000031074448. «Con questi fondi – ha detto Lupi – e quelli che deriveranno da un’altra iniziativa benefica che faremo il 4 novembre al President daremo il via ad altri progetti a sostegno degli alluvionati e dando così continuità alle attività che abbiamo già svolto su tutto il territorio colpito». Gabriele Faravelli

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25/10/2015

S’inaugura il 7 novembre - Per il centenario dell’entrata nel primo conflitto mondiale

Luogo della memoria con 144 croci

Cortemaggiore ricorda ciascuno dei suoi caduti nelle due guerre

CORTEMAGGIORE - Sarà inaugurato nella mattinata di sabato 7 novembre a Cortemaggiore, alla presenza di numerose autorità fra cui il generale Italico Cauteruccio, il nuovo spazio dedicato alla memoria dei caduti nelle due guerre mondiali. Nell’ambito del piano di ristrutturazione e valorizzazione del viale alberato che porta al cimitero e che era appunto dedicato al ricordo dei caduti, il Comune ha infatti deciso di individuare una nuova area nella quale saranno collocate 144 nuove croci, una per ogni caduto (100 nel primo conflitto bellico e 44 nel secondo). I lavori per la predisposizione di questo piccolo “cimitero della memoria” sono giunti alla fase conclusiva e sono stati seguiti in particolare dall’assessore Fabrizio Devoti. Non è mancata però la collaborazione delle associazioni locali, in particolare il Gruppo alpini e i Combattenti e reduci che si sono occupati della preparazione del terreno, dell’estensione di circa cinquecento metri quadrati. L’idea prende spunto dal modello dei cimiteri americani. Vicino a ogni croce sarà posizionata la targhetta-lapide che prima si trovava vicino agli alberi, con l’indicazione del defunto di riferimento. Così per ogni caduto ci sarà anche la possibilità di recitare una preghiera o posizionare un fiore sul prato. Per la realizzazione di questa piccola area è stato necessario chiedere l’assenso della Soprintendenza ai beni culturali: «Le nuove croci che abbiamo scelto sono in acciaio verniciato e saranno fuori terra per un’altezza di circa 90 centimetri e una larghezza di 70 - aveva spiegato nelle scorse settimane l’assessore Devoti -. Il costo è pari a dodicimila euro». L’appuntamento del 7 novembre avrà un particolare significato, visto che nel 2015 ricorre il centenario dell’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale, durante la quale anche il paese della Bassa ha pagato in termini di vittime. L’ospite della giornata, il generale Cauteruccio che arriverà da Treviso, è uno studioso di storia, fra i massimi esperti della Grande guerra e così potrà parlarne ai presenti. Cauteruccio ha frequentato l’Accademia militare di Modena ed è stato comandante di plotone e di compagnia al VII reggimento di Belluno, quindi vice comandante della brigata “Orobica” e aveva guidato il battaglione Morbegno. Poi ha svolto la funzione di addetto alla sezione di Stato Maggiore del comando del IV Corpo d’Armata, capo di Stato maggiore della “Julia” e sottocapo del IV Corpo d’Armata, infine comandante della brigata alpina “Cadore”. L’iniziativa del 7 novembre e la conclusione dei lavori di riqualificazione del viale del cimitero, compresa la nuova area della memoria, verranno illustrate nei prossimi giorni attraverso un incontro con la stampa. Fabio Lunardini

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22/10/2015

Con gli alpini i canti della Guerra Mondiale

Domani ai Teatini concerto e lettere dal fronte per aiutare le vittime dell’alluvione

Commemorare il centenario della Prima Guerra Mondiale per dare una mano agli alluvionati piacentini: è questo l’obiettivo del concerto organizzato dalla Sezione alpini di Piacenza con la Fondazione Teatri e il Comune di Piacenza che si terrà domani sera (venerdì) nella sala dei Teatini alle 21. L’annuncio è stato dato ieri mattina in municipio dall’assessore Tiziana Albasi, dal vicepresidente degli alpini Pierluigi Forlini, dal referente del centro studi Carlo Veneziani e dal revisore nazionale Roberto Migli, oltre che dal capogruppo della città Gino Acerbi e dal giornalista Alberto Brenni; la serata, che è intitolata “Viaggio tra documenti, racconti e musiche della Prima Guerra Mondiale” sarà presentata proprio da Brenni, e vedrà salire sul palco il Coro Ana Valnure e la Fanfara Nazionale Ana Piacenza diretti da Edo Mazzoni. Per l’occasione verrà anche comunicata l’apertura di un conto corrente specifico per la raccolta fondi su cui saranno dirottate tutte le offerte raccolte nel corso della serata e successivamente. «Si tratta di una commemorazione che non è retorica ma viva » ha spiegato l’assessore Albasi, «a palazzo Farnese è visitabile una mostra sulle divise dei soldati della prima guerra mondiale, che si inserisce appunto nell’ambito delle iniziative promosse a Piacenza per celebrare il centenario della Grande Guerra. L’idea di richiamare con i documenti oltre che coi canti questo periodo è assolutamente lodevole ». Da parte sua Forlini insieme a Migli ha dichiarato: «Siamo soddisfatti di potere commemorare un anniversario così importante e nel contempo di aiutare gli alluvionati e comunque il nostro aiuto non sarà l’unico: abbiamo infatti intenzione di organizzare altre iniziative per dare una mano concreta alle popolazioni alluvionate. Sarebbe bello potere magari coinvolgere anche l’orchestra giovanile “Luigi Cherubini”, ma vedremo. Per ora abbiamo organizzato questo concerto che metterà sotto i riflettori alcuni canti nati in trincea o risalenti al periodo del Risorgimento poi ritornati in auge durante la guerra; verranno anche lette alcune lettere di soldati che da Gragnano, Carpaneto e Piacenza partirono per il fronte». A leggere i brani sarà Brenni, in omaggio a un fratello alpino e nel segno di «un’amicizia con le penne nere che va avanti da ormai molti anni». Infine da segnalare è anche un concorso che sarà lanciato da Ana nelle prossime settimane: si tratta, come ha spiegato Veneziani, di un progetto nazionale “per un milite non più ignoto” a cui possono partecipare tutte le scuole. Betty Paraboschi

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22/10/2015

Dagli Alpini 4 carrozzine all’Albesani

Castelsangiovanni: sono parte delle 250 donate da una ditta all’Ana

CASTEL SAN GIOVANNI - Gli anziani ospiti dell’istituto Albesani di Castelsangiovanni hanno a disposizione quattro nuove carrozzine che potranno aiutarli negli spostamenti dentro e fuori la struttura protetta. Il dono è stato offerto dagli alpini che nei giorni scorsi hanno consegnato ai responsabili dell’Albesani (oggi Asp Azalea) le quattro carrozzine. «Questa donazione – dicono gli alpini che l’altra mattina hanno visitato la struttura protetta di corso Matteotti – è stata resa possibile grazie all’interessamento della sezione alpini di Padova e di una ditta che produce questi presidi, la quale ha donato ben 250 carrozzine all’Associazione Nazionale Alpini ». La sezione nazionale ha quindi provveduto a suddividere questo prezioso dono, destinando 13 carrozzine alla sezione piacentina. «Di queste 13 – dicono le penne nere castellane – quattro sono toccate al nostro gruppo, che ben volentieri le ha messe a disposizione delle persone in difficoltà». Tramite l’assessore al sociale, Federica Ferrari, e con l’interessamento del direttore socio assistenziale dell’Albesani Carlo Gobbi, le quattro carrozzine sono quindi arrivate nella struttura protetta di Castelsangiovanni dove ora gli anziani ospiti potranno usufruirne. Gli alpini hanno donato infine al responsabile della casa di cura anche il libro verde degli alpini piacentini, sul quale sono elencate tutte le iniziative di solidarietà a favore della comunità che le penne nere hanno operato e continuano ad operare. m. mil.

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22/10/2015

I cannoni della Grande guerra tornano “nuovi” grazie agli alpini di Settima

GOSSOLENGO - (crib)Nuova vita per i cannoni della Prima Guerra Mondiale al monumento dei caduti di Gossolengo: in vista delle imminenti celebrazioni del Quattro Novembre, il gruppo Alpini di Settima ha messo mano ai due cimeli storici della piazza principale del capoluogo e in qualche mese li ha riportati allo splendore che meritano. Per circa due mesi, il monumento ai caduti di Gossolengo è rimasto senza i suoi cannoni, veri cimeli della Grande Guerra, quasi dei pezzi da museo. A smontarli erano state le Penne Nere di Settima, già forti del loro precedente intervento di restauro dell’analogo monumento presente a Settima. «Come Alpini, abbiamo avuto indicazione di provvedere a questo tipo di attività in occasione del Centenario della Prima Guerra Mondiale e anche il sindaco ci ha incoraggiati» spiega il capogruppo Roberto Ronda. «Così, in collaborazione con aziende per avere la vernice ed altro materiale, ci siamo messi al lavoro poiché per la maggior parte siamo pensionati con tempo libero a disposizione. In particolare, sono stati due gli alpini che hanno fatto la parte più rilevante: Luigi Guglielmetti e Luigi Romanini, due persone esperte di questo tipo di lavoro e che sapevano cosa stavano facendo ». I cannoni sono stati staccati e sottoposti a sabbiatura, in collaborazione con il maresciallo delle forze armate per il vicino deposito di munizioni sul Trebbia Basilio Mandas. Dopo molti anni alle intemperie, i due pezzi bellici - utilizzati durante la guerra - erano gravemente intaccati dalla ruggine, che è stata completamente eliminata. Quindi, gli alpini hanno ultimato il lavoro con una mano di apposita vernice resistente e con alcune saldature per ripristinare alcune parti danneggiate, per poi ricollocare i cannoni in piazza. Il tutto in un paio di mesi di lavoro, gestito solo in maniera volontaria. «Di gratis abbiamo avuto solo la manodopera, mentre per i materiali abbiamo potuto contare sull’appoggio di alcune ditte» aggiunge Ronda. «È stato un impegno importante anche dal punto di vista economico e speriamo di recuperare la spesa in qualche modo. Ma è stata anche una soddisfazione». Dopo il lavoro più grosso, in vista delle celebrazioni della Giornata delle Forze Armate, gli alpini di Settima torneranno ad occuparsi del monumento. «Si tratta solo di una pulizia dell’area, come la sfoltitura della siepe e una veloce lucidatura del fante che si trova sopra il cippo. Anche il fante andrebbe risistemato dalla patina del tempo, ma le sue condizioni non sono paragonabili a quelle in cui abbiamo trovato i cannoni».

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21/10/2015

San Giorgio: consegnate ai servizi sociali 3 sedie a rotelle, grazie al gruppo Alpini

SAN GIORGIO - (np) Tre sedie a rotelle per il servizio sociale comunale e le persone che ne hanno bisogno. Il gruppo alpini di San Giorgio ha consegnato domenica scorsa ai rappesentanti del Comune tre carrozzine che è riuscito ad ottenere tramite la sezione Ana di Piacenza. Nello specifico, le sedie a rotelle derivano da una cospicua donazione che un’azienda di Padova ha recapitato direttamente all’associazione nazionale alpini: 250 carrozzine che l’Ana ha deciso di distribuire tra i vari gruppi alpini che ne avessero fatto richiesta. Tramite la sezione Ana di Piacenza, che si è attivata per poter ottenere un numero di carrozzine da destinare ai propri gruppi interessati, anche le penne nere di San Giorgio hanno così potuto avere le tre sedie a rotelle. Al termine della messa, tutta la comunità si è riunita sul sagrato della chiesa dove il parroco don Claudio Carbeni ha benedetto gli ausili che il gruppo alpini di San Giorgio, con il capogruppo Graziano Franchi, ha consegnato al servizio sociale rappresentato nell’occasione dall’assessore e vicesindaco Donatella Alberoni e dal sindaco Giancarlo Tagliaferri. «Ringraziamo per aver pensato al servizio sociale del Comune – ha commentato Alberoni – che metterà a disposizione temporaneamente le sedie a rotelle a chi avrà bisogno e ne farà richiesta». La consegna è avvenuta alla presenza dei volontari della Pubblica assistenza San Giorgio che domenica hanno celebrato la messa in suffragio dei militi scomparsi.

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12/10/2015

Gli alpini premiano i superstudenti

A Sarmato giornata di festa con Tricolore e omaggio ai Caduti

SARMATO - A Sarmato l’annuale raduno degli alpini ha gettato un ponte tra quei 650mila giovani, tra cui 52 sarmatesi, che persero la vita in guerra per il loro ideale di libertà e giustizia e i ragazzi di oggi, soprattutto quelli che con il proprio impegno sui banchi di scuola dimostrano di voler raccogliere il testimone lasciato dai loro predecessori. A queste giovanissime nuove leve ieri mattina sono state consegnate le borse di studio intitolate alla memoria dell’alpino Franco Braghieri, al termine di una mattinata che ha visto il paese stringersi attorno alle sue amatissime penne nere. Le borse di studio, istituite per volere del locale gruppo alpini 34 anni fa e oggi portate avanti dalla famiglia di Braghieri, quest’anno sono state consegnate a sette bravissime alunne delle locali scuole medie. Si tratta di Marta Vaga, Lisa Labati, Laura Taina, Chiara Cavalli, Morena Trevisan, Teresa Curotti e Oleksandra Kolembet. «Queste borse di studio - ha sottolineato il sindaco Anna Tanzi durante la cerimonia di consegna - dimostrano che se sei bravo e se ti impegni il riconoscimento arriva ». Prima ancora della consegna dei premi di studio, il raduno annuale ha visto l’intero paese vestirsi del tricolore per accogliere la sfilata degli alpini, tra cui i rappresentanti di numerose sezioni insieme anche a diverse associazioni del paese, che hanno attraversato il paese prima della messa. Quest’anno tra gli ospiti c’era il sindaco di Cavriago, Paolo Buroni, comune emiliano che ha stretto un patto di amicizia con Sarmato. «Solo pochi giorni fa - ha detto Buroni - abbiamo approvato il patto di amicizia tra le nostre due comunità. Un patto che oggi mettiamo sotto il cappello alpino, la cui anima ci unisce all’insegna di un rapporto bello e duraturo ». L’annuale raduno, arrivato alla sua 52° edizione, non poteva non guardare al sacrificio di chi cento anni fa perse la vita durante il primo terribile conflitto mondiale. «Grazie alla biblioteca e alle scuole medie - ha annunciato il capogruppo Sesto Marazzi - è stata redatta una ricerca sui caduti di Sarmato della Prima guerra mondiale che abbiamo sostenuto e la cui pubblicazione verrà recapitata ad ogni famiglia». Tra gli altri Marazzi ha detto “grazie” all’ex capogruppo Pierangelo Arati. «Continua ad impegnarsi attivamente ». Il generale Giorgio Battisti ha ricordato come «la forza degli alpini stia nei piccoli gruppi che sono presenti sul territorio». Anche lui ha voluto ricordare «il sacrificio di quei 52 ragazzi di Sarmato che insieme ad altri 650mila, persero la vita per la nostra libertà». Tra i tanti ospiti c’erano anche il presidente della sezione provinciale Ana, Roberto Lupi, il consigliere nazionale Ana Roberto Migli e il consigliere della Provincia Stefano Perrucci. Quest’ultimo ha espresso un plauso «all’impegno degli alpini per il territorio». I festeggiamenti sono stati accompagnati dal coro alpini Valtidone e dalla banda musicale don Orione. Mariangela Milani

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10/10/2015

Promosso dall’associazione anche un libro sulla storia dei sarmatesi nella guerra 15-18

Gruppo Alpini: tante attività

SARMATO - (crib) Da sempre, il raduno di gruppo degli Alpini di Sarmato è anche sinonimo di castagnata. E quest’anno l’appuntamento con i “basturnòn” cotti sul fuoco raddoppia, con l’apertura di uno stand di vendita lungo la via Emilia. Chi verrà alla festa, troverà ancora una volta alla sede degli Alpini di via San Rocco le Penne Nere impegnate alla graticola per far girare e cuocere le caldarroste sulla fiamma, per poi distribuirle nei tipici sacchetti. Ma anche gli automobilisti che passeranno sulla via Emilia potranno gustarle senza dover raggiungere il centro del paese: quest’anno, infatti, nel piazzale del mobilificio Orsi, verrà allestito un secondo punto vendita della castagnata, addobbato con striscioni e molto altro. Data la posizione decentrata di Sarmato rispetto alla via Emilia, gli Alpini andranno così a intercettare il traffico del weekend per vendere i loro sacchettini: grazie alla disponibilità del mobilificio, ci sarà spazio sufficiente per parcheggiare e fermarsi a mangiare qualche caldarrosta in compagnia. Oppure, chi scoprisse solo allora dell’esistenza della festa, potrà approfittare per un giro in paese fino alla sede degli Alpini. Sarà possibile acquistare le castagne sia nella giornata di oggi (dalle ore 17 alle 23), sia domani (dalle ore 9 alle 23). Il più grande impegno per il gruppo Alpini di Sarmato, al momento, rimane la pubblicazione del libro “Ragazzi sarmatesi alla guerra del ‘15-’18”, la ricerca realizzata negli scorsi anni dai ragazzi delle scuole medie sui caduti della Prima Guerra Mondiale. Grazie al contributo economico degli Alpini, l’approfondimento storico – finora raccolto in un cd e realizzato in collaborazione con la biblioteca comunale – diventerà così consultabile in formato cartaceo, a disposizione anche dei meno avvezzi alla consultazione digitale. Il libro sarà venduto nelle librerie della zona ma consegnato gratuitamente ai sarmatesi interessati, presumibilmente nel corso delle prossime celebrazioni locali. Tra le altre novità del raduno di gruppo, quest’anno sarà presente alla festa anche una delegazione da Cavriago, il paese emiliano che ha stretto legami con Sarmato nella comune figura di Don Enzo Bonibaldoni, sacerdote riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” per il suo impegno in favore delle famiglie ebraiche e italiane durante la Seconda Guerra Mondiale. Per il paese, invece, saranno presenti anche gli stand dell’associazione La Valtidone, con la loro offerta di prodotti tipici della zona, a partire dall’olio fino alla farina dei mulini ancora esistenti.

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10/10/2015

Le Penne Nere in festa

In programma castagnata, stand e musica

SARMATO - Inizia oggi a Sarmato il weekend tutto dedicato alle Penne Nere: come ogni ottobre, il locale gruppo Alpini torna a festeggiarsi per il consueto raduno di gruppo che coincide con la castagnata, per due giorni di festa con un ricco programma. Già quest’oggi, alla sede del gruppo Alpini di via San Rocco, dietro alla chiesa maggiore, tutti sotto al tendone a partire dalle 19 per l’apertura degli stand gastronomici a base di pisarei, picula ad caval ed altre specialità, mentre dalle 20.30 si inizierà a ballare sotto al portico, al chiuso, con l’orchestra Beppe Maccagni. La giornata centrale sarà però quella di domani. A partire dalle ore 9 i partecipanti inizieranno ad ammassarsi alla sede degli Alpini per dare avvio alle 9.45 alla sfilata per le vie del paese con il Gruppo Bandistico Orione di Borgonovo Valtidone. Durante il percorso, ci si fermerà alla casa anziani intitolata al cappellano don Bruno Negri per una breve commemorazione, terminando con l’alzabandiera e la deposizione della corona d’alloro al monumento dei caduti di piazza Roma: nell’occasione saranno letti integralmente tutti i nomi dei caduti e dei dispersi nella Prima Guerra Mondiale. Alle ore 10.30 in chiesa maggiore il parroco don Silvio Cavalli celebrerà la Santa Messa con l’alpino don Federico Tagliaferri e il diacono Emidio Boledi, accompagnati dai canti del coro Ana Valtidone. Al termine, tutti alla sede degli Alpini per gli interventi delle autorità: l’orazione sarà affidata al generale di Corpo d’Armata Giorgio Battisti, comandante per la formazione, specializzazione e dottrina dell’Esercito. E tornerà soprattutto la consegna delle borse di studio agli alunni meritevoli delle scuole medie: quest’anno saranno Marta Vaga, Oleksandra Kolembet, Lisa Labati, Laura Taina, Teresa Curotti, Chiara Cavalli e Morena Trevisan. Dopo il pranzo comunitario agli stand gastronomici, nel pomeriggio la festa continua. Alle 15.30 tornerà protagonista la banda Orione con un concerto di brani celebri mentre alle 17 – per i bambini – ci sarà la consegna di palloncini verdi bianchi e rossi che poi saranno liberati in cielo prima dell’ammainabandiera. Alle 19 si tornerà a cenare sotto al tendone e si ballerà questa volta in compagnia dell’orchestra Maurizio e Sabrina Russo. Per salutare la conclusione della due giorni, alle ore 21 si svolgerà lo spettacolo dei fuochi d’artificio nell’area verde sottostante la sede degli Alpini. Nella giornata di domani, inoltre, sarà presente l’esposizione di mezzi militari e d’epoca di Paolo Prati.

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10/10/2015

Le penne nere donano due carrozzine al Biazzi

CASTELVETRO - Un gesto di solidarietà particolarmente apprezzato a beneficio di una struttura utile non solo per Castelvetro, ma anche per tutta la zona. Giovedì scorso, il gruppo alpini del paese della Bassa piacentina ha donato due carrozzine all’istituto Biazzi del capoluogo, con una simbolica cerimonia di consegna ospitata dalla struttura protetta. All’incontro hanno partecipato le penne nere castelvetresi guidate da Giuseppe Carotti, l’assessore comunale Pier Luigi Fontana e lo staff del Biazzi, con in primis la presidentessa Carmen Baroni. Per gli alpini di Castelvetro, è un periodo di grande fermento: le penne nere sono reduci dall’organizzazione della sagra di Moi a Mezzano e sono in prima linea per la sagra di Croce Santo Spirito, in programma nel weekend. Nel corso del suo breve intervento, l’assessore Fontana ha ringraziato il mondo dell’associazionismo locale, rimarcandone il valore, non solo in termini di attività svolta, ma anche per queste ulteriori testimonianze di volontà di aiutare il prossimo. Lo stesso Fontana ha ricordato come nei mesi scorsi gli alpini di Castelvetro si fossero resi protagonisti di un altro bel gesto: la donazione di un assegno a favore della Bulla Basket Villanova, formazione di basket in carrozzina. Poche, ma sentite parole anche per la presidentessa del Biazzi, Carmen Baroni, che ha rimarcato come gli alpini di Castelvetro siano sempre presenti in occasione degli eventi organizzati dalla struttura. Luca Ziliani

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03/10/2015

L’addio a Sergio Fontana, “Nani” protagonista di tanti tornei di calcio

CASTEL SAN GIOVANNI - Castelsangiovanni ha dato l’ultimo saluto a Sergio Fontana, noto per i suoi trascorsi come calciatore che negli anni Settanta lo avevano reso un volto noto nel mondo sportivo locale. Classe 1945 Sergio Fontana in gioventù per diversi anni si era dedicato a questa sua grande passione. Aveva militato nella locale squadra di calcio, la Castellana, e poi anche nel Pro Piacenza e nel San Nicolò. Giocatore vivace Sergio, “Nani” come tutti lo chiamavano, Fontana era noto per la sua versatilità. Non aveva infatti un ruolo preciso, ma amava giocare in tutte le parti del campo dove ci fosse bisogno. «Eccetto il ruolo di portiere - dicono i suoi amici - Sergio aveva ricoperto praticamente tutti i ruoli». Insieme ad un gruppo di amici di Gragnano per anni aveva partecipato ai mitici tornei notturni che venivano organizzati nell’ex campo da calcio, situato dietro il municipio, del paese della bassa Valtrebbia. Il torneo durò dal 1962 al 1975 e vi parteciparono giocatori del calibro di Mario Da Pozzo (Genoa e Varese), Giuseppe Spalazzi, Gian Nicola Pinotti, Pierino Prati (Milan), Osvaldo Bagnoli (Catanzaro e Spal), Ambrogio Pelagalli (Milan, Atalanta e Roma), Washington Cacciavillani (Inter), Mauro Bicicli (Inter e Genoa) e molti altri. Un’esperienza questa che il giornalista gragnanese Gian Giacomo Schiavi, oggi ai vertici del Corriere della Sera e amico di Fontana, ha raccontato nel libro “Il piccolo Maracanà”. Smessi i panni di calciatore Fontana si concentrò sulla sua attività lavorativa. Partito come disegnatore tecnico all’Astra passò poi a ricoprire ruoli di manager per la Schiavi e l’Uteco di Verona viaggiando nei paesi del sud America e del medio Oriente. Oltre al calcio Fontana aveva un’altra grande passione e cioè quella per gli alpini. «Era orgoglioso dei suoi trascorsi di artigliere di montagna» dicono i familiari. Sposato con Gisella Guasconi lascia anche il figlio Cristian. mil

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27/09/2015

A Vigili del fuoco ed alpini la medaglia di Benemeriti della Sanità Pubblica

Consegnata dai Borbone a Palazzo Farnese per la generosità durante gli allagamenti

Piacenza - «Abbiamo visto il coraggio della gente. Volontari, cittadini, medici, forze dell’ordine hanno tirato fuori il meglio. Penso che durante l’alluvione che purtroppo ha colpito il Piacentino ci sia stata data una grande lezione da queste persone e non vogliamo che il loro impegno passi in secondo piano». I principi Carlo Saverio e Annemarie di Borbone Parma, duchi di Parma Piacenza, insieme ad altri membri della Casa Ducale, hanno consegnato ieri numerose onorificenze dinastiche, accompagnati da sua altezza reale Giacomo di Borbone Parma, conte di Bardi, ambasciatore del Paesi Bassi nella Santa Sede, e la moglie principessa Viktoria. Nella Sala dei Fasti di Elisabetta di Palazzo Farnese in Piacenza, sono stati decorati anche gli alpini e i Vigili del fuoco per la generosità e l’impegno durante l’alluvione. In particolare, medaglia ai Benemeriti della Sanità Pubblica in Argento per le squadre dell’Unità Provinciale di Piacenza del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco che hanno operato a Farini, Bettola e Bobbio a rischio della propria vita per salvare decine di persone. In particolare la medaglia è stata attribuita alla squadra operante a Farini e Bettola, composta da Davide Sbuttoni, Daniele Travaini, Andrea Cammi, Mauro Clini, Marco Laurocci, Marcello Bonadies, Paolo Di Matteo, Luca Ceccon, e alla squadra operante a Bobbio composta da Roberto Travaini, Santo Sinardo, Luca Buschi, Luigi Placella, Luigi Burana. «Come diciamo sempre, questo è il nostro mestiere e cerchiamo di farlo con passione e impegno, in prima linea, ora non abbandoniamo i territori colpiti ma staremo vicini alle popolazioni anche in questa fase, dove continuano le operazioni di ricerca della persona purtroppo scomparsa e dove c’è ancora tanto da ripristinare perché torni la normalità» ha detto Roberto Travaini. Medaglia del Principe ai Benemeriti della Sanità Pubblica in Argento all’Associazione nazionale alpini – Sezione di Piacenza. «Purtroppo l’alluvione ha travolto i nostri territori, ma siamo soddisfatti del fatto che il nostro impegno sia stato riconosciuto, noi faremo tutto quanto possibile perché le popolazioni non si sentano dimenticate» ha commentato Roberto Lupi (Ana Piacenza). La Medaglia del principe ai Benemeriti in Argento è stata consegnata a Francesco Balsamo, Tiziano Manstretta, IConsorziodiBonifica, interventi perriaprirestradedanneggiate In campo 82 tra tecnici e operai. Stima dei danni: 1,2 milioni PiaCENZa - (malac) Il Consorzio di Bonifica, in questi dodici giorni post alluvione è intervenuto e sta intervenendo corposamente nelle zone di sua competenza: nell’area di pianura, sul reticolo idraulico minore, sugli impianti idrovori e sulle opere idrauliche in gestione, mentre in montagna opera sui collegamenti viari di bonifica, acquedotti rurali, briglie e manufatti. In questo periodo, del tutto straordinario però, vista l’emergenza e l’eccezionalità dell’alluvione e soprattutto gli ingenti danni riportati proprio nelle zone montane il Consorzio, su richiesta dei sindaci dei paesi coinvolti, lavora anche ininterrottamente con le sue maestranze in Appennino per la messa in sicurezza di alcuni importanti tratti di viabilità comunale, anticipando gli investimenti finanziari necessari per aprire i cantieri. Tra queste strade dissestate, che in taluni casi risultano davvero indispensabili per alleviare parzialmente i gravi disagi di quelle comunità, il Consorzio opera con i suoi tecnici specializzati in prima fase per i sopralluoghi, la mappatura dei danni e le perizie e in seconda fase proprio per la redazione dei progetti concreti di fattibilità e successiva esecuzione dei lavori specifici. Nell’area montana per esempio nell’immediato si è provveduto a operare a tutto tondo per ripristinare la viabilità nei comuni di Morfasso, Ferriere, Farini, Bettola, Ottone e Cerignale. Un primo elenco di stime d’interventi vede un importo immediato per i lavori di oltre 122mila euro per le somme urgenze e quasi un milione per il ripristino e messa in sicurezza complessivi. In pianura la Bonifica piacentina ha organizzato a Roncaglia, d’intesa con la Protezione Civile, un presidio costante con uomini e mezzi per sgomberare le abitazioni e la viabilità dall’acqua, detriti e fango. Il presidio, già dal 14 di Settembre, ha visto la presenza di 82 tecnici specializzati e operai con ulteriore impiego di camion, escavatori, pompe idrovore mobili. Anche in questo caso l’ufficio tecnico ha redatto un elenco dettagliato degli interventi da eseguire per la sicurezza dei territori interessati per un importo di 1,5 milioni di euro. Tornare rapidamente ad una condizione di normalità è il desiderio più grande e l’aspettativa più concreta che i tecnici della bonifica di Piacenza riscontrano quotidianamente nei cittadinani e in tutti coloro che fino ad ora hanno soccorso e supportato con la loro quotidiana opera di ripristino del territorio così duramente colpito dall’alluvione. Storie di vita drammatica che fanno conti assai salati anche in termini economici con abitazioni crollate, attività imprenditoriali distrutte, infrastrutture di ogni genere seriamente danneggiate. talo Farnetani, Ludovica Lembo. Onorificenze di Cavaliere dell’Ordine militare di San Giorgio di Lucca, invece, al brigadiere capo della Guardia di Finanza Francesco D’Agostino (Classe Sottufficiali), e al tenente di vascello Maurizio Cavazzuti (classe Ufficiali). Sacro Angelico Imperiale Ordine Costantiniano di San Giorgio per il prefetto di Piacenza Anna Palombi (Commendatore), Raimondo Palmas (Cavaliere I°), Monica Sarti (Cavaliere I°), il principe Alessandro Rospigliosi (Cavaliere I°), Ronald Thiemann (Cavaliere I°). Al termine dei conferimenti è stata celebrata dal vescovo monsignor Gianni Ambrosio nella chiesa di San Sisto. Nel castello di Vigolzone si è infine svolta una cena benefica per sostenere le iniziative di solidarietà e di cultura della Associazione Cavalieri Ordini Dinastici della Reale e Ducale Casa di Borbone Parma, di cui è presidente il conte Orazio Zanardi Landi. I fondi raccolti sono stati interamente devoluti alla Curia di Piacenza per le iniziative di aiuto alle popolazioni che in pochi attimi hanno visto persa la propria casa e la propria attività. Alle altezze reali è stato consegnato il Compendio storico di Piacenza di Giulio Gandini, 900 pagine analizzate, presentate e curate da Stefano Pronti. Malac.

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19/09/2015

Un alpino alla guida dei Pontieri

Il colonnello Bajata: «Sono ore tristi, ma siamo al fianco della gente»

Dal Comando truppe alpine al 2° reggimento del Genio Pontieri. Anche se quello alpino non si scorda mai, torna al suo vecchio amore il colonnello Daniele Bajata che da ieri mattina è ufficialmente il 64esimo comandante del reggimento piacentino. Subentra al colonnello Rocco Capuano chiamato allo Stato Maggiore, dopo tre anni a Piacenza, per un importante incarico in ambito di reclutamento militare. Il cambio della guardia è avvenuto ieri mattina nella piazza d’armi della caserma di Nicolai nel corso di una cerimonia alla quale ha preso parte il comandante ed ispettore del Genio, generale di brigata Pietro Tornabene, e naturalmente tutte le autorità cittadine. Una cerimonia semplice, come richiedono le circostanze dopo la tragedia che ha colpito il Piacentino e che vede anche i Pontieri impegnati in prima linea. «Sono arrivato a Piacenza il giorno prima dell’alluvione - racconta Bajata -, un evento triste che mi ha colpito per l’intensità e la gravità. Ho vissuto con ansia quello che stava accadendo e comunque sono stato molto contento di dare il supporto delle forze armate alla popolazione». Dopo Roncaglia i pontieri sono stati ieri impegnati a Bettola e per ora si fermeranno lì. «Noi siamo a disposizione delle autorità locali per qualsiasi richiesta di supporto e di aiuto, lo abbiamo già fatto nei giorni passati e siamo pronti a sostenere la popolazione dove ci sarà bisogno» conferma il colonnello Bajata. Il cappello da alpino l’ha lasciato a Bolzano: oggi indossa il basco da pontiere. «Sono contento di questa assegnazione perché torno nella specialità che mi ha visto nascere come militare - ci tiene ad evidenziare -. So bene che due anni fa avete avuto un’Adunata nazionale alpini di assoluto rilievo e successo che ha cementato ancor più il connubio tra la cittadinanza e le Forze Armate». E’ la sua prima volta a Piacenza. «Sto scoprendo la città in questi giorni: il primo impatto è sicuramente positivo. Vedo che c’è un ottimo rapporto tra la popolazione, le autorità locali ed i pontieri». Il colonnello Daniele Bajata è nato ad Erice, in provincia di Trapani, il 14 agosto del 1968. Dopo la maturità classica ha frequentato il 170° corso ordinario all’Accademia militare di Modena. Nominato ufficiale il primo settembre del 1990 ha iniziato la sua carriera come comandante di plotone e di compagnia al 1° battaglione Pontieri di Legnago. Dopo la frequenza del 127° corso di Stato Maggiore a Civitavecchia e la frequenza del master pluritematico all’Università di Torino, ha preso parte al corso superiore Infrastrutture e, nel 2005, all’8° corso Issmi successivamente al quale è stato assegnato al Comando Truppe Alpine. Dal 2009 al 2010 è stato comandante di battaglione del 32° Reggimento Genio Guastatori di Torino. Sul territorio nazionale ha preso parte alle operazioni Vespri Siciliani e Strade Sicure. In campo internazionale è stato in Bosnia Erzegovina (dal 1997 al 1998), Kosovo (dal 1999 al 2000 e dal 2014 al 2015), in Afghanistan nel 2003, nel 2010, nel 2013. Paracadutista militare ed Eod di 2° livello, il colonnello Bajata parla fluentemente l’inglese, è sposato con la signora Emanuela ed una figlia, Lucrezia, di 4 anni. Federico Frighi

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19/09/2015

«Onde altissime sulle case»

Via Roma devastata. «Nessuno ci ha avvisati»

FARINI - La casa del parroco, don Luciano Tiengo. La casa del fabbro. La casa del meccanico. La casa di tutti, il Municipio. La caserma dei Carabinieri. Non c’è più niente. «Non siamo stati evacuati, non siamo stati avvisati da nessuno, le onde alte dieci metri hanno preso a sberle le nostre case, hanno completamente sommerso i primi piani e si sono prese gioco dei sacrifici di vite intere». Sono queste le considerazioni che si ascoltano in via Roma, una delle vie centrali di una Farini che non è la stessa di una settimana fa. "SOLO VEDENDO FARINI SI PUO’ CAPIRE" «L’apocalisse – dice Angelo Provini, intento a sgomberare il suo garage -. Non ho altre parole per descrivere quello che è successo. Lunedì non ci volevo credere. Non potevo realizzare una simile devastazione. Solo vedendola si può capire. Non trovo ancora le parole, ho un nodo in gola. Si dice che il fiume abbia superato i 14 metri. L’acqua superava di 40 centimetri i garage. Non riconosco il paese, ci vorranno anni per riportarlo allo stato di prima. Un miracolo che in paese non ci siano state vittime, vedendo le case ridotte in questo stato. Hanno portato fuori le persone di notte mentre le abitazioni crollavano. Una mia amica per fortuna era in ferie. Altrimenti la casa l’avrebbe probabilmente uccisa». A 80 ANNI SI SENTE MALE PER AIUTARE In strada sono scesi tutti. Nessuno si è tirato indietro, anche se a ottant’anni compiuti: «Come potevo non prendere la badila, vedendo i miei amici in difficoltà – spiega Francesco Maschi -. Ho cercato di aiutare per quanto possibile una casa, poi un’altra, poi un’altra. Alla fine sono caduto, e non ricordo più niente. Mi hanno detto che per una persona nata nel ’35 sono sforzi da evitare, ma il mio paese è troppo importante e non avevo mai visto nulla di simile. Mai nella vita». TRECENTO PASTI SERVITI AL GIORNOLa sezione Alpini di Piacenza si sta occupando di preparare i pasti per i volontari e per chiunque ne abbia bisogno. Sono circa 300 i pasti serviti al giorno: «Alcuni hanno spalato, altri hanno servito i pasti, ci diamo il cambio – spiega Federico Gregori, capogruppo degli Alpini di Groppallo -. Fino a che ci sarà bisogno saremo qui. Il clima è purtroppo quello che abbiamo toccato con mano in ogni calamità. C’è gente che ha perso tutto, il lavoro, la casa. Un disastro. I sacrifici di vite intere sono andati in fumo. Noi cerchiamo di dare una mano, come possiamo. La gente ci porta tantissime scorte di viveri, quando andiamo a fare la spesa per i volontari alcuni commercianti ci regalano generi alimentari. La solidarietà non è mancata in questi giorni». malac.

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07/09/2015

La Festa Granda ha coinvolto tutti i cittadini. I ragazzi del Marcora hanno disegnato un’etichetta ad hoc per celebrare la giornata

L’abbraccio agli alpini che hanno invaso la città

Castelsangiovanni - Castelsangiovanni ha scritto un’altra gioiosa pagina della grande storia alpina. Nella città capoluogo della Valtidone ieri l’adunata provinciale delle penne nere, 64° Festa Granda, ha dato modo a questo glorioso corpo di mostrare tutto il proprio bagaglio fatto di grande umanità, tradizione e di un pizzico di folclore mai disgiunti da quelli che sono i valori di cui gli alpini da sempre si fanno portabandiera: la solidarietà e la dignità. A loro tutta la città si è stretta in un forte e affettuoso abbraccio che per il secondo anno consecutivo, lo scorso anno la Festa Granda si tenne a Pianello, l’intera Valtidone ha tributato ai suoi amatissimi alpini. A coronare il successo della manifestazione ci ha pensato un sole che, proprio come recita l’inno degli alpini “là dove benigno irradia il sol”, ieri ha baciato un’affollatissima piazza XX Settembre dove in mattinata si è tenuta la cerimonia che ha concluso la tre giorni iniziata lo scorso venerdì. Tra i momenti centrali c’è stata la messa, durante la quale monsignor Angelo Bazzari, terzo successore di don Carlo Gnocchi nonché presidente della Fondazione a lui dedicata, ha ricordato le parole del suo predecessore. «Gli alpini, che don Gnocchi definiva stoffa di eroi – ha detto il sacerdote presente ieri a Castelsangiovanni - sono in grado di dare all’eroico la veste di ordinarietà ». Monsignor Bazzari, originario di Pecorara destinatario in passato del premio Solidarietà per la Vita Santa Maria del Monte, ha ricordato l’amore di don Gnocchi per i bambini e ha tracciato un parallelo con le vicende attuali. «Le foto dell’oggi di quel bambino sulla spiaggia - ha detto riferendosi al bimbo siriano, Aylan, morto affogato mentre tentava di scappare con la famiglia dalla guerra a bordo di un barcone - si legano alle immagini di ieri, come quelle del bimbo nel ghetto di Varsavia, per arpionare la nostra coscienza e spingerci a fare il bene. La Fondazione don Gnocchi - ha proseguito il sacerdote - non fa altro che imparare alla cattedra degli alpini per cui fare il bene non è un momento, ma il succo della loro storia». La messa è stata officiata insieme al cappellano degli alpini di Piacenza don Stefano Garilli e al parroco di Castello monsignor Lino Ferrari. Durante la messa sono stati portati all’altare, tra gli altri, il cappello alpino «come attenzione alle guerre che ancora sono in corso» e la stella alpina «che guarda sempre in cielo, indicando la direzione cui volgere lo sguardo». Prima della messa una moltitudine di penne nere in arrivo di una ventina di province e da ben 84 differenti sezioni (tra cui tutte quelle piacentine) ha sfilato lungo corso Matteotti, tra le ali di una folla che ha applaudito il loro passaggio scandendo i motti alpini tra cui: “l’onore degli alpini è fatto di opere, non di chiacchiere”.

Mariangela Milani

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06/09/2015

«Sarà una Festa Granda col botto»

Il sindaco Lucia Fontana alla cerimonia che ha ufficialmente dato il via al raduno ha detto: «Siete i veri custodi del senso di solidarietà e di appartenenza alla patria»

Castelsangiovanni - Ha 95 primavere alle spalle ed è reduce della campagna di Russia. Anche lui, il capitano degli alpini Luigi Bottazzi, non ha voluto mancare alla cerimonia con cui è stata ufficialmente aperta ieri pomeriggio a Villa Braghieri la 64ª Festa Granda degli alpini ospitata nella sua città, Castelsangiovanni. Un evento pronto a entrare oggi nel vivo e che il sindaco Lucia Fontana promette che sarà “col botto”. «Solo nel 2013, in occasione dell’Adunata nazionale di Piacenza, non avrei mai immaginato di essere chiamata a fare gli onori di casa alle penne nere piacentine, vere e autentiche custodi dei sentimenti di solidarietà, senso di appartenenza alla patria e identificazione nella bandiera», ha sostenuto il sindaco. «Dalle macerie dei terremoti al fango delle alluvioni fino ai piccoli gesti di generosità quotidiana, gli alpini ci sono e ci sono sempre stati in modo del tutto gratuito. Per questo voglio che la Festa di Castelsangiovanni sia col botto: quel botto che viene dal cuore, dalla gioia della nostra comunità e mi auguro sia capace di trasmettersi a tutti coloro che parteciperanno alla manifestazione ». Dal presidente provinciale Ana Maurizio Lupi è giunto un ringraziamento a tutti coloro che da mesi sono al lavoro perché tutto si svolga al meglio. A partire dal gruppo castellano della sua associazione, «interprete di quella vera alpinità che ci fa discutere e confrontare, ma poi ci porta tutti dritti alla meta», per proseguire con i vari sodalizi del paese che hanno assicurato ampia collaborazione, con l’amministrazione comunale e lo speaker ufficiale della sfilata di stamattina, Nicola Stefani. «La presenza all’avvio della Festa del reduce Luigi Bottazzi è segno tangibile della nostra forza » ha detto il vicepresidente nazionale Fabrizio Pighin salutando l’anziano capitano di Castelsangiovanni. «Uomini come lui sono ancora qui a ricordarci quanto fatto dai nostri padri: un obbligo di memoria da sottolineare sempre e a maggior ragione nel centenario della grande guerra». «Trasmettiamo l’identità e la storia di cui siamo portatori ai nostri figli», ha concluso. «Questo deve essere un impegno irrinunciabile». Queste parole sono state pronunciate di fronte ai due cappelli alpini esposti per l’occasione a Villa Braghieri: uno appartenuto allo storico avvocato Peppino Prisco, medaglia d’argento al valor militare e tra i soli tre ufficiali superstiti del suo battaglione al rientro dalla campagna di Russia e l’altro di Piero Zurlo che, dopo aver combattuto sui fronti francese, greco-albanese e russo, è stato deportato in Germania riuscendo a sopravvivere e far ritorno a casa dopo la guerra. A chiudere la cerimonia è stata la consegna del guidoncino realizzato dall’Ana di Castelsangiovanni a Roberto Pasquali, sindaco di Bobbio, in vista della Festa Granda del 2016 che sarà accolta nel cuore della Valtrebbia.

Filippo Zangrandi

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04/09/2015

Vie imbandierate e vetrine allestite“a tema”per accogliere le penne nere in arrivo

Castello si avvolge nel tricolore

Stasera si alza il sipario sulla Festa Granda provinciale degli Alpini

castelsangIovannI - Stasera al teatro Verdi di Castelsangiovanni prende il via la tre giorni dell’orgoglio alpino. Il sipario sull’edizione 2015 della Festa Granda si alzerà alle 21 quando sul palco del teatro Verdi saliranno in cantori del coro Ana Valnure insieme a quelli del coro alpino Valtidone. Con le voci alpine sul palco del Verdi saliranno anche i giovanissimi musicisti dell’insieme musicale “Pochi ma buoni” che raccoglie alunni delle scuole di Castelsangiovanni. Anche loro renderanno omaggio alle penne nere cimentandosi in una serie di brani a tema con la serata di apertura della Festa Granda. Nei locali di lato il teatro, nel foyer, sarà possibile ammirare una mostra dedicata al centenario della Prima Guerra Mondiale. Il raduno provinciale delle penne nere proseguirà domani alle 18 a villa Braghieri con l’accoglienza ufficiale delle autorità durante la quale si terrà la premiazione del capitano alpino Luigi Bottazzi, 95 anni, tra i decani delle penne nere castellane. In serata si potrà cenare alla Veglia Verde in piazza XX Settembre e ballare con Macho. Domenica si partirà alle 9 del mattino in piazza XX Settembre con l’alzabandiera per poi dirigersi verso il cimitero comunale da dove partirà una sfilata lungo le vie della città. Il corteo attraverserà via Bottarone e poi svolterà lungo corso Matteotti fino a piazzale Gramsci. Qui si svolterà a sinistra verso la rotatoria di via Allende per poi percorrere un tratto di viale Fratelli Bandiera, fino all’incrocio con via Mazzini. Da qui si proseguirà lungo via Mazzini per poi risalire nuovamente lungo corso Matteotti e piazza XX Settembre, dove alle 10,30 sono previsti gli interventi delle autorità. Alle 11 verrà celebrata la messa all’aperto (in Collegiata in caso di pioggia). Presiede il rito monsignor Angelo Bazzari, originario di Pecorara e presidente della Fondazione Don Gnocchi. Terminata la messa ancora spazio agli interventi e consegna di mille euro del Premio Fondazione Arturo Govoni (fondatore della sezione piacentina di cui fu presidente per oltre mezzo secolo) all’istituto superiore Casali di Castelsangiovanni. Terminati gli ultimi interventi ci sarà il rito del passaggio della stecca alpina al sindaco del comune, Bobbio, che il prossimo anno ospiterà l’adunata provinciale delle penne nere. Nel pomeriggio si esibirà la fanfara di Pontedellolio con le majorettes al seguito. Nel frattempo tutta la città in queste ore si sta “avvolgendo” nel tricolore con bandierine ovunque . Anche le vetrine saranno in “sintonia” con l’adunata grazie ad allestimenti a tema: le tre giudicate migliori da una apposita commissione verranno premiate durante la manifestazione con una targa ricordo. Mariangela Milani

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01/09/2015

Così Castello accoglierà 2mila alpini

Strade chiuse, mercato trasferito, bagni chimici, parcheggi e navette

CASTELSANGIOVANNI - A Castelsangiovanni è iniziata la “settimana alpina”. La città si prepara ad accogliere l’annuale Festa Granda. Dopo avere fatto tappa lo scorso anno a Pianello, l’adunata provinciale ora approderà nel capoluogo della vallata, dove da venerdì 4 a domenica 6 settembre sono attesi non meno di duemila penne nere. Per accogliere al meglio questo afflusso di persone già da diverse settimane il locale gruppo alpini, l’amministrazione comunale e gli uffici pubblici stanno mettendo a punto una serie di accorgimenti e iniziative per garantire la buona riuscita dell’evento. percorso Domenica, giornata clou della “tre giorni” alpina, il traffico in città subirà alcune modifiche. Alle 9 è previsto il raduno (il cosiddetto “ammassamento”) delle penne nere nella zona del cimitero in via Cabrini: da lì partirà un corteo lungo le vie della città. Lungo le vie interessate dal corteo le auto domenica non potranno circolare né parcheggiare. La sfilata percorrerà via Bottarone e poi corso Matteotti, attraversandolo per tutta la sua estensione, fino a piazzale Gramsci. Qui si svolterà a sinistra verso la rotatoria di via Allende per poi percorrere un tratto di viale Fratelli Bandiera, fino all’incrocio con via Mazzini. Da qui si proseguirà lungo via Mazzini per risalire nuovamente lungo corso Matteotti fino a piazza XX Settembre, dove alle 11 verrà celebrata la messa all’aperto (in Collegiata in caso di pioggia). Presiede il rito monsignor Angelo Bazzari, originario di Pecorara e presidente della Fondazione don Gnocchi. il mercato “trasloca” Domenica il mercato settimanale che solitamente occupa piazza XX Settembre sarà spostato in viale Amendola. bagni e parcheggi Nel cortiletto che si trova alle spalle del palazzo comunale, in piazza Olubra, verranno sistemati alcuni bagni chimici. Sono inoltre previste alcune aree di sosta per le auto. La più grande sarà quella di fronte allo stadio comunale Pinetto Soressi, lungo la via Emilia, da dove partirà un servizio di bus navetta che per l’intera giornata farà la spola con il centro della città. Saranno riservati alla sosta delle auto in arrivo anche anche due parcheggi posti ai lati del cimitero e quello che si trova vicino alla casetta dell’acqua di via Primo Maggio. Festa cardioprotetta Grazie ai volontari di Progetto Vita l’adunata provinciale sarà cardioprotetta: sarà presente un gazebo con un defibrillatore in piazzetta Garibaldi. Nella stessa piazzetta saranno presenti anche due stand con materiale alpino. vetrina più bella I commercianti sono stati invitati ad allestire le vetrine in tema e durante i festeggiamenti sarà assegnato un riconoscimento alle tre vetrine più belle.

Mariangela Milani

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30/08/2015 

Gragnano e i giovani promotori di pace

Poesie e scritti sul tema, i migliori sono stati premiati

GRAGNANO - L’estate di Gragnano si tinge di pace per ricordare il Centenario della Grande Guerra. Il tutto grazie al debutto del premio letterario “Una poesia per la pace” istituito in memoria di Dario Sogni, soldato originario della borgata a cui è stato dedicato il concorso di poesia rivolto agli alunni delle scuole medie. Perché – ad un secolo di distanza – è ancora attualissima l’eredità offerta da lui così come da tutti i ragazzi che hanno combattuto o hanno perso la vita nel conflitto del ’15-18. Un lascito morale che non si può tradire, che chiama ciascuno ad un impegno quotidiano da mettere in campo prima di tutto con un tanti, piccoli gesti di pace. E la scrittura in versi è un veicolo importante per suggellare questa sfida, per sublimarla, per darle la sua massima espressione mettendone in risalto la vera essenza. A conquistare i primi posti e ad aggiudicarsi il riconoscimento – reso disponibile dalla famiglia Sogni e affiancato da un buono in libri offerto dal comune – sono stati: per le classi prime Noemi Minnone con l’elaborato dal titolo "Pace effimera"; per le seconde Samuele Monteleone con "Pace", per le terze – ex aequo – Oveinder Chand autore di "La pace sta alla guerra" e Kleana Musai con "Here". Testi premiati che in parte sono anche il frutto del percorso di approfondimento sulla prima guerra mondiale curato nel corso dell’anno scolastico dalla professoressa Federica Sogni, figlia di Dario, e rivolto a tutti gli allievi delle terze. Un progetto sia di natura culturale, volto ad approfondire la conoscenza di eventi cruciali del nostro passato, sia sociale, per illustrare le trasformazioni legate ai fatti bellici ed il ruolo svolto tutt’oggi da enti e associazioni di volontariato che proprio in quegli anni sono nate o hanno operato. Tra queste le Penne nere dell’Ana, i Combattenti e reduci e la Croce Rossa, con particolare riferimento al gruppo delle Crocerossine: i loro rappresentanti sono quindi saliti in cattedra, nei mesi scorsi, portando la testimonianza del lavoro svolto e illustrando la missione che oggi perseguono. Così, dopo aver tanto discusso di personaggi ed eventi storici, agli insegnanti e all’amministrazione comunale è sembrato importante parlare ai giovani della pace nel ricordo di un alpino medaglia al valore militare, Dario Sogni, “andato avanti” qualche anno fa. Grazie alla ricca documentazione fotografica d’epoca messa a disposizione della famiglia, è stato possibile soffermarsi sui valori espressi dal soldato nel corso della sua carriera militare: solidarietà, obbedienza, amor di patria, senso del dovere e sacrificio per un ideale. Al punto da meritarsi la medaglia al Valore Militare per aver salvato la vita a tutti i componenti del suo plotone in un’azione particolarmente rischiosa durante un’azione in cui era sergente esploratore in Jugoslavia. Grande l’interesse dimostrato per la sua figura da parte degli allievi, incentivata dal fatto che la famiglia Sogni - nel ricordo dei valori espressi dal suo caro – ha chiesto appunto alla Scuola media ed all’Amministrazione comunale di poter contribuire ad un premio sulla pace per favorire la diffusione nelle nuove generazioni dei valori di cui Dario ha fatto la sua bandiera. Da qui il concorso letterario che ha visto nei giorni scorsi le premiazioni alla presenza del sindaco Patrizia Calza, dell’assessore all’istruzione Alessandra Tirelli e della Dirigente scolastica Adriana Santoro. Una competizione letteraria in cui è emerso in modo unanime – per dirla con le parole di uno dei vincitori, Samuele Monteleone - come “la guerra non ha mai un vincitore, bensì crea grandissimo, insensato dolore”. Filippo Zangrandi

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26/08/2015

Premiati gli“amici”degli alpini

Penne nere in festa a Gropparello. La storica ristoratrice Gianna Obertelli e la Pubblica assistenza Valvezzeno hanno ricevuto lo “Scarpone 2015”

GROPPARELLO - Il raduno del gruppo Alpini di Groppovisdomo e Gropparello si è svolto in una folta cornice di pubblico composto da penne nere e amici giunti in Alta Valchero dai diversi comuni piacentini. Dopo l’ammassamento nel campo sportivo, una breve sfilata sulle note dell’inno alpino è terminata davanti alla parrocchiale dove don Giovanni Rocca ha celebrato la santa messa accompagnata dai canti del coro diretto dal maestro Ovidio Bozzini. In una chiesa gremita il presule durante l’omelia ha evidenziato i valori di solidarietà e fratellanza che più volte gli alpini hanno dimostrato. «Le parole della Preghiera dell’alpino ne hanno riconfermato la loro attualità anche nell’odierna trasformazione della società, per l’impegno degli alpini nel non dimenticare le loro radici cristiane, perché è giusto ricordare e riconfermare il proprio spirito di appartenenza - ha continuato il parroco - come avviene in ogni famiglia nella quale ogni figlio si riconosce nelle tradizioni, negli insegnamenti e nei valori che ha assimilato, sempre nel rispetto del prossimo e aperti ai valori dell’accoglienza e della condivisione». Al rito religioso sono seguiti brevi interventi del capogruppo Alfiero Binelli, che durante la messa ha letto la Preghiera dell’alpino, del vicepresidente provinciale Pierluigi Forlini e del dirigente nazionale Roberto Migli. Presenti inoltre il consigliere di vallata Gianni Magnaschi e consiglieri del direttivo della sezione. Il protocollo prevedeva la consegna dello Scarpone alpino visdomese che per il 2015 i soci del gruppo hanno attribuito a Giovanna “Gianna” Obertelli, vedova Belveri, che all’età di 94 anni, dopo 60 anni di gestione, è ancora presente a coadiuvare i figli nella gestione della trattoria di Obolo, punto di ritrovo e riferimento per i residenti in quella parte di appennino e per i tanti turisti e gitanti che percorrono le strade dell’Alta Valchero. Altro attestato dedicato ad istituzioni e associazioni che operano nel territorio montano è stato consegnato a Federico Sartori, presidente della Pubblica assistenza Valvezzeno, associazione che da trent’anni con i suoi volonterosi e generosi militi interviene in assistenza nel territorio comunale di Gropparello. Gli alpini in corteo hanno quindi deposto una corona d’alloro al monumento dei Caduti. Alla breve e toccante cerimonia hanno partecipato numerose autorità locali, tra cui il maresciallo Salvatore Cascio della caserma dei carabinieri di Gropparello ed il medico Antonio Laguzza. Gli alpini si sono trasferiti nel campo sportivo e, presso le strutture della Pro loco, rappresentata dai vicepresidenti Patrizio Zanazzi e Angelo Gallinari, le signore alpine avevano preparato un’ottima cena. Tutti i commensali sono stati intrattenuti dai filmati realizzati da Lele Solari, riguardanti sia la memorabile Adunata piacentina del 2013 sia le iniziative del gruppo locale. La serata è proseguita con i canti interpretati dagli amici giunti da Marsaglia che hanno allietato la serata. Durante il raduno, è stata riproposta la raccolta fondi che quest’anno sarà devoluta all’Airc - Associazione ricerca sul cancro.

Ornella Quaglia

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21/08/2015

La censura alla preghiera degli alpini

Egregio direttore, l’episodio dei giorni scorsi, peraltro riportato in modo controverso, secondo il quale in una chiesa della Diocesi di Vittorio Veneto sarebbe stata censurata la preghiera degli Alpini nella parte in cui si invoca "Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana", induce a preoccupate riflessioni, dal momento che già in tante altre forme questa difesa della millenaria civiltà cristiana è trascurata, contrastata e misconosciuta. L’episodio si aggiunge ad altri di stampo simile, ma il fatto che questa volta si sia rivolto contro un’espressione fra le più significative del glorioso Corpo degli Alpini aggiunge certo una spiacevole aura di gravità. Il Vescovo della Diocesi ha negato esservi stata una disposizione ufficiale in tal senso – e sarebbe stato piuttosto sgradevole -, per cui ci troviamo dinnanzi a un’iniziativa unilaterale particolarmente anomala e astiosa, che dimostra una volta di più come ormai anche i valori più tradizionalmente apprezzati e amati siano trattati con disprezzo e spiacevolmente ideologizzati. Esprimiamo la nostra sincera solidarietà agli Alpini e al loro impegno per la Patria, nel passato e nel presente.

Maurizio Dossena Gebetsliga Carlo d’Asburgo

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20/08/2015

La preghiera dell’alpino sia letta domenica durante le messe

"....eleviamo l’animo a Te, o Signore..."; " Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi, salva noi, armati come siamo di fede e amore....."; "... La nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà Cristiana", "E Tu, Madre di Dio, candida più della neve...". Questi sono alcuni passaggi della preghiera dell’Alpino, frasi profonde, piene di storia, di sacrificio, di altruismo, di Italianità. Nessuno può rinnegare, cancellare o modificare queste parole, parole e gesta che ci rendono oggi una nazione libera, con profondi valori Cristiani. Con questa lettera voglio lanciare una proposta. Domenica, durante le celebrazioni Eucaristiche, venga letta la preghiera dell’Alpino, penso che potrebbe essere un importante gesto a dimostrazione di ciò che è accaduto è stato solo un incidente e non una volontà. Io non ho dubbi, sto con gli Alpini!!!!! Evviva gli Alpini, Evviva l’Italia!!!!!

Fabio Callori

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20/08/2015

Addio al commerciante alpino

Borgonovo: storico ambulante impegnato nel volontariato

ieri a Borgonovo i funerali di Libero Carella, 81enne storico ex commerciante ambulante di acque minerali nonché alpino e persona molto impegnata nel mondo del volontariato locale. Originario di Borgonovo, il paese dove ha sempre abitato e dove ha sempre vissuto con la moglie Mariuccia Tagliani e con la famiglia, Libero Carella per decenni ha rifornito i locali della Valtidone e le famiglie della zona di bibite e acque minerali. Insieme al fratello Paolo, deceduto qualche anno fa, aveva gestito un’attività di commercio ambulante. A bordo di un camion ogni giorno Libero Carella percorreva le strade che collegano Borgonovo a Ziano, Pianello, Seminò, Castelsangiovanni per consegnare casse di acque minerali e di bibite a chiunque ne facesse richiesta. Erano anni durante i quali la diffusione dei supermercati non era ancora così massiccia come oggi e la gente ancora era solita rifornirsi con una certa frequenza dai commercianti ambulanti che giravano con i loro furgoni. Carella e il fratello rifornivano anche i bar degli impianti sportivi comunali e per questo motivo erano molto conosciuti all’interno del mondo dell’associazionismo sportivo e non solo. Terminata l’attività, circa una decina di anni fa, Libero Carella aveva mantenuto contatti con queste associazioni e si era impegnato anche all’interno del mondo del volontariato borgonovese. Spesso si prestava ad aiutare in caso di feste, iniziative, ecc.. Carella era anche un alpino. «Da giovane – ricordano i figli – aveva fatto il militare negli alpini ed era sempre rimasto legato a questa realtà». Era iscritto alla sezione di Borgonovo delle penne nere. Tra le sue passioni maggiori c’era quella per l’antiquariato. «Spesso quando a Borgonovo c’era qualche manifestazione di paese, come ad esempio la fiera di Pasqua – dicono i figli - allestiva un banchetto con oggetti di antiquariato. Era appassionato di mobili e cose vecchie». «Lo ricordo come alpino – dice l’assessore Matteo Lunni - sempre protagonista dei vari eventi e delle varie feste in cui si occupava del settore bevande. Lo ricordo anche come rigattiere, il suo hobby» prosegue Lunni - che lo vedeva sempre protagonista nella parte centrale di via Roma in occasione di fiere e mercatini. «Durante un recente iniziativa, Branding Piacenza – dice ancora Lunni – Carella si era prestato, con la disponibilità che lo caratterizzava, a portare oggetti del mondo contadino per spiegarne le caratteristiche in dialetto ». Da oltre 40 anni era sposato con Mariuccia Tagliani da cui aveva avuto i figli Serena ed Enrico. Oltre a loro lascia le amatissime nipoti Sofia di sette anni e Emma di soli tre anni. m.mil

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19/08/2015

«Questa la versione approvata e letta all’Adunata nazionale»

(dm) C’è da aspettarsi che alla prossima Festa Granda degli Alpini piacentini, programmata a Castelsangiovanni per il 5, 6 e 7 settembre, la Preghiera dell’Alpino, che si trova anche sul sito dell’Ana nazionale, venga letta integralmente, senza cesure né censure. D’accordo anche il cappellano don Garilli: «La preghiera è quella lì, proprio quella letta dagli alpini di Vittorio Veneto fuori dalla chiesetta costruita dai loro predecessori» dice con schiettezza il sacerdote. «E’ quella la versione ufficiale che noi sempre leggiamo, usando i termini “armi” e “civiltà cristiana” seppure in maniera né bellicosa né escludente verso altre culture, è quella che è approvata dall’Ordinariato Militare. Quindi se l’Ordinariato non si pronuncia diversamente, noi continueremo a leggere quella versione, integrale e originale. Non ce la siamo inventati noi. Non vedo dove sia il problema. I problemi a volte li sollevano certi individui isolati, ma sul loro comportamento non voglio entrare nel merito». «La preghiera – ribadisce don Garilli – va certamente letta bene, non fraintesa, non strumentalizzata. Le armi sono quelle delle fede e dell’amore. La civiltà cristiana è la nostra civiltà, da duemila anni e questo fatto non deve offendere nessuno. Nessuno infatti si è mai sentito offeso. La preghiera viene infatti letta dal Vescovo dell’Ordinariato militare quando facciamo l’adunata nazionale. E’ accaduto anche a L’Aquila, all’ultima adunata di quest’anno. E’ lui che ha voce in capitolo, non singoli sacerdoti in cerca di visibilità».

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19/08/2015

LA“CENSURA” - Mentre il vescovo diVittorioVeneto interviene sul“polverone”che si è alzato su un vecchio dibattito, l’Ana di Piacenza non ha dubbi

Preghiera dell’Alpino «Qui non si cambia»

Il testo è da sempre quello “originale e integrale”
«E non c’è mai stato alcun problema con la Diocesi»

«Le nostre armi oggi sono la solidarietà, la capacità di ricostruire, la protezione delle persone e dei beni collettivi. Non ha senso cancellare la parola “armi” dalla Preghiera dell’alpino, come accaduto alla messa al passo San Boldo, proprio dinnanzi ad una chiesetta costruita in quota dagli stessi alpini. In realtà contano non le parole, ma con che spirito le si interpreta. E il nostro spirito non è certo bellicoso. Tutt’altro. E’ fatto invece di amore e pace, ma anche di rispetto della nostra storia». Così il presidente provinciale della sezione Ana (Associazione nazionale alpini) di Piacenza Roberto Lupi commenta la vicenda della Preghiera dell’Alpino che ha raggelato i rapporti tra la Diocesi di Vittorio Veneto e le penne nere del Gruppo di Tovena (Cison di Valmarino) e della sezione di Vittorio Veneto. Dissapori che invece a Piacenza mai si sono verificati, come conferma il cappellano militare della Diocesi di Piacenza don Stefano Garilli, che spiega: «Noi leggiamo la preghiera originale ed integrale, e nessuno si è mai sentito offeso. La preghiera dell’alpino è quella, ed è approvata dall’Arcivescovo dell’Ordinariato militare » (che ha la funzione di collegare i vari cappellani militari delle diverse regioni italiane, ndr). La messa della discordia si è celebrata in Veneto, il giorno dell’Assunta al Passo San Boldo, valico tra i due versanti delle prealpi bellunesi: quello trevigiano e quello in provincia di Belluno. Al centro della presunta “censura” un verso della preghiera dell’alpino: “Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana”. Il sacerdote locale ha chiesto di modificare la preghiera togliendo la parola “armi” ed omettendo la frase, per non urtare alcuna sensibilità. Ma ad urtarsi è stata la sensibilità degli Alpini che in tutta risposta si sono rifiutati di leggere la preghiera in chiesa e lo hanno fatto all’esterno. «Circola da qualche anno anche una nuova versione della preghiera – spiega il provinciale Lupi – ma io opto sempre per la versione originale. Bisogna capire il periodo in cui furono scritte quelle parole, nel dopoguerra, dopo che tanti si erano sacrificati per la Patria. Più in generale, tutto sta a come viene interpretata. Noi la leggiamo da novanta anni e non c’è stato mai un malinteso. I nostri valori emergono chiari dalle opere che facciamo: ricordo solo che una nostra squadra di Protezione Civile è appena rientrata dalla Puglia per interventi sugli incidenti boschivi; un’altra squadra è in Liguria per prevenire incendi. Aggiungo infine che se dovessimo attualizzare tutto, dovremo anche cancellare alcune parti dell’Apocalisse o dell’Antico testamento, che parlano di un Dio che punisce e manda calamità sulla Terra. Eppure noi crediamo in un Dio Padre e misericordioso. Tutti sappiamo che quelle parole non vanno prese alla lettera». Intanto ieri il Vescovo di Vittorio Veneto mons. Corrado Pizziolo ha precisato: «Non ho emanato nessuna indicazione sul fatto di come leggere la preghiera degli alpini. Il sacerdote celebrante, un padre Servita da poco giunto in Diocesi si era limitato a chiedere la sostituzione della parola “armi” con “animi” e di “contro” con “di fronte”. Questo non è stato accettato dai responsabili che hanno deciso di far leggere la preghiera all’esterno, prima che la messa finisse. Il fatto e la risonanza mediatica esagerata che sta avendo, mi costringerà a intervenire per trovare, ovviamente in dialogo con gli alpini, una posizione che eviti il ripetersi di questi fatti».

Donata Meneghelli

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18/08/2015

Raduno degli Alpini a Groppovisdomo

Sabato 22 aperto a tutta la provincia. Evento benefico a favore dell’Airc

GROPPARELLO - Il Gruppo degli Alpini di Groppovisdomo e di Gropparello, ha organizzato per sabato 22 agosto il tradizionale raduno aperto a tutti gli amici alpini della provincia, compresi gli amici degli alpini ed i simpatizzanti. Il Raduno degli alpini locali inizierà alle ore 18 con l’ammassamento sul Campo sportivo di Groppovisdomo, seguirà la Santa Messa che sarà celebrata dal parroco don Giovanni Rocca nella chiesa parrocchiale di Groppo, dove avverrà anche la consegna dello “Scarpone Alpino Visdomese 2015”. La cerimonia proseguirà con la deposizione di una Corona d’alloro al monumento dei caduti e verso le 20,30 tutti a tavola per la cena alpina sotto le stelle e canti di montagna e da osteria con tutti gli amici a cui si uniranno anche gli amici di Marsaglia. Quest’anno l’iniziativa benefica che contraddistingue questo evento andrà a favore dell’Airc (Associazione Ricerca sul Cancro). Il consiglio di Gruppo degli alpini locale, presieduto da Alfieri Binelli, ha già stabilito anche i destinatari del riconoscimento “Scarpone Alpino Visdomese 2015”, una riconoscenza che sarà consegnata al termine della Santa Messa e che quest’anno andrà a Giovanna Obertelli (Gianna) vedova Belveri e alla Pubblica Assistenza Valvezzeno di Gropparello che riceveranno l’attestato di stima, amicizia e ringraziamento da parte degli Alpini e delle comunità gropparellese. La signora Gianna gestisce da oltre 50 anni la Trattoria Belveri di Obolo, a 1000 metri, che ancora prima era condotta dai fratelli Belveri. Il locale da sempre è un punto di riferimento e di ristoro sia per gli abitanti della zona sia per tutti coloro che vi transitano. Il locale è frequentato indistintamente da gruppi di giovani e da pensionati ed ancora oggi è il ritrovo di amici che risiedono nei comuni di Morfasso, Gropparello e Bettola. La signora Gianna nonostante la sua età non più “verde” è ancora attiva nella gestione dell’esercizio pubblico. La Pubblica Assistenza Valvezzeno merita questo premio perché sono ormai trent’anni da quando si è costituita nel 2016, che tramite i suoi volonterosi militi, assiste la popolazione sparsa sull’ampio territorio comunale di Gropparello. Come riferisce il referente del gruppo degli alpini locali, questo era un riconoscimento dovuto e voluto fortemente dagli alpini proprio per ringraziare un’associazione indispensabile e che per poter offrire un valido servizio ha continuamente necessità di rinnovare e aumentare il proprio organico.

Ornella Quaglia

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18/08/2015

La diocesi censura preghiera degli Alpini

Questa volta non è la Lega, sono gli Alpini, ma il risultato non cambia: è di nuovo tensione tra il Carroccio, con il suo leader Matteo Salvini, ed i vescovi. Il “caso” è quello della Preghiera dell’Alpino, piena di riferimenti patriottici e religiosi, che la Diocesi di Vittorio Veneto non ha gradito, per il passaggio che recita «...rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana ». Così il prete che doveva darne lettura, durante la messa dell’Assunta nella chiesetta di Passo San Boldo (Treviso), ha spiegato ai rappresentanti dell’Ana che di questi tempi forse non era il caso, e ha proposto qualche correzione. Ma non c’è stato verso: per le “penne nere” quel testo, nato 80 anni fa in epoca di guerre nel mondo, è intoccabile, e non c’era mai stato motivo per censurarlo. Modifica respinta e reazione sdegnata della sezione dell’Ana.

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15/08/2015

Combattè in Francia, Croazia e Albania ed ora è tornato a indossare il cappello alpino

«Tra le bombe vivendo di carrube»

I ricordi di guerra di Giuseppe Oglio che ha festeggiato i cento anni

CARPANETO - Quattro giorni trascorsi nascosto in un canalone sotto le bombe, mangiando quel poco che si riusciva a trovare nei dintorni tra cui alcune carrube. Sono i tremendi ricordi di guerra rimasti bene impressi nella memoria di Giuseppe Oglio, che ha combattuto sul fronte francese ma anche in Albania e Croazia e che al suo ritorno ha ripreso l’attività di agricoltore fino alla pensione. Oglio, che ha mantenuto un buona salute, ha ora festeggiato il traguardo del secolo di vita. La festa di compleanno si è tenuta alla casa di riposo di Carpaneto fondazione Aride Breviglieri. Prima del taglio delle torte, il poeta dialettale Luigi Pastorelli ha recitato in suo onore una sua composizione di auguri dopo la quale è scattato un lungo applauso. Oltre agli ospiti della casa di riposo hanno partecipato alla festa di compleanno la direttrice Cinzia Prati, l’assistente Franca Pagani, diversi nipoti e pronipoti del festeggiato, il sindaco Gianni Zanrei in fascia tricolore che gli ha portato gli auguri dell’intera comunità, il vicesindaco Anna Buonaditta, il cappellano dell’istituto don Giuseppe Longeri, don Roberto Ponzini per la parrocchia di Carpaneto, un gruppo di Alpini del gruppo di Carpaneto con il loro caratteristico copricapo che per l’occasione è stato messo in testa anche al festeggiato. Giuseppe Oglio è nato ad Antognano di Lugagnano in una numerosa famiglia di agricoltori di cui facevano parte dieci tra fratelli e sorelle e ha sempre lavorato nel settore agricolo. All’età di ventuno anni è stato stato chiamato per il servizio militare di leva nel corpo degli Alpini. Richiamato alle armi durante la seconda guerra mondiale ed assegnato al terzo reggimento Alpini, ha combattuto prima sul fronte francese e successivamente in Albania e in Croazia. Di questi anni ricorda con piacere il periodo in cui svolse la mansione di attendente del cappellano militare e viveva nell’alloggio del sacerdote, anziché sotto le tende con gli altri militari. Rammenta anche di essere stato per quattro giorni, nel periodo invernale, con alcuni compagni, nascosto in un canalone coperto da teli mimetici e dalla vegetazione per ripararsi dal freddo e dalle bombe sganciate dai mezzi dell’aviazione nemica. «Mangiavamo quel poco che si trovava, comprese le carubbe raccolte vicino al canalone ». Al termine del conflitto tornò a casa e riprese il suo lavoro in agricoltore fino all’età della pensione. Da alcuni anni si è ritirato nella accogliente casa di riposo di Carpaneto dove ha trovato una seconda casa e dice di trovarsi bene.

Pietro Freghieri

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11/08/2015

Due giornate stupende grazie agli alpini

Egregio Direttore, siamo gli ospiti della Casa Protetta “Alta Val Nure” di Farini e vogliamo ringraziare tramite la sua rubrica gli Alpini di Groppallo e di Bettola, per averci invitato nella loro sedi a Groppallo e al Lago dei Pini a Pieve di Revigozzo. Questi inviti ci hanno dato la possibilità di uscire dalla struttura, accompagnati dai nostri operatori, e da alcuni volontari (Croce Rossa e Avis di Bettola) e ci hanno permesso di trascorrere una giornata in allegria. Ci hanno offerto il pranzo con cibi a base di: salume, polenta con sugo di funghi, tortelli, arrosti e del buon vino a volontà Sono state due giornate dove abbiamo rivisto le nostre valli, incontrato dei nostri amici, chiacchierato, abbiamo sorriso e ci siamo emozionati con i loro canti e ci hanno fatto sentire come se fossimo a casa nostra. Vogliamo ringraziarli anche perchè durante l’anno sono presenti alle nostre feste, portandoci sempre doni. Grazie Alpini visto che con voi stiamo bene al vostro prossimo invito non mancheremo…

Gli ospiti della Casa Protetta Alta Val Nure con gli operatori e la Coordinatrice

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05/08/2015

A Castellarquato grazie agli alpini il Tricolore sventola all’ingresso del nido

CASTELLARQUATO - Grazie agli Alpini il tricolore sventolerà anche all’ingresso del “Bel Castello”. E’ successo nei giorni scorsi a Castellarquato nell’ultimo giorno di frequenza al nuovo asilo-nido al quale è stato dato il singolare ed accattivante titolo di “Oh che bel castello”. Cosa mancava nella nuova struttura scolastica? Era stata la domanda che si erano posti i genitori, i nonni e le “Penne nere”. «Forse manca la bandiera più bella del mondo: il tricolore italiano» era stata la risposta. Detto e fatto. E dopo gli opportuni contatti ecco che un plotone di Alpini, in completa maglia azzurra ed al comando del capo-gruppo Italo Colla, è arrivato al “nido” con la bandiera italiana. Semplice è stata la cerimonia della consegna quando il capo-gruppo Italo Colla e l’assessore comunale Tiziana Meneghelli, alla presenza del sindaco Ivano Rocchetta, dell’assessore Belforti e della assistente sociale Veruska Renzella, hanno collocato il tricolore proprio all’ingresso del nuovo istituto. Viva sorpresa, quindi, per i piccoli ospiti dell’asilo-nido, caloroso applauso da parte dei genitori presenti e sentiti ringraziamenti da parte degli insegnanti e degli educatori per il gesto altamente significativo. Negli interventi di circostanza è stato sottolineato « il valore che la bandiera nazionale rappresenta per tutti noi, con l’auspicio che le nuove e future generazioni siano sempre educate al rispetto del tricolore conoscendone appieno i reali valori ».

Franco Lombardi

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04/08/2015

Un concerto per l’ambulatorio

Raccolta fondi del gruppo alpini di Travo con il coro Valnure

TRAVO - (crib) È una folla che fa bene al cuore e alla solidarietà quella che si è ritrovata nella piazzetta del torrione Anguissola di Travo per ascoltare il coro alpino Val Nure: il ricavato dell’appuntamento è servito a sostenere l’ambulatorio infermieristico comunale del paese tramite l’associazione “L’assistenza delle piccole cose” che si occupa della sua gestione. La serata, organizzata dal Comune di Travo e dal locale gruppo Alpini, ha registrato circa 200 partecipanti che hanno ascoltato i canti della tradizione alpina eseguiti dal coro Ana Valnure diretto dal maestro Edo Mazzoni. Un momento emozionante anche per i due reduci del paese - Bruno Anguissola di 101 anni ed Eligio Everri di 94 - che non hanno voluto mancare. Nel corso della serata il capogruppo Marco Girometta - intervenuto con il sindaco Lodovico Albasi, il presidente sezionale Ana Roberto Lupi e il consigliere di vallata Luigi Mercori - ha consegnato alle volontarie dell’associazione che gestisce il punto prelievi l’assegno con parte del ricavato della Veglia Verde di Pieve Dugliara, 700 euro. La seconda tranche, con il ricavato della serata con il coro, sarà consegnato in occasione del prossimo raduno di gruppo a Travo. L’ambulatorio infermieristico, aperto lo scorso novembre nei locali del municipio, è una realtà importante per il paese grazie all’associazione “Piccole Cose”, composta da medici e infermieri professionisti che mettono a disposizione il loro tempo libero per la comunità.

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25/07/2015

Ricordando la Grande Guerra

Una mostra nell’oratorio parrocchiale: documenti e reperti

podenzano - Podenzano e la Grande Guerra nella mostra che fino al 28 luglio è allestita all’oratorio parrocchiale “Giuseppino Scotti”. Nella settimana della fiera del pomodoro il Comune ha organizzato “Grande Guerra: collezioni podenzanesi”, un itinerario tra il 1915 e il 1919 sviluppato in documenti, cartoline, reperti. Inaugurata nella serata di giovedì, è stata realizzata in collaborazione con l’associazione nazionale alpini, sezione di Piacenza e gruppo di Podenzano guidato da Giovanni Carini che è pure consigliere sezionale Ana, e curata dall’assessore comunale Elena Paraboschi e dal consigliere dell’associazione Famiglia Podenzanese, Nicola Scotti, appassionato di storia e nel 2013 segretario del Coa, il comitato organizzatore dell’adunata nazionale a Piacenza. La mostra è stata possibile grazie anche a Diego Sartori, Giovanna Rai, Lorena Cotti, Ferruccio Pizzamiglio, don Fausto Arrisi e alle famiglie di Podenzano. I pannelli offerti dall’Ana riportano le nozioni storiche, le fasi principali della guerra e un cenno al corpo degli alpini. Vi sono poi oggetti di comune utilizzo, dai cucchiai alle gavette, dal calamaio alle ampolline con le medicine che usavano i soldati in trincea, reperti raccolti personalmente da Diego Sartori sulle nostre montagne, sia sul fronte italiano sia su quello austriaco. E vi sono strumenti come le feritoie all’istrice, le pinze, bombe granate e munizioni. Una parte è costituita di documenti prestati dai podenzanesi, lettere, cartoline (Nicola Scotti ha fornito una sua personale collezione), ricordi dei loro antenati, un’altra da carteggi e manifesti trovati negli archivi del paese. «Abbiamo pensato – ha riferito Paraboschi – che i podenzanesi avrebbero potuto comprendere meglio quella che è stata la guerra se avessero potuto toccare con mano ciò che i loro antenati avevano fatto. Così vi è un carteggio tra il Comune di Podenzano e i vari interlocutori, Prefettura, Croce Rossa, associazioni di volontariato, le famiglie ». Un settore, inoltre, è relativo ai profughi, ai dispersi, ai prigionieri e ai caduti che anche Podenzano ha subìto, ed uno dedicato alla propaganda e alle benemerenze. «Che questa mostra – ha commentato il sindaco Alessandro Piva – sia un insegnamento per i giovani perché quello che è successo un secolo fa non si ripeta oggi». L’ingresso è libero. Oggi, lunedì e martedì sarà aperta dalle 19 alle 23, mentre domenica 26 tutto il giorno. Nell’occasione è stata inoltre inaugurata l’esposizione fotografica di coloro i quali hanno partecipato al concorso Obiettivo Podenzano sul tema “La vita è bella”, il cui vincitore, e gli autori con menzione speciale, saranno premiati lunedì sera sul palco della nuova piazza alle 21. Nadia Plucani

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14/07/2015

«Identità europea anche dalle trincee»

A Sarmato il generale Giorgio Battisti ha ricostruito la storia della Grande Guerra

SARMATO - È stata una vera e propria lezione di storia sulla Grande Guerra quella andata in scena nei giorni scorsi a Sarmato nella sede del Gruppo Alpini. A tenerla il generale di corpo d’armata Giorgio Battisti che, dopo l’accademia militare, ha condotto diverse missioni internazionali nell’ambito della Nato tra cui quelle in Bosnia, Somalia e in Afghanistan nell’operazione Enduring Freedom, scattata all’indomani del crollo delle Torri Gemelle. Una presenza d’eccezione, salutata con calore dalle Penne nere locali e dal sindaco Anna Tanzi. «È un onore ospitarlo tra noi e affidargli la ricostruzione della memoria della prima guerra mondiale a cent’anni di distanza da quel tragico evento», ha affermato la prima cittadina. «Pochi conoscono la storia dei giovani inviati al fronte mal armati anche perché spesso non viene insegnata al meglio, ma la loro è stata una testimonianza importante: quella di ragazzi che hanno dato la vita per ideali grandi come Patria e libertà per cui non possono essere dimenticati ». Conoscere il passato - secondo la Tanzi - è il presupposto fondamentale per costruire il futuro. «Non dimentichiamo - ha aggiunto - che storie di violenza e morte come quelle della Grande guerra si ripetono ancora oggi a poca distanza da noi: per questo dobbiamo sensibilizzare le nuove generazioni e diffondere cultura». La parola è quindi passata al generale Battisti che ha ricordato, passo dopo passo, lo svolgimento del conflitto del ‘15-’18 definito come «l’ultimo del passato e il primo del futuro», appoggiato in molti Paesi da un forte spirito interventista. «Si è trattato di un evento determinante per la storia dell’Europa che fino al 1914 è stata il continente trainante nel mondo, mentre poi è diventata sempre più subordinata agli Stati Uniti», ha continuato. «Richiamandoci al valore e allo spirito di sacrificio dei soldati impegnati nelle trincee, dovremmo ritrovare la spinta e l’orgoglio per preservare la nostra identità italiana ed europea ». Ne è seguita una ricostruzione dettagliata degli avvenimenti che hanno segnato quegli anni tormentati. A sfidarsi, un esercito italiano «giovane, carente di preparazione, dalla limitata disponibilità di equipaggiamenti e armi, caratterizzato da una mentalità ottocentesca» e un’armata austriaca «tradizionalmente ben organizzata, disciplinato e dal forte spirito di appartenenza ». Complessivamente, nell’arco di quattro anni si sono contate 27 classi di leva chiamate alle armi, 68mila morti tra i nostri connazionali, 463mila mutilati e 100 mila feriti. Filippo Zangrandi

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13/07/2015

Castello onora il pioniere del soccorso in montagna

Delegazione a Courmayeur alle celebrazioni per Bassi

CASTELSANGIOVANNI - (mil) C’è un lungo filo sottile che unisce Castelsangiovanni a Courmayeur, in Val d’Aosta. E’ un ponte ideale costruito sulla memoria di un grande uomo, Pietro Bassi, e sugli ideali che animarono la sua vita di medico, valtidonese prima e valdostano poi, e anche di alpino. Da ieri questo ponte ideale ha trovato un punto di approdo concreto: un monumento che è stato inaugurato di fronte al municipio di Courmayeur. Si tratta di un cippo ricavato da una stele di roccia su cui troneggia un’aquila. Sulla roccia è affissa una targa su cui sono impressi i versi di una “preghiera dell’alpino” scritti dallo stesso Bassi, il medico originario della Valtidone che negli anni ’50 si trasferì a Courmayeur dove divenne un pioniere del soccorso alpino. A questa figura dai contorni quasi leggendari, tra i fondatori oltre 60 anni fa del gruppo alpini di Castelsangiovanni e poi fondatore delle penne nere di Courmayeur, ieri nella nota località turistica valdostana è stata dedicata una giornata. Alla commemorazione, e ai festeggiamenti che ne sono seguiti, si sono uniti un centinaio di castellani molti dei quali alpini insieme, tra gli altri, al sindaco Lucia Fontana all’ex sindaco Carlo Capelli e ai parenti del medico che abitano in Valtidone. Le penne nere di Castelsangiovanni hanno sfilato lungo le vie del paese insieme alle associazioni e alle autorità del posto che hanno dato vita al corteo che si è prima diretto in chiesa, per la celebrazione religiosa, e poi di fronte al municipio per l’inaugurazione del monumento alla memoria di Pietro Bassi voluto dagli alpini di Courmayeur e che è stato scoperto dal sindaco Fontana e dalla collega valdostana Fabrizia Derriard. «Le nostre comunità - ha detto Fontana - condividono un’eredità spirituale preziosa che ci ha lasciato il dottor Bassi, uomo straordinario che non ha mai posto limiti al suo sogno che era quello di soccorrere vite umane. Un’impegno che le nostre comunità devono portare avanti». Pietro Bassi fu un caposcuola del soccorso alpino. Penultimo di 12 fratelli durante gli anni della guerra era stato ufficiale alpino e, come lui stesso raccontava, capì quale era la sua vera missione: risalire in montagna e istruire le persone al salvataggio. Per tale ragione venne ribattezzato “il medico dei ghiacciai” e “l’apostolo del Monte Bianco”. «Lo ricordo quando ero un bambino e lui arrivava in sella ad una moto Guzzi alzando una gran polvere», ha detto il vicecapogruppo delle penne nere di Castello, Alessandro Stragliati. Tra i presenti c’era Luigi Fellegara, che insieme a Bassi nel 1952 fu uno dei fondatori delle penne nere castellane. Stragliati ha ricordato il premio La Salle che l’Associazione Ex Allievi del Collegio San Vincenzo di Piacenza conferì a Bassi nel 1996 “per meriti umani, sociali e professionali”. Dall’associazione ieri è giunta una lettera che è stata consegnata alla moglie e alle due figlie che vivono in Val d’Aosta. “Bassi divenne - si legge - il più famoso medico del pronto intervento su pista, per il soccorso delle persone infortunate”. «Sei stato un grande alpino e un grande uomo - ha detto ieri Stragliati a nome delle penne nere di Castelsangiovanni - quando a Pievetta mi recherò a passeggiare lungo le sponde del Po non vedrò più la polvere che sollevavi con la moto ma vedrò riflessa nell’acqua la tua immagine di grande uomo».

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13/07/2015

Morfasso, sfila l’orgoglio delle penne nere Il reduce Inzani torna sul monte S.Franca

MORFASSO - Alpini e monte Santa Franca, un binomio sempre più solido, che anche quest’anno trova il culmine nella festa organizzata dalle penne nere di Morfasso. Così è stato anche ieri, immersi nel pianoro di Santa Franca, dove sorge l’oratorio costruito tra il 1882 e il 1883. Erano una trentina i gagliardetti degli altri gruppi presenti, a simboleggiare la loro incrollabile amicizia. Coordinati dal capogruppo morfassino, Adriano Antonioni, le penne nere si sono ritrovate fianco a fianco per omaggiare il Tricolore sulle note dell’Inno di Mameli e hanno presenziato all’alzabandiera eseguito dai commilitoni Celeste Guselli e Domenico Besagni, a cui ha preso parte anche il reduce Lino Inzani (classe 1924). Il portavoce ed ex capogruppo delle penne nere morfassine, Flavio Casali, ha ricordato un commilitone “andato avanti”: «E’ doveroso ricordare una persona a noi molto cara, Carlo Cordani, persona insostituibile, a cui vogliamo sicuramente dedicare la giornata». Ha poi preso la parola il sindaco di Morfasso, Paolo Calestani, per ricordare come il corpo degli alpini sia sempre a disposizione per opere di volontariato: «Quando succedono terremoti e catastrofi, gli alpini sono sempre pronti e vicini alla cittadinanza ». Un saluto è arrivato dal vicepresidente provinciale degli alpini, Luigi Forlini: «Queste feste stanno a significare che i nostri valori sono sempre presenti: amicizia e solidarietà». All’ombra dei faggi secolari, la guida spirituale di Morfasso, don Jean Laurent Konango, ha presieduto la concelebrazione della messa in suffragio di Carlo Cordani e in ricordo di tutti gli alpini “andati avanti”. E’ stato poi il concelebrante, don Pier Antonio Oddi, a tenere l’omelia: «Perché voi siete qua? - ha domandato don Oddi -. Siete qui per rivivere un momentino la gioia della vostra famiglia alpina. E ogni anno che l’abbiamo celebrata nel passato e che la celebrerete nel futuro, trovate sempre una cosa: l’amicizia ». Terminata la funzione liturgica, i partecipanti si sono portati davanti all’oratorio di Santa Franca, dove è stata deposta una corona di alloro a ricordo del sacrificio degli alpini caduti in guerra e di quelli venuti a mancare in tempo di pace. Alla festa sono stati notati, tra gli altri, anche l’ex presidente provinciale degli alpini, Bruno Plucani, l’appuntato dei carabinieri Tanino Scuderi, il vigile municipale Luciano Passera. Molto festeggiato il reduce ed ex partigiano Lino Inzani, classe 1924, che anche quest’anno non ha voluto mancare al tradizionale appuntamento organizzato dal suo gruppo di Morfasso che, come si apprende da un documento, è sorto nel 1935 e quindi quest’anno festeggia l’80° anniversario di fondazione. «Gli alpini di Morfasso avevano preso a riunirsi ben prima - racconta Lino Inzani - ma è stato sull’onda della Campagna d’Africa, e con la carica di entusiasmo e patriottismo che essa ha portato, che si era deciso creare ufficialmente il gruppo». Terminata la cerimonia, prima di ritrovarsi tutti assieme per gustare il formidabile “rancio alpino” preparato dai volontari dell’associazione, qualcuno ha voluto ricordare che quest’anno ricorre anche il 70° anniversario della morte del tenente degli alpini e comandante partigiano Pietro Inzani. Originario di Monastero Valtolla, Pietro Inzani cadeva da eroe a Ferriere il 7 gennaio 1945. Gianluca Saccomani

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12/07/2015

Ultimo saluto all’alpino Luigi Mazzocchi

Aveva 97 anni, fu per 22 anni alla guida del gruppo di Travo. «Un carattere forte»

TRAVO - (crib) «È venuto un giorno a bussare a casa mia, appena avevo finito il servizio militare, e mi ha detto: “Vieni con noi alpini e vedrai che ti faremo capogruppo”. E così è stato, proprio grazie a lui». Così il capogruppo degli Alpini di Travo Marco Girometta ricorda il suo predecessore Luigi Mazzocchi, scomparso nei giorni scorsi all’età di 97 anni e di cui ieri pomeriggio si sono celebrati i funerali. Mazzocchi è rimasto alla guida del gruppo delle penne nere di Travo dal 1980 fino al 2002, di fatto rinnovando il gruppo che, negli anni, era andato perdendosi. Fu proprio lui, tre anni prima di lasciare il ruo ruolo, a cercare un giovane alpino che potesse sostituirlo. «Così, è venuto a cercare me» racconta Girometta. «Mi ha fatto iscrivere, mi ha fatto conoscere la famiglia alpina e mi ha portato in giro per le feste e le celebrazioni. Poi mi ha passato il testimone ». Alpino combattente e reduce di guerra (combatté nella Divisione Legnano ed ottenne anche una Croce di Bronzo per i suoi meriti) per tutta la sua vita ha svolto il mestiere di agricoltore nella sua casa di Fradegola, sulle colline attorno a Travo. Lì ha portato avanti con tenacia la sua attività senza mai sposarsi né avere figli. «Era il classico alpino “duro per durare”» ricorda ancora Girometta. «Ci teneva moltissimo a partecipare a tutti gli eventi del gruppo e non solo. Ed era sempre in prima linea se c’era da presenziare alle manifestazioni. Aveva un carattere forte». Negli ultimi anni, le sue condizioni di salute erano peggiorate e Mazzocchi aveva deciso di trasferirsi a Podenzano dai suoi nipoti, abbandonando la casa di Fradegola, troppo isolata e senza servizi a portata di mano. Così, aveva abbandonato e smesso di frequentare anche il gruppo Alpini di Travo, anche se ne conservava un bel ricordo. Lì a Podenzano, circondato dall’affetto dei suoi cari, è spirato in questi giorni. I funerale sono stati celebrati ieri pomeriggio nella chiesa parrocchiale di Villanova Val Perino, alla presenza dei nipoti Dorina, Maria, Nella e Gianfranco. E con la scomparsa di Mazzocchi, è “andata avanti” una delle figure storiche del gruppo travese.

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08/07/2015

Gruppo Alpini di Perino: festa e premiazione di 4 penne nere

Ok all’uso della baita, i nuovi appuntamenti

COLI - Sono instancabili gli alpini, in generale, e quelli di Perino, in particolare, stando alle numerose attività che hanno svolto recentemente e a quelle che pianificano per il futuro. Grazie all’ex sindaco di Coli, Massimo Poggi, il Gruppo Alpini di Perino ha ricevuto una baita, la cui realizzazione li ha molto impegnati, mentre l’attuale primo cittadino, Luigi Bertuzzi, ha permesso che questi la utilizzassero come magazzino. Il capogruppo, Luciano Mazzari, è stato molto felice di questa occasione, come ha affermato recentemente in seguito a un incontro con gli altri gruppi Alpini che si è tenuto a Perino. In collaborazione con la sezione di Piacenza, le penne nere di Perino hanno ospitato tantissimi colleghi, amici e simpatizzanti in una grande festa in piazza, durante la quale sono stati premiati quattro alpini, per i loro meriti, con una targa ricordo. Inoltre, di recente, il gruppo, in occasione della grande festa nazionale, ha portato 54 persone a L’Aquila, dove sono rimasti per due giorni. Il Gruppo Alpini di Perino è presente anche durante le manifestazioni delle zone limitrofe, per esempio a Cappannetto di Pei, dove ha allestito un gazebo. Mentre, come consuetudine, l’ultima domenica di agosto, alla Pietra Parcellara gli alpini organizzeranno una festa con stand gastronomico, prima di chiudere la stagione, a ottobre, con la castagnata con polenta a Perino. Quest’anno, il gruppo Alpini di Perino otto nuovi iscritti. Irina Turcanu

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08/07/2015

Il grazie al colonnello alpino

Dosi ha ricevuto Carlo Cavalli dopo la missione in Kosovo

(fed. fri. ) Il sindaco Paolo Dosi ha ricevuto in municipio il colonnello alpino Carlo Cavalli, comandante del 5° reggimento alpini. Una visita di cortesia dopo che il presidente del consiglio comunale di Piacenza, Claudio Ferrari, era stato invitato lo scorso mese di marzo a camp Villaggio Italia, in Kosovo. Fino allo scorso mese di giugno infatti, il colonnello Cavalli, piacentino di origini, era al comando del Multinational Battle Group West, una delle due forze multinazionali (l’altra è a comando americano) che, sotto l’egida dell’Onu, concorrono alla pacificazione della regione kosovara dove sono ancora forti gli attriti fra la popolazione di origine serba e quella albanese. Il colonnello Cavalli ha fatto dono al sindaco di un crest della missione Onu- Nato in Kosovo. Dosi ha ringraziato il colonnello piacentino per il suo impegno professionale e per il suo attaccamento alle radici, Piacenza appunto, dove Cavalli ha ancora la famiglia (è sposato ed ha due figlie). In particolare ha invitato il colonnello alpino ad una eventuale audizione in una commissione consiliare al fine di illustrare l’impegno dei militari italiani in tempo di pace. «E’ una sorta di cerchio che si chiude » ha osservato Dosi. «Qui da noi oggi - ha evidenziato - i nuovi cittadini solo le persone provenienti anche dalle terre balcaniche e noi oggi mandiamo i nostri militari in quelle terre per aiutarle a camminare Da sinistra,il colonnello Carlo Cavalli,PaoloDosi e Claudio Ferrari da sole».

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07/07/2015

“Veglia verde” a Pieve Dugliara

L’11 e 12 luglio con i gruppi Alpini della Bassa Valtrebbia

RIVERGARO - Torna a Pieve Dugliara la “Veglia verde”, iniziativa a scopo benefico promossa dai gruppi Alpini della Bassa Valtrebbia (Rivergaro, Settima, Travo e San Nicolò), ormai da nove anni. L’appuntamento è fissato per il prossimo fine settimana, sabato 11 e domenica 12 luglio. Negli stand gastronomici saranno disponibili specialità piacentine cucinate dai cuochi dell’Associazione “La tavola di Pietro Fumi” coadiuvati da alcuni alpini e dalle sempre disponibili signore dell’Anspi locale. Il ricavato verrà devoluto a favore di opere benefiche sul territorio degli stessi gruppi e anche della Sezione, quale contributo per l’acquisto della nuova sede. Oltre al cibo anche buona musica: sabato con l’orchestra Maurizio con Sabrina Russo e domenica con “Renzo e i menestrelli”.

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04/07/2015

Penne nere in festa per sostenere il parco e il centro Don Gnocchi

CORTEMAGGIORE - (flu) Oggi grande festa con gli alpini guidati da Fabio Devoti e la tradizionale “Porchettata”. Alle ore 16.30 ritrovo presso la sede del gruppo e alle 17 sfilata per le vie del paese con “La Magiostrina”; alle 17.30 alzabandiera e deposizione di una corona d’alloro al monumento ai Caduti; alle 18 inaugurazione del gioco acquistato per il parco degli alpini e alle 18.30 santa messa alla chiesa dei Cappuccini officiata da don Giancarlo Plessi e don Stefano Garilli. La celebrazione avrà anche lo scopo di ricordare tutti gli alpini che non ci sono più. Alle 19.30, cena alpina presso il convento francescano: i proventi saranno devoluti al centro Don Gnocchi di Pessano e all’acquisto di altri nuovi giochi da posizionare nel parco degli alpini.

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24/06/2015

Gli alpini a monte Giogo per onorare il “Crocione”

LUGAGNANO - Anche quest’anno il gruppo Alpini di Lugagnano è tornato sul crinale di monte Giogo per il tradizionale raduno sotto il “Crocione”, quel ferreo simbolo della religione cristiana opera di un fabbro lugagnanese che celebra il 115esimo anniversario della sua installazione essendo stato inaugurato all’inizio del secolo scorso al termine delle missioni predicate da frati vestiti di bianco. Assieme agli alpini lugagnanesi (che hanno particolari cure dell’impianto che ogni notte illumina la grande croce) non è mancato il coro Montegiogo (che dello stesso simbolo ha fatto il proprio distintivo) che ha accompagnato in canto la funzione liturgica celebrata da don Aleksei. Al raduno non sono mancati alpini sia della Valle dell’Arda sia della Valle del Chiavenna, loro familiari e amici di altre associazioni, nonché amanti delle passeggiate collinari. A fare gli onori di casa e ricevere i centocinquanta ospiti - tra cui il sindaco Jonathan Papamarenghi ed alcuni membri della giunta comunale - è stato il capogruppo Luigi Faimali, mentre la “penna nera” Leonardo Bonacorsi, con funzioni di capo-cuoco, ha cucinato e servito tra gli applausi penne al ragù, all’arrabbiata e al sugo di funghi. Franco Lombardi

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20/06/2015

Alpini al lavoro per la Festa granda

Dal 4 al 6 settembre l’appuntamento provinciale delle penne nere

CASTELSANGIOVANNI - Le penne nere di Castelsangiovanni festeggiano san Giovanni con l’occhio già rivolto al mese di settembre quando, da venerdì 4 a sabato 6, la città capoluogo dellaValtidone ospiterà l’edizione 2015 della Festa Granda. Raccogliendo il testimone da Pianello, dove il raduno provinciale si tenne lo scorso anno, il gruppo guidato da Graziano Zoccolan, nominato castellano dell’anno nel 2012, è già al lavoro da diversi mesi per arrivare preparato al grande evento per cui si calcola che possano arrivare in città più di 3.500 persone. «Contiamo di ultimare i preparativi entro la fine di luglio», dicono dal Gruppo alpini, i cui numeri non spaventano la macchina organizzativa. «La festa - proseguono gli alpini di Castelsangiovanni - sarà cardioprotetta e la dottoressa Daniela Aschieri, primario del reparto di cardiologia del nostro ospedale, ha confermato la presenza in piazza XX Settembre con un gazebo di Progetto Vita ». Il momento clou sarà la sfilata lungo le vie della città del 6 settembre. Tra i vari eventi in programma ci sarà ad esempio l’inaugurazione del monumento al cappello alpino che già da diverso tempo è stato posizionato alla rotonda del polo logistico, ben visibile da chi proviene da Milano. «Durante la tre giorni di Festa Granda - dicono ancora gli alpini - nei locali attigui al teatroVerdi sarà allestita una mostra che ricorderà l’inizio della Grande guerra, di cui quest’anno ricorre il centenario. Noi alpini non dimentichiamo chi perse la vita in quel terribile conflitto, combattuta in condizioni terribili per l’altezza delle trincee, poste anche a mila metri di altezza. Uno degli episodi che vogliamo ricordare è quello legato al combattente austriaco, e grande conquistatore di cime, Innerkofler che fu ucciso da un alpino semplice mentre con altri arditi cercava di sorprendere una postazione italiana. Gli alpini - ricordano le penne nere castellane - recuperarono il corpo precipitato in un dirupo e gli diedero sepoltura con gli onori, riconoscendone il valore. Valore che agli alpini venne a loro volta riconosciuto dai Russi». Durante la tragica ritirata, a Nicolajewka il 26 gennaio 1943, gli alpini riuscirono a sfondare l’accerchiamento russo aprendosi un varco verso la salvezza e facendo così ritirare il nemico. Il comando supremo russo, nel bollettino di guerra numero 630, precisò che «soltanto il Corpo di armata Alpino Italiano deve considerarsi imbattuto in terra Russa». Questi saranno quindi alcuni dei contenuti della mostra che accompagnerà l’evento di inizio settembre. Nel frattempo nelle settimane scorse le penne nere castellane hanno preso parte al raduno nazionale tenutosi a L’Aquila. Tra loro c’erano anche i cantori del coro Ana Valtidone i quali si sono esibiti diretti dal mestro Dino Capuano a Paganica, un centro a circa sei chilometri dal capoluogo. In questo paese le penne nere valtidonesi contano parecchi amici visto che dopo il terremoto del 2009 prestarono il loro prezioso aiuto partecipando alla ricostruzione. «Prima della sfilata a L’Aquila - dicono i partecipanti alla trasferta - c’è stato il tempo per visitare il centro storico della città così duramente colpita dal terribile sisma. La ricostruzione procede a rilento e forse non sarà mai completata». Durante il corteo le penne nere valtidonesi hanno sfilato al seguito dello striscione, sostenuto tra gli altri da Luigi Fellegara tra i fondatori del gruppo castellano, che portava impressa la scritta “il dovere di ricordare, il piacere di ricostruire” ideata dai commilitoni di Sarmato. Mar mil

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20/06/2015

L’oasi verde non ha barriere

Castello, nuova serra dedicata a Eugenio Sacchi

CASTELSANGIOVANNI - I ragazzi de “L’Isola che non c’è” di Castelsangiovanni hanno a disposizione una piccola oasi per coltivare fiori, piante e verdure e dare libero sfogo alla loro passione per il verde. Si tratta di una serra che da qualche settimana è stata collocata nell’area all’esterno del centro di viale Amendola e ogni giorno ospita una ventina di ragazzi diversamente abili. Grazie alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, che ha finanziato la struttura, i ragazzi hanno potuto creare uno spazio dove coloratissimi fiori crescono accanto a piante di pomodoro, zucchine e fragole. La serra è stata inaugurata ieri mattina con il pensiero rivolto a Eugenio Sacchi, uno tra gli utenti di più vecchia data del centro socio occupazionale castellano, che nei giorni scorsi è mancato. A lui, 56enne attivissimo all’interno della serra, è stato dedicato un pensiero commosso durante il momento inaugurale. «Eugenio si sentiva accolto - ha ricordato il parroco monsignor Lino Ferrari - sentiva l’affetto attorno a lui e ricambiava, chiedendo sempre di pregare per chi sapeva essere malato». Un foto di “Euge” in tenuta da lavoro è stata collocata dentro la serra. «Arrivava al mattino - ricordano le operatrici de “L’Isola che non c’è” - e lavorava tutto il tempo nella serra. Qui riusciva a placare la sua voglia di fare. Per noi non se ne è andato, sarà sempre qui». L’inaugurazione è stata un’occasione per tutte le realtà vicine a “L’isola che non c’è”, dove 18 ragazzi diversamente abili ogni giorno trascorrono il loro tempo. Tra i volontari più attivi ci sono ad esempio gli alpini di Castello e Borgonovo, che curano gli spazi verdi esterni, e il Rotary, che ha donato divani e camici da lavoro per i ragazzi, i Lions e sponsor come Melampo e Le Bouquet che hanno donato piante per la serra. Al suo interno gli ospiti, insieme a Ulisse Ferrari, hanno creato un giardino pensile. «In questo modo - hanno spiegato le operatrici - i ragazzi possono lavorare senza doversi ad esempio chinare, cosa che non tutti riescono a fare, oppure avvicinando le carrozzine alla struttura pensile». Pomodori, zucchine, melanzane vengono utilizzati grazie all’aiuto di Giorgio Forlini, con cui i ragazzi portano avanti un progetto di cucina. «Questi ragazzi e i loro operatori - ha sottolineato il sindaco Lucia Fontana - ci danno un esempio straordinario di cosa vuol dire occuparsi non solo di questa serra, ma della città. Il loro esempio dovrebbe estendersi a tutti noi. Ci insegnano a creare relazioni». La Fondazione ha finanziato il progetto, presentato alcuni anni fa dal comune di Castelsangiovanni, con un contributo di 23mila euro. L’ente pubblico ha invece realizzato i lavori preparatori. Mariangela Milani

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17/06/2015

Courmayeur: monumento al dottor Bassi

Una delegazione da Castelsangiovanni presente all’inaugurazione il 12 luglio

Sarà presente anche una delegazione delle penne nere di Castelsangiovanni, domenica 12 luglio, a Courmayeur in Val d’Aosta, per l’inaugurazione di un monumento dedicato al dottor Pietro Bassi “il medico dei ghiacciai” o “l’apostolo del Monte Bianco” come era stato definito. La città dove Bassi (originario di Castello e tra i fondatori nel 1952 del locale gruppo alpini) si era trasferito a vivere negli anni ’50, domenica 12 luglio gli dedicherà un monumento a testimonianza di quanto il suo ricordo e il suo esempio, a quattro anni dalla scomparsa avvenuta nel 2011, siano ancora vivissimi. L’opera sarà inaugurata in occasione della festa del gruppo alpini di Courmayeur, lo stesso che Bassi aveva contribuito a fondare. Proprio per questo motivo una delegazione di penne nere e di amministratori di Castelsangiovanni presenzierà alla cerimonia inaugurale del monumento che ricorda il “medico del Monte Bianco”. Con la sua terra natale, che aveva lasciato dopo aver ottenuto la condotta in Val d’Aosta, aveva mantenuto un legame strettissimo. Basti pensare che nel 2002 gli venne attribuito il riconoscimento quale “Castellano dell’anno”. Classe 1921 il dottor Pietro Bassi era originario di Mottaziana di Borgonovo. Penultimo di 12 fratelli durante gli anni della guerra era stato ufficiale alpino e, come lui stesso amava raccontare, durante quegli anni capì qual era la sua vera missione: risalire in montagna e istruire le persone al salvataggio. Nel 1948 si era laureato in medicina specializzandosi poi in ostetricia e ginecologia, anestesia e rianimazione, traumatologia e infine anche in medicina dello sport. Fu medico condotto a Pecorara prima e poi a Castello (nelle frazioni di Pievetta, Bosco Tosca e Fontana Pradosa). Dopo il matrimonio con la valdostana Candida Sclerandi si spostò definitivamente a Courmayeur, dove aveva ottenuto la condotta negli anni ’50 (prima aveva praticato alcuni anni come medico a Etroubles, nella valle del San Bernardo). A Courmayeur nel giro di poco tempo era diventato amatissimo e molto conosciuto. Il suo ambulatorio era un punto di riferimento e quelli che non potevano andare in ambulatorio Bassi li raggiungeva con i mezzi più disparati: in bici, in moto, a cavallo e anche con il Piper, in elicottero o con il life car. Fu uno dei pionieri del soccorso alpino, di cui oggi viene considerato un vero caposcuola, tanto da meritare nel 1990 il titolo di “Pioniere del soccorso italiano”. Le sue esperienze in campo medico divennero leggendarie. Nel 1977 fu protagonista di una drammatica ascensione all’Annapurna, sul massiccio dell’Himalaya, dove aveva tenuto in vita un ferito in condizioni estreme. Aveva esercitato la professione anche in Amazzonia. Nel 1993 a Piacenza era stato premiato con il Bisturi d’oro. Il presidente della Repubblica Antonio Segni lo aveva insignito della Medaglia dell’ordine del Cardo, ora anche Courmayeur gli dedica un monumento a perenne memoria. Mariangela Milani

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14/06/2015

Gli studenti del Volta ideatori del logo per la tre giorni alpina di settembre

CASTELSANGIOVANNI - A Castelsangiovanni gli alpini suonano “la carica” in vista della 64esima edizione della Festa Granda che, a partire da venerdì 4 fino a domenica 6 settembre, trasformerà la città capoluogo di vallata nel luogo di ritrovo per migliaia di penne nere. Per l’occasione il locale gruppo alpini, guidato da Graziano Zoccolan, si è già da tempo messo al lavoro, con il coordinamento della sezione provinciale e in collaborazione con il comune, per garantire il successo di una manifestazione che da sempre è uno degli appuntamenti più amati dal grande pubblico. La tre giorni alpina, che lo scorso anno si tenne a Pianello, sarà rappresentata da un logo realizzato dagli studenti del liceo Volta di Castello che ieri mattina è stato presentato dagli organizzatori dell’evento. «Per poter scegliere il logo - ha spiegato il presidente della sezione provinciale Roberto Lupi - è stato indetto un apposito bando tra le scuole del territorio». Hanno risposto, oltre agli studenti del Volta, anche quelli del Marcora. Il logo prescelto contiene un richiamo ai due simboli di Castello, la Collegiata e il palazzo comunale, più un rimando al monumento all’alpino inaugurato lo scorso anno con in più, ovviamente, un cappello alpino e tanto tricolore. «I disegni che non sono stati scelti - è stato spiegato durante la presentazione - verranno comunque esposti nel foyer del teatro in occasione della tre giorni di festa insieme ad una mostra sul centenario dell’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale». Si partirà il venerdì sera con un concerto alle 21 al teatro Verdi con ospiti il coro Ana Valnure, il coro alpino Valtidone e il coro Pochi ma buoni delle locali scuole. Sabato 5 ci sarà il momento istituzionale con il ricevimento alle 18 delle autorità a villa Braghieri e a seguire una veglia verde in piazza XX Settembre. Domenica 6 settembre Castello indossa il cappello alpino. Alle 9 ci sarà l’alzabandiera in piazza XX Settembre e a seguire il raduno presso il famedio del cimitero comunale. Alle 9 e 45 partirà un lungo corteo che attraverserà le vie della città durante il quale i castellani potranno assistere al passaggio degli amati alpini. Alle 10 e 30 sono previsti i discorsi delle autorità e a seguire, alle 11, la messa cui è atteso anche monsignor Angelo Bazzari (Fondazione don Carlo Gnocchi). A mezzogiorno ci sarà il rito del passaggio della stecca alpina che il sindaco di Castelsangiovanni Lucia Fontana consegnerà nelle mani di quello di Bobbio, Roberto Pasquali, che nel 2016 ospiterà la 65esima Festa Granda. Seguirà il pranzo in piazza XX Settembre organizzato con il sostegno della Pro loco e l’esibizione della fanfara di Pontedellolio con anche le majorettes. «E’ con onore e orgoglio - ha sottolineato ieri il sindaco di Castello Lucia Fontana - per noi ospitare la festa Granda degli alpini, una straordinaria realtà che sa muovere le corde dell’animo di tutte le persone ». mil.

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13/06/2015

“Cent’anni fa...la Grande guerra”

Una mostra al centro culturale con materiali e immagini d’epoca

SAN NICOLÒ - “1915: cent’anni fa... la Grande Guerra”. Questo il titolo della mostra allestita presso il centro culturale di San Nicolò e visitabile proprio nei giorni della Fiera del Busslanein. Un’iniziativa patrocinata dal comune di Rottofreno e resa possibile grazie all’impegno di un gruppo di appassionati della storia del primo conflitto mondiale che ha operato in stretta collaborazione con gli Alpini della borgata. Attraverso pannelli esplicativi, libri, fotografie, documenti, lettere, cartoline, mappe, medaglie ed un’ampia collezione di reperti bellici dell’epoca, il visitatore viene condotto alla scoperta della Grande guerra e di quello che ha rappresentato per chi ha trascorso mesi di fatiche e stenti al fronte, ma anche per chi è rimasto a casa nella speranza di poter rivedere un giorno i propri cari partiti per terre lontane e sconosciute. L’evento, promosso nella ricorrenza del centenario dal conflitto, è organizzato grazie alla disponibilità di alcuni appassionati collezionisti lombardi - Daniele Lissoni, Davide Tonicello e Nathan Zimbaldi - a cui si è unita la passione del sannicolino Matteo Dell’Orto. “La mostra è composta da vere e proprie reliquie rimaste a testimonianza delle storie di tanti uomini che, insieme, hanno fatto l’unica storia della nostra nazione italiana”, spiega quest’ultimo. «Per i cittadini di Rottofreno o chi ha avuto le proprie radici in questo territorio, sarà possibile trovare tra i documenti visionabili il nome del nonno o di qualche lontano parente e, riportandolo alla memoria, rendere onore al suo sacrificio». Un poster appositamente creato per l’occasione ricorderà, in particolare, i caduti del comune e delle campagne limitrofe. «L’esposizione costituisce un omaggio importante a chi ha donato la vita per la Patria: è giusto che la memoria venga coltivata per impedire al tempo di cancellare il sacrificio di migliaia e migliaia di persone», spiega il capogruppo degli Alpini Giorgio Gnocchi che, con la sua associazione, ha sostenuto la realizzazione della mostra. «Ci auguriamo che quest’iniziativa possa cogliere l’interesse di tutti ed in particolare dei giovani: a cent’anni di distanza da quella tragica guerra, rappresenta un’occasione per riflettere e riconoscere come la libertà e la democrazia di cui tutti oggi godiamo traggano origine anche da quelle vite infrante per un ideale nelle trincee del Carso o in ogni altro luogo che abbiavisto un soldato cadere». La rassegna – ad ingresso gratuito – resterà aperta oggi, sabato, e domani, domenica, ad orario continuato dalle 9 e 30 alle 20 al fine di consentire il più alto afflusso di visitatori. Fil. Zan.

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10/06/2015

Cambio della guardia in Kosovo: termina la missione di Cavalli

Si è tenuto ieri mattina, presso la base di Camp Villaggio Italia, il passaggio di responsabilità del Multinational Battle Group West, l’unità multinazionale a guida italiana che ha competenza sul settore occidentale del Kosovo, tra il 5° Reggimento Alpini (comandato dal piacentino Carlo Cavalli), che farà ritorno nei prossimi giorni a Vipiteno dopo sei mesi di mandato, e i commilitoni del 132° Reggimento Carri. A presiedere alla cerimonia il Comandante di Kfor, generale di divisione Francesco Paolo Figliuolo e l’ ambasciatore per l’Italia in Kosovo, Andreas Ferrarese. Nel corso del suo intervento, il Comkfor ha ringraziato i militari del MNBGW «per la professionalità, l’imparzialità e l’umanità» con cui hanno operato in Kosovo. Gli alpini del 5° Reggimento hanno già operato in Bosnia, Kosovo e due volte in Afghanistan. In questi sei mesi, al comando del Colonnello Cavalli, hanno garantito la libertà di movimento nell’area occidentale del Kosovo, nonché la sorveglianza continuativa del monastero ortodosso di “Visoki Decani”. Hanno inoltre fornito una forza di reazione rapida impiegabile per qualunque evenienza, specie in assetto anti sommossa, in piena aderenza alla risoluzione 1244 delle Nazioni Unite. Oltre alle attività operative, grande impegno è stato profuso anche nelle attività di cooperazione-civile militare, uno dei pilastri dell’impegno italiano nel teatro balcanico. Lo Stendardo del 132° Reggimento Carri, al comando del colonnello Ciro Forte, torna per la seconda volta nei Balcani.

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04/06/2015

Alpini in festa con i bambini e premio a Leopoldo Gogni

«Se serve noi ci siamo»

GAZZOLA - (ct) «In caso di bisogno, noi ci siamo». Il messaggio, che campeggia a caratteri cubitali di fronte al palazzo del municipio di Gazzola, è stato affisso dal gruppo alpini di Piozzano. In collaborazione con le penne nere locali è stata proprio l’intera sezione del presidente Leopoldo Gogni ad adoperarsi affinché una data fondamentale come quella del 2 Giugno non passasse sotto silenzio. Il desiderio di rendere il più partecipata possibile la festa della Repubblica è stato soddisfatto anche grazie alla partecipazione dei ragazzi della primaria di Gazzola che, guidati dalle insegnanti, hanno preso parte a tutti i momenti di preghiera, raccoglimento ma anche di convivialità: un mix nel quale gli alpini si rivelano sempre fini organizzatori. C’erano anche il presidente provinciale Roberto Lupi, il suo predecessore Bruno Plucani e il maggiore David Vannucci a presenziare all’evento che ha visto la presenza del sindaco di Gazzola, Simone Maserati, del collega di Piozzano Lorenzo Burgazzoli e dell’assessore Aurelio Bongiorni in rappresentanza di Agazzano. Il giornalista Ippolito Negri è intervenuto poco dopo la funzione religiosa, officiata dal parroco alpino don Stefano Garilli e da don Gianni Riscassi. Tante le penne nere ricordate da Negri che, nel suo discorso, ha portato alla memoria alcune delle più significative e dolorose battaglie alpine. Persone vere, gli alpini. Persone che sanno commuoversi: quando Leopoldo Gogni è stato premiato con una targa per il grande impegno degli ultimi anni, le lacrime sono state trattenute a stento dal presidente. Gran chiusura accompagnata dalla banda musicale “Vignola” di Agazzano, con l’omaggio dei militari agli alunni: per questi ultimi, nuovo materiale didattico che, nel corso del prossimo anno scolastico, ricorderà loro che «in caso di bisogno gli alpini ci sono».

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02/06/2015

Monticelli aiuta i bimbi pakistani

Libro sulla guerra per finanziare quattro adozioni a distanza

MONTICELLI - Sotto il tendone di piazza Casali è stato presentato il libro “Salutami la mia mamma”, una raccolta di 44 testimonianze inedite di altrettanti reduci della Seconda guerra mondiale scritta da Nadia Menghina, valtellinese di nascita e veneziana di adozione. L’evento benefico è stato organizzato dal Gruppo alpini di Monticelli, il cui capogruppo è Gian Carlo Basini. I proventi del libro serviranno per finanziare l’adozione a distanza di quattro bambini pakistani tramite l’associazione umanitaria Children First Onlus di cui l’autrice fa parte. A introdurre la serata è stato il sindaco Michele Sfriso: «Monticelli ha tantissimi volontari e il volontariato è una delle cose di cui può andare orgoglioso, ma non dimentichiamo anche quanti si sono sacrificati per la libertà. E con l’evento di stasera andiamo a concludere un ciclo di manifestazioni sulla memoria, in ricordo dei nostri caduti». Menghina ha poi spiegato che una volta finito il libro, nel quale compare anche una testimonianza di suo padre, si è chiesta a cosa sarebbe servita la sofferenza di queste persone, e la sua fatica nel raccontarla, se non avesse trovato il giusto modo per fare arrivare quei racconti del passato a più lettori possibili. «Ed è con questo obiettivo che ho iniziato a contattare associazioni alpini, sindaci, biblioteche, librerie, scuole. Al fine di realizzare delle presentazioni del volume - ha spiegato l’autrice -. Questa a Monticelli è la 38ª, ce ne sono state altre, come a Milano, Torino, Piacenza, Venezia, Bracciano, Verona, Varese, Padova. Grazie a questi eventi e con l’aiuto degli enti locali ho venduto un discreto numero di libri, che mi permettono di portare avanti l’adozione a distanza». I bimbi pachistani adottati (Hira, Shiza, Sheraz e Raza) ricevono ognuno 25 euro al mese, sufficienti per garantire una vita dignitosa, tramite un progetto che si chiamata proprio come il libro. Menghina ha anche parlato dell’emozionante incontro che ha avuto proprio con questi ragazzini, nel 2012. Hanno viaggiato per cinque ore all’andata e cinque al ritorno, per stare insieme a lei un’oretta. Poco tempo che è comunque stato un appuntamento davvero indimenticabile per entrambe le parti. «Il messaggio del libro - ha concluso - è l’importanza della donazione e del volontariato, lo scopo è aprire il cuore di tutti. Inoltre “Salutami la mia mamma” è stato realizzato per non dimenticare le tante sofferenze che persone semplici non hanno scelto di vivere, ma sono state costrette a vivere a causa della guerra ». Fra il pubblico c’erano diversi alpini fra cui l’ex capogruppo provinciale Bruno Plucani. Fabio Lunardini

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25/05/2015

“W la solidarietà”, Perino invasa da 500 penne nere

Orazione dello storico Fiorentini e rancio alpino in baita

COLI - «Non si deve ignorare la Patria, non si può dimenticare la solidarietà. L’esempio di chi ci ha preceduto ci serve ancora oggi per vivere». L’alpino e storico Fausto Fiorentini ha tenuto l’orazione ufficiale del raduno sezionale degli Alpini di Perino, in occasione del 65esimo anniversario dalla fondazione del gruppo, tra i più attivi nel territorio provinciale, e dei cento anni dallo scoppio della Prima guerra mondiale. Alla presenza delle più alte cariche civili e militari della Valtrebbia, e di fronte a circa cinquecento Penne nere, capitanate dal presidente della sezione di Piacenza, Roberto Lupi, e dal capogruppo Luciano Mazzari, gli alpini hanno sfilato per le vie del paese, fino a piazza dell’Unione, dimostrando ancora una volta tutto l’orgoglio di essere e sentirsi alpini: non sono mancati, nel corteo, anche i figli e i parenti degli alpini che sono “andati avanti”, pronti a percorrere la strada, con gli occhi lucidi, tenendo forte tra le mani il cappello del papà, del nonno o del marito. Dopo l’ammassamento e l’alzabandiera, è stato reso onore ai caduti in piazza Gazzola, fino all’ammainabandiera con rancio alpino consumato nella splendida baita in legno che gli alpini hanno realizzato qualche anno fa. Durante il momento solenne, sono stati premiati alcuni volontari: dalle mani di Lupi, è stato consegnato un riconoscimento a Gianfranco Veneziani, segretario del gruppo Alpini di Perino; l’alpino Angelo Mazzocchi ha ricevuto il premio dal sindaco di Coli, Luigi Bertuzzi; l’alpino Angelo Ramini dal maggiore dell’esercito David Vannucci; l’alpino Pietro Mutinelli, che ha ricevuto omaggio dal presidente della sezione Alpini di New York, Luigi Covati. «Abbiamo cercato di rendere il paese il più bello possibile per accogliere questa manifestazione per noi molto importante – ha spiegato il primo cittadino, Bertuzzi -. Importante perché ci ricorda i nostri valori universali, invitandoci a non volere mai le guerre e i conflitti e a risolvere i problemi con il dialogo, la ragione, il confronto». «Penso che Perino non abbia mai visto così tanti alpini insieme – ha precisato Mazzari -. Siamo riusciti a fare un grande raduno e sono davvero orgoglioso dei miei alpini. Non si sono mai tirati indietro, lavorare con loro significa riuscire a realizzare importanti obiettivi. Anche la nostra baita, ad esempio: farla e costruirla è stato come toccare il cielo con un dito, per me. I miei alpini hanno volontà, dimostrano di saper fare, non si tirano mai indietro». malac.

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23/05/2015

Perino, raduno sezionale per il 65°del Gruppo Alpini

Stasera il concerto di cori ai Teatini

PERINO - (fri) La Sezione Alpini di Piacenza festeggia il centenario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale e lo fa domani a Perino nel 65° anniversario della fondazione del locale gruppo di penne nere. Per l’occasione il presidente Roberto Lupi assieme al capo gruppo Luciano Mazzari ha convocato un raduno sezionale. Il programma di domani prevede alle ore 9,15 l’ammassamento dei vari gruppi provenienti da tutta la provincia in piazza dell’Unione. Sul posto sarà allestito anche un piccolo rinfresco di benvenuto. Alle ore 9,30 l’alzabandiera e la sfilata dei vari gruppi nelle vie del paese. Alle ore 10 la messa nella chiesa parrocchiale di Perino. Il raduno proseguirà alle ore 11 con gli onori ai Caduti in piazza P. Gazzola e l’Orazione ufficiale tenuta dall’alpino professor Fausto Fiorentini. Alle ore 12 la sfilata in piazza dell’Unione, l’ammainabandiera e il rancio alpino consumato presso gli stand vicino alla baita del locale gruppo, oppure, a prezzo convenzionato, in due ristoranti della zona. FESTA GRANDA: IL LOGO Rientrano nel Centenario della Grande Guerra anche le iniziative che la Sezione Alpini di Piacenza ha organizzato per oggi. Questa mattina alle ore 11 a Castelsangiovanni in municipio, in collaborazione con l’amministrazione comunale, la presentazione del logo e del manifesto della Festa Granda del prossimo settembre. STASERA I CORI AI TEATINI Questa sera a Piacenza, nella sala dei Teatini, il concerto dei cori organizzato dal Cai (Club alpino italiano) con inizio alle ore 20,30. Per tutta la giornata di oggi ai Teatini rimane aperta la mostra sulla Prima Guerra Mondiale organizzata dalla Sezione alpini di Piacenza che collabora così all’iniziativa.

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18/05/2015

«Applausi al nostro passaggio»

Il sindaco Dosi: tutti si ricordano dell’Adunata del 2013

PIACENZA - (fri) L’Adunata 2013 di Piacenza è ancora nel cuore degli alpini di tutta Italia. A confermarlo sono gli amministratori piacentini che ieri pomeriggio hanno sfilato a L’Aquila dietro allo striscione “Piacenza Primogenita”. Primo fra tutti il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi. «E’ andata molto bene - dice al telefono, in auto, mentre si appresta a tornare in città - è andata molto bene per tutta la rappresentanza piacentina, una delle più folte presenti a L’Aquila, nonostante le evidenti difficoltà logistiche. Non solo alpini ma anche amministratori: erano 15 i Comuni del nostro territorio rappresentati ». «Abbiamo visto ancora una volta come l’Adunata di Piacenza sia stata apprezzata dagli alpini - prosegue Dosi -, rimane forse una delle meglio organizzate anche dal punto di vista logistico e dell’accoglienza ». «Questa Adunata è interessante per il tipo di contesto in cui è inserita - osserva l’assessore Silvio Bisotti -, penso sia stato un segnale positivo e la scelta dell’Ana è stata pienamente azzeccata». Anche Bisotti annota come Piacenza 2013 sia impressa nei ricordi: «Mentre sfilavamo dietro allo striscione di Piacenza ci applaudivano e ci ringraziavano ancora». Ha sfilato con la Protezione Civile unita in una grande fiumana giallo e blu l’assessore regionale Paola Gazzolo. «E’ stata un’emozione intensa - racconta - sfilavano tutte le specialità ed anche la Protezione Civile di Piacenza era degnamente rappresentata all’interno dell’Emilia Romagna ». «Penso che la scelta de L’Aquila sia stata importante: è un luogo simbolo con una dimensione raccolta, così racchiusa dalle montagne. L’emozione - descrive il clima l’assessore - era palpabile quando è transitata la Protezione Civile Ana che qui a L’Aquila ha fatto molto e bene». «E’ sempre una grandissima soddisfazione partecipare all’Adunata - osserva il presidente della Provincia, Francesco Rolleri - perché si ha la possibilità di vedere la parte buona dell’Italia, la parte che si impegna per gli altri e che non ha paura di mostrare il suo attaccamento alla Patria». «Ci sono valori che si riconoscono nelle durezze e nelle asperità dei territori di montagna - sottolinea Massimo Castelli, sindaco di Cerignale -, durezze che sono superate dallo stare insieme, dai valori buoni che spesso sono a torto snobbati e considerati antistorici. Invece questo senso del dovere è un valore che dovrebbe essere trasmesso ai giovani di oggi».

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18/05/2015

L’omaggio alpino alla città violata

Piacenza commuove:“Un dovere ricordare, un piacere ricostruire”

PIACENZA - Lo striscione Piacenza la Primogenita passa accanto alla tribuna d’onore alle 17,30 precise, con un ritardo di un’ora circa sulla tabella di marcia, accumulato dalle varie pause succedutesi nello sfilamento dei cinque settori precedenti. La sezione di Piacenza si colloca alla metà del sesto, alla fine della Lombardia e prima dell’Emilia Romagna. Piacenza rende così gli onori a L’Aquila e al labaro dell’Ana nazionale nel momento clou della 88esima Adunata delle penne nere: la grande sfilata della domenica che, secondo i dati ufficiali, ieri si è svolta nel capoluogo abbruzzese alla presenza di 300mila persone. Tra queste anche i circa mille piacentini con in testa il presidente della sezione alpini locale, Roberto Lupi, e il revisiore dei conti Ana nazionale, Roberto Migli. Almeno una quindicina i sindaci o gli amministratori pubblici in fascia tricolore in marcia con gli alpini piacentini. Tra costoro il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, l’assessore comunale Silvio Bisotti, il presidente della Provincia Francesco Rolleri. Poi, tra gli altri, il sindaco di Lugagnano Jonathan Papamarenghi, quello di Cerignale Massimo Castelli (anche referente Anci per i piccoli Comuni). Immancabile l’ex presidente della sezione di Piacenza, Bruno Plucani, che rimarrà nei ricordi come il presidente dell’Adunata nazionale 2013. Sotto un sole che alle cinque del pomeriggio faceva toccare i 25 gradi alla colonnina di mercurio, i piacentini si sono presentati davanti al palco d’onore accolti dagli elogi di uno degli speaker della sfilata. Dall’altoparlante prima la storia della Primogenita, poi il grazie per l’accoglienza di una mai dimenticata Adunata nazionale 2013. Più volte dalle telecamere della diretta streaming sul sito dell’Ana viene inquadrato il coro alpino Valtidone che transita cantando la Trentratré, l’inno delle penne nere, in simultanea con l’accompagnamento della fanfara Ana di Piacenza, diretta dal maestro Edoardo Mazzoni. Sono gli striscioni portati avanti dagli alpini piacentini che lo speaker sottolinea con passione. Come “L’onore degli alpini è fatto di opere non di chiacchiere: ricordiamolo”. Oppure “Alpini: costruttori della nazione”. Ma anche quello dedicato al terremoto che colpì L’Aquila nel 2009: “Il dovere di ricordare, il piacere di ricostruire”. Uno striscione che dice tutto, compreso quanto siano i piacentini ancora stretti alla gente abruzzese, alle persone conosciute ed aiutate con la propria Protezione civile o le semplici mani callose delle penne nere dei gruppi di provincia. C’è spazio anche per un’altra dedica piacentina dal palco dello speaker. Pronunciata nel pieno scorrere della fiumana di penne nere bergamasche. Il presidente dell’Ana di Bergamo - viene ricordato - è appena tornato da una visita in Kosovo agli alpini del Multinational West Battle Group in cui è inserito il 5° Alpini. Lo speaker cita il suo comandante, il colonnello piacentino Carlo Cavalli, e il profondo legame che i suoi uomini hanno con la terra bergamasca. Poi arriva la fine del percorso. I pullman già aspettano e la carovana di ritorno ha inizio. Ci si rivedrà tutti ad Asti, nel 2016. ed. fri.

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17/05/2015

Adunata,Piacenza sfila a L’Aquila

Oggi il giorno clou della kermesse. Lupi: «Un bagno di alpinità»

(fri) E’ entrata nel vivo l’Adunata nazionale alpini nella città di L’Aquila dove tra ieri e questa mattina presto prenderanno parte anche circa mille penne nere piacentine. «Si respira un’aria di alpinità - dice al telefono dal capoluogo abruzzese il presidente della Sezione di Piacenza, Roberto Lupi - le adunate sono in genere tutte uguali ma questa per tanti di noi fa rivivere i ricordi della naja». Almeno un terzo degli alpini di leva è passato negli anni dalla mitica caserma Rossi dove si teneva il Car, il Centro addestramento reclute. Tra questi anche molti piacentini che in queste ore non hanno mancato una visita alla struttura militare per l’occasione sede del Coa dell’Adunata. Presenti a L’Aquila, oltre al presidente della Sezione Alpini di Piacenza, anche il revisore dei conti nazionale dell’Ana, il piacentino Roberto Migli (anche nel Comitato organizzatore), l’ex presidente sezionale Bruno Plucani ed una nutrita schiera di autorità. Dal sottosegretario all’economia Paola De Micheli all’assessore regionale dell’Emilia Romagna Paola Gazzolo, dal sindaco di Piacenza Paolo Dosi all’assessore comunale Silvio Bisotti. Le ultime ad arrivare saranno questa mattina presto le “penne nere” di Castelsangiovanni che giungeranno a L’Aquila con un pullman partito nella notte dalla Valtidone. L’evento clou di oggi è naturalmente la sfilata che inizia alle 9 del mattino. Piacenza entrerà “in pista” nel primissimo pomeriggio, alle 14,30, come prima delle Sezioni dell’Emilia Romagna. Un augurio particolare agli alpini è intanto arrivato da Anpas Piacenza. A farne da portavoce è Paolo Rebecchi, coordinatore provinciale e responsabile regionale di Protezione Civile Anpas Emilia Romagna, che a nome di tutti i volontari della provincia e dell’Emilia Romagna augura «di poter vivere giorni di festa come quelli ancora presenti nei ricordi dei piacentini» dall’Adunata del 2013. «Se voi chiedete ai volontari dell’Emilia Romagna e in particolare a quelli di Piacenza, quali siano gli eventi più impegnativi ai quali siano emotivamente legati, vi risponderanno sicuramente, oltre all’Emilia, e all’Aquila anche l’Adunata degli Alpini », sostengono Francesco Fermi e Matteo Zangrandi ideatori del video messaggio che diventerà virale. Il filmato verrà divulgato online sul sito anpaspiacenza. it, sui social del comitato provinciale e regionale, con la fiducia che le condivisioni su Facebook, Twitter e Youtube possano recapitare il messaggio ai volontari Anpas impegnati a l’Aquila.

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16/05/2015

Il Parco rinasce con gli Alpini piacentini

A L’Aquila per l’Adunata il sindaco Dosi con Bisotti e l’assessore regionale Gazzolo

Gli Alpini del gruppo della Protezione civile piacentina hanno iniziato già nei giorni scorsi la grande Adunata de L’Aquila che entra nel vivo proprio in questo fine settimana. Ovviamente, a modo loro. L’hanno fatto rimboccandosi le maniche fin dai giorni scorsi e contribuendo alla rinascita del Parco Piazzale Paoli, nel cuore della città abruzzese. Un luogo dove nessuno era intervenuto da quella notte in cui le scosse del terremoto, nell’aprile del 2009, sembravano aver fermato il tempo. Grazie alle Penne nere piacentine che sono intervenute insieme a quelle di Biella, Tirano, Luino e Brescia, in soli tre giorni l’area verde è stata ripulita insieme alle gradinate ed ai sentieri, così come alcune piante sono state rimosse ed altre potate. Non solo: avendo terminato il lavoro prima del previsto nella giornata di mercoledì, i volontari piacentini sono stati impegnati nella costruzione di una staccionata al Parco del castello per mettere in sicurezza un percorso del parco stesso. Ieri mattina, dopo l’alzabandiera, è avvenuta la consegna alla città delle opere portate a termine dagli Alpini. Solo oggi però l’Adunata entrerà veramente nel vivo. Tra i presenti, non mancheranno il sindaco Paolo Dosi e l’assessore all’Urbanistica Silvio Bisotti. Alle 18.30 interverranno alla cerimonia istituzionale in programma all’auditorium Renzo Piano nel capoluogo abruzzese, per il saluto ufficiale del sindaco Massimo Cialente e del presidente Ana Sebastiano Favero alle autorità, al Consiglio direttivo dell’Associazione nazionale Alpini e ai presidenti delle varie sezioni dell’Ana. In serata, presso la chiesa di San Giustino nella frazione di Paganica, presenzieranno al concerto del coro Ana Val Tidone. «E’ una grande emozione - sottolinea Dosi - poter rivivere il coinvolgimento festoso di questa kermesse, che Piacenza porterà sempre nel cuore. Come ha dichiarato il sindaco Cialente, la scelta de L’Aquila assume ovviamente un significato particolare: ci sembrava giusto e importante esserci». Parole in linea con quelle dell’assessore Paola Gazzolo che sarà presente per rappresentare la Regione Emilia-Romagna. «Quello tra le Istituzioni e la comunità emiliano- romagnola da un lato e le Penne Nere dall’altro è un legame da sempre forte, reso inscindibile dal grande impegno messo in campo dagli Alpini in occasione delle tante emergenze che hanno colpito la nostra terra, in particolare il terremoto », afferma. «Simbolico è il fatto che l’iniziativa si svolga nel capoluogo abruzzese, accomunato all’Emilia dall’esperienza tragica del sisma: l’Adunata nazionale sarà l’occasione per ribadire la necessità di non abbassare la guardia e continuare a lavorare affinché la ricostruzione continui fino all’ultima pietra». L’assessore prenderà parte alle iniziative previste per oggi e alla sfilata di domenica. «Sono certa - conclude Gazzolo - che L’Aquila e gli aquilani potranno vivere giornate di gioia e impegno civile come quelle che gli Alpini hanno saputo regalare a Piacenza due anni fa, in occasione della 86esima Adunata di cui la nostra città conserva un ricordo indelebile». Filippo Zangrandi

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14/05/2015

Preghiera al sacello di Lanino per ricordare i soldati morti al fronte

Raduno delle penne nere di Piozzano e Pianello

PIOZZANO - Le penne nere di Pianello e di Piozzano, insieme ai Combattenti e Reduci di Agazzano, si sono dati convegno lungo la strada della Caldarola, in comune di Piozzano, di fronte al saccello così detto di Lanino. Occasione è stata l’annuale celebrazione, presieduta da don Enzo Nucca, in ricordo di un voto fatto ormai un secolo fa da un padre e da una madre di famiglia i cui quattro dei sei figli erano stati chiamati al fronte durante la Prima Guerra Mondiale. Trovando una medaglietta raffigurante la Vergine Maria Luigi Maffi e la moglie Maria Gazzola si impegnarono a far erigere in quel luogo un piccolo saccello in caso i figli Giuseppe, Francesco, Ernesto e Giovanni (ferito quest’ultimo a Caporetto) fossero tornati vivi dal fronte. Così avvenne e la cappella venne costruita. Da quel momento il piccolo luogo di culto è diventato meta di un annuale raduno di alpini e di devoti che ogni volta rinnovano il ricordo di quell’episodio e di quel voto. Tra i presenti alla cerimonia organizzata l’altro giorno c’erano anche i discendenti della famiglia che fece erigere questa cappelletta, tra cui il nipote Giacomo che ogni anno coordina la celebrazione che è seguita sempre da un piccolo momento conviviale. Il raduno degli alpini di Pianello e Pecorara con i combattenti e reduci di Agazzano. mm

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10/05/2015

Mille alpini in marcia verso L’Aquila

Il presidente Lupi: «Presenti in massa». Piacenza sfila all’ora di pranzo

PIACENZA - Saranno un migliaio gli alpini che da venerdì a domenica prossima raggiungeranno L’Aquila per partecipare alla 88esima Adunata nazionale. A confermare la «migrazione di massa» delle penne nere piacentine è il loro presidente Roberto Lupi che nella sfilata di domenica aprirà il passaggio piacentino dopo il celebre e tradizionale striscione “Piacenza- La primogenita”. «Noi abbiamo notizia di 700-800 alpini e famigliari in partenza per l’Abruzzo» osserva Lupi. Una parte raggiungerà il centro Italia con i dieci pullman organizzati dai vari gruppi. Altri viaggeranno con camper, pullmini, auto. Con amici, aggregati e la “coda” dell’effetto Adunata piacentina del 2013 è verosimile che la quota arrivi tranquillamente alle mille presenze. Anche perché solo un dieci per cento si registra nelle sedi ufficiali del Comitato Organizzatore. I restanti partecipanti si arrangiano, com’è noto, alla maniera alpina, prendendo accordi con privati e con gruppi alpini del posto. La particolarità di questa Adunata, osserva Lupi, è che, vista la lontananza da Piacenza, le penne nere piacentine si fermeranno nella stragrande maggioranza dai tre ai quattro giorni: sicuramente dall’arrivo della bandiera di guerra del 9° Alpini (venerdì), fino alla conclusione della sfilata di domenica. Gli alpini del resto lo avevano già annunciato lo scorso anno a Pordenone. Allora la parola d’ordine era risparmiare e la trasferta in Friuli si era tramutata in un “mordi e fuggi” nelle 24 ore. C’era da mettere via i soldi per L’Aquila che per tanti rappresenta un Amarcord dei primi mesi di naja alla mitica caserma Rossi. Così è stato. Domenica 17 maggio, nel giorno clou dell’Adunata, Piacenza stavolta sfilerà poco dopo il pranzo domenicale, all’ora del caffè. La partenza è prevista per le 14 e 30 ma, considerando l’immancabile ritardo, è possibile che slitti verso le 15,30. Ogni gruppo avrà la propria divisa: quella ufficiale di Sezione debutterà nell’Adunata nazionale del 2016 ad Asti. Piacenza sarà nel 6° Settore prima tra le sezioni dell’Emilia Romagna e dopo le sezioni della Lombardia. Tra i primi a transitare davanti alla tribuna d’onore sarà invece il piacentino-americano Luigi Covati, rappresentante della sezione alpini di New York, che partirà con le Sezioni estere alle 9,15 del mattino. Saranno presenti in tribuna d’onore anche alcune autorità piacentine tra cui il sindaco di Piacenza Paolo Dosi. Per il Governo è prevista la presenza del sottosegretario all’economia, la piacentina Paola De Micheli, che ha tra l’altro nelle proprie deleghe quella alla ricostruzione de L’Aquila. Lungo il percorso dello sfilamento - viale della Croce Rossa e viale Corrado IV (in parte in leggera discesa) - accompagnerà le penne nere piacentine la fanfara della sezione Ana di Piacenza diretta dal maestro Edoardo Mazzoni. I due cori piacentini saranno tra i protagonisti del sabato sera (ore 21): il coro alpino Valtidone si esibirà nel paese di Paganica, uno dei luoghi maggiormente colpiti dal terremoto del 2009; il coro Ana Valnure a L’Aquila città nell’auditorium Strinella 88. Anche quest’anno, dopo le esperienze positive di Piacenza e Pordenone, l’Adunata nazionale sarà cardioprotetta. Il progetto, che ha visto l’intermediazione del piacentino Roberto Migli (revisore dei conti nazionale Ana e componente del Comitato organizzatore dell’Adunata abruzzese), ricalca la felice intuizione piacentina del 2013. Allora, grazie ai defibrillatori in dotazione alle pattuglie di soccorso, si salvò un alpino colpito da infarto. Nel capoluogo abruzzese si stenderà la medesima rete di emergenza grazie ad un accordo tra Progetto Vita, Cardiac Scienze, 118 de L’Aquila e sezione Ana de L’Aquila. Federico Frighi

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10/05/2015

Da Vigolzone le magliette per le penne nere

La Sartoria Schiavi licenziataria per l’Ana nazionale. In partenza 10mila magliette

VIGOLZONE - Le diecimila magliette ufficiali con il logo dell’Adunata nazionale de L’Aquila partiranno da Albarola di Vigolzone. Così le diecimila medaglie con spilla - vero feticcio di tutti i collezionisti -, idem i mille cappelli con la penna nera, poi 600 tra cuffie e berretti da baseball e tutta la gadgettistica ufficiale. «E’ se giovedì ci accorgeremo che la merce si sta esaurendo, in 24 ore circa saremo in grado di inviare a L’Aquila altre tremila magliette con il logo dell’Adunata nazionale». A parlare è Marica Montanari che, assieme al fratello Ivan (ex carabiniere), dirige quello diventato in soli tre anni l’atelier alpino per eccellenza. Dal capannone in località Il maglio di Albarola escono, tra gli altri, i capi estivi ed invernali griffati Ana per il tempo libero e, da quest’anno, in esclusiva, quelli con il logo dell’Adunata nazionale. Il rapporto tra Sartoria Schiavi e alpini è una tra le più importanti eredità lasciate a Piacenza dal passaggio dell’Adunata nazionale 2013. Da allora l’azienda piacentina - che ha assunto due persone in più ed oggi è in arrivo la terza- è diventata licenziataria Ana per il cosiddetto tempo libero, mentre da quest’anno ha l’esclusiva per l’Adunata nazionale. «Siamo nati nel 1978 con mia madre Graziella (il padre Angelo è stato sindaco di Pontedellolio, ndr.) - spiega Marica Montanari - come sartoria militare e di produzione classica. Negli anni ci siamo specializzati nella produzione di abbigliamento tecnico certificato, DPI e divise e ad oggi disponiamo delle certificazioni CE, dell’autorizzazione Prefettizia per i Corpi di Polizia e del codice NATO». Fornitori tra l’altro di Protezione Civile, 118, Croce Rossa Italiana, Pubbliche Assistenze ed anche Ana, la svolta con gli alpini c’è stata con il negozietto aperto in Largo Battisti nel 2013. «Se non fosse arrivata l’Adunata di Piacenza non avremmo mai conosciuto certi aspetti dell’alpinità» ammette Marica «e non avremmo mai raggiunto questo traguardo ». A L’Aquila hanno aperto la tenda alpina grazie ad un container prestato dalla Croce Rossa. Per la prima volta, grazie alla sartoria piacentina, ci sarà anche un sistema anti-abusivi per evitare che sull’Adunata “scorrano”, assieme alla birra, anche fiumi di merce contraffatta. L’azienda piacentina dà lavoro ad una trentina di persone (il 99% donne) di cui dieci nella sede centrale di Albarola di Vigolzone ed il resto sparse in sei laboratori distaccati nell’Italia del Nord. «Ci siamo inventati noi questo sistema - spiega Marica Montanari - una quindicina di anni fa. Allora tutti emigravano verso l’estero, in particolare la Romania, per la manodopera a basso costo. Le grandi aziende per cui lavoravamo ci chiesero di trasferirci. Noi abbiamo risposto di no e siamo rimasti qui». Oggi quella decisione si è rivelata vincente. «Le grandi aziende che producono divise militari hanno trasferito i loro stabilimenti all’estero, in particolare oggi in Cina - continua Montanari - . Noi, rimanendo qui, siamo diventati un po’ una mosca bianca e devo dire che siamo contenti di aver fatto questa scelta». Anche in questa esperienza il successo, oltre al coraggio di rimanere, sta nell’aver puntato sulla tecnologia. «Quando tutti gli altri scappavano, noi abbiamo smantellato la nostra vecchia tecnologia ed abbiamo acquisito macchinari all’avanguardia con taglio automatico. Qui si fa la partenza del lavoro che viene completato nei laboratori esterni e rientra alla base per il controllo e le spedizioni. Così siamo riusciti a rimanere concorrenziali ». «C’è gente che ci chiama e ci chiede che lame utilizziamo per il taglio - racconta - ma noi oggi facciamo tutto con il laser». fed. fri.

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08/05/2015

Gli alpini tornano alla cappella Lanino

(mm) Domenica gli alpini di Pianello si troveranno alla cappelletta Lanino, lungo la strada provinciale della Caldarola (Piozzano). La celebrazione vedrà la presenza di delegazioni di tutto il circondario che ogni anno si trovano in questo piccolo luogo di culto per fare memoria di un voto che, durante gli anni della guerra, venne fatto da un padre di famiglia i cui figli erano stati tutti chiamati al fronte.

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08/05/2015

Agazzano, gli alpini ricordano i cento anni della Grande guerra

AGAZZANO - (mm) Le penne nere di Agazzano hanno ricordato la Grande guerra. A cento anni da quei tragici fatti gli alpini della sezione agazzanese hanno organizzato una serata al centro parrocchiale che ha avuto come ospito Ruggero dal Molin. Si tratta di uno storico, nonché alpino, il quale durante la serata agazzanese ha presentato il libro “In guerra con il 6° reggimento alpini”. Si tratta di una sorta di diario di guerra che raccoglie le memorie dell’alpino Giocondo Bonotto, che faceva parte del Battaglione Bassano. Il relatore, che da un trentennio raccoglie e studia documenti relativi agli alpini e alle guerre che hanno caratterizzato il Novecento, ha colto l’occasione per raccontare al pubblico la storia delle penne nere e il loro contributo, spesso fatto di sangue, durante la guerra di Libia fino ai due conflitti mondiali. La serata, organizzata dal locale gruppo alpini, è stata inoltre l’occasione per ricordare l’impegno delle penne nere all’interno della comunità locale per mantenere viva la memoria di quegli accadimenti. Nei mesi scorsi gli alpini di Agazzano hanno ad esempio incontrato gli scolari delle elementari e gli alunni delle medie con cui hanno rievocato le vicende legate alla Grande Guerra. Al termine della serata al centro parrocchiale il vice capogruppo Emanuele Boccellari, a nome di tutte le penne nere di Agazzano, ha consegnato al relatore, Ruggero dal Molin, una scultura che riassumeva tutti i simboli alpini. La scultura era opera di Luigi Razzini. All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Agazzano Lino Cignatta e il presidente provinciale dell’Ana Roberto Lupi i quali hanno espresso un plauso all’impegno degli gruppo alpini di Agazzano che il prossimo 28 maggio, in collaborazione con il Cai, porteranno i ragazzi delle scuole medie in gita sul Pasubio. Il 20 e 21 giugno la sezione agazzanese chiamerà a raccolta i suoi iscritti e tutti i simpatizzanti in occasione della festa annuale che vedrà ospiti ad Agazzano, tra gli altri, i cantori del coro Ana di Parma. Nelle settimane scorse una delegazione di penne nere agazzanesi è stata ospite del gruppo di Paderno del Grappa, in provincia di Treviso, durante l’inaugurazione di un monumento dedicato agli alpini. In quell’occasione, durante la quale era presente anche il presidente nazionale Sebastiano Favero, agli alpini di Agazzano è stato fatto dono di due quadri con foto del primo conflitto mondiale che erano state appositamente riprodotte dal “Corriere della domenica”.

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07/05/2015

Dagli alpini un contributo per la chiesuola di Sariano

GROPPARELLO - Il gruppo degli alpini di Groppovisdomo ha celebrato la tradizionale giornata intitolata “In marcia verso l’adunata”. All’iniziativa che si è tenuta a Sariano, la frazione più popolosa del comune di Gropparello, hanno preso parte una ventina di alpini, alcuni dei quali parteciperanno all’adunata nazionale che si terrà a L’Aquila i prossimi 15, 16 e 17 maggio. Un evento eccezionale che porterà nel capoluogo abruzzese decine di migliaia di persone. Gli alpini di Groppovisdomo si sono dati appuntamento al parcheggio del cimitero di Sariano, poi in corteo con il parroco don Giampiero Cassinari si sono diretti al monumento dedicato ai caduti di tutte le guerre: un alpino con la sua tromba ha suonato il Silenzio fuori ordinanza, mentre il parroco ha impartito la benedizione. Successivamente il gruppo si è diretto nella parrocchia di Sariano dove don Cassinari ha celebrato la messa, letto la preghiera dell’alpino e benedetto il gagliardetto del gruppo che rappresenterà il territorio di Gropparello in Abruzzo durante l’adunata di maggio. Dopo il rito religioso il capogruppo degli alpini locali, Alfiero Binelli, ha consegnato un piccolo contributo destinato al restauro dell’antica chiesuola di Sariano, mettendolo nelle mani di Noemi Silva che presiede il comitato “Adottiamo la chiesuola”. Un comitato che da tempo si è attivato con una serie di iniziative e incontri conviviali per raccogliere i fondi necessari ai lavori più imminenti da effettuare nella storica chiesuola di Sariano risalente al tredicesimo secolo. Gli alpini di Groppovisdomo contenti di aver contribuito almeno in parte a questa iniziativa pro chiesuola, portata avanti con impegno dai loro compaesani, hanno proseguito la loro giornata con un incontro conviviale in un ristorante locale. Ornella Quaglia

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06/05/2015

Dagli alpini doni ai bimbi

La consegna durante una visita ai due asili

CORTEMAGGIORE - Gli alpini di Cortemaggiore hanno donato giochi e materiale di cancelleria ai due asili del paese. Un’iniziativa promossa in memoria di due amici delle penne nere: Giovanni Ziliani e Ottavio Marchesi. La consegna è avvenuta ieri mattina. Il presidente Fabio Devoti e una delegazione del gruppo si è recata dapprima all’asilo Verdi, consegnando cinque trattorini giocattolo. Ad accogliere le penne nere sono stati proprio i bambini, insieme alle maestre e alla presidente della struttura Danila Narboni. Era presente inoltre la moglie di Giovanni, Anna Maria, e la figlia di Ottavio, Daina. I bambini dell’asilo Verdi hanno ricambiato il gradito omaggio con due canti: l’inno di Mameli e Sul cappello, celebre motivo alpino. Il capogruppo Devoti ha spiegato il significato della penna d’aquila che sta sul cappello degli alpini e ricordando che il loro motto è: “Onorare i morti aiutando i vivi”. Infine i bambini hanno donato un cartellone con disegnata la bandiera d’Italia. La stessa gioiosa accoglienza si è ripetuta all’asilo Don Milani, dove i piccoli alunni hanno a loro volta cantato una saranno distribuite le magliette dei Comitati, palloncini e bandiere. Cammineremo insieme fino allo stabilimento Buzzi-Unicem per far capire a chi ci governa che il progetto Carbonext non potrà calpestare i nostri diritti e la nostra vita. Al ritorno a Lugagnano sarà allestito in piazza un ristoro con cibi e bevande locali. I partecipanti sono invitati a portare la loro bandiera: il tricolore, quella della squadra del cuore, lo stendardo della loro associazione, una bandiera home-made, insomma tutti i vessilli, ad eccezione di quelli con simboli di partiti o gruppi politici, perché non vogliamo che nessuno metta l’etichetta sulla salute della gente, che è patrimonio di tutti. Le offerte raccolte finanzieranno l’evento e le analisi che i tecnici dei Comitati stanno compiendo su terreni, acque e prodotti animali della zona presso laboratori accreditati; finora a proprie spese». Il percorso è di 7 chilometri e mezzo, andata e ritorno compresi. La manifestazione, concludono i promotori, si terrà anche in caso di pioggia, cambiando nome (1000 ombrelli per la Valdarda) «ma tenendo ben saldi gli obiettivi». Donata Meneghelli canzone in onore degli alpini. All’asilo statale il dono è consistito in un lettore musicale con cd e in materiale di cancelleria (barattoli di colla e tanti pennarelli colorati). Questi regali sono stati acquistati attraverso i fondi raccolti dagli alpini durante alcune manifestazioni da loro organizzate, tra cui la polentata e la distribuzione di panini imbottiti. Alla donazione hanno inoltre contribuito i familiari delle due persone ricordate ieri. Fabio Lunardini

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29/04/2015

Celebrazione dei santi Filippo e Giacomo a Bruso

BORGONOVO - Sabato 2 maggio il Gruppo Alpini di Borgonovo celebrerà i Santi Filippo e Giacomo, a cui è dedicata l’antica chiesa di Bruso risalente al IX secolo. La storia del ricostituito gruppo di Borgonovo è strettamente legata a questa chiesa, infatti quasi subito gli Alpini hanno trovato la propria sede nella canonica della frazione. Con il "Progetto Bruso" il gruppo ha restaurato il tetto dell’antica pieve e della canonica, inoltre si preoccupa di curare lo spazio verde sempre frequentato nella bella stagione da numerosi borgonovesi che vi trovano un’oasi di ristoro e aggregazione. Alle 16 merenda a base di batarò, alle 18 Santa Messa al termine della quale sarà ancora attivo lo stand gastronomico.

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28/04/2015

Poesie e suoni per non dimenticare i caduti

Gragnano, al centro culturale le“cante” alpine con il coro Ana Valnure

GRAGNANO - (n. p.) Al centro culturale di Gragnano, gli studenti delle classi 3ªG e 3ªH delle scuole medie hanno partecipato a uno degli incontri di “Mille papaveri rossi. Per non dimenticare i caduti delle guerre mondiali”, un progetto nato dalla collaborazione tra Comune e istituto scolastico a 100 anni dalla Grande guerra e a 70 dalla Liberazione. «Il progetto - spiega la coordinatrice, prof. Federica Sogni - si propone di consegnare ai ragazzi una testimonianza dei valori umani più autentici attraverso la lettura di scritti poetici e di prosa e l’ascolto e l’esecuzione di canti alpini. Uno sguardo al passato per un’aspirazione al futuro della nostra comunità». Un percorso che si avvale della presenza di associazioni, testimoni dei valori del passato come gli alpini, la protezione civile, la Croce rossa, l’associazione Vittime civili di guerra, realtà che hanno incontrato gli studenti nelle loro classi e lasciato un’impronta indelebile nella loro memoria. L’ultimo in ordine cronologico quello con il coro Ana Valnure di Bettola diretto dal maestro Edoardo Mazzoni che ha presentato le “cante” alpine delle guerre mondiali, tema che i ragazzi, insieme al Centro studi Ana di Piacenza, avevano già approfondito in un incontro precedente. Interessante la “lezione” - cui ha presenziato anche il sindaco di Gragnano, Patrizia Calza, il presidente sezionale Ana, Roberto Lupi, e i rappresentanti dell’Ana - che ha illustrato la composizione del coro maschile fino ad arrivare al repertorio della Prima Guerra mondiale che gli studiosi suddividono in quattro gruppi principali: canti di esaltazione e di dedizione patriottica (come Aprite le porte), canti di intrattenimento e di marcia (Sul pajon), canti di dolore, di sofferenza, di angoscia (Monte Canino, Era una notte che pioveva, Bersagliere ha cento penne) canti di derisione e di rabbia. Nella stessa mattinata sono stati premiati i volontari che hanno partecipato al progetto “Tra il dire e il fare” che si è svolto nel corso dell’anno scolastico con attività manuali, dalla meccanica al cucito, dal giardinaggio all’uncinetto: Mario Bianchi, Luigi Meles, Mario Gragorio, Anna Maria Fragapane, Rosa Contini, Francesca Saccullo, Carla Segalini, Nemita Toninelli, Rita Piccoli, ditta Marbet. In conclusione del percorso, gli studenti visiteranno Bassano del Grappa ed metteranno in scena una rappresentazione. Lo studente che avrà scritto la migliore composizione poetica riceverà il premio “Una poesia per la pace 2015” alla memoria di Dario Sogni, gragnanese, morto nel 2010 e medaglia al valor militare. Il primo premio sarà devoluto dalla figlia Federica Sogni, il secondo e il terzo dal Comune.

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21/03/2015

«La mia guerra nel deserto»

Fiorenzuola: reduce centenario degli alpini tra gli studenti

FIORENZUOLA - Ha più di cento anni e una memoria di ferro Bruno Anguissola, alpino, reduce di guerra, testimone sabato mattina al cinema di Fiorenzuola, di fronte ad un’attenta platea di studenti delle terze medie dell’Istituto comprensivo diretto da Mario Magnelli. L’incontro è stato organizzato dal gruppo Alpini di Fiorenzuola (presente in forze, con il presidente Alberto Mezzadri e alcuni stretti collaboratori tra cui Giorgio Corradi) in collaborazione con il gruppo Alpini di Travo (di cui Anguissola è socio) e con il fondamentale apporto della sezione A. N. A di Piacenza, rappresentata dal vicepresidente Gian Luca Gazzola. Ed è stato proprio quest’ultimo ad introdurre alcune notizie fondamentali sugli alpini, prima di lasciare la parola agli studenti e ai testimoni. Accanto ad Anguissola infatti ha partecipato alla testimonianza il fiorenzuolano Luigi Solari, classe 1924, che combatté durante la seconda guerra mondiale e poi divenne partigiano. Le curiosità degli studenti hanno spaziato in diversi ambiti: dal ruolo del mulo all’importanza del cappello, fino alla “leggenda” del fatto che gli alpini sono bevitori. L’attaccamento ai muli invece non è una leggenda. Per dirla con Gazzola, «gli alpini sono entrati nella Storia a sei zampe, perché i muli erano indispensabili per trasportare i pezzi di artiglieria. I muli inoltre erano inquadrati nell’esercito come gli uomini, con un loro numero di matricola stampigliato sullo zoccolo anteriore sinistro». Che dire invece del fatto che gli alpini amino il vino. «Non certo in tempo di guerra. Quando si combatteva si pensava a sopravvivere » dicono i due reduci, con disarmante sincerità. E anche sui canti alpini: «Si cantava in tempo di pace». Insomma: l’immagine della guerra che esce dall’autorevole testimonianza dei due reduci non è né poetica né mitizzata, ma autentica e dura. Anguissola combattè anche la guerra d’Etiopia tra il ’36 e il ’37. «Mi chiamarono nel ’35, poi fummo mandati in Val di Susa e in Valtellina, e il 12 ottobre c’era un metro di neve. Di lì a pochi mesi mi sarei trovato nel deserto. Il giorno di Natale mi chiamarono a Torino. A Santo Stefano mi vestirono da coloniale (le divise per la campagna d’Africa, ndc) e partimmo il 1° dell’anno. Io avevo 21 anni. La prima immagine della guerra? All’Amba Aradam (un rilievo montuoso a 100 km a nord di Addis Abeba, ndc) dove vedemmo scendere una colonna di più di trenta morti. Tutti giovani, come noi. Era un inferno ». In quell’inferno, però, Anguissola si distinse per alcuni atti esemplari, tanto da meritarsi la Croce al Merito di Guerra. La mattinata si è conclusa con la consegna simbolica delle bandiere italiana ed europea, da parte degli Alpini al preside Mario Magnelli, intervenuto insieme alla vicaria Giovanna Guarnotta e all’assessore Augusto Bottioni.

Donata Meneghelli

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19/04/2015

Ora Castello indossa il cappello alpino

Una gru ha collocato la scultura sulla rotonda del polo logistco

CASTELSANGIOVANNI - (mm) Da ieri Castelsangiovanni “indossa” il cappello alpino nel vero senso della parola. Quanti attraversano la rotatoria del polo logistico sono accolti da una grande installazione in acciaio che raffigura un enorme copricapo con la penna nera. SU UN MASSO DI 40 QUINTALI Il cappello poggia su un masso del peso di 40 quintali sasso prelevato sui monti di Pecorara. Per poterli collocare si è reso necessario il braccio di un’autogru. Il manufatto, in lamiera di acciaio pantografato con un sistema al plasma dall’artigiano Claudio Zurlini e dipinto di verde (con una penna nera e la nappina color rosso) dalla carrozzeria Cerrini, d’ora in avanti accoglierà tutte le persone che arriveranno a Castelsangiovanni ricordando loro che la città porta d’ingresso della Valtidone il 6 settembre ospiterà la Festa Granda. INAUGURAZIONE ENTRO L’ESTATE Ieri hanno assistito alla posa diversi alpini del gruppo di Castelsangiovanni guidato dal presidente Graziano Zoccolan. Entro l’inizio dell’estate il monumento sarà inaugurato alla presenza delle autorità e dei tanti sponsor che ne hanno reso possibile la realizzazione. IN SETTEMBRE DUEMILA ALPINI Nel frattempo le penne nere già guardano all’evento che in settembre radunerà in città si pensa almeno duemila alpini e per il quale Castello ha ricevuto lo scorso anno la “stecca alpina” da Pianello (che ospitò l’edizione 2014 della Festa Granda). Il gruppo locale e la sezione provinciale sono già al lavoro. Il programma di massima è già pronto. TRE GIORNI DI FESTA GRANDA Si partirà venerdì 4 settembre con una serata al teatro Verdi. Ad aprire la tre giorni saranno i cori AnaValtidone eValnure e i giovani dell’insieme musicale “Pochi ma buoni” delle scuole medie di Castello. Nel tardo pomeriggio di sabato 5 ci sarà, in una sede da stabilire (forse il municipio o villa Braghieri) l’accoglienza della delegazione alpina da parte del sindaco e degli amministratori, che darà il via ufficiale ai festeggiamenti che proseguiranno in serata con una Veglia Verde in piazza XX Settembre. Gli alpini e le Pro loco di Castello serviranno la cena all’aperto e seguirà una serata danzante. Domenica 6 settembre le penne nere in arrivo da tutta la provincia e da ogni parte d’Italia sfileranno nel centro. In piazza XX Settembre sarà celebrata la messa (tempo permettendo) e si terranno i discorsi prima del passaggio della stecca al Comune che ospiterà il raduno del 2016. Animeranno la giornata la Fanfara di Pontedellolio e la banda Vignola di Agazzano.

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14/04/2015

Dalla ricerca sui caduti sarmatesi verrà ricavato presto un volume

Le loro storie ricostruite dagli alunni delle medie

SARMATO - (crib) «Per non dimenticare »: queste parole, scolpite nella pietra della colonna commemorativa sulla cima del monte Ortigara, sono state riprese dagli Alpini di Sarmato come slogan per una serata in ricordo dei compaesanti caduti e dispersi nella Grande Guerra. Alla presenza del presidente della sezione Ana Roberto Lupi e di altri membri del direttivo è stata presentata una ricerca realizzata dalla biblioteca e dalle scuole medie di Sarmato. Al nome di di ogni caduto sarmatese, un ragazzo ha risposto: «Presente! ». «Lo faremo fino al 2018 in ogni manifestazione, per ricordare il sacrificio di chi cadde nella Prima Guerra Mondiale» spiega il capogruppo locale Sesto Marazzi. «L’idea è dell’Ana nazionale e ci sembra giusto che a rispondere all’appello siano i giovani, in un ideale passaggio del testimone ». Il bibliotecario Gianluca Misso ha illustrato il lavoro fatto nel 2011 dai ragazzi di 2ªA con l’insegnante Giuliana Daparma. «Ci spiacque, allora, dover lasciare tutto il materiale in formato digitale » ricorda Misso. «Ora, grazie al contributo degli Alpini, sarà raccolto in un volume distribuito gratuitamente ai sarmatesi e messo in vendita nelle edicole e librerie. Se qualche cittadino volesse contribuire liberamente alle spese o avesse nuovo materiale da aggiungere sui propri caduti, può rivolgersi in biblioteca». I ragazzi hanno raccolto i nomi dei caduti dalla lapide del cimitero e poi approfondito le loro vicende consultando i fogli matricolari e l’Albo d’Oro dei Caduti. Per ciascuno di essi – ad esclusione di Pietro Tosca, di cui non si hanno notizie – hanno raccolto informazioni anche andando a intervistare parenti e raccogliendo foto o cartoline. Sono spuntate anche commoventi lettere dal fronte. «Non vedo l’ora – scrive un sarmatese all’amata – di stare qualche giorno in tua compagnia». I caduti sarmatesi avevano un’età media di 28 anni e una statura media di un metro e 67 centimetri. Quasi l’80% di loro era alfabetizzato. In gran parte erano contadini, ma c’era anche qualche bifolco, colono, “forcaiolo” e “mattonaio”. Per l’80% erano soldati semplici, molti appartenenti alla fanteria. La serata è proseguita con canti in tema, eseguiti dal gruppo di ottoni della banda musicale Orione di Borgonovo: Monte Nero, Trenta soldi, Addio mia bella, addio, Era una notte che pioveva, La leggenda del Piave e Signore delle Cime. Poi il Silenzio a chiudere la serata. «Nel centenario della Grande Guerra – sottolinea il presidente Lupi – intendiamo lavorare con i giovani, perché nulla venga dimenticato e stiamo entrando in tante scuole». Il sindaco Anna Tanzi – presente col parroco don Silvio Cavalli – ha ricordato il sacrificio di «piccoli uomini che hanno fatto grandi cose e dato la vita per un ideale».

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03/04/2015

Sarmato, la ricerca della scuola media sulla Grande Guerra diventerà un libro

Venerdì 10 aprile proiezione del cd, a maggio il viaggio nei luoghi del conflitto

SARMATO - La ricerca delle scuole medie diventa un libro: grazie al contributo degli Alpini, il lavoro di approfondimento storico sui caduti sarmatesi nella Prima Guerra Mondiale sarà rilegato in volume e consegnato gratuitamente ai cittadini del paese. La novità sarà annunciata pubblicamente venerdì 10 aprile nel corso di una serata in ricordo dei caduti della Grande Guerra che si celebrerà sotto al portico della sede degli Alpini di Sarmato, organizzata dalle stesse penne nere con il Comune, la biblioteca comunale e l’Anspi San Giovanni Bosco. Tutto nasce dalla ricerca “Ragazzi sarmatesi alla guerra del ‘15-’18”, realizzata nel 2011 dall’allora classe 2A media. «Su richiesta dell’Archivio di Stato, abbiamo cercato tra l’anagrafe, i fogli matricolari o l’albo d’oro dei caduti per trovare traccia dei sarmatesi morti o dispersi in guerra» spiega il bibliotecario Gianluca Misso. «Quella ricerca è diventata un cd che sarà proiettato venerdì sera alla cittadinanza ma soprattutto, grazie agli Alpini, diventerà un libro. E se qualche cittadino avrà altro materiale da fornirci o precisazioni da fare, allargheremo e integreremo la ricerca. Inoltre, il prossimo maggio, i ragazzi delle medie faranno un viaggio nelle zone della Grande Guerra, tra Trento e il monte Grappa». «Abbiamo finanziato volentieri il libro perché è un documento che rimarrà ai posteri» spiega il capogruppo degli alpini sarmatesi Sesto Marazzi. «Il volume sarà inviato anche alla Sede Nazionale Alpini che ha indetto un concorso sulla rievocazione della Prima Guerra Mondiale e il ricordo dei loro caduti. I ragazzi delle scuole e la biblioteca ci hanno così sollevato da un lavoro di ricostruzione storica che sarebbe toccato a noi». Il libro sarà venduto nelle librerie della zona ma consegnato gratuitamente ai sarmatesi interessati, presumibilmente in occasione delle celebrazioni del 4 novembre: per far questo, gli alpini sono alla ricerca di finanziatori o cittadini che vogliano sostenere economicamente il progetto con un’offerta. Anche per questo il volume – ancora in fase di ultimazione dei testi – sarà annunciato venerdì sera al portico degli alpini in una serata dal titolo “Per non dimenticare”. L’evento non sarà solo un momento di ricordo ma una vera e propria celebrazione per i caduti, alla quale parteciperà anche il presidente Ana provinciale con il suo consiglio. «Per questo motivo si seguirà il nostro cerimoniale, con la preghiera dell’alpino, l’alzabandiera e il Silenzio» aggiunge Marazzi. «Si inizierà alle 21 con la visione del filmato realizzato dalle scuole e successivamente, alle 21.45, il gruppo bandistico Don Orione proporrà diversi brani e canzoni della Prima Guerra Mondiale o che spesso venivano cantate in trincea, assieme alla lettura delle lettere dal fronte. In quest’occasione, come vorremmo diventasse tradizione anche per altre celebrazioni, leggeremo i nomi di tutti i caduti sarmatesi e per ognuno di questi si risponderà “Presente! “». Apprezzamento anche dal sindaco Anna Tanzi che ha ricordato il valore culturale della biblioteca e quello di chi, come gli Alpini, ha vissuto in prima persona la guerra. Cristian Brusamonti

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19/03/2015

Lugagnano, Protezione Civile-Ana alla ricerca di volontari in Valdarda

LUGAGNANO - L’annunciata assemblea voluta dalla sezione piacentina dell’Ana-Associazione nazionale alpini, organizzata a Lugagnano dal locale Gruppo Alpini, si è svolta nella sala comunale delle conferenze di Palazzo Gandolfi con l’intervento di penne nere e simpatizzanti della della stessa arma. A fare gli onori di casa è stato il capogruppo e consigliere di vallata Luigi Faimali mentre a presiedere l’assemblea, che ha avuto quale filo conduttore il tema della “Protezione Civile- Ana”, è stato il presidente di sezione Roberto Lupi che, in primis, non ha mancato di presentare e sottolineare l’attività del gruppo di pronto intervento piacentino nato in occasione del terremoto del Friuli. Gruppo che attualmente può contare su ottanta volontari tra alpini e aggregati civili specializzati soprattutto in antincendi boschivi, dissesti idrogeologici e, cosa non meno importante, nella gestione di una cucina mobile. Risulta inoltre essere l’unico nucleo di protezione civile che, in campo europeo, dispone di un ospedale da campo, temporaneamente dislocato ad Orio al Serio, pronto ed attivo nell’arco di quarantotto ore. Alta è anche la specializzazione nell’allestimento dei campi di accoglienza che, attualmente, sono due disponibili mentre un terzo sarebbe di prossima assegnazione. Dopo il terremoto del Friuli che ne determinò la nascita, il gruppo di “Protezione Civile- Ana” di Piacenza è intervenuto anche in Liguria (Borghetto Vara), nel Modenese (Bastiglia), in provincia di Parma e, più recentemente, anche se a titolo di prevenzione, nel territorio del comune di Bettola per la messa in sicurezza del canale della “Mistà”. Quindi, è stato detto nel corso della assemblea, «le attrezzature non mancano e la buona volontà è più che evidente ma, purtroppo, manca un numero sufficiente di volontari ». Per questo motivo il presidente di sezione Alberto Lupi, il rappresentante del direttivo del centro servizi Ana- Or Franco Pavesi ed il coordinatore provinciale della Protezione Civile Maurizio Franchi hanno invitato il Gruppo Alpini di Lugagnano e l’amministrazione comunale ad intraprendere l’iniziativa per la creazione di un nucleo di Protezione Civile-Ana dell’alta Valdarda coinvolgendo, ovviamente, i Gruppi Alpini di Vigolo Marchese, Castellarquato, Vezzolacca, Morfasso, Rustigazzo, Settesorelle, Vernasca e Vigoleno. Il vice sindaco Mirella Carini, presente all’assemblea e dopo aver riconosciuto l’importanza dell’iniziativa, non ha mancato di assicurare la partecipazione dell’amministrazione comunale. Franco Lombardi

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19/03/2015

Piccolo racconto di un lontano 25 aprile

Era arrivata in una notte di luna piena, infiltrandosi oltre le linee tedesche, paracadutata su un pianoro dell’Appennino insieme a una radio campale, una cassa di mitra e due di munizioni (l’oculata parsimonia sulle pallottole faceva comprendere subito che si trattava di una missione britannica). Si chiamava Alexandra. Si chiamava Alexandra e non ce n’erano state altre, prima, come lei. Non c’erano state altre come lei, prima; e dopo non ci sarebbe più stata una come lei. Ufficialmente era un’ausiliaria della RAF, l’aviazione di Sua Maestà. In realtà era un’agente sotto copertura del SOE - Special Operations Executive - la speciale struttura voluta da Winston Churchill per infiammare i paesi conquistati dalla Germania mediante sabotaggi, appoggio ai movimenti di resistenza, spionaggio e quant’altro potesse tornare utile ai bisogni di una guerra. Era stata reclutata perché figlia di due fuoriusciti italiani, originari della provincia di Pisa, che avevano a suo tempo deciso di non rimanere a vivere in una nazione in cui tutti dovevano mettersi in nero. L’arrivo presso il distaccamento Fiamme verdi“Dino Ferroni” non fu particolarmente movimentato. La combinazione di lancio e il nerofumo in viso non permisero di intuire subito che si trattasse di una donna. Fu la voce a renderlo evidente; una voce dove una lieve accentuazione della erre sostituì più che degnamente il profumo, piuttosto fuori luogo sul campo di guerra. La sorpresa degli uomini dell’unità fu smorzata rapidamente dall’ordine di caricare il materiale paracadutato sui basti di due muli; i quali attendevano placidi, poco lontano, piuttosto ignari degli accadimenti bellici. La prima notte trascorse nella si- P lenziosa tranquillità della montagna. Il mattino seguente la nuova arrivata cominciò a prendere familiarità con il territorio su cui avrebbe operato come agente di collegamento. Iniziarono così giorni di marce non interrotte, necessarie tanto per conoscere la zona d’operazioni quanto per rimediare all’errore fatto da Londra, dove evidentemente si ignorava che la guerra della fanteria si declina come il verbo “marciare”. L’agente del SOE, infatti, aveva bisogno di parecchio allenamento. Fu in una breve pausa di riposo, durante una marcia, che Alexandra rivolse una domanda al comandante del distaccamento. «Chi era questo Dino Ferroni? Un antifascista? ». «Anche», rispose il partigiano, già caporalmaggiore degli alpini. «Era il mio tenente in Russia. Alla fine di gennaio dell’anno passato, durante il ripiegamento dal Don, arrivammo a un villaggio nei pressi di una linea ferroviaria, tenuto in forze dai russi. I primi reparti giunti a contatto col nemico cercarono subito di sfondare. Il nostro plotone prese la stazione ferroviaria del paese e la tenne... » Un istante di silenzio fece di ghiaccio la primavera che li circondava. «... la tenne finché non furono tutti morti. Solo allora i russi riuscirono a riprenderla». E poi aggiunse, rapido, a scansare la domanda che già incombeva: «Quel giorno io ero indietro, con la slitta dei feriti, per via del congelamento alla gamba che ancora mi fa zoppicare. Per questo sono vivo». Con l’estate iniziarono le operazioni sul terreno. Giorni e notti trascorsi in appostamenti e raccolta di informazioni, nel silenzio degli uomini e delle armi; perché ogni contatto col nemico poteva significare il fallimento della missione, o peggio la distruzione del reparto. Un’attività oscura, misconosciuta, che aveva contribuito ad affibbiare al distaccamento partigiano qualche nomignolo ironico da parte di altre bande della zona; ignare del fatto che ogni pur rara comunicazione radio effettuata da Alexandra scatenava i cacciabombardieri alleati sulle unità tedesche. Venne l’autunno; e con le foglie morte il giorno più duro del “Dino Ferroni”. Un forte reparto della Wehrmacht muoveva verso il fronte. Dopo averlo sorvegliato per giorni, era arrivato il momento di far conoscere ai comandi alleati le informazioni recuperate. Quello di cui, però, i partigiani non si erano accorti, era il radiolocalizzatore che seguiva le truppe tedesche. Le bombe di mortaio iniziarono a cadere quando la trasmissione radio si era appena conclusa. Il tiro era allargato, per far tenere giù la testa agli uomini dell’unità intanto che le squadre d’assalto tedesche serravano le distanze. La Breda 38 del distaccamento aveva già iniziato a sparare. Raffiche brevi e precise, presto però interrotte da un proiettile di mortaio esploso vicino; il capo-arma e uno dei serventi morti, l’altro servente con una gamba aperta da una scheggia. «Comandante... » si rivolse il ferito al caporalmaggiore, arrivato sbalzando fino alla postazione della mitragliatrice. «Brutta ferita, vero? ». Non ci fu risposta; non serviva. «Maledizione. Voi toglietevi di qua. Io... mio fratello mi aspetta». Nei film e nei libri ci sarebbero, a questo punto, scene inverosimili e lunghissime. Nella realtà ci fu solo un tirato «Addio, Franco», mormorato al ferito dal comandante mentre già si allontanava, tirandosi dietro Alexandra e gli altri partigiani dell’unità. L’ancestrale patto fra uomini in armi non ha bisogno di molte parole; soprattutto quando intorno cadono colpi di mortaio. Le secche raffiche della Breda 38, che aveva ripreso a sparare per coprire il ripiegamento dei superstiti, testimoniarono come ancora una volta il patto fosse stato onorato. Fu solo nel cuore della notte, dopo una giornata corsa su sentieri ignoti ai più, sfinendosi pur di sfuggire ai tedeschi, che gli uomini del distaccamento si concessero una sosta per riposare. Mentre consumavano razioni ben misere, Alexandra si avvicinò al gruppo e fece una domanda. «Cosa significava quella frase... mio fratello mi aspetta? ». Nessuno rispose. Come per una superiore consapevolezza, tutti avevano capito che una sola persona poteva affrontare una simile domanda. Il comandante del distaccamento comprese; e parlò, pesando parole che bruciavano più del fuoco. «Franco era soltanto il nome di battaglia. Il ragazzo alla mitragliatrice si chiamava in realtà Giuseppe. Giuseppe Ferroni. Era il fratello minore del mio tenente. Io ero in montagna solo per lui, perché di guerra non ne posso più... La madre, quando Giuseppe aveva deciso di sottrarsi al bando di arruolamento della Repubblica Sociale, mi era venuta a cercare a casa, per chiedermi - anzi: per implorare - di seguirlo. Perché almeno lui tornasse vivo». Soltanto più tardi, quando ormai la notte si era fatta vecchia, nell’accampamento improvvisato si udirono altre parole. Erano quelle di un canto sommesso, antica canzone di soldati e di proscritti e di tutti quanti hanno una sola speranza: poter rivedere ancora una volta il sole. «... fra le rocce noi viviam, ci disprezza ognuno perché laceri noi siam... » Alexandra si avvicinò piano al caporalmaggiore, che poco discosto fumava un mozzicone di sigaro, lusso inaudito dei giorni di battaglia. «Quanti anni hai? », gli chiese. «Eh!? », rispose l’uomo, preso del tutto alla sprovvista. «Ti ho chiesto quanti anni hai» ripeté lei. In sottofondo, continuava il canto dolente degli uomini in cerchio. «... sparsi in branchi come lupi ad aspettar... » Pensò qualche secondo, prima di rispondere. «Non si chiede l’età, alle donne e ai soldati. Non è elegante. Però... però i vecchi alpini e le belle ragazze hanno vent’anni per sempre. Siamo coetanei, insomma». Un battuta idiota, forse. Ma lei sorrise; sorrise per la prima e ultima volta durante la sua permanenza presso il distaccamento Fiamme verdi “Dino Ferroni”. Lei sorrise, e il caporalmaggiore capì di essere perso. Sono passati gli anni. C’è una piccola abitazione, sul fianco di una collina, e un vecchio seduto in poltrona. Accanto il fuoco, e sul trave del camino una foto ingiallita, che mostra due giovani in uniforme; cugini, forse, vista la somiglianza. Vicino a questa una consunta busta chiusa; ormai è illeggibile il nome della persona a cui era indirizzata. La sera del 24 aprile del 1945, quella stessa lettera veniva affidata a un giovane partigiano dal comandante la sua unità - che stava uscendo per l’ultima missione della guerra - affinché l’indomani la consegnasse a un’agente di collegamento britannico. Quando gli uomini rientrarono all’accampamento, nel pomeriggio del giorno dopo, la lettera era ancora lì. Prima di essere recuperato da un plotone delle Coldstream Guards, l’operatrice del SOE a cui era destinata aveva rifiutato di leggerla. Evidentemente necessita meno coraggio l’essere paracadutati in territorio nemico, che offrire una possibilità al destino e agli uomini. Ci sono ore in cui la vita dei singoli sembra battere in accordo con la storia. La speranza spezzata da quella lettera rifiutata gli sembrò, da subito, presagio della sorte che attendeva ben altre speranze, che in quei giorni si infiammavano e che il tempo avrebbe provveduto a spegnere; più lentamente, forse, ma altrettanto inesorabilmente. Se però un giorno la speranza era divampata... allora, chissà, domani avrebbe potuto bruciare nuovamente. Dopo tutto, forse aveva ragione il monito letto anni prima su un monumento ai Caduti: “mai disperare nei destini d’Italia”. L’uomo guardò ancora una volta i due soldati nella foto, e poi si addormentò.

Luigi Zazzali

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10/03/2015

Lugagnano Stasera assemblea dei Gruppi alpini

Stasera alle 20,30 nella sala delle conferenze del Comune di Lugagnano, assemblea dei Gruppi alpini della media e alta Valdarda: si "reclutano" penne nere per il gruppo di Protezione Civile-Ana. L'iniziativa è della sezione piacentina della Associazione nazionale alpini (Ana) che, attraverso il consigliere di vallata e capogruppo di Lugagnano Luigi Faimali, ha esteso l'invito ai capigruppo di Vigolo Marchese (Gian Piero Bersani), Castellarquato (Italo Colla), Vezzolacca (Antonio Solari), Morfasso (Adriano Antognoni), Rustigazzo (Antonio Frontoni), Settesorelle (Claudio Dadomo), Vernasca (Giovanni Marazzi) e Vigoleno (Maurizio Sesenna). Nell'incontro, cui partecipano Roberto Lupi, presidente della sezione Ana di Piacenza, e il sindaco di Lugagnano Jonathan Papamarenghi, saranno illustrate le iniziative svolte e quelle in programma.

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08/03/2015

Squadra di basket in carrozzina: arriva il contributo degli alpini

La "Bulla Sport Giuseppe Verdi" milita in Serie B

CASTELVETRO - alpini e solidarietà, un binomio sempre attuale. Nei giorni scorsi, il gruppo delle penne nere di Castelvetro ha consegnato un contributo di mille euro alla squadra "Bulla Sport Giuseppe Verdi", formazione di basket in carrozzina dell'ospedale di Villanova che partecipa al campionato nazionale di serie B.
«Questa squadra - hanno spiegato gli alpini di Castelvetro - è nata una quindicina di anni fa e partecipa ai campionati ottenendo continui successi. Avendo bisogno di un sostegno economico per il buon proseguimento dell'attività, abbiamo pensato a questa iniziativa».
La simbolica consegna è stata effettuata dal capogruppo delle penne nere castelvetrese Giuseppe Carotti al capitano della squadra Giovanni Zeni, coadiuvato dalla presidentessa Agnese Zanola e dal coach Elisa Cotella. Al momento erano presenti anche l'assessore del Comune di Castelvetro Pier Luigi Fontana e il "collega" di Villanova Paolo Ramelli.
Attualmente, la formazione piacentina si trova in vetta al girone B della serie B in compagnia del Parma, squadra battuta nella sfida della scorsa settimana nel match casalingo giocato alla palestra "Angelo Saitta" dell'ospedale di Villanova. L'impianto, inaugurato nel 2006, è il primo in Italia a uso esclusivo di persone diversamente abili.
La squadra di basket è sorta 15 anni fa, partendo come esperienza di terapia riabilitativa per poi trasformarsi sempre più in uno strumento di realizzazione per questi atleti, che viceversa avrebbero dovuto interrompere la loro attività agonistica.
Luca Ziliani

 

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22/02/2015

Festa Granda 2016: Bobbio batte Carpaneto e avrà il 65° raduno

SAN GIORGIO - A Bobbio la Festa Granda 2016. Il 65esimo raduno provinciale delle penne nere piacentine sarà organizzato dal gruppo di Bobbio, guidato dal capogruppo Giuseppe Manfredi. Lo hanno deciso ieri pomeriggio i cento delegati, rappresentanti dei 45 gruppi Ana sul territorio piacentino, riuniti nell'annuale assemblea che si è svolta nel salone parrocchiale di San Giorgio. A larga maggioranza i delegati hanno votato Bobbio che sfidava il gruppo di Carpaneto, guidato da Giorgio Argellati. Entrambi i gruppi avevano forti motivazioni all'organizzazione del raduno provinciale. Bobbio da tanto tempo non ospita la Festa Granda, dal 1987, ed inoltre nel 2016 ricorrerà il 50esimo anniversario della morte del generale di Corpo d'armata, Bellocchio, bobbiese di nascita. Carpaneto, dal canto suo, portava a motivazione la ricorrenza del 90esimo di fondazione del gruppo e la memoria, nell'anno del centenario della Grande Guerra, della realizzazione, a Ciriano, del primo monumento ai caduti nella provincia di Piacenza.
Il gruppo di Bobbio ha avuto la meglio. «I delegati - ha osservato il presidente sezionale Ana, Roberto Lupi - hanno premiato Bobbio perché da tanti anni non organizzava l'adunata. Sarà un modo anche per rivitalizzare il gruppo».
Ricordiamo che quest'anno, 2015, la Festa Granda si terrà a Castelsangiovanni. All'ordine del giorno dell'assemblea dei delegati altri diversi punti, dalla relazione di bilancio agli adeguamenti al regolamento sezionale approvati all'unanimità. Ed ancora la relazione del presidente provinciale Lupi, il quale ha illustrato dettagliatamente le attività Ana 2014, dalla partecipazione ad oltre 45 manifestazioni alpine fuori provincia alle due collette del banco alimentare in cui sono stati raccolti quasi mille quintali di generi alimentari. «Nel 2014 - ha riferito - i nostri iscritti erano 2mila841, una crescita rispetto al 2013 di 42 soci. Parte importante nell'Ana provinciale lo fa la Protezione civile composta da 80 volontari che nel 2014 hanno dedicato 936 giorni di lavoro gratuito con interventi a Modena e Parma in occasione delle esondazioni, il presidio in Puglia per l'antincendio boschivo e gli interventi di prevenzione a Bettola e Marsaglia, dove abbiamo effettuato la pulizia ed il disboscamento dei greti dei torrenti». L'assemblea ha inoltre eletto tre consiglieri sezionali: confermato Pierluigi Forlini, eletti invece Giancarlo Lorenzi e Franco Pavesi. Ha partecipato alla seduta anche il consigliere nazionale Corrado Bassi, alla sua ultima assemblea Ana piacentina, in quanto a maggio scadrà il suo mandato. Da Bassi un omaggio ai rappresentanti della Protezione civile, Maurizio Franchi, Franco Pavesi e al cappellano sezionale e parroco di San Giorgio, don Stefano Garilli. Dal presidente Lupi litografie di Franco Corradini sulla storia degli alpini.

Nadia Plucani

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20/02/2015

tante penne nere al ritrovo annuale

Raduno a Chiavenna Rocchetta per il gruppo alpini di Lugagnano

LUGAGNANO - L'annuale raduno del Gruppo alpini di Lugagnano si è svolto quest'anno nella frazione di Chiavenna Rocchetta ed ha registrato un'ampia partecipazione.
Nella chiesa parrocchiale del paese, dedicata a Sant'Ilario vescovo e dottore della Chiesa, si sono radunate infatti numerose "penne nere" provenienti da tutta la Valdarda, ma anche dalla Valchiavenna e dalla Valchero.
Accompagnati da familiari e simpatizzanti, gli alpini intervenuti al raduno hanno assistito al rito liturgico celebrato dal parroco don Natale Croci e reso ancora più solenne grazie all'intervento del Coro Montegiogo.
Alla presenza di varie autorità locali tra cui il sindaco di Lugagnano Jonathan Papamarenghi, di vari assessori e consiglieri comunali, del comandante della stazione carabinieri luogotenente Sebastiano Stilo e del capogruppo degli alpini lugagnanesi Luigi Faimali (che assieme ai componenti del direttivo ha fatto gli onori di casa) è stata poi deposta una corona d'alloro davanti alla lapide murata sulla facciata del tempio che ricorda i caduti di tutte le guerre. Non è mancato, in questa occasione, un breve intervento commemorativo da parte del primo cittadino.
Al termine della cerimonia gli alpini si sono infine trovati alla Torretta per consumare insieme il "rancio".

Franco Lombardi

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19/02/2015

L'Aquila attende mille piacentini

L'amarcord nella città dove le reclute imparavano a fare gli alpini

DAL NOSTRO INVIATO
L'aquila - Sarà un'amarcord per mille piacentini quello del 15, 16 e 17 maggio prossimi. E' qui, in questo edificio ad un piano oggi apparentemente disabitato, che il 33 per cento (percentuale nazionale) degli alpini di leva ha trascorso i fatidici tre mesi del Car, ovvero del Centro addestramento reclute. E' qui, ai piedi del Gran Sasso d'Italia, che centinaia di piacentini (il numero esatto giace in un polveroso e dimenticato cassetto del ministero della Difesa), per dieci anni, hanno fatto parte della cosiddetta "leva di montagna" e dal 1963-'64 al 1973-'74, anno più anno meno, hanno imparato a fare l'alpino. La prima divisa con le mostrine da cucire, venti giorni di clausura prima di avere la libera uscita, sempre con gli abiti militari (quelli civili venivano rispediti a casa), le marce forzate, il poligono di tiro.
Il prossimo maggio da Piacenza e provincia sono attese qui a L'Aquila circa mille persone, con parenti e amici, rappresentanti dei 48 gruppi della Sezione di Piacenza. In pullman, in auto, in camper, secondo la tradizione delle Adunate. Una volta sbarcavano alla stazione ferroviaria e venivano caricati su tre camion militari che facevano la spola con la caserma "Francesco Rossi".
Proprio nella caserma di allora, passata quasi indenne per il terremoto del 2009, ha sede il Coa dell'Adunata Nazionale, presieduto da Luigi Cailotto. Il Comitato organizzatore di cui fa parte anche l'alpino piacentino Roberto Migli, revisore dei conti nazionale, l'uomo che vigila sul forziere delle "penne nere". Qui a L'Aquila ormai è di casa e almeno un paio di volte al mese percorre tutto d'un fiato le cinque ore di auto che separano Piacenza dalla città della prossima Adunata. Nello stesso tempo vola nella più vicina Asti per gli incontri preparatori di quella del 2016. E già si parla del 2017 anche se l'Ana non ha ancora deciso. Forse Modena, forse Treviso, di certo non Piacenza. Ci si metta il cuore in pace.
«Quella di L'Aquila? Sarà una grande Adunata» è convinto Migli che incontra Giovanni Natale, il presidente degli alpini d'Abruzzo, il "Bruno Plucani" aquilano, uno che con la caparbietà del mulo alpino ha fortemente voluto ed ha ottenuto l'Adunata ai piedi del Gran Sasso d'Italia.
La caserma "Francesco Rossi" durante i tre giorni di maggio aprirà i battenti al pubblico e tutti gli alpini potranno rivedere la piazza d'arme con il monumento ai caduti. I più "fortunati" torneranno a dormire nelle camerate di un tempo, ma solo in spazi delimitati. Il 9° reggimento alpini è stato trasferito in un'altra caserma vicina ma rimangono ancora una quarantina di militari a guardia dell'officina e dei mezzi che ospita. Proprio dalla rotonda appena fuori partirà la sfilata di domenica 17 maggio: l'ammassamento per un tragitto di circa 2.600 metri da percorrere in leggera discesa.

Federico Frighi

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19/02/2015

Sarà la terza Adunata cardioprotetta

Dopo Piacenza e Pordenone, accordo di Progetto Vita con il 118 abruzzese

L'aquila - Progetto Vita fa scuola e la cultura del defibrillatore sbarca anche a L'Aquila. Il direttore del 118 della provincia di L'Aquila, Gino Bianchi, ha accolto di buon grado la proposta di un'Adunata nazionale cardioproetta sulla scorta delle felici esperienze di Piacenza e Pordenone.
«Dal buon esito delle precedenti Adunate - conferma la cardiologa Daniela Aschieri, responsabile del Progetto Vita - è nata un'ottima collaborazione con l'Ana, l'Associazione nazionale alpini, che ci ha chiesto, con Roberto Migli, la disponibilità ad esportare l'esperienza in Abruzzo. Il direttore del locale 118 mi è sembrato entusiasta dell'idea di questa piccola pedina che si integra all'interno del già complesso sistema di emergenza per l'Adunata di L'Aquila». Il 118 locale metterà a disposizione del personale che avrà il compito di formare le squadre appiedate con il defibrillatore e collegate via radio con la centrale operativa. In parte saranno alpini, in parte volontari soccorritori. Progetto Vita invierà in Abruzzo i propri istruttori per la formazione sull'uso del defibrillatore. Il 118 abruzzese si è impegnato a raccogliere i dati scientifici destinati poi ad entrare nella rete di Progetto Vita al fine di migliorarlo sempre di più. La macchina salva vita contro l'arresto cardiaco sarà inserita in appositi zaini dotati del simbolo del defibrillatore.
Fu proprio il defibrillatore in possesso ad una pattuglia della Polizia Municipale a salvare a Piacenza nel 2013 l'alpino Gino Benedetti, allora 73enne, colpito da infarto durante l'Adunata.
L'alpino Gino, che sarà anche a L'Aquila, verrà a Piacenza il prossimo 20 giugno, come anticipa Daniela Aschieri, per la festa di Progetto Vita. Per l'occasione si ritroveranno a Piacenza le "sezioni" di Progetto Vita nel frattempo nate in tutta Italia. Oltre a Piacenza, ci sono il Piemonte, Sanremo, Borno, Rovigo, Roncadelle (Brescia), Fano e Legnano. Il progetto piacentino, al termine dell'Adunata, donerà due defibrillatori agli alpini della Sezione Abruzzi, nella speranza che possa prendere piede anche alle pendici del Gran Sasso la cultura della defibrillazione, ma anche, perchè no, che le penne nere di tutta Italia possano sostenere le attività di Progetto Vita con la loro firma sul 5 per mille.
fed. fri.

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17/02/2015

Raccolta straordinaria di alimentari ottimi risultati dal "Social market"

Carpaneto, promossa da Auser e Gruppo alpini

CARPANETO - (p. f.) Ottimi risultati nella raccolta straordinaria di generi alimentari a lunga conservazione organizzata presso i supermercati del paese dall'associazione Auser con la collaborazione del locale Gruppo alpini sempre presenti alle iniziative di solidarietà.
L'iniziativa ha avuto lo scopo di reperire ulteriori risorse da distribuire durante l'anno, nei locali di via Trieste, nell'ambito del progetto "Social Market", alle famiglie del paese che versano in difficoltà economiche situazioni che vengono valutati dai Servizi Sociali del Comune. Il progetto Social Market di Carpaneto è nato nel 2011 dalla collaborazione tra Comune, l'associazione Auser e l'Azienda Usl con l'obiettivo di raccogliere, dai negozi e supermercati del paese, generi alimentari freschi con scadenza a breve termine ma ancora perfettamente commestibili destinandoli a chi ne ha necessità e diventando quindi una risorsa e non uno spreco. La raccolta normale viene effettuata al martedì e al venerdì che viene distribuita a circa 30 famiglie. L'assessore alle politiche sociali Alessandro Tondelli, nel ringraziare tutti i partecipanti all'iniziativa, ha sottolineato l'importanza della collaborazione tra cittadinanza, negozi e supermercati che donano la merce, i volontari Auser, il locale gruppo alpini per la raccolta straordinaria che dimostra ancora una volta la solidarietà anche in periodi non particolarmente facili, come base del vivere civile e di solidarietà umana.

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16/02/2015

Dagli alpini un ponte per ridare speranza

L'Esercito Italiano nella Repubblica Centrafricana con la missione Eurofor-Rca

bangui - In Africa per aiutare gli africani a casa loro. E' un po' questo lo spirito della missione europea Eurofor Rca nella Repubblica Centrafricana a cui partecipa anche l'Esercito Italiano. Così nei giorni scorsi è stato inaugurato il ponte metallico di 24 metri costruito dal genio militare italiano della missione europea per riunire tre zone della capitale centrafricana divise dal crollo - nel 2010 - della struttura che superava un ampio canale idrico, mai più ripristinata a causa del conflitto civile.
Il ponte ‘Sewa' - ‘unità' in lingua locale - rappresenta un'iniziativa europea a sostegno della sicurezza, dello sviluppo economico e della riconciliazione interconfessionale tra le diverse comunità di Bangui. Al progetto hanno preso parte numerosi Paesi dell'Unione Europea: la Repubblica Ceca ha fornito la struttura metallica modulare di fabbricazione polacca, successivamente trasportata a cura delle Svezia e infine assemblata dai militari dell'Esercito Italiano, con la supervisione di tecnici tedeschi e cechi. Composto da oltre 1.000 elementi, nell'arco di due giorni il ponte modulare è stato costruito e spinto a mano tra le due sponde del canale dagli uomini del 2° reggimento genio della brigata Julia di stanza a Trento.
L'iniziativa portata a termine dalla missione Eufor Rca si inserisce nel quadro dei progetti europei a sostegno della popolazione realizzati in cooperazione con le autorità centrafricane. In particolare, il ponte metallico realizzato dai genieri italiani ha anticipato temporaneamente il ponte permanente in costruzione nella stessa zona grazie al finanziamento dall'Unione Europea, che è il primo partner per lo sviluppo della Repubblica Centrafricana.
Il taglio del nastro è avvenuto per mano del generale Philippe Pontiès - comandante operativo di Eufor Rca - e della Presidente della Repubblica Centrafricana Catherine Samba Panza, in presenza della massime autorità centrafricane e dei rappresentanti della comunità internazionale, tra cui l'ambasciatore a capo della delegazione UE Jean-Pierre Reymondet e il console onorario d'Italia a Bangui Stefano Giuliani.
Nel discorso tenuto prima dell'inaugurazione, l'alto ufficiale francese, dopo aver evocato lo spirito che anima l'operazione europea, a base di «apertura, dialogo, rispetto reciproco per facilitare il ritorno della stabilità e della sicurezza per tutti nell'ambito di quartieri fortemente segnati dagli scontri di dicembre 2013», ha sottolineato la cooperazione esemplare tra nazioni europee, citando tra l'altro il ruolo fondamentale del genio italiano nel montaggio della struttura.
Sono 13 le nazioni europee che compongono la forza militare dell'Unione Europea in Repubblica Centrafricana, composta da circa 700 elementi che operano nella capitale Bangui, ma il supporto finanziario e logistico della missione coinvolge tutti i 28 Paesi dell'Unione Europea.
L'Italia contribuisce alla missione Eufor sin dallo scorso mese di agosto con un'unità del genio attualmente costituita dai genieri alpini del 2° reggimento di Trento che hanno avvicendato a dicembre i colleghi dell'8° genio paracadutisti della Folgore di stanza a Legnago (Verona).

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16/02/2015

Enio Bersani ha spento cento candeline

Un secolo festeggiato da parenti e dal sindaco Dosi nella casa di riposo sul Facsal

piacenza - 15 febbraio 1915. Questa la data di nascita di Enio Bersani che ieri ha festeggiato, nella sala da pranzo della Casa di Riposo del Facsal - Nostra Signora di Lourdes, il suo centesimo compleanno. Attorno a lui a fare festa tutti i numerosi parenti, gli ospiti e il personale della Casa di Riposo, il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi.
Tanto da raccontare da parte di Enio, che un po' incredulo per una festa che forse non si aspettava, ha ripercorso le tappe più importanti della sua lunga vita. Originario di Piozzano, primo di 9 figli di una famiglia di agricoltori, Enio conosce il lavoro fin da ragazzino.
«Nel 1929 - racconta - avevo 14 anni e mio padre mi mandò a Genova, dove abitava un mio zio e lì iniziai a lavorare nei cantieri nautici. Mi trovavo bene, ma quando mancò lo zio che mi ospitava la mia famiglia mi riportò a casa».
In quegli anni la Valluretta era molto popolata e nei piccoli paesi abitavano tante numerose famiglie. Proprio ad una famiglia di San Pietro, apparteneva Erminia Nuca, la giovane che si fidanzò con Enio, quando i due avevano solo 14 anni e che poi nel giro di poco tempo diventò sua moglie.
La tranquilla vita di Enio, che nel frattempo aveva svolto il servizio militare, fu sconvolta come quella di molti italiani dall'avvento della seconda guerra mondiale.
«Fui richiamato nel 1939 e rimasi sotto le armi per quasi 5 anni - spiega -. Dapprima ero attendente di un ufficiale medico di San Niccolò, poi fui arruolato nel corpo degli alpini e fui mandato a combattere in Iugoslavia e in Francia».
A questo capitolo della lunga storia di Enio sono riconducibili molti racconti: «Allo zio - spiega il nipote Salvo - piace soprattutto raccontare di quando terminata la guerra, dovette ritornare a casa da Aulla a piedi. Fu un ritorno avventuroso che lo zio condivise con un signore svizzero, che si era talmente affezionato a lui da proporgli di seguirlo in Svizzera, dove l'avrebbe sistemato».
Ma Enio invece tornò a casa e ricominciò la sua vita di agricoltore nella sua Piozzano con la moglie Erminia: poi all'inizio degli anni '60 decise, come moltissimi agricoltori di quella valle in quel periodo, di trasferirsi a Piacenza e di lasciare l'agricoltura per il lavoro nell'industria: così trovò un impiego nella ditta Schiavi.
Poi la pensione. Dodici anni fa il lutto 12 per la perdita della sua Erminia. «Ho continuato - spiega - a vivere nel mio appartamento di via Daturi in città da solo, fino a 3 anni fa». Nel 2012 con l'avanzare dell'età, i nipoti, Enio non ha avuto figli, hanno deciso per la sicurezza dello zio di inserirlo nella Casa di Riposo del Facsal, dove è accudito e molto ben voluto.
«Quando ci sono queste occasioni sono molto felice di partecipare - ha detto il Sindaco Dosi -. Anzi in questo periodo sono andato a festeggiare già due centenari: entrambi alpini. Gli anziani sono una realtà importante per la nostra città e in prospettiva lo saranno sempre di più: quindi ben vengano queste occasioni di festa».

Claudia Molinari

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15/02/2015

Gli alpini festeggiano oggi il carnevale in piazza del Mercato

Pianello - (mm) Oggi gli alpini di Pianello festeggiano il Carnevale nella loro sede di piazza Mercato. A partire dalle 15 serviranno a chiunque vorrà partecipare dolci legati a questo periodo di festa e bibite. Durante la festa ci sarà anche il tempo per una delegazione di penne nere di recarsi alla locale casa protetta Castagnetti per portare agli anziani ospiti i dolci e il saluto di tutti i pianellesi.

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14/02/2015

Le penne nere preparano i tre giorni di Festa Granda

Castelsangiovanni - Le penne nere di Castelsangiovanni suonano già la carica in vista della 64esima edizione della Festa Granda, che da venerdì 4 a domenica 6 settembre radunerà nel capoluogo della Valtidone gli alpini di tutta la provincia. In vista di quell'evento, Castello ha ricevuto lo scorso anno la "stecca alpina" da Pianello che ospitò l'edizione 2014, il gruppo comunale e la sezione provinciale sono già al lavoro per garantire il perfetto svolgimento della manifestazione che promette di portare in città almeno duemila penne nere. Il programma di massima della tre giorni alpina è stato illustrato al sindaco di Castello Lucia Fontana dal presidente della sezione provinciale Roberto Lupi, che insieme ad una delegazione del gruppo di Castelsangiovanni ha incontrato anche i tecnici comunali.
Apriranno la Festa Granda 2015 i cori Ana Valtidone e Valnure e i giovani dell'insieme musicale Pochi ma buoni delle scuole medie di Castello con un concerto in programma la sera del 4 settembre al teatro Verdi. Il sabato, nel tardo pomeriggio in una sede ancora da definire (il palazzo comunale o villa Braghieri) ci sarà l'accoglienza ufficiale da parte del sindaco e degli amministratori della delegazione alpina. Sarà quello il momento del via ufficiale ai festeggiamenti che proseguiranno in serata con la Veglia Verde in piazza XX Settembre, la cena all'aperto servita dagli alpini e dalle Pro loco di Castello, musiche e danze. Domenica 6 settembre la città saluterà le penne nere in arrivo da tutta la provincia, e da ogni parte d'Italia, che sfileranno lungo le vie del centro storico fino in piazza XX Settembre, dove sarà celebrata la messa all'aperto (tempo permettendo) e si svolgeranno i discorsi ufficiali e, a chiusura, si assisterà al passaggio della stecca al comune che ospiterà la Festa Granda 2016. La giornata di domenica sarà animata dalla Fanfara alpina di Pontedellolio e dalla banda Carlo Vignola di Agazzano. In concomitanza con l'evento potrebbe essere allestita una mostra per celebrare il centenario della Prima Guerra Mondiale. La Festa Granda sarà anticipata la prossima primavera dall'inaugurazione di una scultura in ferro che rappresenta un cappello alpino: l'opera sarà posizionata nella rotatoria all'ingresso del parco logistico. «Entro la fine di questo mese - ha ricordato il presidente Lupi - verrà deciso il logo che accompagnerà la festa». Al bozzetto stanno lavorando i ragazzi del liceo e del Marcora di Castelsangiovanni che hanno preparato una trentina di disegni tra i quali una specifica commissione sceglierà il simbolo della 64esima Festa Granda. Intanto è partita la "caccia" ai possibili sponsor. «Come amministrazione - ha detto il sindaco Fontana - ci impegnamo a darvi una mano nel reperire i sostenitori possibili». Anche al Comune verrà richiesto un contributo.

mar. mil

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09/02/2015

Alpini donano pulmino alla casa di riposo

San Giorgio, il regalo consegnato durante la celebrazione dell'annuale festa

SANGIORGIO - La solidarietà alpina aiuterà la casa di riposo "Ceresa" di San Giorgio. Ieri, nell'annuale festa di gruppo, le penne nere locali, guidate da Graziano Franchi, hanno ufficialmente donato un pulmino alla casa di riposo, benedetto al termine della messa celebrata dal parroco, cappellano alpino e presidente del ricovero, don Stefano Garilli.
Un gesto che, ha ricordato il capogruppo Franchi, ha le sue origini negli anni passati, quando già il consiglio direttivo precedente, con Giuseppe Cravedi, scomparso lo scorso anno, aveva iniziato a mettere da parte le somme di denaro derivanti dalle feste alpine e del palio del fungaiolo a questo scopo. «Grazie agli alpini del gruppo di San Giorgio per questo regalo a nome di tutto il consiglio di amministrazione della casa di riposo - ha detto don Garilli -, segno anche questo degli alpini che lavorano per tutti». «Un pulmino che ci serve tantissimo - ha fatto eco Giuseppe Mazzari, segretario del cda del ricovero - e che mettiamo a disposizione dei servizi sociali di San Giorgio». Il momento è stato reso solenne dalla presenza di tanti alpini di tutta la provincia, compresa la protezione civile Ana di cui anche gli alpini di San Giorgio fanno parte, e del presidente provinciale Ana Roberto Lupi, del tesoriere nazionale Ana Roberto Migli, dell'assessore comunale Arturo Caccetta in rappresentanza del sindaco, del comandante dei carabinieri di San Giorgio, Angelo Mazzoni, del comandante la polizia municipale dell'Unione Paolo Giovannini, del colonnello dell'Aeronautica militare Giovanni Fuochi, dei rappresentanti delle associazioni locali.
«Il motto degli alpini è ricordare i morti aiutando i vivi - ha affermato il presidente Lupi -. Questa iniziativa è uno degli esempi più concreti di come traduciamo questo nostro motto». Al monumento ai caduti Lupi ha inoltre ricordato che nel centenario della Grande Guerra gli alpini piacentini saranno impegnati nelle scuole per informare e sensibilizzare i giovani ai valori più alti.
Non è mancato il ricordo agli alpini "andati avanti". Franchi ha inoltre informato che la sede alpina è in fase di riqualificazione e che è stato costruito un sito internet ed una bacheca fuori della cortazza per tenere informati delle novità del gruppo.
«Voi siete uomini d'onore - ha osservato l'assessore Caccetta nel suo intervento -. Lo dico in quanto ho avuto il privilegio di lavorare alle dipendenze di un reparto alpino in terre lontane e per molti mesi (Caccetta è tenente colonnello dell'aeronautica militare di San Damiano ndc). Uomini d'onore perché conoscete l'allenamento al sacrificio e alla rinuncia, l'educazione alla virtù della forza interiore per superare le difficoltà, non cedete alla pigrizia e mantenete fede alla parola data. In una situazione come quella attuale, precaria ed instabile, è tanto più necessario con l'aiuto del vostro esempio ritornare ad insegnare lo spirito di sacrificio e di coraggio. La donazione di oggi è l'esempio concreto. Dovremmo tutti ispirarci ad una frase che dite con orgoglio: "noi alpini siamo abituati a rimboccarci le maniche, a lavorare per migliorare e dare il nostro contributo sino a quando il nostro cappello cadrà e sarà raccolto da un altro alpino che ce lo poserà sul petto».
n. p.

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06/02/2015

Penne nere della Valdarda: il 15 domenica di festa

LUGAGNANO - (fl) Il Gruppo alpini di Lugagnano ha confermato per domenica 15 febbraio l'annuale festa sociale delle "Penne Nere della Valdarda". Dopo il ritrovo alle ore 10 presso la sede del capoluogo per il primo saluto alle autorità, il programma prevede il raggiungimento della frazione Chiavenna Rocchetta dove, nella chiesa parrocchiale dedicata a Sant'Ilario, sarà celebrata la funzione liturgica cui seguirà la deposizione della corona d'alloro dinnanzi alla lapide che ricorda i caduti di tutte le guerre. Non mancherà neppure il raduno conviviale presso la "Torretta" che sarà aperto anche agli alpini di altri Gruppi e le eventuali adesioni vanno per tempo segnalate ai membri dei direttivo Luigi Faimali, Antonio Saccardi e Leonardo Bonacorsi.

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05/02/2015

Vanessa, penna nera ai campionati di sci

La 21enne di Gazzola, in forza alla Taurinese, alle gare internazionali sulle Dolomiti

Gazzola - C'è una giovane di Gazzola tra i 1.500 atleti militari provenienti da tutto il mondo impegnati in questi giorni nello svolgimento della 67ª edizione dei Campionati Sciistici delle Truppe Alpine (CaSTA) in Alta Val Pusteria, sulle Dolomiti. Vanessa Gentilotti, 21 anni, alla tranquilla vita domestica ha preferito il rigore di una divisa e di un cappello alpino, fa parte di una delle squadre in gara che rappresentano quindici nazioni del mondo, tra cui l'Italia. Lei, insieme ad altri 19 atleti alpini (16 titolari e 4 riserve), rappresentano il Reparto Comando Taurinese di Torino, dove la giovane si è arruolata nel dicembre del 2013. Per poter gareggiare a questi campionati Vanessa, che è iscritta al gruppo alpini di Agazzano di cui rappresenta la più giovane penna nera, ha iniziato gli allenamenti lo scorso mese di settembre. Un infortunio ad una gamba l'ha però costretta "in panchina". «Anche se sono solo riserva - dice la giovane - e anche se so che molto difficilmente potrò gareggiare essere qui è bellissimo lo stesso. E' tutto molto emozionante». Oltre all'Italia ai Campionati delle Truppe Alpine, che si si sono aperti martedì scorso e che si chiuderanno domani, 6 febbraio, sono presenti 14 rappresentative straniere provenienti da corpi militari di Argentina, Bulgaria, Cile, Francia, Germania, Libano, Macedonia, Oman, Polonia, Slovenia, Spagna, Stati Uniti, Svizzera e Ungheria. «Le gare si svolgono tra Brunico, Dobbiaco e San Candido» racconta Vanessa che prima di arruolarsi si è diplomata all'Itis di Piacenza e poi ha lavorato un anno presso Amazon. L'idea della vita militare era però la sua vera aspirazione, e così nel 2012 ha deciso di provare. «Ho partecipato ad un corso a Pisa che si chiamava "Vivi le forze armate», racconta Vanessa. Dopo quell'esperienza ha capito di non essersi sbagliata e che la vita militare era proprio quello che voleva fare. Ha quindi trascorso tre mesi ad Ascoli ed altri tre a Brunico, prima di arruolarsi nel dicembre del 2013 ed essere assegnata a maggio dello scorso anno al Reparto Comando e Supporti Tattici della Brigata Taurinese che ha sede a Torino, lungo via IV Novembre. Nello stesso reparto ci sono altre donne. Vanessa è una delle più giovani. «Mi trovo bene - racconta la giovane originaria di Gazzola - rifarei tutto senza esitazioni». Per prepararsi ai Campionati delle Truppe Alpine in corso in questi giorni lei e i suoi compagni (nella stessa squadra ci sono solo altre due ragazze) si sono dovuti allenare per mesi. «Dobbiamo stare obbligatoriamente tutti insieme» racconta la giovane. Le sue vacanze di Natale le ha trascorse a casa, a Gazzola, facendo la spola dal fisioterapista. «Non sono state vacanze entusiasmanti» scherza Vanessa per cui in questi giorni le penne nere di Agazzano stanno facendo il tifo. «Siamo orgogliosi - dice il vice capogruppo Emanuele Bocellari - di avere Vanessa tra i nostri iscritti. In questi giorni tifiamo per lei». Le gare che domani si chiuderanno, ed a cui sta assistendo anche Vanessa, contemplano diverse discipline come prove di tiro, soccorso di travolti di valanga, slalom gigante, movimento a cronometro. Vanessa pensa già al futuro. «Sto valutando cosa fare - dice - se partecipare ad un concorso interno. Vedremo quando sarò tornata». Di smettere la divisa e indossare gonna e scarpe con il tacco non se ne parla. «Questa è la mia vita», dice.

Mariangela Milani

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01/02/2015

Alpini, quattro anni per la Grande Guerra

Conferenze, gite, monumenti ripuliti per non dimenticare

Un calendario di iniziative per non dimenticare la Grande Guerra e tutto ciò che ha significato per l'Italia e gli italiani. A presentarlo sono gli alpini della Sezione Ana di Piacenza con il proprio presidente Roberto Lupi, il vice presidente Gianluca Gazzola e il referente per il Centro studi Ana Piacenza, Carlo Veneziani. «Vogliamo ricordare la Grande Guerra con una serie di iniziative nell'arco di quattro anni, dal 2015 al 2018» spiega il presidente Lupi. «Non festeggiamo la Grande Guerra che è stata una tragedia immane per tutti - ci tiene a precisare - ma lo facciamo in primis per ricordare coloro che sono caduti, che sono "andati avanti", come diciamo noi alpini, e che hanno donato la loro vita per la Patria». «Poi perchè vogliamo ricordare ai giovani di oggi - continua - quale tragedia è stata la Prima Guerra Mondiale, per sensibilizzarli affinchè queste cose non possano più succedere». Quattro anni in cui la sezione piacentina delle penne nere è mobilitata per organizzare eventi ed iniziative di formazione. Nel 2015 in particolare le attività si dispiegano lungo quattro filoni: gli interventi con le scuole, il recupero dei monumenti ai Caduti della Grande Guerra presenti in tutta la provincia, le uscite sui luoghi più significativi della Grande Guerra e le serate celebrative.
Le scuole. «Non andremo a parlare di storia - dice Veneziani, referente per il Centro studi della sezione di Piacenza - ma vorremmo suscitare la curiosità dei ragazzi verso aspetti della Grande Guerra che si sono verificati anche sul nostro territorio; vorremo farli riflettere, ad esempio, sul ruolo delle donne che presero il posto degli uomini nella società civile essendo gli uomini tutti al fronte, sull'impulso che ebbe la medicina in presenza di ferite e malattie nuove dei soldati nelle trincee. Poi la propaganda, il finanziamento delle spese militari... ». Si partirà l'8 febbraio con la scuola media di Gragnano. Gli studenti saranno coinvolti con quattro incontri in cui vedranno filmati e diapositive. Faranno anche un'uscita didattica sul Monte Grappa e, al termine del percorso, allestiranno una piccola rappresentazione teatrale. «Naturalmente siamo disponibili a replicare il progetto per tutte le scuole e le classi che ce lo chiederanno» osserva Veneziani. Anche la sede nazionale dell'Ana (Associazione nazionale alpini) ha promosso un concorso riservato alle scuole. E' stato chiamato "Il milite non è più ignoto".
I monumenti. «Il recupero è già partito alcuni mesi fa - evidenzia Gianluca Gazzola, uno dei due vice presidenti della sezione alpini di Piacenza - con il ripristino del monumento di Pigazzano. A noi alpini piacerebbe che questi monumenti fossero più conosciuti sui territori in cui insistono. Per questo abbiamo pensato a ricerche con gli studenti delle scuole: partiamo dai nomi scolpiti sulle lapidi per arrivare alle storie di queste persone e alle storie dei loro paesi alla luce della tragedia della Prima Guerra mondiale».
Le serate e gli eventi. Al monento sono definite quella del 23 maggio a Piacenza, ai Teatini, in collaborazione con il Cai (Club alpino italiano): un concerto di cori ed una mostra sulla Grande Guerra. Saranno esposte fotografie e divise dell'epoca. Il 24 maggio, anniversario dell'inizio della Prima Guerra Mondiale, si terrà un raduno sezionale a Perino organizzato dal gruppo alpini di Perino. Il 23 ottobre a Piacenza, ai Teatini, una serata sempre dedicata alla Prima Guerra Mondiale, con programma da definire.
Le uscite. La prima sarà il 31 maggio con i ragazzi della scuola alpinistica del Cai a Cima Grappa. Poi il 6 e 7 giugno in un luogo simbolo da definire (ad esempio Redipuglia). Vi potranno partecipare non solo gli alpini e i soci Cai ma tutti i cittadini che lo vorranno. Informazioni sul programma delle celebrazioni si potranno attingere di volta in volta dal sito www.anapiacenza.it.


Federico Frighi

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01/02/2015

Le "penne nere" festeggiano i cento anni del medico Luigi Tassi

Nato a Breno, in comune di Borgonovo, il 30 gennaio del 1915, il medico alpino Luigi Tassi, reduce della ritirata di Russia, è stato festeggiato anche ieri nella propria abitazione di via Vitali dopo le candeline spente nella sede del Circolo Ufficiali. Ieri è stata la volta della sua Sezione alpini con i vertici delle penne nere piacentine guidate dal presidente Roberto Lupi. Presente agli auguri "domestici" anche il sindaco Paolo Dosi

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31/01/2015

Luigi Tassi, "penna nera" secolare

«Ho fatto un patto col Signore quando ero in Russia, nel 1943»

"Ho fatto un patto col Signore quando ero in Russia, nel 1943. Quel patto dura ancora: lui non mi ha chiamato a sé, forse se ne è dimenticato ma io non gli telefono mica per ricordarglielo". Ha cent'anni Luigi Tassi, ma la voglia di scherzare non gli manca. Se ne sono accorti i tanti piacentini che ieri mattina lo hanno festeggiato a Palazzo Morando, in quella sede del Circolo Ufficiali dove è stata allestita una festa di compleanno per questo medico e reduce del fronte russo nato a Borgonovo il 30 gennaio 1915: alla presenza del sindaco Paolo Dosi, del comandante del secondo reggimento genio Pontieri Rocco Capuano e di Bruno Plucani in rappresentanza del comitato organizzatore dell'adunata degli alpini a Piacenza, Tassi ha ricordato il suo trascorso da medico, ma anche l'esperienza sul Don durante la famigerata ritirata in Russia. Ma non ha mancato di farlo con l'ironia che evidentemente il trascorrere degli anni non ha scalfito.
"Mi chiedono spesso se ci sia un segreto o una ricetta per arrivare a cent'anni" ha spiegato, "me lo chiedo anche io: sarà stato il cibo? Le abitudini sane? Le relazioni con le donne? Forse come medico posso dire che le relazioni mantengano in buona salute: cercate voi uomini di non desistere. In realtà però non ci sono segreti particolari per la longevità: certo un dna buono aiuta molto, mia madre è morta a cent'anni e anche i miei parenti sono stati longevi".
Eppure una piccola strategia Tassi ce l'ha avuta per arrivare in piena forma a tagliare il traguardo del secolo: "Ho sempre cercato di vedere il bello della vita, di essere partecipe e di dare contentezza a chi mi è attorno" ha dichiarato, "questo è stato il mio obiettivo anche come medico: ho avuto la fortuna di portare il sorriso a chi soffriva e aveva bisogno di aiuto. Essere a contatto con i miei malati, andare a trovare i miei vecchietti anche semplicemente per una parola di conforto più che per una medicina sono cose che facevano piacere a loro e a me: essere buoni e portare il sorriso, imparare a essere disponibili verso gli altri e aprire il nostro cuore alla felicità è una buona ricetta per campare a lungo".
Di drammi tuttavia il tenente del reparto alpino di Cuneo ne ha vissuti parecchi: quelli che indubbiamente più lo hanno segnato sono state la ritirata di Russia e la prigionia dal 1943 al maggio del 1946.
"Guardi, della guerra ho un ricordo nitido" ha spiegato, "non mi è mai passata di mente perché è stata una tragedia immane, ho visto cose che non bisogna mai più vedere. Per dieci giorni ho partecipato alla marcia della morte, fatta per centinaia di chilometri in quella steppa piena di neve con una temperatura di quaranta gradi sottozero, senza mangiare e quasi senza dormire: una sera sono caduto nella neve e ho pensato fosse arrivata la fine. Mi sono rivolto al Signore, lui mi ha dato la forza di rialzarmi e quel patto continua ancora: ne sono felice perché il mio mondo è stato veramente meraviglioso".
 

Betty Paraboschi

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26/01/2015

La lezione di Nikolajewka

Il generale Gentile: «Caduti per una guerra ingiusta»

vigolzone - Settantadue anni fa, il 26 gennaio, gli alpini combatterono la tragica seppure risolutiva battaglia di Nikolajewka. Nel territorio piacentino ogni anno la sezione alpini provinciale insieme al gruppo di Vigolzone promuove la giornata commemorativa che si è svolta ieri, con la celebrazione della messa in chiesa e il ricordo al monumento ai caduti e dispersi di Nikolajewka in piazza Serena reso solenne dalla presenza della fanfara alpina di Pontedellolio.
Il prossimo anno, come hanno ricordato il presidente della sezione Ana Piacenza, Roberto Lupi, e il capogruppo degli alpini di Vigolzone, Romano Mariani, la cerimonia avrà carattere regionale.
La parola "alpini" è ormai sinonimo di solidarietà, di operatività. Lo ha evidenziato nel suo intervento davanti al monumento il sindaco di Vigolzone e presidente della Provincia di Piacenza, Francesco Rolleri. «La storia della battaglia di Nikolajewka - ha detto - è un po' la storia dei nostri alpini, sempre pronti ad essere tra i primi nel momento del bisogno, esempio di altruismo e di attaccamento ai valori nazionali. L'approfondimento di giornate storiche e tragiche come quelle di Nikolajewka deve servire a tutti noi a ricordare quanto sia determinante essere uniti come italiani per uscire dai momenti di difficoltà, deve servire soprattutto ai nostri giovani per evidenziare che l'egoismo dei nostri tempi non porta a niente, ma che solo mettendoci al servizio degli altri e lavorando per il bene comune potremo tornare a costruire un'Italia migliore». Un impegno quindi di trasmettere il passato alle nuove generazioni perché possano costruire il loro futuro consapevolmente.
Un invito pressante e molto sentito in questo senso è stato espresso dal generale Eugenio Gentile, oratore ufficiale della manifestazione. «Ricordate, ma soprattutto fate capire cosa è stata la campagna di Russia - ha detto -, quanti gli innocenti nostri avi che hanno lasciato la vita per una guerra ingiusta, impreparata, da non fare, le guerre sono una cosa terribile e oggi ne abbiamo tante anche vicino a noi. Andate nelle scuole a raccontare ai giovani perché senza il passato il futuro non esiste. Portate la tolleranza e segni di pace». Il generale Gentile ha ripercorso alcune fasi della grande battaglia e ricordato gli uomini che ne hanno segnato le sorti, quali i generali Reverberi e Martinat. Nelson Cenci e Giuliano Penco sono altri due nomi evidenziati da Leonardo Ferroni e Martina Croci, due studenti delle scuole medie. Tra gli intervenuti, la presidente dell'associazione Caduti e dispersi in Russia, Pier Luisa Abbiati, e il presidente dell'associazione nazionale famiglie caduti e dispersi in guerra, Rodolfo Bonvini. Come ogni anno, è stata deposta una corona di alloro al monumento dedicato ai caduti e dispersi di Nikolajewka, quest'anno offerto dal gruppo alpini di Settesorelle.
Nadia Plucani

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25/01/2015

Cai e alpini accompagnano i ragazzi sui monti della Grande Guerra

Viaggio" di 480 chilometri grazie a un filmato

Agazzano - Un "viaggio della memoria" a ritroso di 70 anni lungo un percorso di 480 chilometri che attraversa tutto il fronte dolomitico, dove durante la Grande Guerra combatterono e persero la vita milioni di persone. A compierlo sono stati l'altra mattina i ragazzi delle scuole medie di Agazzano i quali, insieme al Cai di Piacenza e al locale gruppo alpini, hanno ripercorso le vicende del conflitto che tra il 1914 e il 1918 insanguinò l'Europa. Ad accompagnare gli alunni delle due classi terze durante questa rievocazione è stato un filmato girato dal piacentino Giuseppe Bianchi, da circa quattro decenni iscritto al Cai, di cui è accompagnatore nazionale di alpinismo giovanile e istruttore neve valanghe.
L'alpinista, appassionato di storia, ha mostrato un filmato che è il frutto della sua esperienza diretta di esperto conoscitore di quei luoghi che, 70 anni fa, furono teatro del primo conflitto mondiale. Quei luoghi, dove giovani male armati e male equipaggiati scavarono trincee e postazioni in condizioni al limite della sopravvivenza, sono stati tutti immortalati nel filmato documentario che è il frutto di un lungo lavoro di "limatura". L'autore ha infatti raccolto materiale, fotografie e documenti nel corso di circa tre decenni, assemblandoli e perfezionando strada facendo il filmato. Ora il frutto di questo lungo lavoro e di questa passione sta facendo il giro di scuole e biblioteche per essere mostrato, su iniziativa del Cai, durante gli eventi che vengono organizzati in occasione del settantesimo anniversario della Grande Guerra.
Ad Agazzano la proiezione del filmato, organizzata anche in collaborazione con l'amministrazione comunale rappresentata dall'assessore Elisa Lavetti, è stata l'occasione per ospitare a scuola una delegazione del locale gruppo alpini, che ne hanno approfittato per rievocare le vicende di quello spaventoso conflitto che si calcola fece oltre 16milioni di morti e nel quale gli alpini pagarono un tributo altissimo in termini di vite umane.
Carlo Veneziani, alpino referente del centro studi Ana, ha mostrato ai ragazzi alcune slide che raccontavano per immagini quello che succedeva sulle montagne, dove ragazzi senza nessuna preparazione venivano mandati letteralmente a morire di stenti tra pidocchi, topi e malattie dovute alle temperature proibitive e agli shock provocati dai continui bombardamenti. «E' importante recarsi - ha detto l'alpino - in visita ai monumenti e ai sacrari che ci ricordano i nomi di quei ragazzi».
Il video mostrato da Bianchi intende trasmettere un messaggio. «Cerco di far riflettere - ha detto l'istruttore del Cai - su come una guerra voluta da pochi per motivi politici fu combattuta da milioni di persone che ne avrebbero volentieri fatto a meno. Vorrei che chi un domani si troverà ad amministrare ricordi queste immagini come monito contro la guerra».
mar. mil.

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23/01/2015

Gli alpini commemorano la battaglia di Nikolajewka

VIGOLZONE - - (np) Nel settantaduesimo anniversario della battaglia di Nikolajewka, la sezione alpini di Piacenza e il gruppo di Vigolzone promuovono come ogni anno la cerimonia di commemorazione dei caduti e dispersi in Russia. Si terrà domenica 25 gennaio e il programma prevede alle 9 il ritrovo al monumento di Nikolajewka nella sua nuova collocazione in piazza Serena dove sarà allestito un rinfresco per tutti. La giornata rappresenta, per le penne nere vigolzonesi, l'annuale festa di gruppo. Sarà quindi possibile rinnovare anche l'iscrizione al gruppo.
Alle 10 e 30 l'alzabandiera e il corteo verso la chiesa parrocchiale aperto dalla fanfara alpina di Pontedellolio. Alle 11 e 15 la messa a suffragio dei caduti e dispersi in terra di Russia, celebrata dal parroco don Piero Lezoli ed accompagnata dai canti del coro San Mario di Vigolzone preparato dalla prof. Lucia Bolzoni Rusconi. Seguirà l'intervento dei ragazzi delle scuole medie e la deposizione di una corona di alloro al monumento in piazza Serena da parte del gruppo di Settesorelle. Ogni anno la deposizione della corona di alloro è a carico di un gruppo alpini della provincia piacentina. Al monumento il presidente provinciale Ana, Roberto Lupi, e il capogruppo di Vigolzone, Romano Mariani, saluteranno gli intervenuti cui seguirà l'orazione ufficiale del generale Eugenio Gentile.

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20/01/2015

Gli alpini donano un computer agli alunni delle scuole elementari

CASTELVETRO - Il cuore alpino batte per i giovanissimi concittadini. Il gruppo delle penne nere di Castelvetro nei giorni scorsi ha donato un nuovo computer alla scuola primaria del paese, uno strumento che va ad arricchire il laboratorio di informatica. Un gesto significativo e simbolico che, viene sottolineato, ben testimonia lo spirito di generosità proprio degli alpini, sempre attenti al prossimo. Per la scuola, un dono non solo gradito ma anche utile per incrementare l'offerta formativa, che sempre più deve andare al passo con i tempi sia come metodi sia come strumenti.
Il periodo a cavallo tra dicembre e gennaio si è rivelato ricco di doni per il polo scolastico di Castevetro. Prima di Natale, infatti, era stato inaugurato il nuovo scuolabus, un'iniziativa promossa dall'amministrazione comunale, ma a costo zero per le casse municipali grazie alla sensibilità di una ventina di aziende del territorio e al contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Lo scuolabus come abbiamo riferito, nei giorni scorsi è stato festosamente inaugurato dagli alunni, saliti a bordo per "testare" il pulmino dedicato al trasporto scolastico che sarà utilizzato anche per raggiungere la biblioteca e per il servizio di trasporto del centro estivo organizzato insieme al Comune di Monticelli. Adesso, dunque, è arrivato il momento del nuovo computer, con un legame - quello tra scuola e alpini - che non si esaurisce con questo gesto: in occasione del centenario della Prima guerra mondiale, infatti, l'associazione e gli alunni castelvetresi saranno di nuovo insieme con un'iniziativa che, viene annunciato, è in fase di organizzazione. Nel frattempo, il gruppo alpini di Castelvetro ha reso noto che giovedì prossimo, 22 gennaio, alle ore 20.30 nella baita (sede dell'associazione) nel quartiere Longo a Mezzano sarà possibile rinnovare le tessere per quest'anno oppure formalizzare nuove iscrizioni al gruppo.

Luca Ziliani

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11/01/2015

Addio Bongiorni, "vecio" degli alpini di Agazzano

Aveva 91 anni e conservava vivi i ricordi degli anni della guerra in Val di Susa. Oggi pomeriggio i funerali

Agazzano - Le penne nere di Agazzano hanno perso uno dei loro alpini più anziani. Luigi Bongiorni, 91 anni, si è spento dopo una vita tutta vissuta con l'orgoglio di aver indossato il cappello alpino. Lo stesso cappello oggi accompagnerà il feretro durante il suo ultimo viaggio, in occasione dei funerali che verranno celebrati alle 15 nella chiesa parrocchiale di Agazzano.
Originario di San Gabriele di Piozzano, Luigi Bongiorni aveva alle spalle una vita tutta dedita al lavoro e alla famiglia. Da giovane si era arruolato negli alpini ed era stato mandato in Val di Susa, dove all'indomani dell'armistizio del settembre del 1943, aveva rischiato di essere fatto prigioniero dai tedeschi. Armatosi di tanto coraggio e di un po' di incoscienza, Luigi Bongiorni era riuscito a scappare. Camminando a piedi da solo per diversi lunghi giorni, riposando dove capitava e non mangiando praticamente nulla, ce l'aveva fatta a fare ritorno a casa.
Durante l'ultimo periodo, prima della fine della guerra, era quindi stato costretto a vivere nascosto per non essere trovato. Di quell'esperienza conservava ancora oggi un ricordo molto vivo, tanto che spesso e volentieri era solito raccontarla ai suoi familiari e anche agli alpini di Agazzano che gli facevano visita nella sua abitazione.
Nel dopoguerra Luigi Bongiorni aveva ripreso la sua vita dedicandosi al lavoro nei campi e operando anche per il Consorzio agrario di San Gabriele, che ora non esiste più. «Erano tempi diversi - raccontano i famigliari - in cui non esistevano mezzi meccanici. Tutto il lavoro lo si faceva con le braccia e lui trasportava sulle sue spalle quintali di grano».
Nel 1949 aveva sposato Lina Raschiani con cui ha vissuto sotto lo stesso tetto per oltre mezzo secolo, fino al giorno della morte. Dal matrimonio nacquero i figli Franco, purtroppo deceduto in tenera età, e Nando. Una quarantina di anni fa la famiglia si era trasferita ad Agazzano, dove Luigi Bongiorni viveva tutt'ora con la moglie. Oltre alla dedizione al lavoro e alla famiglia, Bongiorni ha coltivato durante la sua lunga vita l'attaccamento agli alpini e anche l'orgoglio di appartenere all'associazione Combattenti e reduci (prima quella di Agazzano e poi quella di Piozzano).
Lo scorso anno, in occasione del raduno nazionale delle penne nere tenutosi a Piacenza, gli alpini di Agazzano gli avevano regalato una penna stilizzata con la dedica: «Al vecio Luigi Bongiorni, per gli anni di passione e fedeltà al gruppo». Un oggetto che lui ha conservato gelosamente. «Ci teneva a mostrarlo a tutte le persone che lo venivano a trovare» raccontano i familiari. L'alpino, dopo i funerali che saranno celebrati oggi pomeriggio, riposerà nel cimitero di Agazzano.
m. m.

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10/01/2015

renato parisi La bici e gli alpini nel cuore

L'addio di Calendasco al suo storico macellaio

Gestì per anni un negozio in piazza

calendasco - (fz) Calendasco nei giorni scorsi ha dato l'ultimo saluto a Renato Parisi, storico macellaio del paese. Classe 1938, originario di San Nicolò, da ragazzo aveva subito intrapreso il mestiere che era lo stesso dei genitori e del fratello Sandro. Aveva aperto un negozio in piazza Bergamaschi, da lui condotto fino a una quindicina di anni fa, quando aveva ritenuto che fosse giunto il momento della pensione. Da allora aveva potuto dare spazio ad una sua grande passione, quella per la bicicletta, unita all'amore per la preparazione del pane fatto in casa. Nonostante la malattia con cui stava combattendo da alcuni mesi, ancora una ventina di giorni fa aveva trovato la forza di salire in sella alla bici per andare a fare la spesa a San Nicolò. Allo stesso modo finché le forze gliel'hanno permesso, ha sempre preso parte alle attività degli alpini, quelle "penne nere" di cui si sentiva pienamente parte e che ha sempre portato nel cuore. Per questo non mancava mai all'incontro settimanale del gruppo di San Nicolò, così come ha voluto partecipare all'ultima colletta alimentare promossa proprio nelle settimane prima di Natale. Avrebbe anche desiderato partecipare alla consegna della somma donata dagli alpini all'amministrazione comunale di Calendasco per l'acquisto di materiale da destinare alle scuole del paese, ma la malattia non l'ha reso possibile.
In tanti nei giorni scorsi hanno partecipato ai funerali celebrati a San Nicolò. Scomparso all'età di 76 anni, lascia la moglie Lidia Dallavalle.

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07/01/2015

Befana generosa coi bimbi e con la banda

Borgonovo - (mm) A Borgonovo il passaggio della befana ha fatto rima con solidarietà. Destinatario ne è stato il gruppo musicale Orione, cui alcune associazioni del paese hanno devoluto quattromila euro. Una queste, gli ex allievi dell'istituto Don Orione, ha organizzato la 25ª edizione della festa che, l'altra sera nell'istituto di via Sarmato, ha visto la partecipazione di oltre 500 persone tra cui tantissimi bambini. Tutti, grandi e piccini, hanno atteso l'arrivo della vecchina che, poco prima della mezzanotte, ha fatto il suo ingresso nel salone. La vecchina, armata di scopa e di un grande sacco, ha distribuito oltre 120 calze colorate ricolme di dolciumi. Abbinato ad ogni calza quest'anno i bimbi hanno trovato anche un numero che ha permesso loro di partecipare ad una lotteria che gli ex allievi hanno organizzato appositamente per i loro con in palio giocattoli e biciclette. Per i bimbi sono inoltre stati organizzati momenti di esilarante animazione a cura di Comic Club.
La generosità della befana non si è fermata però solo ai più piccoli, ma ha coinvolto anche le associazioni del paese e in particolare il gruppo musicale Orione al cui presidente, Domenico Restuccia, gli ex allievi hanno consegnato un contributo di duemila euro, raccolti grazie a varie attività organizzate lo scorso anno dal sodalizio guidato da Bruno Schinardi. Altri mille euro sono stati consegnati dal capogruppo delle penne nere di Borgonovo, Piero Bosini: anche gli alpini hanno colto, infatti, l'occasione per tendere una mano alla banda Don Orione, attraverso cui si sono formate in paese generazioni di appassionati di musica. Un grazie il presidente Restuccia lo ha rivolto anche alla Bcc Centropadana e all'associazione valtidonese Carabinieri in congedo. Quest'ultimo sodalizio, guidato da Giambattista Montano, nelle settimane scorse aveva infatti destinato altri mille euro sempre a favore del gruppo musicale don Orione.
In serata sono stati estratti i seguenti numeri vincenti di una seconda lotteria dedicata aglia dulti: 3582 lavatrice, 3996 televisore, 2976 bicicletta, 2383 impastatrice, 1411 ferro da stiro, 5398 forno a micronde, 3062 macchina del caffè, 5600 buono spesa, 2836 stampante e infine buoni spesa per i numeri 2386, 6006, 2196, 2720, 3563, 6272, 1981, 1185, 6124, 2767 e 4842.
Gli Ex Allievi si preparano ora a commemorare don Pino Zambarbieri: domenica 25 gennaio alle 11 nella chiesa di Pecorara sarà celebrata una messa. Sabato 21 febbraio alle 20,30 si terrà invece uno spettacolo a cura di Comic Club nel salone del centro don Orione.

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07/01/2015

Carovana della bontà: doni per i "nonnini"

Pianello: alla Castagnetti, grazie agli alpini e ad associazioni di volontari

Pianello - A Pianello il primo gesto di solidarietà del nuovo anno arriva dalle penne nere e dalle tante associazioni che ieri lungo le vie del paese si sono messe in cammino per andare ad incontrare gli anziani ospiti della casa protetta monsignor Castagnetti. Il lungo periodo di festività non ha fatto dimenticare agli alpini e ai volontari delle associazioni pianellesi chi il giorno dell'Epifania ha dovuto trascorrerlo al chiuso della struttura che lo ospita. Per tutti loro è quindi sfilata lungo le vie del centro paese la grande Carovana della bontà, che dal sagrato della chiesa di San Maurizio si è diretta fino alla casa protetta. In dote il corteo, guidato dagli alpini promotori dell'iniziativa insieme ai volontari di varie associazioni e anche da tanti semplici pianellesi, ha portato un carico di doni per i nonnini del Castagnetti. Ai cento pacchi dono confezionati dalle penne nere con biscotti arance e mandarini, si sono uniti anche i pacchi dono delle altre realtà associative che sono stati consegnati ai responsabili della struttura protetta. Tutti i doni sono stati caricati su di una jeep che dalla chiesa di Pianello ha raggiunto la casa protetta, insieme al corteo di persone che si sono unite. Prima di partire la tradizionale Carovana dell'Epifania ha ricevuto la benedizione, sul sagrato della chiesa, da parte del parroco monsignor Mario Dacrema, il quale ha ricordato la generosità delle penne nere che spesso e volentieri si mettono a disposizione della comunità locale. «E' per noi il primo impegno con cui apriamo il nuovo anno - ha detto il capogruppo Mario Aradelli - dopo che lo scorso anno ci ha visti impegnati, in particolar modo, con la festa Granda che per noi è stato l'evento più importante del 2014». A settembre dello scorso anno Pianello è stata infatti sede della Festa provinciale delle penne nere che ha visto tutto il paese vestire i colori del tricolore per rendere omaggio ad una delle realtà, gli alpini per l'appunto, che da sempre riscuotono maggiore simpatia e consenso. Lo scorso dicembre il gruppo ha soffiato, in occasione della festa sezionale, sulle sue 91 candeline confermandosi come uno dei gruppi più longevi della provincia. Terminato il corteo lungo le vie del paese ieri la Carovana ha fatto quindi tappa alla casa di riposo dove alpini e anziani hanno festeggiato insieme ai parenti e agli operatori della struttura. Il capogruppo Aradelli ieri ha portato agli anziani ospiti i saluti di tutte le penne di Pianello e dell'intera sezione provinciale. Durante il pomeriggio una fisarmonica ed una chitarra hanno rallegrato l'evento con musiche tradizionali. Terminato questo appuntamento gli alpini di Pianello guardano all'assemblea annuale che si terrà entro la fine di questo mese, durante la quale dovrà essere rinnovato il direttivo ora guidato da Aradelli. A febbraio le penne nere organizzeranno invece la consueta festa di Carnevale nei locali della sede di piazza Mercato.
Mar. Mil.

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06/01/2015

Dagli alpini in dono 400 euro al Comune: andranno alle scuole

calendasco - (f. z.) alpini sempre in primo piano quando si tratta di solidarietà. Anche a Calendasco dove, nei giorni scorsi, le Penne nere del gruppo di San Nicolò hanno donato 400 euro all'amministrazione comunale. Fondi che il municipio ha deciso di reinvestire a favore delle elementari e medie del paese, destinandoli all'acquisto di alcuni armadietti e di altro materiale richiesto dalle insegnanti e dal personale scolastico. «Si tratta di risorse importanti, specialmente in un momento di difficoltà come quello che stiamo attraversando: per questo alla Penne nere va il ringraziamento di tutta la mia comunità», ha affermato il sindaco Francesco Zangrandi nel corso della cerimonia di consegna dei beni acquistati. «Per noi - ha sostenuto Giorgio Gnocchi a nome del gruppo alpini - la cosa importante è che le risorse siano investite a favore del territorio e di chi lo vive: da qui la scelta di destinarle all'amministrazione comunale che conosce i bisogni della popolazione».

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04/01/2015

A Groppallo il commosso ricordo di don Gianrico

FARINI - A un anno dalla scomparsa di don Gianrico Fornasari, il suo ricordo è ancora molto vivo. Lo hanno dimostrato le tante persone che hanno partecipato nel pomeriggio del 2 gennaio alla messa nella chiesa di Groppallo nel giorno del primo anniversario della morte.
La celebrazione è stata presieduta da don Ezio Molinari e concelebrata da numerosi sacerdoti amici di Valnure insieme al vicario generale, mons. Giuseppe Illica.
«Questo è un momento per raccogliere la testimonianza di chi è andato avanti - ha detto don Ezio Molinari - perché la nostra persona possa arricchirsi. Per me don Gianrico è stato un amico e l'ho conosciuto come una persona retta e sensibile, sebbene il suo modo di fare burbero, che era un modo di autodifesa. Ma un uomo di grande compassione, di capacità di comprendere e condividere il dolore degli altri, di un fortissimo senso si amicizia e di comunità che ha espresso nei suoi anni di vita pastorale in montagna. Ha saputo intrecciare fede e umanità. Devo dire grazie al Signore per aver condiviso con lui quasi 20 anni di servizio in questi paesi, in questi monti. Ora che devo partire (don Ezio è stato nominato parroco delle parrocchie cittadine di San Francesco, San Francesco, San Pietro Apostolo e della Natività Beata Vergine in Santa Maria di Gariverto, ndc) sono contento di avere davanti un'esperienza di umanità e vita vissuta».
Il coro Ana Valnure, per trent'anni diretto da don Fornasari e che ora prosegue l'attività con un nuovo maestro, ha accompagnato la messa con i suoi canti. Una realtà che hanno voluto ricordare sia il sindaco di Farini, Antonio Mazzocchi, sia il presidente della sezione alpini di Piacenza, Roberto Lupi.
«Ci sono mancati la tua presenza, il tuo sorriso, la tua disponibilità e i tuoi canti con cui hai accompagnato il nostro paese in tutti questi anni - ha affermato Mazzocchi -. Il tuo ricordo però ci ha accompagnato in questo tempo insieme al tuo coro che ha voluto continuare la tradizione ed il grande lavoro che tu avevi fatto. Sono sicuro che saresti orgoglioso di loro».
n. p.

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04/01/2015

8 gennaio 1914, Battisti a Piacenza. Quella difficile serata di cent'anni fa

Contestato da neutralisti socialisti e neutralisti cattolici, Battisti dovette interrompere il suo discorso per un quarto d'ora. L'episodio turbò i piacentini, che dopo il martirio si scusarono con l'irredentista trentino dedicandogli una targa in bronzo e soprattutto intitolandogli la piazzetta più importante della città, largo Battisti

di GIOVANNI MARCHESI
All'inizio di agosto del 1914, subito dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, la dichiarazione di neutralità dell'Italia fu inizialmente accolta in modo favorevole dalla maggioranza degli italiani, ma questa generale approvazione nascondeva interessi, opinioni e sentimenti molto diversi che col tempo non potevano non cominciare a delinearsi.
Tra agosto e ottobre, così, dapprima si manifestarono differenze e contrapposizioni sul modo di intendere la neutralità, poi si cominciò a mettere in discussione anche la neutralità stessa fino alla delineazione di due correnti contrapposte, interventisti e neutralisti, che attraversarono gli schieramenti e i partiti politici determinando rotture, scissioni ed espulsioni.
La prima tendenza che si delineò muovendosi sia nelle piazze che sulla stampa fu l'interventismo democratico, che aprì la strada agli altri interventismi ma che però fu poi in gran parte strumentalizzato dall'interventismo nazionalista.
Sostenuto da repubblicani, radicali, massoni, socialisti riformisti e socialisti dissidenti, l'interventismo democratico costituì una corrente variegata, articolata in tutta una serie di raggruppamenti e posizioni spesso molto lontane tra loro ma accomunate da un grande spirito patriottico di origine risorgimentale, dall'ostilità verso gli Imperi centrali, visti come massima espressione di autoritarismo, conservatorismo e militarismo, e dalla speranza che dalla sconfitta dei suddetti Imperi avrebbe potuto nascere un'Europa democratica, pacifica e fondata sul principio di nazionalità, premessa magari addirittura a una futura confederazione europea.
E' a questo interventismo che va ricollegato Cesare Battisti (1875-1916), l'irredentista trentino che esattamente cento anni fa, l'8 gennaio 1915, tenne al Politeama una contestata conferenza che divenne occasione per il primo importante scontro tra interventisti e neutralisti a Piacenza.
Un socialista nazionalista
Del Trentino irredento Battisti aveva cominciato a interessarsi fin dagli anni del liceo, continuando poi durante gli studi universitari a cui aveva atteso in Italia, a Firenze, dove tra l'altro era entrato in contatto con le idee socialiste e soprattutto con Gaetano Salvemini, del quale fu poi sempre ottimo amico.
Nonostante le brillanti prospettive accademiche (Battisti fu un importante geografo le cui pubblicazioni ricevettero subito apprezzamenti e riconoscimenti in tutta Italia), egli aveva però scelto di subordinare l'interesse scientifico alla passione civile e politica, e così, rientrato in Trentino, pur non abbandonando mai gli studi si era dedicato a tempo pieno all'attività di giornalista, editore e soprattutto di organizzatore e agitatore politico irredentista, attività che nel 1911 lo aveva portato a essere eletto deputato tra le fila socialiste alla Dieta del Tirolo.
Pochi giorni dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, all'inizio di agosto del 1914, Battisti aveva lasciato Trento ed era passato in Italia, dove, dopo aver allacciato o rinsaldato tutta una serie di rapporti e relazioni con ambienti e personaggi sensibili alla causa irredentista, da ottobre aveva dato inizio a un'intensa attività propagandistica a favore dell'intervento in guerra dell'Italia contro l'Austria che in pochi mesi lo portò a toccare praticamente tutte le principali città italiane, isole comprese.
E' per l'appunto nell'ambito di questa frenetica attività che l'8 gennaio 1915 venne anche a Piacenza.
L'invito piacentino
Battisti venne a Piacenza su invito di Carlo Anguissola, il nobil uomo che di lì a poco sarebbe stato volontario nella Prima guerra mondiale e che poi tra anni Venti e anni Quaranta fu un personaggio di spicco della nostra città ricoprendo varie cariche in ambito politico, culturale e amministrativo (fu tra l'altro podestà, presidente della Cassa di Risparmio, dell'Ente provinciale del turismo e della Passerini Landi, cui lasciò il suo ingente patrimonio librario e documentario).
Anguissola avvicinò Battisti fin dall'ottobre del 1914 tramite due giornalisti, Giovanni Borelli (l'interventista e irredentista del "Corriere della Sera" che il 16 maggio 1915 fece parte della delegazione che si recò dal re per chiedere la riconferma di Salandra e la dichiarazione di guerra agli Imperi centrali) e Gaetano Perotti (il nazionalista che a Piacenza dirigeva il settimanale "L'Indipendente" e che attraverso questo giornale promosse tutta una serie di iniziative volte a sensibilizzare la cittadinanza in merito all'intervento).
Nell'ambito di queste iniziative rientrava anche la fondazione di un Comitato pro Cultura Nazionale finalizzato a organizzare conferenze e dibattiti che iniziò la sua attività il 20 dicembre 1914 con una conferenza proprio di Giovanni Borelli e del deputato repubblicano Innocenzo Cappa, e che poi l'8 gennaio 1915 riuscì per l'appunto a portare a Piacenza anche Cesare Battisti.
Il Comitato pro Cultura Nazionale era un'associazione privata presieduta dall'ex sindaco di Piacenza Enrico Porri, e le sue iniziative non erano aperte a tutti, ma a invito; ciononostante, già in occasione della conferenza di Cappa e Borelli ci furono delle contestazioni (Borelli accusò addirittura un malore), che poi esplosero in modo violento (senza però mai trascendere in scontri e incidenti) in occasione del discorso di Battisti dell'8 gennaio.
Non disponendo purtroppo della verbali della Questura, dobbiamo cercare di ricostruire la serata rifacendoci ai carteggi di Cesare Battisti, alle memorie della moglie di Battisti, Ernesta (che però non era presente a Piacenza) e ai resoconti giornalistici (all'epoca Piacenza annoverava oltre al quotidiano "Libertà", di orientamento liberale, il cattolico "Nuovo Giornale", all'epoca anch'esso quotidiano, e i settimanali "Piacenza Nuova", di orientamento socialista, "Il Piccolo", di orientamento radicale, e il già citato "Indipendente" di orientamento nazionalista).
Una conferenza contestata
A quanto pare, dunque, la sera dell'8 gennaio al Politeama numerosi erano gli agenti di Pubblica Sicurezza e i Carabinieri in servizio d'ordine, ma numerosi erano anche i militari in alta uniforme provocatoriamente disposti a sfidare il regolamento di disciplina che vietava di prendere parte in divisa a simili manifestazioni. Pur non essendo ancora degenerata in scontri e incidenti sanguinosi (che ebbero inizio solo dopo la conferenza di Battisti a Reggio Emilia del 25 febbraio 1915, funestata da due morti e diversi feriti), all'inizio del 1915 la tensione tra interventisti e neutralisti era infatti già piuttosto alta, e del resto a Piacenza il 20 dicembre Cappa e Borelli erano già stati contestati vivacemente.
Consapevole, come emerge ripetutamente sia dall'epistolario di Battisti che dalle memorie della moglie, che all'epoca la maggioranza degli italiani era ancora contraria alla guerra, Battisti voleva però evitare polemiche, ed era invece interessato a offrire al suo uditorio elementi e spunti di riflessione possibilmente ancorati e supportati da cifre e dati di fatto (si tenga presente che Battisti aveva una formazione scientifica, e che professionalmente era un geografo attento non solo alla geografia fisica ma anche alla geografia economica e umana).
Come già aveva fatto in altre occasioni (si veda ad esempio la lettera alla moglie del 14 ottobre 1914, in cui raccontando della conferenza tenuta quello stesso giorno a Bologna di fronte a un pubblico di alcune migliaia di persone in gran parte ostili, spiegava di aver voluto "fare un discorso senza volate, tutto irto di cifre e di argomentazioni"), Battisti impostò dunque la serata in modo più documentario che politico, cercando di dimostrare come le difficili condizioni del Trentino, all'epoca una delle regioni più povere dell'Impero austro-ungarico, fossero da ascriversi non a ineluttabili condizioni naturali, ma a precise scelte politiche del governo austriaco, che subordinava il Trentino al Tirolo: il mancato decollo della produzione industriale dei bachi da seta, ad esempio, era da ascriversi al divieto di vendere in Italia i bachi stessi, e comunque all'impossibilità di farlo se la rete ferroviaria collegava la Val di Fiemme solo al Tirolo e non all'Italia, mentre in campo agricolo il prelievo fiscale particolarmente elevato sul frumento danneggiava quasi esclusivamente la componente italiana della regione, dato il relativo disinteresse della popolazione austriaca per i farinacei. Più in generale, inoltre, un unico quadro normativo in campo amministrativo e fiscale non poteva soddisfare contemporaneamente le esigenze agricole tirolesi, relative a un contesto di grandi proprietà dedite soprattutto all'allevamento, al pascolo e alla silvicoltura, e trentine, relative invece a un contesto di proprietà molto frazionate e dedite soprattutto alla viticultura, alla gelsicoltura e alla coltivazione degli alberi da frutta. Tutto questo causava grande povertà agli abitanti del Trentino, con le relative e inevitabili conseguenze dell'emigrazione e delle malattie sociali come la pellagra, ma per comporto a tutto questo si aggiungeva poi anche il tentativo di snazionalizzare la regione e di farle perdere la sua identità italiana attraverso una politica anti italiana portata avanti sia in ambito ecclesiastico, grazie alla collaborazione del clero locale, sia in ambito amministrativo e scolastico (al riguardo va assolutamente menzionata la lunga battaglia condotta da Battisti per divulgare in Trentino la cultura italiana, bandita dalle scuole austriache, e per rivalutare la componente italiana della cultura trentina, e soprattutto la sua costante rivendicazione della necessità di una università italiana in territorio austriaco).
Battisti metteva infine in rapporto le condizioni di Trento e del Trentino con quelle di Trieste e dell'Istria, e se queste, a grandi linee, possono essere stati i punti del suo intervento a Politeama, essi ci sembrano assolutamente in linea con le sue posizioni politiche, che possono di fatto essere considerate un ponte tra gli ideali risorgimentali di libertà politica, autodeterminazione e indipendenza nazionale, e quelli socialisti di redenzione economica e giustizia sociale, nella convinzione che lo sviluppo socio-economico e magari poi anche la fratellanza universale fossero possibili solo partendo da un contesto di Stati nazionali.
Questa sua visione lo portava a continui contrasti con i socialisti ufficiali, che non mancavano di ricordargli come per gli interessi capitalistici gli aspetti politici, sociali e culturali erano variabili assolutamente trascurabili e comunque subordinate al tornaconto economico, ma la limpidezza e l'assoluta onestà e buona fede delle sue posizioni furono sempre chiare a tutti, socialisti piacentini compresi, che infatti nonostante le contestazioni poi lo definirono affettuosamente "apostolo della causa del suo Trentino".
Battisti godeva insomma dell'affettuoso rispetto di chi doveva sostanzialmente apparire come un onesto e astratto idealista, pronto a pagare di persona per i propri ideali (all'epoca era infatti ufficialmente già ricercato dalle autorità austriache), ma incapace di cogliere il rischio di strumentalizzazione da parte degli agguerriti nazionalisti.
Comunque sia, quando nel corso del suo discorso arrivò a invocare la guerra (intesa peraltro essenzialmente non solo come strumento atto a sanare patenti ingiustizie locali, ma anche come base per un futuro e duraturo riassetto pacifico su scala internazionale) si scatenò la contestazione.
Fischia, urla e contumelie sovrastarono presto l'oratore, bollato tra l'altro come "Rabagas" (arrivista, mestatore; dall'omonima commedia di Sardou), tanto che Battisti dovette interrompersi per circa un quarto d'ora.
In poco la situazione degenerò, e le invettive dall'oratore si estesero ai presenti, variamente accomunati e divisi tra loro, perché le contestazioni, partite dai neutralisti cattolici e dai neutralisti socialisti alla volta di Battisti, si estesero poi ai nazionalisti e al nazionalismo, il che provocò una furibonda reazione antisocialista.
Battisti cercò più volte di riprendere il discorso, affiancato dagli organizzatori della serata saliti sul palco nel vano tentativo di riportare l'ordine, ma inutilmente.
Cercò di intervenire poi anche il deputato socialista Armando Bussi, che nonostante la sua proverbiale irruenza in questa occasione non riuscì a imporsi e risultò assolutamente inefficace, producendosi solo in un confronto-scontro con Gaetano Perotti che fece aumentare ulteriormente la confusione.
Alla fine però i due si strinsero la mano e questo contribuì a rasserenare gli animi, tanto che Battisti poté riprendere il suo discorso e concluderlo tra gli applausi (interrotti però ancora da fischi e urla).
All'uscita ci furono altri battibecchi ma tutto si risolse senza incidenti e il deflusso del pubblico fu assolutamente regolare.
Il disappunto dei piacentini
L'episodio turbò profondamente i piacentini, lasciando strascichi sulla stampa locale per parecchi giorni.
I vari schieramenti ricostruirono, interpretarono, giustificarono e stigmatizzarono i fatti in base ai proprio orientamenti ideologici in modo per noi oggi tutto sommato prevedibile.
Degna di nota appare però la ripetuta e trasversale indignazione per i comportamenti antidemocratici e antiliberali che avevano cercato di impedire il libero confronto delle idee: le intimidazioni e le violenze che di lì a poco si sarebbero radicate nella normale prassi politica evidentemente erano ancora molto lontane dalla comune sensibilità.
E da rimarcare è anche la veemente volontà dei cattolici piacentini di sottolineare il proprio nazionalismo e la propria italianità: a pochi mesi dal patto Gentiloni che aveva riaperto ai cattolici italiani le porte dell'attività politica, memori forse anche della gloriosa tradizione della Primogenita i nostri cattolici volevano probabilmente rassicurare sul loro indubitabile spirito patriottico.
Com'è noto, però, di lì a poco purtroppo ben altre violenze, e non solo verbali, si sarebbero abbattute sull'Italia e su Cesare Battisti.
Nel giro di poche settimane, infatti, lo scontro tra interventisti e neutralisti degenerò, e nella primavera successiva in tutta Italia diversi furono gli incidenti, anche con morti e feriti.
A Piacenza il confronto fisico tra interventisti e neutralisti si ebbe il 15 maggio 1915, quando, in seguito di una manifestazione interventista degli studenti piacentini, tra il Corso, piazza Cavalli e i dintorni della basilica di San Francesco si registrarono violenti scontri con diversi contusi.
All'entrata in guerra dell'Italia, poi, Battisti si arruolò negli alpini.
Come cartografo collaborava già da alcuni anni con lo Stato Maggiore italiano, e avrebbe potuto quindi continuare questa attività ottenendo un comodo posto nelle retrovie, ma chiese e ottenne di essere mandato al fronte dove in località Monte Corno (oggi Monte Corno Battisti, nella zona del Pasubio) il 10 luglio 1916 fu preso prigioniero insieme all'istriano Fabio Filzi.
Condotto a Trento e sottoposto a corte marziale, fu giudicato colpevole di alto tradimento e condannato a morte assieme allo stesso Filzi.
La sentenza, eseguita per impiccagione il 12 luglio nella fossa del castello del Buon Consiglio di Trento, fu gestita in modo dissennato dalle autorità austriache, che infierirono sul condannato cercando di umiliarlo in tutti i modi per il suo supposto tradimento (Battisti era pur sempre cittadino austriaco), cosa che suscitò indignazione e riprovazione in tutto il mondo alienando all'Impero asburgico le residue simpatie.
In Italia, per via dell'ovvia mancanza di comunicazioni dirette con l'Austria, ulteriormente aggravate dalla censura militare, la notizia arrivò in ritardo, e solo col tempo e in modo difficoltoso e talora anche contraddittorio e quasi fantasioso i fatti progressivamente assunsero i loro reali contorni. Il 14 luglio, così, riprendendo la stampa nazionale, "Libertà" parlava di Cesare Battisti caduto in combattimento, e solo il 17 luglio il "Corriere della Sera", riprendendo i giornali austriaci, dava notizia dell'esecuzione, notizia poi ripresa il 18 luglio da "Libertà" che però ancora il 19 luglio, riprendendo "Il Messaggero" di Roma, ipotizzava che Battisti fosse caduto in combattimento e poi fosse stato macabramente impiccato da morto, e il 25 si interrogava sulla veridicità della notizia secondo cui il cadavere dell'irredentista fosse stato lasciato appeso, esposto al pubblico ludibrio, per più giorni.
Il 20 luglio, infine, riprendendo una corrispondenza dell'inviato di guerra de "La Perseveranza" di Milano, "Libertà" ricostruiva le ultime ore di Battisti al fronte, mentre il 21, riprendendo uno speciale de "La Nuova Antologia", pubblicava un resoconto dell'intero percorso bellico dell'irredentista, corredato di alcune sue missive.
L'unanime cordoglio
La notizia della morte e soprattutto delle indecorose e quasi raccapriccianti condizioni dell'esecuzione del patriota trentino, d'ora in poi qualificato come martire, indignarono profondamente l'opinione pubblica italiana, e già il 20 luglio a Roma in Campidoglio ci fu un'imponente commemorazione e si cominciò a pensare all'intitolazione di vie e piazze e all'erezione di monumenti alla sua memoria.
Alcune settimane dopo, in occasione delle cerimonie del 20 settembre (allora molto sentite), anche a Piacenza si colse occasione per una commemorazione di Cesare Battisti, che si tenne al Municipale e che fu affidata al deputato repubblicano Innocenzo Cappa; si avviò anche una sottoscrizione per la realizzazione di un monumento in memoria dell'irredentista trentino.
L'anno seguente, sempre in occasione del 20 settembre, il Consiglio comunale decise all'unanimità (seduta del 18 settembre 1917) di intitolare a Battisti piazzetta san Donnino, slargo importantissimo nel cuore della città, contemporaneamente luogo di transito, di passeggio e di sosta, che da quel momento divenne quindi largo Battisti.
Il 20 settembre 1922, infine, fu inaugurata la targa di bronzo dedicata a Battisti commissionata allo scultore piacentino Pier Enrico Astorri, murata sotto i portici del Gotico e che tuttora può essere ammirata guardando palazzo Gotico dal lato del palazzo del Governatore.
La massiccia presenza di fascisti, che non solo parteciparono ma quasi monopolizzarono la manifestazione a un'altezza cronologica in cui pure il fascismo non era ancora regime, oggi può però quasi essere letta come preannuncio delle difficoltà che Battisti avrebbe incontrato a trovare pace anche da morto: dopo che i nazionalisti avevano strumentalizzato la sua attività, infatti, i fascisti cercarono di impossessarsi della sua memoria (nonostante le ripetute e ferme opposizioni della moglie Ernesta), cosa che causò alternativamente nel corso degli anni fraintendimenti, antipatia o oblio della sua figura, impedendo comunque un'analisi obiettiva e pacata del suo pensiero e della sua opera che solo in anni recentissimi si è cominciato a portare avanti.

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03/01/2015

Scambio di auguri fra i bimbi delle materna e le Penne nere

agazzano - (fz) Per augurare il buon anno ai bambini della scuola materna di Agazzano si sono impegnati anche gli alpini. Alcune Penne nere del paese della Val Luretta hanno compiuto una sortita nella allegra struttura per l'infanzia, dove hanno incontrato, nei giorni scorsi, i piccoli alunni ai quali hanno portato un dono speciale. Si tratta della preghiera dell'Alpino, stampata su una graziosa cartolina e consegnata a ciascuno degli alunni che hanno così avuto modo di leggere insieme l'invocazione. Per ringraziare, i piccoli frequentatori della struttura educativa hanno intonato insieme alle loro maestre l'Inno d'Italia ed hanno contraccambiato l'omaggio ricevuto con un cartellone da loro stessi realizzato e dedicato al Corpo degli alpini.

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03/01/2015

Addio a Bruno Marazzi per 33 anni ha diretto l'ufficio tecnico comunale

CASTELLARQUATO - Si sono svolti ieri, nella Collegiata di Castello, officiati da padre Angelo Marcandella, i funerali dell'alpino Bruno Marazzi, lo storico capo ufficio tecnico del Comune di Castello. Aveva 83 anni, 33 anni dei quali passati alle dipendenze del comune. Lascia la moglie Fernanda e i figli Roberto, architetto, e Graziella, assistente sociale al comune di Caorso. L'uomo, da tempo malato, era ospite alla nuova sede della Casa residenza per anziani Vassalli Remondini dei Pallastrelli, dove si è spento la mattina dell'ultimo dell'anno. «Era un uomo volitivo, attento, produttivo all'ennesima potenza ed estremo conoscitore di tutto l'ambiente castellano come pochi altri» ha ricordato l'ex segretario comunale Remigio Cantarelli, memoria storia arquatese, che ha lavorato assieme a Marazzi dal ‘79 al ‘94. «Per tutti gli anni che sono stato segretario comunale abbiamo lavorato assieme. - ha precisato - Quando io sono arrivato, lui era già in servizio. Sebbene lui fosse più giovane di me di tre anni è andato però in pensione dopo. Era molto attaccato al suo lavoro». «Era un'istituzione, ex capo ufficio tecnico del comune prima dell'arrivo dell'architetto attuale, Francesca Gozzi. - ha ricordato il vicesindaco Giuseppe Dovani che con Marazzi ha avuto a che fare quando da ragazzo era agli inizi della libera professione di geometra - Era un tecnico estremamente attivo, non ha mai subito passivamente ciò che gli veniva chiesto. E' stato determinante per molte scelte urbanistiche di Castello in quegli anni». «Era un amico, una persone perbene che diceva sempre di sì per la sua disponibilità» ha ricordato Gianpiero Bersani, il capogruppo degli alpini di Vigolo Marchese. Marazzi, figlio di agricoltori, arrivò in comune dopo alcuni anni di lavoro alla Saice dei Boccenti, l'attuale Unicem di Lugagnano. Era un appassionato di tutti gli sport, specie il calcio e tifava per il Bologna («Città con di gente simpaticissima» diceva), ed orgoglioso di appartenere al corpo degli alpini che, infatti gli per voce del capogruppo arquatese Italo Colla, gli hanno letto la loro tradizionale preghiera. «Per questo suo essere penna nera è stato amico personale di Peppino Prisco - ha ricordato il sindaco Ivano Rocchetta che ha iniziato a lavorare come geometra in comune nel ‘90 quando e il suo capo era proprio Marazzi. «Una persona d'altri tempi. - l'ha definita il primo cittadino - Aveva un sorriso per tutti, una persona anticonvenzionale di una disponibilità e cortesia che al giorno d'oggi è difficile trovare in chi riveste ruoli delicati come è stato il suo, congedava le persone dal suo ufficio dicendo: «Non ti preoccupare, ci penso io». Credo che non ha mai fatto andare via nessuno con un'arrabbiatura, anche quando diceva dei no. E' stato un nemico dei bizantinismi della burocrazia perché lui era un uomo pratico, immediato. A tal proposito diceva sempre: "Io sono tuono in cielo e acqua in terra" perché quando si manifestava un problema lui aveva già in testa come affrontarlo».

Davide Montanari

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02/01/2015

alpini, ghiotta rimpatriata in attesa del maxiraduno

Castelsangiovanni - (mm) Le penne nere di Castelsangiovanni hanno chiuso un anno di intensa attività con un meritato cenone a base di succulenti piatti, serviti in occasione della festa allestita nella sede di via Morselli. A farla da padrone durante la serata più lunga dell'anno sono state le prelibatezze preparate dalle sapienti mani di due esperti cuochi: l'alpino Luigi Francesconi e l'amico delle penne nere Carlo Bozzi. Ai due provetti cuochi il compito di sfornare antipasti a base di pollo, ravioli, riso con pasta di salame, cappone, salame cotto e lenticchie, coniglio ripieno e altre squisitezze che hanno deliziato i commensali fino allo scoccare della mezzanotte. Le feste natalizie sono state il momento per gli alpini castellani di prendersi una pausa di meritato riposo dopo un anno di intense attività e prima di rimettersi in marcia verso il prossimo importante traguardo: la Festa Granda che in settembre vedrà arrivare a Castelsangiovanni migliaia di penne nere. In vita di quell'appuntamento già dalle prossime settimane le penne nere cominceranno a predisporre il programma di attività e di eventi in preparazione del raduno provinciale. Si partirà con l'inaugurazione di un grande cappello alpino che sarà collocato nella rotatoria del polo logistico. Questo sarà uno dei segni distintivi che saluterà i visitatori in arrivo a Castello.

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31/12/2014

Scomparso il Generale di Corpo d'armata Pier Cesare Orsini, bobbiese di adozione

di PIER LUIGI TROGLIO
Bobbio, deve la sua notorietà, oserei dire mondiale, al Santo irlandese Colombano che dopo avere attraversato l´intera Europa, approdato sulle rive del Trebbia
decise che il luogo era così bello ed ameno per cui sarebbe stata cosa giusta metterci le tende e li finire la sua missione terrena che sarebbe diventata intramontabile.
Nei tempi il nome e la fama del luogo sono stati pubblicizzati, dalla Storia risalente a Re Agilulfo ed alla Regina Teodolinda, dalle bellezze naturali, il fiume Trebbia e dal Monte Penice, dall´Istituto Magistrale San Colombano, una " fabbrica " di maestri che sono andati ad insegnare a leggere, a scrivere ed a fare di conto in tutta l´Italia, e dalle tante personalità, nate o adottate in questo luogo " magico ".
Un esempio per tutti, nelle Forze Armate Italiane hanno raggiunto i più alti gradi della gerarchia militare tanti uomini con profondi legami affettivi con Bobbio.
La figura dominante e più famosa del "drappello ", per la sua Storia militare ed umana è stata quella dell'alpino, Generale Giuseppe Bellocchio. Altri generali, Ceruti, Chiapparoli, Follini (alpini), Ferrari (Aeronautica), Lega (Aviazione dell´esercito), Olmi (Esercito), Orsini (alpini), Picciau (quasi sicuramente esercito) ed il colonnello medico Bellocchio (Marina), fratello del " leggendario" comandante la divisione alpina Taurinense..
Venerdi 19 dicembre a Torino è morto il Generale di Corpo d´armata Pier Cesare Orsini. In quella Città era nato, bobbiese di adozione lo era diventato quando prese in moglie la signora Wanda Mozzi il cui padre al tempo era Prefetto di Udine, che già dal cognome si capisce essere stato di origini bobbiesi. bobbiesi. In più di una occasione Orsini mi confessava che sarebbe venuto volentieri per godersi la pensione sulle rive del Trebbia, ma Torino, la sua città, dove si respira aria alpina in ogni angolo, le numerose caserme degli alpini, Susa, Pinerolo, il Rocciamelone, il Sestriere, a due passi gli sarebbero mancati troppo, ed altrettanto impossibile vivere senza vedere le Alpi e respirare l´aria fine che da esse scende a valle.
Il generale, la moglie Wanda e la figlia Matilde in Val Trebbia, tornavano ogni anno soprattutto nella bella stagione, A Bobbio avevano casa in Contrada dell´Ospedale sempre tenuta nel massimo ordine pronta ad accoglierli., Bastava inserire la chiave nella toppa, aprire la porta per esservi ospitati a puntino. Una abitazione tenuta " calda", pronta all'uso..
Il cordone ombelicale che legava la famiglia Orsini a Bobbio è sempre stato il Settimanale cattolico della Diocesi Piacenza-Bobbio " La Trebbia".
Quando a causa del cattivo servizio delle poste italiane il settimanale a Torino non veniva trovato nella cassetta della posta nel tempo stimato regolare, dal generale normalità una telefonata per chiedermi del perchè del ritardo od anche per dirmi " bravo".
Il generale godeva i soggiorni bobbiesi passeggiando nelle vie e nelle piazze del centro storico, le sue preferenze andavano alle passeggiate sul Ponte Vecchio, verso San Martino, verso il Rio Foglino o lungo il Bedo. Percorrendo il tracciato vecchio della statale 45 dalla Micona arrivava in comoda sicurezza ale Cimitero di Cognolo per una visita ai parenti defunti ed un omaggio al suo Comandante Generale Giuseppe Bellocchio.
La morte della moglie Wanda lo aveva colpito profondamente. Dopo quel lutto "non è più stato lui ".. Anche un generale, per di piu´degli alpini, sinonimo di coraggio e di forza umana, non era riuscito a " farsene una ragione" della perdita della consorte, la compagna di una vita che lo aveva seguito in tutte le sedi dove il suo " mestiere" lo portava con " il San Martino" sempre dietro l´angolo.
Complici il generale Bellocchio ed un altro generale sempre degli alpini, Raisoli, amico di Bobbio con lo zampino di mio papà orgogliosamente alpino ho conosciuto e stretto amicizia con Orsini, mi considerava una amico e della sua amicizia ne sono sempre stato molto orgoglioso..
Una volta, con molta cautela, chiesi del su rapporto con Bellocchio suo Comandante, ci penso´un attimo e guardandomi con un sorriso malizioso rispose. " Bellocchio era una ottimo comandante, con gli ufficiali severissimo, molto paterno ed amico con la truppa degli alpini. ". Lo definì un truppeur. Affetto, stima ed ubbidienza che la truppa gli contraccambiava senza riserva.
Il mio " vecio" l'ha sempre raccontata in quei termini, anche lui aveva una venerazione per quall'omone grande e grosso, ma con il cuore di un bambino.
Pier Cesare Orsini ha voluto essere sepolto nel cimitero di Bobbio accanto alla moglie Wanda nella cappella di famiglia.
Il rito funebre celebrato nella Cattedrale di Bobbio dal neo parroco don Paolo Cignatta, assistito da Mons Piero Coletto ha visto, comandato per rendergli gli onori militari un picchetto dell'Esercito Italiano che ha portato a spalle il feretro Folta la presenza dei soci della Associazione Carabinieri in congedo, sezione di Bobbio e dei gruppi alpini in congedo che hanno accompagnato la salma di un loro "Generale " al seguito dei gagliardetti delle, sezioni di Bobbio, Mezzano Scotti, Coli, Perino ed altri La cittadinanza ha partecipato numerosa dimostrando alla figlia Matilde ed agli altri parenti convenuti la loro umana vicinanza.
Per la natura della circostanza la mancata presenza alle esequie delle rappresentanze ufficiali delle Istituzioni territoriali cittadine ha creato una atmosfera di inqualificabile stupore..
Il funerale del generale di Corpo d´Armata Pier Cesare Orsini l´ultimo a Bobbio dove appoggiato sulla bara c'era un cappello da alpino con la penna bianca solo i generali del corpo la potevano portare su quello strano berretto che tutto il mondo invidia all´Italia, di ieri, di oggi. Per il futuro si vedrà, ma….

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29/12/2014

Onore ai 600  piacentini caduti in Russia nel 1942

Si è rinnovata a Barriera Genova la cerimonia commemorativa dell'Associazione ALPINI

piacenza - Il loro ultimo Natale lo hanno passato sul fiume Don senza cibo, lontani dalle proprie famiglie e circondati dall'orrore della guerra. Onore ai 600 piacentini caduti in Russia nel 1942, durante il secondo conflitto mondiale, che la nostra città ha reso immortali nel ricordo grazie alla targa posta dal Comune nel 2005 in fondo al Pubblico Passeggio vicino al liceo scientifico Respighi, con la scritta "In memoria dei piacentini dispersi in guerra in territorio sovietico" accompagnata dalla poesia composta nel 1943 dall'alpino Giuliano Perico "Io resto qui. Addio. Stanotte mi coprirò di neve. E voi che ritornate a casa pensate qualche volta a questo cielo di Cerkovo. Io resto qui con altri amici in questa terra. E voi che ritornate a casa sappiate che anche qui, dove riposo, in questo campo vicino al bosco di betulle, verrà primavera". È proprio in questo punto che la mattina della vigilia i membri dell'Associazione Nazionale ALPINI di Piacenza e le autorità hanno reso omaggio ai caduti: presenti il presidente di Ana Roberto Lupi e l'ex presidente Bruno Plucani, l'assessore comunale e alpino Silvio Bisotti, Stefano Perrucci in rappresentanza della Provincia e la presidente dell'Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra Piera Abbiati. La posa di una corona di alloro con la striscia tricolore e la scritta "Onore ai caduti - Santo Natale sul Don" il tributo ufficiale, seguito dall'esecuzione del silenzio militare e dalla lettura di un brano di don Carlo Gnocchi sulla guerra eseguita da Plucani. «Come ogni anno ricordiamo i nostri 600 concittadini caduti in territorio sovietico, i quali hanno passato l'ultimo Natale della loro vita sul fiume Don in condizioni disperate, morti di fame o a causa di malattie come il tifo - ha spiegato Piera Abbiati - erano parte delle Divisioni Julia, Vicenza, Torino, Celere e della 54esima Divisione Sforzesca. 350 di loro erano ALPINI, ecco perché è stata scelta questa poesia di Perico per renderli immortali nel nostro ricordo». «Una cerimonia semplice ma significativa - ha aggiunto Plucani - che rende il giusto onore a chi ha combattuto per la patria. Oggi celebriamo anche chi ha perso la vita nella battaglia di Nikolajewka, evento che ha un suo personale monumento a Vigolzone». Il 2015 sta arrivando, e, come ha spiegato Bisotti, «sarà un anno importante, ricorrerà il centenario dell'entrata dell'Italia nella prima Guerra Mondiale, sarà compito di noi istituzioni celebrare degnamente l'anniversario con l'obiettivo di sensibilizzare affinché certe tragedie non capitino mai più».

Gabriele Faravelli

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28/12/2014

sarmato Tempietto gestito dagli ALPINI, il capogruppo Sesto Marazzi: «Abbiamo scelto il dialogo»

Chiesa chiusa, trattativa in corso

Contesa con i conti Zanardi Landi, scritte anonime e indignazione

SARMATO - «Chiesa chiusa! Perché? ». Se lo chiede l'anonima mano autrice di uno dei due cartelli che da qualche tempo sono comparsi di fronte alla chiesa della Beata Vergine di Caravaggio a Sarmato, a fianco del cimitero. Un messaggio che fa il paio con un altro più critico nei confronti dei conti Zanardi Landi di Sarmato («Conti, vergogna»), proprietari del castello e dell'oratorio in questione. È solo l'ultimo atto della querelle nata lo scorso maggio attorno alla chiusura della chiesa, disposta dalla proprietà per un contrasto con il locale gruppo ALPINI, incaricato di gestire e mantenere l'edificio sacro. In mezzo, a farne le spese, ci sono i fedeli che ormai da molto mesi trovano le porte della chiesa sbarrate. E anche il presidente provinciale Ana Roberto Lupi è stato coinvolto della vicenda.
Il caso era scoppiato lo scorso maggio, quando - in occasione delle festività della Madonna - per la prima volta la chiesa era rimasta chiusa ai fedeli. Il conte Carlo Zanardi Landi aveva criticato la gestione fatta dal locale gruppo ALPINI; le penne nere, invece, affermavano di aver gestito e mantenuto la chiesa nella massima trasparenza e disponibilità. Anche se la chiesa è di proprietà privata, negli anni ‘80 un vero e proprio "comitato di salvataggio" l'aveva preservata dai crolli e dall'incuria, riportandola al suo splendore con finanziamenti importanti. Ora i fedeli vorrebbero poter tornare a frequentare il luogo di culto, particolarmente vicino ai sarmatesi.
Sulla vicenda delle scritte anonime, il capogruppo degli ALPINI del paese Sesto Marazzi prende le distanze. «Non c'entriamo nulla né avremmo interesse, con atti simili, a peggiorare i rapporti con il conte Zanardi Landi» spiega. «Anzi, ho cercato di frenare gli impeti in paese: diverse persone mi hanno telefonato indignate per la chiusura della chiesa e avrebbero voluto passare alla protesta. Noi abbiamo scelto la via del dialogo». Infatti, tutta la questione è stata passata all'Associazione Nazionale ALPINI di Piacenza, nella persona del presidente Roberto Lupi e del suo predecessore Bruno Plucani che si occuperanno di gestire la trattativa con il conte Zanardi Landi. «Tutto è passato ad un livello superiore e quindi anche noi siamo in attesa di conoscere le novità in merito».
Intanto, però, molti sarmatesi devoti all'epoca offrirono tempo e soprattutto parecchio denaro per sistemare la chiesetta abbandonata, acquistando anche le panche e le sedie all'interno. «Ricordo ALPINI come Ettore Poggi, Franco Cavalli o Albino Losi che lavorarono di vanga e badile per risistemare la pavimentazione e il selciato della chiesa, ribaltando ogni sasso ad uno ad uno perché sembrassero tutti della stessa dimensione» aggiunge Marazzi. «Così, presto si dovrà fare una riunione con i fedeli e gli interessati per stabilire anche l'eventuale restituzione delle 12 panche acquistate dai cittadini e so che c'è la volontà di non lasciarne la proprietà. Nella questione sarà inclusa anche la Curia che è stata destinataria dell'acquisto e che ha il diritto di celebrare le funzioni nell'edificio». Insomma, in attesa che la diplomazia faccia il suo corso, la vicenda della chiesa di Caravaggio sembra essere solo all'inizio.

Cristian Brusamonti

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28/12/2014

Cento anni della Grande Guerra: ricordato il generale Gonzaga

San Giorgio, serata del circolo L'alternativa

SAN GIORGIO - Il circolo culturale L'alternativa di San Giorgio ha ricordato il centenario della Grande Guerra con una serata dedicata ad uno dei personaggi che ne sono stati protagonisti: il generale Maurizio Ferrante Gonzaga, definito eroe del monte Vodice, principe del Sacro Romano impero, marchese di Vescovato e del Vodice, conte di Villanova e Cassolnovo, senatore del Regno d'Italia.
Ne ha parlato il generale Giuseppe Oddo in un incontro nel salone d'onore del castello municipale promosso dal circolo L'Alternativa in collaborazione con l'amministrazione comunale, cui hanno partecipato anche il sindaco Giancarlo Tagliaferri, il presidente del Circolo ufficiali, maresciallo capo Giovanni De Iorio, il capogruppo degli ALPINI di San Giorgio, Graziano Franchi, i consiglieri dell'Ana sezionale, Forlini e Carini e i rappresentanti delle associazioni locali.
Perché parlare proprio di Maurizio Ferrante Gonzaga, veneto d'origine? «Perché - ha spiegato il generale Oddo - il figlio Ferrante Vincenzo sposò a Piacenza Luisa Anguissola Scotti, figlia di Ranuzio, conte di Podenzano. Maurizio Ferrante Gonzaga è quindi legato a Piacenza per "meriti familiari"». Il generale Oddo ha proposto una dettagliata illustrazione del contesto storico e delle battaglie che si susseguirono, in particolare quelle dell'Isonzo, delle tecniche di guerra adottate dai generali dell'esercito italiano dal 1914 al 1918, fino alla disfatta di Caporetto e alla conclusione della guerra l'11 novembre.
La conquista del monte Vodice valse al generale Gonzaga la prima medaglia d'oro al valor militare. La seconda gli fu assegnata per la battaglia del solstizio d'estate del giugno 1918, con una artiglieria forte che non si è mai arresa. Ottenne anche la Croce al merito di guerra.
Nel 1925 viene nominato comandante supremo della milizia volontaria per la sicurezza nazionale e nel 1927 si ritira a vita privata. «Mussolini - ha riferito Oddo - non lo sostituì perché in Italia non vi era una persona come lui. Per questo Mussolini stesso assume direttamente l'incarico». Maurizio Ferrante Gonzaga ebbe i funerali di stato ed un mausoleo sul Vodice.

n. p.

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27/12/2014

Ambrosio: l'alpino beato don Pollo un esempio per tutti i sacerdoti

In cattedrale la cerimonia officiata dal vescovo per la ricorrenza liturgica del cappellano militare delle penne nere morto in guerra accanto ai suoi ragazzi

Il cappellano alpino beato don Secondo Pollo un esempio per tutti i preti affinchè tengano viva la passione per i giovani e per le loro comunità. Lo ha auspicato il vescovo Gianni Ambrosio che ieri pomeriggio in Duomo ha presieduto la celebrazione di Santo Stefano tradizionalmente dedicata agli ALPINI. Il 26 dicembre è infatti la data della morte di don Secondo Pollo, sacerdote di Vercelli, poi proclamato Beato: il cappellano alpino che seguì i suoi ragazzi al fronte nella Seconda Guerra Mondiale. In Duomo tante le penne nere della Sezione di Piacenza guidate dal loro presidente Roberto Lupi. Compresi i cantori del Coro alpino Valtidone. Assieme al vescovo - al quale verrà donato un cappello alpino proveniente da Bore - il cappellano della sezione di Piacenza, don Stefano Garilli. Ambrosio ha ricordato la figura di Santo Stefano: «Il diacono Stefano con il suo martirio testimonia l'amore di Cristo che prega anche per chi lo sta uccidendo con le pietre. Stefano imita Gesù nella sua vita pregando per i suoi persecutori. "Signore non imputare loro questo peccato" non è il grido di un fanatico - ce ne sono tanti in giro - ma una preghiera di amore; invoca la misericordia di Dio, anche per quelle persone che stanno compiendo un tale atto». Stefano guida «la lunga schiera di tutti coloro che in ogni luogo e in ogni tempo hanno testimoniato il Vangelo fino al sacrificio della vita». «Siamo vicini alla sofferenza dei cristiani - ha osservato il presule - impediti dal fanatismo di poter vivere la propria vita nella libertà».
Il passo al cappellano alpino è breve: «Il beato don Secondo Pollo è stato il primo cappellano militare alpino proclamato beato. Questo giovane prete di Vercelli - una sua reliquia donata al vescovo era esposta in occasione della messa di ieri - morto proprio il 26 dicembre 1941 sul campo di battaglia, in prima linea, in Montenegro. Si era offerto come cappellano militare per non abbandonare i suoi giovani dell'Azione Cattolica, per non lasciarli soli nel dramma terribile della guerra. Anche se la sua salute era malferma. E proprio per andare in soccorso ad un alpino ferito sulla neve, viene ucciso. Anche lui è un piccolo martire della carità cristiana, vissuta fino all'eroismo della propria vita. Vogliamo davvero, ricordando anche questo nostro beato, confidare nella sua intercessione. Innanzitutto per tutti gli ALPINI, poi per quei cristiani che stanno soffrendo anche in questi giorni, in queste ore. Vogliamo pregare anche per tutti i preti perchè, sull'esempio di questo bravo sacerdote, possano avere in loro la passione per i giovani e per tutta la comunità». «Questa - ha concluso Ambrosio - è la missione che qualifica il sacerdote, chiamato a continuare nella sua stessa vita quella missione che il Padre ha affidato al Signore Gesù».

fed. fri.

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27/12/2014

Slitta con cani bianchi: la sorpresa degli ALPINI

MONTICELLI - (f. l.) I bambini della scuola dell'infanzia "Il fiume magico" e del nido "Lo scricciolo" di San Nazzaro hanno ricevuto la visita di Babbo Natale. Con lui c'erano i bellissimi cani bianchi del centro cinofilo Happy days di Monticelli, che hanno trainato una slitta rossa. L'evento è stato organizzato dal Gruppo ALPINI di Monticelli, con operatori del centro cinofilo anche loro in tema natalizio. Tutti gli alunni, entusiasti, guardavano dal finestrone della scuola mentre i passanti incuriositi si fermavano e salutavano Babbo Natale! Alla fine la delegazione ha fatto visita all'istituto e tutti i bambini si sono riuniti in una classe. Hanno ricevuto in dono caramelle e hanno ricambiato ogni visitatore con un biglietto augurale a forma di renna, riportante la poesia natalizia che hanno recitato tutti in coro prima di salutare i graditi ospiti. Nel frattempo la scuola dell'infanzia di San Nazzaro e quella di Caorso si sono attivate per aprire la scuola ai genitori che vorranno visitarle in vista delle prossime iscrizioni per l'anno scolastico 2015/2016. I docenti saranno a disposizione per eventuali domande, oltre che per fare visitare i vari locali delle scuole spiegando come viene organizzata l'attività didattica quotidiana. Il calendario degli open day è il seguente: a San Nazzaro 22 dicembre dalle 16 alle 17 e 8 gennaio dalle 16 alle 17; a Caorso 8 gennaio dalle 16 alle 17. Le iscrizioni potranno essere effettuate presso gli uffici di segreteria a Monticelli a partire dal 15 gennaio.

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21/12/2014

Bobbio ha dato l'ultimo saluto al generale Pier Cesare Orsini

bobbio - Bobbio ha dato ieri pomeriggio l'estremo saluto al generale di corpo d'armata Pier Cesare Orsini, torinese d'origine ma bobbiese d'adozione. Il militare aveva infatti sposato Wanda Mozzi, figlia del prefetto di Udine, che era originario di Bobbio. Orsini e la moglie avevano sempre avuto un legame con la città della Valtrebbia.
Ai funerali celebrati nella Cattedrale di Bobbio hanno partecipato tante persone che in questa circostanza hanno voluto essere vicine alla figlia Matilde e alla famiglia. C'erano il picchetto d'onore degli alpini con i gruppi delle locali sezioni di Bobbio e Mezzano Scotti e il gruppo dei carabinieri in congedo.
Prima di essere portato in chiesa, il feretro è stato accolto solennemente dai soldati in formazione, che hanno reso omaggio al generale di corpo d'armata.
Durante le esequie funebri, celebrate da monsignor Piero Coletto e da don Paolo Cignatta, è stato sottolineato l'attaccamento che il generale Orsini ha sempre dimostrato per la comunità bobbiese.
Al termine delle esequie il capogruppo degli alpini di Bobbio Giuseppe Manfredi ha letto la preghiera dell'alpino e ha portato un saluto a nome degli alpini di Bobbio.

Patrizia Marchi

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20/12/2014_2

"Diploma" di Napolitano a 6 piacentini benemeriti

Emozione in Prefettura per la consegna delle onorificenze al Merito della Repubblica. E alla fine un momento teatrale

C'è chi si è impegnato in prima linea perché Piacenza ospitasse l'adunata degli alpini e chi invece ha operato per quarant'anni nell'amministrazione scolastica, chi ha fondato il museo etnografico della Valtrebbia a Bobbio e chi ha prestato servizio nella Guardia di Finanza. Sono i sei piacentini che ieri pomeriggio nella sede della prefettura hanno ricevuto i diplomi di onorificenza dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana conferiti dal presidente della Repubblica nella sessione del 2 giugno di quest'anno. Nello specifico a ricevere i riconoscimenti sono stati l'ex presidente provinciale degli alpini Bruno Plucani, l'ex direttrice e coordinatrice di quello che era il provveditorato agli studi di Piacenza Anna Barani, il luogotenente della Guardia di finanza e già comandante della sezione operativa della compagnia di Piacenza Ernesto Carapacchi, il titolare del Bar Italia a Pontedellolio Mario Febbroni, il dottor Dino Magistrati, già presidente della Comunità Montana di Bobbio e cofondatore del museo etnografico della Valtrebbia, e il socio fondatore del gruppo di protezione civile alpini di Piacenza Luciano Palombi, già capo commissione dei servizi per l'adunata nazionale svoltasi nella nostra città lo scorso anno.
A loro dunque sono andate le onorificenze che ogni anno vengono assegnate con una cerimonia ufficiale in prefettura che ieri pomeriggio è stata presentata dal giornalista Mauro Molinaroli e ha visto partecipare i rappresentanti delle istituzioni civili e militari della città: al prefetto Anna Palombi è spettato fare gli onori di casa: "Sono molto emozionata" ha dichiarato, "ma vorrei fare a tutti gli auguri". I veri protagonisti della serata però sono stati loro, i titolari delle onorificenze, consegnate dai sindaci di Podenzano Alessandro Piva, di Lugagnano Jonathan Papamarenghi, di Castelsangiovanni Lucia Fontana, di Pontedellolio Sergio Copelli, di Bobbio Roberto Pasquali e di Piacenza Paolo Dosi.
"Per me è stata una sorpresa" ha spiegato Barani, "ho sempre svolto il mio lavoro con grande passione: non mi sono mai spaventata di fronte alle difficoltà". Particolarmente emozionato è parso anche Plucani: "Sono emozionato come quando avevo presentato la candidatura piacentina per l'adunata nazionale degli alpini" ha ammesso, "non credevo che qualcuno potesse candidarmi per questa onorificenza, ne sono orgoglioso". Altrettanto si è detto Magistrati: "Ho lavorato a lungo nelle istituzioni" ha spiegato essendo stato anche consigliere comunale dell'amministrazione di Bobbio, "questo riconoscimento mi fa piacere soprattutto per questo motivo". Anche Palombi si è detto "molto contento e soddisfatto per essere stato candidato". Da parte sua Carapacchi ha evidenziato: "Questa onorificenza è motivo di soddisfazione perché sono ancora in servizio, essendo addetto all'attività di volante sezione verifiche e controlli fiscali". Concorde anche Febbroni: "Mi fa piacere questo riconoscimento e ne sono soddisfatto" ha dichiarato.
Al termine della cerimonia si è svolto un breve momento teatrale curato da Francesca Chiapponi, Pino Spiaggi e Gigi Pastorelli della Famiglia Piasinteina, seguito dall'esibizione del Coro Ponchielli-Vertova di Cremona e del Coro Filarmonico di Piacenza diretti da Patrizia Bernelich.

Betty Paraboschi

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20/12/2014

Oggi i funerali di Pier Cesare Orsini alpino e generale

Bobbio - (np) Si celebrano oggi alle 15, nella Cattedrale di Bobbio, i funerali di Pier Cesare Orsini, Generale di corpo d'armata, torinese ma iscritto al gruppo degli alpini di Bobbio da oltre 15 anni. Molto legato al paese dell'alta Valtrebbia - la moglie era figlia del prefetto di Udine, originario di Bobbio - aveva espresso il desiderio che proprio gli alpini di Bobbio portassero a spalla il feretro in cattedrale durante la cerimonia funebre. «Era legato alla sezione Ana di Piacenza - ricorda Giuseppe Manfredi, capogruppo di Bobbio - che gli aveva mandato il pass per sedere sulle tribune per l'adunata nazionale di Torino. Non mancava mai alla Festa Granda che si tiene nei diversi comuni - continua - e diceva sempre che l'alpino non muore mai, va solo avanti. Al funerale sono invitati a partecipare i gruppi di Valtrebbia e zone limitrofe». Orsini lascia la figlia Matilde. Sarà tumulato nel cimitero di Bobbio, vicino alla moglie.

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17/12/2014  

Pianello: gli alpini premiano i 3 piccoli studenti "bravissimi"

Festa annuale: i 91 anni del gruppo penne nere

Pianello - (m. mil.) Sono tre i "bravissimi" delle scuole elementari che gli alpini di Pianello hanno premiato l'altra mattina in occasione della loro annuale festa. Quest'anno l'evento, che ha coinciso con il 91esimo anno di fondazione del gruppo oggi guidato da Mario Aradelli, ha visto protagonisti tre giovanissimi alunni che hanno ricevuto i premi di studio (pari a cento euro ognuno) messi a disposizione dalle penne nere pianellesi. I tre premiati sono stati Sara Passerini, Sebastiano Cassi e Veronica Fracassi delle scuole elementari di Pianello e Trevozzo (ex quinte elementari). «E' un piccolo contributo che come alpini - ha sottolineato il capogruppo Aradelli - ogni anno diamo per valorizzare l'impegno e il merito degli studenti». La premiazione degli alunni ha aperto una giornata di festeggiamenti che ha visto il paese accogliere centinaia di penne nere giunte da tutta la provincia, insieme a rappresentanti di associazioni e autorità militari che con il sindaco Gianpaolo Fornasari hanno accompagnato il corteo lungo le vie del paese. Tra i presenti il presidente provinciale Roberto Lupi ha portato i saluti di tutta la grande famiglia alpina che proprio a Pianello lo scorso mese di settembre si è data convegno per la Festa Granda. «Per noi questo che sta per chiudersi è stato un anno importante - ha ricordato Aradelli - durante il quale abbiamo ospitato l'adunata provinciale degli alpini». Anche il sindaco Gianpaolo Fornasari ha rievocato i giorni dell'adunata provinciale. «E' il sesto anno che come sindaco partecipo alla festa del gruppo di Pianello - ha detto - che stavolta sento in misura ancora maggiore perché ho nel cuore l'eco della festa Granda che ha fatto accrescere in me la stima e l'affetto che già sentivo per gli alpini». Il prossimo anno, lo ricordiamo, toccherà a Castelsangiovanni ospitare l'evento. Nel frattempo la festa è stata anche l'occasione per rievocare la lunga storia del gruppo di Pianello, che nel dicembre del 1923 prese il via grazie ai fondatori Carlo Civardi, classe 1896, Ettore Fornasari, classe 1897, Giuseppe Belleni, classe 1894, e Guido Macciò, classe 1897. Il gruppo delle penne nere pianellesi, che raccoglie alpini di tutto il comprensorio dell'alta Valtidone, con i suoi 91 anni di vita è uno dei più longevi della provincia. La giornata dedicata agli alpini è stata scandita da diversi momenti tra cui la messa nella chiesa di San Maurizio e la deposizione della corona di alloro al monumento ai caduti. Sabato la famiglia alpina si darà appuntamento ad Agazzano per una cena di auguri in vista del Natale.

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17/12/2014

Ai bimbi di Gragnano i doni di Santa Lucia e degli alpini

Al Comune 400 euro dalle penne nere

Gragnano - (fz) Santa Lucia e gli alpini: un'accoppiata di successo anche per la scuola materna di Gragnano. Nei giorni scorsi, gli 80 bambini che frequentano la struttura educativa hanno ricevuto la visita della santa. Ai suoi doni si sono aggiunti i 400 euro donati dal Gruppo alpini di San Nicolò all'amministrazione comunale, che ha deciso di investire la somma per l'acquisto di arredi proprio per la scuola dell'infanzia. «Un gesto di grande generosità», ha affermato il sindaco Patrizia Calza affiancata dai rappresentanti gragnanesi degli alpini, Emilio Boledi e Federico Cigalini.

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11/12/2014

Missione Onu in Kosovo, il comando è piacentino

Il colonnello alpino Carlo Cavalli al vertice del Multinational Battle Group West, forza di interposizione tra serbi e albanesi

Per i prossimi sei mesi la missione Onu in Kosovo avrà un comandante piacentino. E' il colonnello alpino Carlo Cavalli, 49 anni, che martedì mattina a Belo Polje, sede della base "Villaggio Italia" ha preso il testimone del Multinational Battle Group West. Hanno lasciato il Kosovo i militari del reggimento Lancieri di Montebello, comandati dal colonnello Angelo Minelli, ed al loro posto sono arrivati quelli del 5° Reggimento alpini di stanza a Vipiteno, comandati dal piacentino Cavalli.
La cerimonia di avvicendamento si è svolta alla presenza del comandante della missione KFOR, generale Francesco Paolo Figliuolo, e di diverse autorità locali politiche e religiose. Il comandante di KFOR si è complimentato per i risultati raggiunti dagli uomini e le donne dei "Verdi Lancieri", del 232° Reggimento Trasmissioni di Avellino e dei colleghi stranieri che, con costante e quotidiana dedizione, hanno portato a termine i compiti loro assegnati: «Voi tutti avete rappresentato le vostre Nazioni con grande orgoglio ed onore», ha affermato, «il colonnello Angelo Minelli può essere fiero di aver comandato una forza multinazionale di tale professionalità, che ha operato e sta continuando egregiamente ad operare per il futuro del Kosovo».
Ora tocca al colonnello Cavalli che, oltre ai suoi alpini, comanderà anche un plotone moldavo ed uno romeno.
Nei sei mesi appena trascorsi, la compagnia operativa italiana, in cui era inquadrato anche un plotone moldavo, è stata rischierata per la prima volta nel nord del Paese per pattugliare il confine amministrativo tra Kosovo e Serbia e controllare i varchi autorizzati e le vie di comunicazione non ufficiali. L'unità, equipaggiata con i VTLM Lince, impiegati per la prima volta ora anche in Kosovo, ha contribuito al mantenimento di un generale clima di sicurezza e libertà di movimento, supportando le forze di polizia locali. Numerose sono state anche le attività di cooperazione civile-militare, condotte in favore delle varie etnie (serba ed albanese) e religioni presenti sul territorio e al solo scopo di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione locale.
Il colonnello Cavalli torna in Kosovo dopo 9 anni dalla sua prima partecipazione all'operazione Joint Enterprise. Nato a Piacenza nel 1965, sposato e con due figlie, Cavalli ha al suo attivo, tra l'altro, missioni in Bosnia-Herzegovina (due volte) ed in Afghanistan.

Federico Frighi

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09/12/2014

castelsangiovanni Il sindaco: «Uniamo gli sforzi per farlo diventare un evento irripetibile»

Prove generali della Festa Granda

Ieri raduno degli alpini in vista dell'appuntamento di settembre

Castelsangiovanni - «Gli alpini sono un esempio autentico di spirito di servizio e di solidarietà». Così il sindaco Lucia Fontana ha elogiato ieri le penne nere castellane durante il raduno del gruppo, organizzato come ogni anno l'8 di dicembre. Ma l'evento di ieri è servito anche per "suonare la carica" in vista del grande appuntamento che attende gli alpini di Castelsangiovanni: la Festa Granda che si terrà in città il prossimo 6 settembre. «Un appuntamento che sarà importantissimo per tutta Castelsangiovanni - ha sottolineato il sindaco - per cui chiedo a tutti di unirsi e di fare uno sforzo perché si trasformi in un evento irripetibile».
In attesa della maxiraduno che porterà in città migliaia di alpini, ieri le penne nere castellane hanno celebrato il 62° anniversario di fondazione del gruppo, oggi guidato dal capogruppo Graziano Zoccolan. A rendere loro omaggio non c'erano solo centinaia di alpini giunti da tutta la provincia, ma anche autorità, rappresentanti di associazioni e cittadini che durante il passaggio del corteo lungo le vie del centro storico si sono stretti attorno agli alpini. «Le tante manifestazioni che promuoviamo in ogni angolo d'Italia - ha sottolineato il consigliere nazionale Corrado Bassi - sono soprattutto il segno di una consapevolezza, e cioè che il nostro martoriato e amato Paese ha bisogno dei valori che oggi gli alpini incarnano. Valori che sono tutti racchiusi nella preghiera dell'alpino». Il consigliere ha rivendicato il diritto per le penne nere di fare politica. «Lo rivendichiamo con orgoglio. Abbiamo il diritto dovere di fare politica vera, che è quella della solidarietà, ben lontana da quella fatta da chi ruba sulle teste dei più poveri».
Il sindaco Fontana ha ringraziato, insieme al capogruppo Zoccolan, tutti gli alpini per il loro operato. «Declinano - ha sottolineato Fontana - lo spirito autentico di servizio e solidarietà. In ogni luogo dove serve sono sempre presenti». Il presidente della sezione piacentina, Roberto Lupi, ha ricordato la ricorrenza legata al centenario della Grande Guerra. «Organizzeremo diversi eventi» ha annunciato. Proprio alla Prima Guerra Mondiale è stata dedicata l'apertura dei festeggiamenti, con un concerto del coro Ana Valtidone diretto da Donato Capuano che è esibito al teatro Verdi. I canti sono stati alternati con letture a tema.
Ieri, al termine della messa celebrata dal parroco monsignor Lino Ferrari, il corteo è stato accompagnato dalla banda musicale Carlo Vignola di Agazzano e ha reso omaggio alla cappella del cimitero dove riposano i militari caduti nei due conflitti mondiali.

Mariangela Milani

 

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04/12/2014

Santa Lucia: sabato 13 con gli alpini sorprese per i bimbi e polentata

Agazzano - (mm) Il gruppo alpini di Agazzano festeggia Santa Lucia con una polentata benefica che si terrà sabato 13 dicembre nei locali del centro parrocchiale, a partire dalle ore 20. Durante la serata ci saranno anche soprese per tutti i bambini presenti. Per partecipare occorre prenotarsi presso gli alpini. Il ricavato delle offerte sarà destinato a sostenere attività benefiche per il territorio.

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03/12/2014

Iniziativa in vista della Festa Granda di settembre. Intanto lunedì ci sarà il raduno annuale del gruppo

Un cappello alpino alto tre metri

La scultura in acciaio sarà collocata nella rotonda del polo logistico

Gli alpini di Castelsangiovanni si preparano al raduno annuale in programma per lunedì, ma intanto hanno già un occhio rivolto al grande evento che li attende nel 2015: la Festa Granda. Il raduno provinciale delle penne nere in programma per il prossimo 6 settembre sarà infatti ospitato a Castelsangiovanni. E il gruppo guidato da Graziano Zoccolan si sta già preparando ad accogliere in maniera adeguata le tantissime persone attese per quel giorno, si calcola almeno quattomila. Ad accogliere i visitatori ci sarà una maxiscultura in acciaio raffigurante un grande cappello alpino che già all'inizio del nuovo anno verrà collocata nella rotatoria del parco logistico, poco prima dell'ingresso in città per chi arriva dalla direzione di Milano e Pieve Porto Morone. Il cappello sarà alto tre metri che gli alpini di Castelsangiovanni hanno fatto realizzare da due artigiani e che sarà ultimato nei prossimi giorni.
«Ricorda il centenario dell'inizio della prima guerra mondiale - dice il vice capogruppo Alessandro Stragliati - in memoria della quale abbiamo intenzione di organizzare anche mostre e ricerche per non dimenticare tutti i castellani che furono coinvolti in quel terribile conflitto. Al tempo stesso vuole anche essere un segno distintivo e di benvenuto per gli alpini e i simpatizzanti che nel prossimo settembre visiterano la nostra città per partecipare alla Festa Granda».
Nel frattempo le penne nere castellane si preparano al raduno annuale del gruppo, che coincide con il 62° anniversario di fondazione. Il calendario predisposto dal direttivo prevede per sabato un concerto del Coro alpino Valtidone diretto dal maestro Donato Capuano. Il concerto si terrà alle 21 al teatro Verdi e sarà intervallato dalla proiezione di filmati storici e letture di documenti e lettere dal fronte riguardanti la prima guerra mondiale. La festa vera e propria si terrà invece lunedì 8 dicembre, festa dell'Immacolata. Il ritrovo è fissato per le 9 davanti alla sede di via Morselli. Alle 9,30 ci sarà l'alzabandiera e la partenza del corteo che sfilerà per la città fino a raggiungere la Collegiata, dove alle 10 sarà celebrata la messa. Terminato il momento religioso, i partecipanti si dirigeranno al monumento ai caduti del cimitero per la deposizione di una corona di alloro e per i discorsi commemorativi. La festa si concluderà con un pranzo all'oratorio parrocchiale. «L'invito che facciamo a tutti i castellani - dice il capogruppo Zoccolan - è di esporre il tricolore a alle finestre e ai balconi».

Mariangela Milani

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02/12/2014

L'ultimo saluto degli alpini per Bonelli

Rivergaro, un cuscino di rose rosse come il vino sulla bara del re delle cantine

RIVERGARO - (elma) Più di una decina di penne nere aspetta in fila rigorosa sul sagrato della chiesa di Sant'Agata, cuore di Rivergaro, l'amico Luciano, simbolo della grande storia della famiglia Bonelli. Al suo arrivo, gridano «alpini. Aaaattenti». È un urlo che dà carica nel pomeriggio dove le lacrime si mescolano sui visi alla pioggia battente, impossibili da fermare, perché Luciano Bonelli, amico di tutta la Valtrebbia, è "andato avanti", come dicono con orgoglio gli alpini.
Le rose che sono adagiate sulla bara, per l'ultimo saluto, sono tutte rosse. Rosse come quel vino che Luciano amava forse più di ogni altra cosa al mondo, secondo solo alla sua famiglia, simbolo dei suoi valori, quelli di cui andare fiero, simbolo dell'amore per la sua terra e la valle, esempio di gioia nella vita e di lavoro instancabile. Arrivato a 90 anni con una barzelletta sempre nuova da raccontare a chiunque avesse la fortuna di incrociarne lo sguardo generoso e genuino, Luciano di sicuro avrebbe riso e scherzato anche ieri, se solo avesse potuto vedere l'affetto che l'intero paese gli ha riservato, come per dirgli «Non ti dimenticheremo mai». Originario di Agazzano, Bonelli, fondatore negli anni Quaranta delle omonime cantine con il padre Anacleto e il fratello, si era trasferito a Rivergaro con la moglie Maria, con la quale aveva festeggiato un traguardo record, oggi quasi incredibile, 60 anni di vita insieme, fianco a fianco.
Appassionatissimo di calcio, Bonelli era stato uno dei dirigenti del River Club, di cui era stato anche presidente, dal 1977 al 1981. Non solo. Instancabile, aveva fondato anche la bocciofila di Niviano e Rivergaro, organizzando importanti tornei nazionali. «Ora immaginiamo Luciano felice al banchetto dei Cieli - ha ricordato don Giovanni Cordani, parroco della chiesa di Sant'Agata -, proprio lui che ha fornito il vino a tante cene e occasioni conviviali. Dopo tante fatiche, il Signore lo ha chiamato, silenziosamente. Se n'è andato un altro pezzo importante del paese, una traccia profonda per Rivergaro.
Luciano era davvero conosciuto, aveva un carattere gioviale, sereno e una certa vena poetica, espressione di un animo bello, capace di comunicare gioia. Non l'ho mai sentito una sola volta lamentarsi. La sua fede è stata la sua forza». Montale diceva che l'uomo è come il vino. Luciano Bonelli, invecchiando, era migliorato, senza "inacidire". Lascia il suo esempio, lascia il suo sorriso e una terra che, con lui, ha avuto sempre il profumo buono del vino.

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20/11/2014

Agazzano, alpini fra i banchi

In dono alla scuola elementare un cd sulle penne nere

Agazzano - Che significato ha la penna sul cappello? Che cosa fanno oggi nel mondo e quale è la loro storia? In una parola "Ma chi sono questi alpini? ". Era questo il titolo del video che i piccoli scolari delle ultimi tre classi della scuola elementare di Agazzano hanno potuto visionare insieme alle maestre e ad alcuni ospiti d'eccezione. Con loro tra i banchi si è infatti seduta una piccola delegazione di penne nere in rappresentanza dei gruppi alpini di Agazzano e più in generale della Valtidone e Valluretta. In dono agli scolari agazzanesi gli alpini hanno portato un regalo speciale e cioè un cd che racconta la loro storia, e quindi il loro passato glorioso e il loro spirito solidaristico, ma anche il presente fatto ad esempio di tante missioni di pace nel mondo e progetti a favore di chi ha più bisogno, e del futuro che ha il volto dei giovani che si avvicinano a questa realtà. Il video è stato proiettato durante la mattinata cui ha preso parte, tra gli altri, Carlo Veneziani che è alpino referente per il centro studi Ana che ha promosso l'uscita del video. I piccoli scolari hanno dimostrato di nutrire grande curiosità verso gli alpini, sottoponendoli ad un "fuoco di fila" di domande per capire il significato della penna sul cappello, oppure ancora per sapere quali attività gli alpini portano avanti, anche a livello locale. Ai piccoli scolari le penne nere hanno rivolto l'invito a partecipare alle manifestazioni come le celebrazioni che durante questo mese vengono organizzate a ricordo della fine del primo conflitto mondiale. Un conflitto cui tantissimi giovani alpini pagarono un tributo di sangue enorme. Un "grazie" agli alpini è stato espresso dall'assessore Elisa Lavetti che ha ricordato l'importanza delle presenza del gruppo agazzanese. Il gruppo, ricordiamo, è guidato dal presidente Bruno Merli e dal vice Emanuele Bocellari.

mil.

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16/11/2014_2

Scivolano sul ghiaccio durante un'escursione: due giovani alpini muoiono sul Gran Sasso

L'AQUILA - Si è trasformata in tragedia una giornata libera da trascorrere immersi nella natura per due giovani alpini di stanza all'Aquila, partiti da Campo Imperatore per un'escursione sul Corno Grande del Gran Sasso.
Sono stati traditi dal loro amore per la montagna, tanto accogliente d'estate quanto insidiosa in questa stagione. Dopo averli cercati tutta la notte i soccorritori li hanno trovati senza vita ieri mattina, scivolati sul terreno ghiacciato lungo la Via Normale che porta alla vetta. Avevano 26 e 29 anni Giovanni De Giorgi, originario di Galatina (Lecce) e Massimiliano Cassa, di Corato (Bari), entrambi caporal maggiore al 9/o reggimento alpini dell'Aquila.
E nel pomeriggio si è aggiunta l'angosciante impossibilità di recuperare i loro corpi: arduo per l'elicottero del 118 avvicinarsi alla zona a causa di spesse nubi e forte vento. Tra oggi e domani si riproverà, condizioni meteo permettendo.
Nel pomeriggio le squadre di soccorso, dopo aver assicurato i corpi in barelle ancorate al suolo e rilevato le coordinate del luogo, sono tornate a piedi alla base.
L'allarme era scattato venerdì alle 22, quando un compagno, non vedendo tornare i due giovani, è andato a Campo Imperatore e ha trovato la loro auto. La Centrale Operativa della Forestale ha mandato sul posto gli esperti del Soccorso Alpino. Da subito alle operazioni, coordinate dalla Prefettura dell'Aquila, hanno partecipato anche Cnsas (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico), Guardia di Finanza e Vigili del fuoco. Fin dai primi momenti presente il comandante della caserma alpini dell'Aquila. Verso le 2:30 sulla Via Normale i soccorritori hanno trovato le chiavi dell'auto e alcune impronte. Hanno quindi diretto le ricerche su località Conca degli Invalidi - Vallone dei Ginepri. All'alba un elicottero della Forestale, decollato da Rieti, ha portato in quota le squadre di soccorso consentendo di individuare i corpi dei due alpini. Fatale per loro l'impatto con le rocce dopo un volo di oltre trecento metri. È molto probabile che i giovani, sorpresi dalla nebbia, siano scivolati su una lastra di ghiaccio.
La via ‘Normalè del Corno Grande, in primavera, nel periodo pre-invernale e invernale diventa insidiosa a causa del ghiaccio in quota che si cristallizza su un terreno di per sé roccioso.
Parte da Campo Imperatore, a 2130 metri, e arriva fino alla vetta occidentale del Corno Grande, 2912 metri. Nel periodo pre-invernale l'abbigliamento richiesto comprende giacche pesanti, guanti, piccozze, ramponi e scarponi ramponabili.
«Quei ragazzi, noi soccorritori, non li avremmo voluti lasciare neanche la prima notte al buio e al freddo lassù, si figuri la seconda. È terribile averli trovati, e poi rendersi conto di non poterli recuperare subito. Fa male» ha dichiarato Gianluca Facchetti, medico del Cnsas che ha accertato il decesso dei due giovani.
In mattinata sono giunti all'Aquila dalla Puglia i famigliari dei giovani. «Erano due bravissimi ragazzi, orgogliosi della loro professione e di appartenere al corpo degli alpini - racconta il tenente colonnello Pietro Piccirilli - Erano esperti perché addestrati, non sappiamo cosa sia successo sul Gran Sasso dove erano andati in un momento libero dal servizio».
«Le montagne abruzzesi spesso sono sottovalutate. Anche la via più facile può diventare fatale» commenta l'alpinista abruzzese Italo Fasciani che il 3 ottobre ha raggiunto la vetta himalayana del Cho Oyu (8.201 metri) e sul Corno Grande ha svolto parte dell'allenamento. «Uno scivolone sul ghiaccio su un pendio di 40 gradi fa prendere una tale velocità che è come saltare nel vuoto. Andare giù per 100 metri e scontrarsi con le rocce produce danni inevitabili».

Eleonora Sasso

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16/11/2014

polo superiore "volta" La preside Giaccone: «I nostri diplomati hanno tutti superato i test d'accesso all'università»

«Ragazzi, siete un esempio per la città»

"Festa delle eccellenze", 70 studenti meritevoli premiati da scuola, Comune e alpini

Castelsangiovanni - «Gli studenti meritevoli sono un esempio per tutta Castelsangiovanni, che in loro può rispecchiarsi». E' questo uno degli slogan che ieri al liceo Volta hanno accompagnato la festa delle Eccellenze. Protagonisti oltre 70 studenti dei licei scientifico e linguistico, del Casali di Castelsangiovanni e dell'Istituto tecnico di Borgonovo. I premi per loro sono arrivati da Comune, scuola e alpini. A tutti i ragazzi che hanno raggiunto risultati d'eccellenza è andato il plauso di docenti, famiglie e amministratori che hanno voluto esprimere la loro ammirazione. «Siete l'esempio di giovani che con sacrificio investono sul merito» ha detto l'assessore Valentina Stragliati. Con lei c'era l'assessore borgonovese Matteo Lunni, che ha consegnato otto premi di studio comunali del valore di 250 euro a Sofia Frattola, Mario Georgiev, Alessia Lika, Stefania Massari, Melissa Merli, Chiara Ponzio, Claudia Ponzio e Margherita Lolli.
Gli alpini hanno voluto contribuire con cinque borse di studio del valore di 200 euro ciascuna consegnate a Sara Ida Mozzi, Paolo Prazzoli, Norsaga Hoxha, Giulia Franzini e Davide Bisi.
Alessandro Stragliati, del gruppo alpini di Castelsangiovanni, ha ricordato il sacrificio dei giovani alpini nella vittoriosa battaglia di Nilolajewka, il 26 gennaio del 1943. «Solo gli alpini italiani devono considerarsi imbattuti in terra russa». Ad altri 66 super studenti sono andati gli attestati di riconoscimento della scuola. Si tratta di studenti che hanno primeggiato agli esami di maturità oppure ancora in attività sportive, olimpiadi di fisica e matematica, attività di tutoraggio con i compagni più giovani. «Studenti che per noi sono motivo di orgoglio» ha sottolineato il sindaco Lucia Fontana la quale ha espresso un plauso a docenti e genitori «che hanno l'enorme responsabilità di far si che questi ragazzi siano una risorsa per la nostra società» e alla preside Maria Luisa Giaccone «per la passione che mette nel lavoro». La preside ha evidenziato i risultati raggiunti dagli studenti: «Lo scorso anno poco meno della metà si sono diplomati con una media uguale o superiore a 80, e su 40 ricontattati dalla scuola la totalità ha superato i test di ingresso all'università».
Gli studenti "eccellenti" sono: Luca Arioli, Chiara Aspirandi, Davide Baldanti, Stefano Bianchi, Davide Bisi, Erisa Blinishta, Gianluca Braga, Vittoria Brega, Agnese Castellani, Andrea Chiapponi, Ines Chikhaoui, Carolina Chiesa, Filippo Cravedi, Francesco Dallanoce, Livia Dedja, Silvia Dezza, Francesco Donadio, Mona El Aliane, Mohammed El Yamani, Francesco Ferrari, Riccardo Fiocchi, Riccardo Foti, Giulia Franzini, Simone Fugazza, Alessandro Gherardi, Simone Giammusso, Lorenzo Groppi, Ledja Hoti, Norsaga Hoxha, Xhesika Keka, Xhesika Kriku, Elvis Kurtisi, Simone Lanzillotta, Valter Lo Triglia, Federico Lusardi, Elisa Magro, Jacopo Maltagliati, Davide Maltauro, Giada Marchini, Filippo Massimiliani, Adriana Mema, Federica Meriggi, Giaira Merli, Natthanon Miritello, Giorgia Molinari, Viola Moro, Martina Nguyen, Valentina Nicolini, Angelica Olmo, Camilla Oppizzi, Debora Pallaroni, Casandra Pitu, Claudia Ponzio, Simone Provenzano, Shpendi Rabija, Elias Ricotti, Laura Rossi, Nicolò Russo, Giacomo Salsi, Rosanna Santoro, Harnampreet Singh, Monica Vidackovic, Meba Vitali, Fabio Zamboni, Giorgia Zanetti e Anna Zecca.

Mariangela Milani

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15/11/2014

bettola: cappella dei partigiani uno sforzo comune

Egregio direttore, come segnalato al quotidiano "Libertà" in data 20 gennaio 2014 la precarietà della Cappella dei Partigiani nel Cimitero di Bettola, approfitto della Sua gentilezza e disponibilità per comunicare l'avvenuta sistemazione di tutti i lavori necessari alla citata cappella. Con grande piacere desidero rendere partecipi alla mia gioia e soddisfazione sia Lei che i suoi lettori.
Ritengo doveroso esprimere pubblicamente la mia grande riconoscenza, anche a nome di tutti i familiari dei caduti, al Sindaco Sig. Busca, ai membri della Giunta Municipale e all' A. I. D. O. sezione di Bettola, per il loro interessamento. Un particolare grazie di cuore all'Associazione Volontari alpini di Bettola, al suo Presidente Sig. Carini Carlo progettista, vigilante, animatore e direttore della messa in opera del restauro artistico.
Inoltre colgo l'occasione per segnalare che in questi giorni, volontariamente e generosamente gli alpini hanno iniziato i lavori di sistemazione e pulizia del letto e degli argini del "Rio Montà" che attraversa Bettola e potrebbe esondare e allagare la Piazza Colombo; nel contempo puliranno la circostante Pineta, eliminando tutte le piante infestanti, secche e pericolanti, che ora la rendono impercorribile e inagibile.
I vecchi e veri bettolesi sono legati sentimentalmente alla Pineta perché é stata, in tempi passati, unico parco agibile boschivo, testimone dei primi serali incontri amorosi dei giovani e di giorno dei giochi spensierati e gioiosi dei fanciulli e ritrovo di amici e famiglie per povere merende.
A conclusione di questo mio messaggio lieto, mi piace citare e far meditare sulla frase di Don Giuseppe Puglisi "se qualcuno fa qualcosa, allora si può fare molto".
Mille grazie per la sua cortese collaborazione.

Filomena Molinari
Bettola

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11/11/2014

Gli alunni hanno letto alcuni pensieri sul tema durante la cerimonia in onore dei caduti in guerra

Marsaglia, i bimbi dicono no alla guerra

MARSAGLIA - Una splendida giornata di sole ha salutato la cerimonia indetta nel 96° anniversario della fine della prima guerra mondiale celebrato a Marsaglia ieri mattina nella piazza municipale in occasione della giornata delle Forze armate e dell'Unità nazionale. Un appuntamento a cui hanno preso parte, tra gli altri, rappresentanti della polizia provinciale, il comandante della stazione dei carabinieri di Marsaglia maresciallo Roberto Recrosio, rappresentanti delle associazioni dei combattenti, del locale gruppo alpini, degli studenti della locale scuola elementare e di consiglieri ed amministratori comunale.
Due alpini "a riposo", dopo la benedizione del parroco monsignor Aldo Maggi, hanno collocato la corona di alloro ai piedi del monumento che ricorda i caduti di tutte le guerre.
Dopo l'esecuzione dell'inno nazionale, il sindaco Stefano Gnecchi ha aperto le orazioni pubbliche rivolgendo parole di omaggio alle Forze armate e ricordando non solo i caduti della Grande guerra, ma anche i militari che hanno perso la vita delle missioni di pace e gli uomini delle forze dell'ordine che ogni giorno mettono a repentaglio la loro vita per la sicurezza della popolazione. Non è mancato il ricordo di un altro importante anniversario: i 25 anni dalla caduta del muro di Berlino, avvenuta nel 1989. «Un evento - ha detto il sindaco - che ha cambiato la storia».
I bambini e i ragazzi della scuola primaria di Marsaglia hanno letto pensieri dedicati alla manifestazione, ricordando a tutti l'articolo 11 della Costituzione che recita: «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
Roberto Lupi, presidente provinciale dell'associazione alpini, nel suo intervento ha evidenziato come quest'anno cade il centesimo anniversario dello scoppio del primo conflitto mondiale, anche se Italia entrò in guerra un anno dopo, nel 1915. «Il conflitto - ha detto Lupi - coinvolse 70 milioni di giovani. Di questi 10 milioni risultarono caduti e dispersi. La nostra provincia ne perse oltre quattromila».
A concludere gli interventi è stato Paolo Dosi, sindaco di Piacenza, che ha ricordato che «tutti i Comuni hanno l'importante ruolo di tenere unite la popolazione dai piccoli ai più grandi». Ed ha poi proseguito: «Purtroppo la caduta del muro di Berlino nel mondo non ha visto il superamento dell'uso delle armi per risolvere i conflitti». Ed ha aggiunto: «Un esempio positivo è stato il superamento della difficile situazione in Sudafrica, con la salita del potere di Nelson Mandela».

Paolo Carini

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10/11/2014

Fiorenzuola cardioprotetta: grazie alle "penne nere" arriva il nuovo defibrillatore nella piazza del mercato

Il corso al Ridotto del teatro. Nell'ultimo mese battesimo per tre "salvavita"

FIORENZUOLA - Gli alpini continuano a fare del bene a Fiorenzuola, vegliando oggi sul benessere dei suoi cittadini. Ieri è stato consegnato dal Gruppo alpini alla città un nuovo defibrillatore, posizionato in piazza del mercato. Luogo strategico perché frequentato da tantissime persone ogni giorno della settimana, in particolare il giovedì e il sabato giornate di mercato. Il nuovo dispositivo sanitario, che salva la vita a persone vittime di arresto cardiaco, si trova accanto alla sede degli alpini che si sono resi disponibili a frequentare un corso per l'utilizzo che si terrà giovedì al Ridotto del teatro e sarà esteso ai volontari dei Carabinieri in congedo dell'ANC (che ha la sede sempre presso la scuola Scapuzzi). All'inaugurazione erano presenti il sindaco Giovanni Compiani, l'assessore Augusto Bottioni, il presidente del consiglio comunale Santino Bravo. Intervenuto il geometra-alpino Giorgio Corradi del direttivo della sezione piacentina dell'Ana. Tante le penne nere del gruppo fiorenzuolano schierate. Non poteva mancare Silvana Passera, referente locale di "Progetto Vita" che ha come mission quella di diffondere la cultura dei defibrillatori che consentono un soccorso rapido e un intervento spesso salvifico per le vittime di infarto, come ricordato dalla stessa Passera, accompagnata dalla figlia Sonia Aletti, presidente dell'Aido di Fiorenzuola, altra associazione di volontariato sanitario attiva sul territorio. Nell'ultimo mese sono stati inaugurati a Fiorenzuola ben tre defibrillatori: dall'Avis in piazza Molinari, da un gruppo di imprenditori legati della Notte Bianca nella palestra delle elementari, e ora dagli alpini per la piazza del mercato. «Fiorenzuola diventa il paese della provincia con il più alto numero di defibrillatori, perché la loro presenza è ormai capillare», ha spiegato la Passera, mentre il sindaco Compiani ha annunciato che verrà effettuata una mappatura dei dispositivi presenti (in luoghi pubblici ma anche in dotazione a privati) in modo da avere una rete di protezione il più possibile efficace.

d. men.

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08/11/2014

I giardini di Montale cardioprotetti grazie agli alpini

L'installazione del punto di soccorso con i fondi dell'Adunata nazionale e l'aiuto degli abitanti della zona

Un quartiere attivo, che pensa al benessere e alla salute di tutti gli abitanti. È questa la realtà di Montale che da ieri pomeriggio ha a disposizione un defibrillatore semiautomatico per prevenire al meglio gli eventuali rischi di infarto. Un gentile omaggio della sezione piacentina dell'Associazione Nazionale alpini, con il parziale contributo del Comitato organizzatore dell'Adunata del 2013, e la preziosa collaborazione del Progetto Vita di Piacenza.
I residenti di Montale hanno reso ufficiale l'installazione dell'apparecchio ieri pomeriggio con un "brindisi di cuore" per ringraziare coloro che si sono impegnati nella donazione. Tutti presenti, a cominciare da Giuseppe Rovati, membro del comitato organizzatore e fautore principale dell'iniziativa. Poi Mauro Merli, referente del comitato di cittadini volontari di Montale, l'ex presidente Ana Piacenza Bruno Plucani e l'attuale presidente Roberto Lupi, il revisore e consigliere nazionale degli alpini Roberto Migli, l'assessore comunale Silvio Bisotti, i responsabili per Progetto Vita Giancarlo Bianchi e Salvatore Mancuso e don Silvio Pasquali, parroco di Montale. Il defibrillatore è stato installato nel gazebo del giardino di quartiere e, grazie a speciali allacciamenti che lo manterranno a una temperatura controllata anche se all'aperto, potrà essere funzionante anche nei periodi più freddi. «Speriamo di non doverlo mai utilizzare, ma anche di tenerlo sempre in funzione in caso di necessità - ha commentato l'assessore Bisotti - questa è una bella zona, un quartiere moderno che con il passare del tempo è sempre più qualificato. Grazie all'impegno di tanti soggetti è arrivato anche l'ultimo tassello, un prezioso contributo che dà ancora più lustro al Progetto Vita, nostro fiore all'occhiello nel campo della prevenzione delle malattie cardiache». Plucani ha ringraziato gli organizzatori, in particolare «Mauro Merli, che nel corso dell'Adunata dello scorso anno è stato davvero utile nel dare alloggio qui nei giardini di Montale ai tanti alpini arrivati», pensiero condiviso anche da Lupi. Merli, dal canto suo, ha spiegato come il dono sia «frutto del buon cuore degli abitanti. Abbiamo sistemato il gazebo poco tempo fa, e quasi contemporaneamente Rovati mi aveva confermato che sarebbe arrivato anche il defibrillatore. Tutto questo sta a dimostrare che siamo una comunità attiva e non soltanto degli spettatori, e ciò che facciamo ha sempre il preciso scopo di aumentare e garantire il benessere dei residenti di Montale».

Gabriele Faravelli

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06/11/2014

alpini consegnano defibrillatore: si trova in piazza del mercato

FIORENZUOLA - (dm) Domenica mattina alle ore 10,30 in piazza Cavour (piazza grande del mercato) a Fiorenzuola il Gruppo Comunale degli alpini della sezione provinciale Ana, consegnerà ufficialmente alla cittadina un nuovo defibrillatore in collaborazione con Progetto Vita. Il defibrillatore è stato collocato sulla piazza del mercato, luogo strategico di cerniera tra il centro storico e la zona residenziale sud, piazza che due volte la settimana ospita il mercato ambulante. E' accanto alla sede degli alpini che, oltre a donare il defibrillatore, si sono resi disponibili a frequentare un corso per l'utilizzo che si terrà giovedì 13 novembre e sarà esteso ai volontari dei Carabinieri in congedo dell'ANC, con ingresso da piazza Cavour.

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05/11/2014

Un maggiore alpino rievoca agli alunni la Grande Guerra

GAZZOLA - Con i ragazzi della primaria di Gazzola per partecipare alla cerimonia del 4 Novembre c'era ieri anche il maggiore alpino David Vannucci. Prima di raggiungere il cippo nei giardini municipali, il graduato si è intrattenuto nelle classi rievocando alcuni momenti cruciali della prima guerra mondiale. Vannucci ha così aiutato i ragazzi a prendere parte in modo più consapevole all'evento curato alla perfezione dai colleghi alpini. Il folto gruppo della sezione di Piozzano, guidato da Leopoldo Gogni, ha presenziato al momento di raccoglimento e preghiera officiato dal diacono Roberto Schiavi. «Oggi - ha detto Gogni - il nostro pensiero va a chi ci ha lasciato per difendere valori ed ideali quali unità e Patria. I frutti dello slancio eroico delle persone di cui leggiamo i nomi su questa lapide rappresentano ancora oggi un'eredità di cui stiamo godendo». Di fronte alla giunta al completo, guidata dal sindaco Luigi Francesconi e dal suo vice Stefano Tramelli, Gogni ha manifestato l'intenzione del suo gruppo di «rendersi utile alla collettività nel caso fosse necessario». Una cerimonia resa ancor più emozionante dai canti degli scolari.

Corrado Todeschi

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31/10/2014

Castagnata in allegria con gli alpini nella casa per anziani di Monticelli

monticelli - (m. mot.) "W gli alpini". Sono state le castagne che di lì a poco sarebbero state gustate dagli ospiti, dai parenti e dagli operatori dell'Rsa di Monticelli d'Ongina a comporre il benvenuto al Gruppo alpini di Monticelli. Nella struttura che ospita una ventina di anziani in via Donatori del Sangue è stata imbastita una giornata all'insegna della solidarietà e della promozione sociale con musiche, balli e canti. «Ormai la castagnata è un appuntamento tradizionale delle nostre iniziative, ma sotto il "titolo" di castagnata si cela un pomeriggio di promozione sociale per gli ospiti della struttura e un percorso di porte aperte dell'Rsa, che vuole porsi nei confronti del territorio in un rapporto di interscambio continuo» ha spiegato la coordinatrice della struttura gestita da Coopselios, Carla Sforza Visconti. Così, intanto che le castagne venivano pronte ecco gli ospiti del centro esibirsi al microfono grazie al supporto del fisarmonicista Daniele e la sua band. Non sono mancate torte fatte in casa, balli e musiche popolari. «Non è semplice né scontato organizzare questo genere di iniziative in una struttura che accoglie anziani non autosufficienti - spiega ancora Sforza Visconti - ma grazie all'aiuto di tutti possiamo mettere in programma dei momenti di divertimento che affiancati ai percorsi studiati per gli utenti possono significare una più alta qualità della vita».

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30/10/2014

Le penne nere colorano Cortemaggiore

Premiazioni, musica e majorette. Onore ai caduti e omaggio ai carabinieri

Cortemaggiore - alpini in festa a Cortemaggiore. Premiati tre volontari e donato il tricolore alla caserma dei carabinieri di Villanova. Un corteo è partito dalla sede degli alpini, che si trova presso il convento francescano. In testa alla manifestazione si trovavano le majorette e la banda La Magiostrina, seguite da due alpini che portavano la corona d'alloro e da un altro alpino che teneva il tricolore. Poi hanno sfilato lo stendardo del comune di Cortemaggiore e i numerosi labari delle associazioni di volontariato ed ex combattentistiche. Hanno partecipato al corteo anche le autorità civili, religiose e militari: i sindaci di Cortemaggiore, Gabriele Girometta, di Besenzone, Luigi Garavelli, e di San Pietro, Manuela Sogni; l'assessore Paolo Ramelli, in rappresentanza di Villanova e l'assessore Giovanni Cerioni in rappresentanza di Cadeo; i marescialli dei carabinieri comandanti la caserma di Villanova, Francesco Cutuli, e quella di Cortemaggiore, Salvatore Cristiano; il presidente provinciale degli alpini, Roberto Lupi e il superiore del convento di Santa Maria di Campagna, padre Secondo Ballati. A seguire tante penne nere, i baschi bordeaux dei parà e le bustine dei carabinieri in congedo. Al monumento dei caduti si è svolta la cerimonia dell'alzabandiera e della deposizione della corona d'alloro, che, come ha commentato il presidente Lupi, è un gesto che non manca mai nei ritrovi degli alpini, ma che assume una rilevanza particolare man mano che ci si avvicina al 2015, anno nel quale verrà ricordato il centenario dello scoppio della prima guerra mondiale. Affollata la chiesa dell'Annunziata dove padre Secondo ha celebrato la messa, animata dalla corale di Cortemaggiore e dal tenore Luca Veneziani che ha cantato come voce solista il "Gloria". Dopo la comunione il capogruppo degli alpini di Cortemaggiore, Fabio Devoti, ha letto la "preghiera dell'alpino". Al termine della celebrazione il sindaco Girometta, il presidente Lupi ed il vicepresidente degli alpini paracadutisti Gualberto Biffi hanno rivolto i saluti ufficiali a tutti i presenti. Come da tradizione, sono quindi state consegnate tre targhe ad altrettanti componenti del gruppo magiostrino. Oltre all'alpino Manuele Braghieri sono stati premiati per il loro impegno anche gli amici Stefano Agosti e Pierluigi Pea che Devoti ha encomiato dicendo che "a loro manca solo il cappello per essere veri alpini". Infine il gruppo alpini di Cortemaggiore ha fatto dono alla caserma dei carabinieri di Villanova di un tricolore, consegnandolo nelle mani del maresciallo capo Francesco Cutuli.


Leonardo Tomasetti

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27/10/2014

 

Dall'adunata alpini fondi per studiare il midollo osseo

 

Borsa di studio da duemila euro assegnata dalla Sezione Ana alla ricercatrice Samantha Guidotti

 

piacenza - Duemila euro per portare avanti le proprie ricerche sulle compatibilità di midollo osseo tra paziente e donatore. È il generoso contributo che la dottoressa piacentina Samantha Guidotti ha ricevuto, sotto forma di borsa di studio, dalla sezione provinciale dell'Ana (Associazione Nazionale alpini). Riconoscimento reso possibile dalla collaborazione tra Admo locale e Reparto di Ematologia Clinica e Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell'ospedale di Piacenza. La borsa di studio alla dottoressa Guidotti, accompagnata da famigliari e amici, è stata consegnata ieri mattina nella sala conferenze "Ennio Arzani" del Reparto Malattie Infettive. Presenti, per la Sezione alpini, Roberto Lupi (presidente in carica), Roberto Migli (tesoriere) e Bruno Plucani (ex presidente), per il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale Agostino Rossi (direttore del Servizio Trasfusionale e capodipartimento di Patologia Clinica), Angela Rossi (referente Lab. Immunogenetica HLA e Centro Donatori PC01) e Diego Ferrarese (biologo); per Admo Mauro Malaspina (consigliere) con alcuni volontari, e per il Reparto Ematologia e Centro Trapianti Midollo Osseo il direttore Daniele Vallisa. Samantha Guidotti, biologa 28enne di Castel San Giovanni, ha lavorato per quattro anni nel Centro Trasfusionale avviando un progetto formativo iniziato nel 2012 con uno stage di tre mesi a Bristol (UK), con il quale ha approfondito la conoscenza delle nuove metodologie che consentono di definire ai massimi livelli il grado di tipizzazione HLA dei donatori di midollo osseo e dei pazienti oncoematologici candidati al trapianto di midollo osseo, assicurando così l'identificazione del miglior donatore per ogni paziente. Le tecniche di sequenziamento richiedono però competenze specifiche di alto livello, acquisibili solo attraverso percorsi formativi dedicati e qualificati. La loro applicazione all'interno di strutture accreditate EFI (European Federation for Immunogenetics), tale è il Laboratorio di Immunogenetica HLA e C/Donatori PC01 presente nel Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell'ospedale piacentino, richiede inoltre programmi formativi certificati dall'EFI stessa. L'aiuto per continuare questo percorso è arrivato quindi dal comitato organizzatore dell'Adunata del 2013, svoltasi a Piacenza, con una borsa di studio di 2mila euro. «Una collaborazione voluta per fornire servizi sempre più efficienti ai nostri pazienti», hanno sottolineato i presenti.


Fara

 

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26/10/2014

 

sarmato Lavagne Lim in dono alle Medie dagli alpini e dall'azienda Fugazza

Una scuola più multimediale

 

SARMATO - Non una, ma ben due lavagne multimediali (dette Lim) in un colpo solo per le scuole medie di Sarmato: grazie alla generosità del locale gruppo alpini e dell'azienda agricola Fugazza di Gragnanino. La consegna si è svolta ieri mattina, alla presenza di autorità, insegnanti e alunni. La prima lavagna, per la 2ªA, è stata acquistata dal gruppo alpini "Don Bruno Negri" assieme al contributo personale di Barbara Marazzi, consulente finanziaria di Banca Fideuram; la seconda, che sarà montata tra pochi giorni nella 3ªB, è stata invece offerta dall'azienda agricola Fugazza, su proposta del Comune. L'azienda, rappresentata ieri da Lorenzo Marini e Sergio Bergonzi, ha già avuto modo di aiutare altri comuni della zona e ora - data la sua attività sul territorio sarmatese, ha offerto la sua disponibilità per aiutare le scuole. Grazie a queste nuove lavagne che mandano in pensione gessi e ardesia, i ragazzi potranno agire sullo schermo grazie a un proiettore e a un computer, vedere immagini e filmati o navigare su internet: attività che il vecchio libro di testo non consentiva. «La tecnologia non risolve i problemi, ma aiuta a imparare in maniera migliore» spiega il dirigente scolastico Maurizio Albertini. «Questo è solo uno strumento e tale deve restare: per imparare, ci vuole comunque sacrificio, fatica e sudore».
Grazie a queste nuove donazioni, salgono a tre le Lim presenti nelle medie: la prima era stata donata la scorsa primavera da una "squadra" composta da alpini, Avis, Banca Mediolanum e gli allora assessori comunali con il sindaco. «Ci siamo accorti che una lavagna non era sufficiente per tutti gli studenti» spiega il capogruppo degli alpini Sesto Marazzi. «Così ci siamo dati da fare e abbiamo raggiunto l'obiettivo. Da sempre siamo vicini alle scuole: dal sostegno alle materne fino all'istituzione nel 1984 delle borse di studio ai ragazzi meritevoli delle scuole medie». Dietro alla donazione dell'azienda Fugazza, c'è lo zampino dell'amministrazione. «Purtroppo i soldi a disposizione sono limitati e siamo costretti a cercare finanziamenti altrove» spiega il sindaco Anna Tanzi. «Chiediamo aiuto agli alpini, ma anche alle realtà "vive" del nostro territorio come l'azienda Fugazza che altrove ha già fatto analoghe donazioni». La prima delle due Lim è stata benedetta dal parroco don Silvio Cavalli che ha voluto ricordare come la lavagna sia una strumento «che può fare bene ma anche male se usato scorrettamente» e ha invitato i ragazzi a farne buon uso.


Cristian Brusamonti

 

 

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26/10/2014

 

alpini di Cortemaggiore nella valle dell'Enza: più di un quintale di castagne benefiche

 

Penne nere, l'unione fa la forza


Più di un quintale di castagne sono state preparate da una delegazione di alpini di Cortemaggiore insieme alle penne nere di Montechiarugolo (Parma). La trasferta nella valle dell'Enza si è svolta domenica scorsa in occasione della festa benefica della pigiatura, tradizionale appuntamento autunnale alla Vignazza di Montechiarugolo. Nelle foto lo stand degli alpini e lo scambio di guidoncini fra Remo Reverberi, vicecapogruppo degli alpini di Montechiarugolo e Roberto Boaron, vicecapogruppo delle penne nere di Cortemaggiore.

 

 

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22/10/2014

 

L'intervento è stato effettuato dalla Protezione civile delle penne nere (Ana Rer)

 

Montà più sicuro grazie agli alpini

 

Sistemato il rio che avrebbe potuto mettere in pericolo Bettola

 

BETTOLA - Prevenzione e sicurezza erano gli obiettivi dell'intervento effettuato sugli argini del rio Montà dalla Protezione civili degli alpini di Piacenza-Emilia Romagna (Ana Rer), voluto e coordinato dal Comune insieme alla Comunità montana e al Corpo forestale.
«Da un anno stiamo lavorando a questo intervento - osserva il sindaco Sandro Busca - e dopo diversi incontri con gli alpini della protezione civile, anche tramite il gruppo alpini di Bettola, i lavori sono potuti iniziare e oggi sono giunti a conclusione. Nell'assemblea provinciale della protezione civile, l'Ana Rer aveva messo in agenda i lavori di Bettola. Con il gruppo abbiamo fatto sopralluoghi, insieme alla Forestale e alla Comunità montana, per intervenire sul corso d'acqua. Quei lavori sarebbero di competenza del Servizio tecnico di bacino, che li ha messi in scaletta, ma attualmente le priorità sono state altre, in particolare quelle di somma urgenza legate alle frane. Il Comune ha quindi preso l'iniziativa per ragioni di prevenzione, di sicurezza e di igiene, in un momento in cui è più che mai necessario intervenire».
La squadra di protezione civile ha pulito tutto il tratto compreso tra via Molinari e la strada provinciale per il Cerro che passa a monte, con taglio delle alberature e pulizia delle sponde.
Il gruppo alpini di Bettola ha fattivamente collaborato e ha realizzato la staccionata - al posto della ringhiera in via Molinari e protezione del Rio - con le stesse piante tagliate.
«Durante i lavori - ha informato Busca - sono state riscoperte due peculiarità: le bellissime briglie idrauliche, un bell'esempio di come si dovrebbero fare gli interventi sui corsi d'acqua che possono costituire un effettivo pericolo, e la pavimentazione in sasso del grande canale che passa sotto via Molinari e sotto la parte di San Giovanni, nella zona del supermercato Sigma sino allo sbocco nel Nure a valle del ponte. Vi era cresciuta molta vegetazione che con la piena avrebbe potuto ostruire il deflusso d'acqua con il rischio di allagare piazza Colombo e altre parti del paese, com'era già avvenuto in passato. Per questo abbiamo chiesto al Servizio tecnico di bacino una perlustrazione con una piccola ruspa senza cabina percorrendo tutto il canale fino alla foce per verificare che non ci siano possibili intoppi o cause che possano bloccare il deflusso delle acque. Ringraziamo gli alpini e speriamo che possano essere disponibili anche in altre occasioni sul nostro territorio».


Nadia Plucani

 

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22/10/2014

 

La castagnata ha chiuso la stagione degli alpini a Perino

 

Le penne nere colorano il fiume


Il gruppo alpini di Perino ha ufficialmente chiuso la stagione delle feste con il successo della castagnata. «Siamo molto contenti - ha dichiarato il capogruppo Luciano Mazzari - anche per il clima di collaborazione che ci unisce alle altre associazioni. Prestiamo il nostro servizio a favore della comunità con grande piacere». Le penne nere del paese nelle scorse settimane hanno sistemato e dipinto la staccionata lungo il Trebbia.

 

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22/10/2014

 

Domenica targhe a tre componenti del gruppo alpini

 

Cortemaggiore - (lt) alpini in festa domenica a Cortemaggiore. Alle 9,15 partendo dalla sede, nel convento francescano, un corteo accompagnato dalla banda La Magiostrina, raggiungerà il monumento dei caduti per l'alzabandiera e la deposizione di una corona d'alloro. Alle 10 nella chiesa francescana padre Secondo Ballati celebrerà la messa. Poi sarà donato il tricolore alla caserma dei carabinieri di Villanova e saranno assegnate targhe a tre componenti del gruppo.

 

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18/10/2014

 

Arrivati 4 nuovi defibrillatori

 

In due piazze, alle Elementari e alla società sportiva Fulgor

 

FIORENZUOLA - Il San Fiorenzo porta con sé una solidarietà che fa bene al cuore. In questi giorni sono infatti arrivati a Fiorenzuola ben quattro nuovi defibrillatori, già tutti funzionanti e installati. Si tratta del nuovo defibrillatore installato nella palestra delle scuole elementari sabato scorso grazie al contributo di una serie di realtà economiche protagoniste delle feste in piazza Caduti e piazza Molinari durante la Notte bianca. Nella stessa giornata di sabato scorso, ma al mattino, la sezione Avis inaugurava un altro defibrillatore in piazza Molinari, di fianco della farmacia Mantovani. Anche il gruppo alpini ha acquistato un nuovo defibrillatore che ha posizionato in piazza Cavour, all'ingresso della casa delle associazioni nella ex scuola Scapuzzi. Il defibrillatore "degli alpini" sarà inaugurato presto e sarà accompagnato da un corso per il suo corretto utilizzo.
Stamane, sabato, sarà consegnato un quarto defibrillatore, di tipo portatile, alla società sportiva Fulgor. La cerimonia di consegna avverrà alle ore 11 all'ex Macello dove è in corso la mostra sui 40 anni della società e sul calcio giovanile a Fiorenzuola, oltre che la riunione nazionale dell'Unione collezionisti calcio. Una bella cornice per dare rilievo alla consegna del defibrillatore dalle mani di Silvana Passera, referente di Progetto vita, a quelle del presidente Fulgor Franco Pastorelli. Sarà presente il consigliere nazionale della Figc Luigi Pelò. Il presidio sanitario può infatti essere decisivo anche in contesto sportivo, per salvare la vita a giovani atleti che subiscano in campo attacchi cardiaci. «D'altronde problematiche di questo tipo possono arrivare a colpire persino i bambini», ha ricordato Silvana Passera sabato scorso, al momento del taglio del nastro del defibrillatore per la palestra delle scuole. Gianmaria Tirotto e Marco Cesena erano intervenuti in rappresentanza delle realtà economiche che hanno finanziato l'acquisto: Tre Mori, Zed Computer, Locanda San Fiorenzo, Cascina Scottina, distributore Coil. «Siamo un gruppo di amici che hanno in comune alcune attività imprenditoriali a Fiorenzuola. Il nostro dono alla collettività nasce dalla Notte Bianca 2014 che essendo una manifestazione di aggregazione, deve avere una componente di solidarietà».
Progetto Vita ha già portato a Fiorenzuola 12 presidi salvavita, oggi installati al Palazzetto, al polo Mattei, alle elementari, alle caserme dei carabinieri e della guardia di finanza, al campo sportivo (in dotazione a Us Fiorenzuola e Sporting), al centro Cappuccini, in piazza del mercato e in piazza Molinari.


d. men.

 

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15/10/2014

 

castelsangiovanni Il nuovo strumento sarà impiegato nel reparto di medicina

 

Una "sonda" in dono dagli alpini

 

Le penne nere dotano l'ospedale di una preziosa apparecchiatura

 

Castelsangiovanni - Il grande cuore degli alpini di Castelsangiovanni continua a battere per l'ospedale, a favore del quale le penne nere castellane hanno donato un nuovo utilissimo apparecchio al servizio del reparto di medicina. Si tratta di una sonda ecografica lineare utile per studiare in maniera precisa e veloce lo stato di salute, ad esempio, delle ghiandole e dei vasi sanguigni. Fino ad oggi il reparto di medicina dell'ospedale unico della Valtidone e Valluretta non era dotato di questo strumento che permette diagnosi veloci e molto puntuali.
L'apparecchio è stato consegnato l'altra mattina al responsabile del reparto, il primario Donato Capuano, e alla direttrice dell'ospedale, Carolina Cuzzoni, da una delegazione di penne nere guidate dal capogruppo Graziano Zoccolan. Gli alpini hanno finanziato l'acquisto di questa nuova sonda grazie a fondi raccolti in occasione di feste e di eventi pubblici che hanno permesso loro di raggiungere la somma necessaria.
La sonda "completa" una precedente donazione che era stata fatta dagli alpini di tutta la Valtidone e della Valluretta a favore dell'ospedale. La volta precedente le penne nere, grazie a una "grigliata verde" organizzata ad Agazzano, avevano regalato un ecografo palmare che era stato destinato sempre al reparto di medicina. «Si tratta di strumenti facilmente trasportabili - ha detto il primario Capuano - che possono essere spostati con agilità tra le corsie dei reparti ospedalieri». Non solo. Gli alpini di Castello in passato avevano donato anche sette televisori a muro, che erano stati installati nelle camere che ospitano i pazienti.
Un "grazie" agli alpini è stato espresso dal sindaco Lucia Fontana. «Questo - ha detto - è un gesto che dimostra ancora una volta quanto i nostri alpini siano sempre presenti laddove ci sia bisogno. Per me e per tutta Castelsangiovani avere un gruppo di alpini presenti sul territorio e sensibili alle sue esigenze rappresenta un motivo di orgoglio».
Un ringraziamento è stato espresso anche dalla direttrice del presidio ospedaliero, Carolina Cuzzoni, a nome di tutti gli operatori che lavorano nella struttura castellana.
Gli alpini di Castello, che il prossimo anno ospiteranno sul loro territorio la Festa Granda, si preparano ora a altro evento benefico: il 15 novembre al liceo Volta ci sarà la consegna di cinque borse di studio a favore degli studenti meritevoli.


Mariangela Milani

 

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14/10/2014

 

In Santa Maria di Campagna.  La messa per i Caduti alpini


Nella basilica di Santa Maria di Campagna si è tenuta l'annuale messa provinciale per gli alpini Caduti. Durante la celebrazione il capo gruppo di Piacenza Gino Luigi Acerbi ha letto la preghiera dell'alpino. Il presidente sezionale Roberto Lupi ha rivolto un breve saluto alle autorità presenti, tra cui il sindaco Paolo Dosi, l'assessore Silvio Bisotti e l'assessore regionale Paola Gazzolo.

 

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13/10/2014

 

Premio "alpino" ai super studenti

 

Consegnate a Sarmato le borse istituite in memoria di Franco Braghieri
Nuovo pulmino per la Protezione civile Ana attrezzato per le emergenze

 

SARMATO - Un nuovo pulmino, altri sette soci e più servizi a favore della comunità: sono gli obiettivi già raggiunti dal gruppo alpini di Sarmato che ieri ha messo in scena la tradizionale castagnata.
Dopo la serata danzante di sabato, ieri le penne nere provenienti anche dalle sezioni limitrofe hanno sfilato per il paese con in testa la banda musicale Orione di Borgonovo. Con loro, erano presenti anche l'Amministrazione comunale, il comandante della tenenza di Castelsangiovanni della guardia di finanza Giacomo Forteleoni, il tenente colonnello dell'esercito Michele Masiello, il maresciallo dei carabinieri di Sarmato Bartolo Palmieri, Gianni Ponzi dell'aeronautica militare e l'assessore di Borgonovo Matteo Lunni. E naturalmente non sono mancate le caldarroste, simbolo della giornata.
Quest'anno, dopo il pick-up dello scorso anno, il gruppo ha allargato il parco macchine con l'acquisto un nuovo pulmino da dare un affido alla Protezione civile Ana in caso di emergenze. «Il mezzo rimarrà però a disposizione della comunità per scopi sociali - chiarisce il capogruppo Sesto Marazzi -. Potrebbe essere utilizzato dalla parrocchia o da anziani con necessità di trasporto». Il mezzo è stato inaugurato ieri mattina, scoprendolo dal tricolore che lo copriva, con la benedizione di don Silvio Cavalli. Dopo la messa, celebrata assieme all'alpino don Federico Tagliaferri e al diacono alpino Emilio Boledi, è tornata come ogni anno la consegna delle borse di studio agli studenti di terza media Benedetta Cavalli, Mattia Di Cristofaro, Carlotta Esposito, Elia Marzoli, Florin Mocanu, Gabriele Olcelli, Lucia Torre (che ha ricevuto il premio proprio dal nonno alpino Giuseppe Marazzi), Valentina Travuzzi e Mattia Vegetti. Il premio in denaro è stato offerto dalla famiglia Braghieri in ricordo dell'alpino Franco, rappresentata ieri dalla professoressa dell'Università Cattolica Franca Cantoni e da don Cavalli. «Una tradizione ormai consolidata perché crediamo nelle nuove generazioni» aggiunge il capogruppo. «E il 70% dei nostro premiati si sono laureati».
Sesto Marazzi ha festeggiato i suoi 50 anni di alpino in compagnia di alcuni commilitoni giunti a Sarmato per l'occasione. «Per la prima sono diventato capogruppo e devo ringraziare tutti gli alpini di Sarmato che mi hanno aiutato. E chissà cosa direbbero ora i nostri "veci" se potessero vedere questa sede che così tanto hanno desiderato». Il sindaco Anna Tanzi ha invece ricordato il ruolo degli alpini, tra i sacrifici della guerra e le missioni di pace, ma anche la solidarietà verso la patria e la popolazione. «E tra la cura della fontana di San Rocco e il carrello solidale, si danno da fare gratuitamente, senza chiedere nulla a nessuno».
Nel corso della giornata, inoltre sono state consegnate nuove sette tessere del gruppo alpini di Sarmato: Gabriele Rizzi, Luigi Gobbi, Ulisse Bocenti, Mario Basso, Giovanni Bassi, Stefano Peveri e Stefano Marchetti sono entrati a far parte a tutti gli effetti del gruppo. Un bel segnale di rinnovamento che potrebbe dare continuità all'associazione e dare forze nuove per l'organizzazione degli eventi. «In realtà già alcuni di loro si sono dati da fare, seguendo lo spirito alpino - sottolinea Marazzi -. C'è chi si è già messo dietro ai fornelli della festa di oggi o chi ha fatto il meccanico per sistemare i nostri mezzi». E presto, come già annunciato, c'è l'intenzione di acquistare una nuova lavagna multimediale, la cosiddetta "Lim", per i ragazzi delle scuole medie.


Cristian Brusamonti

 

 

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11/10/2014_2

 

Una nuova lavagna multimediale per i ragazzi delle scuole medie

 

SARMATO - (crib) L'anno scorso, a compiere i 50 anni, fu il gruppo alpini di Sarmato. Quest'anno è invece il nuovo capogruppo Sesto Marazzi a festeggiare la stessa ricorrenza. Non una compleanno, s'intende, ma una fedeltà al gruppo alpini che dura da ben dieci lustri, da quando indossò per la prima volta il cappello con la penna nera. E quella, per Marazzi, è stato anche l'episodio più bello di 50 anni di storia personale con gli alpini. «Era il Natale del 1966, credo, quando sono tornato a casa dal militare» ricorda il capogruppo con una certa emozione. «Si sono presentati a me la mia fidanzata, quella che oggi è diventata mia moglie, e gli alpini Ettore Poggi e Albino Losi, gli stessi che istituirono per primi le borse di studio per i ragazzi delle scuole. Mi hanno chiesto di unirmi a loro. "Cosa c'è da fare? " ho chiesto loro in dialetto. E loro semplicemente hanno risposto "Vieni con noi", la stessa frase che poi abbiamo utilizzato l'anno scorso come slogan per i nostri 50 anni della sezione. È un momento che ricorso ancora con molta emozione».
Da allora, di strada sotto ai piedi dell'alpino Marazzi ne è passata, fino a raggiungere i vertici dell'Ana piacentina, con un occhio di riguardo verso il paese di Sarmato. E ora che è tornato a guidare il gruppo sarmatese, succedendo a Pierangelo Arati, annuncia le prossime novità, prima fra tutte la consegna di una nuova lavagna multimediale per i ragazzi delle scuole medie. «Già l'anno scorso avevamo partecipato con l'Avis e uno sponsor privato ad acquistare una "Lim" per i ragazzi ma già in quell'occasione ci eravamo resi conto che non sarebbe bastata a coprire tutte le classi. Così, abbiamo deciso di rimboccarci le maniche nonostante le difficoltà economiche per poter donare una nuova lavagna, che consegneremo prossimamente. Sappiamo bene come oggi l'insegnamento e la cultura passino anche attraverso queste nuove tecnologie».
Non solo, in occasione della festa di domani, saranno consegnate le tessere a sette nuovi iscritti al gruppo alpini di Sarmato: un segnale che fa ben sperare per il rinnovamento e la longevità del gruppo. In quell'occasione, inoltre, saranno presenti anche diverse persone che, in maniera diversa e senza essere necessariamente alpini, collaborarono per la buona riuscita della penultima Adunata Nazionale a Piacenza, il cui ricordo ancora fatica a sbiadire nella mente di molti. Intanto, per gli alpini sarmatesi il lavoro non smette mai: prosegue anno dopo anno l'impegno per la consegna della borse di studio agli alunni meritevoli e, da poco tempo, grazie ad una convenzione con il Comune, le penne nere hanno preso in gestione l'area della Fontana di San Rocco per la sua manutenzione e cura., con risultati già apprezzabili

 

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11/10/2014

 

Castagnata con gli alpini

Nel vivo della kermesse. Oggi stand e tanta musica

 

di CRISTIAN BRUSAMONTI
SARMATO - (crib) Entra oggi nel vivo il raduno di gruppo degli alpini di Sarmato, la castagnata che segna l'inizio della stagione autunnale in collaborazione con l'Associazione Nazionale alpini e la Famiglia Alpina Sarmatese, Oggi, ma soprattutto domani, il portico degli alpini - alla sede di via San Rocco dietro alla chiesa - è pronto ad animarsi, anche con il ritorno dei fuochi d'artificio.
Dopo il concerto di ieri sera nella chiesa di Santa Maria Assunta con i coro parrocchiale e quello Alpino Val Tidone, quest'oggi l'appuntamento è alle ore 19 con l'apertura degli stand gastronomici, dove non mancheranno come piatti forti i pisarèi e la pìcula ad cavàl. A partire dalle 20.30, invece, tutti in pista per ballare al chiuso del portico con l'orchestra Renzo e i Menestrelli.
Il vero e proprio raduno delle penne nere, però, si terrà domani. Si partirà alle ore 9 con l'ammassamento dei partecipanti presso la sede del gruppo alpini e la benedizione del pulmino del gruppo, affidato alla Protezione Civile Ana. Alle 9.45 inizierà la sfilata con in testa la banda musicale Orione di Borgonovo Val Tidone, con una breve sosta commemorativa alla casa per anziani "Don Bruno Negri", sistemata proprio dagli alpini qualche anno fa; seguirà l'alzabandiera in piazza Roma al monumento dei Caduti, dove sarà deposta la corona e saranno resi gli onori. Alle 10.30, nella chiesa maggiore di Sarmato, sarà quindi celebrata la Santa Messa da parte del parroco don Silvio Cavalli assieme all'alpino don Federico Tagliaferri e al diacono alpino Emilio Boledi, accompagnata dal Famoso Coro di Cantù.
Al termine della celebrazione viene riconfermato uno dei momenti più importanti del raduno, quello della consegne delle borse di studio dedicate all'alpino Franco Braghieri. Gli alunni delle scuole medie che quest'anno riceveranno il contributo in denaro sono Benedetta Cavalli, Mattia Di Cristofaro, Carlotta Esposito, Elia Marzoli, Florin Mocanu, Gabriele Olcelli, Lucia Torre, Valentina Travuzzi e Mattia Vegetti. Contestualmente, ci saranno i discorsi delle autorità poi, dalle 12.30, tutti a pranzo sotto al tendone. Nel pomeriggio, invece, alle 15.30, tornerà il Famoso Coro di Cantù con lo spettacolo "La Bela Gigogin" con canti del risorgimento e dell‘emigrazione, sorretti da una vera e propria sceneggiatura; alle 17.30 il Tricolore salirà al cielo con il lancio di palloncini verdi bianchi e rossi da parte dei bambini per poi tornare in serata a cenare e ballare, dalle ore 20, con l'orchestra Beppe Maccagni. Infine, alle 21, ritorneranno dopo diversi anni di assenza i fuochi d'artificio.
Per tutte e due le giornate, naturalmente, rimarranno a disposizione le caldarroste, dalle 17 alle 23 di oggi e dalle 9 alle 23 di domani; sempre domani, sarà presente l'esposizione di mezzi militari e d'epoca di Paolo Prati, oltre alle foto del fronte greco-albanese di Ezio Egalini.

 

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10/10/2014

 

Il colonnello Rossi lascia il 6° alpini

 

Il colonnello piacentino Luigi Rossi dopo tre anni ha lasciato il comando del 6° reggimento alpini di Brunico ed è stato trasferito al Comando truppe alpine di Bolzano. Alla cerimonia, nella caserma Cantore di San Candido, hanno assistito, oltre ai familiari, anche gli alpini della Sezione di Piacenza e del Gruppo di Ferriere con l'ex presidente sezionale Bruno Plucani.

 

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10/10/2014

 

Un concerto di cori in chiesa apre la tre giorni degli alpini

 

SARMATO - (crib) Prenderanno il via stasera a Sarmato i tre giorni di festa organizzati in occasione della tradizionale castagnata promossa in occasione del raduno del gruppo degli alpini di Sarmato. Oggi alle ore 21, nella chiesa parrocchiale del paese, risuoneranno le voci del coro Alpino Valtidone e di quello parrocchiale "Santa Maria Assunta in Cielo". Ma questo sarà solo un "antipasto" della festa vera e propria di domani, con la serata danzante e gli stand alla sede degli alpini, mentre domenica si terrà, tra le altre cose, la tradizionale sfilata e la consegna delle borse di studio agli alunni meritevoli del paese.

 

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09/10/2014

 

«A Piacenza la "baita" degli alpini»

 

Con 130mila euro le penne nere acquistano in via definitiva dalla Provincia la casa cantoniera di via Cremona concessa in uso gratuito dal 2012 al 2014

 

«Finalmente abbiamo una casa». Il presidente della Provincia Massimo Trespidi ha messo la firma su uno dei suoi ultimi atti adottando la delibera per l'alienazione dell'ex casa cantoniera di via Cremona in favore dell'associazione Piacenza Alpina e quindi della sezione piacentina dell'Ana.
«Come direbbe un escursionista "Siamo arrivati a baita! ", la casa cantoniera era il nostro obbiettivo e grazie al presidente Trespidi ci siamo riusciti - ha detto il presidente della sezione alpini di Piacenza Roberto Lupi -, nella nuova sede porteremo le attività di protezione civile specializzata nell'anti incendio e nel dissesto idrogeologico».
Gli alpini dovranno versare alla Provincia 130mila euro. «Compiremo l'atto di cessazione prima del 31 dicembre di quest'anno così che gli alpini possano entrare effettivamente in possesso della casa cantoniera dal 1° gennaio 2015», ha spiegato Trespidi: «La Provincia ha deciso di avviare la trattativa diretta per mantenere fede a una promessa fatta al tempo dell'Adunata e rispettando, nel contempo, il regolamento provinciale».
Ricordiamo che dal luglio del 2012 fino al 31 dicembre del 2014 gli alpini hanno avuto, e avranno, l'immobile in comodato d'uso gratuito. «Questo atto sancisce la straordinaria collaborazione fra gli alpini e la Provincia - ha aggiunto Trespidi -, volevamo dare una casa definitiva agli alpini di Piacenza e ci siamo riusciti».
Ma che fine farà lo stabile degli alpini situato all'arena Daturi? «La sede del gruppo alpini di Piacenza rimarrà al Daturi in modo che gli alpini possano continuare a presidiare l'area - ha spiegato il presidente Lupi - e poi perché il campo è intitolato a due fratelli alpini caduti nella campagna greco-albanese».
Estremamente soddisfatto del risultato raggiunto anche Bruno Plucani, da tutti definito il presidente dell'Adunata degli alpini di Piacenza: «Questo è il seguito ideale dell'Adunata - ha detto - devo ringraziare Trespidi per aver mantenuto la parola data, tutti i suoi collaboratori, ma anche il vice presidente della Provincia Maurizio Parma per essere stato uno dei principali promotori dell'iniziativa».
Quello fra Trespidi e gli alpini sembra essere un sodalizio destinato a perdurare nel tempo: «Desidero invitare Trespidi come nostro ospite all'Adunata nazionale degli alpini che si terrà all'Aquila nel 2015 - ha detto Roberto Migli, revisore conti associazione nazionale alpini -, per noi sarebbe un onore». L'incontro si è quindi chiuso con la promessa del presidente di non mancare all'appuntamento.


Nicoletta Novara

 

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08/10/2014

 

Via Cremona, gli alpini comprano la casa cantoniera

 

Fino ad ora era in comodato gratuito per l'Adunata. La Sezione Ana di Piacenza sborserà 130mila euro

 

Il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, gliela aveva promessa come "dono" dell'istituzione di via Garibaldi per aver portato a Piacenza l'Adunata Nazionale 2013.
E così è stato, anche se la parola "dono" ha bisogno delle virgolette. Gli alpini della Sezione Ana di Piacenza dovranno infatti sborsare la cifra di 130mila euro per acquistare la casa cantoniera di via Cremona 1. L'intervento della Provincia ha agevolato l'acquisizione di fatto escludendo altri possibili contendenti se si fosse seguita la procedura dell'asta pubblica. Ecco perchè, in fondo, di regalo si tratta.
Questa mattina il passaggio di proprietà verrà ufficializzato nella sede dell'amministrazione provinciale alla presenza del presidente Massimo Trespidi. Per gli alpini saranno presenti il presidente della Sezione Ana di Piacenza, Roberto Lupi, il revisore dei conti nazionale Roberto Migli, l'ex presidente di sezione Bruno Plucani, sotto il cui mandato si è tenuta l'Adunata Nazionale.
La casa cantoniera era infatti stata ristrutturata dagli alpini e destinata a sede del Coa, il Comitato organizzatore dell'Adunata. La Provincia aveva ceduto l'immobile in comodato gratuito proprio al Coa per tutte le sue esigenze e mettendo come vincolo temporale l'esistenza del Comitato stesso. Tale organismo è tuttora in vita e lo sarà verosimilmente fino al 31 dicembre di quest'anno per la chiusura definitiva dei bilanci e di tutte le attività connesse all'Adunata. Nel frattempo in via Cremona si è trasferita la sede della Sezione Ana di Piacenza che ha così lasciato l'immobile degli spogliatoi del campo Daturi. Là rimane per il momento la sede del Gruppo alpini di Piacenza.


fed. fri.
 

 

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07/10/2014

 

A noi alpini insegnano i veri valori della vita

 

Gentile Direttore, ho potuto apprendere con piacere e orgoglio dei sentiti ringraziemanti nei confronti di noi alpini da parte di quelle 5 ragazze di Pianello che erano a servizio della "Festa Granda" (festa provinciale) di quest'anno che si è tenuta nel loro gentile borgo in Val Tidone, alla quale pure io ho partecipato. Ebbene io ora ringrazio loro, e credo di farlo anche a nome di tanti altri alpini come me.
In questi raduni si avverte un atmosfera particolare, intensa, quasi magica che ti travolge e non può esserti raccontata, soltanto chi vi partecipa la può avvertire e gustare a fondo. Si tratta dello Spirito di Corpo degli alpini, di un qualcosa che anche qui non si può raccontare e che soltanto chi ha prestato Servizio negli alpini si sente cucito nell'animo, intenso ed indelebile.
Io credo che forse qualcosa di simile lo possano provare soltanto coloro che hanno prestato, o prestano, Servizio nell'Arma dei Carabinieri.
Ma l'alpino di per sè è unico nel suo genere. Quando ricevetti la famigerata e temuta "cartolina" che mi avrebbe spedito a fare il servizio militare, in cuor mio speravo almeno di essere mandato a fare l'alpino. Così è stato e ne sono stato orgoglioso. Ci hanno insegnato i cosidetti "valori" della vita, una parola di cui ora sembra essersene perso pure il significato, l'onestà, la solidarietà, e una forza dentro che non ci scoraggia mai, e poi l'allegria.
Io sono convinto che nessun alpino sia cattivo nel cuore, e se mai qualcuno ci provasse ad esserlo, ricordategli di essere stato un alpino e vi garantisco che non vi farà mai del male. Di nuovo un grazie a tutti coloro che partecipano alle nostre adunate ed in particolare a queste 5 giovani che hanno vissuto e "respirato" questo nostro, e unico, spirito Alpino.


Renato Scaglia
Artigliere Alpino
Ferriere

 

Ringrazio Renato Scaglia, artigliere alpino, per questa sua testimonianza che, ancora volta, dimostra quanto sia importante nella nostra società la presenza degli amici alpini. Noi a Piacenza li conosciamo e li apprezziamo da sempre. Quando c'è da aiutare, da dare una mano, eccoli gli alpini. Arrivano sempre per primi e vanno via per ultimi. Non si tirano mai indietro. E nei paesi dove sono presenti, come volontari, si danno molto da fare e sono un punto di riferimento per tutti e un sostegno operativo per le amministrazioni comunali. Anche ai ragazzi e alle ragazze piacciono gli alpini. Lo abbiamo visto due anni fa per l'Adunata Nazionale degli alpini a Piacenza, lo abbiamo visto qualche settimana fa a Pianello alla "Festa Granda". Grazie alpini, siete veri amici di tutti noi.
Gaetano Rizzuto

 

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04/10/2014

 

Meglio gli alpini che una serata in discoteca

 

Egregio direttore,
siamo cinque ragazze ventenni che domenica 21 settembre a Pianello Val Tidone hanno interpretato il ruolo delle mondine in occasione dell'adunata Provinciale degli alpini.
Ci è stato chiesto di partecipare alla festa in quelle vesti allo scopo di vendere le medagliette commemorative per l'intera giornata e senza alcun compenso in denaro.
Abbiamo accettato volentieri perché è sempre un piacere poter fare qualcosa per il paese in cui si vive e per questo nostro gesto abbiamo ricevuto molti ringraziamenti.
Il motivo per cui le scriviamo è perché abbiamo capito, fin dall'inizio della giornata, che siamo state noi a ricevere una bellissima opportunità e perciò sentiamo il bisogno di ringraziare chi ci ha offerto questa possibilità e soprattutto tutti gli alpini.
GRAZIE al Presidente degli alpini di Pianello V. T, Mario Aradelli, per averci dato l'occasione di poter trascorrere un'intera giornata con persone eccezionali.
GRAZIE a queste persone eccezionali per averci fatto scoprire quanto sia più divertente bere, mangiare e cantare con tutti loro che trascorrere una serata in una qualsiasi discoteca.
GRAZIE a quegli alpini che hanno voluto condividere con noi frammenti della loro vita, mostrandoci fotografie e offrendoci sani consigli.
GRAZIE per averci fatto scoprire che esistono ancora tantissimi uomini che portano rispetto per tutte le donne e che amano le loro donne come il primo giorno.
GRAZIE per aver voluto condividere con noi un po' del vostro tempo.
GRAZIE perché ci avete trasmesso coraggio, speranza e felicità.
GRAZIE GRAZIE E ANCORA GRAZIE A TUTTI GLI alpini e in modo particolare a Camillo, Pierino e tutti gli amici di Settima.


Caterina, Cristina, Giulia, Giustina e Mariateresa

 

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02/10/2014

 

Festa e "amarcord" per gli alpini

 

Vigolzone, il gemellaggio con Gavardo compie 30 anni

 

VIGOLZONE - Trent'anni di amicizia e "alpinità", vissuti fianco a fianco, nei momenti di festa, in quelli dedicati alla solidarietà e in quelli dell'operatività. Hanno festeggiato domenica il trentennale di gemellaggio i gruppi alpini di Vigolzone e di Gavardo (Brescia) che dal 1984 vivono l'essere alpini l'uno accanto all'altro in tante occasioni.
Le penne nere di Gavardo con un pullman hanno raggiunto Vigolzone dove le attendevano gli alpini locali con il capogruppo Romano Mariani e l'ex capogruppo Gaetano Morosoli dal quale trent'anni fa è nata l'idea del gemellaggio.
Una visita a Grazzano Visconti e la partecipazione alla messa celebrata nella chiesa di Vigolzone dal parroco don Piero Lezoli con la presenza di Aldo Silva, che all'epoca del gemellaggio era presidente sezionale Ana Piacenza, il capogruppo di Gavardo Dario Candido, e il rappresentante dell'amministrazione comunale di Vigolzone, Marco Maggi, capogruppo di maggioranza consiliare.
«Ho avuto il primo contatto con i cittadini di Gavardo - ha spiegato Morosoli - nel lontano 1973 al rifugio Contrin, nel mese di agosto durante le ferie. Ho conosciuto il cavalier Renato Paganelli, presidente dell'Avis di Gavardo. Non era alpino, ma fece da tramite per conoscere subito dopo gli alpini gavardesi ed è nata subito una grande amicizia rinsaldata anche ai cantieri in Friuli. Il gruppo di Vigolzone è stato impegnato a Osoppo per due anni, nel 1976 e 1977, il gruppo di Gavardo invece a Gemona. Nel 1978 e 1979 erano impegnati a costruire una casetta per una famiglia disagiata. Abbiamo così cominciato a frequentarci, partecipando alle loro feste e loro alla nostra Festa Granda e proprio in una di queste occasioni, quando il colonnello Farioli consegnò alla sezione una manciata di terra portata dalla Russia, è nata l'idea del gemellaggio e del monumento ai caduti di Nikolajewka». Il gruppo di Vigolzone si impegnò quindi a realizzare il monumento, inaugurato nel giugno 1984 cui parteciparono le autorità e tantissimi alpini anche gavardesi, oggi trasferito in piazza Serena dove hanno deposto insieme una corona di alloro. Nel 1983 nel frattempo erano state avviate le pratiche per il gemellaggio. «Ricordo bene - ha informato commosso Morosoli - che nella baita del gruppo di Gavardo eravamo io, il cav. Aldo Silva, allora presidente dell'Ana di Piacenza, il sindaco di Vigolzone Angelo Serena, il consigliere nazionale Farioli, il presidente sezionale bresciano, il capogruppo alpini e il sindaco di Gavardo. Insieme abbiamo preso accordi per realizzare il gemellaggio. Da allora sono passati trent'anni e tutti gli anni ci ritroviamo. Purtroppo molti sono andati avanti da ambo le parti, ma per noi che abbiamo vissuto questi lunghi anni, questo giorno del trentennale è un momento di commozione e di grande gioia».


Nadia Plucani

 

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23/09/2014

 

Ecco chi ha aperto la sfilata degli alpini

 

Egregio Direttore,
Su Libertà di oggi lunedì 22 settembre leggo un bellissimo articolo sulla Festa granda a Pianello, ma vorrei fare una precisazione. Sono presidente del Corpo Bandistico Pontolliese Fanfara ANA sez. di Piacenza e dal 1968 rappresentiamo la città di Piacenza a tutti i raduni Nazionali.
Ad aprire la sfilata a Pianello non è stata la Banda Stella Alpina di Chivasso, ma eravamo noi. Questo per onor di cronaca e non per togliere meriti alla banda ospite Stella Alpina che è stata bravissima e soprattutto abbiamo stretto un legame di amicizia con l'esecuzione di alcuni brani assieme grazie agli alpini.


Armando Marlieri
Presidente Corpo Bandistico Pontolliese
Fanfara ANA sez. di Piacenza

 

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22/09/2014

 

L'appello del coordinatore nazionale: «Per rialzarsi l'Italia ha bisogno di vostri valori»

 

Pianello - Anche dalla Festa Granda di Pianello è partito un appello per liberare Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò detenuti da ormai tre anni in India (il secondo è da qualche giorno in Italia per cure). A lanciarlo è stato Corrado Bassi, coordinatore a livello nazionale della Protezione Civile degli alpini e consigliere del direttivo nazionale il quale dal palco delle autorità ha parlato di "vergogna" riferendosi alla vicenda dei due fucilieri. «I due marò - ha detto Bassi - devono tornare a casa senza se e senza ma». Il consigliere ha poi invitato tutti a superare i luoghi comuni. «Gli alpini - ha detto - hanno una capacità di socializzare che va oltre gli stupidi stereotipi. Le nostre feste sono feste di popolo e tutto questo lo coniughiamo con un forte impegni civile. La forza della nostra associazione - ha detto - è quella di sapersi adeguare ai tempi. Noi alpini - ha proseguito - rivendichiamo il diritto di fare politica, intesa come servizio alla comunità. In noi non troverete mai - ha proseguito il coordinatore nazionale di Protezione civile degli alpini - degli yes man, ma uomini che a costo zero si mettono a disposizione della comunità. Il nostro Paese - ha concluso - per risollevarsi ha bisogno dei valori delle penne nere». Tra i momenti clou che hanno animato la festa di ieri a Pianello c'è stata la messa all'aperto presieduta da don Stefano Garilli e concelebrata, tra gli altri, da monsignor Angelo Bazzari. Quest'ultimo, originario di Pecorara, è presidente della Fondazione don Gnocchi e ha voluto essere presente all'evento di ieri durante il quale ha portato una sua testimonianza. «Don Gnocchi - ha detto il monsignore - ha saputo seminare con tenacia, speranza e fede incrollabile quella stessa alpinità che contiene solidarietà e generosità che ogni volta ritrovo nelle piazze d'Italia dove vi incontro, nei monumenti ai caduti, nelle baite e nell'abbraccio che voi alpini da sempre regalate alla nostra Fondazione. I momenti di emergenza, i venti di guerra che ora soffiano in alcune parti del mondo oppure dove ci sono calamità naturali esigono la presenza dei valori che voi incarnate».
Le cerimonie ufficiali si sono concluse ieri mattina con un altro significativo passaggio e cioè la consegna della stecca alpina che da Pianello è passata a Castelsangiovanni, la cittadina che nel 2015 ospiterà la Festa Granda. A riceverla sono stati il sindaco Lucia Fontana e il capogruppo Graziano Zoccolan. «La festa a Castello - ha promesso il sindaco Fontana - sarà altrettanto bella e partecipata. Sapremo farci testimoni di quei valori di fratellanza, solidarietà e fiducia che voi rappresentate". Fontana ha ricordato i giovani "che con coraggio si inerpicarono sul fronte dell'Adamello. A loro va il nostro abbraccio perché senza memoria non c'è futuro».


Mar mil

 

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22/09/2014_2

 

alpini, campioni di solidarietà

 

Sfilano 20 sezioni da tutta Italia. Gazzolo: essenziali a Protezione Civile

 

Pianello - "alpini simbolo di unità, spirito di coesione, solidarietà e rappresentanti di un popolo, quello Italiano, che in virtù di questi valori può e deve rialzarsi". Era questo uno degli slogan che ieri a Pianello hanno accompagnato la 63esima Festa Granda durante la quale tutto il paese ha provato l'orgoglio di indossare il cappello alpino. Ad accogliere le migliaia di penne nere, all'incirca tremila secondo un calcolo approssimativo, è stato un paese che sin dal mattino ha atteso con trepidazione la sfilata dei rappresentanti delle circa 20 sezioni in arrivo da tutta Italia (Cividale del Friuli una di quelle tra le più lontane arrivate ieri) e dei 90 gagliardetti in rappresentanza di altrettanti gruppi di penne nere. Insieme a loro hanno preso parte alla sfilata, simbolo dell'orgoglio alpino, anche rappresentanti di innumerevoli associazioni che hanno voluto unirsi ai festeggiamenti che per la sesta volta (la prima Festa Granda a Pianello fu organizzata nel 1956) hanno fatto del paese della Valtidone la capitale delle penne nere.
Il corteo, con alla testa la banda Gruppo Stella Alpina di Chivasso, ha attraversato vie e piazze di Pianello seguito da un coro di "Viva gli alpini! " e di applausi che hanno fatto sentire alle penne nere tutto l'affetto e la vicinanza del paese che per un giorno li ha ospitati e che per un giorno si è letteralmente vestito dei colori della bandiera italiana. Innumerevoli i tricolori appesi ai balconi e alle finestre e bellissime le vetrine a tema con cui i commercianti hanno voluto a modo loro salutare il passaggio delle penne nere. Tra le tante autorità presenti, in rappresentanza di tutti i comuni e le istituzioni piacentine, era ancora vivo il ricordo dell'adunata nazionale organizzata lo scorso anno a Piacenza. «Un evento straordinario che continua a caratterizzare la storia della nostra città», ha commentato il presidente della Provincia Massimo Trespidi. «Oggi - ha proseguito - non è però solo un momento di ricordo, ma anche di riflessione per capire quanto la storia degli alpini e i loro valori di unità solidarietà e spirito di coesione siano significativi per tutto il popolo italiano, soprattutto in questo momento di crisi». Trespidi, giunto alla fine del suo mandato amministrativo, ha detto "grazie" alle penne nere «per i momenti straordinari vissuti insieme nei momenti di festa, ma anche in quelli di emergenza». Proprio dell'importanza degli alpini nelle situazioni di emergenza ha parlato l'assessore regionale Paola Gazzolo che ha ricordato le 2milioni e 100 mila ore di servizio prestato dagli alpini a livello nazionale in caso di emergenze, interventi di solidarietà, servizi d'ordine. Di queste ben 265 mila ore sono state spese a livello regionale «e 26mila ore - ha precisato l'assessore Gazzolo - arrivano dal territorio piacentino. Gli alpini - ha proseguito - nel campo della protezione civile sono i primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via». Ad accoglierli gli alpini hanno trovato anche una schiera di sindaci piacentini, tra cui quello di Pianello Gianpaolo Fornasari il quale ha ringraziato il capogruppo delle penne nere pianellesi Mario Aradelli e ha ricordato i valori ispiratori degli alpini. «Rappresentate quei valori che avete saputo difendere in tempo di guerra - ha sottolineato il sindaco di Pianello - ma che sapete presidiare anche in tempo di pace».


Mariangela Milani

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22/09/2014

 

Pierino, 94 anni: io, fiero di essere il decano

 

Ed il gruppo locale stacca un assegno di mille euro per la scuola materna

 

Pianello - «Guardi ognuno di questi è una campagna. Questo è dell'Algeria, questo Albania, quest'altro Africa e questo viene dalla Russia». Pierino Zerbarini, 94enne di Lugagnano, mostrava fiero ieri il suo cappello alpino dove erano appuntante tutte le mostrine che testimoniavano i suoi cinque anni vissuti tra campagne militari. «Era il 1940 e mi chiamarono in Francia, per fortuna durò poco ma poi mi mandarono a fare tutte le altre campagne» Ad accompagnarlo ieri a Pianello c'era il figlio Mario. Lui era il più anziano tra i decani delle penne nere che hanno ricevuto l'omaggio durante le celebrazioni. Insieme a lui non hanno voluto perdersi la Festa Granda nemmeno il 91enne Alessandro Tramelli, anch'egli reduce delle Seconda Guerra Mondiale combattuta con il Battaglione Susa Taurinense, e poi l'80enne Gabriele Stefli di Piacenza, arruolato nel 1956 con il Battaglione Tolmezzo della Brigata Julia. «Questi alpini - ha detto il presidente della sezione provinciale Roberto Lupi - rappresentano la storia della nostra associazione e sono una fetta importante della storia d'Italia». zSono qui - gli ha fatto eco il consigliere nazionale Corrado Bassi - in rappresentanza di tutti quei ragazzi che 70 anni fa una politica cinica e vertici militari insipienti sbatterono all'inferno. Quando tornarono non scioperarono ma contribuirono alla rinascita dell'Italia». Bassi ha portato i saluti del presidente nazionale Sebastiano Favero. La festa di ieri a Pianello è stata anche l'occasione per dimostrare il grande cuore delle penne nere. Al termine della cerimonia è stato consegnato il premio Fondazione Arturo Govoni (capitano che fondò la sezione piacentina di cui fu uno storico presidente). Quest'anno l'assegno di mille euro (messo a disposizione dal gruppo alpini di Pianello) è andato all'associazione Una scuola da favola. A consegnarlo è stato il capogruppo Mario Aradelli. «Tutto ciò che facciamo - ha detto la presidente del sodalizio Sabina Veneziani - lo facciamo per solidarietà». L'associazione è composta da genitori di bambini in età scolare e aiuta l'istituzione scolastica e l'amministrazione comunale sostenendone le attività. «Questo contributo - ha detto la presidente - ci servirà per migliorare lo spazio esterno della scuola materna». I lavori partiranno già entro i prossimi giorni. Un grazie il capogruppo Aradelli lo ha rivolto a tutte le persone che hanno lavorato per la buona riuscita della festa. Tra chi ha dato una mano i volontari della Pro loco hanno allestito il grande pranzo in piazza che ha rappresentato il momento di socialità tra gli alpini e tutti i pianellesi che hanno condiviso con loro questo grande momento di festa.
Mar Mil

 

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21/09/2014

 

Pianello in tricolore accoglie gli alpini da tutta la provincia

 

Pianello - Pianello abbraccia migliaia di penne nere che si danno appuntamento nel comune della Valtidone in occasione della Festa Granda. Il paese si è vestito del tricolore e il sindaco Gianpaolo Fornasari si è fatto portavoce dell'orgoglio alpino. «Tutti noi pianellesi - ha detto il sindaco ieri sera in sala consiliare - abbiamo ben compreso l'importanza di ospitare, per la sesta volta, la Festa Granda». Per Pianello si tratta infatti della sesta volta, la prima fu nel 1936, durante il quale il paese ospita il raduno provinciale delle penne nere che quest'anno festeggia la 63esima edizione. «Incarnate i valori di patria, unità, solidarietà, famiglia - ha proseguito il sindaco Fornasari - e anche religione che sono gli stessi valori a cui tutti noi facciamo riferimento in maniera costante, ed è per questo motivo che il paese partecipa con passione all'evento». Pianello è stato addobbato con bandiere e simboli che richiamo gli alpini; tra i commercianti c'è chi ha ornato le vetrine con vecchie foto, chi ha esposto scarponi e picozze e chi addirittura ha vestito i manichini alla maniera alpina. «Un momento, quella della Festa Granda - ha ricordato Nicola Stefani, voce dell'adunata nazionale - che noi pensiamo possa far crescere tutte le persone che vi prendono parte e i gruppi che vi partecipano e che ogni anno fanno a gara per ospitarla». Un plauso, tra gli altri, è stato rivolto al gruppo di Pianello guidato da Mario Aradelli. «E' un merito tutto loro quello di aver saputo portare qui la Festa Granda» ha ricordato il sindaco Fornasari. «Un'occasione che non potevamo perdere e che arriva a 18 anni di distanza dalla precedente festa a Pianello», ha ricordato il capogruppo. Tra i presenti il presidente della sezione provinciale Roberto Lupi ha espresso un "grazie" ai decani Aldo Silva, Carlo Fumi e Bruno Plucani che lo hanno preceduto alla guida delle penne nere piacentine. Insieme a Lupi a salutare l'avvio della festa pianellese c'erano rappresentanti del direttivo provinciale e di quello nazionale tra cui Luigi Cailotto, Roberto Migli e Corrado Bassi. Quest'ultimo è anche coordinatore nazionale della Protezione civile. «Quello che gli alpini fanno nel campo della solidarietà e della protezione civile è noto a tutti», ha ricordato Bassi riferendosi agli innumerevoli interventi tra cui gli ultimi in Emilia Romagna e in Toscana. A fare da cornice alla cerimonia di accoglienza, che venerdì ha avuto un prologo con l'esibizione dei cori Ana Valtidone e Ana Valnure, in sala consiliare c'erano foto con la storia delle penne nere. La mostra, allestita con la collaborazione di Giuliano Zaffignani, sarà visitabile anche oggi. Alle 9 ci sarà l'alzabandiera con a seguire il raduno lungo viale Castagnetti per il via alla sfilata alle 9,45. Alle 10,30 sono attesi gli interventi ufficiali prima della messa che sarà celebrata in piazza Mercato. La messa sarà presieduta da monsignor Angelo Bazzari, originario di Pecorara e presidente della Fondazione don Gnocchi. Alle 15 sfilate finali con l'esibizione delle fanfare di Pontedellolio e Stella Alpina di Chivasso.
Mariangela Milani

 

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18/09/2014

 

Pianello celebra gli alpini

 

Da domani il paese ospita la tre giorni della Festa Granda

 

Pianello - Pianello celebra l'orgoglio alpino. Domani, venerdì 19 settembre, prende il via la tre giorni di Festa Granda dedicata alle penne nere che faranno di Pianello la loro casa ideale. Ad attenderli, si calcola una presenza di almeno 4mila partecipanti, gli alpini troveranno un paese vestito a festa con i colori della bandiera italiana. Oltre a strade e piazze, anche agli abitanti e ai commercianti è stato chiesto di esporre il tricolore e di ornare le vetrine a tema per l'importante evento.
La tre giorni si aprirà ufficialmente domani sera, venerdì, al teatro Comunale di Pianello con un concerto che vedrà protagonisti il Coro Ana Valtidone e il Coro Ana Valnure. Le due corali saranno introdotte da un simpatico prologo. Ai bimbi delle scuole elementari è stato chiesto di accogliere le penne nere sulle note di "Vecchio scarpone". Saranno quindi loro, i bambini, ad introdurre la Festa Granda in una sorta di ponte ideale tra adulti e piccoli. L'accoglienza ufficiale è invece prevista sabato alle 18. Per l'occasione ci sarà una cerimonia nella sala consigliare della rocca comunale durante la quale il sindaco Gianpaolo Fornasari darà il benvenuto di tutta la comunità di Pianello alle penne nere. In contemporanea aprirà i battenti una mostra fotografica allestita dal gruppo alpini di Pianello, con la collaborazione di Giuliano Zaffignani, alpino di Vicomarino. Si tratta di una mostra con materiale che documenta la Prima Guerra Mondiale e che sarà visitabile anche domenica. In serata i volontari della Pro loco organizzeranno per gli amici alpini una cena in piazza Umberto I con serata danzante.
Domenica sarà il gran giorno delle penne nere. Alle 9 ci sarà l'alzabandiera, a seguire il raduno lungo viale Castagnetti per l'avvio della sfilata alle 9,45 lungo le vie del paese. Sarà quello il momento per tutti i pianellesi di dimostrare il loro affetto e la loro vicinanza agli alpini.
Alle 10,30, nella piazza mercato, a lato della sede degli alpini si terranno gli interventi ufficiali prima della messa che, tempo permettendo, sarà celebrata nella stessa piazza. Per l'occasione è atteso a Pianello monsignor Angelo Bazzari, originario di Pecorara e presidente della Fondazione don Gnocchi. Domenica sarà anche il momento per il gruppo alpini locale di mostrare la loro generosità. I padroni di casa, guidati dal capogruppo Mario Aradelli, consegneranno un contributo di mille euro a favore dell'associazione di genitori "Una scuola da favola". Si tratta del Premio Fondazione Arturo Govoni (fondatore della sezione provinciale piacentina di cui fu presidente per oltre mezzo secolo) promosso in occasione del raduno provinciale degli alpini. Seguirà il pranzo in piazza e alle 15 le sfilate finali con l'esibizione delle fanfare di Pontedellolio e Stella Alpina di Chivasso.
Mariangela Milani

 

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14/09/2014

La Festa Granda degli alpini a Pianello - «Siamo orgogliosi della vostra missione»

di GIUSEPPINA BOSELLI
Correva l'anno 1952 quando, il 12 ottobre, Bobbio accoglieva festosamente la prima adunata sezionale, la cosìddetta, "Festa Granda" degli alpini di Piacenza.
Un cospicuo gruppo di alpini iscritti avvolgeva Bobbio, con la coordinazione del capitano Arturo Govoni, "presidentissimo" della sezione di Piacenza, che egli stesso fondò nel 1922, con la collaborazione di Antonio Omati, Marcello Dresda e Pietro Rinetti.
Fu proprio il capitano Govoni (1893-1987), uomo dotato di grande generosità e rettitudine, a reggere le sorti della sezione per sei decenni, dal 1922 al 1982, fondando e dirigendo, in seguito, il notiziario "Radio Scarpa", tutt'oggi esistente e diretto dal signor Dino Lombardi.
Dopo il 1952, ogni anno, i vari paesi della provincia, situati nelle diverse vallate, hanno accolto le successive "Festa granda", tenutesi, talvolta, nella stessa città di Piacenza.
La mia presenza alla trentunesima Adunata Intersezionale concomitante con il 60° di fondazione e svoltasi nel 1982 ad Agazzano, mio paese natio, vuole, a distanza di 32 anni, che io ricordi e riviva la giornata in cui il Paese, con il sindaco Sandro Botti, volse i più calorosi festeggiamenti al Capitano Govoni, la cui presidenza della sezione volgeva al tramonto.
Allora, erano presenti, al fianco delle autorità militari, quattro medaglie d'oro al valore (prof. Reginato, dott. Zani, Padre Brevi, col. Li Gobbi), l'avvocato Giuseppe Prisco, che tenne l'orazione ufficiale, e il pittore Novello, entrambi alpini.
Nel limpido ricordo di quel lontano ma, allo stesso tempo, ancora vicino giorno, rivolgo il mio pensiero a voi tutti, alpini carissimi, in occasione della 63^ "Festa Granda", che avrà inizio venerdì 19 settembre 2014, presso Pianello Val Tidone.
Quest'ultimo sarà avvolto dal tricolore: la calorosa accoglienza del signor sindaco Paolo Fornasari, del capogruppo alpini Mario Aradelli e dell'Amministrazione Comunale, unita al radicato sentimento di benevolenza da parte dell'intera cittadinanza, aprirà le porte ad una moltitudine di Penne Nere che, animate da grande entusiasmo e supportate da una salda organizzazione, stringeranno la Val Tidone in un caloroso abbraccio.
L'intramontabile eco, proveniente dal richiamo delle Penne Nere sarà, ancora una volta, portatrice di un forte sentimento di solidarietà, reciproca cordialità e profonda amicizia, perché la festa ventura ci accomuni in una cornice di scalpitante allegria e orgogliosa fierezza.
In occasione della Festa, avrà luce la consapevolezza di un trascorso caratterizzato da saldi valori e sempre vive tradizioni del corpo Alpino, costantemente volto alla realizzazione di un grande progetto, finalizzato ad un cammino di riscoperta senza fine: un'imperterrita missione d'impegno e di aiuto reciproci.
alpini carissimi: che la prossima Festa Granda rappresenti luogo ed occasione di grande onore, commosso ricordo e gioiosa allegria.
Questo è il mio auguri per Voi, affinché possiate indossare con orgoglio e felicità il cappello che portate: simbolo del ricordo del passato e del progetto del futuro.
Rivolgo sentita riconoscenza e profonda stima a Roberto Lupi, il quale, con costante impegno e affiatamento, accompagna la propria sezione.

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12/09/2014

Domenica mattina il raduno annuale del Gruppo alpini

 

travo - (crib) Torna a riunirsi questa domenica il Gruppo alpini di Travo per il tradizionale raduno annuale. La manifestazione inizierà attorno alle 9.15 nella storica sede dei Combattenti e Reduci per un piccolo rinfresco. Subito dopo ci sarà l'ammassamento in piazza Trento e, alle ore 10, l'alzabandiera.
Seguirà la sfilata per le vie del paese accompagnata dalla banda Carlo Vignola di Agazzano, con la deposizione dei fiori al monumento dell'aviere Giuseppe Castellani.
Alle ore 11 don Andrea Fusetti celebrerà la Santa Messa in chiesa e, all'uscita, le penne nere deporranno la corona davanti al monumento ai caduti di piazza Trento.
La cerimonia si concluderà alle ore 12 con il saluto del sindaco di Travo Lodovico Albasi e delle altre autorità presenti.

 

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11/09/2014

 

Tutto pronto per le penne nere

 

A Pianello sono attesi migliaia di alpini per la Festa Granda, da venerdì 19 a
domenica. L'invito del sindaco: «Riempite case e vetrine di bandiere tricolori»

 

Pianello - Inizia il conto alla rovescia a Pianello in attesa della pacifica invasione degli alpini che da venerdì 19 a domenica 21 settembre, a migliaia si daranno convegno nel paese dell'alta Valtidone in occasione dell'annuale Festa Granda. Per accogliere al meglio l'adunata di penne nere in arrivo da tutta la provincia, e non solo, il Comune in questi giorni ha dato il via ad una serie di lavori di abbellimento del paese, mentre il sindaco Gianpaolo Fornasari lancia un invito a tutti i pianellesi. «Per me sindaco, per i miei amministratori e più in generale per tutto il paese - dice - quella offertaci dalla Festa Granda sarà un'occasione unica, motivo per cui l'invito che faccio ai pianellesi è quello di fornire il massimo di ospitalità, di calore umano e di simpatia. Invito a riempire le nostre case con gagliardetti e bandiere italiane e abbellire le vetrine dei negozi con i cappelli alpini e le bandiere». A tale proposito oggi è in programma un incontro tra commercianti e amministrazione per definire alcune iniziative utili per animare il paese in vista dell'adunata. «Coinvolgeremo anche le scuole e la parrocchia» dice il sindaco. Nel frattempo ieri un'area di 3mila e 600 metri quadrati che si trova in piazza Mercato, tra il Consorzio Agrario e la sede degli alpini, è stata riasfaltata e sistemata proprio per accogliere al meglio la Festa Granda. Tempo permettendo su quello spiazzo dovrebbe infatti tenersi la messa di domenica mattina. «Era un impegno che avevamo preso con glialpini - dice il sindaco Fornasari - e che abbiamo rispettato insieme all'altro impegno preso durante i sopralluoghi in paese che era quello di sistemare la rotatoria in ingresso a Pianello (riordinata la scorsa primavera ndc). I lavori di asfaltatura di piazza Mercato - prosegue Fornasari - erano inseriti in un pacchetto di interventi che comprendono anche la strada di Poggio Cavalli e la strada di Costa di Roccapulzana e che abbiamo voluto anticipare proprio in vista della festa degli alpini». Oltre ai lavori stradali il comune ha autorizzato anche la realizzazione di una mostra fotografica in sala consiglio, dove sabato sera ci sarà l'accoglienza ufficiale. Il programma prevede venerdì 19 un concerto che, alle 21 al teatro comunale, vedrà ospiti il coro Ana Valnure e il Coro alpino Valtidone. Sabato 20 settembre si proseguirà alle 18 con un incontro con le autorità nella sala consigliare della rocca comunale. Seguirà una cena e serata danzante in piazza Umberto I. Domenica 21 settembre alle 10,30 sono previsti gli interventi ufficiali che precederanno la messa alle 11 celebrata all'aperto, di lato la sede degli alpini in piazza Mercato. A mezzogiorno le penne nere pranzeranno insieme, prima della conclusione prevista alle 15 con l'esibizione delle fanfare di Pontedellolio e Stella Alpina di Chivasso.
Mariangela Milani

 

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05/09/2014

 

Travo, più di 400 alla "Grande festa" degli alpini alla Pietra Parcellara

 

travo - (mvg) Un ampio spazio tra prati e boschi, il profumo del buon cibo nostrano che si alzava dalle cucine da campo, lo spirito di allegria, il clima, che nonostante l'andirivieni di qualche nube grigia e una lieve spruzzata di pioggia, è stato clemente, hanno accompagnato domenica scorsa la "Grande festa" alla Pietra Parcellara. Un appuntamento, giunto alla quarta edizione, organizzato dal Gruppo alpini di Perino (fra gli associati anche donne).
Almeno 400 persone sono salite ai piedi della maestosa Pietra per godere di una giornata in gioiosa tranquillità, liberi dai rumori e dall'inquinamento del traffico automobilistico, in un paesaggio di immensa bellezza. Le penne nere hanno allestito gli stand per ospitarvi i numerosi partecipanti, anche intere famiglie con bambini al seguito che hanno potuto liberamente correre e divertirsi senza creare patemi ai genitori. «Una giornata stupenda - commenta il presidente del gruppo alpini di Perino Luciano Mazzari -, ogni anno sempre più frequentata, trascorsa in un'oasi naturale e con il conforto della messa, visto che era domenica abbiamo celebrato anche la festa religiosa». Nel pomeriggio, davanti al piccolo oratorio, don Francesco Gandolfi, parroco di Mezzano Scotti, ha officiato il rito religioso.
Al termine sono stati resi gli onori ai partigiani Giovanni Belloni (34 anni), di San Nicolò dove viveva con la moglie e il figlioletto, e Giuseppe Zaccarini (21), nato a Parigi ma anche lui abitante nella frazione di Rottofreno. Entrambi furono falciati dalle mitragliatrici delle SS italiane il sette marzo 1945. Davanti al cippo che li ricorda hanno reso gli onori con gli alpini, c'erano anche il presidente Roberto Lupi, il vice Gianluca Gazzola e il presidente emerito Bruno Plucani, e alcune penne nere del gruppo di San Nicolò, una delegazione dell'Anpi dello stesso paese e del Comitato provinciale rappresentato dal segretario Romano Repetti che ha rievocato il drammatico scontro, le associazioni combattentistiche Nastro Azzurro e Paracadutisti. Alla cerimonia sono intervenuti alcuni consiglieri dei Comuni di Bobbio, Travo e Rottofreno.
Il ricavato della festa sarà destinato al completamento della sede delle penne nere di Perino e in opere benefiche.

 

 

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04/09/2014

 

gropparello Il premio alpino è stato consegnato a conclusione del raduno annuale a Groppovisdomo

 

Scarpone Visdomese a Vigili del fuoco e Cai

 

Gropparello - L'annuale raduno alpino visdomese è iniziato con la sfilata verso il monumento dei Caduti dove è stata deposta una corona di alloro sulle note della Leggenda del Piave. Il raduno è proseguito nella parrocchia di Groppovisdomo, dove don Giovanni Rocca ha celebrato la santa messa accompagnata dai canti del Coro Ana di Sovere, giunto con una quarantina di componenti dalle montagne bergamasche.
Durante l'omelia il parroco ha ringraziato gli alpini per le loro iniziative basate sulla condivisione, l'amicizia e la solidarietà come dimostrato dalla raccolta fondi del progetto "Illuminiamo il futuro", a favore della onlus Save The Children, per i bambini italiani che vivono in stato di disagio e povertà.
Sono seguiti gli interventi del capo gruppo degli alpini locali Alfiero Binelli e del sindaco di Gropparello Claudio Ghittoni, che ha espresso soddisfazione per l'impegno sociale e di promozione del territorio degli alpini con uno spirito di collaborazione che dovrebbe contagiare positivamente tutte le iniziative della zona. Il rappresentante della vallata Gianni Magnaschi si è complimentato per il ricco e significativo programma del raduno. Roberto Migli, revisore dei conti presso l'Associazione Nazionale alpini e membro del comitato che sta organizzando la prossima Adunata che si terrà a L'Aquila, ha portato i saluti del
presidente nazionale, invitando il piccolo gruppo di alpini a proseguire il loro lavoro con il solito impegno. Ha ricordato i 15 caduti della Grande Guerra ed i 9 caduti nel secondo conflitto mondiale scolpiti sul monumento locale, come esempio di rispetto dei valori fondamentali di pace e libertà. Ha poi sottolineato l'importanza del riconoscimento "Scarpone Alpino Visdomese" inventato dai soci del gruppo per ringraziare chi ama e rispetta la montagna, che ha come valori ispiratori «il legame con i territori di collina/montagna, la promozione della cultura e della storia delle nostre vallate uniti al rispetto, solidarietà e fratellanza caratteri tipici del Corpo degli alpini».
Lo scarpone visdomese 2014 è stato consegnato dal sindaco di Gropparello al comandante dei Vigili del fuoco di Piacenza ing. Francesco Martino e all'ispettore Giuseppe Canepari, responsabile del Nucleo Speleo Alpino Fluviale (Saf), che opera con mezzi e attrezzature all'avanguardia e con personale altamente addestrato nei casi calamità e necessità in diversi ambienti, come recita la sigla e come specificato dal comandante stesso che si è dichiarato onorato e orgoglioso per il riconoscimento all'impegno di chi mette a repentaglio la propria vita per il bene altrui. Il capogruppo Alfiero Binelli ha consegnato l'attestato al presidente del Club Alpino Italiano (Cai), Lucio Calderone per l'importante incarico che ricopre a livello provinciale e per la stabile residenza fra le colline gropparellesi di Obolo. Un attestato di stima ed amicizia è stato consegnato al coro bergamasco di Sovere, che tra i suoi componenti aveva anche il loro sindaco, così si è pensato ad un veloce gemellaggio con il primo cittadino di Gropparello, con lo scambio di gagliardetti e pubblicazioni dei due comuni. Gli alpini hanno proseguito i festeggiamenti sul campo sportivo di Groppovisdomo, con il rancio preparato dalle cuoche alpine, seguito da canti in libertà.


Ornella Quaglia

 

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03/09/2014

 

Rinasce la fontana di San Rocco

 

Sarmato, firmata la convenzione tra Comune e Anspi

 

SARMATO - La leggenda vuole che proprio in quel posto San Rocco, nel Trecento, si fermò per bere e per lavarsi le ferite. Ma fino a poco tempo fa, turisti e devoti per raggiungere la piccola fonte dovevano fare lo slalom tra l'erba alta e l'abbandono. Ora la cosiddetta "fontana di San Rocco", a Sarmato, è stata affidata in gestione all'Anspi San Giovanni Bosco, grazie a una convenzione firmata con il Comune. E i risultati sono già arrivati. Il luogo rocchiano - una piccola sorgente ancora attiva inglobata in un fabbricato non lontano dalla chiesa di proprietà comunale - è pronto per essere rivalorizzato.
Per il momento, grazie alla convenzione per l'uso gratuito dei locali e delle aree di pertinenza, Anspi e alpini si preoccuperanno di tagliare l'erba dell'area verde prospiciente la fonte e fare in modo che il fabbricato rimanga in buone condizioni. «Insomma, ci preoccuperemo di tenerla decorosamente, come si addice a un luogo sacro» spiega il presidente dell'Anspi sarmatese Sesto Marazzi. «Dal momento che i pellegrini di passaggio vanno a visitare quel luogo, così come i visitatori del castello di Sarmato vengono lì condotti durante la visita guidata, sarà nostra premura fare in modo che non si trovino in mezzo all'erba alta o inciampino. Alla fontana, inoltre, vanno anche le scuole del paese a vedere come dopo centinaia di anni la sorgente sia ancora attiva. Noi ci siamo messi a disposizione con i nostri mezzi, come il tagliaerba che già utilizziamo per la manutenzione del campo sportivo parrocchiale, per il bene del paese».
E l'opera degli alpini, che sgrava il Comune dalle spese di gestione, si è già fatta sentire: da qualche tempo la zona della fontana è tornata ad essere nuovamente fruibile. Ma già si pensa a come utilizzare l'edificio dove sorge la fonte. «Questo potrebbe essere il luogo adatto per una specie di ostello, una casa temporanea per il riposo del pellegrino» propone Marazzi. «Questo potrebbe riportare l'interesse dei pellegrinaggi anche su Sarmato e già esistono zone - come il campo parrocchiale o la zona antistante la sede degli alpini - che potrebbero essere adibite ad area camper per i turisti. Oppure, la fontana potrebbe diventare una specie di museo legato al Santo o un punto di accoglienza e informazione per i turisti». Proposte interessanti ma tutte al momento di difficile realizzazione. «Per ora sarebbe troppo costoso pensare di creare un piccolo ostello mentre la casa - previa autorizzazione e verifica di agibilità - potrà essere utilizzata per ospitare iniziative legate al culto di San Rocco» sottolinea il sindaco Anna Tanzi. «Già a fine 2012 avevamo chiesto all'associazione San Rocco di prendersi cura della fontana, ma non possedevano l'attrezzatura per la manutenzione. Così, ci siamo rivolti agli alpini e all'Anspi, che non mancano mai di darsi da fare per il paese e anche in questo caso hanno accettato la convenzione».


Cristian Brusamonti

 

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01/09/2014

 

L'abbraccio alla statua restaurata

A Pigazzano centinaia di alpini e un'intera comunità attorno al monumento
Era stato inaugurato nel ‘22 per ricordare i caduti della Prima guerra mondiale

 

pigazzano - E' stato un vero e proprio grido di pace quello che si è alzato forte ieri mattina dalla terrazza di Pigazzano. Un appello lanciato al termine della messa, celebrata da don Stefano Garilli con l'assistenza del diacono Emilio Boledi, nel giorno in cui un'intera comunità si è ritrovata attorno al monumento ai caduti tornato a nuova vita grazie all'impegno degli alpini della sezione di Piacenza.
Il Cristo che abbraccia le giovani vite spezzate era stato posato nel 1922 per ricordare i ragazzi che hanno perso la vita nella Grande guerra, di cui proprio quest'anno ricorre il centenario. Un Cristo che, solo vent'anni più tardi, ha accolto altri giovani, quelli che hanno sacrificato la propria vita nel corso del secondo conflitto mondiale e nella lotta partigiana.
Ieri, in un paese bardato a festa con le bandiere tricolori ai balconi e alle finestre, centinaia di Penne nere si sono ritrovate per quello che ha rappresentato «il primo evento promosso dalla sezione di Piacenza per ricordare i 100 anni dalla guerra del 1915-‘18», ha ricordato il presidente dell'Ana piacentina, Roberto Lupi, ringraziando i volontari e tutti coloro che hanno contribuito al restauro del monumento. Parole a cui si sono aggiunte quello del sindaco di Travo, Lodovico Albasi, che ha ribadito il suo riconoscimento agli alpini e lo ha esteso all'associazione "Amici di Pigazzano" per l'importante collaborazione prestata.
«Il marmo dei monumenti - ha aggiunto il primo cittadino di Piacenza Paolo Dosi, portando il saluto del suo comune - porta con sé un'eloquenza silenziosa e potente: ogni volta che leggiamo i nomi dei caduti lì impressi, il dolore del singolo si intreccia alla memoria come valore sociale. Le stele commemorative sono traccia di una storia da difendere dai segni del tempo e dall'indifferenza». Per questo, Dosi ha annunciato la prossima presentazione di un volume riportante il censimento dei circa 900 monumenti presenti nel piacentino, curato dalla Soprintendenza ai beni storici e artistici.
«Dopo le guerre che l'Europa ha vissuto, dovremmo essere più determinati a porre fine a tanti conflitti che affliggono il pianeta», ha aggiunto il presidente della provincia Massimo Trespidi. «Di fronte a quello che sta accadendo oggi nel mondo, non possono essere i bombardamenti e la violenza a fermare altra violenza: serve un'azione internazionale per far valere la pace, la capacità di far convivere persone diverse nell'obiettivo comune della crescita del proprio Paese».
«Facendo tesoro del sacrificio di migliaia di caduti delle guerra mondiali - ha chiuso l'assessore regionale Paola Gazzolo - all'indomani dell'ultimo conflitto l'Europa ha voluto fondare il suo futuro su un unico presupposto: la pace. Quella pace che manca in tanti luoghi del mondo e per la quale l'Italia è chiamata ad impegnarsi su scala internazionale. Quella pace che dobbiamo alle future generazioni».


Filippo Zangrandi

 

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30/08/2014

 

Monumento caduti restaurato da alpini

 

TRAVO - (crib) Ci hanno messo passione e impegno, dedicando il proprio tempo libero per il servizio della comunità: da qualche giorno, il monumento ai caduti di Pigazzano è stato rimesso a nuovo e restaurato da una parte del gruppo alpini di Travo. Domani mattina, a partire dalle ore 10, ci sarà la cerimonia inaugurale. Grazie alle penne nere che hanno ripulito il monumento - con il contributo della proloco Amici di Pigazzano - si potrà celebrare degnamente il ricordo di chi non c'è più a cent'anni dall'inizio della Grande Guerra. Domani mattina, gli alpini si ritroveranno nella piazza del paese alle 10 del mattino e da lì formeranno un corteo che raggiungerà il monumento per l'alzabandiera, alle 10,30. Seguirà la Santa Messa alle ore 11, la deposizione di una corona e gli onori ai caduti, il saluto delle autorità (ore 12) e infine un rancio alpino agli stand della Pro loco.

 

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30/08/2014

 

perino Domani appuntamento dalle 9

Alla Pietra Parcellara grande festa degli alpini

Buon cibo, musica, messa alle 15,30

 

perino - (mvg) Tutti alla Pietra Parcellara domenica 31 agosto per la grande festa degli alpini. Il gruppo di Perino, è ormai tradizione da parecchi anni, organizza un ritrovo, solitamente molto frequentato, ai piedi della colossale e famosa "pietra", anfitearo naturale aperto su un vasto braccio della Valtrebbia. Il tempo, finalmente, promette un vero scorcio d'estate che accompagnerà lo sviluppo dell'intensa giornata con inizio alle nove del mattino per perdersi nelle ore del buio. Il programma culinario propone: pisarei e fasö, grigliata mista con costine, salamelle e coppa, i prelibati salumi nostrani e vini locali, il meglio dell'enogastronomia piacentina. In questi giorni donne e uomini aderenti al nutrito gruppo delle penne nere di Perino sono già in attività per preparare le leccornie che verranno proposte nei fornitissimi stand allestiti sugli spazi erbosi all'ombra della Parcellara. Un luogo che suscita stupore e interesse dei turisti e dove gli alpini di Perino garantiranno, osservando uno scrupoloso rispetto della natura, una piacevole giornata in totale relax. Nel pomeriggio, alle 15,30, è previsto anche il raccoglimento religioso, a quell'ora don Francesco Gandolfi, parroco di Mezzano Scotti, celebrerà la messa al campo. Si preannuncia così una giornata ricca di momenti diversi, chi vorrà potrà inoltrarsi anche in escursioni ambientalistiche e naturalistiche. La località si raggiunge: da Piacenza percorrendo la statale 45 fino a Travo, da dove si prende la direzione ietra Parcellara; da Bobbio fino a Perino dove si prende la strada per Donceto - Pietra Parcellara.

 

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28/08/2014

 

Pianello si prepara per la "Festa Granda"

 

Si terrà dal 19 al 21 settembre. Premio "Govoni" all'associazione "Scuola da favola"

 

Pianello - Gli alpini di Pianello sono già al lavoro per accogliere le centinaia di penne nere che venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 settembre affolleranno il paese della Valtidone in occasione della 63esima edizione della Festa Granda. Archiviata la fiera d'agosto, che ieri ha registrato il tutto esaurito, ora comincia già il conto alla rovescia in vista del grande evento tutto dedicato all'orgoglio alpino per cui il programma è stato ultimato in questi giorni.
Si partirà quindi venerdì alle 19 con un concerto che, alle 21 al teatro comunale, vedrà ospiti il coro Ana Valnure e il Coro alpino Valtidone. Alle due formazioni spetterà il compito di aprire la "tre giorni" di festeggiamenti che sabato 20 settembre proseguirà alle 18 con un incontro con le autorità nella sala consigliare della rocca comunale, durante il quale ci sarà il saluto ufficiale degli organizzatori. Seguirà una cena e serata danzante in piazza Umberto I. Domenica 21 settembre ci sarà la giornata clou. Alle 9 ci ritroverà per l'alzabandiera, dopodiché alle 9,45 partirà l'attesa sfilata lungo le vie del paese. Alle 10,30 sono previsti gli interventi ufficiali che precederanno la messa alle 11. Tempo permettendo la messa sarà celebrata all'aperto, di lato la sede degli alpini in piazza Mercato. A mezzogiorno le penne nere pranzeranno insieme, prima della conclusione prevista alle 15 con l'esibizione delle fanfare di Pontedellolio e Stella Alpina di Chivasso. La giornata sarà utile anche per destinare l'annuale Premio Fondazione Arturo Govoni (fondatore della sezione piacentina di cui fu presidente per oltre mezzo secolo) ad un'associazione meritevole. Il premio, mille euro, viene messo a disposizione dalla sezione provinciale e assegnato dal gruppo che ospita la Festa. «Noi come alpini di Pianello - dice il capogruppo Mario Aradelli - abbiamo pensato all'associazione "Una scuola da favola", per il contributo e l'impegno a favore delle scuole del nostro paese».
Nel frattempo tutta Pianello si prepara al grande evento. Nei prossimi giorni sono previsti incontri con i commercianti cui verrà chiesto di "vestire" negozi e vetrine alla "maniera alpina" per poter accogliere al meglio le migliaia di penne nere in arrivo da tutta la provincia e non solo. La Festa Granda sarà anche il momento per puntare i riflettori sui padroni di casa, il gruppo alpini di Pianello che con i suoi quasi 91 anni di vita è uno dei più longevi della provincia. Per l'occasione nella sede in piazza Mercato in questi giorni si rispolverano vecchie foto che documentano la storia del gruppo e dei precedenti raduni provinciali che fecero tappa a Pianello in altre sei occasioni: nel 1936, 1956, 1964, 1974, 1986 e nel 1996. Dal materiale d'archivio riemergono i nomi dei fondatori: quei Carlo Civardi, Ettore Fornasari, Giuseppe Belleni e Guido Macciò, tutti reduci dalla leggendaria conquista del Monte Nero nel giugno del 1915, i quali il 13 dicembre del 1923 diedero il via al sodalizio pianellese.


Mar mil

 

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21/08/2014

 

A Pigazzano si presenta il monumento ai caduti dopo i lavori di restauro

 

TRAVO - Il monumento ai caduti di Pigazzano è stato restaurato ad opera di alcuni alpini del gruppo di Travo con il contributo della Pro loco Amici di Pigazzano. Una cerimonia inaugurale per presentare il monumento dopo i restauri, a cento anni dall'inizio della Grande guerra, è in programma per domenica 31 agosto. All'iniziativa sono attese numerose penne nere che si ritroveranno nella piazza del paese alle 10 del mattino e da lì formeranno un corteo che raggiungerà il monumento per l'alzabandiera (ore 10,30). Seguiranno la messa (ore 11), la deposizione di una corona e gli onori ai caduti, il saluto delle autorità (ore 12) e infine un rancio alpino agli stand della Pro loco. L'iniziativa è promossa dal gruppo alpini di Travo, dal Comune e dalla Pro loco Amici di Pigazzano.

 

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21/08/2014

 

Farini, gli alpini ricordano i commilitoni scomparsi

 

FARINI - Gli alpini del gruppo de Le Moline hanno celebrato la loro festa annuale, ricordando le penne nere "andate avanti". La giornata si è svolta a Pianazze dove gli alpini "padroni di casa" hanno accolto i numerosi gruppi del territorio piacentino insieme al presidente sezionale Roberto Lupi e al consiglio direttivo provinciale. Nella grande area verde, don Mario Cappellotti, della parrocchia di Pione, ha celebrato la messa cui è seguita la preghiera dell'alpino letta dal capogruppo di Le Moline, Luciano Ghetti, e la deposizione, sulle note de Il Silenzio, della corona di alloro in onore ai caduti che è stata portata successivamente al monumento a Le Moline. La cerimonia è stata accompagnata dal gruppo di musicanti "Bdt" di Pontedellolio. Una celebrazione che, ha voluto sottolineare il presidente provinciale Ana, Lupi, tiene viva la nostra montagna e oggi la deposizione al monumento assume un significato importante perché ricorre il centenario dell'inizio della Grande Guerra. Per ricordare i caduti della seconda guerra mondiale saranno organizzati, a livello nazionale, diversi momenti cui vi invito a partecipare insieme all'Ana sezionale. Quattro saranno gli appuntamenti nel Piacentino. Uno il 31 agosto a Pigazzano dove saranno inaugurati i lavori di restauro del monumento ai caduti, il 21 settembre con la Festa Granda a Pianello e il 12 ottobre a Mestre dove, con la sezione di Trento, porteremo l'olio votivo all'icona della Madonna del Don, un gesto che le sezioni fanno a turni. Ultimo appuntamento sarà il 19 ottobre a Monza al raduno del Secondo Raggruppamento. Dal sindaco di Farini, Antonio Mazzocchi, il grazie alle penne nere "perché siete sempre presenti e per ciò che fate per le istituzioni e per la gente".
Una presenza numerosa, quella delle penne nere a Pianazze, che ha inorgoglito anche il capogruppo Ghetti. Sebbene il "suo" sia un piccolo gruppo, tanto si impegna e porta in alto i valori alpini.
Vi ha partecipato anche una delegazione del gruppo di Brisighella il cui capogruppo ha dedicato una bella poesia, di un alpino ignoto. "Cantate alpini a voce bassa per una madre che vede il figlio partire - recita -. Cantate ora un po' più forte x la vostra sposa che vi attende. Cantate alpini ancora più forte per quel bambino che non ha mai conosciuto suo padre. Cantate a tutta gola ora che non c'è la guerra e che l'uomo con i vostri canti dimentichi il fucile". La giornata è proseguita con un ricco rancio alpino all'antica trattoria del luogo con il coordinamento dell'alpino Giovanni Bracchi.
n. p.

 

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19/08/2014

 

Tra piumoni, wafer e succhi di mela Costalovara attende il ritiro di giunta

Per Dosi e assessori anche una serata di gala con il sindaco di Bolzano

 

Bolzano - Una cena di gala a base di canederli, strudel ed altre specialità tipiche, l'incontro con il sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli (dello stesso colore politico della giunta Dosi) ma soprattutto quiete ed aria buona a volontà per permettere a sindaco ed assessori di pianificare al meglio il nuovo "anno amministrativo" di Piacenza. Al soggiorno alpino di Costalovara, sopra la città di Bolzano, di proprietà dell'Ana nazionale, fervono i preparativi per accogliere sindaco e assessori per il tradizionale ritiro settembrino. La giunta comunale per la prima volta valica i confini della provincia ospite degli alpini da martedì 2 a giovedì 4 settembre sull'altipiano del Renon a 1.200 metri di altitudine.
«Per noi è un onore» dicono Ferdinando Scafariello, presidente della sezione Ana di Bolzano, ed il suo staff di volontari che gestisce la struttura a due passi dal capoluogo dell'Alto Adige. Una struttura bianca in stile alpino immersa in un parco di pini ed accanto ad un laghetto balneabile (per tuffarsi bisogna pagare il biglietto di 3 euro). Tutt'intorno le ville della "Bolzano bene" e qualche albergo a quattro stelle; compreso, a pochi chilometri, il celebre Bemelmans Post, in cui Sigmund Freud soggiornò una settimana nel 1911 apprezzando «il dolce fa niente» e approntando "Totem e tabù". Poco distante la fermata dello storico trenino (oggi elettrico) da Soprabolzano a Collalbo. Il pittoresco convoglio è uno dei due mezzi per raggiungere Costalovara e muoversi sull'altipiano del Renon. Parte da Soprabolzano, stazione di arrivo dell'altrettanto storica funivia che congiunge la città a valle con la sua montagna. L'altro è l'automobile che da Bolzano Nord impiega venti minuti per giungere a destinazione. Transitando per Auna di Sotto (900 metri) dove c'è una parte del gotha produttivo locale che ha superato i confini delle Alpi diventando leader nel mondo: le aziende madri della DaunenStep (quelli dei piumoni) e della Loacker (signori dei wafer), nonchè la sede della Kohl, dove si producono i succhi di mele di montagna Gourmet.
A tenere il sopralluogo tecnico in preparazione della tre giorni di settembre è Roberto Migli, piacentino, revisore dei conti nazionale dell'Ana e amministratore della struttura di Costalovara. E' lui a fare da trade-union fra le esigenze della giunta comunale e l'ospitalità alpina. Da Palazzo Mercanti arriveranno in dodici: il sindaco Paolo Dosi, i nove assessori, il segretario generale e il capo di gabinetto. Soggiorneranno al primo piano, in altrettante camere singole, tutte vicino alla sala conferenze da oltre cento posti arredata con poltrone in tessuto verde e divisori in legno chiaro. E' qui, lontano dagli altri ospiti della struttura, che si terrà la full immersion di giunta. Sulle due terrazze vista bosco gli aperitivi e le pause caffè sotto i gazebi. «Siamo contenti che il sindaco Dosi abbia accettato il nostro invito - evidenzia Migli - questo ritiro di giunta ci dà l'opportunità di far conoscere la nostra casa alpina non solo agli amministratori ma anche agli stessi piacentini». «Ci stiamo preparando ad accogliere i nostri ospiti nel migliore dei modi» continua l'amministratore che spiega come in programma vi sia una cena di gala - nella spaziosa sala da pranzo della struttura - alla quale sono stati invitati il sindaco di Bolzano, il presidente dell'ente per il turismo di Bolzano nonchè il presidente della Provincia di Piacenza Massimo Trespidi. «E' la prima volta che ospitiamo una giunta comunale al completo - osserva Migli - anche questa volta Piacenza fa da Primogenita e speriamo che anche altre città amiche degli alpini seguano l'esempio».


Federico Frighi

 

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14/08/2014

 

A Groppovisdomo sabato 23 il tradizionale raduno degli alpini

 

GROPPARELLO - (o. q) Il Gruppo alpini di Groppovisdomo e Gropparello ha organizzato per sabato 23 agosto a Groppovisdomo il tradizione raduno. Come da tradizione nel pomeriggio si svolgerà il ritrovo sul campo sportivo locale e, dopo aver deposto una corona sul monumento ai caduti situato di fronte alla chiesa parrocchiale sarà celebrata una Santa Messa accompagnata dai canti del Coro Ana di Sovere. Le due novità promosse dagli alpini sono: una raccolta fondi a favore di Save the Children-Illuminiamo il futuro e la consegna dello "Scarpone Alpino Visdomese", un riconoscimento a persone o istituzioni che si impegnano per la cura, il rispetto e la salvaguardia della montagna e dei suoi abitanti. Quest'anno gli attestati andranno a Lucio Calderone, alpino e presidente del Cai di Piacenza, e al gruppo Saf dei vigili del fuoco di Piacenza. La serata si concluderà con il rancio alpino preparato dalle ottime cuoche delle associazioni e gli immancabili canti alpini.

 

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12/08/2014

 

cento anni Combattè sul fronte francese

Le penne nere di Pianello hanno perso il loro decano

Oggi i funerali di Mario Volpini

 

Pianello - Pianello dice addio a Mario Volpini, storico alpino del paese che nello scorso mese di marzo aveva tagliato il fatidico traguardo dei cento anni di vita alla Pia Casa Castagnetti, dov'era ospitato. I suoi funerali verranno celebrati oggi pomeriggio alle 16 nella chiesa parrocchiale di Pianello. Oltre a parenti e amici ci sarà anche un gruppo di penne nere che, in occasione del recente compleanno, lo avevano festeggiato intonando per lui alcuni inni e alcune canzoni che il nonnino aveva dimostrato di gradire parecchio.
Sempre le penne nere avevano omaggiato il loro alpino più anziano con un cd contenente le loro canzoni e un gagliardetto che Mario Volpini da quel giorno ha continuato a custodire gelosamente. Era originario di Casa Cravignani di Nibbiano e in seguito si era trasferito a Roccapulzana di Pianello. In tenerissima età era rimasto orfano del padre, Lodovico, risultato disperso durante la prima guerra mondiale. Spesso insieme ai compagni alpini aveva visitato tanti cimiteri di guerra, tra cui il sacrario di Redipuglia, nella speranza di trovare la tomba del padre. Solo dopo molti anni qualcuno suggerì ai familiari di rivolgersi al Ministero della Difesa, che riuscì a rintracciare la tomba del padre di Mario Volpini nel cimitero militare di Vicenza. Questa fu per lui una grande notizia. Con i suoi parenti e conoscenti era solito ricordare i suoi trascorsi militari nel Battaglione Susa con gli alpini e poi ancora nel Battaglione Exiles della Brigata Turinense negli anni Trenta. Nel 1940 venne richiamato in servizio, sempre nella Taurinense, come istruttore di tiro nelle zone di guerra, sul fronte francese.
Terminato il terribile periodo della guerra, tornò a casa e si rifece una vita. A Pianello tutti lo ricordano come lo storico cantoniere che un tempo in sella alla sua motocicletta era solito controllare strade e canali del territorio comunale.
Nonostante una paralisi che lo aveva colpito diversi anni fa, non aveva mai perso il suo spirito dolce e allegro. Insieme alla moglie Luisa ha superato tante traversie ma ha gustato anche i tanti momenti sereni e felici che la sua lunga vita gli ha concesso. Oggi pomeriggio, al suo funerale, che sarà celebrato nella chiesa parrocchiale di San Maurizio saranno presenti anche le penne nere di Pianello, a cui Volpini si diceva fiero di appartenere, e che lo accompagneranno anche durante questo suo ultimo viaggio. Che farà sempre accompagnato dal suo amato cappello dalla penna nera.


mar. mil.

 

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09/08/2014

 

Morfasso, l'ultimo saluto a Carlo Cordani «Montanaro vero, uomo di fede e leale»

Oggi pomeriggio, alle 15 e 30, i funerali nella chiesa parrocchiale

 

MORFASSO - La comunità di Morfasso accompagna oggi nell'ultimo viaggio Carlo Cordani, ex vicesindaco, trebbiatore e alpino, scomparso giovedì a causa di un male incurabile. I funerali saranno celebrati alle 15 e 30 nella chiesa parrocchiale di Morfasso. Carlo, classe 1937, era un uomo che si spendeva per il bene della comunità, un personaggio che sapeva andare d'accordo con tutti e da tutti era stimato e rispettato. Andrea Losi, sindaco Dc di Morfasso dal 1966 al 1975, ricorda con queste parole l'amico scomparso: «Ho chiamato Carlo a fare il vicesindaco perché lui rappresenta il meglio delle qualità del nostro territorio: lavoro, equilibrio e determinazione. Nel confronto delle idee, anche in consiglio comunale - ha detto l'avvocato Losi - alla fine quella di Carlo pareva sempre la strada più perseguibile, più equilibrata». L'attenzione che Carlo aveva per il territorio era a tutto tondo, e travalicava i confini del suo comune. Anche Giulio Molina, sindaco democristiano di Morfasso dal 1980 al 1995, ricorda le doti di equilibrio e mediazione di Cordani: «Carlo era capogruppo di maggioranza, godeva di carisma e riusciva sempre a tenere a bada le esuberanze che talora emergevano nelle discussioni e nei consigli comunali. Lo ricordo come una persona capace, di grande correttezza e onestà morale». Attualmente, Carlo Cordani ricopriva anche l'incarico di consigliere del Consorzio di Bonifica di Piacenza, dove era apprezzato per il suo comportamento molto serio e retto. Luigi Bertuzzi, sindaco di Coli e amico di Cordani fin dai tempi della Democrazia Cristiana, lo ricorda così: «Carlo aveva tutte le caratteristiche del montanaro vero: molto ponderato nelle sue scelte, nelle azioni, nel suo modo di fare. Ed era soprattutto una persona che aveva il senso della appartenenza al suo gruppo politico, agiva con molta responsabilità e nel rispetto delle decisioni che venivano prese. In politica abbiamo collaborato sempre, e cercavamo soprattutto di difendere la montagna». A rendergli onore oggi ci sarà anche il sindaco di Morfasso, Paolo Calestani: «Tutti conservano di Carlo tanti ricordi personali, tutti lo ricordano come una brava persona, perché lo era. Il suo esempio lo avremo chiaro nella memoria: un uomo di fede, leale, onesto, disponibile, generoso. Il suo instancabile impegno politico nei confronti della nostra comunità, la sua viva passione per l'attività di trebbiatore e la profonda devozione per Santa Franca, sono le testimonianze più belle del profondo legame che lui aveva con la sua terra».


Gianluca Saccomani
 

 

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07/08/2014

 

Anziani alla festa degli alpini con il pulmino guidato dal sindaco

 

FARINI - (np) Una giornata con gli alpini di Groppallo per gli ospiti della Casa protetta Alta Valnure di Farini. Alcuni degenti sono stati accompagnati dal sindaco Antonio Mazzocchi, che si è messo alla guida del pulmino del Comune di Farini e li ha portati alla "Ca' ‘d'l'alpino", la sede delle penne nere di Groppallo, appena sotto il monte Castellaro. Con la coordinatrice della Casa protetta, le operatrici e l'animatrice, gli anziani ospiti sono stati accolti nella baita alpina dove hanno pranzato con le penne nere groppalline, guidate dal capogruppo Federico Gregori, che per loro avevano preparato polenta al sugo ai funghi, salame cotto, formaggio e del buon vino. Una giornata in compagnia in un luogo sempre suggestivo. L'estate della Casa protetta è stata animata anche con i festeggiamenti del centenario di un'ospite della struttura. Una festa che ha visto protagonista anche il coro Ana Valnure di Bettola che ha tenuto un concerto dei suoi canti di montagna.

 

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05/08/2014

 

Bettola, l'incanto delle melodie

 

Serata tra lirica e canti di montagna per la nona edizione del premio "I sassi del Nure", quest'anno assegnato al coro Ana. Applauditi Kybalova e Borin

 

BETTOLA - Una serata d'incanto, suggestive le melodie così come le emozioni suscitate. E' stato tutto questo Concerto lirico vocale, l'appuntamento che da anni si rinnova promosso dal Lions Club Bettola Valnure per ricordare l'amico e socio fondatore Tarcisio Ferrari, che si è tenuto nel santuario della Beata Vergine della Quercia. Una pagina musicale che viene sfogliata ogni anno e che si affianca alla riconoscenza nei confronti di chi ha portato in alto il nome della vallata. Da nove anni infatti il Lions Club Bettola Valnure assegna il premio "I sassi del Nure" a un'associazione o a un personaggio benemerito che si sia distinto a livello nazionale.
Come ha ricordato Luciano Maccagni, officer del club, quest'anno la scelta è caduta sul coro Ana Valnure di Bettola. La vedova di Tarcisio Ferrari, Alberta Barocelli, ha letto la motivazione: "Voce ufficiale degli alpini piacentini per molti anni diretta dall'indimenticabile don Gianrico, che interpreta con rara maestria la nuova direzione della coralità di ispirazione popolare, patrimonio musicale della nostra valle". Il riconoscimento è stato consegnato dal presidente di Club, Marino Provini, dal vicegovernatore Massimo Alberti e dai sindaci di Valnure alla presidente del coro, Donisia Chinosi Callegari.
Ricordando la figura di don Fornasari, «missionario in montagna, montanaro tra i montanari», Provini ne ha evidenziato l'impegno nella ricerca dei brani che costituiscono il patrimonio alpino. Agli alpini il suo grazie per la prova di amicizia e fratellanza «di cui abbiamo avuto dimostrazione nell'adunata nazionale a Piacenza nel 2013».
Non è così mancata un'esibizione da parte della formazione corale, attualmente diretta dal maestro Edoardo Mazzoni. Signore delle cime, che il coro ha voluto dedicare a Giuliano Nadotti, uno dei fondatori scomparso sabato, Sul ponte di Perati e Aprite le porte, brani caratteristici della tradizione alpina. Un saluto e un invito a conoscere il sodalizio Lions da parte di Alberti, reduce dalla convention internazionale in Canada e che il prossimo anno assumerà l'incarico di Governatore del distretto 108ib3 (che si compone di 68 club).
Ma la serata è stata incantevole anche grazie agli affermati talenti Stefanna Kybalova (soprano) e Valter Borin (tenore), una coppia affiatata sulla scena e nella vita, e dal pianista maestro Milo Martani. La proposta di questi tre artisti è stata dell'associazione Amici della Lirica di Piacenza che ha affiancato il Lions valnurese nell'organizzazione del concerto, presentato da Alessandro Bertolotti.
Kybalova ha riscosso subito grandi applausi nella sua prima interpretazione dell'Ave Maria di Luigi Cherubini ed ancora in Tu che le vanità dal Don Carlo di Verdi, e in Giuditta de Le mia labbra son dolci a baciar di Lehar. Una voce che ha conquistato il pubblico per la scioltezza nell'esecuzione degli acuti e delle dinamiche.
Applausi meritati, per l'esecuzione appassionata e il timbro cristallino, anche per Borin con Che gelida manina dalla Bohéme di Puccini, Un dì all'azzurro spazio dell'Andrea Chenier di Giordano, I' te vurria vasà di Di Capua. E poi in duo Mario Mario Mario dalla Tosca di Puccini e Musica proibita di Gastaldon per terminare con il bis West side story di Berstein. Meravigliosi i brani per solo pianoforte offerti da Martani, come la Fantasia sul Mosé di Rossini op. 33 di Talberg.


Brunella Petri

 

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03/08/2014

 

alpini, squadra anti incendio in Puglia

 

Due settimane in trasferta nel Gargano per due diversi gruppi: il secondo torna oggi
L'assessore Gazzolo: il mondo del volontariato fornisce un sostegno insostituibile

 

Due settimane in Puglia per combattere la dura lotta contro gli incendi boschivi. Questa l'importante attività di protezione civile a cui stanno partecipando, tra gli altri, alcuni alpini piacentini.
La prima squadra è partita alla volta del Gargano lo scorso 12 luglio, facendo ritorno in città il 19. Il successivo gruppo farà ritorno oggi 3 agosto. Il tutto nell'ambito del gemellaggio siglato ormai da anni tra le regioni Emilia-Romagna e Puglia per garantire a quest'ultima un supporto prezioso nella prevenzione e nel contrasto ai roghi nel periodo estivo.
«Anche quest'anno abbiamo aderito ad un'iniziativa di collaborazione volta a sostenere una delle Regioni maggiormente colpite dalla problematica degli incendi di bosco», spiega l'assessore regionale Paola Gazzolo. «Si tratta di un'attività a cui il mondo del volontariato fornisce un sostegno insostituibile - prosegue - e che risulta indispensabile per un'azione efficace nei mesi in cui il rischio si fa più elevato».
L'edizione del gemellaggio targata 2014 coinvolge i volontari di protezione civile delle Regioni Puglia, Emilia Romagna e Veneto, insieme al Corpo antincendio Piemonte e all'Associazione nazionale alpini. Ogni settimana sono operative 14 squadre di volontari che pattugliano l'area garganica, seguendo percorsi predefiniti e muniti di modulo antincendio. Il campo base è ospitato dal Distaccamento Aeronautico di Jacotenente, in provincia di Foggia, dove sono attive la Sala Operativa, la segreteria e la mensa, e nel quale sono impegnati giornalmente circa 60 volontari. Le attività del campo e delle squadre di volontari sono coordinate dai funzionari della Regione Puglia presenti nella Sala operativa del campo base.
«Stiamo operando in Puglia come Colonna mobile nazionale Ana - spiega Maurizio Franchi, responsabile della protezione civile delle Penne nere piacentine - e penso di poter dire che le operazioni in corso costituiscono un gemellaggio nel gemellaggio».
Da un lato rappresentano infatti un'alleanza tra Nord e Sud d'Italia, dal momento che gli alpini intervengono nel progetto con equipaggi formati da due volontari del Settentrione - provenienti dal 1°, 2° e 3° Reggimento - e 2 del meridione, facenti parte del 4° Reggimento. Dall'altro la collaborazione si connota per aspetti inediti - e tutti piacentini - dal punto di vista dei mezzi impiegati sul campo.
«L'Ana di Piacenza sta operando con il nostro Pk di proprietà della sezione, ma inserito nella colonna mobile regionale e armato di modulo elitrasportabile», conclude Franchi.
«Una novità che resterà a nostra disposizione per tutta la stagione dell'antincendio boschivo, fino alla sua scadenza fissata per il prossimo 11 settembre».

 

 

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31/07/2014

 

Giunta in ritiro in val Renon con le penne nere

Sindaco e assessori ospiti in settembre del soggiorno Ana di Costalovara. Martedì la decisione

 

La giunta comunale quest'anno potrebbe andare in ritiro fuori provincia, ospite delle penne nere dell'Ana nel soggiorno alpino di Costalovara. Ad invitare sindaco ed assessori è stato Nino Geronazzo il presidente del Coa di Piacenza - il Comitato organizzatore dell'Adunata nazionale 2013 tuttora in vita per le operazioni di chiusura - che tempo fa ne ha parlato al sindaco Paolo Dosi. La struttura della val Renon (sopra la città di Bolzano) è poi amministrata dal piacentino Roberto Migli, revisore dei conti dell'Ana e componente del comitato organizzatore dell'Adunata nazionale 2015 a L'Aquila. Il soggiorno di sindaco e assessori si dovrebbe tenere nella prima metà di settembre. Martedì prossimo verrà presa la decisione definitiva.
Il soggiorno alpino di Costalovara rappresenta il fiore all'occhiello dell'Associazione Nazionale alpini in Alto Adige. Sorge a ridosso dell'omonimo laghetto di Costalovara ad un'altezza di 1206 metri e si estende su una superficie di circa 60.000 metri quadrati di prati e boschi. La struttura è composta da un grande edificio dove si trovano stanze singole, doppie, multiple e da una foresteria per complessivi 96 posti letto. Dispone di parcheggio privato e di una chiesetta, dedicata a San Maurizio. E' stato riaperto nel 2011 dopo oltre due anni di lavori di ristrutturazione.
Siamo sull'altopiano del Renon, sopra Bolzano, a 16 chilometri dalla città. Un caratteristico trenino collega i paesi di Collalbo a Maria Assunta, i due capolinea, lungo un tracciato di sei chilometri e mezzo fra prati e boschi abitati da caprioli, con fermate intermedie di cui una dedicata proprio a Costalovara, appena sopra il Soggiorno alpino e il laghetto, e nei pressi del Museo dell'apicoltura, un maso pluricentenario.
Costalovara si raggiunge in auto, uscita Bolzano Nord dell'autostrada del Brennero prendendo la direzione Bolzano-Renon, oppure direttamente da Bolzano e infine, per chi arriva in treno, con una funivia situata poco distante la stazione ferroviaria: porta a Soprabolzano, a pochi minuti dal soggiorno alpino.
Non mancano naturalmente le passeggiate. A fianco della foresteria, proprio all'interno della proprietà Ana, inizia un sentiero che si inoltra nel bosco: una splendida passeggiata, facile e pianeggiante, particolarmente adatta ai bambini, ma c'è chi ne approfitta per andar per funghi.

 

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30/07/2014

 

Bettola: sabato sera in santuario premio "I sassi del Nure" al Coro Ana Valnure

 

BETTOLA - (np) Sarà consegnato sabato sera nel santuario della Beata Vergine della Quercia in piazza Colombo il premio "I sassi del Nure", istituito dal Lions Club Bettola Valnure per celebrare un'associazione o un personaggio della valle che si sia distinto a livello nazionale nel proprio ambito. La nona edizione del premio sarà consegnata al Coro Ana Valnure di Bettola, formazione corale totalmente al maschile che dal 1973 canta la montagna piacentina, le vicissitudini della guerra e degli alpini. La consegna avverrà durante il tradizionale "Concerto lirico vocale", promosso dai Lions locali e organizzato in collaborazione con gli "Amici della lirica" di Piacenza che avrà inizio alle 21.15 (ingresso libero). Il concerto, presentato da Alessandro Bertolotti, direttore artistico degli Amici della Lirica, vedrà protagonisti il soprano Stefanna Kybalova e il tenore Valter Borin, accompagnati al pianoforte dal maestro Milo Martani.
Il coro Ana Valnure è nato nel 1973 con il nome di Corale Bettolese nella parrocchia di San Bernardino per merito di don Vincenzo Calda e di volontari amanti del canto corale di montagna.
Con l'apporto di voci da Groppallo, nel 1982 la corale si amplia e la direzione affidata a don Gianrico Fornasari, che si è impegnato per la ricerca e la valorizzazione del patrimonio musicale della terra piacentina ed in particolare della Valnure in collaborazione coi maestri Paolo Bon e Giorgio Vacchi. Nel 1985 la corale assume il nome di Coro Valnure e diventa il coro ufficiale della sezione di Piacenza dell'associazione nazionale alpini in congedo. Viene denominato quindi Coro Ana Valnure sezione di Piacenza. Dionisia Chinosi Callegari è l'attuale presidente. Con la scomparsa di don Fornasari nel gennaio 2014, il coro è diretto dal maestro Edoardo Mazzoni.

 

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19/07/2014

 

alpini, niente tagli all'addestramento

 

Il ministro Pinotti rassicura le truppe di montagna all'esercitazione Falzarego 2014

 

Belluno - Niente tagli all'addestramento considerato elemento essenziale per le Forze Armate e l'orgoglio di avere gli alpini invidiati dagli eserciti di molti Paesi. Lo ha evidenziato il ministro della Difesa Roberta Pinotti nell'esercitazione delle Truppe Alpine "Falzarego 2014", svoltasi sulle omonime Torri al confine tra Veneto e Alto Adige. Assieme ai soldati di montagna di Spagna, Libano e Slovenia gli alpini hanno dato dimostrazione delle loro capacità di operare in un ambiente naturale difficile che da sempre esige rispetto e non ammette errori o impreparazione.
Padrone di casa il comandante delle Truppe Alpine, generale Alberto Primicerj, che nel salutare e ringraziare della loro presenza le numerose autorità civili e militari intervenute ha ricordato l'importanza di attività come questa «per far conoscere le capacità specifiche e l'efficacia operativa delle Truppe Alpine, che sono una realtà non trascurabile nel nostro panorama della Difesa». Concetto rimarcato anche dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Claudio Graziano, che nel suo intervento ha sottolineato come «questa esercitazione, in queste montagne, sia particolarmente attuale in quanto permette di sperimentare il coraggio, la tempra e il vigore fisico e di mettere alla prova se stessi; il coraggio è la dote base per un soldato e la sfida della morte fa sempre parte dei suoi compiti». Soddisfatto il ministro Pinotti, che sottolineando come gli alpini siano motivo di orgoglio per chi ha una responsabilità politica - «ovunque vada, soprattutto nei Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo mi chiedono di potersi addestrare con i nostri alpini» - ha tenuto a precisare come «la nostra sicurezza si gioca oggi in uno scenario ampio, globale. I militari italiani fanno la loro parte con grandissima competenza e umanità. Ciò non sarebbe possibile senza addestramento, fondamentale per garantire l'impiego nelle migliori condizioni». All'esercitazione era presente anche il colonnello piacentino Carlo Cavalli, comandante del 5° reggimento alpini di stanza a Vipiteno. Alcuni suoi uomini hanno partecipato all'esercitazione in cordata sulle torri del Falzarego come conclusione del corso di roccia.
Federico Frighi

 

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17/07/2014

 

Ritrovo alpino al parco Santa Franca

 

Morfasso, l'incontro annale per rinsaldare lo spirito delle penne nere

 

MORFASSO - Il tempo incerto non ha giocato a favore della festa degli alpini nel parco di Santa Franca, ma domenica scorsa ci voleva ben altro per scoraggiare i non pochi irriducibili e le "penne nere" che non hanno voluto mancare al tradizionale appuntamento organizzato dai loro commilitoni morfassini. La manifestazione ha avuto inizio poco prima di mezzogiorno con l'immancabile tributo al Tricolore, ovvero con l'alzabandiera eseguito dagli alpini Celeste Guselli e Domenico Besagni (vicesindaco di Morfasso), i quali erano affiancati dal reduce Lino Inzani (classe 1924). I presenti hanno poi partecipato alla Santa Messa celebrata all'aperto da don Pier Antonio Oddi, amministratore parrocchiale di Morfasso. «Il brano del Vangelo di oggi ci invita a guardare dentro di noi, ognuno guardi in se stesso - ha detto don Oddi durante l'omelia -. La domanda è questa: che razza di cristiano sono? Teniamo la domanda al singolare, perché soltanto allora potremo dare una risposta». Al termine della Messa, dopo la lettura della Preghiera dell'Alpino da parte della "penna nera" Flavio Casali, si sono tenuti brevi discorsi con la partecipazione del capogruppo delle "penne nere" morfassine Adriano Antonioni («Saluto e ringrazio i presenti e tutti coloro che hanno collaborato ad organizzare questa festa»), del sindaco di Morfasso Paolo Calestani («In questo momento sto sentendo una forte emozione - ha detto il sindaco - che deve essere segno di felicità, speranza e unione tra di noi: in questo momento di crisi, dove tutti siamo uguali, dobbiamo aiutarci tra di noi»), e del presidente provinciale degli alpini Roberto Lupi: «Questa manifestazione è importante perché ci aiuta a consolidare il nostro spirito alpino, e poi ci aiuta a tenere viva e a non dimenticare la nostra montagna». Un saluto particolare è stato rivolto anche al reduce Lino Inzani che, è stato detto, «oggi ci rende onore di essere presente qua con noi», e un pensiero affettuoso è andato all'alpino Carlo Cordani, assente per motivi di salute. I presenti si sono poi recati in sfilata dinanzi al vicino oratorio di Santa Franca, dove è stata deposta una corona di alloro in onore degli alpini che hanno perso la vita in guerra e di quelli scomparsi in tempo di pace. Alla manifestazione sono stati notati, tra gli altri, anche il luogotenente dei carabinieri Franco Liberati, il militare Diego Tagliaferri, il vigile comunale Luciano Passera, il capogruppo di maggioranza in seno al consiglio comunale di Morfasso, Fausto Capelli, l'ex sindaco di Morfasso Andrea Losi. Terminata la cerimonia, tutti hanno potuto ristorarsi con un ottimo "rancio alpino".


Gianluca Saccomani

 

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14/07/2014

 

TRAVO - Quando ieri mattina hanno iniziato a addobbargli la casa con i tricolore, dentro e fuori il cortile, se n'è uscito con un "E smettetela di mettere delle bandiere"

 

TRAVO - Quando ieri mattina hanno iniziato a addobbargli la casa con i tricolore, dentro e fuori il cortile, se n'è uscito con un "E smettetela di mettere delle bandiere". Ma quello che l'alpino Bruno Anguissola non avrebbe potuto immaginare è che, al suo rientro a casa, avrebbe trovato il picchetto d'onore degli alpini e perfino la banda musicale ad accoglierlo. È stata festa grande, ieri pomeriggio a Travo, per i cento anni dell'alpino Bruno, circondato dall'affetto di un paese intero.
Reduce di guerra e ancora oggi lucidissimo in ogni suo ricordo, Bruno Anguissola ha festeggiato un secolo di vita con una messa a Caverzago di Travo. Per l'occasione, gli alpini di Travo (e non solo: presenti, ad esempio le sezioni di Settima e Rivergaro) sono saliti fino alla chiesa per rendere omaggio al loro "vecio", per la funzione celebrata da don Giampiero Esopi. Con loro, era presente il sindaco di Travo Lodovico Albasi, il consigliere comunale Roberta Valla, il dimissionario presidente della Croce Rossa Renato Zurla e naturalmente i vertici dell'Ana, dal presidente provinciale Roberto Lupi al capogruppo travese Marco Girometta.
Poi, dopo la funzione, tutti a casa del festeggiato che si è trovato davanti a ciò che non si aspettava: nel suo cortile sono spuntati i travesi che hanno voluto rendegli omaggio, il picchetto d'onore e persino la banda Vignola di Agazzano, che ha accolto il suo ritorno a casa con l'inno di Mameli e canti delle penne nere. Emozionato, ha ribadito il suo credo che suona come un messaggio contro le guerre a cui è stato costretto a partecipare: «Io sono amico di tutti». E rimane a bocca aperta davanti a chi si avvicina per porgergli un regalo, con una modestia che dice molto del suo carattere. Gli alpini di Travo hanno voluto donargli un quadro che lo raffigura, un disegno ricavato da una fotografia di qualche anno fa in cui Bruno posava con in testa il cappello utilizzato nella guerra d'Africa.
«Oggi ho visto piangere travesi che non sono tuoi parenti», gli fa notare il sindaco Albasi, consegnandogli una pergamena a ricordo della festa. «È il segno che hai dato e continuerai a dare il tuo esempio a tutti». E anche i nipoti hanno fatto realizzare per lui un cappello da alpino stilizzato in bronzo.
È raro trovare una persona di quest'età ancora così lucida e piena di cose da raccontare. Bruno Anguissola è una delle rocce, dei pilastri portanti su cui si fonda tutto il gruppo di Travo e non solo: con i suoi cento anni d'età è forse l'alpino più anziano di tutta la provincia, oltre che formidabile memoria storica. «E in casa è ancora lui ad occuparsi dell'orto e delle galline» aggiunge la figlia Elda con il fratello Renzo. «Forse è proprio quello il suo modo di rimanere giovane, quello di non stare con le mani in mano. E per noi è stato un padre fantastico, che ha dovuto sempre pensare a lavorare tanto». Tra i presenti alla festa, culminata in una cena comunitaria, anche l'alpino Domenico Bassi, di quattro anni più giovane, ed Eligio Everri (93 anni). Ma, significativamente, la toccante cerimonia è stata organizzata proprio dal capogruppo Girometta, l'alpino più giovane del gruppo: presente e passato che si incontrano


Cristian Brusamonti

 

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11/07/2014

 

Morfasso: domenica Festa degli alpini al parco Santa Franca

 

MORFASSO - (g. s) Domenica 13 luglio, il gruppo delle "penne nere" di Morfasso organizza la tradizionale Festa degli alpini nel parco di Santa Franca, sul monte omonimo. La festa, che è aperta a tutti, avrà inizio alle ore 11.50 con l'alzabandiera. A mezzogiorno, la celebrazione solenne in suffragio degli alpini "andati avanti". Successivamente si terranno brevi discorsi delle autorità presenti, la deposizione della corona di alloro presso l'oratorio e a partire dalle 13 ci sarà la possibilità di gustare il consueto "rancio alpino" preparato dai volontari dell'associazione. Il cerimoniale prevede per le ore 18 la chiusura della giornata con un solenne ammainabandiera.

 

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10/07/2014

 

Il premio "Sassi del Nure" andrà al coro Ana Valnure

 

BETTOLA - Al coro Ana Valnure di Bettola il premio "I sassi del Nure" del Lions Club Bettola Valnure. Lo ha stabilito all'unanimità il consiglio direttivo del Club valnurese, riunitosi recentemente per la chiusura dell'anno sociale durante il quale il presidente 2013/2014 Giuseppe Albonetti ha passato il testimone a Marino Provini per l'anno lionistico 2014/2015.
Il prestigioso riconoscimento, ormai conosciuto e notevolmente apprezzato in quanto porta in evidenza le eccellenze della Valnure, sarà consegnato sabato 2 agosto in occasione del tradizionale concerto lirico vocale che si terrà alle 21.15 nel santuario della Beata Vergine della Quercia in piazza Colombo a Bettola.
«Il coro Ana Valnure - motivano i referenti del Lions Bettola Valnure - ha riscosso negli anni consensi a livello nazionale ed internazionale. E' una realtà storica del nostro territorio e oggi prosegue la sua attività con la direzione di Edo Mazzoni, successore di don Gianrico Fornasari, scomparso il 2 gennaio di quest'anno e che sarà ricordato durante la serata del 2 agosto».
Il coro Ana Valnure è nato nel marzo del 1973 col nome di Corale Bettolese nella parrocchia di San Bernardino per merito di don Vincenzo Calda e di volontari amanti del canto corale di montagna.
Nel 1982 la formazione venne rinnovata con l'apporto di voci da Groppallo e la direzione affidata a don Gianrico Fornasari. Nel 1985 diventa coro Ana Valnure, rappresentando la sezione alpini di Piacenza in ogni occasione, in particolare ai raduni provinciali e alle adunate nazionali. Alla scomparsa di don Fornasari, il maestro Mazzoni ne ha seguito i passi, prendendo in simbolica eredità la direzione del coro.
«E' per noi una bella e gradita sorpresa - commenta il vicepresidente del coro Ana Valnure, Piergiorgio Carrara -. Il premio ci fa molto piacere perché è un segno di riconoscenza sentito nei confronti della nostra attività e di ciò che rappresenta, cioè il tramandare la nostra cultura e le nostre tradizioni, quelle dell'Appennino piacentino e degli alpini, attraverso il canto».
Il coro Ana Valnure sarà presente al completo per l'occasione, ma prima sarà impegnato da protagonista nel tradizionale "Concerto in famiglia" che si terrà sabato 12 luglio alle 21 nel santuario in piazza Colombo. I cantori, nella loro divisa con il cappello dalla penna nera, eseguiranno un ampio repertorio di brani alpini e di montagna. L'appuntamento è dedicato in particolare a Domenico Callegari, per tanti anni presidente del coro. Dalla sua scomparsa è la moglie Dionisia a presiedere la corale. Come ogni anno, tutti saranno poi invitati a partecipare al rinfresco nella sede del coro in via 24 maggio.


Nadia Plucani

 

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09/07/2014

 

L'abbraccio degli alpini a Finale Ligure con la maxi-esercitazione "Fiumi sicuri"

 

«È il grande abbraccio che gli alpini, compresi quelli piacentini, riservano ancora una volta ad un territorio più volte colpito da emergenze, dal terremoto all'alluvione di inizio anno, e proprio per questo ancor più bisognoso di un abbraccio forte e sicuro come quello delle Penne nere».
Con queste parole Paola Gazzolo, assessore regionale alla sicurezza territoriale, ha salutato la carica degli oltre 500 alpini volontari di protezione civile che si sono ritrovati nei giorni scorsi a Finale Emilia e nei comuni limitrofi per la maxi esercitazione di sicurezza idraulica "Fiumi sicuri". Per tre giorni, si sono dedicati ad interventi di sfalcio e pulizia degli alvei dei fiumi Reno e Panaro, all'individuazione di tane scavate da animali, al ripristino di alcune staccionate lungo piste ciclabili. In tutto 10 cantieri, individuati e studiati in collaborazione con Aipo ed il Servizio tecnico di bacino Reno: un'iniziativa che è rientrata nell'ambito della prima settimana regionale della protezione civile e della prevenzione dei rischi, istituita dalla Regione per diffondere cultura di auto protezione.
Due le aree in cui hanno operato le Penne nere della nostra provincia: nei pressi del ponte di Finale e di quello di Camposanto.
«In tutto da Piacenza abbiamo partecipato in 24», spiega Maurizio Franchi, coordinatore della protezione civile Ana. «Tra le attività di cui ci siamo occupati, anche la gestione della cucina e della segreteria, oltre ad un'esercitazione di antincendio boschivo». «Già l'anno scorso - prosegue - avevamo preso parte alla precedente edizione di Fiumi sicuri, che si era svolta a Palazzolo sull'Oglio. Tornare nelle terre del terremoto rappresenta però un'emozione particolare: qui abbiamo operato nei giorni del sisma dell'Emilia, curando in particolare un campo per gli sfollati a Cento».
Proprio all'impegno costante degli alpini in ogni emergenza vissuta dalla Regione Emilia Romagna si è soffermata nel suo intervento di saluto l'assessore Gazzolo. «Già dalle prime scosse del terremoto - ha affermato - i volontari dell'Ana sono stati presenti mettendo in campo complessivamente più di 40 mila giornata di lavoro, seguite dalle 1.140 prestate in occasione della rotta dell'argine della Secchia, lo scorso gennaio». «Le Penne nere - ha proseguito - sono portatrici di una generosità che, come un fiume in piena, si diffonde dal mondo militare alla vita civile e sociale: per questo sono sempre state al fianco delle nostre comunità in ogni momento importante e sono certa che lo saranno anche in futuro».


Filippo Zangrandi

 

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08/07/2014

 

Festa in ricordo del prete-amico

 

A Groppallo cerimonia dedicata a don Gianrico Fornasari, a 6 mesi dalla morte: alpini, corali e un dvd per restaurare la chiesa. «Era missionario in montagna»

 

FARINI - Ricordare un amico è una festa. E così si sono riuniti in tanti domenica pomeriggio a Groppallo per ricordare, a sei mesi dalla sua scomparsa, don Gianrico Fornasari, per quasi sessant'anni sui monti dell'Alta Valnure, amico, pastore, direttore di coro.
Una giornata voluta da più parti e organizzata a più mani. C'erano i suoi parrocchiani, gli alpini di Groppallo e la sezione Ana di Piacenza con il presidente Roberto Lupi, gli amministratori comunali, i cantori del coro Ana Valnure e del coro Alpino Valtidone (valle di cui era originario), tante persone che gli hanno voluto dedicare un sorriso. Un ordinato e silenzioso corteo ha raggiunto la sua tomba nel cimitero sul monte Castellaro dove, sull' "Attenti! " il coro Ana Valnure ha intonato "Signore delle cime", la preghiera cantata per gli alpini "andati avanti".
Quindi la messa nella chiesa di Santa Maria Assunta, che lo ha accolto da giovane seminarista e poi come parroco, celebrata dal cappellano della sezione Ana Piacenza, don Stefano Garilli, insieme al parroco di Farini, don Luciano Tiengo, e don Alfonso Calamari, destinato temporaneamente a Groppallo dopo la morte di don Fornasari.
«Ricordare gli amici è fare festa - ha osservato don Garilli -, anche se col groppo nel cuore, ma ringraziamo Dio per avercelo donato. In lui abbiamo visto cosa è capace di fare l'amore. Per amore è diventato uno di qui, è entrato nella vita della gente. Ricordiamo che la nostra vita deve essere spesa per gli altri, amando il Signore in ogni momento». Don Gianrico è stato missionario in montagna, con lo sguardo sempre rivolto verso l'Alto. La sua figura è stata raccontata da Claudio Gallini, amico del sacerdote, attraverso la presentazione di "Ciao Gianrico", un dvd ed un volumetto con immagini della vita del sacerdote tratte per la gran parte dal suo archivio personale. L'iniziativa è stata curata dalla parrocchia di Groppallo. "Ciao Gianrico" si trova in parrocchia e negli esercizi commerciali del paese. Lo scopo, ha detto Claudio Gallini, è quello di colorare l'interno della chiesa di Groppallo, come desiderio dello stesso "don".
«Don Gianrico - ha detto il sindaco di Farini, Antonio Mazzocchi (era presente anche il sindaco di Bettola, Sandro Busca, ndc) - diceva: non andate a cercare Gesù sulla croce perché non lo troverete. Lo troverete invece lungo la strada ad aiutare i bisognosi cui siete passati vicino e non avete visto. Questo era lo spirito di don Gianrico. Credo che il modo migliore per ricordarlo ed onorarlo sia quello di accogliere il suo invito a non restare indifferenti nei confronti delle tante vite che ci passano accanto».
Per lui, anche se non alpino, è stata recitata la "Preghiera dell'alpino" e dedicati i canti del "suo" coro Ana Valnure con il nuovo direttore Edo Mazzoni, e del coro Alpino Valtidone, momenti solenni che, come ha affermato il presidente provinciale Ana, Lupi, sono state la naturale e migliore soluzione per ricordare il nostro amico. La giornata, scandita anche dalle bancarelle della tradizionale fiera della torta di patate, si è conclusa con un momento conviviale offerto dalle penne nere di Groppallo.


Nadia Plucani

 

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05/07/2014

 

Groppallo, omaggio a don Fornasari missionario di montagna in Valnure

 

Domani cerimonia a 6 mesi dalla scomparsa

FARINI - (np) A sei mesi dalla sua scomparsa, tutti gli amici, le associazioni, le comunità parrocchiali ricorderanno il loro don Gianrico Fornasari in un pomeriggio tutto dedicato a lui. L'iniziativa è della Pro loco di Groppallo che ha coinvolto tante realtà locali per rendere omaggio al sacerdote che per 40 anni è stato guida spirituale, un missionario sulla montagna dell'Alta Valnure.
Domani alle 16.30 ci si recherà al cimitero di Groppallo per una visita alla tomba di don Fornasari, scomparso improvvisamente il 2 gennaio scorso. Alle 17 la messa nella chiesa di Santa Maria Assunta accompagnata dai canti del coro Ana Valnure di Bettola che il sacerdote ha diretto per oltre trent'anni. Seguirà il concerto dello stesso coro Ana e del coro Alpino Valtidone di Castelsangiovanni. Tra i due cori vi sarà la presentazione di "Ciao Gianrico", volume e dvd di Claudio Gallini che contengono immagini e parole che raccontano la vita di don Gianrico, la sua vita tra i monti valnuresi e della comunità groppallina. Un'iniziativa volta alla raccolta fondi per sistemare la chiesa di Groppallo che necessita di urgenti manutenzioni.
Un pomeriggio in cui tante voci e tante mani si intrecceranno nel ricordo di don Fornasari. Parteciperanno infatti, oltre alla Pro loco, il Comune di Farini, le comunità parrocchiali di Groppallo, Boccolo Noce, Boccolo Tassi, Rigolo, il gruppo alpini, i rappresentanti della sezione alpini di Piacenza. Domani Groppallo vivrà anche la tradizionale Fiera del paese con bancarelle e prodotti tipici.

 

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04/07/2014

 

Pianello verso la Festa Granda

Raduno alpino dal 19 al 21 settembre, pronto il programma

 

Pianello - (m. mil) Pianello si mette il cappello con la penna nera e si prepara alla pacifica invasione degli alpini che venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 settembre si daranno appuntamento in paese per la 63ª edizione della Festa Granda. In attesa dell'evento, che coronerà un settembre già denso di appuntamenti, il direttivo della sezione provinciale e il gruppo locale, insieme a diverse associazioni del paese e all'amministrazione, sono già al lavoro per garantire la perfetta riuscita di un appuntamento che richiamerà centinaia e centinaia di penne nere in arrivo da tutta Italia. Per questo la macchina organizzativa è al lavoro e ha già stilato un programma di massima che prenderà il via venerdì 19 settembre con l'esibizione del coro Ana Valnure e del coro alpino della Valtidone nel teatro comunale di Pianello. Sabato 20 si terrà l'apertura ufficiale alle 18 in municipio con il saluti del sindaco a tutti gli ospiti, tra cui i vertici dell'associazione nazionale alpini. Domenica 21 il momento clou sarà la messa celebrata all'aperto alle 11 nel piazzale del Consorzio, preceduta dai saluti delle autorità. Durante la giornata ci saranno sfilate delle penne nere lungo le vie del paese e concerti delle Fanfare di Ponte dell'Olio e Stella Alpina di Chivasso. La Pro loco darà una mano allestendo gli stand gastronomici da cui saranno serviti la cena di sabato e il pranzo di domenica in piazza Umberto I.
Questo il programma di massima che nelle prossime settimane sarà meglio specificato. «Nel frattempo - ha ricordato il presidente della sezione piacentina Roberto Lupi - possiamo già dire che anche quest'anno, durante la Festa Granda, rinnoveremo la tradizione della consegna del Premio Fondazione Arturo Govoni a un'associazione meritevole».
Arturo Govoni fondò la sezione piacentina di cui fu presidente per oltre mezzo secolo. Sempre durante l'evento di settembre a Pianello ci sarà la consegna della stecca alpina al comune che nel 2015 ospiterà la Festa Granda, Castelsangiovanni. La Valtidone quindi resterà "terra alpina" almeno fino al 2015. «Lavoriamo per accogliere chiunque voglia partecipare e per fare in modo che tutto vada al meglio» ha sottolineato il capogruppo di Pianello, Mario Aradelli, che ha ringraziato amministrazione e associazioni per la collaborazione. Il sindaco Gianpaolo Fornasari ha annunciato l'avvio di alcuni lavori, come la sistemazione dell'area dove ci saranno le celebrazioni all'aperto. «Lavoriamo perché tutto il paese sia in ordine e sia pronto ad accogliere al meglio gli amici alpini» ha detto Fornasari: per lui, ha detto, è «motivo di orgoglio» poter ospitare le penne nere a Pianello.

 

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04/07/2014

 

«Sarà un grande richiamo: vestiremo a tema le vetrine»

 

Pianello - (mm) Un alpino che cammina fiero e la cui sagoma si staglia su quella dell'antica rocca di Pianello. E' questo il disegno, sobrio ed essenziale in perfetto stile alpino, che diventerà il logo della Festa Granda di Pianello. Il disegno in bianco e nero è accompagnato dal 63, numero dell'edizione della Festa Granda di quest'anno, tracciato con i colori del tricolore e da una frase: «quel cappello, a guardarlo, dice giovinezza per tutto il tempo della vita». Il bozzetto è stato ideato da Francesca Passerini di Trevozzo «e diventerà - ha sottolineato il presidente Lupi - il logo dell'evento». Nel frattempo tutto il paese dovrà prepararsi all'appuntamento di settembre. «Chiederemo ai commercianti - ha annunciato l'assessore Simone Castellini - di vestire le loro vetrine e le vie del paese a tema. Per noi la festa degli alpini sarà anche un'occasione di grande richiamo e quindi una grande vetrina per le attività del posto».
Il gruppo di Pianello, che con i suoi 90 anni di storia e i suoi 180 iscritti rappresenta uno dei gruppi più longevi e numerosi della provincia, ha già ospitato la Festa Granda in cinque occasioni: negli anni 1956, 1964, 1974, 1986 e 1996. «Sarà un momento - ha sottolineato la vicesindaco Daniela Pilla - per riflettere sull'importanza del volontariato».

 

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02/07/2014

 

alpini al lavoro sul Facsal

 

Ogni promessa è debito e così gli alpini della Sezione di Piacenza hanno passato l'impregnante su 76 panchine del Pubblico Passeggio a partire dall'incrocio con via Alberici fino a Piazzale Libertà. Un intervento che si va a sommare a quelli già completati nei mesi scorsi per un totale di ben 180 panchine risistemate. «Gli alpini sono i primi soci di cittadinanza attiva- ha detto l'assessore Luigi Rabuffi- quello che hanno fatto loro non è mai stato fato da nessuno. Gli alpini portano avanti il valore dell'Adunata, ogni giorno». La Sezione di Piacenza ha completato il restyling delle panchine giusto in tempo per la fiera di Sant'Antonino che si svolgerà proprio sul Pubblico Passeggio. «Questo viale- ha detto l'alpino Sesto Marazzi, coordinatore dell'Adunata di Piacenza- è un vero gioiello di Piacenza da mettere in mostra. Sarebbe bello organizzare una bella tavolata per mangiare i prodotti tipici piacentini. D'altronde è giusto che questo nostro lavoro finisca in gloria: con le gambe sotto al tavolo e di fronte un piatto di salume! ».

 

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30/06/2014

 

Disfagia, borsa di studio per giovane logopedista

Offerta all'Ausl grazie al ricavato della terza edizione di "Sei per trenta", evento ciclistico di solidarietà

 

"Euro 2200 al Gruppo Disfagia Ausl Piacenza da Freemind ASD e Gruppo alpini sezione Carpaneto". È con questo cartello colorato che i protagonisti della terza edizione della "Sei per trenta" hanno annunciato ufficialmente il ricavato della manifestazione ciclistica. A renderlo noto, ieri mattina negli uffici dello sport di Largo Anguissola, i diversi promotori dell'iniziativa: Roberto Sacchetti, presidente Freemind, Marco Fontanella, il dottor Roberto Antenucci, Giorgio Sverzellati, Renato Pera, Alberto Conti, Giovanni Tondelli e Gianni Magnaschi insieme a Luciano Fuochi del Comune di Piacenza. L'evento si è tenuto lo scorso 2 giugno al velopattinodromo di corso Europa e vi hanno preso parte 90 persone, suddivise in dieci squadre, che si sono sfidate sul circuito in una gara di regolarità. Nello stesso giorno si sono svolte anche delle gare di handbike per gli atleti paralimipici, a cura del Cip di Piacenza. La cifra ricavata, appunto 2.200 euro, è la somma delle iscrizioni e delle vendite degli stand degli alpini di Carpaneto, che per tutta la giornata hanno fornito cibo e bevande ai partecipanti e ai visitatori appassionati di ciclismo. Un ottimo risultato, come hanno commentato tutti gli organizzatori, a cominciare da Sacchetti: «Per noi è stata una bellissima giornata di sport, grazie al contributo dei volontari abbiamo quindi potuto dare seguito all'edizione dello scorso anno». Quando, con il ricavato ottenuto, è stato acquistato un defibrillatore semiautomatico che in seguito il Progetto Vita di Piacenza ha destinato in uso proprio al velopattinodromo. Quest'anno è invece cambiato il destinatario, e l'incasso è andato interamente al Gruppo Disfagia dell'Ausl di Piacenza, guidato dal dottor Antenucci, il quale ha spiegato l'importanza «di uno staff che al suo interno conta 30 persone tra medici, infermieri e logopedisti. Con questo denaro abbiamo avuto una mano per portare avanti le nostre attività, in particolare verrà usato per una borsa di studio per un giovane logopedista e per gli studi sulla disfagia, un disturbo che impedisce di deglutire correttamente e che è causa di tante malattie, purtroppo poco conosciuta». Un grazie collettivo, infine, alla struttura di corso Europa, che per il terzo anno di fila è diventata teatro della solidarietà. «L'obiettivo è di continuare anche nel 2015 - ha detto Fuochi - mentre per il prossimo settembre dovrebbero già finire i lavori per la nuova pista di allenamento per Mountain Bike, un percorso di 600 metri per gli appassionati».


Gabriele Faravelli

 

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26/06/2014

 

Corte, "porchettata" benefica degli alpini di varie province pro Centri don Gnocchi

 

Cortemaggiore - Sabato 28 nel chiostro del convento francescano sarà organizzata una "porchettata benefica", a favore dei Centri don Gnocchi. Iniziativa "interforze" tra alpini di Cortemaggiore, di Cernusco sul Naviglio, gli alpini paracadutisti, con la sezione Paracadutisti di Piacenza e la Società operaia mutuo soccorso (Soms) di Solimbergo (Pordenone). La "porchettata benefica", sperimentata con successo da molti anni in altre località, arriva così a Cortemaggiore. In tavola anche pisarei e fasò, torta e gelato. La partecipazione è ad offerta, i bambini fino a 10 anni non pagheranno. E' obbligatoria la prenotazione da fare presso gli alpini di Corte entro domani. La generosità degli organizzatori, ha spiegato il capogruppo magiostrino Fabio Devoti, consentirà di devolvere l'intero ricavato della serata ai Centri don Gnocchi. I volontari della Soms porteranno il maxi girarrosto per quattro porchette ed offriranno la materia prima. Le penne nere di Corte offriranno i pisarei, il formaggio e il gelato; la parrocchia di Besenzone offrirà il sugo ed un alpino di Vernasca, Gianni Barani, donerà i 30 quintali di legna necessari per la cottura. I volontari della Soms saranno ospitati nel convento. Prima della cena, alle 18,30, nella chiesa dei frati don Stefano Garilli, cappellano alpini di Piacenza, padre Secondo Ballati, guardiano di Santa Maria di Campagna, e don Giancarlo Plessi, parroco di Besenzone, concelebreranno la messa. Interverrà anche la presidente nazionale dell'Unione Italiana Reduci di Russia, Luisa Fusar Poli.


Leonardo Tomasetti

 

 

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25/06/2014

 

Carpaneto, grazie agli alpini rinnovato il campo da calcetto

 

CARPANETO - (p. f.) Il campo da calcetto di via Primo Maggio è stato risistemato e recintato fino a cinque metri di altezza dal suolo con il prezioso lavoro del gruppo alpini di Carpaneto, utilizzando pali, cavi e rete forniti dal Comune di Carpaneto. Il sindaco Gianni Zanrei, intervenuto alla presentazione con il comandante della polizia municipale, Paolo Giovannini e gli assessori: Roberta Previdi, Alessandro Tondelli e Antonio Tassara, si è complimentato con gli alpini per il lavoro eseguito e rivolgendo loro un vivo ringraziamento per la loro assidua presenza e continua disponibilità nei lavori socialmente utili per il paese. Il capogruppo alpini, Giorgio Argellati, ha sottolineato che questi servizi per la comunità fanno parte dello spirito del corpo. L'assessore alle politiche giovanili e sport Alessandro Tondelli ha ricordato che il libero accesso al rinnovato campo sarà regolamentato: nel periodo da ottobre a marzo dalle ore 8 alle 17 mentre nel periodo primaverile ed estivo rimarrà aperto fino alle 21.
Alla cerimonia era presente un gruppo di ragazzi con il loro allenatore Giulio Lillo. In questo modo i ragazzi, per primi, sono stati responsabilizzati al rispetto del lavoro svolto dai volontari e ad un utilizzo consapevole di un bene che appartiene a tutta la comunità di Carpaneto. In segno di ringraziamento agli alpini, i ragazzi hanno donato un pallone da mettere nella loro sede, con le loro firme. Fra gli intervenuti anche Mauro Veneziani, presidente dell'associazione di ciclismo GS Cadeo-Carpaneto, che svolge tiene l'allenamento dei più giovani nel parcheggio. Questa zona di via Primo Maggio, con il vicino campo giochi per bambini, sta diventando una area di giochi per ragazzi lontana dai pericoli del grande traffico automobilistico.

 

 

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24/06/2014_2

 

alpini, la Cattolica a l'Aquila esporta il caso Piacenza

 

Paolo Rizzi e Antonio Dallara presenteranno ad enti locali ed operatori economici la ricaduta dell'Adunata nazionale 2013 sul territorio. Le università del capoluogo abruzzese e di Teramo verificheranno i dati con uno studio analogo

 

Il caso Piacenza, in fatto di adunate nazionali alpine, fa scuola e viene presentato in Abruzzo in vista dell'Adunata nazionale a l'Aquila, prevista per il 2015. I prossimi 1 e 2 luglio ad essere illustrato in Abruzzo sarà lo studio sull'evento nazionale alpino di Piacenza nel 2013, studio realizzato dall'Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con l'Associazione nazionale alpini e con il Comitato organizzatore di Piacenza. Paolo Rizzi, docente e direttore del Laboratorio di economia locale della Cattolica piacentina, e Antonio Dallara, docente e rappresentante della Fondazione Itl (Istituto sui trasporti e la logistica), presenteranno i dati maggiormente significativi alle Università degli Studi de l'Aquila e di Teramo, poi agli enti locali ed alle categorie economiche.
«Vedremo se le università locali saranno disponibili a replicare il nostro studio sull'Adunata nazionale del 2015 - osserva Rizzi -, il che peraltro è un intendimento dell'Ana nazionale».
Riassumendo i numeri dell'Adunata piacentina: oltre 342 i mila partecipanti non residenti, di cui circa 79 mila alpini e 263 mila accompagnatori, parenti e amici. Le persone sono rimaste sul territorio piacentino per 2,6 giorni in media, pernottando in tenda o camper (oltre il 30%), in albergo (19%), in palestre o capannoni (11%), quindi in altre strutture ricettive, presso amici, parrocchie, centri sportivi, sedi di associazioni.
La maggior parte dei partecipanti ha dormito in provincia di Piacenza (64%), in seconda battuta nelle province limitrofe come Parma, Lodi e Pavia o in quelle di residenza, soprattutto chi si è arrivato direttamente il giorno della sfilata.
La spesa personale sostenuta durante i giorni dell'Adunata, escludendo le spese di viaggio, è pari a circa 132 euro. La spesa totale diretta effettuata dai partecipanti all'Adunata, pari a circa 42,5 milioni di euro nel territorio piacentino e 14 milioni di euro fuori Piacenza per un totale di 56,5 milioni di euro. Ma questa spesa diretta ha innescato ricadute indirette sul sistema economico del valore di 28 milioni di euro sulle imprese piacentine e di 35 milioni di euro per le imprese esterne. L'impatto economico complessivo dell'Adunata ha così raggiunto la cifra di 120 milioni di euro, di cui 70 milioni nella provincia di Piacenza e 50 milioni nel resto d'Italia.
Dall'altro lato lo studio è significativo anche per comprendere il giudizio finale espresso dalla popolazione locale sulla pacifica invasione alpina. Dalle interviste telefoniche a 202 piacentini è emerso che la grande maggioranza (80,2%) ha dichiarato di aver partecipato alla manifestazione. Si osserva una prevalenza relativa tra i maschi rispetto alle femmine (82,3% versus 78,6%), tra le fasce di età intermedie 26-45 anni (88,9%) e giovanili 15-24 anni (85%) rispetto agli ultra65enni (70,2%). E' elevato il numero di amici/parenti con cui gli intervistati dichiarano di aver partecipato all'Adunata: 6,4 persone in media, con le classi di età inferiori che hanno coinvolto più persone. La spesa media sostenuta durante l'Adunata risulta significativa e pari a 58,4 euro a persona, di cui la maggior parte effettuata per gadget e spese di vitto e bevande. In media i maschi hanno speso più delle femmine (65 versus 53 euro), così come le fasce di età più giovani, in particolare per i 26-45 anni.


Federico Frighi

 

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24/06/2014

 

Migli nel comitato dell'Adunata 2015 in Abruzzo

 

Il piacentino nominato consulente del presidente. Si occuperà, tra l'altro, degli aspetti economici

 

Un piacentino nel Comitato organizzatore dell'Adunata nazionale de l'Aquila nel 2015. E' Roberto Migli, 65 anni, pensionato, ex funzionario Cariparma ed attualmente revisore dei conti dell'Ana nazionale. Il Consiglio nazionale dell'Ana lo ha nominato nel Coa (il Comitato organizzatore) dell'88esima Adunata nazionale de l'Aquila, come consulente personale del presidente del Coa Luigi Cailotto. Tra i vari compiti, dovrà occuparsi dell'aspetto economico dell'Adunata abruzzese. Originario di Gropparello, Migli è un alpino doc, essendo stato allievo della scuola militare alpina ed assegnato per cinque mesi ad Aosta e dieci a Chiusaforte. E' iscritto all'Ana da oltre trent'anni e fa parte del gruppo di Podenzano.
Il nuovo incarico lo porterà a recarsi a l'Aquila un paio di volte al mese da oggi fino all'Adunata nel maggio del 2015. Colpito dal terremoto nel 2009, nonostante i ritardi nella ricostruzione, il capoluogo abruzzese è comunque in grado di reggere l'impatto imponente di un'Adunata nazionale. «La situazione non è poi così drammatica come qualcuno la dipinge - osserva Migli di ritorno da l'Aquila -: la cintura urbana e le frazioni sono ristrutturate; rimane da rimettere in sesto il centro storico anche quasi se tutte le vie sono aperte. Abbiamo visto comunque un grande movimento di cantieri edili e ci hanno detto che il 99 per cento del centro storico dovrebbe essere aperto all'Adunata. Non tutto. Deciderà la prefettura quali strade lasciare fuori per ragioni di sicurezza. La sfilata, comunque, sarà interamente all'esterno del centro storico». Si prevede anche questa volta e soprattutto a l'Aquila un'imponente partecipazione dei piacentini. «A Piacenza l'80 per cento degli alpini - osserva Migli - ha fatto il Car proprio a l'Aquila dove è stata almeno due mesi. Già oggi abbiamo notizie di una grande mobilitazione da parte dei nostri alpini per il maggio 2015».


fed. fri.

 

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23/06/2014

 

Agazzano abbraccia le penne nere

Il sindaco Cignatta: grazie per ciò che fate. Premi ai meritevoli

 

agazzano - alpini portatori di un patrimonio di ricordi e di valori da trasmettere alle generazioni future. Era questo uno dei motti che ieri ha accompagnato la festa del gruppo alpini di Agazzano, che per un giorno ha visto strade e piazza del paese invase da centinaia di penne nere in arrivo da tutta la provincia.
Per rendere omaggio a questa gloriosa realtà tutto il paese si è vestito a festa e si è stretto attorno al gruppo e a chi in questi anni si è distinto per il suo impegno a favore delle penne nere. Durante la cerimonia in piazza Europa sono state infatti premiate con una targa di riconoscimento alcune persone meritevoli tra cui Enzo Scotti, Ester Porcari, Giacomo Guerrieri (presidente tra l'altro della locale sezione Combattenti e Reduci), Primo Ardesi, Albino Tagliaferri (alpino), Lina Reguzzi, Domenico Grassi e Giacomo "Mino" Gropalli (alpino). Tutti hanno ricevuto un plauso per l'impegno e la vicinanza da sempre dimostrati al gruppo e alle attività organizzate dalle penne nere.
«Grazie per ciò che fate - ha scandito il sindaco Lino Cignatta nella piazza gremita - e perché siete un esempio per i nostri giovani. Siete in grado di abbinare momenti solenni allo stare insieme, senza mai dimenticare coloro che non ci sono più e che hanno combattuto per la libertà». Durante la manifestazione sono stati ricordati, prima durante la messa celebrata in chiesa da don Fabrizio Bonelli e poi di fronte al monumento ai caduti, tutti gli alpini morti per la libertà. Al termine una delegazione ha raggiunto anche il cimitero di Cantone, dove riposano le spoglie di alcuni alpini. A sorpresa sono stati inoltre premiati anche il capogruppo e il vicecapogrupppo della sezione agazzanese, Bruno Merli ed Emanuele Bocellari. "Omaggiamo due persone che hanno cercato con impegno di rilanciare il gruppo" recita la motivazione della targa consegnata alle due penne nere.
A testimonianza di quanto lo spirito alpino sia ancora vivo, ieri tra i partecipanti c'erano anche due giovani, Vanessa Gentilotti e Ariela Caminati, inquadrati nella Brigata Taurinense. A loro, la piazza ha indirizzato un vigoroso applauso.
«Mantenendo vivo il ricordo dei caduti - ha infine sottolineato il vicepresidente provinciale Pier Luigi Forlini - ci rendiamo portatori di un grande patrimonio di ricordi e di valori che dobbiamo trasmettere alle future generazioni». La festa è stata ingentilita dalla presenza della Schola Cantorum di Agazzano e dalla banda musicale Carlo Vignola, le due formazioni insieme al coro Ana Valtidone hanno animato i momenti salienti delle celebrazioni poi conclusi con il "pranzo insieme".


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21/06/2014

 

Oggi e domani appuntamento con la festa delle penne nere

Stasera il concerto e domani la manifestazione

 

agazzano - Gli alpini di Agazzano danno appuntamento a tutte le penne nere, e a tutti i loro simpatizzanti, in occasione dell'annuale festa che già stasera si aprirà nella locale chiesa parrocchiale per poi proseguire nella giornata di domani, domenica. Stasera, alle 20,45 nella chiesa parrocchiale di Agazzano, si terrà il concerto del coro Ana Valtidone. La formazione delle penne nere si esibirà in "Note che uniscono". Domani sarà la giornata clou. Alle 9,15 gli alpini offriranno la colazione nella loro sede, che si trova in zona campi da tennis nella parte alta di Agazzano, nelle vicinanze della caserma dei carabinieri. Alle 9,45 è previsto il rito dell'alzabandiera, poi, in corteo i parecipanti arriveranno alla chiesa accompagnati dalla banda musicale "Carlo Vignola" e sfilando lungo le vie del paese in concerto. Alle 10,30 verrà celebrata la messa accompagnata dai cantori della Schola Cantorum Paolo Guglielmetti. Al termine del rito religioso di nuovo si formerà il corteo diretto al monumento ai caduti, nella piazza, dove si terranno gli interventi delle autorità, l'omaggio ai caduti con la deposizione dei fiori alle lapidi e alla fine la consegna degli attestati di merito agli alpini meritevoli. L'appuntamento alpino si concluderà con il pranzo comunitario in un ristorante della zona. Per informazioni occorre contattare la sezione di Agazzano degli alpini.
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20/06/2014

 

Adunata delle "Quattro province". Il maltempo non ferma gli alpini

 

zerba - (elma) Lo spirito vero degli alpini si vede in montagna. Così è stato domenica a Capannette di Pey: 1.460 metri di altitudine per il partecipato e suggestivo raduno intersezionale delle "Quattro province". Un appuntamento che si svolge da ormai più di cinquant'anni e coinvolge le sezioni di Piacenza, Pavia, Genova ed Alessandria, le quali, a turno, organizzano l'evento. Quest'anno è toccato a Zerba ospitare l'evento, che ha attratto tantissime penne nere, nonostante il clima minaccioso. Sotto la pioggia, incuranti del freddo, gli alpini si sono ritrovati per valorizzare le nostre montagne, in un territorio ormai abbandonato da tanti, ma ancora fedelmente sostenuto dagli abitanti rimasti e da chiunque ami l'Appennino, con le sue rocce e i suoi sentieri. Capannette è il punto centrale dove si incrociano quattro province e quattro regioni (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Liguria). Lassù, dove si può vedere la neve anche in tarda primavera, si trova una chiesetta dedicata proprio agli alpini, oggetto di importanti interventi di riqualificazione e restauro. La giornata ha visto la tradizionale sfilata accompagnata dalle note della fanfara alpina della sezione di Piacenza (il corpo bandistico di Pontedellolio diretto dal maestro Edoardo Mazzoni), l'alzabandiera con gli onori ai Caduti e la deposizione della corona alla base del campanile della chiesetta. La messa è stata celebrata dal parroco di Bogli e Zerba don Enzo Manici, con la presenza del coro alpino Valtidone, diretto dal maestro Dino Capuano. I discorsi sono stati affidati al presidente Lupi e al sindaco Claudia Borrè.

 

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20/06/2014

 

Agazzano, festa alpina domani e domenica

 

AgazzanoDomani e domenica prossimi si svolgerà ad Agazzano la festa del locale Gruppo alpini. Due giorni di festa con la partecipazione di parecchi gruppi alpini della provincia di Piacenza e delle zone limitrofe. Si inizia domani alle 20.45 con la serata dal tema "Note che uniscono", concerto del Coro Ana Valtidone nella chiesa parrocchiale di Agazzano. Domenica alle 9,45 alzabandiera e sfilata per le vie del paese. Alle 10,30 messa. Alle 11,30 deposizione corona al monumento dei caduti in piazza. Alle 11,45 discorsi e consegna attestati di merito. Alle 12 pranzo presso un agriturismo della zona. (nella foto: alpini del Gruppo di Agazzano a Possagno in visita al Gruppo alpini di Paderno del Grappa).

 

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15/06/2014

 

Mobilitati 400 volontari (tra cui 170 alpini) in otto supermercati cittadini. Buona l'adesione dei piacentini che hanno donato parte della spesa

 

Sono circa 36 le tonnellate di aiuti raccolti dalla Colletta Alimentare straordinaria che si è svolta ieri anche a Piacenza grazie alla collaborazione di 8 supermercati, 400 volontari fra cui 170 alpini e un numero svariato di privati che hanno messo a disposizione magazzini, camion ed autisti per i trasporti. Una colletta straordinaria rispetto a quella tradizionale che si svolge nel mese di novembre, ma che non ha deluso le aspettative.
Da dove nasce, però, la necessità di una data aggiuntiva? «I magazzini del Banco Alimentare, come quelli di tanti altri enti, sono ormai vuoti- ha spiegato Daniele Buscarini, responsabile del Banco Alimentare- e questo a causa della modifica del regime di aiuti erogati dall'Unione Europea». Le famiglie in difficoltà continuano ad aumentare e l'unione Europea stringe sempre più la cinghia, ergo, la situazione diventa ogni giorno più difficile e l'unico aiuto vero e concreto è quella spinta generosa che nasce spontanea dal cuore delle persone. «Fino all'anno scorso gli Stati membri dell'Unione Europea venivano finanziati direttamente nell'acquisto di generi alimentari- ha detto Buscarini- Il Banco Alimentare, ad esempio, riceveva finanziamenti per circa 35 tonnellate di alimenti rispetto ai 70 che distribuiva in un anno alle 8500 associazioni convenzionate di tutta Italia». E ora, invece, cosa sta succedendo? «I fondi per gli anni 2014-2020 sono stati decisi e saranno pari a 3miliardi e mezzo di euro- ha detto- il problema sta nel fatto che a queste erogazioni dovranno partecipare, nella quota del 15%, anche gli Stati membri. Un accordo teoricamente fatto e praticamente non ancora attivato».
A cambiare, sulla base delle necessità, anche gli alimenti richiesti per la Colletta Alimentare: «Preferiamo alimenti a lunga conservazione e ad alto valore energetico come olio, elementi per infanzia e carne in scatola- ha detto Buscarini- mancando la quantità cerchiamo di sopperire con la qualità».
Impossibile non ringraziare il cuore grande dei piacentini: «Ringraziamo i supermercati, i cittadini che sono stati chiamati ad un ulteriore sforzo, i volontari, ma anche chi ha deciso di mettere a disposizione strutture private come magazzini e camion con autista, non riusciamo nemmeno a quantificare il regalo economico che ci stanno facendo, ma è davvero grande».
Al fianco del Banco Alimentare sono stati, come sempre, gli alpini della sezione di Piacenza e di tutti i gruppi della provincia. «La risposta delle persone è stata una vera sorpresa- ha detto Danilo Bersani- pensavo ad un'adesione più contenuta invece ho visto davvero molte persone disponibili e generose. Ci sono stati piacentini che si sono presentati con un carrello intero pieno di alimenti da destinare alla Colletta».
La stessa generosità è stata riscontrata anche nei quartieri dove è meno scontata la partecipazione, come quello della Farnesiana: «Nonostante ci siano persone meno abbienti abbiamo visto molte persone generose donare degli alimenti- ha detto Giorgio Bellocchi- Anche tanti extracomunitari hanno donato la loro parte».


Nicoletta Novara

 

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15/06/2014

 

Dagli alpini di Groppallo 2mila euro all'Associazione malato oncologico

Fondi consegnati al dottor Luigi Cavanna

 

FARINI - (np) Sono stati raccolti 2mila euro grazie al pranzo di solidarietà a favore dell'Amop (associazione piacentina malato oncologico) promossa dal gruppo alpini di Groppallo. Nei giorni scorsi le penne nere si sono riunite nella loro sede e hanno voluto partecipare all'iniziativa e contribuire alla raccolta fondi per l'associazione il cui più noto rappresentante è il dott. Luigi Cavanna, direttore del dipartimento di oncologia ed ematologia dell'ospedale di Piacenza. Durante la messa nella parrocchiale il capogruppo degli alpini di Groppallo, Federico Gregori, ha illustrato lo scopo dell'iniziativa, dando la parola poi al sindaco di Farini Antonio Mazzocchi. «Quando c'è da fare qualcosa per il volontariato - ha riferito Mazzocchi - gli alpini sono sempre disponibili e sono sempre attivi». Mazzocchi ha ringraziato anche il dott. Cavanna perché «è uno di noi e si presta sempre per la nostra gente». «alpini sono sinonimo di impegno, solidarietà e sensibilità - ha affermato Cavanna nel suo breve intervento durante la celebrazione - e ci hanno dimostrato di essere molto sensibili nei confronti dell'Oncologia». I 2mila euro sono stati consegnati nelle mani del dott. Cavanna. «Questa somma - ha informato il medico -, come tutto ciò che l'Amop incamera, sarà destinata alla ricerca oncologica tramite borse di studio e all'acquisto di strumentazioni per la cura dei pazienti con tumore». La prossima in Valnure sarà la cena al Giardino Hawaii di Podenzano venerdì 27 giugno. Durante il pranzo benefico, che ha visto protagoniste in cucina anche le brave mogli degli alpini e tanti volontari e volontarie, le penne nere di Groppallo e i rappresentanti della sezione Ana di Piacenza hanno premiato per l'impegno, la costanza e la collaborazione fattiva con il capogruppo, l'alpino Guglielmo Isingrini.

 

 

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12/06/2014

 

Arrivi da Piacenza, Pavia, Genova e Alessandria

Festa a Zerba per gli alpini delle "Quattro province"

Domenica raduno a Capannette di Pey

 

zerba - Non sarà un'Adunata nazionale ma è sicuramente un evento suggestivo per gli alpini della sezione di Piacenza e di quelle limitrofe.
Un evento che riporta gli alpini di pianura a quote accettabili. Ai 1.460 metri di altitudine di Capannette di Pey (in comune di Zerba) domenica prossima, 15 giugno, si terrà il Raduno Intersezionale delle "quattro province". Una classica che si svolge ormai da oltre 50 anni e che coinvolge le sezioni di Piacenza, Pavia, Genova ed Alessandria che, a turno, organizzano l'evento. Quest'anno tocca a Piacenza.
«Il raduno rappresenta una bella occasione per ritrovarsi con gli alpini delle Sezioni limitrofe - osserva Roberto Lupi, presidente delle penne nere piacentine - ma, soprattutto, è un modo per valorizzare le nostre montagne, in un territorio, ahimé, ormai abbandonato ma che nella giornata del raduno si rivitalizza con la presenza degli alpini e dei loro amici e familiari. Se il tempo è buono è l'occasione per godere di panorami stupendi e per fare i primi pic-nic nei prati e nei boschi in quota». Capannette è il crocevia delle quattro province e delle quattro regioni a cui appartengono ed è per questo motivo che era nata l'idea di ospitare il raduno proprio lassù. Inoltre a Capannette si trova una chiesetta dedicata agli alpini che le quattro sezioni, nel tempo, hanno manutenuto ed abbellito, anche con interventi di un certo rilievo. Qualche anno fa sono stati eseguiti importanti lavori di consolidamento con micropali nel terreno poichè stava compromettendo la stabilità della struttura, in particolare del porticato antistante. Il programma del raduno prevede l'ammassamento all'albergo Tambussi alle ore 9,30, la sfilata (alle 10,15) accompagnata dalle note della Fanfara Alpina della sezione di Piacenza (il corpo bandistico di Pontedellolio diretto dal maestro Edoardo Mazzoni), l'alzabandiera (alle 10,45) con gli onori ai Caduti e la deposizione della corona alla lapide posta alla base del campanile della chiesetta. Poi alle 11 nella chiesetta la messa celebrata dal parroco di Bogli e Zerba don Enzo Manici, con la presenza del Coro Alpino Valtidone, diretto dal maestro Dino Capuano, e dopo i discorsi ufficiali del presidente Lupi e del sindaco di Zerba Claudia Borrè (alle 11,45), il pomeriggio in compagnia.


Federico Frighi

 

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10/06/2014

 

Lavagna multimediale donata dall'Avis e dalla sezione alpini

 

La Lim è stata installata nella classe Prima C

 

CAORSO - «Una generazione nuova di lavagna multimediale touchscreen, con un livello di interattività molto particolare dato che permettere di far lavorare contemporaneamente insieme tre bambini alla volta». La dirigente dell'Istituto comprensivo di Monticelli-Caorso Manuela Bruschini ha così presentato lo strumento tecnologico donato alla scuola primaria di Caorso da parte della sezione Avis e del gruppo alpini locali.
La nuova Lim è stata installata nella classe 1C dove i piccoli rappresentanti Daniel e Sara hanno ringraziato i generosi donatori consegnando un biglietto personalizzato. Entrati in classe, invece, sulla lavagna multimediale c'era un messaggio: «Grazie all'Avis e agli alpini di Caorso». Un bel regalo di fine anno scolastico che è servito come trampolino di lancio per l'Istituto per acquistare altre due Lim con cui arricchire la scuola primaria. «Da settembre - ha annunciato Bruschini - sperimenteremo cosa cambia nella nostra didattica con questo supporto tecnologico, nel frattempo non posso che ringraziare i rappresentanti dell'Avis e del gruppo alpini».
«Lo spirito di questa iniziativa è da ritrovarsi proprio nel voler aiutare gli altri - ha spiegato Leonardo Fascia, presidente Avis Caorso -. Come attività principale, la nostra associazione si impegna nella raccolta del sangue per donarlo a chi ha bisogno di trasfusioni, ma fa parte del nostro mandato anche quello di aiutare il prossimo con spirito di solidarietà, andando incontro al futuro e voi bambini siete il futuro. Promuoviamo il fare cultura con il progresso».
L'impegno della sezione Avis Caorso all'interno della realtà scolastica locale è una conferma. Da anni l'associazione fa promozione della propria attività tra i ragazzi di quarta elementare che fanno intendere di aver recepito il messaggio del gruppo realizzando splendidi disegni. «Il prossimo settembre, l'idea è quella di selezionare un paio di disegni e di utilizzarli come copertina di quaderni che andremo a distribuire agli studenti», ha annunciato Fascia. Al termine del momento istituzionale, l'insegnante Annamaria Ambroggi ha ricordato di scoprire la targa che è stata installata accanto all'aula per celebrare la generosa donazione dell'Avis e del gruppo alpini di Caorso. Hanno partecipato anche i vice-presidenti Avis Cesarina Guarnieri e Omar Rapalli, a guidare i rappresentanti delle penne nere c'era Silvano Pagani e in rappresentanza del Comune, l'assessore Stefano Gandolfi.


Valentina Paderni

 

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07/06/2014

 

Un orto curato da tutti: il progetto è realtà

 

Ad Agazzano: coinvolti i bambini delle elementari, Coldiretti, il Comune e gli alpini

 

agazzano - Un orto utilizzabile da tutto il paese, curato dalla sollecitudine di tutti e a disposizione delle esigenze di tutti i cittadini. Questo il progetto sviluppato dai bambini della scuola elementare di Agazzano (classe seconda) in collaborazione con Coldiretti, Comune e associazione alpini. «Proprio il concetto di cittadinanza - ha spiegato la maestra Valeria Perotti - sta alla base dell'iniziativa che abbiamo sviluppato durante l'anno scolastico, coniugandola con temi come salvaguardia dell'ambiente, valore dei prodotti locali, alimentazione corretta, tipicità delle produzioni».
Così ieri in occasione dell'inaugurazione dell'orto Maramao (questo il nome dato dai piccoli) hanno parlato anche i bambini coinvolti nel progetto. «L'orto a scuola insegna molte cose - ha detto Greta - Una di queste è che i risultati migliori si ottengono con il tempo». «Rastrellare e eliminare i sassi è faticoso», aggiunge Chiara. «Però - incalza Marwa - guarda che bello! » «Fragole belle e buone», aggiunge Elisa. «E i rapanelli che abbiamo raccolto sono più di 160», spiega esultante Claudio.
«Quest'orto - ha illustrato il direttore di Coldiretti Massimo Albano - rappresenta uno dei risultati del progetto Educazione alla campagna Amica che abbiamo sviluppato in tutta la provincia di Piacenza coinvolgendo oltre 3000 tra bambini e ragazzi. L'esprienza di Agazzano è stata seguita anche da Claudio Maschi e dal nostro ufficio di Agazzano». «Si tratta - fa eco Cinzia Pastorelli, responsabile di Coldiretti Campagna Amica, che ha seguito tutto il progetto provinciale - del primo orto permanente. In tutta la provincia sono stati realizzati nell'ambito del progetto con le scuole una decina di orti. Molti sono stati messi in dimora in vasi all'interno delle classi, altri in spazi esterni: solo questo però continuerà a vivere anche nei mesi estivi, grazie al supporto offerto dagli alpini e alla collaborazione dell' azienda agrituristica "Le Rondini" di Claudia Anselmi». «L'idea - ha aggiungo la maestra Perotti - è che questo piccolo orto possa essere a disposizione dei cittadini, non per essere depredato, ma per essere curato. Se poi qualcuno vorrà coglierne i frutti, perché ne ha bisogno o perché si accorge che sono maturi, lo potrà fare liberamente». A tenere a battesimo l'orto Maramao, anche il sindaco di Agazzano, Lino Cignatta e gli assessori Elisa Lavezzi e Aurelio Buogiorni: «E' progetto cui teniamo molto - ha chiarito Cignatta - e ringraziamo Coldiretti, gli alpini e la maestra Perotti». «Attraverso questo progetto - ha sottolineato Lavezzi - sono state trasferite ai piccoli conoscenze importanti relative alla tutela dell'ambiente, alla sicurezza e all'educazione alimentare più in generale. Un percorso significativo verso una maggiore consapevolezza delle risorse del nostro territorio e la necessità di difenderle e valorizzarle».


Claudia Molinari

 

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05/06/2014

 

"Penne nere", tanto oro quanto pesano

 

Ripercorso l'eccezionale bilancio dell'Adunata Alpina: ricaduta per 120 milioni di euro, 342 mila partecipanti. «E lo spirito originale dell'evento è rimasto fra la popolazione»

 

Amore per la patria, solidarietà, amicizia e fratellanza. Sono solo alcuni dei valori che gli alpini ci hanno trasmesso grazie all'Adunata. A un anno di distanza la grande manifestazione che Piacenza ha avuto l'onore di ospitare nel maggio del 2013 è stata ricordata con una serata-evento, tenuta martedì nell'Aula Magna dell'Isii Marconi, rivolta a tutti i cittadini per rivivere insieme i momenti più belli e per condividere i risultati dell'analisi condotta dall'Università Cattolica sull'impatto generato sul territorio locale.
Tanti i protagonisti che hanno partecipato: il presidente della Provincia Massimo Trespidi con il sindaco di Piacenza Paolo Dosi, il vicepresidente vicario nazionale dell'associazione alpini Adriano Crugnola, i docenti dell'università Cattolica Paolo Rizzi e Antonio Dallara, l'ex presidente della sezione provinciale alpini Bruno Plucani, l'attuale presidente Roberto Lupi e il revisore dei conti di Ana nazionale Roberto Migli. Tantissimi gli alpini che hanno affollato la sala, a cominciare dal Coro Valtidone che ha aperto e chiuso l'incontro con alcuni canti e l'inno di Mameli. I numeri illustrati spiegano bene il successo dell'86esima Adunata, che ha generato una ricaduta complessiva di 120 milioni di euro (70 milioni nella provincia di Piacenza e 50 milioni al di fuori del territorio), con 342mila partecipanti non residenti tra alpini e accompagnatori all'adunata nazionale e 1.280 nuovi posti di lavoro temporanei attivati. Ancora meglio però la spiegano i valori che le "penne nere" hanno portato in città e nel cuore dei piacentini. «Vivere insieme l'Adunata nazionale - ha detto in apertura Trespidi - ci ha aiutato a crescere.
La grande scommessa vinta è stata portare all'attenzione dell'intero Paese valori che, oggi più che mai, devono costituire il cuore della società: la famiglia, il valore della persona, la solidarietà, l'aiuto reciproco e l'onestà». «L'anno che è seguito è stato denso di riflessioni - ha aggiunto Dosi - in un momento di difficoltà è importante conservare e recuperare quell'entusiasmo che l'Adunata nazionale e gli alpini hanno portato nella nostra comunità». «L'Adunata è la massima espressione dei valori degli alpini - il pensiero di Lupi - ma la loro attività prosegue nella quotidianità». «Un ringraziamento particolare - ha ricordato Plucani - va a tutti quelli che hanno reso possibile l'organizzazione della manifestazione a Piacenza: abbiamo formato una squadra compatta che ha raggiunto un ottimo obiettivo». «Sono stati riconosciuti - secondo Migli - il lavoro e l'impegno della Provincia e del Comune di Piacenza: grazie al loro intervento le istituzioni hanno consentito di raggiungere un obiettivo importante». «Lo spirito originale dell'Adunata - ha concluso quindi Crugnola - è rimasto, fare festa tra gli alpini e con la popolazione».


Gabriele Faravelli

 

 

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05/06/2014

 

Premiato il "regista" degli alpini

 

Nino Geronazzo, presidente Coa anche per Piacenza, festeggiato a Pordenone

 

pordenone - L'uomo dell'adunata è Nino Geronazzo, 69 anni, ex capitano della Brigata Cadore ed ex dirigente d'azienda. É lui a guidare il Comitato organizzatore (Coa), che si muove con un anno di anticipo: bellunese di nascita, vive a Conegliano da molto tempo. L'altro giorno a Pordenone il sindaco Paolo Dosi è intervenuto alla premiazione di Geronazzo, presidente del Comitato organizzatore anche per l'adunata 2013 di Piacenza.

 

 

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05/06/2014

 

La Baita "compie" un anno: festa con sfilata e autorità

 

CASTELVETRO - Sabato e domenica il Gruppo alpini di Castelvetro ha festeggiato il primo anniversario di fondazione della baita in legno, realizzata nel quartiere Longo a Mezzano, non distante dal ponte di Po che collega a Cremona. La struttura prefabbricata, circondata da un bel giardino e con davanti un monumento dedicato agli alpini defunti, è stata costruita dopo mesi di lavoro degli alpini e dei volontari. Per spegnere la prima candelina è stato deciso di organizzare una festa all'insegna del buon cibo. Ma oltre alle grigliate, c'è stato un momento ufficiale con le autorità. L'incontro domenica mattina è stato aperto con l'alzabandiera proprio di fronte alla baita. A fare da sottofondo musicale naturalmente l'inno nazionale di Mameli. E' quindi seguito un corteo che ha percorso le strade della zona industriale di Mezzano fino alla chiesetta santuario dove è stata celebrata la messa. Al termine, il pranzo in compagnia. All'iniziativa hanno preso parte fra gli altri il sindaco di Castelvetro Luca Quintavalla con vari esponenti della maggioranza, il presidente della Provincia di Piacenza Massimo Trespidi, il sindaco di Monticelli Michele Sfriso, il comandante della stazione dei carabinieri di Monticelli, maresciallo Vincenzo De Luca. C'erano inoltre i rappresentanti di vari gruppi alpini in arrivo da tutta la provincia. Non è mancata la recita della preghiera dell'alpino, che parte con la nota frase: "Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai, su ogni balza delle Alpi, ove la Provvidenza ci ha posto a baluardo fedele delle nostre contrade, Noi purificati dal dovere pericolosamente compiuto, eleviamo l'animo a te o Signore".


Fabio Lunardini

 

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03/06/2014

 

Adunata alpini 2013 in una serata evento

 

Serata evento rivolta a tutti i cittadini per rivivere insieme i momenti più belli dell'Adunata nazionale degli alpini del 2013 che ha avuto anche importanti risvolti sull'economia locale e per condividere i risultati dell'analisi condotta dall'università Cattolica (con il supporto dell'istituto Trasporti e Logistica) sull'impatto generato dalla manifestazione sul territorio locale.
L'appuntamento è questa sera alle 21 nell'aula magna dell'Isii Marconi; a presentare la serata sarà il presidente della Provincia Massimo Trespidi con il sindaco di Piacenza Paolo Dosi, il vicepresidente vicario nazionale dell'associazione alpini Adriano Crugnola, i docenti dell'università Cattolica Paolo Rizzi e Antonio Dallara, l'ex presidente della sezione provinciale alpini Bruno Plucani, l'attuale presidente provinciale dell'associazione alpini Roberto Lupi e il revisore dei conti dell'Ana nazionale Roberto Migli. «L'appuntamento - ha spiegato il presidente della Provincia Trespidi - sarà dedicato al ricordo di un evento straordinario che ha segnato la storia di Piacenza e della sua provincia. La grande scommessa vinta è stata portare all'attenzione dell'intero Paese valori che, oggi più che mai, devono costituire il cuore della società: la famiglia, il valore della persona, la solidarietà, l'aiuto reciproco e l'onestà». La serata sarà allietata dalla partecipazione del coro Ana Valtidone che eseguirà alcuni canti alpini e dalla proiezione di un filmato che farà rivivere i momenti più suggestivi dell'Adunata.

 

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03/06/2014

 

Disfagia, se la solidarietà si mette in sella

 

Al Velopattinodromo di Corso Europa è andata in pista la grande staffetta di regolarità il cui ricavato sarà a favore del gruppo dell'Ausl. Quindici team, in gara anche le hand bike

 

Primo posto ad "Antonino", secondo a "Cicliste della Mutua", terzo classificato "Orsi Bike M3". Il podio della "Sei per Trenta" l'hanno conquistato con fatica e sudore queste tre squadre. All'edizione 2014 della grande staffetta di regolarità hanno partecipato 15 team e circa 90 atleti che si sono ritrovati ieri pomeriggio al velopattinodromo di Corso Europa per affrontare una gara che è durata dalle 15 alle 21 di sera. Il premio speciale della "Sei per Trenta" è stato dato alla squadra di hand bike "I Marcelloni". Riconoscimento anche a tutte le donne che hanno partecipato alla manifestazione. Fra i vincitori impossibile non citare anche il Gruppo Disfagia dell'Ausl di Piacenza a cui andrà il ricavato sia della manifestazione ché del punto ristoro organizzato dal Gruppo alpini di Carpaneto.
«Piacenza si sta dimostrando molto sensibile al problema della disfagia- ha detto il dottor Roberto Antenucci- L'équipe del Gruppo Disfagia è trasversale a molti reparti perché si tratta di un problema che coinvolge bambini, adulti e anziani affetti da varie patologie». Cos'è la disfagia? «Per disfagia si intende la difficoltà o l'impossibilità di masticare il cibo, preparare il bolo e deglutirlo- ha spiegato Antenucci- Si tratta di un disturbo molto frequente tanto che, ogni anno, muoiono 10mila anziani per soffocamento da cibo o per complicanze respiratorie conseguenti alla disfagia». Il ricavato della manifestazione sportiva sarà impiegato per dare fondo ad una borsa di studio per un logopedista, figura fondamentale nel team del Gruppo Disfagia.
Alla staffetta di regolarità sono state ammesse, per la prima volta, anche le hand bike con grande soddisfazione del presidente del Cip (Comitato paralimpico italiano) Franco Paratici. La "Sei per trenta" è stata aperta da una esibizione di skiroll (sci a rotelle) e dal giro d'onore compiuto da Antenucci, Paratici, dagli assessori Giorgio Cisini (sport) e Stefano Cugini (nuovo Welfare), dal capogruppo degli alpinidi Carpaneto Giorgio Argellati e da Roberto Sacchetti di Free Mind Asd, la realtà organizzatrice che ha dato vita all'evento. «Siamo molto contenti dell'ottima partecipazione- hanno detto Sacchetti e Marco Fontanella di Free Mind- Vogliamo ringraziare anche gli atleti che hanno voluto partecipare come Alessandro Bossalini e Giulio Maserati».
La staffetta di regolarità si è svolta in un impianto definito d'eccellenza: «E' nostra intenzione potenziare questa pista che viene vista, a livello regionale, come un vero gioiellino- ha detto Cisini- Per questo abbiamo aperto un bando di gara che ha avuto esito favorevole e che porterà ad una valorizzazione dello spazio e della manutenzione dello stesso». «Vogliamo portare tutti gli appassionati delle due ruote e dei pattini- ha aggiunto l'assessore- ad allenarsi in questo luogo».


Nicoletta Novara

 

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31/05/2014

 

Martedì 3 giugno nell'aula magna del'Isii

 

alpini, una serata per rivivere l'Adunata 2013

 

Cori, film e il rapporto della Cattolica

 

Ad un anno dall'adunata nazionale degli alpini di Piacenza la Provincia di Piacenza organizza una serata-evento rivolta a tutti i cittadini per rivivere insieme i momenti più belli dell'iniziativa e per condividere i risultati dell'analisi condotta dall'università Cattolica (con il supporto dell'istituto Trasporti e Logistica) sull'impatto generato dalla manifestazione sul territorio locale.
L'appuntamento è fissato per martedì 3 giugno alle 21 nell'aula magna dell'Isii Marconi; a presentare la serata sarà il presidente della Provincia Massimo Trespidi con il sindaco di Piacenza Paolo Dosi, il vicepresidente vicario nazionale dell'associazione alpini Adriano Crugnola, i docenti dell'università Cattolica Paolo Rizzi e Antonio Dallara, l'ex presidente della sezione provinciale alpini Bruno Plucani, l'attuale presidente provinciale dell'associazione alpini Roberto Lupi e il revisore dei conti dell'Ana nazionale Roberto Migli.
«La serata - ha spiegato il presidente della Provincia Trespidi - sarà dedicata al ricordo di un evento straordinario che ha segnato la storia di Piacenza e della sua provincia. La grande scommessa vinta è stata portare all'attenzione dell'intero Paese valori che, oggi più che mai, devono costituire il cuore della società: la famiglia, il valore della persona, la solidarietà, l'aiuto reciproco e l'onestà. In occasioni di così ampio respiro, così come dovrebbe essere nella vita quotidiana, lo stimolo a fare bene e a mettere in pratica il valore dell'accoglienza è risultato primario. L'adunata di Piacenza 2013 ha rappresentato un grande risultato per il nostro territorio, merito della tenacia con cui gli alpini dell'Ana piacentina hanno perseguito l'obiettivo, senza mai arrendersi. Al loro fianco non è mai mancata l'entusiasta collaborazione da parte della Provincia di Piacenza e del Comune di Piacenza, che, con il proprio sostegno anche economico, hanno dimostrato la ferma volontà di ottenere che Piacenza diventasse "casa" dell'86esima edizione dell'adunata. Traguardi così importanti si ottengono solo con la passione e la condivisione di tutti».
La serata sarà allietata dalla partecipazione del coro Ana Valtidone che eseguirà alcuni canti alpini e dalla proiezione di un filmato che farà rivivere i momenti più suggestivi dell'Adunata. All'appuntamento sono stati invitati autorità, rappresentanti dei Comuni, della Giunta e del Consiglio provinciale e le associazioni del territorio.

 

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31/05/2014

 

carpaneto, nella chiesa di rezzano

 

alpini, cerimonia e medaglia in memoria di Pino Brenni

 

CARPANETO - (p. f.) Per iniziativa del gruppo alpini di Carpaneto è stata celebrata una messa in suffragio di Giuseppe (Pino) Brenni che è venuto a mancare un anno fa proprio alla vigilia dell'adunata nazionale degli alpini che si è svolta a Piacenza e alla cui preparazione Pino aveva con gli alpini locali. La chiesa di Rezzano, suo paese d'origine, era gremita di parrocchiani e da una quarantina di alpini del gruppo di Carpaneto con l'ex presidente provinciale Bruno Plucani. Il celebrante, don Giuseppe Longeri, all'omelia lo ha ricordato come amico dall'infanzia con grandi valori di solidarietà, onestà, amore per la Patri. Pino Brenni aveva prestato servizio militare nell'ottavo reggimento della brigata Julia e dopo il congedo, iscrittosi al gruppo delle penne nere di Carpaneto, ne era stato capogruppo per 14 anni rimanendo attivo nel sodalizio fino alla scomparsa nel maggio dello scorso anno. Nel 2009 era stato insignito dell'onorificenza di cavaliere al merito della Repubblica Italiana. Al termine della cerimonia commemorativa l'attuale capogruppo, Giorgio Argellati, ha consegnato alla vedova Maria Giovanna Premoli e al fratello Alberto (giornalista di Telelibertà) una medaglia dell'adunata nazionale alpini di Piacenza ed il portachiavi con i quali sono stati premiati gli alpini del gruppo di Carpaneto che avevano partecipato alla preparazione dell'adunata stessa, oggetti sui quali è scritta la frase "io c'ero": anche se Pino non ha potuto sfilare fisicamente era presenti nei pensieri degli amici.

 

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31/05/2014

 

Due giorni di festa per la "casa" del gruppo alpini

 

CASTELVETRO - (l. z. ) Il gruppo alpini di Castelvetro, con il patrocinio del Comune, organizza la prima "Festa alla baita" in occasione del primo anniversario dell'inaugurazione della nuova "casa" delle penne nere castelvetresi. L'iniziativa è prevista nelle serate di oggi e domani, con stand gastronomici a partire dalle 19. Domattina ritrovo alle 10 alla Baita dove si svolgerà l'alzabandiera, seguirà la sfilata fino al santuario di Nostra Signora di Lourdes che, alle 11, ospiterà la celebrazione di una messa accompagnata dal coro Cai di Cremona. Infine, alle 12,30 alla baita si potrà pranzare.

 

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25/05/2014

 

"Ana sezione di Perino" scritto nel cemento dell'One World Trade Center di New York

 

(elma) Al 105esimo piano del One World Trade Center, la Torre della Libertà, sul sito delle precedenti Torri Gemelle distrutte negli attentati del 2001, Giorgio Gazzola, muratore emigrato nel 1968 da Piacenza, ha scritto nel calcestruzzo "Ana sezione di Perino". Anche in occasione dei lavori in quel "gigante", in Lower Manhattan, Giorgio non ha voluto dimenticare le sue radici: quelle di alpino e quelle di piacentino. Così ha subito scattato una foto e l'ha inviata all'ex presidente provinciale di Ana Piacenza, Bruno Plucani, ieri immancabile alla cerimonia di intitolazione dei giardini di via Gustavo della Cella a La Verza.
Il gesto del muratore piacentino non ha stupito gli amici, dal momento che, almeno da vent'anni, Giorgio gira per New York su un Pick Up rosso targato "Perino". «E anche se dovessi cambiare auto andrò avanti così, perché a New York si possono personalizzare le targhe - ha spiegato Gazzola -. Per me la Valtrebbia è la mia casa e io mi sento un alpino di Perino, in qualunque parte del mondo io mi trovi».
Concorda anche Luigi Covati, presidente della sezione ALPINI di New York: «Ogni volta che torniamo a Piacenza siamo emozionati e felici, anche se siamo partiti ormai anni fa - ha spiegato -. Quando ho lasciato Perino avevo tutto l'entusiasmo dei miei 26 anni. Quello di oggi a La Verza è stato un gesto splendido, per tutti gli emigrati piacentini: ringraziamo quindi l'associazione Piacenza nel mondo e le autorità, ci hanno fatto sentire meno dimenticati».
Oltre alla rappresentanza degli ALPINI, presente ieri alla cerimonia anche il vicepresidente e segretario dell'Unuci (Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d'Italia), Giuseppe Massari.

 

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21/05/2014

 

Rezzano: domenica messa in ricordo di "Pino" Brenni, dagli ALPINI una medaglia

 

CARPANETO - Nella mattinata di domenica 25, gli ALPINI di Carpaneto si ritroveranno nella frazione di Rezzano per partecipare ad una Messa in suffragio di Giuseppe (Pino) Brenni alle ore 10,30 nella chiesa di san Pietro Apostolo, celebrata da don Giuseppe Longeri ed accompagnata dal coro interparrocchiale. Al termine della funzione gli ALPINI del gruppo di Carpaneto consegneranno, ai familiari, una medaglia della adunata Nazionale ALPINI dello scorso anno che si svolse a Piacenza, in ricordo di Pino che aveva collaborato nella preparazione della adunata di Piacenza, ed è venuto a mancare un paio di giorni prima. In questa cerimonia lo vogliono ricordare consegnando la medaglia che non ha potuto ritirare di persona. "Pino" come da tutti era chiamato, nato a Rezzano nel 1931 ove ha sempre vissuto e lavorato nel podere di famiglia, si era sposato con Maria Giovanna Premoli. Aveva prestato servizio militare, di leva, nell'ottavo reggimento ALPINI della brigata Julia ed è sempre rimasto legato al "corpo degli ALPINI". Dopo il congedo si era iscritto al gruppo delle penne nere, ed era rimasto attivo fino alla scomparsa. Per bel 14 anni aveva ricoperto con impegno la carica di capogruppo. Persona molto stimata, affabile, attivo, disponibile ed impegnato anche nelle varie associazioni del paese: fra i fondatori della sezione Avis, attivo nella Pro Loco, ma era anche molto riservano quando aiutava chi aveva bisogno sia alla casa di riposo o quando, con la sua auto, accompagnata persone anziane dal medico o far la spesa a Carpaneto. Nel 2009, durante l'inaugurazione della sede del locale gruppo ALPINI, alla presenza di tante penne nere ed autorità, il sindaco di Carpaneto Gianni Zanrei, con il capogruppo ALPINI Bruno Plucani presidente provinciale Ana, gli venne consegnata l'onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.
p. f.

 

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15/05/2014

 

alpini alla scoperta del Friuli

Gropparello, diverse tappe prima dell'adunata a Pordenone

 

Gropparello - Anche gli alpini gropparellesi presenti alla 87esima adunata di Pordenone. Il capogruppo Alfiero Binelli ha coinvolto una trentina di persone: alpini, mogli ed anche amici per partecipare all'Adunata nazionale. Sono stati 18 gli alpini del gruppo di Groppovisdomo che hanno sfilato domenica scorsa in viale Marconi di fronte alla tribuna allestita per le autorità, rendendo gli onori al vessillo nazionale dell'Ana e alla bandiera del III Reggimento artiglieria da montagna della brigata alpina Julia. Il gruppo di partecipanti ha visitato San Daniele del Friuli per la visita ad un importante prosciuttificio.
Dopo la sosta per il pranzo, gli alpini sono ripartiti e nel pomeriggio hanno fatto sosta a Spilimbergo, dove hanno ammirato le opere eseguite alla Scuola mosaicisti del Friuli, al castello, ai palazzi e ad alcune chiese cittadine.
La comitiva in serata si è diretta verso Gemona del Friuli, per visitare i centri maggiormente colpiti dal terremoto del maggio ‘76. La comitiva si è fermata per il pernottamento e la domenica mattina ha raggiunto Pordenone per unirsi con gli altri alpini piacentini. Molti amici di altre province hanno riferito di serbare ancora nel cuore il ricordo della più bella adunata degli ultimi anni: quella di Piacenza.
Ornella Quaglia

 

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14/05/2014

 

Domani serata storica nel Centro Parrocchiale

 

agazzano Domani, giovedì 15 maggio alle 21, nel Centro Parrocchiale di Agazzano, serata dal titolo: "Gli alpini raccontano…". Verrà proiettato il film-documentario "alpini del Don". L'autore è Gian Paolo Pucciarelli, scrittore e documentarista, realizzato con l'obiettivo di far conoscere alle nuove generazioni gli aspetti più tragici e trascurati dalla Storia ufficiale sulla sorte dei nostri soldati inviati in Unione Sovietica dal 1941 al 1943. Ospite d'eccezione il reduce Dott. Gino Tassi (classe 1915) e lo stesso autore Gian Paolo Pucciarelli. Dopo la proiezione i due ospiti racconteranno le loro testimonianze con la possibilità del pubblico presente di rivolgere a loro delle domande. La serata è organizzata dal Gruppo alpini.

 

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13/05/2014

 

Defibrillatori, Piacenza docet Dopo Pordenone c'è L'Aquila

 

L'Ana promuove l'esperienza e il progetto piacentino e lo estende all'Adunata 2015. Un programma di informazione in tutte le sezioni

 

Piacenza fa scuola ed esporta la cultura del defibrillatore nel mondo delle penne nere. Così, dopo la presenza pilota delle macchine salva vita all'Adunata nazionale di Piacenza lo scorso maggio, i defibrillatori hanno passato definitivamente l'esame in quel di Pordenone e saranno adottati anche per le prossime adunate, a partire da L'Aquila 2015. Non solo, verrà avviato un programma di informazione che coinvolgerà le sezioni Ana a livello nazionale.
I semi piantati da Progetto Vita stanno dando dunque i loro frutti. A Pordenone la società piacentina Cardiac Science ha stipulato un accordo con l'Ana ed ha fornito cinquanta defibrillatori che sono stati regolarmente utilizzati dalle pattuglie di soccorritori in servizio da venerdì a domenica scorsa. Ventitrè totem per postazioni fisse, il resto da inserire negli zaini della Croce Rossa e del 118 per gli equipaggi a piedi. «Ci siamo conosciuti durante l'Adunata nazionale di Piacenza - spiega il piacentino Gianluca Ziliani, "ad" della società che all'ombra del Gotico ha la sede per il Sud Europa - ed abbiamo mantenuto una relazione con l'obiettivo di andare a migliorare l'esperienza piacentina, estenderla a Pordenone e farla diventare un qualche cosa di stabile per il futuro». Nella città friulana non esiste una rete come quella creata a Piacenza da Progetto Vita, così Ziliani e i suoi collaboratori l'hanno costruita per l'occasione assieme al 118 locale, organizzando preventivamente «un programma di formazione tra gli studenti delle scuole affinchè ci fossero i volontari in grado di utilizzare i defibrillatori». Attualmente è in essere un dialogo con le amministrazioni locali di Pordenone affinchè l'ente Provincia si faccia carico di mantenere sul territorio le 23 postazioni fisse. Le altre macchine salva vita torneranno a Piacenza. Soddisfatto il responsabile del 118 di Pordenone, Vincenzo Mione. «Era da tempo che osservavo Piacenza in tema di defibrillatori - confessa - e li abbiamo sperimentati con piacere anche da noi dopo aver formato decine di studenti nelle scuole, perchè una macchina del genere implica una certa cultura del soccorso». A Pordenone, diversamente da Piacenza, non è stato necessario utilizzare i defibrillatori. Le chiamate per soccorsi, alle 18 di domenica pomeriggio, avevano raggiunto quota 1.436 contro le oltre duemila totalizzate da Piacenza nelle tre giornate dell'Adunata.
Federico Frighi

 

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13/05/2014

 

Verranno consegnate alle famiglie in una cerimonia sabato in San Francesco

 

Croci al merito di guerra per ricordare i piacentini caduti al servizio della patria

 

Saranno quattro piacentini, servitori della patria nel corso della seconda Guerra Mondiale, a essere premiati con speciali onoreficenze nella giornata commemorativa nazionale dei caduti e dei dispersi di tutte le guerre.
La ricorrenza di quest'anno, organizzata dall'Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi di Tutte le Guerre, si terrà il prossimo sabato 17 maggio. Come da tradizione, ci sarà la consueta messa concelebrata in mattinata nella basilica di San Francesco dal cappellano militare don Bruno Crotti e con la partecipazione del coro degli alpini. A seguire, corteo fino al Sacrario dei caduti di tutte le guerre sotto Palazzo Gotico, alzabandiera, benedizione e deposizione delle corone di alloro. Interverranno il vicepresidente nazionale Domenico D'Amico, il colonnello Rocco Capuano, comandante del Reggimento Genio Pontieri e il sindaco Paolo Dosi per la chiusura della cerimonia. «Quest'anno verranno consegnate croci al merito e alla memoria ai famigliari di quattro nostri piacentini che hanno degnamente servito la patria», ha spiegato Piera Abbiati, presidentessa dell'associazione di Piacenza. Si tratta di Luigi Barani (al merito), Nino Arbasi (alla memoria), Ugo Caccialanza (alla memoria) e Giovanni Beltrametti (al merito). Il caporale Luigi Barani è nato a Carpaneto il 2 luglio del 1921, svolgeva l'attività di ragioniere e venne chiamato alle armi il 14 gennaio del 1942, appartenente al 29esimo reggimento artiglieria alpina. Dalle ultime indagini l'Onor Caduti rende noto che il caporale è stato fatto prigioniero sul Don il 4 dicembre del 1942, internato al campo 58 di Tiomnikov Iavas e, a causa del tifo, deceduto il 28 febbraio del 1943. Il soldato Nino Arbasi è nato il 22 aprile del 1919 a Gossolengo e ha partecipato con la Divisione Pasubio sul fronte russo nell'ottavo Reggimento Artiglieria, portando a termine tutta la campagna di Russia. Ugo Caccialanza è nato l'8 agosto del 1928 a Caorso ed è partito per la guerra come aviere. Prese parte al contingente dell'Aeronautica dal 15 marzo del 1941 e poi entrò a disposizione dell'esercito con la classe del 1921. Partecipò alla campagna di Russia nel 1943 e venne fatto prigioniero dei tedeschi dall'8 settembre del 1943 all'8 maggio del 1945. Il soldato Giovanni Beltrametti, della Divisione Vicenza, è caduto sul fronte russo. Nato a Calendasco il 6 marzo del 1915, fece parte della 278esima Divisione ed è deceduto in fatto d'armi il 31 gennaio del 1943 durante la battaglia di Nikolajewka.


Gabriele Faravelli

 

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12/05/2014

 

Gli alpini a Pordenone Benvenuta Piacenza

 

Pordenone - «Arriva una sezione importante: Piacenza, la primogenita». È la voce dello speaker che dà l'annuncio. Sono quasi le due del pomeriggio e nella tribuna d'onore non c'è più il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Sono rimaste tutte le altre autorità, compreso il ministro della difesa Roberta Pinotti. Assieme al comandante delle truppe alpine, il generale Alberto Primicerj, al presidente nazionale dell'Ana, Sebastiano Favero. Applaudono Piacenza che sfila dietro lo striscione della Primogenita. La fanfara con il maestro Edoardo Mazzoni e subito dopo il vessillo sezionale, scortato dal presidente Roberto Lupi e dal piacentino Roberto Migli, revisore dei conti nazionale dell'Ana. Entrambi a passo di marcia, di tre quarti, e con il palmo della mano destra alzato sulla fronte, nel segno del saluto militare davanti al vessillo dell'Ana nazionale decorato con 215 medaglie d'oro.
Lo speaker ricorda l'Adunata di Piacenza: «L'anno scorso avete lavorato sodo ed oggi potete godervi questa adunata». Fa anche un cenno alla possibilità che si possa ripetere. Ma solo un cenno.
Sfilano i vessilli, il consiglio sezionale. C'è l'ex presidente Bruno Plucani, quello dell'Adunata. Poi i primi cittadini, tra i quali il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, e il presidente della provincia Massimo Trespidi. Ed ecco i gruppi, intervallati dal Coro alpino Valtidone, che si prende il pieno di applausi.
Ci sono alpini da tutta la provincia, spesso accompagnati dai loro sindaci. Come quello di Ottone, Giuseppe Piazza. Hanno organizzato un pullman perchè «Ottone è territorio alpino e da tre anni a questa parte siamo sempre presenti», osserva il primo cittadino. Hanno fatto tappa nei luoghi della Carnia «per ritornare dove alcuni ottonesi, oltre quant'anni fa, hanno prestato il servizio militare». Hanno alloggiato ad Amaro, ed avuto un incontro con il sindaco locale. Da Pontedellolio sono arrivati in una dozzina, fa i conti il capogruppo Luigi Garolfi, senza contare quelli partiti con la fanfara. Sono partiti ieri mattina alle 4 per viaggiare in giornata. Una levataccia alle 4 del mattino anche per i 22 alpini di Bettola, capitanati da Giancarlo Carini. Non ha dubbi: «Ci sembra una bella adunata, con tanta gente, come sempre». Da Bettola sono invece arrivati in camper Aurelio Carini, 77 anni, e soci. Sono in cinque, tutti uomini e tutti con il cappello d'ordinanza. «Le mogli le abbiamo lasciate a casa - ridacchia Carini - perchè per un alpino è meglio perdere la moglie che dimenticare il cappello». «Secondo me c'è meno gente di Piacenza» è convinto Renato Costa, coetaneo e compagno di camper. Anche per Luigi Albertelli, 78 anni, sempre dell'equipaggio, a Piacenza l'Adunata aveva portato più alpini. «Adesso ci prepariamo per il 2015 a L'Aquila». Controlla gli striscioni e si accerta che tutto sia perfettamente organizzato il presidente sezionale Roberto Lupi. È a Pordenone da tre giorni ed ha preso parte a tutti i momenti ufficiali, dall'arrivo della bandiera di guerra all'incontro con le sezioni estere. «Sta filando tutto liscio e come il previsto - assicura -. Forse c'è un po' meno partecipazione rispetto a Piacenza. Penso che la causa stia nella posizione decentrata di Pordenone, rispetto a noi che occupiamo una zona strategica». Gli alpini di Vernasca hanno avuto il loro momento di gloria con l'intervista ad una troupe di Ballarò. «Gli ho detto che quando vedo Berlusconi mi commuovo», confessa Renzo Vetrucci, 72 anni, tra le risatine dei compagni. Non si sa se scherzi o dica sul serio. Ha il cappello da alpino ma confessa anche di non esserlo mai stato: «In effetti sono un abusivo, ma a Vernasca tutti sono alpini, così mi sono adeguato». In fondo una giustificazione ce l'ha. «Ho fatto il carrista, ma un'adunata così i carristi non la fanno». Presente anche il gruppo di Pecorara guidato da Piero Valorosi. Sono arrivati in 37 con due pullmini ed hanno pernottato ad Udine. «Questa Adunata? È bella, come tutte. Beh, quella di Piacenza lo è stata di più. Abbiamo lottato per averla e la porterò sempre nel cuore». Hanno fatto il giro dei sacrari della Grande guerra gli alpini di Rustigazzo, come spiega Antonio Frontoni. Poi, dopo aver pernottato a Monfalcone, sono arrivati a Pordenone. Giorgio Argellati è il capogruppo di Carpaneto che si è portato dietro 130 persone. Tutte in giornata: «Abbiamo voluto risparmiare per fermarci il prossimo anno a L'Aquila». «L'Adunata di Pordenone? Bella - osserva - ma, come diciamo noi, un po' passa». Da Carpaneto ci sono anche ragazzi non alpini ma affascinati dalle penne nere, come Sonia Magnaschi, 26 anni, e il fidanzato Simone Bertolani, 34 anni, di Mantova. Una prova d'amore: «Ho seguito Sonia e sono contento di essere entrato nel cuore degli alpini, ed è un grande cuore».


Federico Frighi

 

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12/05/2014

 

«Mio nonno riposa tra gli eroi»

 

Paolo Ferrari e l'Ana Valtidone in preghiera ad Aquileia

 

pordenone - (fri) Il nonno era tra i soldati morti nell'ospedale militare numero 46, durante la Prima guerra mondiale. Paolo Ferrari, 63 anni, di Castelsangiovanni, corista del coro Ana Valtidone, è riuscito a trovarlo dopo anni di ricerche e in occasione dell'Adunata nazionale di Pordenone é andato a rendergli omaggio assieme ai suoi compagni cantori. «Era vedovo e con quattro figli - racconta Ferrari - l'hanno chiamato al fronte a 35 anni ed è dovuto partire». Si chiamava Paolo Ferrari, come il nipote. «Scriveva tante lettere, qui dal Friuli, dal fronte, che io oggi conservo con mia sorella Rita. Da questi scritti mi era venuto il desiderio di cercare dove fosse stato sepolto». Un desiderio coltivato per diversi anni, in più riprese, fino a quando la pagina internet del sito della Regione Friuli gli ha svelato per puro caso il mistero. «Hanno pubblicato i siti di tutti gli ospedali militari - racconta Ferrari - ed ho scoperto che il numero 46 era ad Aquileia». C'era l'occasione dell'Adunata nazionale. Da qui alla visita con il coro il passo è stato poi brevissimo. È infatti una peculiarità del coro Ana Valtidone quella di intervallare i propri pezzi, durante i concerti, con la lettura di brani significativi anche sullo scenario della Grande Guerra. Così, in quello che è stato decantato da D'Annunzio come "il cimitero degli eroi", dietro la basilica di Aquileia, Ferrari e i suoi compagni di coro, hanno deposto una corona d'alloro alla memoria di Paolo Ferrari e dei suoi compagni d'arme. Una visita al sacrario che è stata prodromica al bagno di folla del coro Ana Valtidone, nella chiesa della Madonna delle Grazie, santuario caro alla gente di Pordenone. Sei i pezzi proposti: l'"Ave Maria" di De Marzi, "Monte Pasubio", "Monte Canino", "Quel mazzolin di fiori", "Da Udin siam partiti" e "Da ur san Pieri". Un repertorio scelto dal maestro Dino Capuano apposta per Pordenone perché contiene «pezzi alpini di guerra e di montagna». Un repertorio che è piaciuto, a giudicare dalle tante richieste di bis del pubblico dell'Adunata. Il coro, che ha sfilato cantando ieri mattina, si è presentato qui in Friuli con i suoi 43 componenti tra tenori primi e secondi, baritoni e bassi, guidati appunto da Capuano - di professione è primario di Medicina all'ospedale di Catselsangiovanni - che ha fondato la formazione nel 2008 assieme al presidente Tarcisio Bassi. «L'Adunata nazionale è il momento fondamentale per noi che ci prepariamo tutto l'anno per essere pronti - osserva Capuano -. È un momento prezioso di aggiornamento in cui ci scambiamo anche conoscenze con gli altri cori e a volte ritorniamo a casa con pezzi nuovi da inserire nel nostro repertorio».

 

 

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11/05/2014

 

alpini, oggi la "Primogenita" al corteo con mille piacentini

 

Il sindaco Dosi e il presidente Trespidi con i vertici Ana in prima fila

 

DAL NOSTRO INVIATO
Pordenone - Prima dello striscione "Benvenuti alpini" sono quelli degli operai della Electrolux ad accogliere le centinaia di pullman di penne nere arrivate da tutta Italia per l'Adunata nazionale di Pordenone. Nella nobile città friulana, con i suoi palazzi patrizi, il suo centro bomboniera circondato dai portici, la crisi economica ha messo in ginocchio decine di piccoli imprenditori e sta minacciando centinaia di famiglie con la delocalizzazione degli stabilimenti del colosso svedese leader nel settore degli elettrodomestici. Ecco perché i tre giorni degli alpini sono visti come una boccata d'ossigeno dalla gente di Pordenone. La stessa ventata di allegria e la medesima ricaduta economica dell'Adunata di Piacenza lo scorso anno. Perché al momento i numeri sembrano somigliarsi molto. «Nella prima giornata di cittadella degli alpini - fa i conti il colonnello Mario Renna, lo stesso che nel maggio scorso organizzò la vetrina militare al Daturi -, nella prima giornata di Cittadella abbiamo avuto ben 21mila visitatori». Qui, a tirare, rispetto a Piacenza, c'è la Old Lady, la bomba da 1.500 chili di esplosivo Minol 2 disinnescata a metà aprile a Vicenza con l'evacuazione di 27mila persone. Gli inglesi ne lanciarono quattro in Italia nella Seconda Guerra Mondiale. Ne mancava all'appello una, che adesso è qui in mostra fino a stasera.
La città, il sabato pomeriggio è strapiena. In centro non si gira per la gente che c'è. Una festa sempre uguale, con gli stessi personaggi. Qualcuno ricorderà i due alpini gemelli con la barba bianca che giravano in corso Vittorio Emanuele. Hanno risposto presente anche qui a Pordenone. E' la goliardia a farla da padrona nel sabato pomeriggio assolato. C'è chi prende l'Adunata come occasione per l'addio al celibato. Un gruppo di ragazzi di Podenzano alle tre del pomeriggio ha dichiarato di essere già alla settantesima birra.
Ma il pomeriggio del sabato è anche il giorno della santa messa alpina, celebrata al palazzetto dello sport dall'ordinario militare per l'Italia Santo Marcianò, assieme al vescovo di Concordia-Pordenone Giuseppe Pellegrini e ai cappellani militari. Alla messa hanno preso parte anche il presidente della sezione Ana di Piacenza, Roberto Lupi, ed il past president Bruno Plucani. Ieri era anche la serata dei cori e delle fanfare. Da Piacenza il coro Ana Valnure si è esibito nella Galleria Cristallo (con un'ora di anticipo rispetto al programma previsto), mentre il coro Ana Valtidone nella chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Tutti in attesa della grande sfilata che partirà questa mattina alle ore 9. I piacentini, circa mille, inizieranno a disporsi fila per fila alle 14. Davanti allo striscione di Piacenza Primogenita suonerà la fanfara della sezione Ana di Piacenza (il corpo bandistico di Pontedellolio). Poi, prima dei singoli gruppi, il sindaco Paolo Dosi con l'assessore Silvio Bisotti (arrivati a Pordenone ieri sera) e il presidente della Provincia Massimo Trespidi (in arrivo stamane) con il presidente sezionale Roberto Lupi. A seguire tutti gruppi piacentini con la nuova divisa a scacchi biancorossa. Quando passeranno davanti alla tribuna d'onore, non vedranno né il presidente del Consiglio Matteo Renzi (che ha annunciato la sua presenza per questa mattina alle 11) né il ministro della Difesa Roberta Pinotti. Se ne faranno una ragione. Sarà più importante che non piova. Visto che proprio dal primo pomeriggio di oggi qui in Friuli sono previsti violenti temporali.


Federico Frighi

 

 

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11/05/2014

 

Il coro Valnure: canteremo per il "don"

 

Coristi in trasferta ricordando il parroco Fornasari, che diede vita al loro gruppo

 

Pordenone - Partenza al mattino e ritorno in piena notte, dopo il concerto. Per tanti una levataccia da evitare, per i 36 tra tenori, baritoni e bassi del coro Ana Valnure, una sorta di rito che si ripete ad ogni Adunata nazionale dal 1984 ad oggi. Don Gianrico Fornasari, lo storico maestro del coro, scomparso lo scorso gennaio, li aveva abituati così. Si tornava tassativamente durante la notte del sabato dopo il concerto all'Adunata perchè la mattina doveva dir messa a Groppallo e nelle altre parrocchiette della zona. Così si faceva e così si fa anche quest'anno. Così si parte, puntuali, dopo un "Ti ricordi la sera dei baci" intonato tra gli increduli avventori del distributore di benzina sulla Valnure scelto come meeting point. Sul pullman, invece di un unico concerto di 5 ore filate fino a Pordenone, regna il silenzio. Per risparmiare la voce. Si inizia a cantare nei pressi dello svincolo di Mestre e il pezzo è "Venezia mia bella". Poi il pranzo al sacco all'autogrill Piave Est. Alla faccia delle ricadute dell'Adunata sul territorio ospitante, dal bagagliaio spuntano cesti di pane, coppa, salame, torte di patate, tutto rigorosamente made in Valnure. Sul prato dell'area di servizio si fanno le prove generali. "La tradotta", "Sul Pajon", "'Na volta ghera". Il nuovo maestro del coro, Edoardo Mazzoni, è soddisfatto e si riparte. Mazzoni, 36 anni, diplomato in flauto traverso, musica jazz e didattica, ha preso la direzione del coro Ana Valnure nel segno di don Gianrico Fornasari. Una presenza che ogni corista sente ancora nel cuore. «Questa sera cantiamo ricordando don Gianrico, lui che non si era mai perso nessuna Adunata», dice Donisa Chinosi, 84 anni, presidentessa dalla morte del marito Domenico Callegari, nel 2007. È lei l'anima del coro fondato nel 1973 da don Vincenzo Calda. «E pensare che sono così stonata - ammette - però mi è sempre piaciuto cantare. I canti alpini mi commuovono. Quello poi che parla dei baci che dava l'alpino che non è più tornato... mi mette i brividi».
Gianetto Bernazzani, 76 anni, tenore secondo, è uno della vecchia guardia e ci tiene a precisare che loro sono l'unico coro Ana riconosciuto dall'Ana nazionale. Esiste anche quello della Valtidone, ma è di nascita più recente. Un po' di sana rivalità tra cori alpini. «Ma siamo amici e ci vogliamo bene» interviene Donisa. Si va a Pordenone dopo la pesante eredità dell'Adunata di Piacenza. «Magari l'avessimo ancora da noi - sogna ad occhi aperti Gianetto - a Piacenza c'è stata un'accoglienza che nessuno si aspettava e siamo sicuri che anche qui faremo la nostra figura, come l'anno scorso in San Sisto». E così è stato. Otto i canti scelti dal maestro Mazzoni ed intrepretati nella Galleria Cristallo, nel centro di Pordenone, di fronte a centinaia di persone. Da "Aprite le porte" ad "alpini in Libia", da "La Tradotta" a "Sul ponte di Perati".


fed. fri.

 

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09/05/2014

 

Pordenone, in mille dietro la Primogenita

 

Un piccolo esercito in partenza per l'Adunata. Domenica gli alpini piacentini sfilano come primi dell'Emilia-Romagna

 

Sfileranno con la nuova divisa sezionale, una camicia scozzese a scacchi bianco e rossi per richiamare i colori di Piacenza. Sono mille i piacentini che domenica risponderanno presente all'Adunata nazionale alpini a Pordenone. La maggior parte - fanno sapere dalla sede di via Cremona 1 - arriveranno in Friuli domenica mattina per un'Adunata mordi e fuggi. Pordenone è raggiungibile in 3 ore e mezza di auto. Una levataccia, ma in tempi di crisi si può fare. Tanto più che la sezione di Piacenza sfilerà nel primo pomeriggio. Partirà verso le ore 14 e sarà la prima del 2° ragggruppamento. La prima delle sezioni dell'Emilia Romagna. L'ordine prevede Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e la sezione bolognese romagnola. Dietro allo striscione di "Piacenza Primogenita d'Italia" hanno assicurato la loro presenza il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, con l'assessore Silvio Bisotti. Poi il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, il presidente della sezione Ana di Piacenza, Roberto Lupi, e il past president Bruno Plucani.
Già ieri sono partite alla volta di Pordenone le avanguardie. Piacentini in camper e un equipaggio in sella ad una fidata Vespa. Si va e ci si accampa dove si può. Attraverso i Coa, i Comitati organizzatori delle Adunate, quello di Pordenone come, l'anno scorso, quello di Piacenza, è ormai noto che viaggia solo il 10 per cento degli alpini. Gli altri si arrangiano con accordi bilaterali presi con chiunque: dai parroci ai proprietari di garage. Se l'Adunata di Pordenone inizia ufficialmente oggi, domani sera sarà il momento dei cori, dei concerti e della movida alpina. Da Piacenza si esibiranno due cori: il coro Ana Valnure, diretto dal maestro Edoardo Mazzoni, alle ore 20,30 nella Galleria Cristallo in corso Garibaldi; il coro Ana Valtidone, diretto dal maestro Donato Capuano, alla 20,30 nella chiesa di Santa Maria delle Grazie in via delle Grazie 17.


Federico Frighi

 

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07/05/2014

 

Coro Ana Valnure in marcia per l'Adunata Applaudito concerto a Groppovisdomo

 

GROPPARELLO - Nella ricorrenza del 25 aprile la chiesa di Groppovisdomo era affollata in occasione del nuovo esordio del Coro Ana Valnure. Il piccolo borgo dell'Alta Valchero ha ospitato la prima esibizione del Coro Ana Valnure, orfano dello storico maestro e fondatore don Gianrico Fornasari deceduto lo scorso gennaio. Il Coro è stato diretto dal maestro Edo Mazzoni che a parere del pubblico si è dimostrato all'altezza dell'eredità ricevuta dal suo predecessore. Il numeroso pubblico presente nella chiesa parrocchiale di Groppovisdomo dedicata a San Giovanni Decollato ha a lungo applaudito l'esibizione dei trenta coristi che il 10 maggio prossimo porteranno a Pordenone per l'Adunata Nazionale degli alpini i canti, le tradizioni ed i valori delle nostre vallate. La targa che le associazioni locali, del gruppo degli alpini e della comunità parrocchiale di Groppovisdomo è stata donata dal parroco di Groppovisdomo don Giovanni Rocca alla dinamica presidentessa del Coro Dionisia Callegari.
Nella giornata festiva don Giovanni Rocca e Alfiero Binelli hanno fatto gli onori di casa e nell'occasione hanno ricordato la consolidata amicizia con il sodalizio bettolese (il Coro Ana Valnure) ed il loro amico comune e coetaneo don Gianrico. Il Presidente sezionale degli alpini Roberto Lupi ha espresso parole commosse di elogio per l'esibizione e la direzione musicale. Tra i presenti: il sindaco di Bettola Sandro Busca, Bruno Plucani, il revisore dei conti dell'Ana Nazionale Roberto Migli, il generale Fabrizio Castagnetti e il presidente della consulta delle Associazioni gropparellesi Franco Migliorini. La chiusura della giornata è stata allietata dalle prelibatezze preparate nello stand sito nel campo sportivo, dalle cuoche delle associazioni. Come da tradizione i coristi e i commensali hanno improvvisato canti in libertà.
Ornella Quaglia

 

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04/05/2014

 

Per tre giorni creati 1.280 posti di lavoro

 

Hotel e ristorazione hanno beneficiato del 48,5% (34,2 milioni) delle spese locali

 

 (fri) Nei giorni dell'Adunata nazionale alpini dello scorso maggio a Piacenza sono stati generati 1.280 posti di lavoro temporanei in più, che, terminato l'evento, sono cessati. E' un altro dei dati maggiormente significativi, soprattutto in un periodo di crisi economica come questa, emersi dallo studio. Da evidenziare poi che le spese dei partecipanti ammontano a 56 milioni di euro e sono state sostenute in più territori: in parte a Piacenza nei giorni dell'Adunata; in parte nelle province limitrofe dove hanno alloggiato; in parte nei territori che hanno attraversato per arrivare a Piacenza e per tornare alle loro residenze.
Dei 56 milioni di euro spesi complessivamente dai partecipanti all'Adunata, circa 42 milioni sono stati spesi a Piacenza, i restanti 14 milioni sono stati spesi al di fuori della provincia.
«La spesa totale - spiega Antonio Dallara - ha determinato ricadute sul sistema economico produttivo sia a Piacenza sia nelle province esterne. E ha innescato una serie di interrelazioni complesse tra le imprese locali ed esterne, per lo più rientranti nei rapporti commerciali già intrattenuti prima dell'Adunata, ma in parte anche nuove».
Per soddisfare la domanda di consumo dei partecipanti all'Adunata «sono stati attivati alcuni settori specifici del sistema economico, in particolare: bar, ristoranti, alberghi, punti vendita di prodotti locali, …. La spesa ha dato benefici economico-finanziari diretti agli operatori che hanno interagito con i partecipanti e ha anche dato avvio ad una serie di circoli virtuosi tra imprese locali e esterne a Piacenza». «Ogni operatore economico che ha intercettato la spesa dei partecipanti all'Adunata - spiega il meccanismo -, per mettere a disposizione i prodotti e i servizi richiesti, ha a sua volta acquistato prodotti, servizi, beni intermedi dai propri fornitori. E a cascata ciascun fornitore ha fatto acquisti presso i propri fornitori».
I principali settori produttivi che a Piacenza hanno beneficiato delle ricadute generate dalla spesa dei partecipanti all'Adunata sono stati alloggi, bar e ristorazione (che hanno ricevuto il 48,5 per cento delle ricadute locali, pari a circa 34,2 milioni di euro dei 70 milioni di cui ha beneficiato complessivamente Piacenza); il commercio al dettaglio (che ha beneficiato del 13 per cento delle ricadute locali, pari a 9,2 milioni di euro dei 70 ricaduti a Piacenza); l'industria agroalimentare (3,9 per cento delle ricadute locali, pari a 2,8 milioni di euro dei 70 milioni piacentini); i trasporti (4,1 per cento delle ricadute locali, pari a 2,9 milioni dei 70 milioni piacentini).

 

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04/05/2014

 

Un coro unanime: «Vi vogliamo ancora a Piacenza»

 

Da Dosi, Trespidi e Reggi l'invito agli alpini per una nuova Adunata. Riconoscimenti a Libertà e Telelibertà

 

Piacenza chiede il bis. Una nuova adunata nazionale dove a sfilare siano ancora 71 mila alpini davanti a oltre 370 mila persone. È questa la richiesta, anche se forse sarebbe più giusto parlare di speranza, che le istituzioni e la stampa hanno fatto ieri pomeriggio nel corso della cerimonia di inaugurazione del monumento dedicato alla scorsa adunata piacentina posto a Piazzale Libertà: dal sindaco Paolo Dosi al direttore di Libertà Gaetano Rizzuto e a quello di Telelibertà Nicoletta Bracchi, il coro è uno solo e chiede una nuova adunata.
«Se fosse possibile vorrei che Piacenza si potesse candidare per ospitare un'altra adunata» ha spiegato il primo cittadino, «tentare non costa, speriamo di potere mettere ancora insieme le forze per provare ancora. Del resto lo spirito di quei giorni è rimasto fino a ora: quella che facciamo oggi non è un'operazione nostalgia, ma la dimostrazione che le fatiche e gli investimenti fatti sono stati ripagati». A fargli eco anche il presidente Trespidi: «L'adunata rappresenta una pagina storica e memorabile della storia di Piacenza» ha dichiarato, «oltre 370 mila visitatori e 71 mila alpini che hanno sfilato sono numeri straordinari che ci dimostrano quanto ne sia valsa la pena: così però dobbiamo fare sempre in ogni occasione per rendere più bella Piacenza».
A essere presente alla cerimonia, che è stata coordinata dalla giornalista di Telelibertà Nicoletta Marenghi e dal past president dell'associazione provinciale degli alpini Bruno Plucani, è stato anche il sottosegretario all'istruzione Roberto Reggi: «Quando sei anni fa con Bruno tentammo di portare l'adunata a Piacenza senza farcela ci restammo male» ha ricordato l'ex sindaco, «alcuni ci dissero di non riprovare perché una manifestazione così avrebbe portato disagi alla città: noi però abbiamo insistito con determinazione e il risultato è stato quello di dimostrare come di un evento di pochi giorni possa restare qualcosa per mesi. Non ho mai visto tanta unità nelle istituzioni per portare l'adunata nella nostra città: ora occorre però che quell'approccio e quell'ambizione continuino anche in altri progetti».
Particolarmente soddisfatto si è detto anche il presidente del comitato organizzatore dell'adunata Nino Geronazzo che ha ringraziato i piacentini «per la loro generosità e il loro affetto»: è spettato dunque a lui e anche agli altri rappresentanti dell'Ana premiare per l'impegno svolto in quelle giornate i direttori Gaetano Rizzuto e Nicoletta Bracchi, i giornalisti Federico Frighi e Nicoletta Marenghi, oltre a Ilaria Maffi e Giulia Bertotti del liceo Cassinari che hanno realizzato il crest e la locandina dell'adunata.
«Vogliamo al più presto una nuova adunata» ha dichiarato Rizzuto a cui Bracchi ha fatto eco rivolgendosi agli alpini: «Vi aspettiamo veramente». L'evento si è concluso con la consegna dell'attestato di civica benemerenza "Piacenza primogenita" alla sezione piacentina di Ana guidata da Roberto Lupi.


Betty Paraboschi

 

 

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04/05/2014

 

«In questa città ritorneremo! In Emilia batte il cuore alpino»

Favero (Ana) inaugura il monumento di piazzale Libertà

 

«Qui gli alpini torneranno, ma qui gli alpini ci sono già con la vostra bella sezione, perchè anche qui in Emilia batte il cuore alpino». E' un crescendo appassionato il discorso del presidente nazionale degli alpini Sebastiano Favero. E' la prima volta che arriva a Piacenza nella sua veste di numero uno dell'Ana. Lo fa per inaugurare il dono che il Comitato organizzativo dell'Adunata piacentina ha voluto fare alla città per l'accoglienza durante l'evento dello scorso maggio. Un pannello di acciaio corten con l'effige di Alessandro Farnese e il messaggio "Gli alpini alla città. Grazie per aver vissuto insieme una splendida Adunata". Un pannello benedetto dal prete alpino don Federico Tagliaferri.
Ma un pannello che oggi somiglia ad una porta della macchina del tempo. Si entra e ci si trova in un piazzale Libertà con il medesimo clima solenne e festoso della grande sfilata del maggio 2013. Si alza la bandiera, in cielo risuonano le note dell'inno degli alpini, "Trentatrè" (eseguite dalla fanfara di Pontedellolio diretta da Edoardo Mazzoni), spuntano tricolori alle finestre e ai pali della luce. Ci sono gli alpini piacentini ma anche tanta, tanta gente comune. Favero ringrazia le autorità e ci tiene a dire che «non è un grazie formale», poi i suoi alpini e tutti i piacentini. Lo scorso anno non era ancora presidente nazionale e non era più consigliere nazionale. «Così mi sono potuto godere da semplice alpino - racconta - l'Adunata di Piacenza, che ricorderò sempre con il cuore». Un cuore che segue un calendario particolare. Nè gregoriano, nè giuliano. «Per noi alpini l'Adunata è il punto di riferimento, non esiste il 31 dicembre, l'anno alpino va da Adunata ad Adunata». E' una summa, la sua, di tutto quello che dovrebbe essere la grande festa annuale delle penne nere. «E' per noi un momento in cui ci si ritrova tutti, in uno spirito di solidarietà, di senso del dovere, di amor di patria, in uno spirito di sacrificio, ma anche - e lo sottolinea in un crescendo pavarottiano - di giusta allegria! » «Sì, giusta allegria - ribadisce e scandisce - come sappiamo fare noi alpini». Applauso della gente. C'è il gotha dell'Ana nazionale con il vice presidente vicario Adriano Crugnola, il segretario nazionale Silverio Vecchio, il presidente del Coa Nino Geronazzo, i consiglieri nazionali Cesare Lavizzari, Giuseppe Bonaldi, Ernesto Vercellino, Corrado Bassi. Poi l'ex presidente sezionale Bruno Plucani e il nuovo Roberto Lupi. «I piacentini hanno capito la nostra allegria - continua Favero - e si sono buttati al di là dell'ostacolo, sono venuti con noi».
Il presidente ringrazia gli architetti Alessandra Fagioli, Ilaria Fanzini e Valentina Migli, autrici del dono che gli alpini fanno alla città. E coglie l'occasione per un pensiero gentile alle donne che ringrazia per il «tocco di femminilità». Infine si rivolge a Roberto Reggi, che conobbe all'Adunata di Bolzano.
«Noi siamo uomini normali e quello che dovete fare voi a Roma, caro sottosegretario Reggi, è far diventare normale anche l'Italia». E qui gli applausi sono ancora di più.


Federico Frighi

 

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04/05/2014

 

Accoglienza e qualità dei servizi pubblici, così le penne nere promuovono i piacentini

Il sondaggio su 1.200 ospiti e 200 residenti di città e provincia

 

L'accoglienza della popolazione e l'allegria. Sono questi gli aspetti dell'adunata nazionale degli alpini più apprezzati rispettivamente dalle penne nere e dai piacentini. La conferma arriva dallo studio dell'Università Cattolica svolto in collaborazione con la Fondazione Itl, studio condotto sottoponendo un questionario a circa 1200 alpini di tutta Italia presenti all'adunata e selezionati in base a criteri di rappresentatività del campione rispetto all'universo degli iscritti e al peso delle sezioni e delle classi di età; un altro questionario è stato somministrato anche a 200 piacentini della città, di Castelsangiovanni e di Fiorenzuola per comprendere l'aspetto sociale della manifestazione.
Nello specifico i risultati hanno tratteggiato un quadro di come siano stati vissuti quei tre giorni: le penne nere hanno promosso l'accoglienza e l'offerta piacentina e nello specifico il 61,8 per cento ha giudicato molto buona l'accoglienza della popolazione, seguita dal positivo riscontro raccolto dal comitato organizzatore con il 36,9 per cento e dalla pulizia della città apprezzata dal 36,7 per cento. Si sono attestati intorno al 30 per cento anche gli alpini "fan" dei servizi di accoglienza pubblica e del patrimonio artistico, mentre i servizi ricettivi e gli alberghi sono stati considerati "medi" dal 65,5 per cento.
Da parte loro invece i piacentini hanno apprezzato moltissimo la sfilata e la promozione dell'immagine del territorio, valutate positivamente dall'83,4 e dal 70 per cento degli intervistati; altrettanto sono risultati i servizi di accoglienza pubblica per circa il 50 per cento dei cittadini, che ha lodato anche i comportamenti degli alpini e non ha mancato, nel 66 per cento delle interviste, di considerare molto buona la ricaduta economica dell'evento. Sul fronte delle criticità, praticamente nulli o comunque scarsi sono stati considerati i problemi derivanti dalla confusione o dal rumore per il 60 e il 68,8 per cento degli intervistati; altrettanto assente anche la possibile pericolosità pubblica, mentre il 33,1 per cento ha considerato abbastanza critiche le spese sostenute dal comune e dagli enti locali (a fronte del 37,7 che le ha valutate nulle). Infine i valori testimoniati dalla kermesse hanno fatto discutere: per le penne nere al primo posto ci sono solidarietà (del resto il 72,9 per cento degli intervistati svolgeva attività di volontariato), amore per la patria e fratellanza, per i piacentini invece allegria, seguita solo dopo da fratellanza e patriottismo.
Parab

 

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03/05/2014

 

Piacenza primogenita d'Italia, agli alpini l'edizione numero zero del nuovo premio

 

Dal Comune all'Ana oggi durante l'inaugurazione del monumento di piazzale Libertà

 

Solidarietà e appartenenza alla nazione sono i valori che da sempre contraddistinguono lo spirito degli alpini e sono gli stessi che animarono i protagonisti del Risorgimento. Per questo la giunta comunale di Piacenza ha deciso di assegnare l'attestato di civica benemerenza denominato "Piacenza Primogenita d'Italia" alla sezione piacentina dell'associazione nazionale degli alpini. La targa verrà consegnata oggi pomeriggio in occasione dell'inaugurazione del monumento di piazzale Libertà donato dagli alpini a ricordo dell'Adunata nazionale dello scorso maggio. Si tratta del numero zero del riconoscimento che la giunta Dosi ha deciso di attribuire ogni anno a soggetti pubblici o privati che hanno fatto grande la città di Piacenza. «Quest'anno lo abbiamo attribuito d'ufficio alla Sezione alpini di Piacenza - spiega l'assessore Silvio Bisotti -, dal prossimo ci sarà una commissione e un regolamento che diventeranno effettivi dopo il passaggio in Consiglio comunale».
Il riconoscimento consiste in una targa in argento che verrà consegnata questo pomeriggio dal sindaco Paolo Dosi al presidente della sezione Ana di Piacenza, Roberto Lupi, nella cerimonia (con inizio alle 17,30) in piazzale Libertà. Il tutto sotto gli occhi del presidente nazionale dell'Ana, Sebastiano Favero, che oggi sarà a Piacenza per la prima volta dalla sua elezione. Assieme a lui il vice presidente vicario Adriano Crugnola, il segretario nazionale Ana Silverio Vecchio, il presidente del Coa (Comitato organizzatore dell'Adunata) Nino Geronazzo, i consiglieri nazionali Ana Cesare Lavizzari, Giuseppe Bonaldi, Ernesto Vercellino, Corrado Bassi, i revisori dei conti nazionali Ana Roberto Migli e Alcide Bertarini, il "past president" della Sezione Ana di Piacenza, Bruno Plucani. Ci saranno anche gli alpini in armi. In particolari i due colonnelli piacentini, Carlo Cavalli, comandante del 5° alpini, e Luigi Rossi, comandante del 6° alpini. Presenti autorità nazionali come il sottosegretario all'Istruzione Roberto Reggi e cittadine guidate dal prefetto Anna Palombi e dal presidente della Provincia, Massimo Trespidi. Il monumento, che gli alpini preferiscono chiamare "ricordo", è stato progettato dagli architetti piacentini Alessandra Fagioli, Ilaria Fanzini e Valentina Migli. Verrà benedetto da un prete alpino: don Federico Tagliaferri.


Federico Frighi

 

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03/05/2014

 

Addio al sarto Cravedi «Era un grande alpino»

 

Folla ai funerali con folta presenza di penne nere

 

SAN GIORGIO - Giuseppe Cravedi era un uomo buono, professionalmente stimato e capace, alpino di grandi valori. Ieri, nel giorno del suo funerale, gli sono stati tributati tutti gli onori con la presenza del sindaco Giancarlo Tagliaferri, del comandante della stazione dei carabinieri Angelo Mazzoni, del comandante della polizia municipale dell'Unione Valnure e Valchero, Paolo Giovannini, del presidente provinciale degli alpini, Roberto Lupi, ma soprattutto di numerosissimi alpini piacentini e di compaesani che ne hanno riconosciuto le tante qualità, come guida del gruppo delle penne nere e come professionista.
Lo ha accolto il picchetto dei gagliardetti sull'attenti all'esterno della chiesa parrocchiale e lo ha accompagnato durante tutta la celebrazione presieduta da don Symphorien Kankonde, insieme a don Federico Tagliaferri, don Giancarlo Plessi e i diaconi Emidio Boledi (alpino) e Federico Pecorari.
Pino Cravedi è stato per oltre 60 anni, insieme al fratello Angelo, titolare della sartoria Cravedi a San Giorgio, un atelier di capi maschili di fama nazionale, un sarto che con le sue creazioni ha conquistato i più noti parterre della moda. Ma è stato anche uno dei fondatori del gruppo alpini di San Giorgio di cui è stato capogruppo per oltre 50 anni, fino all'inizio del 2014, quando ha ceduto il testimone a Graziano Franchi. Cavaliere della Repubblica, Cravedi è stato ricordato da don Federico Tagliaferri, anch'egli alpino e sangiorgino. «Chi ti cuce un abito addosso - ha osservato facendo riferimento alla professione di Cravedi, paragonata alla figura degli alpini - desidera che ci senta bene in quell'abito, che quel vestito esprima ciò che tu sei. E un alpino desidera che ci si senta bene nel luogo dove si vive. Un alpino inoltre ha la capacità di guardare più distante, aldilà, ed è lo stesso sguardo di un cristiano che sa riconoscere quando qualcuno ha bisogno e si mette in moto, come gli alpini. Giuseppe era così, nella bontà delle cose che ha fatto. Il suo modo di affrontare la professione era il suo stile di affrontare la vita».
Don Tagliaferri ha ricordato che oggi pomeriggio a Piacenza si inaugurerà il monumento a ricordo dell'adunata nazionale 2013. «Giuseppe - ha posto il relazione - ha già lasciato un segno dentro di noi. E questo è il monumento più grande che possa costruire chi ci è passato accanto. Ora è importante che ciascuno di noi raccolta il testimone». Per lui la preghiera dell'alpino e gli "attenti" intonati dalla tromba di Antonio Quero. «Un uomo di poche, ma di molti fatti», ha osservato don Plessi, che conobbe Cravedi durante un raduno alpino. «Un uomo buono», ha precisato don Kankonde a nome del parroco don Stefano Garilli, cappellano alpino della sezione Ana di Piacenza, attualmente in Romania.
Nadia Plucani

 

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01/05/2014

 

Morto il sarto gentiluomo e alpino

 

San Giorgio: Giuseppe Cravedi ha vestito personaggi famosi, tra cui Guttuso
Per oltre 50 anni alla guida delle penne nere. Stasera il rosario, domani i funerali

 

SAN GIORGIO - Sarto di fama nazionale, alpino benemerito per oltre cinquant'anni alla guida del gruppo di San Giorgio, Giuseppe Cravedi è scomparso: un gentiluomo, modesto ed umile nonostante il talento che, insieme al fratello Angelo, lo ha reso celebre in ambito lavorativo.
Stasera alle 20.30 sarà recitato il rosario nella chiesa parrocchiale, mentre i funerali saranno celebrati domani alle 10: interverranno i vertici dell'Ana provinciale e i "suoi" alpini, quelli che ha guidato fino a pochi mesi fa, quando, per motivi di salute, ha ceduto il testimone a Graziano Franchi, eletto dall'assemblea di gruppo.
Per la famiglia, il lavoro e gli alpini ha speso tutte le sue energie. Sposato con Maria, ha due figli, Tarcisio e Roberto. Classe 1930, sangiorgino doc, Cravedi, conosciuto come Pino, sin da ragazzo ha mostrato passione per la sartoria e, anche durante il servizio militare, la sua manualità ed abilità erano molto utili, per esempio al magazzino vestiario per rammendare qualche divisa o dare nuova vita ad abiti dismessi.
Per 63 anni è stato il "sarto degli artisti", con il fratello Angelo (classe 1925). L'atelier era in piazza Caduti a San Giorgio dove confezionavano abiti da uomo, di alta sartoria. Ha vestito noti artisti, che poi diventarono suoi amici, come Guttuso. Innumerevoli le sfilate di moda maschile, i diplomi e riconoscimenti, i premi vinti grazie ad una produzione impeccabile e all'altezza delle passerelle e delle esigenze dei clienti. Nel 2010 anche il marchio di Bottega storica da parte del Comune.
Nel 2012 la chiusura dell'atelier, la pensione. Da quel momento si è dedicato anima e corpo ad accudire la moglie Maria e negli ultimi anni anche il fratello Angelo.
La penna nera sul cappello lo ha sempre reso fiero e i valori del corpo degli alpini non lo hanno mai abbandonato. E' stato uno dei fondatori del gruppo alpini di San Giorgio nel 1957 e lo ha "cresciuto", riuscendo ad organizzare, con i suoi collaboratori, ben quattro "Feste grandi", cioè i raduni provinciali degli alpini piacentini. «Pino Cravedi - lo ricorda il sindaco Giancarlo Tagliaferri - è stato un cittadino esemplare, sempre positivo e pronto a fare del bene. Ha reso onore, con la sua attività di eccellente maestro artigiano, al nostro paese ed è stato un personaggio di spicco della grande famiglia degli alpini. Tra qualche giorno, a Pordenone, durante l'adunata nazionale, marceremo ancora con lui, col suo esempio e il suo ricordo sempre vivo in tutti noi sangiorgini».
Uno dei figli, Tarcisio, è alpino. «Sono riuscito a fare il corso per ufficiali - ricorda - e di questo mio padre ne andava molto fiero. Aveva fatto dei valori alpini la sua bandiera e l'aveva trasmessa anche a noi figli». Tarcisio è tuttora iscritto nel gruppo alpini di San Giorgio. Roberto è ufficiale dell'Aeronautica militare. Entrambi ricordano il padre come un uomo onesto, che ha insegnato «che le cose devono essere guadagnate con l'impegno».
Recentemente, durante la festa degli alpini locali era stato premiato «per aver contribuito con disponibilità, come gli alpini sanno fare, alla vita del gruppo». Il riconoscimento gli era stato recapitato direttamente a casa dal sindaco, dal presidente provinciale Ana, Roberto Lupi, dal maresciallo dei carabinieri, Angelo Mazzoni e dal capogruppo Graziano Franchi. «Per me - ricorda Franchi - è stato un padre putativo nell'ambito degli alpini perché mi ha sempre tenuto sotto la sua ala fino a quando mi ha consegnato le redini del gruppo». Un uomo dal carattere mite, modesto e umile che però ha fatto cose grandi.


Nadia Plucani
 

 

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01/05/2014

 

E' a "casa" l'omaggio degli alpini a Piacenza

 

Il monumento donato alla città dal Coa 2013 per l'ospitalità dimostrata in occasione dell'Adunata
è da ieri collocato in piazzale Libertà. Sabato la cerimonia solenne con il presidente Ana, Favero

 

Figurarsi se un temporale - per quanto violento - ha potuto cambiare i programmi degli alpini. Ieri, nonostante il fortissimo acquazzone a metà giornata, non si sono interrotte le operazioni di allestimento del monumento - ma, nel quartier generale delle "penne nere" piacentine si preferisce chiamarlo "ricordo" - che, a piazzale Libertà, sarà tenuto a battesimo sabato 3 maggio alle 17,30 con una cerimonia solenne. Il manufatto, condotto in loco, è stato ideato da tre giovani architetti piacentini (Alessandra Fagioli, Ilaria Fanzini e Valentina Migli). Si tratta di due strutture concave fuse in un abbraccio ideale. La struttura più grande, due metri e mezzo e asimmetrica (2,5 metri la è nel suo punto più alto) è traforata con il profilo stilizzato di uno dei due cavalli del Mochi, quello di Alessandro Farnese. Su uno degli elementi apposti alla lastra maggiore appare una scritta che verrà rivelata soltanto sabato pomeriggio in occasione della cerimonia pubblica. L'intero quartiere - dove rimarrà a memoria futura il ricordo dell'Adunata nazionale 2013 di Piacenza - nelle ultime ore, grazie alla entusiastica collaborazione dei residenti, è stato imbandierato, utilizzando i tricolori dell'evento dell'anno scorso. L'omaggio del Coa a Piacenza vedrà la partecipazione del presidente nazionale Ana Sebastiano Favero. La cerimonia di sabato avrà inizio alle 17,30. La Fanfara di Pontedellolio, diretta dal maestro Edoardo Mazzoni, eseguirà alcuni brani, seguirà l'alzabandiera. Si procederà quindi alla scopertura del monumento. Interverranno il presidente nazionale Coa Piacenza 2013 Nino Geronazzo, il sindaco di Piacenza Paolo Dosi, il presidente della Provincia Massimo Trespidi, il sottosegretario del Miur Roberto Reggi, il presidente Ana Favero. Nel corso della cerimonia, presentata dalla giornalista di Telelibertà Nicoletta Marenghi, verranno consegnati alcuni riconoscimenti. Al termine i ringraziamenti di Bruno Plucani, past president della sezione alpini di Piacenza presente con l'attuale presidente Roberto Lupi in prima fila a rendere gli onori di casa.
Il motivo della scelta del luogo di collocazione è semplice: proprio lì, infatti, a maggio 2013, era stata posta la tribuna d'onore della grande sfilata domenicale, cuore di ogni Adunata nazionale. Ottantamila alpini di ogni parte d'Italia e del mondo da lì sono transitati e, passando, si sono voltati in segno di omaggio verso il labaro dell'Ana nazionale decorato con 215 medaglie d'oro.
Alla cerimonia del prossimo 3 maggio in piazzale Libertà parteciperanno anche gli alpini della Sezione di New York, gemellati con la Sezione di Piacenza. Il loro presidente è il piacentino "a stelle e strisce" Luigi Covati, originario di Perino, che ha un'impresa edile nella Grande Mela. A Pordenone si terrà l'87esima Adunata nazionale. Hanno assicurato la loro presenza alla sfilata di domenica 11 maggio sia il sindaco Paolo Dosi, sia il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, nonchè l'assessore comunale Silvio Bisotti.


sim. seg.

 

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30/04/2014

 

La Placentia Marathon "abbraccia" gli alpini

 

Il percorso passerà accanto al nuovo monumento. Da ieri piazzale Libertà imbandierata di tricolori

 

Anche la Placentia Half Marathon domenica renderà omaggio agli alpini e al loro dono alla città per ricordare l'Adunata nazionale dello scorso maggio.
Il percorso della mezza maratona piacentina passerà in piazzale Libertà accanto al monumento che gli alpini, con il Coa, il Comitato organizzatore dell'Adunata nazionale del maggio 2013 (attualmente ancora operativo), hanno deciso di erigere per ringraziare la città di Piacenza dell'ospitalità alle trecentomila penne nere.
«Ci fa piacere questa coincidenza e abbiamo confermato il transito dei partecipanti alla mezza maratona - sottolinea Pietro Perotti, uno degli organizzatori - per piazzale Libertà anche quest'anno». Non solo: «Tutti gli iscritti sono stati raggiunti da una nostra comunicazione che spiega loro il significato del passaggio in questo luogo». Se ne accorgeranno anche perchè, oltre al manufatto - sarà inaugurato sabato pomeriggio nel corso di una cerimonia con il presidente nazionale Ana Sebastiano Favero e il sottosegretario all'Istruzione Roberto Reggi -, sul posto per tutta la durata della maratona ci sarà un presidio di penne nere piacentine mentre tutto il piazzale sarà imbandierato. I tricolori sono stati issati ai pali della luce già ieri mattina grazie ai volontari del Gruppo alpini di Piacenza. Una scenografia che ricorda da vicino la sfilata degli 80mila alpini dello scorso anno. Domenica, al posto delle penne nere in marcia, passeranno di corsa decine e decine di atleti e di appassionati provenienti da tutta Italia.
La proposta del transito della mezza maratona in piazzale Libertà era stata avanzata dal presidente della Provincia, Massimo Trespidi, d'accordo con il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, lo scorso 29 marzo, quando nella sede del Comitato organizzatore dell'Adunata nazionale, la casa cantoniera di via Cremona 1, gli alpini avevano presentato il progetto del monumento destinato a piazzale Libertà. Proprio alla fine dello Stradone Farnese lo scorso maggio erano state posizionate le tribune ed in particolare quella d'onore della sfilata domenicale con il labaro dell'Ana decorato da 215 medaglie d'oro.


Federico Frighi

 

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30/04/2014

 

Monticelli "invasa" dagli alpini

Centinaia alla festa sociale annuale: alzabandiera e corteo

 

MONTICELLI - Centinaia di alpini domenica mattina hanno affollato Monticelli in occasione della festa sociale annuale, allargata alle sezioni dei paesi limitrofi e di tutto il territorio piacentino. L'iniziativa si è aperta con l'alzabandiera, nella piazza di fronte al castello Pallavicino, ed è proseguita con un corteo in tutto il paese. Ad aprirlo è stata la banda, seguivano le autorità e poi i labari delle sezioni Ana (Associazione nazionale alpini) e delle varie associazioni partecipanti. E' stato anche reso omaggio ai caduti con la deposizione di corone d'alloro. Poi è arrivato il momento della messa in collegiata con la musica affidata al Coro Cai di Piacenza. Al termine della funzione la festa è proseguita nella rocca, dove era stata allestita una mostra coi lavori degli alunni delle scuole. Infatti nelle ultime settimane i bambini hanno incontrato più volte gli alpini per approfondire la loro storia e la loro importanza. Ne è uscita una grande ricerca con disegni, cartelloni, fotografie, canti tipici delle penne nere. In cambio di questo bell'omaggio gli alpini hanno consegnato fondi alla scuola, che serviranno per comprare materiale utile allo studio. Al gesto hanno contribuito anche gli esponenti del gruppo ornitologi della Bassa, che da tempo collabora con gli alpini e con le scuole. Alla festa di domenica erano presenti anche le autorità a partire dal sindaco di Monticelli Michele Sfriso. Al suo fianco il comandante della caserma dei carabinieri, maresciallo Vincenzo De Luca.
F. Lun.

 

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26/04/2014

 

Travo onora i Caduti allestendo un museo dei cimeli

Apprezzata iniziativa degli alpini nella sede Combattenti. Reading degli studenti con brani della Maraini

 

TRAVO - (crib) Ricordare chi ha combattuto e chi è morto per la libertà dell'Italia anche recuperando e valorizzando i cimeli delle loro gesta: si va ad inserire perfettamente all'interno delle cerimonie per la Liberazione l'opera di sistemazione - ad opera degli alpini locali - della sede dei Combattenti di Travo, aperta al pubblico ieri dopo i discorsi ufficiali in piazza.
La "riscoperta" del locale dedicato ai Combattenti - oggi ormai quasi tutti scomparsi - è stato solo l'ultimo atto della cerimonia del 25 aprile, iniziata con l'alzabandiera in piazza Trento e la messa a suffragio dei caduti celebrata da don Andrea Fusetti. Poi, di nuovo tutti in corteo fino al monumento dei caduti per la deposizione della corona d'alloro e gli onori ufficiali, cui hanno partecipato anche le rappresentanze militari e civili, oltre ai sindaci dei comuni vicini. Quest'anno, l'oratore ufficiale è stato il presidente dell'Associazione partigiani Cristiani di Piacenza, Mario Spezia. «Si inizia a sentire la necessità di recuperare i valori che arrivano direttamente dalla Resistenza, l'insurrezione di un popolo tutto contro la tirannia» ha detto, ricordando i caduti di Travo ma anche figure come don Beotti o Felice Ziliani. «Quanto sarebbe stato comodo per i nostri padri aderire alla Repubblica di Salò, mantenere il loro lavoro o seguire la massa inerme invece di salire in montagna? E quante volte noi stessi abbiamo taciuto pur vedendo delle cose sbagliate? La democrazia è un bene sempre a rischio, che ha bisogno di continua linfa».
Ad animare la giornata ci hanno pensato i ragazzi delle scuole di Travo con le loro letture sul tema della guerra, ispirate dagli scritti di Dacia Maraini. «E dobbiamo ringraziare le insegnanti ma anche gli alpini e chi ha curato il giardino del monumento», ha aggiunto il sindaco Lodovico Albasi. «Grazie in particolare a Carlo Mazzocchi che ha reso nuovamente visibili sul monumento i nomi di chi è caduto in guerra».
Dopo la cerimonia, i partecipanti si sono ritrovati all'interno della sala Combattenti, che si trova al piano sotterraneo del municipio. «Sono circa due anni che abbiamo preso in gestione questo locale, che prima era utilizzato come magazzino o ripostiglio», spiega il capogruppo della sezione locale degli alpini, Marco Girometta. «Ora è diventata la nostra sede per le riunioni, visto che non ne avevamo una». Dentro, ecco spuntare una bicicletta da bersagliere, le foto dei caduti in guerra, modellini di carri armati, documenti, elemetti, bandiere e anche la medaglia di benemerenza all'aviere travese Giuseppe Castellani. «Abbiamo lasciato tutto com'era, con i cimeli e le medaglie appese alle pareti, ma ora verrà risistemata e ridipinta».

 

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25/04/2014

 

Adunata Nazionale, alpini al lavoro per il monumento di piazzale Libertà

 

(fri) Sono iniziati in piazzale Libertà i lavori per la realizzazione del monumento che gli alpini di Piacenza donano alla città a ricordo dell'Adunata Nazionale del maggio 2013. alpini in pettorina gialla ed operai del Comune ieri e ieri l'altro hanno rimosso una piccola parte dei ciottoli che ricoprono la pavimentazione artistica della piazza. La struttura, semplice ed agile ma non per questo meno significativa, verrà installata nella zona di piazzale Libertà dove stazionava la tribuna d'onore dell'Adunata. Guardando lo Stradone Farnese, sulla parte destra, dunque. Sarà costituita da una lastra in acciaio corten larga due metri e mezzo e asimmetrica (due metri e mezzo nel punto più alto, due metri in quello più basso) traforata con il profilo stilizzato del cavallo di Alessandro Farnese. Farà da supporto alla targa commemorativa di acciao satinato larga un metro e alta 80 centimetri con il simbolo dell'Adunata e una frase di ringraziamento degli alpini alla città di Piacenza. Il manufatto è stato commissionato dal Coa (Comitato organizzatore dell'Adunata) e ideato da tre giovani architetti piacentini: Alessandra Fagioli, Ilaria Fanzini e Valentina Migli. Verrà inaugurato il prossimo 3 maggio alle ore 17 e 30 nel corso di una cerimonia pubblica in piazzale Libertà, a cui parteciperà anche il presidente nazionale dell'Associazione nazionale alpini, Sebastiano Favero, alla sua prima piacentina.

 

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20/04/2014

 

In un libro la vicenda dell'alpino Luigi Cattivelli prigioniero in Austria

 

Borgonovo - (m) Il dialogo ideale tra un giovane di oggi ed un giovane alpino che dopo l'8 settembre 1943 venne catturato dai tedeschi in Montenegro per ritrovarsi prigioniero di guerra. E' questo il perno attorno a cui ruota la trama del libro "Quasi giorno, quasi casa, quasi amore", tramite il quale l'autore Luigi Torregiani racconta le vicissitudini del nonno alpino, Luigi Cattivelli, che torna dalla guerra dopo essere stato internato in un campo di lavoro a Klagenfurt, in Austria. Terminata la guerra inizia la fuga verso il confine italiano, e poi via sempre a piedi fino all'amata Sarmato dove ritrova l'amata Luisa, che per cinque anni lo ha atteso trepidante. Il libro, edizioni Pontegobbo, è stato presentato nella rocca di Borgonovo durante una serata in occasione della ricorrenza legata ai 70 anni dalla terribile battaglia di Nikolajewka, durante la quale gli alpini pagarono un tributo di sangue altissimo. Proprio per questo motivo la serata è stata anche un omaggio al locale gruppo alpini, che lo scorso mese di dicembre hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento Borgonovese dell'anno. «Per noi alpini - ha ricordato il capogruppo Piero Bosini - diventa un obbligo morale quello di onorare i caduti, ed in particolare quelli periti in momenti particolarmente cruenti». Durante la serata c'è stato quindi il tempo per rievocare le vicende del fronte montenegrino, dove l'alpino Luigi Cattivelli si trovava impegnato durante la seconda guerra mondiale. Il nipote, autore del libro Luigi Torreggiani, ricorda la prigionia del nonno catturato dai tedeschi e deportato in un campo di lavoro in Austria dopo l'8 settembre. In quel campo l'alpino di Sarmato rimase internato fino alla fine della guerra. Solo allora poté intraprendere un lungo viaggio che lo portò da Graz a Tarvisio, poi a Rovigo e, da lì, lungo il Po a piedi e in solitudine, fino a Borgonovo e finalmente nell'amata Sarmato. «Tornato al paese - ha ricordato l'autore intervistato da Valeria Natalizia - si rese conto di quanti amici la guerra gli aveva portato via. Poi tutto riprese lentamente, all'insegna del lavoro con il sogno di ricostruire un'Italia uscita distrutta dalla guerra». Quel sogno e quella forza sono le qualità che, a detta dell'autore, oggi mancano ai giovani. «Ecco quindi - ha sottolineato l'assessore alla cultura Matteo Lunni - che il libro è anche una riflessione amara sul presente e sulla necessità di recuperare valori veri come l'amore, l'attaccamento alle proprie radici e alle proprie origini".

 

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18/04/2014

 

Tragedia sulle Dolomiti: un alpino precipita durante un'esercitazione

 

BELLUNO - È finita in tragedia ieri in Veneto un'esercitazione di un reparto Alpino del Settimo Reggimento, di stanza a Belluno. Il primo caporal maggiore Williams Tracanna, 28 anni, abruzzese, è morto precipitando per 150 metri in un dirupo mentre con i propri commilitoni stava scendendo la via normale dal Piz di Vedana, in Val Belluna, una montagna di 1.324 metri, raggiungibile con un sentiero adatto ad escursionisti esperti, ma affrontabile senza problemi per uomini delle truppe alpine. L'incidente è avvenuto poco prima di mezzogiorno, quando il reparto era sulla via del ritorno, a 900 metri d'altitudine. Forse una distrazione, un piede che perde l'equilibrio: il giovane è scivolato all'improvviso nel vuoto, e per lui non c'è stato nulla da fare. Subito tre compagni lo hanno raggiunto, cercando di soccorrerlo, ma né loro né il medico del 118, giunto con un elicottero del Suem di Pieve di Cadore (Belluno), assieme a uomini del Soccorso Alpino, hanno potuto fare niente. La salma è stata recuperata dall'equipaggio dell'elicottero, con un verricello di 25 metri, e portata a valle, fino a San Gottardo.
Il giovane alpino, originario di Turrivagliani, piccolo comune della provincia di Pescara, era nell'Esercito dal 2006 ed aveva affrontato nella sua carriera situazioni ben più rischiose: con il 7/o alpini aveva preso parte a due missioni in Afghanistan, l'ultima di sei mesi, nel 2013. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha espresso «profondo dolore e le più sentite condoglianze» ai familiari del giovane. «Addolorata per questa giovane vita così prematuramente spezzata, giunga ai familiari di Williams e all'Esercito Italiano, a nome della Difesa e mio personale, la solidarietà, la vicinanza e il partecipato dolore di chi serve quotidianamente il Paese» ha affermato il ministro. Cordoglio anche dai sottosegretari alla Difesa, Domenico Rossi e Gioacchino Alfano.
Tracanna era figlio unico, e ogni volta che il lavoro glielo permetteva tornava a casa, Turrivigliani, dalla madre e dai nonni.

 

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17/04/2014

 

Il Coro Ana Valnure nella chiesa parrocchiale

 

Gropparello (o. q.) Le associazioni di Gropparello, hanno organizzato nella chiesa parrocchiale di Groppovisdomo, per venerdì 25 aprile alle 18, l'esibizione del Coro Ana Valnure, diretto da maestro Edo Mazzoni. Nel piccolo paesino della Valchero il Coro è già stato ospitato diverse volte in passato e si è pertanto creato un legame di amicizia e di festa. Dopo l'improvvisa scomparsa nel gennaio scorso di don Gianrico Fornasari, storico maestro e anima del Coro stesso, questa sarà la prima uscita dei cantori e sarà una sorta di prova generale in vista della loro partecipazione all'Adunata nazionale degli alpini che si terrà il 10 ed 11 maggio a Pordenone.

 

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15/04/2014

 

s.nicolò Bandiere in dono dagli alpini e festa di benvenuto per i coetanei russi

 

Tricolori e accoglienza a scuola

 

San Nicolò - Settantasette tricolori ad altrettante classi delle scuole elementari e medie di San Nicolò, Rottofreno, Gragnano e Calendasco. E' questo il "regalo" che il gruppo alpini di San Nicolò ieri ha consegnato agli alunni che frequentano il Comprensivo di San Nicolò, nelle cui classi d'ora in avanti sarà sempre esposta una bandiera italiana.
La cerimonia di consegna dei tricolori, uno per ogni classe di scuola elementare e media, è coincisa ieri mattina con l'arrivo a San Nicolò di una delegazione di giovanissimi studenti russi, provenienti dalla cittadina di Togliattigrad. I ragazzini, insieme a un'insegnante, sono ospiti di alcune famiglie di alunni che si sono rese disponibili ad accoglierli nell'ambito di un progetto di scambio culturale italo- russo in atto già da diverso tempo. Anche loro sono stati accolti, oltre che dagli scolari, anche dal gruppo alpini che ai giovanissimi studenti russi ha donato alcune bandiere italiane. «Vorremmo - ha spiegato il capogruppo degli alpini di San Nicolò, Giorgio Gnocchi - che la nostra bandiera fosse presente in tutte le scuole e in ogni classe, e che ognuno di voi la tenesse sempre ben presente durante le date più significative dell'anno, come ad esempio per la festa del 25 Aprile che celebreremo tra pochi giorni».
Il capogruppo, parlando con i piccolissimi della scuola elementare di San Nicolò, ha ricordato l'impegno degli alpini nelle zone dove c'è più bisogno, come ad esempio tra le popolazioni emiliane colpite dal terremoto nel 2012. «Come alpini - ha detto il capogruppo delle penne nere di San Nicolò - ci sentiamo un elemento di pacificazione e di aggregazione. Il tricolore è il nostro simbolo e vorremmo che ricordasse a tutti il valore dell'Unità d'Italia».
Un grazie all'opera di sensibilizzazione realizzata dagli alpini è arrivato dal sindaco Raffaele Veneziani, che ha accolto la delegazione russa, e dalla preside Adriana Santoro. Gli alunni russi saranno ospiti nella zona per tutta la settimana. «Trascorreranno con noi - ha spiegato la preside - questi giorni che precedono le vacanze di Pasqua partecipando alle attività in classe, dopodiché abbiamo organizzato per loro una serie di visite e di iniziative per far in modo che possano condividere con noi i giorni delle festività scoprendo anche il territorio».
Ieri l'arrivo a San Nicolò della delegazione di stranieri è stata salutata, tra gli altri, dalle musiche della fisarmonica di Ivan Spalazzi, che ha intonato anche l'Inno di Mameli con l'accompagnamento delle scolaresche.


Mariangela Milani

 

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08/04/2014

 

"Esponiamo il tricolore il 3 maggio"

 

Appello di alpini, Comune e Provincia dopo una lettera sul nostro giornale

 

Le bandiere tricolore che sventolavano lo scorso anno durante l'Adunata nazionale degli alpini sono state riposte dai piacentini nei cassetti in attesa della prossima occasione per esporle nuovamente ai balconi e alle finestre delle proprie abitazioni.
Il Coa, comitato organizzatore dell'Adunata nazionale di Piacenza, cogliendo lo spunto lanciato da un lettore sulle colonne di Libertà, invita i piacentini ad appendere la bandiera sabato 3 maggio, in occasione del "Ricordo dell'Adunata", la manifestazione durante la quale verrà presentato pubblicamente in piazzale Libertà il monumento che ricorderà per sempre il grande evento ospitato lo scorso anno dal 10 al 12 maggio.
L'appello è stato raccolto con grande entusiasmo da Comune e Provincia di Piacenza. "E' l'occasione giusta, si tratta di una data simbolicamente significativa per la nostra città per ricordare ancora una volta i valori del grande evento" ha commentato il sindaco Paolo Dosi. L'idea è piaciuta molto anche al presidente della Provincia Massimo Trespidi: "La data è perfetta, inoltre il giorno seguente è prevista la half marathon e il colpo d'occhio con le bandiere tricolore appese sarebbe bellissimo.

 

 

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08/04/2014

Dagli alpini aiuti alla materna di Nuoro devastata dal ciclone

Perino, deliberata la gestione della sede per 9 anni

 

perino - (mvg) Sono stati consegnati al sindaco di Nuoro, Alessandro Bianchi, i milleseicento euro raccolti dal gruppo alpini di Perino e destinati alla ricostruzione delle opere pubbliche danneggiate dal ciclone "Cleopatra". I soldi, raccolti con il pranzo del 20 gennaio scorso, sono confluiti in un fondo di 15mila euro, derivante da donazioni di varie sezioni provinciali, preso in carico dal generale Pierluigi Pascolini, presidente dell'associazione sarda delle penne nere. Il contributo servirà a sistemare il ricovero per gli anziani e la Materna di via delle Frasche di Nuoro, ha annunciato il primo cittadino. Gli alpini, come sempre in prima linea nella solidarietà, già all'indomani della drammatica alluvione erano intervenuti in aiuto delle popolazioni colpite, sia nella ricerca di vittime che spalando il fango dalle abitazioni, sia allestendo i centri di raccolta. «Ringraziamo le associazioni che hanno aderito al nostro appello - ha detto Luciano Mazzari presidente del locale gruppo alpini -, pro loco, Anpi, Associazione sportiva, Amici di Macerato, commercianti artigiani e Avis Perino, praticamente tutto il paese ha dato una risposta alla Sardegna». La notizia è stata comunicata nel corso di un convivio al quale è intervenuto anche il sindaco di Coli Massimo Poggi, che insieme a Mazzari ha firmato la delibera numero tre del 29 gennaio scorso, con la quale il Comune assegna in convenzione al sodalizio, per i prossimi nove anni, la struttura del lungotrebbia come sede di manifestazioni. La baita era stata inaugurata lo scorso autunno. «Quella della Sardegna è l'ultima attività in ordine di tempo, io nel cuore, in questi cinque anni - ha aggiunto il sindaco alpino - ne porto tante, ho avuto la fortuna di sfilare all'adunata nazionale di Piacenza, insieme siamo andati negli Stati Uniti, ogni volta come amministratore ho trovato gli alpini per primi ad alzare la mano».
Ed ora gli alpini di alta Valtrebbia rivendicano la "Festa Granda", l'evento che ogni anno caratterizza una località delle province: «Ci manca da moltissimi anni - lamenta Gianluca Gazzola vicepresidente del Gruppo -, eppure sappiamo organizzare raduni interprovinciali come quello in programma il 15 giugno a Capannette di Pei al quale interverranno sezioni piacentine, pavesi, genovesi e di Alessandria». Al pranzo è intervenuto «ma solo per una benedizione» il parroco don Costantino Tommaso Dadda, mentre il fisarmonicista Mario ha intrattenuto gli oltre cento commensali. Gli alpini di Perino si ritroveranno il 12 aprile al Poligono di tiro per il 7° torneo di tiro, il 3 maggio a Piacenza, il 10 e 11 maggio a Pordenone.

 

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07/04/2014

Esponiano il Tricolore dell'Adunata degli alpini

Egregio direttore, proprio un anno fa, come me, tantissimi piacentini acquistarono con Libertà la bandiera tricolore per esporla durante la tre giorni della storica adunata degli alpini.
A dire il vero il tempo di esposizione fu antecedente all'evento e proseguì ancora dopo per molti giorni. Il ritiro del patrio panno dai nostri balconi (ne notai alcuni appesi persino a dei comignoli) avvenne con nostalgia, come capita quando si disfano il presepe o l'albero. Ora è ben piegato in un cassetto. A distanza di un anno mi chiedo quando potrà essere di nuovo affidato agli estri del vento.
Ho provato a fissare qualche data e a ragionarci sopra. Il 25 aprile? (Liberazione) Il 1° maggio? (Festa del Lavoro) Il 2 giugno? (Anniversario della Repubblica) Il 4 novembre? (Giornate delle Forze Armate) Ai mondiali di calcio prossimi venturi? Ogni qualvolta giocano gli Azzurri? Nel far passare in rassegna questi appuntamenti mi ha però assalito un dubbio forse ingiustificato ma reale: e se l'esposizione in alcune di dette date fosse letta come partigianeria o fanatismo o, peggio, bigottismo?
Una cosa è certa: l'adunata degli alpini del Maggio scorso questo dubbio non lo ha minimamente sollevato cosicchè il tricolore ho potuto esporlo senza ritrosia alcuna, anzi, sicuro al cento per cento dell'approvazione unanime di chi l'avrebbe visto sventolare.
Ora la domanda sorge spontanea. Dovrò attendere il prossimo grande raduno nazionale delle Penne Nere? Impensabile.
Temo che il tricolore del panno scolorirà o ingiallirà. E' da un anno che è riposto in armadio. Troppo! Allora, con un moto interiore inusitato mi sono risolto di esporlo ogni qualvolta il mio animo ed i miei convincimenti mi suggeriranno di legarlo convenientemente ad una ricorrenza o a un appuntamento che io stesso riterrò lo meriti. Perchè al tricolore non si comanda soprattutto quando è lui a fremere desideroso di luce e di vento.

Alessandro Prandi

 

Un anno fa, di questi tempi, cresceva la grande attesa per la storica Adunata degli alpini d'Italia. Gran parte della città, centro e periferia, e dei paesi della provincia, erano già imbandierati e si respirava aria di festa. Migliaia e migliaia di bandiere. Ebbe un grande successo l'iniziativa di Libertà di distribuirle attraverso le edicole. Così, un anno dopo, nelle case dei piacentini ci sono migliaia e migliaia di Tricolori - tanti cittadini ne hanno più d'uno - che aspettano di essere tirati fuori dal cassetto. Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi sono tante le occasione per farlo. E sono sicuro che saranno tanti i piacentini ad esporre dai balconi la bandiera italiana. Ha ragione Alessandro Prandi, facciamolo ogni qualvolta sentiamo il bisogno di sentirci, con orgoglio, italiani.

Gaetano Rizzuto

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04/04/2014

Raccolta di alimenti domani al via l'iniziativa del gruppo alpini

Borgonovo - Domani, 5 aprile primo sabato del mese, riprende a Borgonovo la raccolta di generi alimentari organizzata dagli alpini e dal gruppo di Protezione civile, con il patrocinio del Comune, a favore della Caritas parrocchiale. Domani i volontari saranno presenti per tutta la giornata presso gli spazi del supermercato Sigma, dove distribuiranno borse e materiale informativo per spiegare le finalità della raccolta di generi a lunga conservazione. Tutto quanto sarà donato dai clienti del supermercato verrà destinato alle famiglie del paese che versano in situazioni di difficoltà.

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03/04/2014

alpini, 26mila ore per gli altri

Pubblicato il Libro Verde della solidarietà sull'attività delle penne nere
A Piacenza il gruppo più attivo a Perino, il più generoso a Sarmato

Oltre 26 mila 400 ore di lavoro prestate nel 2013 e più di 65 mila euro devolute in beneficenza. Senza contare un'Adunata che resterà sempre nel cuore e nella memoria dei piacentini, che hanno avuto la fortuna di vivere quelle giornate magiche del maggio scorso. Questo il bilancio delle attività della sezione provinciale delle Penne nere tracciato nel Libro Verde della solidarietà, il volume sull'attività svolta in tutta Italia dall'Associazione nazionale alpini (Ana) presentato ieri a Bologna presso la sede della Regione.
Un rendiconto dettagliato dal quale emerge una chiara fotografia del grande impegno speso dagli alpini a favore della nostra comunità e non solo, a partire dalle 18mila 200 ore impiegate per azioni di protezione civile.
Per quanto riguarda le altre attività sociali curate dall'associazione, al top della classifica dei gruppi più dinamici si colloca nettamente quello di Perino che porta in dote - nell'anno che si è concluso - un tesoretto di 1.500 ore di lavoro svolte. A seguire, il secondo posto è quello di Bettola con 533, quindi Podenzano con 510, Carpaneto con 432, Sarmato con 350 e San Nicolò con 295.
A livello di donazioni, è invece Sarmato a guadagnarsi il podio avendo messo a disposizione la ragguardevole somma di 20mila 500 euro. Ottimo anche il risultato conseguito dal gruppo di San Giorgio che ha offerto in beneficienza 15mila 600 euro. Complessivamente, in tutta l'Emilia Romagna, Piacenza è seconda per solidarietà solo a Parma, che ha racimolato circa 70mila euro.
Ampio, nel Libro Verde, anche il capitolo dedicato al raduno nazionale delle Penne nere. «Domenica 12 maggio 2013 - si legge nel volume - Piacenza echeggia di bande e di fanfare e l'impatto emotivo di un popolo intero, che intende riaffermare i valori dei padri in cui fermamente crede, è fortissimo: si rinnova il miracolo dell'Adunata nazionale, con una folla traboccante che segue la grande sfilata degli alpini con ammirazione, trasporto e stupore, con gli occhi pieni di quelle persone che marciano compatte, simbolo - per comune sentire - dell'Italia migliore». «La festa - prosegue il Libro Verde - continua giorno e notte in Piazza Cavalli e per le vie del centro, una festa sentita e vissuta che ha unito alpini e piacentini, con grande rimpianto, tra questi ultimi, di quei pochi che avevano preferito lasciare la città paventando caos e disagi, per poi comprendere di aver rinunciato a respirare l'atmosfera a tratti inebriante di quei momenti difficilmente ripetibili». Effettivamente, alla luce dei fatti, come dare torto all'autore dell'articolo?
Filippo Zangrandi

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03/04/2014

«Pagine di generosità scritte ogni giorno»

L'assessore regionale Gazzolo: si rinnova l'emozione dell'adunata di un anno fa

«Sono particolarmente fiera che l'Associazione nazionale alpini abbia chiesto proprio alla Regione Emilia Romagna di ospitare la presentazione del Libro Verde 2013. Si tratta di un momento che vivo portando ancora nel cuore l'eco della grande emozione dell'Adunata nazionale di Piacenza, la prima nella mia città Primogenita d'Italia, invasa nello scorso maggio da centinaia di migliaia di Penne nere che l'hanno entusiasmata, arricchita e trasformata». Così l'assessore regionale alla protezione civile Paola Gazzolo ha portato ieri il saluto dell'intera giunta Errani nel corso dell'incontro convocato a Bologna per illustrare pubblicamente i contenuti del volume sull'attività svolta lo scorso anno dall'Associazione Nazionale alpini. Presente per l'occasione anche una delegazione piacentina in rappresentanza dei circa tremila alpini della nostra provincia della quale facevano parte il vicepresidente sezionale Pierluigi Forlini, il coordinatore delle attività di protezione civile Maurizio Franchi ed il referente del centro studi Matteo Ghetti.
Per la presentazione del Libro Verde, i vertici nazionali delle Penne nere hanno scelto l'Emilia Romagna proprio per il forte e storico legame che la unisce agli alpini, ulteriormente cementato in seguito al sisma del 2012 e all'alluvione nel modenese del 19 gennaio. «Abbiamo lavorato per cercare di risollevare insieme un territorio così fortemente colpito in poco tempo da due gravi calamità - ha sottolineato il presidente dell'Ana, Sebastiano Favero -. In cambio, abbiamo avuto il calore degli emiliani, gente straordinaria che ci ha dato un esempio di grande dignità e forza di volontà».
In totale nel 2013, sull'intero territorio regionale, gli alpini hanno prestato oltre 120mila ore di lavoro volontario e hanno raccolto e devoluto quasi 265mila euro per iniziative di solidarietà. Nell'intero Paese, invece, le ore lavorate sono state due milioni e 114mila: tradotte in termini economici, corrispondono a 58 milioni di euro. Importanti anche i risultati delle raccolte di fondi, pari a 6,8 milioni di euro. «Il Libro Verde - ha proseguito Gazzolo - racconta di un impegno che di giorno in giorno si completa di pagine nuove, pagine di solidarietà ed altruismo. L'essere alpino significa dimostrare un amore incondizionato verso le istituzioni libere e democratiche. Ma non solo. Significa anche essere portatori di una generosità che, come un fiume in piena, si diffonde dal mondo militare alla vita civile e sociale. Questa pubblicazione è testimone della storia di solidarietà che le Penne nere portano con sé».

f. z.

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02/04/2014

La scuola diventa multimediale

Sarmato, donata alle Medie la prima lavagna interattiva

SARMATO - Da oggi anche le scuole medie di Sarmato sono più tecnologiche: anche qui è arrivata la prima "Lim", la nuova lavagna multimediale, donata ai ragazzi con il contributo degli alpini, dell'Avis, di Banca Mediolanum e degli stessi assessori comunali. La consegna ufficiale si è tenuta ieri mattina alla presenza del sindaco Anna Tanzi e del dirigente scolastico Maurizio Albertini.
Per ora è stata acquistata una sola lavagna dotata di computer, schermo e proiettore, per un importo di circa duemila euro. Ma la speranza, almeno per il preside Albertini, è che presto ne arrivino altre. «La tecnologia non risolve tutti i problemi, ma è diventata indispensabile: così abbiamo chiesto che almeno una classe delle scuole medie avesse una lim. Non c'è bisogno di grandi spese perché la tecnologia è già nelle tasche di ogni ragazzo, nei loro smartphone e tablet: a noi spetta solo offrire loro gli strumenti didattici, con la consapevolezza che il sapere è la più grande ricchezza italiana. Conoscere cose ci rende ricchi e belli».
La richiesta di aiuto della scuola è quindi arrivata fino in Comune, dove si è cercato di creare una vera e propria "squadra" per reperire le risorse. «Ci siamo trasformati in "frati cerconi" e abbiamo chiesto aiuto alle associazioni e agli sponsor privati» ammette il sindaco Tanzi con l'assessore Milena Buzzi. «Una volta raccolta la maggior parte della somma, ne mancava ancora una piccola parte: così ogni assessore, di tasca propria, ha colmato il disavanzo. Ma l'abbiamo fatto ben volentieri».
L'Avis di Castelsangiovanni non fa più gite o cene pur di risparmiare un fondo di cassa da destinare alla colletta alimentare o, come in questo caso, alle scuole. «Preferiamo che i soldi vengano spesi in questa maniera» dice il presidente Adriano Azzalin. «E questo ci permette di dormire ogni sera tranquilli con la nostra coscienza».
Gli alpini, da parte loro, hanno risposto subito alla chiamata, raddoppiando la cifra che inizialmente dovevano sostenere. «È dal 1982 che ogni anno diamo le borse di studio ai ragazzi meritevoli delle scuole medie» spiega Sesto Marazzi con il capogruppo Pierangelo Arati. «Le istituirono due alpini che avevano solo la terza elementare e che proprio per questo capivano bene come solo tramite l'istruzione ci si può evolvere. E anche questa nuova lavagna sarà un investimento positivo». Da parte sua, Davide Razza in rappresentanza di Banca Mediolanum ha ricordato come l'istituto di credito, grazie alla sua Onlus o agli interventi in casi di calamità, non si tiri mai indietro per questo tipo di sponsorizzazioni.

Cristian Brusamonti

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02/04/2014

Gropparello, alpini in sfilata con la fanfara

Omaggio ai Caduti e benedetto il gagliardetto che andrà all'adunata di Pordenone

Gropparello - In una giornata primaverile Gropparello ha accolto i numerosi alpini piacentini che al seguito della Fanfara Giubbe Rosse di Pontedellolio diretta dal maestro Edo Mazzoni hanno marciato per le vie del paese. Nella mattinata venti gagliardetti dei gruppi di alpini piacentini, il vessillo della sezione e il gonfalone comunale preceduti dal sindaco di Gropparello Claudio Ghittoni, hanno reso omaggio ai Caduti deponendo una corona al monumento, alla presenza del comandante della locale stazione carabinieri, maresciallo Vito Belcuore, del vicepresidente provinciale della sezione alpini di Piacenza Pierluigi Fortini, del capo gruppo alpini di Groppovisdomo e Gropparello Alfiero Binelli. La cerimonia è stata accompagnata dalle commoventi note della Leggenda del Piave della Fanfara Alpina, che accompagnerà gli alpini all'Adunata Nazionale il prossimo maggio a Pordenone. La fanfara si è poi esibita in piazza Roma. Il sindaco ha ringraziato gli intervenuti per l'impegno profuso nell'organizzazione dell'evento, facendo riferimento al gesto, usuale per gli alpini, di onorare chi ha donato la vita per permetterci di vivere in un paese libero e civile. Un aspetto rimarcato anche dal vicepresidente Pierluigi Forlini che ha spronato gli alpini gropparellesi a continuare nella loro brillante attività iniziata con l'Adunata di Piacenza. Il capo gruppo Alfiero Binelli che sta organizzando con una trentina di concittadini l'adunata di Pordenone, ha donato alla Biblioteca comunale di Gropparello tre libri sulla Storia degli alpini: Il Mulo ed altri animali nella Grande Guerra e lo speciale l'Urtiga, opuscoletto stampato dalla sezione provinciale che ricorda tutti gli alpini piacentini, tra cui anche alpini gropparellesi, decorati e caduti nel corso delle due Guerre. Ai ragazzi che il prossimo giugno organizzano la "Parata Fantastica", sono state consegnate una cinquantina di stelle alpine. La marcia alpina si è diretta verso la Chiesa parrocchiale dove don Lodovico Groppi ha celebrato la Messa e dove dopo la preghiera dell'alpino è stata officiata la benedizione del gagliardetto del gruppo che parteciperà all'Adunata friulana. Al parroco di Gropparello è stato donato il libro di don Carlo Gnocchi e la sua vita tra gli alpini. Dopo il rito religioso il consigliere di vallata Gianni Magnaschi ha dato il comando di rompete le righe, per il rancho, consumato nei locali dell'oratorio locale. Ora l'impegno è di ritrovarsi il prossimo 25 aprile a Groppovisdomo, dove nella parrocchiale si esibirà il Coro Ana Valnure di Bettola che sarà diretto dal maestro Edo Mazzoni.

Ornella Quaglia

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01/04/2014

Si finse prigioniero per salvare un partigiano

Addio all'alpino Pietro Redaelli, 90 anni, eroe della Resistenza che riuscì a beffare i fascistiAveva finto di essere prigioniero, invece aveva disertato, per salvare la vita di un altro partigiano.

La storia del partigiano, e alpino, Pietro Redaelli si è conclusa con la morte nei giorni scorsi. Classe 1923, era nato ad Argenta nel ferrarese, ma fino al 1943 aveva vissuto a Volpago del Montello in provincia di Treviso. I drammatici eventi che seguirono l'armistizio dell'8 settembre lo condussero nel piacentino, dove aderì alla lotta partigiana inquadrato nella 3ª brigata della Divisione Piacenza, che ebbe uno straordinario comandante: l'ex brigadiere dei carabinieri, e martire della lotta di Liberazione, Paolo Araldi e dopo di lui un altro militare dell'Arma, il tenente Fausto Cossu.
Fuori dall'ordinario anche la storia di Redaelli. Chiamato alle armi nel febbraio del 1943 per essere inviato in Croazia, in vista dell'armistizio la sua "Divisione di fanteria Re" fu richiamata in Italia per difendere Roma dalla preventivata reazione tedesca. Non arrivò mai nella capitale: l'atto colse la Divisione ancora in viaggio e ne provocò lo sbandamento. Pietro Redaelli, come tanti, tentò di tornare a casa, ma fu catturato dalle milizie del ricostituito regime fascista e inserito nel Battaglione alpini "Cadore". A luglio del 1944 partecipò ad un rastrellamento antiribelli in Valtrebbia. Lì colse l'occasione per passare tra i partigiani. In quel periodo, in territorio di Rivergaro, avvenne la straordinaria vicenda raccontata in una conversazione organizzata da Sandro Ballerini al Circolo del Carroccio. «I repubblichini avevano catturato il comandante di distaccamento partigiano Ernesto Binati, condannandolo a morte - spiegò sarebbe stato possibile salvargli la vita tramite scambio, come s'usava, con un alpino della Cadore prigioniero dei partigiani, ma la nostra formazione non disponeva di un prigioniero per cui mi offrii io». Redaelli accettò di rientrare al suo reparto mutando la sua condizione di disertore in quella di alpino fatto prigioniero dai partigiani.
Lo scambio avvenne il 2 agosto 1944 davanti al Castello di Montechiaro e Binati poté ritornare fra i compagni maturando un senso di riconoscenza verso Redaelli che durò tutta la vita. E lui trovò un'altra occasione per abbandonare il battaglione dei repubblichini e unirsi ai partigiani della 3ª brigata della Divisione Piacenza con cui rimase fino alla Liberazione. Durante il terribile rastrellamento nazi-mongolo dell'inverno 1944-'45 rischiò di essere catturato, fortunatamente fu nascosto, nella frazione di Raglio, da una famiglia coraggiosa e generosa fino al cessato pericolo.
Dopo la Liberazione Pietro Redaelli rimase a Piacenza perché gli si era aperta la possibilità dell'assunzione all'Arsenale potendo, nel frattempo, completare gli studi di geometra. Successivamente scelse la libera professione e negli anni Sessanta aprì con due architetti uno studio in via Polibio, a Milano. Redaelli, che un anno fa aveva perso la moglie Anna Barbieri, lascia i figli Luigi, già dirigente del settore cultura della Provincia, e Fabrizio funzionario del Comune di Codogno.
 

Maria Vittoria Gazzola

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30/03/2014

Piacenza in piazzale Libertà vista con gli occhi dell'Adunata

Dal Comitato organizzatore un monumento dove sfilarono gli 80mila alpini. Battesimo il 3 maggio con il presidente nazionale dell'Ana. L'omaggio della Placentia Marathon

Un monumento per ricordare l'Adunata nazionale delle "penne nere" a Piacenza. Una lastra di acciaio con il simbolo di Alessandro Farnese e la penna tricolore che campeggiavano su tutti i manifesti piacentini lo scorso anno e attraverso i quali, d'ora in poi, pedoni e automobilisti in piazzale Libertà vedranno Piacenza con lo sguardo alpino.
La struttura è stata voluta dal Coa - il Comitato organizzatore dell'Adunata piacentina ancora operativo per la chiusura della contabilità - del quale, oltre agli alpini, fanno parte anche, tra gli altri, Comune e Provincia di Piacenza. «Abbiamo voluto ringraziare la città per l'ospitalità che ha riservato a centinaia di migliaia di alpini e lasciare una testimonianza tangibile a ricordo dell'evento» spiega Bruno Plucani del Coa, in assenza del presidente Nino Geronazzo, trattenuto per impegni concomitanti. Annuncia che la struttura verrà inaugurata nel corso di una cerimonia il prossimo 3 maggio alle ore 17,30 con il presidente dell'Associazione nazionale alpini, Sebastiano Favero, al suo debutto piacentino. Perchè proprio piazzale Libertà? Il motivo è semplice. Lì era posta la tribuna d'onore della grande sfilata domenicale, cuore di ogni Adunata nazionale. Ottantamila alpini di ogni parte d'Italia e del mondo da lì sono transitati e, passando, si sono voltati in segno di omaggio verso il labaro dell'Ana nazionale decorato con 215 medaglie d'oro.
Soddisfatto il sindaco Paolo Dosi che al termine dell'Adunata, lo scorso maggio, aveva subito evidenziato come fosse auspicabile «ricordare un avvenimento storico per la città di Piacenza con qualche cosa che rimanesse nel tempo». Dello stesso avviso il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, che parla di «pagina storica» per la città e l'intero territorio piacentino; e che lancia una subito una proposta per il 4 maggio. «Il giorno dopo l'inaugurazione del monumento di piazzale Libertà - osserva Trespidi - si terrà la Placentia Marathon for Unicef, con centinaia di atleti che arriveranno a Piacenza anche da lontano». «D'accordo con il sindaco Dosi - annuncia - chiederò agli organizzatori che il percorso, ad esempio quello della mezza maratona, faccia una deviazione da piazzale Libertà e passi davanti al ricordo dell'Adunata nazionale». Da parte sua il presidente della sezione Ana di Piacenza, Roberto Lupi, ha assicurato, se il passaggio di concretizzasse, la presenza di un "drappello" di alpini in piazzale Libertà, per rendere ancora più evidente il motivo della deviazione.
Presente al "lancio" dell'iniziativa, nella casa cantoniera di via Cremona 1, sede del Coa e della Sezione Ana di Piacenza, anche Roberto Migli, revisore dei conti nazionale dell'Ana. Ma anche l'assessore Silvio Bisotti, colui che materialmente si è occupato dell'inserimento del monumento alpino nel contesto di piazzale Libertà. Un'operazione sempre potenzialmente delicata, visto che ci tratta di modificare l'arredo urbano, in questo caso oggetto di un recentissimo piano di maquillage. «Penso che questa struttura sia un nuovo tassello che si aggiunge alla riqualificazione della zona di Piazzale Libertà» è convinto l'assessore che osserva come il piazzale non sia vincolato dalla Soprintendenza. «Abbiamo detto sì al monumento proposto dal Coa - continua l'assessore - perchè ci è subito parsa un'opera leggera, non impattante. Un'opera che abbiamo apprezzato per la sua essenzialità».

Federico Frighi

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30/03/2014

Due strutture d'acciaio che si fondono, abbraccio ideale tra città e penne nere

Due strutture concave fuse in un ideale abbraccio che rappresenta quello tra la città di Piacenza e gli alpini. Due elementi in un'unica struttura perfettamente integrata nella piazza dove sarà collocata. E' con questa filosofia che tre giovani architetti piacentini, tutte donne, hanno progettato «il ricordo, non il monumento» all'adunata nazionale delle penne nere. Sono Alessandra Fagioli, Ilaria Fanzini e Valentina Migli.
L'opera che sarà inaugurata il 3 maggio è costituita da due parti assemblate. Quella più grande, una lastra concava di acciaio corten larga due metri e mezzo e asimmetrica (due metri e mezzo nel punto più alto, due metri in quello più basso), sarà "traforata" con il profilo stilizzato di uno dei due cavalli del Mochi, esattamente quello di Alessandro Farnese. «E' il fondale - spiega Ilaria Fanzini - che rappresenta la città che abbraccia idealmente gli alpini». Farà da supporto alla targa commemorativa vera e propria, anch'essa concava, una lastra di acciaio satinato larga un metro e alta 80 centimetri con il simbolo dell'adunata e una frase di ringraziamento che deve ancora essere definita nei dettagli.
«Tutta la struttura è stata pensata appositamente di dimensioni ridotte anche per sottolineare il rapporto strettissimo con i piacentini che la potranno osservare ad altezza d'uomo» sottolinea Alessandra Fagioli.
Importante anche l'inserimento nel contesto di piazzale Libertà, un punto importante del percorso dell'adunata degli alpini e una una zona di recente riqualificazione. «Il progetto è stato pensato per avere il minore impatto possibile ma, nello stesso tempo, una buona visibilità sia da parte dei pedoni che degli automobilisti provenienti dalla vicina rotonda» aggiunge Valentina Migli. Ecco, allora, la struttura collocata all'interno di un'aiuola concava, circondata da un cordolo in pietra dello stesso materiale con cui è pavimentato il piazzale, dove saranno collocate alcune piante «per farne un simbolo vivo che muta col mutare delle stagioni» spiegano le progettiste. Particolare anche l'illuminazione: a pavimento, con due punti luce davanti e uno dietro, in modo tale che la figura del cavallo di Alessandro Farnese sia visibile da qualsiasi lato la si guardi.
Il "ricordo" dell'adunata è quasi interamente "made in Piacenza": piacentine sono le tre professioniste che l'hanno progettato e anche la ditta che lo sta realizzando, la Stilus srl di Pontenure.
an. di.

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30/03/2014

Alla cerimonia di maggio anche gli alpini di New York

(fri) Alla cerimonia del prossimo 3 maggio in piazzale Libertà - che sarà presentata dalla giornalista di Telelibertà e liberta. it Nicoletta Marenghi - parteciperanno anche gli alpini della Sezione di New York, gemellati con la Sezione di Piacenza. Il loro presidente è il piacentino "a stelle e strisce" Luigi Covati, originario di Perino, che ha un'impresa edile nella Grande Mela. Cerimonia dopo cerimonia i newyorkesi hanno assistito alla "alpinizzazione" di piazzale Libertà. C'erano quando uno dei palazzi dell'edilizia popolare Acer è stato ribattezzato condominio alpino, c'erano per la grande sfilata, ci saranno il 3 maggio. Il giorno dopo partiranno per Pordenone dove prenderanno parte all'87esima Adunata nazionale. A Pordenone hanno assicurato ieri la loro presenza alla sfilata di domenica 11 maggio sia il sindaco Paolo Dosi, sia il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, nonchè l'assessore comunale Silvio Bisotti.

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29/03/2014

"In marcia verso l'adunata" domani a Gropparello

gropparelloGli alpini del gruppo di Gropparello e Groppovisdomo si preparano all'adunata nazionale che si svolgerà a maggio a Pordenone. Il Gruppo ha organizzato per domani l'iniziativa "In marcia verso l'Adunata", che si terrà a Gropparello. Il ritrovo è previsto alle 9,30 in viale IV Novembre e, dopo aver onorato il monumento ai caduti, accompagnati dalla Fanfara Giubbe Rosse di Pontedellolio, alpini e simpatizzanti marceranno verso Piazza Roma. Oltre ai responsabili saranno presenti i dirigenti provinciali dell'associazione alpini e almeno 15 gagliardetti dei vari gruppi provinciali. Dopo la santa messa e dopo il saluto musicale della Fanfara, seguirà il rancio, presso i locali dell'oratorio locale.

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28/03/2014

Adunata, un "esercito" di alpini verso Pordenone

Da Piacenza partiranno in millecinquecento tra penne nere e famiglie per la kermesse di maggio. Ma c'è la crisi
e almeno la metà si sposterà in giornata. Il presidente Lupi: «Sfiliamo tutti dietro lo striscione "La Primogenita"»

Saranno circa 1.500 gli alpini piacentini che prenderanno parte all'Adunata nazionale di Pordenone dal 9 all'11 maggio prossimi. La cifra è una solo una stima ma, secondo il presidente della Sezione Ana di Piacenza, Roberto Lupi, «non ci si sbaglierà di molto».
«L'Adunata Nazionale è l'evento più importante della nostra Associazione, così come la Festa Granda lo è per la Sezione» osserva Lupi. In più c'è l'effetto Adunata di Piacenza che a distanza di quasi un anno si sente ancora. Numeri certi non li ha nessuno, nemmeno al Comitato Organizzatore dell'Adunata della città friulana, da dove fanno sapere che solo una piccola parte ha prenotato negli alloggi collettivi e nei campi attrezzati gestiti direttamente dall'Ana. Una decina di penne nere usufruirà del programma "Adotta un alpino" esportato da Piacenza alla città friulana. Un'altra minoranza ha prenotato negli alberghi e nelle strutture turistiche fino a 50 chilometri da Pordenone. Un numero consistente - si parla di circa 500 alpini piacentini con le loro famiglie - si sistemerà grazie ai gemellaggi con i gruppi di penne nere conosciuti a Piacenza nell'Adunata dello scorso anno, oppure con la tecnica dei sopralluoghi in avanscoperta.
Ma almeno una metà dei 1.500 andrà a Pordenone in giornata. Così farà, ad esempio, il gruppo di Piacenza. «Partiremo con un pullman alle 3 e mezzo del mattino - annuncia il responsabile piacentino Gino Luigi Acerbi - e rientreremo in giornata». La crisi economica morde ancora e così faranno anche numerosi gruppi della provincia. Ma la partecipazione piacentina sarà garantita.
«La sempre massiccia partecipazione di alpini all'Adunata - osserva il presidente Lupi - è la dimostrazione più evidente di cosa rappresenta per ciascuno di noi ed anche lo spirito goliardico che contraddistingue tanti momenti dell'Adunata testimonia che la semplice "voglia di stare insieme" è il vero collante che fa della nostra associazione: una grande famiglia dove non mancano i momenti di disaccordo ma dove, alla fine, prevale sempre lo spirito di Corpo e l'alpinità». «Sono convinto - continua - che l'Associazione Nazionale alpini non sarebbe quello che è se i nostri veci non avessero "inventato" l'Adunata Nazionale e se i figli non avessero tramandato negli anni questa bellissima ed unica, nel suo genere, iniziativa».
Lupi evidenzia come sia «dovere morale di ogni alpino iscritto all'Associazione partecipare all'Adunata Nazionale, a maggior ragione quest'anno per noi piacentini, per dire ancora una volta grazie alle migliaia di alpini che l'anno scorso hanno riempito la nostra città e la nostra provincia per un avvenimento indimenticabile».
Infine l'augurio: «Vi aspetto tutti a Pordenone orgogliosi di sfilare con i nostri cappelli dietro il nostro storico striscione "La Primogenita"».

Federico Frighi

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25/03/2014

 

Staffetta ciclistica al velopattinodromo per sostenere il Gruppo Disfagia dell'Ausl

 

"Sei per Trenta", un evento inclusivo che parla di sport e solidarietà. L'edizione 2014 della staffetta ciclistica si svolgerà il 2 giugno al velopattinodromo di Corso Europa. Il ricavato della gara di regolarità sarà destinato al Gruppo Disfagia dell'Ausl che finanzierà una borsa di studio per un logopedista.
Alla "Sei per Trenta" potranno partecipare fino a 40 squadre, composte ognuna da massimo sei atleti possessori di tessera ciclo sportiva oppure tessera cicloturistica valida per il 2014. Grandi novità di quest'anno saranno l'innalzamento da 30 a 33 chilometri orari come velocità media e l'estensione alle hand bike fra le biciclette ammesse a partecipare all'evento. "Sei per Trenta" nasce da un'idea di Free Mind Asd che a sua volta può contare sulla disponibilità di più soggetti. «Crediamo sia un'iniziativa molto valida che ha come obbiettivo il finanziamento di una borsa di studio- hanno sottolineato il presidente Roberto Sacchetti e Marco Fontanella- A darci una mano per l'aspetto organizzativo ci saranno il gruppo alpini di Carpaneto, in più avremo degli atleti di riferimento che parteciperanno alla manifestazione come Alessandro Bossalini e Giulio Maserati». "Sei per Trenta" seguirà di un giorno la Festa Nazionale dello Sport: «Faremo le prove generali in vista di Expo' 2015, occasione in cui sarà dato molto rilievo a queste due feste sportive- ha detto il presidente del Coni, Robert Gionelli- Condivido lo spirito con cui è stata organizzata la manifestazione e mi fa piacere che sia il pattinodromo ad ospitarla». In prima linea, come sempre quando si tratta di solidarietà, ci sono le Penne Nere: «abbiamo subito accettato dopo la segnalazione del nostro presidente provinciale- ha detto Giorgio Argellati, capogruppo alpini di Carpaneto- speriamo che questa manifestazione riesca al meglio». Il ricavato, abbiamo detto, andrà al Gruppo Disfagia dell'Ausl: «la difficoltà a deglutire è un problema pressoché sconosciuto, ma che riguarda migliaia di persone di diverse età e con diverse patologie- ha spiegato il dottor Roberto Antelucci- Il nostro è un gruppo di lavoro multidisciplinare di cui fanno parte circa 30 professionisti. Il nostro obbiettivo a breve termine è la borsa di studio, mentre a lungo termine speriamo di riuscire ad aprire un Centro di deglutizione». Franco Paratici presidente del Comitato provinciale Paralimpico, ha detto: «tenteremo questo esperimento per la prima volta, ringrazio gli organizzatori di averci chiamato, sarà un vero esperimento di integrazione». «Sarà un'altra occasione- ha detto l'assessore allo sport Giorgio Cisini- per valorizzare il velopattinodromo di Piacenza». La Csa Inciclismo si occuperà del timing della manifestazione. Le iscrizioni sono già aperte (www. freemindasd. it) e si chiuderanno il 15 aprile.


Nicoletta Novara

 

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24/03/2014

L'omaggio ai due centenari di Pianello

Maria Ironi (101) e Mario Volpini (100) festeggiati alla casa di riposo Castagnetti

PIANELLO - In due totalizzano 201 anni ma non li dimostrano. Si chiamano Maria Ironi e Mario Volpini e hanno tagliato rispettivamente il traguardo dei 101 anni lei e dei 100 anni di vita lui. Entrambi sono ospiti della casa protetta monsignor Castagnetti di Pianello dove l'altro giorno sono stati festeggiati con l'abbraccio ideale di tutta la comunità locale e degli alpini, di cui il signor Mario è tutt'ora un fiero rappresentante. A rendere omaggio ai due centenari c'erano parenti, amici, ospiti della struttura protetta e anche qualche autorità come il sindaco Gianpaolo Fornasari che ha portato l'omaggio di tutta Pianello. Visti i trascorsi del signor Mario all'interno delle penne nere non poteva inoltre mancare l'augurio in musica del coro Ana Valtidone, il quale ha intonato per i due nonnini una repertorio di canti cui anche Maria Ironi, a dispetto dei suoi 101 anni, non si è sottratta. «I valori che ci trasmettete - ha sottolineato il parroco monsignor Mario Dacrema - e l'insegnamento di cui siete testimoni con la vostra vita sono un esempio per noi e per tutte le nuove generazioni». I due festeggiati hanno ricevuto una pioggia di regali, tra cui il gagliardetto del gruppo alpini di Pianello consegnato loro dal capogruppo Mario Aradelli. Il coro Ana, diretto da Donato Capuano, li ha invece omaggiati con un graditissimo cd con incise le loro canzoni. Originaria di Caprile di Pecorara, Maria Ironi vi ha vissuto fino al 1937 prima di trasferirsi a Casa Fracchioni di Nibbiano. Per una decina di anni fece la mondariso a Trino Vercellese prima di dedicarsi con il marito al lavoro della terra. Morto improvvisamente il marito non si perse d'animo e andò a lavorare a Voghera. Amante delle poesie e delle filastrocche Maria Ironi è nota per il suo spirito e per la sua battuta pronta. L'altro giorno non ha esitato un attimo ad accompagnare il coro alpini durante l'esecuzione di Quel mazzolin di fiori. Mario Volpini è invece originario di Casa Cravignani di Nibbiano, da dove si trasferì a Roccapulzana di Pianello. Ricorda ancora i suoi trascorsi militari a Susa con gli alpini durante gli anni della guerra e ancora oggi indossa fiero il cappello con la penna nera. A Pianello se lo ricordano tutti come il cantoniere che in sella alla moto controllava strade e canali. Sposato con la signora Luisa, i due a maggio taglieranno il traguardo dei 51 anni di vita vissuta insieme. Il loro legame pare indissolubile tanto che l'altro pomeriggio anche il sindaco li ha additati come esempio di amore e di fedeltà reciproca. Il carattere dolce ha consentito al signor Mario di contornarsi di amici che ogni giorno dimostrano a lui e alla moglie affetto e vicinanza.

Mar mil

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20/03/2014

alpini, un manufatto a ricordo dell'Adunata

Alla Fondazione la "prima" del documentario di Dassoni e l'annuncio dell'ex-presidente Plucani

Un manufatto a ricordo dell'adunata degli alpini di Piacenza verrà collocato in piazzale Libertà dove era stata allestita la tribuna delle autorità in occasione della sfilata del 12 maggio 2013. L'appuntamento con la rievocazione dell'adunata è in programma sabato 3 maggio alle 17.30 quando arriverà a Piacenza il presidente nazionale dell'Ana Sebastiano Favero che da pochi mesi ha sostituito lo storico presidente Corrado Perona. L'altra sera, intanto, all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano è stato presentato il video "Piacenza s'è desta" realizzato dal regista piacentino Roberto Dassoni. La città intera in festa come non mai, l'inno di Mameli e le musiche popolari che continuano a risuonare per le strade affollate di gente, i piacentini che si mescolano con le "penne nere" per condividere vino, pane e salame e anche qualche divertente aneddoto del passato. È così che Piacenza "s'è desta", grazie alla compagnia degli alpini. È appunto "Piacenza s'è desta - backstage di una festa popolare" il film che il regista piacentino Roberto Dassoni ha realizzato, un documentario "dietro le quinte" di 60 minuti sull'Adunata Nazionale del 10, 11 e 12 maggio dello scorso anno. La prima proiezione ufficiale dell'opera si è tenuta martedì sera all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano di via Sant'Eufemia: presenti il sindaco Paolo Dosi, i vertici di Ana Piacenza e della Polizia Municipale.
Come ha spiegato lo stesso regista, il film «non racconta i momenti ufficiali, quelli sono già stati filmati molto bene dalle tv nazionali e da Telelibertà, ma proprio quelli non ufficiali, più nascosti. Ho scelto questo titolo perché è un richiamo all'inno nazionale, che in quei giorni abbiamo sentito tante volte, e perché penso che Piacenza si sia davvero svegliata per una volta». Lo ha sottolineato anche Dosi: «Un momento che forse non avevamo ben compreso, molti cittadini erano diffidenti. L'Adunata ci ha fatto scoprire diversi e Dassoni è riuscito a cogliere i momenti di festa e di condivisione con gli alpini». Il sindaco ha ricordato Antonino Brogni, tecnico del Comune e pilastro dell'organizzazione dell'Adunata, scomparso proprio in quei giorni, al quale è stata dedicata la pellicola. Dosi ne ha consegnato una copia ai parenti, presenti in sala, con tanto di dedica nei suoi confronti. Anche Bruno Plucani, ex presidente della sezione piacentina di Ana, ha reso omaggio a Brogni, «con il quale abbiamo lavorato benissimo. Il video ci mostra come si sono organizzati gli alpini per prendere parte all'evento, speriamo che in futuro si possa ripetere».
Spazio alle immagini quindi. Il documentario riprende tutte le varie fasi dell'Adunata, dalla presentazione alla fine. Protagonisti ovviamente gli alpini, fin dal loro arrivo in città, la grande allegria che hanno portato in quei tre giorni e la loro generosità, sempre pronti a offrire vino, pane, salame, a raccontare storie e a cantare. E poi i piacentini, prima un po' diffidenti, ma che a poco a poco si sono lasciati contagiare dal clima di festa. Il film verrà trasmesso in replica diverse volte su Telelibertà.

Gabriele Faravelli

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19/03/2014

«alpini, uomini di carità preghiera e sacrificio»

Pagani dopo 44 anni lascia il timone a Maffini

CAORSO - Carità, preghiera e sacrificio. Tre parole che sono echeggiate nella chiesa di Roncarolo, frazione di Caorso, in occasione della messa commemorativa dedicata al corpo degli alpini. L'omelia del parroco don Luciano Stagni è stata ripresa anche dal sindaco Fabio Callori, che ha sottolineato quanto i tre sostantivi citati dal sacerdote ben si adattano al gruppo delle penne nere caorsano che: «ha vissuto l'esperienza del sacrificio in tempo di guerra, testimonia attraverso i versi della propria preghiera il valore imprescindibile del cristianesimo e devolve il ricavato degli eventi organizzati a favore di realtà bisognose».
Ad animare la messa, ci ha pensato il coro Montenero di Pontedellolio diretto dal maestro Mario Azzali, capace di creare quell'atmosfera suggestiva che stimola la riflessione nell'uditore. Dopo la funzione religiosa, i partecipanti al momento di festa si sono recati nella sede del gruppo alpini di Caorso, dove è stato depositato un cesto di fiori al monumento celebrativo collocato nei pressi della baita in viale Stazione e dove si è assistito all'intenso e commovente alzabandiera. «Ringrazio il gruppo locale per aver sempre garantito la propria disponibilità e collaborazione nell'organizzare importanti eventi - ha dichiarato il sindaco Fabio Callori - tra cui tengo a rimarcare la 56esima Festa Granda nel 2007, la realizzazione della baita nel 2009 in occasione del loro 40esimo anniversario di fondazione e la donazione di un'auto ai Servizi Sociali di Caorso lo scorso anno». Anche per questo, il primo cittadino ha voluto rendere omaggio alla sezione delle penne nere caorsana consegnando una pergamena di riconoscimento a Silvano Pagani, per 44 anni capogruppo, che ha lasciato il timone ad Angelo Maffini, nuovo capogruppo di Caorso, anche lui omaggiato dal sindaco.
Per dare concretezza e onore al gemellaggio siglato nel 1995 con il gruppo alpini di Verceia (Sondrio), hanno partecipato alla giornata di festa anche il sindaco del comune della bassa Valchiavenna lombarda, Luca Della Bitta, con i rappresentanti della locale sezione alpina. I due gruppi si sono poi scambiati in dono un cesto di prodotti culinari tipici del proprio territorio d'appartenenza. L'occasione è stata anche momento di "ricongiungimento" per una cittadina piacentina che ha potuto "riabbracciare" i suoi concittadini di Verceia, suo paese d'origine, a cui ha donato un piccolo volume di ricette piacentine. Ad allargare il numero di presenti i rappresentanti della sezione alpini di Piacenza, gli alpini di Valtellinese Sondrio e la banda di Colico, comune sul Lago di Como.
v. p.

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19/03/2014

"Piacenza s'è desta": stasera il video di Dassoni sugli alpini

A Telelibertà le immagini di come la città si è preparata al raduno

Piacenza s'è desta, il backstage del raduno degli alpini del maggio dell'anno scorso, che così un grande ricordo ha lasciato a Piacenza e ai piacentini, va in onda su Telelibertà questa sera alle ore 21. Il video realizzato da Roberto Dassoni, e prodotto dall'associazione culturale Coming out, mostra la città che si prepara alla festa e partecipa con grande entusiasmo all'adunata degli alpini; non solo un'operazione nostalgia però, nonostante ricorra fra non molto l'anniversario, piuttosto un "documentario", come lo definisce lo stesso Roberto Dassoni, per testimoniare l'evento e i sentimenti di chi ne ha preso parte. Il video, di sessanta minuti, sarà tra l'altro distribuito a tutte le sezioni Ana che hanno partecipato all'evento.
Le riprese del film, disponibile anche sul videoportale Vimeo. com, sono, oltre che di Dassoni, di Michele Cherchi, Matteo Stabellini, Raffaele Amici, Daniele Signaroldi, Sarah Patanè. Le musiche sono invece del repertorio tradizionale alpino, che i piacentini hanno imparato ad apprezzare e a cantare insieme agli alpini giunti da ogni parte d'Italia.

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17/03/2014

L'orgoglio alpino sfila a Carpaneto

Premiate le penne nere impegnate nell'organizzazione dell'Adunata nazionale del maggio 2013. Consegnate diverse borse di studio in memoria di Italo Savi

carpaneto - Grande partecipazione di penne nere all'annuale festa del gruppo alpini di Carpaneto, fondato nel 1826 da Gianetto Devoti. Hanno partecipato 33 gruppi di penne nere. Oltre che dal piacentino, una numerosa rappresentanza è giunta da Cercino (Sondrio), il cui gruppo è gemellato a quello di Carpaneto. Presente anche una rappresentanza di Cornigliano Ligure.
Il corteo aperto dai gonfaloni dei comuni di Cercino e Carpaneto, seguiti dalla corona d'alloro portata da due alpini, dai vessilli Ana di Sondrio, Genova e Piacenza e dai gagliardetti dei gruppi, ha raggiunto la chiesa parrocchiale, dove è stata celebrata la messa celebrata dal parroco don Pietro Dacrema. Al termine della funzione il capogruppo, Giorgio Argellati, ha letto "la preghiera dell'Alpino" davanti alle penne nere sull'attenti. Quindi l'alzabandiera davanti al monumento dei Caduti, accompagnato dalle musica della banda diretta dal maestro Gabriele Barbieri. «Il monumento ai caduti come lo vediamo ora, tutto pulito, è stata opera degli alpini», ha sottolineato il sindaco Gianni Zanrei. Il presidente della provincia Massimo Trespidi ha ricordato il successo dell'adunata nazionale dell'anno scorso. Roberto Migli membro del Consiglio nazionale alpini ha consegnato al capogruppo Argellati il "Guidoncino" dell'Ana.
La cerimonia è proseguita nel cortile del comune e il presidente provinciale alpini, Roberto Lupi, ha premiato gli alpini locali che hanno contribuito all'organizzazione della adunata nazionale di Piacenza che si è svolta nel maggio del 2013: Giorgio Argellati, Giacomo Bertelli, Camillo Bersani, Benito Botti, Valter Casotti, Vittorio Dall'O, Silvano Devoti, Franco Garbazza, Romano Garilli, Gianni Magnaschi, Daniele Mazzoni, Luigi Morillo, Mario Pilotti, Angelo Rapaccioli, Luigi Rapaccioli, Aldo Rigolli, Ersilio Rigolli, Germano Rivioli, Roberto Rivioli, Calisto Saccardi, Flaminio Schiavi, Valter Segalini, Antonio Stocchetti, Aride Tondelli, Gianni Tondelli, Carlo Veneziani.
Come avviene da 5 anni in occasione dell'annuale festa del gruppo alpini, viene ricordato d'artigliere alpino Italo Savi che aveva prestato servizio militare nella Julia ed è scomparso nel 2009. Nel suo ricordo i familiari hanno istituito borse di studio per i ragazzi della scuola media locale. Il tema di quest'anno era sulla Adunata Nazionale di Piacenza. Gli studenti hanno realizzato diversi plastici e l'apposita commissione giudicatrice, presieduta da Daniela Savi (figlia di Italo) e composta da insegnati della scuola e alpini, ha scelto gli elaborati realizzati da Tommaso Bonetti e Sorin Vieru, Sabrina Mametti e Anna Battaglia, Giulia Soressi, Sara Doca, Alessia Tassini e Sofia Lommi. Su proposta della presidente Savi, il plastico di Gioia Ballestrieri e Maurizia Veneziani ha ricevuto una menzione speciale.

Pietro Freghieri

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15/03/2014

Un film fa rivivere l'Adunata Nazionale

Il documentario-omaggio di Roberto Dassoni fissa sulla "celluloide" i respiri della kermesse alpina

L'Adunata Nazionale degli alpini non muore mai. Ad evidenziarlo è l'assessore Silvio Bisotti che ha tenuto a battesimo ieri mattina nella sala del Consiglio comunale la presentazione di "Piacenza s'è desta", il backstage della storica festa popolare che lo scorso anno ha portato in città centinaia di migliaia di alpini. "Piacenza s'è desta" è il video di Roberto Dassoni che verrà presentato per la prima volta al pubblico martedì 18 marzo alle ore 21 nell'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Successivamente sarà trasmesso sui canali di Telelibertà.
Non un'operazione nostalgia ma «un documento» come lo definisce Bisotti, che potrà essere presentato in ogni luogo e in ogni tempo «per far comprendere che cos'è un'Adunata Nazionale degli alpini». Il video, di sessanta minuti, verrà distribuito a tutte le sezioni Ana che hanno partecipato all'evento piacentino. «Lo abbiamo apprezzato sotto tutti i punti di vista» dice Bruno Plucani, l'ex presidente della sezione di Piacenza, colui che con forza più di ogni altro ha voluto l'Adunata a Piacenza. «Nelle immagini respiriamo veramente il modo in cui si è vissuta l'Adunata, sia da parte degli alpini, sia da parte delle loro mogli e delle loro fidanzate». Dassoni racconta come il video cerchi di trasmettere gli stati d'animo - l'allegria ma anche le paure - con cui l'evento è stato vissuto da chi c'era. «E' come un sogno, di quelli che ti accompagnano al mattino quando ti risvegli» dice Dassoni. Un sogno che il regista ha voluto fissare sulla "celluloide" perpetuandolo così nel tempo. «Ho cercato di ritornare allo spirito di quei giorni - spiega - per evidenziare i valori dell'Adunata, quali l'accoglienza e la fratellanza». Il film è girato come un blob, con immagini frapposte l'una all'altra con la tecnica induttiva. «Un racconto temporale che procede per accostamenti - evidenzia Dassoni -, lasciando spazio alle voci dei protagonisti. Sono loro che portano avanti la storia». «Ho cercato - continua - di non cadere nella retorica sia delle parate militari sia degli aspetti folkloristici degli alpini». Un mix insomma tra inchiesta giornalistica, opera documentaria e omaggio alle penne nere. Con una dedica speciale: ad Antonino Brogni, tecnico comunale che si dedicò anima e corpo alla preparazione dell'Adunata ma che oggi, come dicono gli alpini, "è andato avanti".
Doverosi, anche qui, i titoli di coda. Il film - già disponibile su Vimeo. com - è di Dassoni che ha realizzato anche le riprese assieme a Michele Cherchi, Matteo Stabellini, Raffaele Amici, Daniele Signaroldi, Sarah Patanè. Dassoni ha curato personalmente il montaggio assieme a Sara Patanè. Se le ricerche bibliografiche sono di Donatella Ferrari, le musiche sono invece tratte dal repertorio tradizionale alpino. La produzione è dell'associazione culturale Coming out sostenuta nel progetto dal Comitato organizzatore dell'Adunata, dal Comune di Piacenza e dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano.

Federico Frighi
 

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Festa alpina domenica a Caorso

Il gruppo delle "penne nere" guidato da Angelo Maffini ha dato appuntamento alla popolazione nella chiesa parrocchiale di Roncarolo. La giornata di condivisione inizierà alle 10 con la celebrazione della messa da parte del sacerdote don Luciano Stagni. La liturgia sarà animata dalle voci del coro Montenero di Pontedellolio diretto dal maestro Mario Azzali. Seguirà l'alzabandiera nella sede del gruppo in viale Stazione, con aperitivo; infine, il momento conviviale alle 12.30 in un ristorante del paese.

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14/03/2014_1

Domenica a Carpaneto gli alpini in festa consegnano le borse di studio "Italo Savi"

CARPANETO - Domenica prossima l'attivo gruppo alpini di Carpaneto, diretto da Giorgio Argellati, si riunirà per l'annuale festa che coincide con l'88esimo di fondazione voluta da Gianetto Devoti. Nell'occasione verranno premiati gli alpini che hanno collaborato concretamente all'Adunata Nazionale svolta a Piacenza nel mese di maggio 2013. Inoltre, verranno consegnati i premi agli studenti delle classi terze della media "Silvio Pellico" risultati vincitori della quinta edizione della borsa di studio intestata alla memoria dell'alpino "Italo Savi" sul tema: "l'Adunata nazionale alpini a Piacenza". I vincitori sono stati selezionati da una commissione presieduta dalla dirigente scolastica Mariuccia Ghisoni; composta dai docenti: Nadia Gaffuri, Maria Teresa Viaroli, Maria Luigia Castelnuovo; dagli alpini: Giorgio Argellati, Gianni Magnaschi, Aldo Rigolli, Flaminio Schiavi, Ersiglio Rigolli e da Daniela Savi, figlia di Italo. I nomi dei premiati saranno resi noti domenica al momento delle premiazioni. Il programma della giornata prevede: alle 8,15 in piazza XX Settembre il raduno dei partecipanti, nel cortile del palazzo comunale dove si terrà un rinfresco di accoglienza. Alle 8,45 si formerà il corteo per raggiungere la chiesa parrocchiale e assistere alla messa in suffragio dei Caduti e Dispersi di tutte le guerre. Al termine, preceduti dalla banda musicale "La Coppa" gli alpini sfileranno per le vie del paese fino in viale Vittoria, davanti al Monumento ai Caduti. La cerimonia prevede inoltre l'alzabandiera, la deposizione della corona d'alloro in onore dei caduti. Alle 11 nel cortile del palazzo comunale, saranno premiati gli studenti vincitori della borsa di studio intestata all'alpino Italo Savi. Seguiranno le premiazioni degli alpini del gruppo di Carpaneto che hanno contribuito all'organizzazione della Adunata Nazionale alpini nel mese di maggio dello scorso anno. La giornata si concluderà con il pranzo in un ristorante di Roveleto di Cadeo. Italo Savi discendente di una antica e onorata famiglia locale era nato a Carpaneto nel 1938, ed era mancato improvvisamente il primo gennaio 2009, lasciando un grande vuoto nella famiglia e tra gli amici che hanno sempre potuto apprezzare la sua semplicità e le grandi doti umane. Aveva prestato servizio militare di leva come artigliere nella brigata Julia. I famigliari hanno voluto istituire nel suo ricordo un premio per gli studenti della locale scuola media e ricordare i tanti caduti in pace e in guerra con la penna nera sul cappello.

Pietro Freghieri

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08/03/2014

Gli alpini presentano il libro sull'Operazione Sorriso

VigolzoneQuesta sera alle ore 21 nella chiesa di Vigolzone sarà presentato il libro "Ritorniamo a Rossosch-Operazione Sorriso" sull'asilo costruito dagli alpini dell'Ana in terra di Russia. La presentazione sarà a cura del Consigliere Nazionale Ana Giorgio Sonzogni, presente anche il revisore dei conti nazionale Ana Roberto Migli e il sindaco di Vigolzone Francesco Rolleri. Saranno presenti gli alpini piacentini che avevano contribuito alla costruzione dell'asilo prestando la propria opera a Rossosch: Morosoli, Zoccolan, Ferrari, Eridano, Avogadri e Biasini. Nel cantiere dell'Asilo Sorriso, così chiamato a testimonianza del rinnovato sentimento di pace e fraternità tra i popoli, lavorarono circa 600 volontari.

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07/03/2014

Con gli alpini andiamo all'Adunata di Pordenone

Egregio direttore,
un anno fa Piacenza si preparava ad accogliere la grande adunata degli alpini. E' stata davvero coinvolgente e molti piacentini la rivivranno da qui a poco in quel di Pordenone.
Vi ci si recheranno gli alpini nostrani, diversi loro familiari, tanti simpatizzanti e tutti quelli ai quali il raduno del 2013 ha fatto scuola attirando simpatie per le penne nere, apprezzamento per le loro esibizioni folcloristiche e attenzione per le iniziative di cui sono una miniera.
Ebbene, un pezzo di Piacenza sarà a Pordenone e quale occasione migliore si presenta per trasferire in terra friulana il meglio che la nostra terra è in grado di esprimere! Storia, cultura, bella geografia, accoglienza, prodotti del lavoro. Lei stesso, caro direttore, ha più volte richiamato la necessità che Piacenza si faccia conoscere, faccia sfoggio delle preziosità che tiene troppo gelosamente racchiuse nella bomboniera che è. Facciamolo dunque sempre, ogni volta che se ne presenta l'opportunità senza aspettare i grandi eventi, come l'Expo 2015, che avvengono raramente.
La trasferta di tante persone di Piacenza, della provincia e delle sue valli a Pordenone può contribuire a far emergere il bello e il buono del nostro territorio e della sua gente. Se poi dovesse essere capitanata dal sindaco, a lui andrà il superbo compito di farlo a nome di tutti quei piacentini che non potranno unirsi alla carovana perchè assorbiti dal lavoro di sempre, dallo studio nelle scuole e dalle occupazioni giornaliere.

Alessandro Prandi

Un anno fa, di questi tempi, cresceva a Piacenza la febbre per l'Adunata nazionale degli alpini. C'era attesa, curiosità ma anche un po' di preoccupazione per l'arrivo di 400mila Penne Nere. Andò tutto bene, fu una "tre giorni" indimenticabile di festa. I piacentini ricordano gli alpini con nostalgia e affetto. In giro c'è chi scommette su una prossima nuova Adunata a Piacenza, ma devono passare anni. A maggio c'è l'Adunata a Pordenone e sicuramente da Piacenza andremo in tanti per fare festa e stare insieme agli alpini. Sicuramente l'Associazione Nazionale alpini di Piacenza sta organizzando, da tempo, la partecipazione dei nostri, anche alla luce dell'esperienza dell'anno scorso. Sicuramente in tanti andranno per rivivere quelle giornate. Sì, gli alpini si fanno voler bene.

Gaetano Rizzuto

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04/03/2014

borgonovo L'iniziativa di Comune e Caritas ha visto mobilitati alpini e Protezione civile

Raccolti 63 scatoloni di alimenti

Gara di generosità per aiutare le famiglie indigenti del paese

Borgonovo - E' andata oltre ogni aspettativa la prima raccolta permanente di generi alimentari avviata l'altro giorno a Borgonovo. Cinque volontari del locale gruppo alpini e della Protezione civile hanno raccolto circa trecento borse di generi alimentari donati dai clienti della Coop di via Mottaziana. I prodotti raccolti, tutti a lunga conservazione, hanno permesso di fornire la Caritas parrocchiale di ben 63 scatoloni di aiuti che sono stati immagazzinati e che ora serviranno a dare una mano alle famiglie più bisognose di Borgonovo. I generi donati dai clienti del supermercato che ha ospitato la prima giornata di raccolta permanente sono stati soprattutto pasta, riso, zucchero, sale, olio, latte, verdure e carne in scatola, biscotti, marmellate e prodotti per l'igiene personale.
«Quasi nessuna delle persone a cui ci siamo rivolti spiegando le motivazioni dell'iniziativa - dice il capogruppo delle penne nere di Borgonovo Piero Bosini - ci ha detto di no. Praticamente tutti hanno preso la borsa che distribuivamo all'ingresso del supermercato e l'hanno riempita, ognuno in base alle proprie disponibilità». Gli alpini e i volontari della Protezione civile si sono prestati a stazionare per l'intera giornata davanti alla Coop.
«Oltre a distribuire le borse - dice il capogruppo - abbiamo anche illustrato le finalità della raccolta e indicato quali generi era meglio donare».
L'iniziativa, promossa grazie alla collaborazione di Comune e Caritas parrocchiale, ricorda altre iniziative analoghe, vedi il Carrello della Solidarietà nato lo scorso anno a Castelsangiovanni, per tentare di dare una mano alle famiglie del territorio che versano in condizioni difficili. La raccolta di generi alimentari avviata a Borgonovo sarà permanente. Ogni primo sabato del mese si proseguirà infatti in uno dei quattro supermercati che hanno dato la loro disponibilità a partecipare. Si tratta di Basko, Eurospin, Sigma e Coop. La prossima raccolta si terrà quindi il primo sabato di aprile (il punto vendita prescelto sarà comunicato nei prossimi giorni).
«Ai supermercati che hanno aderito - dice l'assessore Matteo Lunni, uno dei promotori della raccolta permanente - occorre dire grazie anche perché, di loro spontanea iniziativa, hanno donato diversi bancali di pasta a favore della Caritas parrocchiale. Per quel che riguarda invece l'iniziativa avviata per la prima volta a Borgonovo possiamo esprimere grande soddisfazione per il risultato ottenuto che dimostra come, in un momento di grande difficoltà e di crisi, i borgonovesi sappiano esprimere il loro spirito migliore. Credo - conclude Lunni - che la raccolta permanente di generi alimentari a favore delle famiglie bisognose di Borgonovo sia un esempio di vero e nuovo welfare che non pesa sulle spalle del pubblico, ma che permette di andare incontro alle esigenze di chi ha bisogno grazie alla solidarietà di tutti i cittadini».

Mariangela Milani

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01/03/2014

Lugagnano, inaugurato il monumento alla memoria: più di 200 alpini presenti

lugagnano - Quella che, secondo il programma che era stato presentato, doveva essere semplicemente la giornata del gruppo alpini di Lugagnano, si è invece trasformata in un vero e proprio raduno di "Penne Nere" che per tutta la mattinata hanno affollato l'intero paese.
Il motivo dell'organizzazione di una giornata dedicata alle penne nere era l' inaugurazione di una lapide commemorativa a ricordo degli alpini lugagnanesi "che sono andati avanti": in più di duecento hanno assistito alla solenne funzione liturgica, officiata nel tempio parrocchiale da monsignor Gianmarco Guarnieri, e poi hanno preso parte ad una doppia sfilata, raggiungendo il camposanto del capoluogo. Ed è stato proprio lì, nella cappella cimiteriale riservata alle storiche commemorazioni e di fianco alla lapide che ricorda "l'Asso degli Assi" Giovanni Nicelli, che il sindaco di Lugagnano, Jonathan Papamarenghi, ed una "vecia" Penna Nera hanno tolto il drappo tricolore che ricopriva il nuovo simbolo commemorativo che è stato poi benedetto da monsignor Guarnieri. Si tratta di un'opera artistica, scolpita in marmo di Carrara da Amando Ottonelli, con al centro l'immancabile cappello alpino della Prima guerra mondiale, la frase "Ad excelsa tendo", la dedica "A ricordo degli alpini andati avanti" e le date 1928 (che è anno di fondazione del Gruppo lugagnanese) e 2014 (anno della commemorazione e benedizione dell'opera). La sezione Ana di Piacenza (con labaro e medagliere) era rappresentata dal presidente provinciale Roberto Lupi, dal suo vice Pier Luigi Forlini, ma con labari e bandiere sono stati presenti i Gruppi alpini di Rivergaro, Vernasca, Morfasso, Vigolo Marchese, Castellarquato, Settesorelle, Fiorenzuola, San Giorgio e Vigolzone. Numerosa è stata anche la rappresentanza della Protezione Civile dell'Ana. Particolarmente significativa è stata la partecipazione del Gruppo alpini di Lugagnano di Verona che da diversi anni è gemellato con il Gruppo della media valle dell'Arda. Un'altra ed altrettanto significativa commemorazione ha concluso le cerimonie nelcimitero: una folta rappresentanza di alpini e non di Borgonovo ha reso omaggio alla tomba dell'alpino Valter Belmissieri, lugagnanese di nascita e borgonovese di adozione, deceduto due anni fa in Valtidone e tumulato nel cimitero del paese d'origine. A fare gli onori di casa, il capogruppo di Lugagnano Luigi Faimali, recentemente nominato anche consigliere provinciale in rappresentanza di tutta l'alta Valdarda.

Franco Lombardi

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28/02/2014

Borgonovo, raccolta alimentare per le famiglie difficoltà economica

Borgonovo - Anche a Borgonovo nasce una raccolta permanente di generi alimentari destinata, grazie a Comune, Caritas parrocchiale e alpini, a sostenere le famiglie bisognose. Braccia di questa iniziativa saranno gli alpini (già impegnati anche nel Banco alimentare) che a partire da domani, sabato 1 marzo, ogni primo sabato del mese saranno presenti a turno in uno dei quattro supermercati locali che hanno dato la loro disponibilità a partecipare alla raccolta. Si tratta di Coop (domani la prima giornata), Basko, Eurospin e Sigma al cui interno ogni primo sabato del mese verrà posizionato un carrello e saranno presenti i volontari delle penne nere borgonovesi. I clienti dei supermercati potranno (secondo una lista che sarà consegnata dagli alpini) donare a loro scelta generi a lunga conservazione (pasta, riso, pelati, caffè, zucchero, olio, ecc) che saranno poi recapitati ai volontari della Caritas parrocchiale. Questi ultimi riceveranno gli aiuti e li destineranno alle famiglie più bisognose del paese (attualmente sono una ventina quelle aiutate con regolarità dalla Caritas parrocchiale). L'iniziativa avrà la caratteristica di una raccolta permanente (una volta al mese. «In passato - precisa l'assessore Matteo Lunni che è stato tra i promotori - si era pensato di chiedere al già collaudato Banco alimentare di poter trattenere parte di quanto raccolto a livello nazionale destinandolo alle famiglie di Borgonovo bisognose, ma la cosa per diversi motivi si è rivelata difficilmente attuabile. Ecco perché si è pensato - prosegue - di organizzare una raccolta permanente di generi alimentari direttamente in paese. Iniziativa questa - prosegue Lunni - che è anche il risultato di un rapporto che si è via via sempre più consolidato tra il Comune, ed in particolare i servizi sociali, e la Caritas parrocchiale». Domani, sabato, i clienti della Coop (lungo via Mottaziana all'ingresso del paese) troveranno un gruppo di alpini che distribuiranno borse di plastica insieme ad un elenco dei generi a lunga conservazione e alimenti per bambini che verrà consigliato di donare. Le penne nere saranno presenti durante tutta la durata di apertura del supermercato. Al termine i generi raccolti verrà recapitati in parrocchia dove i volontari della Caritas provvederanno a separare e distribuire gli alimenti ai più bisognosi. L'iniziativa che domani prenderà il via a Borgonovo ricorda quella avviata un anno fa esatto a Castelasngiovanni dove una rete di associazioni si sono messe insieme dando vita ad un Carello solidale per aiutare le famiglie più in difficoltà.


Mariangela Milani

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27/02/2014

Progetto Vita, alpini in campo

In partenza lo scambio di collaborazioni tra i volontari

Un altro germoglio che spunta dalla straordinaria adunata nazionale degli alpini dello scorso maggio a Piacenza. Arriva fin da lì l'amicizia tra alpini e Progetto Vita: uno di loro, salvato dal defibrillatore, la trasferta della squadra piacentina in provincia di Brescia per la gran festa (e innesto di Progetto Vita nella rete locale dei soccorsi) fino all'alleanza di oggi. Il gruppo degli alpini di Piacenza, capitanato da Gino Luigi Acerbi, e Daniela Aschieri, cardiologa (Progetto Vita), hanno stretto un progetto di collaborazione nuovo di zecca, i cui frutti andranno a beneficio dei piacentini.
I circa 150 alpini del gruppo di Piacenza, infatti, da oggi si metteranno a disposizione delle iniziative del Cuore di Piacenza, laddove si renderà necessaria la loro presenta, le loro braccia, il loro impegno.
E' quasi certo, per esempio, che gli alpini piacentini si troveranno in piazza Cavalli per la tradizionale festa di Progetto Vita di giugno, insieme ai volontari dell'associazione retta dalla Aschieri. La squadra della Aschieri, a sua volta, si impegna a mettere in campo corsi ‘ad hoc' di formazione all'uso del defibrillatore per gli alpini. Il gruppo piacentino di Acerbi, negli ultimi mesi, aveva anche acquistato un defibrillatore che è stato posizionato negli spogliatoi del campo Daturi, dove si trova anche la sede degli alpini, sia comunali che della sezione provinciale. Il lavoro di squadra tra alpini e volontari di Progetto Vita avrà un unico beneficiario: la comunità di Piacenza.

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25/02/2014

ana Completato l'organigramma sezionale

 

Gazzola e Forlini nuovi vice presidenti alpini

 

«Sosteniamo l'eredità dell'Adunata»

(fri) E' stato completato l'organigramma della sezione alpini di Piacenza. Nell'ultimo consiglio sezionale è stata definita la casella della vice presidenza. Al fianco del presidente Roberto Lupi, eletto lo scorso mese di giugno come successore di Bruno Plucani, ci sono così Gianluca Gazzola e Pierluigi Forlini. Il primo rimarrà in carica per i prossimi tre anni, essendo stato eletto nel consiglio di venerdì scorso; il secondo per due, essendo stato eletto lo scorso giugno assieme al presidente Lupi.
Gianluca Gazzola, 46 anni, di professione chimico, lavora in una azienda di vernici industriali. E' nell'Ana dal 1996, dopo aver svolto il servizio militare negli alpini: 154° corso Auc a Sabaudia nell'artiglieria contraerei, poi assegnato al 5° reggimento di artiglieria di montagna di stanza a Silandro. Appartiere al gruppo alpini di Perino, luogo di origine della propria famiglia, dove ha svolto anche le funzioni di capogruppo dal ‘96 fino agli inizi del 2000. «Sono onorato della decisione del consiglio sezionale - dice Gazzola -, quella a vice presidente è una nomina che mi riempie di orgoglio. Mi riprometto di portare avanti gli ideali degli alpini, quegli ideali che abbiamo riscoperto forti durante l'Adunata Nazionale». Gazzola, che sarà anche il cerimoniere ufficiale della sezione, prende il posto di Gino Luigi Acerbi. Altro vice presidente è Pierluigi Forlini, 66 anni, di Borgonovo, pensionato, ex benzinaio. Nell'Ana dall'82, ha prestato il servizio militare negli alpini nel Terzo Reggimento artiglieria da montagna Julia, gruppo Udine, 34esima batteria. Congedato da artigliere semplice è consigliere di vallata per l'Alta Valtidone.
Tra le prossime iniziative dell'Ana a livello provinciale, sabato 8 marzo alle ore 21 nella chiesa di Vigolzone verrà presentato "Ritorniamo a Rossosch-Operazione sorriso", il volume sull'asilo "Sorriso" costruito dagli alpini dell'Ana in terra di Russia. Il 19 settembre 1993 l'Associazione Nazionale alpini inaugurò un asilo a Rossosch (Russia), città che durante la seconda guerra mondiale era stata la sede del Corpo d'Armata Alpino. Nel cantiere dell'Asilo Sorriso, così chiamato a testimonianza del rinnovato sentimento di pace e fraternità tra i popoli, lavorarono circa 600 volontari alpini, tra cui molti piacentini. In occasione del 20° anniversario della costruzione, l'ANA ha raccolto le testimonianze nel volume realizzato da Sebastiano Favero, Lino Chies e Cesare Poncato.

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23/02/2014

Dal Trentino per una serata di rimpatriata

alpini, i legami di amicizia persistono dopo l'adunata

A Piacenza le Penne Nere di Darzo

Tra la Penne Nere di Darzo e quelle di Piacenza, è scattata la scintilla. Da quando si sono incontrati, lo scorso maggio, per l'Adunata nazionale degli alpini, non hanno mai smesso di rimanere in contatto e di promuovere opere di beneficenza. Proprio ieri il gruppo di Darzo (Trento) ha fatto capolino nella nostra città e più precisamente al Circolo ricreativo culturale del Quartiere 4 che li aveva ospitati durante la famosa Adunata. Quale migliore occasione, se non una polentata? Al pranzo sono stati invitati anche gli ospiti della casa protetta Vittorio Emanuele assieme a tutti i soci del Circolo.
«Il paese di Darzo conta 750 abitanti di cui 78 alpini e 25 simpatizzanti - ha detto il capogruppo della sezione, Elvio Giacometti -, con Piacenza abbiamo stretto un forte legame di amicizia e cogliamo quest'occasione per ringraziarli di un'ospitalità inaspettata e dell'amicizia che sta proseguendo da tempo».
Neanche a farlo apposta, i gruppi di Trento e di Piacenza sono stati scelti per celebrare la Madonna del Don: «Il 12 di ottobre i nostri due gruppi si rincontreranno nella chiesa del convento dei frati cappuccini di Mestre - ha spiegato Giacometti - per portare l'olio votivo che alimenta la lampada accesa di fronte alla sacra effige. Tutti gli anni vengono scelti due gruppi e questa volta è capitato a noi, una casualità che ci ha fatto ancora più felici».
La Madonna del Don è un'icona sacra russa portata in Italia dal frate cappuccino Policarpo Narciso Crosara, già cappellano del battaglione alpini Tirano sul fronte russo nel ‘42-'43. L'icona raffigura la Madonna addolorata dei sette dolori, poi ribattezzata dagli alpini la Madonna del Don.
Le Penne Nere di Darzo sono state accolte dal capogruppo degli alpini di Piacenza Gino Luigi Acerbi e dalla presidente del Circolo Bianca Rosa Sala. «Stringere forti legami di amicizia è nel nostro Dna e l'accoglienza piacentina è stata una cosa che ha lasciato il segno in molti gruppi - ha detto Acerbi -, vogliamo ricordare che non ci ritroviamo solo per bere e per mangiare, ma soprattutto per fare del bene. Il nostro gruppo conta 125 alpini e 25 soci aggregati».
Gli alpini di Darzo hanno voluto regalare al Circolo una Madonnina di legno intagliata a mano. «L'esperienza vissuta con gli alpini durante l'Adunata è un ricordo che nessuno potrà mai portarmi via - ha detto Sala -, tutti i giorni mangiavano e dormivano qua al Circolo ben 200 persone».
La polentata, a cui hanno partecipato anche l'ex assessore Francesco Cacciatore e il consigliere provinciale Marco Bergonzi, è stata scandita al ritmo della musica folk del gruppo "Statale 45. Musiche della tradizione appenninica".

Nicoletta Novara

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22/02/2014

Il piacentino Cavalli al vertice del 5° Reggimento alpini

Da ieri mattina il 5° Reggimento alpini di Vipiteno parla piacentino. Il colonnello Michele Biasutti ha ceduto le consegne al nostro concittadino colonnello Carlo Cavalli che è diventato così il 51° comandante del Reparto.
Alla cerimonia hanno presenziato numerose autorità civili e militari fra cui il generale Ignazio Gamba, comandante della Brigata Alpina "Julia" ed il sindaco di Vipiteno Fritz Karl Messner. Nutrite anche la rappresentanze delle associazioni combattentistiche d'Arma e dei gruppi e sezioni dell'Ana. Molti gli ex alpini provenienti dalla Lombardia. Il Colonnello Biasutti lascia il testimone dopo un anno e mezzo alla guida del 5°. Un periodo denso di attività operative sia sul territorio nazionale che all'estero. Fra le più importanti, la missione internazionale "Isaf" in Afghanistan fra il febbraio e l'agosto 2013 e l'operazione "Strade sicure" in Val di Susa, presso il cantiere Tav di Chiomonte. Il colonnello Carlo Cavalli è nato a Piacenza il 25 settembre1965. Ha frequentato il 169° Corso dell'Accademia Militare di Modena e nel corso della sua carriera ha prestato servizio, fra l'altro, al 5° ed al 3° Reggimento alpini.
Ha frequentato nel 2000 il 126° corso di Stato Maggiore. Nel 2004 è stato impiegato presso il Comando della Brigata Multinazionale "Salamandre" a Mostar (Bosnia-Herzegovina) quale ufficiale addetto alle operazioni e vice capo sala operativa. Nel 2005 ha frequentato il 7° corso Issmi. Nel 2007 è stato assegnato presso il Comando Unifil quale ufficiale di staff. Dal 2008 al 2011 ha prestato servizio al Comando Supremo delle Potenze Alleate (SHAPE) Dal 2011 al 2012 è stato Comandante del Brigata alpini Morbegno.
Al termine dell'attività di comando è stato assegnato al Comando Brigata Alpina "Julia" dove ha svolto l'incarico di Capo ufficio operazioni, pianificazione e addestramento.
Nel 2013 ha partecipato alla missione in Afghanistan ad Herat quale Capo cellula operazioni correnti. «Un'esperienza importante dal punto di vista professionale, una missione complessa in cui ogni giorno accade qualche cosa. Un filo continuo che unisce aiuti umanitari, controllo del territorio,
inaugurazione di pozzi, ma anche pericolo e tensione». aveva detto a Libertà al rientro dalla missione. L'ufficiale Cavalli è sposato dal 1996 con la signora Carla e ha due figlie.

red. cro

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20/02/2014

Dagli alpini un defibrillatore per la frazione di Bruzzi

FARINI - (np) Un defibrillatore nella frazione di Bruzzi di Boccolo Noce. Lo ha donato alla comunità il gruppo alpini di Groppallo grazie alla collaborazione con la popolazione e tante persone che hanno voluto contribuire al gesto.
Nei mesi scorsi è stata lanciata una raccolta fondi e promosso un pranzo alla casa degli alpini di Groppallo, dove hanno partecipato diverse persone i cui introiti sono stati destinati allo scopo. Così è stato possibile acquistare lo strumento salvavita che è stato posizionato fuori del bar Monte Lama a Bruzzi.
«Vogliamo ringraziare chi ha contribuito alla causa - riferisce Federico Gregori, capogruppo delle penne nere di Groppallo a nome dei suoi alpini - per coprire anche questa zona, i gestori del bar che hanno acconsentito al posizionamento sulle loro mura. Ora organizzeremo un corso di abilitazione per il suo utilizzo»".
Il defibrillatore è in una teca riscaldata.
Nei giorni scorsi si è svolta la presentazione ufficiale cui hanno partecipato gli alpini groppallini, il sindaco di Farini Antonio Mazzocchi, i rappresentanti dell'associazione Amici del volontario, della Croce Rossa di Farini con l'ispettore locale Angelo Zanellotti, il consigliere provinciale Simone Mazza, il consigliere Ana di zona, Carlo Carini.

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17/02/2014

"Penne nere" nel segno della solidarietà

San Giorgio, alpini in festa per l'annuale raduno del gruppo: alzabandiera e santa messa celebrata dal cappellano. Targhe a tre benemeriti. Donato alla Protezione civile Ana un carrello da traino

san giorgio - Penne nere in festa ieri mattina per l'annuale raduno del gruppo di San Giorgio. Gli alpini si sono riuniti al monumento ai caduti dove hanno partecipato al momento ufficiale all'alzabandiera e all'onore ai caduti con la presenza delle autorità sulle note de "Il silenzio". Sono intervenuti il presidente della sezione Ana Piacenza, Roberto Lupi, il revisore dei conti nazionale, piacentino, Roberto Migli, il sindaco di San Giorgio, Giancarlo Tagliaferri, il comandante della locale stazione dei carabinieri, maresciallo Mazzoni, il tenente colonnello dell'Aeronautica militare Alfredo Caccetta, la vicecomandante della polizia municipale di Valnure e Valchero, Piera Pampuro, i rappresentanti dell'amministrazione locale e delle associazioni come la Pro loco.
In sfilata, insieme a un folto numero di gagliardetti rappresentanti i gruppi della provincia, si sono recati in chiesa per la santa messa celebrata dal parroco e cappellano alpino della sezione di Piacenza, don Stefano Garilli, accompagnata dai canti della Schola Cantorum di San Giorgio.
Al termine della celebrazione, il neo capogruppo Graziano Franchi ha voluto ringraziare tutti i presenti e gli alpini fondatori e ha dato avvio alla premiazione di tre alpini benemeriti: Giacomo Cordani, Luigi Groppi e Giuseppe Cravedi. A ciascuno una targa di riconoscenza "per aver contribuito con disponibilità, come gli alpini sanno fare, alla vita del gruppo". Cordani e Groppi (per quest'ultimo era presente la figlia) sono due dei fondatori del gruppo alpini locale, di cui sono stati anche i primi capigruppo. Le autorità si sono poi recate a casa di Cravedi, impossibilitato a partecipare alla cerimonia, che per oltre cinquant'anni ha guidato il gruppo alpini locale. Nel mese di gennaio ha lasciato le redini a Graziano Franchi, eletto dall'assemblea delle penne nere sangiorgine. Cravedi ha ringraziato tutti gli alpini di San Giorgio per il gradito riconoscimento. Un ringraziamento alle penne nere locali e ai "veterani" anche da parte del presidente sezionale Lupi e del primo cittadino Tagliaferri. Gli alpini di San Giorgio hanno inoltre compiuto un gesto di solidarietà. Sul sagrato della chiesa infatti tutte le penne nere si sono radunate per la benedizione, da parte del parroco, di un carrello da traino che il gruppo di San Giorgio ha donato alla protezione civile Ana, di cui vi era un'ampia rappresentanza. Non è la prima volta che gli alpini sangiorgini donano attrezzature all'unità di protezione civile alpina.
Nadia Plucani

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16/02/2014

Dagli alpini di Piacenza una lavagna alla Giordani

(fri) alpini e solidarietà vanno a braccetto ed anche Piacenza non fa eccezione. Il Gruppo locale guidato da Gino Luigi Acerbi ha donato una lavagna alla scuola elementare Pietro Giordani. Una lavagna di quelle di una volta, così come richiesto dalle insegnanti. «Le maestre avevano chiesto a più enti chi fosse disponibile ad acquistare la lavagna - osserva Acerbi - perchè il Comune, prima delle fine di questo anno scolastico, non poteva mettere mano al bilancio». «In classe ne avevano due vecchie - continua Acerbi - ma il supporto era rotto così hanno chiesto aiuto». Gli alpini hanno risposto presente ed hanno ordinato ad una ditta ligure una lavagna a muro a quadretti di 2,5 per un metro, così come richiesto dalla classe 2ª B. Di persona, per la gioia dei giovanissimi scolari, la consegna.
Dalla scuola alla casa di riposo. Il Gruppo alpini di Piacenza per un pomeriggio ha intrattenuto gli ospiti della casa di riposo Maruffi con cori e canti.

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16/02/2014

A Pianello la stecca alpina in vista della Festa Granda di settembre

Pianello - Pianello ha accolto ieri la "stecca". La scultura in legno simbolo dell'orgoglio alpino ha fatto ieri mattina il suo ingresso ufficiale nel paese valtidonese che nei giorni 20 e 21 settembre ospiterà la 63ª edizione della Festa Granda. In vista del grande appuntamento (il precedente più vicino nel tempo risale a 18 anni fa) Pianello si prepara già ad accogliere il popolo delle penne nere, si stima tra le tremila e le quattromila persone, che durante la due giorni saranno ospitate dal locale gruppo alpini, guidato da Mario Aradelli, e più in generale da tutte le associazioni e le realtà del territorio che per l'occasione daranno una mano.
Nel frattempo ieri il presidente provinciale degli alpini, Roberto Lupi, ha consegnato al sindaco di Pianello Gianpaolo Fornasari e al capogruppo Aradelli la caratteristica stecca, che sarà custodita in paese fino al prossimo passaggio di consegne con la città di Castelsangiovanni (che ospiterà la Festa Granda 2015). Sulla lunga asta di legno, che termina con un cappello alpino scolpito alla sua sommità, la stecca (termine che in passato stava a significare il passaggio di consegne tra chi si congedava e chi iniziava il servizio militare) porta appese tutte le medaglie che ricordano le precedenti edizioni della Festa Granda organizzate nel Piacentino. Tra queste ci sono anche le edizioni degli anni 1956, 1964, 1974, 1986 e 1996 che si tennero a Pianello.
«Per noi - ha sottolineato il capogruppo Aradelli - sarà un onore e anche un dovere accogliere e organizzare al meglio la festa». Ad oggi si sa già che, durante la due giorni settembrina, Pianello ospiterà un concerto di cori Ana, una veglia verde, le caratteristiche sfilate lungo le vie del paese e tanto altro ancora. Il programma dettagliato deve ancora essere definito e verrà reso noto nei prossimi mesi. Anche per questa edizione verrà coniata una effigie ricordo.
«Stiamo preparando i bozzetti sulla base dei quali scegliere l'immagine simbolo» ha precisato il presidente provinciale Lupi. Nel frattempo tutto il paese verrà coinvolto nell'allestimento della festa. Anche le altre associazioni, tra cui ad esempio la Pro loco, sono state contattate per dare il loro contributo. «Noi - ha assicurato Luigi Fornasari, alpino e presidente della Pro loco di Pianello - ci saremo». Allo stesso modo anche l'amministrazione ha assicurato il suo apporto così come i gruppi alpini della vallata. «Il gruppo di Borgonovo e tutti quelli presenti sul territorio - ha assicurato il vicepresidente provinciale Pier Luigi Forlini - saranno ben felici di dare una mano».


Mariangela Milani

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15/02/2014

alpini Eletto il direttivo: gli eventi in programma

Penne nere di Castelvetro: al timone Giuseppe Carotti

CASTELVETRO - Rinnovamento in seno alle penne nere di Castelvetro. Il gruppo alpini del paese della Bassa ha eletto il nuovo consiglio direttivo, guidato da un nuovo capogruppo. Si tratta di Giuseppe Carotti, chiamato a ricevere il testimone dal suo predecessore Mario Piacentini. Il nuovo direttivo è completato dal vicecapogruppo Franco Rossi, dal cassiere Fausto Maccagnoni, dal segretario Alessandro Zilli e dai consiglieri Mario Maldotti, Germano Quinzani e Attilio Grossi.
Sessant'anni di Castelvetro, Carotti è già stato consigliere in passato del gruppo castelvetrese delle penne nere, che conta attualmente una sessantina di iscritti. L'attività degli alpini del paese della Bassa ha visto un momento importante nello scorso anno con l'inaugurazione della baita nel quartiere Longo a Mezzano Chitantolo.
«Quest'anno - spiega Carotti - in primavera avremmo intenzione di organizzare una festa per ricordare l'inaugurazione di dodici mesi prima; sempre in primavera, parteciperemo, insieme alle altre associazioni di volontariato locale, alla tradizionale giornata ecologica. A maggio saremo presenti all'adunata nazionale di Pordenone, mentre più in generale vorremmo proporre nuove iniziative, anche di volontariato, insieme al paese». Tra gli appuntamenti tradizionalmente in calendario, c'è la Sagra di Croce Santo Spirito, organizzata a ottobre insieme all'amministrazione comunale.
Luca Ziliani

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12/02/2014

«Un esempio per tutto il gruppo degli alpini»

Borgonovo, addio ad Angelo Bisi imprenditore edile e penna nera

Borgonovo - (mil.) Borgonovo ha salutato ieri per l'ultima volta Angelo Bisi, persona molta nota in paese per la sua attività di ex imprenditore edile e per il suo impegno all'interno del locale gruppo alpini. Originario di Borgonovo, Bisi ha trascorso tutta la sua vita nel paese della Valtidone alla cui crescita aveva collaborato attivamente grazie alla sua attività di impresario edile. Da giovane aveva imparato il mestiere insieme al padre, Paolo, ed in seguito insieme a due soci aveva deciso di dar vita alla ditta Edilcostruzioni che per decenni ha operato nella zona e che tutt'ora continua la sua attività. A Borgonovo Bisi, insieme ai soci, aveva quindi partecipato all'allestimento di parecchi cantieri in anni in cui il settore edile dava molto lavoro. Nel 1964 si era sposato con la moglie Enrica Grossi, da cui erano nati i figli Maurizio, Doriana e Paolo. Smessi i panni dell'impresario edile, dopo la pensione Bisi aveva riscoperto la sua vocazione alpina. In gioventù aveva infatti prestato servizio come alpino addetto ai mortai nei territori del Friuli Venezia Giulia. Rientrato a Borgonovo aveva ripreso la sua vita e in seguito si era iscritto al gruppo delle penne nere. Una volta libero dai tanti impegni di lavoro aveva deciso di dedicare attivamente tutte le sue energie e le sue competenze acquisite in anni di lavoro a favore degli alpini. «Era una persona di poche parole, non si perdeva in polemiche o chiacchiere inutili - dice il capogruppo Piero Bosini - sempre disponibile per qualsiasi cosa. Bastava chiamarlo e la cosa era già fatta». «Ha lasciato - prosegue il capogruppo alpini di Borgonovo - un grande ricordo. Ha lavorato tantissimo per il gruppo, è stato d'esempio per tutti». Ieri i suoi compagni alpini lo hanno salutato per l'ultima volta allestendo un picchetto attorno alla bara prima dell'estremo saluto.

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11/02/2014

Ana, cambio della guardia alla Protezione civile alpini

Lascia dopo 6 anni Franco Pavesi. Gli succede Maurizio Franchi: 65 volontari super specializzati. Nel 2014 il progetto incendi boschivi

Cambio della guardia al vertice della Protezione Civile Ana. Dopo 6 anni alla guida dei super volontari alpini il piacentino Franco Pavesi, 63 anni, lascia l'incarico di coordinatore. Gli subentra Maurizio Franchi, 54 anni, di professione marmista, originario di Viustino di San Giorgio. Avrà il compito di guidare i 65 volontari alpini di Piacenza, fiore all'occhiello della Protezione civile provinciale.
Pavesi è stato salutato sabato scorso in occasione dell'assemblea sezionale Ana. «Lascio per motivi personali ma anche perchè dopo sei anni è giusto dare spazio ai più giovani - dice -. Continuerò il mio impegno nell'ambito della formazione». Sei anni in cui la Protezione civile alpini è cambiata notevolmente. «Siamo passati dalla carriola e dal badile ai corsi anti-incendio boschivo su unità elitrasportate» osserva Pavesi. Ha iniziato nel 2008 come coordinatore della Protezione civile Ana di Piacenza ed ha aggiunto man mano gli incarichi di vice presidente del Coordinamento provinciale delle associazioni di volontariato di Protezione civile, poi di vice coordinatore regionale Ana Emilia-Romagna. Nel suo curriculum ci sono la partecipazione alle missioni per il terremoto in Abruzzo - «ho capito che dovevamo essere più organizzati per evitare i tempi morti» -, per l'alluvione in Liguria, per l'emergenza neve a Cesena, per il terremoto in Emilia Romagna, per l'alluvione a Bastiglia (nel Modenese).
Dalla carriola e dal badile si è passati ad un'organizzazione «con le sottocommissioni anti-incendio boschivo, la squadra cucina per campi di accoglienza (con la specializzazione certificata Ausl per celiaci), i corsi sul dissesto idrogeologico, la sezione trasmissioni, il gruppo veterinario, la segreteria di emergenza (ovvero la registrazione dei volontari con l'assegnazione delle competenze e schede tecniche di lavoro) ». «Oggi non è più possibile essere un volontario normale - sottolinea Pavesi - ti devi specializzare».
Maurizio Franchi è stato il vice di Pavesi ed oggi lo sostituisce nel coordinamento. Ha nel curriculum una trentina d'anni d'iscrizione all'Ana e tutte le missioni realizzate con Pavesi. E' specializzato, tra l'altro, nell'anti-incendio boschivo, tanto che per tre estati ha partecipato in Puglia ai campi anti-incendio con il coordinamento della Protezione Civile di Piacenza e con l'Ana.
In marzo partirà a Piacenza un nuovo corso proprio sull'anti-incendio boschivo dove l'Ana parteciperà con dieci volontari; in giugno poi, una esercitazione al confine con l'Oltrepò Pavese con l'uso dell'elicottero e delle vasche idro con il metodo canadese. Il sogno nel cassetto, per il 2014, è il progetto Aib-idro: dotare la Protezione civile Ana di Piacenza di un pick-up con un serbatoio di acqua da 600 litri ed una pompa come quella dei pompieri per andare il più vicino possibile all'incendio. Il fuoristrada, donato dal gruppo di Sarmato, c'è già. Manca il kit che costa 19mila euro.
Attualmente i volontari dell'Unità di Protezione Civile sono 65 (una decina "arruolatisi" grazie all'Adunata Nazionale). Nel 2013 hanno messo a disposizione il proprio tempo (18.608 ore), così suddivise: 1.058 ore per la formazione, 1.561 ore per partecipazione ad esercitazioni, 15.989 ore per interventi ed altre attività, compresa Adunata Nazionale. A cura della Protezione civile Ana sono stati inoltre organizzati corsi di alimentazione, educazione sanitaria ed uso del defibrillatore, aperti a tutti gli iscritti alla sezione. Iniziative che proseguiranno anche nel 2014.


Federico Frighi

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10/02/2014

vigolzone Commemorata la battaglia della 2° Guerra mondiale e premiati quattro volontari della Protezione civile

Onorare Nikolajewka aiutando chi soffre

Boffi (presidente Ana-Milano): «L'impegno degli alpini si manifesta ogni giorno»

VIGOLZONE - Il 71esimo anniversario della battaglia di Nikolajewka è stato commemorato ieri mattina a Vigolzone.
Il neo capogruppo alpini di Vigolzone, Romano Mariani ed il presidente Ana Piacenza, Roberto Lupi, hanno dato il benvenuto a tutti gli alpini, della provincia piacentina ma anche della sezione di Milano e limitrofe. In sfilata con la fanfara di Pontedellolio hanno attraversato il paese per partecipare alla messa celebrata nella chiesa dal cappellano don Stefano Garilli ed accompagnata dal coro Montenero di Pontedellolio. E quindi l'omaggio ai caduti di Nikolajewka al monumento che è stato trasferito dalla strada provinciale in piazza Serena, grazie alla disponibilità dell'amministrazione comunale (rappresentata dal vice sindaco Loris Caragnano) e all'impegno degli alpini vigolzonesi. A deporre la corona il gruppo di Vigolo Marchese, con il suo capogruppo Giampiero Bersani e il rappresentante comunale Giuseppe Freppoli.
Oratore ufficiale Luigi Boffi, presidente della sezione Ana di Milano. «Molto si è detto e scritto in questi anni - ha osservato -. Ci preme ricordare che il corpo d'armata alpino era forte alla partenza di 57mila uomini. Rientrò in Italia con meno della metà. Da Gomel, punto di raccolta del corpo d'armata, rientrarono 16mila uomini. Furono sufficienti 17 treni, mentre erano stati necessari oltre 200 convogli per trasportare l'intero Corpo in Russia. E' noto che la campagna di Russia fu uno dei maggiori disastri della storia militare italiana. Se la accertata responsabilità di tutto questo ricade esclusivamente sulla classe politica fascista, per fortuna l'onore delle armi italiane è uscito intatto e di ciò va dato merito quasi esclusivamente al Corpo d'armata alpino». E quindi il grazie a chi è ritornato «che seppe riscattarsi subito mettendosi ancora una volta al lavoro per ricostruire l'Italia». Ha inoltre ricordato che a Rossoch, le penne nere hanno costruito l'Asilo Sorriso ed oggi, per continuare l'opera di fratellanza, a Nikolajewka (ora Livenka) sono stati chiamati a costruire il "Ponte degli alpini per l'amicizia". «Questo è lo spirito degli alpini - ha concluso Boffi -, sempre impegnati a dare più che a ricevere, seguendo il motto "onorare i nostri caduti aiutando i vivi". Un impegno che si manifesta ogni giorno anche con la presenza della protezione civile». Per questo sono stati premiati quattro volontari del nucleo Ana di Piacenza (Armando Perini, Giuseppina Quaranta, Renato Girardi, Cesare Albertelli, Delfina Franchini) che sono andati in aiuto ai terremotati emiliani. Un riconoscimento a Gaetano Morosoli, per tanti anni alla guida del gruppo di Vigolzone "con impegno e dedizione".
 

Nadia Plucani

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09/02/2014

Effetto Adunata, quasi 100 nuovi iscritti

Ci si prepara per Pordenone: il coro Ana Valtidone si esibirà assieme a L'Aquila

san giorgio - (fri) L'Adunata Nazionale di Piacenza ha portato nuova linfa alla sezione alpini. Un centinaio di nuove leve, compresi coloro che si sono avvicinati alla Protezione Civile Ana. Lo evidenzia il presidente Roberto Lupi nella sua relazione. Al 31 dicembre del 2013 la Sezione alpini di Piacenza contava 2.799 soci, di cui 2.364 soci ordinari (alpini) e 435 soci aggregati (amici degli alpini). Rispetto al 2012 si registra un aumento di 79 soci (39 ordinari e 40 aggregati). Lupi ricorda che, secondo un'indagine svolta dalla Sede Nazionale, «si stima che solo un quarto di coloro che hanno svolto il servizio militare negli alpini siano iscritti all'Ana. Tre quarti sono invece gli alpini cosiddetti dormienti».
Da qui «l'invito» ai capigruppo e a tutti gli alpini piacentini «a continuare nell'opera di sensibilizzazione verso costoro per avvicinarli all'associazione, facendo conoscere la nostre iniziative e i valori sui quali si fonda il nostro spirito di appartenenza al Corpo».
Naturalmente si è parlato anche della prossima Adunata Nazionale, quella di Pordenone. In maggio (domenica 11) la sezione alpini di Piacenza sfilerà compatta tra le vie della città friulana, tutti indossando la nuova divisa sezionale - novità del 2014 - dopo che qualcuno, anche tra le alte sfere, aveva puntato il dito sulla sfilata piacentina dei vari gruppi sezionali avvenuta secondo uno stile un po' troppo da "armata Brancaleone". I campioni della nuova camicia sono al vaglio del direttivo sezionale e presto si avrà la scelta. A Pordenone ci sarà sicuramente il coro Ana Valtidone. Pernotterà a Udine e si esibirà il sabato sera dell'Adunata nella chiesa di Santa Maria delle Grazie assieme al coro Ana di L'Aquila e ad un coro friulano. A darne notizia il presidente del coro Ana Valtidone, Tarcisio Bassi. Il giorno successivo, la domenica, sfilerà assieme a tutti gli altri piacentini.
Presentato all'assemblea anche il nuovo responsabile della Protezione Civile Ana sezionale. Si tratta di Maurizio Franchi che ha preso il posto, come coordinatore, di Franco Pavesi. Attualmente la Protezione Civile Ana di Piacenza può contare su 65 volontari. Infine la nuova sede sezionale. Come promesso dalla Provincia sarà la casa cantoniera di via Cremona, mentre al Daturi rimarrà il Gruppo di Piacenza.
Durante l'assemblea sono stati eletti consiglieri sezionali Luigi Mercori, Gianni Magnaschi, Giovanni Carini, Roberto Ronda, Giorgio Corradi, Luigi Faimali e Leopoldo Gogni; eletto revisore dei conti Gino Luigi Acerbi; eletti infine delegati all'Assemblea Nazionale Giovanni Carini, Luigi Fugazza, Renato Albasi e Gino Luigi Acerbi.

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09/02/2014

In settembre Festa Granda a Pianello. Castelsangiovanni aspetterà il 2015

L'accordo tra i due gruppi votato ieri a San Giorgio dall'assemblea delle penne nere
Il passaggio della stecca davanti ai sindaci Ghisoni e Fornasari e al neo presidente Lupi

san giorgio - Un gentlemen's agreement, ovvero un accordo tra gentiluomini (in questo caso alpini) e la prossima Festa Granda delle penne nere piacentine da ieri ha la sua sede. Si terrà a Pianello il prossimo 21 settembre. Castelsangiovanni, dove tra l'altro quest'anno si vota per l'elezione del nuovo sindaco, attenderà il 2015. A sancire il tutto è l'assemblea annuale della sezione alpini di Piacenza che ieri pomeriggio si è tenuta nel salone parrocchiale di San Giorgio, messo a disposizione dal parroco nonchè cappellano delle locali penne nere, don Stefano Garilli. L'assemblea sanciva anche la prima relazione morale del presidente sezionale Roberto Lupi. Prima di iniziare il ricordo di don Gianrico Fornasari, direttore e maestro del coro Ana Valnure, morto improvvisamente lo scorso 2 gennaio. Al suo posto il maestro Edoardo Mazzoni.
«In questi mesi ho avuto l'occasione di partecipare a varie manifestazioni, cerimonie e assemblee dei gruppi - dice poi Lupi - ed ho notato, con particolare piacere, la vivacità e lo spirito d'iniziativa che li anima». Naturalmente si può sempre migliorare. «E' un dovere dei capigruppo - ricorda - ed un diritto degli associati essere aggiornati, almeno una volta all'anno, su ciò che è stato fatto, sui programmi futuri e sulla situazione economica del Gruppo.
Così come raccomando di preservare sempre la nostra identità nella varie attività, che devono essere concentrate sulle iniziative che rientrano negli scopi della nostra associazione».
E' il capogruppo di Pianello, Mario Aradelli, a ricevere la "stecca" per la Festa Granda di settembre, assieme al sindaco di Pianello, Gianpaolo Fornasari che evidenzia «l'unanimità con cui gli alpini della provincia di Piacenza hanno voluto premiare l'alta Valtidone». A consegnare, invece, la stecca il capogruppo di Podenzano, Giovanni Carini, con il sindaco di Podenzano Alessandro Ghisoni che hanno vissuto sul loro territorio la festa lo scorso anno. Conferma la disponibilità per il 2015 il capogruppo di Castelsangiovanni, Graziano Cozzolan - «speriamo che il nuovo sindaco sia con noi» - mentre il sindaco di San Giorgio, Giancarlo Tagliaferri, "opziona" la Festa Granda quanto prima, anche nel 2016.
A presiedere l'assemblea è stato chiamato Aldo Silva con il segretario Roberto Bozzini mentre a rappresentare l'Ana nazionale è arrivato il consigliere Franco Bassi. Presenti poi i due ex presidenti Bruno Plucani e Carlo Fumi ed il revisore dei conti nazionale, Roberto Migli che annuncia una manifestazione dedicata all'Adunata Nazionale piacentina il prossimo 3 maggio, magari (deve essere confermata) con la partecipazione del presidente nazionale Ana, Sebastiano Favero, che per la prima volta arriverebbe così a Piacenza.


Federico Frighi

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09/02/2014

Il presidente Ana di Milano ricorda oggi Nikolajewka

VIGOLZONE - (np) Oggi a Vigolzone si commemora il 71° anniversario della battaglia di Nikolajewka, il tragico epilogo della campagna di Russia in cui caddero migliaia di soldati e di alpini italiani.
Ogni anno, il gruppo alpini di Vigolzone e la sezione Ana di Piacenza organizzano il raduno provinciale che coincide con la festa annuale del gruppo locale.
Il ritrovo è in piazza Serena alle 9, con alzabandiera. Quindi i partecipanti partiranno in sfilata, con la fanfara alpina di Pontedellolio, diretti alla chiesa parrocchiale. La messa sarà celebrata alle 11 dal cappellano militare della sezione alpini di Piacenza, don Stefano Garilli, con il parroco don Piero Lezoli in suffragio dei caduti e dispersi in Russia. La funzione sarà accompagnata dai canti del Coro Montenero di Pontedellolio.
Seguirà il saluto del neo capogruppo di Vigolzone, Romano Mariani, e la consegna di un riconoscimento ai volontari del gruppo di Vigolzone che si sono impegnati a vario titolo durante il terremoto in Emilia. Oratore ufficiale sarà il presidente della sezione Ana di Milano, Luigi Boffi. Si raggiungerà quindi il monumento dedicato agli alpini caduti a Nikolajewka, che dallo scorso anno ha trovato nuova collocazione in piazza Serena dove il gruppo di Vigolo Marchese deporrà una corona di alloro.

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07/02/2014

dalla provincia Un'iniziativa per valorizzare il principio di sussidiarietà

Diecimila euro e una statua di Padre Gherardo, per il Premio candidature aperte sino a fine mese

C'è tempo ancora fino a venerdì 28 febbraio per partecipare al bando del premio voluto per il secondo anno consecutivo dall'Amministrazione provinciale, intitolato alla memoria di Padre Gherardo e dedicato a realtà o persone che si sono distinte per un particolare impegno sul tema della sussidiarietà. L'iniziativa, promossa dalla Provincia di Piacenza, con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano e della Banca di Piacenza, è dedicata alla valorizzazione del principio di sussidiarietà. Il premio consiste in due riconoscimenti: una somma in denaro (10mila euro) destinata a realtà pubblica o privata e un'effigie scultorea rappresentante Padre Gherardo, destinata alla singola persona. Il Premio, si diceva, è riservato a realtà e persone ritenute particolarmente meritevoli, operanti nel territorio piacentino, la cui attività sia caratterizzata dalla concreta realizzazione del principio di sussidiarietà, distinguendosi, in particolare, per iniziative nell'area educativa e della solidarietà sociale.
«In un momento in cui - ha spiegato Trespidi - le associazioni, così come gli enti locali e spesso le imprese, faticano a reperire risorse per il normale svolgimento delle proprie attività, la Provincia - in un'ottica sussidiaria - ha deciso di mettere a disposizione un vero e proprio tesoretto».
Le autocandidature delle realtà pubbliche o private per il riconoscimento in denaro e le segnalazioni delle singole persone per l'assegnazione dell'effigie scultorea dovranno essere presentate, si diceva, entro venerdì 28 febbraio 2014. La domanda dovrà essere indirizzata all'attenzione della Commissione Premio Sussidiarietà "Padre Gherardo", insediata presso la Provincia di Piacenza (per informazioni è possibile contattare la Direzione generale ai numeri 0523795427-0523795304). Il bando e la relativa modulistica sono reperibili sul sito internet della Provincia di Piacenza www. provincia. pc. it (nella sezione Sussidiarietà, Agenzia per la Famiglia e Tagesmutter) e sui siti internet degli enti che collaborano all'iniziativa. Il Premio verrà consegnato alla Casa del Fanciullo, il giorno 25 marzo 2014.
La Commissione che assegna il Premio è costituita, insieme alla Provincia, dal presidente della Fondazione "Casa del Fanciullo" Giancarlo Riccò, dal vescovo Gianni Ambrosio, dal prefetto Anna Palombi, dal presidente della Banca di Piacenza Luciano Gobbi, dal presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Francesco Scaravaggi e dal presidente dalla sezione alpini di Piacenza Roberto Lupi.

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04/02/2014

 

Le penne nere tra gli angeli del fango

 

Alluvione nel Modenese, un centinaio gli alpini piacentini mobilitati

 

Tra gli oltre mille "angeli del fango" intervenuti per portare soccorso alle popolazioni modenesi messe a dura prova dall'alluvione dei giorni scorsi, rientrano anche un centinaio di alpini piacentini. Penne nere che, avuta notizia dell'ennesima calamità che ha ferito il territorio emiliano, si sono immediatamente rimboccati le maniche per portare aiuto.
In particolare, è stato il comune di Bastiglia, tra i più colpiti insieme a Bomporto, a ricevere l'aiuto. Lì è stato allestito un campo base dell'Ana, l'associazione nazionale degli alpini, con tanto di sala riunioni, camper dedicato alle attività di segreteria, modulo docce ed una cucina che sforna quotidianamente fino a 450 pasti.
«Ogni mattina, verso le 8, si trovano al campo dai 100 ai 200 volontari - spiega Franco Pavesi, che vanta un passato recente da Coordinatore della protezione civile alpina di Piacenza -. I presenti vengono registrati e a loro sono consegnati i buoni carburante per i mezzi. Quindi si costituiscono le squadre di lavoro: a ciascun caposquadra è affidata una scheda con l'indicazione degli interventi da svolgere». Compiuta la missione assegnata, la squadra ritorna al campo in attesa di ulteriori incarichi. In media, gli alpini sono stati in grado di far fronte ad una cinquantina di richieste ogni 24 ore. «Uno di noi - prosegue Pavesi - è distaccato in pianta stabile al Centro operativo comunale, il punto che coordina tutte le attività per affrontare l'emergenza sul territorio. È lì che i cittadini si rivolgono per formulare le richieste di intervento e, ad ognuna di quelle pervenute, corrisponde l'invio di una squadra in tempo reale». Un'attività intensa, svolta con grande abnegazione. «Nel periodo in cui io ho operato sul posto, non abbiamo mai vissuto tempi morti: posso attestare che, alla fine di ogni giornata, abbiamo soddisfatto tutte le domande pervenute dalla popolazione». Una volta liberato il paese dall'acqua, che in alcuni punti aveva anche raggiunto i 2 metri, la prima attività a cui si sono rivolte le penne nere è stata quella dello svuotamento delle cantine e dei pianterreni. Portati all'esterno mobili e arredi, si sono dedicati alla pulizia dei locali invasi da fango, sabbia e rifiuti. «Alcuni nostri volontari sono stati inviati tra le vie del paese e nelle campagne per raccogliere le segnalazioni di necessità da parte dei residenti - commenta ancora Pavesi -. Ad oggi il 90% delle case, almeno nei centri urbani, è ormai sgombro dal fango e la nostra azione si sta rivolgendo alla pulizia delle strade dove abbiamo rinvenuto diverse carcasse di animali».
Un problema affrontato anche grazie all'intervento di una giovane volontaria alpina di Piacenza, Milena Pellech, veterinaria dell'Asl. «Con il suo aiuto e con l'impiego di un lettore di microchip, abbiamo rilevato i codici degli animali privi di vita, comunicandoli all'anagrafe canina del Comune».

 

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04/02/2014

 

«Pronto? Siamo gli alpini» Al via le interviste sull'Adunata

 

Piacenza - (fri) Sono iniziate ieri mattina le telefonate ai piacentini per le interviste sull'Adunata nazionale dello scorso maggio. Fanno parte dello studio che l'Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza, sta realizzando con i professori Paolo Rizzi (direttore del Laboratorio di economia locale) e Antonio Dallara. Da una parte i questionari inviati in tutta Italia, dall'altra la fase locale, ovvero quella delle interviste telefoniche. Il campione è formato da 150 persone, più una lista di altre 50 di riserva, nel caso alcuni non si trovassero o non desiderassero rispondere. Cento telefonate raggiungeranno famiglie della città, venticinque andranno a Fiorenzuola e venticinque a Castelsangiovanni. Altre cinquanta fanno parte della riserva. Nominativi e numeri sono stati forniti in collaborazione con gli uffici anagrafe dei relativi Comuni.
«Le prime telefonate che abbiamo fatto - spiega Bruno Plucani, responsabile del Coa (il Comitato organizzatore dell'Adunata dello scorso maggio che rimarrà in vita fino al 31 dicembre 2014) - sono andate bene. I piacentini hanno risposto con entusiasmo». Quasi tutti. «Qualcuno, quando si è affrontata la domanda su quanto il Comune di Piacenza ha stanziato per l'Adunata, ha storto un po' il naso; ma in generale tutti hanno concordato sull'opportunità dell'investimento». Daniela Faleggi e Lucia Caltagirone sono le persone che materialmente chiamano i piacentini. Collaborano poi anche Nicola Scotti (segretario del Coa), Enrico Bergonzi, Gianni Magnaschi e Francesco Caltagirone che inseriscono i dati dei questionari che quotidianamente arrivano in via Cremona. Le telefonate partono dalla sede di via Cremona, a Piacenza, dalla casa cantoniera che la Provincia ha messo a disposizione degli alpini. Ogni chiamata dura dai 5 ai 10 minuti. «Invitiamo i piacentini a risponderci senza timore - fa un appello Plucani - perchè il fine è quello di studiare l'Adunata nazionale di Piacenza». E' importante precisare, al fine di evitare eventuali truffatori sempre in agguato, che si tratta di un questionario telefonico assolutamente gratuito. Nessuna offerta o cose del genere viene chiesta agli intervistati.

 

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02/02/2014

 

L'Adunata-bis? Fra dieci anni

 

Dai Campionati invernali degli alpini (al Sestriere) ancora elogi a Piacenza per l'accoglienza di maggio. Poche speranze per un nuovo maxi-raduno

 

I pochi scettici possono tirare un sospiro di sollievo, i tanti nostalgici se ne dovranno invece fare una ragione. L'Adunata nazionale degli alpini, se tornerà, sarà non prima di nove, dieci anni. La notizia rimbalza dalle montagne innevate del Sestriere dove sono appena terminati i Ca. s. t. a 2014 (i Campionati sciistici delle truppe alpine). Un appuntamento vinto dall'8° reggimento della Brigata Julia che ha visto la partecipazione di 1.700 alpini e di 300 militari stranieri dei Paesi alleati, tra i quali una rappresentativa proveniente dall'Oman. Nessun piacentino in gara, anche se Piacenza era comunque rappresentata da Roberto Migli, revisore dei conti nazionale dell'Ana (Associazione nazionale alpini). Tra le gare e le esercitazioni tecnico-tattiche, la fiaccolata tricolore e le suggestive cerimonie di apertura e chiusura, c'è il tempo di verificare come l'Adunata nazionale piacentina dello scorso maggio sia ancora ben presente nei ricordi delle penne nere in arme e non. Dagli uomini della stampa alpina come il maggiore Stefano Bertinotti e il tenente colonnello Mario Renna, fin su al generale di Corpo d'Armata Alberto Primicerj, comandante delle Truppe Alpine. «A Piacenza ci siamo trovati bene e se fosse per noi torneremmo» confida il generale. Stesso discorso per il "past president" dell'Ana, il biellese Corrado Perona. La decisione del luogo dell'Adunata spetta all'Ana e le concorrenti sono tante. Per i prossimi otto anni - dice qualcuno che se ne intende - le pretendenti sono già al completo: quest'anno a Pordenone, nel 2015 a L'Aquila e così via, transitando soprattutto per le città del Nord-Est. Anche se l'Ana decide anno per anno con selezioni rigorose, si può verosimilmente pensare che la prima data disponibile sia quella del 2022-2023. Si vedrà.
A chiudere i Ca. s. t. a 2014, al Sestriere, oltre al capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, al capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Claudio Graziano, e naturalmente al generale Primicerj nonchè al vice presidente vicario Ana Adriano Crugnola, era presente il sottosegretario di Stato alla Difesa, senatrice Roberta Pinotti. «In un momento di trasformazione e anche di razionalizzazione in cui l'addestramento e l'efficienza diventano prioritari - ha evidenziato il sottosegretario nella cerimonia di chiusura -, dobbiamo concentrarci sull'operatività e sostenere queste manifestazioni significa sostenere la volontà di essere operativi, di badare alla sostanza e di esprimere al meglio le nostre capacità».


Federico Frighi

 

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02/02/2014

 

Per il Gruppo alpini assemblea annuale: bilancio e programma

 

CARPANETO - (p. f.) Il gruppo alpini di Carpaneto si è riunito nei giorni scorsi nella sala Bot del palazzo comunale per l'annuale assemblea di inizio anno, durante la quale il capogruppo Giorgio Argellati ha illustrato ai numerosi presenti le varie iniziative e attività alle quali gli alpini di Carpaneto hanno partecipato, in particolare nella preparazione della Adunata Nazionale alpini del maggio scorso quando, fra l'altro, sono state appese nelle vie di Piacenza oltre 5 mila bandiere.
Il capogruppo ha ricordato che tutti i giovedì sera, la sede sociale di viale Patrioti è aperta ed invita gli alpini a partecipare agli incontri. Nella giornata di domenica 16 marzo, in occasione dell'88/mo anniversario della costituzione del gruppo, verranno premiati gli alpini del gruppo impegnati nell'Adunata Nazionale. In questa occasione verranno premiati anche gli studenti della classe terza della scuola media Silvio Pellico, vincitori della quinta edizione del premio in memoria dell'alpino Italo Savi, scomparso nel 2009, premi messi a disposizione dalla famiglia per ricordare il loro caro.
Anche quest'anno il gruppo collaborerà nelle cerimonie rievocative del 25 aprile e del 4 novembre, nella Fiera di primavera in programma nell'ultima domenica di aprile e alla Festa della Coppa che si terrà la prima domenica di settembre. Nel periodo natalizio gli alpini faranno gli auguri e porteranno doni agli ospiti della Casa di riposo locale "Fondazione Breviglieri".

 

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01/02/2014

 

castelsangiovanni Riprende il testimone il capogruppo onorario, già castellano dell'anno

 

Gruppo alpini, torna Zoccolan

 

Bergonzi lascia dopo l'impegnativa "maratona" degli ultimi tre anni

 

Castelsangiovanni - Gli alpini di Castelsangiovanni si mettono nuovamente sotto la guida di Graziano Zoccolan. L'assemblea delle penne nere, chiamata l'altra sera a rinnovare il direttivo del gruppo che conta oltre 160 iscritti e che ha sede in via Morselli, ha eletto capogruppo Zoccolan. Quest'ultimo da capogruppo onorario torna dunque ad assumere l'incarico di capogruppo effettivo, che in passato aveva già ricoperto per ben 14 anni di fila, dal 1996 al 2010. A lui ha infatti ceduto il testimone Massimo Bergonzi, che ha deciso di lasciare la guida degli alpini castellani dopo tre anni di intenso lavoro. Un triennio durante il quale le penne nere di Castelsangiovanni hanno festeggiato i loro primi sei decenni di vita, ma hanno anche partecipato (nello scorso mese di maggio) all'organizzazione dell'adunata nazionale a Piacenza e hanno inaugurato il monumento all'alpino lungo viale Fratelli Bandiera.
Zoccolan riprende così le redini del gruppo alpini di Castelsangiovanni. Il suo lungo impegno e la sua dedizione al gruppo erano stati uno dei motivi per cui nel 2012 gli venne consegnato il premio di Castellano dell'anno. «Si tratta di un bell'impegno - dice il nuovo capogruppo - sicuramente non facile da sostenere».
Tra le scadenze più immediate c'è la consegna delle borse di studio agli studenti meritevoli delle scuole superiori di Castelsangiovanni. Seguirà poi la partecipazione all'adunata nazionale che si terrà in maggio a Pordenone. «Anche noi parteciperemo con una nostra delegazione» dice Zoccolan. Insieme a lui è stato eletto tutto il direttivo. Tesoriere è stato riconfermato Fabrizio Manelli, mentre come segretario entra Ernesto Labò. I consiglieri sono: Tarcisio Bassi, Franco Olivieri, Giovanni Tosca, Luigi Fellegara (socio fondatore del gruppo), Roberto Moro, Gian Carlo Sadirlanda, Gian Franco Bovini, Enrico Badavelli, Alessandro Stragliati, Giorgio Ferrari, Stefano Bozzini e Franco Corbellino.
«Sono stati tre anni duri e pieni di impegni - dice l'ex capogruppo Massimo Bergonzi - che hanno richiesto fatica, ma che hanno dato anche tante gioie. Gli appuntamenti si sono concentrati tutti nel 2013, come le iniziative per l'adunata nazionale e la festa di vallata per raccogliere i fondi per un nuovo ecografo. Una cosa che mi ha inorgoglito molto - prosegue l'ex capogruppo - è stata sicuramente l'inaugurazione del monumento all'alpino, grazie all'impegno di validi collaboratori e al sostegno dell'amministrazione, che avevo in testa fin dall'inizio. E poi la stesura del libro, a cura di Luisa Falcone, che assieme il monumento ha coronato il sessantesimo anno di vita del gruppo. Infine ricordo con grande piacere il gemellaggio con il gruppo alpini di Laives e l'aver ospitato la Fanfara congedati Cadore, che avremo di nuovo a Castello a fine novembre. Mi rammarica solo il fatto - conclude Bergonzi - che motivi professionali mi abbiano impedito di ricandidarmi».


Mariangela Milani

 

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30/01/2014

 

Raccolta fondi per la lotta al cancro: Gropparello debutta con successo

 

GROPPARELLO - Le arance della Ricerca vanno a ruba. A Gropparello, grazie al contributo degli alpini, ha debuttato con successo l'iniziativa a favore della lotta contro il cancro. Nel giorno dedicato ai festeggiamenti del patrono San Paolo, nel capoluogo della Valvezzeno in un paio d'ore si sono distribuite una settantina di confezioni di arance rosse, raccogliendo in tal modo più di 800 euro. Era la prima volta che Gropparello partecipava alla giornata nazionale promossa dall'Airc (Associazione italiana ricerca sul cancro) e la risposta, viene detto, è stata molto positiva. Il Gruppo alpini di Groppovisdomo e Gropparello ha collaborato con i volontari dell'Airc di Piacenza alla distribuzione delle arance nel piccolo gazebo allestito davanti al palazzo del municipio. E hanno raccolto più di 800 euro consegnando in un paio d'ore una settantina di confezioni di arance rosse (simbolo della giornata) a coloro che hanno voluto dare il loro contributo. Anche il sindaco di Gropparello, Claudio Ghittoni, e altri esponenti dell'amministrazione comunali sono passati al gazebo per complimentarsi del risultato e per fare la loro offerta. Il gruppo alpini locale, come sottolinea l'alpino Alfiero Binelli, ha in programma un'altra giornata di festa nei primi giorni di aprile e si sta organizzando per partecipare alla prossima Adunata nazionale, prevista a Pordenone il 10 e l'11 maggio.


o. q.

 

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28/01/2014

 

Perino, con gli alpini la solidarietà fa cento

 

Tanti i commensali al pranzo benefico per le popolazioni alluvionate di Sardegna

 

perino - Con gli alpini la solidarietà vola a cento: tanti infatti sono stati i commensali del pranzo benefico, a favore delle popolazioni alluvionate della Sardegna, che si è svolto domenica scorsa nell'oratorio parrocchiale di Perino. Gli alpini chiamano e i cittadini rispondono, perché la ragione è sempre la più alta dello spirito umano: la solidarietà.
Domenica nel salone parrocchiale del paese della Valtrebbia la solidarietà si è mescolata ai profumi delle delizie di cucina e al senso profondo di amicizia, un incontro nel segno della ricostruzione, morale e materiale, della speranza di una popolazione e di un territorio - le province di Olbia e Nuoro in particolare - devastate lo scorso novembre da una "bomba" d'acqua che ha provocato diciassette morti, migliaia di feriti e di senzatetto e devastato paesi, colture e stabilimenti.
Di fronte al dramma gli alpini del gruppo di Perino, aiutati dalle associazioni locali, si sono rimboccati le maniche ed hanno lanciato una mobilitazione, culminata nel "pranzo della solidarietà" consumato domenica scorsa e al quale sono intervenute oltre cento persone: giovani e anziani, famiglie con bambini provenienti dalla città e da varie località della provincia.
«Vorrei che lo spirito alpino si diffondesse come un virus letale - ha detto la penna nera Massimo Poggi, nonché sindaco di Coli, intervenendo al pranzo della solidarietà, «Una partecipazione oltre le previsioni» ha commentato soddisfatto il presidente del Gruppo, Luciano Mazzari, che ha fatto gli onori di casa insieme al consigliere di vallata, della Valtrebbia, Gianluca Gazzola. «Faremo avere i fondi raccolti attraverso i nostri canali, quelli degli alpini - hanno spiegato -, siamo certi che arriveranno dove servono». Il ricavato del pranzo di Perino non è destinato ad un'opera prestabilita ma entra in un progetto più vasto, di respiro nazionale.
Il pomeriggio è continuato con i canti accompagnati alla fisarmonica dall'alpino Mario Fermi e alla tromba da Giuseppe Dordoni. Hanno dato appoggio concreto alla riuscita della festa la Pro loco, Asd Perino calcio, Anspi, Avis, Amici di Macerato, Associazione commercianti artigiani e la parrocchia di San Luigi Gonzaga.
Durante il convivio è stato onorato con il minuto di silenzio Giuseppe (Cichin) Draghi, 103 anni, il decano degli alpini piacentini, reduce della Seconda guerra mondiale e morto proprio domenica mattina. I funerali di "Cichin", che in occasione dell'Adunata nazionale di Piacenza aveva fatto l'alzabandiera di una manifestazione parallela a Bobbio, si svolgono oggi alle dieci nella chiesa parrocchiale di Marsaglia dove abitava con la figlia, pur essendo originario di Santa Maria di Bobbio.
mvg

 

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27/01/2014

 

Marsaglia saluta il "vecio" Chichin

 

Scomparso a 103 anni Francesco Draghi, l'alpino più anziano della provincia di Piacenza. Aveva issato il tricolore a Bobbio durante l'Adunata Nazionale

 

MARSAGLIA - È scomparso alla veneranda età di 103 anni, l'alpino più anziano di Piacenza, Francesco Draghi, Chichin per amici e famigliari. I funerali verranno celebrati domani mattina alle 10, nella chiesa parrocchiale di Marsaglia. «Il gruppo di Marsaglia piange un grande vecio che con la sua serenità ed umiltà incarnava al meglio il nostro spirito ed i nostri valori» è il ricordo di Roberto Lupi, capogruppo e presidente sezionale degli alpini. «È stato un riferimento per la sezione piacentina essendo l'alpino e reduce di guerra più anziano della nostra provincia e fra i più vecchi a livello nazionale» ricorda Lupi. Gli alpini non faranno mancare la loro presenza alle esequie con il vessillo sezionale, per rendere onore alla memoria del loro Vecio. Il feretro sarà poi tumulato nel cimitero di Vaccarezza, antico borgo bobbiese, luogo originario di Cichin. Con i suoi 103 anni, Francesco è stato uno degli alpini più anziani della nostra provincia e fra i primi a livello nazionale, avendo militato nel terzo reggimento del Battaglione Susa. Cichin è stato anche uno dei protagonisti dell'ottantaseiesima edizione dell'Adunata nazionale degli alpini nel 2013, organizzato per la prima volta a proprio Piacenza. Evento al quale Cichin non aveva mancato, partecipando alla manifestazione collegata di Bobbio dove il nostro Vecio è stato il protagonista al toccante alza bandiera.
Nato a Santa Maria di Bobbio, il 3 maggio 1910, dopo aver trascorso la sua vita nella valle ai piedi del Monte Penice, con la parentesi del servizio militare e bellico, si trasferisce con la figlia Pinuccia a Marsaglia, dove vive per oltre trent'anni.
«Francesco è stato l'orgoglio del Gruppo di Marsaglia, sia per la sua longevità sia per l'attaccamento ai valori tanto cari agli alpini, ben sintetizzata nel motto della Brigata alpini Gemona: "Mai Daur", che tradotto dal friulano significa "mai indietro"» prosegue Roberto Lupi, capo del gruppo che si è distinto in diverse iniziative in particolare la donazione di alcuni beni alle scuole del paese.
In occasione dell'ultima intervista aveva dimostrato una memoria invidiabile, ripercorrendo la sua esperienza da alpino svolta in due fasi: la prima nel 1931 con il servizio di leva, svolto a Susa, nel terzo reggimento del Battaglione Susa. «Dopo sette mesi fui congedato, dato che nel frattempo nacque Carlo il mio undicesimo fratello» aveva ricordato. A causa delle imminenti vicende belliche, Cichin viene richiamato alle armi il 28 agosto del 1939, e fu dislocato al Moncenisio per svolgere il servizio di guardia lungo il confine francese.
Dopo due mesi viene trasferito all'ottavo reggimento battaglione Cividale. Dopo aver raggiunto Brindisi in treno da Torino, fu trasferito in bastimento a Durazzo: «Dal porto fummo trasferiti a Skutari e poi a Puka. Da qui, a piedi, giungemmo a Kunes dopo 90 chilometri percorsi in tre giorni con, sulle spalle, uno zaino di oltre trenta chili». Il reggimento rimase sul posto un mese e mezzo in attesa che il Regno d'Italia dichiarasse guerra alla Grecia, «che non arrivò, pertanto ritornammo a Puka dove rimanemmo fino al gennaio del 1940. Nell'attesa della dichiarazione di guerra le classi del 1910 e 1914 furono rimandate in Italia, così avvenne per me e mio fratello, anche lui in Albania». Francesco fu riassegnato a Susa, dove «con un caporale e due commilitoni dovevamo sorvegliare - ricordava - una chiusa sul fiume Dora, dove veniva raccolta l'acqua per le industrie a valle. L'8 settembre, fummo avvisati dai civili che era dichiarato l'Armistizio. Con i compagni nascondemmo le armi e ci rifugiammo presso le famiglie della zona, in attesa di ricevere ordini»; che come la storia racconta, non ci furono mai e quindi, «dopo una settimana decidemmo di ritornare a casa. In sette giorni, a piedi, tornai a Ospedaletto, frazione di Santa Maria di Bobbio. Anche se più lungo, il ritorno fu meno faticoso dei novanta chilometri percorsi in tre giorni in Albania, non avendo lo zaino di trenta chili».


Paolo Carini

 

 

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26/01/2014

 

Oggi pranzo solidale per gli alluvionati della Sardegna

 

perino - Oggi si svolge il "mega" pranzo della solidarietà per gli alluvionati della Sardegna organizzata dal Gruppo alpini di Perino. L'appuntamento è alle 12.30 nel salone parrocchiale e sono ancora disponibili alcuni posti. All'iniziativa, promossa lo scorso dicembre, hanno aderito le associazioni locali: Pro loco, Asd Perino Calcio, Anspi, Avis, Amici di Macerato, Associazione commercianti artigiani e parrocchia di San Luigi Gonzaga. Il ricavato del pranzo è destinato alla ricostruzione di strutture per favorire la ripresa delle attività nelle zone devastate dall'evento climatico che aveva provocato 17 morti e migliaia di feriti.

 

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26/01/2014

 

Castagnata per anziani

 

CASTELLARQUATO (dm) Castagne ed allegria nel centro residenziale per anziani Cesare Beforti ai Pallastrelli di Castellarquato, grazie al Gruppo alpini di Vigolo Marchese, rappresentato per l'occasione da Egidio Castelli. Le penne nere hanno realizzato una castagnata per gli ospiti del centro, usando l'originale attrezzatura, somigliante ad una piccola locomotiva, messa a punto dall'imprenditore Paolo Nicoli. Il macchinario è in grado di trattare dieci chili di castagne all'ora, realizzando una perfetta tostatura. Insieme alla castagnata anche musica e canto. Infine, la premiazione divertente di miss Patona e mister Castagnaccio.

 

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25/01/2014

 

Edo Mazzoni dirigerà il Coro Ana Valnure. «Sono certo che don Gianrico mi guiderà»

 

Il coro Ana Valnure riprende la sua attività canora dopo la scomparsa del suo maestro don Gianrico Fornasari.
Sarà il maestro podenzanese Edoardo Mazzoni a guidare la formazione corale tutta al maschile, prendendolo in simbolica consegna da don Fornasari.
Un'eredità quella che riceve Mazzoni, perché il coro Ana Valnure è una realtà "storica" del territorio della vallata, un gruppo che da quarant'anni canta la nostra montagna e le vicissitudini degli alpini. Con la morte di don Fornasari avvenuta il 2 gennaio il coro si è sentito orfano.
Il sacerdote (parroco di Groppallo) era, è stato più volte ricordato nelle testimonianze di profondo affetto che abbiamo raccolto dopo la sua scomparsa, un direttore, ma anche un padre, un fratello, un amico.
«Dopo la scomparsa del caro Gianrico - afferma il vicepresidente del coro Piergiorgio Carrara a nome dei cantori - il senso di vuoto, di abbandono era insito nei nostri cuori. La risposta affermativa di Edo Mazzoni ci ha fatto sentire meno soli. Già dal primo incontro tra i membri del coro Ana e il nuovo maestro, che si è tenuto martedì, si è creata una vera armonia basata sulla stima e fiducia reciproca e sarà proprio questo legame a dare buoni frutti da oggi in poi».
Cantori e maestro "lavoreranno" insieme per amalgamare le voci e conoscersi.
Si cercano nuove voci
E intanto si cercano anche nuove voci maschili, dai 16 anni in su. Gli interessati potranno rivolgersi al coro durante le prove al martedì alle 21 nella sede di via 24 maggio a Bettola.
«Ho accettato la richiesta di guidare il coro Ana Valnure - dice il maestro Mazzoni, aggiungendola alle mie altre attività, per il legame di amicizia che c'è con i coristi, con gli alpini e che c'è sempre stato con don Gianrico. Ma pure per la storia importante del coro e per il repertorio tipico degli alpini e dei canti originali della Valnure e del nostro territorio. So che Gianrico mi guiderà certo da lassù in questo percorso».

 

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19/01/2014

 

Con gli alpini tutti al pranzo solidale per gli alluvionati della Sardegna

 

Perino - (mvg) alpini sempre sul fronte della solidarietà: quelli del Gruppo di Perino aprono l'anno sociale 2014 con uno straordinario gesto a favore delle popolazione di Sardegna colpite dal ciclone Cleopatra.
Dopo l'aiuto ai territori emiliani messi in ginocchio dal terremoto di due anni fa, ora gli alpini piacentini hanno sentito intensamente il grido di aiuto degli isolani colpiti duramente e aprono di nuovo i loro cuori, e le loro borse.
In dodici ore, il 18 novembre 2013, una bomba d'acqua aveva rovesciato 450 millimetri di pioggia, continuata per altri giorni, lasciando sul terreno morte e una immane devastazione. Le vittime erano state diciassette, alcune migliaia gli sfollati, moltissimi i feriti e miliardi di euro i danni. Quel grido è stato raccolto dal Gruppo alpini di Perino che ha programmato per domenica 26 gennaio un "mega" pranzo.
«Speriamo nell'adesione massiccia della gente - spiega il capogruppo Luciano Mazzari -. Abbiamo intitolato la manifestazione "Perino per la Sardegna, naturalmente alle nostre tavolate si possono presentare altri valligiani e cittadini». Il grande pranzo di solidarietà, che si svolgerà nel salone parrocchiale per favorire la massima partecipazione, è organizzato in collaborazione con le associazioni del territorio: Pro loco, Asd Perino calcio, Anspi, Avis, Amici di Macerato, Associazione commercianti artigiani Perino e parrocchia San Luigi Gonzaga.
«Abbiamo deciso una grande "coalizione" di forze per poter realizzare una grande raccolta di fondi - continua Mazzari -, la Sardegna è stata colpita dpesantemente e noi non possiamo dimenticare quelle popolazioni battute da così tanta violenza e da un evento tanto inatteso quanto doloroso e mai verificato». Le adesioni sono già aperte, chi intendesse partecipare al pranzo benefico, il cui ricavato sarà devoluto agli alluvionati della Sardegna, può telefonare, entro giovedì prossimo, allo stesso presidente Mazzari: 338 8772736.
 

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19/01/2014

 

Le penne nere in visita al Balderacchi Un dono all'alpino Natale, 100 anni

 

PONTEDELLOLIO - Gli alpini di Pontedellolio, come da tradizione, hanno aperto il 2014 con una visita agli ospiti della casa di riposo Balderacchi di Riva. Quest'anno l'occasione è stata particolarmente speciale perché fra gli anziani c'è una "penna nera" di 100 anni. L'alpino è Natale Guglielmetti, nato a Pradovera nel 1013. Faceva parte del battaglione Susa ed ha combattuto in Grecia e in Albania. Natale ha apprezzato moltissimo l'omaggio, da parte degli alpini, di un cappellino in bronzo con tanto di penna, simbolo del gruppo. Guglielmetti ha poi partecipato con gioia ai canti alpini e ha goduto dell'atmosfera gioiosa creatasi con gli altri ospiti del Balderacchi. Un vivo ringraziamento, da parte degli alpini, è andato al direttore e a tutto il personale della struttura, per la disponibilità e l'attenzione con cui seguono i ricoverati.
L'incontro è stato piacevolmente rallegrato dalla fisarmonica del capogruppo Luigi Garolfi e dal bel canto dell'assessore comunale Enrico Veluti, da sempre amico degli alpini.
 

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18/01/2014

 

Le "penne nere" portano Piacenza all'Expo 2015

 

Crugnola (Ana): «Il progetto sull'Adunata nazionale farà scuola»

 

Milano - La sala è la stessa in cui nel 2005 il vicario del cardinale di Milano diede l'annuncio della nomina di Gianni Ambrosio a vescovo di Piacenza-Bobbio. Oggi sotto la tela di Maria Immacolata, al posto dei clergyman, delle tonache e delle vesti paonazze ci sono le penne nere degli alpini piacentini che conquistano il cuore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
E' l'ennesimo effetto dell'Adunata nazionale, probabilmente il più importante proiettato verso il futuro. Lo dice il presidente della Provincia, Massimo Trespidi. «L'Adunata nazionale dello scorso maggio - è convinto - è stato lo strumento più importante per far correre Piacenza verso l'Expo». Lo dirà nel suo intervento anche il sindaco Paolo Dosi. Il progetto di ricerca di Università Cattolica e Associazione nazionale alpini che analizzerà l'Adunata nazionale di Piacenza dal punto di vista economico e sociale è un passaggio di tale percorso.
La Cattolica di Piacenza, con il suo Laboratorio di economia locale, lo ha proposto al quartier generale degli alpini in via Moscova. Le penne nere hanno detto sì ed il risultato di tale connubio è ben evidente tra i chiostri dell'università fondata da padre Gemelli.
Nell'aula dedicata a Maria Immacolata ci sono il vice presidente nazionale vicario dell'Ana, Adriano Crugnola, il segretario nazionale Ana, Silverio Vecchio, il presidente della Provincia di Piacenza, Massimo Trespidi, il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, i docenti della Cattolica Paolo Rizzi e Antonio Dallara, il Comitato organizzatore dell'Adunata di Piacenza con Bruno Plucani e il segretario Nicola Scotti, il revisore dei conti dell'Ana nazionale, Roberto Migli.
Passa il video realizzato dall'Ana con le immagini più salienti dell'Adunata di Piacenza e c'è chi, come l'alpino Sesto Marazzi (già capogruppo di Sarmato e componente del Coa) fatica a trattenere la commozione.
«Abbiamo preso coscienza da tempo dell'eccezionalità delle Adunate nazionali - esordisce Crugnola - anche se la ricaduta principale che a noi interessa è quella dei valori che stanno alla base delle cerimonie». «E' poi vero - continua - che le Adunate diventano delle feste di popolo, un popolo trascinato dagli alpini che a volte stupiscono anche noi». «Quando la Cattolica si è rivolta all'Ana abbiamo detto di sì - rivela -: fino ad oggi le Adunate si sono sempre basate su stime ed anche su Piacenza abbiamo visto le cifre più disparate in fatto di partecipazione: dalle 200mila persone fino, addirittura, alle 600mila». In ogni Adunata ci sono indizi significativi ed importanti, evidenzia il segretario Vecchio. Ma rimangono indizi: come a Bolzano 2012 quando l'ente Provincia con una rilevazione dall'elicottero contò 312mila persone la domenica a mezzogiorno lungo la sfilata, come il sindaco di Catania che dopo l'edizione del 2002 dichiarò una ricaduta di 20 milioni di euro, come a Cuneo 2007 quando un gioielliere disse di aver incassato in due giorni come in un mese, come - infine - ad Asiago 2006, quando un venditore di panini fu costretto ad ammettere ai carabinieri che l'incasso rubatogli ammontava a 15mila euro in soli due giorni.
Grazie all'iniziativa della Cattolica di Piacenza ecco dunque che si potranno mettere nero su bianco alcune certezze. Piacenza, come evidenzia ancora il numero due dell'Ana Nazionale, «può fare da scuola per un'indagine che potrà interessare anche le prossime adunate». A cominciare da quella di Pordenone. La conferenza stampa inizia in ritardo perchè è proprio dalla città veneta che un giornale locale (Il Gazzettino) chiama il sindaco Dosi per un'intervista. «Ho voluto rassicurare chi ospiterà la prossima Adunata - rivela Dosi -, anche da noi c'era un certo scetticismo e alla fine ci si è dovuti ricredere. Alla gente di Pordenone ho voluto dire che noi di Piacenza un'altra Adunata siamo pronti ad ospitarla anche subito». Torna il tema dell'Esposizione Universale di Milano. «E' stata una sorpresa per tutta la comunità piacentina - ricorda -, le stesse istituzioni hanno vissuto una grande esperienza di collaborazione che contiamo di riproporre per l'Expo 2015».
Federico Frighi

 

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18/01/2014

 

Dall'amor di Patria all'accoglienza all'ombra del Gotico, diciotto domande per sapere come si è vissuta l'Adunata

 

Milano - A quattromila alpini in tutta Italia arriverà un foglio riportante sul frontespizio: "L'Adunata Nazionale degli alpini: il caso Piacenza".
Le domande sono diciotto. Il questionario è anonimo ma all'alpino viene chiesta l'età, lo stato civile e il Comune di residenza. Poi l'occupazione principale e se ha sfilato all'Adunata 2013 di Piacenza. A questo punto si entra nel dettaglio per conoscere l'impatto economico sulla città.
La domanda numero 6 chiede quanti giorni è stato a Piacenza e quante notti ha pernottato a Piacenza o dintorni. Dove ha pernottato tra tenda/camper personale o di amici, alloggi collettivi (palestre, capannoni), albergo, altra struttura ricettiva (B&B, agriturismo, etc.), presso amici, presso parrocchie e altro. Ancora: in che provincia ha pernottato, tra Piacenza, Parma, Lodi, Pavia, altro. Il mezzo utilizzato e la spesa per il viaggio per arrivare a Piacenza dal Comune di residenza.
Il questionario si sofferma a questo punto sui non alpini: "Quanti amici o parenti non alpini sono venuti con te all'Adunata a Piacenza? " si chiede nella domanda numero 10.
Si procede con l'aspetto economico. Nella domanda 11 viene chiesto di indicare la spesa personale che si è sostenuta durante l'Adunata, suddivisa in alloggio, vitto, bevande, prodotti locali, altro.
Il quesito 12 è dedicato a Piacenza. "Come giudichi - viene chiesto - l'accoglienza e l'offerta di Piacenza? (nulla, scarsa, media, molto buona". Le voci riguardano i servizi di accoglienza pubblica, l'acccoglienza della popolazione, i servizi ricettivi e gli alberghi, il Comitato Organizzatore (COA), i monumenti e il patrimonio artistico, la qualità e la pulizia della città.
Dalla domanda 13 in poi si entra nell'aspetto valoriale. Si chiede all'alpino quanto sono importanti nella sua vita (le risposte sono per nulla, poco, abbastanza, molto), il lavoro, l'amore, il benessere economico, gli amici, la politica, la religione, la famiglia, la salute, la democrazia, l'impegno sociale, il tempo libero, la pace, la solidarietà, la libertà, la patria. La 14 è dedicata all'alpino felice (molto, abbastanza, non molto, infelice) e la 15 al grado di fiducia nelle seguenti "istituzioni" (nulla, poca, abbastanza, molta): pubblica amministrazione, insegnanti e scuola, forze dell'ordine e polizia, sindacati, Chiesa, Governo, forze armate e militari, politici magistrati e tribunali, amministratori del Comune di residenza, scienziati, industriali e grandi aziende, piccoli imprenditori e artigiani, banche, partiti, Unione Europea, Onu, giornali e stampa, televisione, organizzazioni di volontariato.
Poi il senso di appartenenza dell'alpino. Due risposte tra il paese e la città in cui vive, la regione in cui vive, l'Italia, l'Unione Europea, il mondo in generale. Se la domanda 17 mira a sapere se si svolge o no attività di volontariato, il questionario si chiude chiedendo di specificare quali contributi e valori sono testimoniati dagli alpini (due risposte) tra democrazia, allegria, libertà, fratellanza, religiosità, solidarietà, amore per la Patria.


fri

 

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18/01/2014

 

Interviste in tutta Italia e telefonate a Piacenza

Si lavora su un campione di 4.150 persone

 

Milano - Lo studio dell'Università Cattolica ha come obiettivo «farci capire qual'è stato l'impatto economico e sociale dell'Adunata di Piacenza» spiega Paolo Rizzi, docente alla facoltà di Economia e Giurisprudenza dell'ateneo piacentino e direttore del Laboratorio di economia locale. Così si è scelto «di intervistare circa 4.000 alpini di tutta Italia, presenti all'Adunata», selezionati in base a criteri di rappresentatività del campione rispetto all'universo degli iscritti, in base al peso delle sezioni e delle classi di età. Nello stesso tempo toccherà ai piacentini, cento di città, e cinquanta tra Castelsangiovanni e Fiorenzuola. In questo secondo caso le domande saranno fatte al telefono ed il campione sarà scelto a caso da nominativi forniti dagli uffici Anagrafe dei tre Comuni. La parte piacentina riguarda soprattutto l'aspetto sociale dell'Adunata, quello dei «valori che gli alpini sono riusciti a trasmettere».
Antonio Dallara, docente alla Cattolica e rappresentante della Fondazione Itl, entra nel dettaglio. «Vogliamo sapere quanto hanno speso gli alpini a Piacenza e che cosa hanno acquistato» evidenzia «oltre all'aspetto legato ai valori». Viene utilizzato uno strumento quantitativo complesso elaborato dalla Fondazione Itl, «lo stesso che si sta sperimentando sull'Expo 2015»
Il questionario verrà strutturato in due parti:
nella prima si chiederanno informazioni sulla partecipazione all'Adunata di Piacenza in particolare i giorni e le notti di permanenza nel luogo, il luogo di pernottamento, le spese sostenute e la tipologia di prodotti/servizi acquistati; ma anche la percezione dell'accoglienza ricevuta e della qualità del territorio e del capitale sociale del territorio ospitante.
Nella seconda parte il questionario indagherà aspetti culturali e sociali dell'associazionismo degli alpini (valori e motivazioni, fiducia nelle istituzioni, attività di volontariato).
I piacentini coinvolti nell'indagine dovranno essere residenti. Anche qui si vuole sapere il grado di coinvolgimento nell'evento Adunata, le spese sostenute e la tipologia di prodotti/servizi acquistati, la percezione degli effetti sociali e relazionali dell'evento e delle caratteristiche comportamentali degli ospiti, l'individuazione di interventi e azioni per rafforzare il senso identitario e a coesione sociale locale
Vi sarà poi un focus group con gli esercenti di pubblici esercizi. Verrà individuato un campione ristretto di operatori economici e commerciali locali per verificare: l'impatto economico sulle proprie attività economiche, il maggior flusso di vendite e la tipologia di prodotti/servizi erogati; l'individuazione di interventi di marketing territoriale per rafforzare la promozione del sistema locale.
Un'ultima parte riguarda l'analisi comparata di alcuni eventi simili e sul loro impatto economico e culturale per evidenziare specificità e costanti in termini di impatto economico e percezione sociale. Al termine di tutte le attività di ricerca verrà redatto un Bilancio Sociale dell'Adunata degli alpini a Piacenza. Emergeranno le ricadute economico-finanziarie dell'evento sul sistema economico che ha ospitato l'iniziativa, si darà spazio all'analisi delle ricadute sociali ed ambientali e si metteranno a fuoco l'importanza dell'Adunata nei processi di costruzione del Capitale Sociale dei partecipanti e al loro senso di appartenenza al Corpo degli alpini.
Se la preparazione del progetto e l'elaborazione dei dati spetta al Laboratorio di economia locale della sede piacentina dell'Università Cattolica, saranno invece gli alpini a preoccuparsi della spedizione e della raccolta dei questionari, nonchè delle telefonate-inchiesta al piccolo campione di cittadini piacentini. Per la prima parte del lavoro verrà impiegato personale dell'Ana nazionale (a Milano), per la seconda le telefonate partiranno dagli alpini volontari dislocati presso la sede del Coa piacentino nella casa cantoniera di via Cremona.
Il tutto dovrà essere pronto entro il prossimo mese di maggio, in tempo per essere presentato all'Adunata nazionale di Pordenone.


fed. fri.

 

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18/01/2014

 

81 sezioni

 

Nel Nord Est il grosso dei questionari

 

Milano - (fri) L'Associazione Nazionale alpini (Ana) nell'anno 2012 contava circa 293mila iscritti nelle 81 sezioni italiane. All'Adunata Nazionale di Piacenza hanno sfilato complessivamente circa 71mila persone, di cui 67mila riconducibili alle sezioni italiane.
In base alla numerosità dei soci iscritti e alla loro partecipazione all'Adunata di Piacenza, le 81 sezioni italiane sono state aggregate in quattro gruppi per definire il campione di 4mila alpini da intervistare. Il grosso delle interviste si spalmerà tra le sezioni di Bergamo, Trento, Verona, Vicenza, Brescia, Torino nelle quali verranno sentiti 200 alpini per sezione. Saranno poi intervistati 100 alpini per sezione a Udine, Treviso, Bassano del Grappa, Abruzzi, Cuneo, Pordenone, Belluno, Como. Ancora: 50 alpini a testa nelle sezioni di Sondrio, Aosta, Conegliano, Lecco, Salò, Valle Camonica, Biella, Parma, Varese, Feltre, Pinerolo, Bolognese-Romagnola, Ivrea, Modena, Asti. Infine 25 alpini a testa nelle rimanenti 52 sezioni.

 

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15/01/2014

 

L'Adunata alpini piacentina diventa caso accademico

 

Alla Cattolica di Milano la presentazione del progetto di ricerca: questionari alle "penne nere" di tutta Italia

 

L'Adunata nazionale alpini di Piacenza diventa un esempio da studiare a livello nazionale. Non solo per la ricaduta economica ma anche per il valore sociale che trasmette a coloro che la vivono.
Venerdì mattina a Milano, nella sede dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, sarà presentato il progetto di ricerca a cui stanno lavorando assieme l'Ana (Associazione nazionale alpini) e il Lel, il Laboratorio di economia locale della sede di Piacenza dell'Università Cattolica. Il progetto è attualmente in corso e si propone prima di tutto di verificare se i 40 milioni di euro di ricaduta economica di un'Adunata come quella di Piacenza siano effettivamente confermati da calcoli più complessi e precisi di quanto non fosse una prima stima, peraltro verosimile, fatta all'indomani dell'evento.
Lo studio dovrà terminare tassativamente entro il prossimo aprile in modo da poterlo presentare nell'immediatezza della prossima Adunata nazionale che si terrà nel mese di maggio a Pordenone. I dettagli e le modalità dell'indagine in cui saranno contattati personalmente con un questionario migliaia di cittadini italiani che hanno avuto a che fare con l'Adunata verranno presentati giovedì mattina a Milano nel corso di una conferenza stampa che, al momento, risulta fissata nell'aula Maria Immacolata dell'Università Cattolica del Sacro Cuore; conferenza avente come tema "L'Impatto economico e sociale dell'Adunata Nazionale degli alpini". Nel corso dell'evento, oltre ad essere presentato il progetto di ricerca sul caso Piacenza sarà mostrato un video sull'Adunata nazionale dello scorso maggio.
Saranno presenti Adriano Crugnola, vice presidente vicario dell'Associazione Nazionale alpini, Paolo Rizzi docente dell'Università Cattolica del Sacro Cuore alla Facoltà di Economia e Giurisprudenza di Piacenza e direttore del Lel, Paolo Dosi, sindaco di Piacenza, Massimo Trespidi, presidente Provincia di Piacenza. Poi Cesare Lavizzari, consigliere nazionale Ana, Silverio Vecchio, segretario nazionale Ana, Antonio Dallara, Fondazione ITL, Roberto Migli, componente del Collegio Revisori Nazionali Ana, Bruno Plucani, membro del Comitato organizzazione 86ma Adunata alpini e già presidente della sezione alpini di Piacenza.


Federico Frighi

 

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12/01/2014

 

Morto "Dante", capo partigiano

 

Italo Croci, ex comandante di Brigata, si è spento a 91 anni: i ricordi della  Resistenza e l'esperienza di volontario e alpino. Domani alle 15 i funerali

 

MORFASSO - Morfasso e l'Alta Valdarda hanno perso uno degli ultimi protagonisti della Resistenza: Italo Croci, ex comandante di Brigata partigiana che ha partecipato alla lotta di Liberazione con il nome di battaglia di "Dante", si è spento ieri mattina all'ospedale di Piacenza. Nel nosocomio piacentino era infatti ricoverato dal 31 dicembre scorso, da quando cioè le sue condizioni di salute si erano aggravate a seguito di una malattia i cui sintomi avevano cominciato a manifestarsi da circa un anno e mezzo. Croci aveva 91 anni e da più di due anni si era stabilito a Morfasso, nella sua casa situata a poche decine di metri dal campanile. «Ha lottato fino alla fine come un leone» ha detto suo figlio Gianluca, che lavora come responsabile operativo della filiale parigina di una importantissima maison di moda italiana. Italo Croci era nato a Sperongia di Morfasso il 23 gennaio 1922, la frazione morfassina dove ha sede il Museo storico della Resistenza piacentina che proprio lui, il 25 aprile del 2009, aveva inaugurato con il simbolico taglio del nastro compiuto assieme all'allora presidente della Provincia Gianluigi Boiardi. In quella storica e indimenticabile occasione, davanti a centinaia di persone, l'allora presidente provinciale dell'Anpi, Mario Cravedi, si era rivolto a "Dante", seduto in prima fila, e aveva pronunciato queste parole: «Dante, che vedo qui col suo cappello d'alpino, è stato una roccia nella Resistenza della vostra zona, un simbolo! Insieme al tenente Pietro Inzani, al comandante Giuseppe Prati e ad altri partigiani, Dante ha dato vigore alla lotta partigiana, uomini tutti che hanno sacrificato la loro gioventù per un avvenire! ».
Prima ancora di diventare un partigiano, Italo Croci, che da bambino ha frequentato la scuola del suo paese fino alla terza elementare, ha avuto la possibilità di proseguire e perfezionare gli studi a Cremona, conseguendo il diploma magistrale nel 1941. Nel 1943, a seguito della chiamata alle armi, parte per Merano e viene assegnato al corso ufficiali e, successivamente, viene destinato al 5° Battaglione antisbarco alpini di stanza a Tarquinia, dove arriva il 23 luglio. Il dieci settembre 1943, due giorni dopo l'annuncio dell'entrata in vigore dell'armistizio, ai militari del 5° battaglione alpini viene dato l'ordine di far rientro alle proprie case. Italo Croci riesce ad arrivare a Sperongia il 14 settembre, abbraccia immediatamente la causa della Resistenza prendendo il nome di battaglia di "Dante" e, in seguito, diventa il braccio destro del comandante della Divisione partigiana Valdarda, Giuseppe Prati. Croci ricordava con precisione i momenti più drammatici della sua esperienza partigiana, come quando era stato fatto bersaglio, assieme a suoi compagni, la sera del 7 settembre 1944, dei proiettili e degli spezzoni lanciati dall'aeroplano "Pippo" vicino a Teruzzi, e dell'azione compiuta da solo sulla Rocca di Carignone il 15 marzo 1945: armato di mitragliatrice, era stato mandato dal comandante Prati a tenere a bada i repubblichini che si trovavano sopra Breve di Rustigazzo, i quali gli sparavano con un mortaio da 81 mm. Terminato il conflitto, nel 1948 "Dante" parte per Londra dove trova un lavoro nello snack bar di Pino Bacchetta, ma nel maggio del 1951 rientra in Italia e trova occupazione a Cortemaggiore presso la Santa Fé Drilling Company, una società americana che esegue lavori di perforazione per conto dell'Agip. Eletto consigliere comunale nella lista di maggioranza della Democrazia Cristiana, che ha governato il comune di Morfasso dal 1952 al 1956 (il sindaco era Giuseppe "Pino" Cavaciuti), Croci, dopo un anno di lavoro a Cortemaggiore, si mette in società con i suoi fratelli e, dopo aver preso la patente di terzo grado nel 1954, lavora come autotrasportatore fino al 1960. Dal 1961 fino al pensionamento, maturato nel 1983, lavora negli uffici amministrativi di diversi stabilimenti dell'Rdb. Sposato con Bice Cavanna, che gli ha dato i figli Cati e Gianluca, "Dante" si dedica al volontariato e fa parte della cooperativa "Laborart", che si occupa del recupero di tossicodipendenti, dal 1988 al 1998. Il 5 luglio 1982, il Ministero della Difesa conferisce a Italo "Dante" Croci - a titolo onorifico - il grado di Capitano. Legatissimo al Corpo degli alpini, "Dante" non mancava mai alla festa che le penne nere morfassine organizzano d'estate nel pianoro di Santa Franca, e a lui è sempre toccato il compito di leggere la "Preghiera dell'Alpino" al termine della funzione religiosa.
I funerali di Italo "Dante" Croci si svolgeranno domani pomeriggio alle 15 nella chiesa parrocchiale di Morfasso.


Gianluca Saccomani

 

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07/01/2014

 

Biscotti e mandarini ai nonni del Castagnetti

 

Pianello - Il grande cuore degli alpini di Pianello batte sempre per gli anziani ospiti della casa protetta monsignor Castagnetti. A loro ieri sono stati rivolti gli ultimi calorosi auguri prima della conclusione del periodo delle feste natalizie. Auguri che si sono tradotti in un coreografico gesto concreto. Lungo le vie del paese ha infatti sfilato la "Carovana della bontà": questo era infatti il nome assunto dal lungo corteo organizzato dalla penne nere pianellesi allo scopo di fare vista agli anziani ospiti del Castagnetti e di portare a loro biscotti, mandarini e soprattutto un segno di vicinanza e di affetto.
Il corteo ha avuto il suo punto di ritrovo di fronte alla sede degli alpini, in piazza Mercato, dove una trentina di penne nere si sono date appuntamento insieme ai rappresentanti di tante associazioni del paese che hanno voluto partecipare all'evento. La "Carovana", guidata dal capogruppo degli alpini Mario Aradelli, ha percorso a piedi le vie del centro storico al seguito di una jeep carica di doni per gli anziani del Castagnetti.
L'unica sosta prima dell'arrivo è stata fatta davanti al sagrato della chiesa parrocchiale di San Maurizio, dove il parroco monsignor Mario Dacrema ha atteso i partecipanti per la tradizionale benedizione dei doni e per spiegare il significato di questo gesto che ogni anno gli alpini e le associazioni del paese organizzano in occasione del giorno dell'Epifania.
Terminato questo momento di preghiera e riflessione, la Carovana è partita alla volta della casa protetta dove le penne nere e i volontari dei vari sodalizi hanno incontrato ad uno ad uno i singoli ospiti. Gli organizzatori avevano preparato un centinaio di sacchetti - uno per ciascuno degli ospiti - contenenti biscotti e mandarini che sono stati lasciati sui comodini all'interno delle stanze dove gli anziani soggiornano.
Il pomeriggio è proseguito con una grande festa allestita nei locali del Castagnetti, dove il gruppo Musetta ha intrattenuto i presenti con musiche folk e tradizionali. La Carovana della bontà ha chiuso il calendario di manifestazioni che hanno animato il Natale dei pianellesi e anche gli eventi organizzati dagli alpini, che nello scorso mese hanno soffiato sulle loro prime novanta candeline.
Si tratta di uno dei gruppi più longevi di tutto il Piacentino che oggi comprende, oltre alla sezione di Pianello, anche gli alpini di tutto il comprensorio dell'Alta Valtidone. In totale il gruppo conta 190 iscritti.
In occasione della recente festa tenutasi a Pianello sono stati ricordati i quattro padri fondatori che nel 1923 diedero il via al gruppo e che furono: Carlo Civardi, Ettore Fornasari, Giuseppe Belleni e Guido Macciò.
mar. mil.

 

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06/01/2014

 

appello al coro ana - continuate nel segno di don gianrico

 

Buongiorno Direttore,
ho partecipato insieme ad alcuni amici del Gruppo alpini di Groppovisdomo e Gropparello alle esequie del "nostro prete montanaro". Già il Suo quotidiano ha dato risalto alla larghissima partecipazione di persone che hanno voluto accompagnare Don Gianrico nel Suo ultimo viaggio a conferma dell'affetto che, per motivi diversi, ognuno di noi aveva nei Suoi confronti. Vorrei però fare un accenno a quella che era per il presule un'altra famiglia e per noi di queste vallate un simbolo di cultura, capacità, impegno e disponibilità: il Coro Ana Valnure. Per molti di loro probabilmente viene a mancare una figura di riferimento, quasi fosse la scomparsa di un padre buono che nei momenti di incertezza e di difficoltà trova sempre le parole o i mezzi per dar vigore allo spirito e affrontare così nuove sfide e raggiungere traguardi sempre più ambiziosi.
Quello che vorrei trasmettere agli amici della corale bettolese è la vicinanza di tanta gente di montagna che stimava don Gianrico anche grazie al loro impegno, alla loro professionalità, al loro mettersi al servizio delle grandi manifestazioni: dall'Adunata Nazionale degli alpini al partecipare e condividere in armonia e amicizia le serate in una piccola frazione per onorare un piccolo gruppo di alpini o un'associazione che, come loro, cercano di tener vive le tradizioni delle zone montane. Nei prossimi giorni ad alcuni di loro potrebbero sorgere dubbi se continuare l'esperienza, potrebbe venire la tentazione di mollare tutto proprio perché è venuto a mancare "il padre".
Bene da oggi il Coro Valnure sono loro - piu' di prima - proprio perché hanno assorbito nel loro dna di coristi e di persone gli insegnamenti di un maestro irripetibile che oggi li guiderà dal Cielo dove sicuramente gli sarà stato assegnato un coro di angeli. La nostra montagna e il Coro Ana Valnure hanno una stella in più a cui rivolgere le loro preghiere. In bocca al lupo e avanti per nuovi trionfi (quando volete fissare una data a Groppovisdomo siete sempre i benvenuti!).


Giuseppe Solari

 

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05/01/2014

 

Così le feste di Natale al centro anziani Verani

 

Coro Folk, spettacoli, animazione e la visita degli alpini che si rinnova da 25 anni

 

(men.) Un vecchio banco di scuola arrivato dall'ex asilo Lucca ed accanto una lavagna in ardesia, tra le ultime "scartate" delle elementari, ed alcune renne natalizie fatte di cartone. Ecco la composizione che accoglie i visitatori nell'atrio del centro anziani della Fondazione Verani Lucca, dove ogni giorno vivono circa 300 persone, tra ospiti e dipendenti, queste ultime in stragrande maggioranza donne. Nei giorni delle festività natalizie, tuttavia, i valdardesi che frequentano il Verani Lucca sono molti di più, per i tanti eventi organizzati.
Si è iniziato quest'anno con la giornata di Santa Lucia, che ha visto la recita di poesie e sketch in dialetto, con l'avvocato Anna Botti affiancata dal cavalier Marchini di Piacenza. Il 21 dicembre è stata celebrata nella cappella del Verani, la messa del ricordo, per i benefattori e per le dipendenti scomparse. La messa è stata animata dal Coro Lute diretto da Renata Molinari che tornerà domenica, 12 gennaio, alle ore 15,30 al centro anziani per dirigere il coro Folk e chiudere così il calendario natalizio. Per lo spettacolo degli auguri al Verani quest'anno è stata scelta la commedia "Nel salotto di Barbarella", parodia dell'Uomini e donne televisivo, messa in scena dalla compagnia Le Stagnotte. Ai mini alloggi per anziani si erano sono esibiti, nel giorno di Natale, i musicisti Marcello e Paola dei Freetlones.
Molto attesa è la visita degli alpini che si rinnova da ben 25 anni e alla quale, negli ultimi anni, si sono aggiunti i bambini della scuola primaria. Le penne nere hanno fatto visita al centro portando cesti alimentari oltre a tre lettori cd e dvd che vengono utilizzati nelle attività di animazione con gli anziani. Per la prima volta ha fatto il suo ingresso all'evento fiorenzuolano il nuovo presidente della sezione Ana di Piacenza Roberto Lupi, affiancato dal capogruppo locale Alberto Mezzadri, dal tenente Franco Meneghelli, da altre penne nere e dalle autorità religiose, civili e militari: il parroco monsignor Gianni Vincini, il sindaco Giovanni Compiani, il vicesindaco Giuseppe Brusamonti, il maresciallo Ercole Dallospedale. I bimbi guidati dalla maestra Anna Maria Russo hanno donato bellissimi canti ("Il sogno dei bambini") e strumenti musicali fatti con materiali di recupero.
Materiali e oggetti riciclati sono stati portati a nuova vita grazie alla creatività di Letizia Sozzi, coordinatrice delle attività di animazione del centro, che ha coinvolto anche gli anziani durante le terapie occupazionali, nella creazione di decorazioni natalizie con oggetti di uso quotidiano. Bellissimo l'albero di Natale sulla cui sommità spicca il cappello degli alpini e dove alle tradizionali palle di natale si sostituiscono oggetti di uso domestico. Letizia ha saputo davvero rendere ancor più "caldo" e colorato, un ambiente che è accogliente tutti i giorni dell'anno. Una visita vale la pena, entro il 12 gennaio, giorno in cui si chiudono al Verani le manifestazioni natalizie. In ogni angolo c'è una sorpresa. La Fondazione Verani Lucca, una Onlus il cui cda presta la sua opera a titolo gratuito, ha deciso quest'anno di devolvere una cifra significativa al fondo parrocchiale di solidarietà: il presidente della Fondazione Francesco Boscarelli, in accordo con la direttrice Claudia Ghisoni e con tutto il personale, ha scelto di impiegare i 500 euro normalmente usati per i regalini alle dipendenti, per rimpinguare il fondo sociale a cui stanno attingendo tante famiglie in difficoltà, per bollette e affitti.
 

 

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05/01/2014

 

Il cappello da alpino sulla bara

 

Un fiume di persone arrivate sul monte Castellaro per l'ultimo saluto a don Gianrico. Un calore che il sacerdote, da lassù, avrà sicuramente sentito. La chiesa dedicata a Santa Maria Assunta ieri mattina era gremita per i funerali di don Fornasari, scomparso improvvisamente a 78 anni il 2 gennaio. Esequie celebrate dal vescovo di Piacenza-Bobbio, monsignor Gianni Ambrosio, insieme a tanti sacerdoti della diocesi. In particolare, gli amici preti più vicini, quelli dell'Alta Valnure e della montagna per la quale si è speso per 60 anni. Sull'altare anche padre Archimede Fornasari, missionario comboniano fratello di don Gianrico, che ha raggiunto Groppallo dalla casa madre a Milano per essere vicino agli altri fratelli (Mariuccia, Romano e Mariangela) ed ai familiari. Presenti i sindaci di Farini e Pecorara, dove don Gianrico era nato nel 1935, il vicepresidente della Provincia di Piacenza, Maurizio Parma, il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, ed anche Pierluigi Bersani, tornato nella sua Valnure per rendere omaggio al sacerdote con il quale ha vissuto l'esperienza del coro Ana Valnure con sede a Bettola. Non è mancata nemmeno l'Associazione carabinieri in congedo di Groppallo con gli amici di tutte le parrocchie di don Gianrico. Sulla bara i fiori bianchi, con il Vangelo, la stola e un cappello alpino, che da tanti anni custodiva in sacrestia, segno del suo attaccamento alle penne nere. Infatti, anche se non era alpino, conosceva bene i valori e l'impegno di quel Corpo. Conosceva bene gli alpini piacentini (presenti molti gagliardetti dei gruppi e il presidente Roberto Lupi che ha letto la Preghiera dell'alpino) e quelli della vallata, con i quali ha vissuto grandi esperienze anche come direttore del coro Ana Valnure. I coristi hanno cantato con le lacrime agli occhi per aver perso il direttore e un maestro di vita.
In tanti ieri hanno tracciato un ricordo di don Fornasari durante la celebrazione. Espressioni di gratitudine formulate dando del tu a don Gianrico nella certezza che lui fosse ancora lì ad ascoltare.
Esemplare il ricordo portato da don Giuseppe Calamari, parroco di Ferriere. Entrambi entrati in seminario nel 1947 a 12 anni, «custoditi da un santo prete, don Cobianchi» scomparso recentemente. «Grazie don Gianrico - ha detto il celebrante - hai fatto della vita un dono d'amore».
Una testimonianza di fedeltà e continuità, lo ha definito il vescovo Ambrosio, per aver percorso con questa comunità il cammino di tutta la valle. «Un uomo di grande umanità - ha osservato sottolineando alcuni aspetti della sua vita in parallelo con la vita di Gesù - e aperta a tutti che ha svolto il suo servizio con dedizione sentendosi servo inutile. Ha cantato e pregato, studiato e lavorato in mezzo alla gente che ha amato, uomo di carità spontanea, tenace e rigoroso, discepolo di Cristo». La salma di don Fornasari ha poi percorso la navata, soffermandosi lungamente per la folla, ed è stata accompagnata a spalla da amici ed alpini e da un lungo corteo nel cimitero dove riposerà.
Nadia Plucani

 

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05/01/2014

 

«Ti ricorderemo con le note dei tuoi canti»

 

groppallo di FARINI - (np) Uomo e prete di montagna, don Gianrico Fornasari ha lasciato un segno. La gratitudine nei suoi confronti è stata manifestata da tanti ieri mattina ai funerali. «Ci mancherai, Gianrico - ha detto Cristina Cordani, dando voce ai parrocchiani di Boccolo Noce - ci mancheranno la tua musica, i tuoi commenti aspri, ma detti per indicare la via della speranza. E siamo certi che ci seguirai ancora, aiutandoci a non disperdere quell'immenso patrimonio che ci hai donato, mantenendo viva quella forza per far sì che la montagna non muoia».
«Siamo sicure che in qualche modo ancora ci aiuterai. Ti salutiamo una per una, perché volevi che ciascuna facesse la sua parte, nella comunità così come nelle nostre vite», hanno detto commosse alcune ragazze di Groppallo. «Grazie per esserci stato in tutte le occasioni - sono state le parole del sindaco di Farini, Antonio Mazzocchi -. Chi bussava alla tua porta sapeva che avrebbe trovato un sacerdote pronto ad aiutarlo senza "se" e senza "ma", con quello spirito semplice che faceva di te una grande persona. Ogni volta che nella nostra valle e nel vento risuoneranno le note dei tuoi canti, il nostro ricordo andrà a te». Per lui ieri è risuonato Signore delle cime, il canto che gli alpini riservano agli amici defunti («andati avanti», dicono loro) eseguito dal coro Ana Valnure. Ma anche brani di Haendel e Vivaldi eseguiti al violino da Mihail e Aurel Ion, padre e figlio romeni, che avevano conosciuto don Gianrico a Boccolo Noce. I suoi cantori e la presidente Donisia Chinosi lo hanno definito "amico, fratello e maestro". «Diceva che il canto non dev'essere un insieme di note anonime, ma un'armonia nata nei cuori e nelle anime, capace di coinvolgere chi l'ascolta». E si prendeva cura anche dei più giovani. «Come mi hai insegnato - ha detto la maestra Beatrice della scuola di Groppallo - porto nel cuore questi ragazzi, in un cammino di educazione alla vita, ai suoi valori importanti. Hai dato la mano a tutti i nostri bambini e ragazzi e li hai guidati al sorriso».

 

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04/01/2014

 

I cantori orfani di don Gianrico

 

Stamattina l'addio a don Fornasari a Groppallo. Il profondo cordoglio del coro Ana: «Con lui abbiamo dato voce a tutti gli alpini di Piacenza»

 

FARINI - Trovare un altro come Gianrico sarà come trovare un ago in un pagliaio. Uno dei suoi cantori, Piergiorgio Carrara, vicepresidente del coro Ana Valnure che il sacerdote dirigeva dal 1982, sottolinea che sarà difficile sostituire don Fornasari, scomparso improvvisamente giovedì.
Stamattina alle 10.30 il vescovo mons. Gianni Ambrosio celebrerà le esequie nella chiesa di Groppallo, un luogo che don Fornasari aveva cominciato a frequentare già prima di diventare prete, quando ancora era seminarista e raggiungeva il monte Castellaro per aiutare il parroco don Antonio Cavaciuti. Su quei monti tanto ha fatto e tutti lo ricorderanno per questo. A partire dai suoi cantori, una trentina di elementi che oggi si trovano senza guida, senza un maestro di coro e di vita, un amico di lunga data. «Siamo tutti scioccati - riferisce Carrara -. Insieme abbiamo fatto numerose e bellissime esperienze, in particolare dando voce agli alpini di Piacenza, da quando cioè il nostro coro Valnure, fondato nel 1973 da don Vincenzo Calda di Bettola ed alcuni amici, è divenuto il coro della sezione alpini di Piacenza. Don Gianrico non era alpino, ma era come se lo fosse stato. Alle adunate nazionali il nostro coro ha sempre cantato ed anche nelle manifestazioni della nostra provincia. Ci ha sempre detto di cantare con il cuore più che con la bocca, che anche se facevamo qualche sbaglio l'importante era trasmettere emozione. E abbiamo visto che aveva ragione». L'unicità del coro Ana Valnure è proprio quello di trasmettere le forti sonorità caratteristiche dell'Appennino piacentino e della vallata. L'ultima uscita del coro è stata il 26 dicembre per accompagnare con i suoi canti l'annuale messa in Duomo dedicata al beato don Secondo Pollo, cappellano alpino.
«Era un grande maestro di vita - lo ricorda Mario Casotti, operatore del Cineclub Piacenza che da diversi anni segue il coro, non solo in provincia, e riprende le sue performance -. Una persona molto sensibile, attaccata ai suoi uomini che, come diceva, lo sopportavano con una dedizione particolare». Don Fornasari era infatti un uomo forte di carattere, a volte burbero, ma dentro di una sensibilità tale per cui era benvoluto da tutti. «Una persona squisita - lo ricorda Donisia Chinosi, presidente del coro Ana Valnure - e la gente lo sta dimostrando in questi giorni rendendogli omaggio con le loro visite. Io e mio marito (Domenico Callegari, già presidente del coro, scomparso nel 2006 ndc) siamo sempre stati vicino al coro e questa è una grande perdita».
Grande cuore e disponibilità sono due caratteristiche evidenziate anche da Angelo Zanellotti, ispettore della Croce Rossa di Farini. «Siamo dispiaciuti - afferma - perché era una figura di riferimento anche per noi perché apprezzava e sponsorizzava forte l'idea del primo soccorso. Quando tre anni fa era stato installato il defibrillatore a Groppallo aveva partecipato al corso per il suo utilizzo. E quando siamo andati in Abruzzo a Collebrincioni ad aiutare la popolazione terremotata aveva spronato i volontari a partecipare alla ricostruzione ed era venuto con il coro a cantare all'inaugurazione della chiesa in legno che gli alpini avevano costruito».


Nadia Plucani

 

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03/01/2014_2

 

«Sempre presente, non si risparmiava»

 

Nelle parrocchie, negli oratori e nelle scuole. E dirigeva il coro Ana Valnure

 

La notizia dell'improvvisa scomparsa di don Gianrico Fornasari si è divulgata velocemente in tutta la Valnure. In tanti hanno raggiunto la canonica di Groppallo per rendergli visita e in tanti ieri sera hanno partecipato al rosario che è stato recitato in suo suffragio stringendosi attorno ai suoi familiari. Don Fornasari era il penultimo di cinque fratelli (Mariuccia, Archimede, missionario comboniano, Romano, Gianrico e Mariangela). «Ci mancherà molto - dice la sorella Mariangela -. Era un uomo che non voleva disturbare ed è per questo senz'altro che ha voluto rientrare a casa da solo. I sintomi sono stati quelli dell'infarto».
«Aveva un grande impegno, soprattutto in questo periodo - ricordano i parrocchiani -, quello delle celebrazioni natalizie e tanti funerali, i concerti con il coro Ana Valnure. Lo abbiamo visto stanco».
Don Gianrico era un prete che stava in mezzo alla gente. Non mancava mai di andare a celebrare le messe nelle parrocchie, ma anche negli oratori sparsi per il territorio, nelle festività o per la ricorrenza del patrono o del santo cui sono dedicati. Se ne contano 12, dei 18 oratori fioriti nel 1800, e da lui tutti conosciuti, così come conosceva tutte le persone che abitano quelle zone.
«Amava stare qui - ricorda don Luciano Tiengo, parroco di Farini -. Allora erano territori popolati e vi erano tanti giovani di cui si prendeva cura, li portava in gita per i monti, li conosceva tutti, come conosce tutti gli emigrati in Francia, molti dei quali li ha sposati. Ha svolto il suo ministero in modo impressionante, serviva proprio tutte le parrocchie e lo faceva volentieri. Come vicario episcopale zonale promuoveva incontri periodici con noi preti per discutere delle attività parrocchiali. Proprio ieri mattina sarebbe dovuto andare in curia all'incontro con i vicari zonali. La sua morte ci ha lasciati scioccati».
In cinquant'anni era diventato una figura di riferimento. «Era una figura familiare - osserva il sindaco di Farini, Antonio Mazzocchi -. Non era solo il parroco, ma uno del paese. Era attivo anche nella scuola. Per le recite, per esempio, dava il suo contributo suonando e cantando. Era presente. E lo era in tutto, dal catechismo alle visite agli anziani. Una persona di cultura, che spaziava sui tanti aspetti della vita, ma che allo stesso tempo era umile, che non si metteva in mostra. Chi bussava da lui sicuramente riceveva aiuto e conforto. E poi era il direttore del coro Ana Valnure, un orgoglio per la nostra vallata». Dal 1982 infatti dirigeva il coro, con sede a Bettola, dapprima denominato coro Valnure e dal 1985 Coro Ana Valnure, la voce degli alpini piacentini.
«Don Gianrico - lo ricorda Bruno Plucani, past president della sezione Ana Piacenza - era per me un fraterno amico. Ci siamo conosciuti negli anni '90 quando ero capo gruppo a Podenzano e non ho mai perso un concerto del coro che ha degnamente rappresentato la nostra sezione in tutte le adunate nazionali e nelle manifestazioni corali del territorio. Dopo il mio congedo da presidente sezionale in giugno mi aveva scritto dicendomi "grazie" per l'esperienza dell'adunata a Piacenza".
Plucani nel giugno 2013 ha passato il testimone a Roberto Lupi. «Il mio ricordo più recente di don Gianrico - informa - è legato alla messa in Duomo a Piacenza del 26 dicembre in ricordo del beato don Secondo Pollo in cui il coro Ana Valnure ha accompagnato la liturgia con i canti alpini. Era una vecchia quercia sulle nostre montagne. Ricordo che il giorno in cui sono stato eletto presidente, mi aveva spronato a portare avanti l'associazione nel rispetto di tutti i nostri valori». I suoi cantori gli renderanno omaggio durante la celebrazione delle esequie eseguendo alcuni dei più significativi brani del repertorio.


n. p.

 

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03/01/2014

 

«Il canto arriva al pubblico se ci si mette il cuore»

 

di DONATA MENEGHELLI
"Ciò che conta è il cuore": lo diceva don Gianrico per spiegare che "vale sì la voce e l'impostazione, ma se non ci si mette il cuore il canto non arriva al pubblico". Quella frase in realtà valeva per tutto; per il cuore che lui metteva in ogni cosa: nelle sue prediche, semplici e profonde insieme; negli incontri veraci con la gente; nel lavoro paziente con i cantori del Coro Ana Valnure, che incontrava tutti i venerdì sera a Bettola.
Don Gianrico da mezzo secolo viveva in montagna, a mille metri d'altezza, a Groppallo di Farini. «Sono un prete montanaro io», mi disse una volta vedendomi preoccupata del fatto che vivesse così isolato. Mi ricordò che era originario di Pecorara. E che era come se avesse «girato il mondo pur restando fermo». Un modo anche questo «per vivere la missionarietà», mi aveva detto, parlandomi del fratello missionario comboniano e del vescovo Scalabrini che aiutava i nostri emigrati all'estero. Perché tutti ci si potesse sentire un po' più a casa, anche quando si era distanti.
«E il canto serve a questo, a farci sentire a casa», mi aveva detto, domandandomi: «Ti sei mai chiesta perché i canti alpini sono soprattutto della prima guerra mondiale e non della seconda? Perché nella prima, i nostri soldati rimasero tre anni in trincea e quando si stava lontani da casa veniva spontaneo cantare». Ecco perché gli piaceva il canto a più voci. «Perché non si può che cantare insieme». Ecco perché aveva intitolato il cd del "suo" coro Come canta la mia valle. Me lo aveva regalato, quel cd, dopo l'intervista che mi aveva concesso a maggio, in occasione dell'adunata nazionale degli alpini.
Cinque anni prima ero stata a Groppallo a passare un ultimo dell'anno alternativo, invitata da alcuni amici. Il primo giorno dell'anno avevamo celebrato messa con don Gianrico. Lui ad officiare l'eucarestia, noi sette seduti nelle prime panche. Il don si scusava di continuo perché nella chiesa c'era freddo. Ma furono le sue parole a scaldarci. Ci porgeva il Vangelo con quella sua voce grossa e agitando le mani grandi e nodose.
Quando lo scorso maggio gli ho chiesto l'intervista, don Gianrico ha acconsentito, dopo aver protestato un po': «Non sono un personaggio da intervistare, io. Però se vieni su, ti faccio assaggiare un buon vino». Insieme al suo cagnone Tobia mi aveva accolta in cucina, nella sua casa che da un lato comunica con la chiesa di Groppallo e dall'altro affaccia sulla valle. «Questa valle una volta risuonava delle voci dei bambini. C'erano otto scuole», mi aveva detto il don. Sul tavolone di legno, ad aspettarmi, c'erano il bicchiere di vino e quel cd con lo stemma degli alpini. Pochi giorni fa, la notte di Natale, l'ho donato a mio padre Franco, tenente alpino. Gli ho detto che arrivava da un uomo speciale.

 

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31/12/2013_4

 

borgonovo Hanno partecipato a un corteo di solidarietà per Latorre e Girone

alpini a Roma per i due marò

 

Borgonovo - (mm) Dalla Valtidone a Roma per manifestare a favore dei marò. Una delegazione delle penne nere di Borgonovo si è recata nella capitale insieme a rappresentanti dei gruppi alpini di Sarmato, Castelsangiovanni Agazzano, Piozzano, Carpaneto, Rivergaro, e Vigolo Marchese in occasione di un corteo organizzato per solidarizzare con i due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, da quasi due anni trattenuti in India perché accusati di aver sparato durante un'operazione antipirateria uccidendo due pescatori. Accusa che i familiari ritengono ingiusta, tanto che hanno organizzato un corteo nella capitale cui ha partecipato anche una rappresentanza degli alpini piacentini inviati dalla sezione provinciale presieduta da Roberto Lupi. «Il corteo - raccontano i partecipanti - è partito da piazza Bocca della Verità e si è snodato per le vie di Roma. La manifestazione voleva riportare con forza questa questione sull'agenda politica del Governo». La delegazione piacentina, con 15 alpini, era guidata dal vicepresidente della sezione piacentina Pierluigi Forlini e dal consigliere sezionale Enrico Bergonzi. «Siamo stati accolti - dicono - dalle signore Latorre e Girone che ci hanno ringraziato per la nostra presenza nonostante il lungo viaggio e il brutto tempo». Anche il vicepresidente nazionale Adriano Crugnola ha dimostrato riconoscenza al gruppo in arrivo da Piacenza con il vessillo sezionale e i gagliardetti dei vari gruppi, tra cui quelli valtidonesi.
 

 

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31/12/2013_3

 

Tragedie della neve, la doppia lezione degli alpini

 

di ALESSANDRO PRANDI
complici l'abbondanza delle precipitazioni nevose e l'intervallo delle vacanze natalizie, le tragedie in montagna hanno ancora una volta fatto parlare di sè. E' troppo sbrigativo additare l'intemperia del tempo e la gran massa di neve caduta sulle Alpi attribuendo a questi eventi la responsabilità delle morti succedutesi a catena in questi giorni, dei feriti e degli scampati pericoli. Nonostante gli appelli alla prudenza, la presenza di adeguata cartellonistica sulle piste da sci, la funerea casistica di specie, diversi appassionati alpinisti e sciatori persistono nel chiudere occhi ed orecchi e noncuranti nemmeno del buon senso comune, barattano la loro vita in cambio di un'avventura sciistica fuori dall'ordinario o di una escursione che apra a qualche vista mozzafiato.
E' vero, la montagna fa perdere la testa perchè è una fanciulla affascinante che libera endorfine a profusione, così tante da relegare la prudenza, la moderazione e la preveggenza in una parte secondaria del cervello, che invece dovrebbero occupare in prima linea quando si tratta di sfidare i fenomeni della natura. E la valanga in questi giorni ne è stata la regina. Dunque, quando una passione, uno svago prediletto o un semplice hobby riescono a sviare nei praticanti il senso della misura, non rimane più nulla da fare se non ribadire per l'ennesima volta l'invito alla saggezza ed al rispetto delle regole. La stagione delle nevi è ancora lunga ed anche quella successiva, la primavera, con i venti e l'innalzamento anche repentino delle temperature, non rilascia sconto alcuno in termini di pericolo e di rischio.
Gli appelli, dunque, si succederanno a ripetizione da parte degli esperti, del servizio meteorologico, dei maestri di sci, delle guide alpine e dei tanti, come me, che sulle cime, nelle valli e lungo i costoni delle montagne hanno visto da vicino la Signora con la falce e, solo per fortuna o per l'intervento di una delle tante Madonne delle Nevi, è riuscito a congedarla alla benemeglio. Ma cosa possono servire gli appelli, gli inviti e i decaloghi se poi rimangono lettera morta? Ecco allora che ancora una volta i nostri amati alpini ci vengono in soccorso, sì proprio quelli che hanno fatto visita nella nostra città nel corso del 2013, che i piacentini ricorderanno più di altri per essere stato l'anno degli alpini a Piacenza.
Perchè da loro, in fatto di montagna, di valli, di piste sciistiche, di vette innevate, di costoni scoscesi ed impervi, di sentieri insidiosi, non vengono solo lezioni di come e di quando affrontarli. Dagli alpini viene anche ed in special modo l'insegnamento al valore e al gusto verso l'obbedienza, l'adesione filiale alle regole che comunque e dovunque devono sovraintendere ad ogni sorta di umano operare e, a maggior ragione, ad ogni avventura professionale o divagatoria che comporti rischio, pericolo, improvvisazione, sopravvivenza. Chi meglio di loro sa dare lezioni di compostezza e stile, signorilità e disciplina, rispetto della natura, discrezione e amor proprio? Virtù tutte che si compendiano in una, purtroppo snobbata anche nel termine: obbedienza!
Se anche sulle nostre montagne e sulle attraenti piste innevate, gli appassionati riuscissero tutti a riscoprire il senso dell'obbedienza caro ai nostri alpini, gli appelli, gli inviti e le regole di comportamento, lungi dall'essere di intralcio al divertimento e alle sue fantasie soprattutto giovanili, assurgerebbero a garanzia che quel divertimento possa essere gioiosamente ripetuto stagione dopo stagione, senza tema che una bianca innocente slavina possa interromperne di botto l'avventura. E Dio solo sa di quanto l'uomo abbia sete di quella.

 

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L'Adunata delle meraviglie Siamo tutti alpini

 

Venerdì 10 maggio
La festa grandissima - Inizia ufficialmente l'86ª edizione del raduno. Piacenza è invasa da Penne Nere provenienti da ogni parte d'Italia e del mondo: piacentini di città e provincia in festa, con vetrine commerciali tematiche e tantissime iniziative per coinvolgere tutti in questi giorni di allegria e celebrazioni. Grande successo in particolare per la Cittadella Alpina del Daturi, che ha accolto ben 80mila visitatori. La festa piacentina si concluderà con una sfilata di ben 13 ore, specchio di un'Adunata che ha riscosso un successo molto superiore alle aspettative e che ha lasciato visitatori ed organizzatori del tutto soddisfatti. Dopo la "tre-giorni", è tempo di bilanci: si stima che gli alpini abbiano lasciato a Piacenza 40 milioni. L'onda lunga dell'Adunata porterà ad un sensibile aumento delle richieste, da parte dei giovani, di ammissione nel Corpo

 

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31/12/2013

 

Ci hanno contagiato

Siamo scesi a ballare nelle strade

 

di PAOLA ROMANINI
Un autentico ciclone che ha travolto Piacenza. L'evento Adunata degli alpini ha investito la città e la provincia sconvolgendone ritmi e abitudini. E l'onda lunga delle giornate di entusiasmo (10-11-12 maggio) ancora non si è spenta ed ha alimentato anche una serie di scambi di visite fra piacentini e alpini di altre province. Non si è spenta perché i valori di onestà e solidarietà che ci hanno trasmesso sono quelli di cui abbiamo più bisogno. Poche chiacchiere ma persone capaci di tirarsi su le maniche per fare il proprio dovere con serietà e, nello stesso tempo, in grado di cogliere le richieste di aiuto, non sempre gridate, spesso silenziose, ma non per questo meno urgenti.
Sì, ci hanno contagiato le penne nere con una dose di alpinità che, una volta assorbita, non se ne va più. Con loro abbiamo vissuto un crescendo di entusiasmo che è partito nell'attesa dell'Adunata e che poi, nelle giornate del maxi-raduno, è esploso in un tripudio di Tricolori e di Fanfare. Perché gli alpini ci ricordano che fare il bene rende felici. Dalle missioni di pace, all'impegno nella protezione civile, dagli alpini in armi a quelli in congedo, un unico collante di amore per il Paese e la sua gente. La fanfara della brigata alpini Taurinense è tornata a Piacenza nei giorni scorsi per farci gli auguri di Natale. Un fuori-programma eccezionale perché generalmente il tour natalizio la vede solo in Piemonte. Ma per gli amici veri, come i piacentini, si fa anche uno strappo. E la fanfara delle penne nere della Taurinense che avevano sorpreso e coinvolto migliaia di persone nella cittadella alpina, è tornata ad animare una serata nel salone di Palazzo Gotico.
Baristi, ristoratori, commercianti del centro storico sognano una nuova adunata perché, come hanno avuto modo di sottolineare, sono state giornate da incassi record. Del resto quando mai si erano viste a Piacenza piazze gremite di gente che brinda notte e giorno? E che dire dei cori, dei balli improvvisati per strada e convolgenti?
Ma il ricordo che resterà indelebile è quello legato al giorno della sfilata, quando fra due ali di folla, i riflettori erano tutti per loro per gli alpini di tutte le province d'Italia, per le delegazioni di svariate nazioni, per le penne nere che operano all'estero, per i reduci, e, alla fine, per il comitato organizzatore che ha vinto la scommessa di Piacenza città giusta per l'Adunata. L'appuntamento per l 2014 è a Pordenone e sono parecchi i piacentini interessati a partecipare.

 

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28/12/2013

 

Messa di Natale al Daturi con gli alpini Benedizione per il nuovo defibrillatore

 

Una messa di Natale con una mano sul cuore, come è sempre stato nel costume degli alpini. La celebrazione dell'altra sera, sera di Vigilia, al campo Daturi, con le "penne nere" del gruppo alpini di Piacenza, capitanate da Gino Luigi Acerbi, è culminata con la benedizione del defibrillatore installato al campo che da tempo è la Daturi.
«E' stato acquistato - spiega Acerbi - grazie a due raccolte benefiche compiute in occasione delle nostre castagnate. Con le offerte di entrambe le occasioni abbiamo acquistato questo importante salvavita che abbiamo messo a disposizione del campo Daturi, a beneficio dei suoi frequentatori ed in particolare delle tantissime scolaresche che svolgono qui attività sportiva».
Alla messa della mezzanotte hanno partecipato i tanti alpini del gruppo piacentino di Acerbi. Tante "penne" nere, con Acerbi stesso e con il presidente della sezione provinciale Roberto Lupi che non ha voluto mancare alla cerimonia. Un momento di forte condivisione, che testimonia dello stretto legame tra le penne nere e la comunità piacentina. La messa al Daturi è stata celebrata da don Fausto Capucciati.
Gli alpini del Gruppo di Piacenza, con il loro gonfalone ed una folta rappresentanza hanno poi preso parte alla messa celebrata dal vescovo Gianni Ambrosio in cattedrale nella festività di Santo Stefano. Una messa nella quale si è ricordato il Beato don Secondo Pollo, primo "santo" degli alpini, nell'anniversario della sua morte (26 dicembre 1941). Don Secondo, cappellano degli alpini, morì a 33 anni sul fronte albanese dove volle partire assieme alle "penne nere" per non lasciare soli i suoi ragazzi di Azione Cattolica. Morì, trafitto da un proiettile, mentre stava portando la comunione ad un alpino ferito.

 

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27/12/2013

 

Duomo gremito per il ricordo di don Pollo - Il vescovo: «Autentico testimone cristiano»

 

(fri) «Santo Stefano e il beato don Secondo Pollo ci aiutino a rivivere la nostra fede in Gesù Cristo e a renderci capaci di una vera e autentica testimonianza cristiana». Lo ha auspicato il vescovo Gianni Ambrosio che ieri sera nel Duomo di Piacenza ha celebrato la messa alpina in onore del beato don Secondo Pollo nella ricorrenza della sua morte sul fronte albanese. Per gli alpini è il loro primo "santo", per i cappellani militari è il primo loro modello elevato alla gloria degli altari, per la Chiesa tutta un autentico "martire della carità". Don Secondo Pollo, conterraneo del vescovo, essendo originario della diocesi di Vercelli, è morto in guerra, a Dragali, il 26 dicembre del 1941. E' stato un presbitero e cappellano militare italiano degli alpini, medaglia d'argento al valor militare ed è stato beatificato il 23 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. Il vescovo, a inizio cerimonia e durante l'omelia, ha ringraziato più volte gli alpini piacentini per la loro presenza così numerosa in Cattedrale. In prima fila, oltre ai gonfaloni dei gruppi di Piacenza e provincia e a quello sezionale, il presidente Roberto Lupi ed il "past president" Bruno Plucani. Poi il picchetto della Protezione civile Ana con le tute giallo-blu e tante penne nere presenti in Duomo con le loro famiglie. Ad accompagnare la cerimonia religiosa i canti del coro alpino Ana Valnure.
Il vescovo Ambrosio nell'omelia ha voluto dedicare la giornata di ieri, oltre a santo Stefano e al beato don Secondo Pollo, anche a tutte le vittime che ogni giorno - come ha osservato sempre ieri papa Francesco - cadono nel mondo per la loro cristianità.
 

 

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27/12/2013

 

Regali e musica per gli anziani grazie ad alpini e coro San Fermo

 

CARPANETO - (p. f.) Il gruppo alpini di Carpaneto nel pomeriggio della vigilia di Natale, accompagnato da un Babbo Natale con il cappello alpino, si è recato alla locale "Casa di riposo Fondazione Breviglieri" per fare gli auguri agli ospiti. Gli anziani hanno ricevuto un dono dal "Babbo Natale alpino" e gustato una fetta di torta in compagnia delle "penne nere". Gli alpini, accolti dalla direttrice dell'istituto, Cinzia Prati e dal personale di servizio, hanno portato in dono una carrozzina e un girello per consentire ad alcuni ospiti di spostarsi autonomamente. Alla consegna era presente anche il sindaco Gianni Zanrei che si è complimentato con gli alpini per l'iniziativa di solidarietà che da anni realizzano nel periodo natalizio. Il pomeriggio è stato allietato dal coro polifonico "San Fermo " che, sotto la direzione del maestro Massimiliano Pancini, ha eseguito un applaudito concerto di canti natalizi e popolari. Nei giorni precedenti aveva fatto visita agli ospiti dell'istituto l'associazione Pro loco consegnando ad ognuno un dono. Una rappresentanza dei ragazzi della scuola elementare, accompagnati dalle insegnanti, sono andati alla casa di riposo per gli auguri di Natale, portando tanta allegria, cantando assieme agli anziani e consegnando ad ognuno di loro una scatola di colori per dipingere su tela o cartoni. Anche il Gruppo volontari assistenza aveva trascorso un pomeriggio in compagnia degli ospiti della casa di riposo.

 

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22/12/2013

 

«In dieci anni ci avete dato tanto»

 

L'abbraccio di Borgonovo alle sue penne nere, che in un auditorium strapieno hanno ricevuto il riconoscimento di "Borgonovese dell'anno"

 

Borgonovo - Si è aperto sulle note dell'inno di Mameli e dell'inno agli alpini, eseguiti dalla banda musicale Orione, il grande "abbraccio" che Borgonovo ha tributato alle sue penne nere. Al locale gruppo alpini, in un affollatissimo auditorium tappezzato di foto gagliardetti e tricolori, è stata infatti consegnata la decima edizione del premio Il Borgonovese dell'anno.
A stringersi attorno al capogruppo, Piero Bosini, e a tutti gli alpini che fanno parte della sezione che proprio quest'anno soffia sulle due prime dieci candeline, sono stati amici, simpatizzanti, autorità e penne nere in arrivo da tutta la provincia, tra cui il presidente della sezione piacentina Roberto Lupi e il suo predecessore Bruno Plucani. Entrambi hanno ringraziato il comitato presieduto da Paolo Cagnani, che quest'anno ha deciso di destinare il prestigioso riconoscimento, un'aquila stilizzata, alle penne nere. «In questi primi dieci anni - ha detto il presidente della commissione Cagnani - tanto avete dato al paese, alla nostra comunità, e tutti siamo convinti che in futuro ci darete ancor di più, ma adesso è giunto il momento di riconoscere qualcosa anche a voi».
A ritirare il premio dalle mani del sindaco Roberto Barbieri e del presidente Cagnani è stato il capogruppo Bosini che ha ricordato «gli alpini andati avanti», cioè quelli che non ci sono più. «Onorare i morti aiutando i vivi è il nostro motto» ha ricordato il capogruppo che ha passato in rassegna le innumerevoli attività e progetti in cui le penne nere di Borgonovo si sono impegnate. A testimoniare questa loro costante presenza nel tessuto sociale sono arrivati i ringraziamenti di tante associazioni e istituzioni, come le scuole, gli Amici dell'hospice e il mondo sportivo locale, che in misura diversa sono state aiutate dagli alpini. Un grazie è arrivato anche dal Coro Ana Valtidone: Tarcisio Bassi ha ricordato la disponibilità della sezione di Borgonovo ad ospitare le prove nella sede di Bruso. Il parroco don Paolo Buscarini ha tracciato un parallelo tra gli alpini e la figura di don Gnocchi «di cui gli alpini sono eredi» ha detto ricordando l'esperienza di don Gnocchi durante la campagna di Russia.
L'assessore Matteo Lunni ha ricordato le varie edizioni del premio che da dieci anni viene assegnato a un borgonovese o una realtà locale - come in questo caso gli alpini - che hanno dato lustro al paese e come sia cambiata la commissione che proprio quest'anno è stata totalmente rinnovata. «Sono stati tanti gli eventi - ha sottolineato il sindaco Barbieri - che hanno visto protagonisti gli alpini dal 150esimo di Unità d'Italia fino all'adunata nazionale e agli interventi sui terremoti sempre mossi da ideali di impegno onestà e solidarietà». La storia del premio e del gruppo alpini è stata racchiusa in una carrellata di 600 foto proiettate durante la serata.


Mariangela Milani

 

 

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20/12/2013

 

I 60 anni di orgoglio alpino

 

Nel volume un omaggio ai fondatori del gruppo

 

Castelsangiovanni - Sei decenni di orgoglio alpino tutti raccontati in un libro dal titolo "Il gruppo alpini di Castelsangiovanni (1952 - 2012) ". Il volume, curato da Luisa Falcone, è stato presentato l'altra sera al centro culturale di Castelsangiovanni e rappresenta il coronamento dei festeggiamenti e delle celebrazioni partite un anno fa in omaggio al 60esimo di fondazione del gruppo che hanno visto, tra le altre cose, l'inaugurazione lo scorso mese di settembre del tanto agognato monumento all'alpino lungo via fratelli Bandiera. Il libro, curato anche con la consulenza di Giuseppe Gandini e dello storico locale Delio Profili, si apre con il saluto del presidente della sezione piacentina della penne nere, Roberto Lupi. «.. questo volume - scrive Lupi - racchiude tutte le emozioni che la vita del gruppo ha generato per coloro che hanno avuto modo di viverle da protagonisti». Un passaggio è curato anche dall'attuale capogruppo Massimo Bergonzi che l'altra sera è intervenuto durante la presentazione insieme all'autrice Luisa Falcone e a Giuseppe Gandini. Tra i vari capitoli uno non poteva non rendere omaggio ai padri fondatori i cui nomi un anno fa vennero impressi in una targa apposta all'ingresso della sede di via Morselli. Si tratta di Pietro Bassi, ribattezzato il "medico dei ghiacciai" la cui figura ha assunto contorni quasi leggendari, Carlo Caravaggi, Luigi Fellegara unico ancora in vita che l'altra sera non ha mancato alla presentazione del libro, Renzo Manara, Gualtiero Mazzocchi, Erminio Merli, primo capogruppo, ed Ettore Olivieri uno dei cosiddetti "ragazzi del ‘99" precettato quando aveva solo 18 anni per combattere durante la Grande Guerra (a quell'epoca la maggiore età erano i 21 anni). C'è anche chi, come Carlo Luigi Girometta, viene ricordato per il suoi meriti sportivi mentre allo storico ex capogruppo, oggi capogruppo onorario nonché Castellano dell'anno 2012 Graziano Zoccolan, viene dedicato un capitolo per il grande entusiasmo che lo ha sempre contraddistinto nel portare il cappello con la penna nera. Il libro comprende anche i fatti più recenti come l'inaugurazione del monumento all'alpino. «Un obiettivo - ha ricordato il capogruppo Massimo Bergonzi - che già i fondatori si erano preposti e che finalmente quest'anno abbiamo portato a compimento». Bergonzi, il cui mandato triennale scadrà a gennaio, ha ricordato i numerosi impegni che hanno contraddistinto questi tre intensi anni, tra cui anche l'organizzazione a maggio della parata lungo le vie della città in occasione dei festeggiamenti per l'Adunata nazionale tenutasi a Piacenza. Proprio all'Adunata è dedicata una sezione del libro con una lunga carrellata di immagini. «Il libro - ha sottolineato il capogruppo - è scritto con la storia di ogni alpino e arriva un anno dopo la ricorrenza del sessantesimo di fondazione a completamento e integrazione di tutto questo percorso che qui trova non un punto di arrivo, ma una nuova ripartenza». Tra i presenti il vice presidente sezionale Pier Luigi Forlini ha portato i saluti di tutto il direttivo provinciale delle penne nere.
Mariangela Milani

 

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20/12/2013

 

Penne nere in piazza per la raccolta fondi pro ospedale

 

Castelsangiovanni - L'impegno degli alpini di Castelsangiovanni prosegue ininterrotto. Domani, sabato, e poi di nuovo domenica 22 dicembre le penne nere e i volontari della Pro loco saranno presenti in piazza Casaroli per raccogliere fondi utili ad acquistare un nuovo strumento per il reparto di medicina dell'ospedale di Castelsangiovanni. Solo pochi giorni fa gli alpini della Valtidone e della Valluretta avevano consegnato all'ospedale un nuovo ecografo palmare che ora cercheranno di dotare di una nuova sonda grazie alle offerte che raccoglieranno durante questo fine settimana. Il banchetto per la distribuzione di polenta, salamelle ecc. sarà presente in piazza Casaroli domani tutto il giorno e domenica mattina.


mm

 

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18/12/2013

 

Borgonovo onora i suoi alpini

 

Questo venerdì, 20 dicembre, Borgonovo rende omaggio alle sue penne nere al cui gruppo verrà consegnato il riconoscimento quale Borgonovese dell'anno 2013. La cerimonia di assegnazione del prestigioso premio, che da quest'anno consisterà in un'aquila stilizzata (simbolo del paese), è prevista con inizio alle 21 nei locali dell'auditorium della rocca comunale. L'evento quest'anno avrà una doppia valenza se si pensa che si tratterà della decima edizione da quando il premio venne istituito e che stavolta si è scelto di attribuirlo agli alpini, la cui sezione proprio quest'anno festeggia i dieci anni dalla sua ricostituzione. Il gruppo, oggi guidato da Piero Bosini, riprese infatti vigore nel marzo del 2003 dopo circa due decenni di inattività. Ad oggi il gruppo conta ben 123 alpini iscritti cui si aggiungono 30 simpatizzanti. Gli alpini di Borgonovo sono sempre pronti a dare una mano nell'organizzazione delle manifestazioni più importanti come le giornate del 25 aprile, del 4 novembre e dell'annuale raduno settembrino che ogni anno richiama a Borgonovo decine e decine di penne nere. In occasione della recente Adunata Nazionale organizzata a Piacenza le penne nere borgonovesi si erano distinte per il loro impegno e la loro disponibilità. A Borgonovo hanno inoltre lanciato una vera e propria catena di solidarietà grazie a cui stanno gradualmente recuperando l'antica chiesa di Bruso, nella cui canonica hanno installato la loro sede. Grazie al loro intervento la chiesa è stata in parte ristrutturata salvandola da un degrado dovuto al trascorrere del tempo e al non utilizzo. In occasione di eventi quali la Colletta farmaceutica o la Colletta alimentare le penne nere sono sempre presenti. Negli anni passati si sono fatte promotrici anche di progetti di solidarietà internazionale, mandando ad esempio alcuni volontari in Romania per istruire persone del posto all'utilizzo di macchinari per la falegnameria. Nel 2009 gli alpini di Borgonovo si erano particolarmente impegnati per raccogliere fondi a favore delle popolazioni terremotate dell'Abruzzo, coinvolgendo altre associazioni del paese e instaurando un particolare rapporto di amicizia con gli alpini di Paganica a favore dei quali avevano anche raccolto fondi. Nel corso del 2012 il gruppo di Borgonovo si era particolarmente impegnato anche nel campo della Protezione Civile, aderendo all'Unità Sezionale di Protezione Civile che ha operato in un campo allestito dopo il terremoto che ha colpito, tra le altre località, Finale Emilia. Tutti questi motivi hanno fatto sì che quest'anno la commissione incaricata di assegnare il premio Borgonovese dell'anno scegliesse gli alpini quali destinatari del riconoscimento. La commissione, lo ricordiamo, è stata rinnovata quest'anno ed è presieduta da Paolo Cagnani e dal vice Guido Prevedini che sono gli unici membri che già in precedenza ne facevano parte. Gli altri membri, tutti neoeletti, sono: Roberto Caritatevoli, Franco Corradini, Pier Luigi Forlini, Franco Gozzi, Vittorio Masarati, Pietro Ozzola, Gianni Riva, Marco Sogni. Sindaco e assessore alla cultura, Roberto Barbieri e Matteo Lunni, possono proporre suggerimenti ma non hanno diritto di voto. Questo venerdì durante la premiazione ci sarà anche la proiezione di un filmato che racconta per immagini la storia e le attività all'interno delle quali le penne nere in questi dieci anni si sono impegnate.


Mariangela Milani

 

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18/12/2013

 

Il riconoscimento sarà consegnato venerdì alle ore 21

 

(mil.) La consegna del premio Borgonovese dell'anno, in programma questo venerdì alle 21 nell'auditorium della rocca comunale, rappresenta uno dei momenti centrali del calendario di manifestazioni del Dicembre con noi. I festeggiamenti venerdì inizieranno già dal pomeriggio quando alle 15,30 nei reparti Gardenia e Melograno di asp Azalea (ex Andreoli) ci sarà una festa dedicata a tutti gli anziani ospiti. Alle 18 nella chiesa della residenza protetta ci sarà una messa per ricordare i pazienti dell'hospice che non ci sono più. In serata premiazione in auditorium dell'associazione guidata da Piero Bosini, attorno alla quale tutto il paese si stringerà idealmente per dimostrare la riconoscenza verso gli amati alpini. Sabato il calendario proseguirà con la giornata a tutto basket al palazzetto dello sport con inizio alle 14. In serata, alle 21, il cinema teatro Capitol ospiterà il Placentia Gospel Choir. Domenica 22 dicembre per i più piccini ci sarà un babbo natale con doni e sorprese lungo le vie del paese a partire dalle 14,30. La notte di Natale al termine delle messe di mezzanotte i volontari delle associazioni, tra cui anche gli alpini, offriranno panettone e vin brulè. Giovedì 26 dicembre ci si sposterà a Corano per una merenda attorno al presepe a partire dalle 14,30. Sabato 28 dicembre in auditorium rassegna dei cori da osteria alle 21, mentre lunedì 30 dicembre la residenza Il Giardino dell'ex Andreoli ospita alle 15 una tombolata. Dopo i cenoni di Capodanno al centro pensionati e in oratorio si chiuderà domenica 5 gennaio a Mottaziana con il concerto di Flaviano Labò alle 17 e in serata al don Orione con la festa della befana.

 

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16/12/2013

 

Novant'anni di orgoglio alpino

 

Le penne nere di Pianello festeggiano i fondatori del gruppo

 

pianello - La grande famiglia alpina di Pianello e dell'alta Valtidone ha soffiato ieri sulle sue prime novanta candeline. Per festeggiare in modo degno una così lunga e gloriosa storia, si tratta di uno dei gruppi più longevi di tutta la provincia, gli alpini di oggi hanno reso omaggio a chi novant'anni fa diede il via a questa grande avventura. Si tratta di quattro padri fondatori, come li ha definiti l'attuale capogruppo Mario Aradelli, che nel 1923 fondarono il gruppo delle penne nere pianellesi, che con il tempo ha finito per estendersi a tutto il comprensorio dell'alta Valtidone fino a contare quasi ducento iscritti (190 il numero esatto). I promotori del gruppo furono Carlo Civardi, classe 1896, Ettore Fornasari, classe 1897, Giuseppe Belleni, classe 1894, e Guido Macciò, classe 1897. «Ricordiamo i loro nomi - ha detto il capogruppo Aradelli - perché furono gli iniziatori del gruppo». Ai familiari dei padri fondatori gli alpini di oggi hanno consegnato una targa ricordo. Insieme a loro la giornata di ieri, cui hanno preso parte delegazioni di alpini e associazioni in arrivo da tutta la provincia, è stata utile anche per ricordare gli alpini meritevoli che non ci sono più come Angelo Rossetti, scomparso due anni fa e per tanti anni storico segretario del gruppo. A lui gli organizzatori hanno voluto destinare un particolare omaggio, una targa con dedica consegnata ai nipoti. "Al tenente alpino - recitava la dedica - che l'8 settembre scelse la deportazione pur di tener fede alla promessa fatta al Re d'Italia… figura di superiore rigore e valore molare.. ". Rossetti fu insignito del grado di tenente e medaglia d'onore della Repubblica 50 anni dopo quei tragici fatti. Insieme a lui ieri è stato ricordato anche Nando Nicolini "amico e vero alpino". Un altro omaggio è andato ai decani del gruppo cui gli organizzatori hanno consegnato una targa. Si tratta di Mario Volpini, classe 1914, Enzo Pastorelli, classe 1924, Alessandro Tramelli, classe 1923, Remo Achilli, classe 1922, Mario Delfitto, classe 1921, Giovanni Ferruccio Scarabelli e Francesco Zambianchi, classe 1924. «Vogliamo inoltre omaggiare - ha proseguito il capogruppo - tre alpini che per decenni hanno speso tante energie per far in modo che la sezione crescesse». Si tratta di Giuseppe Marchetti, Sandro Oddi e Paolo Bensi omaggiati anch'essi con una targa "per la fattiva collaborazione e dedizione al gruppo". Un grazie le penne nere valtidonesi l'hanno tributato anche a chi, come Giorgio Passerini, Angelo Bersani e Osvaldo Politi, ogni giorno si spendono per tenere alto il nome della sezione. L'annuale raduno è coinciso infine con la consegna dei tradizionali premi di studio alle bravissime alunne di quinta elementare che lo scorso anno hanno portato a casa i risultati migliori. Si tratta di Desiree Bengalli, Roberta Indo, Arianna Travaini e Gaia Veneziani.


Mariangela Milani

 

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14/12/2013

 

L'anno degli alpini si chiude nel segno di Padre Gherardo

 

A Palazzo Gotico applaudito concerto della fanfara della Taurinense che dona il ricavato alla Casa del Fanciullo. Il grazie di Dosi e Trespidi

 

Gli alpini sono tornati a Piacenza. Almeno per una sera, per dire "grazie" alla città dopo la splendida esperienza dell'Adunata dello scorso maggio, dimostrare che le "penne nere" non hanno dimenticato l'accoglienza riservata loro da parte dei piacentini, e per contraccambiare con un nobile gesto di solidarietà. Sono questi i motivi che hanno spinto la Fanfara della Brigata alpini Taurinense a regalare il concerto che si è tenuto giovedì sera nel Salone Monumentale di Palazzo Gotico. Un evento realizzato innanzitutto all'insegna della solidarietà: per tutta la sera la fanfara ha infatti messo a disposizione dei piacentini più generosi i propri cd e gadget a offerta libera e devoluto l' intero ricavato all'attività del Gruppo Famiglia Padre Gherardo, che si occupa di ragazzi con gravi problemi alle spalle. L'atmosfera creata dai 30 musicisti, diretti dal maestro maresciallo capo Marco Calandri, ha quindi riportato i piacentini indietro nel tempo, a quei giorni di maggio quando la città venne letteralmente invasa dall'allegria e dai valori degli alpini. Apertura doverosamente natalizia con "Jingle Bells", poi "La Montanara", uno dei più celebri canti di montagna, seguita a ruota da una serie di brani alpini e moderni che hanno allietato la serata dei tantissimi piacentini venuti a godersi lo spettacolo. Presenti anche le autorità, il sindaco Paolo Dosi, il presidente della Provincia Massimo Trespidi, l'assessore comunale Silvio Bisotti, il presidente della sezione Ana di Piacenza Roberto Lupi e l'ex Bruno Plucani e il tenente Colonnello Mario Renna, che si occupò dell'organizzazione della cittadella al Daturi in occasione dell'Adunata, a rappresentare la Taurinense. Le loro parole - intervistati dalla giornalista di Telelibertà (il concerto verrà trasmesso la sera della vigilia alle ore 23) Nicoletta Marenghi che ha condotto la serata -, hanno spiegato il significato di un evento che, come ha detto Lupi, «chiude un anno storico per Piacenza, sarebbe bello che fosse così tutti gli anni. La decisione di aiutare il Gruppo Famiglia è per ricordare ancora una volta Padre Gherardo, che è stato un reduce di Russia». Nostalgico Dosi: «L' Adunata è stata una bellissima esperienza, potremmo andare a Pordenone l'anno prossimo per stare con gli alpini. Il legame che abbiamo costruito con loro è ancora molto forte e continua ancora oggi per tanti piacentini. Io stesso continuo a tenere contatti con realtà che ho conosciuto in quel periodo», mentre Trespidi ha sottolineato come sia stata «una festa di popolo che ha scritto una pagina indelebile nella storia di Piacenza. Ha permesso ai piacentini di scoprire valori e gesti di grande generosità che hanno portato le persone a volersi ancora più bene, mentre i nostri ospiti hanno potuto conoscere tutto il bello che ha da offrire la nostra provincia».


Gabriele Faravelli

 

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12/12/2013

 

alpini, stasera al Gotico concerto della Fanfara della Brigata Taurinense

 

Tornano a Piacenza dopo l'Adunata di maggio

 

La fanfara della brigata alpina Taurinense torna a Piacenza dopo aver fatto da colonna sonora all'Adunata nazionale dello scorso maggio. Lo fa con un concerto di Natale, questa sera alle 21 a Palazzo Gotico, offerto alla città. «E' un modo per ringraziare Piacenza dell'ospitalità data agli alpini di tutta Italia e del mondo - spiega Bruno Plucani, "past president" della sezione alpini -. La fanfara terrà un concerto con l'intento di raccogliere anche fondi a scopo benefico». In particolare, quelli raccolti a Palazzo Gotico, saranno devoluti al gruppo famiglie della Casa del Fanciullo. Dopo aver aperto le manifestazioni natalizie a Torino il primo dicembre - offrendo il sottofondo musicale all'inaugurazione del presepe di Emanuele Luzzati in piazza Carlo Felice e all'apertura del calendario dell'Avvento in piazza Castello - la fanfara della Taurinense si sta esibendo in una serie di concerti natalizi nel segno della solidarietà. In Piemonte e, appunto, domani sera, a Piacenza. Oltre ad alcuni canti popolari classici di Natale, il programma comprenderà anche celebri colonne sonore e musiche per banda militare. Si parte dal classico Jingle Bells per passare ad una fantasia in stile Disney ed alla Vita è bella. Un tocco di alpinità con La Montanara, poi il Blues Brothers Revue, la marcia trionfale dell'Aida, un medley con i brani natalizi della tradizione, il celeberrimo Trentatrè (l'inno degli alpini) e il Canto degli Italiani (ovvero Fratelli d'Italia). La fanfara della brigata alpina Taurinense nasce dalla fusione dei preesistenti complessi bandistici del 4° Reggimento alpini e del 1° Reggimento Artiglieria da Montagna nel 1965 con sede nella Caserma "Monte Grappa" di Torino.
Ha partecipato a numerose manifestazioni all'estero fra cui i festival di Albertville, Bad Reichenall, Chambery, La Chaux de Fonds, Losanne, Huesca. Ha suonato in tutte le regioni d'Italia partecipando anche a programmi televisivi. Si è esibita in Piazza San Pietro al cospetto del Santo Padre, a Mostar e Sarajevo per il Natale del 1997, ed ancora in Bosnia nel 2000. Si è esibita in Albania presso il Comando Internazionale COMMZ W ed a Pristina presso il comando KFOR. Formata da trenta alpini musicisti di professione è diretta dal maestro maresciallo capo Marco Calandri. Il concerto, organizzato dal Coa (il Comitato per l'Adunata nazionale di Piacenza) e dalla locale sezione alpini, viene presentato da Nicoletta Marenghi, giornalista di Telelibertà.

 

Federico Frighi

 

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12/12/2013

 

Pochi mesi fa raccontò il suo rientro dalla guerra: «In treno 11 giorni senza cibo»

 

Agazzano, addio all'alpino Redento Ferrari: fu tra i fondatori dell'Associazione combattenti

 

Agazzano - Ha fatto in tempo a vedere realizzato un sogno: assistere nello scorso mese di maggio a Piacenza alla grande adunata nazionale degli alpini. E ora si è spento. Redento Ferrari ieri nella chiesa parrocchiale di Agazzano ha ricevuto l'ultimo saluto da parte di parenti e amici, come pure dai rappresentanti della grande famiglia alpina, di cui faceva parte, e dell'Associazione combattenti e reduci, di cui era stato uno dei più convinti sostenitori partecipando alla fondazione, oltre mezzo secolo fa, della sezione agazzanese insieme, tra gli altri, al fratello Italo anch'egli alpino.
Classe 1921, Redento Ferrari era originario della frazione di Sarturano. Nello scorso mese di maggio, in occasione dell'adunata nazionale delle penne nere, insieme al fratello Italo aveva raccontato a Libertà la sua storia. Arruolato nell'artiglieria alpina nel gennaio del 1941, venne mandato a Torino, Susa, Sestriere e Busson (nell'alta Marna francese). «Sul finire della guerra ci portarono in Italia - aveva raccontato - restammo chiusi su un treno undici giorni senza mangiare nulla se non crusca bollita nell'acqua». Il treno venne trasferito in Calabria e poi di nuovo in Liguria, da dove Redento Ferrari dovette camminare a lungo a piedi per raggiungere la sua famiglia ad Agazzano.
Al rientro l'alpino agazzanese venne insignito, insieme al fratello Italo, della Croce di Guerra. Ieri a rendergli l'ultimo omaggio, tra gli altri, c'erano gli amici del gruppo alpini e della sezione Combattenti e reduci di Agazzano insieme al gonfalone del Comune. Lascia la moglie Luisa e i parenti.
m. m.

 

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10/12/2013

 

Dalle penne nere in dono nuovo ecografo palmare

 

Castelsangiovanni - L'annuale festa delle penne nere di Castelsangiovanni ha portato in dote un nuovo ecografo palmare che è stato donato al reparto di medicina dell'ospedale unico della Valtidone e Valluretta. Se da un lato le notizie che arrivano dal Ministero della Salute fanno temere che la scure dei tagli si abbatta sul presidio di Castelsangiovanni, dall'altro ci sono realtà che, come gli alpini per l'appunto, si adoperano in tutti i modi per far sì che l'ospedale lavori al meglio. L'ecografo palmare, un apparecchio di ultima generazione, è stato acquistato grazie alla generosità di ben nove gruppi alpini della bassa e alta Valtidone e Valluretta che nei mesi passati hanno unito le loro forze e, grazie ad una grigliata "verde" organizzata la scorsa estate ad Agazzano, hanno raccolto fondi per acquistare il moderno ecografo. L'apparecchio, cui ha contribuito anche un privato che ha donato ben 500 euro, è stato consegnato l'altra sera dal palco del teatro Verdi di Castelsangiovanni alla dottoressa Ettorina Zangrandi in rappresentanza di tutta l'equipe che opera nel reparto di medicina diretto dal primario Donato Capuano. «Un grazie - ha detto il capogruppo delle penne nere di Castelsangiovanni Massimo Bergonzi - lo dobbiamo a tutti gli ottocento alpini dei gruppi che hanno messo insieme le loro forze per arrivare a questo risultato e a tutti i volontari, penso ad esempio alle donne di Piozzano che hanno preparato i dolci per la grigliata, che ci hanno aiutato». L'evento ha visto coinvolte le penne nere di Agazzano, Piozzano, Pianello, Castelsangiovanni, Sarmato, Ziano, Pecorara e Borgonovo cui si sono aggiunte anche quelle di San Nicolò. Un grazie a tutti loro è stato espresso anche dal sindaco di Agazzano, Lino Cignatta, il cui comune ha ospitato l'evento. Il prezioso ecografo è stato consegnato a nome di tutti gli alpini dal presidente della sezione piacentina e dal suo vice, Roberto Lupi e Pierluigi Forlini, insieme al consigliere nazionale Roberto Migli (che ha fatto parte del Comitato organizzativo dell'adunata nazionale) e al consigliere di vallata Enrico Bergonzi. La cerimonia al teatro Verdi è stata utile anche per donare al reparto di medicina un computer portatile e un misuratore di ossigeno acquistati grazie ad un benefattore. «La raccolta fondi - ha spiegato il capogruppo Bergonzi - non si ferma». Le penne nere di Castelsangiovanni scenderanno infatti ancora in campo a favore dell'ospedale. Sabato 21 e domenica 22 dicembre insieme alla Pro loco saranno presenti in piazza Casaroli per raccogliere fondi utili a dotare l'ecografo di ulteriori strumentazioni. La serata al Verdi è stata utile anche per presentare in anteprima la bozza del libro che racconta i primi sei decenni di vita del gruppo alpini di Castelsangiovanni. Al termine il coro alpini della Valtidone ha chiuso sulle note di un applauditissimo concerto.


Mar. mil.

 

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09/12/2013

 

Incoronate le immagini che meglio raccontano l’atmosfera creata dall’adunata delle penne nere

 

Nicola Lodigiani: «Clic mentre cantavano una serenata a mia moglie»

 

FIORENZUOLA - (d. men) A volte scattando una foto, non si resta distanti, ma si diventa amici del proprio soggetto. È accaduto a Nicola Lodigiani, fotoamatore di Caorso, pluripremiato ieri al concorso "W Gli alpini". Commentando la foto che ha vinto il 1° premio Bianco e Nero, racconta: «Nel ritratto ci sono i due alpini che ho incontrato per primi a Piacenza. Cantavano una serenata a mia moglie». Lodigiani, che ha vinto anche il premio miglior foto a colori per una notturna di Palazzo Farnese "vestito" in tricolore, ha avuto ieri l'onore di essere premiato a Fiorenzuola dal sindaco di Caorso Fabio Callori. Donerà la foto vincitrice all'Ana di Piacenza. Tra le premiate anche due donne: Mariella Rosi e Paola Tedeschi. La Rosi ha meritato il premio Miglior Autrice, per le fotografie in cui ha scelto di cogliere alcuni particolari, segni, presenze, nei giorni dell'adunata. «Gli alpini sono una leggenda. Li ho ritratti cogliendo alcuni segni. Ho sottolineato la bandiera in cui credo molto». Ecco allora il tricolore rivisitato nella bella opera dell'artista Sonia Mazzetta o la bandiera appoggiata sul monumento ai Caduti di Fiorenzuola. Lo stesso luogo dove Paola Tedeschi ha scattato la sua foto del 3° premio categoria a colori: un cappello alpino preso dall'alto, con le spille, il pompon blu, la penna nera. Segni, anche qui, ricchi di storia. Il 2° posto è andato a Claudio Mersoni, caorsano, che ha immortalato due alpini con lunghe barbe. È stato un alpino il fotoamatore Gianluca Bonetti di Alseno, che ha ricevuto la segnalazione per la foto a colori, insieme a Giorgio Villa, di Lugagnano, che ha colto il contrasto tra un manifesto pubblicitario e gli alpini intenti a pranzare all'aperto.
Il premio Libertà (una scultura in tiratura limitata dell'artista Giorgio Milani) è andato a Leonello Savoretti, il terzo caorsano premiato, per un'immagine in bianco e nero, che dice più di tante parole: «L'ho scattata sullo Stradone Farnese, mentre c'era la sfilata. Poi mi sono messo anche io a sfilare, perché sono alpino». L'autore non ha fotografato la parata, bensì le suore Figlie di Sant'Anna che - da dietro l'inferriata del convento - vedevano passare le penne nere. Il premio Miglior elaborazione è andato a Paolo Mazzoni di San Giorgio: «Mi sono concentrato sull'incontro tra Piacenza e gli alpini, con questa immagine che mostra un alpino nell'atto di guardare il Duomo, o con la foto di una donna che si mette a ballare con un alpino, e si riconoscono senza mai essersi visti prima». Stessa esperienza per Sergio Silva, premiato per il miglior ritratto dal fotografo Fabio Lunardini: «Con l'alpino che ho ritratto ho bevuto un bicchiere in compagnia. E siamo diventati amici».

 

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09/12/2013

 

«In quegli scatti c'è l'anima degli alpini»

 

Fino al 15 la mostra-concorso organizzata dal Club fotografico di Fiorenzuola

 

FIORENZUOLA - «Il 2013 passerà alla storia come l'anno degli alpini. L'adunata nazionale ha lasciato un segno profondo nel territorio piacentino. Ha costituito una benefica scossa per i piacentini, la classe dirigente, le istituzioni. Il 2013 era nato con la preoccupazione che il nostro territorio non potesse reggere l'arrivo di 400 mila penne nere. Ma ce l'abbiamo fatta ed è stato possibile grazie a una grande collaborazione. E i piacentini tutti, di città e provincia, si sono innamorati degli alpini, durante i giorni dell'adunata nel maggio 2013. Quest'anno storico si chiude con la bella mostra-concorso "W gli alpini" promossa dal Club Cinefotografico di Fiorenzuola». Così ieri mattina presso la sede del club, il direttore del nostro quotidiano Gaetano Rizzuto, che ha presentato la cerimonia di premiazione dei migliori scatti dedicati agli alpini.
Libertà aveva dedicato 250 pagine all'arrivo degli alpini e poi un libro fotografico, dal taglio documentaristico e giornalistico. Il nostro giornale si è fatto anche partner di questa iniziativa nata sul territorio, per iniziativa del presidente del Ccf Luigi Peveri e dei suoi più stretti collaboratori, che fin da febbraio avevano pensato a lanciare un concorso destinato ai fotoamatori del territorio, invitati a cogliere e imprimere nella memoria per immagini dei piacentini, quell'incontro con centinaia e centinaia di penne nere, festanti, in coro, in sfilata, ai tavoli, agli angoli della città, negli accampamenti allestiti in canoniche e cortili.
I 22 fotoamatori partecipanti (quasi 100 le foto selezionate ed esposte fino al 15 dicembre nella sede del Club fotografico in piazza Caduti 1) «non si sono limitati alla classica foto di gruppo degli alpini, alle messe in posa - ha sottolineato Peveri - ma con grande sensibilità hanno trasmesso l'essenza degli alpini».
«Ci hanno restituito l'anima degli alpini», per dirla con Rizzuto. Non facile scegliere la rosa di autori da premiare. L'arduo compito è andato ad una giuria composta da Sante Benedetti, socio del Gruppo Fotografico Ponteimmagine, e dai due alpini Franco Meneghelli e Alberto Tidone del Gruppo alpini di Fiorenzuola, presenti ieri accanto a Roberto Buschi, consigliere della sezione Ana di Piacenza in rappresentanza del presidente provinciale Roberto Lupi. Spiegano i due giurati alpini: «Abbiamo giudicato non tanto l'aspetto tecnico, affidato al giurato del gruppo di Pontedellolio, bensì la capacità delle fotografie di restituire lo spirito degli alpini che in quei giorni di maggio si è diffuso e ha contagiato tutte le persone, dai bimbi agli anziani».


Donata Meneghelli

 

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08/12/2013

 

In mostra il calore delle penne nere "W gli alpini" in 100 scatti

 

FIORENZUOLA - "W gli alpini" perché ci ricordano l'importanza del servizio al prossimo. Viva gli alpini per la loro capacità di unire e integrare. Viva gli alpini perché con i loro cori scaldano i cuori. Per dire grazie alle penne nere, per ricordare la bellissima e benefica invasione degli alpini nella nostra provincia piacentina, il Club Cinefotografico di Fiorenzuola apre oggi una mostra con quasi cento fotografie scattate dai fotoamatori nel maggio scorso. Il 10, l'11, il 12 maggio 2013 sono date ormai iscritte nella memoria collettiva della città di Piacenza e del capoluogo della Valdarda, come di ogni angolo del territorio piacentino, che ha accolto l'Adunata Nazionale degli alpini, la 86° nella storia di questo Corpo militare così amato. L'inaugurazione è fissata per stamattina alle ore 10,30 presso la sede del CCF in piazza Caduti 1. La mostra, che rimarrà esposta sino al 15 dicembre, è legata al concorso lanciato la scorsa primavera dal CCF. Ben 22 gli autori che hanno partecipato, inviando 150 fotografie. Ne sono state selezionate 90, che il pubblico da oggi potrà ammirare alla sede del CCF. Arduo il compito della giuria, composta da due alpini del Gruppo di Fiorenzuola, Franco Meneghelli e Alberto Tidone, da Sante Benedetti, socio del Gruppo Fotografico Ponteimmagine di Pontedellolio e da Gaetano Rizzuto, direttore del quotidiano Libertà. «La mostra concorso W gli alpini promossa dal CCF - sottolinea Rizzuto - contribuisce a imprimere nella memoria per immagini quei momenti che sono impressi nei nostri cuori. La grande Adunata è entrata nella Storia: quattrocentomila alpini la prima volta nella città Primogenita d'Italia. Una festa indimenticabile». Nelle foto ammireremo panoramiche (ad esempio Palazzo Farnese vestito in tricolore, ma anche del monumento ai Caduti di Fiorenzuola che "attende" l'arrivo dell'adunata), ritratti di alpini con i loro volti scavati e i baffi (i veci) oppure le facce sbarbate e sorridenti (dei bocia). Tra le foto, quelle in bianco e nero (con suggestive immagini che accostano i volti degli alpini a quelli - stupiti e incantati - dei cittadini comuni che li vedono arrivare in paese) e quelle a colori, con tre colori dominanti su tutti: rosso, bianco e verde, il nostro Tricolore, il simbolo della Nazione, che grazie all'Adunata degli alpini si sente più unita e solidale. I riti, i simboli, la sfilata, i labari, i cappelli con la penna: sono segni non vuoti, ma pieni di senso, perché gli alpini hanno questo di bello, sono autentici. E questa autenticità traspare anche dalle immagini della mostra concorso del CCF. Sul podio per il premio foto a colori sono saliti Nicola Lodigiani (1° posto), Claudio Mersoni (2° posto), e Paola Tedeschi (3° posto). Segnalazione per la foto a colori di Gianluca Bonetti e per quella di Giorgio Villa. Nicola Lodigiani si è aggiudicato anche il primo premio per la foto in bianco e nero. Il premio speciale del quotidiano "Libertà" è andato ad una splendida foto in bianco e nero di Leonardo Savoretti. La migliore autrice è risultata Mariella Rosi, il miglior ritratto lo ha realizzato Sergio Silva. Infine il premio miglior elaborazione va a Paolo Mazzoni. Il pubblico ritroverà il calore degli alpini nella sede del CCF dove la mostra rimane allestita fino al 15 dicembre, visitabile a ingresso libero le sere del lunedì mercoledì e venerdì dalle 21 alle 23; e i festivi dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.


Donata Meneghelli

 

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04/12/2013

 

Pulita l'area verde in Largo alpini d'Italia

 

Carpaneto, "penne nere" di ramazza
CARPANETO (p. f.) Gli alpini del gruppo di Carpaneto guidati dal capogruppo Giorgio Argellati hanno effettuato la pulizia e la raccolta di foglie e rami nell'area verde di Largo alpinid'Italia. Nella zona, com'è noto, il Comune ha concesso di costruire una baita in legno come sede del gruppo ove si ritrovano tutti i giovedì sera per i loro incontri.

 

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03/12/2013

 

Dalle penne nere un aiuto alla Pubblica assistenza

 

GOSSOLENGO - (s. b.) È sempre una solidarietà concreta, quella che gli alpini mettono in campo: lo hanno dimostrato a Settima, le Penne nere del gruppo locale. Nella giornata della loro "festa" hanno infatti donato un generoso contributo alla Pubblica Assistenza Sant'Agata di Gossolengo e Rivergaro e 10 coperte per ambulanze alla Misericordia di Piacenza. «Gli alpini - lo aveva già detto molto bene dall'altare don Giacomo Ferraglio - sono sempre in prima linea per costruire un regno diverso, il Regno di speranza, pace, giustizia e amore che Gesù ci indica nel vangelo di oggi». Il pensiero del celebrante è andato a coloro che sono all'estero, «veri e propri missionari di pace». Anche il parroco don Gino Costantino si è unito al ringraziamento, ricordando la concretezza e l'aiuto all'altro, tratti distintivi delle Penne Nere. La frazione di Gossolengo, con tanti tricolori che sventolavano nelle vie, ha accolto con tanto entusiasmo e partecipazione la giornata dedicata agli alpini. Autorità civili e militari, associazioni e semplici cittadini hanno sfilato insieme prima di arrivare in chiesa accompagnati dalla banda. Nel tempio le Penne Nere si sono disposte lungo la navata con i gagliardetti di tanti gruppi e lo striscione del gruppo Paesana di Saluzzo Monviso, uno delle tre rappresentanze extraprovinciali presenti domenica. Il coro ha accompagnato la celebrazione, dedicando agli alpini anche alcuni canti tradizionali, cari al corpo di fanteria.
Dopo la struggente preghiera letta dal capogruppo Roberto Ronda, tutti si sono ritrovati davanti al monumento ai caduti. Al sindaco Angela Maria Bianchi è stata consegnata una targa per celebrare i 10 anni di amicizia con il gruppo di Settima: «Per la patria tutto e sempre»: le Penne Nere hanno ripreso il motto del battaglione Cividale per esprimere «stima e amicizia» al primo cittadino, giunto al termine del mandato. «Ho imparato a conoscervi e amarvi - ha risposto lei commosso - e sarò sempre amica degli alpini». Dopo il saluto del presidente provinciale Roberto Lupi, Giuseppe Ghizzoni ha pronunciato un toccante discorso commemorativo: «I valori che noi portiamo avanti - ha detto in uno dei passaggi più suggestivi - sono magari obsoleti per la società moderna, ma per noi sono distintivi. Stare insieme, impegnarsi e fare del bene danno significato alla quotidianità». Poi, dopo la deposizione della corona d'alloro, Ronda ha proclamato con soddisfazione il "rompete le righe" e amici e simpatizzanti deglialpini di Settima si sono ritrovati nel salone parrocchiale per "il rancio". Ospiti un gruppo bergamasco e uno di Domodossola. Ricordato anche don Giovanni Savi: «Lo sentiamo - ha detto don Ferraglio - vivo in mezzo a noi, con il suo esempio, la bontà e l'amore, perché è sempre stato amico degli alpini».

 

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01/12/2013

 

Banco alimentare Piacentini generosi alla 17ª giornata. Hanno aderito 55 supermercati fra città e provincia e 800 volontari

 

La solidarietà riempie il carrello della spesa

 

Superata la raccolta dello scorso anno, più di 70 tonnellate di prodotti a lunga scadenza

 

Solidarietà è condivisione: ieri migliaia di piacentini, aderendo all'appello del Banco alimentare, hanno condiviso il loro piatto con quanti non hanno la certezza del pasto quotidiano. La 17ª giornata ha "sbancato" la raccolta: ancora una volta la nostra gente ha dimostrato sensibilità verso "l'altro" e, secondo le prime stime il quantitativo di prodotti, scatolame a lunga scadenza, accumulato sui bancali è superiore alle 70 tonnellate dello scorso anno.
«Quando il cibo viene condiviso in modo equo, con solidarietà, nessuno è privo del necessario, ogni comunità puo andare incontro ai bisogni dei più poveri», ha detto papa Francesco in uno dei suoi accorati appelli ai bisogni di una larga fetta dell'umanità. Ieri, nella nostra città, la risposta è stata corale e generosa: dai carrelli della spesa "grande", del sabato, sono uscite tante borsine contenenti il "ben di Dio".
Amir Hedzic, metalmeccanico, viene da un paese, la Bosnia, che ancora soffre per gli anni della guerra e sa bene cosa vuol dire avere fame: nel carrello del banco, uscendo dal Lidl di via Farnesiana depone la sua offerta. «Pensiamo anche agli altri», aggiunge semplicemente. Graziella Valla è una nonna e con la nipotina Gaia ieri ha compiuto la stessa azione ben due volte: «Aderire alla colletta alimentare è un'abitudine, oggi abbiamo fatto due spese in supermercati diversi così abbiamo lasciato due borsine, una con generi per bambini e l'altra con legumi - specifica l'anziana -. Mi fido di questa raccolta, perché ci sono persone per bene». Riccardo Molinaroli, studente alla Facoltà di agraria di San Lazzaro, accompagna la mamma all'Ipercoop Gotico e nella borsa ha depositato pasta, pelati, tonno e fagioli: «In questa fase di crisi c'è tanta gente che ha bisogno, chi è più fortunato deve dare il proprio contributo, mi sembra normale». All'Ipercoop don Lorenzo Buttafava confeziona i pacchi con i suoi "ragazzi" del liceo Gioia: «Sono 250 che si danno il cambio su tutta la giornata anche nei paesi dove abitano».
Oltre 800 volontari dalle 8 alle 20 si sono prestati al lavoro di facchinaggio. «Fra città e provincia si sono resi disponibili ad organizzare i punti raccolta 55 supermercati, cinque in più dello scorso anno; hanno aderito 300 volontari di associazioni cattoliche, 250 ragazzi delle scuole superiori e 300 alpini: l'Ana è uno dei nostri promotori nazionali», elenca Daniele Buscarini responsabile provinciale del Banco alimentare. «L'apporto degli alpini è fondamentale» interviene la professoressa Sannita Luppi del Forum associazioni familiari mentre distribuisce le borsine della raccolta, ricordando ai clienti dell'Esselunga di via Manfredi chhe «oggi è giornata del Banco alimentare, se compri qualcosa noi lo distribuiamo a chi non ne ha».
«Qui ormai conosciamo i "nostri" clienti - dice il capogruppo degli alpini di Vigolzone Gaetano Borosoli - abbiamo dovuto montare i gazebo oltre la pensilina per proteggere i prodotti dalla pioggia». Una partecipazione "annosa" dimostra Angelo Perini esibendo un volantino del Banco 1999. Al Conad di via Appiani con gli alpini di Perino, con il capogruppo Luciano Massari («Alla solidarietà siamo sempre presenti»), ci sono giovani di Comunione e liberazione: «Fin da quando frequentavo le scuole medie il sabato della colletta sono qui», dice Gabriele Savioli studente universitario.
Tra i volontari Pina Esposito, del Terzo ordine francescano: «La crisi ha fatto bussare alle porte del convento di Santa Maria di Campagna molte persone e dall'aprile 2012, ogni mercoledì distribuiamo pacchi viveri ad una sessantina di famiglie».
La neve scende, il clima è rigido eppure nessuno è mancato alla parola data. Alle 13 si fa la prima conta dei bancali, è un anticipo della soddisfazione che a fine giornata ripaga della fatica e del freddo. Pazientemente i volontari depongono i doni, per genere, nelle stesse scatole scrivendovi sopra il contenuto, poi le impilano sui bancali per facilitare la distribuzione alle organizzazioni benefiche. Il grande cuore piacentino assicura il pasto quotidiano.
Maria Vittoria Gazzola


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29/11/2013

 

Il riconoscimento nell'anno dell'adunata nazionale e del decennale di ricostituzione della sezione locale

 

Borgonovese dell'anno: premio agli alpini

 

«Un gruppo che porta sul territorio valori di solidarietà, coesione e fratellanza»

 

Borgonovo - Va al gruppo delle penne nere di Borgonovo il riconoscimento quale Borgonovese dell'anno. La commissione incaricata di assegnare il prestigioso premio, che da dieci anni viene attribuito a chi ha tenuto alto il nome del paese conferendo con il proprio operato lustro all'intera comunità, ha deciso di attribuire al gruppo degli alpini capitanati da Piero Bosini l'ambito riconoscimento. La consegna ufficiale avverrà venerdì 20 dicembre, durante una cerimonia che si terrà alle 21 nei locali dell'auditorium comunale durante la quale tutto il paese di Borgonovo si stringerà idealmente ai suoi alpini. Sono bastate due sole seduta alla commissione, presieduta da Paolo Cagnani, per assegnare il premio. «Durante la prima - spiega Cagnani - sono stati vagliati ben 19 nominativi». I nomi vengono raccolti in base alle indicazioni del mondo imprenditoriale, agricolo, sportivo, delle associazioni, ecc. «In seguito - spiega ancora Cagnani - si è passati ad una scrematura fino ad arrivare a sette nomi su cui si sono concentrati i voti espressi dai dieci giurati presenti alla seconda riunione, dove con voto unanime il premio è stato assegnato agli alpini». Si tratta della seconda volta che il premio Borgonovese dell'anno, che da quest'anno consisterà in un'aquila stilizzata (simbolo di Borgonovo), viene assegnato ad un'associazione. Nel 2005 lo stesso riconoscimento era stato assegnato al gruppo civico San Bernardino per l'impegno a favore del salvataggio dell'omonima chiesa. «Si tratta di un bel riconoscimento - dice il capogruppo Bosini - che dedichiamo a tutti gli alpini che hanno lavorato sodo per l'adunata nazionale e prima ancora per il restauro della chiesa di Bruso. Ognuno, per il contributo che ha dato, si merita questo premio». Nei prossimi mesi le penne nere hanno deciso di impegnarsi per il restauro della vecchia recinzione che circonda il giardino della Collegiata. «Abbiamo voluto attribuire il premio agli alpini - spiega Cagnani - in considerazione del fatto che il 2013 è l'anno del decennale di ricostituzione della sezione di Borgonovo ed è anche l'anno durante il quale si è tenuta l'adunata nazionale a Piacenza dove i nostri alpini si sono distinti l'impegno profuso». «Infine - termina il presidente della commissione - questo premio vuole essere un riconoscimento ad un gruppo che da dieci anni è portatore sul territorio di valori di unità, coesione, abnegazione, fratellanza, trasparenza e solidarietà». Venerdì 20 dicembre ci sarà anche la proiezione di un dvd con oltre 600 foto che raccontano la storia del gruppo. Il video è stato preparato dallo stesso Cagnani e dal figlio Stefano.


Mariangela Milani

 

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23/11/2013

 

Domattina festa per gli alpini del gruppo di Settima

 

GOSSOLENGO - (sb) Festa domani per gli alpini del Gruppo di Settima. L'appuntamento che vedrà protagoniste le penne nere nel paese in comune di Gossolengo è stato fissato per le ore 10.30. La festa si aprirà con il tradizionale alzabandiera a cui prenderanno parte alpini ed autorità. Poi i partecipanti sfileranno in corteo in direzione della chiesa parrocchiale, accompagnati dal suono della banda musicale. Una celebrazione eucaristica dedicata ai caduti sarà presieduta in chiesa alle 11 dal cappellano militare don Giacomo Ferraglio. Seguiranno la deposizione della corona di alloro, i discorsi di rito e una donazione del Gruppo Settima alla Pubblica assistenza Sant'Agata di Gossolengo e Rivergaro e alla Misericordia di Piacenza. La manifestazione si chiuderà con il tradizionale pranzo in oratorio.
s. b.

 

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22/11/2013

 

A Rivergaro festa annuale degli alpini

 

Alzabandiera e sfilata. Iniziative benefiche e premio al maresciallo Guasco

 

RIVERGARO - (crib) Rivergaro è tornata a colorarsi di verde in occasione dell'annuale raduno degli alpini locali: domenica scorsa, il gruppo ha festeggiato come ogni anno il suo "compleanno", richiamando associati e simpatizzanti anche dagli altri paesi della vallata. Dopo un primo tributo al Tricolore, con la cerimonia dell'alzabandiera, gli alpini hanno partecipato alla Santa Messa celebrata al Santuario della Madonna del Castello; da lì, con la banda musicale sono scesi in paese per deporre una corona d'alloro sotto alla statua del partigiano Alberto "Paolo" Araldi per poi recarsi in sfilata fino al monumento dei caduti. È lì, nell'omaggio a chi è morto per il bene della Nazione, che si sono svolti i discorsi ufficiali con la partecipazione del sindaco Pietro Martini, dell'ex presidente della sezione Ana piacentina Bruno Plucani e del piacentino Maurizio Astorri, a sua volta ex presidente della sezione Ana di Parma.
Nel corso della celebrazione c'è stato tempo anche per una piccola cerimonia di premiazione. Il maresciallo della stazione dei carabinieri di Rivergaro Roberto Guasco ha ricevuto un quadretto in rame sbalzato raffigurante un "mulo alpino" per i meriti nella sua attività anti-crimine sul territorio. Ma c'è anche una motivazione in più: proprio Guasco, prima di essere carabiniere, è stato alpino ed è tuttora iscritto nel gruppo delle pene nere di Rivergaro. Allo stesso tempo, gli alpini guidati dal capogruppo Luigi Mercori hanno dimostrato ancora una volta il loro grande cuore ed hanno donato un assegno di mille euro a don Giuseppe Lusignani per il restauro della chiesa di Pieve Dugliara: da tempo, infatti, gli alpini sono vicini alla piccola comunità che ogni estate ospita la loro Veglia Verde. Lo scorso mese, il gruppo aveva organizzato una castagnata in piazza Dante: il ricavato è stato destinato all'acquisto di doni per gli anziani ospiti della casa di riposo Gasparini di Pieve Dugliara, in occasione delle prossime festività di Santa Lucia.
 

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21/11/2013

 

Gruppo alpini

 

Doteremo il Campo Daturi di salvavita

 

«Doneremo un defibrillatore per il parco Daturi». Lo ha annunciato Gino Luigi Acerbi, capogruppo della sezione alpini di Piacenza. «Nel parco Daturi si trova la nostra sede, ma non è solamente per questo motivo che abbiamo deciso di acquistare un defibrillatore. Gli alpini hanno pensato anche e soprattutto a tutti quei ragazzi e quelle ragazze che fanno ginnastica al parco ogni giorno». Gli alpinihanno quindi donato il loro guidoncino e offerto tè caldo a tutti i presenti. In piazzetta Pescheria in occasione della giornata mondiale dei diritti dell'infanzia hanno preso parte diverse classi delle scuole primarie piacentine. Gli alunni hanno letto i loro pensieri sui diritti dell'infanzia in generale e in particolare alla salute. «E' rispettare gli altri ed essere rispettati, è vivere insieme per non morire di solitudine, è avere una casa che mi protegge e un medico che mi cura, è mangiare sano con prodotti controllati, è vivere in una scuola sicura controllata dal Comune, è avere acqua potabile, medicine, cibo, vaccini, è essere accuditi con amore, è diritto alla vita».
La mattinata ha registrato anche un folto seguito di cittadini che hanno affollato Piazza Cavalli, in coincidenza con la giornata mercatale. Attratti dalle voci e dalle musiche e incuriositi dall'assembramento di giovanissimi, in molti si sono soffermati ad osservare le scene e ad ascoltare con interesse i pensieri dei piccoli annuendo in segno di approvazione alle loro richieste.


Ni. Nov.

 

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18/11/2013

 

Al "Piesse" l'eco dell'Adunata

 

Gli alpini di Belluno sono tornati a Piacenza dove erano stati ospitati Grande festa al Preziosissimo Sangue e gemellaggio con la parrocchia

 

Piacenza - L'eco dell'Adunata nazionale degli alpini, a distanza di sei mesi da quei memorabili giorni, torna a farsi sentire a Piacenza, in via Zanella. Nalla chiesa del Preziosissimo Sangue sabato sera sono tornati gli alpini di Belluno che erano stati ospitati nei locali della parrocchia assieme ai "colleghi" dei gruppi di Lecco-Valsarsina e di Milano-Corsico. E' una sorgente di buone relazioni - l'Adunata nazionale alpini - che non si esaurisce facilmente. Tutto nasce per un gesto di amicizia. Lo spiega bene Massimiliano Cesa, alpino di Belluno in trasferta a Piacenza.
«Ho un amico qui da voi (Marco Poggi, ndr.). Appena ho saputo che c'era l'Adunata Nazionale a Piacenza l'ho chiamato e sono venuto giù un paio di volte con gli altri per parlare con don Federico per la logistica e con il capo gruppo di Piacenza». Da lì è nato tutto. «A Piacenza ci siamo trovati bene anche se io già la conoscevo» fa sapere Cesa. Chi è venuto in maggio per la prima volta è Giordano Sponga, sabato aiuto-cuoco in cucina: «Mi sono trovato bene ed oggi sono ancora qui». Con polenta, capriolo, ciccioli e gorgonzola per 150 persone, tra bandiere tricolori e cappelli con la penna d'aquila. In precedenza, all'interno della chiesa, mezz'ora di cori alpini, tra sorrisi e commozione, del Coro Ana Val Tidone, diretto dal maestro Dino Capuano, che nella vita fa il primario di medicina all'ospedale di Castelsangiovanni. Tanto per confermare che gli alpini sono dappertutto.
«L'alpinità mette la persona in uno stato di buona disposizione verso l'altro - commenta don Federico Tagliaferri, uno dei due coparroci del Preziosissimo Sangue, alpino pure lui -. Era già così prima dell'Adunata nazionale di maggio, oggi lo è sempre di più e dire che sei un alpino è una specie di passepartout». Parla la mattina dopo, quando la festa è finita da 12 ore. «Dopo la messa della domenica c'è gente che mi è venuta vicino chiedendo di replicare l'iniziativa con gli alpini di di Belluno - dice quasi stupito, ma non più di tanto -. Quello degli alpini è un ritrovarsi legato ad un determinato modo di stare insieme, semplice, pacifico, di cui la gente oggi ha bisogno». In parrocchia sono arrivate diverse richieste di rinsaldare il gemellaggio stavolta a Belluno, così come di partecipare alla prossima Adunata a Pordenone: «Sarebbe bello, vedremo se sarà conciliabile con il calendario parrocchiale».
«Sono occasioni belle - osserva il presidente della Sezione alpini di Piacenza, Roberto Lupi, presente assieme al capogruppo di Piacenza, Gino Luigi Acerbi -, è il segno che rimane da queste Adunate che oltre ad essere dei grandi ritrovi sono anche momenti in cui si saldano nuove amicizie». Il gruppo di Belluno non è il primo e non sarà neppure l'ultimo a tornare a Piacenza. «Recentemente - ricorda Lupi - il gruppo di Castelsangiovanni, in occasione dell'inaugurazione del monumento all'alpino, si è gemellato con il gruppo di Laives (in provincia di Bolzani) che era uno di quelli ospiti proprio nel comune della Valtidone».


Federico Frighi

 

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15/11/2013

 

Bobbio, poesie e riflessioni sulla pace nella giornata dedicata alla memoria dei caduti

 

bobbio - «Facciamo memoria oggi di quanti hanno combattuto per l'unità nazionale, memoria che sia da esempio a voi giovani che oggi avete voluto presenziare a questa celebrazione», così don Aldo Maggi a conclusione dell'omelia si è rivolto ai ragazzi delle scuole che, numerosi, hanno partecipato alla messa officiata nella basilica di San Colombano in occasione del 95° anniversario della "Vittoria" riconosciuto anche quale giornata dell'unità nazionale e delle forze armate. Anche quest'anno il Comune di Bobbio ha organizzato per il 4 novembre una manifestazione che ha coinvolto gli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado del comune e una classe dell'Istituto Tramello. Dopo la messa il corteo ha raggiunto i giardini comunali dove, davanti al monumento dei caduti, è stata deposta la corona d'alloro. Prima del discorso del sindaco Marco Rossi, il capogruppo della sezione alpini di Bobbio, Giuseppe Manfredi, ha declamato alcuni versi di Vittorio Zanotti, tenente colonnello e medaglia d'argento al valor militare nonché fondatore del gruppo alpini di Bobbio: "Per la Grecia le truppe eran partite, pure gli alpini: toccò dura guerra, in breve divenir color terra, rosso era il fiume, lambiva ferite….. " Gli alunni delle scuole hanno poi intonato l'inno nazionale e recitato poesie e riflessioni sulla pace. Il sindaco ha ringraziato le scuole e tutti gli intervenuti per la loro preziosa presenza. «Oggi è importante ritrovarsi davanti a questo monumento per ricordare i caduti di tutte le guerre, per celebrare l'unità nazionale e festeggiare le Forze Armate. Nella ricorrenza del 95esimo anniversario della fine della prima guerra mondiale, dobbiamo interrogarci sul significato vero della ricorrenza per ricordare tutti coloro che sono caduti e cadono per la libertà. Rendere omaggio a tutti i caduti è doveroso». Con le sue parole il sindaco ha sottolineato come il sacrificio di tante persone innocenti debba rimanere da monito per la costruzione di una società di pace. Terminata l'orazione, il corteo si è spostato davanti al monumento di Nassiriya e poi in località Rio Foino per la deposizione delle corone. Celebrazioni analoghe si sono svolte a Santa Maria a Ceci e a Mezzano Scotti.


Patrizia Marchi

 

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08/11/2013

 

Carlo Girometta: il campione "mancato" «Frenato dalla delusione alle Olimpiadi»

 

Castelsangiovanni - Serata ricca di emozioni al centro culturale di Castelsangiovanni per ricordare Carlo Girometta, grande promessa del calcio italiano degli anni Trenta-Quaranta, a cent'anni dalla nascita. La serata, organizzata e promossa dalla Castellana Calcio con il patrocinio dell'assessorato allo sport, ha avuto un nutrito numero di pubblico, tra il quale molti alpini.
Girometta, penna nera castellana, è stato ricordato da Giuseppe Gandini, funzionario comunale e direttore della biblioteca comunale, che ha affrontato la vicenda dell'alpino, leggendo anche una mail inviatagli dalla figlia del campione scomparso nel 1989. «Papà - si legge - ha studiato medicina per anni, poi fu tenente degli alpini durante la guerra e rimase prigioniero in Russia per più di tre anni, ma con l'ottimismo e la forza d'animo che lo hanno sempre contraddistinto, ne uscì alla grande». Tornò a casa e riprese a giocare e poi ad allenare.
Nato a Castelsangiovani il 9 novembre 1913, Carlo si arruolò di leva nel 1933 (rimandato nel 1934 e nel 1935 per motivi di studio); nel 1937 viene chiamato alla Scuola allievi ufficiali e nominato aspirante ufficiale nel 1938, per poi entrare nel 4° Reggimento artiglieria alpini.
Girometta è stato una vera promessa del calcio e nel 1936 si è laureato campione olimpico a Berlino con la nazionale di Vittorio Pozzo, pur senza mai scendere in campo.
Ha giocato tre ottime stagioni nel Piacenza, quindi calcio, nel Brescia in serie B e nell'Atalanta in A. Attaccante possente e di elevate capacità agonistiche, molti lo ricordano anche come un buon allenatore.
L'assessore allo sport Valentina Stragliati ha sottolineato l'importanza del ricordo di personaggi che hanno fatto grande la città: «Quello di Girometta è un esempio da seguire, un esempio di forza, volontà e determinazione».
Il presidente della Castellana, Giuseppe Manzella, si è detto orgoglioso di rappresentare una squadra che ha schierato in passato un campione di tale calibro. Il capo servizio di Libertà, Paolo Gentilotti, ha sottolineato come la figura di un grande personaggio come Girometta sia la testimonianza principale di come lo sport sia anche e soprattutto cultura, dando un primo assaggio del tema principale della serata: Girometta come talento inespresso, le cui doti notevolissime sono state compresse da un carattere troppo "vivace". Ha anche ricordato la bella amicizia nata tra il castellano e il grande Jesse Owens a Berlino '36.
Giovanni Bottazzini, giornalista sportivo e statistico di primissima grandezza, ha delineato la parabola calcistica e umana di Girometta, che ancora oggi occupa il quinto posto tra i cannonieri di tutti i tempi del Piacenza «pur avendo disputato un numero assai inferiore di partite rispetto ai colleghi che lo precedono nella classifica».
«Dopo gli eccellenti campionati disputati nel Piacenza - spiega Bottazzini - arriva per Girometta la convocazione per le Olimpiadi del 1936 disputate a Berlino, dove non potrà dimostrare tutta la sua forza atletica e la sua preparazione, per colpa del suo carattere non proprio mite». E dei dissapori maturati con il citì Pozzo durante il lungo ritiro di Merano, che portarono al mancato impiego del piacentino: una delusione che ne segnerà pesantemente la carriera. Pur di non farlo giocare, Pozzo ricorse a spostamenti di altri giocatori fuori ruolo.
Dopo le olimpiadi, ha ricordato Bottazzini, Girometta è salito in serie B nel Brescia, dove giocò 29 partite su 30 e segnò 10 gol. Nel 1937 l'Atalanta non si lascia sfuggire Girometta, l'anno dopo tocca all'Alessandria, quindi la discesa in C alla Salernitana. Poi la guerra e, al ritorno dalla prigionia, "al biond" tornò a indossare la maglia dell'Olubra, da cui era partito. Disputò tre buoni campionati, prima di diventare allenatore.
Gianni Rubini, grande ex-dirigente e allenatore e oggi sempre più storico del calcio piacentino, ha letto alcuni articoli di Libertà dedicati a Girometta, che ne hanno, ulteriormente inquadrato la figura come calciatore e come uomo.
Anche alcuni vecchi compagni di Girometta presenti tra il pubblico, hanno snocciolato ricordi e aneddoti, a suggellare una serata di grande emotività e interesse.


Luisa Falcone

 

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05/11/2013

 

Gli anni migliori passati al fronte

Riscoperte le figure degli alpini castellani Motti, Quarone e Olivieri

 

Castelsangiovanni - A Castelsangiovanni le commemorazioni del 4 Novembre hanno fatto riscoprire i volti e i pensieri delle donne che durante la prima guerra mondiale dovettero sostituirsi agli uomini impegnati al fronte. Ma sono stati ricordati anche i giovani alpini castellani - come Alessandro Motti, Gustavo Quarone e Ettore Olivieri - che sacrificarono i loro anni migliori per difendere la patria. Uno di loro, il maggiore degli alpini Ettore Olivieri un "ragazzo del ‘99", fu tra i fondatori nel 1952 del locale gruppo alpini. Per questo ieri le penne nere lo hanno ricordato durante la commemorazione al teatro Verdi, mentre l'amministrazione ha omaggiato la nipote Giuseppina cui il vicesindaco Giovanni Bellinzoni ha consegnato un attestato e una medaglia. Un attestato il vice sindaco lo ha consegnato anche ad Enrico Bergonzi in segno di riconoscenza per tutte le penne nere. «Tra gli alpini che presero parte al primo conflitto mondiale - ha detto il vicesindaco - ricordiamo in particolare quelli originari di Castelsangiovanni tra cui Alessandro Motti, Gustavo Quarone e Ettore Olivieri il cui esempio è per noi un monito ad amare sempre di più il tricolore».
Olivieri prese parte ad entrambi i conflitti mondiali. Nato il 16 maggio del 1899 e diplomatosi geometra, avrebbe voluto studiare veterinaria ma lo scoppio della prima guerra mondiale lo obbligò a partire. Prestò servizio per tre lunghi anni e dovette abbandonare l'idea di studiare. Nella seconda guerra mondiale fu inviato in Sicilia dove offrì la sua licenza a un giovane castellano, Casati, il quale non aveva ancora potuto vedere la figlioletta. «Quel treno, per uno strano scherzo del destino - ha ricordato Bergonzi - non arrivò mai perché a Roma venne bombardato e Casati perse la vita». Tornato a Castello, Olivieri morì nel 1965, dopo essere stato nominato maggiore.
Oltre a lui ieri protagonisti delle cerimonie organizzate a Castelsangiovanni sono state le donne, quelle che durante la Grande Guerra dovettero sostenere il peso delle responsabilità lasciate dagli uomini partiti per il fronte. «Con gli uomini - hanno ricordato gli studenti del liceo Volta - le donne condivisero il rifiuto all'inerzia. Per loro la guerra costituì un'esperienza di libertà e responsabilità, ma non un'occasione di emancipazione perché al termine del conflitto gli spazi per la donna si ristrinsero nuovamente e l'unico eroe riconosciuto fu l'uomo combattente». Hanno animato la cerimonia gli alunni delle scuole medie che, diretti da Adriana Egivi, hanno dato vita ad un applauditissimo concerto.


Mariangela Milani

 

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04/11/2013

 

Vigolo premia alpini e volontari

E' stato riconosciuto il lavoro per l'Adunata di Piacenza

 

CASTELLARQUATO - (dam) Una pergamena di riconoscimento per 4 alpini del gruppo Ana di Vigolo Marchese e altrettanti loro amici per le ore di volontariato passate a prestare servizio a Piacenza per l'adunata nazionale. Questo l'omaggio dei vertici dell'Ana piacentina (associazione nazionale alpini), guidata dal presidente provinciale tenente Roberto Lupi presente con il suo vice Luigi Forlini, consegnato ieri durante le celebrazioni locali della festa dell'Unità d'Italia e delle Forze armate, al gruppo di Vigolo guidato dal capogruppo Gianpiero Bersani. Davanti al monumento dei caduti son stati premiati anche i non alpini volontari meritevoli di una pergamena: Marco Colombi, Cristian Caminati, Manuel Ferri e Claudio Ferraroni. Le penne nere premiare sono state: il capogruppo Bersani, il suo vice Sandro Bersani, Nereo Agosti e Silvano Prati.
Al momento della premiazione, seguito da una messa in ricordo dei caduti officiata dal parroco don Paolo Chiapparoli, sono intervenuti anche l'assessore Dario Fulgoni, la presidente Avis Antonella Bonfanti e il comandante della stazione dei carabinieri di Castello luogotenente Matteo Defina e diversi gruppi Ana della provincia con i rispettivi labari.
«A Vigolo siamo in pochi ma a queste manifestazioni siamo sempre in tanti, mi fa piacere e ringrazio tutti i volontari» ha detto il capogruppo Bersani ricordando come, grazie alle iniziative degli associati, sia stato possibile acquistare altoparlanti per il cimitero che consentono lo svolgimento delle celebrazioni religiose.

 

 

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01/11/2013

 

In Russia per i 20 anni dell' "Asilo Sorriso"

 

Eretto dagli alpini sulle rovine della sede Armir: alla festa 3 penne nere piacentine

 

VIGOLZONE - E' un legame che dura da vent'anni quello tra gli alpini e la comunità russa di Rossosch.
Nel 1993 l'associazione nazionale alpini si era impegnata a finanziare e erigere un asilo, denominato poi "Asilo Sorriso", una struttura voluta come "monumento vivente", per costruire nuovi rapporti fraterni con la popolazione russa sulle rovine della sede del Corpo d'armata (Armir) durante la Campagna del '42-'43. Anche le penne nere piacentine avevano partecipato ai lavori, dividendosi i turni e alternandosi in diversi periodi in base alle specializzazioni di ognuno. In particolare erano Gaetano Morosoli, Graziano Zoccolan, Bruno Ferrari, Luigi Avogadri, Bernardo Eridano, Marco Biasini. E quest'anno, nel ventennale dell'asilo, due di quei sei alpini sono tornati in quelle terre: Morosoli, capogruppo di Vigolzone e Graziano Zoccolan, già capogruppo di Castelsangiovanni. Con loro anche Bruno Merli, capogruppo di Agazzano.
«Siamo stati a Rossosch anche dieci anni fa, nel decennale della struttura - raccontano i tre alpini -. In questi anni, dalla cittadina che era allora, vi sono stati enormi cambiamenti. Sono sorti palazzi, supermercati, una nuova chiesa ed un nuovissimo auditorium, monumenti, alberghi e negozi. Abbiamo trovato la città trasformata, in meglio, e l'asilo in perfetto ordine, grazie anche all'aiuto degli italiani. Dicono che per poter iscrivere i propri figli ci siano impegnative graduatorie e liste d'attesa lunghissime. E' diventato un centro educativo di eccellenza».
Gli alpini italiani avevano costruito l'asilo come simbolo di una nuova volontà di pace, perché fosse segno di un mondo cambiato. Lo ricorda il monumento situato di fronte all'asilo che riporta l'iscrizione: "Da un tragico passato, un presente di amicizia, per un futuro di fraterna collaborazione".
Nell'occasione del ventennale, i 400 alpini da tutta Italia sono stati accolti con grande amicizia e riconoscenza, a cominciare dalla cerimonia dell'alzabandiera, con le bandiere e gli inni dei due Paesi. Tante le autorità, tanti gli amici alpini con cui si sono condivise settimane di lavoro, tanti i bambini che hanno fatto esplodere la loro gioia in canti e grida. Tra loro anche il gruppo che l'estate scorsa è stato ospite a Casa Montagna di Ferriere.
A loro gli alpini piacentini hanno consegnato magliette donate dall'associazione Famiglie caduti e dispersi di Piacenza presieduta da Pierluisa Abbiati. Alle autorità invece il Crest dell'adunata nazionale 2013 che si è svolta a Piacenza nel mese di maggio, ricevendo sentiti apprezzamenti per come si è svolto il grande evento.
Nei momenti celebrativi si è respirato anche aria di Valnure con l'esecuzione, da parte del coro Ana di Trento, di una preghiera alpina, un commovente canto scritto e musicato dal pontolliese Bruno Fornelli.


Nadia Plucani

 

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01/11/2013

 

A Corte il ricordo degli alpini

 

In corteo le insegne delle sezioni, corona al monumento

 

CORTEMAGGIORE - Gli alpini di Cortemaggiore hanno ricordato tutti i caduti e «le penne nere che sono andate avanti» in una giornata alla quale hanno partecipato autorità civili e militari, numerose associazioni e molti cittadini. Un corteo colorato, partito dalla sede del gruppo alpini ha dato il via alla manifestazione. Alle divise rosse delle majorette e della banda "La Magiostrina" ha fatto seguito una lunga fila di tricolori, quelli delle insegne delle sezioni degli alpini e delle fasce dei sindaci. Poi tanti cappelli grigio-verdi con la penna lunga e mora e un gruppetto di baschi bordeaux dei paracadutisti. Al monumento dei caduti, sulle note dell'inno di Mameli, è stato innalzato il tricolore. Padre Secondo Ballati ha benedetto la corona di alloro che il presidente sezionale di Piacenza, Roberto Lupi, il maresciallo dei carabinieri Salvatore Cristiano e il sindaco Gabriele Girometta hanno deposto ai piedi del monumento, mentre in segno di onore erano stati alzati il gonfalone del Comune e tutte le bandiere delle associazioni di volontariato, ex-combattentistiche e d'arma. Tra queste c'erano lo stendardo della sezione alpini di Cremona, quello dei paracadutisti alpini e quello del centro don Carlo Gnocchi, affidato ad uno degli alpini che nel 2009 ebbe l'onore di portare a spalla l'urna con i resti del sacerdote milanese, che fu cappellano delle "penne nere" nella campagna di Russia, in occasione della sua beatificazione. Nella chiesa dei frati padre Secondo Ballati ha celebrato la messa, durante la quale ha ringraziato «gli alpini di Cortemaggiore che hanno la sede nel convento e lo custodiscono, perché ora è disabitato, anche se speriamo che torni a vivere come un tempo». Dopo la comunione Fabio Devoti ha letto la preghiera dell'alpino e la corale di Cortemaggiore, che ha eseguito i canti liturgici, ha terminato la celebrazione con "Signore delle cime" di Bepi de Marzi. Come da tradizione, sono stati premiati alcuni alpini e amici che si sono distinti per l'impegno dimostrato durante l'anno: i riconoscimenti sono andati a Nicolas Pini, Repetti Aldo, Annarita Gaggioli e alla famiglia di Attilio Sala, per la quale sono intervenuti la moglie di Attilio, un alpino "andato avanti", e il nipote Alessandro. E' stato rinnovato anche il direttivo del gruppo alpini di Cortemaggiore: dalle urne, per il prossimo triennio, è arrivata la riconferma dei consiglieri uscenti e il nome di Fabio Devoti alla guida del gruppo.
Leonardo Tomasetti

 

 

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29/10/2013

 

Mario Carrà, per 60 anni nel negozio di ortofrutta

 

Tanto volontariato con Pro loco e alpini

 

Borgonovo - Borgonovo ha dato l'ultimo saluto a Paolo Carrà, più conosciuto con il nome di Mario, storico commerciante che per sessant'anni nel suo negozio di via Roma ha venduto frutta e verdura a generazioni di borgonovesi. Classe 1938, Mario Carrà si è spento dopo una vita trascorsa praticamente tutta dietro al bancone di ortofrutta, dove lui aveva iniziato a lavorare giovanissimo. Oltre che per il suo lavoro di commerciante, Mario Carrà in paese era noto anche per essere stato volontario della Pro loco, nonché alpino e grande appassionato di sport.
Originario di Borgonovo, aveva ereditato da suo papà Giuseppe, morto quando lui aveva solo quattordici anni, il negozio di frutta e verdura lungo via Roma. Subito dopo la scomparsa del padre, Mario aveva deciso insieme al fratello Pino di proseguire l'attività.
Nel 1979 anche il fratello morì e Mario Carrà si trovò a continuare da solo l'attività che ha portato avanti, sempre nella stessa bottega di via Roma che è stata riconosciuta Bottega Storica, fino al 2004 quando cedette il testimone alla figlia Michela. Quest'ultima, insieme al marito Gianni Bernini a sua volta discendente di una famiglia di produttori dolciari, oggi porta ancora avanti lo storico negozio. Sposato con Giuliana Ballotta, con cui solo pochi giorni fa aveva festeggiato i 45 anni di vita matrimoniale, Mario Carrà a Borgonovo era noto anche per essersi impegnato nel mondo del volontariato. Era stato infatti membro attivo nella locale Pro loco e aveva dato il suo contributo anche nella Borgonovese Calcio.
«Era un grande appassionato di sport» ricorda la moglie Giuliana, che con il marito ha condiviso questa passione. Mario Carrà era anche un alpino iscritto alla sezione di Ziano e molto vicino anche al gruppo di Borgonovo, tanto che l'altro giorno una delegazione di penne nere gli ha reso omaggio in occasione dei suoi funerali svoltisi in collegiata. In passato in diverse occasioni era stato premiato per i suoi meriti lavorativi, come quando nel 2004 era stato nominato "maestro del commercio".
Durante la cerimonia funebre le amatissime nipoti, Anna e Lella figlie del fratello Pino e che lui considerava come due figlie, lo hanno ricordato. «Per tutta la vita - hanno detto le nipoti - ti sei dedicato agli altri, hai dato una mano generosa alle attività del paese, dalla Pro loco agli alpini, fino alle iniziative dei commercianti e a quelle degli sport locali offrendo sempre il tuo aiuto». Mario Carrà lascia anche i giovani nipoti Lorenzo, Davide e Matteo.


mar. mil.

 

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26/10/2013_2

 

Un milione di euro, è il costo della kermesse piacentina

 

Sostanziale pareggio per il consuntivo approvato all'unanimità

 

Tante uscite quante entrate con un bilancio sostanzialmente in pareggio. E' stato approvato l'altro pomeriggio all'unanimità il conto consuntivo provvisorio al 30 settembre 2013 del Comitato organizzatore dell'Adunata nazionale (il Coa) riunitosi nella sede di via Cremona.
La relazione del conto consuntivo provvisorio è stata tenuta dal tesoriere, il piacentino Roberto Migli, che è anche revisore dei conti nazionale dell'Associazione nazionale alpini.
Presenti, tra gli altri, oltre al presidente del Coa, Nino Geronazzo, al segretario Ana Silverio Vecchio, anche il past president della Sezione alpini di Piacenza, Bruno Plucani, il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, nonchè la dirigente comunale Renza Malchiodi. Tutti hanno poi preso parte alla serata di amarcord ospiti del gruppo alpini di Sarmato.
Al Coa l'Adunata Nazionale di Piacenza è costata un milione e centomila euro, a fronte di un milione e 50mila euro di entrate. Dunque un disavanzo negativo di 50mila mila euro che, tuttavia, è verosimile venga presto annullato da nuove entrate. Alla fine il rendiconto definitivo, viste le esperienze delle altre Adunate nazionali, sarà comunque in attivo. Al Coa e all'Ana Nazionale non rimarrà nulla. L'attivo verrà utilizzato, come prevede lo statuto dell'Ana, per il rafforzamento della Protezione Civile Ana, per la Sezione alpini ospitante e in beneficenza.
Gli interventi di Comune, Provincia, sponsor privati e i contributi degli alpini per i campi tendati e gli alloggi collettivi hanno formato il capitale sul quale ha potuto contare il Coa per l'Adunata. L'Associazione nazionale alpini (l'Ana) partecipa all'Adunata con altre modalità e con un bilancio separato: nell'ordine di 50-60 mila euro di spese ogni volta.
Tutto questo per dire che l'Adunata è un qualcosa che si regge da sè ed anche a Piacenza non è stata da meno. C'è poi tutto l'indotto che interessato la città e la provincia. Al di là delle cifre che sono state fatte ma di cui non esiste una prova scientifica, quelle (in ribasso) più vicino alla realtà parlano di circa 250 mila visitatori. Si stima infatti che siano state 80mila le persone durante la sfilata della domenica. Ammesso che per una persona che sfila ce ne siano due nel pubblico, ecco dove viene fuori la cifra dei circa 250mila. Ebbene, ammettendo che ciascuno, nei tre giorni di Adunata, abbia speso almeno 70 euro, le entrate sarebbero alla fine di almeno 17milioni di euro. E' vero che a giovarne non sono stati tutti i cittadini ma in primo luogo i commercianti e nemmeno poi tutti. In realtà, alla fine, a trarne giovamento - è stato osservato - è un'intera città e un'intera provincia. Naturalmente in termini di immagine. Ammesso che i 250mila, una volta tornati a casa, abbiano parlato dell'Adunata di Piacenza ad almeno tre persone (situazione più che verosimile), alla fine il nome della città e del suo territorio ha raggiunto un milione di persone in tutta Italia (e nel mondo, considerato le sezioni all'estero). Tutta pubblicità e marketing territoriale, sempre che di Piacenza abbiano parlato bene.

 

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26/10/2013_1

 

Amarcord Adunata tra brindisi e nostalgia

 

Geronazzo (Coa): «Eventi come questi ti allargano il cuore»

 

Sono trascorsi solo cinque mesi da quel magico mese di maggio ed è già un amarcord carico di nostalgia. Un amarcord un po' felliniano, viste certe figure di penne nere che popolavano il tendone del Gruppo di Sarmato, ma è un po' tutta così l'atmosfera che si respira a due passi dalla grotta di San Rocco. Il paese è rimasto imbandierato di tricolori, come ricorda Sesto Marazzi, già capogruppo locale, in onore dei graditi ospiti, ma soprattutto dei 430 volontari alpini che hanno lavorato senza sosta prima e dopo l'Adunata nazionale dello scorso anno e che si sono ritrovati qui stasera.
E' la loro festa e i rappresentanti del Coa - il comitato organizzatore dell'Adunata - sono arrivati per ringraziarli. In realtà è un grazie reciproco, perche il presidente del Coa, Nino Geronazzo, se ne va con un piatto di crostata alla frutta da mangiare in auto - è lungo il viaggio di ritorno per Conegliano Veneto - ma soprattutto con un groppo alla gola e gli occhi lucidi per i tanti abbracci ed attestati di stima. «Sono quelle cose che ti allargano il cuore - dice commosso - che ti fanno toccare con mano quanto sia giusto dare quello che puoi dare a questa famiglia; quello che tu togli ai tuoi cari, ai tuoi affetti, al tuo riposo è ampiamente ripagato da questa concretezza, da questa voglia di fare, da questa gratuità totale che esprimono i volontari. Ben vengano questi incontri che ci consentono di dire loro quanto l'Ana li ringrazi». A Geronazzo, l'attestato di stima del Comune di Sarmato, ma anche il trittico di litografie alpine del pittore borgonovese Franco Corradini (la Grande Guerra, la ritirata di Russia, la sede di Druso).
Tre cinghiali, metri di salame cotto, paiuoli di polenta, crostate di frutta, il tutto annaffiato da buon vino piacentino hanno fatto sì che fosse difficile frenare il brusio alpino sotto il tendone. Ci ha provato prima Bruno Plucani, il vero mattatore della serata, a ringraziare di cuore tutti i volontari. Sì, è vero, le elezioni recenti hanno decretato la nomina dell'imponente Roberto Lupi quale nuovo presidente degli alpini di Piacenza, tuttavia Plucani sarà per sempre ricordato per essere stato il presidente che, con la fermezza del mulo e, perchè no, la scaltrezza dell'aquila (per citare due creature care alle penne nere), ha portato in città un evento come l'Adunata nazionale. I
l silenzio, quello vero, l'ottiene però solo Anna Tanzi Cuminetti, sindaco di Sarmato, che, microfono alla mano, cammina su e giù per il tendone tra due ali di alpini mangianti e beventi con la stessa verve di un'insegnante di matematica tra i banchi durante un compito in classe. Racconta due cose: come le persone di Parma, città da cui trae le origini, le avessero detto di ricordare con nostalgia l'Adunata nazionale a distanza di anni; e come il lunedì dopo l'Adunata fosse scesa in città e, al posto del disordine, della confusione, dei rifiuti che si sarebbe aspettata, abbia invece trovato, con grande sorpresa, «una città pulitissima come ogni lunedì pomeriggio». Applausi calorosi. C'è il consigliere Ana Corrado Bassi, arrivato da Modena, ci sono gli agenti della polizia municipale di Piacenza, quelli della Protezione Civile, quelli del 118 con il coordinatore Stefano Nani in testa. E' una rimpatriata vera e propria. Vengono premiati il neo capogruppo di Sarmato Pierangelo Arati, poi Giorgio Braghè e il cuoco-fabbro Giorgio Forlini - ha forgiato sulla propria incudine tutti i cancelli dell'Adunata -, infine Bruna Poggi, la madrina del gruppo di Sarmato.
«E' stata un'esperienza bellissima - dice Pierluigi Forlini, il responsabile di tutte le aree campo -, la ripeterei l'anno prossimo». «Ho una grande nostalgia - confessa Laura Gaidolfi, che lavora all'Arpa e fa parte della Protezione Civile Ana -. C'era un clima entusiasmante, una ventata d'allegria, mi mancherà. E' stato un evento eccezionale. Andrò sicuramente a Pordenone». «Una cosa meravigliosa - dice Romano Mariani, di Vigolzone -, ed è stato bello rivedersi tutti questa sera dopo l'Adunata». Gli alpini sono tante cose, anche spiritualità. Semplice, popolare, ma vera. Così tocca al parroco di Sarmato don Silvio Cavalli leggere la preghiera delle penne nere e pregare per l'unità, della politica così come della Chiesa.


Federico Frighi

 

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24/10/2013

 

L'onda lunga dell'Adunata Sempre ed ovunque

 

di LUCIO BERTOLI
Il Piacentino vanta un numero cospicuo di alpini facenti capo alla Sezione di Piacenza dell'ANA (Associazione Nazionale alpini) la quale conta di 45 gruppi in tutto il territorio provinciale che inglobano 2780 alpini in congedo e 410 "Amici degli alpini".
Presidente dell'Associazione piacentina è Roberto Lupi, succeduto il 22 giugno scorso a Bruno Plucani che dopo 9 anni ha lasciato l'incarico per limite statutario. Lo abbiamo intervistato per farci spiegare chi sono e come sono organizzati gli alpini in congedo, quali sono le loro finalità e le attività che svolgono:
Adunata nazionale degli alpini a Piacenza: cosa l'ha maggiormente impressionata?
«La volontà dell'amministrazione comunale/provinciale e di Bruno Plucani, che per nove anni ha presieduto la nostra sezione, di portare nella nostra città questa manifestazione, probabilmente unica al mondo: 400.000 persone entusiaste, che hanno suscitato altrettanto entusiasmo e simpatia nella popolazione. Gli amici presenti hanno capito questa mia gioia di partecipare alle adunate nazionali, basate sempre sui valori di amicizia, solidarietà e spirito di corpo: alcuni alpini si stanno già organizzando per l'adunata del prossimo anno a Pordenone».
L'entusiasmo presente in città si è riscontrato anche in periferia. Quali paesi della provincia si sono particolarmente distinti in tal senso?
«La sezione alpini di Piacenza è costituita da 45 gruppi: tutti i gruppi e tutti i comuni hanno contribuito al buon esito di questa adunata festosa, come Fiorenzuola, Castelsangiovanni, Bobbio, Cortemaggiore ed altri paesi che hanno anche organizzato apposite manifestazioni locali».
Occasionalmente abbiamo avuto modo di riscontrare grande spirito d'iniziativa a Cortemaggiore; ce ne vuole parlare?
«Ne è protagonista Fabio Devoti, un giovane bravissimo capogruppo di Cortemaggiore (a riprova che ci sono ancora degli alpini in congedo giovani, anche se la soppressione del servizio di leva crea qualche problema numerico). Questo gruppo realizza diverse iniziative locali; proprio ultimamente c'è stata una riuscita serata con l'esibizione di cori alpini provenienti da altre città come il Coro Gruppo alpini di Melzo e il Coro Valbertina. Gli alpini costituiscono nelle loro organizzazioni di cori che sono riconosciuti a livello di sezione provinciale e nazionale. A Piacenza abbiamo due cori: uno della Val Nure, guidato da don Gianrico Fornasari, (che ha festeggiato i 40 anni della fondazione nella Chiesa di Bettola) ed il Coro Val Tidone guidato da Tarcisio Bassi, che fa capo alla zona di Castelsangiovanni, Borgonovo e Pianello».
Il gruppo di Cortemaggiore svolge attività di raccogliere fondi per beneficenza: tale iniziativa riguarda solo questo gruppo oppure è una caratteristica della vostra associazione?
«Si tratta di uno dei valori fondanti della nostra associazione; ricordiamo due motti: uno coniato dal presidente nazionale Leonardo Caprioli "ricordare i morti, aiutando i vivi", (noi infatti concretizziamo la nostra riconoscenza verso chi si è sacrificato, aiutando chi ha bisogno); l'altro motto dice "sotto il cappello c'è sempre un fratello". La solidarietà contraddistingue tutti i gruppi: gli introiti provenienti da castagnate, grigliate, feste danzanti ecc. vanno in beneficenza; il piccolo gruppo di Marsaglia (di cui ero capo gruppo), ha donato un defibrillatore ai Carabinieri di stanza a Marsaglia con la collaborazione di "progetto vota"; il nucleo guidato da Franco Pavesi, vice coordinatore regionale della protezione civile degli alpini e specialista nell'antincendio boschivo, partirà per la Puglia per un servizio di sorveglianza nella foresta umbra. Tutte queste iniziative vengono pubblicate ogni anno sul "libro verde della solidarietà": vengono esplicitate sia le cifre raccolte, sia le ore messe a disposizione dagli alpini dedicate ad attività benefiche. Tali numeri sono di certo impressionanti».
Tra i soci del cineclub ci sono degli alpini che hanno dedicato ore per riprendere le varie fasi dell'adunata, ma anche persone che non hanno svolto il servizio militare sono state contagiate da questo spirito di corpo; abbiamo notato anche la presenza gruppi stranieri: esistono simili iniziative in paesi confinanti, vicini alle Alpi?
«Ci sono sezioni all'estero (italiani emigrati o figli di alpini): noi come sezione di PC siamo gemellati con la sezione di New York, che è guidata da un piacentino Luigi Covati, originario di Perino: lo scorso anno abbiamo varcato l'oceano, e là abbiamo trovato un'accoglienza ed un'alpinità commoventi. Nei paesi confinanti esistono pure corpi di montagna: in Francia si trovano i "cacciatori delle Alpi"; in Svizzera, Austria e Slovenia ci sono corpi specializzati nei combattimenti sui monti: anche in questi paesi ci sono delle associazioni, ma non della portata delle nostre sezioni. Esiste un'associazione a livello europeo che si chiama IFMS, che raggruppa tutti i corpi militari alpini».
Ci sono persone che non hanno fatto il servizio militare, oppure l'hanno fatto, ma non sono alpini; possono ugualmente iscriversi alla vostra associazione?
«L'Associazione Nazionale alpini ha due tipi di soci: i soci ordinari (che hanno fatto il servizio militare ed almeno tre mesi nel corpo degli alpini) ed i soci aggregati (o amici degli alpini), che pur non avendo svolto il servizio militare, condividono gli ideali degli alpini; per statuto ci sono dei limiti di numero di aggregati per ogni gruppo, allo scopo di non snaturare la nostra associazione, ma ci si può iscrivere e gli aggregati o amici o volontari sono bene accetti! »

 

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24/10/2013

 

I canti di montagna stregano il pubblico

 

Applausi ai cori Cai e Ana Valnure alla Cavallerizza da "Io resto qui" alla "Montanara"

 

piacenza - Per il concerto corale Amici... in montagna è stata sede ideale quella del Club Alpino Italiano, nei locali restaurati della "Cavallerizza" in Stradone Farnese, offerto dall'Associazione Amici del Romagnosi, dal Coro Cai e Coro Ana ValNure. Patrizia Pugni, presidente del sodalizio "Romagnosi" ha brevemente presentato le formazioni corali impegnate. Il Coro del Club alpino piacentino è di recente costituzione (2009), per iniziativa del maestro Corrado Capellini. Iniziata quasi per gioco, l'attività ha trovato molte adesioni in giovani amanti del cantare insieme e ancora novizi si stanno preparando per entrare a pieno titolo nella formazione. Il Coro della Valnure ha radici lontane nella prima Corale Bettolese (1973); quindi Coro Valnure (1985) e ora Ana Valnure, per il significativo contributo della Valle al Corpo degli alpini. A guidare il complesso corale è il parroco di Groppallo don Gianrico Fornasari, cultore del canto popolare. Il Coro del Cai si indirizza al repertorio dei canti di montagna, esplorando anche i canti di guerra alpina, in particolare in occasione della recente "Adunata alpini", tenutasi con successo in città. Per evocare l'emozionante serata alla Sala dei Teatini, insieme al Coro della "Julia", il Coro Cai ha riproposto Monte Canino, Bomba embriaga, canti della Grande Guerra e Io resto qui, toccante addio di un alpino, nella campagna di Russia. In Alto Adige si canta la leggenda di Soreghina, la figlia del sole. Nella zona di monte Civetta, si canta della piccola Manuela che con una mano toccò una stella. In lingua friulana si canta la "villotta" A planc cala il soreli, inno al sole. Con belle variazioni di voci Senti il martelo, il rintocco della campana del paese che indica ai giovani la strada da seguire. E, per finire, Viva l'amore. Il Coro Ana Valnure è composto da parecchie "penne bianche" ed è indirizzato al repertorio folclorico del nostro Appennino.
«E' un canto più gridato», precisa il maestro Fornasari, «che nasce dallo stare insieme in osteria, canto della miseria». Così il canto dei pastori della Val d'Aosta e poi i canti degli alpini impegnati nella guerra di Grecia: Sul ponte di Perati, dove la meglio gioventù è sacrificata in un assurdo progetto di conquista. Sull'Ortigara, in trincea, il Ta-pum del cecchino austriaco cercava il bersaglio facile. «Migrare per vivere è storia anche dei nostri giorni», dice il maestro Fornasari, «Mi tocca andare» è il motto ricorrente. Anche le donne cantano: Bella ciao. E' il canto solista d'una ragazza innamorata, tipico della Valle, resa con bella e sicura voce. Anche un canto in sardo fa parte del repertorio, Come un falco nell'alternanza della voce solista che recita il racconto. Poi i due Cori insieme nell'inno La montanara. Meritatissimi gli applausi del folto pubblico partecipe.


Gian Carlo Andreoli

 

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23/10/2013

Concerto della fanfara Taurinense per ringraziare la città di Piacenza

Il 12 dicembre con un programma natalizio

(fri) La fanfara della Brigata alpina Taurinense tornerà a Piacenza per ringraziare la città dell'accoglienza alle penne nere durante l'Adunata Nazionale dello scorso mese di maggio. Lo farà con un concerto di Natale nella serata di giovedì 12 dicembre con un programma natalizio. Dove, ancora non si sa. L'ideale sarebbe stato il teatro Municipale, ma il prezzo chiesto è troppo elevato, visto che sarebbe a carico della Sezione alpini di Piacenza e che eventuali offerte saranno destinate a scopo benefico. Così si dovrà puntare su altre soluzioni. La fanfara della Taurinense - diretta dal maestro Marco Calandri - si era già esibita a Piacenza durante l'Adunata Nazionale di maggio aprendo tutte le cerimonie ufficiali e tenendo un concerto più una "scuola" di musica per i ragazzi al Campo Daturi, già sede della Cittadella Alpina.
Intanto domani, alle ore 16 e 30 nella sede di via Cremona 1, tornerà a radunarsi il Coa, il Comitato organizzatore dell'Adunata che di fatto non ha ancora chiuso i propri lavori e che dovrà fare il punto sulle contabilità finali nei vari settori della maxi organizzazione. Sempre domani, ma in serata, a Sarmato, verranno invece ringraziati con un rancio alpino d'eccellenza i quattrocento volontari delle penne nere che hanno prestato il loro prezioso servizio nei tre giorni dell'Adunata ma anche durante l'intero cammino preparatorio. L'appuntamento è alle 19 e 30 a Sarmato nella struttura alpina accanto alla parrocchia.

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14/10/2013

Sarmato, da 50 anni un "paese alpino"

Nella ricorrenza "zaino a terra" per il capogruppo Arati
Benedetto il pick-up donato alla Protezione civile sezionale

SARMATO - «Quando è nato il gruppo degli alpini di Sarmato, mi ero appena congedato da tre mesi e avevo altri pensieri per la testa: mai mi sarei immaginato di diventare capogruppo e di restarlo per 13 anni. Adesso è arrivato il momento di passare la mano». Si congeda pubblicamente così, tra la commozione e le lacrime, il capogruppo degli alpini sarmatesi Pierangelo Arati: una scelta di lasciare posto ad altri che è arrivata ieri mattina durante le celebrazioni dei 50 anni del gruppo del paese.
Se da una parte è ancora presto per capire chi sarà il suo successore, dall'altra si ripercorre la storia di questo sodalizio, nato nel luglio del 1963, nelle parole di Sesto Marazzi che da ex vicepresidente sezionale ha rappresentato il gruppo di Sarmato. «Avete speso cinquant'anni, quasi la metà della vita di una persona, al sevizio degli altri» ha detto il sindaco Anna Tanzi assieme al presidente della Provincia Massimo Trespidi e all'assessore di Nibbiano Daniele Razza. «Ora il vostro motto scelto per la ricorrenza - "Vieni con noi" - da vecchio monito lanciato dai "veci" ai "bocia", ha oggi significato di stimolo. Siete unici e incomparabili, come testimonia anche la vostra bella ed efficiente sede che avete realizzato con le sole vostre forze. Siete un gruppo unito e, come sindaco, voglio impegnarmi per il vostro futuro».
Se Trespidi ribadisce che «la storia degli alpini è anche quella dell'Italia, compreso il tributo di sangue che ancora oggi versano in alcune zone del mondo, una storia di immensa generosità», il presidente sezionale Roberto Lupi ha sottolineato come un gruppo alpino sia «la linfa per la vitalità stessa di un paese». Esempi di solidarietà che spesso però - come suggerisce Roberto Migli del consiglio nazionale alpini - «sono poco conosciuti e citati dai media: eppure siamo arrivati per primi nei terremoti di Abruzzo ed Emilia, oltre all'alluvione in Liguria».
La giornata si è aperta con la benedizione del nuovo pick-up bianco che il gruppo di Sarmato ha voluto donare alla Protezione Civile sezionale per le loro attività in caso di emergenze. Poi, al seguito della banda musicale Orione di Borgonovo, si è raggiunta la casa per anziani autosufficienti con la scopertura della targa dedicata all'indimenticato cappellano don Bruno Negri, alla presenza della nipote Maria Adele e del cognato. Quindi, la messa celebrata dal parroco don Silvio Cavalli con l'alpino don Federico Tagliaferri e all'alpino diacono don Emilio Boledi. Inoltre, sono stati premiati e omaggiati quanti - tra alpini e volontari della Protezione Civile sezionale - hanno fatto l'impossibile nei giorni dell'Adunata Nazionale per garantire un buon soggiorno alle penne nere di tutta Italia, nonostante il vento, la pioggia e alcune difficoltà logistiche. Tra i tanti, anche il reduce della ritirata di Russia - il 98enne Luigi "Gino" Tassi - che non è voluto mancare alla sfilata per le vie del paese.
A coronamento della mattinata, come sempre, la speranza nel futuro con la consegna delle borse di studio ai ragazzi meritevoli delle scuole medie: quest'anno il riconoscimento della famiglia Braghieri in memoria dell'alpino Franco, è andato ad un "poker di donne" composto da Soraya Rossi, Laura Simone, Eleonora Colombi e Amalia Nani. «È dal 1984 che, per volontà di Albino Losi ed Ettore Poggi - due alpini che avevano solo la terza elementare - consegnano questo riconoscimento» conclude Marazzi. «Erano convinti che il successo passasse attraverso la cultura. Ed il 67% di tutti i 116 studenti finora premiati si sono poi laureati».

Cristian Brusamonti

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13/10/2013

Don Bruno nel cuore degli Alpini

Il raduno annuale del gruppo di Sarmato: ricordati i primi 50 anni di storia
«All'inizio aiuto ai soci bisognosi poi dal 1976 volontariato». Oggi la sfilata

SARMATO - Il cappello di don Bruno Negri - un po' scolorito e sgualcito - è stato il simbolo dei primi 50 anni del gruppo Alpini di Sarmato, in occasione della prima giornata di festa del raduno annuale. Giovedì sera, in sala consigliare, il capogruppo Pierangelo Arati e Sesto Marazzi hanno ripercorso la storia delle penne nere sarmatesi e onorato la memoria di don Bruno Negri, da sempre "amico" del gruppo di Sarmato.
Ne è passato di tempo da qual luglio del 1963, quando il gruppo venne fondato da Paolo Conti, Angelo Nini, Lino Villa, Antonio Ferrari, Antonio Zanotti, Lorenzo Ungaro cui vanno aggiunti i soci benemeriti Franco Cavalli, Tino Bergonzi, Franco Braghieri, Albino Losi ed Ettore Poggi. «Allora, l'associazione aveva uno scopo legato alla solidarietà e all'attività mutualistica di aiuto ai soci bisognosi - spiega Marazzi - Poi dal 1976 si passa al volontariato». E, nel susseguirsi di racconti e ricordi, tante sono le opere messe in cantiere dagli alpini sarmatesi, alcune delle quali riportate in un dépliant celebrativo: l'assistenza all'asilo Umberto I, l'assegnazione delle borse di studio agli alunni meritevoli delle scuole medie (dal 1984, con 116 contributi finora consegnati), il recupero del sacello della Beata Vergine di Caravaggio nel 1987 (primi a contribuire e ad aprire una raccolta di fondi), la Festa del Tricolore (1988), il restauro del monumento al partigiano Dario Marazzi (1989) ma anche la costruzione della nuova sede (dal 1994 al 1996), la nascita della Famiglia Alpina Sarmatese (1993) e la Festa Granda del 1997, fino alla consegna di un nuovo pick-up alla protezione civile sezionale, appena donato.
Ma al centro della serata di ricordo c'è stata anche la figura del cappellano don Bruno Negri, evocata dal monsignor Domenico Ponzini con il cappellano sezionale don Stefano Garilli. «Siete stati i suoi alpini, le sue "lampade splendenti di fraterna bontà", come scriveva nel testamento» racconta. «Prima incontrò gli alpini durante la guerra, in Iugoslavia; poi diede assistenza spirituale ai suoi "ribellacci" partigiani nella divisione Giustizia e Libertà. Era un umile servo di Dio, un generoso passionale; e parlava col cuore, suscitando commozione. Voi alpini siete gli eredi della sua carità».
Oggi la festa continua: alle 9.30 inizierà la sfilata delle penne nere per le vie del paese, guidate dal corpo bandistico Orione di Borgonovo, e verrà scoperta la targa alla memoria di don Negri alla casa per anziani. Dopo la messa, alle 11.20 sarà la volta dei discorsi ufficiali, cui parteciperà anche il comandante del sesto reggimento Alpini Luigi Rossi con la consegna delle borse di studio ai ragazzi delle scuole medie. In serata, si tornerà a ballare con l'orchestra Antonella presso la sede degli Alpini, dove saranno attivi anche gli stand gastronomici.

Cristian Brusamonti

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12/10/2013

In festa con le Penne nere

Gastronomia, musica e in mostra mezzi e attrezzature

di CRISTIAN BRUSAMONTI
SARMATO - Dopo le celebrazioni dei giorni scorsi, entra oggi nel vivo la festa degli Alpini di Sarmato, che festeggiano il 50° della loro fondazione.
Questa mattina alle 9 all'area alpini dietro alla chiesa verrà allestito l'accampamento della Protezione Civile Ana della sezione di Piacenza, che esporrà mezzi e attrezzature. Proprio il gruppo di Sarmato ha donato alla Protezione Civile un pick-up, che sarà donato questa sera alle 19.30 subito dopo l'apertura degli stand gastronomici a base di pisarei e picula di cavallo. In serata, alle ore 20.30, si darà il via alle danze con la musica dell'orchestra Beppe Maccagni.
Ma sarà domani il vero clou della festa: dopo l'ammassamento dei partecipanti alla sede alpini, alle 9.30 partirà la sfilata delle penne nere per le vie del paese, guidate dal corpo bandistico Orione di Borgonovo. Durante il giro, ci si fermerà alla casa anziani recuperata dall'ex edificio parrocchiale accanto alla chiesa di San Rocco, dove sarà scoperta la targa dedicata al cappellano don Bruno Negri. Dopo l'alzabandiera e la deposizione della corona d'allora al monumento ai caduti, alle 10.30 il parroco don Silvio Cavalli celebrerà la messa assieme all'alpino don Federico Tagliaferri e all'alpino diacono don Emilio Boledi, con il supporto del coro Ana Valtidone. Alle 11.20, sarà la volta dei discorsi ufficiali, cui parteciperà anche il comandante del sesto reggimento Alpini Luigi Rossi; subito dopo saranno consegnate le borse di studio, alla memoria di Franco Braghieri, per gli studenti delle scuole medie più meritevoli: quest'anno andranno a Laura Simone, Eleonora Colombi, Amalia Nani e Soraya Rossi.
Nel pomeriggio, dopo l'apertura degli stand gastronomici per il pranzo comunitario, ci sarà una nuova sfilata lungo le via del paese della Banda Orione (ore 15.30) per procedere poi alle 17 con l'ammaina bandiera. In serata, torna la musica con l'orchestra Antonella e, in caso di maltempo, si potrà ballare al riparo dalla pioggia e dal freddo. Per tutta la giornata, inoltre, si potrà effettuare un tour panoramico del paese a bordo di un trenino, su una carrozza d'epoca trainata da cavalli o sui mezzi militari. Sia sabato sia domenica sarà presente, infatti, l'esposizione di mezzi militari d'epoca di Paolo Prati e delle attrezzature della Protezione civile sezionale. Non mancheranno poi le tradizionali caldarroste fatte al momento: la castagnata si terrà sabato dalle 17 alle 23 e domenica dalle 9 alle 23.
 

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10/10/2013

Raduno degli alpini di Travo con le penne nere di Biella

La lettera di Perona e il saluto da New York

TRAVO - Cosa volete che sia qualche goccia d'acqua per chi ha vissuto la guerra o per chi ancora oggi si impegna per il prossimo? Nonostante il maltempo, gli alpini di Travo non si sono tirati indietro in occasione del loro raduno di gruppo, che si è svolto domenica. Un appuntamento che, quest'anno, è stato omaggiato anche dalla presenza del gruppo alpini di Biella. Le penne nere di Travo e della Valtrebbia hanno sfilato per il paese, sostenuti dal ritmo della banda Orione di Borgonovo Val Tidone; prima hanno reso omaggio al monumento all'aviere Giuseppe Castellani, poi a quello ai caduti in piazza Trento. Tra i due momenti, i gruppi alpini si sono ritrovati alla messa celebrata da don Andrea Fusetti. «È il nostro quarto raduno di gruppo e dobbiamo ringraziare oggi la presenza della Protezione Civile sezionale, dell'associazione nazionale Paracadustisti, l'Aeronautica, la Cri, la Pubblica Assistenza e l'Avis» ha detto il capogruppo Marco Girometta, prima di leggere una lettera dell'ex presidente nazionale Ana Corrado Perona. «Nei giorni dell'adunata, la gente di Travo ha esposto il tricolore, facendo una gran bella figura. Con gli alpini di Rivergaro e il presidente Luigi Mercori è stato gestito un campo tende, non senza difficoltà superata con successo». Presenti a rendere omaggio agli alpini e ai caduti, anche il sindaco di Travo Lodovico Albasi e il presidente sezionale di Piacenza Roberto Lupi, cui si uniscono i saluti via e-mail della sezione alpina di New York. Se il primo ha ricordato i primi timori nell'organizzare l'evento quattro anni fa ed ha fatto i complimenti a Girometta per la determinazione e gli interventi a sostegno di chi ha bisogno, Lupi ha insistito invece sull'orgoglio alpino. «Siamo gli unici che non manchiamo mai alle celebrazioni del 4 novembre e del 25 aprile. Vedi qui presenti alcuni reduci, che sono la più bella testimonianza di cosa vuol dire essere alpini». Tra di loro, infatti, c'è anche chi da molti anni porta sulla testa il cappello con la penna nera; ci sono il 99enne Bruno Anguissola e il 95enne Domenico Bassi - gli alpini più anziani del gruppo di Travo - ma anche Silvio Biasetti, cento anni compiuti lo scorso 2 maggio e arrivato direttamente dal Biella con il suo bastone. E non è voluto mancare all'appuntamento, così come non mancò all'adunata di Piacenza. Artigliere, tenente della 5a Batteria dal Battiglione Aosta e Croce di Guerra al valore militare, Biasetti finì a combattere sul fronte greco, sopravvivendo miracolosamente a una fucilazione. «Ci presero improvvisamente i tedeschi e dopo un po' ci costrinsero a scavare la terra» racconta. «Era la nostra tomba, una fossa larga alcuni metri. Ci fecero mettere in fila attorno al bordo e poi iniziarono a mitragliare. Caddi dentro anch'io insieme ai corpi dei miei compagni ma non rimasi colpito, così feci finta di essere morto. Allora ho capito che, più che l'alpino, avrei dovuto fare l'attore». E oggi, ancora lucido e autonomo (vive ancora solo in casa), confessa: «Quando parlo di questi eventi mi commuovo sempre; ma due lacrime valgono più di tante parole».

Cristian Brusamonti

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08/10/2013_2

«In Afghanistan l'eco dell'Adunata ci ha fatto sentire uniti ai piacentini»

Ritorno a Piacenza per il colonnello alpino, Carlo Cavalli, dopo 6 mesi ad Herat
Dal prossimo anno comanderà il 5° alpini a Vipiteno. Una vita in missione

Di Adunate nazionali non se n'è perduta una. Tranne quella di Piacenza, la sua città. Era in Afghanistan, ad Herat, il colonnello alpino Carlo Cavalli, in missione nel cuore di un'area ad altissimo rischio. Chi era al campo Daturi, il 10 maggio scorso, ha potuto assistere all'incontro in diretta via satellite con la figlioletta Camilla. «Una carrambata - racconta oggi -, ero incredulo quando ho visto mia zampettare con un cappello da alpino in testa mia figlia vicino al comandante delle Truppe Alpine». Le Adunate sono così. Uniscono. Oggi il colonnello Cavalli è tornato a casa - venerdì scorso la cerimonia di rientro a Udine - e si è potuto rendere conto di persona dei frutti della tre giorni di maggio.
«Ho visto Piacenza cambiata - evidenzia il colonnello -, ho visto persone che non si aspettavano una festa così bella, così pulita, così ordinata, così vicino alla gente, una osmosi che entra e penetra i tessuti più lontani».
Le Adunate sono importanti anche all'interno del Corpo degli alpini. Anche a migliaia di chilometri di distanza: «Tengono viva la coesione tra di noi, ci fanno sentire uniti alla gente, sono un bagno di folla che rappresenta l'importanza del legame tra la gente e la forza armata. L'Ana ne è una prova, così come i tanti ragazzi che non hanno fatto il servizio militare ma vogliono portare il cappello da alpino».
Quarantotto anni, sposato con Carla, una figlia - Camilla - di 8 anni, ed un'altra in arrivo. Tutti in prima linea: «Anche per loro che stanno a casa è come essere in missione, da quando ci siamo sposati, nel ‘96; allora ero a Sarajevo». Il colonnello Cavalli è figlio d'arte. Il padre Vincenzo, prima di trascorrere la sua felice vecchiaia tra i dolci pendii e le viti di Agazzano, fu pilota dell'aviazione leggera dell'Esercito Italiano. Diplomato all'Isii Marconi, il figlio Carlo ne ha seguito le tracce andando oltre. Al termine dell'Accademia militare ha iniziato a viaggiare per reparti alpini: tre anni a Vipiteno, tre a Pinerolo, poi Verona, Modena, Roma, tre a Bolzano. Dal 2008 al 2011 a Shape, in Belgio, alla Nato, al Comando supremo delle potenze alleate in Europa. Si occupava dello sviluppo della Nato nel medio termine. Un ruolo di pianificazione strategica. Poi il ritorno a Vipiteno al comando del battaglione Morbegno. Tre volte nei Balcani, una in Libano, adesso 6 mesi in Afghanistan ad Herat come capo delle operazioni. Proprio venerdì scorso a Udine si è tenuta la cerimonia del rientro.
«Un'esperienza importante dal punto di vista professionale, una missione complessa in cui ogni giorno accade qualche cosa. Un filo continuo che unisce aiuti umanitari, controllo del territorio, inaugurazione di pozzi... » Ma anche pericolo e tensione. Ogni settimana tra militari afghani si arrivava a 120-150 morti nel periodo estivo. Un soldato caduto tra gli italiani, lo scorso mese di giugno. «Sai che se esci dalla base è molto probabile che ti attacchino, soprattutto in determinate strade. Per questo la nostra preparazione è meticolosa». «Paura? Qualche volta sì. Quando si percepisce che la minaccia c'è e potrebbe accadere qualcosa da un momento all'altro». Ma non capita mai di pensare "chi me lo ha fatto fare? ". Il cervello è impegnato a pianificare una per una tutte le procedure di sicurezza. «Dentro di noi abbiamo la consapevolezza di fare qualche cosa di importante - osserva Cavalli -. Lo capisci soprattutto alla fine, con la popolazione locale. Noi abbiamo vissuto un momento epocale con il passaggio, lo scorso giugno, della gestione della sicurezza agli afghani, ad Herat e nei suoi 43 distretti. Oggi sono gli afghani che programmano loro le operazioni». La gratificazione maggiore «è che tutto ciò che viene fatto porta un livello di crescita sempre maggiore e consente una autonomia sempre più completa. La Julia è la terza volta che va in Afghanistan e ogni volta la situazione è cambiata in meglio».
Nè pace nè democrazia. «Mi sento un portatore di sicurezza - continua il colonnello piacentino - la democrazia è un concetto diverso dalla loro cultura, prima di tutto ci vuole la sicurezza, solo così si pongono le basi per lo sviluppo. Lo si vede oggi negli sbarchi a Lampedusa: questa gente viene da posti in cui prima di tutto manca la sicurezza».
Il punto di contatto tra la cultura europea e quella afghana è indubbiamente la popolazione: «In questo momento il centro di gravità è la gente, quella buona, fertile, positiva. Conquistato il cuore della popolazione, si riesce a lavorare più facilmente di quanto si possa credere».
Per quest'anno è capo ufficio Opa a Udine: Operazione Pianificazione e Addestramento. Il prossimo anno sarà a Vipiteno, stavolta come comandante del V° Reggimento alpini, circa 800 militari, inquadrati nella Brigata Julia. Tra i suoi alpini, la sua «grande famiglia» come la chiama il colonnello che consiglia ai ragazzi di prendere in considerazione la carriera militare.
«E' un'esperienza formativa a 360 gradi - è convinto - ti fa stare a contatto con la gente, ti accresce culturalmente. Io sono felice di aver fatto questa scelta».

Federico Frighi

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08/10/2013

carpaneto Presentato il libro del ten. col. Mario Renna (Brigata alpina Taurinense)

«Le missioni non sono guerra»

CARPANETO - «Non andiamo a fare la guerra e non siamo noi a scegliere di andare in missione, ma facciamo semplicemente il nostro dovere, come ci viene ordinato dal Parlamento, ossia da voi cittadini che avete scelto i vostri rappresentanti politici attraverso le elezioni». Così il tenente colonnello Mario Renna, capo ufficio stampa della Brigata Alpina Taurinense, ha presentato il suo libro "alpini in Afghanistan" nella sala Bot del comune di Carpaneto, alla presenza di buon numero di penne nere e di cittadini. Una serata interessante che ha permesso al rappresentante dell'esercito di raccontare quelle verità che non si vogliono ascoltare perché è più comodo cadere nei cliché e continuare a pensare alle missioni militari all'estero come azioni di prepotenza, sperpero di denaro pubblico ed espressioni di volontà di giovani entusiasti desiderosi di giocare ai "super eroi". Il colonnello Renna attraverso il suo piccolo libro ha invece voluto colmare quelle lacune dell'azione degli alpini in Afghanistan a cui la stampa non da risonanza, ha deciso di dare voce a quei risultati positivi ottenuti in missione che la popolazione non conosce. «In dieci anni, l'Afghanistan, un paese povero dove non ci sono strade o ferrovie, sottosviluppato, dove si vive con meno di un dollaro al giorno, con un'alta mortalità femminile per parto e dove la maggioranza dei residenti è analfabeta, è cambiato. Oggi la situazione è migliorata, l'Afghanistan si sta muovendo - ha spiegato Renna - anche se dall'esterno non si riesce a vedere. Ciò significa che la nostra missione non è stata inutile, ha portato i suoi frutti, ma bisogna avere pazienza per vederli perché un albero a cadere impiega pochi secondi mentre una foresta per crescere richiede anni». I militari italiani in Afghanistan hanno iniziato la loro missione dapprima con il compito di rendere sicuri gli assi di comunicazione e di addestrare la polizia e l'esercito locale, per diventare, nel corso degli anni, una presenza sempre più significativa all'interno della vita civile: costruendo strade, pozzi, scuole miste, avviando corsi di informatica e inaugurando palazzetti dello sport. L'obiettivo è uno solo: rendere autonomo un Paese di desolazione, dove quotidianamente si deve fare i conti con gruppi armati che disseminano bombe nel sottosuolo. «In Afghanistan esiste una condizione di minaccia costante - ha detto Renna - e a farne le spese sono soprattutto i civili. C'è un clima di insicurezza diffuso che deve essere sovvertito. Laddove non c'è sviluppo non può esserci sicurezza, ma se non c'è sicurezza non può esserci sviluppo». E' questo l'impegno degli alpini e dei militari italiani in missione all'estero: fornire quegli strumenti per rendere più sicuro il Paese che li ospita. Il militare in missione gioca una partita rischiosa, che spesso, come ha ricordato il colonnello della Brigata Alpina Taurinense, vince 27 a 1 (dove 27 sono gli ordigni esplosivi disinnescati e uno quello esploso) senza però fare notizia perché «andiamo in prima pagina solo quando saltiamo in aria». Erano presenti alla serata curata dal gruppo alpini Carpaneto in collaborazione con la sezione Ana Piacenza: il generale Fabrizio Castagnetti ex capo di stato maggiore dell'esercito, Pietro Pantaleo comandante della stazione dei Carabinieri di Carpaneto, Giorgio Botti comandante Guardia di Finanza di Fiorenzuola, il colonnello Alfredo Caccetta del 50esimo Stormo San Damiano, Roberto Lupi presidente sezione alpini Piacenza, Roberto Migli revisore dei conti dell'Ana nazionale, Bruno Plucani ex presidente sezione alpini Piacenza, Gino Acerbi consigliere di vallata, Doriana Freghieri presidente consulta associazioni di Carpaneto e don Mauro Bianchi parroco di Carpaneto. Per l'amministrazione hanno partecipato: il sindaco Gianni Zanrei e il vicesindaco Anna Buonaditta.
La presentazione del libro è stata anticipata da un momento solenne, in cui sono stati ricordati i caduti depositando davanti al monumento a loro dedicato una corona d'alloro, a cui ha presenziato, tra gli altri già citati, anche il presidente della Provincia di Piacenza Massimo Trespidi.

Valentina Paderni

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04/10/2013

Gruppo alpini in festa per i 50 anni con quattro giorni di manifestazioni

Anche una visita ai luoghi storici del paese

SARMATO - (crib) Festa per i 50 del Gruppo alpini e visita guidata per riscoprire il paese e la sua storia: sono le due novità del tradizionale raduno alpino con castagnata, che si terrà a Sarmato da giovedì 10 ottobre a domenica 13. «Oltre alla beneficenza, tra le nostre finalità c'è la promozione del paese» spiega Sesto Marazzi della locale sezione. «Sull'onda dal successo dell'Adunata, abbiamo deciso di farlo conoscere: in tanti, dopo l'adunata, sono ritornati qui per gustarsi con calma le bellezze storiche». Così, l'associazione Nuovi Viaggiatori organizza una visita guidata con la speranza - come auspica il sindaco Anna Tanzi - che «in tanti vengano per conoscere la nostra storia, spesso poco conosciuta». Domenica 13 alle 15 in piazza Roma inizierà un percorso di tre ore - realizzato con il supporto dell'Ufficio Beni culturali della Diocesi e della Parrocchia di Sarmato - tra il borgo del castello, la chiesa maggiore e quella di San Rocco, fino alla fontana del santo. «Attendiamo i piacentini, ma anche tutti i visitatori esterni che sono molto interessati alle nostre zone» spiega l'architetto Manrico Bissi che farà da cicerone nel percorso preparato con Francesca Malvicini e Cristian Boiardi. «Partiremo dall'origine, come colonia sarmatica, fino al fulgore medioevale e all'ampliamento ottocentesco verso via Po e la chiesa. Abbiamo realizzato un prototipo di pannelli informativi per i turisti per ognuno dei luoghi visitati».
L'altro appuntamento clou sarà - giovedì 10 alle 21 al centro Umberto I - la celebrazione dei 50 anni del gruppo. Si ripercorrerà la storia degli alpini sarmatesi: dai reduci della guerra, i fondatori, fino ad oggi. In più, il cappellano Stefano Garilli e monsignor Domenico Ponzini parleranno del cappellano alpino don Bruno Negri, da sempre vicino a Sarmato. «È per questo che si faranno 4 giorni di festa invece di 3» aggiunge Marazzi. «Ma crediamo che sia un nostro dovere raccontare alla comunità cosa abbiamo fatto finora, senza vantarcene». La festa proseguirà venerdì sera nella chiesa parrocchiale con il concerto dei cori Alpino Valtidone e Nitida Stella (ore 21), mentre sabato alle 19.30 ci sarà la benedizione del pick-up donato dal gruppo alpini di Sarmato alla Protezione civile Ana di Piacenza. Domenica, oltre a "Conosci Sarmato", ci saranno la sfilata e l'alzabandiera al monumento dei caduti prima della messa (ore 10.30), cui seguirà la consegna di borse di studio ad alunni delle Medie. Venerdì e sabato si ballerà nell'area alpini. Agli stand gastronomici pisarei, picula di cavallo e caldarroste.

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04/10/2013

Alpini in Afghanistan: domani sera il libro del colonnello Renna

CARPANETO - (p. f.) Il gruppo alpini di Carpaneto ha organizzato per domani sera, sabato, alle ore 21 un incontro aperto a tutti in sala Bot, al piano superiore del palazzo comunale, per la presentazione del libro alpini in Afghanistan, curato dal tenente colonnello Mario Renna, ufficiale addetto alla pubblica informazione della Brigata alpina "Taurinense". Delle dieci missioni alle quali Renna ha preso parte, le ultime due lo hanno visto in Afghanistan con il ruolo di portavoce del contingente Nato a Herat. Il volume riccamente illustrato ha la prefazione del Capo di Stato maggiore dell'Esercito, generale Claudio Graziano. Oltre alla cronaca delle missioni, vissuta direttamente dall'autore con il contingente italiano nel semestre che si è concluso nel mese di marzo 2013, sono riportati approfondimenti e curiosità raccontate da alcuni giovani protagonisti in prima linea e che fanno emergere particolarità che soltanto chi ha operato quotidianamente a contatto con la realtà di quel paese può cogliere.

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02/10/2013

Il tricolore degli alpini e i pezzi d'Italia perduti

Egregio direttore, se le ricorda le bandiere tricolori che in primavera fecero bella mostra di sè alle finestre e sui balconi di tutta Piacenza durante la tre giorni degli alpini e dopo per diverso tempo ancora?
Quelle bandiere non intendevano soltanto sottolineare l'eccezionalità dell'evento, ovvero, la grande adunata nazionale di un corpo militare dello Stato benvoluto e rispettato dagli italiani.
E nemmeno quelle bandiere così assiepate volevano chiaramente dire a noi piacentini che l'occasione chissà quando si sarebbe di nuovo riaffacciata e chissà, se a distanza di tempo presumibilmente non breve, si sarebbe ammantata dello stesso successo e della stessa presa che ha avuto sulla città e sulla sua popolazione.
Il tempo che passa può giocare brutti scherzi e la paura che ce li giochi davvero ci autorizza ora a vivere del ricordo e della nostalgia per l'indimenticato raduno. Invero, quelle bandiere volevano anche (e soprattutto?) essere una chiamata a raccolta per stringerci tutti assieme in un unico comune ideale, sfrondato da qualsivoglia orpello o scivolo politico, partitico, ideologico.
Un ideale di unità che contemplasse anche una speranza per il progresso ed il benessere dei piacentini sì, ma anche per i giovani d'Italia, per le energie produttive del lavoro, della scuola, delle attività commerciali, per la tenuta delle istituzioni e di tutto ciò che cementa la nazione impedendone la deriva in un periodo storico tenebroso.
Ebbene, quel tricolore, a Piacenza orgogliosamente sbandierato con il genuino intento di fargli assumere la valenza attribuitagli dalla storia nazionale e dall'orgoglio italiano, gli ultimi ma anche i meno ultimi fatti di cronaca finanziaria ed imprenditoriale sembra proprio che vogliano strapparlo e gettarlo alle ortiche. La nostra Telecom cede ad un'offerta spagnola, la nostra Alitalia va verso Parigi, solo per citare dei colossi.
Ma quante altre ditte e società di provincia pur fiorenti e pur orgogliose di essere nate in Italia e di aver goduto dell' invidiata maestria della manodopera nostrana, hanno incontrato per strada il tentatore straniero e si sono fatte da esso accalappiare!
Può anche darsi che queste operazioni di acquisizione estera fruttino più dello sperato e che l'economia nazionale ne tragga ricavi a beneficio di tutti gli utenti e soprattutto dei lavoratori del settore.
Ma l'amaro resta perchè avremmo voluto che il frutto dell'italica creatività e della nostrana laboriosità si ammantasse di tricolore e solo di tricolore verde, bianco, rosso. Lo avremmo voluto non tanto per non essere meno dei partners d'oltrecortina, che pur son bravi, ma per consegnare l'italianità del nostro genio imprenditoriale alle generazioni che seguiranno e che popoleranno la Penisola dalle Alpi a Pantelleria.
Forse la dismissione goccia goccia del tricolore è un destino che dobbiamo in qualche modo accettare nel tempo e con le lacrime agli occhi. Chissà se anche i nostri alpini, quando sarà pronto il preannunciato esercito europeo, dovranno rinunciare al tricolore italiano da portarsi nello sfavillio delle loro adunate!

Alessandro Prand

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23/09/2013

Festa degli alpini di Borgonovo: in sette sono stati premiati per il loro impegno

Borgonovo - (mar. mil) Gli alpini di Borgonovo hanno celebrato ieri il loro annuale raduno che quest'anno si è svolto tutto all'insegna della gratitudine e delle riconoscenza verso chi si è speso con particolare dedizione a favore della comunità. A tale proposito la festa di ieri è stata l'occasione per consegnare alcuni riconoscimenti speciali ad alpini, e amici degli alpini, che hanno dimostrato di sapersi rimboccare le maniche nel momento del bisogno. Si è trattato di Mario Trespidini, Sergio Cassinelli, e Roberto Bau i quali durante la recente adunata nazionale (tenutasi a Piacenza lo scorso mese di maggio) hanno prestato parecchio del loro tempo e delle loro energie all'allestimento del grande evento. Come loro anche Sesto Marazzi, (sezione di Sarmato) tra i coordinatori e gli organizzatori dell'evento, ha ricevuto ieri un riconoscimento da parte del capogruppo delle penne nere di Borgonovo, Piero Bosini, insieme a tutte le autorità intervenute.
La festa è servita anche per rendere omaggio ad alcuni amici degli alpini come Giorgio Azzalin, Giacomo Lombardelli e Giorgio Forlini i quali prestano il loro tempo all'interno del coordinamento di Protezione Civile e a cui ieri è andato per questo motivo il ringraziamento di tutte le penne nere di Borgonovo. «Questo forte impegno ovunque ci sia bisogno - ha commentato il capogruppo Bosini - testimonia quanto l'entusiasmo e lo spirito che animano gli alpini resti sempre giovane».
Ai premiati è stata consegnata una litografia dell'artista Franco Corradini che ricorda la ritirata di Russia, di cui ieri a Borgonovo era presente un testimone diretto, il 98enne Luigi Tassi, originario della frazione di Breno e oggi residente a Piacenza, che operò come tenente medico durante quella terribile ritirata. Gli alpini di Borgonovo hanno voluto omaggiare anche Pierluigi Forlini per il suo impegno in qualità di vicepresidente provinciale. Un saluto, tra gli altri, è arrivato dal presidente provinciale Roberto Luppi e dal sindaco di Borgonovo Roberto Barbieri, il quale ha portato agli alpini il saluto di tutta la comunità locale. Terminate le cerimonie di piazza, la festa si è spostata negli spazi della sede, a Bruso di Borgonovo, dove le penne nere hanno servito un pranzo per oltre 250 invitati.
Il gruppo di Borgonovo conta circa 120 iscritti, cui si aggiungono oltre una quarantina di simpatizzanti. Il prossimo impegno sarà in occasione della fiera fredda durante la quale gli alpini allestiranno un loro gazebo per la distribuzione di polenta e caldarroste.

 

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23/09/2013

Grazie Libertà per il libro con le foto degli alpini

Egregio direttore,
voglio ringraziare, anche a nome dei miei anziani genitori, per la sorpresa/regalo che entrambi hanno avuto nel veder pubblicate sul vostro libro degli alpini le foto in bianco/nero dei loro cari. Per mia madre Mariuccia la foto di suo padre Lodovico Filios (classe 1900) e per mio padre Severino quella del fratello Luciano Gropalli (classe 1914).
Propongo quindi agli alpini piacentini di continuare a inviare foto corredate dai dati identificativi di alpini "vicini e lontani" per arricchire il vostro archivio e per continuare ad "assaporare" i giorni festosi dell'adunata e elogiare la memoria di chi "è andato avanti".
Colgo anche l'occasione per ricordare che domenica otto settembre all'imbrunire, con alcuni agazzanesi ci siamo ritrovati davanti al monumento ai Caduti nella piazza Grande (ora Europa) ad Agazzano per rendere omaggio alla figura del generale Ferrante Gonzaga del Vodice M. O. V. M. comandante della 222° Divisione Costiera (marito della Principessa Luisa Anguissola Scotti, proprietaria del castello di Agazzano), che esattamente 70 anni prima a Villa Buccoli di Conforti veniva ucciso dai militari tedeschi (primo generale dell'Esercito Italiano a essere ucciso dopo l'annuncio dell'armistizio). Nel medesimo contesto sono stati ricordati tutti i caduti i cui nomi sono trascritti sulle lapidi, in particolare anche il giovane diciannovenne partigiano Antonio Giovanni Botti, ucciso il 26 aprile 1945 (a guerra finita) alle porte di Piacenza in zona Coop Sant'Antonio. A entrambi in paese è stata dedicata una via (le due vie sono una il proseguimento dell'altra, per poi confluire in piazza Della Libertà, nella zona Sud -Est del paese).

Giacomo Gropalli
Agazzano

 

Grazie, signor Giacomo, e grazie ai suoi genitori, Mariuccia e Lodovico. Anche se sono già passati 4 mesi il ricordo di quei tre giorni è sempre impresso nella memoria dei piacentini: sono giorni entrati nella storia della città, giorni che non dimenticheremo mai. Quei tre giorni di festa con gli alpini d'Italia ci hanno insegnato che è bello stare insieme, vivere forti emozioni, stare per strada, credere in valori comuni come la solidarietà e la fratellanza. Quel libro di Libertà, con tutte le foto degli alpini di ieri e di oggi, è entrato nelle case dei piacentini come un documento da conservare con particolare cura. In quel libro c'è la gloriosa storia degli alpini piacentini, c'è l'impegno degli alpini di oggi ad aiutare chi ha bisogno, c'è la festa vissuta insieme e che ci è rimasta dentro.

Gaetano Rizzuto

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22/09/2013

Ecco il monumento agli alpini

Il capogruppo Bergonzi: «Abbiamo atteso 60 anni per vederlo»

Castelsangiovanni - Castelsangiovanni ha da ieri un nuovo monumento dedicato allo spirito alpino, che le penne nere locali da sei decenni attendevano di veder realizzato e che ora hanno finalmente potuto inaugurare grazie alla loro caparbietà. Il nuovo monumento è stato ufficialmente scoperto all'angolo tra viale fratelli Bandiera e via Allende, uno dei crocevia più trafficati di tutta la città dove d'ora in avanti chiunque potrà ammirare il bassorilievo di Enzo Marchi raffigurante un alpino che, a fianco di un mulo, risale verso le cime delle alpi.
«Sessant'anni fa - ha ricordato il capogruppo degli alpini di Castelsangiovanni Massimo Bergonzi - i nostri padri fondatori avevano progettato di erigere un monumento e oggi vediamo esaudito quel desiderio». La giornata inaugurale è stata non solo l'occasione per rendere omaggio a chi diede il via all'avventura delle penne nere castellane, ma anche per gettare un ponte verso il futuro grazie al gemellaggio siglato in via ufficiale tra il gruppo valtidonese e quello di Laives, in provincia di Bolzano.
La giornata dedicata all'inaugurazione del monumento è stata l'occasione per lo scambio ufficiale di gagliardetti tra Bergonzi e il collega Gianni Ruggirello che guida le 140 penne nere di Laives, di cui una delegazione era stata ospite in occasione dell'adunata nazionale. «Oggi - ha sottolineato il sindaco Carlo Capelli - è un momento di orgoglio perché celebriamo lo spirito e l'essenza dell'alpino di ieri di oggi e di domani che, nonostante il passare del tempo, resta sempre immutata». Capelli ha ringraziato in modo particolare Marchi e l'alpino Giancarlo Sadirlanda: «È grazie soprattutto alla sua testardaggine se siamo qui oggi», ha detto il sindaco che ha ricevuto i saluti di Dino Gagliardini in rappresentanza dell'amministrazione di Laives.
Il presidente della Provincia Massimo Trespidi ha ricordato il significato di un monumento «segno incontrovertibile nella storia di questa comunità della presenza degli alpini». Trespidi ha ricordato l'adunata «il cui entusiasmo è ancoro vivo e abbraccia tutta la nostra gente». Un plauso agli alpini è arrivato anche dal colonnello Enzo Grattapaglia del Polo di Mantenimento Pesante di Piacenza dove il bassorilievo è stato fuso. A significare l'importanza del momento di ieri c'erano anche il presidente provinciale della penne nere Roberto Luppi e il consigliere nazionale Corrado Bossi. La mattinata è stata l'occasione per i consiglieri dell'alta e bassa Valtidone e Valluretta, Enrico Bergonzi e Pier Luigi Forlini, di consegnare all'alpino Sesto Marazzi una targa come segno di amicizia da parte di tutte le penne nere. La cerimonia è stata preceduta da una messa presieduta dal parroco monsignor Lino Ferrari, che ha benedetto il nuovo monumento mentre il coro Ana Valtidone ha animato la celebrazione.

Mariangela Milani

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21/09/2013

Mister G, l'asso piacentino dell'Oregon

La leva negli alpini e poi il salto nel corpo speciale dell'Aviazione americana con missioni in Iraq, Bosnia e Afghanistan. «In America c'è più meritocrazia e il popolo ha gratitudine verso noi militari»

di ELISA MALACALZA
In Oregon è semplicemente Mister G, perché pronunciare il nome di Stefano Guadagnuolo, nato e cresciuto vicino allo Stadio di Piacenza, è quasi impossibile per un pragmatico americano. In Oregon, Mister G viene fermato per strada perché indossa una divisa che in America è ancora sinonimo di gratitudine e impegno. «Non ricordo quante volte mi sia stata offerta la pizza o la birra nonostante il mio imbarazzo e la mia insistenza nel voler pagare. Soprattutto gli anziani, per strada, ti corrono incontro e ti stringono la mano» racconta. Ma dietro quella banale lettera "G" c'è la storia di un piacentino partito da casa un po' per coraggio e un po' per incoscienza a 24 anni, nel 1995, ed entrato nel Corpo Speciale dell'Aviazione americana: Iraq, Bosnia e Afghanistan sono solo alcune delle missioni sulle quali Stefano, oggi 42enne, evita accuratamente ogni domanda. Della terza, si sa solo che Guadagnuolo è tornato a marzo. Ma quando è partito? «Sono partito» fredda prontamente, evitando ogni dettaglio. Nelle scorse settimane, prima di ripartire per gli States, Mister G ha voluto fare tappa a Piacenza, dove ancora vive la mamma, Annalisa Lombardi, e dove, per gli amici, è ancora il ragazzo cresciuto vicino allo Stadio Garilli.
È il 1995. Stefano ha 24 anni, è poco più di un bambino, ha fatto la leva militare tra gli Alpini. Parte e la prima tappa è in Costa Rica, poi nei Caraibi. Così, da un giorno all'altro. Perché?
«Ho preso un biglietto, ecco tutto. Avevo macinato qualche esperienza come sommozzatore e guida subacquea e mi sono ritrovato a lavorare a Montezuma, dove in quegli anni avevano appena messo l'elettricità. Ma non c'era molto lavoro ed è per questo che ho lavorato l'anno successivo in un'isola dei Caraibi. Una vita a "tutto turismo" però stanca, mi sono rotto le scatole di quella vita: ho venduto l'equipaggiamento e con il ricavato ho comprato un biglietto per gli Stati Uniti. Avevo conosciuto una splendida ragazza americana, una turista in gita ai Caraibi e ho deciso di raggiungerla: lei viveva nella zona di San Francisco ma non avevo abbastanza soldi per arrivare fino in California e mi sono fermato a Houston, nel Texas, dove ho trovato un lavoro. Finalmente dopo qualche tempo sono riuscito a raggiungere quella che oggi è diventata mia moglie e ho fatto per un altro anno il cameriere. Poi, sono arrivato ad arruolarmi nell'esercito: altri quattro anni come paracadutista. Mi mandarono a Vicenza, perché sapevo parlare italiano».
Inizia il lavoro nella Southern European Task Force (Setaf). Un bel salto per un ex sommozzatore dei Caraibi senza cittadinanza americana.
«Ho sempre sentito la vocazione militare ma in Italia negli anni Novanta non c'erano le possibilità di oggi in America. Pensavo non mi avrebbero mai accettato senza cittadinanza. Sì, avevo la "green card" ma non ero a tutti gli effetti americano. E invece al distretto mi dissero "Ok, vieni". Tornato dall'esperienza a Vicenza, diventai sminatore subacqueo in Virginia. Nel frattempo, sono nati i miei figli, Nico, Kate e Luca, che oggi hanno 13, 11 e 9 anni. Il mio sogno, però, restava quello di entrare nei reparti speciali: ma per quello ci voleva la cittadinanza. L'ho ottenuta nel 2004 e nel 2005, dopo mesi di attesa durante i quali ho fatto diversi lavori per sostenere la mia famiglia e duri test, sono riuscito a entrare nell'Aviazione».
La Usaf Combat Control è la nuova casa di Stefano, e lo è da più di dieci anni. Gli United States Air Force Combat Controllers Team sono forze di combattimento di terra specializzate in un ruoli di infiltrazioni pur avendo un forte ruolo nel controllo simultaneo del traffico aereo, nel supporto di fuoco e di comando, nelle comunicazioni in ambienti particolari. Stanco?
«Fra cinque anni vado in pensione, ma non mi sono mai pentito un secondo della mia scelta. Io ero fatto per muovermi già da ragazzo. Penso sia una questione davvero di vocazione».
Essere un militare in Italia e esserlo in America: qual è la differenza?
«In America c'è più meritocrazia. Dimostri che vali, che sai fare qualcosa e lo fai. Quando sono arrivato negli Stati Uniti non ero nessuno, ero uno dei tanti: la famosa opportunità americana tuttora esiste. Lì tutto è più veloce, le aziende assorbono gli urti più velocemente e la ripresa dalla crisi è rapida. Quando sono partito dall'Italia un militare non veniva considerato con sufficiente rispetto: in America invece dopo il Vietnam questa è diventata una professione a tutti gli effetti. Il popolo americano ha gratitudine verso di noi».
Ha detto che in America è tutto più veloce. Quanto sono lente, invece, l'Italia e Piacenza negli occhi di chi è partito negli anni Novanta?
«È sempre bello tornare a casa, ma tutte le volte che torno qui sembra che il tempo non sia mai passato. Piacenza sembra congelata in freezer».
Cosa farà uno ‘nato per muoversi' dopo la pensione?
«Vent'anni nei reparti speciali garantiscono competenze difficili da trovare. Non dovrei fare fatica a trovare un posto nelle aziende, nel settore sicurezza».
Mi passi la domanda senza fraintenderla. Quanto è ‘umano' un militare nei posti di guerra?
«Tutti seguiamo precise direttive, ci sono regole per governano ogni singolo aspetto. Ho visto in tutti questi anni grandi esempi di umanità. Noi cerchiamo di aiutare i civili dei Paesi in cui ci troviamo. Ed eseguiamo gli ordini».

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18/09/2013


Gli alpini dell'adunata ospiti degli anziani


Egregio direttore,
per iniziativa di alcuni pensionati dei circoli piacentini, si svolgerà a mezzogiorno del 29 settembre 2013 (a casa del signor Francesco Montenet, gentilmente concessa) a pochi chilometri della città, a Mucinasso, strada Farnesiana, un pranzo sociale, al quale saranno presenti una parte degli alpini che sono stati invitati dai "ragazzi" e "ragazze" della terza età. Con questi alpini (all'Adunata della scorso maggio) hanno trascorso giorni bellissimi.
I "ragazzi della terza età"


Alberto, Adriano, Cesare, Luigi, Angelo, Walter, Renato, Anna, Alberto II, Rossella, Giovanna, Mariuccia, Merli e un gruppo di alpini di Piacenza

 

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16/09/2013

 

«Noi siamo il sale della società, noi siamo costruttori della pace»

 

Ricordati i 53 caduti sul fronte afghano

 

PODENZANO - «Gli alpini costruiscono la pace, non combattono per la guerra». Sono risuonate forti nella grande e nuova piazza di Podenzano le parole del vice presidente nazionale Ana Adriano Crugnola alla 62esima Festa Granda, rappresentando l'Ana insieme al consigliere nazionale Corrado Bassi e al revisore dei conti nazionale Roberto Migli.
Avendo ancora negli occhi e nel cuore l'ottima riuscita della 86esima adunata nazionale, lo scorso maggio a Piacenza, e augurando al neo presidente sezionale Roberto Lupi «di mantenere viva in questa terra l'alpinità», ha voluto ricordare gli alpini in armi «che sono la nostra forza perché rappresentano l'Italia migliore che tutti stanno rischiando di dimenticare». «Ricordiamo i 53 caduti alpini in Afghanistan - ha continuato - e quegli alpini che in quei Paesi sono lì non per combattere una guerra, ma per ricostruire la pace. I nostri militari ci ricordano il periodo della nostra naja che ci ha insegnato ad essere al servizio della Patria, che ci ha fatto fare un grande giuramento che conserviamo per tutta la vita. Siamo dispiaciuti che i nostri giovani non possano fare la stessa esperienza che abbiamo fatto noi. Sarebbe stato un aiuto perché anche loro potessero diventare il sale della società, dove vi è prima il dovere e poi il diritto, dove vi è il bene di tutti e non il bene delle proprie saccocce. "Onestà e solidarietà" è il nostro motto che ci segue sempre perché questo è il vero obiettivo dell'Ana».
La solidarietà non è mancata neppure nella 62esima Festa Granda, infatti come ogni anno, la sezione alpini di Piacenza consegna un contributo economico della Fondazione Govoni ad una realtà del territorio. «La sezione Ana Piacenza - ha spiegato il presidente Lupi - ha una fondazione intitolata al primo presidente, Arturo Govoni, che ha retto la sezione per decenni e nella continuità del motto "Onorare i morti ricordando i vivi", e ogni anno doniamo una somma ad un'associazione. Quest'anno è stata scelta l'Assofa, associazione di solidarietà familiare per ragazzi disabili, che ha una sede a Verano di Podenzano». Lupi ha espresso gratitudine per la vicinanza dimostrata agli alpini dalle istituzioni, esempio concreto è stata la collaborazione tra Comune di Podenzano, sezione Ana Piacenza, gruppo di Podenzano e associazioni locali per l'evento provinciale 2013.
«W gli alpini», si è sentito spesso, per dire grazie alla loro concreta presenza sul territorio, del loro fare efficace, ed è così perché "l'onore degli alpini", riportava uno striscione in sfilata, è fatto di opere e non di chiacchiere. Un operare che, ha sottolineato l'assessore Silvio Bisotti per il Comune di Piacenza, è speranza in questo difficile momento e può essere leva ed impulso per il futuro. Grazie agli alpini anche da parte dell'assessore provinciale Sergio Bursi.
n. p.

 

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16/09/2013

 

Enzo Molinari, "penna nera" secolare

 

Un veterano degli alpini compie oggi 100 anni ed è stato festeggiato dai familiari

piacenza - È uno degli alpini più anziani di Piacenza. Una penna nera che all'adunata nazionale dello scorso maggio non è voluta mancare e anzi ha addirittura sfilato nel corso della parata. Enzo Molinari è così: agli alpini è stato fedele sempre e lo è anche oggi che compie cento anni. Il 16 settembre del 1913 infatti, con la Grande Guerra ancora lontana ma neppure troppo, a Campremoldo Sopra nasceva Enzo: lì a Campremoldo il piacentino ha sempre vissuto, si è sposato, è rimasto vedovo, ha lavorato come falegname insieme al fratello Ferruccio (scomparso qualche anno fa) e sta tuttora da solo, seppure aiutato dalla figlia Piera. Ieri però anche i nipoti, i cugini e tutti i parenti si sono ritrovati a festeggiarlo: lo hanno fatto con un vero e proprio pranzo di famiglia svoltosi ad Agazzano, dove lo stesso Enzo non solo non è voluto mancare, ma non si è negato neppure un abbondante piatto di risotto, un bel brasato con la polenta e un bicchiere di vino che male non fa.
"È sempre stato a Campremoldo, non è mai andato molto in giro" ha spiegato la nipote Loretta, "io credo che sia anche questo il segreto della sua buona salute: ha sempre fatto il falegname con mio padre Ferruccio, fabbricando prima carretti e poi ferramenti per le case. Non ha mai avuto la patente: ha sempre utilizzato la bicicletta e condotto una vita molto regolare e metodica nel suo paese prima con mia zia Maria Modenesi che è morta nove anni fa e dalla quale aveva avuto due figli, Piero (noto critico d'arte scomparso nel 2000, ndr) e Piera e ora da solo".
Parab.

 

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16/09/2013

 

La "Festa Granda" degli alpini sugli schermi di Telelibertà

 

Stasera reportage sulla "tre giorni" del raduno provinciale di Podenzano

 

I valori alpini tornano a sfilare nelle vie di un paese piacentino dopo l'indimenticabile adunata nazionale che Piacenza ha ospitato nel mese di maggio e dalla quale si è lasciata travolgere facendosi contagiare dall'allegria e dallo spirito alpino. Un evento che Telelibertà ha seguito in prima linea con la trasmissione Aspettando l'Adunata e con decine di servizi durante la manifestazione fino alla diretta integrale della sfilata di domenica 12 maggio. La Festa Granda, ospitata nel fine settimana appena trascorso da Podenzano, ha riportato l'attenzione sulle penne nere e Telelibertà, anche in questo caso, ha seguito ogni istante del raduno provinciale che ha portato in Valnure migliaia di alpini facendo riassaporare quelle atmosfere indimenticabili vissute la scorsa primavera.
La nostra emittente ha partecipato all'evento con le sue telecamere fin dalla rassegna di cori andata in scena la prima sera al cineteatro don Bosco e poi il giorno successivo con il raduno, l'alzabandiera, l'inaugurazione della nuova sede degli alpini di via Montegrappa e i discorsi delle autorità.
Domenica mattina la troupe di Telelibertà è tornata in campo per raccontare la sfilata che ha visto marciare nelle vie del centro podenzanese migliaia di penne nere a partire dall'emozione dei reduci che hanno viaggiato a bordo dei mezzi militari. La sfilata è terminata nella nuova piazza dove don Bruno Galvani ha celebrato la messa. Per rivivere le emozioni dell'intensa "tre giorni" potete sintonizzarvi questa sera alle 20.20 su Telelibertà.
r. s.

 

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15/09/2013

 

Migliaia di penne nere oggi in sfilata

Festa Granda a Podenzano: ieri l'inaugurazione della nuova sede

 

PODENZANO - Podenzano ha già ospitato tre volte la Festa Granda degli alpini, nel 1957, nel 1976 e nel 1990, ma la quarta volta, quella del 2013, viene dopo un evento storico per il territorio piacentino, quello dell'adunata nazionale che si è svolta nel mese di maggio in città. Un evento che ha creato nella popolazione piacentina un entusiasmo nei confronti delle penne nere, del loro spirito e dei loro valori che non si è ancora affievolito. Quell'entusiasmo contagia ora Podenzano, nella 62esima Festa Granda che oggi trova il suo punto più alto con la sfilata di migliaia di alpini lungo il paese. Il raduno provinciale si è aperto venerdì sera con la rassegna dei cori al teatro "Don Bosco" e ieri pomeriggio le penne nere sono state accolte ufficialmente dal gruppo di Podenzano, dal Comune, e dai vertici della sezione Ana di Piacenza e dell'Ana nazionale. Insieme hanno inaugurato la sede del gruppo alpini di Podenzano e hanno partecipato al momento ufficiale in sala consiliare. A prendere la parola il neo presidente sezionale Roberto Lupi che ha salutato e ringraziato le autorità presenti, i suoi predecessori, i consiglieri sezionali e il comitato organizzatore dell'adunata nazionale. A fare gli onori di casa il sindaco di Podenzano, Alessandro Ghisoni. «Grazie per averci dato la possibilità di organizzare questa Festa Granda - ha detto rivolgendosi alla sezione Ana piacentina e all'ex presidente provinciale Bruno Plucani che quest'anno vivrà l'evento nel suo paese, da semplice alpino -. Ne siamo onorati perché lo viviamo sull'onda dell'adunata nazionale, e con lo stesso spirito abbiamo organizzato questa Festa Granda». Ghisoni ha evidenziato con orgoglio che tutto il paese è imbandierato e che in tanti hanno richiesto in municipio il tricolore da esporre fuori delle abitazioni. Anche le vetrine del paese sono state addobbate a tema dai commercianti, per accogliere calorosamente le penne nere.
La Festa Granda raccoglie quindi l'onda lunga dell'adunata nazionale, come ha affermato il presidente della Provincia di Piacenza, Massimo Trespidi. «L'adunata ha lasciato un segno indelebile nella storia di Piacenza - ha detto - che ha risvegliato l'orgoglio di essere italiani, un sentimento importante in un momento difficile come quello che stiamo vivendo e che ha messo in rilievo un patrimonio comune di ideali che derivano dagli alpini e dalla loro storia».
Presente alla Festa Granda anche il vicepresidente nazionale Ana Adriano Crugnola, che ha sottolineato l'ottima riuscita dell'adunata piacentina e l'importanza di avere un gruppo alpini in un paese: «Noi non abbiamo dimenticato ciò che abbiamo imparato sotto la naja e vorremmo che l'alpinità diventasse per tutti uno stile di vita». La parola anche a Giovanni Carini, capogruppo alpini di Podenzano, che, grato per la numerosa presenza di penne nere, ha ringraziato i dipendenti comunali, in particolare Carmen Parenti. La Festa Granda proseguirà oggi con la sfilata dalle 9.30 partendo dal monumento ai Caduti in via Monte Grappa, la messa nella nuova piazza alle 11, il pranzo al Giardino Hawaii, l'esibizione della fanfara di Pontedellolio alle 15. Alle 18 l'ammainabandiera.


N. Pl.

 

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15/09/2013

 

Tagliato il nastro della nuova sede: «alpini, qui le radici»

 

PODENZANO - (np) La 62esima Festa Granda a Podenzano coincide con il 79esimo anniversario di fondazione del gruppo alpini di Podenzano. In regalo, le penne nere podenzanesi hanno ricevuto una nuova sede, che da piazza Italia si è trasferita in via Monte Grappa, nei locali occupati fino al mese scorso dalla guardia medica, in un edificio di proprietà comunale. Ieri pomeriggio, come primo momento della Festa Granda, il vicepresidente nazionale Ana Adriano Crugnola, il presidente sezionale Roberto Lupi, il sindaco di Podenzano Alessandro Ghisoni, il capogruppo alpini di Podenzano, Giovanni Carini, il revisore dei conti dell'Ana nazionale Roberto Migli, presenti tante autorità e tanti alpini, hanno tagliato il nastro inaugurale. La sede è stata benedetta dal parroco don Piero Galvani. «Già da tempo - ha detto il sindaco - il gruppo alpini ci chiedeva una sede nelle strutture comunali ed oggi siamo qui ad inaugurarla. E' un riconoscimento del valore dello spirito degli alpini, del loro concreto lavoro ed impegno nel nostro paese». «Quando si inaugura una sede - ha affermato il presidente della Provincia, Massimo Trespidi - significa che si mettono le radici, che una presenza si consolida nel tempo e indubbiamente la presenza degli alpini è una presenza che si vede, che si tocca con mano, che si sente seppur il loro operare è silenzioso, gratuito e concreto, che sa andare al cuore e sa affrontare la realtà con grande spirito di sacrificio e solidarietà».

 

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14/09/2013

 

Festa Granda a Podenzano: i canti alpini aprono il sipario

 

PODENZANO - (np) I canti alpini hanno dato il via alla 62esima edizione della Festa Granda, il raduno provinciale delle penne nere piacentine che nel 2013 si tiene a Podenzano. Al teatro "Don Bosco" si sono esibiti il coro Ana Valnure di Bettola diretto dal maestro don Gianrico Fornasari, il coro Ana Valtidone di Castelsangiovanni diretto dal maestro Donato Capuano e il coro Gerberto di Bobbio diretto dal maestro Edo Mazzoni. Numeroso il pubblico che ha partecipato all'appuntamento canoro accolto dal presidente provinciale Ana, Roberto Lupi, dal sindaco di Podenzano Alessandro Ghisoni e dal capogruppo degli alpini di Podenzano, Giovanni Carini che con le loro rispettive squadre hanno organizzato la tre giorni. Si prosegue oggi alle 17 con l'inaugurazione della nuova sede del gruppo di Podenzano in via Monte Grappa e alle 18 in auditorium comunale con il saluto delle autorità.
 

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13/09/2013

 

Podenzano: attesi 3mila alpini

Festa Granda da oggi a domenica. Si inaugura la nuova sede

 

PODENZANO - Tremila alpini sono attesi a Podenzano per la 62esima Festa Granda, il raduno provinciale delle penne nere piacentine organizzato dalla sezione Ana Piacenza, il Comune di Podenzano e il gruppo Ana locale.
Da stasera a domenica numerose sono le iniziative dedicate agli alpini a cominciare dalla rassegna corale al teatro "Don Bosco". Alle 21 si avvicenderanno sul palcoscenico il coro Ana Valnure, il coro Ana Valtidone e il coro Gerberto di Bobbio (ingresso gratuito).
Domani alle 17 verrà inaugurata la nuova sede del gruppo alpini di Podenzano in via Monte Grappa che festeggia i 79 anni di fondazione. Alle 18 nell'auditorium comunale (sala consiliare) il saluto delle autorità. Dalle 19 al Giardino Hawaii stand gastronomici e serata danzante. Domenica, poi, le penne nere alle 9 si riuniranno al monumento ai caduti dove si svolgerà l'alzabandiera con onore ai caduti. Quindi, sfilata lungo il paese a partire dalle 9.45, proseguendo per via Monte Grappa, via 4 novembre, via Dalla Chiesa, via don Molinari, via D'Acquisto, Via Roma (strada provinciale 654R Valnure) e ritorno in via Monte Grappa per terminare nella piazza nuova. Per l'occasione anche la viabilità subirà modifiche. Via Monte Grappa resterà chiusa dalle 7 alle 18. Gli altri tratti saranno chiusi totalmente al traffico durante il passaggio della sfilata e sul tratto della provinciale interessato tra le 9.30 e le 10.30 si viaggerà a senso alternato. Tutte le modifiche saranno indicate da apposita segnaletica. Si potrà pranzare al Giardino Hawaii dove alle 15 si esibirà la fanfara alpina di Pontedellolio e alle 18 ammainabandiera. «Abbiamo avuto l'assicurazione - afferma il neo presidente della sezione provinciale Ana, Roberto Lupi - che parteciperanno anche rappresentanze di altre sezioni italiane e tutte quelle appartenenti al II Raggruppamento». Non mancheranno i gruppi alpini che durante l'adunata nazionale di maggio a Piacenza erano stati ospitati nel territorio di Podenzano da diverse realtà associative.
n. p.

 

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12/09/2013

 

Un nuovo ecografo in ospedale grazie alla "grigliata" degli alpini

Sarà destinato al presidio di Castelsangiovanni

 

Agazzano - Il grande cuore degli alpini ha battuto a favore dell'ospedale di Castelsangiovanni, che a breve potrà dotarsi di un moderno ecografo palmare di cui fino ad oggi il presidio ospedaliero unico della Valtidone e Valluretta era sprovvisto. A rendere possibile l'acquisto di questo costoso apparecchio, che potrà permettere analisi veloci e più funzionali evitando faticosi spostamenti ai pazienti allettati e a quelli impossibilitati a muoversi, è stata la "Grigliata verde" organizzata l'altra sera da ben otto gruppi alpini ad Agazzano.
A rispondere all'appello lanciato dalle penne nere di Agazzano, Piozzano, Pecorara, Pianello, Borgonovo, Sarmato, Ziano e Castelsangiovanni sono state oltre seicento persone che hanno affollato gli spazi antistanti la sede degli alpini di Agazzano. Qui i volontari delle otto sezioni hanno unito le loro forze e le loro attrezzature per dar vita a una serata tutta all'insegna della convivialità e della solidarietà a favore del reparto di medicina del presidio ospedaliero di Castelsangiovanni, a cui sarà destinato il nuovo ecografo palmare.
La grigliata organizzata ad Agazzano è stata preceduta da un momento di riflessione con l'alzabandiera di fronte la sede degli alpini inaugurata solo un anno fa e dedicata a Mario Boselli. All'alzabandiera hanno preso parte i capigruppo delle diverse sezioni impegnate tra cui Bruno Merli (Agazzano), Pierangelo Arati insieme a Sesto Marazzi (Sarmato), Piero Bosini (Borgonovo), Massimo Bergonzi (Castelsangiovanni), Bruno Ferrari (Ziano), Mario Aradelli (Pianello), Piero Valorosi (Pecorara) e Leopoldo Gogni (Piozzano). Tra i presenti c'erano anche i consiglieri per la bassa Valtrebbia e bassa Valtidone Renato Albasi ed Enrico Bergonzi, il consigliere nazionale Roberto Migli, il consigliere della sezione provinciale Giovanni Tondelli e il vicepresidente della sezione provinciale Pierluigi Forlini i quali hanno ricevuto il plauso del sindaco di Agazzano Lino Cignatta e di tutte le autorità presenti. Dopo l'alzabandiera è iniziata la festa che ha riunito centinaia di persone e che ha visto le penne nere dei vari gruppi organizzatori alternarsi e darsi da fare agli stand per servire salamelle, spiedini e polenta, andati letteralmente a ruba.
«Dopo il concerto organizzato lo scorso anno per raccogliere fondi a favore del terremoto - dice il vicepresidente Forlini - quello allestito l'altra sera ad Agazzano era il secondo evento che ha visto la collaborazione di tutti e otto i gruppi insieme. Non ci aspettavamo un tale successo di pubblico a cui diciamo grazie, perché grazie alla loro partecipazione sarà possibile acquistare l'ecografo».


Mariangela Milani

 

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10/09/2013

 

Alpini, a Podenzano tutto pronto per la Festa Granda

 

PODENZANO - Podenzano ospiterà nel prossimo fine settimana la 62esima Festa Granda, il raduno provinciale degli alpini piacentini, organizzata dalla sezione Ana di Piacenza con il Comune di Podenzano e il gruppo alpini locale. Ieri sera la presentazione in municipio. A fare gli onori di casa il sindaco, Alessandro Ghisoni: «Siamo vicini a questo evento cui stiamo lavorando da mesi e che ci ha permesso di costruire ottimi rapporti con tutta la sezione provinciale. Speriamo, ma ne siamo certi, che sia una bella festa sull'onda del successo dell'adunata nazionale di maggio a Piacenza». Il raduno provinciale sarà l'occasione per il gruppo alpini di Podenzano di festeggiare il suo 79esimo anniversario di fondazione e come regalo avrà in concessione una nuova sede. «Come annunciato al momento della candidatura di Podenzano alla Festa Granda - ha precisato Ghisoni - sabato inaugureremo la nuova sede che si trasferisce da via Marconi a via Monte Grappa, nei locali occupati fino a pochi giorni fa dalla guardia medica». Il gruppo di Podenzano, come ha ricordato il capogruppo Giovanni Carini, è stato costituito nel 1934, conta 85 iscritti e ha già ospitato la Festa Granda ben tre volte, nel 1957, nel 1976 e nel 1990. La 62esima Festa Granda inizierà venerdì alle 21 con una rassegna di cori e canti alpini al teatro Don Bosco (ingresso gratuito). Proseguirà sabato alle 17 con l'inaugurazione della sede alpina e alle 18 in sala consiliare per il saluto delle autorità. Alle 20.30 cena e danze al Giardino Hawaii (ingresso gratuito). Domenica gli alpini sfileranno in paese fino alla nuova piazza dove alle 11 sarà celebrata la messa e consegnato l'annuale contributo Fondazione Govoni ad un'associazione benefica che opera sul territorio. Quest'anno andrà all'Assofa. «Il cuore della manifestazione - ha concluso il sindaco - si terrà nella piazza nuova, in parte terminata, segno di un paese che sta cambiando e che tenevamo essere fruibile anche per questa occasione». Alle 15 di domenica esibizione della Fanfara alpina di Pontedellolio e alle 18 ammainabandiera. Nel suo primo raduno provinciale da presidente sezionale, Roberto Lupi ha evidenziato la disponibilità dell'amministrazione comunale, del gruppo Ana di Podenzano, del consigliere di vallata Romano Mariani che ha messo la sua esperienza al servizio dell'organizzazione, e delle associazioni locali. «Ci sono tutti i presupposti perché il nostro possa riuscire nel miglior modo possibile grazie anche alla presenza del vicepresidente nazionale Ana Adriano Crugnola e uno degli speaker ufficiali dell'adunata nazionale Nicola Stefani». Infine l'invito ad esporre il tricolore, soprattutto nelle vie dove passerà la sfilata, come simbolo di unione.

 

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08/09/2013

 

Monumento agli alpini: Perino rilancia

Per ricordare l'86ª adunata. Ieri sfilata delle Penne Nere, messa e pranzo in baita

 

coli - Un omaggio agli alpini, al nuovo presidente provinciale Roberto Lupi e alla gente della montagna: la sfilata di Penne Nere, arrivate dai gruppi della provincia, ha dato il via ieri mattina a una giornata di grande festa lungo le vie di Perino, culminata nella messa e in un pranzo in stile alpino nella nuova baita, la quale sarà la nuova sede degli alpini della frazione più popolosa del Comune di Coli, attivi da anni sul territorio. Ma non solo. L'occasione è stata anche quella per rilanciare con ancora più determinazione l'appello per poter vedere presto realizzato un "Monumento agli alpini" in città, in ricordo dell'86esima Adunata.
Particolarmente commosso, ieri, circondato dalle altre fasce tricolore, il sindaco Massimo Poggi si è presentato alla cerimonia indossando con orgoglio il suo cappello da alpino: «Ringrazio di cuore tutti i presenti, vedo tanta gente - ha detto - e questo per me è uno splendido gesto, che sottolinea ancora una volta il valore e l'impegno del gruppo degli alpini di Perino e dell'intera sezione provinciale, rappresentata dai suoi alti vertici. Il gagliardetto alpino è per noi un vero e proprio riferimento».
E un monito a tenere fissi i propri valori come stella polare è arrivato anche dal cappellano della Sezione alpini di Piacenza, don Stefano Garilli, che ha celebrato la Messa. «C'è chi vive nel bene e chi invece lo perseguita - ha detto durante l'omelia -. Quante volte sentiamo dire "Ma tanto fanno tutti così" e "La colpa è della società". Non cambia cosa pensano "tutti", conta come ciascuno vive la propria vita, fianco a fianco dei suoi principi: altrimenti sarà sempre più difficile vivere nel bene e nell'onestà. Io invito quindi ciascuno a restare fedele ai propri principi e ideali, con impegno e a pregare per la pace».
Quella di Perino è stata una Adunata che ha voluto riproporre lo spirito solidale di maggio, pur ovviamente restando piccola nei numeri. L'ex presidente della sezione provinciale piacentina, Bruno Plucani, dopo aver ringraziato i presenti e le istituzioni, ha rilanciato l'invito perché venga realizzato al più presto un monumento dedicato all'86esima Adunata nazionale. «Ne ha già parlato con il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, il quale mi ha garantito che la proposta sarà discussa e approfondita - ha detto Plucani -. La nostra intenzione è quella di fare il possibile perché venga lasciato un segno dell'Adunata». Tra le ipotesi, spunta anche un monumento da collocare in una rotonda, quale potrebbe essere quella di piazzale Libertà.
Malac.

 

 

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03/09/2013

 

Perino: sfilata degli alpini per l'apertura della baita

 

Sabato l'inaugurazione ufficiale, con la fanfara
Poggi: «Merita di essere visitata, tutti invitati»

 

COLI - Sarà una mini-Adunata quella che sfilerà per le vie di Perino sabato mattina, in occasione del taglio del nastro della baita delle Penne nere. A volerla, insieme all'attivo gruppo alpini di Perino, il sindaco Massimo Poggi, uno dei due sindaci del Piacentino - l'altro è Francesco Zangrandi, sindaco di Calendasco - che, oltre alla fascia tricolore, indosserà orgogliosamente anche il cappello da alpino per l'occasione. Ecco il programma della giornata: l'ammassamento è previsto per le 9.45. A seguire, il saluto alle autorità, alla presenza di diversi sindaci della provincia e del comune capoluogo. Sarà il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, con l'ex presidente provinciale degli alpini Bruno Plucani a ricordare le grandi emozioni vissute in occasione dell'86esima Adunata nazionale degli alpini a maggio. Interverrà poi il nuovo presidente provinciale degli alpini, Roberto Lupi. Ad accompagnare la sfilata, la fanfara di Agazzano. «Al momento l'adesione dei sindaci presenti è stata piuttosto alta, anche da parte di quelli più lontani dal comune di Coli, come Pontenure - commenta il sindaco Poggi -. L'entusiasmo dopo l'Adunata di maggio è ancora tanto: i festeggiamenti proseguiranno fino a sera, dopo la Santa Messa delle 11. Abbiamo voluto una grande festa per inaugurare la nostra baita in piazza del Mercato, nata con la collaborazione degli alpini di Perino, un gruppo attivissimo che negli anni ha fatto conoscere il suo valore. Quella baita è un piccolo gioiello, con un tetto in legno molto particolare e una veranda. Merita di essere visitata. Invito tutti i cittadini a partecipare all'iniziativa - prosegue il primo cittadino -. Questa sede è un punto di partenza per numerose altre iniziative: ne andiamo orgogliosi».


Malac.

 

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30/08/2013

 

Grazie agli alpini l'ospedale avrà un ecografo palmare

 

(mm) Otto gruppi alpini della Valtidone e della Valluretta sabato 7 settembre uniranno le proprie forze a favore dell'ospedale di Castelsangiovanni: raccoglieranno fondi per acquistare un nuovo ecografo palmare. Si tratta di un apparecchio portatile di ultima generazione di cui il presidio ospedaliero unico della Valtidone è privo. Grazie a questo strumento sarà possibile risparmiare ai pazienti che faticano a muoversi spostamenti da un reparto all'altro. Per acquistare l'ecografo, il cui costo si aggira tra i 5 e i 7 mila euro, le penne nere dei gruppi di Agazzano, Piozzano, Pecorara, Pianello, Ziano, Borgonovo, Sarmato e Castelsangiovanni hanno deciso di rimboccarsi le maniche e organizzare - sabato 7 settembre - una Grigliata Verde con il patrocinio del comune di Agazzano.
L'evento, come è stato spiegato ieri mattina, si terrà nella sede del gruppo alpini di Agazzano che è intitolata a Mario Boselli e che fu inaugurata poco più di un anno fa nella parte alta del paese (zona campi da tennis). La serata inizierà alle 18 con l'alzabandiera cui seguirà una cena a base di spiedini, salamelle, polenta, e altro.
Gli otto gruppi alpini della zona per la seconda volta hanno deciso di unire le proprie forze per una causa benefica. La precedente iniziativa fu un concerto per una raccolta fondi a favore dei terremotati dell'Emilia. Questa volta la solidarietà degli alpini avrà un obiettivo locale, visto che i fondi saranno destinati all'ospedale. Nello specifico, come ha spiegato ieri mattina Donato Capuano che è primario facente funzioni del reparto di medicina, nonché alpino, l'ecografo palmare (delle dimensioni di un telefono cellulare) servirà i reparti di degenza e day hospital della Medicina di Castelsangiovanni. «Questo nuovo strumento - ha spiegato Capuano - consentirà di eseguire una ecografia di primo approccio ai pazienti allettati che oggi costituiscono una buona fetta dei pazienti ricoverati nei reparti di medicina». Tra i reparti di medicina e quello di day hospital vengono eseguite circa quattromila ecografie all'anno e per i pazienti che non possono muoversi dal letto occorre spostare il letto oppure il vecchio ecografo in uso ai medici, che risale al 1998. «Il nuovo ecografo palmare - ha spiegato Capuano - consentirà di scremare significativamente i pazienti che necessitano di un'ecografia più accurata e fare diagnosi più rapide».
In passato la Pro loco di Caminata aveva regalato tre misuratori di ossigeno a dito alla Medicina di Castello, mentre gli alpini di Castello di recente hanno donato sette televisori per le stanze dei ricoverati.
 

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30/08/2013

 

Premi al primo raduno alpini

 

Groppovisdomo, dal reduce al fondatore del gruppo locale

 

Gropparello - Tanta partecipazione al primo raduno alpini di Groppovisdomo. La manifestazione è iniziata nella chiesa parrocchiale con una messa celebrata da don Giovanni Rocca in ricordo di tutti gli alpini "andati avanti", accompagnata dal Coro Ana Valnure di Bettola diretto da don Gianrico Fornasari. Il canto "Signore delle cime" ha accolto il gruppo di alpini gropparellesi, alla presenza dei gagliardetti di alcuni gruppi di alpini e del vessillo della sezione provinciale, portato dal capogruppo locale Alfiero Binelli. Tra i presenti il presidente provinciale Roberto Lupi, il revisore dei conti nazionale Roberto Migli, il sindaco di Gropparello Claudio Ghittoni e quello di Bettola Sandro Busca, il presidente del Cai Lucio Calderone, esponenti di alcuni gruppi della zona e dirigenti provinciali.
Una commovente sfilata è stata aperta da quattro alpini che hanno posato, su un piccolo altare con ai piedi le stelle alpine e la bandiera tricolore, i cappelli di Corrado e Pietro, due giovani prematuramente scomparsi nei mesi scorsi. Poi Pierluigi Caminati, alpino ex sindaco di Carpaneto ha letto la "preghiera dell'alpino". In prima fila nella chiesa gremita il "vecio" alpino Guglielmo Naturani, classe 1918, residente a Carpaneto. Naturani, che ha ricevuto una targa ricordo dal capogruppo Binelli, è testimone vivente della tragedia della seconda guerra mondiale: ha partecipato nel 1940 alla campagna di Francia e dopo il 1943, con la divisione Garibaldi, partecipò alla campagna in Jugoslavia a fianco dei partigiani di Tito. Un ricordo è stato rivolto al cavalier Egidio Badini, alpino deceduto nei giorni scorsi a Londra. Badini era molto legato al suo paese natìo dove tornava annualmente. Nei giorni scorsi gli alpini gropparellesi hanno consegnato ai figli Marco e Gabriele la targa programmata per quest'evento. Al neoeletto revisore dei conti nazionale dell'Ana Roberto Migli e al neoeletto presidente provinciale Roberto Lupi, sono state consegnate targhe dal sindaco Ghittoni. Premiato anche il direttore del coro Ana Valnure, don Gianrico Fornasari, «per l'impegno culturale che trasmette alle genti di montagna e ai canti che ricordano tradizioni del passato». Consegnata ai familiari di Guglielmo Croci, fondatore del gruppo alpini locale, una targa che ricorda il forte legame degli alpini della Valchero e Valvezzeno per lo storico capogruppo. Guglielmo era stato chiamato alle armi nel 1939 per la campagna d'Africa e poi nel battaglione Aosta, in seguito è stato inviato in Croazia, Montenegro e in altre zone di guerra con la divisione Garibaldi e ha combattuto a fianco dei partigiani di Tito. Croci ha ricevuto la medaglia di bronzo e altre benemerenze italiane ed europee. Nella chiesa erano esposti i cimeli e la foto di una cerimonia con il capitano Arturo Govoni e con Maria Augusta Marenghi, nipote dell'ideatore delle truppe alpine, Giuseppe Perruchetti, e vedova del compianto sindaco di Gropparello Mario Marenghi, la cui famiglia è originaria di Groppovisdomo. I 24 componenti del gruppo locale hanno consegnato anche la maglia-divisa del primo raduno a Groppo benedetta nel corso del rito religioso. Dopo l'esibizione del coro, alpini e amici hanno gustato un delizioso rancio preparato al campo sportivo dalle cuoche alpine. La struttura della Pro loco ha retto al temporale e tra vino e canti è giunta mezzanotte. Raccolti anche fondi per la parrocchia di Castellana impegnata nell'acquisto di un defibrillatore.
Ornella Quaglia

 

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25/08/2013

 

Daturi alpino? Solo con lo sconto

 

Con la prossima sede della Sezione alla Cantoniera, al campo resterebbe solo il Gruppo di Piacenza. Acerbi: «Garantiamo solo custodia e sfalcio dell'erba»

 

Quattordicimila metri quadrati di verde, 180 piante di alto fusto tra pioppi, pini, tigli più 740 euro di affitto sono troppi per le penne nere del Gruppo di Piacenza. Ecco perchè il parco del Daturi potrebbe essere abbandonato dai suoi attuali inquilini e custodi dal 2014. Tanto più che la Sezione, salvo imprevisti dell'ultima ora, si dovrebbe trasferire in massa alla casa cantoniera di via Cremona, messa a disposizione dall'Amministrazione provinciale. Rimarrebbero, in viale Risorgimento, solo un manipolo di alpini, in gran parte avanti con l'età, quelli che normalmente tengono viva già oggi la sede del campo Daturi. Il prossimo 30 agosto se discuterà nel direttivo sezionale, mentre un'assemblea straordinaria del Gruppo di Piacenza sarà presto convocata. Ma una decisione sarà presa solo verso la fine dell'anno.
«Sarà necessario un nuovo accordo con il Comune di Piacenza - ipotizza Gino Luigi Acerbi, capogruppo degli alpini di città -, è chiaro che alla passate condizioni noi non ce la facciamo a proseguire nell'impegno di cura del Daturi». La proposta di Acerbi va verso l'annullamento del canone di affitto nonchè l'esenzione della cura delle rive. «Con le sole forze del Gruppo non saremo più in grado di andare a pulire e tagliare i rami sul terreno scosceso ai lati del campo» evidenzia Acerbi. A fronte dei più di tremila aderenti alla Sezione alpini di Piacenza, il gruppo della città può contare su 145 tesserati e 25 "amici". Di questi, coloro che frequentano in modo continuativo la sede del Daturi, non superano le dieci, quindici unità. «Per poter rimanere al campo - osserva Acerbi - noi dobbiamo solo poter garantire la custodia e lo sfalcio delle zone in piano, sennò non ce la facciamo».
Attualmente gli alpini hanno la sede della Sezione di Piacenza e quella del Gruppo della città nello stabile degli spogliatoi del campo Daturi. Tengono pulita la struttura, la aprono e la chiudono, assicurando per qualche ora della giornata la loro presenza. Durante il periodo dell'anno scolastico poi, collaborano con le scuole che utilizzano il campo come palestra all'aperto. «Andare via ci spiacerebbe molto - confessa Acerbi - per noi alpini la presenza qui ci garantisce visibilità, tanto più che il campo è dedicato proprio ai gemelli Giulio e Livio Daturi, entrambi alpini, morti in guerra sul fronte greco».


Federico Frighi

 

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25/08/2013

 

carpaneto
grazie agli alpini sistemeranno il campetto

 

Gentile Direttore,
desidero fare alcune precisazioni circa la lettera del Sig. Benvieni pubblicata su Libertà di giovedì 22 Agosto. Il Sig. Benvieni ha descritto puntualmente lo stato del campo e capisco il suo disagio e dei residenti nella palazzina dietro il campo: è da tempo che tentiamo di affidare il campetto a qualche società sportiva, ma la mancanza di spogliatoi e di strutture adeguate non rende appetibile la struttura. Con il passare del tempo e con l'evidente degrado e pericolosità, sono stato costretto ad emettere un'ordinanza di chiusura unicamente motivata da motivi di incolumità dei ragazzi che frequentano la struttura. Vorrei rassicurare che l'ordinanza verrà sospesa non appena il campetto verrà riportato in condizioni di agibilità e di sicurezza. E qui sta appunto il nodo della questione: è stato fatto un preventivo per la sua sistemazione che ammonta a circa 8.000 euro; il Comune potrebbe anche disporre di questa cifra ma appunto per il "patto di stabilità" (citato anche dal Sig. Benvieni) devo amaramente prendere atto che per il nostro Comune, al momento, non è possibile spendere più nulla fino alla fine dell'anno (per chi fosse interessato a capirne un po' di più sul patto invito la lettura dei poster e della rassegna stampa esposta nelle bacheche all'ingresso del Municipio). Purtroppo, oltre al campo molte altre opere verranno fatte slittare al 2014, ma questa è la legge, non fatta e non voluta da noi sindaci e non c'è coraggio o determinazione che contino visto che le sanzioni previste ai Comuni che sforano il patto sarebbero davvero disastrose per il nostro bilancio. Potevo quindi "nascondermi" dietro a queste regole capestro ed aspettare tempi migliori, ma siccome sono consapevole della valenza positiva di questo libero campetto ho cercato e fortunatamente trovato un'associazione che si è resa disponibile ad eseguire i necessari lavori di manutenzione. Questa associazione è il locale "Gruppo alpini di Carpaneto": inizieranno dopo la Festa della Coppa, e sono sicuro che gli alpini rappresentino sicuramente una garanzia di impegno ed affidabilità. Quindi, a nome mio e tutti i ragazzi che potranno fruire nuovamente del campo, mi sento di ringraziare pubblicamente ed anticipatamente i nostri alpini di Carpaneto!


Gianni Zanrei
Sindaco di Carpaneto

 

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24/08/2013

 

Penne nere, è boom di nuovi tesserati

 

Hanno toccato quota cento le richieste di adesione alla sezione alpini dall'Adunata nazionale a oggi
Forlini nominato vice del neo presidente Lupi. Conto alla rovescia per la Festa Granda provinciale

 

La sezione alpini del neo presidente Roberto Lupi (che lo scorso giugno è subentrato a Bruno Plucani) si rinnova negli uomini del suo direttivo e si prepara ad affrontare le nuove sfide sul territorio. Dalla Festa Granda del prossimo settembre al ringiovanimento dei tesserati, dalle nuove leve per la Protezione Civile alla questione di come gestire la pesante eredità dell'Adunata nazionale di cui ancora oggi mancano i contorni precisi. Prima di tutto gli uomini. Nel consiglio direttivo dello scorso 29 luglio è stato nominato vice presidente Pierluigi Forlini - di Borgonovo, attualmente anche consigliere per l'Alta Valtidone - al posto di Sesto Marazzi. Sono poi entrati Gianluca Gazzola come consigliere per l'Alta Valtrebbia, Giancarlo Carini per l'Alta Valnure ed Enrico Bergonzi per la Bassa Valtidone. Arrivati anche due nuovi revisori dei conti: Giovanni Tondelli (di Carpaneto) e Ettore Ziliani (di Settima). Nominato anche il segretario del consiglio: è Roberto Bozzini (di Podenzano). Il prossimo consiglio direttivo si terrà il 30 agosto.
L'Adunata nazionale di maggio ha portato i primi frutti concreti a breve scadenza. Hanno toccato quota cento le richieste di adesione alla Sezione alpini di Piacenza.
«Sono in gran parte persone che hanno svolto il servizio militare negli alpini - spiega il presidente Lupi -. Poi abbiamo anche alcune richieste per entrare nella Protezione Civile Ana, anche se questo è il percorso più lungo che richiede una serie di passaggi ed una disponibilità diversa». Il Coa, il Comitato organizzatore dell'Adunata, non è ancora stato chiuso. «Si sta occupando delle ultime incombenze - continua Lupi -. In particolare quelle contabili e la vendita di tutti i materiali che verranno riutilizzati dalla Sezione di Pordenone per l'Adunata 2014». «Per quanto ci riguarda - evidenzia Lupi -, la nostra intenzione è quella di accompagnare l'onda lunga dell'Adunata sul territorio. Come, lo decideremo solo dopo che il Coa si sarà chiuso e quando avremo i conti definitivi». Nel frattempo gli occhi sono puntati alla Festa Granda di settembre.
La 62esima edizione è in programma a Podenzano, dove fa ritorno dopo 23 anni, dal 13 al 15 settembre. Il gruppo alpini di Podenzano, il Comune e tutta la sezione provinciale guidata dal nuovo presidente Roberto Lupi stanno lavorando per la miglior riuscita della manifestazione. Il programma prenderà il via il venerdì sera con una rassegna di cori tutta nostrana: i due cori Ana Valnure e Valtidone e il coro Gerberto di Bobbio. Sabato 14 verrà inaugurata la nuova sede del gruppo alpini di Podenzano in via Montegrappa e si terrà il ricevimento in Comune. Domenica 15 la sfilata lungo le vie del paese che si chiuderà con la celebrazione religiosa nella nuova piazza e con le orazioni ufficiali. Hanno confermato la loro presenza il vicepresidente nazionale dell'Ana Adriano Crugnola e uno degli speaker ufficiali dell'Adunata Nazionale, Nicola Stefani.
Federico Frighi

 

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21/08/2013

 

Appuntamento con gli alpini alla Pietra Parcellara

 

perino - Il Gruppo alpini di Perino sale in quota per raggiungere la Pietra Parcellara ed organizzare, domenica 25 agosto, la festa dedicata alla Madonna di Caravaggio, particolarmente venerata dagli abitanti della frazione Brodo di Mezzano Scotti.
Già dalle nove verranno aperti gli stand che funzioneranno per tutta la giornata. Il momento centrale della giornata sarà la messa al campo, alle 15, che verrà celebrata da don Francesco Gandolfi parroco di Mezzano Scotti. Al termine saranno resi gli onori alla lapide che ricorda i due partigiani di San Nicolò caduti il sette marzo 1945: Giovanni Belloni, 33 anni e Giuseppe Zaccarini, 21, morto dieci giorni dopo in seguito alle gravi ferite subite durante lo scontro con i nazifascista. Al rito religioso e alla cerimonia è infatti prevista la partecipazione di rappresentanti dei comuni di Bobbio, Coli, Rottofreno e dell'Anpi provinciale. Seguiranno momenti musicali fino a tarda sera.
Quella di domenica prossima alla Parcellara è la quinta edizione della festa allestita dal gruppo alpini di Perino, una formazione di persone animate da tanta volontà e disponibilità verso le comunità del territorio e promotrice nel corso dell'anno di varie iniziative di solidarietà e di intrattenimento. Il suo presidente, Luciano Mazzari, ricorda che a causa di una frana provocata dal maltempo la scorsa primavera la strada principale è ancora interrotta, pertanto consiglia due percorsi alternativi: per chi arriva da Travo prendere la direzione per Pietra Parcellara, oppure da Mezzano Scotti seguire l'indicazione per Freddezza. La festa continuerà fino a tarda sera.

 

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20/08/2013

 

Bruso e la pista ciclabile: la scoperta di un angolo di pace

 

di GIUSEPPINA BOSELLI
Nella poesia di Giovanni Pascoli "L'aquilone" si dice: "C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico"; mi pare che non possa esservi descrizione più appropriata di questa per quell'aria nuova che ogni anno ci coglie quasi di sorpresa con l'arrivo della bella stagione. Si tratta infatti del risveglio della parte più affascinante della personalità umana in parte soffocata dal lungo letargo in cui è rimasta immersa. Nasce così il desiderio di vita all'aria aperta e nulla può soffocare questo richiamo della vita e della natura. Ecco così che ci si incammina verso la nostra pista ciclabile. Sin dall'inizio sembra avvolgerti da una maestosa e meravigliosa natura. Tutto è silenzio, tutto è pace; vi è una piccola stradina asfaltata fiancheggiata dagli alberi le cui foglie ora frusciano appena agitate da quell'alito quasi inavvertibile di vento. Il canaletto che scorre lento reca l' armonia delle sue onde, lungo il cammino ci sono panchine dove i nostri anziani sostano parlando di cose passate e salutando i passanti.
Come si sta bene qui anche in questi giorni d'estate! Ci sorride un'immensa distesa di orizzonti sereni, di colline addormentate in un trionfo di bellezza, illuminate da un tiepido sole. Si respira a pieni polmoni l'aria dolce e profumata. I nostri occhi non si stancano del sole, del verde dei prati, degli alberi. Ogni cosa d'intorno è calma che distende e si provano sensazioni che ci rendono più tranquilli e sereni. E' la magia della natura…
Continuando la nostra passeggiata si arriva a Bruso, piccola frazione di Borgonovo. Che dire. Il silenzio è dominante, si respira un'aria antica. Ci troviamo davanti alla chiesa romanica del IX secolo e al complesso annesso, di valore culturale, storico e architettonico. Anche in questi giorni di grande caldo è un luogo dove si può sostare liberamente, con tanto verde, con giostrine per i bambini…e poi sole, ombra e tanto benessere. La chiesa è stata dichiarata bene di interesse storico e artistico nel 1914 e il suo ultimo parroco stabile è stato don Enrico Gallarati e tuttora il suo ricordo è ancora vivo. L'edificio religioso, dedicato ai santi Giacomo e Filippo, presenta una facciata sobria e lineare, caratterizzata da un piccolo portale sormontato da una finestra rettangolare. L'interno è a un' unica navata e sopra il presbiterio si innalza il campanile a base rettangolare. Nell'abside è dipinto un murale raffigurante i due santi, con affreschi del nostro stimato pittore Franco Corradini.
Tutto qui è in ordine, ma questo è dovuto ancora una volta ai nostri alpini che accolgono chi desidera apprezzare Bruso: gli alunni delle scuole, gli anziani, i bambini che desiderano fare le feste di compleanno in mezzo alla natura, chi semplicemente passeggia. Sono loro i protagonisti del nostro Bruso, gli artefici di questo ben riuscito progetto di ristrutturazione e mantenimento di questo angolo di pace e bellezza per il nostro territorio e per noi borgonovesi. Ora è la loro casa, il loro rifugio. Non è difficile per loro trovare le occasioni di fare del bene, è anzi facilissimo se si ha il cuore aperto verso gli altri.

 

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17/08/2013

 

A Groppovisdomo raduno degli alpini. Messa, canti e "rancio per la truppa"

 

Gropparello - Iniziativa inedita a Groppovisdomo. Sabato 24 agosto, a partire dalle 19 si svolgerà il primo raduno del Gruppo alpini di Groppovisdomo e Gropparello. L'evento, che segue le bellissime giornate vissute nel maggio scorso a Piacenza, sarà anche l'occasione per consegnare alcuni riconoscimenti ad alpini gropparellesi che si sono distinti all'interno del Corpo, sia in passato sia ai giorni nostri. Sarà, in particolare, ricordato il fondatore del gruppo di Groppovisdomo, che si è costituito 30 anni fa' per iniziativa e merito di Guglielmo Croci coadiuvato dall'allora presidente provinciale di sezione Arturo Govoni.
Il raduno prevede una messa in memoria degli "alpini andati avanti", la cui celebrazione sarà accompagnata dal Coro Ana Valnure di Bettola, che nel corso della serata si esibirà in canti del repertorio alpini e montanaro; gli alpini del gruppo sfoggeranno la loro nuova divisa, così come per "gli amici degli alpini" é prevista un'apposita maglietta. La festa alpina proseguirà nel campo sportivo di Groppovisdomo dove alle 21 è previsto il "rancio per la truppa e per le persone presenti", canti e musica allieteranno la serata. Parte dei fondi raccolti saranno devoluti in beneficenza, per acquisto di un defibrillatore per la parrocchia di Castellana. Prenderà parte alla serata il neo eletto presidente di sezione Roberto Lupi e anche di un Vecio alpino di vallata classe 1918, a testimoniare l'unita' e l'amicizia e il rispetto delle tradizioni degli alpini. Gli onori di casa saranno fatti da Alfiero Binelli che a seguito della scomparsa di Guglielmo Croci é stato proclamato Capo Gruppo. La serata sarà anche l'occasione per raccogliere le adesioni per la prossima adunata nazionale che si svolgerà a Pordenone il 10 e 11 maggio 2014: gli alpini gropparellesi partiranno il sabato mattina per fare un piccolo tour delle vecchie caserme friulane e la domenica sfileranno con Piacenza.


Ornella Quaglia

 

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14/08/2013

 

Alpini, costano 42mila euro i vigili aggiunti

 

Il Comune ha liquidato gli enti che hanno mandato rinforzi per l'Adunata

 

Non sono ancora del tutto chiusi i conti relativi alla grande Adunata nazionale degli alpini che ha scritto una pagina indimenticabile per Piacenza dal 10 al 12 maggio scorsi.
Palazzo Mercanti ha provveduto in questi giorni a liquidare i rimborsi spese destinati agli agenti di polizia municipale arrivati da altri Comuni per dare manforte ai colleghi piacentini, che per diversi giorni garantirono un servizio capillare per 24 ore al giorno già dall'8 maggio fino al termine della manifestazione.
In totale, si tratta di oltre 42mila euro. Per i 15 agenti giunti da Ferrara sono stati stanziati 3.200 euro, per gli 11 da Parma 2.500 euro, per i 30 di Reggio Emilia quasi 8.100 euro, mentre 7.700 euro andranno a Modena per i 24 e 15.375 euro a Cremona per i 41 vigili inviati a Piacenza.
Da Casalpusterlengo ne arrivarono 5 (2.200 euro), dall'Unione dei Comuni della Bassa Valtrebbia e Valluretta 3 (2.700) e infine 624 per l'unico agente di polizia municipale giunto da Monticelli. Totale: 130 vigili impegnati da fuori Piacenza, per una spesa di 42.400 euro circa.
E' stata di circa due milioni di euro la spesa complessiva sostenuta dal Comitato organizzatore della Adunata. Quasi la metà di questa cifra arriva dal Comune di Piacenza, che ha dato un contributo di circa 800mila euro agli organizzatori e poi ha dovuto e sta sostenendo una serie di costi indiretti, tra cui rientrano anche questi soldi, a cui vanno sommati 22mila euro per la fornitura di energia agli accampamenti, 14mila per l'intervento straordinario di pulizia di Iren, oltre 20mila per la stampa di pieghevoli e guide, 9mila euro di ferramenta varia, 6mila euro per le transenne, quasi duemila per nuovi cartelli stradali. E poi quasi 6mila euro per la sorveglianza nei musei, mille euro di benzina extra per le vetture comunali, 2mila euro per la ritinteggiatura degli spazi per la sosta degli autobus.
Il Comune è rientrato almeno parzialmente di questa somma grazie ai soldi della tassa per l'occupazione di suolo pubblico da parte dei commercianti che hanno operato in quei giorni.
Non una spesa, ma un investimento azzeccato, se si pensa che l'indotto stimato è stato pari a quello preventivato: circa 40 milioni di euro, metà dei quali, però, se ne è andata da Piacenza perchè ha interessato tutte quelle realtà commerciali arrivate da fuori provincia per partecipare allo storica Adunata. Ogni bar ha guadagnato in media almeno 15mila euro, almeno secondo quanto avevano detto i titolari molto soddisfatti di come sono andati gli affari.


Michele Rancati

 

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12/08/2013

 

Un alpino umile ed eroico dà nome al ponte

 

La targa ricorda Lazzaro Ponticelli, che ha combattuto per le due bandiere

 

bettola - Il ponte sul Nure a Bettola è stato intitolato a Lazzaro Ponticelli e sarà il ponte dell'amicizia tra i popoli. Ieri mattina a Bettola il presidente della Provincia di Piacenza, Massimo Trespidi, ha scoperto una targa che indica la denominazione: Ponte Lazzaro Ponticelli. Nato a Casale di Groppoducale il 7 dicembre 1897, è scomparso a 110 anni, emblema dell'emigrazione piacentina e valnurese all'estero, alpino, ultimo reduce della Grande Guerra.
«Ho raccolto l'invito e la sollecitazione che mi è giunta nei mesi scorsi dai tre sindaci dell'Alta Valnure - ha informato Trespidi - di intitolare questo ponte, di proprietà della Provincia di Piacenza, a Lazzaro Ponticelli, un italiano che si è distinto all'estero, in Francia in modo particolare. La mia amministrazione ha acconsentito. In lui c'era l'orgoglio di sentirsi italiano, ma soprattutto un grande europeo che ha voluto tributare onore a quel Paese che lo ha accolto». Trespidi ha letto due passaggi della biografia di Ponticelli. «"Ero italiano - scriveva egli stesso - però volevo difendere la Francia che mi ha accolto. Questo era il mio modo di dire Grazie". Credo che queste sue parole possano valere più di tanti discorsi nel ricordarci che apparteniamo a un'identità, a una storia. Siamo parte di un popolo, ma i confini della nostra mente e i limiti del nostro cuore sono l'universo intero, perché così è fatta la natura dell'uomo, di voler essere protagonista della propria storia». Una storia che per Ponticelli è stata drammatica prima di prendere una svolta positiva che lo portò ad essere un imprenditore ed esempio ed aiuto per tanti emigrati dalla Valnure. In un altro passaggio della sua biografia si legge la grande generosità di Ponticelli durante la prima guerra mondiale. Rimase fisso nella sua memoria il ricordo di quando dalla sua trincea sentì un lamento di un soldato ferito che nella terra di nessuno era rimasto imprigionato dai reticolati. Racconta: «"I barellieri non osavano uscire, io non ne potevo più, ci sono andato con una pinza, sono subito caduto su un ferito tedesco, appena fuori la trincea che mi ha fatto "due" con le dita, ho capito che aveva due figli. L'ho preso e l'ho portato verso le linee tedesche. Quando loro si sono messi a sparare, lui ha gridato di smetterla, mi ha ringraziato. Sono tornato indietro verso il ferito francese, stringeva i denti, l'ho trascinato fino verso le nostre linee, mi ha abbracciato e mi ha detto grazie per i miei quattro bambini". Anche per questo gesto per noi è un grande onore ed orgoglio potergli dedicare questo ponte che chiameremo idealmente Ponte dell'amicizia tra i popoli».
A rendere ancor più solenne l'occasione, erano presenti gli alpini dei gruppi di Valnure e il presidente sezionale Ana Roberto Lupi.
«In Ponticelli - ha osservato il sindaco Busca - si rispecchia la tipica figura dell'emigrante, umile, tenace, laborioso. Non ha mai cercato gli onori dopo aver combattuto sotto due bandiere, quella italiana e quella francese. Siamo orgogliosi di poter intitolare il ponte a lui, come ponte di collegamento materiale con le province confinanti e ideale con gli italiani nel mondo». Busca ha infine rinnovato l'auspicio alla Provincia che la scultura "contesa", omaggio all'emigrante, sia collocato a Bettola.
n. p.

 

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05/08/2013

 

Pecorara Inaugurata dal sindaco Albertini durante la sagra patronale d'inizio agosto

 

Una panca dedicata all'alpino

 

Costruita in sasso per ricordare lo storico capo gruppo Valorosi

 

Pecorara - Quest'anno la sagra patronale di Pecorara ha reso omaggio alle penne nere e a chi oltre sei decenni fa fondò il gruppo locale. A Carlo Valorosi, alpino spentosi poco meno di un anno fa che negli anni Cinquanta fu tra i promotori delle penne nere di Pecorara, è stata infatti intitolata una panca in sasso in occasione dei festeggiamenti che questo fine settimana hanno animato il piccolo borgo dell'alta Valtidone. La panca in sasso, opera dei figli Piero e Giuseppe e del nipote Giovanni, è stata inaugurata nella frazione di Vallerenzo di dove Valorosi era originario e dove lui stesso aveva espresso più volte il desiderio che dinanzi all'oratorio venisse ripristinata un'antica seduta. «Era il luogo - ha spiegato il sindaco Franco Albertini ha momento dell'inaugurazione della panca cui ha assistito anche la moglie di Valorosi Maria Luppini - dove un tempo le persone si ritrovavano e dove parlavano del più e del meno. Carlo - ha proseguito - spesso ripeteva che dovevamo ripristinare la seduta dove un tempo c'era una vecchia panca e così è stato fatto». Sulla panca in sasso è stata posta anche una targa che recita "A Carlo e a chi amava stargli seduto vicino".
L'inaugurazione della panca è avvenuta lungo la via del Feudi, riscoperta dai recenti studi condotti dallo storico Giuseppe Cattanei, che collega Montemartino a Pecorara e dove l'altra sera una sessantina di pellegrini hanno preso parte ad una fiaccolata notturna. Una volta giunti a Vallerenzo i pellegrini hanno ricevuto il saluto del parroco don Angelo Villa e di monsignor Domenico Ponzini e hanno assistito all'inaugurazione della panca in sasso prima di riprendere il cammino verso Pecorara, dove nell'area del campo giochi erano in corso i festeggiamenti per la sagra di inizio agosto. La prima serata è stata dedicata a tutti i nati negli anni Sessanta, i quali si sono dati convegno per prendere parte alla cena all'aperto servita dai volontari della Pro loco. Ieri è stata invece la volta della distribuzione della caratteristica torta di pasta frolla da parte dei bambini del paese che hanno formato piccoli crocchi ai lati delle strade con banchetti per la distribuzione delle delizie artigianali. Tra le attrattive della giornata c'erano anche le dimostrazioni di esperti fabbri della bottega di Franco Melis, che nella piazza della chiesa hanno incantato i passanti mostrando l'arte della lavorazione del ferro. In mostra anche uno spettacolare dinosauro dalle dimensioni impressionanti che ha fatto la gioia dei bambini. Sempre in piazza della chiesa erano presenti numerosi ambulanti con prodotti tipici locali.
Mariangela Milani

 

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03/08/2013_2

 

Nel vallo una discarica tra le rotaie

 

Sporcizia e rifiuti abbondano in via IV Novembre. Aumentati da due a tre i passaggi di Iren, ma per gli abitanti mancano i bidoni e c'è troppa inciviltà

 

Le vecchie rotaie che costeggiano la pista ciclabile di via IV Novembre come una discarica a cielo aperto. Sentinelle verdi del nostro territorio, ancora una volta, sono i cittadini stessi. La segnalazione arriva infatti da Francesca Mandelli che ogni giorno porta Scott (il suo cagnolino nero) a sgambettare nel vallo di via IV Novembre. «I rifiuti abbandonati sono di ogni genere - racconta Francesca - lattine di birra, bottigliette di plastica, carta, mozziconi di sigarette e resti di pasti consumati la sera da chi staziona sulle panchine. Questo sia nel vallo sia lungo la ciclabile sovrastante». L'ultima scoperta di Francesca riguarda un cartone di pizza e un ombrello rotto: «Quando porto il cane mi attrezzo con guanti e sacchetto di plastica. Vedere tutta questa sporcizia mi infastidisce e quindi cerco di raccogliere quello che posso. L'ombrello e il cartone non sono proprio riuscita perché erano troppo ingombranti». Altro grave problema, soprattutto a causa del caldo torrido degli ultimi giorni, sono i bidoni dell'immondizia: «Ce ne sono pochissimi, mal posizionati e spesso traboccanti di rifiuti fra cui anche i sacchettini con gli escrementi di cane. Con questo caldo c'è un odore terribile. Oltre al puzzo si tratta anche di una questione di igiene pubblico». Francesca che ha segnalato la situazione sia all'Urp del Comune di Piacenza sia ad Iren, racconta: «Mi è capitato in questi giorni di fermarmi a parlare con un operatore di Iren intento a lavorare nel vallo di via IV Novembre. L'uomo mi ha riferito che i passaggi per svuotare i cestini sono stati potenziati: da due a tre a settimana. Il problema delle cartacce nel prato, vicino alla ciclabile e lungo i vecchi binari, ad ogni modo, resta». Francesca fa notare che lungo la ciclabile non esistono cassonetti e che vicino alla fermata dell'autobus utilizzata dagli studenti nel periodo scolastico ve n'è solamente uno: «I bidoni mancano e non capisco come un'area centrale e bella come questa possa essere lasciata ad un tale degrado». Gli unici che si sono presi cura dell'area verde, almeno recentemente, sono stati gli alpini: «Solo i lampioni sono puliti e senza ragnatele. Alla loro pulizia hanno provveduto gli alpini che durante il raduno nazionale di maggio, avevano piazzato lì le tende. Non ho mai più visto l' area così pulita dopo la partenza degli alpini». Se proprio si vogliono fare le pulci al vallo di via IV Novembre, allora bisogna parlare anche degli alberi: «L'alberatura è ridotta al minimo, l'ombra è scarsissima e le panchine sono dei ferri vecchi».


Nicoletta Novara

 

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03/08/2013

 

ANCH'IO, A SUO TEMPO, AVREI VOLUTO ESSERE ALPINO

 

di SERGIO RAVONI
Da più di mezz'ora eravamo assiepati dietro le transenne sullo Stradone Farnese imbandierato, foltissimo pubblico in paziente attesa, nella felicità di un giorno radioso quando, sommesso e ancora lontano, mi parve di udire il suono flebile di una fanfara che, lentamente ma sicuramente, cresceva di intensità, ritmato sul battere dei tamburi, via via più chiaro e distinto: la sfilata dell'Adunata Nazionale degli alpini doveva aver preso l'avvio.
Infatti ecco apparire, dal fondo orientale dello Stradone, l'immagine imprecisa che apriva la parata: il gruppo si svelava poco a poco essere la Banda della "Brigata Taurinense", che avanzava solenne e si avvicinava alla mia postazione, giungeva alla mia altezza e mi trascorreva davanti maestosa, tra gli scroscianti battimani della folla, abbandonata all'entusiasmo che Noemi e io condividevamo.
Non seppi trattenere un moto interno di commozione, che doveva essere simile a quello che provai, molti anni prima, quel giorno in cui, nei pressi della diroccata Capanna Bernasconi, sui monti dalle parti del Passo del Gavia, d'improvviso vidi spuntare da una balza la penna del cappello di un capitano che saliva deciso alla testa della sua compagnia di alpini, che poi, uno a uno, zaino affardellato, sbucavano fuori dietro di lui in ordinata, ma irruente, fila indiana.
Si trattava soltanto di un'esercitazione, ma l'apparizione, improvvisa e del tutto inattesa, di quel drappello, rivelatosi d'un tratto dal nulla, mi aveva lasciato senza fiato, sbalordito da quell'irrompere perentorio: era per me come la rappresentazione vivente del modo di essere degli alpini, del loro spirito. Almeno era così che avevo sempre pensato a quel leggendario corpo militare, fin da quando, bambino, leggevo dai libri di storia dello zio Carlo, le vicende della "Grande Guerra", vissute dagli alpini sulle nostre montagne alla frontiera con l'Austria.

In quel mentre transitava davanti a me proprio il plotone tutto in divisa del 15/18, grigio-verde, fasce alle gambe, giberne e i fucili "91"…
Fu sufficiente per rispedirmi idealmente sulla candida vetta del monte San Matteo, credo la più alta toccata dalla Prima Guerra Mondiale con i suoi 3680 metri di quota: lassù sono stato a più riprese, anche con gli sci e le pelli di foca, e sempre, su quelle nevi perenni, evolvevo con inquietudine, nell'assurdo timore di poter prima o poi incappare in un corpo congelato di un alpino caduto, perché sapevo che il Ghiacciaio di tanto in tanto ne restituisce qualcuno perfettamente conservato.
Ancora sulla scia dello spaesamento, subito dopo mi ritrovai sulla cima del "Cresta Croce, a 3307 metri, nel Gruppo dell'Adamello, dove, nel corso di una mia uscita "scialpinistica, ero andato a vedere un cannone italiano, rimasto a testimonianza ed esempio, fra i molti altri, delle immani fatiche dei nostri reparti alpini, che là, a pezzi smontati, l'avevano portato a spalla.
Nella bufera di neve che mi avvolgeva e mi faceva gelare il fiato, pensavo con grande pena agli alpini che, su quel Ghiacciaio, per mesi vissero e combatterono aspre battaglie, in condizioni esistenziali estreme: avevo presente, da un documentario ampiamente datato, la figura di una sentinella intabarrata battere i piedi nel gelo di una tormenta.
Era l'epoca in cui ero in preda a una sorta di esaltazione per gli alpini e mi rincresceva di non aver potuto compiere il mio servizio militare di leva in quel corpo: avrei voluto, io che amo la montagna, ma finii ufficiale nel "servizio di amministrazione", a Bologna…
Mentre la sfilata continuava, nella mia mente ritornavano scene di vecchi filmati sulla Prima Guerra Mondiale, con i personaggi dai buffi movimenti accelerati, dove battaglioni di alpini attraversavano i poveri villaggi di allora diretti al fronte, allegri e scanzonati come non sapessero di essere attesi dalla morte; in altre attaccavano i ghiacciai e le pareti più impervie, assalivano all'arma bianca le trincee austriache sotto il fuoco delle mitragliatrici nemiche che li falciavano; in altre ora perdevano, ora guadagnavano terreno a fronte dei "Kaiser Jäger" in combattimenti sanguinosi. Nelle ultime, infine, contrattaccavano e sconfiggevano austriaci e tedeschi, per poi entrare, vittoriosi e trionfanti, a Vittorio Veneto e a Trento. Una serie di flashes brevissimi ma fulminanti, capaci di creare in me un'atmosfera trasognata.
Ritornai alla realtà mentre passavano i "Chasseurs Alpins", gli alpini francesi: non cappello con penna, non grigio-verde, ma uniforme e basco scuri, foulard giallo, in un incedere orgoglioso, quasi a voler rappresentare il carattere severo e temprante della montagna, consapevoli dell'importanza del loro ruolo di ambasciatori della Nazione amica.
Un tempo questa amicizia non era per niente certa. Anzi, fu proprio per contrastare al confine la presenza immanente dei nostri alpini che i "Chasseurs" erano nati, sul finire del milleottocento. Ma gli unici scontri con le nostre truppe di montagna si sono verificati soltanto in occasione della breve offensiva italiana del giugno del 1940.
Ora i tempi, fortunatamente, sono cambiati e non vi è più pericolo di conflitto con i nostri cugini transalpini, né con i nostri vicini austriaci, con i quali tutti intratteniamo rapporti di grande cordialità e collaborazione, nell'ambito più vasto dell'Europa Unita e dell'O. N. U.

In particolare una guerra combattuta sui monti, come quella del 15/18, non avrebbe più senso. Già nella Seconda Guerra Mondiale l'impiego dei fanti di montagna, spediti nelle sterminate pianure russe, si è rivelato anacronistico. In questo contesto il corpo degli alpini ha rischiato di essere abolito del tutto, se non fosse stato per la generale opposizione degli italiani, che hanno voluto conservarne alcune brigate, affidando loro missioni di intermediazione e di pace nei conflitti sparsi per il mondo, nonché impegni in opere di solidarietà in occasioni di catastrofi e di disastri come terremoti e alluvioni.
Comunque una nota di rimpianto per quell'epoca eroica e gloriosa aleggia ancora, e la sfilata ne era impregnata, non fosse altro per l'alone, direi quasi, di commovente romanticismo che ha caratterizzato l'esistenza dei fanti di montagna, permeata comunque sempre di grande simpatia. La stessa presenza storica dei muli, nei loro reparti, accresce il nostro affetto nei loro confronti. Anche se si tratta di un animale testardo.
Al Passo dell'Angeloga, di ritorno dal Pizzo Stella, ricordo che mi aveva sconcertato l'irruenza ottusa di quella bestia: a una strettissima e ripida svolta, l'amico che mi precedeva si era trovato muso a muso con il primo mulo di un gruppo di alpini che salivano. Il quadrupede non arrestò minimamente il suo strappo, né scartò a lato per evitare la persona, proseguendo nel suo slancio che ebbe la conseguenza di buttare letteralmente nella scarpata il malcapitato, che non aveva avuto il tempo di evitare lo scontro.
Una volta, invece, mi ero imbattuto, in Val Vermiglio, giusto al di là del Passo del Tonale, in una compagnia di alpini acquartierata nel paesino. Con loro c'erano dei muli dalle enormi teste: penso che fossero le ultime volte che l'esercito italiano li utilizzava. Osservavo incuriosito la cura con cui venivano accuditi: «Mi mettono dentro se dovesse capitargli qualcosa! » mi rispose, indispettito dalla mia ignoranza in materia, il militare che si prodigava attorno al bestione che gli era stato affidato.
Frattanto sullo "Stradone" erano passati il "soccorso alpino", le crocerossine e, trasportati su jeeps e camionette, i reduci della Seconda Guerra Mondiale: chissà se tra loro vi era qualcuno che aveva partecipato alla battaglia di Nikolaevka quando, dopo il crollo sul Don, gli alpini, con un'impresa rimasta leggendaria, avevano rotto la sacca nella quale erano stati intrappolati.
Poi, la parata degli alpini all'estero, sparuti gruppetti di anziani, ubriachi di nostalgia per la loro Patria e per il loro trascorso alpino: ve ne erano che provenivano dagli Stati Uniti, dal Canada, dal Brasile, dall'Australia, sbattuti là dalla miseria che un tempo affliggeva l'Italia.

Quindi iniziava l'interminabile, frizzante carosello delle associazioni provinciali degli alpini in congedo, che marciavano al ritmo delle fanfare, in una fantasmagoria di bandiere, stendardi, gonfaloni, striscioni, medaglieri.
Sia pure a malincuore, dopo qualche passaggio, decisi con Noemi di spostarci a vedere il resto della Città, invasa dalle penne nere, nella ressa che mia moglie, tutto sommato, trovava composta, come se gli alpini fossero naturalmente portati all'ordine, anche fuori dalle marce ufficiali.
Di solito io non amo gli affollamenti, ma questa volta mi ci infilai anima e corpo: le vie, completamente intasate, davano un senso di gioia incontenibile.
Ripeto, avrei voluto essere alpino e invidiavo un po' mio fratello, che si aggirava compiaciuto, alpino tra gli alpini, orgoglioso di far parte di quella grande famiglia e di indossare quel prestigioso cappello dalla penna d'aquila, rispolverato per l'occasione.
Anche lo zio Paolo era stato un fante di montagna, al Colle di Tenda: l'avevo presente in quella foto, sbiadita dagli anni, in cui sfoggia un'impeccabile divisa militare.
La suggestione era già iniziata sullo Stradone Farnese, dove mi sentivo invaso da una prorompente euforia, prigioniero com'ero inconsciamente dell'insolita impressione di grandezza e di fastosità che mi lasciava la via. Ma qui, nella calca di Corso Vittorio Emanuele, improvvisamente mi si appalesava la ragione del mio indefinibile stupore: mi rendevo conto di non aver mai visto Piacenza così bella, sfavillante, monumentale!
Evidentemente la guardavo con altri occhi, oppure era lei che si presentava davvero sotto un'altra veste, fascinosa, inebriante, come se la presenza delle penne nere e del loro trascinante entusiasmo me la facessero riscoprire.
Sotto il cielo azzurro, al sole splendido di primavera, i palazzi di via Cavour prendevano dimensioni di magnificenza, la via si allargava e assumeva l'aspetto di una "avenue" di una grande città, formicolante di gente festosa.
A nord, oltre il monumento ai Pontieri, oltre il ponte di Po e la strada sopraelevata, la giornata nitida e pulita lasciava intravedere, all'orizzonte, le montagne innevate, conferendo a Piacenza la sembianza di città ai piedi delle Alpi, come Bolzano, Trento o Torino, in perfetta sintonia con l'avvenimento che si stava svolgendo in essa.
La possente mole di Palazzo Farnese, reminiscenza della Piacenza antica e nobiliare, sovrastava, prendendone sfarzo e sontuosità, questa grande scena gioiosa dall'alto della sua imponenza, esaltata e ingentilita dalla limpidezza del cielo.
Solo le orchestrine di musica andina, in altre circostanze gradite, suonavano come note stonate, del tutto estranee al clima particolare che gli alpini creavano attorno, atmosfera tutta nostra, tutta nostalgica, tutta intrisa di storia e di tradizioni italiane. Anche le esposizioni di piccolo commercio dei "vu cumprà" erano, per lo stesso motivo, fuori luogo.
Di ritorno, lungo via Cavour, appena prima di sbucare sulla Piazza Cavalli, subitamente mi si rivelava, a dominare la statua equestre di Alessandro Farnese, un angolo di merlatura di Palazzo Gotico, che poi, man mano che mi avvicinavo e la Piazza si apriva nella sua interezza, si stendeva a manifestare compiutamente la bellezza della suo fianco settentrionale, armonioso nell'alternarsi del marmo bianco e del cotto rosso, con le sue trifore e quadrifore, al di sopra delle arcate del loggiato, completamente occupato dalla gente.
Certo, i "cavalli" del Mochi e il Palazzo Gotico costituiscono sempre, di per sé, oggettivamente, una veduta di grandissimo pregio, ma oggi qualcosa li rivestiva di una luce misteriosamente prestigiosa e raffinata.
Dal lato settentrionale della Piazza, il Palazzo del Governatore, ridente e discreto nel color pastello della sua facciata neoclassica, dava un tocco di signorilità e di eleganza settecentesca a racchiudere l'ondeggiare serrato e lieto della marea di penne nere.
La marea, sciamando per via XX Settembre, formava come un lungo serpente che, a distanza, sembrava stamparsi contro l'immagine della facciata romanica del Duomo che, in fondo, chiude la via con la classica prospettiva della sua parte centrale e del grande rosone, presentando un mirabile scorcio architettonico quale soltanto una città d'arte può offrire.
Insomma, non era solo lo splendore della giornata, c'era qualcosa di speciale nella festa per le vie e le piazze imbandierate, c'era qualcosa di straordinario nell'aria, qualcosa di sorridente, di prezioso, uno charme irresistibile calava su tutto, cose e persone: d'ora in poi non mi sarebbe stato più possibile percepire Piacenza senza il ricordo di questa sensazione di meraviglia, di questa seduzione esclusiva.
Ancora in preda all'incanto, chiesi a Noemi, Maura e Luciano, di prestarsi per una foto sotto la statua di Alessandro Farnese, sullo sfondo di Palazzo Gotico, con gli alpini dovunque, nella speranza di fermare per sempre questo particolare stato di grazia.
Ma la magia del momento non si è trasferita nella fotografia.

 

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02/08/2013

 

Travo, gli alpini della Storia

 

Bruno Anguissola 99 anni e Domenico Bassi di 95

 

TRAVO - L'esperienza tragica della guerra come solido pilastro di un'amicizia che dura da molti anni: nei giorni scorsi gli alpini Bruno Anguissola e Domenico Bassi hanno compiuto rispettivamente 99 e 95 anni. E l'amministrazione comunale di Travo ha deciso di festeggiare questi suoi due concittadini con una piccola ma toccante festa.
Il sindaco Lodovico Albasi e alcuni assessori non sono voluti mancare alla celebrazione a casa di Anguissola, accompagnati dal capogruppo degli alpini locali Marco Girometta con altre penne nere. Proprio il signor Bruno, classe 1914, ha evocato in presenza dei familiari e degli amministratori le vicende della guerra in Africa nel 1936: una Storia con la maiuscola, fatta di sofferenze, timore, fatiche, arrivando a patire la fame e la sete in un territorio lontano dalle verdi colline di Travo. Dopo essere rientrato in paese nel 1937, Anguissola è stato subito richiamato alle armi assieme a tanti altri travesi: tra questi, c'era anche Domenico Bassi, di quattro anni più giovane e anch'egli alpino.
E poi la guerra, combattuta fino alla fine, senza sconti, fino all'8 settembre del ‘43. Bruno si ritrova prima in Francia, poi in Montenegro e in Jugoslavia per poi ritornare in Valtrebbia dove assieme a molti altri giovani aderì alla Resistenza e si unì ai partigiani a San Giorgio di Bobbiano.
E negli occhi dei due testimoni di quel tempo c'è la commozione nel ricordo di quei momenti vissuti tanti anni fa ma che non smettono di essere da esempio per la società di oggi.
Per questo, il sindaco Albasi - a nome di tutta l'amministrazione e della comunità travese - ha voluto omaggiare i due alpini con i gagliardetti del Comune, a testimonianza del riconoscimento delle loro azioni per garantire la libertà di tutti.


Cristian Brusamonti

 

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29/07/2013

 

«E' stato l'anima dell'Adunata nazionale degli alpini»

 

Civica benemerenza a Bruno Plucani: attesa per la Festa Granda 2014. Quasi pronta la nuova piazza

 

podenzano - Emozioni e applausi, ieri sera a Podenzano, hanno coronato la giornata clou della 18esima fiera del pomodoro. Sul palco della nuova piazza, Bruno Plucani è stato insignito della Civica benemerenza, apprezzato premio legato alla festa paesana.
Il riconoscimento - come ha ricordato il sindaco Alessandro Ghisoni - è stato assegnato da una specifica commissione, di cui faceva parte anche Mariangela Pagani. «Sono contento di premiare un podenzanese Doc, che si è distinto per l'organizzazione dell'adunata nazionale degli Alpini».
«Quelle tre giornate di cui Plucani è stato regista - ha aggiunto - sono state un ottimo successo e hanno raccolto entusiasmo da parte di tutta la provincia, non solo delle Penne Nere». Ma Ghisoni ha voluto sottolineare soprattutto la "determinazione" di Bruno: «Mi ricordo quanto era dispiaciuto quando il suo primo tentativo di fare l'adunata a Piacenza è fallito. Nonostante ciò ha perseverato e alla fine c'è riuscito, e alla grande».
Attraverso la figura dell'ex presidente provinciale, l'amministrazione comunale di San Giorgio ha voluto ricordare anche tutti gli Alpini, figure sempre più importanti soprattutto in tempi di pace ma anche per i servizi svolti «con le armi in mano negli scenari internazionali in cui prestano attività». «I valori che abbiamo riscoperto in occasione dell'adunata - ha concluso il sindaco - ci serviranno come sprone per la Festa Granda che, dal 13 al 15 settembre, si svolgerà a Podenzano. Vi aspettiamo tutti».
In apertura di serata il sindaco Ghisoni ha voluto con sé sul palco anche il suo vice Maurizio Grana, assessore ai lavori pubblici, per celebrare simbolicamente la prima e parziale apertura della nuova piazza. «I lavori non sono finiti - ha ricordato - ma abbiamo voluto renderla disponibile per la festa del paese e i primi riscontri della gente sono ottimi».
Il primo cittadino ha quindi ringraziato le ditte che stanno portando avanti il cantiere «per la sollecitudine con cui hanno lavorato per giungere a questo traguardo». A fiera conclusa, le opere riprenderanno: il primo stralcio prevede infatti l'asfaltatura, la piantumazione, il verde, gli arredi e la sistemazione dei giardini dedicati a Padre Pio. In autunno il cantiere dovrebbe essere concluso mentre a fine agosto cominceranno i lavori per realizzare il nuovo edificio che ospiterà anche la biblioteca e che fa parte del secondo stralcio. Sempre dal palco il sindaco ha avuto parole di encomio anche per tutti i volontari che hanno lavorato per la fiera, sotto l'attenta ragia della Pro Loco.


Silvia Barbieri

 

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23/07/2013

 

A Cortemaggiore è sempre Adunata

 

Alpini, incontro e premi a chi ha collaborato all'evento. Filmato in anteprima

 

cortemaggiore - Il territorio piacentino ha indossato la penna nera e non la toglie più. Sulla scia dell'adunata nazionale degli alpini svoltasi a Piacenza lo scorso maggio, continuano le cerimonie di premiazione e riconoscimenti che vedono premiato l'impegno di chi, a vario titolo, ha collaborato alla buona riuscita dell'adunata oppure si è meritato un riconoscimento per la sua attività da alpino.
Così è stato ad esempio a Cortemaggiore, dove nei giorni scorsi si è svolta una cerimonia di premiazione per le penne nere del territorio e non solo: è stata una serata conviviale all'insegna dell'amicizia sbocciata, proprio durante l'adunata, tra le diverse associazioni di alpini presenti e il gruppo dei Paracadutisti di Piacenza con uno scambio di gagliardetti e riconoscimenti. A essere premiati, nel corso della serata nel convento dei padri francescani di Cortemaggiore dove ha sede il gruppo degli alpini del borgo piacentino, sono stati il presidente dell'associazione degli Alpini paracadutisti Franco Francescon, il sindaco di Cortemaggiore Gabriele Girometta, il Gruppo Alpini di Melzo, il vicepresidente dell'associazione Alpini paracadutisti Gualberto Biffi, il parroco di Besenzone don Giancarlo Plessi, il Cineclub Piacenza "Giulio Cattivelli" (il cui riconoscimento fra l'altro è stato ritirato dal vicepresidente Domenico Antro), il referente del Gruppo Paracadutisti Piacenza Antonio Cardinali e il maresciallo capo dei carabinieri Francesco Cutuli. L'evento, che è stato organizzato dal Gruppo Alpini di Cortemaggiore con la collaborazione dell'Anp (Associazione nazionale Paracadutisti) di Piacenza, non ha comunque previsto solamente una parte riservata alle premiazioni: durante la serata infatti si è tenuta anche la proiezione in anteprima del filmato intitolato "86esima Adunata Nazionale Alpini" e realizzato dal documentarista Valter Sirosi grazie alla collaborazione con il Cineclub Piacenza "Cattivelli"; successivamente è stato proiettato anche un documento video di Telelibertà sul lancio dei paracadutisti svoltosi allo stadio "Garilli" di Piacenza. Tanti sono stati gli ospiti e le associazioni che non si sono lasciati sfuggire l'occasione di assistere all'evento e di celebrare i "colleghi" paracadutisti premiati: dall'Associazione nazionale Alpini Paracadutisti "Mai Strac" al Coro Ana del Gruppo Alpini di Melzo, dal Gruppo Alpini di Cernusco sul Naviglio ai presidenti della Pubblica Assistenza, dell'Avis e dell'Aido di Cortemaggiore fino a don Raffaele Barilati che è l'ex cappellano della Scuola militare di paracadutismo di Pisa.


Betty Paraboschi

 

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22/07/2013_2

 

Podenzano premia il regista dell'adunata degli alpini

 

L'onorificenza civica assegnata a Bruno Plucani. Domenica prossima la consegna alla fiera del pomodoro

 

PODENZANO - È Bruno Plucani, ex presidente provinciale degli Alpini e regista della riuscitissima adunata nazione di maggio, il cittadino meritevole 2013 di Podenzano. Lo ha deciso la commissione incaricata di assegnare la Civica benemerenza del borgo valnurese. Il riconoscimento sarà consegnato alla penna nera domenica prossima, nell'ambito della 18esima edizione della Fiera del pomodoro di Podenzano. La motivazione che accompagna la benemerenza fa riferimento al ruolo cardine giocato da Plucani nell'ambito della recente adunata nazionale: "Alpino, determinato promotore e organizzatore di una manifestazione che ha portato alla riscoperta dell'entusiasmo per i valori etici, morali e di solidarietà che contraddistinguono il Corpo".
La commissione incaricata di valutare le candidature è presieduta dal sindaco Alessandro Ghisoni ed è composta dall'assessore Gianmaria Ghioni, dal funzionario comunale Carmen Parenti, dal consigliere di minoranza Gianluigi Gandini e da Luciano Vitali e Giovanni Carini in rappresentanza delle associazioni di Podenzano.
Istituita sei anni fa, la Civica benemerenza è nata con l'obiettivo di riconoscere e gratificare podenzanesi che si siano particolarmente distinti in ambito sociale, culturale ed economico. L'anno scorso il premio era andato a suor Loredana Serena per l'attività umanitaria svolta nelle missioni in Africa. L'albo d'oro annovera Gianni Rubini, Ettore Gotti Tedeschi, Achille Soressi e, per primo, Lucio Rossi, ricercatore del Cern di Ginevra.
Il libro delle benemerenze è una vera e propria opera d'arte. Quest'anno è Alice Zanin che si occuperà di disegnare la pagina dedicata a Plucani. Domenica, nel corso della premiazione, il sindaco Ghisoni e il presidente degli Alpini vi apporranno la loro firma. La cerimonia si svolgerà sul palco della nuova piazza.
Nativo di Rivergaro, Plucani ha da poco compiuto 57 anni, ha lavorato in vari stabilimenti piacentini e da qualche anno è in pensione. Sposato con Ornella, è felice nonno di tre nipoti (Pietro, Riccardo e Vittorio) e padre di Nadia e Mauro. Eletto presidente della sezione alpini di Piacenza nel 2002, è stato anche alla guida del gruppo di Podenzano.
L'assegnazione della Civica benemerenza è uno degli appuntamenti più suggestivi della fiera dedicata al re delle colture piacentine.
In cartellone ci sono, a partire da domani, tante iniziative. Si comincia con un convegno tecnico dedicato al pomodoro a La Faggiola, seguito alle 21, da una cena di gala. Nella serata la Famiglia Podenzanese propone un concerto verdiano con il coro filarmonico di Piacenza e lirico Ponchielli Vertova di Cremona. A La Faggiola sarà allestita anche una mostra dei derivati del pomodoro con foto, libri e documenti.


Silvia Barbieri

 

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22/07/2013_1

 

Storie di alpini e di Resistenza

 

bobbio - Particolarmente interessanti le ultime tre serate della Settimana della Letteratura organizzata dalle edizioni Pontegobbo e dal Comune di Bobbio ogni sera dalle 21.15 fino a mercoledì nel porticato di piazza Santa Fara. Stasera sarà ospite Romano Repetti, segretario dell'Anpi di Piacenza, con il libro Pecorara nella bufera della Resistenza di don Filippo Arcelloni (Pontegobbo). Previsto un intervento di don Mario Poggi. Alle 22 Valeria Natalizia delle edizioni Pontegobbo presenterà Quasi giorno, quasi casa, quasi amore di Luigi Torreggiani (Pontegobbo), l'avventura di un alpino che torna dalla guerra, raccontata dal nipote 65 anni dopo. Domani sera, Giorgio Lambri, giornalista di Libertà, presenta Panico di Lorenzo Calza, sceneggiatore di Julia, le avventure di una criminologa di Sergio Bonelli Editore, e ideatore di She, pubblicata dal sito Style. it di Condé Nast e da Il Fatto Quotidiano. Alle 22.15, momento musicale con Maddalena Scagnelli del gruppo Enerbia, dedicato al repertorio dell'alta Valtrebbia. Mercoledì sera, gran finale con Donato Carrisi, vincitore del Premio Bancarella 2009, che presenterà il suo nuovo romanzo L'ipotesi del male (Longanesi) intervistato dal giornalista di Libertà Maurizio Pilotti. Alle 22.15, Giovanni Magistretti, promotore della riscoperta dell'antico itinerario, presenta La Via degli Abati di Niccolò Mazzucco, Luciano Mazzucco, Guido Mori (edito da Terre di Mezzo). Intervengono Marco Rossi, sindaco di Bobbio, e monsignor Piero Coletto, segretario dell'associazione "Amici di San Colombano".
el. ma.

 

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15/07/2013

 

Morfasso, gli alpini in festa sulla cima del monte Santa Franca

 

MORFASSO - Ha avuto successo anche quest'anno la tradizionale "Festa degli Alpini" che le penne nere di Morfasso, coordinate dal capogruppo Flavio Casali, hanno organizzato nel parco di Santa Franca, sul monte omonimo. In questa splendida oasi naturale posta a 1223 metri sul livello del mare, che da 130 anni custodisce il santuario innalzato dai morfassini in onore della santa piacentina, ieri si sono ritrovati numerosi compagni d'armi provenienti da diverse località piacentine e parmensi, ma anche valligiani, turisti ed emigrati. Alla "Festa degli Alpini", iniziata con un solenne alzabandiera che è stato eseguito dalle penne nere Domenico Besagni e Celeste Guselli, sono stati notati anche il consigliere sezionale degli alpini Romano Mariani (nipote del compianto monsignor Riccardo Serena, arciprete di Morfasso dal 1952 al 1989), il vicesindaco di Morfasso Mauro Dallanoce, l'ex presidente provinciale delle penne nere Bruno Plucani, il comandante interinale della stazione carabinieri di Morfasso, appuntato Tanino Scuderi, il carabiniere Diego Tagliaferri, il vigile municipale Luciano Passera e l'ex sindaco di Morfasso Andrea Losi. Successivamente, l'amministratore parrocchiale di Morfasso don Pier Antonio Oddi ha celebrato la santa messa in suffragio degli alpini "andati avanti". Nel corso dell'omelia, il sacerdote ha anche ricordato che gli «alpini sono pronti ad aiutare, pronti a correre là dove c'è bisogno di aiuto per il prossimo, senza guardare chi è e senza guardare al colore della sua pelle». Al termine della funzione, dopo la "Preghiera dell'alpino" letta da Flavio Casali, si sono tenuti i brevi discorsi del coordinatore della manifestazione, del vicesindaco Mauro Dallanoce e del consigliere sezionale Romano Mariani. La cerimonia si è poi conclusa davanti all'oratorio di Santa Franca, dove è stato reso omaggio agli alpini che hanno perso la vita in guerra e a quelli venuti a mancare in tempo di pace, e in loro onore è stata deposta una corona d'alloro dinnanzi al tempio. La bella giornata di festa sul monte è poi proseguita all'ombra dei faggi secolari e delle tensostrutture allestite per accogliere i convenuti, dove si è potuto gustare il "rancio alpino" preparato dai volontari dell'associazione.


Gianluca Saccomani

 

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13/07/2013

 

Al Falzarego cresce la Piacenza alpina

 

Il Comune invitato dal Comando Truppe Alpine per la grande esercitazione in alta montagna
Operazioni con elicotteri, cordate, soccorsi a feriti inscenate dai militari italiani e stranieri

 

Elicotteri che svolazzano sulle teste degli invitati e degli escursionisti, soldati armati sino ai denti che si calano come uomini ragno, rocciatori appesi a pareti quasi verticali, finti feriti trasportati su improvvisate teleferiche da brivido. Sono alcuni degli scenari dell'esercitazione Falzarego, svoltasi alle Torri del Falzarego ed al Col de Bos (sulle Dolomiti al confine fra le province di Bolzano e Belluno), la più grande e completa esercitazione in montagna della Forza Armata e momento di verifica dell'addestramento svolto nei mesi precedenti dai reparti alpini. Un'esercitazione occasione per saldare sempre più il legame tra Piacenza e gli alpini sbocciato grazie all'Adunata nazionale dello scorso maggio. Per questo il Comando Truppe Alpine ha invitato il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, nel palco delle autorità posto a 2.300 metri di altitudine, là dove durante la guerra del 1915-1918 sorgevano un ospedale da campo e i baraccamenti alpini. A rappresentare il primo cittadino di Piacenza era il presidente del consiglio comunale, Claudio Ferrari, che ha portato i saluti del sindaco e della comunità piacentina al generale Alberto Primicerj (comandante delle Truppe Alpine), al neo presidente dell'Associazione nazionale alpini, Sebastiano Favero, nonchè a volti conosciuti durante l'Adunata nazionale di Piacenza quali Nino Geronazzo, presidente del Comitato organizzatore, e Giuseppe Bonaldi responsabile della Protezione Civile Ana.
La manifestazione, diventata quest'anno internazionale - con la presenza in parete di cordate francesi, libanesi, slovene e spagnole - e interforze - con rocciatori appartenenti alla Marina Militare ed ai Carabinieri è ormai un appuntamento fisso, capace di richiamare sempre un nutrito numero di pubblico, appassionati o semplici curiosi, nonché molti osservatori stranieri e, seppur simile nella condotta alle edizioni precedenti, è in realtà sempre nuova e diversa, cambiando le condizioni ambientali ed essendo sempre nuovi i protagonisti che la animano.
Le cordate sono risalite senza intoppi lungo le diverse vie alpinistiche e ferrate, dando prova di competenza ed affiatamento, gli elicotteristi dell'Esercito hanno reso emozionanti le diverse azioni, mentre la simulazione di un episodio di combattimento, ad opera del 2° reggimento alpini e dei Ranger degli alpini paracadutisti, ha impressionato per capacità e dinamismo, lasciando tutti - soprattutto i più giovani - a bocca aperta.
Lunghi applausi hanno sottolineato l'apprezzamento del pubblico durante le diverse esibizioni, mentre in tribuna un soddisfatto Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, commentava con vivo interesse e compiacimento le singole fasi dell'esercitazione con il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Generale Claudio Graziano ed il Comandante delle Truppe Alpine, Generale Alberto Primicerj.


Federico Frighi

 

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12/07/2013

 

Ai gestori di posteggi 14200 euro pro alpini

 

(mir) Ci sono anche i parcheggi e i garage cittadini tra i beneficiati dell'indotto che ha generato a Piacenza la grande Adunata nazionale degli alpini, che si è tenuta nella nostra città dal 10 al 12 maggio.
Alcuni si erano infatti resi disponibili ad ospitare nei tre giorni le auto dei cittadini residenti nella zona rossa del centro interessata da divieti che non disponessero di un autorimessa o di un ricovero privato, in cambio del pagamento di un contributo da parte dell'amministrazione Comunale.
In totale, Palazzo Mercanti ha stanziato 14mila euro, finiti a sei strutture. Al garage Italia (40 posti) sono finiti 1.210 euro, con una media quindi di circa 30 euro per ciascun posto. Stessa quota per il garage San Francesco (50 posti, 1.512 di bonifico), il Corso (80 posti per 2.420 euro) e il Politeama (100 posti per 3.025 euro).
E' andata peggio ai parcheggi interrati dell'Urban center e della Cavallerizza, entrambi sullo Stradone Farnese: per il primo 100 posti per 1.765 euro (17.65 pro capite) e per il secondo 550 posti disponibili per 4.235 euro (media di 7.7 euro).
Il totale è di quasi 14.200 euro, una somma che ha sicuramente ripagato i proprietari degli spazi per la loro disponibilità, tenendo conto che in quei giorni di traffico bloccato avrebbero dotuto lavorare a ritmo ridotto.
 

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10/07/2013

 

Domani a Falzarego la più grande esercitazione delle Truppe Alpine

 

Nel cuore dei Monti Pallidi, le Dolomiti, che la leggenda vuole debbano il loro candore all'ingegno degli gnomi che, per non far soffrire di malinconia la principessa della Luna venuta sulla Terra per amore, le ricoprirono con una tela di luce lunare, anche quest'anno il Comando Truppe Alpine ha organizzato la "Falzarego", la più grande esercitazione alpinistica della Forza Armata e tradizionale momento di verifica dell'addestramento raggiunto dagli alpini nel saper operare in terreno montuoso e su pareti rocciose. L'appuntamento è per domani 11 luglio, a partire dalle ore 10.30 presso le Torri del Falzarego/Col de Bos, raggiungibili a piedi in 15 minuti dal parcheggio in prossimità del bar "Strobel" di fronte al Rifugio "Col Gallina". Invitato dal Comando Truppe Alpine, sarà presente un rappresentante del sindaco di Piacenza: il presidente del consiglio comunale Claudio Ferrari. A conferma della bontà addestrativa che da sempre l'esercitazione esprime, quest'anno la Falzarego è diventata internazionale, con la presenza in parete anche di cordate francesi, slovene, spagnole, e libanesi; il tutto sotto gli occhi delle delegazioni di un'altra decina di Paesi alleati e amici. Le più moderne tecniche di progressione alpinistica con equipaggiamanto ed armamento, assieme ad audaci manovre di soccorso in parete con e senza elicotteri, si succederanno senza soluzione di continuità sulle Torri del Falzarego/Col de Bos, mentre la rappresentazione a terra di una scena di combattimento ad opera degli alpini della Brigata Taurinense - rientrata da pochi mesi dall'Afghanistan - e dei Ranger del 4° reggimento (Forze per Operazioni Speciali) metterà in luce la preparazione a tutto campo delle Penne Nere nell'agire in ambiente impervio.

 

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09/07/2013

 

L'Adunata degli alpini divide Palazzo Mercanti

 

«Mi astengo perché non mi stupisco che ci siano brave persone a Piacenza o fra gli alpini, ma celebrare questo evento mi sembra di sminuire il carattere del volontariato e dei piacentini». Con queste parole Massimo Polledri (Lega nord) ha motivato la sua astensione e puntualizzato che «consegnare alla storia questo momento sia indice di omertà» tanto più che «questa città non ha memoria delle sue origini etrusce o celtiche».
Ma Polledri, in minoranza, non è stato l'unico ad esprimere il dissenso sul "ricordo" della 86esima Adunta nazionale degli alpini del 10-11-12 maggio scorsi. Come lui si sono astenuti Giovanni Castagnetti e Andrea Tagliaferri (Piacentini per Dosi).
Divide l'idea di dedicare all'evento, il cui ricordo è ancora vivissimo nei piacentini e da molti definito straordinario, un «segno tangibile e permanente (...) quali, per esempio, l'intitolazione di un'area verde, di una via... » come chiesto dai Moderati, pure in maggioranza, Roberto Colla e Lucia Rocchi. Quella che sembrava una "passeggiata" è diventata una discussione dai toni vivaci, mai comunque sopra le righe della discussione civile e alla fine è stata approvata, ma non all'unanimità. A favore sono intervenuti: Giulia Piroli (Pd), Erika Opizzi (FdI), Andrea Paparo (Pdl) e Filiberto Putzu (gruppo Misto) che ha chiesto che la rotonda sia arredata con la statua di un alpino. Ma non è certo che sarà una rotonda, il sindaco Paolo Dosi ha da tempo indicata quella di Piazzale Libertà, il luogo da cui era partita l'Adunata, però ha escluso che possa essere una via: «una via dedicata agli alpini c'è già a La Verza».
Tra i vari punti all'ordine del giorno della seduta una risoluzione presentata da Tommaso Foti e Erika Opizzi (Fratelli d'Italia) «per sollecitare il governo ad approvare una normativa che preveda la separazione tra banche produttive e banche speculative», onde evitare "bolle" e "tracolli" economici come quello che stiamo vivendo (approvata); la richiesta di misure per limitare la velocità degli automezzi a Roncaglia; iniziative per inserire Piacenza nel circuito di expo 2015.
mvg

 

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03/07/2013

 

L'addio a Erminio Rossi, l'alpino che rese Grazzano un gioiello

 

Anche Umberto Agnelli lo chiamò per la sua villa

 

PODENZANO - (np) Un artista, un decoratore, un muratore, un cantore, un alpino, un padre di famiglia ed un amico. Queste sono le diverse sfaccettature di Erminio Rossi che ha vissuto intensamente la sua vita fino all'età di 90 anni: i funerali si sono svolti lunedì pomeriggio nella chiesa di Podenzano, celebrati dal parroco don Piero Galvani.
Era nato il 1 gennaio 1923 a Podenzano. Rimasto orfano di mamma in giovane età, aveva tre sorelle e due fratelli. Dal padre ha imparato il mestiere di muratore che ha svolto fino alla pensione. Dopo la guerra, che ha combattuto negli alpini, ha lavorato per un breve periodo all'Agip per poi ritornare a fare il muratore per quarant'anni a Grazzano Visconti. «Ha contribuito alla costruzione del borgo medievale - informano i familiari - e ad abbellirlo. Aveva cominciato a specializzarsi in uno studio artistico di Piacenza che raggiungeva in bicicletta. Poi ha proseguito autonomamente documentandosi e grazie al suo talento era diventato la persona di fiducia del conte che gli ha affidato l'incarico di dirigere tutti i lavori, di muratura e gli affreschi». La sua bravura era giunta alle orecchie di Umberto Agnelli che lo volle come decoratore della sua villa torinese. «Ricordava sempre - dice la figlia Doriana - che Agnelli lo mandava a prendere a Podenzano dall'autista che in auto lo portava a Torino. Quell'esperienza era stata una gratificazione». Lavoro che non ha mai anteposto alla famiglia, lasciando sempre spazio anche alle amicizie.
Rossi fu anche uno dei fondatori della Schola Cantorum di Podenzano negli anni '40. Per questo la corale ha accompagnato la celebrazione con i canti, in particolare con l'Ave Maria del maestro podenzanese Fiocchi, composta proprio per i suoi primi cantori. Era anche un alpino, iscritto al gruppo di Podenzano. Per lui il picchetto davanti all'altare e la preghiera dell'alpino.
 

 

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01/07/2013

 

"L'urtiga" ricorda Arisi e l'Adunata degli alpini

 

Nel nuovo numero della rivista, illustrato domani a Pontenure, tanta arte e storia

 

pontenure - C'è anche un ricordo di Ferdinando Arisi sul nuovo numero de "L'urtiga", il terzo dell'anno 2013, che verrà presentato domani alle ore 18 a Villa Raggio di Pontenure dal direttore Ippolito Negri, dal coordinatore editoriale Luigi Paraboschi e da Andrea Bergonzi. «Abbiamo avuto l'onore e l'orgoglio di averlo tra i nostri collaboratori» si legge in un testo allegato alla rivista, già impaginata e stampata quando è giunta la notizia della scomparsa dello studioso che «aveva accettato con molto entusiasmo di partecipare alla nostra avventura editoriale» prosegue la nota, tracciando un ritratto dello storico dell'arte dalle «inarrivabili e proverbiali pubbliche conversazioni».
La quarta uscita del periodico pubblicato dalle edizioni Lir della libreria di via Romagnosi - che nel frattempo ha dato alle stampe anche un quaderno monografico speciale sull'Adunata degli alpini (sulla quale questo numero torna con un approfondimento dello stesso direttore Negri, mentre Adriano Vignola commenta l'evento con una vignetta - abbraccia un vasto campo di argomenti, con al centro sempre la cultura e la storia piacentina. I testi sono di: Valeria Poli, Mimma Berzolla, Massimo Solari, Marco Horak, Laura Valla, Sara Mazzarini, Claudio Gallini, Marilena Fusconi, Federico Perotti, Domenico Ferrari Cesena, Mariaclara Strinati, Luigi Galli, Filippo Lombardi, Gian Paolo Bulla, Cesare Zilocchi, Fausto Fiorentini, Carmen Artocchini, Maurizio Cordani, Renato Passerini, Giacomo Scaramuzza, Luigi Paraboschi, Andrea Bergonzi, Maurizio Dossena, Luigi Montanari, Claudio Gallini, Maria Rina Cavaciuti, Luciano Montanari e Paola Poggi, Paolo Dallanoce, Alfredo Lamberti, Giovanni Pacella, Patrizia Bonanni Lignola, Claudio Castagnetti, Graziana Rossi, Filippo Lombardi e Franco Toscani. Il contributo di Scaramuzza porta direttamente a Pontenure, dove il 23 ottobre del 1960 si svolsero le onoranze all'insigne domatore Upilio Faimali, «in una giornata piovosa che non aveva nemmeno permesso il completo svolgimento del programma», il quale prevedeva, tra l'altro, uno spettacolo di gala del Circo "Darix Togni".
A eternare il nome dell'intrepido addestratore di animali feroci, detto il "re dei giaguari", morto a Pontenure il 13 settembre 1894 e i cui funerali si svolsero di notte «perché il suo comportamento spregiudicato aveva suscitato scandalo», nel paese sulla via Emilia restano - annota Scaramuzza - la tomba, una via e una targa sulla facciata del Municipio. Nel 1960 era stato proposto, senza esito, di erigergli un monumento e di costituire a Pontenure un Centro di studi circensi.


Anna Anselmi

 

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30/06/2013

 

Quattro zampe in fila per l'Adunata alpina

 

Nel corteo tanti gli amici "arruolati" nella protezione civile

 

La magnifica festa dell'Adunata degli alpini è appena stata archiviata, ma è ancora viva nella memoria dei tanti che hanno partecipato a quelle tre giornate che hanno cambiato il volto del centro storico cittadino, arricchendolo di vita e colori mai visti prima. Un bagno di folla, che i piacentini hanno certo gradito, e che ha visto anche numerosi protagonisti silenziosi.
animali Penne nere
I protagonisti di cui qui si intende parlare sono loro, gli amici a quattro zampe che, per una volta in questo spazio a loro dedicato, recitano la parte di primi attori a fianco dell'uomo e a sostegno dell'uomo. Anche loro, come i tanti alpini e aderenti all'associazione nazionale a cui si deve la sfilata, hanno svolto un ruolo di primo piano e hanno percorso tutto lo Stradone Farnese accanto ai loro addestratori visibilmente partecipi e compiaciuti dell'entusiasmo che suscitavano. Loro nei momenti difficili ci sono sempre e proprio gli stessi che hanno sfilato probabilmente portano con sé un bagaglio di memoria ricco di storie. Ma i cani hanno memoria? Forse. Quegli animali perfettamente addestrati alla ricerca di persone scomparse, si sono prodigati anche nei drammatici momenti del terremoto di un anno fa in Emilia, come nei disastri legati alle frane e al dissesto, anche questo argomento vivo degli ultimi mesi. I cani sanno lavorare nelle condizioni più difficili ed apprendono ogni comando e a queste regole sono fedeli. Sopra ogni cosa.
l'aiuto ad ogni costo
Se ne sono visti sfilare di tutte le taglie e di tutte le razze, accanto ai volontari della Protezione civile e dell'Associazione alpini: dagli alteri pastori tedeschi dal portamento fiero, orecchie dritte in allerta, pronti a scattare ad ogni segno di bisogno, fedeli amici dei loro accompagnatori e addestratori (spesso restano con loro anche quando, per l'età, cessano di essere operativi), ai Labrador flemmatici, ai Terranova maestosi, dal grande testone e dagli occhi buoni. Naturalmente non sono mancati anche i meticci, piccoli e dall'intelligenza acuta, orgogliosi di essere al centro dell'attenzione. Rispettosi gli uni degli altri, con la lingua penzoloni per difendersi dal caldo di quella domenica 12 maggio che, insieme all'allegria della festa, ci ha regalato anche una giornata di caldo sole quasi estivo ormai un lontano ricordo.
Incontro con il Terranova
Tra quelli con la pettorina d'ordinanza, un bellissimo Terranova, nel recinto della protezione civile, alle spalle del palco su cui via via sono salite tutte le autorità. Sonnecchiava, accucciato con una gran ciotola d'acqua di fronte. Il desiderio è quello di avvicinarsi per scattare un ritratto ma c'è di mezzo la transenna di recinzione e fare una foto del bellissimo esemplare è difficile. Una carezza sulla testa lo fa uscire dal torpore, si siede sulle zampe posteriori, gira il testone e apre una gran bocca guardandomi con occhi dolcissimi. La carezza sulla testa si ripete e subito la coda inizia a oscillare. Bellissimo. Ma la foto come si deve non si è potuta fare perché i custodi non hanno dato il permesso di oltrepassare il recinto.
Oltre che per i quattro zampe impegnati nelle campagne di solidarietà e di salvataggio, l'Adunata degli alpini è stata una festa anche per cuccioli e cani adulti da compagnia. Come si vede nelle foto, i cani alpini sono stati molti nella tre giorni dell'Adunata. Col cappello, con la bandiera a fare da "vestito", a fianco del padrone o da soli, incuriositi e sull'attenti pronti per farsi accarezzare dai passanti e, perché no, per concedersi a un fotografo di passaggio. Una festa per tutti, per niente spaventati dai rumori, dalla musica e dalla baraonda che si incontrava in ogni strada. E pensare che ci sono cagnolini timorosi, che trasaliscono al minimo rumore... Gli episodi e le storie dei cani da soccorso sono tante e per rendere loro omaggio serve una citazione. Quella che riguarda i cani molecolari dall'olfatto eccezionale utilizzati per le ricerche delle persone scomparse e utilizzati in particolare nelle zone di montagna. Il cane annusa un oggetto appartenuto alla persona scomparsa e quindi inizia la ricerca. La traccia può essere anche infinitesimale, basta una molecola di odore e la capacità olfattiva del cane mette in azione i milioni di cellule sensoriali. L'animale parte alla ricerca di quel sottile filo che può portare al ritrovamento della persona scomparsa. Per avere successo però questo tipo particolare di ricerca deve esaurirsi in un tempo molto breve, un'ora al massimo.


Antonella Lenti

 

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30/06/2013

 

Alpini, parola mantenuta: al via l'Operazione Facsal

 

Centotrentacinque panchine rimesse a nuovo gratis dai volontari di Brescia, Valcamonica, Palazzolo e Salò

 

L'avevano promesso e ieri si sono messi al lavoro. Sono gli alpini delle sezioni di Brescia e di Piacenza che alle 7,30 di sabato mattina hanno iniziato in grande stile l'operazione di restauro delle panchine del Pubblico Passeggio. Si tratta di una delle opere che l'Associazione nazionale alpini, di concerto con la sezione locale, ha voluto lasciare al Comune di Piacenza e alla sua cittadinanza in segno di ringraziamento per l'ospitalità ricevuta durante l'Adunata nazionale dello scorso maggio. Nella lista concordata con la pubblica amministrazione c'erano giardini pubblici, ciclabili abbandonate, recinzioni da ripristinare e le 135 panchine del Pubblico Passeggio da rimettere a nuovo. «Avremmo dovuto metterle a posto prima dell'Adunata ma la pioggia non ce lo ha permesso - spiega Gino Luigi Acerbi, capo gruppo di Piacenza e componente della Protezione civile Ana, presente ieri sul Facsal -, così abbiamo individuato queste due date: il 29 e il 30 giugno». Tutto viene passato come il riso dall'occhio vigile degli alpini: i listelli di legno rotti vengono sostituiti, i chiodi mancanti vengono ripristinati, mentre le panchine vengono riverniciate di colore marrone. La vernice (come le traversine) l'ha messa a disposizione il Comune anche se forse - dice qualche alpino - era meglio passare l'impregnante trasparente. Con la vernice, osservano le penne nere, oltre alle due mani di ieri le panchine dovranno venire ripassate oggi per la terza e definitiva mano. Tenendo conto che ieri mattina alle 11 gli alpini avevano trattato tutte le panchine fino all'altezza di via Santa Franca (partendo da Barriera Genova) il tempo non è poi tanto.
Questioni tecniche a parte, interessa rilevare come per questa operazione di maquillage del Facsal gli alpini abbiano mobilitato una trentina di penne nere, tutte volontarie. La maggioranza viene dalla Sezione di Brescia, in particolare da Palazzolo sull'Oglio, Valcamonica, Brescia e Salò per un totale di 25 alpini in tuta da lavoro arancio con un camion della protezione civile. Altri cinque si sono aggiunti dalla Sezione di Piacenza.
A dare il via ai lavori presenti anche il neo presidente della Sezione alpini di Piacenza, Roberto Lupi, il vice responsabile del raggruppamento locale della protezione civile Ana Maurizio Franchi e l'assessore Luigi Rabuffi. «A nome dell'amministrazione comunale - ci tiene ad evidenziare l'assessore - non possiamo che ringraziare gli alpini per il lavoro che stanno facendo. E' la conferma che la parola dell'alpino è una parola sacra». «Ho chiamato anche il past president Bruno Plucani per ringraziarlo - continua -. In questo modo ci permettono di arrivare alla festa di Sant'Antonino con le panchine rimesse a nuovo e per Piacenza è certamente un buon biglietto da visita».
Soddisfazione è stata espressa anche da Anna Maria Rossetti, presidente degli "Amici del Facsal", una delegazione dei quali aveva incontrato gli alpini piacentini lo scorso 21 giugno, ricevendo rassicurazioni in merito al compimento dell'intervento sul Pubblico Passeggio.


Federico Frighi

 

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29/06/2013

 

Dallo Stradone a Lugagnano tricolori e immagini di storia

 

Nella farmacia Bertuzzi anche siringhe e medicinali d'epoca

 

Nella memoria dei piacentini, fra le immagini significative dell'86° Adunata nazionale degli Alpini, ci saranno anche loro: le sette vetrine che si sono aggiudicate il concorso "La festa alpina rallegra la vetrina". A detta della commissione giudicatrice, la scelta è stata assai ardua, tanto che alle tre sezioni inizialmente designate (vetrina storica, vetrina originale e vetrina più bella) si è aggiunto un premio speciale per la vetrina con la miglior ambientazione. Alla Farmacia Carlo Bertuzzi di via Roma a Piacenza e al Mobilificio Balestrieri di via Matteotti a Lugagnano è andata la targa come "Vetrina Storica". «Ho chiesto aiuto all'amico Bernardo Carli e insieme abbiamo dato sfogo alla nostra fantasia - spiega Bertuzzi-. Su un mercatino avevo trovato una cassetta militare di pronto soccorso contenente strumenti chirurgici, siringhe e farmaci in disuso, ma ancora conservati benissimo. Ho continuato a cercare e sono riuscito a reperire vecchie confezioni di medicine che abbiamo inserito nella composizione della vetrina assieme a cimeli alpini come fotografie di ufficiali in bellissime divise e un vecchio breviario di un cappellano militare. Carli ha realizzato una composizione dove si vedevano i cuori di un mulo e degli alpini battere all'unisono. Sono molto soddisfatto di vedere premiata una vetrina di via Roma. Almeno per una volta questa via darà onore alle cronache per un fatto positivo». Bruno Plucani presidente uscente dell'Ana Piacenza ha consegnato a Bertuzzi anche il medaglione dell'Adunata: «Vorrei che questo medaglione andasse simbolicamente al barese Gennaro Caivano, alpino farmacista di 90 anni che ho ospitato a Piacenza durante i giorni dell'Adunata». «Con l'aiuto di mia moglie Nicoletta Bussacchini - racconta Balestrieri - ho ricostruito nella vetrina del mobilificio la tenda di un tenente alpino medico con tanto di branda, divisa, lanterne, elmetto e maschere anti gas. Sono un appassionato, ma un grande aiuto ce l'hanno dato due collezionisti piacentini: Roberto Ziliani e Fabrizio Giorgi. Inoltre, sia io che mia moglie, abbiamo in famiglia diversi alpini e quindi abbiamo posizionato fotografie, diplomi, benemerenze, cartoline di alpini lugagnanesi e la medaglia d'argento al valor militare dell'alpino Duilio Bussacchini. I nostri concittadini hanno apprezzato tantissimo e ci hanno portato le foto dei propri familiari alpini perché anche se venuti a mancare, ci hanno detto, avrebbero avuto piacere ad essere qui». A La Dolciaria di viale Dante a Piacenza e Bici Sprint di via Puccini a Fiorenzuola è andata la targa come "Vetrina Originale". «Abbiamo utilizzato i nostri materiali e quindi i confetti nei colori della bandiera italiana - ha detto Alessandra Tampellini de La Dolciaria - abbiamo fatto dei sacchettini tricolori che sono stati molto apprezzati dagli alpini che li hanno comperati come ricordo da portare a casa alle mogli». «La nostra vetrina voleva essere un omaggio a tutti gli alpini - ha spiegato Barbara Libelli di Bici Sprint - abbiamo messo tanti papaveri tricolore e una pergamena con la canzone La Penna Nera dove si dice che se un alpino muore in mezzo ai fiori non gli importa purché abbia combattuto. In più abbiamo esposto foto dei miei nonni entrambi combattenti, la foto di mio padre, alpino, la sua piccozza, il cappello, la borraccia e il foglio di congedo». Al Centro Scampoli di via Boselli a Piacenza e alla gastronomia Antichi Sapori di via Matteotti a Lugagnano sono state consegnate le targhe come "Vetrine più Belle". «Abbiamo allestito due vetrine - spiega Celestina Tagliaferri del Centro Scampoli - nella prima abbiamo messo una bandiera tricolore con la preghiera dell'Alpino, il plastico della ritirata di Russia, uno zaino e una borraccia del tempo di guerra. Nell'altra abbiamo messo l'inno degli Alpini, alcune fotografie riguardanti la seconda guerra mondiale e un manichino vestito da alpino in trincea con i sacchi e il filo spinato. L'idea è stata della titolare Cristina Zurla, ma ci abbiamo lavorato tutte assieme e quindi anche Mara, Stefania, Daniele, Silvia ed io recuperando dai familiari tutti gli oggetti originali del tempo di guerra. E' stato bello vedere le persone fermarsi di fronte alle vetrine a leggere. Anche chi non ha un parente alpino ha avuto il cuore aperto all'Adunata». «Abbiamo voluto rappresentare una sosta pranzo degli alpini - ha spiegato Michela Giordani della gastronomia Antichi Sapori- Abbiamo messo delle gavette, qualche pezzo di pane con dei salumi, la bandiera italiana, uno zaino, delle casse di legno, alcune lampade, quadri della guerra d'Africa, cappelli alpini originali e alcuni più recenti come quello di mio cognato che ha fatto il militare con gli alpini. Un grande aiuto è arrivato da mia madre, Daniela Carlini». All'Oasi delle Primizie sullo Stradone Farnese di Piacenza è andata la targa speciale per la migliore ambientazione: «Dobbiamo ringraziare soprattutto i nostri clienti - dice Marinella Albertelli - che ci hanno prestato fotografie del tempo di guerra, cappelli, cinturoni, quadri, cartoline».


n. n.

 

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29/06/2013

 

Passerella d'onore in municipio per le sette vetrine alpine

 

L'86ª Adunata degli Alpini nel cuore e nelle vetrine. Sono stati premiati ieri mattina a Palazzo Mercanti i setti negozi vincitori del concorso "La festa alpina rallegra la vetrina" organizzato da Unione Commercianti in collaborazione con Ana Piacenza. Circa 80 i negozi di città e provincia che hanno partecipato inviando alla commissione giudicatrice le foto delle loro vetrine. Aiutati da parenti, amici, clienti, ma soprattutto dal loro estro, i negozianti sono riusciti a mettere in vetrina lo spirito dell'Adunata e rendere Piacenza ancora più bella proprio in occasione del grande evento. Oltre ad un premio speciale per l'ambientazione, sono stati consegnati premi per la vetrina storica, originale e più bella. La giuria, presieduta da Giovanni Struzzola direttore di Unione Commercianti, era composta da Bruno Plucani presidente Ana Piacenza e da Pier Carlo Marcoccia vice caporedattore di Libertà.
«Sono molto emozionato - ha detto Plucani- perché questa è la mia ultima uscita ufficiale da presidente di sezione. Come molti mi dicono sarò sempre il presidente dell'Adunata, ma ora esco dai ranghi. Ho voluto molto bene agli alpini, si è creato un bel rapporto di amicizia e solidarietà. Assieme all'Ana nazionale abbiamo organizzato un'ottima Adunata in collaborazione con Comune e Provincia di Piacenza. All'inizio i piacentini erano titubanti, ma con il tempo si sono rabboniti e si sono dimostrati ottimi amici degli alpini. Questo è dimostrato anche dagli attestati di riconoscenza che pervengono da tutta Italia e dall'estero». «Grazie a tutti voi e anche ai tanti colleghi che hanno partecipato al gioco - ha detto Struzzola rivolgendosi ai vincitori del concorso-. In questo momento difficile vi invito a stringere i denti e rimanere in trincea. I commercianti sono le sentinelle dei centri storici. Vi viene chiesto di soffrire, ma di non cedere neanche un metro dalla posizione che occupate. Quella di oggi è una piccola gratificazione. Scegliere i vincitori è stato davvero duro, per me avete vinto tutti. Mettendo a disposizione la vostra vetrina in occasione dell'Adunata avete fatto un grosso sacrificio e capito appieno lo spirito e l'importanza dell'evento». Ha voluto essere presente alle premiazioni anche il prefetto Antonino Puglisi: «E' vero che noi abbiamo nel cuore l'Adunata degli Alpini però è vero anche che gli Alpini hanno nel cuore Piacenza e sono rimasti molto colpiti dal calore e dalla vicinanza della gente piacentina. Non dubitavamo della risposta che avrebbe dato la città, ma ci ha fatto particolarmente piacere vedere come la comunità ha reagito. L'impegno dei negozi ha reso ancora più bello il nostro territorio. Mi sembra giusto pensare di sollecitare ulteriormente la collaborazione dei negozianti in occasioni importanti». Anche il sindaco Paolo Dosi ha espresso il suo apprezzamento: «Il mio ringraziamento va ad Unione Commercianti, alla sezione Alpini e ai commercianti che si sono impegnati per la nostra città diffondendo un grande senso d'accoglienza». Struzzola ha voluto infine ringraziare: «Il prefetto per l'affetto e l'amicizia che dimostra alla città, il sindaco che ha avuto il coraggio di ospitare l'Adunata, Plucani per l'abnegazione e la testardaggine con cui ha voluto l'Adunata e Marcoccia che ci ha seguiti in questo concorso».


Nicoletta Novara

 

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28/06/2013

 

A Vigolzone ricordati i nove alpini caduti o dispersi nell'ultima guerra

 

VIGOLZONE - Sono 39 i soldati vigolzonesi caduti o dispersi durante la seconda guerra mondiale, in ogni teatro di combattimento. Tra questi, 9 sono alpini e sono citati, con una breve nota biografica, nel numero speciale de "L'urtiga", il quadrimestrale di cultura piacentina, redatto eccezionalmente in occasione dell'86esima Adunata nazionale degli alpini che si è svolta in maggio a Piacenza. L'altra sera, nella chiesa parrocchiale di Vigolzone, la presentazione del volume "Alpini piacentini. Decorati, caduti e storie di reduci", promossa dal gruppo alpini locale, guidato da Gaetano Morosoli. Sono intervenuti il direttore de "L'Urtiga", il giornalista e alpino Ippolito Negri, il redattore Filippo Lombardi, il presidente sezionale Ana uscente Bruno Plucani che sul numero speciale ha lasciato il suo saluto nella prefazione. Hanno accolto gli ospiti e il pubblico Gaetano Morosoli, il parroco don Piero Lezoli, il sindaco Francesco Rolleri che ha espresso la stima, a nome della comunità vigolzonese, nei confronti del presidente Plucani che ha portato a Piacenza un evento memorabile come l'Adunata nazionale degli alpini. La serata è stata l'occasione proprio per salutare Plucani, negli ultimi giorni alla guida dell'Ana Piacenza. Sullo schermo a lato dell'altare centinaia di fotografie scattate da Oreste Grana e Camillo Murelli nei giorni dell'Adunata, la grande sfilata, i volti, gli incontri, i momenti solenni e di amicizia vissuti a Vigolzone dove sono stati accolti alcuni gruppi di alpini del Nord Italia. Ippolito Negri ha illustrato la storia degli alpini piacentini che dura da 131 anni, ha ricordato che 230 alpini piacentini sono stati decorati al valore; 800 gli alpini piacentini elencati nel volume. Filippo Lombardi ha posto l'attenzione sui 9 alpini vigolzonesi che hanno dato la vita per la patria. Nella Campagna di Francia, nel 1940, ha perso la vita Giuseppe Saltarelli, classe 1915, sul fronte grego-albanese nel 1941 Severino Fumi classe 1919 e Giuseppe Lentoni classe 1915. Durante la ritirata di Russia Severino Boselli, carabiniere della Julia, mentre sono tuttora considerati dispersi Pietro Alchieri e Aldo Cavanna. Disperso anche Ettore Costa, classe 1921, negli eventi bellici in Jugoslavia nel 1943, mentre hanno perso la vita in prigionia in Germania nel 1944 Rinaldo Solari, classe 1910, e Luigi Paraboschi, classe 1916.
 

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26/06/2013

 

Un bellissimo ricordo dell'adunata alpina


Egregio direttore,
è passato oltre un mese da quel bellisimo evento che è stata l'Adunata degli alpini a Piacenza, ma l'aver ricevuto in regalo dall'allegro e fantastico gruppo di Alpini di Olgiate Comasco i gagliardetti del loro corpo, ci ha riportato alla bellissima atmosfera che la città e via Beverora in particolare, dove lavoriamo ogni giorno, ha vissuto in quei giorni. Vogliamo così ringraziare di cuore pubblicamente, con queste poche righe, Alessandro, Andrea, Angelo, Mattia, Niki, Lorenzo I e Lorenzo e con loro tutti gli Alpini di Olgiate Cremasco e tutti gli alpini venuti a Piacenza:
Carissimi amici siamo molto felici di aver ricevuto i gagliardetti del gruppo alpini e artiglieri di Olgiate Comasco di cui fate parte. Il giorno seguente la partenza degli alpini da Piacenza tutti noi di via Beverora ci siamo trovati con l'aria triste e melanconica. Svuotata dell'allegria che ci avete portato e dalla quale anche i caratteri più chiusi sono stati travolti e contagiati, la città ci è apparsa vuota e noiosa.
Quelli dell'Adunata degli alpini sono stati giorni molto belli, nei quali abbiamo conosciuto una Piacenza piena di gente e di gioia, una Piacenza che non si era mai vista. Non pensiamo di esagerare dicendo che era bellissima! Inoltre abbiamo avuto il piacere di conoscere persone simpatiche e socievoli come voi. Rimarrà sempre nei nostri ricordi la vostra disinteressata amicizia e il vostro sorriso. Con la speranza di potervi incontrare ancora a Piacenza o altrove nel nostro bel paese vi salutiamo calorosamente e vi ringraziamo del graditissimo vostro omaggio che terremo ben in vista nelle nostre attività commerciali. W L'Italia, W gli Alpini


Maria parucchiera,
Ciro de "La Bufala",
Cesarina della "Casa del materasso",
l'alpino Ambrogio Nobili,
tutti da via Beverora

 

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26/06/2013

Grazie agli alpini, ora la montagna mi è amica


Egregio direttore,
anche se da Piacenza sono stato adottato da diversi anni, sono valtellinese abituato a convivere con le montagne spesso insidiose di quella valle. A sentire la tragedia di questi giorni che ha spazzato via in un sol giorno la vita di ben sei alpinisti sulle vette del gruppo dell'Ortles fra le province di Sondrio e Bolzano, la mia mente è andata dritta dritta a due ben distinti episodi: il primo, legato alle mie avventure escursionistiche di quando ero giovane e l'altro alla recente adunata piacentina degli Alpini che, spesso ce lo dimentichiamo, significa frequentatori, per ragioni essenzialmente legate alla difesa del territorio nazionale, delle nostre incantevoli Alpi.
Devo dire la verità fino in fondo. Anch'io, sciaguratamente, mi sono avventurato su ghiacciai, morene, canaloni in condizioni meteorologiche proibitive, senza tenere in minima considerazione le previsioni e con equipaggiamento spartano, persino con scarpette ginniche.
Il desiderio potente di raggiungere la vetta e di assaporare la bellezza del cielo blu, delle nevi e del panorama circostante, quante volte è sopravvalso alla prudenza, alla buona considerazione delle condizioni climatiche, alla necessità di recedere e di rimandare l'escursione.
Ma l'insopprimibilità del desiderio, la comunanza con i colleghi alpinisti, il fatto (ingannevole più che mai) che la giornata scelta per l'escursione è stata sottratta alle ferie e dunque sarebbe stato un peccato buttarla via, facevano sì che ogni buon proposito di riconsiderazione dell'impresa venisse non solo offuscato ma addirittura cancellato lasciando libera la strada alla spericolatezza.
Ho imparato che la montagna non perdona ed è spietata soprattutto verso i cosiddetti esperti, i sicuri, quelli che hanno sulle gambe migliaia di ore e chilometri di escursioni. L'ho capito quanto un costone roccioso a 3.200 metri d'altitudine sulle Gruppo del Bernina si è improvvisamente staccato in una giornata di sole spietato e massi del diametro di 10 metri mi hanno sfiorato. Avevo 23 anni. E' un miracolo se sono qui ora a raccontare questa vicenda.
Ebbene, quello stesso giorno, mentre mi precipitavo a valle dalla paura, incrociai un gruppo di Alpini in fase di addestramento militare che vedendomi smarrito e angosciato, mi hanno sostenuto d'animo. Non solo, ma hanno perso un'ora del loro tempo per inocularmi consigli, suggerimenti e ogni sorta di informazioni da tenere non semplicemente in debita ma in assoluta, incontrovertibile considerazione prima di mettermi in ulteriore viaggio su per le cime.
Ho seguito alla lettera i loro insegnamenti e la montagna mi è diventata amica. Agli Alpini sarò sempre grato e quando mi ritorna alla mente l'indimenticabile adunata piacentina del maggio scorso, assaporo sempre più il valore della prudenza, della ponderatezza, della sicurezza che sprigiona dai loro animi e che è frutto della loro cultura e ragion d'essere del loro operato.
Non mi resta che additare gli Alpini a tutti quegli escursionisti che, come è avvenuto per me, intendono sfidare la sorte imbarcandosi, sia pure in perfetta buona fede e intenzioni, in avventure che determinate situazioni contingenti legate al clima ed al meteo suggeriscono di evitare senza se e senza ma. Solo così è possibile tenere lontani lutti e pianti e farsi amica quella montagna che in questi giorni tanti stanno maledicendo.


Alessandro Prandi
Piacenza

 

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26/06/2013

 

Un ricordo dell'evento dalla parte degli Alpini

 

Caro direttore,
sono da tanti anni abbonato al nostro bellissimo giornale "Liberta".
L'eco del grande evento, che non si è ancora spento e che si è svolto a Piacenza nel mese di maggio scorso riguardante la grande manifestazione dell'86ª Adunata Nazionale degli Alpini, che ha coinvolto migliaia di cittadini orgogliosi e festanti ed io che sono un appassionato videoamatore dilettante ho girato in quei giorni un filmato frequentando per tre giorni i luoghi della città in mezzo agli Alpini.
Non è un film questo che racconta la solita retorica degli eventi ufficiali delle manifestazioni con gli Alti Gradi e rappresentanti delle Istituzioni già ampiamente e magistralmente raccontati da Libertà e da Telelibertà, ma bensì un ricordo ed una memoria dell'evento visto dalla parte degli Alpini con loro ed in mezzo a loro nel folclore dei partecipanti, la loro gioiosità ed allegria unita al grande senso di solidarietà degli alpini che ben conosciamo.
Un grande plauso e riconoscenza per la perfetta organizzazione dei vari eventi e un ringraziamento agli alpini per la ventata di allegria portata alla nostra sonnacchiosa città.
È con questo spirito che Le invio una copia del filmato che ho girato, sperando di farLe cosa gradita.


Adriano Magnaschi

 

E bravo il signor Adriano Magnaschi! Nei giorni, indimenticabili, dell'Adunata degli Alpini a Piacenza se ne è andato, armato di una telecamera, in giro per la città ed ha immortalato «i tre giorni di passione alpina». Non è un reportage, non è una inchiesta giornalistica, è un viaggio tra gli alpini, per conoscerli da vicino, incontrarli, sentirli direttamente, far festa con loro. In tanti, tra i piacentini e non solo tra di loro, hanno fatto fotografie e filmati per storicizzare quelle ore straordinarie in cui tutti, gli alpini e noi, siamo stati protagonisti e testimoni di un grande evento. Ma il signor Adriano è andato oltre e ha realizzato un dvd per i suoi amici, per gli alpini, per se stesso. Venerdì, in Consiglio comunale, saranno premiate le più belle vetrine dedicate all'Adunata e ci sarà un altro bel "momento alpino".


Gaetano Rizzuto

 

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25/06/2013

 

Gli Alpini fanno la spesa solidale

 

Farina, latte, olio e zucchero per la dispensa della Caritas

 

san nicolò - Un quintale di farina, 50 litri di latte, olio, zucchero e detergenti. Questa la "spesa solidale" del Gruppo alpini di San Nicolò a favore della Caritas parrocchiale. Donazione importante, frutto dei risparmi dall'organizzazione dell'Adunata nazionale. «In quei giorni avevamo raccolto fondi per l'imbandieramento - spiega il capogruppo Giorgio Gnocchi - così come si erano ricavate risorse dalla vendita del tricolore: coperte le spese per l'accoglienza delle Penne nere abbiamo deciso di devolvere il rimanente alle persone bisognose». Da qui la scelta della Caritas. «Le volontarie ci hanno comunicato i beni di cui registravano la maggiore necessità e ci siamo attivati per procurarli». L'altro giorno la consegna dei materiali all'"Armadio del povero", la sede della Caritas. «Il gesto degli alpini è un segno di partecipazione all'attività di solidarietà in cui è impegnata l'associazione», commenta Irene Cipelli, da sempre in prima linea nell'assistenza ai più poveri. «Siamo grati per la donazione ricevuta: da un lato è importante per rispondere ai bisogni di numerose famiglie del territorio, dall'altro esprime la grande vicinanza degli alpini alla Caritas». Un'attenzione che non è nuova, ma che si è costruita e confermata nel tempo. A partire dalle collette alimentari che hanno visto le Penne nere in prima linea: molto abbondante quella del 22 settembre scorso, quando sono stati racimolati 14 quintali di prodotti destinati sempre a chi si trova in difficoltà economica. «Fuori dalla nostra sede, c'è sempre qualcuno che aspetta un aiuto», continua la Cipelli. La distribuzione settimanale avviene ogni lunedì pomeriggio, dalle 15 a 18 e - a partire dallo scorso anno - una volta al mese si provvede alla consegna di un pacco alimentare di maggiori dimensioni che raggiunge 35 famiglie. «Si tratta di una risposta alla crescita del bisogno sociale provocata dalla crisi», spiega ancora la volontaria che sottolinea come sia fondamentale la collaborazione con le assistenti sociali del comune di Rottofreno. «In passato, distribuivamo circa 15 pacchi due volte all'anno, a Natale e Pasqua. Ora non solo assistiamo persone che da tempo si rivolgono a noi, ma anche nuovi utenti». Tra le maggiori soddisfazioni, quelle offerte da chi in passato ha ricevuto un aiuto e ora è lui stesso a porgerlo. «Un signore marocchino - conclude la Cipelli - a lungo ha beneficiato del nostro sostengo. Una volta che non è stato più necessario, non ci ha dimenticato: quando dobbiamo trasportare materiale, possiamo sempre contare su di lui».


Filippo Zangrandi

 

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24/06/2013

 

Intitoliamo uno spazio verde a Cecco Gatti

 

Egregio Direttore,
grazie all'iniziativa di Libertà ed agli Alpini, il Tricolore ha sventolato al "campetto" del Bissone. Giovedì 25 Aprile ore 16 (orario classico per la merenda) il gruppo Alpini di Agazzano "capitanati" da Bruno, Emanuele e Silvestro, ricevuti da Giampiero nella veste di "padrone di casa" e dall'assessore Aurelio, in fascia tricolore, sono venuti al "campetto" del Bissone per premiare i due fratelli Italo e Redento Ferrari, alpini ultranovantenni, ancora attivi nel Gruppo Agazzanese ed altresì nella locale sezione Combattenti e Reduci.
Le fisarmoniche dei piccoli fratelli Luca e Matteo hanno rallegrato il pomeriggio e la merenda.
In precedenza presso le loro abitazioni avevano ricevuto un premio gli Alpini Gino Bongiorni, Carlo Chiesa (purtroppo andato avanti qualche settimana dopo) ed Enzo Molinari, a sorpresa anche Severino (mio padre) che alpino non è, ma Geniere e Reduce dalla prigionia sul fronte Greco/Albanese.
Si è ricordato che in questo luogo negli anni Trenta/Quaranta c'era il campo di calcio di Agazzano e nell'estate del "44 vi si e' disputata una partita tra Agazzano e soldati tedeschi (accampati nella vicina cascina " Belrespiro") curiosità: spogliatoi, il portico della casa del Munatt (Emilio Ugaglia) al Bissone per i giocatori locali, gli ospiti "sutta la murunà" (filari di gelsi); finì 3 -0 per l'Agazzano. Negli ultimi minuti della partita Francesco Gatti (figlio di Giuseppe " l'alpino buono e mite") sbaglio' un rigore (per non infierire?). Qualche mese dopo, partigiano di G. L. catturato dai tedeschi finì nel campo di Mauthausen e non fece più ritorno....
Il prossimo 25 Aprile perchè non intitolare questo piccolo spazio verde a Cecco Gatti? per non dimenticare.


Giacomo Gropalli
Alpino
Agazzano

 

 

Ringrazio l'alpino Giacomo Gropalli per averci raccontato questa storia e per aver proposto di dedicare uno spazio verde, il prossimo 25 aprile, ad un partigiano di Agazzano, Cecco Gatti, deportato a Mauthausen e mai più tornato a casa. Speriamo che questa proposta venga presa in considerazione dal Comune di Agazzano e che per la Festa della Liberazione 2014 si possa mettere una targa a ricordo del partigiano Gatti. Gli alpini sono bravi, molto bravi, a raggiungere gli obiettivi. Ce lo hanno dimostrato quest'anno con la grande Adunata Nazionale di cui si parla ancora oggi, dopo quasi due mesi. Proprio ieri gli alpini piacentini hanno eletto il loro nuovo presidente, Roberto Lupi che raccoglie il testimone di Bruno Plucani e raccoglie, anche, la proposta di Giacomo Gropalli.


Gaetano Rizzuto

 

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23/06/2013

 

Dopo l'Adunata gli alpini veneti tornano per ringraziare

 

Per alcune ore è tornata la festosa atmosfera dell'Adunata nazionale degli alpini. Al centro commerciale Farnesiana, 5 penne nere bellunesi di Seren del Grappa, hanno organizzato una sorpresa ai commercianti che 40 giorni fa avevano riservato loro una calorosa accoglienza. Marco Costa, Mauro e Pierino Rech, Loris e Oscar Dal Zotto, con le loro fisarmoniche hanno suonato e rallegrato la mattinata di shopping. «Volevamo ringraziare i commercianti e i piacentini perché sono brave persone, ci siamo trovati molto bene». Dal 10 al 12 maggio, il simpatico gruppo veneto aveva sostato davanti al centro commerciale con un tir attrezzato anche per preparare la polenta che gli alpini avevano offerto.

 

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23/06/2013

 

Plucani commosso posa lo "zaino a terra"

 

(fri) Dopo nove anni alla guida degli alpini piacentini e soprattutto dopo la memorabile Adunata nazionale dello scorso maggio il presidente Bruno Plucani mette lo "zaino a terra". Nel gergo degli alpini e della montagna lascia, termina il proprio mandato. L'addio nella sala del centro parrocchiale di San Giorgio è denso di emozione.
«Devo essere sincero, mi dispiace, mi dispiace finire questa avventura - confida ai delegati - perchè ho voluto bene ai miei alpini e agli amici degli alpini. In questi anni ho dimostrato quello che valgo e quello che non valgo, lascio a voi valutare, ma vi assicuro che ci ho messo tutta l'onestà e saggezza che potevo, sempre portando avanti i valori e ideali di alpini». Sarà ricordato come il presidente dell'Adunata nazionale: «Mi avete sentito pronunciare spesso la parola "insieme", perchè insieme si fanno grandi cose, insieme abbiamo organizzato una Adunata nazionale a dir poco memorabile». «Anche se devo dire con rammarico - affonda un colpo di sciabola - che diversi gruppi sezionali (pochi per fortuna) sono rimasti al palo, hanno deciso di non partecipare in questa avventura dell'Adunata». E' il momento dei grazie, per i «tanti gruppi che hanno organizzato eventi e cerimonie prima della grande sfilata di domenica, coinvolgendo la popolazione locale, i tanti giovani, le amministrazioni. Un grazie sentito a loro e un grande abbraccio ai responsabili e componenti delle varie commissini di lavoro. Ognuno, anche mugugnando, ha portato a termine il proprio compito, il proprio mandato, sicuramente con sacrificio, ma con la soddisfazione di poter lavorare per la propria sezione». Ancora: «Tanti sono stati gli attestati d riconoscenza, i complimenti si sprecano, arrivati da ogni sezione d'Italia e soprattutto dalle sezioni all'estero e di questo dobbiano essere fieri. Il merito non è solo mio ma di tutti. Non posso non ringraziare Comune e Provincia di Piacenza, così come tutte le amministrazioni locali, tutti i sindaci della provincia che per diversi anni, per amicizia della sezione, hanno partecipato alle adunate precedenti, rendendosi conto di quanto poteva essere grande un evento di questo tipo». «Grazie poi ai cittadini - continua Plucani - che hanno partecipato numerosi agli eventi e alla festa ma anche a chi ha aderito all'iniziativa Adotta un alpino, ospitando le penne nere nelle proprie case. Grazie a tutti cari alpini che non mi avete mai fatto mancare il vostro affetto e la vostra amicizia e alle gentili signore che hanno lavorato e contribuito alla realizzazione di questo avvenimento, in particolare mia moglie Ornella». «Sono sicuro di lasciare la sezione in buon stato - dice ancora - e spero vivamente che il mio successore possa continuare sulla strada tracciata insieme in questi nove anni. Auguro un buon lavoro al prossimo presidente. Con tanta commozione, viva gli alpini! ».

 

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23/06/2013

 

Alpini, Roberto Lupi nuovo presidente

 

Capo gruppo di Marsaglia, 51 anni, ha prevalso su Marazzi, Ghetti e Acerbi

 

Un alpino di montagna è il nuovo presidente della Sezione alpini di Piacenza. Montagna piacentina, naturalmente, e per l'esattezza Marsaglia, paese d'origine della famiglia di Roberto Lupi. Dirigente di Cariparma, 51 anni, sposato, due figli ormai grandi, Lupi è stato eletto ieri pomeriggio dai 104 delegati nel salone parrocchiale di San Giorgio, messo a disposizione da don Stefano Garilli, parroco e cappellano delle penne nere piacentine. Un'elezione, quella di Roberto Lupi, per nulla scontata, ai danni del favorito Sesto Marazzi, capogruppo di Sarmato. Applausi ma anche sorpresa tra i consiglieri di vallata e i capi gruppo in sala.
Raggiante Lupi alla comunicazione del risultato da parte del presidente dell'assemblea, Gianluca Gazzola. «Sono consapevole dell'importanza dell'incarico e della sua gravosità - dice -. E sono certo che mi darà una mano Bruno Plucani che sicuramente continuerà a collaborare con la sezione». I primi obiettivi: «L'organizzazione della Festa Granda il prossimo settembre a Podenzano, poi l'importante decisione sulla sede sezionale, infine tutte le attività che con grande continuità porteremo avanti. Ringrazio tutti gli alpini per la stima che mi hanno dimostrato affidandomi questo incarico, a tutti dico di non dimenticarsi della sezione perchè c'è tanto da lavorare».
Roberto Lupi, con i suoi 47 voti, stravince distanziando di parecchio gli altri candidati: Sesto Marazzi si ferma a 23 voti. A quota 20 Matteo Ghetti. Chiude Gino Luigi Acerbi con 6 preferenze.
Nato a Piacenza 51 anni fa, la vita associativa di Lupi negli alpini si è svolta soprattutto a Marsaglia, paese di origine della famiglia, dove è stato capo gruppo per tanti anni e dove lo è tuttora. Con la sezione ha sempre collaborato come revisore dei conti.
Il pedigree da alpino parla di un servizio militare svolto a partire dal gennaio del 1982, 106° corso Auc alla Scuola militare alpina di Aosta, poi l'assegnazione a luglio al battaglione Gemona a Tarvisio dove è stato per dieci mesi come sottotenente. Nel 1990 è stato richiamato per due mesi con il grado di tenente a San Candido al battaglione Bassano. «Tutte bellissime esperienze - ci tiene a sottolineare - la Scuola militare in particolare perchè lascia un segno indelebile». Sposato, due figli (uno di 20 e uno di 16 anni) dirigente di Cariparma, lavora a Parma come responsabile del servizio canali diretti dell'istituto di credito (internet, mobile, aree self). Primo atto da presidente sarà la convocazione del direttivo sezionale (entro la metà di luglio) per l'assegnazione dei nuovi incarichi. Hanno presenziato all'assemblea, tra gli altri, anche il consigliere nazionale Corrado Bassi e il revisore dei conti nazionale, il piacentino Roberto Migli.


Federico Frighi

 

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22/06/2013

 

Diagnosi e ricerca, l'aiuto delle "penne nere" a Piacenza

 

A distanza di un mese e mezzo dall'86esima adunata consegnati i 6mila euro raccolti a favore di Amop e del Laboratorio di Immunogenetica

 

A distanza di un mese e mezzo, l'Adunata ancora sa riservare sorprese. E soprattutto sa fare regali ai piacentini. L'ultimo, cronologicamente parlando, è stato consegnato ufficialmente ieri pomeriggio nella sede degli alpini alla casa cantoniera di via Cremona all'Amop e al laboratorio di Immunogenetica dell'ospedale di Piacenza: seimila euro raccolti nella cittadella alpina allestita al campo Daturi durante i giorni dell'Adunata nazionale degli Alpini. I proventi derivano dalla vendita delle bandiere e dei gadget della manifestazione al Daturi: i piacentini evidentemente si sono mostrati generosi e così ieri pomeriggio l'Amop ha potuto avere un assegno di 3.800 euro necessari per l'acquisto di un ecografo portatile, mentre al laboratorio di Immunogenetica dell'ospedale di Piacenza sono stati consegnati i restanti 2.200 euro che verranno utilizzati per l'acquisto di un frigorifero congelatore utile per lo stoccaggio del Dna. Alla cerimonia di consegna hanno partecipato il maggiore Mario Renna, il presidente provinciale degli Alpini uscente Bruno Plucani (che ne ha approfittato per tracciare un rapidissimo bilancio dei quasi 10 anni di attività), la presidente di Amop Romina Piergiorgi, il direttore del laboratorio Agostino Rossi e il primario di Oncologia del "Guglielmo da Saliceto" Luigi Cavanna: "L'adunata nazionale degli alpini aveva già permesso di raccogliere fondi che sono stati destinati anche all'associazione "Progetto Vita" e che dunque hanno trasformato la manifestazione nella prima adunata cardioprotetta" ha spiegato Plucani, "ora andiamo a consegnare questi fondi all'Amop e al laboratorio di Immunogenetica in modo che ne possano beneficiare nella maniera più opportuna. Personalmente sono molto soddisfatto: di attività in questi 9 anni e mezzo ne sono state fatte parecchie, lascio la carica di presidente senza rimpianti". Dello stesso avviso anche il maggiore Renna della Brigata Alpina Taurinense: "Si tratta di una donazione importante" ha spiegato, "che di fatto deriva dalla generosità dei tanti che hanno lasciato un piccolo contributo". Piccolo forse singolarmente, ma necessario per mettere insieme una somma importante: "Ce ne fossero di atti generosi così" ha dichiarato il direttore del laboratorio Rossi insieme alla biologa responsabile Angela Rossi e al medico Diego Ferrarese, "per noi questi 2.200 euro rappresentano una cifra importante perché ci consentono l'acquisto di un macchinario per lo stoccaggio, che è ormai praticamente fondamentale per il nostro laboratorio". Altrettanto soddisfatta si è detta Piergiorgi: "Utilizzeremo i fondi a noi destinati per l'acquisto di un ecografo portatile" ha spiegato la presidente dell'Amop.
Betty Paraboschi

 

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22/06/2013

 

Le operazioni sul Facsal saranno effettuate il 29 e il 30 giugno

 

Gli alpini in aiuto delle panchine
Una delegazione degli Amici del Facsal ha incontrato il presidente della Sezione provinciale degli alpini Bruno Plucani per ringraziarlo dell'annunciata risistemazione delle panchine del Pubblico Passeggio; i lavori saranno effettuati nei giorni 29 e 30 giugno e riguarderanno tutte le panchine del Facsal. Plucani ha riferito che per effettuare questi lavori saranno impegnate una ventina di persone, volontari di protezione civile nazionale e sezionale. Nei giorni scorsi è stata effettuata la parziale risistemazione del Giardino di via S. Franca.
 

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22/06/2013

 

Alpini, il monumento avanza

 

Lavori ormai al termine: inaugurazione in autunno

 

castelsangiovanni - Sono ormai giunti in dirittura di arrivo i lavori per la realizzazione del nuovo monumento all'alpino. Si tratta di un omaggio che la città capofila della vallata ha voluto dedicare a una delle associazioni più laboriose e attive del territorio e che, tra le altre cose, vanta una delle storie più longeve visto che le penne nere sono presenti a Castelsangiovanni da ben sei decenni.
Per rendere merito a questa gloriosa realtà, già da diversi mesi all'angolo tra via Morselli e viale fratelli Bandiera, in una delle zone di maggiore passaggio di tutta la città, è stato collocato un monumento che celebra gli alpini. I lavori, partiti nei mesi scorsi, sono ormai giunti al traguardo finale, tanto che ormai si attende soltanto il momento dell'inaugurazione formale del nuovo monumento. Nel frattempo, chiunque passando lungo viale fratelli Bandiera (nei pressi della rotatoria) non può fare a meno di notare il monumento che sorge in cima a una piccolo rialzo erboso circondato da una siepe e delimitato da una recinzione.
Il progetto è stato elaborato in due fasi. Il Comune di Castelsangiovanni ha infatti curato la progettazione relativa alla riqualificazione dell'area verde con anche il posizionamento di tutto il basamento in cemento e delle parti in marmo bianco e granito rosa che compongono una parte del monumento. La statua in bronzo fuso, che rappresenta un alpino in cammino con al suo fianco un mulo, è stata invece progettata dall'esperto disegnatore Enzo Marchi. Quest'ultimo, nei mesi passati aveva sottoposto diversi bozzetti agli alpini di Castelsangiovanni i quali ne avevano scelto uno sulla base del quale è stato poi realizzato il monumento vero e proprio. I lavori sono stati eseguiti all'interno della fonderia presente nel Polo di Mantenimento pesante di Piacenza. Alle spalle dell'alpino ci sono le sagome delle Dolomiti di Sesto realizzate in marmo bianco con sullo sfondo le Tre Cime di Lavaredo, riconoscibili dal colore rosa del granito utilizzato per scolpirle.
Il monumento verrà inaugurato presumibilmente entro il prossimo autunno. Per quel periodo, e comunque entro la fine dell'anno, è attesa anche la pubblicazione di un volume che riassumerà i primi sessant'anni di vita del gruppo di Castelsangiovanni con anche le storie degli alpini che per primi iniziarono questa avventura. Lo scorso anno, in occasione della festa annuale del gruppo, nella sede di via Morselli venne scoperta una targa con impressi i nomi dei fondatori della sezione.
Tra gli impegni previsti durante il corso dell'anno, gli alpini in questi giorni di festa saranno presenti allo stand della Proloco, in piazza XX Settembre, per dare una mano ai volontari impegnati a ristorare i visitatori. Nel frattempo le penne nere castellane, guidate dal capogruppo Massimo Bergonzi, continuano a collaborare con il nuovo centro di distribuzione di alimenti per persone in difficoltà al cui allestimento stanno partecipando diverse associazioni di Castelsangiovanni. Tra gli altri impegni che sono stati riconfermati ci sono anche le borse di studio per gli studenti meritevoli del Liceo Volta.

 

mar. mil

 

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21/06/2013

 

Grazie per la festa alpina alla Rsa di Monticelli

 

Caro direttore,
chissà perché quando si parla di struttura per anziani molti pensano ad un luogo di sofferenza, un luogo al quale stare lontani... Un giorno, un gruppo di operatori volonterosi e sensibili dell' Rsa di Monticelli decide che questa visione deve cambiare e insieme al Gruppo Alpini di Monticelli ed al Gruppo Ornitologico della Bassa piacentina d'Ongina inizia a programmare un Pranzo da effettuarsi con parenti e amici, conoscenti, gente comune… aperto a tutti insomma…
Detto e fatto… Si organizza con dedizione e sudata partecipazione il pranzo Alpino il giorno 16 giugno 2013, evento che vede la partecipazione oltre che di parenti e amici degli anziani, anche del sindaco di Monticelli, del medico di struttura e altre autorità
Parenti ed amici (ancora come una volta), nonostante le patologie dei loro cari, nonostante essi siano ricoverati, hanno potuto godere di un momento di condivisione di un gesto che da sempre significa famiglia, il gesto del pranzare insieme.
Successivamente il gruppo alpini ha allietato tutti con musica condita da umanità e simpatia.
Una festa davvero a tutto tondo, un tondo che si sviluppa sui valori, sul ritrovarsi, sul cantare e divertirsi, che si chiude con lo stare insieme ricco di suggestioni e che rispolvera ricordi e istilla ottimismo e felicità nel cuore di tutti i nostri anziani, cosa questa che nessuna medicina potrà mai fare.
E' mio forte desiderio con queste poche righe ringraziare operatori e alpini per il successo raggiunto. Questi amici alpini che non si tirano mai indietro quando si tratta di rendere felici gli anziani.
Grazie agli alpini Grazie dal più profondo del cuore, quel cuore con il quale voi entrate nella nostra struttura e usate per i nostri anziani, in gesti di grande sensibilità.... Grazie ancora!


Carla Sforza Visconti
Coordinatrice RSA Monticelli d'Ongina

 

 

 

Ringrazio Carla Sforza Visconti per questa segnalazione. Fa a tutti molto piacere sapere che in una struttura per anziani, come questa di Monticelli, per iniziativa degli alpini e dei volontari del gruppo Ornitologico della Bassa sia stata organizzata una bella giornata di festa. I nostri cari anziani hanno un forte bisogno di sentire vicini i propri parenti, di toccare con mano il calore della gente, di incontrare qualche volto amico per parlare un po'. A Monticelli non solo ci riescono ma sanno anche realizzare momenti comunitari davvero intensi dove gli anziani, per alcune ore, sono al centro della festa e tutti, parenti, amici, operatori, volontari, alpini si danno da fare per creare momenti di gioia. Quando arrivano gli alpini è subito festa. Loro portano sempre tanta allegria e tanti buoni valori come l'amicizia e la bontà.

 

Gaetano Rizzuto

 

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20/06/2013

 

Canti con le penne nere, foto ricordo e una torta con un cuore alpino

 

brescia - L'Adunata nazionale degli alpini, quella di Piacenza, terminata oltre un mese fa sulla carta, in realtà continua grazie all'esperienza di Gino Benedetti e a tutti coloro che hanno contribuito a salvarlo, quel 12 maggio in corso Europa. Lo evidenzia il presidente della Sezione alpini di Brescia, Davide Forlani, che ringrazia il collega piacentino, Bruno Plucani, per come Piacenza ha accolto gli alpini. Lo ribadisce la presenza in forze di tutto l'apparato dei soccorritori alla festa dell'alpino Gino. Dal suo compagno di gruppo, l'alpino Bruno Bresciani, di Roncadelle, che quel giorno lo vide precipitare a terra al proprio fianco e che, essendo volontario del Soccorso ambulanza Roncadelle e Castelmella, gli prestò le prime cure; poi Alberto Tira e Francesca Marittimi della Croce Rossa di Brescia; Abramo Pozzaglio, alpino infermiere di Ghedi; la pattuglia della polizia municipale di Piacenza con l'assistente scelto Flavio Grassi e l'agente Francesco Vomero che materialmente applicò il defibrillatore a Gino Benedetti salvandogli la vita, fino alla squadra appiedata della Croce Bianca, all'automedica e all'ambulanza. Poi la divisione di cardiologia dell'ospedale Guglielmo da Saliceto dove Gino è stato preso in cura. Infermieri e medici, quelli non di turno, hanno noleggiato un pullman e sono arrivati a Roncadelle per essere presenti al momento di festa. Ci sono i dottori Guido Rusticali e Maria Giulia Bolognesi che hanno fatto la coronarografia e impiantato il defibrillatore interno a Gino Benedetti. Così come il compagno di stanza, l'alpino Vincenzo Foresti, di Bergamo, ricoverato all'ospedale di Piacenza, durante l'Adunata, per un problema al cuore. Canti e foto ricordo per tutti sotto una luna semipiena. Infine una torta con un cuore, un cappello alpino e la parola "grazie".
fed. fri.

 

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20/06/2013

 

Il Progetto Vita approda a Brescia

 

L'alpino "resuscitato" dona il primo defibrillatore
Gino : «Sono rinato grazie all'Adunata di Piacenza»

 

Brescia - «Mi avete resuscitato, io per ringraziare vi invito tutti a cena». Lo aveva detto e lo ha fatto, l'alpino Gino Benedetti, 73 anni, di Roncadelle, comune di 10mila abitanti alle porte di Brescia. Non solo. I suoi familiari, con la donazione di un defibrillatore al locale gruppo alpini, hanno messo il primo mattone all'approdo di Progetto Vita nella "leonessa d'Italia". Gino Benedetti è l'alpino colpito da arresto cardiaco e salvato durante l'Adunata nazionale di Piacenza, per sua fortuna la prima cardioprotetta; grazie all'idea della cardiologa Daniela Aschieri responsabile di Progetto Vita, alla lungimiranza del presidente della Sezione alpini di Piacenza, Bruno Plucani, e all'Ana nazionale.
Così, l'altra sera, cappello da alpino in testa, distintivo degli alpini bresciani sul cuore, Gino ha accolto uno per uno i suoi ospiti piacentini nella bella baita, sede del gruppo di Roncadelle. Accanto la fedelissima Carla, la first lady dell'alpino Gino da cinquant'anni a questa parte. «Ci siamo sposati giovanissimi - racconta commossa - e in 50 anni non abbiamo mai litigato. Su cose grosse naturalmente... » Lo scorso 9 giugno, in parrocchia hanno celebrato l'importante anniversario assieme al battesimo di 8 bambini. Al termine hanno portato un piccolo cuore d'argento alla statua della Madonna, per grazia ricevuta.
«E' stata una cerimonia emozionante - ricorda Gino - perchè io non dovevo esserci e, se non fosse stato per loro, non ci sarei mai stato».
«Un vero miracolo - lo interrompe Carla -. Il padre Giuseppe è morto per arresto cardiaco. Quando lo abbiamo visto all'ospedale temevamo non ce la facesse, invece è qui. E' Gino il più grande regalo per i nostri 50 anni di matrimonio».
«Sono contento di esserci con i miei amici alpini e tutta la gente che mi ha salvato - dice ancora la penna nera bresciana - è come se fossi rinato una seconda volta e questo grazie all'Adunata di Piacenza». «Il defibrillatore? Avevo sentito per televisione che esisteva ma non sapevo che cosa poteva fare. Adesso lo so: è una macchina santa. Io ne ho uno nel petto - ride soddisfatto - e sono a posto». Si parla di miracoli.
Don Aldo Delaidelli, parroco di Roncadelle, va oltre: «I miracoli non sono stregonerie, arrivano anche quando l'uomo usa bene l'intelligenza e i talenti che gli ha donato il Signore». Così ha fatto Progetto Vita a Piacenza. E così vorrebbero fare, nel loro piccolo, i familiari di Gino a Roncadelle.
Sabato scorso sono venuti a Piacenza alla Festa di Progetto Vita ed hanno fatto acquisti: le magliette dell'associazione, che indossano in bella vista nella serata di ringraziamento, e un defibrillatore. Il primo del Progetto Vita a Brescia. Fisicamente non c'è ancora, ma verrà consegnato dalla famiglia Benedetti al gruppo alpini di Roncadelle. «Vorremmo diffondere la cultura del defibrillatore tra la gente - auspica Monica, la figlia di Gino (l'altro figlio è Dario) -, si spendono tanti soldi nelle armi, nei progetti per le scuole, ma al defibrillatore nessuno ci pensa, eppure non è una spesa così proibitiva». Alla serata anche il sindaco di Roncadelle, Michele Orlando, interessato ad estendere l'uso del defibrillatore ai propri agenti di polizia municipale seguendo l'esempio di Piacenza. Perchè - come spiega Daniela Aschieri - «se un tempo si riteneva che il defibrillatore fosse un servizio di esclusiva competenza medica, oggi è invece chiaro che il primo soccorso per salvare una vita lo può fare chiunque».


Federico Frighi

 

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19/06/2013

 

Alpini, 600 Dna nel freezer dell'Università di Pavia

 

Le cellule raccolte dallo staff della piacentina Anna Olivieri «Tante persone erano orgogliose di raccontare la loro storia»

 

(fri) I Dna di seicento alpini sono ora al sicuro nel freezer dell'Università di Pavia a disposizione dello staff di Anna Olivieri, giovane genetista ricercatrice dell'Università di Pavia, piacentina e figlia di un alpino dell'VIII Battaglione Cividale, che ha coinvolto la comunità piacentina e l'Associazione Alpini Italiana in un progetto scientifico nazionale durante l'Adunata nazionale di Maggio.
L'iniziativa dell'Università degli Studi di Pavia, in collaborazione con l'Associazione Nazionale Alpini (ANA), la sezione provinciale dell'ANA di Piacenza e il Comune di Piacenza, fa parte di un progetto finanziato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca per più di un milione di euro. Questo progetto pilota, avvalendosi delle più moderne tecnologie, sarà in grado di ricostruire la genetica preistorica e storica dei primi abitanti dell'Italia, contribuendo a chiarire gli eventi che hanno portato al popolamento dell'Europa e del bacino del Mediterraneo.
La donazione, libera e in forma anonima, consisteva in un risciacquo orale con un comune collutorio dentale. Tale risciacquo fa in modo che si stacchino e vengano raccolte numerose cellule contenute nel cavo orale, al cui interno (come in ogni cellula del nostro corpo) è racchiuso il nostro patrimonio genetico. Dopo l'Adunata, i campioni sono stati trasferiti nei laboratori di ricerca dell'Università di Pavia, dove i genetisti hanno estratto i Dna di tutti i donatori. «In pratica - spiega Anna Olivieri - si sottopongono i collutori raccolti ad una centrifugazione che fa depositare le cellule sul fondo della provetta. Una volta isolate le cellule, vengono rotte le membrane e si accede al Dna che è racchiuso nel cuore di ogni cellula. Questo viene purificato, cioè pulito da tutte le altre molecole biologiche (come grassi e proteine), e può essere conservato in freezer per anni». I Dna verranno sottoposti a moderne analisi molecolari, in grado di collezionare l'informazione di più di un milione di varianti per ciascun campione, che saranno confrontate fra tutti i donatori, alla ricerca di somiglianze e differenze fra gli individui e fra le popolazioni italiane, per ricostruire la storia genetica del nostro paese.
Inoltre, a tutti i partecipanti è stata chiesta l'informazione sull'origine geografica dei loro nonni, in modo da poter classificare il campione come un "puntino" sulla mappa dell'Italia. L'obiettivo dei genetisti di Pavia è infatti quello di "mappare" l'Italia intera, collezionando campioni provenienti da tutte le regioni e province del nostro territorio.
All'Adunata degli Alpini, i genetisti di Pavia sono riusciti a collezionare 600 campioni, tutti autoctoni, cioè con tutti e quattro i nonni provenienti dalla medesima regione d'Italia. «Ci tengo a ringraziare ogni singolo donatore - dice la Olivieri -. Donando il proprio Dna ha davvero contribuito a ricostruire la storia genetica dell'Italia. All'Adunata degli Alpini non solo siamo stati contagiati dall'atmosfera gioiosa della festa, ma abbiamo anche incontrato tantissime persone, sia alpini sia piacentini, che hanno voluto raccontarci la loro storia. C'è chi ha donato perché orgoglioso delle proprie origini, chi incuriosito dalla ricerca, chi voleva conoscere qualcosa di più della storia del proprio patrimonio genetico e chi crede che valga la pena contribuire a un progetto di ricerca di questo tipo».
L'iniziativa sostenuta dal Comune di Piacenza si è mostrata estremamente innovativa, perché ha rappresentato un ponte diretto fra la ricerca scientifica e un evento di portata nazionale. L'Università di Pavia ha aperto i suoi laboratori di ricerca alla società civile, nell'ottica di coinvolgerla sempre maggiormente e farla diventare protagonista diretta del progresso scientifico.
 

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19/06/2013

 

La fiera di Gossolengo all'insegna degli alpini

 

Bianchi: la mia ultima edizione da sindaco. Dalla marcia un contributo a favore dell'Amop

 

GOSSOLENGO - Tutto secondo copione a Gossolengo per la fiera dell'usato. Baciata da una calda e soleggiata giornata, la kermesse ha regalato tante occasioni originali di shopping per i molti visitatori e ha intrattenuto residenti e ospiti con iniziative collaterali ed eventi. Fin dalle prime ore della domenica mattina, le due arterie principali del borgo (via Matteotti e via Marconi) e la piazza si sono vestite a festa, accogliendo bancarelle, espositori, hobbisti e gazebo delle associazioni di volontariato. Il risultato è stato un colorato mosaico di opportunità: per gli appassionati di vintage o usato, c'era l'imbarazzo della scelta tra mobili, oggettistica, tessuti e vestiti, stampe e cartoline, ma anche giocattoli calzature e piccoli complementi d'arredo.
L'inaugurazione si è svolta con una dedica speciale agli Alpini del gruppo di Settima. Le Penne Nere schierate hanno accompagnato il saluto del sindaco Angela Maria Bianchi, visibilmente emozionata: «E' la mia ultima fiera da primo cittadino», ha spiegato, ringraziando tutti i volontari e i dipendenti comunali (soprattutto la Pro Loco guidata dal presidente Marco Galli) che si sono impegnati per la buona riuscita della giornata di festa. «Gli Alpini sono gente d'orgoglio, pronta e disponibile in ogni circostanza. La solidarietà è il loro motto. Dedichiamo a loro questa edizione, sperando di poter ospitare a Gossolengo nel 2014 la Festa Granda». Dopo gli applausi della piazza, anche il capogruppo di Settima Roberto Ronda ha voluto portare il proprio ringraziamento all'amministrazione per l'aiuto fornito in occasione dell'adunata. Il sindaco Bianchi ha poi ricordato anche le Penne Nere scomparse negli anni scorsi, tra le quali Gilberto Ronda.
La cerimonia accompagnata dalle note della banda Nuovarmonia e dalle coreografie delle majorette, ha visto anche la consegna di un assegno a Luigi Cavanna, direttore del reparto di Oncologia. «Sono i fondi raccolti - ha spiegato Massimo Sartori - con la marcia di sabato scorso a favore dell'Amop». «Questi 2mila euro - ha ringraziato il clinico - ci aiutano a curare meglio i nostri malati».
Dopo la benedizione di don Igino Barani, la fiera è entrata nel vivo. Mostre di pittura, mercatino di libri usati, giochi e avvicinamento al cavallo hanno scandito la giornata. Per i più golosi, lo stand gastronomico della Pro Loco in piazza ha regalato pranzi, merende e un'ottima cena sotto le stelle. In via Nino Bixio si è svolta la seconda edizione della sfilata dei cagnolini meticci di taglia medio piccola. Il ricavato è andato all'associazione Leal per l'attività che l'associazione animalista persegue nelle adozioni, affidamenti e cura di animali. Per i piccoli, giochi, trucca bimbi e tante sorprese hanno colorato la giornata. La festa si è chiusa nella serata nella piazza gremita, come sabato, tra ballo e passeggiate finalmente in un clima estivo. Applausi hanno raccolto i ragazzi della neo nata associazione giovanile eQuiValgo, che sabato sera si sono presentati sul palco della piazza. In fiera anche un'esposizione fotografica di Franco Franzini, fotografo di Libertà, che ha regalato ai visitatori le emozioni dei propri scatti.


Silvia Barbieri

 

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18/06/2013

 

Il sindaco ringrazia Iren per l'Adunata: «Avete fatto fare una bella figura alla città»

 

Nella mattinata di ieri il sindaco Paolo Dosi ha incontrato, presso la sede di Strada Borgoforte, i dipendenti Iren per portare il ringraziamento di tutta l'Amministrazione comunale, per la tempestività e la grande professionalità nell'attività di raccolta rifiuti e igiene ambientale che i lavoratori della società partecipata dal Comune di Piacenza hanno espresso nei giorni dell'86esima Adunata Nazionale degli Alpini. Lo rende noto un comunicato del Comune di Piacenza. Era presente anche il direttore operativo Iren Emilia, Eugenio Bertolini. «Dopo l'annuncio dei numeri dei partecipanti all'Adunata degli Alpini - ha detto il primo cittadino -, tra cittadini, commercianti e associazioni ambientaliste c'era la preoccupazione di come Piacenza avrebbe saputo rispondere. Nonostante la grande affluenza di persone tuttavia, è stata una sorpresa ritrovare la città, ogni mattina nell'arco della manifestazione, pulita e in ordine. Ringrazio quindi Iren - ha proseguito Dosi -, e in particolare tutto il personale dei servizi ambientale ed idrico coinvolto, per aver contribuito in modo attivo a fare bella figura alla città di Piacenza». Il sindaco ha poi aggiunto: «Piacenza ha risposto nel migliore dei modi paragonata a città anche più grandi che hanno ospitato l'Adunata nelle edizioni precedenti. Questo evento è stato anche l'occasione per riconfermare la fiducia ad Iren dopo che sono stati evidenti l'impegno e la buona gestione dei servizi ambientali e del servizio idrico: nel momento in cui si percepisce la qualità di un servizio - ha concluso Dosi -, ci si rende anche conto dell'importanza strategica del servizio stesso per la città».
 

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18/06/2013

 

Le foto dei Lettori

 

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17/06/2013

 

Il cavalier Giorgio Argellati è il nuovo capogruppo degli alpini di Carpaneto, subentra a Carlo Veneziani

 

CARPANETO - Il cavalier Giorgio Argellati è il nuovo capogruppo degli alpini di Carpaneto per il prossimo trienino e subentra a Carlo Veneziani, che non si è più candidato come responsabile del gruppo dopo due mandati, accettando di rimanere a collaborare nel consiglio direttivo. Un grande applauso ha accolto la nomina di Argellati che a sua volta ha ringraziato tutti gli amici presenti per la fiducia accordatagli in particolare Carlo Veneziani che ha diretto il gruppo per 6 anni con impegno ed esperienza.
Argellati è nato a Zena di Carpaneto nel 1946, ha svolto il sevizio militare di leva nella 12esima compagnia del battaglione alpino Tolmezzo della brigata Julia nel 1966/67. Il neo capogruppo da anni faceva parte del direttivo e negli ultimi tre anni aveva ricoperto l'incarico di vice capogruppo. All'assemblea degli iscritti al gruppo, nella sala Bot del palazzo comunale, è intervenuto anche Giovanni Tondelli quale rappresentante di vallata e della Sezione provinciale alpini.
Completano il direttivo: Aldo Rigolli (vice capogruppo), Gianni Magnaschi (segretario), Daniele Mazzoni (vice), Giovanni Tondelli (tesoriere), Germano Rivioli (responsabile sede), Carlo Veneziani (cerimoniere), Walter Casotti (alfiere), Benito Botti e Antonio Stocchetti (consiglieri), Ersilio Rigolli, Roberto Rivioli, Camillo Bersani (revisori dei conti).
Il gruppo alpini di Carpaneto è uno dei primi costituiti in provincia nel 1926 ad opera di Gianetto Devoti che ne è stato responsabile per molti anni. Dopo la seconda guerra mondiale il gruppo si è ricostituito con capogruppo Giuseppe Panni (Pippo) ufficiale Alpino e poi comandante partigiano, seguito da Leopoldo Veneziani, Gianfranco Garbazza, Tarcisio Copelli, Fausto Testa, Armando Segalini, Andrea Guidotti, Guido Marchesini, Giuseppe Brenni, Carlo Veneziani e ora Giorgio Argellati. Il locale gruppo alpini nel 2009 ha costruito una baita come sede dove si ritrova il giovedì sera.

 

Pietro Freghieri

 

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17/06/2013

 

Premi a chi ha messo l'adunata in vetrina

 

Scelti gli allestimenti più belli, più originali e di maggior significato storico

 

PIACENZA - Hanno messo l'adunata degli alpini "in vetrina". E grazie alla loro fantasia, al loro talento e al loro estro sono stati premiati. Sono i titolari di sei attività commerciali della città e della provincia che hanno ricevuto i premi per la vetrina storica, quella più originale e quella più bella: l'occasione l'ha offerta un concorso, organizzato in occasione dell'adunata nazionale degli alpini svoltasi a Piacenza circa un mese fa, che ha visto collaborare la sezione provinciale dell'Associazione nazionale alpini e l'Unione commercianti e che si concluderà con la cerimonia di premiazione la prossima settimana.
Una giuria, composta dal direttore dell'Unione commercianti Giovanni Struzzola, dal presidente provinciale degli Alpini Bruno Plucani e dal vicecaporedattore di Libertà Pier Carlo Marcoccia, si è ritrovata a valutare un centinaio di immagini di vetrine di negozi della città e della provincia che erano state allestite in tema con il maxiraduno delle penne nere.
Alla fine i vincitori sono stati i seguenti. La farmacia Carlo Bertuzzi di via Roma 141 e il mobilificio Balestrieri di Lugagnano si sono aggiudicati le targhe per la vetrina storica e, per quanto riguarda la farmacia, anche il medaglione ufficiale dell'Adunata nazionale. La Dolciaria di viale Dante e Bici sprint di Fiorenzuola hanno invece ottenuto le targhe per le vetrine più originali. Al Centro scampoli di via Boselli e alla gastronomia Antichi Sapori di Lugagnano sono infine andati i riconoscimenti per le vetrine più belle. Un ulteriore premio speciale "per l'ambientazione" è stato inoltre assegnato all'Oasi delle primizie dello Stradone Farnese.
«Non è stata una scelta facile - ha spiegato Marcoccia - anche perché ci siamo trovati a visionare e valutare circa cento immagini: alla fine, però, sono state scelte queste vetrine perché riteniamo che abbiano saputo ben rappresentare il significato e i valori dell'Adunata: c'è chi lo ha fatto esponendo delle immagini storiche e chi medaglioni, chi cimeli di famiglia e chi del materiale risalente alla Prima guerra mondiale. Non sono neppure mancati omaggi originali al tricolore, fatti ad esempio attraverso confetti verdi, rossi e bianchi, composizioni floreali, mix di capi d'abbigliamento o composizioni di frutta e verdura».
Particolarmente soddisfatto di questa iniziativa si è detto Plucani: «Non ci si sarebbe aspettata una risposta del genere - ha commentato - ma è chiaro come l'Adunata abbia lasciato un ottimo ricordo nei piacentini che le hanno reso omaggio nei modi più diversi».
Dello stesso avviso anche Struzzola, che ha concluso: «La fantasia dei nostri commercianti è indubbiamente grande: visto il successo dell'iniziativa, si potrebbe pensare di ripeterla anche per altre manifestazioni».
Betty Paraboschi

 

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17/06/2013

 

Alle Torri del Falzarego appuntamento con l'esercitazione delle Truppe Alpine

 

(parom) La "cittadella alpina" che avevano creato al Daturi è rimasta nel cuore di tanti e le emozioni che ci hanno regalato ci accompagneranno a lungo. Ora chi vorrà, e ne avrà la possibilità, potrà riviverle assistendo ad un'esercitazione spettacolare. Parliamo delle Truppe Alpine il cui comando, come consuetudine, al termine dei corsi alpinistici primaverili, organizza l'esercitazione "Falzarego", quale momento di verifica e dimostrazione pratica del livello di addestramento raggiunto dai reparti.
L'esercitazione, che si svolgerà nel suggestivo scenario storico-naturale delle Torri del Falzarego, vedrà impegnati centinaia di alpini, elicotteristi dell'Esercito e, per la prima volta, militari di Forze Armate straniere.
Le autorità civili e militari che interverranno all'evento, i rappresentanti dei media e il pubblico, sempre numeroso nelle edizioni passate, avranno la possibilità di vedere dal vivo una delle più complete e significative attività addestrative e operative di truppe da montagna, in cui si alterneranno senza soluzione di continuità le più moderne tecniche di progressione alpinistica con equipaggiamento completo, emozionanti manovre di soccorso in parete con e senza elicotteri e la simulazione di un episodio di combattimento in montagna, che vedrà impegnata una compagnia alpina, elicotteri da combattimento e ranger del 4° reggimento Alpini paracadutisti.
Una mattinata sicuramente coinvolgente, che lascerà tutti col fiato sospeso e gli occhi all'insù, in un teatro storico-naturale di spettacolare bellezza paesaggistica e ambientale.
L'appuntamento è per giovedì 11 luglio (da spostare di un giorno, vale a dire a venerdì 12, in caso di condizioni meteorologiche particolarmente avverse), a partire dalle ore 10,30 presso le Torri del Falzarego/Col de Bos, raggiungibili a piedi in quindici minuti dal parcheggio in prossimità del bar "Strobel" di fronte al rifugio "Col Gallina"; verrà inoltre predisposto, informano gli organizzatori dell'iniziativa, un servizio di navetta gratuito dal chilometro 111 della strada statale numero 48 a partire dalle ore 10.30.
Chi avesse necessità di ulteriori informazioni in merito all'attività, possono rivolgersi a info@comalp. esercito. difesa. it.

 

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17/06/2013

 

Il grazie degli alpini di Conegliano Veneto

 

Gentile direttore,
sono un'anziana e sono poco aggiornata e se mi permette sono qui a comunicarLe che gli alpini di Conegliano Veneto e Tarvisio (alloggiati a S. Nicolò) hanno inviato i loro ringraziamenti (per la bella e grande ospitalità che hanno ricevuto nel corso della stupenda Adunata) al Circolo Sociale Pensionati della Farnesiana di via Radini Tedeschi.
Ma, gentile direttore, siamo noi che dobbiamo ringraziare loro (gli Alpini) che ci hanno portato tanta allegria, tanta amicizia, solidarietà, disponibilità, affetto, spettacolo e disciplina. Gli Alpini portano nel cuore i veri valori, gli ideali della vita che oggi vengono un po' a mancare.
Noi anziani non dimenticheremo mai e poi mai i tre giorni stupendi passati con l'86ª Adunata e dobbiamo ringraziare chi l'ha ideata e chi l'ha organizzata così bene. Un ringraziamento particolare a "Libertà" e Telelibertà" ed a tutto lo staff per la grande professionalità e la bravura, perché anche chi non ha potuto personalmente partecipare all'avvenimento ha potuto godere della grande, spettacolare e meravigliosa Adunata anche da casa.
Grazie di vero cuore a tutti ed a chi ha operato per averci fatto vivere e godere di un così grande spettacolo.


Vincenzina Rapaccioli
Presidente Circolo Sociale
Pensionati della Farnesiana

 

E' davvero incredibile che, a quasi quaranta giorni dall'Adunata degli alpini, siamo ancora qui a ricordare quei tre giorni e gli amici di Conegliano Veneto ci scrivono ringraziando per la bella accoglienza che hanno ricevuto a Piacenza. Gli alpini ci hanno lasciato, come giustamente dice la presidente Vincenzina Rapaccioli, tanta allegria e tanta amicizia, due valori importanti in tempi di crisi, che se messi insieme alla solidarietà diventano una ricchezza per tutti. Ringraziaìo Vincenzina per le belle parole verso Libertà e Telelibertà. Noi abbiamo raccontato l'Adunata e la presenza degli alpini e dei piacentini in modo completo e appassionato. Un evento che meritava. Dopo 40 giorni c'è ancora interesse e il libro di Libertà "alpini a Piacenza", ristampato, sta avendo un grande successo. Grazie agli alpini.

 

Gaetano Rizzuto

 

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16/06/2013

Borgonovo, fisarmoniche e animazione per gli anziani ospiti dell'istituto Andreoli

Arrivata all'11esima edizione la "Festa dell'anziano"

Borgonovo - Gli anziani ospiti dell'ex istituto Andreoli di Borgonovo, oggi Asp Azalea, hanno salutato l'altro giorno l'arrivo dell'estate. In loro onore il personale della struttura protetta ha organizzato l'undicesima "Festa dell'anziano" tenutasi come sempre nella splendida cornice del viale alberato che costeggia il parco. La giornata ha vissuto diversi momenti di animazione tutti coordinati dall'operatrice Nilla Cella, che insieme a Maria Carla Cassinelli e Barbara Albertini hanno regalato agli anziani ospiti una giornata speciale. Grazie all'impegno di tutto il personale che lavora nei vari reparti quest'anno all'evento di inizio estate hanno potuto partecipare gran parte dei circa 150 ospiti che sono presenti all'interno dei reparti Gardenia e Melograno (i quali fanno parte di asp Azalea nata dalla fusione tra ex Andreoli di Borgonovo ed ex Albesani di Castelsangiovanni). La parte del leone come sempre l'hanno fatta le Fisarmoniche in festa di Domenico Grassi che hanno allietato il pomeriggio a suon di valzer e mazurke accompagnate dalla voce di Mario Casella. Durante il pomeriggio c'è stato anche il tempo per ringraziare le tante realtà che ogni anno danno una mano per la buona riuscita dell'evento. L'educatrice Nilla Cella, per ricambiare di tanta generosità, ha confezionato diversi omaggi che sono stati consegnati agli ospiti presenti. Tra questi uno è stato dedicato agli alpini i cui volontari ogni anno in occasione della festa dell'anziano si prestano a distribuire gnocco fritto, le cui porzioni vanno letteralmente a ruba. Per loro l'educatrice ha confezionato un gagliardetto in feltro che raffigura un cappello alpino, mentre per i musicisti ha confezionato alcuni cuori in legno con calle in feltro e piccole chiavi a significare il desiderio di regalare loro tanta felicità. L'animatrice ha infine pensato di donare alle mogli degli alpini, sempre a nome di tutti gli anziani che sono ospiti della struttura, piccole piantine aromatiche. La festa è stata ingentilita dai festosi addobbi che gli anziani dei reparti Gardenia 1 e Melograno hanno preparato nei giorni precedenti l'evento di inizio estate. Il tutto non poteva non concludersi con un ricco buffet organizzato anche grazie alla collaborazione di Avis, cooperativa Coopra Elior insieme al comune e asp Azalea. Un grazie è andato anche ai volontari della Pro loco di Borgonovo, per il supporto logistico fornito durante la festa. L'appuntamento si è concluso con un arrivederci al prossimo anno.
mar. mil.

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15/06/2013

Giovanissime Penne Nere

I bambini della scuola d'infanzia conoscono gli alpini

pontedellolio - I bimbi della scuola dell'infanzia "Giovanni Rossi" di Pontedellolio hanno conosciuto da vicino gli alpini. L'occasione è stata l'Adunata nazionale che si è svolta a Piacenza dal 10 al 12 maggio scorso e i giorni che hanno preceduto il grande evento.
Anche Pontedellolio ha ospitato gruppi di alpini ed in particolare la fanfara alpina Monte Beigua della sezione di Savona e il coro Cai Ana di Cinisello Balsamo.
Appresa la notizia dell'arrivo degli alpini, nella giornata di sabato 11 maggio, la macchina organizzatrice si è messa in moto per rendere speciale questo evento. "Il tempo a disposizione era poco - raccontano le insegnanti - ma siamo riuscite ad organizzare un piacevole incontro coinvolgendo bambini, genitori, nonni. Nei giorni precedenti, nel corso delle attività didattiche, abbiamo raccontato la storia degli alpini, chi sono, perché si chiamano alpini, come si vestono, dove vivevano, con quali mezzi si muovevano, come trascorrevano le serate, che cos'è l'adunata e perché sono importanti per la nostra storia. Dopo questa interessante discussione i bimbi hanno rappresentato graficamente vari momenti della storia degli alpini e sono intervenuti numerosi dialoghi".
"Gli alpini sono umani", ha detto un piccolo alunno. "Gli alpini sono buoni perché aiutano le persone a fare tante cose", ha affermato un altro. "Avevano i muli e andavano sulle rocce, dormivano nelle tende e quando c'era freddo per scaldarsi si abbracciavano", ha proseguito un terzo. Ed ancora: "Gli alpini salgono sulla montagna perché devono raccogliere le stelle alpine per regalarle alle bambine" ha detto un bimbo ricordandosi le parole del noto canto "Sul cappello che noi portiamo" che aveva imparato insieme ai compagni in classe.
"Finalmente è arrivato l'atteso giorno - spiegano le maestre -. I bambini sono giunti a scuola emozionati e desiderosi di incontrare i loro amici alpini. Il cortile della scuola era addobbato con coccarde, cuori tricolori, bandiere e si è presto animato con la presenza di tantissime persone anche non residenti a Pontedellolio, papà e nonni con il cappello con la penna nera".
Disposti sui gradini della scuola, con i piccoli cappelli alpini in testa e con tanti applausi i bambini hanno accolto la fanfara che ha suonato per loro. I piccoli hanno contraccambiato intonando "Sul cappello" commuovendo i presenti. Gli alunni hanno infine donato al capogruppo di Pontedellolio Luigi Garolfi, un piatto e un libro da loro stessi realizzati ed in cambio hanno ricevuto una bandiera. La giornata "alpina" si è conclusa a sera con l'esibizione del coro Cai Ana di Cinisello Balsamo nella chiesa parrocchiale San Giacomo.
N. P.

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15/06/2013

Perché non fare qualcosa di utile per la città?

Signor direttore,
la presenza degli alpini a Piacenza ha mobilitato l'intera città e risvegliato il desiderio di partecipazione e volontariato, dimostrando quanto è bello "esserci". E allora, in questo momento di crisi, sarebbe il caso di sfruttare il piacere dell'aggregazione e la soddisfazione di contribuire al recupero in prima persona di un'opera pubblica, col proprio nome scritto in bella mostra a indicare chi e che cosa ha realizzato. Con tutte le aree dismesse e in rovina che aspettano solo di essere restituite ai piacentini, ma che per mancanza di denaro rimangono nel "dimenticatoio", ingenuamente mi ricordo delle corvée, prestazioni di lavoro gratuite un tempo obbligatorie, ma che a Piacenza potrebbero diventare volontarie. Basterebbe un comitato organizzatore e coordinatore, supervisionato dal Comune, preposto ad arruolare per un giorno o più all'anno quei muratori, idraulici, elettricisti, falegnami, giardinieri e altri artigiani che per amore per la città, gusto del restauro e del decoro, socializzazione, protagonismo, passatempo, cura antidepressiva vogliono realizzare qualcosa di utile e di bello. A Bettola pochi anni fa i muratori del paese, a turno e senza costi per la collettività, hanno ripristinato e rimesso in attività l'Oratorio di San Bernardino, ora utilizzato regolarmente. Piacenza, città già bellissima, possiede comunque una lunga lista di opere pubbliche in attesa d'intervento. Al di là degli inevitabili costi per l'assicurazione dei lavoratori e per i materiali, almeno la manodopera sarebbe gratis e si indicherebbe questa città come un modello da seguire.

Emanuela Sbordi

Offro la proposta di Emanuela Sbordi al dibattito pubblico e agli amministratori di Piacenza. Certamente l'adunata degli alpini ha risvegliato in tanti piacentini la voglia di fare qualcosa per la propria città, di contribuire alla soluzione di qualche problema, di dare una mano per rendere la città più accogliente. Gli alpini lo hanno fatto prima, durante e dopo. Hanno rimesso a nuovo alcuni giardini per bambini, pitturato le panchine, ripulito alcune piste ciclabili. Emanuela propone di rendere questa "partecipazione volontaria" un po' organizzata. Non so se sarà possibile, ma già in passato ci sono state forme "organizzate" attraverso il Comune di cittadini che nei quartieri si sono mobilitati per risolvere i problemi. La città ha bisogno di tutti per essere più bella.

Gaetano Rizzuto

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14/06/2013

Perché Piacenza è da 165 anni Primogenita d'Italia

Pubblichiamo l'intervento del Sen. Alberto Spigaroli per la commemorazione del 165° anniversario di Piacenza Primogenita nel Consiglio Comunale straordinario che ha reso omaggio agli Alpini dell'Adunata Nazionale

di ALBERTO SPIGAROLI
La nostra provincia è stata la prima che senza incertezze con un consenso plebiscitario pressoché unanime ha deciso di unirsi al Piemonte. Il plebiscito si è svolto come è noto il 10 maggio per volontà del governo provvisorio eletto dai patrioti dopo la fuga del duca Carlo II Borbone, lo sganciamento da Parma e l'abbandono degli austriaci dalla nostra città.
I risultati del plebiscito furono consegnati a Carlo Alberto il 14 maggio a Sommacampagna mentre si stava svolgendo la prima guerra d'indipendenza.
Purtroppo i vari racconti storici che parlano delle vicende del periodo 1948-49 del nostro Risorgimento, non ricordano questo avvenimento che ha sicuramente un'alta importanza in relazione all'avviamento del processo per il raggiungimento dell'Unità d'Italia.
Si parla diffusamente delle insurrezioni patriottiche di Milano (le cinque giornate) di Brescia (la leonessa) di Venezia che hanno costretto gli austriaci a lasciare il loro territorio e rifugiarsi nel famoso quadrilatero o ritardarono il loro ritorno; delle insurrezioni che costrinsero il duca Leopoldo a lasciare la Toscana e della proclamazione della repubblica romana e della sua difesa che costrinsero il Papa a rifugiarsi a Gaeta. Però in tutti i governi provvisori formati in sostituzione di quelli dei principi spodestati o della dominazione austriaca, avevano la prevalenza (o una forte presenza in essi) le idee dei seguaci di Mazzini, o quelle dei seguaci del Cattaneo oppure quelle dei moderati neoguelfi Mazzini voleva l'unità d'Italia; ma con la repubblica; Cattaneo oltre la repubblica voleva un sistema confederale; ed a una confederazione con a capo il Papa pensavano i neoguelfi ispirati dalle idee del Gioberti.
Pertanto la decisione di staccarsi da Parma e di unirsi al Piemonte è stata solitaria, ma lungimirante e profetica, perché nel decennio successivo, in modo particolare perl'opera di Cavour trionferà l'idea della realizzazione dell'Unità d'Italia attraverso l'annessione al Regno di Sardegna; idea alla quale alla fine aderiranno quasi tutte le varie correnti del patriottismo risorgimentale: (democratici e liberali).
Unità che con l'annessione di Piacenza ha compiuto il primo passo anche se l'appartenenza al regno di Sardegna è stata di breve durata. E' finita infatti con l'armistizio di Salasco, con cui si è conclusa la prima campagna della guerra d'indipendenza 1848-49 con la sconfitta dei piemontesi. Però con questa annessione di Piacenza si è verificato un fatto molto importante e significativo che meriterebbe di essere ricordato dalla grande storia.
Bisogna riconoscere che esponenti di maggior rilievo del patriottismo piacentino, Giuseppe Manfredi, Pietro Gioia, Fabrizio Gavardi, Giovanni Rebesti, Carlo Fioruzzi, Alessandro Anguissola e Camillo Piatti (per ricordare i più importanti), hanno saputo agire molto saggiamente facendo prendere ai loro concittadini la via più giusta per una efficace manifestazione dei loro sentimenti patriottici. L'unica via che veramente poteva ed ha potuto consentire di realizzare l'indipendenza e l'unità del nostro Paese.
Purtroppo, assai meno saggia è stata la decisione presa dal Sindaco Gavardi, sostenuto da tanti altri, di distruggere il Castello di Pierluigi Farnese perché in esso avevano alloggiato gli austriaci. Una gravissima ferita al nostro patrimonio di Beni culturali.
Si trattava di una stupenda opera di architettura militare, una delle più insigni, non solo dell'Italia, ma dell'Europa, progettata da Antonio Sangallo il Giovane, uno dei più celebri architetti del ‘500 di queste opere fortificatorie.
E così anche in un momento luminoso ed esaltante della sua storia, come quello prima ricordato, Piacenza non ha dimenticato il suo vizio di farsi del male (come è avvenuto con la vendita del quadro della Madonna Sistina di Raffaello).
Per fortuna a causa della mancanza di fondi i lavori per questa insana distruzione si arrestarono e così si salvarono tre bastioni che costituiscono la parte più bella e importante, sotto il profilo storico ed architettonico della cinta muraria farnesiana.
Quest'anno si è verificata la felice circostanza che la commemorazione celebrativa della primogenitura di Piacenza ha coinciso con la scelta della nostra città per l'86° Adunata nazionale degli Alpini.
Le grandi benemerenze di quest'arma, sotto il profilo combattentistico, morale e patriottico - una delle armi più apprezzate ed amate del nostro esercito - sono note a tutti. In ogni guerra hanno saputo sopportare sacrifici inenarrabili e compiere imprese straordinarie.
Naturalmente sono più presenti nella nostra memoria perché meno lontane nel tempo le tremende vicende dell'ultima guerra, quelle della campagna di Albania e della campagna di Russia, alle quali deve essere associato, il meno conosciuto contributo dato per la liberazione dell'Italia dai due battaglioni di alpini, il Piemonte ed il Monte Granero che insieme ad altri reparti dell'esercito italiano riorganizzato da Badoglio (tra cui il mio) hanno combattuto contro i tedeschi, a fianco degli Alleati.
Del battaglione Piemonte si ricorda la leggendaria impresa della conquista di monte Marrone (non lontano da Cassino) formidabile caposaldo della linea di difesa tedesca "Gustav".
Ed è per questi motivi, che siamo veramente lieti ed orgogliosi di celebrare l'anniversario dell'annessione di Piacenza al Regno sabaudo, il primo, sia pure modesto e temporaneo ma tanto significativo evento con cui è stata avviata l'unità d'Italia, con la presenza nella nostra città di tanti
alpini provenienti da tutta l'Italia appartenenti ad una Associazione per la quale l'onestà, il generoso spirito di solidarietà, l'amore per la Patria e per lo sua unità sono valori fondamentali indiscutibili.
Si tratta di un'ottima simbiosi di patriottismo. Ed il festoso tripudio di bandiere con cui vengono accolti ne sono una chiara entusiastica dimostrazione di riconoscimento.
Pertanto possiamo essere certi che finchè ci saranno gli alpini i propositi di rompere l'unità della nostra Nazione troveranno sempre un insormontabile ostacolo.
 

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13/06/2013

Boom di richieste per Alpini a Piacenza

Grande successo anche per la ristampa del libro fotografico di Libertà sull'Adunata nazionale

C'è chi lo ha comprato perché ha un figlio alpino e l'altro, anche se in fanteria, lo vuole ugualmente e chi invece ne ha dovuto spedire uno addirittura a Pisa. Chi ha letteralmente "fatto fuori" le sue copie in un'ora e chi invece si lamenta perché non ne sono arrivate abbastanza. Sono le storie dei piacentini e soprattutto del loro approccio ad "Alpini a Piacenza. Volti, storie, testimonianze delle penne nere piacentine", il libro che i lettori del nostro quotidiano hanno trovato di nuovo in edicola a partire da ieri al costo di 9,80 euro più il prezzo di Libertà. Una ristampa del volume si è infatti resa necessaria, dato che in pochi giorni il libro è andato praticamente esaurito.
«Li abbiamo già venduti tutti» ha spiegato Antonio Bellino dalla sua edicola di Piazza Duomo, «addirittura ne stiamo spedendo una copia a Pisa. Abbiamo appena telefonato per averne delle altre copie in modo da accontentare tutte le richieste». Sulla stessa lunghezza d'onda anche Andrea Ferrarini: «Ne avevo 10 e nel giro di qualche ora le ho vendute quasi tutte» ha dichiarato dalla sua edicola di Piazza Cavalli, «me ne sono rimaste solo due».
Soddisfatta anche Luigina Lodigiani dell'edicola in Piazzetta San Francesco: «Ne abbiamo vendute parecchie copie: molti clienti del resto erano stati fotografati in quei giorni e volevano vedere le loro immagini pubblicate» ha dichiarato. Non ha ricevuto altre copie, ma le ha richieste Tiziana Ponzini dell'edicola in via Alberoni: «Per fortuna ne avevo ordinate parecchie subito e così molti clienti hanno potuto acquistare il loro libro» ha spiegato. Sono invece ancora in attesa della loro personale copia di "Alpini a Piacenza" i clienti dell'edicola di Paolo Gorni in via Alberoni: «Quelle che ho preso con la seconda ristampa sono già finite: ora ne ordinerò delle altre» ha spiegato Gorni, «inutile sottolineare che questo libro sia piaciuto tanto ai piacentini: sarà per le numerose fotografie presenti, le immagini storiche o forse per i testi delle canzoni, ma in ogni caso il libro ha avuto successo». Ma ad apprezzarlo non sono stati solo gli edicolanti: «È una pubblicazione fatta bene: noi ne abbiamo presa più di una copia» ha spiegato Stefano Alberoni, «del resto ho un figlio che è un alpino e un altro che è in fanteria ma voleva il libro».
«È un libro molto bello» ha dichiarato Graziano Maggi che è fra l'altro uno dei volti della vecchia guardia di Libertà, «del resto anche l'adunata lo è stata: in famiglia l'abbiamo apprezzata e altrettanto apprezziamo questo libro». «È un libro fatto davvero a regola d'arte» gli ha fatto eco Lucia Piccoli, sostenuta anche dal suo edicolante di fiducia Daniele Mazzoni, «per questo motivo a noi piacentini del sasso piace tanto».

Betty Paraboschi

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11/06/2013

Cori russi nell'aula del Consiglio comunale

«Vi aspettiamo a Rossosch nel 70° di Nikolaevka. Piacenza sarà in prima fila»

«Vi aspettiamo a Rossosch, certi che Piacenza sarà al primo posto». E' l'augurio che Inna Krivova, vice direttrice del centro culturale della cittadina russa, fa al sindaco Paolo Dosi e agli assessori Tiziana Albasi e Paola Beltrani. A Rossosch c'era il comando del Corpo d'Armata Alpino nel 1942-'43; lì vicino fu combattuta la battaglia di Nikolaevka che permise agli alpini e alle truppe dell'Asse di guadagnare il terreno decisivo per la ritirata di Russia. Vent'anni fa gli alpini di tutta Italia proprio a Rossosch, con l'Operazione Sorriso, realizzarono un memoriale vivente: un asilo per 130 bambini.
Ieri 130 ragazzini russi, dai 6 ai 16 anni, erano nella sala del Consiglio comunale di Piacenza per omaggiare le istituzioni locali e portare un messaggio di pace e di fratellanza universale. Sono i protagonisti di Casa Montagna di Ferriere che ogni anno dà vita al Festival internazionale dei giovani. Rimarranno a Piacenza per due settimane. Una ventina provengono proprio da Rossosch (regione del Don), gli altri dalla regione di Kuban, sul Mar Nero. Quest'anno, a Rossosch, agosto e settembre (il clou è il 21) saranno i mesi degli alpini e degli italiani per le celebrazioni del 20° anniversario dell'Operazione Sorriso ma soprattutto del 70° di Nikolaevka.
«Abbiamo aperto tre ristoranti italiani e costruito quattro nuovi alberghi» dice Inna Krivova dopo che i ragazzini si sono esibiti con canti, cori del folklore e passi di danza. Coinvolti, nel centro dell'aula, anche l'assessore Albasi (con un piccolo cosacco) e il sindaco (con una ragazzina russa in costume). «Sono contento di poter ospitare nella nostra città un'iniziativa dell'amico Carlo Devoti - dice il sindaco -. Ogni volta che gruppi come questi vengono a trovarci portano una ricchezza a tutta la comunità, con la loro internazionalità, la loro cultura, il loro folklore».
Ad accompagnare la delegazione russa il patron di Casa Montagna, il maestro di sport Carlo Devoti, che ha annunciato l'esibizione del gruppo in piazza Cavalli e ai Giardini Margherita per il prossimo 18 giugno. Nel pomeriggio i 130 ragazzini russi sono stati ospiti della scuola Dante dove hanno tenuto un piccolo spettacolo.

Federico Frighi

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11/06/2013

«Senza bandiere la città sembra nuda»

(fri) Sono iniziate ieri le operazioni con le quali gli alpini ritireranno giorno dopo giorno tutte le 80mila bandiere tricolori esposte per l'Adunata nazionale di maggio, compresi i tre chilometri di "pavesi" (le bandierine che sventolano in centro storico) e i bandieroni lungo la tangenziale. La prima squadra di alpini volontari in azione (quella del gruppo di Carpaneto) ieri è stata più volte fermata dai cittadini. A renderlo noto è il presidente sezionale Bruno Plucani. «Ci hanno chiesto quattro o cinque volte di non togliere le bandiere - rivela il numero uno degli alpini piacentini -. Piacenza, senza tricolori, si sono lamentati, sembra nuda». Il ritiro dei vessilli, tuttavia, continuerà secondo il programma concordato. Oggi sarà in azione una squadra mista di alpini: una parte di Carpaneto, una parte di Settima. I volontari, dotati di un taglierino con prolunga, hanno iniziato dalla zona dell'ammassamento dell'Adunata, in corso Europa.
Contemporaneamente altri alpini hanno cominciato a rimettere a posto le aree verdi lievemente danneggiate dai mezzi pesanti durante l'Adunata. Qui si è partiti dal giardino pubblico di via Santa Franca. Seguirà quello di via Rogerio.

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11/06/2013

Alpini, il bestseller torna con la prima ristampa

Domani di nuovo in edicola il libro di Libertà sull'Adunata e sulle Penne nere piacentine. Era andato subito esaurito

In pochi giorni è andato decisamente a ruba. I piacentini hanno "saccheggiato" le edicole cittadine per accaparrarsi una copia della nuova pubblicazione che l'Editoriale Libertà ha deciso di dedicare all'adunata nazionale degli alpini che ormai un mese fa si è svolta a Piacenza: stiamo parlando di "Alpini a Piacenza. Volti, storie, testimonianze delle penne nere piacentine", il libro che i lettori del nostro quotidiano troveranno di nuovo in edicola a partire da domani (mercoledì) al costo di 9,80 euro più il prezzo di Libertà. Una ristampa del volume si è infatti resa necessaria: in pochi giorni il libro è andato praticamente esaurito e certo il merito è tutto da rintracciarsi nella pregevolezza della pubblicazione. In tutto sono oltre duecento pagine, o meglio 204 per l'esattezza, quelle che la compongono oltre a un migliaio di fotografie tra immagini storiche, istantanee dei tre giorni dell'Adunata e della sfilata che domenica si è svolta dalla mattina fino alla sera; ma oltre al ricco repertorio iconografico, il libro presenta anche i volti dei "veci" e dei "bocia" piacentini, le interviste, i motti dei Reggimenti e dei Battaglioni, i testi delle canzoni e uno spazio appositamente riservato alle curiosità delle penne nere.
Quando sono nati gli alpini? Qual è la storia della penna nera e cosa rappresenta? E l'uniforme quando è nata? A questi e ad altri interrogativi "Alpini a Piacenza" risponde attraverso una serie di schede esplicative compilate con accuratezza e precisione. Tanti sono gli argomenti trattati: dai muli che per oltre un secolo sono stati i compagni fedeli delle penne nere alle missioni di pace che hanno portato gli alpini in giro per il mondo e negli ultimi anni in Afghanistan; dallo spirito di solidarietà che li ha visti impegnati fin dalla nascita del corpo al giuramento che rappresenta il momento fondamentale per la vita di un militare. E ancora ecco gli "excursus" sulle pubblicazioni, sui film e sulle canzoni che hanno celebrato le penne nere, da "Maciste alpino" a "Montagne in fiamme" fino al più recente "Don Gnocchi. L'angelo dei bimbi". Per quanto riguarda la letteratura invece l'opera cult è "Centomila gavette di ghiaccio" scritta da Giulio Bedeschi tra il 1945 e il 1946, pubblicata da Mursia nel 1963 e vincitrice del Premio Bancarella nel 1964 con circa tre milioni di copie vendute in 130 ristampe e nuove edizioni e traduzioni. Non mancano infine un ricordo di Arturo Govoni, una ricca sezione di interviste a personalità piacentine che hanno un passato e in certi casi anche un presente da alpino e un rapido excursus sulla storia dei gruppi piacentini.

Betty Paraboschi

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10/06/2013

Il Festival internazionale dei giovani si è aperto nel segno del folklore russo

La rassegna è iniziata a Ferriere e Bettola, oggi nuova tappa a Piacenza

FERRIERE - Ha preso avvio l'edizione 2013 del Festival internazionale dei giovani, l'esperienza ideata e condotta dal maestro di sport Carlo Devoti che vede alternarsi da giugno a settembre giovani artisti da tutto il mondo, in particolare dai Paesi dell'Est Europa che portano nel Piacentino i loro talenti. Ferriere e Bettola sabato sera e ieri hanno salutato i tre gruppi russi venuti dalla città di Rossosch e dalla regione di Krasnodar, luoghi che assistettero ai combattimenti dei soldati italiani, e in particolare degli alpini, durante la Seconda guerra mondiale.
A Rossosch gli alpini vent'anni fa hanno costruito l'asilo "Sorriso" perché dalle macerie del conflitto mondiale potesse nascere un simbolo di una nuova volontà di pace. Nella città di Nickolajewka migliaia di alpini persero la vita nel combattimento che da 70 anni viene ricordato per celebrare i caduti. Per questo i giovani sabato sera sono stati accolti a Casa Montagna di Ferriere dal locale gruppo alpini con il capogruppo Luigi Malchiodi, e dal sindaco Giovanni Malchiodi. «Sono orgoglioso di potervi ricevere a Ferriere - ha esordito il primo cittadino - un piccolo paese a vocazione turistica di cui spero apprezzerete le bellezze paesaggistiche».
Ieri pomeriggio invece sono scesi a Bettola dove sono stati ricevuti dal sindaco Sandro Busca e dagli assessori prima di esibirsi e di ristorarsi alla baita alpina al lago dei Pini ospitati dalle penne nere bettolesi. «Vi accogliamo con semplicità - ha affermato il sindaco Busca informando della storia bettolese e delle vicissitudini belliche che l'hanno vista protagonista -, ma con calore e amicizia come si fa nelle nostre valli dove vivono tanti alpini. Voi giovani più di altri avete mente e cuore aperti all'incontro e potete costruire stabili relazioni tra i popoli. Con il vostro impegno nell'arte, nella cultura, diventerete i più efficaci creatori di pace».
I gruppi protagonisti delle prime giornate valnuresi sono i "Tanok children folk ensemble", coro e ballerini della regione di Krasnodar, il gruppo vocale Diapazon e il gruppo di teatro Rams di Rossosch. «Siamo molto contenti di essere qui - ha osservato Inna Krivova, la fondatrice e responsabile del gruppo Diapazon -. Per i bambini, che hanno dagli 8 ai 10 anni, è un'esperienza importante per aprire la loro mente e acquisire più sicurezza sul palco, cantare col cuore, ma soprattutto per instaurare nuove amicizie con ragazzi di altri Paesi». Stamattina i ragazzi saranno accolti dal sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, e nel pomeriggio si esibiranno alla scuola "Vittorino da Feltre".

Nadia Plucani

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10/06/2013

Un'italiana in Russia grazie agli alpini

BETTOLA - (np) Dal 1998 insegna italiano alla popolazione e ai bambini dell'asilo di Rossosch. Lo fa volontariamente e Rossosch è diventata la sua seconda casa. Ieri pomeriggio, nella sala consiliare del municipio di Bettola, è intervenuta anche Gianna Valsecchi, italiana originaria di Bergamo, di mestiere interprete, che dal 1998 ogni anno si reca a Rossosch, nell'asilo "Sorriso" costruito dagli alpini.
Il suo incontro con la città russa è avvenuto quasi per caso, dopo aver conosciuto il mondo degli alpini. «Nel 1988 - racconta Valsecchi - in occasione del terremoto in Armenia, gli alpini avevano allestito un ospedale da campo ed ero stata chiamata come interprete. Mi sono innamorata del loro modo di operare, vedevo che si davano da fare, ma con il sorriso, e mi sentivo inutile perché dovevo solo tradurre, mentre loro lavoravano materialmente. Ho ancora avuto occasione di lavorare con gli alpini nell'ospedale da campo in altre missioni, nel terremoto di Assisi, a Valona per la guerra in Kosovo. Mi hanno fatto scoprire il volontariato».
Nel 1998 l'arrivo a Rossosch, all'asilo "Sorriso". «L'allora presidente della Provincia di Rossosch - spiega Valsecchi - mi propose di andare ad insegnare italiano». Le condizioni erano chiare. Insegnare gratuitamente in cambio di vitto e alloggio. Così da allora, Gianna Valsecchi, due volte all'anno, si reca a Rossosch dove ha allestito una stanza ad aula, a laboratorio linguistico, con lavagna, libri e fotocopiatrice. «Sono impegnatissima - osserva -, ma sono felicissima perché è più quello che ricevo che quello che do. Ora siamo impegnati anche per il 20ennale della costruzione dell'asilo e il 70esimo anniversario della battaglia di Nickolajewka, una festa che si svolgerà sabato 21 settembre e che vedrà la presenza di centinaia di alpini».

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09/06/2013

Alpini, una poltrona per quattro

Sesto Marazzi, Gino Luigi Acerbi, Roberto Lupi e Matteo Ghetti in pista per la successione al presidente Plucani. Delegati al voto il 22 giugno

La "febbre" da Adunata nazionale si fa ancora sentire. Sono ben quattro gli alpini piacentini candidati alla presidenza sezionale. Un affollamento mai registrato, a memoria d'uomo, nella Sezione alpini di Piacenza. L'assemblea dei delegati, il prossimo 22 giugno, si troverà per votare il successore di Bruno Plucani. Quel giorno scadrà il mandato di colui che sarà ricordato come il presidente che ha fatto arrivare a Piacenza l'Adunata nazionale alpini e che ad oggi non è più rieleggibile, avendo retto la sezione locale per tre mandati di fila (nove anni).
Quattro, dicevamo, i candidati per la poltrona da presidente. Naturalmente tutti alpini. A cominciare da Sesto Marazzi, vice presidente sezionale anziano nonchè a capo del gruppo alpini di Sarmato. Marazzi si è particolarmente distinto nell'organizzazione dell'Adunata nazionale ricevendo più volte il plauso del presidente del Comitato organizzatore, Nino Geronazzo. Marazzi è anche consigliere di vallata per la Bassa Valtidone. Poi Gino Luigi Acerbi, vice presidente sezionale e a capo del gruppo alpini di Piacenza. Acerbi, impegnato in varie realtà cittadine di volontariato, è conosciuto per il suo impegno in favore dei pendolari con il Crufer. Infine il duo più giovane in termini anagrafici.
Roberto Lupi, a capo del gruppo alpini di Marsaglia e nel collegio dei revisori dei conti della Sezione di Piacenza, è funzionario alla Cariparma e da sempre impegnato nella valorizzazione del territorio montano. Si ricorda, ad esempio, la donazione degli alpini di Marsaglia di un defibrillatore ai carabinieri della locale stazione, la prima in tutta la provincia ad aderire al Progetto Vita. Infine Matteo Ghetti, alpino vigolzonese, referente del Centro studi Ana della Sezione di Piacenza. Ghetti, durante l'Adunata nazionale, ha ricoperto il ruolo di responsabile della Commissione eventi, occupandosi in particolare del polo museale alpino ospitato nell'ospedale militare di viale Palmerio. Il presidente eletto rimarrà in carica per un mandato triennale, riconfermabile poi per due volte. Al massimo, dunque, 9 anni. Niente a che vedere con i sessanta ininterrotti anni del presidente fondatore, il capitano Arturo Govoni, eletto nel 1922.

Federico Frighi

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09/06/2013

Penne nere a Piacenza

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08/06/2013

Per gli alpini arriva l'ammaina bandiera, da lunedì rimossi gli ottantamila tricolori

Da lunedì i piacentini cominceranno a vedere sempre meno bandiere tricolori in giro. Inizia infatti l'operazione di "sbandieramento", come la chiamano alla Sezione di Piacenza delle penne nere. Le squadre volontarie che hanno montato gli 80mila tricolori e i tre chilometri di "pavesi" per l'Adunata nazionale degli alpini daranno vita all'operazione inversa. Non più con i due cestelli messi gratuitamente a disposizione dalla ditta "Gianfranco Bramieri", ma con un sistema a taglierino dotato di prolunga, azionato da un volontario a bordo di un camioncino. Il tutto scortato dalla polizia municipale.
Da lunedì 10 giugno, le squadre di alpini piacentini si alterneranno per alcuni giorni finché avranno rimosso tutti i tricolori partendo dalle uscite autostradali e dalla tangenziale dove, ai cavalcavia, sono "ancorate" le bandiere orizzontali. I vessilli ancora integri verranno dati alla Sezione di Pordenone per la prossima Adunata nazionale, mentre gli altri saranno donati ad enti e associazioni che ne faranno richiesta o resteranno alla sezione dell'Ana come ricordo dell'avvenimento di maggio.

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06/06/2013

«Alpini, il miglior passaporto turistico per la nostra città»

Il sindaco Dosi e il vicepresidente della Provincia Parma sulle ricadute della grande Adunata. Un'ottima prova generale anche per l'Expo 2015

C'è un volto meno conosciuto dell'adunata nazionale degli alpini approdata a Piacenza qualche settimana fa e non è quello delle fanfare e dei cortei, ma semmai quello fatto dai racconti dell'adunata vissuta da ogni piacentino e fatta di zuccherini alcolici, bicchieri di zibibbo e grappa "buttati giù" a metà pomeriggio.
Di questo si è parlato durante l'incontro "Piacenza ha riscoperto la tradizione alpina" che si è svolta l'altra sera alla Famiglia Piasinteina e che ha visto intervenire il sindaco Paolo Dosi, il vicepresidente della Provincia Maurizio Parma, il direttore di Libertà Gaetano Rizzuto, il direttore editoriale de L'urtiga Ippolito Negri, il giornalista Fausto Fiorentini e alcuni volti noti ai piacentini come Fausto Frontini, Pino Spiaggi ed Enzo Boiardi: coordinate dal razdur Danilo Anelli, queste voci piacentine hanno raccontato la loro "personale adunata".
«Abbiamo capito subito di esserci messi dentro una macchina organizzativa più grande di noi, ma gestita da mani capaci - ha spiegato Dosi, - e abbiamo visto Piacenza trasformarsi in una città che mai avremmo pensato di vedere. La "mia" adunata è iniziata giovedì pomeriggio con uno zibibbo e dei dolci di pasta di mandorle offerti da un gruppo di alpini siciliani e da lì è stato un crescendo di ospitalità capace di mettere a dura prova il fegato di chiunque». Particolarmente soddisfatto anche Parma: «Alla nostra città è sempre mancato il passaparola sulle offerte turistiche - ha dichiarato, - e oggi invece c'è grazie agli alpini che ancora ci fanno un'ottima pubblicità in giro per l'Italia. Ora però dovremo pensare anche all'Expo 2015 che dovrebbe portare circa 200mila persone al giorno per sei mesi sul territorio milanese e nei dintorni».
«È stata una grande festa riuscita» ha commentato il direttore Rizzuto che all'indomani della fine dell'adunata ha fatto uscire per i tipi dell'editoriale Libertà la bella pubblicazione "Alpini di Piacenza", «fin dall'inizio ho sposato la causa degli alpini e con il giornale abbiamo iniziato a costruire l'evento 100 giorni prima: Piacenza ha dimostrato di essere perfettamente in grado di gestire dei grandi eventi come Expo 2015».
Da parte sua invece Fiorentini si è detto soddisfatto della vena turistico-culturale che l'adunata ha avuto, esaltando il passato risorgimentale di Piacenza primogenita, mentre Negri, che con L'urtiga ha dato alle stampe un bel numero speciale dedicato agli alpini piacentini, ha evidenziato l'originalità di una «ricerca che presenta una breve biografia degli alpini piacentini decorati e caduti».

Betty Paraboschi

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05/06/2013

Ferriere apre le porte al Festival

Fra gli ospiti i bambini dell'asilo di Rossosch , costruito dagli alpini

FERRIERE - E' alle porte l'edizione 2013 del Festival internazionale dei Giovani che anche quest'anno invaderanno Casa Montagna di Ferriere e tutto il Piacentino. Grazie all'organizzazione del patron Carlo Devoti, da sabato 8 giugno si alterneranno per sei turni fino a venerdì 30 agosto numerosi gruppi di giovani da tutto il mondo: Turchia, Georgia, Algeria, Francia, Bulgaria, Ungheria, Romania, Taiwan, Spagna, Polonia, Italia, Ucraina, Slovacchia, Cekia, India, Indonesia e Russia. La presenza dei gruppi dalla Russia quest'anno assumerà un significato ancora più profondo in quanto arriveranno nel Piacentino i giovani di Rossosch e della regione di Krasnodar, luoghi che sono rimasti nella storia per i combattimenti avvenuti durante la seconda guerra mondiale. A Rossosch gli alpini 20 anni fa hanno costruito un asilo sulle rovine della sede del Corpo d'armata, durante la campagna del '42-'43. Hanno costruito un asilo come simbolo di una nuova volontà di pace, perché là, dove cinquant'anni prima echeggiavano ordini di morte, salissero invece al cielo le grida gioiose dei bambini, segno della vita che continua. Lo ricorda bene il monumento situato di fronte all'asilo che riporta l'iscrizione: "Da un tragico passato, un presente di amicizia, per un futuro di fraterna collaborazione". Nel primo turno del Festival saranno ospiti proprio i bambini dell'asilo di Rossosch e i gruppi artistici Diapazon e Rams dell'Istituzione culturale municipale del Teatro di Rossosch. Con loro altri 100 giovani artisti della Regione di Krasnodar, teatro di guerra in cui furono coinvolti anche i nostri alpini. A Nikolajewka, infatti, vicino a Rossosch, gli alpini combatterono una tremenda battaglia che lasciò sul campo migliaia di morti da entrambe le parti. «La battaglia ci vide sconfitti - osserva Carlo Devoti che nel 2006 conobbe di persona quei luoghi durante uno dei suoi viaggi - ma il grande cuore degli Alpini ha voluto lasciare in quel villaggio un segno di rispetto, di pace, di comprensione, di amicizia, e lo ha fatto nel modo migliore, cioè costruendo un asilo per i figli di quella guerra che nel futuro potranno comunque conservare un buon ricordo di noi italiani». Il 21 settembre a Rossosch si svolgerà il raduno per celebrare il 20esimo anniversario della costruzione dell'asilo cui parteciperà anche una delegazione italiana e piacentina. I giovani russi vivranno la settimana del Festival incontrando le autorità ed esprimendo il loro talento folkloristico. A Piacenza, Bettola e Ferriere si svolgeranno eventi significativi, che vedranno coinvolti anche gli alpini, come se fosse un'appendice della recente adunata nazionale delle penne nere che si è svolta in città a metà maggio. Sabato 8 giugno i gruppi saranno festeggiati a Casa montagna accolti dagli alpini e dalle autorità di Ferriere alle 19. A Bettola sabato 9 giugno arriveranno i gruppi "Tanok children folk ensemble" dalla regione di Krasnodar, i gruppi artistici Diapazone Rams dell'Istituzione culturale municipale del Teatro di Rossosch, e la scuola d'arte per bambini del Distretto municipale della regione di Krasnodar, per un totale di 130 giovani artisti che nel pomeriggio si esibiranno in piazza e poi saranno ospitato dagli alpini per la cena alla baita del lago dei Pini. A Piacenza infine i gruppi Tanok children di Krasnodar e l'istituzione culturale municipale del teatro di Rossosh si esibiranno lunedì 10 giugno. I circa 80 giovani saranno ospitati in mattinata nella sala del consiglio comunale dal sindaco e dai rappresentanti della Provincia. Interverranno i loro capi delegazione prima di trasferirsi poi all'asilo della scuola "Vittorino da Feltre".

Nadia Plucani

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05/06/2013

Fratellanza e amicizia i valori degli Alpini

Caro direttore,
mi riferisco all'intervento a firma di Umberto Fantigrossi di sabato 1 giugno
Descrivere la recente Adunata nazionale degli alpini di Piacenza come un grande bivacco alcoolico significa non essere stati in città in quel magnifico fine settimana ed aver ceduto ad uno stereotipo che era già vecchio e fuori moda negli anni 70 del secolo scorso.
Non posso credere, infatti, che si possa aver perduto la capacità di percepire i valori veri e sani dell'AMICIZIA e della FRATELLANZA fino a questo punto.
Per fortuna i piacentini presenti erano tanti e sapranno valutare la nostra festa con maggiore sensatezza e cognizione di causa.

Bruno Plucani
Presidente provinciale degli alpini

Caro direttore,
ho comprato in edicola il bel libro edito di Libertà dal titolo "Alpini a Piacenza". Sento di ringraziare il mio giornale per questo regalo.
Dopo aver vissuto in modo intenso la tre giorni dell'Adunata Nazionale ora c'è un libro che ci documento la storia degli alpini, dei nostri vecchi e degli alpini di oggi a noi tanto cari in molte circostanze.
Ne ho comprate due copie. Una l'ho spedita ad una famiglia di alpini veneti con cui ho fatto amicizia durante la festa.

Roberto. F.

Sono sicuro che Umberto Fantigrossi, col suo intervento sul treno veloce con Milano, non volesse assolutamente offendere gli Alpini d'Italia che per tre giorni hanno fatto festa con i piacentini. Lo abbiamo ripetuto più volte in queste settimane, gli alpini, con il loro entusiasmo hanno portato a Piacenza tanta amicizia e tanta fratellanza. Ce ne accorgiamo ancora oggi, dopo quasi un mese. Ieri sera, alla Famiglia Piasenteina, si è dibattuto su cosa hanno lasciato gli alpini e sul perché Piacenza ha riscoperto la tradizione alpina. Piacenza ha un grande debito di riconoscenza verso gli Alpini d'Italia perché oggi la città è più forte, più sensibile, più accogliente, più aperta. E' il miracolo che hanno fatto gli alpini: far scoprire agli stessi piacentini che hanno un grande cuore alpino!

Gaetano Rizzuto

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04/06/2013

Dagli Alpini di Brescia: grazie amici piacentini

Caro direttore,
mi fa piacere inviare a "Libertà" la lettera che ci ha inviato il presidente della Sezione Alpini di Brescia, Davide Forlani.

Bruno Plucani

«Carissimo Presidente,
con ancora nelle orecchie le note delle centinaia di fanfare e negli occhi le "Penne" che si muovono all'unisono, sento il dovere di ringraziarti a nome mio personale, del Consiglio direttivo e di tutti gli alpini della sezione per l'Adunata che ci hai confezionato.
Mi riferisco in particolare all'accoglienza che ci hanno riservato i tuoi concittadini, alcuni dei quali ci hanno dichiarato che la loro immaginazione si era fermata molto, ma molto distante da quello che hanno poi visto, sentito, vissuto. Anche l'organizzazione è stata di ottimo livello - se consideriamo i tempi correnti - e di questo te ne siamo profondamente grati.
Ti chiediamo ora un favore: un nostro alpino, all'ammassamento ha avuto un arresto cardiaco. Un agente della Polizia locale con altri prodi è intervenuto prontamente anche con l'ausilio di un defibrillatore.
Non sapremo mai quanto ha fatto l'alpino interessato, quanto i soccorritori immediati - tra cui il vigile - e quanto i sanitari dell'ambulanza e dell'automedica; ora sappiamo la cosa che più ci interessava: l'alpino Luigi Benedetti (che gli amici continueranno a chiamare Gino) classe 1939, dopo circa 40 minuti di tentativi, in cui abbiamo fortemente temuto il peggio, ha ridato segni di vita, è stato trasportato in ospedale e ricoverato in terapia intensiva, dalla quale è uscito.
Ebbene, desidereremmo che tu ti facessi latore dei nostri ringraziamenti più vivi nei confronti di tutto l'apparato sanitario che è intervenuto nel nostro caso, che un po' a tutti è parso un miracolo.
Ti chiederemmo anche, quando potrai di portare i nostri vivi ringraziamenti al tuo parroco-sergente che ha accolto splendidamente i componenti del nostro Coro Sezionale "Alte Cime" ed ha confezionato una Madonna tutta alpina. Digli anche che qualcuno (timidamente) azzarda che il succitato miracolo sia passato anche da lì.
Goditi la gioia ed il meritato riposo dopo l'immane fatica, e nell'attesa di incontrarti al più presto; con i rinnovati ringraziamenti abbiti una calorosa stretta di mano».

Davide Forlani
presidente ANA - Sezione di Brescia

Sono molto belle e gratificanti le parole che Davide Forlani, presidente degli Alpini di Brescia ha inviato al suo collega di Piacenza, Bruno Plucani. A quasi un mese dall'Adunata che è già storia piacentina stasera alle 21 alla "Famiglia Piasenteina" si terrà un incontro per dibattere sul tema "Piacenza ha riscoperto la tradizione alpina". Un evento l'Adunata che ha cambiato per sempre Piacenza e i piacentini. Ce lo dice anche l'amico alpino di Brescia. Piacenza ha saputo gestire bene l'Adunata e la sfilata ed ha saputo soprattutto accogliere con affetto e simpatia i 400mila alpini. Sul piano organizzativo Piacenza ha dimostrato di saper gestire i grandi eventi. Un esempio il sistema sanitario, la città cardioprotetta che ha soccorso e salvato l'alpino Gino.

 

Gaetano Rizzuto

 

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03/06/2013

Primogenita e alpini, è "amore" dal 1882: la storia domani alla Famiglia Piasinteina

piacenza - Per la prima volta a Piacenza, dopo 86 edizioni in 93 anni, l'adunata dell'Associazione Nazionale Alpini ha fatto riscoprire alla città i suoi legami con il corpo degli Alpini. Un legame che nasce nel 1882 quando l'arruolamento nelle truppe da montagna si estende anche alle vallate appenniniche, che si consolida negli anni ottanta dell'Ottocento, quando Piacenza ospita il comando del IV corpo d'armata (e a comandarlo fu il generale De Sonnaz che rimase poi con la famiglia a Piacenza).
Per decenni i giovani di leva piacentini indossarono il cappello con la penna nera con un contributo notevole anche alla storia del corpo, assorbendone e coltivandone quei singolari valori che caratterizzano da sempre l'appartenenza agli alpini. E la città in occasione dell'Adunata ha risposto in modo entusiastico, accantonando di fronte alla allegra invasione di oltre 400 mila alpini, la consueta riservatezza.
Di queste cose si parlerà domani martedì 4 giugno alle ore 21 alla Famiglia Piasinteina, in via San Giovanni 7, in una serata dal titolo "Piacenza ha riscoperto la tradizione alpina" con l'intervento del sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, (la città e l'adunata), del vice presidente dell'Amministrazione provinciale, Maurizio Parma, (la Provincia e l'adunata), di Fausto Fiorentini (lo spirito alpino tra senso di appartenenza e tradizione), Ippolito Negri (la storia degli alpini piacentini) direttore de "L'Urtiga" che ha realizzato uno speciale dedicato a "Alpini Piacentini - Decorati, caduti e storie di reduci", Gaetano Rizzuto (i piacentini e l'adunata) direttore di Libertà che ha prodotto un grande sforzo giornalistico-editoriale nell'occasione. Intermezzi musicali con melodie alpine di Fausto Frontini già ufficiale degli alpini.
Sarà presente una rappresentanza di alpini della sezione dell'Ana di Piacenza presieduta da Bruno Plucani. Ingresso libero.
 

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03/06/2013

"Alpini a Piacenza", è un bel libro: grazie Libertà!

Caro Direttore,
Come si usa dire, "me lo sono scolato tutto d'un fiato", ma non si tratta di un bicchiere di buon vino, ma del libro "Alpini a Piacenza" edito da Libertà in ricordo della 86ª Adunata degli alpini svoltasi a Piacenza il 10,11,12 maggio scorsi.
Una opera veramente di quelle a cui togliersi il cappello.
Ovviamente dopo la prima " tracannata" l'ho sorseggiata tutta adagio, adagio, alla ricerca delle foto di miei concittadini, le ho trovate comprese quelle del mio "vecio " Gino ed anche in un gruppo, quella del generale Giuseppe Bellocchio.
Ho letto tanti nomi legati al periodo quando mio papà faceva il servizio militare, 1934, 3° Reggimento Alpini, Battaglione Susa, Divisione Taurinense, comandata dal generale di Corpo d'armata Giuseppe Bellocchio, Susa, Pinerolo, Exlilles, Sestriere, Rocciamelone, Moncenisio, Monginevro e tanti altri che bambino, in inverno ho sentito ricordare dal generale Bellocchio e da don Matteo Valla, storico parroco del Duomo di Bobbio quando si usava fare sulla stufa a legna le bruciate e insieme bere sempre un buon bicchiere di vino della "Vaccona". Una strana, ma eccezionale coppia antesignana delle vicende raccontate da Guareschi relative a don Camillo e Peppone, prete il primo, mangiapreti il secondo, ma amici per la pelle.

Pierluigi Troglio
Bobbio

 

Come abbiamo riferito ieri in cronaca il libro "Alpini a Piacenza" sta avendo un grande successo. In molte edicole è già andato esaurito ma, in queste ore, sono arrivati i rifornimenti con le nuove copie. Come testimonia la lettera di Pierluigi Troglio era proprio questo lo spirito con cui abbiamo deciso di far diventare libro, cioè storia, l'Adunata degli Alpini e le foto che ci avete inviato voi lettori, nipoti e figli di Penne Nere o voi stessi alpini. Più di mille foto: un documento, un album della presenza a Piacenza di questi straordinari uomini che hanno scritto pagine di grande eroismo e di grande solidarietà. E' un libro da conservare, da custodire tra le cose più care. Basta chiederlo in edicola, magari prenotarlo. E poi "leggere" questa straordinaria storia per immagini e testimonianze, una storia che trasmette emozioni.
Gaetano Rizzuto

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02/06/2013

Un'Adunata Alpini da bestseller

Esordio con il botto nelle edicole cittadine per il volume fotografico dedicato alle penne nere piacentine. Decine di prenotazioni e scorte quasi esaurite

Esordio con il botto per il libro fotografico dedicato alle penne nere "Alpini a Piacenza". Il volume dell'Editoriale Libertà, almeno a sentire la prima mattinata di edicola, è destinato a diventare una sorta di bestseller nel bookshop aziendale. «Abbiamo quasi esaurito le copie già con le prenotazioni - rivela Andrea Agazzi, edicolante di piazza Duomo -, ne avevamo ben 15 in pochi giorni». Così, sotto i portici di piazza Duomo, nel giorno di mercato, è stato un continuo pellegrinaggio alla ricerca del libro tricolore. Anche in piazza Cavalli alle 11 del mattino era già andato esaurito. C'è chi lo acquista per un alpino conosciuto durante l'Adunata. «Mi ha telefonato un alpino di Firenze - racconta Antonio Bellino -, ha saputo del libro e ne ha chiesto una copia. Glielo compro e glielo spedisco per posta». «Una signora è venuta a chiedermelo addirittura la sera prima che uscisse - dice Mary, dell'edicola Buscarini, in piazza Duomo all'incrocio con via XX Settembre -. Doveva partire per le ferie e non voleva rimanere senza». Qual'è l'acquirente tipo? «Tutti - risponde senza esitazione -, anche diversi giovani».
Un esempio? «Lo prendo - dice il signor Bruno Gazzola - perchè presto diventerà un libro da collezione. Andrà esaurito, non faranno ristampe ma nella mia biblioteca ci sarà». «I lettori lo acquistano perchè l'Adunata degli alpini è stata un evento epocale - osserva Tiziana Ponzini, edicolante in piazzetta Santa Maria - e il volume ne traccia un fedele ricordo». C'è chi lo compera a scatola chiusa perchè già sa che cosa ci troverà ma anche chi, una volta arrivato in edicola, se lo fa aprire, lo sfoglia e decide di acquistarlo. «Piace l'aspetto grafico - dice Tiziana - con la doppia serie di fotografie, quelle dell'Adunata e quelle storiche». Quelle storiche sono gli scatti, spesso ingialliti dal tempo, che i lettori di Libertà hanno inviato nei mesi di marzo, aprile e maggio al giornale per ricordare la naja propria o di un proprio caro. «C'è chi sa di esserci e vuole una copia del libro - spiega Andrea Agazzi - chi invece era all'Adunata e spera di essere stato ritratto nelle foto. L'onda lunga dell'Adunata è ancora presente a Piacenza». Quasi esaurito anche nell'edicola in via Alberoni incrocio via Tibini. «Ne ho venduto diverse copie» dice Paolo Gorni per il quale con l'iniziativa dell'Editoriale Libertà è come tornare un po' all'Adunata degli alpini. Ieri mattina alle 9 il libro era già volato a Casumaro, in provincia di Ferrara, dove la Sezione Alpini di Piacenza era presente con il suo presidente Bruno Plucani e 18 penne nere piacentine. Si inaugurava una struttura realizzata dagli alpini dopo il sisma dell'anno scorso. Le foto dell'Adunata hanno fatto rivivere anche laggiù quei momenti magici del maggio piacentino.

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02/06/2013

Gli alpini a Fiorenzuola per il "Progetto Vita"

Buongiorno direttore,
siamo un gruppo di volontarie di Fiorenzuola d'Arda appartenenti al Progetto Vita (scopo: salvare una vita con i defibrillatori). Io e le mie "colleghe" volevamo ringraziare gli alpini che erano a Fiorenzuola sabato 10 maggio in occasione dell'Adunata nazionale.
Perché ringraziare un gruppo così generoso ed altruista? Beh, ancora una volta questi giovanotti allegri e sorridenti, hanno dato dimostrazione di avere in petto un cuore grande, grandissimo.
Sulla piazza Molinari (di fronte alla chiesa a Fiorenzuola) era stato allestito un banchetto di raccolta fondi per il Progetto Vita con una lotteria. Il cartellone che pubblicizzava tale iniziativa riportava la seguente scritta: "Viva la mamma degli alpini" ed un cuore grande disegnato. Il gruppo degli alpini (incuriositi) si è avvicinato ed una volta conosciuto lo scopo dell'iniziativa, non hanno esitato all'acquisto dei biglietti.
Il giorno successivo a Piacenza (grazie alla presenza del defibrillatore) è stata salvata la vita ad un alpino. Chissà se il gruppo presente a Fiorenzuola, guardando i biglietti si ricorderà di quel momento. Di certo non potrà dimenticare che proprio grazie al Progetto Vita è stata salvata la vita ad un loro compagno.
Auguriamo al loro collega una pronta guarigione ed a tutti i partecipanti all'Adunata inviamo i nostri migliori saluti. Grazie per la lezione di vita impartitaci: di una cosa siamo certi... il cuore non ha stagioni né colori ma solo una particolarità: l'intensità del battito.

Le volontarie di Progetto Vita
"Il cuore di Piacenza"

 

Sì, gli Alpini hanno lasciato segni positivi nel capoluogo e in tutta la provincia. Ed è molto bello che, a quasi 4 settimane dall'Adunata, ancora ce ne ricordiamo. Le volontarie di Fiorenzuola del "Progetto Vita" testimoniano con questa lettera di un piccolo episodio di generosità e solidarietà. Gli Alpini sono fatti così, dove c'è bisogno loro ci sono sempre. Piacenza, durante l'Adunata, era "cardioprotetta" ancora di più per soccorrere, eventualmente, qualche alpino. Ed è successo dopo la sfilata. Un alpino si è sentito male, è stato immediatamente soccorso con il defibrillatore in dotazione agli agenti della Polizia Municipale e così è stato salvato. E' già tornato a casa e ora sta bene. "Progetto Vita", un vanto di Piacenza a livello nazionale e internazionale, va sostenuto con passione, come fa la dottoressa Aschieri.

Gaetano Rizzuto
 

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01/06/2013

Un libro dedicato agli Alpini di tutti i tempi

Da oggi in edicola, allegato a Libertà, il libro fotografico sugli Alpini: 204 pagine, più di mille immagini. Contiene le foto storiche e quelle dei tre giorni di festa, dell'Adunata e della sfilata. Pubblichiamo la prefazione al volume del direttore di Libertà.

L'Adunata degli Alpini a Piacenza del 10, 11 e 12 maggio 2013 è già entrata nella Storia: quattrocentomila Alpini d'Italia, per la prima volta, nella città Primogenita d'Italia. Una festa indimenticabile.
Con questo volume, "Alpini a Piacenza", Libertà racconta, per immagini, la grande epopea delle Penne Nere piacentine di ieri e di oggi.
Più di mille foto in cui sono impressi i volti, i ricordi, le storie, le leggende dei "veci" e dei giovani.
Un libro "scritto" dagli Alpini. Tanti nipoti e figli ci hanno inviato le foto dei bisnonni, dei nonni, dei padri. Sono "cartoline" in bianco e nero del passato lontano, ma anche recente. Foto inedite, staccate dagli album, ingiallite, macchiate, ritrovate nei cassetti.Un secolo di foto. Ecco gli Alpini di Piacenza in guerra e in pace, sotto la naia e in missione. Ecco gli Alpini di oggi che sfilano e fanno festa per le vie di Piacenza.
Questo libro è un omaggio agli Alpini coraggiosi di tutti i tempi, al ruolo che hanno nella nostra comunità, al loro impegno di solidarietà, fatto di fatica, amicizia e allegria.
Questo libro è un elogio alla loro memoria e un grazie per la missione che svolgono tra noi. Si è Alpini per tutta la vita. Alpini per sempre. Ce lo dimostrano tutti i giorni. I piacentini lo sanno.
In questo volume ci sono soprattutto foto, ma anche interviste, racconti, canzoni e cori. Ci sono le immagini dei mitici muli, fedeli compagni, per decenni, degli artiglieri di montagna (gli ultimi muli, pensionati nel 1993, hanno sfilato a Piacenza tra la commozione dei "veci").
Tanti cappelli, tante penne nere. Una storia per tutti, quella del capitano Arturo Govoni, il "presidentissimo"; esempio di generosità e spirito alpino.
Grazie Alpini di Piacenza di tutte le generazioni. Questo album di Libertà è dedicato a voi.

Gaetano Rizzuto

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31/05/2013

Il grande cuore delle Penne Nere

Domani in edicola il volume con oltre mille foto

di CARLO FRANCOU
Una sequenza di immagini e narrazioni che si dipana lungo più di duecento pagine punteggiate da aneddoti, ricordi, curiosità, testimonianze, riflessioni e un serpentone di foto attuali e storiche.
Il libro-documento dell'Editoriale Libertà dedicato all'Adunata nazionale che si è svolta a Piacenza da venerdì 10 a domenica 12 maggio domani sarà in edicola.
Ad appena una quindicina di giorni dell'evento che ha cambiato il volto e lo spirito di Piacenza il volume vede la luce documentando quelle giornate indimenticabili che hanno reso grande e indissolubile il legame tra Piacenza e le Penne Nere.
Un susseguirsi di avvenimenti ben documentati a cui si aggiungono i volti dei "veci" e dei "bocia" ma anche di tanti altri piacentini - giovani e meno giovani - che hanno voluto indossare il caratteristico e glorioso copricapo per poi farsi immortalare in uno scatto.
Il libro è stato curato da Stefano Pareti su progetto grafico di Cristiana Emiliani e con il coordinamento editoriale dell'infaticabile Paolo Terzago.
"La mia penna nera? All'inizio fu un caso, ora è motivo di orgoglio e di passione" ricorda nel libro Bruno Plucani, presidente provinciale ANA che ha passato gli ultimi due anni a tessere la trama di un'organizzazione che non ha lasciato nulla al caso e che ha raccolto il plauso di un'intera comunità.
"L'Adunata è testimonianza del legame fra società, territorio e forze armate" scrive il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel messaggio riportato nelle pagine introduttive del volume sottolineando i "sentimenti di orgoglio per i valori di coraggio, generosità e dedizione al dovere che da sempre contraddistinguono il Corpo".
"Alpini a Piacenza" parla di questo orgoglio e di tant'altro ancora. Ogni pagina coniuga la puntuale cronaca fotografica del maggio 2013 con la memoria di un passato fatta di sbiadite ma significative immagini che centinaia di piacentini hanno inviato a Libertà e che sono andate a costituire l'ossatura portante di questa pubblicazione che è dedicata a loro e a una città che ha saputo mostrare il suo lato migliore aprendosi agli Alpini con un grande ed affettuoso abbraccio.

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31/05/2013

Borgonovo, don Carlo Gnocchi rievocato dal suo successore

Borgonovo - (m. mil) "Don Carlo Gnocchi. L'uomo, l'alpino, il santo": era il tema del convegno organizzato a Borgonovo per ricordare la figura del sacerdote, proclamato beato nel 2009, considerato il patrono degli alpini. Tra gli ospiti monsignor Angelo Bazzari originario di Pecorara, presidente della Fondazione intitolata a don Carlo Gnocchi che si occupa di dare assistenza ai mutilati e agli orfani di guerra. Monsignor Bazzari ha ricordato le motivazioni che spinsero don Gnocchi, cappellano militare durante la Seconda Guerra Mondiale, a dedicarsi in particolare alla cura dei bambini e degli anziani: «In Russia si ebbe l'Apocalisse dell'umanità e lì don Carlo vide nei suoi alpini Cristo, povero tra i poveri». Tornato dalla guerra, don Gnocchi decise che occorreva ripartire dai bambini e diede il via alla Fondazione oggi presente in 9 regioni italiane e 4 stati esteri e che dispone di 3.200 posti letto gestiti da oltre 5mila dipendenti che lavorano a stretto contatto con Ministeri, Università, Ausl ecc. «Don Gnocchi - ha ricordato Bazzari - non si adoperò solo per garantire assistenza, ma si prodigò per la riabilitazione complessiva della persona, restaurandone la dignità, offrendo ai mutilatini una vita normale». Il sindaco Roberto Barbieri ha fatto gli onori di casa prima dell'intervento del parroco di Borgonovo, don Paolo Buscarini, che ha ricordato il legame che esisteva tra san Luigi Orione, la cui Opera è presente a Borgonovo, e don Gnocchi. I due in alcune occasioni si incontrarono. «Questa storia di santità - ha detto il parroco di Borgonovo - ha un punto in comune perché entrambi ricercano una carità che non solo fa sopravvivere ma punta alla formazione integrale della persona». L'assessore alla cultura Matteo Lunni ha ricordato i vari aspetti della figura di don Gnocchi. «Si tende a considerarlo un eroico soldato o il gigante della carità ha detto l'assessore - ma in realtà sono le due facce di una stessa medaglia accomunate da un denominatore comune che è la sua santità». Il cappellano militare don Bruno Crotti ha ricordato come la Chiesa abbia «sempre sostenuto chi si prodiga per la pace anche utilizzando le armi, pur nel rispetto della dignità della persona». Il capogruppo delle penne nere di Borgonovo Piero Bosini ha parlato di don Gnocchi alpino. «In Russia egli ha visto l'uomo nudo, nella sua estrema bassezza - ha detto Bosini - e ciò ha fatto crescere in lui lo spirito di solidarietà e di impegno».

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31/05/2013

Festa Granda, Podenzano è pronta

Il sindaco Ghisoni ringrazia il presidente uscente Plucani, cresce l'entusiasmo per l'appuntamento provinciale delle penne nere piacentine a settembre

PODENZANO - Siamo venuti per gli alpini! Si è alzata questa voce dal pubblico che mercoledì ha gremito l'auditorium comunale di Podenzano per rivivere le emozioni e l'entusiasmo dello storico evento dell'adunata nazionale degli alpini a Piacenza del 10-12 maggio. La serata promossa dal Comune di Podenzano e dall'Associazione nazionale alpini è stata voluta per raccontare l'adunata dalla viva voce di chi l'organizzata, in primis dal presidente provinciale Ana, Bruno Plucani, podenzanese. Nel 2006 Plucani ha infatti ha presentato la prima candidatura della città ad ospitare il raduno nazionale. Ancora nel 2007 ed infine nel 2010 quando finalmente i vertici dell'Ana hanno affidato a Piacenza il compito di organizzare l'evento che ha visto sfilare 85mila penne nere e la presenza di 400mila persone. «Solo la tenacia di un alpino poteva portare l'adunata nella città di Piacenza - è stato osservato dal sindaco di Podenzano, Alessandro Ghisoni -. Sono stati giorni di euforia, di entusiasmo, da cui emergeva il grande spirito di unità. Ho partecipato a diverse adunate e ho sempre respirato aria di amicizia, solidarietà e fratellanza». Mentre trascorrevano le immagini delle giornate alpine in città e a Podenzano (il paese ha accolto circa duemila penne nere) Plucani ha spiegato ciò che sta dietro i tre giorni clou dell'adunata e citato le tante persone (alpini e non) che nelle cinque commissioni hanno gestito l'organizzazione. Anche i podenzanesi hanno avuto un ruolo importante, come Nicola Scotti, segretario dell'adunata, e Giorgio Rossi. «Sono stato fortunato - ha osservato Plucani - ad aver avuto come collaboratori persone valide e ho avuto aiuto da tutti i gruppi». Alla serata, intervallata dai canti alpini del coro Gerberto di Bobbio, diretto da Edo Mazzoni, anch'egli podenzanese, era presente il coordinatore nazionale di protezione civile, Giuseppe Bonaldi. Durante l'adunata ha coordinato 600 volontari che hanno portato a Piacenza il loro regalo: interventi in alcuni parchi.
Ora sarà Podenzano a diventare protagonista, i prossimi 14 e 15 settembre, per la Festa Granda, il raduno provinciale che sarà organizzato dalla sezione di Piacenza con il gruppo di Podenzano, guidato da Giovanni Carini, un "onere ed un onore", l'ha definita il capogruppo, che spera di vedere lo stesso entusiasmo creato dall'adunata e tanta partecipazione. In quella occasione Plucani, che ha ricevuto da Ghisoni una targa di riconoscenza come illustre cittadino, non sarà più in veste di presidente provinciale perché il 22 giugno terminerà il suo terzo ed ultimo mandato. Metterà "zaino a terra" e l'assemblea straordinaria dei delegati eleggerà il nuovo presidente. «Sono dispiaciuto di lasciare i miei alpini e di non partecipare all'organizzazione della Festa Granda nel mio paese - ha commentato con emozione -, ma sono soddisfatto per ciò che sono riuscito a portare avanti in questi nove anni».

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31/05/2013

«Mio nonno alpino salvò suo fratello»

di ALESSANDRO CENTENARI
Mi chiamo Alessandro e sono nipote di Pietro Dubini alpino della seconda guerra mondiale.
E' stata tanto viva e forte l'emozione e il sentimento di orgoglio provato mentre assistevo alla sfilata dei nostri alpini che, quando ho appreso di aver avuto un nonno alpino, al ritorno a casa, assieme a mia mamma abbiamo iniziato a rovistare tra vecchi album alla ricerca delle foto del nonno da lui scattate sul fronte greco albanese.
E così, grazie soprattutto ai ricordi di mia mamma Antonia, e alle foto ritrovate, abbiamo ricostruito un episodio che più volte avevo sentito raccontare dal nonno quando ero piccolo.
Mio nonno Pietro Dubini era nato a Sarmato nel 1917 da famiglia povera, 7 fratelli, rimasti tutti orfani già in tenera età a causa della prematura morte del padre.
Nel 1938, coscritto, nonno Pietro parte per il servizio militare quando in Europa ancora non soffiavano venti di guerra; reparto di destinazione il famoso battaglione Susa, che già dal 1935, faceva parte della celebre Divisione Taurinense.
Ma a quell'epoca la leva durava molto più che un anno, e fu così che mio nonno, da giovane coscritto, si ritrovò poi direttamente sotto le armi di un paese che stava entrando in guerra al fianco della Germania.
Pietro Dubini, promosso nel frattempo a caporalmaggiore, fu destinato, assieme agli alpini della Taurinense, sul fronte greco-albanese dove, pochi mesi dopo, venne raggiunto dal fratello Remigio, di 4 anni più giovane e che, proprio grazie al nonno, scamperà da morte sicura e potrà tornare dalla guerra e vivere una vita normale.
L'episodio che vado a descrivere, come già detto, mi è stato raccontato dal nonno, ma soprattutto mi è stato poi ripetuto da mia mamma che ne serba un forte ricordo avendolo sentito raccontare più volte da suo padre ma anche dallo zio Remigio, emigrato in Argentina, in occasione di un suo ritorno in Italia
D'altra parte quando mio nonno morì, nel 94, io avevo solo 10 anni e a quell'età spesso i racconti hanno il sapore della fantasia anche quando si riferiscono alla dura realtà come quella della guerra.
Invece, nell'ascoltare il racconto da mia mamma, ho avuto l'impressione di avere davanti ancora il nonno, lì con me, vivo, mentre raccontava come aveva salvato la vita allo zio Remigio.
Raccontava il nonno:
«Stavamo subendo un fortissimo attacco dal nemico ed eravamo rimasti ormai senza munizioni; i rifornimenti più volte promessi non erano arrivati e non avevamo più neppure quasi nulla da mangiare. Ci sparavano addosso da tutte le parti, la confusione era totale e non capivamo neppure dove mirare. A un certo punto mi accorgo che mio fratello Remigio era rimasto gravemente ferito ed era immobilizzato».
Fu proprio in quel momento che il comandante diede un ordine perentorio al caporalmaggiore
Dubini: Ritirata immediata e salvare il salvabile….
L'ordine fu poi ripetuto in maniera implacabile e inappellabile: Ritirarsi velocemente lasciando ogni cosa che poteva rallentare la marcia. Qualunque cosa…!!
Il caporalmaggiore Dubini fece presente che suo fratello Remigio aveva una grave ferita e non era in condizioni di camminare, anzi, aveva bisogno di urgenti cure.
L'ufficiale rispose con un netto rifiuto ripetendo che non c'era tempo e dovevano immediatamente ritirasi.
Fu così che il nonno, che non era mica uno che le mandava a dire, rischiando anche di farsi fucilare, disse in faccia all'ufficiale:
«Io non lascio a terra mio fratello, qui a pochi chilometri c'è ancora l'ospedale da campo, io me lo carico sulle spalle e ce lo porto; lei faccia quello che vuole, ma se vuole fermarmi mi dovrà sparare..!! »
A quel punto l'ufficiale probabilmente sorpreso da tanta determinazione esclamò:
«Caporalmaggiore Dubini, questa è disobbedienza e diserzione». Il nonno scrollò le spalle e si mise a raccogliere il fratello.
A quel punto l'ufficiale aggiunse: «E poi per andare all'ospedale deve attraversare una zona in mano al nemico e passare su un campo minato; come pensa di farcela? ».
Ignaro dell'avviso il nonno caricò il fratello sulle spalle e poi, rivoltosi al comandante disse:
«48 ore, mi dia solo 48 ore; se fra 48 ore non sono tornato significa che siamo morti entrambi» e si avviò verso l'ospedale da campo col fratello sulle spalle.
Attraversarono un campo minato e passarono molto vicini alle linee nemiche senza per fortuna essere visti e raggiunsero l'ospedale da campo dove il fratello Remigio fu immediatamente curato.
Mio nonno non volle neppure fermarsi a riposare perché, disse lui, aveva fatto una promessa che doveva mantenere a tutti i costi e tornò indietro ricongiungendosi al reparto prima che scadessero le 48 ore e con buona pace del comandante che saputo del buon esito del "salvataggio" evitò di prendere provvedimenti verso il caporalmaggiore e non annotò il fatto sul diario.
Grazie al provvidenziale salvataggio, il fratello Remigio guarì senza conseguenze, e successivamente si ricongiunse al reparto e rimase accanto al nonno fino all'armistizio del ‘43.
Poi, dopo l'armistizio, con il disfacimento dell'esercito italiano, anche la divisione Taurinense fu sciolta proprio nel Montenegro e tanti soldati italiani furono fatti prigionieri e mandati in Germania nei lager o nei campi di lavoro.
Altri riuscirono a non farsi catturare e a tornare a casa, così come fecero il nonno e suo fratello che, evitando la cattura, dovettero però farsela a piedi per tutta la Jugoslavia fino a casa.
Finita la guerra, nonno Pietro e il fratello Remigio poterono finalmente farsi una famiglia e vivere una vita normale. Remigio nel 1950 emigrò in Argentina; morirà nel 1989. Mio nonno morirà nel ‘94.
 

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31/05/2013

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31/05/2013

Peccato, nessun alpino è arrivato a Sant'Antonio

Caro direttore,
sono un esercente di un bar di prima periferia di Piacenza e il motivo che mi ha spinto a scriverle è la profonda delusione avuta nei tre giorni dell'Adunata Nazionale degli Alpini.
Si perché nonostante avessi una gran voglia di lavorare e festeggiare insieme a queste persone di caratura unica ho dovuto fare i conti con il totale isolamento dalla manifestazione.
La mia attività si trova a Sant'Antonio in un quartiere pieno di verde e spazio per parcheggiare ma non è stato preso in considerazione. Gli sforzi sono stati tanti, sia organizzativi (24 ore su 24, piastre per cucinare e spillatori per la distribuzione di birra e vino) che logistici con cartelli per farsi conoscere e raggiungere.
Tuttavia di Alpini neanche l'ombra. Penso che sul piano organizzativo la città abbia commesso degli errori che potevano essere evitati. Si è svolto tutto e solo in centro non curandosi di tutte le persone all'esterno che avrebbero contribuito nel servizio in maniera più che disponibile. Peccato perché una manifestazione cosi doveva essere vissuta da tutti in maniera uguale invece anche stavolta sono state fatte delle selezioni come è solito fare dalla nostra amministrazione. Piacenza da anni sta morendo sotto il piano commerciale e continuando così non vedo grandi prospettive di rinascita per tutti.

Alex Velardi

 

Abbiamo pubblicato, in queste ultime settimane, tante lettere positive sulla grande Adunata degli Alpini, di piacentini e di alpini arrivati da tutta Italia. Organizzare una Adunata Nazionale non è cosa semplice, ma Piacenza ha saputo reagire bene. Molte zone della città, soprattutto quelle vicine alle antiche Mura Farnesiane, sono state direttamente coinvolte. Sant'Antonio forse era distante dal centro, dove erano concentrate le attività. Peccato, perché la frazione è ben organizzata ed ha molti spazi verde ed avrebbe sicuramente accolto con entusiasmo gli alpini. Domani per i piacentini c'è una nuova bella sorpresa sugli Alpini. Uscirà in edicola un libro, edito da Libertà, con le storie, le foto e le testimonianze sull'Adunata. Un libro documento, da raccolta. Da non perdere.

Gaetano Rizzuto

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31/05/2013

Alpini a Piacenza
di ADELMO GIOVANELLI

Allegria
Lasciano a
Piacenza
Indimenticabili
Note di
Infinita

Accoglienza


Pordenone

In
Attesa...
Continuerà ad
Emozionare con
Nuovo e
Zelante
Ardore.

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31/05/2013

Agli alpini
di don PIETRO ACHILLI

Tra piatti e pietanze
e i fiaschi di vino
sorride l'alpino
e vuole cantar...
Non sogna mitraglie,
non sogna moschetti
ma ricchi banchetti
su cui battagliar...
E sale dai monti
ancor le catene
son monti di bene
che vede e sa far.
Ancor la bandiera
è il bel tricolore
che è forza d'amore
e di civiltà...
Non più delle guerre
l'insano spavento
ma un cuore contento
che vuole bontà...
Alpini d'Italia
andatene fieri:
son questi i sentieri
su cui camminar...

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30/05/2013_3

Penne Nere: seimila euro ad Ausl e Amop
E ripareranno i giardini dov'erano ospitate

(mir) Non si ferma la solidarietà degli alpini, anche a venti giorni dalla chiusura della grande Adunata nazionale. Durante quelle giornate, nella cittadella allestita all'arena Daturi l'Ana nazionale ha raccolto fondi da destinare a iniziative benefiche. In accordo con l'Ana provinciale, le Truppe alpine hanno deciso di devolvere la somma al reparto di Immunologia dell'ospedale di Piacenza diretto da Agostino Rossi e all'Amop (Associazione piacentina malato oncologico) guidata da Romina Piergiorgi. La somma totale è di 6mila euro.
Il reparto di Immunologia, grazie al contributo delle penne nere, acquisterà un congelatore di campioni di dna per il laboratorio di immunogenetica. «Siamo molto grati all'associazione alpini - commenta Rossi - l'azienda sanitaria è sempre stata molto attenta alle esigenze del reparto, ma un aiuto esterno è fondamentale in questa fase di crisi».
L'Amop con quei fondi acquisterà un ecografo portatile per ecografie in day hospital e a domicilio. «Ne avevamo bisogno e per questo ringraziamo gli alpini - ha dichiarato la presidente Piergiorgi - ci sentiamo molto vicini al loro motto di onestà e solidarietà perché la solidarietà, specie nel campo della salute, consente di avere miglioramenti concreti nella qualità di vita dei malati».
«L'iniziativa è giunta al suo terzo anno - precisa il maggiore Mario Renna, coordinatore della Cittadella degli alpini - nei primi due anni i fondi sono stati destinati a progetti in Afghanistan, per la prima volta li abbiamo devoluti alle realtà locali. Una delle caratteristiche degli alpini è la generosità, che abbiamo riscontrato anche nei piacentini».
La consegna si svolgerà alla presenza dei rappresentanti delle Truppe alpine prima del 22 giugno, giorno della conclusione del terzo mandato del presidente Bruno Plucani.

SISTEMATE ALTRE AREE VERDI
E presto gli alpini torneranno in azione a Piacenza: nei prossimi giorni le penne nere della nostra provincia incontreranno il Comune per definire un programma di interventi sulle aree verdi che hanno ospitato gli accampamenti dal 10 al 12 maggio. Questi spazi (vallo delle mura, via XXIV Maggio, giardini Merluzzo, via Arata) non sono stati danneggiati, ma portano ancora gli inevitabili segni della presenza per diversi giorni di tende e roulotte, quindi gli alpini si sono offerti di effettuare gli interventi di manutenzione, assecondando lo spirito che accompagna le loro azioni e che ha caratterizzato anche l'Adunata piacentina. Già nel corso dell'Adunata le penne nere aveva rimesso a nuovo diversi spazi verdi di Piacenza, con interventi sui prati, le panchine e gli arredi.
Ci penserà invece l'assicurazione del comitato organizzatore a coprire i costi per qualche danno più grave, prodotto comunque sempre involontariamente e riguardante alcuni tombini e selciati stradali. Gli alpini di Piacenza hanno infine ancora varie piantine da sistemare nei luoghi da concordare con il Comune.

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30/05/2013

Il sindaco: «L'idea è nata in accordo con la sezione piacentina dell'Ana. E la utilizzeremo anche nel caso di altri eventi»

Alpini, una rotonda con dedica all'Adunata

La rotatoria di piazzale Libertà conterrà un cippo o una targa a ricordo del raduno

La rotonda di piazzale Libertà sarà dedicata all'86° Adunata nazionale degli Alpini. Lì dove si è svolto l'evento clou della manifestazione, la grande sfilata di domenica 12 maggio, sarà installato un segno tangibile del passaggio delle Penne Nere. Per il momento si parla di una targa, ma se la decisione è stata ormai presa, l'idea è ancora in uno stato embrionale.
Targa o monumento che sarà, al momento dell'inaugurazione è però certo che gli alpini si ripresenteranno a Piacenza. In quella Piacenza che ancora sospira pensando alla dolce e gioiosa invasione. «L'idea è nata in accordo con la sezione locale dell'Ana - spiega il sindaco Paolo Dosi - e grazie anche alle tante indicazioni raccolte a partire dai cittadini. Sarà il modo per ricordare un avvenimento che per noi è stato molto importante. L'idea è stata ripresa anche all'interno del Coa, il comitato organizzatore dell'Adunata».
Se la rotonda di piazzale Libertà sarà dedicata all'86° Adunata degli Alpini, anche le altre rotonde della città non saranno da meno: «Abbiamo pensato di iniziare un percorso di dedicazione delle rotonde collegandoci a eventi significativi - ha spiegato il primo cittadino - questo per ricordare, in luoghi particolari, altre ricorrenze o circostanze che hanno interessato o interesseranno la nostra città».
Tornando all'Adunata, il gesto che compirà Piacenza, sembra essere un rito ormai rodato nelle altre città che hanno accolto le Penne Nere: «A Cuneo è stato realizzato un tondo con il logo dell'Adunata in plexiglass e acciaio - spiega il presidente della sezione piacentina, Bruno Plucani - mentre a Bassano del Grappa hanno messo una penna come meridiana dell'orologio. In questi casi siamo soliti chiamare una sostanziosa rappresentanza di alpini soprattutto dalle sezioni limitrofe per fare un bella festa di inaugurazione».
A riprova del segno positivo che l'Adunata ha lasciato nei cuori dei piacentini, le tante richieste che giungono nella sede locale dell'Ana: «In tanti ci chiedono di poterla organizzare anche il prossimo anno - racconta il presidente - per non parlare poi dei tanti alpini "dormienti" che si sono presentati in sede per richiedere l'iscrizione e le informazioni richieste dagli amici aggregati degli alpini che vogliono far parte della nostra protezione civile. In sede arrivano anche tante testimonianze sotto forma di lettera che esprimo l'apprezzamento per l'Adunata».
Tanti sono i "grazie" che Plucani continua a ricevere e che lui gira agli alpini di tutta Italia: «Quando sono arrivati a Piacenza tutti gli alpini mi riconoscevano, mi salutavano e mi facevano i complimenti per l'organizzazione, credo che questo sia un bel segno d'amicizia e comunque non dobbiamo dimenticarci delle tante persone che hanno contribuito al successo dell'Adunata».
Infine la domanda che quasi tutti i cittadini si stanno facendo: Piacenza ospiterà ancora l'Adunata? «Noi puntiamo molto su questo - dice Plucani - ma bisognerà aspettare ancora molti anni. Esempi però ce ne sono come Bergamo, Brescia e Torino che hanno ospitato l'Adunata in più di una occasione».

Nicoletta Novara

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30/05/2013

Il calore degli alpini, la semplicità dei loro gesti

di GIUSEPPINA BOSELLI
sono la figlia dell'alpino Cav. Mario Boselli di cui avete pubblicato due poesie (il giorno dell'adunata degli alpini a Piacenza) e sul quale avete scritto un articolo il 23 maggio scorso. Vi ringrazio tanto per le emozioni che mi avete regalato.
Mio padre oggi avrebbe 95 anni, essendo nato nel 1918, purtroppo quando nel 1986 se s'è andato mi ha lasciato un grande vuoto.
Ha combattuto in Francia e in Iugoslavia, è stato prigioniero in Germania, ha collaborato alla realizzazione dell' Italia di oggi.
Sorretto dalla sua grande fede in Dio, dopo la prigionia nel 1945 fece ritorno a casa e nel suo amato paese, Agazzano, continuando a testimoniare i valori di onestà, di fratellanza, di amore per la patria e ricordando sempre il sacrificio dei suoi compagni dispersi o caduti in guerra.
La sua grande convinzione in questi valori lo portò a fondare ad Agazzano nel 1950 la Sezione degli alpini, oggi a lui dedicata.
Da sempre il mio amore verso gli alpini scaturisce dall'amore verso mio padre. Dopo la sua morte quanto mi costava vedere un cappello con la piuma! Quell'immagine mi portava a lui e il mio cuore si riempiva di struggente nostalgia nel ricordare quando da bambina andavo con lui alle adunate degli alpini e ascoltavo i suoi interventi...
L'adunata a Piacenza per me è stata come una catarsi, è riuscita a farmi riavvicinare a questa grande famiglia e a farmi provare emozioni particolari.
E' stato come far rivivere tutti coloro che sono mancati al fronte e rendere loro omaggio.
A noi figli non rimane altro che ricordarli con il cuore gonfio di commozione.
Il giorno dell'adunata a Piacenza uomini molto viversi tra di loro si sono trovati insieme a celebrare quello spirito di fratellanza e solidarietà che rimane uno degli elementi fondamentali della convivenza e dell'azione civile.
I nostri cari anziani hanno saputo dare solida consistenza a questa grande famiglia che non vuole lasciare disperdere l'inesauribile patrimonio di fratellanza e tradizioni e cerca di infondere lo spirito che tuttora la anima.
All'età di dieci anni ho respirato queste emozioni in occasione della Festa grande che si svolgeva ad Agazzano; ricordo Piazza Europa gremita di penne nere, fanfare e cori. Ora sono più che mai consapevole delle motivazioni che spingono tante persone a partecipare alle adunate.
Si partecipa per un atto d'amore, nel senso più vasto e più puro verso chi ha dimostrato coi fatti e con il sacrificio l'amore per i fratelli colpiti dalla sventura; è qualcosa di vivo e di reale, di affettivo e di operante in un momento in cui purtroppo l'odio e la violenza, l'aggressività e i rancori sono all'ordine del giorno. Amore per chi non è materialmente nelle loro fila, ma marcia con loro, fianco a fianco, per ricordarci che la vita di ogni uomo è preziosa e che va amata giorno dopo giorno, anche per loro, che sono sempre vivi tra vivi ideali.
In questi giorni ho capito che si va alle adunate per un gesto di speranza, speranza che certi valori non siano spariti, speranza per chi soffre e può contare sulla solidarietà, sulla comprensione di queste penne nere.
Il calore della loro amicizia, la forza e la semplicità dei loro gesti e delle loro parole, dalle quali è sempre bandita ogni ostentazione e ogni retorica, l'umorismo bonario che spesso maschera le loro profonde commozioni, il desiderio di aiutare chi è in difficoltà.
Vorrei aggiungere i miei più doverosi ringraziamenti anche al Sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, al Presidente degli alpini Plucani, al Vicepresidente Marazzi Sesto, a tutti i capogruppi, in primo luogo a quello di Agazzano, Bruno Merli, per la bella e riuscita manifestazione che non potrò mai dimenticare e che le bandiere e bandierine rimaste in ogni dove ci fanno ancora vivamente ricordare.
 

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29/05/2013

Un'intera città in festa

Tricolori in ogni strada e un susseguirsi di significativi eventi che resteranno impressi nella memoria collettiva

di CARLO FRANCOU
Tricolori in ogni strada. Un'intera città che riscopre la propria bandiera grazie all'Adunata Nazionale degli Alpini. Ma questa non è stata l'unica scoperta resa possibile dalle ormai storiche giornate. Lo spirito delle Penne Nere, fatto di simpatia, condivisione, solidarietà, umanità e generosità presto ha coinvolto tutti, cambiando non solo il volto di Piacenza ma anche il cuore dei suoi abitanti, che hanno saputo mostrare uno spirito di accoglienza e di attenzione verso le decine di migliaia di ospiti giunti da ogni parte d'Italia e del mondo.
Le avvisaglie della tre giorni si sono registrate con largo anticipo rispetto alle tre fatidiche date del 10, 11 e 12 maggio.
Prima le bandiere appese lungo le principali arterie cittadine, poi, via via che la data si faceva più vicina - grazie anche all'iniziativa di Libertà che ha proposto ai propri lettori di esporre il Tricolore - ancora bandiere ovunque: alle finestre delle abitazioni, nelle vetrine dei negozi, sulle terrazze, nei giardini, persino sui tetti delle case, a ricordare un appuntamento atteso anche con qualche apprensione abbondantemente compensata alla fine dalla consapevolezza di aver vissuto un avvenimento memorabile.
Un evento che ha rinfocolato il senso di appartenenza non solo in chi ha svolto il servizio militare in questo straordinario Corpo ma anche nei fiamiliari, giovani e meno giovani, che hanno tolto dai cassetti o da scatole rimaste per anni in soffitta vecchie foto ingiallite di padri, zii, nonni, tutti rigorosamente in divisa alpina.
L'86ª Adunata Nazionale si è aperta ufficialmente venerdì. «Siete il volto migliore dell'Italia», ha detto il sindaco Paolo Dosi, «mi auguro che l'adunata sia l'occasione per sentirsi, cittadini e alpini, parte di un'unica grande famiglia». E grande famiglia è stata. Piacentini e Alpini fianco a fianco, per tre giorni, per le strade della città, a scambiarsi una battuta o un saluto come normalmente succede lungo i sentieri di montagna anche tra persone che non si conoscono.
Alpini dal cuore grande, impegnati in opere di solidarietà sociale con un occhio attento anche alle esigenze della propria città: la Protezione Civile dell'ANA proprio in occasione dell'Adunata ha portato a termine il ripristino ambientale del parco giardino Ina e della zona della ex Ferrovia, consegnando anche una struttura prefabbricata per l'Hospice Casa di Iris.
L'emozione si fa grande anche alla Cittadella militare degli Alpini allestita nel campo dedicato ai fratelli Daturi quando viene attivato il collegamento via satellite tra Piacenza e Herat che consente a Camilla, 7 anni, di salutare il suo papà Carlo Cavalli, tenente colonnello della Brigata Julia in missione di pace in Afghanistan.
Intanto l'afflusso di Penne Nere continua senza sosta con arrivi da ogni parte d'Italia in auto, camper, treni e persino a piedi: Eliseo Zago, della sezione di Verona, partito da Negrar arriva a Piacenza "pedibus calcantibus" dopo una marcia di 150 chilometri in sole due tappe, da Varazze, invece, raggiungono Piacenza quattordici alpini del Coro Monte Greppino dopo un cammino di 190 chilometri in sette tappe.
Il giorno dopo, sabato, tutto esaurito allo stadio comunale per gli alpini paracadutisti dell'ANA e sugli spalti anche Luca Barisonzi, ferito in Afghanistan nel 2011 e oggi costretto su una sedia a rotelle, accolto con un caloroso ed emozionante applauso del pubblico. Forti emozioni anche al concerto per celebrare il cinquantesimo anniversario della tragedia del Vajont che vide gli Alpini impegnati nella difficile opera di soccorso a quelle popolazioni in ginocchio.
La sera del sabato si alzano fino a tarda ora le voci e le melodie di Corali e Fanfare impegnate in numerosi concerti sia in città che in provincia: è il ringraziamento degli Alpini per l'ospitalità e il calore ricevuti. Emozione anche a Libertà dove nel tardo pomeriggio la Fanfara Alpina di Prezzate intona le struggenti note del "Signore delle cime".
Domenica mattina il primo sguardo è verso il cielo: la giornata si preannuncia piena di sole che con i suoi raggi ricompensa il fiume ininterrotto di Penne Nere che da mattina a sera sfilano lungo lo Stradone Farnese fino a Barriera Genova. L'abbraccio della città si fa sempre più coinvolgente e con esso cresce in tutti il desiderio di applaudire con simpatia e gratitudine il valore alpino "... sentinella all'erta per il suol nostro italiano, dove amor sorride e più benigno irradia il sol".

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29/05/2013

Penne Nere a Piacenza: tutte le vostre fotografie

Oltre mille immagini, i racconti e tante curiosità

di BETTY PARABOSCHI
Gli echi della recente adunata nazionale degli alpini non si sono ancora spenti. I cori, le fanfare, gli applausi sono rimasti nel cuore dei piacentini. Ed ecco allora che Libertà, per ricordare quella gloriosa e soprattutto festosa "tre giorni alpina", ha pensato bene di realizzare una pubblicazione "ad hoc": si intitola "Alpini a Piacenza. Volti, storie, testimonianze delle penne nere piacentine" il libro che i lettori del nostro quotidiano troveranno in edicola a partire da sabato 1° giugno al costo di 9,80 euro più il prezzo di Libertà. In tutto sono oltre duecento pagine, o meglio 204 per l'esattezza, quelle che compongono la pubblicazione che si avvale anche di circa un migliaio di fotografie tra immagini storiche, istantanee dei tre giorni dell'adunata e della sfilata che domenica si è svolta dalla mattina fino alla sera; ma oltre al ricco repertorio iconografico, il libro presenta anche i volti dei "veci" e dei "bocia" piacentini, le interviste, i motti dei Reggimenti e dei Battaglioni, i testi delle canzoni e uno spazio appositamente riservato alle curiosità delle penne nere.
Quando sono nati gli alpini? Qual è la storia della penna nera e cosa rappresenta? E l'uniforme quando è nata? A questi e ad altri interrogativi "Alpini a Piacenza" risponde attraverso una serie di schede esplicative compilate con accuratezza e precisione. Tanti sono gli argomenti trattati: dai muli che per oltre un secolo sono stati i compagni fedeli delle penne nere alle missioni di pace che hanno portato gli alpini in giro per il mondo e negli ultimi anni in Afghanistan; dallo spirito di solidarietà che li ha visti impegnati fin dalla nascita del corpo al giuramento che rappresenta il momento fondamentale per la vita di un militare. E ancora ecco gli excursus sulle pubblicazioni, sui film e sulle canzoni che hanno celebrato le penne nere: da "Maciste alpino" a "Montagne in fiamme" fino al più recente "Don Gnocchi. L'angelo dei bimbi", sono tante le pellicole che hanno attinto a piene mani nella storia gloriosadegli alpini. Altrettanto si può dire per quanto riguarda la letteratura: l'opera cult è "Centomila gavette di ghiaccio" scritta da Giulio Bedeschi tra il 1945 e il 1946, pubblicata da Mursia nel 1963 e vincitrice del Premio Bancarella nel 1964 con circa tre milioni di copie vendute in 130 ristampe e nuove edizioni e traduzioni (nel 2011 l'editore ha annunciato che l'opera ha superato i quattro milioni e mezzo di copie vendute). Non manca infine un ricordo di Arturo Govoni, per tutti "il presidentissimo" ossia colui che ha fondato il gruppo cittadino nel lontano 1922 e ne ha ricoperto la presidenza fino al 1982 in quella sede di via San Giovanni 7 che ospitava il suo studio da commercialista. E in effetti di quel commercialista con la penna nera tutti si ricordano e non solo perché nel 1922 Govoni aveva fondato la sezione piacentina insieme ai "compagni" Marcello Dresda, Antonio Omati e Pietro Rinetti ma anche perché dal 1989 il suo nome è legato indissolubilmente a una fondazione che raccoglie fondi da destinare a scopi solidaristici.
Oltre alle curiosità comunque, il libro si compone anche di una ricca sezione di interviste a personalità piacentine che hanno un passato e in certi casi anche un presente da alpino: ovviamente non manca la testimonianza del presidente uscente della sezione provinciale di Piacenza Bruno Plucani, ma ci sono anche le interviste al presidente del Cai Lucio Calderone, ai presidenti di alcuni dei gruppi più attivi sul nostro territorio e alle penne nere che hanno vissuto delle esperienze tutte da raccontare. Basti pensare ad esempio a Bruno Ferrari e Luigi Avogadri, che insieme ad altri quaranticinque alpini si sono recati una decina di anni fa nell'ex Unione Sovietica per creare qualcosa che commemorasse il cinquantesimo anniversario della battaglia di Nikolajewka: quel "qualcosa" è l'asilo di Rossosch nato sulle ceneri di quello che fu il comando italiano dell'Armir nella seconda guerra mondiale. Non manca inoltre un rapido excursus sulla storia dei gruppi piacentini che inglobano ben 2.780 alpini in congedo e 410 "amici degli alpini": nessuno è in armi, ma tutti sono animati da un forte spirito di corpo. È questo dunque il pacifico esercito delle penne nere della sezione provinciale alpini di Piacenza, una delle più antiche in Italia fra l'altro, essendo nata nel 1921 seppure in cordata con Parma: certo il trend attuale registra un lento ma inesorabile calo degli alpini veri, mentre ad aumentare è il numero degli "Amici degli alpini" regolarmente iscritti alle liste dell'Ana che oggi appunto sono 410 ma solo due anni fa erano 230.

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29/05/2013

Noi alpini abbiamo contagiato i piacentini

Egregio direttore,
vorrei ritornare ai giorni dell'Adunata Nazionale degli Alpini per evidenziare un aspetto che mi ha colpito: sono un alpino, uno fra i tanti che hanno lavorato per la riuscita dell'adunata.
Sì, la città imbandierata era bellissima, tutto si è svolto secondo i migliori auspici, tantissime persone presenti (un plauso all'organizzazione), ma la cosa che mi ha sorpreso in modo favorevolissimo è stato il comportamento dei piacentini.
Il timore che l'evento fosse un po' snobbato era latente; noi piacentini (si sa) siamo considerati un po' freddi, distaccati, poco inclini all'aggregazione, un po' chiusi, gente che si fa i fatti propri e che guarda solo al proprio orticello.
Ebbene l'adunata ha avuto il merito di far scomparire tutte le negatività di cui sopra.
Ho visto persone entusiaste, giovani e meno giovani partecipare, condividere, immedesimarsi, entusiasmarsi di fronte all'alzabandiera o alle note di una fanfara, fare festa assieme a gruppi di alpini o ad estemporanee orchestrine.
Insomma ho toccato con mano una piacentinità che non credevo esistesse e che mi ha obbligato a cambiare opinione, ben felice di doverlo fare.
Ricordo ancora, con la pelle d'oca, l'emozionante coro di applausi e di ringraziamenti che sono piovuti addosso a tutti noi alpini piacentini quando, sfilando, abbiamo chiuso l'adunata e per tutto il percorso: memorabile!
Evidentemente gli alpini hanno saputo contagiare il popolo piacentino grazie alla loro spontaneità, alla loro allegria, alla loro incrollabile fede, al loro "Fatti Non Parole". Grazie anche a Lei Direttore e a Libertà che, per settimane, ha messo gli alpini in prima pagina.
Quindi Viva gli Alpini sempre, ma in questo momento mi sento di dire soprattutto "Viva i Piacentini e Viva Piacenza! "
Continuiamo così. Possiamo farlo.

Aldo Rigolli

Anche oggi una lettera di un alpino sulla festa che ha coinvolto i piacentini. Invito tutti a leggerla con attenzione perché questa testimonianza, di un piacentino, dimostra il "miracolo" che si è consumato sin dalle prime ore del pomeriggio di giovedì 9 maggio. Gli alpini erano già tanti in città e si respirava un'aria molto particolare, di attesa del grande evento. Già quel pomeriggio i piacentini erano per strada e quella sera il centro era stracolmo di gente. La festa doveva cominciare ma già i piacentini "freddi e distaccati" si facevano coinvolgere. Ha ragione Aldo Rigolli quando afferma che gli alpini hanno saputo contagiare il popolo di Piacenza, a tutti i livelli, in tutti i quartieri. Ma anche i piacentini hanno saputo contagiare gli alpini d'Italia che sono tornati a casa con un bel ricordo di Piacenza. Alpini, tornate presto tra noi.

Gaetano Rizzuto

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29/05/2013

Clima di amicizia all'adunata e nessun problema-armi

Egregio direttore,
vorrei se possibile rispondere alla signora Milena Gatti che lamentava la pubblicazione della foto di un bambino che imbracciava un mitra durante la visita alla cittadella degli alpini.
Chiarisco da subito che mi trovo assolutamente d'accordo con le parole di Bertrand Russel riportate dalla signora Milena, ma ho certamente qualcosa da dire sul concetto di esaltazione alla guerra e distorsione della realtà. Io credo che tutti da bambini, parlo per lo più dei maschietti, abbiano giocato con armi giocattolo o con qualcosa di simile. Ricordo che ai miei tempi eravamo una decina di ragazzini nel quartiere e, se mi permette il termine, eravamo armati fino ai denti, ma non per questo siamo diventati mercenari o serial killer, anzi il destino ci ha riservato mestieri come il muratore, l'industriale o l'impiegato, tutti lavori che con le armi non hanno niente a che fare.
Trovo la polemica della signora Milena gratuita e fuori luogo, visto il clima di amicizia e solidarietà che si respirava durante l'Adunata. Vede, cara signora, io penso che fino a che ci saranno i nostri soldati a difendere i nostri diritti e la nostra nazione, potremo stare tranquilli e non ci trovo niente di male se i ragazzini fanno la fila per la foto sul carro armato o sull'elicottero. Anzi penso che di soldati preparati ce ne siano anche meno di quelli che servirebbero per vigilare anche all'interno della nostra Italia cosi bella ma cosi malata. E con persone come lei che pensano ancora di mettere i fiori nei cannoni e pensare che poi vada tutto bene. Ma io mi chiedo: dove vivete?
Concludo con una piccola nota economica sulla questione. Se da domani il sogno della signora Milena si avverasse e non ci fosse più bisogno di armi, solo in Italia perderebbero il posto di lavoro 23.000 persone. Spero per lei che non abbia mai bisogno di farsi difendere dai nostri ragazzi.

Alessandro Gennari

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28/05/2013

L'avvocato Cuminetti agli alpini: «Siete la solidarietà senza confini»

(fri) Voleva esserci ad ogni costo e vi è rimasto anche quasi un'ora, attento e curioso come sempre. L'avvocato Giovanni Cuminetti, lo storico presidente dell'Unicef piacentina, ha risposto presente all'ultimo Comitato organizzatore dell'Adunata. Gli alpini lo vogliono ringraziare ma è lui a bloccarli e a dire, con fermezza, «sono io che devo ringraziare voi». Per le Pigotte, le bambole di pezza con il cappello da alpino, che sono state diffuse durante l'evento piacentino completando e avviando su una strada ormai consolidata un successo già sperimentato per la prima volta nel 2012 a Bolzano. «Ho voluto venire qui perchè gli alpini non sono persone normali, sono persone eccezionali - osserva Cuminetti -. Quello degli alpini è un Corpo che è interamente proteso verso gli altri, verso la gente che ha bisogno. C'è qualcuno che ha osservato che in fondo si stava celebrando un qualche cosa strettamente a contatto con la guerra. Non è così: gli alpini rappresentano la solidarietà senza confini. Quando c'è bisogno di aiuto gli alpini sono lì». Cuminetti dona una Pigotta al Comitato organizzatore e poi si siede in prima fila ad ascoltare. «L'Ana fa le cose più grandi - commenta Geronazzo - ma sono le opere silenziose e sconosciute dei 4.400 gruppi sul territorio nazionale, in ogni più piccolo comune, a dispiegare il senso della solidarietà alpina».

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28/05/2013

Migli revisore dei conti nazionale

(fri) Un alpino piacentino ai vertici dell'Ana nazionale come revisore dei conti. Roberto Migli è stato eletto domenica scorsa dall'assemblea dei delegati tenutasi a Milano. Originario di Gropparello, 64 anni, pensionato, è un ex funzionario di Cariparma. «Sono il secondo piacentino in 90 anni di storia della Sezione di Piacenza a ricoprire l'incarico di revisore dei conti nazionale dell'Ana - osserva Migli - e questo mi riempie di orgoglio». Parteciperà ai consigli nazionali dell'Ana ed avrà i compiti tradizionali del revisore dei conti di una società. «Cercherò anche di fare da ponte - promette - tra la sezione di Piacenza e il Consiglio nazionale». Migli è un alpino doc. E'stato allievo della scuola militare alpina, assegnato poi cinque mesi ad Aosta e dieci a Chiusaforte. E' iscritto all'Ana da oltre trent'anni ed in particolare al Gruppo di Podenzano.
 

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28/05/2013

Conti in regola e budget che sorride

Spesi 1,2 milioni per l'Adunata. Il bilancio del Coa chiuderà in pareggio

(fri) I numeri esatti ancora non si conoscono, tuttavia i volti di detiene i cordoni della borsa dell'Adunata sono sorridenti. Per l'evento piacentino il Coa, costituitosi come una società davanti al notaio, ha speso una cifra intorno al milione e duecentomila euro. Un bilancio che, se non ci saranno problemi dell'ultima ora, dovrebbe chiudere in pareggio, grazie ai trasferimenti delle istituzioni e degli sponsor. Confermata la prima stima sull'intero indotto della manifestazione. «Si era parlato di circa 40milioni di euro - fa i conti Marzio Bodria, del settore marketing -, devo dire che ci stiamo andando vicini».
Ma ieri era anche il giorno delle cose che non sono andate per il verso giusto e di cui si dovrà tenere conto alla prossima Adunata di Pordenone. Prima di tutto i commercianti abusivi. «Forse bisognerebbe restringere le zone rosse» propone Bodria, per evitare che riescano ad entrare andando a disturbare il lavoro degli altri. Cosa che a Piacenza si è verificata. «Un consiglio ai colleghi di Pordenone: mettete le ganasce alle ruote, così i mezzi non si spostano». Lo dice la dirigente della polizia municipale Renza Malchiodi che spiega come si è svolto l'arrembaggio a piazza Cavalli: «Un buon numero di quelli che erano sul Pubblico Passeggio durante le cerimonie si sono spostati in centro». Con il risultato di intasare tutto. «Quando si fermano, poi non è facile spostarli in mezzo alla gente» prosegue.
Troppi anche i trabiccoli in giro. «Abbiamo voluto essere severi sin da subito - osserva la dirigente - tuttavia abbiamo riscontrato una certa solidarietà della gente verso questo tipo di mezzi». La polizia municipale ha messo in campo tutto il proprio organico ed ha ricevuto rinforzi da Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Parma, Cremona, Casalpusterlengo e dalle polizie municipali della provincia di Piacenza. «Devo ringraziare i piacentini - ci tiene ad evidenziare - perchè hanno fatto un passo indietro privilegiando gli alpini. Lo hanno notato anche gli agenti venuti da fuori che non hanno avuto problemi a vigilare gli accessi alla zona rossa. La nostra gente ha capito ed ha rispettato le regole».
Se la pioggia ci ha messo poi lo zampino impedendo di tagliare l'erba a regola d'arte nei campi sosta e allagando quelli di via XXI aprile, anche gli scioperi hanno avuto la loro parte. «Il camion con le tribune di piazzale Libertà - racconta il retroscena il generale Silverio Vecchio - doveva arrivare nella prima mattinata di sabato. Invece è riuscito a raggiungere Piacenza solo alle 18. I ragazzi hanno finito di montare le tribune alle 5 di domenica mattina».

fed. fri.

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28/05/2013

Nell'ospedale militare il museo dell'Adunata

L'annuncio di Geronazzo all'ultimo Comitato organizzatore Nel report finale numeri positivi e ringraziamenti alla città

L'Adunata alpini di Piacenza viene consegnata ai posteri grazie ad un museo ad essa dedicato. L'annuncio viene dato dal presidente del Comitato organizzatore, Nino Geronazzo, durante l'ultimo atto - pubblico, perchè in realtà l'attività continua con la chiusura dei bilanci - del Coa, il Comitato organizzatore dell'Adunata. Oltre ai gemellaggi, alle centinaia di relazioni sociali cresciute in questi mesi all'ombra delle penne nere, agli interventi di ripulitura delle aree pubbliche operate dagli alpini in segno di riconoscenza alla città che li ha ospitati, ecco dunque arrivare un segno concreto destinato a durare nel tempo. Un piccolo museo che sarà ospitato in alcuni locali dell'ospedale militare di viale Palmerio messi a disposizione su iniziativa del direttore del Polo di mantenimento pesante (ex Arsenale), il colonnello Claudio Totteri. Ad organizzare l'esposizione sarà Matteo Ghetti, responsabile della Commissione eventi, la stessa che ha curato il riuscito polo museale alpino durante l'Adunata, sempre nello storico edificio di viale Palmerio. Il Coa di ieri mattina, nella sala del Consiglio dei Geometri, messa a disposizione, dal presidente Claudio Fortunati, ha rappresentato l'occasione per un bilancio dei vari settori. Presenti, oltre a Geronazzo, il segretario Ana, Silverio Vecchio, il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, il presidente della sezione Ana di Piacenza, Bruno Plucani, il responsabile della Protezione Civile Ana, Giuseppe Bonaldi e, naturalmente, tutti gli attori che hanno contribuito alla buona riuscita dell'Adunata piacentina. Il bilancio viene giudicato da tutti positivo e i grazie non si contano. Dal 118 per il piano sanitario fino al noleggiatore del sistema di amplificazione. Qualche numero sull'accoglienza. Nei 14 campi sosta - come spiega il generale Franco Caltagirone - sono stati ospitati 12.391 persone, nei capannoni 4.479, nelle palestre 1.850, nella cascina della Geocart 38, per un totale di 18.758 alpini. Altri 400 sono stati ospitati nelle abitazioni di privati nell'ambito dell'iniziativa "Adotta un alpino". Nei 6 posti tappa - coordinati da Giulio Maserati - si sono contate 8.400 soste per informazioni. Complimenti del Comitato per l'imbandieramento, coordinato da Giuseppe Rovati, e per l'innovativa bacchetta porta bandiere che sarà esportata a Pordenone.
Alpini, musica e spiritualità. Novantotto i cori che si sono esibiti in 37 chiese di città e 19 paesi della provincia, secondo i dati del cappellano don Stefano Garilli. Venticinque le fanfare in città, 8 in provincia. Imponenti i numeri del piano sanitario: 518 sono stati pazienti schedati nelle strutture mobili che hanno permesso di non intasare il Pronto Soccorso dell'ospedale rimasto sui 130 accessi al giorno. A fronte dei 90 interventi quotidiani con le ambulanze, se ne sono registrati 125 il venerdì, 233 il sabato e 224 la domenica.

Federico Frighi

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28/05/2013

Festa alpini, si ricorda il "dietro le quinte"

Domani sera a Podenzano il racconto della preparazione, foto e il coro Gerberto

PODENZANO - Sono passati ormai quasi venti giorni ma non si placa, nel Piacentino, l'eco della festosa e riuscita adunata nazionale degli Alpini. Dopo tanti bilanci positivi, l'amministrazione comunale di Podenzano ha pensato di proporre alla cittadinanza una serata non solo celebrativa dell'evento. Dietro il successo incredibile della tre giorni di festa cittadina c'è stato infatti un lungo, articolato e perfetto lavoro svolto dalla macchina organizzatrice delle Penne nere. L'appuntamento è per domani, mercoledì, alle 21 nell'auditorium di via Montegrappa. Il lavoro del comitato che ha magistralmente pianificato l'adunata del 10, 11 e 12 maggio è durato due anni. «Il presidente provinciale degli Alpini Bruno Plucani - ricorda Alessandro Ghisoni, sindaco di Podenzano - è un nostro illustre concittadino che ha vissuto in prima persona il lungo iter per l'organizzazione». Di qui è nata l'idea di raccontare ai podenzanesi (ma l'invito è ovviamente allargato a tutti i piacentini) l'attività del comitato che ha diretto il progetto. Il sindaco Ghisoni farà gli onori di casa, in auditorium. Oltre a Plucani, che esporrà emozioni e fatiche del percorso, è prevista la presenza di un altro dei protagonisti dell'evento: Giuseppe Bonaldi, coordinatore nazionale di Protezione civile. Il racconto degli alpini sarà scandito dal coro Gerberto di Bobbio, che allieterà la serata con i canti tipici di montagna e delle Penne nere. Con l'occasione - fanno sapere dal municipio - verrà presentato anche materiale fotografico raccolto in occasione dell'adunata. Naturalmente alla celebrazione sarà presente anche Giovanni Carini, capogruppo degli Alpini di Podenzano. Non va infatti dimenticato che il comune della Valnure, insieme ad altri della zona, ha ospitato centinaia di visitatori, organizzando anche eventi collaterali alla festa nel capoluogo. Un'ultima annotazione particolare. L'iniziativa comunale di domani sera collega idealmente l'adunata al più importante appuntamento provinciale delle Penne nere che, a settembre, si svolge come da tradizione nel Piacentino.
«Quest'anno - ricordano con orgoglio il sindaco Ghisoni e il capogruppo Carini - la Festa Granda si terrà proprio a Podenzano».
Il lavoro di preparazione è già iniziato e, naturalmente, l'attesa è forte: dopo l'allegria di maggio, in molti sperano di poter rivivere dopo l'estate, anche se in versione più ridotta, alcune delle emozioni dell'adunata nazionale.

Silvia Barbieri

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28/05/2013

Siamo rimasti folgorati dal calore degli alpini

Caro direttore,
siamo un gruppo di persone di Ziano Piacentino che hanno partecipato alla sfilata degli alpini a Piacenza domenica 12 maggio 2013.
Anche noi, come molti piacentini, siamo rimasti folgorati dal calore degli alpini, dalla loro serietà, onestà, voglia di fare, solidarietà, concretezza. Sono con i piedi per terra. E hanno tanto il senso dell'amicizia.
Volgiamo ringraziare gli Alpini di Ziano con il loro capo gruppo Bruno Ferrari ed il nostro sindaco Manuel Ghilardelli che ci ha invitato a partecipare alla sfilata!
Siamo stati molto bene insieme: tutto ben organizzato, pullman di ritorno gratuito tutto a loro carico!
Siamo già prenotati il prossimo anno per l'Adunata di Pordenone perché ci è piaciuto tanto il tutto e vorremmo unirci a loro nel maggio 2014.
"L'essere alpini" non è fare parte di un corpo militare. E' uno stile di vita che noi vogliamo abbracciare.
Spero che Lei, direttore, pubblichi questa lettera in onore ai nostri alpini perché ci teniamo molto a ringraziarli di cuore per tutto!
Ancora un Grazie agli amici alpini!

Gabriella Borlenghi
gli amici della Birreria Margherita
Ziano Piacentino

 

Ormai è un appuntamento quotidiano, quasi tre settimane dopo l'Adunata, questo momento di ricordo della presenza tra noi, a Piacenza, di 400mila alpini. Quasi non volessimo staccarci da un ricordo molto caro, da un momento intenso che ormai fa parte di noi. Ieri il vertice dell'Associazione Nazionale degli Alpini si è riunito a Piacenza per fare il bilancio di questa Adunata 2013 tra le meglio organizzate degli ultimi anni. Un bilancio positivo sotto tutti i punti di vista, con i conti in regola, con il budget in attivo. Gli organizzatori hanno deciso di fare a Piacenza un altro regalo: nell'Ospedale militare riaperto grazie a loro nascerà il museo dell'Adunata di Piacenza. Un grazie a tutti, anche agli alpini di Ziano che sono stati protagonisti della sfilata a Piacenza e che già stanno organizzando la trasferta a Pordenone.

Gaetano Rizzuto

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27/05/2013_3

Il libro fotografico
(Alpini a Piacenza) di MADDALENA FRESCHI

Giorni di felicità gli alpini han regalato,
troppo in fretta, son volati,
tanta serenità, solidarietà,
nell'ariosa spumaggiante vastità...
Riaffiorano ricordi profumati...
Emozionanti istanti dipinti nella mente,
o con foto immortalati...
La sfilata, i canti Alpini, il sorriso,
la gioia della stretta di mano
la luce dei flash,
hanno fermato l'istante...
nell'animo della gente...
La fotografia, con l'alpino, stupore
tanto onore, racchiuso nello
scrigno del nostro cuore..
Il crepuscolo sull'allegria si è adagiato,
la città è tornata alla realtà ma,
la promessa di LIBERTA'
dedicare il Libro Fotografico
a cotanto evento
" non è andato al vento"...
Grazie al quotidiano che
"non dà nulla per scontato"
ha sfoderato una chicca
con immagini eclatanti, di diletti,
beniamini, Alpini piacentini, e non...
Un gioiello di ricordi per tutti i lettori
che il tempo esalterà e mai sfumerà...

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27/05/2013

Torneremo a Calendasco con il nostro coro alpino

Egregio direttore,
buongiorno, sono il capogruppo degli alpini di Sandigliano (il chierichetto!) che scrive per ringraziare "Libertà" dell'articolo apparso martedì 21 maggio sul "Giornale della gente" nello spazio "Libertà di parola".
Desidero anche ringraziare dell'accoglienza tutta la comunità di Cotrebbia di Calendasco, il signor Sindaco e tutti i volontari della Pubblica Assistenza che ci hanno regalato due giorni di condivisione amichevole in un clima fraterno che non dimenticheremo mai e che vogliamo incrementare in futuro.
Il nostro gruppo alpini ha un suo coro denominato la Ceseta (sito internet: anasandiglano. altervista. org) e, in un prossimo futuro, programmeremo di ritornare a Cotrebbia di Calendasco in quella chiesa, tra quegli amici per offrire un concerto e ringraziare ancora tutta la comunità e ritrovare il signor Luigi Merli, che ricordiamo con tanto affetto, e, con tutto il coro, cantare ancora per lui e per tutti "Signore delle Cime.... ". Gli alpini non dimenticano.
Con l'occasione porgo a lei, direttore, e a tutti i suoi collaboratori cordiali saluti da tutti gli alpini di Sandigliano e dal nostro parroco don Mario Parmigiani. A presto. Ancora grazie, Piacenza.

Vincenzo Gariazzo
Sandigliano (Biella)

 

E' davvero senza fine l'eco dell'adunata degli alpini. Questa lettera da Sandigliano di Biella è quasi un gemellaggio con la gente di Cotrebbia di Calendasco. Gli alpini torneranno con il loro coro "La Ceseta" e si esibiranno ancora nella chiesa di Cotrebbia con nuovi canti per dire grazie alla comunità che li ha accolti con entusiasmo e amicizia. Nei giorni dell'Adunata ci sono stati tanti incontri tra piacentini ed alpini, sono nate nuove amicizie. Questa è la forza degli alpini che sanno costruire rapporti di solidarietà e che, con la loro allegria, sanno conquistare i cuori di tutti. Spero tanto che questa scia di emozioni lasciata dagli alpini tra i piacentini continui ancora nei prossimi mesi e anni, e possa creare un nuovo spirito, un nuovo modo di essere piacentini aperti sull'esempio degli alpini.

Gaetano Rizzuto

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27/05/2013

Lettere al direttore

No alle armi messe in mano ai bambini

Egregio direttore,
sono rimasta alquanto turbata da una foto riportata su questo quotidiano che ritraeva un bambino sorridente, mentre imbracciava quello che mi è sembrato un mitragliatore, alla cittadella militare dell'Adunata alpina. Immagino che altri bambini, purtroppo, avranno vissuto la stessa esperienza. Reputo il fatto molto grave. Il rischio è l'esaltazione della guerra e, quanto meno, una distorsione della realtà: un divertimento con i "giochi" dei grandi. Non è questa la sede per trattare l'argomento relativo alle armi-giocattolo, ma, in questo caso, si tratta di un'arma vera.
Credo che anche ai più piccoli si possa spiegare che le armi, ancora oggi, causano la morte di tante persone, compresi bambini, e hanno tolto la vita anche a tanti giovani alpini. Ogni educatore, ciascuno nel proprio ambito di formazione delle giovani coscienze, dovrebbe soffermarsi su queste parole di Bertrand Russel: «Nessuno dei mali che si vuole evitare con la guerra è un male così grande come la guerra stessa».
L'educazione alla pace, da trasmettere alle giovani generazioni, passa anche attraverso questa riflessione: le armi non sono un'attrazione da Lunapark.

Milena Gatti


L'invasione degli alpini coinvolgente per tutti

Egregio direttore,
l' "invasione" degli alpini è stata così coinvolgente ed emozionante sicuramente per tutti, per Piacenza e non solo.

Luca Borsi

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25/05/2013

Agazzano, musiche in piazza grazie alla Fanfara di Serisole

Agazzano - (mm) Ad Agazzano la recente adunata degli alpini ha dato modo al gruppo locale, guidato da Bruno Merli, di organizzare una serie di eventi che sono culminati nell'esibizione della Fanfara di Sorisole, in arrivo dalla Val Brembana. Il gruppo è stato ospitato nella palestra delle scuole medie, mentre l'oratorio parrocchiale ha accolto un gruppo di alpini di Salce (Belluno). Nei giorni dell'adunata Agazzano è stato visitato anche da un gruppo di penne nere di Cormons, che hanno partecipato alle celebrazioni ufficiali di fronte alla casa dell'alpino, che poco meno di un anno fa è stata inaugurata nella parte alta del paese e intitolata al fondatore della sezione agazzanese Mario Boselli. Alle manifestazioni organizzate in paese ha dato il suo contributo la Fanfara di Sorisole, in omaggio alla quale gli alpini di Agazzano hanno allestito un raduno conviviale prima della partenza per la grande sfilata organizzata a Piacenza.
I giorni dell'adunata sono stati anche il momento per rendere omaggio ai decani con la penna nera come Enzo Molinari di Campremoldo Sopra, vicino al traguardo dei cento anni, i fratelli Italo e Redento Ferrari di Agazzano, Gino Bongiorni e Carlo Chiesa. A ciascuno è stato dedicato un pensiero in occasione dei giorni dell'adunata che ha visto ospite ad Agazzano anche il generale cappellano monsignor Alessandro Capraro dell'ex brigata Cadore. Capraro in passato era già stato ospite in paese ed è ritornato nei giorni della recente adunata per celebrare la messa nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta.
 

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25/05/2013

Anche gli Alpini di Gemona alla festa della scuola materna San Fiorenzo

I bambini coinvolti insieme alla banda nell'esibizione con i canti di montagna

FIORENZuOLA - Festa speciale quest'anno per la scuola dell'infanzia paritaria San Fiorenzo che, oltre alle esibizioni canore dei bambini, si è arricchita dell'apporto degli Alpini della Banda alpina di Gemona (Friuli), nel Piacentino per la concomitante Adunata nazionale Ana ospitata a Piacenza.
La celebrazione di fine anno si è tenuta l'11 maggio, nella bella area verde della scuola materna gestita dalla Parrocchia San Fiorenzo e dalle suore di Sant'Anna. Ad aprire la festa è stata proprio la Banda di Gemona, che nelle ore seguenti ha sfilato in centro storico. Entusiasta l'accoglienza riservata ai musicisti dai più piccoli, che hanno intonato "a cappella" alcuni canti alpini. Poi un bellissimo coro si è levato, con le voci dei bimbi e i suoni della banda all'unisono, per cantare l'Inno d'Italia.
La festa ha visto anche la celebrazione di una messa all'aperto: a presiederla è stato il parroco della chiesa di San Fiorenzo, monsignor Gianni Vincini.
Via poi alle esibizioni: i bimbi della sezione Gufi (i più grandicelli, che l'anno prossimo frequenteranno la scuola primaria) hanno messo in scena un balletto realizzato nel laboratorio di psicomotricità, e poi drammatizzato una storiella sull'amicizia, uscita dal lavoro effettuato nel laboratorio di inglese. Tutti i bimbi delle sezioni hanno poi intonato il canto "Ciao amico" che invita alla fratellanza. Il progetto annuale di quest'anno ha infatti riguardato l'interculturalità: i bambini, attraverso i libri per l'infanzia, hanno conosciuto storie e tradizioni di altre culture. Infine, omaggio alle mamme, con il canto "Mamma colorata".
Non sono mancate le premiazioni: i bimbi più grandi hanno infatti ricevuto e indossato il cappello da laurea, il diploma della scuola dell'infanzia e un piccolo ricordo.
Conclusione in compagnia, con un momento di baby - dance animato dai genitori, e infine con la cena a base di salune e chisolini cucinati dal gruppo di volontari dell'associazione del quartiere "Prati rosili".
La scuola San Fiorenzo opera sul territorio da novant'anni: venne affidata alle suore Figlie di Sant'Anna nel 1925, quando ancora era una scuola di lavoro per ragazze. Si trasformò successivamente in scuola per l'infanzia, anche per volontà dell'allora parroco mons. Luigi Ferrari. Nel 1951 venne realizzata la sede di via Silvio Pellico, che tutt'ora ospita i bambini, educati e gestiti da personale laico, coordinato dalla direttrice, la madre superiora suor Anna Filomena De Cristoforo.

d. men.

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25/05/2013

Le foto dei lettori

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25/05/2013

Alpini, grazie ai volontari e operatori del "118"

Egregio Direttore,
nella complessa macchina organizzativa per l'evento Adunata Alpini, vi è un aspetto a cui è stato dato poca visibilità e non molti elogi pubblici. La gestione sanitaria della "tre giorni" da parte del "118" con la collaborazione delle Pubbliche Assistenze di Piacenza e provincia e CRI.
Una presenza capillare in tutta la città con ambulanze dislocate nei punti strategici per essere in pochi minuti operativi sul posto in caso di emergenze.
La città nel fine settimana dell'11/12 maggio è passata da 100 mila abitanti a 400 mila. Per la legge dei grandi numeri la possibilità di aumento di codici di vario genere era statisticamente una certezza. Piacenza la città più cardioprotetta d'Italia ha risposto alla grande, grazie all'alta professionalità degli operatori del 118 e della preparazione dei volontari delle pubbliche e della croce rossa.
Prova provata è la ripresa alla vita dell'alpino bresciano colpito da infarto, per merito dell'intervento celere e provvidenziale dei due agenti della polizia municipale intervenuti con il defibrillatore.
Meritano un plauso e pubblici ringraziamenti da parte di tutta la cittadinanza e degli Alpini intervenuti all'adunata.

Giovanni Ricci
Villanova sull'Arda

Ecco un'altra buona, e molto motivata, ragione per non toccare l'organizzazione complessa e perfetta del "sistema 118" di Piacenza. Lo tengano ben presente il presidente Errani e l'assessore regionale alla Sanità. Nei tre giorni, indimenticabili, della storica adunata degli alpini Piacenza ha saputo offrire il meglio della sua organizzazione sanitaria, a tutti i livelli, ed ha saputo fronteggiare la presenza di 400 mila persone con efficienza e tanta professionalità. E' giusto darne merito all'Asl, al 118, ai volontari delle Pubbliche Assistenze di Piacenza e provincia. Una grande festa con la prima città cardio-protetta d'Italia. Questa esperienza molto positiva dimostra, ancora una volta, che è bene non toccare un "sistema 118" piacentino che funziona. Un'eccellenza che tutti ci invidiano.

Gaetano Rizzuto

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24/05/2013

Aperta la nuova sede degli Alpini

A Castelvetro, inaugurata la baita ristrutturata: corteo e messa al santuario poi la festa con la banda di Pontedellolio. «Intorno un parco pubblico»

CASTELVETRO - E' stata inaugurata nei giorni scorsi la nuova sede del Gruppo Alpini di Castelvetro, che si trova nel quartiere industriale di località Mezzano. La giornata di festa è cominciata verso le 15 con l'ammassamento davanti all'edificio, una baita in legno completamente ristrutturata. Poi c'è stato il corteo verso il santuario della Madonna di Lourdes dove il parroco don Mauro Manica ha celebrato la messa. Al termine si è formato di nuovo il corteo e infine c'è stato il taglio del nastro tricolore a simboleggiare l'apertura della sede. Alla fine del momento ufficiale tutti si sono spostati dentro l'edificio, anche per trovare riparo dalla pioggia. Fra le autorità presenti c'erano il presidente provinciale degli Alpini Bruno Plucani, il sindaco Francesco Marcotti e i sindaci dei paesi vicini, Michele Sfriso per Monticelli, Gabriele Girometta per Cortemaggiore e Fabio Callori per Caorso, l'assessore provinciale Patrizia Barbieri, i carabinieri della caserma di Monticelli e rappresentanti della Polizia di Stato. A guidare i presenti nelle stanze della baita è stato il capo gruppo Mario Piacentini. « Rivolgo i miei ringraziamenti a tutti quanti, sia pubblici sia privati, che hanno contribuito ai lavori - ha detto - ma preferisco non fare nomi per evitare di dimenticare qualcuno. La sede è di circa 200 metri quadrati e si tratta di una struttura prefabbricata che veniva utilizzata per il cantiere dell'alta velocità». Gli Alpini di Castelvetro l'hanno acquistata e sistemata nell'arco di diversi mesi. All'ingresso si trova un masso bianco sopra al quale è stata posizionata una grande piuma nera che è simbolo degli alpini. «Vogliamo precisare che non si tratterà di un bar - continua il capo gruppo Piacentini - Attorno alla baita sorgerà un parco pubblico e la nostra sede potrà essere un punto di riferimento, ma non faremo concorrenza agli esercizi del paese ». Sabato, dopo i discorsi, le persone presenti hanno preso parte al ricco rinfresco all'interno della struttura e hanno ascoltato le canzoni proposte dalla banda di Pontedellolio che, per l'occasione, indossava la divisa degli alpini. In tanti hanno apprezzato il mosaico realizzato sul pavimento, dove spicca il motto alpino "Tasi e tira", e i monitor dove sono stati proiettati i volti dei tanti amici del gruppo di Castelvetro. Alle pareti sono stati affissi tanti gagliardetti, articoli di giornale, manifesti e fotografie che sintetizzano gli anni di attività degli alpini di Castelvetro che in paese organizzano diverse iniziative e feste sempre all'insegna dell'allegria e della generosità.

Fabio Lunardini

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24/05/2013

Le foto dei lettori

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24/05/2013

Piacenza è rinata grazie all'adunata degli Alpini

Gentile direttore,
e così gli alpini se ne sono andati lasciando un grande vuoto nel nostro cuore. E' stata grande la gioia per questa grande ed inaspettata manifestazione con una grandissima massa di persone a cui si sono aggregati i giovanissimi con i "veci" di ieri.
Però io faccio un appello a chi di dovere (al sindaco ed a tutte le forze politiche comunali) affinché si faccia in modo che Piacenza diventi una città viva e che vuole vivere, perché Piacenza ora è diventata una città importante e capace (e questo anche grazie alla capacità degli alpini).
Il sindaco deve essere orgoglioso della capacità dei piacentini per aver accolto in maniera splendida questa manifestazione (anche se all'inizio c'era un po' di preoccupazione per le spese).
Ed invece c'è da dire che mai questi soldi furono spesi così bene. E' stato bello vedere le vie del Centro storico strapiene di gente entusiaste e con il cuore in mano. Piacenza è rinata e spero che questi tre giorni dell'86ª Adunata degli alpini vengano ricordati per quello che hanno rappresentato e rappresenteranno nel futuro.
Ora ci aspetta un altro grande impegno: l'Expo di Milano del 2015: Piacenza come sarà nel futuro?
Speriamo nella capacità e nell'impegno dei rappresentati del Comune per fare di Piacenza una città vera che possa gareggiare con altre città in quanto i piacentini hanno voglia di essere e di fare vedere la loro capacità ed il sindaco Dosi non deve deluderci.

Luciano Fornasari
Piacenza

Siamo a due settimane dalla grande Adunata degli Alpini e i piacentini, come testimonia la lettera di Luciano, hanno voglia di dire ancora grazie alle Penne Nere d'Italia. Bisogna trovare un modo, come hanno fatto le altre città che hanno ospitato le sfilate, per ricordare, per sempre, un evento che è entrato nella storia di Piacenza. Se l'Adunata ha conquistato i piacentini, se gli alpini si sono trovati così bene nella nostra città, se la sfilata per 13 ore ha "invaso" con gioia e partecipazione tutto il nostro bel centro storico sarebbe bene, nelle prossime settimane, decidere come Giunta e Consiglio Comunale come rendere concreta e visibile, per sempre, questa gratitudine. E poi, con lo stesso impegno, tuffiamoci su Expo 2015, un'altra grande occasione per Piacenza.

Gaetano Rizzuto

 

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23/05/2013

L'adunata degli alpini come osservatorio sulla nostra società

di MATTEO BERSANI
La festa degli alpini è conclusa. È stata certamente un evento straordinario di cui in tanti hanno potuto beneficiare. Io, per primo, ho potuto apprezzare la simpatia, la fratellanza e direi, l'amicizia di persone che mai avevo conosciuto prima e che, in pochi giorni, hanno saputo costruire un ponte verso di me, verso di noi. L'adunata è stata, oltre che una grande festa, anche un grande osservatorio: scientifico (forse non tutti conoscono il progetto della genetista Olivieri che mira a ricostruire la storia del popolo italiano attraverso lo studio dei geni e che proprio in questi giorni ha effettuate circa mille prelievi a scopo di ricerca) e culturale. Ed io, che scienziato non sono, ho rilevato solo un paio di impressioni rispetto al fenomeno sociale che ho visto. E, a scapito di malintesi, tengo a sottolineare come le seguenti osservazioni non siano legate al mondo degli alpini ma riguardino la nostra società di cui, anche loro, fanno parte. Altra premessa: le due osservazioni non sono assolutamente nuove, ma in questi giorni apparivano così evidenti che veniva difficile eluderle.
1. Una società alcolizzata. Per dati più chiari e specifici vi rimando volentieri alla pagine del Dipartimento politiche antidroga (http: //alcol. dronet. org/epidemiologia/consumi_italia. html). Ma in questi giorni bastava guardarsi attorno per vedere come l'alcol sia parte integrante - e direi fondamentale - del nostro stare insieme e della possibilità di divertirsi. Proviamo a guardare al di là dei tanti ubriachi che si incontravano per strada o delle botti da circa mille litri di birra o delle magliette che inneggiavano all'uso di alcolici, proviamo a guardare al messaggio sociale veicolato (e in modo neanche tanto implicito): per stare bene insieme e divertirti di più devi bere. Non è quasi concepibile stare insieme allegramente, passare una lunga serata divertendosi senza l'aiuto dell'alcol. Certamente il "bere insieme" è un atto pieno di significati che contribuisce alla socializzazione e l'effetto disinibitore aiuta a lasciarsi andare. Ma la domanda che dovremmo farci è: "Ne abbiamo così bisogno? ". Non siamo capaci di divertirci senza l'aiuto di una sostanza che altera il funzionamento del cervello e modifica il carattere? Per stare bene con gli altri ho bisogno di rafforzare i legami interpersonali con una bevanda? Penso di non riuscire ad essere una persona interessante e attraente se mi presento così come sono, senza "sostegni"? Sarebbe puro moralismo il dire che non bisogna più bere e che l'alcol fa solo male. Sappiamo che non è vero. Sappiamo anche però, almeno chi vuole ragionare, che l'alcol è alla base di tanti problemi nella nostra società. E allora dovremmo, se non vogliamo essere schizofrenici, chiederci che tipo di azioni dobbiamo compiere per affrontare il problema, anche a costo di modificare alcuni nostri stili di vita. Altrimenti sì, siamo dei moralisti che, quando ci scappa il morto, si indignano ma che, poi, non si mettono in discussione per prevenire il successivo.
2. Una donna svilita (rispetto a questa osservazione, se qualcuno volesse sentire una voce più chiara e preparata, vi rimando al sito www. ilcorpodelledonne. net). Quale donna, girando in questi giorni per le strade, non è stata oggetto di saluti, attenzioni, avances, apostrofi, non sempre carini ed educati? Sicuramente favoriti dall'alcol (di cui sopra), tantissimi uomini si sono cimentati in performances rivolte all'universo femminile che a volte risultavano simpatiche, altre volte grottesche, altre ancora volgari e illegali (come palpeggiare). Tutto questo nella più assoluta normalità. Anzi, il contesto sembrava non solo ammettere ma prevedere che dovesse essere così: "poiché tu sei donna e io sono uomo devo guardarti come qualcosa da lodare/agganciare/conquistare/possedere". Ma, comunque, come una ‘cosa'. E il fatto che probabilmente molte donne e ragazze non vedano tutto ciò come svilente della loro dignità non modifica la realtà né stupisce: siamo così impregnati di questa mentalità che spesso anche le donne si comportano come vorrebbero gli uomini. Eppure questa modalità, così focalizzata sul corpo della donna, dovrebbe risultare inaccettabile per una società che si autocomprende come matura e affrancata. Perché, a ben guardare, questo è il substrato da cui germogliano quei gesti che tutti riproviamo: violenza, abusi, femminicidi. Che altro non sono se non la punta dell'iceberg di una serie di atteggiamenti che vedono la donna come qualcosa di disponibile alle esigenze dell'uomo. Anche in questo caso parlare di moralismo sarebbe quanto meno miope: se vogliamo sul serio che non avvengano certi fatti di cronaca non possiamo solo indignarci, dobbiamo scegliere ogni giorno di portare avanti una cultura differente fatta di gesti concreti e parole edificanti.
Quello che a volte sembra sfuggire è la dinamica della formazione delle persone e della società: l'educazione è fatta di scelte, di consapevolezza, di regole, di valori. Non si può pensare di avere delle paratie stagne che separano i tempi e gli ambiti della nostra vita: quello che mi faccio oggi mi segna e mi ‘educa' per il futuro. Anche e soprattutto quello che è vissuto nell'informalità di una festa. Soprattutto dimentichiamo che non tutti hanno gli stessi strumenti e le stesse risorse per rielaborare le esperienze e per autoregolarsi. Chi è più ‘povero' (intellettualmente, culturalmente, educativamente, relazionalmente, economicamente, …) generalmente finisce per valutare in modo errato e sbaglia. E, spesso, questi poveri che sbagliano, sono i più giovani.
Se vogliamo educare -prima di tutto noi stessi, in secondo luogo le nuove generazioni e la nostra società- dobbiamo imparare a fare unità tra i tempi e i luoghi della nostra vita, imparare a chiederci le ragioni per cui compiamo le azioni e quali possono essere a lungo termine le conseguenze di queste azioni, anche dal punto di vista educativo sugli altri (in particolare i ‘poveri'). Allora, forse, riusciremo a cambiare il nostro ‘oggi' per avere un ‘domani' migliore.

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23/05/2013

Grazie agli Alpini abbiamo la fontana "nuova"

Egregio direttore,
la gradita e riuscita Adunata degli Alpini a Piacenza ha, diciamo, posto in secondo piano l'opera tanto attesa a Piazzale Torino.
Parlo del ripristino delle fontane in generale e nello specifico di quella centrale al piazzale, raffinata ed elegante di giorno quanto colorata e luminosa di sera. Un sentito ringraziamento va agli Operatori ed al nostro Sindaco per avere mantenuta la promessa fatta ai residenti e cittadini.
Ora finalmente possiamo godere della sua bellezza annoverabile fra le tante della nostra bella città.

M. Carmen Cappelletti
Piacenza



Caro direttore, gli alpini sono tornati a casa ma Piacenza deve tanta riconoscenza a questi "angeli del bene" che ci hanno portato un po' di allegria, ottimismo e per tre giorni ci hanno fatto vivere gioiosamente.
In tanti speriamo che nei prossimi anni Piacenza possa ospitare ancora l'Adunata Nazionale. Abbiamo dimostrato di essere accoglienti e preparati ai grandi eventi e loro sono rimasti molto contenti di noi. Me l'hanno detto prima di partire gli alpini del Veneto che erano attendati sotto casa mia in via IV Novembre.
Alpini, vi aspettiamo. Tornate.

Giuseppe P.



Caro direttore,
desidero ringraziare lei, tutti i suoi collaboratori per tutte le belle pagine di Libertà, e suo tramite, tutta Piacenza per il grande affetto dimostratoci. Siete stati meravigliosi in tutto e per tutto.
Un grazie speciale a don Stefano Garilli che ha ospitato anche il mio gruppo in maniera veramente eccezionale.
Augurandole buon lavoro, porgo cordiali saluti.


Lorenzo Zuccotti
capogruppo ANA San Giuliano Milanese

I giorni passano e i ricordi degli alpini restano vivi nella memoria dei piacentini. E' vero, signora Carmen, grazie agli alpini un po' di fontane "secche" sono tornate a zampillare e soprattutto quel brutto "disco volante" di piazzale Torino è stato rimosso. Dall'arrivo degli alpini c'è la fontana colorata. E piace. Da queste lettere vien fuori, ancora una volta, che gli alpini hanno lasciato un buon segno tanto che i piacentini già ne chiedono il ritorno. Non sarà facile, ma sicuramente ci sarà, nei prossimi anni, una seconda Adunata a Piacenza. Gli stessi organizzatori sono molto soddisfatti della edizione piacentina e gli alpini, come gli amici di San Giuliano Milanese oggi, e quelli di Brescia ieri, continuano a ringraziare Piacenza e Libertà. Fra qualche giorno uscirà il libro, edito da Libertà, "alpini a Piacenza". Una bella sorpresa.

Gaetano Rizzuto

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23/05/2013

Avevo dimenticato tante belle canzoni

Egregio direttore,
colgo l'occasione per ringraziare vivamente gli alpini presenti nella nostra città, in questi giorni di maggio con la loro "adunata", si sono uniti tanti dialetti che ormai non si sentono quasi più. All'inizio ero un po' restia, per un po' di disagio che si è creato. Ma quando li abbiamo visti così allegri, divertenti e cordiali (salutavano sempre), l'incontro per strada si è rivelato così piacevole che mi nasce un sorriso spontaneo (cosa che ultimamente non accade spesso, per colpa dei disagi economici, del lavoro, della nostra politica del futuro dei nostri figli). Comunque è stato interessante vedere la nostra storia passare per le vie del centro. Quella camionetta strana, con la damigiana di vino che girava suonando le loro canzoni. Avevo dimenticato "Quel mazzolin di fiori"; "Come porti i capelli bella bionda". La jeep che passa e fa il verso dell'asino. Sto ritornando piccola quando andavo in colonia con Padre Gherardo ed incontrare gli alpini era all'ordine del giorno; i cori e poi si mangiava tutti assieme polenta e salsiccia.
Tutto divertente ed allo stesso tempo interessante; il Daturi, la mostra, la sfilata. Spero solo che si risolva tutto per il meglio riguardo il "sequestro" dell' "Apecar". Non riesco a capire come mai noi ci facciamo sempre riconoscere: capisco far rispettare la legge, ma girano solo per le vie del centro e dintorni con prudenza. Non vanno in autostrada o a fare gare in tangenziale. La macchina che gira e suona la sirena come una volta, per avvisare che passava l'aereo "Pippo", pronto a bombardare (così mi raccontava mio nonno Piero ed il mio papà). L'alza e l'ammaina bandiera, che ci faceva fare Padre Gherardo con la musica degli alpini, che sento in questi giorni, ma con parole cambiate apposta per noi bambini della "Casa del Fanciullo". (Roba da pelle d'oca).
Che emozione passare la mattina presto vicino alle loro tende, sentire il profumo del caffè, veder mangiare polenta e porchetta. Gli alpini, la nostra storia. Grazie per aver portato una ventata di allegria e di festa a "Piasëisa". Nonostante i disguidi spero portiate un bel ricordo della nostra città.

Ingrid Donati

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22/05/2013

L'ex sindaco Guidotti: «Grazie agli alpini per il Rifugio Segadelli»

ps) «Desidero ringraziare nuovamente i nostri alpini per aver sistemato il Rifugio Segadelli dei senza tetto». L'ex sindaco Gianguido Guidotti, spenti i riflettori sull'adunata, ha voluto ricordare un forte gesto di solidarietà dei volontari dell'Ana risalente al 2002. Le "Penne nere" vennero in contro al Comune (assessore ai servizi sociali Anna Braghieri) limitato nelle risorse economiche e diedero vita a una cordata di solidarietà sistemando i locali di proprietà del Comune stesso alla Stazione ferroviaria per offrire un tetto ai poveri e agli emarginati della città. Altri apporti generosi arrivarono, ma furono gli alpini ad allestire i 100 metri quadrati del rifugio.
 

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22/05/2013

Numero speciale de "L'urtiga" per gli alpini

LUGAGNANO - (f. l.) Ha registrato un'ampia partecipazione e un vivo successo l'incontro con cui Lugagnano, nell'oratorio dell'Annunziata, ha reso omaggio ai suoi alpini e presentato un numero speciale dei Quaderni di storia piacentina L'urtiga dedicato alle penne nere. Non sono stati rievocati solo i caduti e quanti sono stati fregiati da decorazioni al valor militare, ma anche chi in tempi più recenti si è reso protagonista di significative azioni di solidarietà. Introdotta e coordinata dall'alpino Leonardo Bonacorsi, la cerimonia si è aperta con l'intervento del sindaco Jonathan Papamarenghi. Dopo aver ringraziato i numerosi convenuti ed il Coro Montegiogo la cui partecipazione «ha valorizzato il ricordo degli alpini lugagnanesi», il sindaco ha ricordato come le "penne nere" siano «esempio di amor patrio e di solidarietà, sempre presenti in tante circostanze per il mantenimento dell'ordine pubblico e per la concreta collaborazione nelle attività sociali». Ha concluso l'intervento con i ringraziamenti all'L'urtiga che ha inteso «ricordare quegli alpini che hanno lasciato un grande segno». Il direttore Ippolito Negri e il membro del comitato redazionale Filippo Lombardi hanno presentato il "volume in verde" al quale è stato dato il significativo titolo di: "Alpini piacentini decorati, caduti e storia dei reduci". Negri ha sottolineato le principali caratteristiche del volume, la cui realizzazione non è stata facile sia per la sua intrinseca importanza sia per la difficoltà delle ricerche presso enti, biblioteche, archivi e istituzioni sia militari e non. Ricerche che, attraverso L'urtiga «serviranno a dettare le basi per conservare la memoria e la storia degli alpini, la cui nascita ufficiale risale alla seconda metà dell'Ottocento e che vide i primi alpini piacentini e parmensi aggregati al 1° ed al 2° reggimento del Piemonte». Filippo Lombardi ha invece posto l'accento sugli "eroi di casa" (che non sono stati pochi) ricordando in modo particolare i pluridecorati al valor militare: il sottotenente di complemento Renato Molinari (cui era dedicato il campo sportivo di viale Madonna del Piano), il sergente maggiore Aldo Trovati (cui è dedicata la scuola elementare del capoluogo), la staffetta porta-ordini Duilio Bussacchini, il caporal maggiore mortaista Renzo-Enrico Palormi (personalmente premiato dal principe Umberto di Savoia), i cappellani militari don Bruno Negri (già curato nella parrocchia di Lugagnano) e don Giuseppe Signorastri (parroco a Prato Ottesola) e le cui vicende sono tutte ripercorse nel volume presentato.
Il sindaco Papamarenghi ha poi consegnato benemerenze ai parenti degli alpini deceduti e ad alcuni alpini tutt'ora viventi, mentre gli attestati dei cappellani militari, consegnati al parroco monsignor Gianmarco Guarnieri, saranno conservati nell'archivio parrocchiale. Nella stessa circostanza il Coro Montegiogo, diretto da Letizia Rocchetta e Roberto Sidoli, ha dedicato a tutti gli alpini i canti Era una notte che pioveva, Signore delle cime, Lassù per le montagne, Ave Maria di Haendel e l'inno d'Italia.

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22/05/2013

Gli alpini di Brescia ringraziano per Gino

Caro direttore,
il Gruppo Alpini di Roncadelle (Brescia) e la famiglia Benedetti, tramite "Libertà" vuole ringraziare per la prontezza, la professionalità, la cortesia, la disponibilità e ultima ma non meno importante l'umanità dimostrata da professionisti, volontari e tutti coloro che si sono prodigati affinché il nostro Gino l'alpino fosse prontamente soccorso e riportato a noi durante gli attimi in cui il suo cuore ha fatto i capricci durante l'adunata nazionale di Piacenza. Grazie in particolar modo al Presidente della Sezione di Piacenza Bruno Plucani per l'organizzazione ed il volontariato presenti all'adunata che hanno predisposto un efficiente e fondamentale servizio di emergenza con i defibrillatori.
Tutti gli alpini presenti (per il primo soccorso prestato e per il successivo sostegno);
La Polizia Municipale, (Assistente scelto Flavio Grassi e l'agente Francesco Vommaro) prontamente intervenuti con il defibrillatore;
il personale volontario del 118 e ANFAS;
i medici ed i paramedici del reparto di terapia intensiva e cardiologia dell'ospedale di Piacenza.
Ancora un grande ringraziamento alla Città di Piacenza, la più cardioprotetta d'Italia.

Gruppo Alpini Roncadelle Brescia
Famiglia Benedetti

 

L'Alpino Gino di Roncadelle di Brescia è tornato a casa domenica e il primo pensiero, suo, della sua famiglia e dei suoi amici alpini è stato quello di scrivere una lettera per dire grazie a Piacenza, la città che l'ha accolto, l'ha soccorso e l'ha salvato. L'adunata degli Alpini a Piacenza è stata la prima cardio-protetta in Italia. La dottoressa Daniela Aschieri, anima e cuore del "Progetto Vita", nei giorni dell'Adunata e della presenza di quattrocentomila alpini in città ha fatto anche, con i suoi collaboratori, corsi di primo soccorso agli alpini che hanno risposto con entusiasmo. Il caso ha voluto che proprio il cuore di un alpino, del simpatico Gino, si sia fermato dopo l'emozione della lunga sfilata. Ma c'erano i vigili urbani pronti a soccorrerlo col defibrillatore e lo hanno salvato. Ciao Gino, Piacenza ti vuole bene.

Gaetano Rizzuto

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21/05/2013

Farnese, la facciata d'ingresso si fa bella

Spigaroli: riuscito restauro delle lastre intorno al portale del palazzo. Un intervento "destinato" anche agli Alpini che in più di 13mila hanno visitato le collezioni museali

Palazzo Farnese si mostra nel suo aspetto migliore in queste settimane intense, fra la recente Notte dei Musei e le visite degli Alpini (13.017 visitatori tra il 7 e il 12 maggio, con il picco più alto sabato 11).
Il merito spetta anche all'ingresso su piazza Cittadella che ha ritrovato la sua bellezza dopo un'azione di consolidamento e di ripulitura finita con lo smontaggio dei ponteggi il giorno prima dell'arrivo dei contingenti alpini.
I lavori di restauro riguardanti le lastre di pietra arenaria che contornano l'ingresso principale di Palazzo Farnese si sono conclusi il 9 maggio, e si è così portata a termine l'operazione di consolidamento e di miglioramento estetico di questo "paramano" di pietra, iniziata lo scorso anno con la pulitura attraverso getti d'acqua.
«La pulitura - spiega Alberto Spigaroli, presidente dell'Ente Farnese che ha finanziato i lavori - ha permesso di rimuovere le parti che già si stavano staccando, dopo questa fase si è reso necessario intervenire per consolidare il lato esterno delle pietre e sigillare le fenditure esistenti che il lavaggio aveva approfondito ed allargato».
I lavori sono stati affidati alla ditta Bisotti che a Palazzo Farnese, nel passato, ha eseguito altri interventi, quindi particolarmente esperta delle esigenze di conservazione di questo edificio monumentale. L'opera è stata svolta dalla restauratrice Alessandra D'Elia.
Spigaroli ritiene che i risultati ottenuti si possano senz'altro giudicare adeguati alle attese. Infatti appare evidente il sensibile miglioramento dell'aspetto dell'ingresso del palazzo. E non è tutto: «Quanto prima la situazione dell'ingresso migliorerà ulteriormente - anticipa il presidente -perché verranno sostituite le traverse di legno ammalorate dal ponticello sovrastante il fossato davanti al ponte. Notevoli miglioramenti - ha poi aggiunto Spigaroli - finanziati dall'Ente Farnese, dalla Regione e dal Rotary Club Piacenza si stanno realizzando nella sala della biglietteria dei musei farnesiani. E' già stata effettuata la sostituzione dell'intero apparato didascalico con le descrizioni non solo in italiano, ma anche in inglese, con una grafia meno densa e più accattivante; la biglietteria inoltre è già stata dotata di mobili e suppellettili più decorosi ed avrà una vetrina con simpatici gadget. Il locale non sarà solo più accogliente ma anche più ricco di notizie circa i contenuti dei musei farnesiani e delle raccolte degli altri musei della nostra città».
Gli interventi di restyling sull'ingresso e la biglietteria - ha concluso Spigaroli - sono stati «particolarmente opportuni» anche in relazione ai numerosi visitatori provenienti da molte parti d'Italia convenuti ai musei civici di Palazzo Farnese e alla mostra sulle origini e la fortuna del quadro della Madonna Sistina di Raffaello in occasione dell'Adunata nazionale degli Alpini.

pat. sof.

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21/05/2013

I parenti della suora
L'adunata è stata un'occasione per incontrare parenti e conoscenti che vivono in località lontane

L'adunata è stata un'occasione per incontrare parenti e conoscenti che vivono in località lontane. E' accaduto per suor Teresa Bianchi, della congregazione di monsignor Torta, nota in città per avere una scuola materna molto frequentata. Da Zermeghedo, piccolo paese di circa 1500 abitanti in provincia di Vicenza, sono arrivati familiari e compaesani della religiosa, ormai piacentina.

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21/05/2013

Sebastiano Favero nuovo presidente nazionale dell'Ana

Sebastiano Favero è il nuovo presidente dell'Associazione Nazionale Alpini al posto di Corrado Perona. Lo ha proclamato l'assemblea dei delegati che si è svolta al teatro Dal Verme di Milano. Ha ottenuto 458 voti al primo turno su 599 (3 le schede nulle, 1 voto a Corrado Perona e 137 voti a Cesare Lavizzari). Sebastiano Favero è nato a Possagno (Treviso) il 24 agosto 1948. Coniugato, con tre figli, è ingegnere libero professionista. Divenuto presidente della commissione nazionale ANA Grandi Opere ha seguito la conclusione dei lavori al rifugio Contrin, ha contribuito alla costruzione del Villaggio ANA a Fossa e della casa domotica per Luca Barisonzi. Nel 2010-2011 è stato vice presidente nazionale.
 

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21/05/2013

L'alpino dello scultore Oreste Labò oggetto del desiderio dell'Adunata

Mori: «Raffigura Battisti ma non è in vendita»

(crib) «Tanti alpini l'hanno vista esposta e mi hanno chiesto di comprarla. Ma ho avuto il mio daffare a spiegare che non era in vendita, ma solo per abbellire la vetrina». Nei giorni dell'adunata piacentina, ha avuto successo anche una statua esposta nel negozio d'antiquariato La Galleria di via Calzolai, raffigurante l'irredentista triestino Cesare Battisti e realizzata dallo scultore piacentino Oreste Labò, già autore - ad esempio - della "Batusa" ai giardini Margherita. Così, uno dei soci del negozio, l'antiquario Gaetano Mori, non nasconde la soddisfazione per l'attenzione che gli alpini hanno avuto per l'opera di sua proprietà e momentaneamente "prestata" alla vetrina di via Calzolai.
«Anch'io sono stato alpino e mi sembrava giusto esporla per l'occasione» spiega Mori. «Si tratta di una fusione in bronzo del 1916 che ho trovato girando per i mercati di vecchie opere d'arte. L'ho trovata da un antiquario di Milano circa sette anni fa mentre mi trovavo a una mostra e - visto che è stata realizzata da un piacentino illustre come Labò - me la sono portata a casa». Ma non solo: la scultura è stata appoggiata a sua volta su un foulard molto particolare - anch'esso della stessa epoca - che fa riferimento all'Unità d'Italia con immagini e stemmi. «Anche in quel caso, si tratta di un pezzo che arriva dalla rete antiquaria» conclude. «Sono felice che diversi alpini si siano fermati in negozio a chiedere informazioni sulla scultura. Ma, in quanto alpino, ci sono affezionato e in nessun modo avrei potuto venderla».

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21/05/2013

L'Adunata nell'arte, un'acquaforte di Stragliati celebra Piacenza e il cappello con la penna nera

Successo per la mostra in via Garibaldi con 23 opere ispirate agli alpini

Per l'86° Adunata nazionale degli alpini l'artista Michele Stragliati ha realizzato un'acquaforte - acquatinta a tre colori nella quale l'immagine della nostra città è racchiusa in emblematici edifici storici (Palazzo Gotico, la Cattedrale, la basilica di Sant'Antonino e il Teatro Municipale), con un cappello ornato di stelle alpine e penna nera a rappresentare il corpo festeggiato. Nei giorni dell'Adunata si è potuto vedere l'artista direttamente all'opera, mentre incideva e inchiostrava le lastre nella galleria Casa dell'arte al Teatro in via Garibaldi 24/d, attrezzata per l'occasione con i ferri del mestiere e dove ha avuto un successo incredibile la collettiva "Una lunga penna nera", nella quale, accanto a una xilografia di Stragliati, sono stati esposti i lavori di altri ventitré colleghi, tutti ispirati all'evento piacentino attraverso la celebrazione dei valori degli alpini, raccontati nei loro volti, di persone comuni e di uomini famosi come lo scrittore Mario Rigoni Stern, rappresentati nelle loro imprese, nei momenti di gioia e di difficoltà, con sullo sfondo le amate montagne o i festeggiamenti in piazza Cavalli. In queste settimane, due incisioni di Stragliati partecipano anche all'iniziativa benefica "Terra tremuit", promossa dalla Soprintendenza archivistica per l'Emilia- Romagna, l'associazione nazionale archivistica italiana e l'Ali (associazione liberi incisori): il ricavato delle opere in mostra fino al 4 giugno al Museo della sanità di Bologna servirà per il recupero degli archivi danneggiati dal terremoto del maggio 2012, tra cui diciannove archivi comunali per un totale di 7500 metri lineari di documentazione e venti archivi parrocchiali per un totale di 180 metri lineari. La Soprintendenza ha calcolato che occorrono circa 500mila euro per procedere agli interventi necessari.

Anna Anselmi

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21/05/2013

"L'altra metà" sempre in prima linea: «Noi donne orgogliose dei nostri alpini»

Le donne degli alpini non hanno fatto il servizio militare, ma conoscono il mondo delle penne nere tanto quanto i loro uomini e sono orgogliose della loro alpinità. Erano in tante anche a questa adunata nazionale. Seguono i loro mariti, padri, nonni, parenti alpini, per far sentire il supporto della famiglia e vivere insieme le giornate di festa. el giorno della grande sfilata per le vie della città, domenica, alle 6 erano già appostate alle transenne accanto alle tribune dello stradone Farnese Enrica Bernazzani e le figlie Alessia e Rebecca. Erano lì per applaudire Franco, rispettivamente padre e nonno. Vengono da Villò di Vigolzone. Sulle transenne lo striscione: "Villò saluta gli alpini".
«Sono cresciuta con i racconti della naja - ha spiegato Enrica - ed ora tutte le volte che partecipo ad un'adunata sono emozionata perché riscontro ciò che mio padre mi ha sempre trasmesso, cioè che gli alpini sono sempre pronti a fare, nella solidarietà. Abbiamo un esempio concreto alla baita di Vigolzone, la loro sede. Tante volte ho sentito raccontare della fratellanza, dei rapporti di amicizia che anche dopo 60 anni sono ancora stretti come se si fossero lasciati la sera prima». Figlia di alpino anche Elsa Tonini, piacentina, schierata sullo Stradone Farnese sin dal mattino. Con la madre Liliana Barbieri, che ha seguito la sfilata dalle tribune, non ha voluto mancare all'adunata in memoria del padre, Ernesto Tonini, recentemente scomparso, alpino e storico fornaio di Bettola. «Sono qui per festeggiare il papà - ha affermato stendendo il tricolore nelle mani -, perché come tutti gli alpini lui c'era sempre per tutti. Del valore alpino mi ha trasmesso l'onestà». Dall'Australia è arrivata a Piacenza anche Marta Perona, una dei tre figli del presidente uscente dell'Ana nazionale, Corrado Perona, che ha concluso a Piacenza il suo mandato di presidente nazionale dopo 9 anni, iniziato con la prima uscita ufficiale ancora nel Piacentino, a Vigolzone, in occasione della commemorazione regionale della battaglia di Nikolajewka. Marta ha 29 anni, vive a Perth da 7 anni ed è in dolce attesa, della seconda figlia. «Il papà - racconta - mi ha trasmesso il valore dell'integrità morale attraverso l'esempio, la testimonianza di vita, e l'essere alpino è stato un valore aggiunto». A tifare il papà alpino anche la piccola Francesca, appena un mese e mezzo di vita, con la mamma Roberta Reina di Albareto di Parma che dall'adunata di Trieste del 2004 non manca all'appuntamento nazionale ed è lei che sollecita il marito Massimo Dall'Olmo - che ha terminato il militare proprio a Piacenza nel Ce. s. a. e. (centro specialisti armamento esercito) - a partecipare ai raduni. «Gli alpini trasmettono il senso del gruppo - dice -. Spesso sembra che ci si trovi solo per bere, ma in realtà sono occasioni per rinsaldare amicizie vere, come quella che è nata tra il nostro gruppo di Albareto di Parma e quello di Adrara San Rocco e Foresto Sparso di Bergamo che è sfociato in un gemellaggio».

Nadia Plucani

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21/05/2013

Le aquile del Liceo Cassinari in volo verso Pordenone

Le 24 installazioni grafiche donate alla prossima Adunata

Le aquile tricolori di via Colombo hanno spiccato il volo con gli alpini. Alcuni gruppi di penne nere, al termine dell'adunata dell'11 e del 12 maggio, hanno chiesto di poter prendere le ventiquattro installazioni grafiche realizzate dai ragazzi della classe Vª A architettura del liceo artistico Cassinari.
«Sono piaciute così tanto che gli alpini hanno deciso di farle rivivere ai prossimi raduni, a cominciare da quello previsto a Pordenone nel maggio 2014 (l'Adunata nazionale) - spiega Valter Bulla, ideatore dell'iniziativa che ha visto il sostegno del Comitato commercianti di via Colombo -. La richiesta ci ha lusingato ed abbiamo pensato che fosse giusto regalare le aquile agli alpini, visto l'allegria che hanno portato in città. L'alternativa era che prendessero la polvere in un magazzino, così invece vivranno una seconda giovinezza. Qualcuno ha già anticipato che le creazioni degli studenti decoreranno i caratteristici "trabiccoli" che gli alpini portano con loro alle adunate».
Alla vigilia del fine settimana alpino, le ventiquattro aquile tricolori - verdi, bianche e rosse - avevano trovato il loro nido su altrettanti alberi lungo via Colombo, porta d'ingresso della città.
Un segno di distinzione voluto dai commercianti della zona e finanziato, in particolare, da Valter Bulla (Bulla Sport), Angelo Turra (Re Metal), Giacomo Clementi (Justin Joy), Gigi Groppi (Groppi pasticceria) ed Enrico Pilastro (Il Container).
L'idea di Bulla e dei colleghi commercianti era subito stata adottata dal liceo artistico Cassinari. A concretizzare l'idea sono stati i ragazzi della Vª A Architettura guidati dai professori Ferruccio Carra e Giovanni Gobbi.
«Gli studenti hanno visto le loro creazioni diventare realtà: dal foglio di carta alla grafica, passando attraverso il lavoro tipografico. Di fatto, hanno portato a termine un ciclo produttivo completo, uscendo dalla normale didattica dei banchi di scuola», sottolineano i docenti. L'originalità e la creatività delle aquile hanno conquistato gli alpini.
«Non era stato facile scegliere il soggetto migliore - ha ribadito Bulla -. Gli studenti ne hanno presentati diversi, tutti erano ben curati e gradevoli. Alla fine, abbiamo dovuto scegliere quello ritenuto più rappresentativo ed evidentemente ci abbiamo azzeccato. Gli studenti sono particolarmente orgogliosi che il loro lavoro rivivrà in altre città, a cominciare appunto dal capoluogo friulano che ospiterà gli alpini nel maggio 2014».
Ora, non resta che aspettare la prossima Adunata nazionale italiana per incontrare di nuovo le aquile piacentine.

Riccardo Delfanti

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21/05/2013

In Valvezzeno "adunata" alpina con i cori di Udine e del Gran Sasso

GROPPARELLO - Gropparello ha festeggiato l'86esima adunata nazionale degli alpini con una celebrazione di due giorni e la partecipazione di due cori alpini: Il Coro Ana Passons di Udine e il coro abruzzese Ana Stella del Gran Sasso. La chiesa parrocchiale di Gropparello gremita nella serata di venerdì scorso ha accolto gli alpini Gropparellesi e quelli del Coro Passons di Udine, che su invito del loro capo Alfiero Binelli, hanno accettato di esibirsi a Gropparello dove è stato molto apprezzato ed applaudito da un pubblico emozionato dai canti della cultura alpina friulana. La formazione è stata costituita nel 1993 da un gruppo di alpini in congedo e di simpatizzanti che, accomunati dalla passione per il canto popolare di montagna hanno dato vita al coro, composto da trenta elementi, che sotto la direzione del maestro Marius Bartoccini, dal 1966 partecipa a tutte le Adunate nazionali. A fine serata tutti al rancio nella sala parrocchiale dove i canti alpini sono continuati in una miscellanea di voci friulane ed emiliane.
Nella mattinata di sabato il parroco di Gropparello don Lodovico Groppi ed il parroco di Groppovisdomo don Giovanni Rocca, hanno concelebrato la santa messa in ricordo degli alpini defunti. Il rito è stato accompagnato dai canti del Coro Ana Stella del Gran Sasso. Alla messa, tra i gagliardetti della sezione alpini di Groppovisdomo e Gropparello, il gonfalone del Comune e un folto pubblico, hanno partecipato anche il sindaco Claudio Ghittoni, con vicesindaco, assessori e consiglieri, il maresciallo Cascio della locale stazione dei carabinieri. Il Coro Ana Stella del Gran Sasso (Isola del Gran Sasso, Teramo) diretto dal maestro Giacomo Sfrattoni vanta esibizioni su canali televisivi nazionali e dal 2006 rappresenta la delegazione Ana degli Abruzzi. Dopo la cerimonia religiosa ha intrattenuto il pubblico con canti del folklore alpino italiano e abruzzese. Commovente l'interpretazione della preghiera dell'Alpino letta da Giuseppe Solari e del canto "Signore delle cime" di cui è stato richiesto il bis. Il sindaco Ghittoni ha espresso parole di stima e ammirazione ed un ringraziamento per gli alpini in generale e per il nutrito gruppo di penne nere gropparellesi, che hanno reso onore al loro territorio e che la domenica hanno portato il loro vessillo all'Adunata nazionale a Piacenza. Ringraziamenti sono andati alle donne "alpine" per aver rifocillato gli ospiti ed alle associazioni che con il loro contributo hanno onorato gli alpini. Durante gli eventi sono state consegnate targhe e libri ricordo ai gruppi friulani ed abruzzesi.

Ornella Quaglia

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21/05/2013

Quel canto in chiesa che regalo dagli alpini!

Egregio direttore,
ora che si è affievolito ma mai dimenticato i tre giorni dei nostri gloriosi alpini, vorrei farle conoscere un piccolo fatto successo in periferia. A Cotrebbia Nuova di Calendasco vi è un edificio costruito molti anni fa per le scuole elementari, molto frequentata fino agli anni ottanta circa, poi chiusa. Ora è la sede della Pubblica Assistenza Calendasco. In questo edificio in hanno trovato asilo una ventina di alpini con il loro cappellano. Il giorno 11 maggio, sabato, dopo aver ricevuto il permesso dal nostro parroco don Pierluigi, alle ore 15,30 sono venuti in chiesa per celebrare e ascoltare la S. Messa.
Con loro vi era anche il nostro sindaco, a cui ho chiesto: "Sarà possibile sentire il canto Signore delle Cime? ".
Ed egli mi indica un alpino. Mi sono avvicinato e ho formulato il mio desiderio e in risposta mi disse che bisognava sentirne un altro che fungeva da chierichetto. Allora non dissi più nulla e seguii la S. Messa. Ma finita la celebrazione ecco il chierichetto alzare le braccia e dirigere il canto: Dio del Cielo Signore delle Cime: Ho cantato con loro e poi sul sagrato hanno chiesto se ero contento.
Li ho ringraziati tanto. Viva gli alpini! Il don, mi ha rilasciato le sue generalità: Don Mario Parmigiani, Gruppo alpini di Sandigliano (Biella).

Luigi Merli
Cotrebbia Nuova

Resta forte in tutti i piacentini la nostalgia di quei tre giorni di festa e continuano ad arrivare a Libertà lettere, foto, testimonianze. Tutti hanno un ricordo e un incontro da raccontare. Come Luigi Merli di Cotrebbia Nuova che aveva un desiderio, ascoltare quel canto struggente e forte "Dio del Cielo, Signore delle Cime", che gli alpini, alla fine della messa, hanno cantato proprio su sua richiesta. Questo canto e tanti altri li abbiamo ascoltati nei giorni e nelle notti della grande festa alpina nelle chiese di Piacenza ma anche per strada. Nella piazzetta dietro al teatro Municipale, il sabato sera, per più di due ore un gruppo di alpini ha intonato dei canti così belli che la gente non si staccava e continuava ad applaudire. I cori degli alpini hanno toccato il nostro cuore e ci hanno lasciato un bel messaggio.
Gaetano Rizzuto

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20/05/2013

Dimesso l'alpino colpito da infarto

Salvato durante l'adunata grazie all'intervento della polizia municipale con il defibrillatore. Il 73enne di Brescia: invito a cena tutti i miei salvatori

piacenza - La prima Adunata Nazionale Cardioprotetta della storia è stata quella di Piacenza e ha dato il suo risultato. Oltre 100 defibrillatori a protezione degli spazi occupati dagli Alpini, e tutte le pattuglie allertate con i loro mezzi dotati, come sempre di questo strumento salvavita. Ed è stato così che il 12 maggio verso le ore 17 un alpino (Gino Benedetti) colpito da arresto cardiaco in Viale Europa, dopo la parata, è stato salvato grazie all'attivazione del Codice Blu e all'attivazione perfetta della catena del Progetto Vita.
Per primi sul posto sono arrivati, in una corsa contro il tempo, una pattuglia della Polizia Municipale composta dall'assistente scelto Flavio Grassi e dall'agente Vommaro Francesco. Allertati dalla centrale 118 hanno invertito il senso della loro marcia e si è precipitata sul posto. Francesco Vommaro ha applicato il prezioso salvavita ed ha erogato 3 scariche. A questo punto la catena del soccorso è proseguita con l'arrivo dei volontari "appiedati" della Anpas accompagnati da un alpino, che hanno proseguito la rianimazione con altre due scariche e le manovre di rianimazione. Sono stati i volontari di Croce Bianca Alberica Barattieri e Alessandro Vitali che hanno poi lasciato il posto al personale 118 dell'automedica nel proseguo delle cure.
«Quando arriva una chiamata alla centrale 118 per un sospetto arresto cardiaco, gli operatori di Piacenza Soccorso per protocollo ormai consolidato attivano tutte le forze che hanno un defibrillatore. Sono 73 tra Piacenza e Provincia le pattuglie delle forze dell'ordine ad avere un defibrillatore a bordo con personale addestrato. Una risorsa importantissima che non ha eguali in Europa». Commenta la dottoressa Aschieri «di questo dobbiamo ringraziare tutti i Comandi che hanno saputo dare questa apertura al Progetto Vita e diventando così un modello da imitare in tutta Italia».
Gino Benedetti, di 73 anni, dopo meno di un'ora era sveglio nel reparto di Rianimazione e dopo i successivi controlli in cardiologia è stato ora dimesso.
Porterà in ricordo di questo intervento, un defibrillatore interno, a tutela della sua saluta per prevenire il rischio di altri episodi. Gino, ormai amico e fan di Progetto Vita e di tutti i volontari, ha potuto conoscere i suoi salvatori, in un momento di grande emozione per tutti. I medici e infermieri della cardiologia e i volontari sono stati invitati il 18 giugno a Brescia per una cena insieme. Il signor Gino verrà a Piacenza il 15 giugno durante la Festa del Cuore, per ricevere e premiare dalle sue mani i volontari che lo hanno salvato. «Non ricordo nulla, ma so che sono stato resuscitato grazie a questi angeli». Ha voluto il suo appello da alpino per fare la fotografia insieme a loro. «Non li dimenticherò mai, sono ancora sopravvissuto».
«Il 118 di Piacenza con la rianimazione e la Cardiologia rappresenta un esempio di sinergia e configura quello che viene chiamata "Cardiac Arrest Unit"» commenta Stefano Nani coordinatore del 118.
«Una questione di pochi minuti, in cui si gioca la vita di una persona. Quando il sistema funziona bene, e la fortuna ci assiste, abbiamo ancora dimostrato che l'attivazione del 118 attraverso l'allertamento delle pattuglie e dei soccorritori con il defibrillatore può salvare una vita» è l'ulteriore commento della dottoressa Aschieri che invita tutti a partecipare alla festa del Cuore il 14, 15 e 16 giugno per dare merito ai volontari che infaticabili lavorano per la nostra città più cardioprotetta d'Europa.
A Bruno Plucani il merito di avere dato fiducia all'ambizione progetto di cardioprotezione dell'evento, che rimarrà un esempio nella storia della Adunata Nazionale.

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20/05/2013

Cara Piacenza la gioia è finita

Egregio direttore,
francamente questi tre giorni dell'86ª Adunata degli alpini sono volati via in fretta, e devo dire che sono stati memorabili che a tutti noi ci hanno lasciato un caro ricordo che durerà nel tempo. Il mio grande desiderio sarebbe stato di poter essere presente in mezzo alla gente per sentire dal vivo il contatto di tutte quelle stupende persone convenute da ogni parte d'Italia, per trovarsi tutti insieme come una grande famiglia di gente buona, onesta, pulita dentro e fuori e con tanta voglia ancora di lavorare per aiutare gli altri nel volontariato e tant'altro.
Tutta questa mia grande voglia di partecipare ho dovuto (a malincuore) accantonarla ed accontentarmi di vedere tutto per ore davanti alla televisione. Quindi grande gioia (ed anche sofferenza parziale): tutto questo avviene quando ti senti uno di loro, avendo fatto l'alpino tanti anni fa nella Brigata Julia nella città di Tolmezzo Carnia, e pensando ai bellissimi ricordi del passato, pazienza cercheremo di tenerci dentro nel cuore quei bei ricordi e quelli di questi tre meravigliosi giorni non più ripetibili nella nostra cara Piacenza, anche se tanto desiderati.
Un'altra nota positiva è stata la non presenza di nessun politico di ogni colore. A loro non interessano queste giornate belle ed a noi tanto meno la loro poco gradita presenza. Ora che hanno trovato il modo di rigenerarsi in questi luoghi immersi nel verde lontani da tutti come francescani, trovino il tempo di rottamare quelle vecchie volpi di tutti i partiti.

Francesco Chiesa
Castelsangiovanni

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19/05/2013

Grazie alpini, ci avete insegnato il sorriso

Grazie all'adunata degli alpini Piacenza non solo è diventata più bella ma ha anche scoperto in sé qualità che non aveva mai espresso pubblicamente e forse non pensava di avere. Da sempre abituata all'individualismo, alla privacy, al sottotono, solidale sì ma defilata, chiusa e un po' cupa, la città è stata piacevolmente stravolta dalla fiumana di alpini di tutte le età, di tutte le provenienze. Abbiamo visto l'animo e la cultura profondamente umana di un'Arma, ma soprattutto grazie agli alpini abbiamo scoperto un'altra ipotesi di città, un altro volto, un altro possibile modo di vivere insieme, abbiamo assaporato che pur nel dovere e nella responsabilità, la vita può essere lieve se condivisa, se ciascuno fa la sua parte o quello che può per gli altri, per la città.«Non mi sono mai sentito così libero, tranquillo, sereno, non ho mai visto e goduto così bene la mia città come col centro storico senza auto. Mi sono divertito e commosso incontrando negli alpini ogni tipo di persone, tutti sorridenti che salutavano me e il mio bambino» mi dice Cesare, un giovane padre. «Mio suocero in carrozzina ha voluto uscire ben tre volte accompagnato dalla badante, perché tutti lo salutavano e gli rivolgevano la parola» racconta mio fratello.
«Se Gesù fosse qui si iscriverebbe agli alpini» ha detto il loro cappellano ed è vero, perché come Gesù essi ci hanno amati tutti subito senza sapere niente di noi, senza se e senza ma; anche la signora coi tacchi sussiegosa che non ha risposto al loro simpatico saluto mentre Dina, con le sue radici a Grondone, per risarcirli di tanta indifferenza, ha esclamato: «Io non ho i tacchi, ma ho la vostra cultura». L'hanno fatta sedere con loro, le hanno offerto da bere e hanno fatto la foto con lei.
Mai incontro tra umani è stato più semplice, diretto e immediato, mai insegnamento civile tanto alto è stato testimoniato meglio come fosse la cosa più naturale del mondo e certo lo è, dovrebbe esserlo, ma l'avevamo dimenticato. Gli alpini sono venuti a farcelo vivere. Abbiamo imparato che basta poco per una qualità di vita migliore, per essere più sereni se non più felici: qualche amico allegro, generosità reciproca, rispetto per le cose e le persone, osservanza delle regole perché tutto fili liscio.
Basta poco perché la severa Piacenza si trasformi in sorriso e il centro storico viva: girare in gruppo cantando, salutando anche gli sconosciuti con meno diffidenza e più disponibilità all'incontro. Da troppi anni non sentiamo più cantare per le vie! Abbiamo imparato che stare bene in compagnia dà più gioia di qualunque "grande evento" o discoteca, costa meno e coinvolge tutti.
Anche questa "eredità" ci ha lasciato l'adunata, ora dobbiamo imparare a praticarla. Il segreto degli alpini è senz'altro il sentirsi parte di un insieme di cui essere orgogliosi, insieme che è la famiglia, il paese d'origine, il gruppo di amici, il battaglione, la patria e per estensione il mondo intero: loro accorrono ovunque per aiutare, perché ciascuno è sentito come fratello, come uno di loro. Gli alpini si sentono responsabili di tutti e di tutto e lasciano i prati puliti perché rispettano la natura, aggiustano le cose rotte che sono della collettività, rischiano la vita per i nostri valori fondanti, vogliono abbracciarci e farci felici. Come non emozionarci a tanto immeritato amore, a tanta contagiosa allegria? Come ripagarli?
Ci hanno fatti vivere come fossimo uno dei loro cori alpini: un insieme appagante ed esaltante dove i nostri crucci sono stati condivisi resi più sopportabili, le nostre pene sublimate, la nostra gioia moltiplicata. Un insieme, un coro di voci e di vite, dove persino le asprezze dell'esistenza si fanno melodia perché non siamo più soli. Insieme abbiamo formato un'armonia che è stata acquietante e galvanizzante.
La più straordinaria traccia però che l'adunata mi lascia, ci lascia, grandiosa, meravigliosa, toccante fino alle lacrime è più di tutto, in cima a tutto, aver visto, sentito, vissuto come amano gli alpini, come ricordano.
Nessuno che li abbia incontrati viene dimenticato, che sia morto nella prima guerra o nella campagna di Russia, a Nassiria, in Afghanistan, in montagna, per malattia o di vecchiaia, sempre tutti vengono ricordati per nome come fossero appena "andati avanti", ma sempre presenti perché nel cuore degli alpini nessuno muore mai davvero.

Bruna Milani

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19/05/2013

Le foto dei lettori

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18/05/2013

Lugagnano, alpini tornano sulla tomba del commilitone morto ventinove anni fa

LUGAGNANO - A distanza di 29 anni dall'incidente in cui perse la vita mentre svolgeva il servizio militare a Udine, i suoi commilitoni alpini sono tornati sulla sua tomba per rendergli omaggio con una solenne cerimonia. Così Roberto Dametti, di Lugagnano, è stato ricordato nei giorni del grande raduno nazionale degli alpini che si è svolto a Piacenza nello scorso fine settimana. La cerimonia, dagli accenti particolarmente toccanti, si è tenuta nel tardo pomeriggio di sabato scorso nel cimitero di Lugagnano.
L'alpino, allora diciannovenne, perse la vita in uno schianto tra automezzi militari avvenuto a Chiusaforte di Udine nel tardo pomeriggio del 30 luglio 1984. Durante la cerimonia in omaggio allo sfortunato alpino lugagnanese è stato deposto un omaggio floreale davanti alla sua tomba, è stata quindi letta la preghiera dell'alpino e osservato di un minuto di raccoglimento. Successivamente si sono tenuti brevi discorsi commemorativi ed è stata data una affettuosa carezza alla foto posta sulla lapide. Alla cerimonia sono intervenuti il già comandante della divisione Julia, generale di brigata Maurizio De Stefani, il colonnello Roberto Denegri comandante del battaglione "Cividale" e i compagni dello stesso plotone. Ha preso parte alla commemorazione anche il sindaco Jonathan Papamarenghi, che ha espresso alla famiglia la propria solidarietà e quella dell'intera amministrazione comunale. C'erano anche gli alpini di Lugagnano giunti sotto la guida del capogruppo Luigi Faimali.
Roberto Dametti, nato a Lugagnano nel marzo del 1965, nella vita civile faceva il marmista e abitava con la propria famiglia in una piccola azienda agricola sul versante di Monte Giogo. Da pochi mesi aveva compiuto 19 anni e stava svolgendo il servizio militare nel battaglione Cividale di stanza a Chiusaforte, in provincia di Udine. Nell'incidente per lui mortale rimasero coinvolti alcuni mezzi militari sul percorso denominato "Selva Nivea". La triste notizia era arrivata ai famigliari attraverso l'arma dei carabinieri. Solenni furono allora i funerali, con la bara avvolta nella bandiera tricolore, portata a spalla dagli stessi commilitoni presenti alla cerimonia dei giorni scorsi e sotto il comando dello stesso colonnello Roberto Denegri. I ringraziamenti per l'affettuoso ricordo riservato al loro caro in questa circostanza sono stati espressi dai fratelli Giuseppe e Giovanni, presenti con tutti i famigliari e numerosi concittadini.

Franco Lombardi

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18/05/2013

Le foto dei lettori

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18/05/2013

La nostalgia degli alpini che non ci sono più

Egregio direttore,
da alpino ed ex presidente di sezione e attuale consigliere non potevo certo mancare all'adunata di quest'anno a Piacenza.
Ho vissuto anche alcuni degli appuntamenti che hanno preceduto la domenica, ma più di tutto la mia attenzione era rivolta alla sfilata del pomeriggio.
Così ho atteso con trepidazione il momento della partenza e con una grande emozione nel cuore ho iniziato a marciare. Mentre mi incamminavo però accanto a questa gioia e fierezza ho sentito nel cuore anche la nostalgia e la malinconia per quegli alpini che non ci sono più.
Da un paio d'anni molti di loro hanno vissuto solo per arrivare qui in strada, nelle piazze, fra la gente, proprio come ero io in quei minuti, ma la vita ha detto loro di no.
Quasi tutti partecipavano ogni anno all'adunata nazionale nelle varie città d'Italia e aspettavano questi giorni, la festa, la parata, lo stare in mezzo agli altri con lo stesso spirito alpino di sempre.
Non ho potuto trattenere una lacrima nel pensare a mio fratello Paolo scomparso poche settimane fa, o a Belmessieri o a Dreni o a tutti quelli che sono andati avanti.
Sì perché noi alpini non parliamo mai di morte, ma diciamo di loro che sono andati avanti quasi c'avessero preceduto in un posto ancora più bello di quello in cui mi trovavo domenica sera. Ho portato il mio pensiero ai nostri alpini piacentini che in questi due anni hanno assaporato la felicità dell'evento e con grande orgoglio e dignità ho dedicato loro la mia giornata.
Poi di nuovo su la testa e marciare forte e dire grazie pure a loro perché sono sicuro si rimane alpini anche oltre questa vita.

Antonio Saccardi
Lugagnano Val D'Arda

L'Alpino Antonio con questa lettera testimonia il forte e indissolubile legame che lega, da vivi e da morti, gli alpini d'Italia. Sono gli uomini della solidarietà che sanno vivere la loro amicizia in un modo tutto particolare. Il momento dell'Adunata e della Sfilata, ogni anno, è particolarmente sentito perché si sta insieme, si progettano nuove iniziative, ci si da da fare per aiutare chi ha bisogno, si fanno lavori per rendere la città che li ospita più bella (come hanno fatto a Piacenza). Tanti gesti piccoli ma significativi. Molto bello il pensiero che l'alpino Antonio ha avuto domenica pomeriggio - mentre sfilava sullo Stradone Farnese imbandierato, tra due ali di folla - ai suoi amici alpini che non ci sono più, che, appunto, "sono andati avanti". E' questo lo spirito degli alpini. Ancora grazie, amici Alpini di Piacenza e d'Italia.

Gaetano Rizzuto

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18/05/2013

adunata, un affare ma non per tutti

Gentile direttore,
in risposta alla signora Rizzuto (della quale vorremo sapere l'impiego, la quantità di ore lavorative settimanali, se ha un contratto che prevede l'assenza dal lavoro in caso di indisposizione, se ha le ferie pagate) che definisce lamentosi i commercianti che si oppongono alla chiusura definitiva del centro e che hanno chiuso i negozi durante l'adunata ci sentiamo di controbattere alcune verità. L'adunata a Piacenza, parlando da private cittadine è stata splendida, coinvolgente, al di sopra di ogni aspettativa, un vero trionfo. Parlando da commercianti un disastro (aperti in questi 3 giorni). Oltre non aver portato soldi nelle nostre casse l'arrivo degli alpini ha disturbato notevolmente un fine settimana che poteva essere di buon lavoro per tante categorie ed ha "consigliato" alla nostra clientela abituale di trasferirsi fino a domenica nelle seconde case lasciandoci cosi' " orfani " dei nostri clienti di tutti i giorni.
I commercianti, cara signora Rizzuto, non sono bancomat attivi da pulsanti o comandi elettronici, sono persone con una vita privata, famiglia, impegni, affetti che spesso devono trascurare (come dicembre) per far fronte a pagamenti come bollette, fornitori e balzelli vari che ogni giorno assottigliano il conto corrente. I commercianti hanno spese come lo stipendio delle commesse o bollette della luce che nessuno gli rifonde se lo scontrino giornaliero chiude a 0, e possiamo capire che dopo la delusione di venerdì e sabato per mancati incassi, abbiano deciso di chiudere i negozi e godersi lo spettacolo da privati cittadini e non da venditori. Se i bar, i pubblici esercizi, il comune hanno incassato tanti soldi, le paghino loro le tasse anche per noi che invece non abbiamo incassato niente e nemmeno ci siamo lamentati dei tre giorni bellissimi ma di tanto fumo e niente arrosto.
Meravigliosa Piacenza vestita a festa fantastici gli alpini cordiali e sorridenti, coinvolgente l'atmosfera si respirava ovunque.
Non erano ancora partiti e già ci mancavano. Ma per favore mettiamo i paletti all'entusiasmo che ha coinvolto il nostro lato tenero, siamo concreti, nella vita per vivere bisogna lavorare.
Se togliessero dalla busta paga di un dipendente 3 giorni di paga extra per adunata alpini, manifestazioni di costumi tipici regionali, sfilate d'auto d'epoca, mostre di puro sangue da competizione ecc..... non sappiamo se otterrebbe lo stesso entusiastico appoggio alle iniziative.
Aggiungiamo che noi commercianti, pur con il nostro attaccamento al lavoro, che essendo nostro curiamo con spasmodica dedizione nonostante la crisi lavoriamo per vivere (come tutti credo) e non viviamo per lavorare.
Se la signora Rizzuto crede di essere più capace di noi nello svolgere il nostro lavoro, provi con le sue belle idee a cambiarsi con una di noi, uno qualsiasi, per un anno. Poi rileggeàa quello che ha scritto... forse molte cose non le confermerà. Nonostante tutto, il ciclone alpini è stato un evento, li ringraziamo del calore e della simpatia che hanno portato travolgendo l'intera città e speriamo che ci siano altre occasioni per far festa in tempi così bui. Ma per cortesia, ogni tanto lasciateci guadagnare qualcosa, altrimenti brinderemo ad acqua (dell'acquedotto comunale, è gratis).

Cinzia e Marina
commmercianti di viale Dante

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17/05/2013

Super lavoro di Iren, raccolti tre volte i rifiuti di un normale fine settimana

Tre volte il quantitativo di rifiuti prodotti in un normale fine settimana lungo in città. E' il quantitativo di rifiuti raccolto da Iren che ieri ha reso noti i dettagli dell'imponente lavoro di raccolta. Lavoro peraltro facilitato dagli stessi alpini che hanno contribuito in maniera fondamentale a radunare i rifiuti per il successivo smaltimento di Iren. «Al termine dell'Adunata Nazionale degli alpini dello scorso fine settimana, e dopo che anche le ultime strutture presso le aree campo e le zone di ristorazione sono state smontate, è possibile fare un bilancio delle quantità di rifiuti prodotti e raccolti nel corso dell'evento» puntualizza la multiutility.
Da venerdì 10 a martedì 14 maggio, nelle zone della città interessate dalle manifestazioni programmate nel corso dell'Adunata (terminata domenica 12), sono state complessivamente raccolte 574 tonnellate di rifiuti pari alla quantità di rifiuti prodotti normalmente in un giorno da una città di circa 300.000 abitanti, ovvero il triplo di Piacenza.
Di queste 574 tonnellate, circa il 25% (141,8 tonnellate) è costituito da rifiuti che sono stati differenziati e avviati al recupero.
Delle 322,5 tonnellate di rifiuti indifferenziati raccolti, il 34% (109,7 tonnellate) è costituito da rifiuti derivanti dall'attività di spazzamento e di pulizia delle strade; un quantitativo pari a oltre 4 volte i rifiuti da spazzamento raccolti normalmente nelle stesse aree della città e in un uguale lasso di tempo (25 tonnellate). Iren aveva disposto un piano specifico di interventi straordinari per gestire servizi di raccolta, smaltimento dei rifiuti, spazzamento stradale, acquedotto e fognatura. Nel corso del fine settimana Iren ha messo in campo 88 mezzi con 170 tra operatori e tecnici per garantire la pulizia e il decoro della città, 24 ore su 24, e svuotare, più volte nell'arco della giornata, i mille cestini portarifiuti collocati lungo le vie della città. Cestini in plastica grigia e disseminati in tutto il centro ad una distanza di 30 metri l'uno dall'altro che hanno contribuito ad adornare Piacenza riportando su un lato il simbolo a colori dell'Adunata nazionale nonchè l'invito a tenere pulita la città. Nelle aree campo erano stati posizionati inoltre 114 cassonetti, 10 cassoni e 15 postazioni per la raccolta differenziata.
 

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17/05/2013

«Ora i giovani ci chiedono di diventare alpini»

Richieste per Esercito, Protezione civile e Ana
Plucani: «E' la sorpresa di questa Adunata»

La pianeggiante Piacenza si scopre all'improvviso una città che "vive in salita", come lo speaker dell'Adunata di domenica scorsa definiva gli alpini. Il primo ad accorgersi di questo "spostamento d'asse terrestre" nel mezzo alla Pianura Padana è Bruno Plucani, 66 anni, da nove presidente della Sezione alpini di Piacenza.
«Continuano ad arrivare in sezione richieste di associarsi all'Ana, ci sono ragazze e ragazzi che chiedono come si fa ad entrare nella nostra Protezione Civile; c'è chi si prenota già oggi per sfilare l'anno prossimo a Pordenone» dice il presidente, un poco frastornato da tutto questo movimento. «Tutti sono rimasti colpiti dall'allegria degli alpini e dal loro modo di stare insieme - osserva Plucani -, i giovani ci scrivono dicendo che serate come quelle che hanno vissuto capitano poche volte nella loro vita. Si sono scambiati gli indirizzi con la promessa che si troveranno all'Adunata 2014».
Plucani è rimasto colpito dalla determinazione di un ragazzo di 14-15 anni, studente di una scuola piacentina: «Mi ha inseguito perchè voleva a tutti i costi un cappello da alpino. Gli ho spiegato come poteva fare e alla fine ci siamo abbracciati come se fossimo padre e figlio».
Tanti alpini cosiddetti "dormienti" si sono improvvisamente destati chiamando la sede Ana di Piacenza: «Abbiamo avuto già una trentina di richieste di iscrizioni da parte di piacentini che hanno fatto l'alpino ma non avevano più tirato fuori dall'armadio il loro cappello. Questa Adunata ha chiamato anche loro». Così come chi l'alpino non lo ha mai fatto ma si sente in sintonia con il valori delle penne nere: «Anche qui abbiamo già una ventina di persone interessate. Non potranno indossare il cappello, non potranno sfilare ma siamo felici che condividano i nostri valori». La vocazione alpina ha chiamato soprattutto i giovani: «Un ragazzo ed una ragazza hanno scritto in sede manifestando il desiderio di arruolarsi come volontari tra gli alpini in armi. Altri, uomini e donne, chiedono di entrare nella nostra Protezione Civile». Sono una ventina e dovranno fare un apposito corso, poi mettersi a disposizione della Protezione Civile dell'Ana. Avranno una divisa e con quella potranno sfilare alle Adunate.
Tante richieste dei genitori per la mini-naja, ovvero la partecipazione dei giovani al Progetto Difesa: una sorta di prova di vita militare nel Corpo degli alpini.
«Ho visto testimonianze di solidarietà impensate - continua Plucani -. Un piacentino non si è limitato a mettere gratis a disposizione del Comitato organizzatore il suo camioncino, gli faceva anche il pieno di gasolio a sue spese ogni volta che era a secco».
Attestati di stima, telegrammi di congratulazioni: «Anche da persone che mi hanno visto nascere, io abitavo a Niviano e mi conoscevano come "il Bruno" ma era tantissimo che non le vedevo. Ringraziamenti non a me ma a tutta la Sezione di Piacenza da ogni parte della provincia e anche da fuori». Una fama improvvisa di una città che si è scoperta amica degli alpini: «Tanti piacentini per strada mi riconoscevano come presidente, mi prendevano la mano come se fossi il Papa; sono contento non tanto per me ma per tutta la mia Sezione. Di adunate ne ho viste tante ma era la prima volta dall'interno e non mi aspettavo che finisse in modo così positivo».
Paure? «A parte il meteo che mi ha sempre dato preoccupazioni, ho sofferto per certe criticità che indubbiamente ci sono state ed ho temuto che potessero offuscare la manifestazione. Non è stato così, hanno prevalso gli aspetti positivi e per questo voglio ringraziare tutti, soprattutto quei trecento nostri alpini che non hanno potuto partecipare alla sfilata perchè impegnati nella sorveglianza degli alloggi collettivi». Il successo di questa sfilata è merito di due anni di lavoro di tutti, dal quel 16 settembre del 2011, quando a Piacenza venne assegnata l'Adunata 2013. Plucani sarà presidente alpino fino al prossimo 22 giugno, quando scadrà il suo terzo mandato e non potrà più ricandidarsi. «Il mio successore? Vorrei che lavorasse in continuità con la linea che ha ci portato ad ospitare questa Adunata».

Federico Frighi

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17/05/2013

Castelvetro, gli alpini inaugurano la loro baita nel quartiere Longo

CASTELVETRO - (l. z. ) Verrà inaugurata domani, sabato, la nuova sede del gruppo alpini di Castelvetro, guidato da Mario Piacentini. La casa delle penne nere castelvetresi è una nuova baita realizzata nel quartiere Longo nella località Mezzano Chitantolo, vicino a un'ampia area verde. La cerimonia inizierà alle 15 con il ritrovo presso la nuova sede, dove alle 15.15 ci sarà l'alzabandiera. Un quarto d'ora più tardi inizierà la sfilata verso il santuario della Nostra Signora di Lourdes a Mezzano Chitantolo che, alle 16, ospiterà la messa. Alle 17 l'inaugurazione della sede, la benedizione e il discorso delle autorità. Alle 17,30 l'ammainabandiera. La manifestazione verrà allietata dalle note della banda alpina di Pontedellolio e vedrà la partecipazione, tra le varie autorità, del presidente della sezione Ana di Piacenza, Bruno Plucani. L'iter burocratico per la nuova sede era iniziato nella scorsa estate e nel giro di meno di un anno la nuova struttura ha trovato vita. «Oltre a diventare la nostra nuova sede - aveva dichiarato a suo tempo il capogruppo Mario Piacentini - la baita diventerà anche un punto di riferimento per l'area verde circostante, che dovrebbe essere attrezzata in futuro come parco giochi. Con la nostra presenza in determinate fasce orarie, metteremo successivamente a disposizione la struttura per i servizi igienici. Nel frattempo, invitiamo la popolazione a partecipare alla cerimonia del 18 maggio».

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17/05/2013

Piacenza e gli alpini: una città vestita con il suo abito migliore

di PIER LUIGI CARENZI
Non ti avevo mai visto così, Piacenza, vestita col tuo abito migliore, gaudente e festante per far felici tutti, compresi quelli dell'Italia più lontana! Ovunque, volti che sprizzavano gioia con sorrisi aperti, dimentichi dei problemi nostri quotidiani. Persone positive, spensierate, altruiste, contente di vivere in libertà pochi giorni in piena allegria; vogliose di comunicare, di sentirsi unite e utili agli altri, di essere solidali e oneste come invitavano i numerosi striscioni esposti dagli alpini stessi durante la sfilata.
Piacenza, prodigandoti nel fornire la massima accoglienza, in pochi giorni hai mostrato a tutti i tuoi gioielli: Facsal, Daturi, Musei e via via tutti gli altri. Sei apparsa attraente come non mai, aiutata dai fantastici alpini così familiari, che trasmettevano, contagiandoci, energia positiva con le fanfare, i cori ma soprattutto con la loro disponibilità e sincerità che traspariva in ogni loro atteggiamento. Poi come per incanto (o meglio disincanto), la mezzanotte di domenica 12 ha posto fine a tutto. In fretta ti sei ritirata nel tuo standard abituale e nella tua riservatezza. Sei parsa Cenerentola quando ha perso la scarpetta, per ritornare semplice, modesta, rivestendo i tuoi panni abituali. La scarpetta sarà ritrovata, ne son sicuro, da chi ha vissuto questa esperienza e trarrai profitto dall'impressione lasciata. Chi ti ha visto e vissuto, magari per la prima volta, vorrà ricongiungersi a te e darti quello che ti spetta.
Ho lasciato il "Daturi", divenuto in quest'occasione un fascinoso e avveniristico polo tecnologico, per correre in bici e confondermi con la folla straripante, al campo "Garilli". Con vero piacere mi son trovato unito in un tripudio generale e concorde. La gente felice assiepata sulle tribune stracolme, ha applaudito a lungo i parà coraggiosi scesi dal cielo.
Chi ha disertato la festa, per evitare il temuto caos, ha ora il rimpianto di aver perso un'occasione unica per non aver vissuto una parentesi fantastica, difficilmente ripetibile. Siamo tornati al vecchio stile, ma con l'animo carico di ottimismo e più sicuri di noi stessi, ci siamo convinti che questa esperienza farà osare noi piacentini, così restii e a volte timorosi. Servirà nel far valere quanto di meglio abbiamo dentro.
 

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17/05/2013

Il generale alpino che amava i suoi soldati e la sua Bobbio

di PIER LUIGI TROGLIO
La perfetta e collaudata organizzazione dell'Ana (Associazione nazionale alpini) per la 86ª volta ha dimostrato la efficienza degli alpini nella preparazione e gestione della annuale adunata nazionale che quest'anno si è svolta a Piacenza. A Bobbio la "festa granda" è iniziata sabato pomeriggio con l'alzabandiera al monumento dei caduti in piazza San Francesco. Domenica, ho assistito, grazie a Telelibertà, all'intera sfilata per le vie di Piacenza, dalle 9 alle 21. Confesso che non mi è stato facile sopportare, tutte le emozioni, la gioia, i ricordi, anche tristi vedendo la fiumana umana che per 12 ore mi è passata davanti sugli schermi della televisione. Sono figlio di alpino, mio papà Luigi, detto Gino, classe 1913 è stato arruolato nel 3° Reggimento Alpini, Battaglione Susa, Divisione Taurinense nel 1934. Di alpini ne ho sentito parlare non appena uscito dal grembo di mia mamma, poi avanti e ancora oggi per la mia famiglia gli alpini sono qualche cosa di sacro. Grazie a mio padre molti moltissime "penne nere" erano di casa in Contrada di Porta Nova n° 35, ma anche le "penne bianche" non sono mancate. Il generale Giuseppe Bellocchio, bobbiese, il generale Orsini, con parenti bobbiesi e il generale Raisoli, amico e frequentatore assiduo di Bobbio.
Brevemente vorrei ricordare il generale Bellocchio, che non può mancare fra le tante raccontate da Libertà in occasione dell'Adunata. Giuseppe Bellocchio, nato a Bobbio il 15 febbraio 1889, deceduto a Bobbio il 7 marzo 1966, abitante in Bobbio via Garibaldi 6 (ora Contrada di Porta Nova), generale di Corpo d'armata. Questa la scheda anagrafica di un insigne figlio della città di Bobbio. Per i più giovani quel nome non significa nulla, per chi ha qualche anno in più serve a rispolverare i ricordi di un periodo non tanto felice, quello della guerra. Nel periodo delle tenebre la figura del gen. Bellocchio ha brillato per umanità, per modestia, ma soprattutto per un grande amore verso la sua gente.
È stato un valoroso soldato. Con orgoglio portava l'inconfondibile cappello degli alpini sormontato da una penna bianca che solo i generali potevano portare. Pluridecorato: medaglia d'argento, medaglia di bronzo, croce al merito. Per le sue capacità gli furono assegnati incarichi di grande prestigio. Il Re Zog d'Albania gli affidò il compito di ricostruire l'esercito del suo Paese. Fu comandante del famoso 3° Reggimento Alpini. Come esponente del Comitato di liberazione nazionale, comandò la "piazza" di Milano dove si trovò a collaborare con Parri, Mattei, Longo, Gasparotto e con il gen. Cadorna. Dire dell'uomo Bellocchio è facile, ma nel contempo la sua personalità sfugge agli schemi tradizionali. I luoghi comuni vogliono i militari, e a maggior ragione gli ufficiali, uomini duri, inflessibili, abituati solo al comando e a essere ubbiditi. Se poi a queste caratteristiche vi si aggiunge l'imponenza fisica (e il gen. Bellocchio l'aveva), è quasi impossibile credere che le sue doti fossero la bontà, l'amore per il suo prossimo, l'umiltà. Sopra ogni cosa amava i suoi alpini. La nostra è sempre stata una terra che ha prodotto alpini, e il generale amava i suoi conterranei e là dove era possibile evitava che andassero in zone di guerra ad alto rischio. Il gen. Orsini, anche lui generale degli Alpini, legatissimo a Bobbio, mi ha definito il gen. Bellocchio "un truppeur", uomo della truppa. Amava vivere e frequentare i "bocia" e i "veci" piuttosto che le alte gerarchie militari. In privato era un uomo mite, generoso, si potrebbe dire timido: i riflettori della scena non facevano per lui. Nel 1953 si presentò alle elezioni politiche nelle liste del Partito nazionale monarchico. Non fu eletto. Forse per Bobbio fu una delle tante occasioni perdute. Un popolo è grande grazie ai suoi figli che per la loro opera sia essa culturale che scientifica come in qualsiasi altro settore delle attività umane abbiano dato il loro costruttivo contributo.
Il gen. Bellocchio è un figlio della nostra terra. Ha voluto bene ai suoi concittadini, a molti ha salvato la vita, un uomo così non può essere dimenticato. Sull'altopiano di Asiago le sue gesta sono ricordate con l'intitolazione di una località "I Piani Bellocchio". La sua città gli ha intitolato una via, chi l'ha conosciuto deve ricordarlo. Farlo conoscere a quei giovani a cui certamente il suo nome non dice niente è un dovere delle istituzioni e in particolare della scuola. In occasione delle innumerevoli cerimonie che si tengono durante l'anno in commemorazione di avvenimenti della nostra storia, sarebbe buona cosa la visita alla tomba del gen. Bellocchio per deporvi un mazzo di fiori e dirgli "grazie, generale, di tutto il bene che hai fatto alla tua gente".
 

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17/05/2013

Lettere al direttore

I cappelli di Paladini: un insegnamento di vita

Egregio direttore,
l'Adunata, da poco conclusa, ha visto la città riempirsi, oltre che di festosi alpini, di variopinti e pittoreschi mezzi di trasporto, al di sopra dei quali spesso vi era, declinato in varie fogge e grandezze, il cappello delle penne nere, simbolo del corpo degli Alpini e del loro ardore.
Con la stessa passione, Rudy Paladini, artista piacentino, ha creato, interamente a mano, dei "mini-cappelli" da Alpino con una straordinaria precisione e con molto cuore. Ciò che rende assolutamente unici questi oggetti è la difficoltà nell'uso delle mani che, purtroppo, attanaglia il signor Paladini.
Chi ha avuto la fortuna di ricevere in dono, come il sottoscritto, questi oggetti faccia tesoro dell' insegnamento che essi portano: la volontà batte tutte le malattie. Grazie Rudy

Fabio Stefano Roversi


Utile conoscere indicazioni anche sugli altri corpi

Egregio direttore,
ho letto con interesse l'intervento del dottor Massimo Polledri pubblicato sul quotidiano di martedì 14 maggio, nel quale si illustrano dettagliatamente i valori di riferimento e le caratteristiche umane degli alpini.
Data la competenza professionale del dottor Polledri ritengo che sarebbero graditi ai lettori ulteriori interventi finalizzati all'esposizione dei valori di riferimento e delle caratteristiche umane di altre figure dell'esercito italiano, come i bersaglieri, i pontieri, gli autieri etc. ai fini di avere un quadro esaustivo in merito alla classificazione delle tipologie umane.

Alberto Bricchi
Piacenza

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16/05/2013

Avevano fatto la naja 41 anni fa a Udine

Tiziano Michelazzo, di Padova, dopo 41 anni ha ritrovato un commilitone piacentino. «Noi alpini ci crediamo all'amicizia, sapendo di venire a Piacenza ho cercato un compagno di naja che non vedevo da 41 anni, Adriano Tiramani; ho continuato a telefonare all'anagrafe finché ho avuto l'ultimo indirizzo». I due si erano conosciuti al Car dell'Aquila e poi avevano proseguito il servizio militare insieme, che all'epoca durava 15 mesi, nell'VIII Julia, a Pontebba di Udine.

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16/05/2013

Ausl e volontari, un'alleanza vincente

Nani (118): «Il piano ha retto bene grazie a tutti». Zurla (Cri): «Ce l'abbiamo fatta»

Soddisfazione e orgoglio per aver svolto un buon lavoro e per aver contribuito con successo ad affrontare l'assistenza sanitaria nelle frenetiche giornate dell'adunata degli Alpini.
È questo quanto si respira in questi giorni nelle sedi di Croce Rossa, Anpas e Misericordia che sono state in prima linea nel week end, pronte a scattare su indicazione della centrale operativa 118 di Piacenza, che ha coordinato la rete dei soccorsi. Cri ha dispiegato 540 volontari e 10 dipendenti del Comitato di Piacenza, effettuando 400 interventi. Alle 11 ambulanze messe a disposizione, si sono aggiunte 2 moto dotate di defibrillatore che hanno fatto un prezioso lavoro di trasporto urgente di farmaci e prelievi. I gruppi che hanno partecipato alla buona riuscita dell'evento sono stati 9, che hanno affiancato il comitato cittadino: San Nicolò, Podenzano, Cadeo, Agazzano, Farini, Pianello, Piozzano, Bobbio e Borgonovo. «Ce l'abbiamo fatta», è il commento del presidente Renato Zurla, del delegato alle attività di emergenza Carlo Sartori e del coordinatore dei volontari Michele Gorrini. L'elenco di chi ha silenziosamente contribuito, lavorando giorno e notte nei presidi allestiti, è lungo: c'è chi ha coordinato la preparazione di mille pasti (Maria Cristina Gasperini), chi ha coordinato il personale (Pilade Cortellazzi), chi diretto la segreteria (Curzio Sechi), chi ha vegliato sul buon esito delle comunicazioni radio (Corrado Cacciabue), chi si è occupato delle strutture logistiche (Luciano Zannotti), chi era pronto a intervenire con le squadre di soccorso in acqua sul Po (Massimo D'Aloisio) e chi (Pietro Nigelli) ha guidato l'azione del personale dipendente. Due le situazioni in cui la Cri si è particolarmente distinta: il soccorso di un alpino in via XXI Aprile e il ritrovamento di una bimba che si era persa. Anche Anpas ha attinto dall'energia delle proprie 20 sedi provinciali, gestite da 14 Pubbliche assistenze, inserendosi in modo significativo nella strutturazione del piano sanitario. I moduli dislocati (soprattutto il posto medico di via Farnesiana, un gioiello di recente acquisizione) sono stati montati in tempi contenutissimi; 17 le ambulanze messe a disposizione, coadiuvate da auto, moto e pulmini in pronta reperibilità. Sotto la bandiera comune di Anpas hanno lavorato oltre 300 i volontari, cui se ne aggiungono ulteriori 200 che si sono prodigati dietro le quinte. Direttore d'orchestra di questo sforzo collettivo è stato il coordinatore provinciale Paolo Rebecchi, affiancato da Giorgio Villa e Flaviano Giovanelli per la Protezione Civile. Ma l'elenco dei grazie è articolato: Alessandra Parmigiani e Gianfranco Losi, per il coordinamento; Jessica Giannatiempo, Giuseppe Monfreda, Maria Frino, Martina Marenghi, Viviana Raimondi, Barbara Gambazza e Claudio Battista per l'impegno in fase organizzativa; Alberto Negri, Alessandra Grana, Max Fermi, Fabrizio Velieri e Simona Rossini per il supporto. Nel settore tecnico si sono distinti Maurizio Codeghini, Pietro Rigolli, Pietro Belmonti, Francesco Fermi, Stefano Cigni, Marco Dal Bon, Daniele Tinelli e Alex Bravi. In prima linea Piergiorgio Zoccheddu, Lucia Barbieri e Ettore Costa, Maura Longhi, Loredana Adami. Non è mancato il supporto di Claudia Boselli, Gabriele Toloni, Giulia Frino, Cristina Vedovelli, Ombretta Isola, Paolo Targon, Luca Ruggeri e Renata Chiodaroli e i medici Reanzo Ruggerini, Tino Testa, Mario Romitti, Balordi e Carini. Tra i momenti simbolo delle tre giornate di impegno Anpas c'è il salvataggio di un uomo colpito da arresto cardiaco da parte di una squadra appiedata composta da Alessandro Vitali e Alberica Barattieri. Anche Misericordia è scesa in campo con uomini e mezzi. Le tre associazioni colgono l'occasioe per ringraziare la centrale operativa 118 di Piacenza per la professionalità ed efficienza del coordinamento. «Grazie ai responsabili e volontari di Anpas, Cri e Misericordia - commentano Enrica Rossi e Stefano Nani (118) - per il prezioso apporto dato alla sostenibilità del piano».
 

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16/05/2013

«L'Adunata, per Piacenza una maxi esercitazione»

Il prefetto Puglisi: bene la sala operativa, i campi, il piano sanitario e la viabilità. «Dobbiamo capitalizzare questi eventi»

«L'Adunata nazionale degli alpini per la nostra città è stata anche l'occasione per una grande esercitazione, dove tante cose sono andate bene, naturalmente assieme a qualche criticità». Il prefetto Antonino Puglisi ha voluto fare ieri mattina un debriefing con i rappresentanti degli enti che hanno organizzato l'Adunata nazionale convocati in prefettura. «Come prima cosa ho voluto ringraziare tutti con sincerità dal profondo del cuore» osserva il prefetto. «Sappiamo che il proprio dovere si può fare in tanti modi - fa notare - e in questi giorni è stato fatto con grandissimo sacrificio e abnegazione e i risultati si sono visti». «Da questo evento traiamo esperienza - prosegue Puglisi - per ogni esigenza che si dovesse verificare». Bene la sala operativa: «Ho chiesto al Comune se possiamo mantenere una struttura del genere, perchè si è rivelata veramente efficiente». Bene la dislocazione dei campi degli alloggi collettivi, bene la viabilità e «splendido il lavoro dei soccorritori in coordinamento con il 118». «Sono tutte attività che abbiamo cercato di fotografare e memorizzare per tutte le esigenze future - rende noto il prefetto -. Naturalmente non nascondiamo che c'è stata qualche piccola criticità, ma a parte ciò mi sembra davvero che il risultato sia stato splendido». Fondamentale anche lo sforzo della stessa prefettura con turni di lavoro da venerdì a domenica notte coordinati dal vice prefetto vicario Elio Faillaci. «Mi piacerebbe che questo risultato venisse capitalizzato - guarda avanti Puglisi - così come il passaggio venerdì prossimo del Giro d'Italia o lo scudetto della pallavolo femminile. Cerchiamo di fare camminare insieme la città per il bene di Piacenza».
Tra i presenti anche Giuseppe Bonaldi, capo della Protezione Civile dell'Associazione nazionale alpini. «E' stata una grande esercitazione di Protezione Civile - conferma lo specialista in Adunate - non a caso sono venuti a farci visita il capo dipartimento prefetto Franco Gabrielli, Titty Postiglione (responsabile della sala operativa nazionale della Protezione Civile) e Roberto Giarola (responsabile del servizio volontariato della Protezione Civile). Penso che si sia fatta una bella figura». L'Adunata di Piacenza ha avuto una peculiarità. «Dal punto di vista viabilistico - osserva Bonaldi - racchiudere la zona rossa in un'ellisse è stato positivo. In altre città la domenica e il sabato non si girava, qui ci si riusciva a spostare». Ieri mattina non si è parlato apertamente di criticità che sono peraltro state più volte evidenziate in questi giorni: troppi trabiccoli in giro, troppi commercianti abusivi, troppi ladri di elettricità che utilizzavano gli impianti ufficiali per rifornire campi anch'essi abusivi.

Federico Frighi

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16/05/2013

Dall'investimento di un milione di euro ne entreranno 20

Se davvero l'indotto generato dall'Adunata degli alpini è di 40 milioni di euro (di cui però solo circa la metà resterà effettivamente sul nostro territorio), si può davvero parlare di investimento ben riuscito.
E' di circa due milioni di euro, infatti, la spesa complessiva sostenuta dal Comitato organizzatore del grande evento che si è tenuto a Piacenza nei giorni scorsi. Quasi la metà di questa cifra arriva dal Comune di Piacenza, che ha dato un contributo di circa 800mila euro agli organizzatori e poi ha dovuto, e sta sostenendo, una serie di costi indiretti. La Provincia ha invece stanziato 200mila euro.
«Il budget che avevamo preventivato è di 1,7 milioni - spiega il generale Silverio Vecchio, segretario generale dell'Associazione nazionale alpini - ma se sommiamo anche le spese non direttamente collegate, come il contributo di 50mila euro al volontariato locale, si arriverà a sfiorare i due milioni: un investimento importante, ma i cittadini e i commercianti credo che siano d'accordo con noi che ne è valsa la pena». Il Coa ha dunque speso circa 7-800mila euro di tasca propria, il Comune un po' di più: il contributo diretto è stato di 800mila euro, comprensivo anche di alcune voci già contabilizzate, come il pagamento degli straordinari ai dipendenti comunali.
C'è poi una serie di costi indiretti, ma indispensabili: 22mila euro per la fornitura di energia agli accampamenti, 14mila per l'intervento straordinario di pulizia di Iren, oltre 20mila per la stampa di pieghevoli e guide, 9mila euro di ferramenta varia, 6mila euro per le transenne, quasi duemila per nuovi cartelli stradali. E poi quasi 6mila euro per la sorveglianza nei musei, mille euro di benzina extra per le vetture comunali, duemila euro per la ritinteggiatura degli spazi per la sosta degli autobus.
In totale, gli extra arrivano a circa 90mila euro, il Comune rientrerà di questa spesa grazie ai soldi della tassa per l'occupazione di suolo pubblico da parte dei commercianti.
Non una spesa, ma un investimento azzeccato, se si pensa che l'indotto stimato è pari a quello preventivato: circa 40 milioni di euro, metà dei quali, però, se ne andrà da Piacenza perché ha interessato tutte quelle realtà commerciali arrivate da fuori provincia per partecipare alla storica Adunata. Ogni bar ha guadagnato in media almeno 15mila euro, almeno secondo quanto hanno detto i titolari molto soddisfatti di come sono andati gli affari.

Michele Rancati

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16/05/2013

«Pietro Bassi, il medico che ha incarnato i valori dell'alpinità»

«Era una persona capace di far "passare" dei valori». È questo il ricordo personale che Giovanni Calza, cardiochirurgo e presidente dell'associazione "Bambini nel mondo", ha di Pietro Bassi, "medico del Monte Bianco", pilota e istruttore di volo orientato al soccorso alpino che ieri pomeriggio è stato ricordato all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. L'occasione l'ha offerta la tavola rotonda organizzata dalla Società Medico-Chirurgica e dal Club Alpino Italiano e curata da Carlo Mistraletti come ideale proseguimento delle iniziative legate all'adunata nazionale degli alpini svoltasi in città lo scorso fine settimana: a essere dunque rievocata, nel corso degli interventi di Mistraletti, Calza, Pier Giorgio Poisetti e Flavio Della Croce, è stata la figura di un medico che tanto ha saputo dare nel corso della sua lunga attività.
Nello specifico sono ben 1.862 gli interventi che Bassi ha compiuto in quarantaquattro anni di servizio che gli hanno valso fra l'altro il premio internazionale della solidarietà alpina ricevuto a Pinzolo nel 1990: «Ma non è certo il solo riconoscimento che gli sia stato attribuito» ha subito specificato Mistraletti, «basti pensare anche al premio "Bisturi d'oro" conferitogli a Mareto nel 1993: è stato un grande medico che ha vissuto una vita equiparabile a un vero e proprio poema». A dimostrarlo è stato appunto il racconto che i relatori hanno fatto ieri pomeriggio per rievocare questo straordinario medico alpino: «Si può tranquillamente dire che tutti i valori alpini osannati nei giorni scorsi a Piacenza hanno trovato in lui un'incarnazione perfetta, seppure con una chiave di lettura più orientata al soccorso» ha continuato Mistraletti, «e in un certo senso la sua figura può essere equiparata a quella di un altro medico, Carlo Urbani, morto nel 2003 per aver contratto la Sars: ad accomunarli sono la dedizione totale verso la professione, ma anche l'essere portavoci di una "medicina di periferia" che spesso risulta molto importante e ha parecchio da insegnare». Certo tanto ha insegnato a Calza: «Mi aveva chiesto di restare con lui a fare il medico a Courmayeur» ha ricordato, «ma poi la cardiochirurgia mi ha fatto prendere un'altra strada: eppure tanti suoi insegnamenti sono rimasti. Ricordo ad esempio molto bene il suo amore per la montagna e i Paesi in via di sviluppo e il forte rispetto per la vita che lo animava: era una persona che conosceva i modi giusti per far passare dei valori importanti e ci riusciva perfettamente».

Betty Paraboschi

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16/05/2013

Nel grande cuore "alpino" gli ospiti della Casa di Iris

Un bottiglione di "rosso" ha acceso l'amicizia. Le penne nere hanno rallegrato i degenti. Pazienti in visita all'accampamento

L'allegria dell'Adunata nazionale degli alpini è entrata anche nella Casa di Iris; il clima di festa, di comunità e di altruismo di quelle giornate ha sfondato le mura del silenzio e abbracciato i sofferenti risvegliando in loro la capacità di essere ancora felici, di provare la gioia di vivere.
«Alcuni alpini alloggiati nel grande accampamento vicino alla Casa di Iris si sono presentati venerdì chiedendo di salutare i degenti - racconta la signora Marina -, sono tornati sabato ed hanno accompagnato con le carrozzine mia mamma Anna che ha 72 anni, e il signor Giuseppe di 84, nella vasta tendopoli mostrando com'erano organizzati». Penne nere dal cuore grande hanno illuminato non solo la giornata ma la visione di vita dei due anziani lasciando nei loro cuori una gioia rinnovata.
«Oggi prima di ripartire "son dovuto tornare" all'hospice, volevo salutare per l'ultima volta i miei amici che sono ospiti presso di voi. Alle volte basta veramente poco per far spuntare un sorriso. Mi ha fatto piacere conoscervi, un'abbraccio virtuale a tutte voi, che dire... siete tutte fantastiche! ». Sono le semplici «e toccanti parole lasciate da Stefano Barbi, alpino di Genova» alle operatrici ed agli ospiti durante la visita di commiato di domenica mattina. «Sintetizzano lo spessore umano e morale dei tanti alpini partecipanti all'Adunata di Piacenza - commentano le operatrici -. Sono loro a ringraziarci dopo aver visitato la struttura ed aver portato un sorriso ed una ventata di speranza alle persone qui assistite. E' bastata l'offerta di un bottiglione di vino rosso, quale gesto di benvenuto al gruppo accampato presso La Madonnina, per animare la loro voglia di solidarietà e scatenare il desiderio di aiutare il prossimo». Stefano di Genova, Andreas Prantaner di Bressanone e altri alpini sono entrati, dicono le operatrici «quasi in punta di piedi nella Casa di Iris. L'iniziale commozione, con qualche lacrima negli occhi limpidi di quegli "omoni" - alludendo alla loro prestanza fisica -, è stata subito accompagnata dalla coinvolgente voglia di vivere e di aiutare, che hanno immediatamente pervaso i locali della struttura, "ringalluzzendo" persino Giuseppe che, commosso dalla inaspettata visita, ha prontamente indossato il suo vecchio cappello d'ordinanza. Gli Alpini hanno regalato a pazienti, familiari, anche a noi un sorriso ed una parola di conforto». Un abbraccio di sentimenti che ha coinvolto l'intera comunità, anche coloro che hanno fatta propria la sofferenza impegnandosi ad alleviarla. Le operatrici, tramite Libertà, estendono «un pubblico ringraziamento a Stefano, Andreas e ai tanti amici alpini. Siete la testimonianza della parte migliore del nostro Paese».
A breve, come promesso, gli alpini del gruppo di Piacenza realizzeranno una nuova struttura al servizio della Casa di Iris.

Maria Vittoria Gazzola

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16/05/2013

Rivergaro, la fanfara degli alpini alla messa e poi sfilata in piazza Paolo

RIVERGARO - (crib) Anche Rivergaro, nei giorni scorsi, ha avuto la sua piccola adunata degli Alpini. Niente a che vedere con i numeri registrati a Piacenza, ma bensì un momento di socializzazione altrettanto festoso organizzato dal Comune con la popolazione locale. Chi, tra le penne nere, non si è recato per diversi motivi a Piacenza ha potuto comunque fare festa in piazza Paolo, a Rivergaro, chiusa al traffico per l'occasione. Sabato sera, la fanfara Montenero di Torino - un gruppo composto da circa 50 elementi, diretta dal sottufficiale in forza alla Brigata Alpina Taurinense Jimmy D'Introno - si è esibita alla messa delle 18 nella chiesa di Sant'Agata gremita, alla presenza del sindaco Pietro Martini; subito dopo, esibizione in piazza Paolo per tutta la cittadinanza. E lo stesso ha fatto domenica mattina, prima di partire nel pomeriggio per l'adunata a Piacenza, dove ha regolarmente sfilato con gli altri gruppi: per l'occasione, i commercianti del paese hanno organizzato un aperitivo dedicato agli alpini, richiamando in piazza circa un centinaio di penne nere tra quelle che già nei giorni precedenti avevano affollato alberghi e agriturismi della zona, fino a Travo o Perino. Popolazione e commercianti hanno gradito questa piccola invasione, salutandola con l'auspicio di un ritorno non troppo distante nel tempo. Festeggiamenti anche nelle frazioni: sabato sera nella chiesa di Niviano si era esibito il Coro Ana Alte Cime di Brescia diretto dal Maestro Giuseppe Pagani, formato dai membri Ana in congedo.

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16/05/2013

«In guerra a 55 gradi sotto zero»

Fiorenzuola, al Mattei reduce racconta la ritirata di Russia

FIORENZUOLA - Molto intenso e ricco di momenti di commozione l'incontro di Pasquale Corti, reduce alpino della tragica ritirata di Russia, con tre classi quinte di Liceo e Itc del polo scolastico superiore Mattei. A settant'anni di distanza non si attenua il coinvolgimento emotivo con la tragedia che ha portato 242 tradotte di alpini al fronte russo e 7 soltanto al ritorno. «All'andata eravamo "gasati" perché pensavamo che i tedeschi fossero forti e con loro avremmo vinto. Al ritorno abbiamo vissuto la tragedia di essere buttati giù dai camion dei nostri "alleati" tedeschi che non volevano saperne di aiutare gli italiani», racconta Corti, classe 1922 (quando partì per il fronte aveva 19 anni, più o meno l'età dei giovani a cui ha testimoniato). «Siamo tornati grazie a uomini come il generale Reverberi che ha rifiutato un comodo rimpatrio con la "cicogna", un piccolo velivolo che riusciva a varcare le linee, per restare con noi ad incitarci e rimettere insieme gli sbandati al grido "Sotto, chi vuol tornare in Italia. Tridentina avanti».
Una frase diventata celebre. A quel grido di incitazione degli sbandati, pronunciato con vigore da Reverberi, Corti era presente. «Ho l'immagine stampata nella memoria di lui che, in piedi su un piccolo cingolato e incurante delle raffiche russe, faceva la spola tra gli alpini a Nikolaevka dicendoci che dietro la collina c'era l'Italia».
Sono riecheggiati nel cuore e nella testa dei giovani uditori, alcuni messaggi del reduce: «Vi faccio l'augurio più sentito che non dobbiate mai vivere la guerra. Ma al tempo stesso vi dico di amare l'Italia. Dovrei odiarla perché mi ha mandato a 19 anni, con equipaggiamenti inadeguati, a combattere a 55 gradi sotto zero. Ma non è così, e amo il mio Paese».
All'incontro era presente anche una delegazione del gruppo alpini di Fiorenzuola che ha consegnato alla scuola il gagliardetto di sezione. Intervenuto, a nome dell'Ana, l'alpino Nando Tribi.
d. men.

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16/05/2013

Gli alpini avvicinano i due Ziano

Tra il paese piacentino e quello in val di Fiemme scatta l'amore

C'è Ziano Piacentino e Ziano di Fiemme: la prima è nota come una delle "città del vino", la seconda è una ridente località montana a pochi chilometri da Trento. L'Adunata degli Alpini potrebbe essere "galeotta" nell'incontro a metà strada tra questi due borghi. «Mi piacerebbe stringere un bel patto di amicizia con loro, per poi dare vita ad un gemellaggio in piena regola - afferma Manuel Ghilardelli, sindaco di Ziano, quello Piacentino-. Al di là del nome, abbiamo in comune molti altri aspetti della vita: penso all'ospitalità, tratto distintivo loro come nostro, all'operosità dei due territori, alla buona volontà dei rispettivi abitanti, all'amore per la buona tavola e per il vino. Credo che il matrimonio tra i due Ziano sarebbe senz'altro felice».
Tutto nasce dall'incontro - del tutto fortuito - che un nutrito gruppo di alpini ha avuto con Libertà. «Conosciamo il vostro Ziano - dicono i trentini riferendosi alla località valtidonese - e sappiamo che è un bel posto, pieno di viti e con tanti produttori vinicoli che lavorano con passione. È un bel biglietto da visita per qualsiasi provincia». Poco dopo, il discorso degli alpini si sposta sull'Adunata e sul trattamento ricevuto. «Questa vissuta a Piacenza - raccontano mentre mangiano una pizza e sorseggiano l'ultima birra di giornata - è una delle più belle di sempre. Non conoscevamo le bellezze di questa città, ne siamo rimasti sorpresi piacevolmente. E che dire della gente? Abbiamo ricevuto tanto calore, quasi inaspettato. Difficilmente abbiamo visto così tanto pubblico in ogni angolo solcato dalla sfilata alpina. È stata un'esperienza indimenticabile e dobbiamo dire grazie ai piacentini. Mi raccomando, mettetelo sul giornale che ringraziamo tutti quelli che ci hanno voluto bene nei giorni della nostra festa nazionale». Da qui, l'invito scoccato in direzione di Libertà. «Alla prossima Adunata, a Pordenone, nel 2014, Libertà è invitata nelle nostre tende. Sarà ospite gradito. Crediamo nell'amicizia e qui, di amici, pensiamo di averne conosciuti diversi».
Ziano di Fiemme è un luogo di villeggiatura incastonato nella valle dolomitica da cui prende parte del nome. È nota per la qualità e la quantità delle sue pista da sci di fondo, come testimonia la scelta di disputare proprio qui il mondiale, in scena poche settimane fa. «Il loro nome è più conosciuto a livello nazionale ed internazionale, il nostro vorremmo che crescesse - ammette Ghilardelli -. Anche in questo senso, saldare i rapporti ed avvicinarci a loro potrebbe essere molto importante». Un ultimo appunto sulle tasse: «In Trentino, i soldi che versano gli abitanti restano sul territorio e vengono spesi per migliorarlo. E la ricaduta positiva si vede. Sarebbe fantastico se anche noi, un giorno, arrivassimo a tanto».

Riccardo Delfanti

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16/05/2013

Quattro giorni con gli alpini - Ricambieremo col concerto

Con il mio gruppo di podisti e ciclisti raggiungeremo, in staffetta, la località di Montegalda

Per quattro giorni ho convissuto con un gruppo di alpini fantastico. Per la precisione con il gruppo di Vicenza, sezione di Montegalda. Una trentina circa, attendati sotto casa, che hanno manifestato, con grande compostezza, amicizia, allegria e tanta, tanta solidarietà.
Oltre ad aver cenato e cantato con loro (il coro alpino di Montegalda si è esibito presso la chiesa di Santa Teresa alle ore 21 di sabato 12), ogni mattina ho assistito alla cerimonia dell'alza bandiera (al riguardo era stato issato un pennone con il tricolore) e, nella serata di domenica 13/04, alla cerimonia dell'ammaina bandiera accompagnata dal canto dell'inno nazionale. Commovente! Davvero commovente!
Prima di salutarci, nella tarda serata di domenica, ho fatto loro una promessa. Con il mio gruppo di podisti e ciclisti, a data da destinarsi, raggiungeremo, in staffetta, la località di Montegalda e, considerato che nel loro gruppo erano presenti il comandante della Sezione ed il Sindaco della cittadina, si è convenuto che nel corso della serata seguente il nostro arrivo, nel castello di Montegalda verrà organizzato un concerto, attraverso l'esibizione del locale coro alpino.
Da parte nostra, considerato che fra di noi saranno presenti il Maestro Corrado Casati, il tenore Gianni Zucca, il basso Graziano Dallavalle e molto probabilmente il mezzosoprano Annamaria Chiuri, offriremo un concerto lirico che si intervallerà con il loro coro.
Tutto ciò a coronamento di un periodo di tempo, anche se pur breve, fantastico ed indimenticabile. Naturalmente, il mio contatto con gli alpini si è esteso a tutta la città. Infatti, girovagando in bicicletta dal centro alla periferia, ho amichevolmente conosciuto gente di ogni parte d'Italia: gente fantastica!
Per ore ho assistito alla sfilata di domenica e, per ore, ho visto gente felice, entusiasta di esserci, di vivere questo straordinario momento. Ho guardato i loro volti, il loro incedere, la loro fierezza e mi sono profondamente commosso.
Quando dinnanzi a me sono sfilati gli alpini della Sezione di Piacenza, ho visto tanti volti conosciuti, giovani ed anziani.
Tra loro ho cercato di vederne uno a me tanto caro, ma non l'ho visto. Però sono certo che era presente. Da lassù avrà sicuramente illuminato l'intera sfilata e non solo quella della Sezione di Piacenza. "Giovanni Barocelli, classe 1940, alpino scelto, sempre presente! "

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16/05/2013

L'Expo dopo gli alpini - Andiamo uniti e superiamo gli ostacoli

Riprendiamo con piacere l'articolo comparso su Libertà che, prendendo spunto dall'adunata degli alpini auspica analoga attenzione per Expo 2015. Alcuni mesi or sono avevamo lanciato un primo avviso sulle interessanti potenzialità, ricadute e proposte, insieme alle criticità e ritardi sin qui rilevati, proprio in merito all'Expo. Nessuno tra Amministrazione, Enti e associazioni ha ritenuto di condividere quanto rilevato e proposto e tantomeno l'offerta di collaborazione su cui Felicity si era detta disponibile.
Sebben con alcuni limiti, in parte giustificati dall'enorme affluenza, la Città, I Piacentini, l'Amministrazione, gli Enti, i Volontari, le Forze dell'ordine, la Protezione civile, in occasione dell'adunta Alpini hanno dimostrato che quando si vuole, tutti insieme, si può far bene. E la soddisfazione, aldilà delle seppur importanti ricadute economiche, è impagabile.
Due anni passano in fretta. L'Expo 2015 sarà un evento di portata mondiale, unico, sia per le tematiche che tratterà, "Nutrire il Pianeta-Energia per la vita", sia per la moltitudine di visitatori prevista da tutto il mondo, ma soprattutto, per quanto ovvio, per la vicinanza con Milano, che fanno di Piacenza e provincia un luogo ideale da visitare potendo così valorizzare le sue tante eccellenze.
Già da ora, oltre ad un tavolo organizzativo il più rappresentativo ed autorevole possibile, possiamo pensare a forme di collegamento più efficienti, a negozi-bar e ristoranti che offrono aperture festive particolari, ad iniziative organizzate e calmierate (visite guidate, weekend a prezzi concordati, pranzi/colazioni a prezzi fissi, biglietti turistici omnicomprensivi, iniziative particolareggiate, ecc.).
"Gli ostacoli sono quelle cose spaventose che vediamo ogni qualvolta distogliamo lo sguardo dalla nostra meta". Andiamo insieme verso la meta e superiamo gli ostacoli, l'Expo, e quindi un'altra occasione irripetibile, è dietro l'angolo. Piacenza l'ha dimostrato, se vuole, sa far bene.

Stefano Via
Felicity Piacenza

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16/05/2013

Ho riso e ho pianto con gli alpini risorsa importante per l'Italia

Che esperienza indimenticabile, entusiasmante!
Non trovo altre parole per descrivere i tre giorni che la città ha dedicato agli amici alpini. Non voglio nemmeno accennare alle poche inevitabili difficoltà incontrate, ben arginate dall'ottima organizzazione corale messa in campo dalla nostra città, dalle nostre amministrazioni, dai commercianti, esercenti, lavoratori e volontari e da tutti coloro che hanno contribuito con il loro impegno all'ottima riuscita e che ringrazio di cuore. Vorrei invece parlare dei sentimenti profondi che mi ha trasmesso la convivenza con gli alpini e con il loro mondo.
Della solennità dell'alzabandiera che ha dato l'avvio alla festa e delle parole "onestà e solidarietà", motto delle penne nere.
Vorrei spiegare l'incontenibile commozione che ho provato nel visitare la mostra "La tragica ritirata di Russia", presso la sede dell'Associazione amici dell'Arte; l'indescrivibile emozione che pervadeva tutte le persone che si soffermavano a leggere i brani di storia dei militari e degli oltre 75.000 caduti, tra i quali moltissimi alpini sacrificati sul fronte russo da stolte "politiche" di guerra; brani strazianti, tragicamente veri. E del profondo sentimento di compassione che mi hanno trasmesso gli occhi seri e malinconici dell'alpino reduce della campagna russa che ha raccolto quelle dolorose testimonianze, Pasquale Corti, modenese classe 1922, compostamente presente durante la mostra e disponibile ad ogni informazione.
Vorrei parlare dei tanti giovani militari che al Daturi accoglievano pazientemente migliaia di curiosi, mostrando loro i mezzi e le apparecchiature in dotazione che, non me ne vogliano, spero vivamente che non debbano mai più essere utilizzate.
Ed ancora della profonda commozione nel ripercorrere la tragedia del Vajont in mostra presso l'ex Ospedale militare, causata anche da quella bramosia, dai tratti primitivi, allo sfrenato arricchimento personale nel disprezzo di più importanti valori, responsabile ancora oggi di innumerevoli disastri. Più di ogni altra cosa mi ha colpito la preghiera di un uomo che ha perso famiglia, casa, tutto: "Non so cosa fare, non so dove andare […] Non ho più nessuno da amare…"
Vorrei dire dell'ammirazione che ho provato constatando lo scrupolo e la perizia di chi costruisce le attrezzature meccaniche in mostra all'ex Ospedale, che spero in futuro si limitino a garantire la pace e non a propiziare la guerra. Ammirazione anche per Valerio, che con passione e precisione ha costruito gli stupendi modellini di queste attrezzature, apprezzati da tutti gli appassionati del genere ma anche da profani come me.
Come posso descrivere le intense vibrazioni che hanno trasmesso, nelle nostre chiese, i numerosi cori alpini, anche piacentini, a cui tutti abbiamo tributato i più convinti e grati applausi?
Che dire poi del clima generale di festa e di comunione che ha pevaso la città?
Dei sentimenti di solidarietà e di indivisibilità della patria ispirati dall'interminabile e fastosa sfilata dei gruppi di alpini che recavano fieri i loro vessilli nella giornata di domenica, culminata con l'ammainabandiera nella nostra stupenda piazza Cavalli, mai così ben addobbata di gonfaloni e di bandiere tricolore?
Come un bambino ho ammirato, mi sono stupito, commosso, entusiasmato; ho riso ed ho anche pianto; e mi sono sentito parte di una nazione con molti difetti, ma con anche molti importanti pregi; e tra questi ultimi, certamente gli alpini.

Luca Lambertini

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16/05/2013

Brava Piacenza, e che questo sia un punto di partenza

Ho avuto modo di frequentare Piacenza in questi ultimi quattro anni in virtù del mio incarico di Consigliere della Fondazione Piacenza e Vigevano.
Le mie visite erano rapide, efficienti, unito nell'esigenza degli altri Consiglieri di tornare a Vigevano, alle nostre occupazioni, ai nostri "lavori" interrotti. Si limitavano quindi alla strada più breve tra l'Autostrada e la Sede della Fondazione.
La dimensione di tanti bei palazzi per arrivare in Via Sant'Eufemia dovevano farmi intuire la complessità e la magnificenza della Città, che anche la stessa bella Piazza Cavalli non testimonia appieno.
Nei giorni dell'Adunata ero un Alpino tra i tanti, ho parlato con gente educata e con persone che con lo sguardo cercavano il tuo saluto… e questo è bellissimo.
Ho parlato con gente curiosa, con gente entusiasta, con volontari appassionati che prodigavano ospitalità e accoglienza non limitandosi al "ruolo". Che parlavano bene della loro Città e che dicevano"si potrebbe fare di più" … bellissimo.
Ho visto Musei "sfarzosi", curati a misura dei tempi. Ho visto portoni che occhieggiavano a splendide corti in cui respiravi ancora nobiltà e disegno armonico del bello. Chiese che nascondevano gioielli d'arte unici con dei Sacerdoti che facevano tutto, offrendo ospitalità e supporto e alla sera in queste Chiese famiglie con i bambini che ascoltavano ammirati i Cori Alpini.
Ho visto un servizio di pulizia eccellente, con degli spazzini che curvavano la schiena per ogni carta lasciata in giro e forze dell'ordine con un sorriso sulle labbra ma con la giusta fermezza.
Mi direte che è tutto merito degli Alpini, …. e anche questo è merito vostro. Piacenza si è aperta agli Alpini, non si è consegnata, ha gestito l'evento: a proposito complimenti a chi ha redatto la "Adunata Alpini - guida pratica per vivere insieme una grande festa" un A3 piegato in due con una comunicazione essenziale, fatto per essere letto ed utilizzato da tutti e senza pubblicità - complimenti. Avevo detti ai miei amici Piacentini "non andatevene via, state, perché sarà indimenticabile" Qualcuno mi ha dato retta e ci siamo incontrati … e questa è la chiave dell'Adunata degli Alpini:
incontrarci, il piacere di scambiarci il saluto, conoscerci sempre meglio per immedesimarsi con chi ti sta a fianco e creare il presupposto del vivere insieme - la solidarietà. Non è solo la mia impressione: univoco lo scambio di opinioni avuto con tanti Alpini di tutta Italia, uniti nell'apprezzare organizzazione e accoglienza della Cittadinanza. Lo scopo di queste righe è di un giusto riscontro a quello che avete dimostrato che nasce da quello che siete. Fatene punto di partenza per un futuro, che, con questi valori, non potrà mai precludervi nulla.
Valgono per tutti le parole del Sindaco di Pordenone: speriamo di essere all'altezza di Piacenza. Io sono Friulano e se ve lo dice un Friulano dovete credergli: complimenti Piacenza.

Renzo De Candia
Capitano degli Alpini
Residente a Vigevano, Friulano
Vice Presidente Fondazione Piacenza e Vigevano

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16/05/2013

Grazie presidente Plucani per le giornate entusiasmanti

Questo è il testo di una lettera inviata al Presidente dell'Associazione Nazionale Alpini di Piacenza Bruno Plucani.

Illustre Presidente,
desidero ringraziare vivamente Lei e i Suoi collaboratori per le giornate entusiasmanti che ho passato a Piacenza in occasione della 86° adunata degli Alpini. Come figlio di Alpino, iscritto all'ANA tra gli amici degli Alpini dall'anno della scomparsa di mio padre, sono venuto appositamente a Piacenza, che considero la mia città d'adozione, per ricordare il papà, che aveva sempre partecipato agli annuali raduni, anche dopo aver superato le ottanta primavere. Quasi a rappresentarlo ho portato in auto - mai in testa, perchè questo è giustamente un privilegio riservato a chi ha servito la patria negli Alpini ed io ho"dirazzato" in Aeronautica - il suo cappello da capitano, con il distintivo del battaglion Tirano. "Mai tardi" è il motto che ho cercato di onorare arrivando puntuale sabato 11 per entrare, appena aperto il campo Daturi, tra una folla di cittadini d'ogni età all'interessante esposizione dei moderni mezzi ed equipaggiamenti in dotazione al nostro Esercito. Mi sono poi recato allo stadio per assistere dall'esterno, perchè le tribune erano già al completo, al lancio dei paracadutisti. Nel pomeriggio ho fatto visita nell'ex ospedale militare alle tante mostre che erano state allestite, tutte pregevoli ma davvero sorprendente quella sugli "Alpini in Cina".
Alla sera mi sono intrattenuto tra la folla sul pubblico passeggio, tra il profumo delle salsicce alla brace e gli allegri brindisi accompagnati dal suono delle bande e dai canti dei cori. La domenica mattina alle 8 mi sono recato per la Messa in Santa Franca e al centro della chiesa ho trovato la sorpresa di un enorme cappello alpino avvolto nel tricolore e, a lato del celebrante, due Alpini che reggevano solennemente i gagliardetti verdi dell'ANA. L'omelia è stata caratterizzata dall'invito a vivere la solennità dell'ascensione come " una chiamata alle armi" contro le forze del male, per adoperarsi per il bene del Paese, come sempre fanno gli Alpini, riscoprendo i valori di altruismo, solidarietà e generosità. Al Santus, quando i due Alpini hanno alzato con perfetto sincronismo gli stendardi, "davanti a Dio diritti come fusi", mi sono tornate alla mente le rime del Giusti. Poco dopo, al momento della benedizione, "di subita dolcezza mi percuote" non un suon di banda ma il commovente canto "Signore delle cime" che una trentina di penne nere hanno intonato sommessamente, creando nei presenti momenti d'intensa commozione, che il celebrante ha stemperato con la rituale esortazione ad andare in pace e la viva raccomandazione ai parrocchiani ad assistere alla sfilata, perché uno spettacolo simile a Piacenza non ci sarebbe più stata l'occasione di vederlo.
Ed è stato proprio uno spettacolo eccezionale veder sfilare ordinatamente per ore migliaia e migliaia di Alpini, intervallati da bande e fanfare, con tante bandiere, con numerosi Sindaci con le sciarpe tricolori e tanti grandi striscioni inneggianti alla generosità nel dare e all'operosità del fare. Il tutto accompagnato da reiterati applausi in un'atmosfera carica di entusiasmo, simpatia, cordialità e senso di autentica fratellanza. Quando a sera, prima di ritornare a casa, sono passato in via Emilia Parmense, dalla sede dell'Università Cattolica, imbandierata da tanti tricolori, ho pensato ai tre grandi Alpini che hanno svolto una parte importante nella storia dell'ateneo del Sacro Cuore: il beato Don Carlo Gnocchi, cappellano militare in Grecia e in Russia e assistente spirituale degli studenti della Cattolica e i due Rettori, Ezio Franceschini e Giuseppe Lazzati, entrambi capitani degli Alpini nel corso della seconda guerra mondiale. Sono certo che nel Paradiso del general Cantore, dove ora si trovano, si saranno molto rallegrati per l'entusiasmo suscitato a Piacenza dall'86°adunata.
Quello che invece mi ha un poco rattristato è stato constatare il modesto risalto dato dalle televisioni nazionali e dai grandi quotidiani ai resoconti sull'evento, con la lodevole eccezione di Libertà e Telelibertà che invece gli hanno riservato grande attenzione.
Illustre Presidente, alle più vive congratulazioni per la perfetta organizzazione e per l'ottima riuscita, unisco i miei migliori saluti, pregandoLa di estenderli ai Suoi collaboratori, con un particolare ricordo per il generale Caltagirone.

Libero Ranelli

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16/05/2013

Le foto dei lettori

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16/05/2013

Le foto dei lettori

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16/05/2013

Abbiamo smarrito lo striscione: chi ci aiuta?

Caro direttore Le scrivo attraverso un amico di Piacenza. Vorrei innanzitutto ringraziare tutti i piacentini per la calorosa accoglienza.
Faccio parte della sezione Alpini di Verona. Domenica abbiamo sfilato (verso le 15,30): all'arrivo come di consuetudine abbiamo arrotolato gli striscioni e messo via i gagliardetti nei loro foderi per fare spazio alle sezioni che sfilavano dopo di noi. Nella calca e confusione che si è creata abbiamo momentaneamente posato lo striscione (di cui le invio una foto) su un segnale stradale spartitraffico tra via Genova e via 4 Novembre. Intanto sono arrivate le sezioni dietro a noi e purtroppo per fare spazio a loro, abbiamo dimenticato il nostro striscione su quello spartitraffico.
Quel nastro di PVC non ha valore commerciale, ma per noi ha un grande valore affettivo perché è stato fatto per un'occasione molto speciale. Sappiamo con certezza che sino alle 22,30 è rimasto sullo spartitraffico e che alcuni uomini verso quell'ora lo hanno srotolato per leggerlo e poi riarrotolato e portato via andando in direzione statua Sant'Antonino. Le chiedo gentilmente se può pubblicare la foto dello striscione e chiedo a chiunque lo abbia trovato di mettersi in contatto con me all'indirizzo mail biabel@alice. it oppure piacerino@libero. it o di consegnarlo alla pasticceria Falicetto di barriera Genova o alla sezione organizzativa dell'evento di Piacenza in via Cremona n 1 (ex casa cantoniera).
Fiducioso, anche a nome di tutti gli Alpini di Verona la ringrazio.

Luca Biasato
Verona

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16/05/2013

Lettere al direttore

cari politici, imparate dalle penne nere

Gentile direttore,
domenica 12 maggio 2013 (una data storica nel cammino della nostra città). L'adunata Nazionale degli alpini ha dato a Piacenza una scossa di emozioni unica. La sfilata, svoltasi per tutta la giornata, ha inchiodato la città trasformandosi in una vera marcia trionfale! Grazie alpini!
Grazie per la vostra schietta e spontanea amicizia, la proverbiale e tangibile generosità, il senso del dovere, l'onestà e sacrificio.
Grazie per la vostra contagiosa allegria ed il pittoresco folklore! Signori politici, se cercate lo spirito di gruppo per risolvere i problemi del Paese, non indugiate, trascorrete una settimana in una caserma di alpini! Chi meglio di loro, conosce la nostra Penisola ed i suoi problemi? Sono convinto che imparereste tante cose!
Grazie alpini.

Giuseppe Martini


la gente arriva a piedi e trova negozi chiusi

Gentile direttore,
in occasione dell'Adunata degli Alpini sono stata davvero molto soddisfatta di vedere come la nostra città si sia messa in gioco e sia diventata "cosmopolita" per tre giorni, offrendo un'ospitalità ottima e un impegno vivissimo nel celebrare gli Alpini.
Tuttavia sul giornale del 15 maggio ho avuto occasione di leggere un articolo che mi ha infastidita parecchio e credo che abbia infastidito anche tanti altri cittadini.
L'articolo in questione riguarda le lamentele di alcuni commercianti del centro città che hanno dichiarato di aver guadagnato pochissimo, non si sono ritenuti soddisfatti dell'Adunata e non approvano l'idea del Sindaco Dosi di rendere il centro area ZTL.
In merito alla questione, posso affermare che questi commercianti sono gli stessi che il pomeriggio di sabato 11 e domenica 12 hanno tenuto chiuso a dispetto dell'immensa folla di turisti che è venuta a visitare la città, quindi non riesco a comprendere le loro lamentele nè le approvo. Ci sono stati esercizi commerciali e di ristorazione, alcuni in centro e tantissimi nella periferia e nella provincia, che hanno lavorato sodo durante tutta l'Adunata guadagnando ottimi incassi; il Comune stesso ha assunto molte persone e ha incassato ben 40 milioni di euro che in un periodo di crisi come questa sicuramente non sono da disdegnare.
Se la nostra città diventasse davvero aperta a occasioni come queste, se proponesse più spesso adunate alpine, fiere oppure eventi come il Festival del Diritto non solo potrebbe guadagnare molti soldi, ma anche trasformarsi in una realtà dinamica e open mind, sicuramente meglio della città spesso addormentata in cui viviamo per quasi tutto l'anno. In merito poi alla chiusura definitiva del centro città alle auto e alle moto, sono pienamente d'accordo.
I commercianti si lamentano? Allora perché non tengono aperti i negozi la domenica?
Ci sono tantissimi cittadini che senza usare auto e moto raggiungono il centro durante le festività e la domenica, ma regolarmente rimangono delusi perché la maggior parte dei bar e dei negozi sono chiusi (eccetto poi il mese di Dicembre che non si capisce come mai, sono tutti aperti) e quindi si riversano nei centri commerciali. Spero che il Sindaco non si lasci intimorire da questi commercianti lamentosi che troppo spesso vogliono la botte piena e la moglie ubriaca: è ora di mettersi in testa che se Piacenza vuole uscire dalla crisi deve giocare carte diverse da quelle che ha giocato finora e una di queste potrebbe essere il turismo, ma ovviamente per raggiungere un risultato si deve lavorare.
 

Giovanna Rizzuto
Piacenza

 

andate a dare la sveglia ai nostri politici a roma

Gentile direttore, ho 88 anni e voglio fare un appello agli alpini. Cari alpini, ho bisogno di voi, abbiamo bisogno di voi. Grazie per aver accettato l'invito di Piacenza, siete stati ammirati, salutati, riveriti ed applauditi. Però andate anche a Roma! Tutti ed in divisa! Cappello con piuma nera, camicia a quadri di flanella, calzoni grigioverde fin sotto il ginocchio con calzettoni, scarponi e... "mufle", ossia guantoni che coprono le mani lasciando libero solo il pollice. E li' dite a tutti (ed in modo particolare ai più grossi parlamentari) di ritornare a Bettola, Monza, Genova, Varese, Palermo, Taranto, per dire loro di piantarla in quanto siamo in carestia, senza soldi, senza speranza. Alpini, andate e poi tornate ancora a Piacenza e tutti vi applaudiranno.

Ersilio Polledri
Caratta di Gossolengo

 

città più pulita? c'è chi non fa il suo dovere

Egregio direttore, l'espressione del signor Luigi Ferraroni... gli alpini se ne sono andati lasciando la città più pulita di quando sono arrivati, non ci fa molto onore, anzi direi ci fa rabbia. Vuol dire che nessuno fa il proprio dovere pur essendo pagato per farlo. Da tempo sosteniamo che la città offre un aspetto poco decoroso, e per tenerla pulita basterebbe che i responsabili svolgessero il loro dovere in quanto pagati per questo motivo. Controllando tutta la pulizia e il decoro della città, cartelloni pubblicitari, segnaletica, segnaletica autobus urbani e non, campi gioco bimbi ecc. ecc. tutto quanto significa pulizia e decoro della città. Si vogliono fare altri parchi e spazi verdi e trascuriamo gli esistenti.

Enrico Zangrandi

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16/05/2013

Piacenza diventi capitale d'Italia dei canti alpini

Egregio direttore,
è ancora palpabile in giro per la città, nei commenti della gente, nelle lettere al quotidiano, la sferzata di grande gioia, ottimismo e orgoglio cittadino, civico e italico che ha contagiato tutti. In questi momenti di disorientamento per la grave crisi economica e occupazionale, con una classe politica che stenta a trovare coesione e rotta certa da seguire, gli Alpini hanno dato una grande dimostrazione di compattezza, valori morali e di educazione civica mettendo in mostra la parte migliore del Popolo Italiano.
Considerando che la possibilità di averli ancora graditi ospiti è alquanto difficile, se non impossibile, per varie motivazioni che tralascio, volevo portare un mio modesto contributo per organizzare qualcosa di attinente al mondo degli Alpini.
L'organizzazione di un festival nazionale di canti e cori alpini e di montagna. Sarebbe bello che la Primogenita diventasse la capitale d'Italia dei canti alpini.
Una bellissima tradizione che si tramanda di generazione in generazione e che racconta le gesta dei nostri nonni e padri sia in tempo di guerra che nella vita quotidiana a contatto con Madre Natura sulle nostre amate montagne.
Una volta preso piede, si potrebbe farlo diventare europeo, visto che anche le nazioni nostre confinanti Austria, Svizzera, Germania, Spagna, Francia, hanno le loro tradizioni di montagna.
Giro a lei Caro Direttore questa mia, che sia un iniziale embrione da portare all'attenzione delle Istituzioni, associazioni e alla cittadinanza tutta.

Giovanni Ricci
Villanova sull'Arda

 

Passano i giorni ma il ricordo della grande Adunata degli Alpini a Piacenza è sempre vivo tra i piacentini. Se ne parla in piazza, nei bar, nelle famiglie. Al giornale continuano ad arrivare lettere, testimonianze, interventi e tante foto. Tutti vogliono documentare il loro attaccamento agli alpini che hanno saputo conquistare il cuore dei piacentini. Ogni lettera è un pensiero positivo su una festa ben riuscita che ha fatto rivivere Piacenza. Gli alpini ci mancano, ma da questa esperienza deve nascere qualcosa per organizzare eventi che ridiano slancio al centro storico ed attraggano gente a Piacenza. La proposta di Giovanni Ricci di Villanova di promuovere un Festival nazionale dei canti e cori alpini di montagna va nella giusta direzione. Non disperdiamo questo patrimonio e continuiamo a pensare positivo.

Gaetano Rizzuto

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16/05/2013

L’Adunata
di ALICE PERA

Com’è vuota la città
or che l’adunata
se n’è andata.
Com’è triste la città
senza colori e tricolori,
è così, così silenziosa
senza canti né rumori.
Quelle penne sui cappelli
quelle facce sorridenti
han colpito i nostri cuori.
Grazie ancora cari alpini
per la gioia e bel pensiero
che, senza nulla reclamare,
alla città avete saputo dare.
Io da nonna son tornata
un po’ bambina
col pensiero che,
l’emozione gioiosa della vita
non è mai finita.

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15/05/2013

Dosi: «Piacenza città viva a misura di pedoni e ciclisti»

Il sindaco: «Faccio mio l'appello a non disperdere il patrimonio costruito nei giorni dell'Adunata. Salto di qualità per il territorio

L'Ammainabandiera c'è stato domenica sera ma il Tricolore fatica a lasciare i balconi. E' come se, lasciandolo sventolare, trattenessimo l'Alpinità con tutto quello che di buono ci ha portato. Un clima, soprattutto, di rinnovata fiducia e collaborazione. Dopo la stima di 40 milioni di euro lasciati sul nostro territorio dall'Adunata nazionale il sindaco Paolo Dosi, oltre a condividere «la grande soddisfazione degli operatori turistici e commerciali per l'enorme affluenza di pubblico e per il successo della manifestazione», sottolinea che «al di là di cifre che impressionano più che favorevolmente, l'indotto della kermesse è per Piacenza ancor più ampio e significativo in termini di promozione della propria immagine e di strategie di marketing». Basti pensare «ai tantissimi visitatori che, da martedì a domenica scorsa, hanno voluto scoprire il nostro patrimonio culturale e artistico: circa 13 mila presenze, se sommiamo gli ingressi ai Musei civici di Palazzo Farnese, alla mostra documentaria sulla Madonna Sistina, al Museo di Storia Naturale e alla Galleria Ricci Oddi. O, ancora, alle chiese gremite in occasione dei concerti di cori e fanfare, i cui spettatori hanno potuto ammirare le suggestioni, le testimonianze dell'arte e della storia nei nostri edifici religiosi». Un'opportunità straordinaria dunque «per valorizzare le nostre attrattive, ponendo le basi per far conoscere la bellezza della nostra città a chi non vi era mai stato prima e, magari, ora vorrà tornare o portare la famiglia». «Non posso che fare mio - rimarca il sindaco - l'appello di chi, come il professor Paolo Rizzi, invita a non disperdere quel che abbiamo costruito insieme nei giorni scorsi: un sistema integrato, efficiente e coordinato di accoglienza, offerta di tipicità e prodotti di eccellenza che possono dare al territorio lo slancio necessario per un salto di qualità nell'apertura all'esterno e nella crescita delle potenzialità turistiche. L'immagine di tanti Alpini tra gli stand allestiti in piazzetta Plebiscito - conclude Dosi - con un bicchiere di Gutturnio in una mano e un panino farcito dei nostri salumi nell'altra, è un biglietto da visita che dobbiamo conservare proiettandoci nel futuro. A cominciare dai grandi appuntamenti come Expo 2015, certo, ma ancor prima nella quotidianità di un impegno congiunto tra istituzioni, associazioni di categoria e tessuto produttivo che deve diventare sistematico e costante: in questo senso, l'Adunata ci ha insegnato quanto può essere piacevole una città viva, a misura di pedoni e ciclisti, pronta a lasciarsi percorrere e gustare in ogni angolo».
 

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15/05/2013

Per Beatrice lo stemma della Taurinense

Si chiama Beatrice la bambina che più volte aveva chiesto ad un alpino della Taurinense di avere il suo distintivo. Ieri dalla brigata alpina hanno fatto sapere che saranno lieti di consegnarlo alla piccola nella sede Ana di Piacenza. Manca solo che Beatrice e il suo papà chiamino lo 0523/593.230 (il Coa di via Cremona) per decidere il giorno.

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15/05/2013

Vandali e furbi, bagni fuori uso

In centro "servizi" sradicati a calci. Bossi (A2A): «Solo episodi»

«I servizi igienici erano in sovrannumero, il problema è che ci siamo scontrati con episodi di inciviltà. Pochi, ma che hanno finito per avere una ricaduta importante a danno dei più». L'ingegner Luigi Bossi, presidente dell'associazione A2A, il gruppo di volontariato di Protezione Civile che si è occupato degli aspetti idraulici ed elettrici delle attrezzature mobili, risponde così a chi si è lamentato per un inadeguato numero di servizi igienici (tra i chimici e quelli collegati alla rete fognaria) nelle zone interessate dall'Adunata. «Abbiamo trovato bottiglie, bicchieri, piatti, lattine all'interno degli scarichi - racconta Bossi -, tutto ciò ha contribuito a rendere inutilizzabili diversi bagni mobili. Abbiamo poi avuto problemi nel raggiungere i servizi igienici lungo la zona dell'ammassamento. Avremmo dovuto svuotarli ma, non essendoci spazio per muoverci, non ci siamo riusciti e sono rimasti intasati». Ancora: «Abbiamo avuto a che fare con episodi di inciviltà anche gravi. Si veda dietro al Municipio, in piazzetta Sant'Ilario. I quattro bagni mobili sono stati letteralmente presi a calci e spostati dalla loro sede originaria rendendo inservibili i collegamenti con le fognature». Tra le altre concause che hanno dato origine a disagi l'opera dei furbetti abusivi: non solo campeggiatori aggregati all'Adunata, ma anche ambulanti non registrati. C'è gente che ha attaccato pannelli alogeni o cucine spillando energia elettrica gratis dagli impianti dell'Adunata.
Anche nei campi tendati non è filato tutto liscio. Nell'area del Consorzio Agrario c'era un generatore da 18 kw di potenza. «Siamo dovuti correre a Milano a prenderne uno da 100 kw perchè chi è venuto si è portato dietro freezer, scaldabagni elettrici... » allarga le braccia Bossi. «Si è voluto accogliere tutti anche gli ultimi arrivati - osserva Bossi - ma alla fine si è finito per creare un disservizio alle persone che si sono comportate correttamente dall'inizio alla fine». Casi isolati che tuttavia non inficiano la buona riuscita della manifestazione piacentina. «Devo dire che la gente di Piacenza ha sopportato bene l'impatto con la tre giorni» è convinto Bossi che di Adunate ne ha alle spalle tante che fa fatica a contarle. «Anche con Iren - ci tiene ad evidenziare - c'è stata una grande collaborazione. Ho trovato tutti, dai vertici all'ultimo tecnico, estremamente disponibili e competenti. Alla fine le Adunate, per noi che facciamo parte della Protezione Civile, sono anche occasioni uniche per maxi esercitazioni sul territorio. E devo dire che, pur essendoci città super come Bolzano, anche Piacenza è andata molto bene».

Federico Frighi

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15/05/2013

«Parcheggi e treni veloci per agganciare Expo 2015»

Parenti: lo spirito dell'adunata va ritrovato in vista dell'evento di Milano

PIACENZA - «Ci lanceremo come gli alpini verso Expo 2015. Subito progetti chiari e concreti». Lo dice il presidente della Camera di commercio, Giuseppe Parenti. Negli ultimi giorni la città si è lasciata ammirare e il risultato ha caricato di entusiasmo i piacentini. «L'adunata è stata un grandissimo successo, ogni categoria è stata entusiasta, non ho sentito una sola voce fuori dal coro - ha detto Parenti, sottolineando la voglia del territorio di rimettersi in gioco con spirito di squadra -. Abbiamo toccato finalmente con mano chi sono gli alpini, quali sono i valori importanti di queste sezioni e di questi gruppi: un momento indubbiamente positivo per la nostra piccola città, capace di ritrovare un sano senso di fiducia, oggi davvero necessario e urgente per riuscire a uscire da una situazione drammatica, quella della crisi economica».
Ogni categoria ha fatto la sua parte. Chi ha addobbato le vetrine, chi ha messo a disposizione le navette per i cittadini, chi ha attivato nuove promozioni "a misura di alpino". L'accoglienza c'è stata. Fra due anni arriva Expo. Si può ripetere un po' di adunata anche in occasione della maxi fiera mondiale a 50 chilometri da Piacenza, creando leit motiv cittadini sul pomodoro, "oro rosso" di Piacenza, o sulle peculiarità turistiche della provincia? La sensazione, a parte gli annunci, è che Piacenza si mantenga in costante fase di avvicinamento, però mai di decollo. «Effettivamente la fase è ancora quella della partenza - commenta Parenti, rappresentando anche le altre categorie di Unioncamere - ma non siamo in ritardo; i progetti ci sono, primo fra tutti il collegamento rapido e di qualità tra Piacenza e Milano, fondamentale per poter intercettare i visitatori stranieri sul nostro territorio. Gli operatori si stanno incontrando sempre più frequentemente, ora si stanno delineando meglio le superfici e i piazzali, le piattaforme».
Si delineano gli spazi. Ma i collegamenti? Costituito in Lombardia il Tavolo della mobilità per l'Expo 2015, Trenord dovrebbe sottoporre allo staff anche i progetti per un collegamento realmente efficace tra Milano e Piacenza. «Stiamo aspettando una risposta a breve - garantisce Parenti - ma l'occasione c'è e sapremo sfruttarla in modo che il collegamento Piacenza-Milano diventi permanente, a vantaggio dei nostri pendolari». Solo un appunto. E riguarda la proposta al vaglio del Comune di una zona a traffico limitato allargata. «Ci vorrebbero però i parcheggi - conclude Parenti - sotterranei o nei silos».

Elisa Malacalza

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15/05/2013

Amici del Beato Giovanni Paolo II alpino onorario

(er. ma) All'86° adunata nazionale era presente, con una grande immagine di Papa Giovanni Paolo II ritratto con un cappello d'alpino, anche un folto gruppo di alpini provenienti dal Trentino, Bolzano, Verona, e anche da altre città d'Italia. Tutti riuniti nel "Gruppo alpini e amici dal nord al sud Beato Giovanni Paolo II generale alpino onorario". Sabato li abbiamo trovati in via XXIV Maggio, dove erano attendati per il grande raduno. «Abbiamo avuto l'onore di avere come alpino onorario Papa Giovanni II nel nostro gruppo - ci ha spiegato l'alpino Dino Vaccari di Pressana in provincia di Verona, fondatore del gruppo - il nostro spirito è anche quello di ricordare Giovanni Paolo II, grande Papa e grande uomo. Da tantissimi anni partecipiamo a tutte le adunate nazionali, il nostro spirito è quello della solidarietà, e dell'amicizia per gli altri». Orgogliosi questi alpini espongono una grande fotografia dell'amato Papa ritratto per l'occasione con il cappello d'alpino. Oltre a Vaccari sono presenti: Luciano Muraro di Pressana, Elio Gazzon di Colonia Veneta, Marco Vitti, Renzo Covi e Renato Puntalta di Trento, Richard e Nicola Angaroni, di Gerenzano in provincia di Varese e tanti altri. «La città di Piacenza ci ha offerto una grande accoglienza, siamo molto contenti di questa festa - ha detto ancora Vaccari - e, naturalmente non mancheremo all'appuntamento dell'anno prossimo a Pordenone. Impossibile rifiutare un brindisi con questi irresistibili alpini».

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15/05/2013

Erano arrivati all'adunata di Piacenza in roulotte, portando con loro anche il cane e il gatto

Erano arrivati all'adunata di Piacenza in roulotte, portando con loro anche il cane e il gatto. Purtroppo il micio è scappato nei campi e non si trova più. I proprietari, marito e moglie, si sono fermati un giorno in più nella speranza che tornasse, ma finora nessuna buona notizia. E' accaduto nella zona della Caorsana, precisamente nell'area dell'ex ente fiera, dove i residenti si sono mobilitati per aiutare questa coppia addolorata per la scomparsa del loro gatto. «Lanciamo un appello, tramite Libertà, perché quella coppia è ripartita con le lacrime agli occhi. Il gatto è bianco e nero, tutti nella zona lo stiamo cercando anche con il passaparola», racconta Bianca Curioni. La roulotte era accampata assieme a tante altre lungo la Caorsana, la speranza è che il gatto sia rimasto nella zona e che magari sia già stato trovato da qualcuno. Intanto nella sede del Coa di via Cremona sono stati portati anche una mezza dozzina di portafogli mentre una decina di alpini ha denunciato lo smarrimento del proprio cappello. Solo uno, per ora, è stato ritrovato.

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15/05/2013

L'alpino 103enne protagonista a Bobbio

Tre cori insieme in concerto gli hanno dedicato il canto "Signore delle Cime"

L'Adunata degli alpini è stata attesa come un evento storico, di portata eccezionale per tutto il territorio piacentino e, così è stato, un evento che ha coinvolto tutti, grandi e piccini, e tutti i paesi delle valli. E' stata una grande festa di popolo, vissuta nel segno della condivisione e della più ampia partecipazione. Anche Bobbio ha vissuto i suoi momenti dedicati alle penne nere. La città imbandierata da oltre trecentocinquanta bandiere esposte in ogni dove, dalle finestre delle abitazioni a lungo le vie del centro e della periferia, ha accolto diversi gruppi. I due cori: il Montenero di Livigno e il Castel Flavon di Bolzano e la Fanfara di Borbona sezione di Roma. Il pomeriggio di sabato ha visto lo svolgersi del concerto in Cattedrale. Qui, alla presenza di un folto pubblico la Corale Gerberto con le due corali alpine hanno proposto, con naturalezza e bravura, un attento e selezionato programma di canti di montagna e canzoni regionali italiane e straniere di ispirazione popolare, procurando un intenso piacere al pubblico presente. Particolarmente toccante è stato il canto finale "Signore delle Cime" a cori riuniti dedicato all'alpino Francesco Draghi di 103 anni presente al concerto. A questo particolare "Alpino" è toccato l'onere e l'onore dell'alzabandiera tenutasi presso il monumento dei caduti a conclusione del concerto. Alla presenza di tutte le autorità locali, dei gruppi alpini di Bobbio e Mezzano Scotti e di un numeroso pubblico la Fanfara di Borbona di Roma ha intonato il silenzio e l'inno italiano, dopo di che ha sfilato per le vie della città tra un pubblico entusiasta. Alle 18 la Santa Messa in cattedrale ha preceduto il concerto della Fanfara in piazza Duomo. Terminato il pomeriggio, i gruppi di alpini di Bobbio e Mezzano Scotti, unitamente all'amministrazione comunale e al sodalizio Ra Familia Bubièiza, hanno accolto la Fanfara e gli alpini rifocillandoli con un piatto tipico del territorio, tagliatelle fatte in casa condite con sugo di funghi, salumi e formaggi della zona e buon vino zona.

Patrizia Marchi

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15/05/2013

Non vi libererete di questo prete

AGLI AMICI "BOCIA"
DI PORDENONE
Carissimi, mentre sto ascoltando una canzone - potete ben immaginare quale sia - mi passano davanti i vostri volti e di qualcuno anche la propria storia che mi ha raccontato.
Di ognuno di voi ricordo un particolare, dal sorriso silenzioso di Fabio al Kanu che canta a squarciagola, dagli occhi da furbetto di Alberto al volto simpatico di Stefano. Se poi penso all'imprenditore Michele che avrebbe voluto vendermi forse una renault! Beh mi fermo qui! No, beh un altro devo citarlo: il Genio, e si quello li è proprio come il trattore testa calda, quando va in moto fa le fiamme, ahah!
Nei vostri gesti di generosità e di allegria mi avete fatto capire che dovrò ogni giorno offrire nella messa anche le vostre vite, le vostre gioie e i vostri dolori, le vostre attese e le vostre preoccupazioni, insomma tutto quello che siete.
Vi chiedo però anche una preghiera per me e per i miei giovani e i meno giovani, che si sono legati anche loro a voi.
Sembravano giornate infinite quelle passate insieme, il giovedì quando alcuni di voi sono arrivati, ci siamo presentati ma tutto sembrava molto rispettoso ma niente di più. È bastato condividere un po' di salume e formaggio con un bicchiere di buon vino …. (e mi fermo li) perché voi e i miei giovani arrivaste a parlare di cose grandi, come il fidanzamento e il matrimonio: questo è un miracolo!!
Certo abbiamo poi riso e scherzato, cantato e raccontato barzellette, ma ormai era nata un'amicizia fraterna, le nostre vite si erano oramai intrecciate a tal punto che non vi faceva "paura" neanche avere un prete in mezzo a voi. Ognuno di noi si è sentito come ci si sente in famiglia, a proprio agio, liberi di esprimerci.
Se ripenso alla vostra partenza, vi confido che quasi quasi avrei voluto fare ancora un po' di strada con voi ma la farò lo stesso ricordando queste giornate felici.
Eh si oramai non potete più "liberarvi" di questo prete - forse un po' strano - ma che è rimasto colpito da questo incontro, che considera provvidenziale.
Non mi rimane che ringraziarvi di tutto e nello stesso tempo assicurarvi la mia preghiera e il mio affetto fraterno, nell'attesa di rivederci anche presto, magari per una rimpatriata per scaldare i "motori" in vista della prossima adunata nazionale.
Vi abbraccio e vi benedico nell'attesa di vedervi di persona.
A presto amici e fratelli, che il Signore sia il custode della vostra vita.

Don Stefano Segalini

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15/05/2013

Anche il primo alpino giunto in città ha lasciato Piacenza

piacenza - (mib) Anche il primo alpino giunto in città ha lasciato Piacenza. Ivano Martinelli, 68 anni, residente a Torino e originario del Basso ferrarese, ieri pomeriggio stava curando l'orto di casa. Considerando che era arrivato in tempo per le celebrazioni del 25 Aprile, il raduno nazionale di tre giorni per Ivano è durato praticamente tre settimane.
«Alla parata di domenica ero un po' stanco così mi sono aggregato al gruppo di Catania, tra i primi a sfilare nella mattinata. Posso dire di non avere mai visto tanta gente e sentito tanti applausi. L'adunata di Piacenza ha superato tutte le altre, è stata un'edizione storica, da "Libro dei primati". Non lo dico solo io, anche i miei amici del gruppo di Moncalieri sono rincasati molto soddisfatti», racconta Martinelli.
L'unica pecca? La carenza di servizi igienici, conferma l' artigliere alpino. «Avrebbero dovuto aggiungerne qualcuno in più. Ma è un peccato veniale rispetto alla riuscita dell'evento». Lunedì pomeriggio Martinelli era già a casa per seminare zucchine e pomodori e curare le galline che aveva un po' trascurato per seguire la festa a Piacenza. «Con la partecipazione allo scorso fine settimana ho tagliato il traguardo delle 34 adunate consecutive. Mentre da tredici anni di fila sono il primo alpino ad arrivare nella città scelta per l'adunata nazionale. La mia famiglia sa che in questo periodo mi deve lasciare questo spazio. Io sono commerciante in pensione, ho molto tempo libero e soprattutto mantengo un ottimo ricordo della naja. Mi spiace per quelli che sono stati male, però io tornerei subito indietro ai quei formidabili mesi tra il 1965 ed il 1966», prosegue Martinelli che già pensa al raduno nazionale di maggio 2014 a Pordenone.
Tra i momenti da incorniciare, l'alpino torinese cita l'incontro con l'eurodeputata Cristiana Muscardini nell'area verde di via Madre Teresa di Calcutta, dove Martinelli aveva piazzato camper e tende il 25 aprile.
 

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15/05/2013

«L'ho lasciato caporale e lo ritrovo parroco a Piacenza»

Giovanni Rosolin in Cattedrale riconosce dopo 30 anni il commilitone Federico Tagliaferri

«Ho riconosciuto il mio commilitone, dopo trent'anni. L'ho lasciato caporale e l'ho ritrovato parroco a Piacenza. L'ho visto in Cattedrale, con l'abito talare e l'ho riconosciuto dal suo incedere, col suo cappello alpino. Non l'avevo dimenticato. Era Federico Tagliaferri».
All'Adunata sono avvenuti tanti reincontri, molti inaspettati. A raccontarcene uno molto speciale è Giovanni Rosolin, commilitone di don Federico Tagliaferri, prete alpino piacentino, che domenica non poteva mancare alla sfilata, insieme al cappellano provinciale don Stefano Garilli. Don Tagliaferri da parte sua, oltre a guidare la parrocchia cittadina del Preziosissimo Sangue, è anche cappellano del gruppo alpini di Sarmato, suo paese natale.
Come altre parrocchie della città, anche la sua si è mobilitata per ospitare decine di penne nere. Nei saloni adiacenti alla canonica, si sono accampati nei tre giorni di adunata, circa 150 alpini, soprattutto veneti.
Tra loro quelli del gruppo Monastier dell'Ana di Treviso, che a bilancio della tre giorni dicono: «Siamo soddisfattissimi di questa accoglienza. Del don Federico, di don Umberto Bergamaschi (il coparroco di cui è stato festeggiato il compleanno) e poi dei tanti volontari di questa parrocchia che sono stati al fianco nostro e delle nostre famiglie. L'adunata per noi è infatti l'occasione per visitare splendidi paesi d'Italia, sentirci uniti ad altri luoghi e regioni», dicono gli ospiti di Monastier che hanno già invitato l'alpino don Federico ad essere con loro all'adunata di Pordenone. «Perché i viaggi li si programma un anno per l'altro», ci spiegano. L'anziano del gruppo è Romeo Brazzo che di anziano non ha proprio nulla perché sembra un giovanotto, galante con le donne e sagace con gli uomini.
Interviene di nuovo Giovanni Rosolin, ancora stupito del reincontro non previsto: «Io ero nel 9° scaglione dell'93, Federico nel 3° dell'84. Praticamente arrivò in caserma tre mesi dopo di me». Era la caserma "Piave" di Udine, gruppo Conegliano, Brigata Julia.
Il futuro "don"' aveva appena terminato le superiori a Piacenza ed era stato chiamato come militare di leva, dopo aver espresso la preferenza per il corpo degli alpini. La vocazione all'ascolto del prossimo nacque proprio nell'anno di naja.
Oggi don Federico porta con orgoglio il cappello alpino. Ne conserva due: il suo e quello donatogli, alcuni anni fa a Fiorenzuola, dal figlio di un alpino che combattè sul fronte greco albanese, nella seconda guerra mondiale. «Il cappello è un oggetto quasi sacro. Dalle nostre parti qualcuno lo porta anche nella cassa», ci spiega Emore Favaretto, orgoglio alpino allo stato puro, perché il padre - classe 1900 - è stato uno dei fondatori della sezione Ana di Treviso.

Donata Meneghelli

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15/05/2013

Salvano ragazza dallo stupro «Sono loro gli alpini dell'anno»

Quattro candidati al premio per l'atto di coraggio a Piacenza

piacenza - Alpini così coraggiosi da meritare un premio. Dino Di Gianantonio, vicecapogruppo Ana di Avasinis, località di Trasaghis, in provincia di Udine, intende segnalare ai vertici nazionali il gruppo di penne nere che ha aiutato la ragazza molestata e minacciata da un algerino in preda ai fumi dell'alcol. L'episodio era accaduto sabato notte nella zona della Caorsana, mentre Piacenza era in festa per l'adunata.
Bruno Picco, vicepresidente della sezione Ana di Gemona, Gerri Patriarca, capogruppo della sezione di Bordano, con i soci Iglif Scussolin e Paolo Zingaro sono i quattro amici che, secondo Di Gianantonio, meritano ex aequo il premio "Alpino dell'anno" nell'edizione 2013.
«Picco, in particolare, agente di polizia, è riuscito a bloccare l'uomo che voleva scappare, mentre gli altri soccorrevano la giovane di 25 anni e chiamavano i carabinieri. Come hanno scritto i giornali anche qui in Friuli, l'algerino è stato denunciato con l'accusa di violenza sessuale - racconta Di Gianantonio -. Per fortuna i nostri amici sono arrivati in tempo, altrimenti non sappiamo come sarebbe finita per quella povera ragazza. Piangeva, era terrorizzata. Noi abbiamo cercato di tranquillizzarla. Tremava come una foglia. Ma l'importante è che sia scampata allo stupro».
Questo atto di coraggio potrebbe servire alla commissione Ana per l'assegnazione del riconoscimento del premio "Alpino dell'anno". «Nelle prossime settimane scriverò all'organizzazione perché sia preso in considerazione l'episodio accaduto sabato notte a Piacenza quando si tratterà di valutare i finalisti», conclude il vicecapogruppo Ana di Avasinis. Tra l'altro, l'onorificenza andrebbe in Friuli pochi mesi dopo l'adunata del 2014 prevista a Pordenone. «Eravamo arrivati nei giorni precedenti la parata e abbiamo potuto apprezzare sia la città sia la sua gente - aggiungono alcuni alpini friulani accampati fino all'altroieri nei pressi del cimitero -. Speriamo che da questa spiacevole pagina della ragazza in pericolo possa nascere qualcosa di positivo come il premio ai nostri amici alpini».
Cesare Lavizzari, consigliere nazionale Ana, suggerisce alla sezione di appartenenza dei quattro alpini di segnalare le candidature 2013 alla segreteria del premio che ha sede a Savona: «Il premio è nazionale, ma l'organizzazione e la cerimonia di consegna, solitamente a fine settembre, avvengono nella cittadina ligure».
Se il comitato darà il "placet", i quattro friulani potrebbero essere premiati alla fine dell'estate 2014.

Michele Borghi

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15/05/2013

L'Adunata 2014 entra negli eventi parrocchiali

I giovani di S.Giuseppe Operaio andranno a Pordenone
Don Segalini: «Dall'accoglienza sono già nati legami»

L'Adunata di Pordenone, quella del 2014, entra nel calendario parrocchiale di San Giuseppe Operaio. «Ci siamo già fissati la data del 2014, il 9-10-11 maggio, per noi adesso è un dovere esserci». A parlare è don Stefano Segalini, vice parroco della parrocchia della Galleana la quale, per tre giorni, ha ospitato duecento alpini, in gran parte arrivati da Pordenone, la sede, come ormai tutti sanno, della prossima Adunata nazionale. In 150 hanno alloggiato nelle aule della cripta di San Giuseppe Operaio, nel campetto da calcetto, nel cortile della chiesa, mentre un'altra cinquantina si è accampata con le tende accanto alla chiesa di San Bonico, che dipende sempre da don Stefano Segalini e dal parroco don Giancarlo Conte. L'esperienza di San Giuseppe Operaio, ma anche quella di altre parrocchie cittadine, permette di riflettere sulle ricadute dell'Adunata nazionale alpini anche da un punto di vista pastorale. A quanto pare anche qui l'Adunata lascia il segno.
«Ne abbiamo parlato proprio il giorno dopo l'Adunata, lunedì, quando avevamo in calendario il consiglio pastorale parrocchiale - evidenzia don Segalini -. Ci siamo chiesti che parrocchia vogliamo essere, alla luce di quanto ci dice papa Francesco che invita ad una cultura dell'accoglienza». «Abbiamo visto che nella nostra parrocchia si sono dati da fare in tantissimi, giovani e famiglie - racconta il sacerdote -. Hanno preparato da mangiare per quattro giorni e una famiglia ha addirittura aperto casa sua a dieci alpini per una cena improvvisata». «Ancora una volta la nostra parrocchia si è dimostrata un tessuto fatto da gente accogliente - annota - che non ha preso paura di fronte a persone mai viste prima». «Sono già nati dei legami forti con gli alpini di Pordenone e di Asti - prosegue -; i ragazzi hanno già stretto amicizia su Facebook e sarà inevitabile prendere parte alla prossima Adunata assieme a loro». E' stata un'esperienza costruttiva per tutti: «Gli alpini più giovani si sono aperti e hanno parlato con noi della loro esperienza di Chiesa, ci sono persone in quella chiesa che vivono serenamente in modo bello la loro spiritualità». E anche a chi dalla Chiesa è uscito tanto tempo fa i quattro giorni passati in San Giuseppe Operaio devono avere fatto bene: «"Don", mi ha detto un ragazzo friulano domenica mattina dopo la messa con gli alpini, "lo sa che era dalla cresima che non andavo più in chiesa? Oggi ci sono ritornato grazie a voi piacentini"». Soddisfazioni apparentemente piccole ma vere e per questo importanti. Simbolo di un evento che Piacenza non dimenticherà. Basta leggere la bacheca Facebook di San Giuseppe Operaio. «Ma è vero che dovranno passare almeno 20 anni prima che ci possa essere un bis a Piacenza con questi meravigliosi ragazzi? » si chiede un parrocchiano. «Il coro degli alpini alla messa di ieri è stato commovente, grazie per averlo fatto intervenire» posta un altro. Dall'altra parte di Facebook: «Ciao ragazzi, con voi siamo stati meravigliosamente bene».

Federico Frighi

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15/05/2013

Il progetto "adotta l'alpino": 400 penne nere hanno trovato accoglienza nelle famiglie

Plucani: esperienza positiva, siamo stati il secondo esempio dopo Cuneo

Una città capillarmente "occupata" nei tre giorni dell'adunata nazionale: dai conventi alle aree verdi, dai parcheggi pubblici agli spazi di aziende private, alberghi e pensioni e sabato notte perfino sui marciapiedi sono spuntate improvvisamente (e abusivamente ma per una notte pazienza) le tende. Camper e tendopoli hanno anche "invaso" i territori dei comuni della cintura cittadina. Pure le famiglie si sono rese disponibili ad accogliere nelle loro case le penne nere arrivate da ogni parte dell'Italia, in un simbolico abbraccio di nazionalismo. Il risultato è stata una megafesta durata ininterrottamente dal venerdì pomeriggio alla domenica sera.
Il progetto "adotta l'alpino", lanciato dall'Ana provinciale, è stato un'altra esperienza singolare servita a moltiplicare le amicizie raccogliendo un discreto successo. per molti decisamente positiva da ambo le parti. Sono stati quattrocento gli alpini ospitati ospitati in parte direttamente nelle famiglie piacentine e altri in locali temporaneamente disabitati.
«Avremmo potuto collocarne quasi il doppio - spiega Bruno Plucani presidente della sezione piacentina Ana -. Inizialmente la risposta è stata tiepida, poi nell'ultima settimana sono arrivate moltissime offerte tanto che ne avremmo potuto ospitarne altri trecento, ma ormai l'organizzazione aveva completato la sistemazione degli ospiti». L'iniziativa del presidente Plucani è seconda solo a Cuneo, quando nel 2007 ospitò l'80esima adunata: «Allora furono accolti nelle famiglie 800 alpini, mi risulta che questa iniziativa non abbia avuto repliche altrove», la buona riuscita per la seconda volta potrebbe indurre il comitato organizzativo delle adunate nazionali a proporre il progetto nelle prossime edizioni.
Un caso felice è stato quello dei quattro alpini, del gruppo S. Francesco di Paola e S. Eufemia della sezione di Brescia città, accolti in una famiglia del centro storico: tra ospiti e ospitanti si è stretta un'amicizia con la promessa di ricambiare l'accoglienza. «Persone deliziose» commentano i piacentini che preferiscono l'anonimato. Decisamente «soddisfatto» il "capo delegazione" Dionigi Guindani, per alcune consigliature assessore al Comune di Brescia e consigliere della Regione Lombardia, alpino a Cuneo e a Merano. Entusiasta anche «della reazione della città», Michele Palladino, per 40 anni funzionario al comune di Brescia ed ora presidente «come opera di volontariato» di una cooperativa di servizi che dà lavoro a giovani, esodati ed ex carcerati: «Se vinceremo un certo appalto - si augura - verremo anche a Piacenza a gestire un impianto fotovoltaico». Palladino ha fatto la naja in val Venosta. Giambattista Bianzani, imprenditore del settore elettrico è stato nell'artiglieria da montagna a Vipiteno «un aggregato», dice scherzosamente e come lui anche Gianluigi Signorini. «E' l'artista degli alpini - lo presentano coralmente - ha realizzato il monumento agli alpini di Brescia, quello del Passo Gavia e in altre località montane».
A Passo Gavia nel 1954 si era verificato un tragico incidente, uno dei più gravi che abbia mai coinvolto soldati italiani in tempo di pace e nel quale morirono 18 alpini precipitati nel baratro a bordo di un camion. I quattro bresciani hanno «ritrovato» anche amici piacentini «degli anni giovanili».

Maria Vittoria Gazzola

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15/05/2013

L'energia dei Cori e delle Fanfare

Musica e parole: emozioni che ricorderemo a lungo

Non ci sono alpini senza un coro e senza fanfara. E' una delle loro peculiarità.
I cori alpini, per la quasi totalità maschili, cantano la storia del loro Corpo, la memoria delle imprese eroiche, di chi è "andato avanti", chi non è più tornato dal fronte, i patimenti della guerra e la gioia dell'abbraccio alla "morosa" o alla mamma, l'amicizia. Erano circa 120 i cori che sono arrivati a Piacenza per l'edizione 2013 dell'adunata nazionale degli alpini. Li abbiamo visti e soprattutto ascoltati nelle serate di venerdì e sabato, in tutte le chiese e teatri della città ed in moltissimi della provincia piacentina. Al di là dei cori goliardici che si sono elevati nei giorni di festa, le serate di rassegna corale sono state momenti solenni, in cui i cori si sono esibiti in un repertorio che contiene brani alpini e di montagna, ma anche propri dei luoghi di provenienza delle formazioni il cui obiettivo è spesso riscoprire canti popolari e tradizionali dei loro territori. Enorme è il repertorio musicale degli alpini, anche se è raro trovare canzoni scritte apposta dal corpo stesso. Infatti i soldati adattavano le musiche popolari, cambiando le parole in base alle situazioni che vivevano. Nei concerti dell'adunata sono risuonati canti come Nikolajewka, Il testamento del capitano, Monte Canino, La montanara, Joska la rossa, Al comando dei nostri ufficiali, Addio mia bella addio, Signore delle cime, Alpini in Libia, Monte Pasubio, Sul Cappello e tanti altri.
Solennità e festa si è respirata anche sabato sera grazie al concerto delle cinque le fanfare alpine che, nonostante la pioggia, hanno salutato i piacentini con inni e marce. Da viale Risorgimento sono confluite una alla volta in piazza Cavalli la fanfara Veci Congedati Julia, la fanfara di Vittorio Veneto, quella dei Congedati Brigata Alpina Orobica, quella Taurinense e quella di Ponte dell'Olio, fanfara ufficiale della sezione Ana di Piacenza dal 1968 che, nel suo momento dedicato, ha eseguito un breve carosello con affascinanti coreografie di intrecci e spostamenti dei musicanti sulle note di "Aprite le porte" e "T'al dig in piasintein".
Presentato dal giornalista Giovanni Palisto e Lucetta Rossetto, presidente della fanfara Taurinense, ciascun gruppo ha eseguito propri brani prima del gran finale. A fanfare riunite sono infatti stati proposti tre brani, a partire dall'"Inno degli alpini", ovvero il Trentatré, il brano che più è stato suonato e cantato durante la grande sfilata di domenica salutando le autorità in tribuna d'onore, che esalta il valore alpino. La direzione di questo brano è stata del maestro Antonio Coter, direttore dell'Orobica. Insieme hanno suonato anche "Piacenza 2013", inno composto per l'occasione dell'adunata piacentina dal maestro Edo Mazzoni, per terminare con l'inno di Mameli diretto dal maestro Giuseppe Costa della fanfara Julia.

Nadia Plucani

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15/05/2013

L'alpino in libreria che di cognome fa Arpino

All'adunata Tommaso, figlio dello scrittore

Un biglietto da allungare al prossimo ospite in libreria, lo scrittore e giornalista Gianni Mura. Un biglietto di saluto, come si faceva una volta, neanche tanto tempo fa, quando non c'erano cellulari e smart phone. Un alpino speciale, tra i 400mila a Piacenza, che porta un cognome famoso, Arpino. L'alpino Tommaso Arpino, figlio di Giovanni Arpino, giornalista e scrittore nativo dell'Istria, ha partecipato alla 86esima adunata nazionale a Piacenza. Domenica, giornata dedicata alla sfilata delle rappresentanze, Arpino junior era qui. E' entrato in una libreria cittadina, la Fahreinheit 451 di via Legnano indossando il suo bel cappello verde con la penna e la giacca per il vento con la scritta della piemontese Bra. «Questo signore, uno dei tanti alpini che hanno messo piede in libreria - raccontano i titolari - era stato attratto dal cartello che invita al prossimo incontro con Gianni Mura (ci sarà stasera, ndr.). Ha scritto un biglietto di saluti e ce lo ha lasciato. Abbiamo iniziato a parlare, ed è saltato fuori che suo padre, da ragazzo, aveva vissuto e studiato a Piacenza. E' stata una sorpresa quando ci ha detto di essere figlio dello scrittore Arpino».
In un suo ritratto l'autore di "Sei stato felice Giovanni", il suo romanzo d'esordio, raccontò che tra il '38 e il '40, tra gli undici e i tredici anni, viveva a Piacenza. «Ero grosso, troppo alto, e vestito da balilla mi sentivo ridicolo», spiegò. Nel 1940 muore il nonno paterno, così la madre di Giovanni Arpino ritorna a Bra. Il futuro scrittore, invece, continuò gli studi classici a Piacenza.

sim. seg.

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15/05/2013

Il baby alpino sulle orme del nonno: la grande festa

Castelsangiovanni: molte le famiglie, calda accoglienza per gli ospiti. "Gemellaggio" con le penne nere arrivate da Laives

Castelsangiovanni - L'adunata a Castelsangiovanni è stata soprattutto una grande festa per l'intera città, che per tre giorni si è "vestita" dell'orgoglio alpino e si è stretta attorno alle sue penne nere di cui va così fiera. Il cuore dei festeggiamenti si è concentrato nel centro storico, piazza XX Settembre e corso Matteotti in modo particolare, che sono diventati il luogo di ritrovo di tante famiglie con bimbi al seguito come il piccolo Alessandro Bricchi, quattro mesi e mezzo appena e il cappello alpino già calcato sulla testa. «Segue le orme del nonno» hanno spiegato i genitori, Elena e Andrea, con cui il piccolo ha seguito i festeggiamenti in centro città. Il nonno, Olimpio Bollati di 79 anni del Terzo Battaglione Artiglieri di Montagna, fa parte del gruppo alpini di Castelsangiovanni che si sono dati da fare allestendo un vero e proprio tour de force per organizzare al meglio i festeggiamenti e l'accoglienza per i tanti gruppi ospiti. Quello in arrivo da più lontano proveniva Laives di Bolzano, con cui Castello ha deciso di stringere un patto di amicizia. La delegazione di circa 40 penne nere guidate da Gianni Ruggirelli è stata accolta dai compagni alpini valtidonesi. «Qui a Castelsangiovanni ci hanno accolto in maniera fraterna» ha detto il capogruppo di Laives che con Massimo Bergonzi, capogruppo di Castello, ha operato una sorta di passaggio di testimone. «Lo scorso anno - ha detto Ruggirello - fummo noi ad ospitare l'adunata nazionale a Bolzano». Ruggirello si occupava di organizzare i festeggiamenti nella città di Laives, che dista dieci chilometri da Bolzano e che conta circa 15mila abitanti. «Praticamente lo stesso compito che quest'anno ha dovuto affrontare Bergonzi - ha detto il capogruppo della città in provincia di Bolzano - e quindi ci siamo sentiti nei giorni precedenti anche per dare alcune dritte circa l'organizzazione di un evento così importante».
Il capogruppo ha alle spalle una storia particolare. Originario di Caltanisetta, classe 1948, Ruggirello si trasferì in Trentino all'età di 7 anni. Nel 1971 entrò nella scuola militare alpina di Aosta, dove maturò la decisione di prestare servizio permanente. E' andato in pensione nel 2003, con il grado di colonnello, dopo aver svolto gran parte del suo lavoro formando generazioni di giovani allievi ufficiali nella stessa scuola dove lui stesso si era formato. Trasferito in seguito a Bolzano, Ruggirello ha partecipato nel 1997 e nel 2000 a due missioni in Bosnia. Dopo la pensione non si è mai fermato. Ha prestato servizio come volontario a favore di giovani, anche disabili, e da cinque anni come capogruppo della sezione alpini di Laives. «Se mi fermo arrugginisco», dice.

Mariangela Milani

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15/05/2013

I Tricolori sventolano in città sino alla festa della Repubblica

Poi verranno inviati a Pordenone e in parte donati alle associazioni di volontariato. Comitato ancora al lavoro. Ultimo Coa il 27 maggio

Gli ultimi segni dell'Adunata? Le bandiere in giro per la città e la sede del Comitato organizzatore dove ancora fervono i lavori, dedicati, stavolta, alla chiusura delle innumerevoli pratiche alpine.
Le bandiere rimarranno al loro posto fino al 2 giugno, giorno della Festa della Repubblica, poi verranno rimosse dalle otto squadre (in tutto 50 persone) che tra la seconda metà di marzo e la prima di aprile avevano già reso tricolore l'intera città. A confermarlo è lo stesso presidente Bruno Plucani che, tra l'altro, proprio questa domenica, sarà a Milano per un evento strettamente collegato all'Adunata di Piacenza. Proprio domenica il consiglio nazionale dell'Ana nominerà il successore dell'inossidabile presidente nazionale, Corrado Perona, che i piacentini in queste settimane hanno imparato a conoscere e ad amare. Le bandiere tricolori, dal 2 giugno in poi, verranno dunque rimosse dalla commissione imbandieramento. Quelle nelle condizioni migliori verranno rivendute a Pordenone; le altre verranno donate alle associazioni benefiche che ne faranno richiesta. «Vogliamo ringraziare tutti i piacentini - coglie l'occasione Giuseppe Rovati, responsabile della commissione - che hanno avuto la pazienza di sopportare i disagi dell'imbandieramento ed anche coloro che ci hanno aiutato appendendo dalle finestre e dai balconi la bandiera, contribuendo a rendere tricolore la nostra città». Dal 2 giugno i volontari della commissione saranno ancora al lavoro per togliere le bandiere ma con mezzi diversi dai due carrelli elevatori utilizzati nella prima fase. «Lo faremo senza salire sui carrelli - spiega Rovati - ma con un taglierino che ci eviterà di salire e dunque di intralciare meno il traffico».
Intanto, nella sede Coa di via Cremona 1, l'apparato piacentino del Comitato organizzatore lavora alacremente per chiudere i conti. Il segretario Nicola Scotti, Lucia Caltagirone, Federica Cassinelli, Piero Giacosa e tanti altri collaboratori ricevono gli operai impegnati nello smontaggio delle strutture, compilano fatture, ritirano i defibrillatori, tengono i conteggi delle brandine da inviare a Pordenone per la prossima adunata e tanto altro. «Abbiamo lavorato per nove mesi - dice Enrico Bergonzi -, gli ultimi sei con giorni anche da dodici ore consecutive». L'Adunata non se la sono goduti più di tanto. «Lo faremo a Pordenone, quando saremo più tranquilli» si augura Lucia Caltagirone. Anche se dalla sfilata già si sono resi conto dell'affetto della gente. «Quando siamo passati noi del Comitato organizzatore - raccontano - c'era ancora tanta gente per la strada, nonostante fosse ormai tardi. Ci gridavano "forza Piacenza", "viva le donne", "tornate ancora". I frati e le suore sullo Stradone Farnese al di là delle transenne ci davano la mano. Ci siamo veramente resi conto di aver portato l'Adunata nazionale nel cuore dei piacentini». Per lunedì 27 maggio, al mattino, il presidente del Comitato, Nino Geronazzo, ha disposto l'ultima riunione del Coa, con un gruppo ristretto, per ringraziare tutti i principali collaboratori dell'accoglienza avuta a Piacenza.

Federico Frighi

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15/05/2013

Irruzione nella casa degli alpini, arresto convalidato

Udienza all'ospedale dove lo straniero è ricoverato per una frattura, è accusato di resistenza e lesioni

Udienza di convalida ieri a mezzogiorno al Polichirurgico per il marocchino che si era introdotto in un'abitazione destinata ad un gruppo di alpini a Piacenza per l'adunata nazionale. Il giudice nel corso dell'udienza ha convalidato l'arresto del marocchino compiuto dalla polizia, e ha poi disposto la rimissione in libertà per l'accusato, che resta per il momento all'ospedale dove è stato ricoverato per la frattura scomposta di una tibia. Il nordafricano infatti nel tentativo di sfuggire a polizia e alpini era caduto dalle scale di una palazzina di via X Giugno restando ferito. Il fatto era avvenuto lo scorso sabato in via X Giugno dove un gruppo di alpini aveva preso alloggio in un appartamento.
L'udienza si è tenuta davanti al giudice Gianandrea Bussi. Pubblico ministero era Michela Versini. L'avvocato difensore era Paolo Ferroni, che per il suo assistito ha chiesto la rimissione in libertà, in quanto non aveva precedenti per resistenza a pubblico ufficiale ma solo per furto, richiesta poi accolta dal giudice. L'indagato che ha 48 anni e che ha riferito di abitare a Piacenza ospite di un suo fratello, ha spiegato di essere in possesso di una ricevuta per il rinnovo del permesso di soggiorno. Il nordafricano ha quindi risposto a tutte le domande che gli sono state rivolte. Ha detto che lo scorso sabato aveva preso parte alla festa degli alpini e mentre si trovava in via X Giugno era stato colto da un impellente bisogno fisiologico, per tale motivo era entrato nell'appartamento degli alpini dove era stato sorpreso dagli inquilini. Il marocchino ha detto di essere stato vittima di un equivoco, e che non era sua intenzione rubare nulla. Secondo quanto ha riferito nel corso dell'udienza è stato quindi fermato dagli alpini che hanno chiamato il 113. Quando la polizia è arrivata sul posto l'accusato ha detto che vi è stato un parapiglia, ha ammesso di aver colpito con un calcio un poliziotto, e di essere poi caduto provocandosi la frattura. Accusato inizialmente di rapina impropria per aver tentato di rubare nell'appartamento, e per aver spintonato polizia ed alpini, il quarantottenne si è visto riformulare l'accusa in resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Al momento dell'arresto la polizia lo aveva sospettato di aver tentato un furto nella casa degli alpini anche perché zaini e borse degli inquilini dell'appartamento di via X Giugno erano aperte e diverse cose erano sparpagliate sul pavimento. Proprio in quel momento erano tornati in casa gli alpini e l'intruso aveva tentato di giustificarsi dicendo che aveva necessità solo del bagno ma non era stato creduto.

Ermanno Mariani

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15/05/2013

Le foto dei lettori

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15/05/2013

Agli Alpini giunti a Piacenza

Nel ringraziare voi valorosi alpini
giunti qui a salutare i nostri bambini
vi auguriamo con tutta la nostra stima
d'esser numerosi in futuro più di prima.
In occasione di questa ottantaseiesima adunata
da parte nostra questa poesia vi sia donata
perché possiate portarci sempre nel vostro cuore
con un ricordo di simpatia, gioia e tanto amore.
La maternità dell'ospedale di Piacenza
in rima vi mostra tutta la riconoscenza
per esser venuti a portare un vostro presente
alle mamme e ai bambini della comune gente.
Siete giunti portando qui tutto il vostro genuino folklore
e con la penna nera sul cappello ricca di umanità e calore.
Vi ricorderemo per la vostra affabile solidarietà
a voi tutto il rispetto e la nostra onorabilità.
Grazie per la vostra frizzante euforia
Viva agli alpini, al reggimento e alla compagnia

Dall'Ostetricia e Ginecologia
di Piacenza
(Carmela Oresta)

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15/05/2013

Speriamo che questa bella Italia contagi anche chi ci comanda

Avrei voluto ricopiare tutti gli "slogan" che si succedevano durante la sfilata

Ho ancora negli occhi e nel cuore le immagini, i suoni, i canti, l'allegria e la commozione dei tre giorni indimenticabili che gli alpini hanno regalato a Piacenza.
Di colpo mi sono ritrovato immerso nell'Italia che amo, fatta di gente "autentica", in cui i sentimenti ed i gesti vanno di pari passo con le parole, dove amicizia ed onestà hanno quel senso pieno e non ambiguo che solo l'esperienza vissuta può generare e dove non esistono steccati fra le persone perché tutti possono ritrovare un comune denominatore nello slancio operoso e solidale verso gli altri.
Gli striscioni che "sono andati in scena" per tutto il giorno durante la sfilata delle centinaia di Sezioni dell'Associazione Alpini, venute da ogni parte d'Italia, costituiscono una genuina rappresentazione della parte migliore dell'Italia, di quella che crede e vive i valori solidi e positivi, che hanno fatto grande lungo i secoli, pur nella povertà e nelle traversie, il nostro popolo. Ieri, nelle ore che ho trascorso ad applaudire gli sfilanti, mi sono pentito di non avere con me un taccuino: avrei voluto ricopiare tutti gli "slogan" che si succedevano durante la sfilata. Erano messaggi semplici ma penetranti, perché quando si presenta una vita veramente vissuta, una esperienza reale e non virtuale, bastano poche ed immediate parole per essere efficaci e raggiungere al cuore quelli che leggono o ascoltano. Le parole più ricorrenti che ho letto sono solidarietà, generosità, gratuità, amicizia, servizio, laboriosità, sacrificio, onestà, concretezza…. Sono messaggi lontano mille miglia da quelli di un'Italia becera, ciarliera, rissosa e, purtroppo, anche cialtrona che, troppo spesso, vediamo sui giornali o in televisione
Anche i cori, con cui gli alpini hanno riempito le nostre Chiese nella serata di sabato, offrendo esecuzioni suggestive dei canti della tradizione popolare delle nostre montagne, sono un esempio della straordinaria capacità che gli alpini hanno, anche col canto, di fondere in un unico suono armonioso, senza annullarle, le diversità, valorizzando le varie voci ed i "solisti". Nei loro canti tutti danno un contributo personale ed originale, ma il protagonista rimane sempre l'insieme e questo è certamente frutto di tanto affiatamento ma anche di tanta umiltà e di tanto esercizio.
Sotto questo punto di vista, anche cantando, gli alpini rappresentano una bella metafora di quell'Italia (che forse è più numerosa di quanto si possa immaginare) che, aldilà dei riflettori, si adopera quotidianamente ed operosamente per il bene comune, lavorando in gruppo.
Auguriamoci che questa Italia, che è un po' in ciascuno di noi, insieme anche a quell'altra Italia - purtroppo anch'essa un po' dentro di noi - sempre pronta ad abbaiare alla luna e dar la colpa agli altri salvo poi essere bravissima nel farsi solo i "fattacci suoi", prevalga e sappia gradualmente contagiare tutti noi, compresi quelli che sono chiamati al difficile e nobile servizio del potere.

Riccardo Biella

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15/05/2013

Grazie Alpini

Grazie Alpini, grazie amici, grazie soprattutto per averci regalato una pausa di serenità a conferma che è bello e sano sentirsi "un insieme" con semplicità e la gioia autentica di fare festa perché la vita è preziosa.
Grazie Alpini perché la vostra numerosissima presenza ha dato alla nostra città, a Piacenza "la Primogenita", un'occasione direi provvidenziale per mostrare con la sobrietà che ci è propria, di aver colto e gradito il vostro messaggio di Pace attiva, di Solidarietà e Disponibilità.
Grazie per averci regalato lo stupore di scoprire come esiste davvero l'Italia che vorremmo, nella quale credere ancora ed identificarci.
Grazie ad ognuno di voi ed a chi vi ha accompagnato, confermando il valore della condivisione, perché siete venuti così numerosi da tutta Italia, da altri Paesi (anche molto lontani), grazie per averci mostrato come è bello sentirci uniti nei valori, negli ideali umani", grazie per il ricorrente riferimento all'importanza della trasmissibilità tra le generazioni, come dite voi, tra "veci" e "bocia".
Nella vostra infaticabile sfilata avete mostrato il lato prezioso della nostra storia passata e contemporanea, tanto prezioso da farci commuovere senza ritegno, perché non era un sogno era tutto vero!!!
Davanti a noi (assiepati alle transenne) hanno sfilato migliaia di Alpini, tutte persone vere (che oggi sono tornate alla loro vita abituale, al loro lavoro, mescolandosi agli altri senza la loro divisa) mostrando sotto i loro cappelli con la piuma, arricchiti da medaglie e ricordi, facce pulite da Alpino, sagome uguali e diverse per età (anche un ultra novantenne), divise inconfondibili da gente di montagna ed un orgoglio pudico per la loro identità.
Grazie alle numerose bande e fanfare che ci hanno elettrizzato e commosso. Grazie per la grande rappresentanza dei numerosi gagliardetti.
Grazie per la cordialità festosa e genuina diffusa durante la vostra permanenza in città, in ogni angolo di strada del centro storico, accettando anche le collocazioni meno comode; grazie per i vostri canti di buona memoria.
Un grazie implicito e doveroso al nostro Sindaco ed a tutto lo staff del nostro Comune, a tutti gli organizzatori ed esecutori che hanno permesso un'ottima riuscita all'evento.
Grazie per aver regalato a noi piacentini il piacere di sentirci orgogliosamente piacentini.

Una nonna

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15/05/2013

Dagli alpini arriva l'esempio sulla strada della pacificazione

La storia del XX secolo racconta di due guerre mondiali, l'una considerata seguito dall'altra, definite anche: "guerre civili europee". Dal secondo dopoguerra a oggi il processo di unificazione europeo ha sempre perseguito una politica di attenuazione e di superamento di dissidi e controversie: nemici e avversari di ieri sono tornati fratelli. Si tratta di una realtà assodata fra le diverse nazioni e Stati, ma ancora controversa e tormentata per l'Italia. Si tratta di realtà e di necessità che riemergono in occasione di ogni 25 aprile.
Su Libertà di lunedì scorso è stata pubblicata una garbata lettera del sig. Guido Guasconi, sotto il titolo: "Va risolto un problema vecchio settant'anni", riferentesi alla discriminazione sofferta dagli alpini della divisione Monterosa (costituita il 1 gennaio 1944, mobilitata il 15 febbraio, addestrata in Germania per sei mesi e poi utilizzata inizialmente nell'entroterra ligure, poi trasferita in Garfagnana a dar man forte alla Wehrmacht, riuscendo a bloccare le truppe brasiliane fino a respingere le forze alleate obbligandole a ripiegare). Il sig. Guasconi nella sua garbata polemica con l'Associazione Nazionale Alpini, ha anche richiamato alla nostra memoria i concittadini e fra loro cugini Dordoni: Carlo (istruttore dei paracadutisti) e l'olimpionico Pino.
Effettivamente la Divisione alpina "Monterosa", non fu riconosciuta ufficialmente nei raduni degli ex-alpini, pertanto coloro che avevano combattuto in questa formazione, secondo l'ANA, non potevano fregiarsi del titolo di alpini (!).
Soltanto il 27 maggio 2001 l'Associazione Nazionale Alpini decise di annullare questa diatriba di carattere soprattutto politico, approvando una delibera che andava in questo senso: "L'Assemblea dei Delegati, preso atto e confermata la validità di tutto quanto precedentemente deliberato in merito alla Divisione Monterosa e altri simili della Repubblica Sociale Italiana, dichiara e riconosce che tutti i giovani che hanno prestato servizio militare in un reparto Alpino, in qualsiasi momento della storia d'Italia, e quindi anche dal 1943 al 1945, poiché hanno adempiuto il comune dovere verso la patria, siano considerati Alpini d'Italia".
Per gli alpini, quindi, dal tempo dei corretti ricordi del sig. Guasconi e miei ("quarantacinque anni fa") il tempo non è passato solo in rievocazioni o celebrazioni o adunate e sfilate, ma anche in pacificazione fra tutti quanti "hanno adempiuto il comune dovere verso la patria".
Dagli alpini dunque un esempio da imitare e un modello da seguire. Un'idea di patria ci viene, un processo di pacificazione fra pari. Un'idea di patria per una più grande idea d'Europa.

Giovanni Mariscotti
Associazione Idea d'Europa

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15/05/2013

Dopo una notte insonne sono tornato ad essere figlio di alpino

Edire che il mio approccio all'adunata delle "penne nere" non era stato dei migliori. Infatti, nella notte tra mercoledì e giovedì, impossibilitato a prendere sonno per gli schiamazzi, mi sono ritrovato a urlare improperi dal balcone a un gruppo di alpini, "rei" di cantare ininterrottamente da mezzanotte fino all'alba all'esterno del bar sotto casa. Me ne sono presto pentito. Ho pensato al mio "vecio", ai sei anni da lui trascorsi nella Brigata alpina Taurinense (uno di leva, cinque di guerra, di cui una parte sul fronte del Montenegro e una parte di prigionia in un campo di concentramento tedesco), alle sue, ben più pesanti, notti iinsonni, alla sua paura di non farcela a tornare.
No, non potevo essere io ad aver gridato male cose agli alpini. Il mio mutato atteggiamento successivo non ha richiesto alcuno sforzo: sono semplicemente tornato quello che sono e che sempre sarò, un figlio di alpino. Non mi ha sorpreso, dunque, di essermi ritrovato le sere seguenti in giro per le strade della città a cercare fanfare, organizzate o improvvisate non importa, per cantare con loro. Non mi ha stupito neppure di essermi trovato sabato a dividere la cena in un locale sotto casa con un gruppo di alpini della Val di Cembra, finanche ospitandoli nell'androne del condominio per evitare che la pioggia improvvisa potesse farli allontanare. Né mi ha meravigliato di avere fatto dono agli amici trentini di due "reliquie" della mia cantina, di cui una (l'ultima bottiglia di nocino - anno 2002 - fatto da zio Antonio) divisa lì con loro: e neppure di avere telefonato alle dieci di sera al malcapitato zio Antonio (novantacinquenne) per renderlo partecipe degli "hip hip hurrà" rivolti dalle "penne nere" al suo nocino. Non mi ha poi nemmeno stupito di essermi ritrovato con il groppo in gola nel sentire suonare sabato sera, fra le altre, la fanfara dei congedati della Brigata Taurinense.
Dal groppo in gola alla commozione il passo è stato breve: all'indomani, nel vedere tante penne nere sfilare tutte insieme, si sono accavallati nella mia mente tanti ricordi: i racconti di naja di mio padre e dei suoi compagni d'armi, nessuno dei quali ha potuto partecipare, almeno dalla vita terrena, a questa adunata, la mia presenza, da "ragazzo", ad alcuni raduni della loro compagnia (appuntamento fisso la prima domenica di settembre in località del Piemonte), la venuta dei "torinesi" al funerale del papà, pur in una giornata di neve, la frase che mi disse Leone, uno di loro, al raduno successivo: "Ti do questo fiore, portalo sulla tomba del tuo papà e digli che è un pensiero di Leone". Non mi ha, infine, sorpreso che, in occasione della sfilata, talvolta abbia egoisticamente desiderato una giornata di pioggia, che almeno mi poteva lasciare il dubbio se quelle che scendevano dai miei occhi fossero gocce di pioggia o lacrime del figlio di un alpino. Mi ha invece meravigliato che le mie figlie mi abbiano chiesto di andare tutti insieme all'adunata nazionale del 2014, in quel di Pordenone.
A pensarci bene, però, perché meravigliarmi? Sono pur sempre nipoti di un alpino. Il nonno Carlo andrebbe fiero di loro".

Claudio Tagliaferri
figlio di alpino

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15/05/2013

Rendiamo il centro un luogo di aggregazione

Gentile Direttore,
mi permetto ancora una volta di chiedere spazio al giornale da Lei egregiamente diretto, per formulare alcune riflessioni, "a voce alta", maturate in esito all'Adunata degli Alpini e, soprattutto, sull'impatto che l'evento ha avuto sulla città, con particolare riferimento al Centro Storico.
Chiunque abbia frequentato, anche per una breve - non sempre agevole - passeggiata le vie del nostro centro, ha potuto constatare che tutti gli esercizi pubblici erano affollati se non straboccanti di Penne Nere ma anche di "borghesi", in ogni momento della giornata.
Mi ha, in particolare, colpito, del tutto favorevolmente, che gli esercizi pubblici abbiano avuto la possibilità di ospitare anche all'esterno i propri clienti, sistemando, con assoluto ordine e molto gusto, tavolini, sedie, tende e banchetti per la vendita diretta dei loro prodotti.
Non so, poi, a chi vada attribuito il merito delle installazioni di Piazzetta Plebiscito e dintorni, ordinatissime e davvero ben inserite nell'ambiente architettonico, in una piccola quanto splendida piazzetta altrimenti, desolatamente, vuota!
Persino sulla via Giordano Bruno, zona certo non commerciale, il neonato caffè delle Due Lune ha potuto collocare sulla strada, senza interferire sul passaggio di auto e pedoni, due gradevoli gazebo, ben presto conquistati dagli alpini.
Oggi, purtroppo, tante di queste cose rientreranno, in attesa, forse, di qualche sporadica manifestazione.
Perché, invece, non trasformare l'occasione in una condizione permanente, dando la possibilità a chi lo richieda di fare ciò che in tante nostre città, che ci colpiscono così vivamente per la loro accoglienza, è un aspetto stabile dell'offerta commerciale?
Perché, ad esempio, proprio piazzetta Plebiscito non viene destinata ad ospitare, con regolarità, un'esposizione di prodotti locali, una sorta di "vetrina" del commercio della città e del territorio, non solo enogastronomico, tale da veicolare i potenziali clienti verso i negozi e anche i mercati, quelli rionali intendo, dai quali le merci provengono?
Un po' di clemenza sul plateatico non sarebbe "dovuta" in questo frangente economico?
Sono e resto un convinto fautore del cosiddetto commercio di vicinato; il centro commerciale è senz'altro utile, ma una città come Piacenza deve, anzitutto, ritrovare e ristabilire le proprie tradizioni e le proprie dimensioni.
L'Adunata ha dimostrato che non è la Ztl a frenare i potenziali clienti; comunque ad essa non possono darsi tutte le colpe. La desertificazione, oggettiva, del Centro Storico può essere superata, a mio modesto avviso, rendendolo un luogo piacevole di sosta e aggregazione, al cui interno le persone possano e siano incentivate a muoversi, trovando occasioni, spunti, e risposte alle loro aspettative.
Nel loro piccolo, in questo fine settimana, i "piccoli eroi" del mercato comunale - mi permetto di evidenziare "comunale" - di piazza Casali, pur nascosti, del tutto immeritatamente, dietro l'ospedale da campo, si sono fatti grandemente apprezzare dagli alpini che li hanno scovati.
Alcuni alpini bresciani hanno ritrovato con piacere, da Paolo e Sara, i vini che, in altri tempi, in occasione di battute di caccia - in verità la fauna selvatica non ha sofferto molte perdite, hanno svelato, in nome di memorabili bevute - avevano apprezzato; a fianco, hanno goduto di coppe, culacce e formaggi eccelsi.
Che dire, poi, dei cari amici Antonella e Eugenio, che hanno "forzato il blocco" con un moderno risciò, degno di diventare la cargo-bici del futuro ecosostenibile?
In pieno centro, l'assalto ininterrotto ad un noto negozio di gran tradizione alimentare è stato davvero impressionante!
Tutto ciò ha generato - e, sono convinto, può generare - una rinascita del cuore antico della nostra citta; è forse un sogno, ma qualche giovane potrebbe anche scegliere d'intraprendere i mestieri di un tempo, quelli che hanno reso davvero grande la nostra terra!
Stay hungry? Stay foolish?
Il punto interrogativo è voluto; forse è davvero un sogno.... ma perchè non provarci?
Grazie e saluti cordialissimi

Stefano Dall'Argine

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15/05/2013

Lettere al direttore

il cambiamento adesso sia di tutti i giorni

Gentile direttore, io sono scappata. Lo confesso con rimpianto, ma la previsione (per altro confermata) del numero di persone che avrebbero "invaso" Piacenza era riuscita ad insinuarmi nell'animo un vago senso di timore. Non sono riuscita a immaginare, per quietarmi, quello che poi è stato. Quindi sono la persona meno adatta (e mi perdoni) per esprimerLe il pensiero che, spero, potrebbe essere di tanti. Perché non fare di un evento quasi coralmente eccezionale una lezione di vita? Ovunque vai i piacentini hanno facilmente la nomea di persone un po' chiuse, diffidenti, poco disponibili al sorriso, all'incontro aperto con l'altro. Dopo tre giorni così eccezionali (ho letto tutto il leggibile ed ascoltato tutti quelli che volevano parlare, figli compresi) non si può, penso, dimenticare che sorridere è gratuito e fa bene a chi lo fa (studi sul cervello lo dimostrano) e a chi lo riceve. Sforzarsi di esser un po' più...
Alpini tutti ci fa bene, se gli Alpini ci sono tanto piaciuti e sarebbe il modo per non lasciar neutralizzare dal tempo una esperienza così significativa. E poiché tutti gli esercizi per mutar carattere sono un po' faticosi e richiedono costanza perché non lasciamo le bandiere a sventolare ed a ricordarci il nostro impegno? Che Piacenza sia bella ne sono convinta, anche noi come parte di Italia abbiamo tante "cose belle" che meritano di essere scoperte; che Piacenza diventi ospitale, sorridente, aperta, una città al passo con i tempi, ma positiva è un po' impegno di tutti. E non solo con i turisti che arrivano e partono, ma soprattutto con chi ci abita vicino, il condomino, la persona che incontriamo da tanto tempo e non salutiamo mai... chi più ne ha più ne metta. Così la Grande Festa, che mi sono persa ahimè, ci avrebbe consegnato un regalo in più. Grazie.

Mariangela Illari Angelillo
Piacenza

 

e chi paga le penne nere per il loro impegno?

Egregio direttore, dopo tante lettere a favore e contro l'adunata degli alpini avrei voluto scrivere tutti i giorni per esprimere le mie idee, ma ho sempre sorvolato; oggi (13 maggio) però dopo aver letto la lettera della signora Troni (oltretutto lombarda e non piacentina, lei sicuramente non dovrà pagare!) mi sento in dovere di dire quello che penso. Io non sono un alpino però rispetto e rendo onore ad un Corpo (senza nulla togliere ad altri Corpi d'armata) che nelle guerre trascorse hanno sacrificato tante vite per ideali di vita di cui noi oggi ci ritroviamo a goderne. Dopo tanti anni di adunate era ora che gli alpini venissero anche da noi a Piacenza, certo che trovare tutti d'accordo su una manifestazione così è difficile, però la signora invece di porsi la domanda su chi pagherà tutto quello fatto per l'adunata si dovrebbe invece porre la domanda: chi paga gli alpini quando intervengono nelle calamità naturali (terremoti, alluvioni, ecc.). Normalmente la gente penso sia informata sul volontariato degli alpini specialmente chi, purtroppo vi è passato di mezzo? Ma la signora di San Rocco dopo quello che ha scritto penso sia all'oscuro di tutto. Faccia un piccolo esame di quello che ha scritto, magari si è espressa male, oppure si informi meglio sugli alpini (magari proprio da qualche "vecio").

Roberto Epifani


siamo rimasti chiusi colpa degli ambulanti

Egregio direttore, in risposta al Primo Cittadino, che polemizza con i negozianti che hanno chiuso gli esercizi nei giorni dell'adunata. Precisiamo che i commercianti di via Cavour hanno dovuto chiudere il sabato per i mezzi ambulanti addetti alla vendita di salamelle e quant'altro, attaccati all'ingresso dei negozi, con generatori di corrente perennemente accesi e musica a tutto volume. Alle nostre proteste anche i vigili chiamati si sono arresi alla prepotenza di tali persone, seppur sanzionate. Se il signor Sindaco fosse venuto a controllare non avrebbe rimproverato i commercianti che con buona volontà avevano preparato belle vetrine di benvenuto.
P. S. - Facciamo notare che i commercianti non si sono lamentati del mancato incasso.

Boutique Borbonese
Boutique Seventy
Metrò Pelle
Pirola calzature

 

la ztl larga sarebbe il colpo di grazia

Egregio direttore, in risposta al sindaco Paolo Dosi, riguardo la chiusura dei negozi nel centro storico, io, commerciante di via XX Settembre vorrei far notare che una brutta immagine, casomai è stata data dagli innumerevoli abusivi che offrivano la loro merce davanti alle nostre vetrine impedendoci addirittura l'accesso ai nostri negozi.
Tra l'altro anche i nostri gentili ospiti alpini sono stati colpiti da questa situazione imbarazzante (era la loro festa, non dei venditori abusivi) e che a loro dire nelle altre città che avevano già ospitato l'evento non si erano mai visti, criticando il lavoro delle forze dell'ordine. Perciò prima di commentare ciò che il Sindaco non ha visto con i propri occhi... dovrebbe preoccuparsi del centro storico che ormai è morto e sepolto. Vorrei ricordargli che se avvenisse l'allargamento della ZTL allora sì che vedranno i negozi chiusi, ma per sempre. (Purtroppo non ci sono sempre manifestazioni di questo largo eco a rendere la città viva).

Mina Bonelli


hanno lasciato la città più pulita di prima

Gentile direttore,
vorrei rispondere alla domanda del signor Aldo Ambrogio. Che fine farà il Parco delle mura? Assolutamente nulla! Gli alpini se ne sono andati lasciando la città più pulita di quando sono arrivati. Forse a causa della pioggia ci sono solchi di fango che fra pochi giorni spariranno ricoperti ancora di erba e magari di qualche cacca lasciata da padroni (badi bene non cani) incivili. Caro signore se iI prezzo da pagare fosse quello, mi augurerei una adunata alpina al mese e, credo di parlare a nome di tutti quei piacentini che si sono sentiti orgogliosi della loro città e che hanno scoperto un lato festoso e solidale, non sempre emergente, della loro piacentinità.

Luigi Ferraroni

 

ci voleva proprio un po' di allegria

Egregio direttore,
ho letto sulla Libertà l'intervista di una farmacista la quale diceva di aver venduto molti tappi per le orecchie ai residenti della zona nei giorni dell'adunata. Mi chiedevo se non fosse stato peggio per i nostri soldati, di ieri e di oggi, dover convivere con i rumori delle bombe e degli spari durante le guerre? Anche perché purtroppo quelli durano più di due o tre notti... Credo che il suono della musica e dei canti che avvolgeva Piacenza in questi giorni di festa fosse tutt'altro che fastidioso e sinceramente soprattutto in questo periodo di crisi e di malessere ci voleva proprio un po' di allegria. Grazie alpini tornate presto!

Sara Saltarelli

 

valori che rendono la società migliore

Egregio direttore,
ormai a conclusione di questo avvenimento, superando la difficoltà di aprire cassetti appartenuti a familiari che sono scomparsi e di cui è struggente il ricordo, sono finalmente riuscita a prendere in mano la foto di mio zio, Giuseppe Politi, alpino, classe 1918, del 3° Alpini Pinerolo. Ferito in battaglia, era tornato a casa e gli era stata data la croce al merito di guerra. Così mi aveva sempre raccontato mio padre, dato che lo zio era morto improvvisamente a soli 40 anni. La sua vita era stata segnalata dal fatto di essere un alpino. Lui, che era nato e vissuto in pianura. E mi sono fermata a pensare. Perché essere alpino significava essere uomo di coraggio, che si misura con la montagna. Significava essere uomo leale, con i suoi compagni e con chiunque altro. Significava essere uomo generoso, disposto ad aiutare anche a rischio della vita. Significava appartenere ad un gruppo che condivideva quei valori. Può apparire un discorso retorico. Eppure, a ben pensare, è ciò che ci fa essere una società migliore.

Paola Politi
Castelnuovo Fogliani

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15/05/2013

Adunata: anche Libertà ha contribuito al successo

Caro direttore,
come cittadino di Piacenza, desidero ringraziarvi per il contributo fondamentale che il quotidiano Libertà ha dato all'adunata degli alpini. Oggi tutti, giustamente parlano del grande successo che ha avuto l'evento per la nostra città. Personalmente mi sono sentito orgoglioso di essere piacentino apprezzando l'ospitalità e l'accoglienza che abbiamo riservato ad oltre 400.000 persone arrivate da tutta Italia e anche dall'estero. Il successo ottenuto è stato il risultato di un bellissimo gioco di squadra. In questo gioco di squadra il quotidiano Libertà (e lo dico come studioso di marketing) ha giocato un ruolo fondamentale promozionando in largo anticipo l'avvenimento, creando aspettative positive nella popolazione locale, dedicando tante pagine bellissime alla cronaca dell'evento.
Il quotidiano Libertà ha svolto un grande ruolo di comunicazione facendo capire ai piacentini i "valori" positivi dell'adunata degli alpini e, soprattutto, dando a noi tutti il senso e l'orgoglio di appartenenza alla nostra città.
Caro direttore, congratulazioni e grazie per la passione e la professionalità con cui lei e i suoi collaboratori avete seguito e raccontato tre giornate indimenticabili.

Prof. Daniele Fornari
Coordinatore Indirizzo Laurea
Magistrale in "Marketing & Sales Management" - Università Cattolica


Caro direttore, in questi giorni ho avuto ospiti a casa alcuni alpini: un'esperienza molto positiva, che mi ha fatto sentire orgoglioso di essere un piacentino (seppur di adozione).
Ti scrivo per ringraziarti delle belle pagine che hai dedicato all'evento su Libertà, con pezzi che hanno suscitato l'interesse e la gratitudine dei miei ospiti (piemontesi).
Mi hanno testualmente detto che non sempre trovano quotidiani locali che ben interpretano l'Adunata.
E da qui hanno speso parole di elogio (sincero) nei confronti della nostra città.
Volevo farti partecipe di questa piccola positiva esperienza. Certo che anche tu, piacentino di adozione come me, ne capirai fino in fondo il senso.

Giorgio Cannì
giornalista

 

Ringrazio il prof. Daniele Fornari e il collega Giorgio Cannì per queste loro riflessioni sull'Adunata degli Alpini e sul contributo che Libertà assieme a Telelibertà e Libertà. it hanno dato al successo di un grande evento come questo che abbiamo vissuto in diretta. Da mesi il giornale e la televisione hanno preparato i piacentini all'Adunata, raccogliendo testimonianze e coinvolgendo i vecchi e nuovi alpini nella raccolta di centinaia e centinaia di foto storiche, in bianco e nero, che hanno arricchito il numero speciale di venerdì 10 maggio con cui Libertà ha dato il "Benvenuto" agli Alpini d'Italia. Quelle foto sono un grande documento, le raccoglieremo in un libro. Se Piacenza fa, come ha ben fatto stavolta, un gioco di squadra il successo è assicurato. Speriamo si possa ripetere anche per Expo 2015. Tocca a noi.

Gaetano Rizzuto

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15/05/2013

Alpini, grazie
di ILENIA MOLINAROLI

Cari Alpini,
siete stati molto carini
avete portato a Piacenza
una fresca essenza,
gioia e allegria
con una nota di pazzia.
Nelle vie della città
una grande novità,
una festa unica
al passo di canti e musica.
In altri tempi siamo stati trasportati
e lì volentieri siamo restati...
dei giorni trascorsi
faremo tanti bei discorsi
e delle notti passate
ricorderemo le birre e le risate!
Il cappello
è il vostro fiore all’occhiello,
il tricolore
è diventato il vostro cuore
e questa splendida adunata
la sogneremo per tutta l’annata.
Vi aspettiamo presto
grazie a Voi per tutto questo!

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15/05/2013

L’alpino
di MARTA PALLOTTI

Come ogni buon mattino
scendo presto giù in giardino
ma non scevro di sorprese
vedo una “canadese”.
Oh perbacco, ieri sera,
son sicuro che non c’era!
Ma chi è? Da dove viene?
A che specie egli appartiene?
Mentre ancor mi guardo intorno
sento la voce di un “Buongiorno!!”
Ecco in piedi, lì vicino,
è di certo un bell’ALPINO
con le braghe alla zuava
in canotta che si lava.
Mi avvicino con timore
per capire cosa vuole.
Sto pensando…”quanto è strano”
e lui mi porge la sua mano.
“Piacere, sono Gino,
come vedi sono alpino”.
sono giunto qui in serata
per sfilare all’adunata.
Mi invita con passione
con lui a fare colazione
e mi porge un vin brulè
dice: ”E’ meglio del caffè!”
Piacendogli parlare
mi comincia a raccontare
vuole andare qua e là
per vedere la città.
Lo si può accompagnare
a Piacenza visitare
approfondir la conoscenza
e render calda l’accoglienza.
Ritorniam di buona lena
quando è l’ora della cena
La grigliata prepariamo
ed insieme poi brindiamo
intonando alcuni canti
con le voci altisonanti.
Passa il tempo, va veloce,
ci abbandona anche la voce,
sul chiarore dell’aurora
questa festa dura ancora.
Ora basta festeggiare
necessario è riposare.
Quando la mattina arriva
ho la testa che mi gira
e mi sento ancora tonto
mentre Gino ormai è pronto.
In divisa, testa fiera
sul cappel la penna nera.
Ecco giunta è la giornata
della mitica sfilata.
Quanti sono, a destra e a manca,
una marea gli si affianca
ed insieme allineati
essi partono schierati:
una fila lunga un miglio
e la folla in visibilio.
Forte applaudon i cittadini
al passaggio degli alpini.
Quando giunge la serata
l’adunata è terminata
Siamo tutti dispiaciuti;
è il momento dei saluti.
“Basta fare quel musone
ci vediamo a Pordenone!”
Questo spirito gioioso
è davvero contagioso!

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14/05/2013

«Tutto è filato liscio grazie a voi piacentini, molto collaborativi»

Un primo sommario bilancio dell'adunata, quello tratteggiato ieri in consiglio dal sindaco Dosi che ha ribadito i ringraziamenti a tutti i soggetti coinvolti a partire dall'Ana e dai 210 dipendenti dell'ente locale impegnati nella partita. Un «ruolo di primo piano», ha sottolineato, per la polizia municipale, con «una presenza capillare resa possibile dalla disponibilità di molti dei nostri vigili a effettuare il doppio turno. Un impegno che ha consentito di far fronte alle 2.992 chiamate telefoniche ricevute dalla sala operativa tra il 10 e il 12 maggio.
Il sindaco ha riferito i giudizi espressi sui piacentini da agenti delle polizie municipali di altri Comuni in servizio di rinforzo per l'adunata: «"Molto collaborativi", hanno definito i nostri concittadini, è anche per questo se, specialmente domenica, la giornata più critica per il grande carico sulle strade, tutto si è svolto regolarmente».
 

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14/05/2013

«La città ha retto bene ai 400mila, la sfida è stata vinta»

Plauso unanime dal consiglio comunale. Con l'esortazione a continuare nella politica degli eventi

Parole soddisfatte, orgogliose, perfino emozionate. Si sono levate ieri da un po' tutti i settori del consiglio comunale per salutare l'adunata degli alpini e la bella prova che Piacenza ha saputo dare. Giudizi positivi rimbalzati dalla Sinistra per Piacenza di Carlo Pallavicini («E' noto che non ho particolare simpatia per esercito e divise militari, ma sono stati giorni di una bella festa, ho visto un clima di sicurezza nelle strade, sia da esempio anche per il futuro») ai Fratelli d'Italia di Tommaso Foti che ha esortato a fare del buon esito della manifestazione «il volano per l'Expo 2015, visto che abbiamo dimostrato che 400mila persone riusciamo a reggerle».
Un tasto, quello dell'Expo milanese, toccato anche da Andrea Paparo (Pdl) e Giulia Piroli (Pd), con il sindaco Dosi che ha peraltro lamentato «la mancanza di un reale interlocutore operativo» nell'organizzazione centrale.
Sperticate lodi all'evento («La città e il centro storico hanno dato il meglio di sè, la partecipazione dei cittadini è stata straordinaria») da Roberto Colla (Moderati) che ha lanciato una proposta: «Presenteremo a breve una mozione per ricordare l'adunata in modo permanente», ad esempio intitolandole un'area verde.
Marco Tassi (Pdl) si è schierato dalla parte della polizia municipale per i sequestri dei "trabiccoli" non in regola con il codice della strada. Filiberto Putzu (gruppo misto) ha ringraziato l'amministrazione attuale e quella precedente per l'organizzazione di queste «giornate indimenticabili», dichiarando «una certa nostalgia perché le penne nere se ne sono andate».
Parole di forte apprezzamento sono arrivate da Andrea Gabbiani (Movimento 5 stelle), Paolo Garetti di Sveglia («ho sentito solo commenti positivo su Piacenza, bisogna avere voglia di investire sul nostro territorio»), dal piedillino Giovanni Botti («Ci ha regalato belle emozioni»), dal leghista Massimo Polledri («Esperienza positiva e gioiosa»). Daniel Negri (Pd) e Samuele Raggi (Idv) hanno lodato il servizio di pulizia effettuato da Iren, mentre Giovanni Castagnetti (Piacentini per Dosi), nel complimentarsi per l'organizzazione, ha ammonito dal far passare «un messaggio sbagliato: bene la festa, ma le armi esposte nella cittadella militare degli alpini ammazzano la gente, non vanno messe in mano ai bambini neppure per gioco».

gu. ro

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14/05/2013

Trovano 500 euro e li restituiscono agli alpini. Taxista fa lo sconto e viene invitato a pranzo

Tanti gli episodi di fraternità che hanno contrassegnato i giorni dell'adunata

Portafogli restituiti, taxisti invitati a pranzo, turisti parmigiani che si congratulano con Piacenza per l'ospitalità: succede solo per l'adunata degli alpini.
Giulio Loda del gruppo alpini di Desenzano del Garda ha segnalato a Libertà un episodio avvenuto sabato mattina: «Dopo aver fatto colazione alla Taverna delle Streghe di via Farnesiana, siamo andati in centro a visitare la città. Verso le ore 12, durante il pranzo all'osteria di via Santo Stefano, un amico del gruppo è stato avvisato sul cellulare che aveva perso il portafoglio. A chiamare era il figlio da Desenzano: una coppia di piacentini lo aveva appena avvertito del ritovamento».
Loda ha spiegato che due ore più tardi, dopo un paio di telefonate, i piacentini si sono fatti trovare in zona Farnesiana: «Hanno consegnato il portafoglio, con tutti i documenti e circa 500 euro in contanti. Abbiamo raccontato l'episodio a Libertà per ringraziare i cittadini di Piacenza per la loro onestà. Torneremo sicuramente presto! ». Loda ha voluto una foto ricordo scattata al momento della consegna del portafoglio.
Un gruppo di alpini trentini si è invece rivolto al giornale per complimentarsi con il taxista Giuseppe Bolzoni, alias "Piacenza 30", per la grande disponibilità. «Sono io che ringrazio loro, ho solo fatto il mio dovere», replica Bolzoni. In parole povere, domenica mattina il conducente ha accompagnato il gruppo trentino dalla stazione ferroviaria alla Chiappona e, non avendo moneta per il resto, ha concesso un robusto sconto. «A quel punto mi hanno invitato a pranzo nella loro tenda allestita alle porte della città. Una compagnìa meravigliosa, non ho parole. Mai capitato una cosa del genere», conclude Bolzoni confermando che i giorni dell'adunata sono stati di super lavoro, anche se fortunatamente le strade hanno retto il traffico meglio del previsto.
Infine, i complimenti per l'adunata di Piacenza sono arrivati anche dai "cugini" di Parma, città che aveva ospitato il raduno nel 2005.
«Siamo stati davvero bene, il vino era ottimo e i prezzi assolutamente onesti», confermava domenica sera Roberto Luppi, seduto con gli amici a brindare in un bar di via Scalabrini. «I piacentini che ho incontrato dicevano che vorrebbero un'adunata tutti gli anni, perché così la città non sarebbe spenta come al solito», dice invece Aroldo Busato, capogruppo degli alpini di Sorbolo. Domenica sono arrivati più di in migliaio di alpini parmensi a Piacenza. «La vicinanza con Parma e il ricordo ancora vivo della nostra adunata del 2005 hanno spinto tanti parmigiani a presenziare», raccontano. I cugini del Ducato hanno sfilato quasi al termine dell'adunata, appena prima dei padroni di casa. Tre gli striscioni che hanno srotolato durante la lunga marcia su stradone Farnese: uno dedicato all'alpino bardigiano Pietro Cella, prima medaglia d'oro al valor militare del corpo degli alpini, uno all'onestà e alla solidarietà che contraddistinguono le penne nere, un altro ancora all'alpino-beato don Carlo Gnocchi.

Michele Borghi

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14/05/2013

«Grande festa, Piacenza ha saputo fare squadra»

Dosi e Trespidi ringraziano i cittadini, l'Ana e tutte le forze in campo che hanno contribuito al successo

«L'abbiamo attesa come un evento storico, di portata eccezionale per il nostro territorio. L'Adunata nazionale degli Alpini, che ha visto centinaia di migliaia di visitatori giungere a Piacenza e nei Comuni della provincia, è stata innanzitutto una grande, coinvolgente festa di popolo, vissuta nel segno della condivisione e della più ampia partecipazione». Così il sindaco Paolo Dosi e il presidente della Provincia Massimo Trespidi commentano, con un comunicato congiunto, i tre giorni appena trascorsi, esprimendo in primo luogo «un doveroso, sentito ringraziamento a tutti i nostri concittadini, per l'entusiasmo e il sincero spirito di accoglienza con cui hanno contribuito all'ottima riuscita della manifestazione, rendendone ancor più autentica l'atmosfera e superando gli inevitabili disagi che un evento di tale grandezza porta con sé».
«La disponibilità, il forte senso di responsabilità e collaborazione della nostra comunità - rimarcano Dosi e Trespidi - hanno valorizzato gli sforzi organizzativi e l'intenso lavoro di preparazione per garantire che tutto potesse svolgersi in sicurezza, con piena efficienza e nel rispetto delle regole. In tal senso, le istituzioni locali hanno trovato un interlocutore preziosissimo nell'Ana, la cui esperienza e le cui capacità di coordinamento si sono confermate fondamentali nella cura e nella predisposizione di ogni aspetto. L'Adunata piacentina ha scritto un'importante pagina di storia della nostra città e della nostra provincia: da oggi, ne siamo convinti, per Piacenza si apre un nuovo percorso». «All'Associazione degli Alpini, del resto, sia a livello nazionale che in ambito provinciale - proseguono gli amministratori - vogliamo rinnovare non solo il ringraziamento per aver scelto Piacenza come sede dell'Adunata 2013, ma anche per le modalità di confronto e dialogo che costantemente hanno caratterizzato i mesi precedenti all'evento. Dal presidente Corrado Perona al generale Silverio Vecchio, dall'amico Bruno Plucani a Nino Geronazzo, che ha guidato il Coa, non possiamo che ribadire un attestato di stima e riconoscenza che si estende a tutti i loro collaboratori. Ancora una volta, ci hanno dimostrato che essere Alpini significa mettersi a servizio della collettività, impegnandosi con operosità e dedizione instancabile. Come hanno fatto, e cogliamo l'occasione per sottolinearlo con altrettanta gratitudine, tutti gli agenti delle Forze di Polizia dello Stato e Polizie locali (con una menzione particolare per le Comandanti Renza Malchiodi e Anna Olati), gli operatori e i volontari della Protezione Civile e del sistema sanitario territoriale. Piacenza ha saputo fare squadra: il successo dell'Adunata ne è la più bella e importante testimonianza».

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14/05/2013

«Che bello il centro storico senz'auto» Dosi apre alla pedonalizzazione totale

«Pensiamoci sul serio a tappe graduali». Il sindaco difende i sequestri dei "trabiccoli", ma deve arrendersi ai venditori abusivi («Incontrollabili»). «Aree verdi salvaguardate»

«Una Piacenza senza auto in tutto il centro storico potrebbe diventare una riflessione comune, proviamo a pensare seriamente a come graduare una pedonalizzazione del centro che potrebbe favorire situazioni quali quelle vissute in questi giorni». Con queste parole il sindaco Paolo Dosi ha fatto sua la sollecitazione arrivata d più d'uno ieri in consiglio comunale dove, nella fase iniziale della seduta, hanno tenuto banco le comunicazioni sull'adunata nazionale degli alpini.
E' stato Carlo Pallavicini (Sinistra per Piacenza) in particolare, spalleggiato da Roberto Colla (Moderati) e Filiberto Putzu (gruppo misto), a esaltare l'effetto di una città forzatamente senza auto per tre giorni in centro storico. E il sindaco ha raccolto al volo la suggestione aprendo a una prospettiva viabilistica dal sapore rivoluzionario. E' vero che l'aumento delle isole pedonali è nel programma di mandato, ma immaginare tutto il centro chiuso ai veicoli significa spostare di parecchio in alto l'asticella.
Ma Dosi, nel concludere il dibattito sull'adunata, oltre a fornire una serie di numeri operativi a mo' di bilancio, ha anche toccato altri temi sensibili derivanti dalla tre-giorni. Anzitutto ha citato orgogliosamente i giudizi espressi sui piacentini da agenti delle polizie municipali di altri Comuni in servizio di rinforzo per l'adunata: «"Molto collaborativi", hanno definito i nostri concittadini, è anche per questo se, specialmente domenica, la giornata più critica per il grande carico sulle strade, tutto si è svolto regolarmente».
Così ha riferito il sindaco, che è poi intervenuto sulla polemica per i sequestri effettuati dai vigili urbani dei cosiddetti "trabiccoli" che circolavano un po' selvaggiamente per le vie della città al seguito degli alpini. Ha difeso a spada tratta il sequestro dei mezzi in ragione di mancanza di assicurazione e di targa, o in quanto macchina agricola con alterazioni e motozappa senza carta di circolazione (in quest'ultimo caso, con restituzione della macchina): «Capisco le richieste di mano leggera levatesi dai cittadini, capisco l'indubbio fascino e folklore di quei veicoli. Ricordo però che c'è una persona in prognosi riservata all'ospedale di Parma caduta da un "trabiccolo". Evitiamo quindi di farci prendere dal trasporto emotivo, ci sono criteri oggettivi di legge che vanno applicati, non sono arbitrari».
Per la cronaca, i mezzi sequestrati sono stati cinque, e la sanzione è stata decurtata quando i proprietari ne hanno accettato la demolizione.
Altra criticità della tre-giorni, la forte presenza di venditori ambulanti abusivi. Le sanzioni ci sono state e anche salate - i verbali, ancora in fase di registrazione, dovrebbero attestarsi tra 10 e 20, con multe per vendite senza autorizzazione (tra i 1.032 e i 5mila euro), mancata occupazione di stalli autorizzati per la fiera sul Pubblico Passeggio (250 euro) e sequestri per vendita di merce senza autorizzazione -, ma «il problema è divenuto incontrollabile», ha osservato il sindaco, «quando i camioncini di somministrazione di cibo e bevande, una volta chiusa la zona rossa, si sono arbitrariamente trasferiti dal Facsal, dove erano stati posizionati, a punti più centrali creando il disturbo che sappiamo».
Quanto alla salvaguardia degli spazi verdi messi a disposizione degli alpini, Dosi si è unito ai riconoscimenti arrivati da più parti per il buon lavoro di Iren in termini di pulizia e cura dei siti («Non hanno subito danni sostanziali, salvo qualche piccolo problema ai giardini Merluzzo per le panchine che comunque sono state già ripristinate»). E ha spiegato i motivi per cui in tre casi si è preferito lasciare chiuse le aree: i Margherita in quanto giardini storici, il parco di Montecucco per ragioni naturalistiche e la Galleana per non correre rischi in relazione a presenze belliche nel sottosuolo.
Una stoccata, infine, ai commercianti, quelli del centro che hanno tenuto chiusi i negozi giovedì pomeriggio e domenica: «Tutti lo abbiamo notato», si è fatto polemico il sindaco, «è balzato all'occhio e non ha fornito una buona immagine del centro storico».

Gustavo Roccella

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14/05/2013

«Via Roma sembrava Riccione» Negozi strapieni a notte fonda

I commercianti ieri esponevano ancora gli addobbi tricolori

Via Roma come viale Ceccarini in pieno agosto. Dalla statua della Lupa fino ai giardini Merluzzo, i commercianti e gli esercenti non hanno dubbi: «Nei tre giorni di adunata sembrava di stare a Riccione». Tanta gente, buoni affari, allegria contagiosa.
Ha fatto le ore piccole perfino la farmacia. «Ai residenti abbiamo venduto molti tappi per le orecchie, mentre gli alpini chiedevano soprattutto rimedi per l'acidità di stomaco», racconta la dottoressa Francesca Bertuzzi.
Maria Bossotti sorride dietro il banco della gastronomia Ferrari: «Non ho nessuna voglia di togliere gli addobbi tricolore dalla vetrina». Ampiamente positivo anche il bilancio di Sonia Maserati: «Abbiamo chiuso il forno all'ora di cena perché non è rimasto più niente. Neanche a Natale lavoriamo così tanto». Le "penne nere" sbarcate a Piacenza non hanno disdegnato i sapori della Transilvania, riferisce la signora Marinella: «In dieci anni mai vista tanta gente. Il mio negozio ha venduto soprattutto vini, grappe, birre e salumi romeni».
Al negozio "Happy store", Fatima è rimasta colpita dalla simpatia degli alpini. E l'amico Elton aggiunge: «Speriamo che in giro per l'Italia adesso si parli bene di Piacenza. Molti hanno detto che vogliono tornare».
Bilancio positivo anche per Amato Genesi: «La mia pelletteria ha 40 anni di storia, ma tanta gente così non si era mai vista». Il salumiere Ettore Valla spiega che l'adunata l'ha fatto ringiovanire di vent'anni: «Ho ritrovato i sorrisi che non si vedevano dai tempi dei mercatini domenicali. E' Piacenza che deve ringraziare gli alpini, non viceversa. Ora il Comune si dia da fare per portare in città iniziative simili. Oggi abbiamo già malinconia! ».
L'adunata viene promossa a pieni voti anche dalla Mariuccia del bar "Ma maison": «L'unico appunto è sui bagni chimici, in via Roma non ne abbiamo visti, mentre Iren ha fatto un lavoro egregio».
Graziano Borella, per tre giorni non ha chiuso occhio però ne è valsa la pena: «La mia macelleria sembrava un ristorante, sabato sera nessuno voleva andarsene. Ad un certo punti mi sono steso sulla branda nel retrobottega. Coppa e salame piacentini sono andati a ruba: molti forestieri li apprezzavano già».

Michele Borghi

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14/05/2013

Nella città militare si mette in mostra uno scrigno di cultura

Oltre 8mila visitatori nelle sale della Ricci Oddi e del Farnese

(mal.) La "militare" Piacenza ha finalmente saputo tirar fuori il suo sorriso migliore, quello turistico. In cinque giorni i Musei civici di Palazzo Farnese hanno registrato tanti ingressi quanti quelli riscontrati solitamente in cinque mesi: sono state infatti 6.683 le entrate da martedì a domenica, mentre solitamente sono 20mila quelle rilevate in un intero anno di apertura. Presi d'assalto anche gli altri musei e sezioni, a testimonianza di come gli alpini si siano rivelate ghiotti non solo di pane e coppa, ma anche di cultura piacentina. La mostra documentaria dedicata alla Madonna Sistina e a Raffaello ha suscitato il plauso corale degli oltre 2.689 visitatori, così come il museo di storia Naturale è riuscito a strappare 2.038 biglietti. «Questo per noi è un grande successo, sinceramente non ce lo aspettavamo, gli alpini ci hanno conquistati», commenta la direttrice Antonella Gigli. I nostri sforzi sono stati ricompensati dall'educazione e dal rispetto dimostrato dagli alpini in questi giorni: nessuno si è mai lamentato per i tempi di attesa, pari a circa dieci minuti nei momenti di maggiore affluenza, e ognuno ha dimostrato un'alta capacità di collaborazione».
Non è stato semplice infatti spalancare le porte di una città bella, ma da sempre "timida" nel farsi guardare dai turisti. Eppure i referenti dei musei non si sono fatti cogliere impreparati. «Posso solo ringraziare anche i circa 60 volontari che ci hanno dato una grande mano», prosegue Gigli. «I volontari dell'Auser sono stati davvero preziosi, insieme ai custodi, alle impiegate». Torneranno gli alpini a Piacenza, accompagnati dalle famiglie? «È quello che noi speriamo» conclude Gigli. «Chi ha visitato la nostra città ha detto che non si sarebbe mai aspettato un territorio così ricco di storia e cultura. Gli alpini ci sono piaciuti molto, se vorranno tornare li accoglieremo a braccia aperte». Record anche alla galleria d'arte moderna Ricci Oddi che, tra venerdì a domenica, ha accolto 1.607 turisti. «Un'esperienza assolutamente da ripetere», commenta la direttrice Maria Grazia Cacopardi. «Fondamentale lo straordinario lavoro di promozione portato avanti da tutto lo staff e l'aiuto offerto dai tanti volontari». E anche la messa in duomo, sabato, celebrata dal vescovo Gianni Ambrosio, ha visto entrare in chiesa 5mila persone. Numeri importanti, che sono riusciti a far parlare di una Piacenza finalmente più turistica. «Gli alpini hanno dimostrato una grande sensibilità - commenta l'assessore comunale Tiziana Albasi -. Il coro di Merano ci ha ringraziati con i canti eseguiti davanti a Palazzo Farnese. Usciamo da queste giornate con una sensazione bella, positiva. Tutti gli operatori si sono messi a disposizione e molte famiglie ci hanno garantito "Torneremo a Piacenza"».
Fino a domenica "Una lunga penna nera" Ottimo riscontro anche per l'omaggio di 24 artisti agli alpini, allestito alla Casa dell'Arte al Teatro in corso Garibaldi. Tanto che "Una lunga penna nera", questo il titolo della collettiva, rimane visitabile fino a domenica.

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14/05/2013

«Ci vorrebbe un'adunata al mese, incassi mai visti»

Operatori del centro con il morale alle stelle: è stata un'occasione unica
Bar pizzerie, panetterie e non solo: c'è chi è stato aperto per 48 ore di fila

Un sorriso che più grande di così non si può. Se, all'indomani della storica adunata delle penne nere a Piacenza, chiedi ai locali della città un bilancio in soldoni, trovi solo facce sorridenti. Chiaro, non tutti hanno da sorridere, perché - come hanno evidenziato anche dalle categorie del commercio - le vene aurifere della miniera-alpini sono state quelle sovrapponibili ai flussi generati dagli eventi più pregnanti della manifestazione, vedi accampamenti, cerimonie, sfilata. Bar, pizzerie, panetterie, lo tsunami delle penne nere - dove ha colpito - ha lasciato il segno. C'è chi tra gli operatori si è messo d'ingegno e ha piazzato fuori dal locale maxitendoni e panche, chi barili di birra e panini, arruolando con voucher personale aggiunto e pure tenendo alzata la serranda per 48 ore di fila. «Il giorno clou è stato sabato - non ha dubbi Anna D'Antoni, pizzeria d'asporto di via Carducci - ma in generale rifarei tutto dall'inizio. Piacenza ha bisogno di questo genere di iniziative, il bilancio è più che positivo». Da via Carducci al lembo di via Roma più prossimo al Duomo. I baristi Paolo Lucchini e Remo De Graauw: «Tre giorni come tre anni, alle 5 del mattino dovevamo attendere nuovi rifornimenti per aprire. Questi ospiti sono stati simpatici, onesti. Grazie ai comitati organizzatori, grazie ad Iren». Che delizia il centro totalmente fermo alle auto, «solo il rumore della gente, i canti, la musica». «Bolliti, brasati, perfino trippa, e io che pensavo alla classica grigliata e stop», elenca le vendite Davide Pinotti, macellaio in via Roma.
Aperti per 48 ore di fila, a sfornare brioches, focacce, panini di tutte le fogge. Xixillonja Ajdini, panetteria di via Calzolai, anche a lei non manca il sorriso, nonostante la stanchezza. «Certamente siamo molto soddisfatti - racconta la ragazza - la punta di maggior affluenza è stata sabato». Una marea mai vista, mai tanti turisti - alpini, e pure le famiglie - a zonzo per le strade di Piacenza, che per tre giorni ha vissuto l'ebrezza di essere diventata come Venezia o come Firenze. Bar centralissimo, via Mazzini angolo via Cittadella, la titolare Nadia Fontana: «Siamo pronti a rifarlo, anche una volta al mese. L'incasso? Mai così in precedenza. Abbiamo venduto tanto, birra soprattutto, vino bianco e rosso, bibite. Ripeto: siamo pronti a rifarlo ogni mese». Agli alpini è piaciuto, più ancora del vino bianco piacentino, il listino calmierato, ovvero prezzi onesti per birre, bicchiere di vino, panini. Se qualche sgarro c'è stato, gli alpini hanno preso nota e cancellato per il resto della permanenza il locale. Non solo bar. «Quel che non ho incassato dai piacentini, che hanno schivato lo shopping nei giorni caldi - riferisce Sonia Galli (libreria Fahrenheit 451) da via Legnano - ho incassato dagli ospiti. Hanno acquistato libri, guide turistiche, gadget per la festa della mamma».

Simona Segalini

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14/05/2013

«Un evento da 40 milioni non dobbiamo sprecarlo»

Il prof. Rizzi: serve un progetto unitario, ripartiamo dal comitato strategico

«Una stima approssimativa di quanto può aver ricavato Piacenza dall'Adunata? Non si esagera a dire 40milioni di euro. Se sono stati presenti nei tre giorni almeno 400mila persone mediamente possono aver speso almeno circa 100 euro a testa. Una cifra che arriva allo 0,5% per cento del Pil. Ma è solo un'approssimazione. Una cosa è certa: è stata un'occasione per promuovere l'immagine di Piacenza attraverso una ribalta mai vista prima. Ora non disperdiamo il patrimonio». Il professor Paolo Rizzi, direttore del Laboratorio di economia locale della Cattolica lancia il messaggio chiaro alle istituzioni: unitevi intorno a progetti per tratteggiare un futuro turistico per Piacenza. Per questo occorre mettere in pista una "squadra" con tutti i protagonisti istituzionali: dal Comune alla Provincia alla Camera di Commercio, fino alla Fondazione. «E' necessario - dice ancora Rizzi - che la Fondazione si coordini con il territorio, è il nostro tesoro, però fino ad oggi è andata avanti da sola». Non andare in ordine sparso ma quale strumento di raccordo? «Perché non il Comitato strategico di "Vision 2020" un po' dimenticato nel cassetto? » E la strada, secondo Rizzi, dovrebbe essere quella di non lasciare cadere quanto avvenuto con l'Adunata, «ma di fare un follow up continuo dell'evento».
Ora l'obiettivo sarà il 2015 con Expo. Ma attenzione - avverte Rizzi - inutile convocare un tavolo al buio. Ci si deve unire per mettere a punto una visione collettiva e l'Adunata deve restare sullo sfondo a dimostrazione di una capacità di operare e di fare accoglienza, soprattutto non si devono disperdere i contatti stabiliti in occasione di questo grande evento. L'assessore provinciale Maurizio Parma parte da Expo 2015 per dire «Si preannuncia una grande festa quotidiana spalmata su sei mesi. Teniamo conto che quotidianamente è previsto a Milano il passaggio di migliaia di persone (tra 150 e 200mila) e se l'Adunata degli alpini a Piacenza ha significato una ricaduta forte sulle città limitrofe da Cremona a Pavia a Parma a Cremona, Expo dovrebbe avere ricadute anche sul Piacentino. Indubbiamente l'Adunata è stata una vetrina eccezionale. Molte persone hanno avuto l'opportunità di conoscere da vicino il nostro territorio ed è certo che molti torneranno. Sono covinto che si sia data dimostrazione di credere nelle potenzialità di questa iniziativa e il territorio ne è stato ripagato. Come dire che, quando vuole, Piacenza c'è».
«Unendo le forze siamo riusciti a ottenere un risultato eccezionale - segnala Tiziana Albasi, assessore comunale al Turismo. Bisogna continuare a lavorare in rete per unificare progettualità utili al territorio e intendo l'intero territorio provinciale non solo della città. Credo che le persone che ci hanno visitato in questi giorni abbiano visto da vicino quello che possiamo offrire, a prescindere dagli eventi organizzati, ma partendo dal nostro potenziale patrimonio di beni culturali. Partiamo da qui». «Migliaia di persone sono passate da noi - dice Carla Gazzola del Cts - con le richieste più svariate. Dagli orari dei treni a informazioni su dove mangiare o dormire. Incuriositi della città ai più sconosciuta. In molti ci hanno chiesto di poter visitare il Goticoe, per quanto possibile abbiamo organizzato visite guidate. Una cosa è certa - aggiunge Gazzola - se siamo pronti e attrezzati ad offrire proposte alle persone che arrivano a Piacenza, tutto funziona e fila liscio». E i piacentini, anche per contagio, forse hanno scoperto di avere intorno una città che può essere apprezzata all'esterno. «Il segreto - dice ancora Carla Gazzola - è proporre una città aperta. Nel vero senso della parola, il panettiere, il macellaio... c'è da chiedersi perché non facciamo un po' più spesso di queste cose. E' pur vero che siamo in un momento di crisi, però se l'offerta c'è arriva anche la risposta... ». Come dire da cosa nasce cosa».

Antonella Lenti

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14/05/2013

«Più beneficiati i locali vicini ai luoghi di sosta e alla sfilata»

Un tripudio commerciale durato tre giorni, anche se i conti non sono andati per tutti secondo le attese della vigilia. Fausto Arzani (direttore Confesercenti Piacenza): «Le aspettative positive sono state rispettate. Quanto agli effetti collaterali, anche quelli attesi, alla fine sono apparsi meno pesanti del previsto. Il commercio del centro sorride. Tutte le traiettorie interessate dall'adunata e dalla sosta possono ringraziare. Le zone più defilate rispetto all'evento, invece, hanno avuto un ritorno meno fortunato. Ma tutti quanti possiamo dirci che è stata per Piacenza un evento più che positivo. In provincia, nei luoghi che ospitavano eventi, i primi dati della ristorazione appaiono molto positivi». Cristian Lertora (Fipe-Unione Commercianti): «Il maggior appeal l'hanno avuto affittacamere, bed and breakfast, agriturismi. In città, per i bar vicini a sfilata e ritrovi, il riscontro è stato notevole. Fuori dai flussi, le attese sono state solo in parte soddisfatte».

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14/05/2013

Cappelli da alpino, chi li trova li porti al Coa di via Cremona

(fri) Terminata l'Adunata, come ogni anno, scatta l'emergenza cappelli. Sono sempre tanti coloro che lo perdono nella calca dei 400mila e il giorno dopo chiamano disperati al Comitato organizzatore. Per un alpino il cappello è una parte di cuore, rappresenta la propria naja, il proprio servizio al Paese, la propria alpinità. Insomma, perderlo è un dramma. Ecco perchè dalla sede del Comitato Organizzatore dell'Adunata (via Cremona 1, tel. 0523/593.230, info@adunata2013. it) lanciano un appello: «Ci sono arrivate una decina di telefonate di persone da ogni parte d'Italia che hanno perduto il loro cappello da alpino. Chiunque ne avesse trovato uno può portarlo da noi che provvederemo a riconsegnarlo al legittimo proprietario». Ieri al comitato ne hanno riportato uno, assieme ad un portafogli, un gagliardetto e un tamburo.

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14/05/2013

«Quando torno dalle missioni mi resta il sorriso dei bimbi»

Bianca, 32 anni, è una "veterana" di Kosovo e Afghanistan

Domenica scorsa Piacenza ha applaudito e salutato con orgoglio i soldati del 1° Reggimento artiglieria da montagna che hanno aperto la sfilata per le vie della città. Ma chi sono questi ragazzi? Abbiamo intervistato il caporal maggiore scelto Bianca Neiviller, 32 anni, originaria di Napoli e "veterana" delle missioni all'estero: l'ultima, in Afghanistan, è terminata a fine marzo. E' entrata nell'esercito il 17 luglio del 2001 e ha all'attivo sei missioni tra Kosovo e Afghanistan. «Partecipare a questa sfilata è un onore e una soddisfazione - dice il caporal maggiore - questa è la seconda Adunata a cui partecipo. Piacenza è una bella città, ho subito fatto amicizia con la gente del posto».
Bianca Neiviller ha maturato da giovanissima la decisione di entrare nell'esercito: «Avevo sedici anni - racconta - e ricordo di aver visto uno speciale in tv, a Verissimo, dedicato alle prime donne nell'esercito. Quella volta decisi che appena diventata maggiorenne avrei provato anch'io».
L'amore per la divisa e per i valori alpini rendono il caporal maggiore veramente orgoglioso del suo incarico: «Ogni missione mi lascia dentro qualcosa di diverso, ma quello che ricordo sempre è il sorriso dei bambini. Noi non facciamo miracoli, ma loro ci restituiscono questi sorrisi indimenticabili, che mi spingono ad andare avanti missione dopo missione. Sono orgogliosa della carriera che ho intrapreso».
La prima missione di Bianca è stata in Kosovo: «Quando sono tornata ho iniziato a ricevere delle letterine dai bambini che avevamo aiutato in Kosovo - racconta - mi mandavano dei disegni. Avevamo fatto amicizia perché noi soldati ci fermavamo a dargli acqua e cioccolata».
L'ultima missione, invece, è stata quella in Afghanistan nella base di Herat: «Sono stata tre volte a Kabul e due ad Herat. Nell'ultima missione ad Herat mi sono occupata della sicurezza dell'aeroporto militare e civile. Essere donne ci permette di controllare le altre donne afghane e i bambini e per questo siamo un valore aggiunto sul fronte della sicurezza».
La 32enne vive praticamente con la valigia sempre pronta: «In missione, lontani da casa e dagli amici, si fanno tanti sacrifici, ma la soddisfazione di questo lavoro ci ripaga. Un grande aiuto viene poi dai compagni che diventano come fratelli e sorelle».
Il caporal maggiore Bianca Neiviller partecipa anche al progetto "Strade Sicure" a Genova, una collaborazione nel pattugliamento del territorio che vede coinvolti Esercito, Polizia, Finanza e Carabinieri.

Nicoletta Novara

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14/05/2013

«Vogliamo lasciare la città in ordine: ispezionato il verde»

Vivaisti incaricati da Ana sistemeranno le aiuole danneggiate

PIACENZA - Danni al verde? Nessun problema, ci penseranno gli alpini. Il presidente del comitato organizzatore dell'Adunata, Nino Geronazzo, si è infatti fermato ancora a Piacenza, ieri, per un'attenta ispezione in tutta la città e per rassicurare i piacentini: eventuali danneggiamenti nelle aree dove si trovavano gli accampamenti, anche abusivi, saranno risanati per mano degli stessi alpini o di vivaisti incaricati direttamente dall'Ana. «Se ci sono danni anche non imputabili direttamente al Coa - ha detto Geronazzo, che, ieri, insieme all'assessore comunale Silvio Bisotti, ha monitorato le aree campo dopo la partenza degli alpini - noi alpini siamo pronti ad intervenire con il nostro personale volontario».
L'obiettivo delle Penne nere è quello di lasciare la città così come si trovava una settimana fa, prima dell'evento che ha scritto una pagina importante della storia di Piacenza. Anzi, paradossalmente, sembra che la città sarà ancora più bella di prima, dopo il "restauro" che un gruppo di alpini ha effettuato lungo la ciclabile di via dei Pisoni, che scorre accanto alla vecchia Littorina per Bettola e sotto a via Colombo per terminare in viale Patrioti. A rimboccarsi le maniche, in quel caso, sono stati i volontari alpini di Sondrio, Cuneo, Aosta, Massa Carrara, Luino, Monza, Pavia, Modena, Mantova, dopo che, per vent'anni, la strada giaceva nel degrado assoluto. «I sopralluoghi sono in corso», sottolinea l'assessore comunale all'ambiente Luigi Rabuffi. «Ora è in corso la smobilitazione ufficiale di tutte le sedi, alcuni alpini hanno voluto fermarsi ancora in città, ma a primo impatto posso dire tranquillamente che la nostra città è stata lasciata in condizioni ottime. Gli alpini hanno anche promesso di sistemare le panchine del Pubblico Passeggio. Avevamo preventivamente chiuso in settimana i nostri giardini più belli, come il giardino monumentale Margherita, la Galleana e Montecucco, così da poterli conservare intatti e aperti il giorno dell'Adunata (decisione che aveva scatenato alcuni malumori dai commercianti della zona, ndc). Non volevamo lasciarli occupare dagli accampamenti, perché è naturale che 400mila persone che vivono e mangiano a Piacenza per quasi una settimana lascino qualche segno, come le ruote dei camper sul terreno. Altri atti di inciviltà rilevati non sono riconducibili in alcun modo agli alpini, ma a chi è arrivato qui per motivi decisamente più goliardici».
Super lavoro di Iren E dove non sono potuti arrivare gli alpini, ci ha pensato Iren a predisporre un piano specifico di interventi straordinari per gestire servizi di raccolta smaltimento dei rifiuti, spazzamento stradale, acquedotto e fognatura. Nel corso del fine settimana sono stati impiegati 88 mezzi, e sono stati impegnati circa 170 addetti Iren Emilia (tra operatori e tecnici) per garantire la pulizia e il decoro della città, 24 ore su 24 e svuotare, più volte nell'arco della giornata, i mille cestini portarifiuti collocati lungo le vie della città.
Elisa Malacalza

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14/05/2013

Cittadella da primato: 80mila visite in 4 giorni

Il maggiore Renna: sabato il picco, la domenica i piacentini

Un successo che ha battuto ogni più rosea previsione. Da stime fatte agli ingressi, la Cittadella Alpina all'arena Daturi ha ricevuto oltre 80mila visitatori in quattro giorni, con una media record di oltre ventimila persone al giorno. Un'esposizione con mezzi, equipaggiamenti, mostre fotografiche, la possibilità di sperimentare in prima persona l'intero ventaglio delle Truppe Alpine. Un'expo pensata per portare le caserme tra le gente ed organizzata puntando più sull'aspetto delle attività nelle missioni di pace che su quello prettamente militare.
Un mix di successo evidenziato anche dal comandante delle Truppe Alpine, il generale Alberto Primicerj, che all'alza bandiera ha voluto ringraziare il maggiore Mario Renna ed il maggiore Nicola Castelli (per la parte logistica) per l'organizzazione del Daturi. «Il picco delle visite è stato il sabato - spiega il maggiore Renna -. Nella giornata che precede la sfilata la Cittadella ha rappresentato anche il luogo di incontro di tanti gruppi di alpini; la domenica abbiamo visto meno cappelli con la penna perchè erano tutti a sfilare ma è stata la giornata del pubblico piacentino». Andando a ritroso, venerdì l'inaugurazione con tanta gente e giovedì le scuole con più di mille bambini; molto successo e tanta curiosità, anche grazie alle zone dell'Expo, suddivise in maniera molto chiara. «Il Daturi poi, è stata una delle migliori location che si potessero immaginare per la Cittadella Alpina: grande, in piano, centrale; la presenza della tribuna ci ha anche consentito di ospitare diverse fanfare nella cornice giusta».
Ieri la Cittadella ha iniziato le operazioni di smontaggio che termineranno oggi. «Da domani pensiamo a Pordenone dove cercheremo di immaginare qualche piccola novità» osserva il maggiore Renna. A Pordenone la Brigata Taurinense lascerà l'organizzazione alla Brigata Julia. A Piacenza le Truppe Alpine non si sono solo messe in mostra alla popolazione ma dalla popolazione hanno anche ricevuto molto: «Tanti militari erano giovanissimi, alla prima esperienza di Cittadella, ed hanno potuto sentire da vicino l'affetto della gente, di decine di migliaia di persone». Insomma «non ci abbiamo messo molto a percepire l'arena Daturi come casa nostra».
Due immagini simbolo rimarranno impresse nella mente del maggiore Renna. Il primo giorno «quando i bambini hanno imparato il canto "Sul cappello che noi portiamo" e hanno duettato con la fanfara Taurinense». L'ultimo giorno «quando, cinque minuti prima di chiudere, un nostro alpino, con l'elmetto in testa dalla prima mattina, spiegava sorridente e appassionato il funzionamento del blindato Lince ad un gruppetto di ragazzi che si erano avvicinati».

Federico Frighi

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14/05/2013

«Una delle sfilate più lunghe, la gente ci diceva di tornare»

Soddisfatto Geronazzo (presidente Coa). Ma «troppi trabiccoli in giro»

E' stata una delle sfilate più lunghe degli ultimi tempi ed anche una delle più sentite fino alle fasi finali, cosa che non sempre accade in tutte le città che ospitano il grande evento degli alpini.
Il giorno dopo l'Adunata, il presidente del Comitato Organizzatore, Nino Geronazzo, tira prima un sospiro di sollievo, poi ringrazia la città di Piacenza. «La sensazione più bella l'ho provata alla fine - dice - quando abbiamo sfilato noi del Comitato Organizzatore. Ho visto manifestazioni di simpatia, di affetto, di gratitudine. Ho sentito urlare "Piacenza, Piacenza", "Tornate ancora", mi ha fatto molto piacere e lo ha fatto a tutti noi, a chi è piacentino, e a chi è venuto da fuori per organizzare questa Adunata». «Ci ha dato una grande forza d'animo e ci ha permesso di superare le fatiche di una giornata massacrante» continua Geronazzo. E non è sempre così. «Non è sempre detto - ammette - che nell'ultima ora della sfilata ci siano così tante persone a sostenerci al di là delle transenne come è capitato qui da voi». Una dimostrazione di affetto grande, tenendo anche conto che Piacenza rientra di diritto sul podio delle sfilate più lunghe in assoluto. «Ho visto uno sfilamento sentito e ordinato; al mattino eravamo in leggero anticipo - fa i conti Geronazzo -, alla sera, al passaggio della stecca, avevamo superato le dieci». Di solito le Adunate terminano alle 21, così Bolzano e Torino. Piacenza segue Bergamo che detiene il record della stecca alle 10 e 45 di sera.
«C'è poi stato il problema meteo - osserva il presidente - invece alla fine è andata bene».
«Le Adunate - sostiene - sotto tutte diverse perchè cambia l'assetto delle città che le ospitano. Quella di Piacenza è stata una bella Adunata». «Come diceva il sindaco Dosi - evidenzia Geronazzo - voi piacentini siete riservati e non vi aprite subito, anche perchè non avevate mai vissuto un'esperienza del genere. Ho visto le istituzioni un po' preoccupate all'inizio dell'Adunata. L'altra sera erano tutte baci e abbracci. E' come se la città si fosse vivacizzata. Lo ha detto anche questo il sindaco ma l'ho avvertito anch'io. L'Adunata degli alpini fa questo effetto e ti lascia dentro una carica che dura nel tempo».
Un cruccio rimane. E anche non da poco: «Purtroppo ho visto che non siamo riusciti a contenere, specie nel centro storico, l'ingresso dei maledetti trabiccoli verso i quali l'Ana, da sempre, sta facendo la guerra». «A Bolzano ne avevamo visti un po' meno in giro - fa un bilancio -. Qui purtroppo, forse perchè gli accessi alla zona rossa erano più difficili da controllare, entravano in pieno centro storico di notte quando le condizioni di viabilità pedonale erano già pesanti. Sono mezzi pericolosi e lo dimostra il fatto che i due incidenti più gravi sono dovuti proprio al loro uso. E' vero che (sembra) il ferito non era un iscritto all'Ana, ma è comunque un fatto spiacevole».
Infine Geronazzo non manca di osservare il calore e l'affetto dimostrato verso il presidente nazionale Ana, Corrado Perona. «L'Adunata di Piacenza è stata il suo ultimo atto ufficiale da presidente - evidenzia Geronazzo -. Sarà difficile per il sostituto poter dare una piena continuità a una presidenza come quella dei nove anni di Perona».

Federico Frighi

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14/05/2013

Valdarda e Val d'Ossola: un gemellaggio alpino

Al campo numero 6, lungo Corso Europa, si sono ritrovati gli alpini di Vezzolacca, Vigoleno, Settesorelle, Vernasca e di Re, sezione Domodossola, che nel 2009 avevano stretto il gemellaggio. Il tramite era stata Ada Prati di Vezzolacca, sposata con Fedele Necchi, bancario di Re. Da allora ogni occasione è buona per stare insieme, anche la festa delle patate o delle castagne e ricorrenze paesane. Oltre al vicepresidente della sezione di Domodossola Guido Portinaro c'era anche il sindaco di Re, Ivo Locatelli, che non è un alpino «sono di frodo» ma ha accompagnato i suoi per tenerli allegri con la fisarmonica che ha allietato il vasto accampamento. Anche il collega di Vernasca, Gianluigi Molinari, è venuto a salutare il folto gruppo rappresentato da Nando Dadomo e Giuliano Marazzi. Una simpatica e folta comitiva alla quale si erano uniti l'avvocato Andrea Losi, Antonio Solari, Marisa Losi vedova del compianto tenente degli alpini Fausto Solari, inoltre c'erano mogli e figli delle rispettive parti ed alcuni alpini di origine sarda, residenti nel cuneese: esperti cuochi hanno cucinato il graditissimo "porcheddu", il maialino da latte passato allo spiedo e tenuto in caldo nella "sa zippa", una enorme fetta di corteccia di ulivo, appositamente portata dalla Sardegna. Un esempio concreto di come lo spirito alpino travalichi le provenienze geografiche, favorisca l'amicizia senza distinzioni sociali o di genere, esalti le tradizioni territoriali. Lo spirito alpino che unisce.

mvg

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14/05/2013

Macchina dei soccorsi eccellente

«Confermato: il "modello Piacenza" sa dare il massimo»

Oltre duemila telefonate alla centrale operativa del 118 di Piacenza, 607 interventi in ambulanza e più di 400 pazienti presi in carico dal pronto soccorso dell'ospedale di Piacenza. In soli tre giorni, da venerdì a domenica, il piano sanitario predisposto in occasione dell'86ª Adunata degli alpini si è trovato a fronteggiare un afflusso record in città di oltre 400mila persone, ma ha saputo dimostrare sul campo la sua efficacia grazie alla sinergia tra gli operatori dell'Azienda sanitaria, le forze del volontariato locale (Anpas, Croce Rossa e Misericordia in prima linea) e l'Associazione nazionale alpini. Una squadra di portata eccezionale, sia per uomini sia per mezzi, che, ad Adunata terminata, può ora tirare un sospiro di sollievo e chiudere il proprio bilancio con numeri di intervento inediti per una città come Piacenza, che conta normalmente 100mila abitanti.
Vediamo nel dettaglio gli interventi. La centrale operativa del 118 di Piacenza, che ha coordinato tutta la rete dei soccorsi, ha risposto a 800 chiamate dirette al numero dell'emergenza 118; le telefonate giunte agli altri numeri della centrale operativa sono state comunque in tutto oltre duemila. Per la maggior parte si è trattato di situazioni di non grave entità (140 casi sono stati infatti risolti sul posto, 272 erano di lieve entità). «Alla sera eravamo già seduti in cerchio non a riposare ma a pensare dove potessimo migliorare» ha detto Enrica Rossi, direttore della centrale operativa.
Venerdì ci sono stati 120 accessi al pronto soccorso («Ma non siamo mai andati in sofferenza, è stato fatto un buon lavoro» ha detto Andrea Magnacavallo del Pronto soccorso), con i picchi registrati nelle giornate di sabato (150 accessi) e domenica (140 accessi) per un totale di 410 pazienti presi in carico. In una situazione normale, gli accessi medi di tre giorni sarebbero stati circa 350. «Il contenimento degli accessi al Pronto soccorso ospedaliero è stato merito dell'organizzazione complessiva della rete, che ha indirizzato le attività di soccorso e presa in carico anche verso gli altri dieci presidi straordinari allestiti in città» hanno osservato ieri, nella sede della direzione generale dell'Ausl, i referenti delle forze attivate.
Dieci presidi, quindi, accanto all'ospedale da campo dell'Associazione nazionale alpini, in piazzale Casali, che ha visitato e accolto altri 125 pazienti, nell'83 per cento dei casi maschi: per lo più le persone che si sono rivolte ai presidi hanno riportato traumi (47 %), problematiche internistiche (24 %) e malesseri correlati all'abuso di alcol (16 %. Intensa è stata anche l'attività dei tre posti medici avanzati istituiti in città grazie alla collaborazione di Ana, Croce Rossa, Anpas e Misericordia (354 persone registrate).
Preziosissimo anche l'apporto delle squadre a piedi, undici in servizio durante la sfilata di domenica e nella serata di sabato. I volontari di Ana, Croce Rossa e Anpas hanno effettuato una quindicina di interventi, presidiando un'area che altrimenti sarebbe stato impossibile raggiungere in ambulanza. «Rispetto a Parma, il nostro territorio ha dimostrato ancora di più che il "modello Piacenza" sa dare il massimo, abbiamo lavorato tutti insieme, con volontà e impegno» hanno concluso i referenti della Croce Rossa, dell'Anpas e della Misericordia.

Elisa Malacalza

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14/05/2013

In Valnure 500 penne nere nel ricordo di Nikolajewka

Undici gruppi dal veneto e la fanfara di Conegliano

podenzano - A Vigolzone c'è l'unico monumento del piacentino dedicato ai caduti della battaglia di Nikolajewka, dove il 26 gennaio 1943 si consumò uno degli scontri più drammatici della disastrosa ritirata delle forze italo-tedesche, sul fronte russo della Seconda guerra mondiale. Una tragica pagina di storia eternata da scrittori e da registi.
Il centro La Cuccia, a Mucinasso in comune di Podenzano, sempre in Valnure, è stato occupato da circa 500 alpini delle province venete di Padova, Vicenza, Verona e Treviso. Undici gruppi fra i quali quello di Solighetto guidato da Giuseppe Corbanese. Il capogruppo si commuove sapendo del monumento ai caduti nella battaglia di Nikolajewka eretto a pochi chilometri di distanza. «Noi siamo stati il primo gruppo italiano, nel 1948, ad istituire la cerimonia commemorativa, che celebriamo ogni anno la domenica a ridosso del 25-26 gennaio». Corbanese, fortunatamente, non ha vissuto i giorni di quel freddo inverno russo, ma «un alpino è per la vita e ricorda anche coloro che lo hanno preceduto, tanto più se combattenti e caduti nel nome della Patria», dice con sacralità.
Riferendosi agli spazi immersi nel verde della Cuccia aggiunge: «Ci troviamo bene, purtroppo siamo un po' lontani dalla città, ci spostiamo con i nostri pulman ma devono essere lasciati in periferia, è impossibile avvicinarsi al centro». L'adunata è sempre una faticata però non vi rinunciano «abbiamo perso qualche "vecio" però recuperiamo dei giovani», poi allegria e gioia fanno dimenticare ogni stanchezza.
«Quando sfilo mi emoziono tantissimo, mi viene la pelle d'oca - spiega un ex commilitone, con parecchi decenni sulle spalle -; credo che non esista altro corpo, o gruppo, con la nostra profonda amicizia e solidarietà, sempre pronti ad aiutare qualcuno, da noi i Comuni chiamano gli alpini per organizzare e curare le varie manifestazioni, siamo il loro punto di riferimento». A La Cuccia sono state ospitate sezioni e gruppi di località "storiche" per gli alpini: Conegliano, che si è presentato con la fanfara, Asiago, Valdobbiadene, Vittorio Veneto, Verona, Isola Rizza, Castel d'Azzano, Vigasio, Valpolicella, Vigonza, Tresché Cona, Monte Ortigara e Vollalto, che nell'attesa della sfilata son andati alla scoperta del territorio provinciale. Due località le più gettonate: Castellarquato e Grazzano Visconti, «avete una bella pianura e stupende colline». «Educatissimi e gentilissimi», ha commentato il responsabile del centro Mario Malinverni

Maria Vittoria Gazzola

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14/05/2013

La generosità alpina verso missioni africane

E' il grazie alle suore di mons. Torta per l'ospitalità

Alpini anche in convento. Un accampamento è spuntato nel giro di poche ore davanti alla casa madre e nel cortile delle suore di monsignor Francesco Torta, nella omonima via. A bordo di un tir sono arrivate tende, brande e cucine da campo. Le 130 penne nere sono arrivate da varie località venete e del pavese.
Le religiose, oltre agli spazi, hanno concesso l'allaccio alle reti elettrica e idrica, e la disponibilità dei servizi igienici.
L'adunata è stata un'occasione per dimostrare la capacità di accoglienza della comunità piacentina, anche le religiose non si sono tirate in dietro, alcune di loro, suor Albina Dal Passo, suor Daniela Padoan e suor Teresa Bianchi, sono di origini lombardo-venete, area geografica dove gli alpini sono connaturati geneticamente. E così sono giunti da Cividate Camuno in Val Camonica (settanta), in venti dalla sezione di Padova, una ventina i parenti di suor Teresa arrivati da Zermeghedo in provincia di Vicenza e altri 25 sono del gruppo Tre Comuni, sezione di Pavia. Ciascuno con le proprie attrezzature, ma la fraternità tipica del corpo ha "mescolato" i commensali, che si sono scambiati le rispettive eccellenze gastronomiche e la "sgnapa", la "putana" (una torta), la pancetta "steccata", e gli aneddoti della naja e del lavoro, insieme hanno intonato i cori, un amalgama come fra amici d'infanzia. Lo spirito di fraternità ha "investito" le suore. Questo il clima in via Torta delle tre giornate.
«Ma come, avete delle missioni in Africa? ». «Sono tante, in Etiopia, in Kenya, in Tanzania, abbiamo migliaia di bambini nelle nostre scuole e nei nostri asili, e migliaia di pazienti frequentano i nostri dispensary», hanno spiegato diligentemente le religiose. Gli alpini hanno già versato il loro contributo ma si sono fatti carico di estendere la collaborazione per il futuro, già stanno elaborando progetti per quelle missioni. Gianbattista Troletti di Cividate ha iniziato le adunate «nel 1973, a Napoli e non ne ho più persa una». Bei ricordi, per Gino Mognaschi del gruppo pavese Tre Comuni, 35 adunate sulle spalle, e un piacevole ritorno nella città dove aveva iniziato, nel ‘69, a lavorare: «Alla centrale Emilia, ero un giovane curioso e andavo alla scoperta anche della vostra bella provincia, l'adunata serve a cementare le vecchie amicizie e abbracciarne di nuove». Il solo dispiacere è l'aver lasciato a casa il "vecio" del gruppo, 75 anni, operato recentemente, «ma gli raccontiamo al telefono, in tempo reale, l'adunata e il nostro Cicio si commuove». Ci sono anche le signore Rossana Tubiana e Giovanna Castellani, accompagnano i mariti: «Ai nostri tempi il servizio militare non era ancora aperto alle donne sennò avremmo fatto le alpine, una tradizione di famiglia».
Suor Teresa condivide il pranzo sotto la tenda dei parenti e compaesani arrivati da Zermeghedo in provincia di Vicenza. Ci sono i cugini Facin, storica e numerosa famiglia risalente al 1472, come risulta dalle ricerche della cugina Teresina diventate un libro, non solo delle vicende familiari ma di tutto il paese. «Zermeghedo conta 1500 abitanti di cui trecento stranieri, e tutti lavoriamo, per fortuna» spiega Ivano Zerbato consigliere del locale gruppo alpini. Ci sono anche Maria Rosa, Daniela e Fabio, 21 anni, costretto da una malattia congenita sulla carrozzina, è accudito amorevolmente, «è bello essere qui a Piacenza - dice entusiasta - e non è la prima volta per questo ringrazio gli alpini.

Maria Vittoria Gazzola

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14/05/2013

Dall'Adunata 50mila euro alle associazioni piacentine

Alpini "camerieri" per i poveri. Donate babbucce ai neonati dell'Ospedale

C'è un'altra "adunata" di persone che ogni giorno si trova sullo Stradone Farnese, quando la campana di Santa Rita batte le dodici. È quella dei poveri e dei nuovi poveri, che tutto vorrebbero fare tranne il doversi accalcare in strada, loro malgrado, per chiedere un pasto caldo ai frati cappuccini guidati da padre Adriano Franchini. Settanta persone in difficoltà al giorno, più di duemila al mese, circa ventimila all'anno. I morsi della fame non si sono fermati in occasione dell'86esima Adunata degli alpini e così, nonostante lo Stradone fosse stato tirato a lucido e nonostante la folla di turisti in strada, i poveri sono tornati a bussare alla porta del convento. Dove hanno trovato risposta e nessuna domanda, esattamente come in tutti i giorni dell'anno. Una richiesta di aiuto che ha commosso un gruppo di alpini della Valcamonica, i quali, indossato subito un grembiule, hanno servito i tanti giovani e anziani arrivati da ogni parte di Piacenza per chiedere qualcosa da mangiare.
Prima che persone pronte a sfilare, questi alpini hanno dimostrato di voler essere alpini in ogni momento, anche la domenica a mezzogiorno della grande Adunata. «Ho sentito tante volte parlare dell'Adunata degli alpini - commenta padre Adriano -, ma viverla è stata tutta un'altra cosa. È stato un evento coinvolgente, ho visto sfilare messaggi forti e chiari di amore e di pace, non di guerra o di odio. La città si è unita, ci siamo sentiti tutti più vicini, uno all'altro. Sì, ci volevano gli alpini a far sfilare insieme i pisani e i livornesi - sorride padre Adriano -. È stato bello, davvero».
Gli alpini sono così. Hanno tagliato l'erba davanti alle case di riposo o agli oratori della provincia per anni, senza mai chiedere nulla, tenendo alto il valore e l'importanza dei piccoli gesti della quotidianità. Hanno costruito case in legno per i terremotati in Abruzzo, anche in questo caso nel silenzio, rispettando il dolore di chi, in un attimo, aveva perso tutto. Sabato, gli alpini hanno donato 50mila euro alle associazioni piacentine Oltre l'autismo e Progetto vita, in occasione dell'Adunata. Hanno ripulito alcune zone della città, come i giardini, riqualificato altre cinque aree verdi a Pittolo, Quarto, San Bonico, Mucinasso e in via Raineri. E soprattutto hanno cercato di portare un sorriso anche a chi, in quelle giornate, stava lavorando per dare aiuto a chi si trovava in difficoltà.
Un omaggio degli alpini agli operatori del soccorso è arrivato inaspettatamente domenica pomeriggio, quando si è esibito a sorpresa il concerto di una fanfara davanti al Pronto soccorso. E ancora. Sabato sono state donate quindici babbucce fatte a mano, decorate con penna degli alpini, ai neonati presenti al Nido del reparto di Ostetricia e ginecologia. Quindi piccole babbucce per chi dovrà muovere i primi passi. E forse vedendo la penna decorata a mano penserà ai valori di queste giornate. Solidarietà, onestà, rispetto delle regole, amore per gli altri e per quella parola dolce e dimenticata che è "Patria".

Elisa Malacalza

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14/05/2013

E ora Piacenza si prepari bene per il grande evento Expo 2015

L'Adunata degli Alpini d'Italia è già un ricordo, un bel ricordo. Già è tempo di bilanci e sono bilanci molto positivi, da record, appunto. Più di 400mila alpini nei tre giorni. La più lunga sfilata, ben 13 ore, delle ultime adunate. La straordinaria, inimmaginabile, partecipazione dei piacentini del capoluogo e della provincia al grande evento: mescolati con gli alpini a fare festa e a vivere, soprattutto domenica, il valore delle Penne Nere, quei messaggi forti di onestà e solidarietà.
Mai visto il bel centro-storico di Piacenza senza auto, completamente invaso dalla gente. Mai visto commercianti così coinvolti nell'offrire agli alpini il volto migliore dell'accoglienza senza approfittarsene, senza aumentare i prezzi.
Sì, Piacenza ha fatto bene, due anni fa, a candidarsi per ospitare l'Adunata nazionale. Piacenza ha saputo rispondere bene, dal punto di vista organizzativo, nella gestione di un grande evento che è già entrato nella Storia bimillenaria della città, ma anche, e soprattutto, dal punto di vista della partecipazione popolare, del coinvolgimento. Li abbiamo fatti sentire a casa e loro ci hanno ripagato con tanta simpatia. Hanno scoperto il grande cuore di Piacenza e noi abbiamo scoperto il grande cuore degli alpini. Intere famiglie, tanti giovani, hanno fatto amicizia con gli alpini: hanno ballato e cantato insieme con spirito genuino. Domenica sera, a conclusione della sfilata - mentre il gonfalone di Piacenza arrivava in piazza Cavalli per la cerimonia di chiusura - in tanti, rivolgendosi agli alpini, li invitavano a "tornare presto". Non sarà certamente facile organizzare nei prossimi anni una nuova Adunata Nazionale degli alpini a Piacenza - per questa Prima abbiamo dovuto aspettare più di ottant'anni - ma il successo dell'evento dimostra tre cose, su cui è bene riflettere da subito.
Primo: Piacenza è in grado di organizzare e gestire grandi eventi. Ne ha i mezzi e gli uomini.
Secondo: i piacentini hanno voglia di uscire di casa, partecipare, far festa, far "vivere" il centro storico.
Terzo: i commercianti se ci sono gli eventi rispondono e si danno da fare, anche giorno e notte.
Abbiamo chiesto al prof. Paolo Rizzi, direttore del Laboratorio di Economia Locale della Cattolica, di stimare quanto hanno lasciato gli alpini nei tre giorni dell'Adunata a Piacenza e in provincia: oltre quaranta milioni di euro! Forse anche di più. Una cifra enorme che ha dato un po' di respiro al commercio in grave crisi: dagli alberghi ai bar, ai ristoranti, alle trattorie. Tu hanno lavorato. Questo dato è molto importante per le scelte che Piacenza dovrà fare nei prossimi mesi in vista di Expo 2015 a Milano, un altro grande evento, mondiale, che deve interessarci direttamente. Ma bisogna arrivare preparati, come preparati siamo arrivati all'Adunata degli alpini.
Ospitando 400 mila persone abbiamo promosso l'immagine del nostro territorio ed abbiamo scoperto che è piaciuto, perché ha tanto da offrire: dai musei, che sono stati molto visitati, all'eno-gastronomia, alle bellezze delle nostre vallate.
Forse una parte dei 400mila tornerà, per scoprirci ancora di più, ma dobbiamo partire da questo "patrimonio" per investire ancora di più sulla capacità di attrazione che ha Piacenza.
Per fare questo bisogna fare squadra e saper pensare in grande. Stavolta, per l'evento degli alpini, ci siamo riusciti. Tutte le Istituzioni, a tutti i livelli, tutto il Sistema Piacenza, positivamente, ha remato verso un comune obiettivo. E Piacenza ha vinto la sfida, e l'ha vinta bene. Ci è stato riconosciuto a livello nazionale, non solo dai dirigenti dell'Associazione Alpini.
Con lo stesso impegno ora dobbiamo puntare su due obiettivi.
Primo: dare più vita al centro storico di Piacenza, renderlo ancora di più area pedonale - come ha chiesto ieri il Consiglio Comunale -, organizzare più eventi, coinvolgere ancora di più i commercianti. Nei giorni degli alpini era uno spettacolo vedere le nostre piazze piene di gente, le nostre vie in festa, via Roma conquistata da una marea umana.
Secondo: organizzarsi bene in vista di Expo 2015. E' dietro l'angolo, arriva fra due anni. Ma bisogna prepararsi adesso per essere pronti nel maggio 2015. L'Expo è sicuramente una grande occasione per tutto il territorio piacentino. Ma ci vogliono progetti da definire e da offrire.
Il "modello alpini" ha funzionato. Se istituzioni, categorie, cittadini "marceranno" insieme anche per Expo 2015 possiamo vincere questa nuova grande sfida. E allora Comune, Provincia, Camera di Commercio, associazioni, consorzi si mettano al lavoro, subito. Non tra sei mesi.
Facciamo come gli Alpini. Loro non si arrendono di fronte a nessun ostacolo e sanno pensare positivo e soprattutto sanno fare.

Gaetano Rizzuto

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14/05/2013

Caorsana, lucciola salvata dai tre alpini: lo straniero nei guai per violenza sessuale

piacenza - (er. ma) L'intervento dei tre alpini di Trento che sono accorsi in aiuto di una giovane lucciola caduta in balìa di un cliente assai aggressivo e che le ha usato violenza, è stato ieri ricordato dal colonnello Paolo Rota Gelpi, comandante provinciale dell'Arma. Il colonnello ha voluto pubblicamente ringraziare il provvidenziale aiuto dei tre alpini nei confronti della donna, e per la collaborazione che hanno dato ai carabinieri intervenuti sul posto. Del fatto avevamo anticipato nell'edizione di ieri.
La vittima una ragazza croata di 25 anni che nella notte fra sabato e domenica, si trovava sulla Caorsana in attesa di clienti. La ragazza era stata avvicinata da un nordafricano che inizialmente si era spacciato per un cliente. L'uomo però era subito passato alle vie di fatto aggredendo la malcapitata, e palpeggiandola nelle parti intime.
La giovane, comprensibilmente spaventata, ha incominciato a gridare aiuto, e le sue invocazioni sono tate udite da tre alpini di Trento che si trovavano nelle vicinanze con il loro gruppo, e che sono subito accorsi in aiuto della ragazza. Il provvidenziale intervento ha sicuramente evitato conseguenze ancora più spiacevoli per la venticinquenne. I tre hanno infatti bloccato il nordafricano, ed hanno subito telefonato al 112. Dalla centrale operativa di via Beverora è stata inviata sul posto una gazzella del radiomobile, e i militari hanno preso in consegna il nordafricano, che è stato portato in caserma dove è stato identificato per un cittadino algerino di 43 anni, con vari precedenti penali.
La ragazza aggredita ha confermato l'aggressione patita, e l'algerino è stato così denunciato per violenza sessuale. Al termine delle formalità di rito, il quarantatreenne ha potuto lasciare liberamente la caserma dei carabinieri e risponderà in tribunale della grave accusa che gli è stata rivolta.

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14/05/2013

Alpini "scomparsi", tutti a casa

Gruppo veneto ospita e riaccompagna l'87enne di Torino

piacenza - Dopo l'Adunata gli alpini sono tornati felicemente a casa. Anche quelli che avevano fatto restare a lungo con il fiato sospeso perché, al momento della partenza, mancavano all'appello. Si è infatti risolto nel migliore dei modi il giallo della scomparsa di Albano Pedron, 87 anni, del gruppo Cavagnolo di Torino, che si era smarrito ed aveva anche perso il cellulare nel pomeriggio di sabato: ieri è arrivato a casa, accompagnato da alcuni alpini veneti. Sta bene anche un 28enne, pure lui della provincia di Torino, di cui la madre domenica sera aveva denunciato la scomparsa: il giovane aveva avuto problemi con il cellulare, ma ieri mattina era ancora a Piacenza e si è messo in contatto con la madre. Allo stesso modo nella serata di domenica sono stati rintracciati altri quattro alpini che mancavano all'appello già da ore: alcuni avevano sbagliato gruppo o erano saliti su pullman sbagliati.
Il caso che aveva suscitato più apprensione era stato però quello del "vecio" di Cavagnolo, che sabato pomeriggio si trovava a Piacenza in compagnia del nipote Damiano, di 40 anni. Ad un tratto, come ha poi raccontato lo stesso nipote alla polizia, Albano Pedron era scomparso nella folla. Aveva anche perduto il cellulare ed era stato così impossibile mettersi in contatto con lui. Dopo la sfilata non era più riuscito a fare ritorno al suo accampamento e il pullman per Torino era partito senza di lui. I parenti si sono subito dati da fare per cercarlo e alcuni di loro sono giunti a Piacenza, comprensibilmente preoccupati. Nel primo pomeriggio, però, la vicenda si è risolta nel migliore dei modi. Non avendo trovato il suo accampamento, Pedron era stato ospitato da alcuni alpini veneti nella loro tenda. Aveva riposato con loro a Piacenza e ieri mattina è stato riaccompagnato in Piemonte dagli stessi alpini, che per lui hanno fatto una lunga deviazione nel percorso di ritorno a casa. Il nipote ha tenuto molto a ringraziare le forze dell'ordine, che si sono attivate per le ricerche, la popolazione piacentina, che ha dato prova di generosità, e soprattutto gli alpini veneti che hanno dato una prova concreta di solidarietà.
Si è chiusa nel migliore dei modi anche la vicenda del giovane di 28 anni che sabato pomeriggio era sparito mentre si trovava in via Tibini con alcuni commilitoni. La madre non riuscendo a contattarlo, aveva segnalato la sua scomparsa alla polizia, provvedendo anche ad inviare una foto del giovane in questura. Ma lui ieri mattina è ricomparso mettendosi in contatto con la madre.

er. ma.

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14/05/2013

Più di 100 furti e borseggi nei tre giorni dell'Adunata

Per garantire l'ordine pubblico schierati trecento uomini
Il maggior numero di chiamate è stato per gli schiamazzi

piacenza - Nei tre giorni dell'Adunata degli alpini i ladri e i borseggiatori hanno purtroppo intensificato la loro attività, sfruttando l'occasione. Sono state oltre cento le denunce presentate da venerdì a domenica per questo genere di reati. Se in questura ne sono stati denunciati 39, i carabinieri a loro volta hanno raccolto altre 69 denunce per furti e borseggi.
Gli agenti della questura, nel corso dei loro servizi, hanno ritrovato 39 portafogli svuotati; in un caso è stata trovata anche una patente di guida, che attende di essere restituita. Ai carabinieri, invece, gli alpini hanno portato una somma di 700 euro, che è stata smarrita che è ora a disposizione di chi dimostrerà di averla perduta.
Nel complesso, fra venerdì e domenica la questura ha ricevuto quasi 900 richieste di intervento: 258 venerdì, 352 sabato e 262 domenica. Un numero ben superiore alla norma, visto che il 113 riceve in media 120 chiamate giornaliere. La maggior parte delle richieste di intervento è stata per falsi allarmi, musica ad alto volume, qualche discussione, qualche furto e in sei casi per malori (rivelatisi poi lievi).
Al servizio d'ordine hanno preso parte circa trecento uomini, compresi i rinforzi del reparto mobile e del battaglione carabinieri. Sono scesi in campo volanti, squadra mobile anticrimine, Digos, polfer (che ha raddoppiato i servizi) e stradale (che ha portato sulle strade fino quattro pattuglie). Sono state inoltre mobilitate anche guardia di finanza, guardia forestale e polizia municipale di Piacenza con rinforzi provenienti da Lodigiano, Cremonese e Parmense. A completare il tutto anche un servizio d'ordine predisposto dagli stessi alpini.
«Noi in media abbiamo schierato circa cento uomini al giorno» ha detto ieri il questore Calogero Gemanà e tutto è proceduto bene: non si sono verificati episodi preoccupanti, eccetto un incidente che ha visto coinvolto un amico di alpini, e che si trova tuttora ricoverato all'ospedale di Parma. La maggior parte dei nostri interventi è stata per schiamazzi. Ma domenica, in concomitanza con la parata, questo tipo di interventi sono cessati completamente.
I carabinieri sono stati impegnati in particolare nel servizio di scorta per autorità politiche e militari, un servizio che ha visto impegnati 50 militari dell'Arma.
«Abbiamo disposto circa 500 servizi preventivi in città, ma anche in provincia» ha spiegato il colonnello Paolo Rota Gelpi, comandante provinciale dell'Arma. «Il nostro intervento ha interessato in particolare oltre a Piacenza anche Fiorendola, Castelsangiovanni, Bobbio e altri paesi della provincia, dove si sono svolti eventi inerenti l'adunata degli alpini. Le chiamate al 112 sono state complessivamente trenta. Devo dire che Piacenza in questi giorni non si è verificato nessun problema particolare rispetto all'ordinario. Gli alpini hanno dimostrato senso civico, offrendo anche una lezione di vita: vi sono stati casi in cui sono intervenuti in difesa di alcune cameriere in servizio presso i bar molestate da altre persone».

Ermanno Mariani

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14/05/2013

Il Parco dei Platani dedicato agli Alpini eroi della Tridentina

CASTIGLIONE - «Cari bambini, quando verrete in questo parco, accompagnati dal nonno e dal papà, domandategli chi erano gli alpini. Vi racconteranno storie meravigliose». Con queste parole l'ultimo generale della ormai soppressa Brigata Alpina Tridentina, Girolamo Scozzaro, ha voluto salutare i tantissimi presenti sabato pomeriggio alla dedicazione del Parco dei Platani. La zona verde completamente risistemata dall'amministrazione Ferrari è stata infatti dedicata alle "penne nere", in particolare agli eroi della Tridentina che si sacrificarono 60 anni fa durante la campagna di Russia, nella battaglia di Nikolaevka, per permettere alle truppe italiane di poter rientrare in patria. Oltre al generale Scozzaro, presenti il picchetto armato del primo reggimento Artiglieria da montagna della Brigata Alpina Taurinense, guidato dal tenente colonnello Camillo Della Nebbia, la fanfara Alpina di Asso, il presidente del Gruppo Alpini Basso Lodigiano Gianluigi Ferrari, e tantissimi lodigiani e non che hanno prestato servizio nelle truppe alpine. «Questa è una giornata di festa che riempie il cuore - le parole di un emozionato Alfredo Ferrari, sindaco di Castiglione - Oggi dedichiamo questo parco agli alpini; l'associazione degli alpini del Basso Lodigiano si occuperà della sua manutenzione. Con la loro opera sapranno trasmettere a tutti i Castiglionesi i valori che li contraddistinguono». Presenti alla manifestazione numerose autorità civili e militari. «Da figlio di un alpino, voglio ricordare il lavoro ordinario e il sacrificio nelle missioni internazionali che gli alpini e tutte le nostre forze armate quotidianamente svolgono. Sono un patrimonio di tutti noi», le parole dell'ex presidente della Provincia di Lodi e neo consigliere regionale Pietro Foroni. «Grazie al sindaco Ferrari per questa bellissima iniziativa e un plauso ai castiglionesi che hanno addobbato il loro paese con i tricolori: il vedere così tante bandiere mi fa veramente sentire a casa mia», ha aggiunto l'assessore provinciale alla viabilità e trasporti Nancy Capezzera. Dopo lo svelamento della targa al Parco dei Platani, autorità e alpini sono sfilati in paese fino al monumento dei caduti in piazza Matteotti. Tutti i presenti sono quindi confluiti nel campo sportivo dell'oratorio dove la fanfara di Asso si è esibita nel concerto con carosello. Alla fine dell'esibizione, un saluto anche dal vescovo di Lodi, Giuseppe Merisi, impegnato nella celebrazione delle cresime nel comune lodigiano.

Davide Zanoni

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14/05/2013

Le foto dei lettori

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14/05/2013

Anche noi bambini in festa con gli alpini

Gentile Direttore,
siamo gli alunni della Scuola dell'Infanzia di S. Nazzaro "Il Fiume Magico", piccola realtà di scuola statale di Monticelli localizzata in una ancor più piccola frazione del comune, tanto che spesso verifichiamo che nessuno sa della ns esistenza. Anche quì abbiamo però sentito il calore della presenza degli Alpini, associazione che noi abbiamo più volte avuto modo di apprezzare in precedenza a livello locale per la sua presenza ed il suo appoggio alle attività della scuola. Crediamo che i valori di solidarietà, volontariato ed effettiva operosità che riscontriamo sul nostro territorio siano da perseguire e condividere fin da piccini, come del resto il ricordarci il valore del nostro tricolore, come simbolo dove riconoscere il nostro essere italiani con la nostra storia e le nostre tradizioni, per ritrovarci come popolo non per fare guerre, ma per rimboccarci le maniche e ricostruirci, nonostante tutti i problemi che purtroppo abbiamo. Per questo motivo in festa con gli Alpini locali, ci siamo fatti prestare dagli Alpini ospitati in diverse case del comune, S. Nazzaro compreso, alcuni cappelli con i quali ci siamo fatti fotografare. Questo è stato il nostro piccolo benvenuto con tanti cartelloni nostri e degli amici più grandi della scuola Primaria esposti in piazza Casali per i 3 giorni di festeggiamenti locali, ed è stato un modo per ricordare ai nostri familiari e a noi, quando saremo più grandi, la passione e il calore di questi 3 giorni di festa con gli Alpini nella nostra amata Piacenza. Un caro saluto.

Gli alunni della Scuola dell'Infanzia di S. Nazzaro "Il Fiume Magico" con le insegnanti Paola, Anna Maria, Lina e Vittoria

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14/05/2013

Tanti giovani coinvolti, negli alpini hanno trovato punti di riferimento

di GIUSEPPE SOLARI
Sono di parte in quanto alpino ma mi accodo al coro di elogi che la nostra manifestazione ha suscitato in tanti piacentini. Durante il rientro a casa a tarda notte ho ripensato al percorso da via Farnesiana, piazzale Velleia, piazzale Liberta' ed il bellissimo stradone Farnese fino a Piazza Cavalli; ho rivisto i volti di migliaia di piacentini festanti ed acclamanti i loro alpini dimostrando che se ci sciogliamo un pochettino non siamo poi cosi' tanto riservati e chiusi, ma sappiamo condividere e far rivivere ai nostri ospiti sentimenti ed emozioni di vera amicizia e solidarieta'. Ma quello che mi ha piu' stupito e coinvolto e' stata la massiccia presenza di giovani, uomini e donne, che sembravano aver individuato in quelle persone - molte non piu' giovanissime - con il cappello con la penna nera i loro riferimenti per un futuro di concretezza (per le poche parole e i molti fatti concreti che nei momenti del bisogno gli alpini mettono in campo) e di solidarieta' (uno dei motti dell'adunata). L'emozione mia e di chi mi stava a fianco e' stata grandissima e cosi' ho ripensato alla mia naja. Non sono certo uno di quelli che e' partito con entusiasmo, tutt'altro. Il giorno di Santa Lucia del 1978 ho ricevuto dal Distretto la lettera di presentarmi al Car di Codroipo per il 14 febbraio 1979. Dopo un mese di addestramento spedito alla Caserma Cantore a Tolmezzo - Gruppo Udine - 3^ Art Montagna. Non che la mia sia stata una vita militare tribulata (ero stato assegnato all'Ufficio Comando del Gruppo), ma ciononostante in me era sempre viva la speranza di riavvicinarmi a casa. Ma questa sera ho ringraziato chi dopo la visita di leva mi ha assegnato al Corpo Alpino, ho ringraziato e ricordato mio padre che - nonostante le buone parole di speranza - mi ha lasciato sui monti carnici, ho ringraziato il Cielo per avermi fatto conoscere la gente friulana e veneta che nella loro rusticita' esprimono al meglio i sentimenti di fratellanza e di amicizia del nostro Corpo. Ho pensato infine che per aver vissuto quell'emozionante e vibrante ora di sfilata fra tanti piacentini e non festanti e' valsa la pena aver speso dodici mesi - anche un po' incazz... in quella caserma; forse varrebbe la pena che i nostri governati rivedessero il discorso della leva militare volontaria. Pur rispettando coloro che intraprendono questa "carriera " e che fanno parte a pieno titolo dell'Associazione, in futuro potrebbe venire a mancare la tradizione, lo spirito di servizio e la cultura che e' parte integrante della vita dei montanari e di coloro che dalle storiche citta' d'Italia hanno sempre rifornito giovani alle le Truppe Alpine.
Credo sia doveroso - infine - un ringraziamento al nostro Presidente Provinciale - sig. Plucani - e al Consiglio Direttivo tutto per aver realizzato con la concretezza alpina questo sogno; ai capo gruppi della nostra provincia per il loro continuo impegno; ai presidenti provinciali che hanno seguito nel corso di questi ultimi decenni le orme ben chiare lasciate dall'indimenticabile capitano Arturo Govoni e che hanno sempre mantenuto accesa quella fiamma che in questi giorni e' felicemente esplosa in un fuoco che sara' rigeneratore di nuove energie per la nostra associazione. Faccio infine i complimenti al Direttore del nostro quotidiano Liberta' che ha contribuito in maniera tangibile al successo dell'evento per l'impegno massiccio, la serieta' e la correttezza d'informazione; altrettanto non posso dire della stampa e tv nazionali che continuano a mettere in prima pagina i soliti quattro gatti che protestano o comunque sono contro e trascurano oltre 400.000 persone che invitano alla solidarieta', alla concretezza delle cose e che festeggiano con la bandiera italiana i loro caduti in guerra per la liberta' e la pace di oggi.

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14/05/2013

Piacenza nel suo complesso ha superato la prova dell'evento

di GIANFRANCO DRAGONI
Come migliaia di cittadini, ho accolto con favore la scelta di tenere a Piacenza un grande evento rappresentato dall'annuale adunata nazionale degli alpini, la 86^.
Questa predisposizione va oltre il dato "economico", che un simile evento contiene e visti i tempi di crisi non va trascurato, ma il corpo degli alpini suscita in generale attenzione e simpatia per le doti, che sa esprimere legate alla generosità mostrata ovunque vi fossero popolazioni da soccorrere: terremoti, il Vajont e altri.
E poi la particolarità che contraddistingue questo corpo: il suo forte legame con il sentimento dell'unità nazionale riproposto nei numerosi striscioni e il richiamo al rispetto delle regole, all'onestà quale dovere morale verso il paese. In questa fiumana di popolo, che ha sfilato ininterrottamente per oltre 12 ore, gli alpini, che rimangono un corpo militare con le proprie regole e gerarchie, hanno saputo ravvivare le aspettative e i sentimenti migliori delle persone in una fase delicatissima per il futuro dell'Italia.
Vista con gli occhi del giorno dopo, questa prova così impegnativa per Piacenza, ha trovato le istituzioni, le sue strutture adeguate nel sapervi fare fronte, rivelando ancora una volta il grande "cuore" dei piacentini.
Un grazie agli alpini per averci offerto questa giornata e un plauso a Libertà e Telelibertà, che con misura hanno trainato un evento destinato a rimanere tra le pagine più belle della città.

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14/05/2013

Seminiamo nella società i valori degli alpini

di MASSIMO POLLEDRI

Silenziosi e operosi, come la gente del Nord. Eccoli, gli Alpini.
Per tre giorni hanno invaso a conquistato Piacenza con il loro entusiasmo: l'hanno vivacizzata e la città ha risposto bene, coccolando quelle penne nere che spuntavano qua e là per le strade.
Una passione contagiosa che ha conquistato tutti, dai semplici cittadini, affascinati dall'incedere orgoglioso e fiero di chi indossava quei berretti e quelle divise, agli uomini delle istituzioni che non hanno potuto non sottolineare il grande momento di aggregazione che l'86esima Adunata Nazionale degli Alpini ha rappresentato.
In un periodo in cui la nostra società liquida non riesce ad individuare ancoraggi forti e la sua tenuta è messa a dura prova dai colpi della crisi economico-finanziaria che si riverberano drasticamente a livello sociale, le Penne Nere ed i valori che rappresentano sono stati accolti come un lampo di positività, una ventata d'aria fresca.
Per non cadere nella tentazione di archiviare i tre giorni di Piacenza come una simpatica e partecipata manifestazione folkloristica, occorre andare a rispolverare quel patrimonio di principi e tradizioni dei quali proprio gli Alpini sono, nel tempo, testimonianza viva e indissolubile: il buon senso, la vita semplice, i sentimenti spontanei, la grande operosità, l'educazione dei giovani, il rispetto dell'altro, il concetto di Patria, il senso della disciplina, del sacrificio e del dovere, l'amore per la propria famiglia.
Se seminassimo questi principi nella società, il raccolto sarebbe sicuramente migliore.
Nel frattempo custodiamo con cura la gloriosa storia degli Alpini e lasciamo che invadano le nostre città con il loro calore.

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14/05/2013

Lettere al direttore

certa stampa nazionale ha dimenticato l'evento

Egregio direttore,
Le chiedo: perché certa stampa nazionale ha "dimenticato" l'evento? Infastidito da questa caduta giornalistica, Le invio, a testimonianza del mio disappunto, il testo della mia mail inviata al "Corsera" in data odierna.
«Egregio dottor Romano,
nemmeno la presenza di oltre 400.000 Alpini (Diconsi: oltre quattrocentomila Alpini) per il loro raduno annuale tenutosi domenica 12 maggio per le via di Piacenza, meritano uno spicchio del giornale per il quale Lei abitualmente commenta? Forse che la Gwyneth Paltrow, il Richard Branson ed altre amenità di questo genere risollevino lo spirito nazionale? Nel precisarLe che non appartengo al corpo degli Alpini, nel porgerLe i miei più cordiali saluti esprimo il mio più vivo rammarico per la inaspettata "dimenticanza"».

Gianbattista Giani
Piacenza


finalmente abbiamo avuto una degna isola pedonale

Egregio direttore, di mille cose vorrei ringraziare gli alpini, ma so che tanti lo faranno per cui voglio soffermarmi su un aspetto collaterale alla loro grande e bella adunata. Finalmente Piacenza ha avuto per tre giorni una isola pedonale degna di tale nome!
Finalmente per tre giorni siamo stati una città europea! In 57 anni è la prima volta che ho potuto fermarmi a chiacchierare in Piazza senza rischiare l'investimento di qualche auto (oltre ai mezzi pubblici, ovviamente). Ci siamo accorti di quanto materiale hanno servito i bar e negozi vari pur ricevendo i rifornimenti ad orario stabilito al mattino presto? Perché tutto l'anno le consegne avvengono ad ogni ora del giorno anche se vendono un decimo di questi giorni? Perché ogni giorno dell'anno ci si trova in un area che è ancora più della zona a traffico limitato, per l'appunto Piazza Cavalli, eppure c'è il traffico di una via qualunque della città? Grazie alpini, ci avete fatto capire che avere una vera isola pedonale è possibile, solo per tre giorni, purtroppo. Da oggi rischieremo tutti di essere investiti o di beccarci un clacson nelle reni se ci fermeremo a chiacchierare in uno spazio riservato ai pedoni. Così facendo, non avendo una vera isola pedonale, si invoglia la gente a non andarci e i bar a non vendere a sufficienza e a chiudere alla sera perché non c'è gente. Dare la città ai cittadini fa bene a tutti, ma so che sono discorsi morti in partenza perché per far rispettare l'isola ci vuole volontà, senso del dovere, un po' di spirito di sacrificio. Gli alpini ce l'hanno nel sangue.

Franco Milani


chi non appartiene al corpo non semini zizzania

Egregio direttore, riporto direttamente dal libro, appena acquistato:
"Alpini Piacentini" pag. 141. "Deliberazione dell'Assemblea dei Delegati dell'A. N. A., presa in data 27 Maggio 2001 " che confermando ogni decisione presa in precedenza in proposito riconosceva che
- tutti i giovani che hanno prestato servizio militare in un reparto Alpino, in qualsiasi momento della Storia d'Italia, e quindi anche dal 1943 al 1945, poiché hanno adempiuto il comune dovere verso la Patria, siano considerati Alpini
d'Italia. Le Sezioni si attengano alla delibera". Quindi smetta che non è del Corpo degli Alpini di seminare inappropriata zizzania. La questione è chiusa dal 2001.

Pier Alberto Possati
Verona


grazie a piacenza e al presidente plucani

Egregio direttore, è con grande entusiasmo e sincera commozione che ho partecipato all'86ª Adunata Nazionale degli Alpini a Piacenza, un importante evento di portata nazionale che ha procurato indiscutibili indotti positivi di vario tipo, coinvolgendo tutta la popolazione in una grande festa che ha esaltato i valori e le tradizioni che solo gli Alpini sono in grado di trasmettere con semplicità ed immediatezza. Nei vari momenti di queste intense giornate, in una città e provincia tutte imbandierate dai "Tricolori", si è potuto percepire nitidamente in ognuno dei presenti un intenso clima patriottico ed un sentimento di ammirazione e di stima verso questo esercito di persone che con la loro gioia, allegria hanno riempito e sommerso la città. I sorrisi, gli applausi, la gioia vista sui visi e negli occhi della gente, dei bambini, degli anziani, danno una carica speciale, che sprona tutti noi nel nostro vivere quotidiano a fare meglio e ad amare di più.
Voglio ringraziare tutti coloro che hanno soggiornato nel nostro territorio, tutti coloro che hanno partecipato attivamente all'iniziativa e soprattutto il Presidente provinciale Bruno Plucani, che si è speso ed adoperato in modo encomiabile per ottenere che questa adunanza si svolgesse proprio a Piacenza.
Queste tre indimenticabili giornate hanno consentito di rendere onore nelle cerimonie istituzionali ai nostri Alpini ma anche a diffondere tra migliaia di persone quei valori di fratellanza, di solidarietà, di affettuoso coinvolgimento che solo persone eccezionali come loro sono in grado di rappresentare.
Grazie agli Alpini di Piacenza.
Grazie a tutti gli Alpini.
Grazie a tutti i cittadini che li hanno accolti con calore.

Fabio Callori
Sindaco di Caorso

 

poca visibilità ai mercati rionali

Gentile direttore, volevo esprimere il mio apprezzamento agli alpini che in questi giorni hanno animato la nostra città con la loro simpatia e grande generosità e invece esprimere con rammarico la poca visibilità data da comune e dal associazione commercianti di Piacenza ai mercati rionali storici presenti nella nostra cittadina. Gli alpini che hanno fatto visita ai nostri mercati dichiaravano di non essere stati informati, come invece andava fatto, dalle associazioni di categoria, con pubblicità cartacee e non, ma soltanto dal passa parola fatto tra loro e dai nostri clienti. Questo purtroppo ci ha resi invisibili a tante penne nere che quindi andavano a fare spesa nei soliti supermercati invece di acquistare i prodotti della tradizione piacentina nei mercati storicamente adibiti a quello.
E come se non bastasse per le feste natalizie del 2014 aprirà Eataly che a dire di tanti porterà vantaggi a Piacenza ma provate a chiederlo ai commercianti non credo che la risposta sarà positiva. Se questo è il modo di rilanciare i il commercio a Piacenza fermatevi subito, facciamo da soli (come sempre). Grazie per lo spazio concessomi e GRAZIE ALPINI!

Marco Bersani
Piacenza


orrore: bambini che giocano coi mezzi da guerra

Dopo settimane di annunci e di tricolori esposti ovunque l'invasione pacifica e rumorosa degli alpini è arrivata e, seppur dubbiosa circa il senso di una festa che si continua a presentare in modo univoco e retorico, giro anch'io per la città per vedere di che si tratta e vado alla Cittadella degli Alpini.
A scuola infatti abbiamo ricevuto una comunicazione da parte dell'Ufficio Scolastico Provinciale con il caloroso invito per gli insegnanti, e soprattutto per gli alunni, di visitare l'arena Daturi dove oltre a un muro di arrampicata, la pista da sci di fondo artificiale e un ponte tibetano saranno esposti tutti i mezzi e gli equipaggiamenti in dotazione degli alpini di oggi "impegnati in missioni all'estero per garantire la convivenza tra i popoli".
Che orrore! Che vergogna! Bambini che salgono sui mezzi corazzati come fossero giochi da luna park, con tanto di foto ricordo alla guida dell'elicottero o sotto all'obice, bambini che giocano sulla sabbia a scovare le mine antiuomo che, se non ricordo male, l'Italia produceva in gran quantità fino al 1997. Mi viene in mente la comunicazione del dirigente USP che incarna a livello locale il Ministero dell'Istruzione e mi indigno ancor di più. Pur non approvando le cosiddette missioni di pace (fatte da soldati armati? ma non ci sono le organizzazioni civili per quello?), pur essendo per il disarmo o almeno per la forte riduzione delle spese militari (per esempio per gli F35) rispetto chi ha scelto di lavorare in questo settore e anche i civili che vengono qui a vedere e festeggiare con gli alpini un ritrovato senso patriottico seppur di stampo militaresco…. Però non accetto, e ne chiedo spiegazioni, che l'Ufficio provinciale abbia invitato le scuole a partecipare alle attività della "Cittadella degli Alpini: armi, equipaggiamenti e mezzi in mostra". Ma come, dopo che ci siamo detti che la scuola è il luogo dove si deve costruire la coscienza critica, che non si devono inculcare saperi ma crescere cittadini consapevoli… la scuola deve portare o invitare i bambini, persino della materna, a giocare con le armi? E senza un percorso critico, un'informazione completa?
Colpire e magari uccidere, perché di questo stiamo parlando, di armi e di soldati, non è un gioco, non è una bella avventura come raccontano i videogiochi e anche i film: la vita ha un valore inestimabile e dietro ogni persona c'è una storia, in questi casi spesso un dolore che richiede comprensione ed empatia, impossibili da provare se si presenta tutto come un gioco e una farsa. La mia non è una polemica fine a se stessa, ripeto che ogni cittadino è libero di portare i propri figli dove vuole e anche di condividere la scelta di chi lavora nel corpo militare… però non mi sembra accettabile che la scuola, come istituzione, presenti in modo univoco e anche retorico l'adunata e soprattutto la sfilata di armi e dotazioni di guerra che, seppur si cerchi di dimenticare, sono stati progettati per uccidere. La scuola deve essere un luogo di confronto in cui le informazioni presentate permettono una visione complessa della realtà, con tutte le sue sfaccettature.
O si fa questo, o si fa propaganda.

Camilla Trasciatti

 

giannino bosi merita più riconoscimenti

Gentile direttore,
leggo con sempre più rammarico che tutte le volte che citate Piacenza città medaglia d'oro al valor militare, mancate di citare anche il nome di quel giovanotto poco più che ventenne che con il suo gesto eroico ha donato a Piacenza (tra le pochissime in Italia) l'onore di fregiarsi della medaglia d'oro sul suo gonfalone. Bene, il nome di questo ragazzo piacentino è Giannino Bosi molto più onorato e conosciuto in Friuli che nella sua città.

b. g.


Premesso che di Giannino Bosi Libertà ha parlato più volte (anche con una bella pagina di Maria Vittoria Gazzola), in realtà la medaglia d'oro al gonfalone è conferita per le azioni combattute sul territorio. Bosi è morto a Palcoda, in provincia di Pordenone, perciò appartiene alla Resistenza friulana. Una delle medaglie d'oro piacentine è stata assegnata ad un parmigiano. La motivazione dell'onorificenza al Comune di Piacenza recita: «In venti mesi di duro servaggio riaffermava col sangue dei suoi figli le nobili tradizioni che nel primo Risorgimento la fecero proclamare la "primogenita". Fucilazioni, martiri, deportazioni, saccheggi e distruzioni non scossero la fierezza del suo popolo che, tutto unito nel sacro nome d'Italia, in cento combattimenti contro un nemico soverchiante, si copriva di imperitura gloria. Nelle giornate della riscossa i suoi cittadini ascrivevano a loro privilegio ed onore la riconquista delle proprie case e delle patrie libertà ed issavano sulla civica torre il santo tricolore consacrato dal sacrificio dei Caduti»
 

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14/05/2013

Nostalgia dei tre giorni vissuti con gli alpini

Egregio direttore,
approfitto di poco spazio per testimoniare tutta la mia commozione e tutta la mia felicità, per aver assistito alla manifestazione degli alpini lungo le vie della nostra città. Mai avrei immaginato di vedere, nella mia vita, una festa così grande e che mi facesse emozionare fino al punto di esprimerlo con le parole. Voglio ringraziare tutti gli alpini che mi hanno regalato una domenica indimenticabile. GRAZIE e w gli alpini.

Alberti Anna Maria
Viorika Isopel
Piacenza
 


Gentile direttore, finalmente Piacenza ha dimostrato un volto nuovo e si è tolta il velo che l'avvolgeva da troppo tempo. L'adunata degli alpini è stata un'occasione unica, fantastica, emozionante, ha portato allegria, voglia di uscire e di comunicare e la città ha risposto in modo straordinario. Complimenti per l'organizzazione perfetta in ogni settore, grazie a chi ha voluto questa splendida manifestazione e grazie agli alpini e ai piacentini che si sono dimostrati accoglienti e disponibili verso tutti.
Inoltre, è stata un'occasione per visitare mostre bellissime in altrettanto bellissimi edifici che forse non avrei mai avuto la possibilità di conoscere. Ad esempio, ho sentito un coro degli alpini nel seminario vescovile di via Scalabrini ed è stata una sorpresa per la bellezza e la cura degli interni. Che dire poi del magnifico ex ospedale militare adattissimo ad un polo scolastico.
E' un peccato tenere chiuso una risorsa magnifica che bene si adatterebbe ai bisogni della città. Prego vivamente l'amministrazione di studiare qualcosa per cui questo magnifico edificio, anch'esso ben tenuto, possa divenire un bene vivibile per Piacenza.
Oggi la città è ritornata ordinata, bella e taciturna come sempre, ma sinceramente ho nostalgia di tre giorni magici vissuti intensamente con tanta emozione e partecipazione. Spero che ci siano altre occasioni simili per Piacenza. Viva gli alpini!

Irene Platè

 

Sono partiti, ieri pomeriggio, gli ultimi alpini, e già ci mancano molto. Ci hanno regalato giorni di vera festa, di allegria e vera amicizia e ora ci sentiamo un po' soli. Piacenza, ieri mattina, si è svegliata pulita e ordinata dopo la lunga festa e la lunga, interminabile, sfilata di domenica che per un intero giorno ha visto alpini, famiglie di alpini e piacentini vivere insieme quelle emozioni forti che hanno lasciato in tutti un segno profondo. Gli scettici si sono ricreduti. E' stato un evento che valeva la pena organizzare e viverlo. Sì, è bene, come ha fatto ieri mattina Libertà a titoli cubitali, dire grazie agli Alpini d'Italia che hanno scoperto una città bella e accogliente e che hanno, soprattutto, contribuito a renderla ancora più bella e accogliente. Ce lo hanno ripetuto, più volte, in questi giorni. Ora tocca a noi.

Gaetano Rizzuto

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13/05/2013

piacenza - Oltre 400mila persone ieri hanno vissuto a Piacenza l'adunata nazionale degli alpini

piacenza - Oltre 400mila persone ieri hanno vissuto a Piacenza l'adunata nazionale degli alpini. Hanno sfilato in 85mila e la "cittadella alpina" al Daturi ne ha accolte 50mila. Grandi numeri ma soprattutto festa di popolo che ha consegnato all'Italia l'immagine di una Piacenza aperta, ospitale ed efficiente. Merito di tutti coloro che hanno creduto nell'evento Adunata nazionale degli alpini.

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13/05/2013

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13/05/2013

La città intorno alla mezza si è trasformata in una sala da pranzo all'aperto

La città intorno alla mezza si è trasformata in una sala da pranzo all'aperto.
A poca distanza sfilano le delegazioni da tutta Italia e dall'estero. Nel frattempo gli alpini arrivati al traguardo di piazza Cavalli si sono distribuiti come tanti affluenti di un grande fiume nelle viuzze del centro storico a scattar foto ai monumenti a cercare qualche ricordo di questa città quasi sconosciuta che li ha ospitati per tre giorni e andare alla ricerca di un tavolo per mangiare qualcosa e portarsi a casa anche questo ricordo piacentino. Città sconosciuta o quasi salvo per i più in età perché Piacenza l'hanno sicuramente incontrata con la visita militare al tempo della leva obbligatoria.
Rewind della lunga mattina. Si parte alle 9: la folla ai lati dello stradone Farnese è già stipata e dal balcone della tribuna si susseguono gli applausi per le penne nere che arrivano dall'estero. A preannunciarli striscioni significativi come quello dedicato a papa Francesco «Praticamente alpino». Oppure quello dedicato allo scomparso Ottavio Missoni o quello dal Belgio col ricordo dei minatori morti a Marcinelle (molti alpini segnala lo speaker).
Sul palco c'è Vasco Errani presidente della Regione «In 6mila hanno fatto un lavoro stroardinario nelle zone terremotate - dice - con competenza ed energia morale. Piacenza ha dato dimostrazione di grande capacità nell'accoglienza: si respira il senso della nazione e d è confortante in un momento come questo». Sul palco anche la senatrice Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato. Si dice orgogliosa di rappresentare l'istituzione nazionale «Abbiamo davanti a noi - dice - la parte migliore dell'Italia e ne ha un gran bisogno. Questo paese ha grandi risorse». Anche il prefetto Antonino Puglisi parla di iniziativa splendida e istruttiva. A Piacenza - dice - c'è stata subito sintonia con gli alpini perché, in questa città, i loro valori sono già praticati ogni giorno: solidarietà, amore e amicizia. Anche il senatore Alberto Spigaroli «La mia prima adunata. Emozionante, straordinaria ci fa dimenticare la tristezza del momento politico che viviamo». Poi chi ha vissuto sul campo la tre giorni alpina come Renato Zurla presidente della Croce rossa spende parole lusinghiere. «Alla Cittadella è allestito un ospedale di secondo livello» dice. «E' un'eccellenza medica». Quindi i politici locali. Tommaso Foti: «Un plauso alle istituzioni. Si dimostra come i piacentini siano aperti cordiali e ospitali. Manifestazione a cui chi è di destra non poteva non essere presente». Anche Gianpoalo Maloberti (Lega Nord) porta a casa immagini bellissime della sfilata «Si dimostra ancora una volta - dice - come gli alpini siano persone legate al loro territorio. Grandiosi». Anche l'assessore Maurizio Parma si dice soddisfatto: «La città ha risposto in modo straordinario, è una giornata memorabile e motivo di orgoglio». Gli è accanto la parlamentare europea Mara Bizzotto che arriva da Bassano del Grappa «Anche noi abbiamo ospitato l'adunata nel 2008». Ma Bassano "gioca in casa" in fatto di alpini. Stessa soddisfazione da Pier Paolo Gallini, presente anche per rappresentare l'alpinità del padre Domenico «Ha fatto l'alpino al forte di Exilles alla frontiera tra Piemonte e la Francia, un baluardo delle alpi occidentali».

a. le.
 

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13/05/2013

Corrado Perona è all'ultima Adunata nazionale da presidente Ana

Corrado Perona è all'ultima Adunata nazionale da presidente Ana. Lo abbiamo scritto tante volte in questi giorni ma ora che riceve il primo ringraziamento ufficiale - lo striscione ad inizio sfilata con la scritta "Grazie Corrado", a caratteri cubitali - si commuove. E' raggiante mentre gli alpini sfilano davanti al labaro Ana. Si vede che è un uomo felice quando, porgendo il benvenuto al ministro della Difesa, Mario Mauro, si sente rispondere: «Grazie presidente, qui mi sento a casa»; quando, salutando il vice presidente del Senato, Valeria Fedeli, si sente dire: «Grazie, sono orgogliosa di essere italiana».
«E' stata una bella Adunata - commenta a caldo il numero uno dell'Ana -, abbiamo portato un po' di disagio a Piacenza, ma questa città ci ha accolto con grande calore». Parlando del futuro con un collega giornalista ci tiene ad evidenziare che «essere alpini non vuol dire portare un cappello con la penna, essere alpini deve essere sempre di più uno stile di vita». Per se stessi e per il Paese. Se gli si chiede che eredità lascia, allarga il braccio destro per presentare lo spettacolo che gli sta innanzi: «Questo entusiasmo, questa Adunata è l'eredità che lascio».
Un'Adunata che a Piacenza è stata accolta fin dal primo momento dall'ex sindaco Roberto Reggi il quale, non a caso, sfila assieme al suo successore Paolo Dosi accompagnando il gonfalone cittadino. «Sì, oggi mi sono sentito di nuovo sindaco, sia pure per un giorno» confessa Reggi. «Quest'Adunata la sento un po' mia - continua - e ringrazio molto Paolo Dosi che ha voluto che fossi al suo fianco nella sfilata con il nostro gonfalone». «Penso che valesse la pena di dire sì all'Adunata - è convinto Reggi -. Sono molto contento. Tutti mi dicevano di stare attento perchè è un evento che ha dei costi alti. Penso che quello che ci ha restituito, sia in termini di ritorno economico, ma soprattutto in tema di solidarietà trasmessa, di entusiasmo, di vivacità, di voglia di ripartire, penso che tutto questo sia enormemente più alto».
Anche perchè, come conferma il capo della Protezione Civile nazionale, il prefetto Franco Gabrielli, presente sulla tribuna delle autorità, «le Adunate degli alpini sono sempre una sicurezza in tutti i sensi, in fatto di organizzazione, di partecipazione, di grande festa». «Poi in un territorio come quello piacentino in cui la gente ha lo spirito giusto per affrontare questa Adunata - prosegue Gabrielli - credo che queste iniziative assumano un contorno migliore di quello che è loro proprio». E' la prima Adunata in Emilia Romagna dopo il terremoto in Emilia lo scorso anno. Gli alpini hanno dato tanto alla macchina dei soccorsi, alla Protezione Civile nazionale. «Gli alpini sono essi stessi la Protezione civile - corregge il prefetto -. Lo sono stati nel terremoto emiliano come lo sono in ogni parte del territorio nazionale e internazionale: se noi pensiamo che in questo momento l'ospedale da campo dell'Ana sta operando in Giordania per assistere i profughi siriani, ci fa comprendere quanto sia importante il ruolo dell'Associazione nazionale alpini».
I piacentini sono avvisati. Quando gli alpini lasciano un territorio, il loro spirito rimane per sempre. «Questa associazione e lo spirito che gli alpini portano - prosegue Gabrielli - al di là dell'aiuto e della solidarietà, lasciano sempre una presenza. Mi capita per mestiere di girare l'Italia e di vedere luoghi colpiti dalle disgrazie dove gli alpini continuano ancora ad essere presenti, magari con gemellaggi, perchè essere alpini non è solo una presenza ma un modo di essere e di concepire la vita che va al di là della solidarietà e ne fa un unicum straordinario».

Federico Frighi

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13/05/2013

«Trionfo Adunata, ora Piacenza merita l'appellativo di Città amica degli Alpini»

La proposta della Gazzolo. Più di 400mila persone nella domenica della sfilata

Oltre 400mila persone ieri hanno vissuto a Piacenza l'adunata nazionale degli alpini. Hanno sfilato in 85mila e la "cittadella alpina" al Daturi ne ha accolte 50mila. Grandi numeri ma soprattutto festa di popolo che ha consegnato all'Italia l'immagine di una Piacenza aperta, ospitale ed efficiente. Merito di tutti coloro che hanno creduto nell'evento Adunata nazionale degli alpini. Gli applausi spontanei e calorosi della folla che hanno accompagnato la lunga sfilata baciata da sole, hanno suggellato un patto d'amicizia fra i piacentini e tutte le penne nere, in armi e in congedo. «Alpini voi ci applaudite e noi vi applaudiamo - commenta uno dei quattro appassionati speaker durante la diretta radiocronaca - oggi qui siamo tutti attori, siamo la stessa gente. E ci piacciamo, questo paese ha bisogno di gente che si piace perché può permetterselo. Gli inguardabili qui non sfilano». «Oggi non c'è solo festa, c'è gioia vera e si respira in ogni angolo» commenta Paola Gazzolo, assessore regionale alla Protezione civile mentre applaude dalla "tribuna bianca" con calore i "suoi alpini" che rappresentano un terzo dei volontari della Protezione civile in Emilia Romagna. «Piacenza - prosegue l'assessore - ha risposto con straordinario affetto e merita l'appellativo di città amica degli alpini». Vicino alla Gazzolo, l'assessore regionale alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli che segue la sfilata con particolare coinvolgimento. «Mio zio, Adelmo - ci spiega - è un reduce di Russia, ha partecipato a tutte le adunate ma stavolta non aveva la forza di venire. Sono qui per lui, la mia vocazione alpina nasce in famiglia e poi si è radicata quando sono stato sindaco di Fanano, un comune modenese di montagna». Gli alpini, hanno ribadito Gazzolo e Muzzarelli, sono l'immagine buona del nostro Paese: rappresentano i valori di onestà, responsabilità e solidarietà. Partecipano silenziosamente ed operativamente alla vita delle comunità.
Non ha mai perso un'adunata la senatrice Cinzia Bonfrisco del Pdl: anche ieri era presente e teneva stretto il cappello dello zio alpino. «Sono nata in una caserma del Trentino - ci dice - gli alpini sono il corpo più radicato e più vicino alla gente». «Oggi - dichiara con entusiasmo l'onorevole piacentina Paola De Micheli - qui c'è il meglio del Paese. E abbiamo una Piacenza ringiovanita e calda. Sono stata in Afghanistan, dobbiamo essere vicini a chi rischia la vita per assicurare la pace nel mondo». In Afghanistan la brigata alpina e i paracadutisti furono destinati dal generale Fabrizio Castagnetti, quando era capo di stato maggiore dell'Esercito. Una scelta - ci ricorda mentre segue con "sentimenti di emozione" la sfilata - fatta nella consapevolezza delle capacità del corpo di élite dell'esercito italiano.
L'atmosfera è quella delle grandi occasioni ma il clima è di amicizia e cordialità. Il presidente nazionale dell'Ana Corrado Perona viene chiamato in disparte: l'arbitro Daniele Orsato, alpino di Recoaro, gli consegna la maglia con le firme degli arbitri di serie A. E poi si sottrae all'intervista, da vero alpino (non parole ma fatti). Sul palco delle autorità il presidente della Provincia Massimo Trespidi plaude agli alpini e al successo dell'Adunata: «Oggi - commenta - siamo tutti alpini, questa è una grande festa di popolo, uno stupendo abbraccio fra Piacenza e gli alpini, un corpo che ci riempie di orgoglio come italiani».

Paola Romanini

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13/05/2013

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13/05/2013

Una casa domotica per Luca donata dall'Associazione alpini

E' il dono che l'Ana gli hanno voluto fare: una casa automatizzata interamente, la prima in Italia così completa. «Mi permette di condurre una vita il più possibile vicina alla normalità» dice il maresciallo Luca Barisonzi, 23 anni che ha subito un terribile attentato in Afghanistan che lo ha costretto su una sedia a rotelle. «Sono rimasto tetrapelgico - dice - ma sono ancora in servizio in ruolo d'onore. Ripeterei tutte le scelte fatte - aggiunge - ma se potessi intervenire sul passato cancellerei la morte del mio collega Luca Sanna. Tra i motivi che lo hanno portato alla scelta militare cita il credere nel suo Paese e nel contributo per mantenerlo libero, spesso non ci rendiamo conto - aggiunge - quanto sia sostanziale il valore della libertà. Poche parole e poi via a sfilare.
 

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13/05/2013

«Speriamo di avere con noi i marò per l'Adunata del prossimo anno»

Molti gli striscioni e i manifesti esibiti durante la sfilata in sostegno dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone detenuti in India. E dall'India un messaggio agli alpini. «Ho sentito il marò Latorre - ha detto l'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli capo di stato maggiore della difesa - mi ha detto di salutare gli alpini, speriamo di riportare a casa presto tutti e due per averli con noi nell'Adunata del prossimo anno». Un auspicio chiaro espresso al suo arrivo all'Adunata piacentina. Anche il ministro Mauro, naturalmente ha parlato della vicenda marò. «Mi sembra sia stata fatta la cosa migliore al debutto del governo. Nel programma illustrato da Letta c'è un riferimento chiaro alla questione dei due fucilieri di Marina, come ad una priorità del governo», ha detto. «Pochi giorni dopo, con il presidente del Consiglio, con il ministro degli Esteri, il ministro della Giustizia, il ministro dell'Interno e la Difesa, abbiamo fatto due cose importanti: riconfermando Staffan de Mistura, nel ruolo di inviato speciale, vuol dire garantire la memoria storica del caso. E soprattutto - ha aggiunto il ministro Mauro - ci siamo coordinati in modo tale che tutta la forza che la politica può esprimere sia messa sulla stessa mattonella nell'interesse della giustizia e nell'interesse dei nostri fucilieri».
 

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13/05/2013

Orgoglio e commozione. L'applauso di Piacenza

Il generale Ranieri: qui primo impegno dopo l'Afghanistan

Sono da poco passate le 8 del mattino e Strada Farnesiana è già in gran fermento. La grande sfilata per le vie di Piacenza partirà fra poco e i piacentini hanno deciso di seguirla con passione fin dai primi metri. Tutti applaudono, sono commossi e immortalano questi attimi che gonfiano il cuore d'orgoglio. Nel trambusto dei preparativi una soldatessa ha un mancamento e viene portata via in ambulanza: per lei gli applausi si fanno ancora più forti.
Ad aprire la grande sfilata sono i reparti militari che alle 9 in punto danno inizio alla cerimonia. Si parte con gli onori e quindi anche con il rendere onore al gonfalone della città di Piacenza, medaglia d'oro al valore militare, ma anche al capo di Stato maggiore dell'Esercito, il generale Claudio Graziano. La fanfara della Brigata Alpina Taurinense attacca e la sfilata ha inizio. In testa un mezzo blindato dell'esercito e poi vari striscioni: "Onestà e solidarietà: queste le nostre regole", "Gli alpini per i Marò", "Gli alpini salutano Papa Francesco. Pontefice dal gesto semplice… praticamente alpino", "Solidarietà alpina 2012" (con le somme raccolte e donate e le ore di lavoro). A sfilare è poi il Gruppo nazionale Leone di San Marco con il fiocco giallo appuntato al petto, il comandante Aldo Costigliolo da poco ritornato dall'Afghanistan e seguito dalla bandiera di guerra e da due batterie del 1° Reggimento artiglieria da montagna, una batteria dei "cugini francesi" Chasseurs des Alpes, una rappresentanza di militari stranieri e I. F. M. S., il gruppo Ufficiali e Sottufficiali delle truppe alpine in servizio e poi i gonfaloni della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Piacenza, del Comune di Piacenza e di tutti i Comuni della nostra provincia. Salutati dagli alpini, infatti, il presidente della Regione Vasco Errani, il sindaco Paolo Dosi, il presidente della provincia Massimo Trespidi e il comandante della Polizia municipale Renza Malchiodi. A seguito dei gonfaloni hanno sfilato i ragazzi della mininaja, l'Unione nazionale italiana reduci di Russia, l'Istituto Nastro Azzurro, i gruppi storici "Non dimenticare" battaglione dei sette comuni" e il "Sesto alpini" battaglione Verona, una rappresentanza del progetto "Pianeta Difesa", il Labaro dell'Ana, le crocerossine e infine grande applauso per gli alpini decorati, mutilati e invalidi che hanno sfilato sulle jeep. «Non avevo mai avuto occasione di visitare Piacenza - ha detto il generale Dario Ranieri, comandante della Brigata alpina "Taurinense" -. Siamo tornati dall'Afghanistan a fine marzo e l'Adunata è stata il nostro primo impegno. Piacenza ci ha riservato un'accoglienza calorosa e sono felice di vedere i piacentini festeggiare con allegria insieme agli alpini».

Nicoletta Novara

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13/05/2013

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13/05/2013

Il grazie di Primicerj ai giornalistidell'Editoriale Libertà

(fri) Un grazie sentito per come l'Editoriale Libertà e i suoi mezzi di informazione, il quotidiano, la televisione, il sito internet, hanno trattato l'86ª Adunata nazionale. Arriva dal generale Alberto Primicerj, comandante delle Truppe Alpine, che i piacentini hanno imparato a conoscere dallo scorso 18 aprile quando in Sant'Ilario presentò l'evento piacentino. «E' stata una bella esperienza - dice il generale - e devo fare i complimenti alla città di Piacenza». «Sarà forse anche perché voi - evidenzia il generale - come televisione, sito internet e quotidiano l'avete preparata bene con tutto l'impegno che ci avete messo nel presentare in anticipo questa Adunata». «Ho visto nelle persone - continua il numero uno degli alpini in armi - un calore, un'accoglienza che è difficile trovare. L'Adunata nazionale è una festa, ma è anche una trasmissione di valori come si vede dagli striscioni che portano gli alpini. Ci sono frasi che fanno riflettere per il bene del Paese».
Nella foto: da sinistra il capo di stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, il ministro della Difesa, Mario Mauro, il capo delle Truppe Alpine, generale Alberto Primicerj

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13/05/2013

«Anche gli scettici si sono ricreduti»

Plucani entusiasta della risposta di Piacenza. Folla in strada fino all'ultimo minuto di festa

piacenza - Ancora folla record in piazza Cavalli. Fino all'ultimo minuto di festa.
Il sipario sull'adunata è calato ieri, alle 22 in punto, dopo tre giorni frenetici ed intensi, in cui il tempo è volato davvero troppo in fretta. L'evento si è chiuso con l'emozione del presidente Bruno Plucani, presidente delle penne nere piacentine, abbracciato dai collaboratori più stretti: «Ampiamente premiato il lavoro degli alpini che, tra l'altro, prosegue tutta la notte per assistere chi è rimasto in città e ripartirà domani (oggi per chi legge, ndr) ». L'organizzatore della kermesse ha ringraziato soprattutto i piacentini, chiedendo scusa per eventuali disagi: «Tanti cittadini, anche quelli scettici su questo evento, si sono ricreduti e ci hanno fatto complimenti. E' stata la soddisfazione più grande».
L'ammainabandiera e il passaggio della "stecca" alla città di Pordenone, che ospiterà l'adunata 2014, hanno segnato l'ultimo atto della celebrazione serale ai piedi di Palazzo Gotico. Il sindaco Paolo Dosi, commentando la pacifica invasione di penne nere, ha espresso un auspicio: «Un evento di questa portata non l'avevamo mai ospitato e ci vorranno molti anni prima che si ripresenti un'occasione simile. Abbiamo vinto la nostra storica riservatezza, dando una grande prova di accoglienza. Spero che tutto ciò serva da lezione per il futuro».
Anche il primo cittadino friulano, Claudio Pedrotti, si è complimentato con gli organizzatori: «L'anno prossimo tocca a noi e spero che tanti piacentini verranno a Pordenone. Anche noi siamo fatti un po' a modo nostro, testardi e di poche parole, ma abbiamo l'ospitalità nel sangue. Osservate bene il nostro gonfalone, le porte della città sono aperte».
Plucani ha quindi passato la stecca a Giovanni Gasparet, presidente degli alpini pordenonesi. «Con questo gesto simbolico si conclude l'86esima adunata nazionale degli alpini», ha sottolineato lo speaker.
Alla cerimonia hanno sfilato, tra gli altri, il gonfalone della Regione, con l'assessore Paola Gazzolo, e quello della Provincia, con il presidente Massimo Trespidi, assieme a tutti i sindaci piacentini schierati con la fascia tricolore. Il bilancio definitivo del raduno si potrà fare soltanto oggi, ma sulla portata storica dell'evento per la nostra città non ci sono dubbi.

Michele Borghi

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13/05/2013

Ballando con la gente

L'ondata gioiosa. Ma sul Corso applausi da una sola casa le imposte chiuse degli uffici hanno ormai il sopravvento

Qualcuno piange mentre passa il gruppo Albatros. E Rodolfo Querzola da Bologna, - 7° Alpini di Belluno, 116ª Compagnia Mortaio 81 come scandisce lui stesso controllando che sul taccuino del cronista tutto sia scritto per bene - ci ricorda che il motto degli Alpini è la solidarietà, ma anche il piacere di mescolarsi con i civili, di sollevare un'ondata gioiosa e patriottica che contagia tutti. «A Reggio Emilia, per il 150° dell'Unità d'Italia la notte del sabato si ballava per le strade con la gente». E' successo anche a Piacenza. E' il bagno di folla lustra l'orgoglio alpino. La città non è avara. Nell'area della sfilata c'è una muraglia umana. La città si sgela, si accalora e racconta se stessa. Nel tratto d'onore fra il Dolmen e Barriera Genova la folla è fitta come più non si potrebbe, ma solo da un condominio, al civico 303, la gente sul terrazzo sventola le bandiere e batte la mani ai gruppi che sfilano. Le imposte chiuse degli uffici hanno il sopravvento. Per le signore lo spirito alpino - quando non tracima nella battuta greve, come la birra dai boccali - è gradevole galanteria. Chi ti aiuta, chi di dà il buongiorno, chi come l'alpino della Val di Rabbi ribattezzato "Raviolo" che ha "asciugato" parecchi bicchieri, ti appoggia la mano sulla spalla e candidamente confessa: «Voglio parlare con una donna». Gli amici lo sfottono, lui è serissimo e malinconico. Questo stare fra uomini per tre giorni è bello ma finisce col pesare. E ieri pomeriggio c'era chi, già alle 14, rivoltava il camper per lasciare la città, sazio di piadina, salsicce, birra, rievocazioni e chi, andandosene, ti chiedeva aiuto per spedire cartoline da Piacenza al Comune di Trivero, provincia di Biella («Ma dove sono in questa città le cassette per la posta, ci pensa lei? Le do un bacio»). Non tutti se ne vanno contenti. La "pisciata" alpina all'aria aperta è una tradizione irrinunciabile e i bagni attrezzati erano troppo pochi, generale il lamento. Altri si sono sentiti tagliati fuori dai mezzi pubblici. «Io sto a Mucinasso - attacca un bresciano grande e grosso - e non c'erano pullman per arrivare all'ammassamento, mi faccio un'ora e mezzo di camminata per andare e per tornare». I suoi lo prendono in giro, cosa vuoi che sia per i polpacci di un alpino? Ma se sei accampato a Castelsangiovanni e ti tocca uno sciopero dei treni e i taxi non rispondono e rischi di non poter sfilare perché non sai come arrivare in città, la faccenda si fa dura, peggio che spingere un mulo quando non vuol muoversi. E' successo anche questo. Più forte di tutto risuona la fanfara dell'euforia, della festa popolare, del senso d'appartenenza, dell'essere «vivi e insieme» dice un alpino. Ricordando chi «è andato avanti», perché il verbo morire non esiste nel vocabolario delle Penne Nere.

pat. sof.

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13/05/2013

«Le nostre montagne non hanno frontiere»

Gli Alpini all'estero: «Noi, italiani più degli italiani»

Poche storie, le montagne non hanno frontiere. L'alpino del Sud Africa sfila con doppio orgoglio, fiero dei diecimila chilometri che l'hanno portato fin qui, in una piccola città della Pianura Padana. In via Beati di prima mattina è già folta la "siepe" dei curiosi. I primi a marciare sono alpini da Sud Africa, Argentina con striscione su Papa Francesco, Australia e Brasile, Canada e New York, Cile e Uruguay, Belgio e Lussemburgo, Gran Bretagna, Nordica, Germania e Carpatica, Danubiana e Balcanica preceduti, quest'ultimi, da quattro bambini. Ecco i francesi elegantissimi, gli Chasseurs des Alpes, le truppe da montagna spagnole e gli svizzeri, poi gli "uomini blu" («un po' sbiaditi» ironizza con affetto lo speaker) della Missione Albatros in Mozambico, che compie vent'anni e l'applauso d'ordinanza diventa per loro scroscio fragoroso. E se gli chiedi cosa ricordano, ti rispondono il "tramonto" come il piemontese Marco Rondina.
«Siamo figli di italiani emigrati in Urugay», il capo delegazione Piergiorgio Boschiero ha 80 anni e il passo veloce che brucia tutti i "giovincelli", forte accento da vicentino e tocco ruvido: «Gli italiani d'Italia non ci tengono alla tradizione come noi. Noi siamo italiani dall'A alla zeta». Ecco il manipolo dei tedeschi, con cappelli coronati di stelle alpine. La Gran Bretagna è capitanata dal fiorenzuolano emigrato a Londra Angelo Negri, prima lavapiatti, poi barista, poi cuoco, poi manager, poi tappezziere. Oggi euforico testimone di uno spirito "glocal". Tredici Stati Usa e in vetta New York: la delegazione a Stelle e strisce è guidata da Luigi Covati di Perino, che ha un'impresa edile nella Grande Mela e dal suo "vice" Giorgio Gazzola. Covati si era battuto per aver l'adunata a Piacenza già anni fa. Non tiene la commozione: «E' un grande piacere stare fra la gente con la quale sei cresciuto». «Non siamo qui solo per la birra» ci punzecchia Tullio Ferro, bergamasco, che guida la delegazione dal Sud Africa, al suo fianco c'è Mario Teagno d'Ivrea. Lo spirito alpino anche in terra così lontana e culturalmente diversa è vigile sui bisogni sociali: «Nel 2008 abbiamo costruito Casa Serena, un ricovero per anziani a Johannesburg».
Antonio Strappazzon presente! Il capogruppo degli Alpini italiani a Ginevra la butta sull'orgoglio: «Siamo la referenza di qualità fra gli immigrati in Svizzera e ci hanno dato una sede alla Maison Dufour, dove nacque il famoso generale, tanto che con noi c'è il presidente dell'Associazione Ufficiali Svizzeri» e indica un grande vecchio canuto che pare un druido. Penne Nere si nasce: «Mia mamma in casa ti faceva entrare solo se eri alpino».

Patrizia Soffientini

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13/05/2013

Libertà, tre stand tra la gente

Libertà, tre stand tra la gente
E ieri, in occasione dell'eccezionale evento, anche Libertà ha voluto indossare una veste speciale. E' così che il quotidiano è stato distribuito in tre stand allestiti a barriera Genova, allo Stadio e in zona cimitero. Un modo per essere ancora più vicini alla gente, piacentini e ospiti.

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13/05/2013

Nove ore al microfono per dare voce agli alpini di tutto il mondo

Sulla torre con i 4 speaker. Alleva: «Un'Adunata perfetta»

Ci mettono una passione, un pathos grandissimo tanto che spesso si commuovono al microfono. Sono gli speaker ufficiali dell'Adunata: Guido Carlo Alleva, Manuele Principi, Nicola Stefani, Francesco Brighenti (i primi tre sono avvocati). Parlano per 9 ore consecutive dandosi il cambio quando la gola è secca, sono alpini e conoscono vita, morte e miracoli delle penne nere. Alleva, 18 anni di adunate alle spalle, è un avvocato. «E' stata un'adunata molto allegra dice appena sceso dal suo "trespolo", a fianco della tribuna delle autorità, con la gente che ha dimostrato un grande affetto. Ci siamo sentiti abbracciati da Piacenza, devo dire anche con molta misura, come dev'essere nel carattere dei piacentini». Per Alleva è una sfilata perfetta, nonostante alcuni problemi logistici come la rotonda di Piazzale Libertà che obbliga la formazioni a scindersi per poi ricongiungersi subito dopo. Al microfono presentano i vari gruppi, le varie fanfare con dovizia di particolari: «Ci aggiorniamo ogni anno su ciascuna Sezione e ovviamente siamo preparati benissimo sulla storia delle truppe alpine, anche grazie al legame fortissimo tra l'Ana e gli alpini in armi».
«L'Adunata - osserva Alleva - è un momento di sintesi un po' di tutti i nostri valori. Noi cerchiamo di dimostrare con i fatti un sistema che non ha distinzioni sociali, di classi economiche, distinzioni politiche, in cui ciascuno è libero di manifestare le sue idee». «Negli alpini non c'è un pensiero dominante, un programma a cui aderire, un substrato ideologico ma semplicemente un sistema di valori condivisi. Siamo uno spaccato dell'Italia e cerchiamo di trasmettere un'idea: che la comunità, se si struttura attraverso valori condivisi, è in grado di fare del bene e di portare a casa un risultato».

Federico Frighi

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13/05/2013

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13/05/2013

Dalle vette d'Abruzzo l'omaggio a Piacenza

Un migliaio di arrivi: dopo il sisma ricostruzione lontana

"Bianca la neve, azzurro è il mare, verde le colline". Un migliaio di camice bianche, verdi e azzurre, con al seguito migliaia di familiari. Le sezioni dell'Abruzzo sono una presenza massiccia, indelebile. «Di solito siamo anche di più, ma stavolta anche qui la crisi si è fatta sentire». I fratelli abruzzesi recano un maxi striscione, che a noi piacentini fa stringere il cuore: "l'Abruzzo alpino ringrazia Piacenza". C'è scritto così, e l'omaggio è totalmente inaspettato, quasi commovente. Aspri e ruvidi i toni, magari, ma dal cuore immenso. Provati, quelli di L'Aquila in particolare, dal terremoto del 2009, ma sempre in piedi, perchè "barcollo ma non mollo", è il motto degli alpini. Ottorino Martin, sezione Abruzzi, gruppo Capistrello (provincia de L'Aquila): «La ricostruzione? Va a rilento, dopo le prime case rimesse in piedi dal vecchio governo, ora è ancora tutto fermo, e la città è chiusa». Fieri, questi abruzzesi, e duri come la roccia, nonostante tutto. «Nel 2014 era prevista l'adunata nazionale degli alpini a L'Aquila, ma poi tutto è finito nel nulla, e Pordenone la farà al nostro posto», sempre l'alpino Ottorin. Una miriade, gli abruzzesi, del resto «l'Abruzzo è la regione più montuosa, dopo il nord». Dal Comune di Bisenti (Teramo) il primo cittadino Enzino De Febis, militare a Teramo: «E' la mia prima adunata, e sono davvero molto emozionato, tanto che non mi aspettavo. Noi abruzzesi siamo ovunque, in Italia e non solo. L'Abruzzo è la mamma d'Italia. Tante nostre donne sono partite per il nord, per venire qui a lavorare nei campi. E ci sono rimaste». Militare a Cuneo l'alpino abruzzese Franco Mazzocca: «Mi sono fatto 550 chilometri per esserci, qui a Piacenza. Sa che c'ero già stato un'altra volta? Ma fu per ragioni di salute, oggi invece è una gran festa». Adriano Sciolè, 47 anni, servizio militare a L'Aquila: «Essere alpini vuole dire amare il proprio paese, vuol dire essere buoni cittadini», non ha dubbi l'uomo, che di mestiere fa l'operaio e che a casa, in Abruzzo, ha lasciato una figlia ed una madre ad attenderlo. Sfilano nel terzo settore le sezioni della Toscana, Pisa-Lucca-Livorno e Massa Carrara, e pure Latina, Roma, Marche, Molise. Domenico Bertolini, servizio militare a Monguelfo, 2600 penne nere in compagnia: «Queste adunate - dice - servono a tenere unita l'Italia». Annuisce Giuseppe Barzaglini, 84 anni, militare a Bassano del Grappa, artiglieria di montagna. Annuisce e si commuove.

Simona Segalini

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13/05/2013

Sicilia, ponte col Friuli L'Italia in un abbraccio

"Penne nere" di Catania nel ‘76 a Gemona per il sisma

Un abbraccio ideale tra la Sicilia e il Friuli, tutta l'Italia stretta in pochi metri. Ultimi a chiudere il terzo settore, sessanta alpini della Sicilia, due passi avanti la testa del quarto settore, dove tra i primi alpini che aprono il corteo ci sono quelli di Gemona, Friuli. Un insospettabile storia unisce i due estremi d'Italia, oltre che gli spazi ristretti della sfilata di questa speciale giornata piacentina. Perchè, tra gli alpini della sezione Sicilia, gruppo di Catania, c'è a sfilare Nello Catanzaro, medico, dopo tre mesi di corso a Firenze, inviato a fare il militare tra gli alpini in Friuli, all'indomani del tremendo terremoto del ‘76 che provocò tanti morti. Con lui a Piacenza, ugualmente che a Gemona 37 anni fa, per arginare le ferite non solo metaforiche di quella immane tragedia, c'erano e ci sono anche altri tre medici, Giuseppe Spampinato, Carmelo Arnone e Pino Volpe. Tutti insieme nel corteo che raggruppa la protezione civile del quarto reggimento, le sezioni del centro sud e isole (Sicilia, Sardegna, Bari, Napoli, Latina, Roma, Marche, Molise, Abruzzi) e le sezioni della Toscana (Firenze-Pisa, Lucca, Livorno, Massa Carrara).
Milletrecentocinquanta chilometri in auto di filata per esserci, Nello e i suoi compagni, dalla Sicilia, sullo Stradone Farnese, in questo assolato e ventilato 12 maggio 2013 scolpito nella storia della Primogenita.
«In Friuli - rievoca Nello - abbiamo stretto tante amicizie, e abbiamo curato tante persone: ricordo che siccome gli ospedali di Gemona erano fermi, usammo ambulanze militari per portare i feriti a curarsi fino in Austria». Dopo la Sicilia, dopo Sardegna, Bari, Napoli, Marche e Molise, sfilano ordinatamente i primi alpini del quarto settore, e sono proprio quelli del Friuli Venezia Giulia: Trieste, Gorizia, Carnica, Gemona, Cividale, Udine. Da Udine è arrivata per percorrere il chilometro e 300 metri della sfilata all'ombra del Gotico la banda, 42 elementi, insieme a loro tanti familiari. E la sezione di Cividale, gruppo Borgo di Ponte, altre 600 penne nere, tanti quelli che "sono andati avanti", pochi i reduci ma rimasti a casa per ragioni di età. «Noi friuliani abbiamo le montagne - racconta Pietro Bogia - e la tradizione alpina esiste da sempre. Piacenza? Tanto entusiasmo, e ottima accoglienza». Sfilano e tutti quanti, ordinatamente, al termine della sfilata si disperdono. Un caos calmo, talvolta appunto ordinato.

Simona Segalini

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13/05/2013

Scomparso un alpino di 28 anni

Non si hanno notizie da sabato, era in centro con gli amici

piacenza - Da sabato pomeriggio non si hanno notizie di un alpino di 28 anni proveniente dalla provincia di Torino. La scomparsa è stata denunciata dalla madre ieri sera alla polizia.
Il giovane, a Piacenza per l'Adunata nazionale degli alpini, è stato visto l'ultima volta in centro storico dalle parti di via Tibini sabato intorno alle 17,30. Stava girando per la città in compagnia di amici.
Si tratta di un ragazzo biondo, con gli occhi azzurri e una vistosa cicatrice sull'arcata sopraccigliare destra. Al momento della scomparsa indossava un paio di jeans e una maglietta bianca con scarpe da ginnastica pure di colore bianco.
La madre ha fornito una fotografia alla polizia per favorire le ricerche del figlio. Ricerche che però fino alla tarda serata di ieri non avevano dato esito.
 

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13/05/2013

Super lavoro del 118 per l'Adunata

Defibrillato un 73enne del Bresciano colto da un infarto in viale Europa

piacenza - Superlavoro per la centrale operativa del 118 e per il personale del pronto soccorso nella notte fra sabato e domenica, in occasione della grande adunata degli alpini. Dalle 20 di sabato alle 8 di domenica mattina gli interventi del 118 sono stati 114. Per vegliare sulla sicurezza delle centinaia di migliaia di persone arrivate in città, il pronto soccorso del Guglielmo da Saliceto ha messo a disposizione nella notte fra sabato e domenica 59 persone, che hanno lavorato con ritmi molto intensi.
Tra gli episodi più seri quello di un cittadino nigeriano di 31 anni, accoltellato durante una lite con un altro straniero (ne riferiamo in un articolo a parte). Inoltre quello di un cittadino senegalese di 24 anni soccorso dai sanitari del 118 nel centro storico alle 4 di domenica mattina. Il giovane, trovato in coma etilico, era a terra in stato di incoscienza. Portato al pronto soccorso si è ripreso nel giro di qualche ora ed è stato dimesso. Ricoverato al pronto soccorso intorno alle 5 del mattino anche un bresciano di 36 anni che, completamente ubriaco, aveva dato in escandescenza. Per poter intervenire il personale del 118 è stato aiutato dalle forze dell'ordine, che hanno ammanettato l'uomo per poter trasportare il trentaseienne al pronto soccorso e sottoporlo alle cure del caso. In mattinata l'uomo si è ripreso. Anche un cinquantenne bergamasco travolto dai fumi dell'alcol mentre si trovava nel centro storico è stramazzato a terra battendo il capo. Ricoverto all'ospedale gli è stato diagnosticato un trauma cranico lieve e giudicato guaribile in pochi giorni. Nel pomeriggio di ieri il maggior numero di interventi: grave trauma cranico per un 74enne trentino caduto dalle parti dello stadio; infarto anche per un 79enne bergamasco soccorso in via Emilia Pavese e ricoverato nell'unità coronarica del polichirurgico; un 67enne della provincia di Vincenza è stato colpito da ictus e portato in pronto soccorso. Si sono verificati anche alcuni incidenti (in via Rigolli e a Gossolengo) senza gravi conseguenze.
È grave l'alpino defibrillato ieri pomeriggio intorno alle 18 in corso Europa: 73 anni, è stato ricoverato in rianimazione all'ospedale di Piacenza dopo che un'automedica, dislocata allo stadio, gli ha prestato i primi soccorsi. È stato defibrillato dai soccorritori arrivati in automedica. L'intervento ad opera dei volontari Anpas Alessandro Vitali e Alberica Barattieri. L'alpino defibrillato appartiene a una sezione Ana del Bresciano ed era arrivato a Piacenza in mattinata insieme alla moglie per prendere parte all'Adunata. «Avrebbe dovuto sfilare - spiega un amico alpino indicando il gruppo appena entrato in sfilata - ma poi si è sentito male. Sappiamo che ha qualche problema di cuore e probabilmente anche a causa del caldo non si è sentito bene». Corso Europa, nel momento in cui l'alpino si è sentito male, era colmo di alpini pronti a sfilare e passanti venuti ad ammirarli. I soccorsi sono comunque riusciti a giungere nel punto in cui si è accasciato. L'ospedale da campo allestito in piazza Cavalli, invece, ha accolto 25 pazienti - ieri sera intorno alle 20,30 soccorsa anche un'anziana - mentre i tre posti medici avanzati presso i Chiostri, il Corpus Domini e in via IV Novembre ne hanno assistiti altri 44. Per l'evento che ha portato a Piacenza gli alpini, nella notte fra sabato e domenica hanno operato, oltre al personale delle ambulanze, anche 11 squadre appiedate di volontari della Cri, Anpas e Ana.

Nicoletta Novara
Ermanno Mariani

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13/05/2013

Alpino di 74 anni arrivato da Trento cade e batte la testa

Piacenza - (er. ma) Adunata con un epilogo sfortunato per un alpino 74enne arrivato a Piacenza da Trento che ieri pomeriggio, mentre camminava dalle parti dello stadio Garilli - forse complice qualche bicchiere di troppo - è caduto a terra e ha battuto la testa. Ha riportato un trauma cranico e per soccorrerlo è intervenuta un'automedica del 118. Trasportata al pronto soccorso, è stato sottoposto a una tac, le immagine sono state trasmesse a Parma e sottoposte a un neurochirurgo. Al termine del consulto, è stato deciso il trasferimento all'ospedale di Parma, dove l'uomo è stato ricoverato.

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13/05/2013

Caduto dal cassone: 41enne ancora grave

Piacenza - (er. ma) Restano gravi le condizioni di Giacomino Bonanomi, 41 anni, di Pontida in provincia di Bergamo. Bonanomi, era arrivato a Piacenza nei giorni scorsi con l'associazione degli alpini di Villa d'Adda, in provincia di Bergamo, nella quale ha numerosi amici. Nella notte fra venerdì e sabato, mentre si trovava in via Colombo sul cassone di una Suzuki Santana, era caduto a terra battendo il capo. Con lui era caduto un alpino che aveva riportato però solo lievi contusioni. Più gravi invece le condizioni di Bonanomi, che è stato trasportato all'ospedale Maggiore di Parma dove è stato ricoverato nel reparto di rianimazione. Ieri è stato sottoposto ad intervento chirurgico, e le sue condizioni sono state definite stazionarie. I medici mantengono riservata la sua prognosi. Alla guida del Suzuki c'era un alpino cinquantenne di Bergamo che è stato denunciato dagli agenti della polizia stradale per guida in stato di ebbrezza. Ulteriori accertamenti sono tutt'ora in corso sulla jeep Suzuki Santana (sottoposta a sequestro) che trasportava Bonanomi e altri alpini. Il mezzo infatti sarebbe stato da rottamare, non risulta avere la targa, non ha numero di matricola, non è assicurato e non è stato sottoposto a revisione

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13/05/2013

Aggredita e palpeggiata, la salvano le penne nere

Caorsana, decisivo l'intervento di tre alpini di Trento: molestatore bloccato e consegnato ai carabinieri

piacenza - (mar) È di violenza sessuale l'accusa nei confronti di un algerino di 43 anni bloccato e denunciato dopo aver palpeggiato ripetutamente una giovane che non voleva cedere alle sue avances nella zona della Caorsana, le strade del cosiddetto quartiere a luci rosse della città.
È accaduto l'altra notte nell'ambito dei festeggiamenti per l'Adunata nazionale degli Alpini; sono stati proprio tre alpini di Trento che hanno notato la scena e, dopo aver bloccato il molestatore, hanno chiamato i carabinieri. È intervenuta una pattuglia del Nucleo radiomobile che ha accompagnato lo straniero in caserma, dove è risultato avere anche diversi precedenti penali.
La vittima delle molestie è una ragazza straniera di 25 anni, di nazionalità croata, residente a Piacenza, verosimilmente una prostituta in attesa di clienti: ha raccontato ai militari che lo straniero l'aveva avvicinata in strada iniziando a importunarla verbalmente. Poi ha cominciato ad allungare le mani palpandole ripetutamente le parti intime, e lei si è messa a chiedere aiuto.
I tre alpini che si trovavano in gruppo lì vicino sono subito accorsi e hanno bloccato il nordafricano consegnandolo ai carabinieri. L'uomo è stato denunciato con l'accusa di violenza sessuale.
 

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13/05/2013

Tenta di derubare gli Alpini, marocchino in manette

L'uomo si è introdotto in una palazzina di via X Giugno occupata dalle Penne Nere, che lo hanno però bloccato e consegnato alla Polizia. La reazione a spintoni gli è valsa l'accusa di tentata rapina impropria

Un nordafricano ha tentato di derubare un gruppo di alpini alloggiato in un palazzina di via X Giugno. L'uomo è stato bloccato dalle stesse penne nere e sottratto dalla loro ira dagli agenti della polizia. Ha poi tentato di fuggire, colpendo un poliziotto con una violenta ginocchiata e tirando una sberla a un collega. Nella fuga è però caduto a terra fratturandosi una gamba. Di nuovo gli agenti lo hanno sottratto a stento agli alpini. L'uomo è stato arrestato e ricoverato in ospedale, dov'è tuttora piantonato.
La reazione violenta nei confronti dei poliziotti e degli alpini ha aggravato l'accusa scattata nei suoi confronti: l'ipotesi di tentato furto si è trasformata in tentata rapina impropria.
Protagonista della vicenda un cittadino di nazionalità marocchina di 48 anni, risultato clandestino, su cui già pende un ordine di carcerazione per una vecchia condanna a sette mesi di carcere per violenza sessuale. Condanna al momento sospesa, ma che è stata comunque notificata dagli agenti di polizia.
Lo straniero si era infilato furtivamente in uno stabile di via X Giugno, dove avevano trovato alloggio diversi alpini per i giorni dell'adunata. Approfittando del fatto che in quel momento non c'era nessuno, l'intruso ha rovistato fra gli zaini e le borse degli occupanti rovesciandone il contenuto. Ma un attimo dopo sono rientrati alcuni degli ospiti che lo hanno sorpreso. L'uomo ha tentato di giustificarsi dicendo che cercava un bagno, ma quando gli inquilini hanno visto le loro sacche e gli zaini rovesciati a terra non hanno avuto dubbi sulle reali intenzioni del nordafricano: non cercava affatto un bagno, lo hanno bloccato e chiamato il 113.
Il marocchino ha tentato la fuga, ma pronti gli alpini lo hanno trattenuto in attesa della pattuglia della polizia, alla quale è stato poi consegnato.
Tuttavia l'uomo ha tentato ancora di fuggire: stava scendendo una rampa di scale quando ha cercato di divincolarsi dai poliziotti che aveva da parte. Ha fatto uno scatto improvviso e ha colpito i due agenti. Si è quindi lanciato in una corsa forsennata lungo le scale seguito anche dagli alpini. La corsa del marocchino si è conclusa poco dopo scivolando rovinosamente sulla scale e fratturandosi una gamba. È stato condotto all'ospedale dove gli è stata diagnosticata la frattura di una gamba ed è stato sottoposto a piantonamento in quanto arrestato. Ulteriori accertamenti sono in corso sul suo conto perché sospettato di aver messo a segno un furto ai danni di un negozio cittadino nei giorni scorsi.
Ermanno Mariani

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13/05/2013

Le foto dei lettori

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13/05/2013

Le foto dei lettori

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13/05/2013

Finalmente non si parla di crisi, ma di speranza

di MARIA GIOVANNA FORLANI
dalla tribuna d'onore sto seguendo la grande sfilata degli Alpini di tutta Italia.
E' con ammirazione, trasporto, stupore che con lo sguardo teso mi immergo in questo fiume di uomini che simbolicamente rappresentano il mondo.
E' il mondo della vita in tutti i suoi aspetti gioiosi e tristi a sfilare per Piacenza, la Primogenita!
Non c'è retorica in questi gesti come non vi è stata nelle numerose cerimonie aperte agli alti gradi dell'Esercito e del Governo. La voce unanime del mondo degli Alpini è quello della ubbidienza e della fedeltà alla Patria. La Città echeggia di bande e di fanfare e l'impatto emotivo è fortissimo: finalmente nessuno parla di crisi, ma di orgoglio e speranza di un popolo intero che vuole credere nei propri valori!
La memoria torna alla Vienna del 1806 quando Beethoven viveva - e con altro spirito - l'ingresso delle truppe napoleoniche che avevano cacciato l'Imperatore e distrutto un potere secolare (Il Sacro romano Impero). Gli echi di quelle bande sarebbero risuonati dopo 18 anni nel finale della sua IX Sinfonia con ideali opposti, ovvero quelli di pace ed umanitarismo cosmico.
E' proprio al pensiero della pace che l'Adunata piacentina conduce chi ci crede: dopo tutti i vessilli di guerre lontane portati in trionfo, gli Alpini ci donano il messaggio della condivisione, dell'amore, della fratellanza fra i popoli, proiettanci verso orizzonti sereni. La natura e l'uomo si dànno la mano e questo lo abbiamo vissuto in prima persona, grazie alla mirabile organizzazione dell'Adunata.
Un doveroso ringraziamento a Bruno Plucani ed a tutti gli Alpini che, arrivati da ogni parte, hanno lavorato con lui.
Così inni e bandiere ci accompagnano idealmente verso un futuro, di rinnovate certezze e speranze, da vivere insieme.

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13/05/2013

Lettere al direttore

un tripudio di colore e di calore umano

Egregio direttore,
non riesco a trovare le parole per esprimere la grande emozione trasmessami dall'Adunata Nazionale degli Alpini. Una città che con Grande Orgoglio posso dire la Nostra: "Piacenza la Primogenita... ". Bellissima, Stupenda, Imbandierata.... Gioiosa.... come tutti i paesi della nostra provincia addobbati a festa! Ma soprattutto un tripudio di colore e calore umano!
Abbiamo aperto il cuore e le nostre case agli Alpini e loro in cambio... ci hanno allegramente invaso, portandoci Musica e canzoni... simpatia.. un pezzo di storia d'Italia! Ma anche trasmissioni di valori di solidarietà e onestà... dai veci.... ai giovani... Reduci e Giovani.. il passato e il futuro... in una bellissima sfilata! In 32 anni di vita non avevo mai visto Piacenza così meravigliosa, così Viva! Sono rimasta davvero a bocca aperta..
Purtroppo causa di un brutto incidente non ho potuto essere presente allo storico evento. Con questa mia va dunque un ringraziamento specialissimo a voi di Libertà e di Telelibertà: con grande entusiasmo e pathos avete fatto sentire noi ascoltatori davvero partecipi di questo evento Unico... che ho seguito piacevolmente in diretta per tutta la giornata.
Ammetto che non sono mancate le lacrime davvero molto bravo a chi ha commentato l'evento in diretta... è riuscito davvero ad emozionare anche chi come me era a casa. Complimenti! E' stata questa la mia prima adunata, (anche se non dal vivo....) in cui vedere sfilare mio padre nella storica "Brigata Julia" è stato qualcosa di immenso, indescrivibile. Un grandissimo GRAZIE a tutti gli organizzatori, ed agli operatori che ci hanno permesso di seguire questo evento da vicino anche se non presenti fisicamente! Soprattutto Grazie agli Alpini!!! E di nuovo a "LibertàQ" e "Telelibertà"... Sicuramente emozione tra quelle indimenticabili!

Silvia Molinari
San Nicolò


piacenza è diventata bellissima

Gentile direttore,
vorrei commentare l'arrivo degli alpini nella nostra città: Piacenza in questi giorni e' bellissima! Avevamo proprio bisogno di una bella scossa. W gli alpini.

Claudia Zeni


una sola nota negativa: gli ambulanti stranieri

Egregio signor direttore,
Alpini a Piacenza: organizzazione perfetta, visi sinceri e allegri, pance rassicuranti, cori commoventi, solidarietà e cordialità da tutt'Italia. Una sola nota negativa: le centinaia di ambulanti stranieri con le loro mercanzie fuori tema, sdraiati in ogni centimetro quadrato del centro, assillanti, indecorosi, irritati ed esclusi dal senso della festa del raduno nazionale. Folkloristiche, invece, le prostitute, per una volta volutamente riconoscibili tra la folla.

Emanuela Sbordi


lasciateci amare il nostro tricolore

Gentile direttore,
come genovese-piacentino ho militato nelle file della ‘Taurinense‘ perché a quel tempo si usava fare il militare ed a differenza dei carabinieri che sono usi ‘ad ubbidir tacendo‘ noi alpini era nostro costume ‘tirar giù qualche santo‘ ma poi si faceva quello per cui eravamo comandati. Noi liguri-emiliani con i piemontesi eravamo uniti sotto il tricolore e così deve essere per tutti i cittadini di questo Paese. Bene, se oggi ci sono cittadini a cui il tricolore fa schifo, ed a scanso di equivoci mi rivolgo ai padani, dirò: per favore lasciate a chi non la pensa come voi di amare quella bandiera che è fatta per sventolare sempre, perché finché sventola, vuol dire che in questo Paese vi è sempre la Libertà.

Pellegrino Cavanna

Bordighera (IM)


sprigionano allegria sicurezza e solidarietà

Egregio direttore, premetto che io ho svolto il servizio militare nella Marina, pero' accidenti questi alpini mi piacciono un sacco. Hanno uno spirito di corpo ed un affiatamento da entusiasmare chiunque incontrino sul loro cammino. Sprigionano allegria, sicurezza e solidarietà.... in questi pochi giorni di loro permanenza nella nostra Piacenza sono riusciti a trasformarla da una semplice e provinciale cittadina ad una un gigantesco parco divertimenti e tramutare i nostri musoni dovuti ad una frenetica vita lavorativa in smaglianti sorrisi.
Ad ogni angolo i canti ed il vociare festoso di questi uomini dal cuore d'oro ci hanno allietato le giornate, i brindisi erano una parola d'ordine e l'allegria un obbligo. Io mi sono imbattuto in una coppia di sposi arrivati da Belluno in bicicletta con al seguito un carrettino su cui era ben assicurata una piccola damigiana di Refosco..... simpaticissimi... subito abbiamo socializzato e naturalmente prima si congedassero come di consueto abbiamo condiviso un paio.... anzi tre brindisi.
Questi bambinoni con la penna nera sul cappello sono riusciti a dipingere di sorrisi tutti i muri della nostra citta'..... che dire..... se non w gli alpini....!!!!

Fabio Malchiodi


non mi è piaciuta la chiusura dei parchi

Buongiorno direttore, come cittadino di Piacenza lamento la chiusura di alcuni parchi, ad esempio quello della Galleana o del Montecucco, durante la manifestazione degli alpini. Mi spiace di questo e sono nuovamente deluso del provvedimento della Giunta comunale.

Marzio Beretta
Piacenza


va risolto un problema vecchio settant'anni

Egregio direttore, vorrei spiegare perché amo gli alpini e non amo l'Associazione Nazionale Alpini. Gli alpini della Divisione "Monte Rosa", che nel 1944-'45 combatterono in Garfagnana contro gli invasori della Patria (stando al significato della parola "invasore" come si rinviene sul vocabolario, gli americani erano invasori al pari dei tedeschi), non hanno mai potuto iscriversi all'ANA. Non li hanno mai voluti, perché stavano dalla parte sbagliata. Gli alpini che combatterono sulle montagne albanesi, sul Don, quelli che si sacrificarono a Nikolajewka perché gli altri fossero salvi, stavano allora dalla parte giusta? Diviene corretto affermare che tutti gli alpini nella Seconda guerra mondiale combatterono "pro fascismo" perché, se la fortuna avesse arriso alle nostre armi sul fronte ove tutto fu deciso - quello russo - il fascismo non sarebbe caduto mai, dal momento che esso cadde per conseguenza diretta e unica della sconfitta militare. Come la mettiamo allora? Perché non li esecriamo tutti quanti, invece di dedicare ai superstiti (e giustamente) intere pagine di "Libertà"?
Ho avuto un colloquio telefonico con il Generale Vecchio, vicepresidente dell'ANA, presente a Piacenza. Egli, appellandosi allo Statuto dell'Associazione, ha confermato che gli alpini della "Monte Rosa" non possono iscriversi all'ANA, punto e basta ("salvo coloro i quali erano già stati alpini nel Regio esercito e quelli che, dopo la guerra, prestarono servizio nell'Esercito italiano"). Niente male per un'Associazione che in ogni momento parla di pace e fratellanza. L'ANA, rispondendo "non possumus", semplicemente rimuove il problema anche se vecchio di settant'anni; mostrando di preferire la calma piatta alle rogne che un gesto - quello sì - di pace e fratellanza solleverebbe. Anch'io sono appartenuto ad una Associazione d'Arma: quarantacinque anni fa, nella sezione piacentina dell'ANPDI mi ritrovai con i paracadutisti di El Alamein e l'istruttore Carlo Dordoni (fratello dell'olimpionico Pino) che aveva combattuto nella RSI, a fianco di Giuseppe Torriani, paracadutista combattente nell'esercito del Sud.
Questo, l'Associazione alpini non è ancora stata capace di farlo ed è per questo che, se fossi stato alpino, mai mi sarei iscritto all'ANA.

Guido Guasconi


solo fondi per queste manifestazioni?

Egregio direttore,
Ritengo che molti cittadini siano indignati per quanto sta avvenendo a causa di questa festa che ha reso prigionieri i residenti e gli abitanti delle zone limitrofe.
Vorrei porre una domanda: tutti i Comuni, compreso Piacenza, si lamentano che mancano fondi e non possono quindi elargire per gli asili, gli anziani, i giovani in cerca di lavoro, ed altre piaghe che affliggono i residenti; perché i fondi ci sono per queste manifestazioni, pur non sottovalutando la loro importanza nazionale e istituzionale? Purtroppo non è più tempo di sperperare cospicue somme in modo così eclatante. Ulteriore domanda: ma alla fine chi paga?

Delia Troni
San Rocco al Porto


grazie della simpatia e buon rientro

Egregio direttore, in una città pigra e sonnolenta, dove raramente succede qualcosa di eccezionale, in un'Italia purtroppo triste e incerta, gli Alpini hanno portato allegria, sorrisi, canti, comunicatività, partecipazione e commozione sincera! Viva quelle barbe bianche e nere, quei bei visi vissuti, quelle penne bianche e nere, quelle camicie colorate, quei corpi solidi che danno sicurezza! A tutte quelle persone incuranti delle tre giornate faticose ma fatte con grande spirito di corpo io dico grazie: ai giovani, ai meno giovani ed agli anziani che rispondevano ad ogni saluto e addirittura ringraziavano per l'ospitalità e facevano gli auguri per la festa della mamma a tutte quelle donne che incrociavano ai bordi della sfilata.
Grazie grazie della vostra simpatia! Buon rientro brava gente!

Liliana Bonatelli

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13/05/2013

Che bella la mostra nel vecchio ospedale militare

Egregio direttore,
mi permetta di esprimere il mio ringraziamento agli amici Alpini arrivati da tutta Italia e dal mondo che ci hanno regalato tre giorni di allegria e simpatia, che mi hanno fermato anche nel mio piccolo paese di provincia per complimentarsi per la bellezza della nostra Piacenza che per una volta è apparsa un po' meno nebbiosa e provinciale.
Sabato mattina, io e mio marito, abbiamo deciso di far partecipare anche nostro figlio a questa grande festa e in questo modo abbiamo potuto apprezzare la bellezza dell' ex ospedale militare, un edificio che purtroppo da lunedì richiuderà le sue porte ai piacentini: quale sarà il suo futuro?
Molti Alpini, ma soprattutto molti piacentini in questi tre giorni hanno affollato questo stupenda struttura un bene che andrebbe valorizzato magari come museo della medicina o come museo militare, una risorsa turistica in più da offrire a chi ci viene a trovare; spero che il Comune di Piacenza prenda in considerazione una possibile fruizione di questo bene.

Alessandra Fossati
Niviano di Rivergaro

Gli Alpini sono ripartiti dopo tre intensi giorni di festa con i piacentini e dopo una memorabile sfilata che ha coinvolto oltre 400mila persone per dodici ore di fila. Abbiamo conosciuto ed apprezzato il volto bello, pulito e solidale degli Alpini, il volto dell'Italia per bene che fa, aiuta, si mobilita. Abbiamo presentato agli Alpini, giunti da tutto il mondo, il volto migliore di una città che sa aprirsi e farsi scoprire. I piacentini hanno dato il meglio per la riuscita dell'Adunata, hanno spalancato le porte e i cuori. E' stato riaperto anche il vecchio ospedale militare, purtroppo solo per i giorni della mostra. Ora quel portone verrà chiuso di nuovo e chissà quando verrà riaperto. La proposta della signora Alessandra è significativa, speriamo che venga presa in considerazione all'interno del progetto del futuro delle aree militari.

Gaetano Rizzuto

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13/05/2013_8a

“Festa Granda”
di GABRIELLA MARCHETTINI

La chiamano “Festa Granda”
perché in questo termine
c'è tutto il calore dell'umanità.
I ricordi sono tanti che neanche
il tempo che passa può affievolire.
I loro racconti
commuovono sempre.
Fratelli, sorelle, figli,
nipoti e pronipoti .
Le mogli, le madri e le sorelle
sono nell'ombra.
Sono state supporto di amore,
dolore e felicità.
Una lacrima bagna ogni viso,
ogni goccia dedicata
ad un corpo militare.
Tutti degni di vita, della loro Patria
tutti fieri di esserlo!
In questi giorni
Piacenza e provincia
vivono una storia importante
perciò cantiamo sottovoce:
Evviva, Evviva
il Corpo degli Alpini...

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13/05/2013_8b

“Salutiamo gli alpini”
di MADDALENA FRESCHI

La sfilata delle Penne Nere
è terminata...
Ammainata la Bandiera,
diciamo Grazie...
"All'86ª Adunata degli Alpini".
Affascinati e contagiati
da sana allegria regalata
dagli Alpini a noi piacentini.
Cittadini con simpatia e affetto
salutano la kermesse della
Grande Parata degli Alpini,
i tanti figli sparsi in terre
lontane, che a Piacenza la loro
storia han voluto portar e sfilar...
Le variegate truppe degli Alpini
ricche di suggestioni,
il cuore han fatto emozionar,
nei loro occhi l'amore per la
Patria, lasciava traperlar...
Filtrati ricordi, il profumo
di un tempo lontano...
Apprezzati, per volonta,
spontaneità e solarità.
E trasmigrare nell'animo
della gente, orme indelebili
di serenità per il futuro
di precarietà...
Il canto dell'alpino lontano
va ma la loro gioia
ci accompagnerà...

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13/05/2013

Gli angeli dei terremoti arrivano dal Triveneto

«Ricambiamo solo la solidarietà ricevuta nel ‘76»

«L'Adunata ha prodotto un incredibile risultato: si è trattato di una sfilata marcatamente militare che però ha portato la pace in città» dicono entusiasti alcuni piacentini a barriera Genova, mentre si preparano ad applaudire l'arrivo del "quarto settore", quello che comprende Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto. «E ha mescolato per tre giorni le diversità, appiattendo le diffidenze: friulani accanto ai siciliani e piacentini che si riscoprono improvvisamente non così chiusi come li si è voluti far passare per tanto tempo». E gli alpini, con le loro lingue diverse di tre terre di confine ma capaci di parlare soprattutto la lingua comune della solidarietà, hanno chiuso la mattinata.
Sempre pronti a sminuire i propri talenti, con la loro caratteristica parlata che prolunga e tiene "in bocca" le vocali, gli alpini del Triveneto conquistano. Ricostruire una scuola femminile in Afghanistan? «Solo dovere», ci dicono mentre fanno colazione, poco prima del "loro" momento, alcuni alpini di Trento. Sostenere i terremotati? «Chissà perché han parlato tanto di noi, non siamo eroi» si schermiscono. Ma la sensazione è che quei grandi gesti non possano essere dimenticati: ogni passo, durante l'Adunata, è un pensiero, una preghiera, un onore.
Tra le fila delle penne nere provenienti da quelle tre regioni sopravvive il ricordo della risiera di San Sabba, a Trieste, l'unico campo di sterminio nazista in Italia, quello della foiba di Basovizza, come ricorda incalzante lo speaker. Ed è viva la commozione per i cinquant'anni dalla tragedia della diga del Vajont, nel territorio di Pordenone, come pure il ricordo dei fantaccini e dei soldati della prima guerra mondiale e le partenze per la Russia. Ci sono le icone e una carica di simboli, certo, patrimonio degli alpini: la naja, che tutti i friulani chiamano "dolce", l'insegnamento dei reduci in carrozzina, i patriarchi che ormai si contano sulle dita di una mano.
Il Friuli non dimentica nemmeno il suo terremoto del 1976, quando toccò a loro chiedere aiuto. «Centinaia e centinaia di alpini arrivarono da ogni parte d'Italia senza chiederci in cambio nulla - ricorda un alpino - e non lo abbiamo dimenticato. I volontari dell'Associazione nazionale alpini oggi sono 14mila: sono stati presenti ogni volta che la terra ha tremato o c'è stata un'emergenza, non solo in Italia, in Emilia e in Abruzzo, ma anche all'estero, come nel caso dello Sri Lanka. Non ci stancheremo mai di ricostruire ciò che va distrutto. Abbiamo semplicemente "travasato" in altri posti quello che ci è stato insegnato nel ‘76».

Elisa Malacalza

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13/05/2013

«Io e il mio cane, un tutt'uno per ritrovare gli scomparsi»

Unità cinofile e soccorso alpino: presenti su ogni tragedia

(elma) A sfilare, Trieste, poi Gorizia, Carnia, Gemona, Cividale, Udine, Palmanova e Pordenone (che annuncia orgoglioso l'Adunata 2014), per un totale di 7 mila alpini, poi Bolzano e Trento. E a chiudere il quarto settore, il Veneto, con Cadore, Belluno, Feltre, Vittorio Veneto, Valdobbiadene, Conegliano, Treviso, Venezia, Padova, Asiago, Marostica, Bassano Del Grappa, Valdagno, Vicenza (il vicentino è la terra che conta il maggior numero di alpini, circa 30mila), Verona, circondati dai "veci" e dai "bocia", dal rombo dei mazzieri, dagli xilofoni e dai fiati. Ma non ci sono solo gli alpini a strappare gli applausi. Ci sono anche le forze di protezione civile, le forze di soccorso, le squadre cinofile («Io e il mio cane diventiamo un tutt'uno quando un anziano scompare nel bosco o si teme per la vita di un giovane» dice un ragazzo). «Non è questione di essere parte di una regione o di un'altra - racconta un alpino veneto -. Le calamità purtroppo sono trasversali: non c'è terremoto di Sicilia o Friuli, Abruzzo o Emilia Romagna. C'è un evento calamitoso che chiama la nostra gioventù e gli alpini a prendere in mano la cazzuola, a dare la mano ai bambini, agli anziani». «Le forze di protezione civile sono la nostra bella Italia, e noi vogliamo applaudirla» dice la moglie di un uomo del soccorso alpino trentino pronto a partecipare alla sfilata. «Sono passati pochi anni da quando un elicottero del 118 precipitò sulle Dolomiti bellunesi e tutto l'equipaggio perse la vita - racconta un altro alpino -. Non abbiamo mai dimenticato come questi uomini abbiano saputo donare se stessi fino all'estremo».

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13/05/2013

Udine, 4mila uomini e 230 gagliardetti

In corteo i 12 arrivati a piedi dal Veneto e i muli di Valdagno

Gli applausi e le lacrime non mancano. Le sezioni della provincia di Udine fanno marciare quasi 4mila uomini, sotto l'egida di 230 gagliardetti. Per loro, sfilare è come dare un abbraccio continuo, spiega il presidente della sezione di Udine Dante Soravito de Franceschi, incontrando compagni d'armi che non si vedevano da trent'anni e ora hanno le rughe sul volto, scolpite dal tempo. «Ma ogni ruga è una medaglia» precisa un alpino udinese.
Gorizia ha sfilato a testa alta a Piacenza, nel novantesimo della sua sezione. E a quella grande festa popolare che è l'Adunata sono arrivati anche i muli di Valdagno, «perché gli alpini sono testardi e forti come i muli» dice una Penna nera. È proprio durante lo sfilamento del quarto settore che arriva Luigi Binelli Mantelli, capo di stato maggiore della Difesa, e al passaggio della Julia, la terra più vocata al reclutamento alpino, entra il ministro Mario Mauro. Gli alpini si fermano pochi minuti, per salutare l'autorità. E ripartono. Testa alta, cuore fermo. «Ci avevano detto che la città sarebbe stata un po' chiusa, ma i piacentini ci hanno spalancato le porte» ha detto Pierluigi Parpinel, presidente della sezione Ana di Cividale. «Noi alpini siamo gente seria, beviamo un bicchiere ma solo dopo aver fatto il nostro dovere» aggiunge il vice presidente vicario, Mario Crast, non vedente, tra coloro che hanno indossato una divisa storica della seconda guerra mondiale del plotone "puniti", tenendo con orgoglio lo striscione "Onestà e solidarietà, la forza per una nuova società". «Noi siamo disponibili ad insegnare ai giovani il nostro modo di vivere» dice un alpino da Palmanova. Il suo presidente di sezione, Luigi Ronutti, non ha dubbi: arrivato alla sua trentaduesima adunata, non ha mai visto una partecipazione così grande e sincera. «Tra Piacenza e Palmanova - dicono le mogli di alcuni alpini - esiste un gemellaggio da quando, uniti, abbiamo realizzato la targa al cimitero delle "Penne mozze" a Vittorio Veneto».
Sfilano le dodici Penne nere beriche che, dal Veneto, hanno raggiunto l'Emilia a piedi. Sfila Cristiano Dal Pozzo di Rotzo, ormai vicino ai cento anni, su una carrozzina. Sfila anche un alpino bolzanino che era "scomparso" nei giorni scorsi per diciotto ore, rispuntato dopo ore di goliardia in giro per la città. Per lui, finito il tempo della festa, è il momento di partecipare a una sfilata di donne e di uomini che amano davvero l'Italia. E vorrebbero poter lasciare questo patrimonio di "onestà e solidarietà".

Elisa Malacalza

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13/05/2013

Poco dopo la partenza si guasta  il treno delle 15,51 per Ancona

Saltata la coincidenza a Bologna per gli alpini veneti

Treno, auto, bicicletta, furgoncini, oppure a piedi, passo svelto. Tanti i mezzi che gli alpini di tutta Italia hanno scelto per raggiungere la nostra città. Sono rimasti festanti anche gli alpini che hanno subito una disavventura ieri a metà pomeriggio, quando si è guastato e bloccato il treno regionale in partenza da Piacenza alle 15,51 per Ancona. Tanti gli alpini veneti e friulani a bordo del convoglio, che avrebbero dovuto prendere la coincidenza a Bologna, verso Mestre, e poi raggiungere mete anche lontane come Udine. Purtroppo il convoglio, a meno di un chilometro dalla stazione di Piacenza, si è bloccato per un guasto al locomotore. Un'ora di fermo sui binari, senza tensioni, grazie al personale e al capotreno che hanno mantenuto il sangue freddo. «Si meritano il cappello alpino» ha detto qualcuno. Il convoglio è stato fatto tornare indietro e i passeggeri trasbordati sul treno per Bologna delle 16,51. Molti sono scesi dal treno a Fiorenzuola, dove avevano deciso di parcheggiare l'auto per evitare il traffico a Piacenza. E' il caso di un trio di baldanzose penne nere da Feltre, provincia di Belluno: Riccardo De Cecco, Enrico Tonin e Nicola Mione, quest'ultimo poco più che trentenne che l'alpino ha scelto di farlo da volontario e oggi insegna la storia alpina nelle scuole. Sul convoglio Piacenza-Fiorenzuola anche tanti giovani della Valdarda che dopo una 24 ore di grande entusiasmo, tornano alla normalità. «Ma nel cuore teniamo gli alpini, che hanno risvegliato Piacenza» dice Alice, classe 1984. Impavidi, alcuni giovani di Castellarquato (Pedale Arquatese) che hanno raggiunto l'adunata in bici, percorrendo le nostre colline. Oppure i valdardesi Enrico e Ivano, che - arrivati alle porte di Piacenza in furgone - hanno poi inforcato le biciclette per raggiungere la zona rossa.

d. men.

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13/05/2013

«La naja deve tornare: insegna il rispetto»

Piemontesi e lombardi in coro: è una grande scuola di vita

«La naja dovrebbe tornare». Lo hanno ripetuto ieri tanti alpini piemontesi e lombardi incontrati mentre si allineano per partecipare alla sfilata del quinto e sesto settore. Dovranno percorrere più di un chilometro sotto il sole, ma nessuno si lamenta, tantomeno i congedati più anziani. Il loro è un coro unanime: «Come educare i giovani? Mandiamoli per qualche mese a fare l'alpino: sarebbe l'occasione per farli imparare a stare assieme» suggerisce una penna nera bresciana. «Se esci dal paesello, impari ad arrangiarti». «E a stare allineato - aggiunge un giovane di Sondrio - a seguire le regole. Questa non è una parata militare ma una festa. Ti sfilano davanti e ti vengono le lacrime agli occhi».
I lombardi hanno sfilato nel tardo pomeriggio, penultimi prima dei padroni di casa emiliani. I più numerosi sono i bergamaschi, la sezione più grande d'Italia con oltre 20mila alpini. Lo speaker alla sfilata, ricorda che nel Bergamasco ci sono più gruppi alpini che comuni. Della città capoluogo ci sono il sindaco Franco Tentorio e il vice Gianfranco Ceci (alpino).
Daniele Ziliani e la mamma Adriana di Lusurasco di Alseno ieri erano a Piacenza, a bordo di un camper, insieme a parenti bergamaschi. Alpini naturalmente: sono Elio Bresciani e Fulvio Lotto, rispettivamente presidente e segretario del gruppo di Endine: «Siamo 150 associati su tremila abitanti», dicono con orgoglio. Della sezione di Bergamo, sfilano i 10 cori di sezione, seguiti dai gruppi sportivi alpini. Ci sono anche Brescia (sezione tra le prime a nascere nel 1920), Monza, Lecco, Milano (si levano le note di Oh mia bela Madunina), Pavia (con tanti ufficiali medici, laureati nella storica università), Cremona (11 gruppi), Sondrio, Luino (sezione nata nel '24, dopo la Grande guerra), Como (163 Comuni e 122 gruppi alpini), Colico (che ha festeggiato i 40 anni), Tirano e Varese.
«La leva non ti cambia il carattere - osserva Alessandro Andreolotti in arrivo da Varese - ma certo ti tira fuori la personalità. Sono contrario agli atti di nonnismo, un tempo pesanti. Eppure resto convinto che la naja ti insegni il rispetto per le regole e per gli altri. Sono sempre stato timido, ma da militare mi misi ad ascoltare i commilitoni, alcuni disperati per la lontananza da casa. La caserma di Aosta dove ho prestato servizio era molto aperta ai civili. Ci venivano anche le scolaresche. Stupendo». «La leva? Va ripristinata: sei mesi di naja bella dritta» dice Francesco Elio, alpino piemontese. «Insegna ai giovani a dire "signorsì" anche quando non ne avrebbero voglia» aggiunge Gianpiero Burzio, 60 anni, occhi azzurri da cui traspare tutto l'orgoglio alpino.

Donata Meneghelli

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13/05/2013

Emigrati a Londra orgogliosi delle loro origini piacentine

All'adunata Marco Badini e Bruno Roncarati dell'Ana inglese

«La città è un orgoglio immenso per tutti i piacentini del mondo»: così Marco Fortunato Badini, figlio di emigrati piacentini a Londra e vicepresidente di Piacenza Insieme, tornato nel territorio d'origine per assistere all'adunata e per un matrimonio di amici di Gropparello, dove nacquero mamma Fiorenza e il papà: cavalier Egidio Badini, reduce della seconda guerra mondiale. Partì al fronte nel '40, a 19 anni nel battaglione Esille degli alpini. Da soldato semplice è tornato a casa decorato con tre croci al merito dell'esercito italiano. Dopo l'8 settembre si unì alle truppe di Tito; poi venne fatto prigioniero dai tedeschi e detenuto nel carcere di Zenica. «Vedere l'adunata dal vivo mi commuove. A mio padre alpino, partigiano, prigioniero dei nazisti, racconterò tutto nei dettagli, appena tornato a Londra - promette Marco Fortunato -. Oggi a Piacenza c'è un'allegria che non si respira spesso. Sono molto orgoglioso di essere piacentino».
Tra i gruppi esteri alla sfilata, anche quello della sezione Ana di Gran Bretagna, la prima ad essere fondata (nel lontano 1928), rifondata nel '67 con la seconda ondata migratoria dall'Italia (specie da Piacenza Parma e dal Friuli) e guidata dal ‘76 da Bruno Roncarati, che nel maggio dello stesso anno promosse una raccolta fondi per i sinistrati del terribile terremoto del Friuli. Incontriamo il presidente Roncarati dopo lo scioglimento del suo settore di sfilata. Lui ripercorre il corteo, controcorrente, per prendere l'aereo che lo riporterà a casa, in Inghilterra dove vive da 50 anni con la moglie Maureene da cui ha avuto tre figli. «Ormai nel gruppo siamo solo una 60ina. Ci stiamo assottigliano, ma teniamo duro», dice Roncarati. Ogni volta che incontra un vessillo di sezione, si arresta per il saluto, anche a costo di perdere l'aereo.

d. men

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13/05/2013

Tragedia russa, i ricordi infiammano i giovani

In centinaia alla mostra sulla ritirata allestita da un reduce

«Ho letto il suo libro in una notte». E' entusiasta Franco Bonodio, alpino di 31 anni proveniente da Verbania, dopo l'incontro con un commilitone che ha 60 anni più di lui: si tratta di Pasquale Corti, modenese di Montefiorino, reduce della ritirata di Russia, 91 anni e una forza incredibile che mantiene per testimoniare. Corti ha scritto un libro le cui foto sono state esposte in una mostra allestita nella sede degli Amici dell'arte di Piacenza. Sono stati centinaia i visitatori che si sono assiepati nella sala, troppo piccola per contenerli tutti. «La gente è pronta ad ascoltare, dopo tanti anni in cui ci si vergognava di dire che eravamo andati in Russia» dice Pasquale, ieri intervistato da Libertà.
«Ho letto sul vostro quotidiano di questa mostra sulla ritirata di Russia - dice Bonodio - ma non immaginavo di trovare qui il reduce. Ho parlato con lui due ore, ho letto il suo libro d'un fiato e ho capito tante cose». Il 31enne ha scelto di fare l'alpino volontario quando la leva obbligatoria stava finendo (9° scaglione, 2003). E' della sezione Intra di Verbania ed è a capo del suo gruppo. Con lui Alessandro Fornaroli di Cremona. «Il racconto dei reduci - osservano - ti fa avere la sensazione quasi fisica di quello che accadde in quelle due tragiche settimane di ritirata: l'indifferenza dei tedeschi che lasciavano gli italiani laceri e appiedati. Ma anche atti di coraggio, come quello di Pasquale che dopo l'8 settembre fuggì dall'ospedale militare: la gamba ferita, si mise a camminare sulle ginocchia. Qui in Italia li avevano messi in quarantena i nostri reduci di Russia. E a migliaia rimasero là, cadaveri».
Ieri Corti ha incontrato il piacentino Luigi Tassi, 98 anni, tenente medico e reduce di Russia. «Questo vuol dire "adunata": le testimonianze, la visita alla città», commentano alcuni alpini di Crema. Hanno passato la notte di sabato a suonare la fisarmonica e la mattina sveglia, per la sfilata. Ad ammirarla, tanti alpini con le famiglie, come Alberto Andreoletti con la compagna Monica. Classe '67, lui il militare lo ha fatto ad Aosta. Ora abita a Torino, ma ha scelto di entrare nel gruppo del paesello dove ha la seconda casa, a Bisuschio (Varese): duemila abitanti e cento alpini associati. La compagna ora lo segue alle adunate: «Le ho scoperte a Torino e me ne sono innamorata». Eccoli gli alpini torinesi che si allineano: camicia blu, fazzoletto giallo, memori dell'adunata a Torino, per i 150 anni dell'Unità d'Italia. «Ma è bella anche Piacenza, che finora avevamo visto solo dall'autostrada» dice Claudio Bertero, vicecapogruppo di Poirino, 9mila anime e 100 alpini. «E poi è la Primogenita. Abbiamo trovato pure il sole. Ah, dice che lo abbiamo portato noi? ».

Donata Meneghelli

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12/05/2013

Sfilano gli Alpini

Dopo la grande festa il lungo giorno dell'Adunata

di GAETANO RIZZUTO
E' il lungo giorno dell'Adunata. Dopo la Grande Festa, che da tre giorni coinvolge decine di migliaia di alpini e piacentini, oggi è il momento della sfilata. Marciano, per l'intera giornata, gli alpini di tutte le regioni d'Italia e di tutti i Continenti.
Oggi a Piacenza siamo in quattrocentomila, forse anche di più. Nella lunga storia della città non si ricorda un evento così speciale e straordinario. Un evento che lascerà il segno.
Gli alpini, con la loro simpatia, hanno contribuito a riscaldare e trasformare Piacenza. E i piacentini hanno risposto al grande abbraccio alpino con entusiasmo, amicizia ed emozione. Gli alpini hanno apprezzato Piacenza e i piacentini e noi li abbiamo accolti con calore e affetto. Ci mancheranno. Questo evento dimostra che i piacentini sanno rispondere ai grandi eventi, hanno voglia di uscire e di far festa. Grazie, amici alpini, per il regalo che ci avete fatto.

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12/05/2013

Penne nere, 400mila all'alba Ma la città regge l'onda d'urto

Migliaia di persone per le vie del centro arrivate da tutta l'Italia
Tra cori, bancarelle sul Pubblico Passeggio e piazze affollate di turisti

Gli ultimi alpini saranno scesi dai pullman questa mattina, e saranno in tutto 400mila. "Barcollo ma non mollo". Il motto degli alpini calzerebbe a pennello. Invasa, un filino frastornata, ma allo tsunami delle penne nere finora la Primogenita ha retto con nonchalance, e con misura. Anche se Piacenza in queste ore non è più la città che tutti conoscono. Trasfigurata dalla presenza di quattrocentomila persone - quelle annunciate sulla carta. L'impatto non poteva essere indifferente. Corso Europa, meglio i prati a ridosso di Corso Europa sono diventati un maxi accampamento dove le tende, i camper, gli insediamenti che da questa notte cominceranno il viaggio a ritroso si perdono a vista d'occhio. Il vallo delle Mura è diventata un'altra città. Via IV Novembre idem, con panni stesi ad asciugare sotto un sole rinnovato, dopo il forte acquazzone di venerdì all'imbrunire. Carni sulla griglia, calici in alto a brindare in improbabili brindisi alle 10 del mattino, come altrettanto improbabile sarebbe (ma gustoso, questo sì) un piatto di lumache in umido con il peperoncino offerto a metà mattinata, fumante, ai visitatori dagli alpini bresciani in Corso Europa.
Le vie del centro sono percorse da un flusso caotico, divertito e spesso divertente, perchè colorato, indolore, goliardico quanto basta per non offendere nessuno sul serio. Ogni androne, ogni angolo diventa l'occasione per un crocchio di cappelli verdi, che intonano cori.
Alpino della Valbrembana Teodoro Gherardi, 25 adunate nel carnet. Il bergamasco arriva in camper a bordo c'è un'originale doppia bici con cestino in avamposto.
Al suo fianco, come in ognuna delle adunate dell'ultimo quarto di secolo, c'è la moglie, Maria Marconi. «Ho 71 anni - dice lei - ma ci tengo proprio, a non mancare a queste adunate». Via Roma è un melting pot assoluto, di neri, e di alpini. Un curioso, inedito binomio. Issa, dal Senegal, abbracciato all'alpino Igor, di Cividale del Friuli, valli del Natisone. Igor, friulano, e Issa, senegalese, sono quasi un simbolo tutto ancora da decifrare dell'anima che in questi giorni Piacenza ha assunto. Tra via Roma e via Alberoni gli ambulanti immigrati hanno messo in terra un improvvisato mercato. Si vendono t shirt, braccialetti, si vendono chiacchiere. A barriera Roma l'alt dei vigili all'ingresso è perentorio. Resta fuori, tra i tanti, Vigilio Mortignon, col suo cappello da alpino gigante sulle quattroruote, «tutto in vetroresina», che nel vano posteriore ospita compagni e compagne e pure una fisarmonica a cui dar fiato. Piazza Duomo come piazza sant'Antonino, a memoria è difficile ritrovarle così pullulanti di gente, grandi, piccini, di tutte le provenienze. Durante quest'ultima notte il ventre di altri 2.500 pullman in arrivo a Piacenza riverserà ancora fiumi di gente, tra piacentini divertiti e conquistati, oppure risentiti e arrabbiati, o solamente indifferenti. E così questa città inedita (quando mai s'è visto il mercato cittadino in via Tramello?) si appresta a vivere il suo giorno più lungo.

Simona Segalini

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12/05/2013

Aspettano la stecca, quelli di Pordenone

Aspettano la stecca, quelli di Pordenone. Una ventina di alpini friulani sono ospiti alla parrocchia di San Giuseppe Operaio, insieme a quelli di Brescia e di Asti. Don Stefano Segalini accoglie e smista. Il capogruppo Michele Forzin: «Sì, noi di Pordenone domani sera (stasera, ndr.) porteremo a casa la stecca, perchè la prossima edizione sarà la nostra». E giù pacche sulle spalle, e sorrisi, in questo gruppo tra i più giovani, su Facebook col profilo "Alpini si nasce". Il più giovane in assoluto si chiama Alessandro Tomè e di anni ne ha 31. Tutta la cintura esterna della città, giorno dopo giorno, è stata progressivamente "invasa". Una selva di tende, di camper, di auto, un alpino è arrivato sul suo Tir, religiosamente parcheggiato in via IV Novembre. Come viale Patrioti, trasformato suo malgrado in un grande residence lineare. Trentini della Val Rendena, Dario Collini e Marco Valentini, soprannominato "Borsat" («che vuol dire piccolo, perchè mio nonno era piccolino, io no, ma il nomignolo è rimasto»), entrambi alpini. Sorseggiano vino bianco «di quello buono», ai bordi della strada, trafficata nonostante le limitazioni, dove una volta si fermava il bus. Sembra il revival di un vecchio spot per pubblicizzare un amaro. Dario, racconta, ha fatto il militare alla caserma Piave di Dobbiaco, gruppo Asiago, 30esimo Battaglione, il Car a Cuneo. Marco, «per farla breve», dice soltanto che frequentò il primo corso all'Acs di Spoleto, quindi paracadutista all'Orobica. «Alpini? Si nasce, e si cresce, perchè esserlo non basta, bisogna nutrirlo questo seme», avverte Marco, la barba lunga, seduto e serafico mentre dietro il traffico sfreccia di fretta, tra cori e clacson. Da Brescia, ma nel gruppo dei trentini, c'è l'alpino bresciano «Seccamani Aldo, imprenditore di Lumezzane, alpino militare nel 1962 nel quinto alpini di Venosta, dove faceva molto, molto freddo». Si stringe tra le spalle Emilio Sabatini, alpino di Udine, militare a Chiusaforte, oggi a Piacenza, in via IV Novembre con la moglie, tre camper di amici di Modena e Antonio, di Milano, anche lui penna nera. Si stringe tra le braccia quando gli dici che sì, qualche eccesso nella notte all'ombra del Gotico, si è registrato nella notte brava degli alpini.
«C'è chi si lascia andare, ma non sono veri alpini, non hanno fatto la naja sul serio». E sulla Primogenita, e sulla sua prima volta ad accogliere alpini da tutto il pianeta, ancora Emilio da Udine: «L'organizzazione è davvero eccellente, ottima l'attività della polizia municipale, ottima la gente di Piacenza, così accogliente». Ultima leva militare a Trento e a Cuneo i "bocia" di Novara, col capo Sebastiano Pezzimenti. Via IV Novembre, praticamente bloccata al traffico e presidiata da centinaia di veicoli per l'alloggio degli ospiti è quasi irriconoscibile. Sebastiano e compagni preparano la carne per la grigliata di mezzogiorno. Capita anche di fare strani incontri. Nella festa generale si è "imbucata" anche Teresina, capretta di Torino. Il suo accompagnatore le allunga un pugno d'erba fresca. Teresina abbassa il muso, stordita e forse anche un pò infastidita dalla calca degli obiettivi che vogliono immortalarla. Però col cappello e la penna in capo, al cui fianco svettano le corna, è un bijoux.

sim. seg.

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12/05/2013

Il grande giorno è arrivato Sfila un fiume di Alpini

Sono attesi per stamattina 2.500 pullman e cinquantamila auto

Ci siamo: è arrivato il giorno clou dell'adunata. Per tutta la giornata di oggi, a partire dalle 9, sfileranno decine di migliaia di alpini accompagnati da fanfare e dalle autorità locali e nazionali. Per le prime ore di stamattina era previsto l'arrivo di 2.500 pullman e 50mila euro. Numeri destinati a raddoppiare la presenza, già ieri altissima, delle penne nere e portarle a quota 400mila. Aumenta il numero e l'entusiasmo: lo si vede nella strade, negli occhi della gente. Piace Piacenza viva e vivace. Musei e bar sono gremiti, si scende per le strade per un bagno di folla e di musica. Gli alpini ci stanno portando una ventata di allegria e per nessuna ragione la maleducazione di pochi deve buttare un'ombra sulla festa. «Chi si comporta male non è un alpino - ci ha detto Nino Geronazzo, presidente del Coa (Comitato organizzatore adunata) - l'adunata per noi è gioia ma, soprattutto, un momento sacro». Si distingua dunque fra i veri alpini e gli infiltrati, fra coloro che portano con orgoglio e responsabilità il cappello con la penna e chi invece scambia l'Adunata per una grande festa della birra e del vino. Gli alpini iscritti all'Ana conoscono le regole, sanno che non si gira con i "trabiccoli" pericolosi per se stessi e per gli altri (l'altra sera in un incidente è rimasto gravemente ferito un 41enne di Belluno come riferiamo a pagina 12). Sì dunque alla festa grande, nelle regole di chi vive con coerenza il codice alpino di onestà e solidarietà. Di chi si sente inserito in una grande famiglia, onora e rispetta i "veci", non dimentica chi "non è tornato a baita ed è andato avanti". Il Duomo di Piacenza ieri sembrava piccolo, tanta era la gente che lo gremiva e che ha pregato insieme. La festa continua oggi: la Strada Farnesiana, piazza Velleia, piazzale Libertà, lo stradone Farnese, corso Vittorio Emanuele II, piazzale Genova, via Genova, via XXIV Maggio, via 4 Novembre saranno l'alveo nel quale scorrerà un fiume di penne nere. La cerimonia si concluderà stasera col passaggio della stecca a Pordenone e l'Ammainabandiera in piazza Cavalli. All'evento parteciperanno il ministro della Difesa Mario Mauro, il generale Alberto Primicerj comandante delle Truppe alpine, il capo di Stato Maggiore dell'Esercito generale Claudio Graziano, la vicepresidente del Senato Valeria Fedele, i senatori Carlo Giovanardi e Cinzia Bonfrisco, l'onorevole Paola De Micheli, il presidente della Regione Vasco Errani, l'assessore regionale Paola Gazzolo. Sarà presente anche Maurizio Crepaldi direttore territoriale Piacenza Pavia di Cariparma Crèdit Agricole.

parom

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12/05/2013

«Nell'Adunata il legame tra società e Forze armate»

di GIORGIO NAPOLITANO
In occasione dell'86ª Adunata degli alpini, rivolgo un deferente pensiero ai Caduti della specialità e saluto il Labaro dell'Associazione, simbolo di valore e amor di Patria.
Si rinnova come ogni anno il tradizionale e affettuoso appuntamento tra i cittadini e gli alpini di ogni età, in servizio e in congedo, che da sempre costituisce emblematica testimonianza dei fortissimi sentimenti che legano indissolubilmente il territorio, la società nazionale e le Forze Armate.
Sono sentimenti di orgoglio per i valori di coraggio, generosità e dedizione al dovere che da sempre contraddistinguono il Corpo, nella memoria dei grandi contributi offerti all'Italia nel corso della sua storia. Sono sentimenti di appartenenza e condivisione per il costante e costruttivo impegno profuso dalla specialità nelle missioni internazionali al servizio della sicurezza e della pace.
All'Associazione esprimo il mio apprezzamento per l'assidua e attenta opera di raccordo, coesione e promozione che svolge quotidianamente e che assume particolare significato in questo difficile momento di profonda trasformazione e innovazione dello strumento militare, di fronte ai mutati scenari di impiego ed alla critica contingenza economica.
Idealmente presente, formulo l'auspicio di una perfetta riuscita della manifestazione e invio un caloroso saluto a tutte le Penne Nere.

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12/05/2013

Alpini d'Italia

di MARIO MAURO

Alpini d'Italia,
in occasione della vostra 86ª Adunata Nazionale desidero porgere a voi tutti il saluto caloroso del Governo, delle Forze Armate e mio personale.
Per l'ospitalità con la quale ha accolto oggi le Penne Nere provenienti da ogni parte d'Italia, d'Europa e del Mondo, rivolgo un'espressione di sentita gratitudine all'Amministrazione comunale di Piacenza, prima tra le città italiane a votare, il 10 maggio 1848, la sua annessione al Piemonte, meritando da re Carlo Alberto di Savoia l'appellativo di "primogenita".
Desidero, inoltre, esprimere il mio più vivo apprezzamento all'Associazione Nazionale Alpini, al suo Presidente, Corrado Perona, a tutti i Soci, e a quanti hanno a cuore le Penne Nere, per l'impegno profuso nell'organizzare la manifestazione odierna, divenuta ormai tradizione tra le più belle e sentite del nostro Paese.
È, quello odierno, un evento unico, che rafforza i vincoli fra le Forze Armate e gli Italiani, ravvivando sentimenti condivisi quali l'amor di Patria e il senso del dovere. Onestà e solidarietà, scelte come parole simbolo di questa Adunata, sono valori che gli Alpini contribuiscono a mantenere vivi nella coscienza collettiva nazionale, anche attraverso il ricordo dei tanti Caduti, di ieri e di oggi, al cui sacrificio rendiamo doveroso omaggio.
Un esempio, il loro, fatto di dedizione assoluta e di fedeltà alle Istituzioni, patrimonio irrinunciabile di questi Soldati tanto amati nei quali gli Italiani profondamente si riconoscono. Protagonisti di pagine di straordinario valore nella storia nazionale - dall'Ortigara nella Grande Guerra, alle steppe del Don nel secondo conflitto mondiale, fino alle odierne basi avanzate nell'Ovest dell'Afghanistan - le Penne Nere hanno onorato il nome dell'Italia e, spesso, suscitato l'ammirazione del nemico.
Ovunque chiamati, i nostri Alpini hanno risposto all'appello senza riserve e con riconosciuta efficienza, in Patria e nelle missioni per la pace, per il mantenimento della sicurezza e della stabilità internazionale.
Un impegno che li vede, oggi, protagonisti anche nelle attività di soccorso alle popolazioni e di tutela ambientale svolte dalla Protezione Civile dell'ANA e, in varie forme, dai numerosi volontari dell'Associazione.
Cari alpini, a voi tutti giunga l'affetto degli Italiani e l'augurio di un pieno successo della manifestazione.

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12/05/2013

commozione alla messa in memoria dei compagni defunti

piacenza - Dopo 45 anni si sono finalmente riuniti gli allievi ufficiali di complemento del 51° corso Auc: gli Alpini della scuola militare di Aosta.
Si erano trovati in 172 nel lontano 22 aprile 1968 alla stazione ferroviaria del capoluogo della "Vallèe" e furono riaccompagnati alla stazione il 21 settembre dello stesso anno col grado di sergente allievo ufficiale.
Si presentarono immediatamente ai battaglioni di destinazione in molte Regioni d'Italia, per congedarsi infine col grado di sottotenente nel luglio 1969.
Grazie al commilitone Gianpaolo Scarel di Udine (la "sveglia" del corso Auc che ha anche costruito il sito www. corso51smaaosta. altervista. org) si sono incontrati venerdì scorso all'adunata di Piacenza, ricordando con una santa messa i sedici amici "andati avanti". Fine della giornata con un incontro conviviale e poi tutti in branda. Oggi saranno ovviamente presenti alla parata.

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12/05/2013

«Una famiglia grande, sana»

«Una famiglia grande, sana». Corrado Perona, segretario nazionale dell'Ana, pronuncia almeno cinque volte il termine famiglia nel suo discorso, ieri mattina a Palazzo Gotico, in occasione dell'incontro con i rappresentanti dell'Associazione, con la sezione provinciale, le autorità, le 32 sezioni e i sei gruppi autonomi dell'associazione nazionale alpini nelle varie nazioni del mondo e i membri della Federazione internazionale dei soldati di montagna.
La sua famiglia è quella cui ha trasmesso che cosa significhi essere alpini, è quella della figlia, che piange commossa in fondo a palazzo Gotico. E la sua famiglia è anche quella instancabile delle Penne nere, la cui guida passerà la prossima settimana dalle mani di Perona a quelle del suo successore. L'Adunata, per Perona, è il momento in cui la famiglia si ricongiunge, un abbraccio grande e non privo di sacrifici che sa ancora unire il mondo, arrivando fino al Sud Africa, all'Argentina, alla Colombia.
«L'Europa oggi deve essere nazione unica - ha detto Perona - per poter vivere in modo decoroso. L'Europa ha bisogno di pace e di fraternità, camminare su strade separate sarebbe sintomo di distruzione morale e materiale. Oggi siamo qui, siamo uniti, siamo insieme. E ringrazio il presidente della sezione provinciale Bruno Plucani: ha comprato un abito nuovo per l'occasione ma ha mantenuto un cuore di valori "vecchi", nel senso positivo del termine, perché quel suo cuore lo ha portato ad ottenere l'Adunata a Piacenza. Dobbiamo essere onesti - ha incalzato Perona -, dobbiamo cercare la qualità. Non permettiamo che ciò che ci hanno trasmesso i nostri padri vada perduto».
Plucani ha consegnato un riconoscimento per l'organizzazione dell'Adunata alle istituzioni che hanno contribuito alla sua realizzazione. Premiati il sindaco Paolo Dosi, l'ex sindaco Roberto Reggi, il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, e il suo predecessore, Gianluigi Boiardi, oltre alle sezioni estere presenti, a Nino Geronazzo, che ha presieduto il comitato organizzatore in questi mesi, e a due importanti reduci. Il primo è stato Cristiano Dal Pozzo da Asiago, unico reduce alpino della guerra in Etiopia, nato il primo dicembre 1913 e quindi prossimo a compiere cent'anni; il secondo, Bortolo Bergonzi, dai monti bergamaschi, reduce in Grecia e mandato in Australia come prigioniero, dove è tornato successivamente a vivere.
«Questa è la mia quinta adunata, ma ogni volta per me veder sfilare la Bandiera e vedere tutti voi, alpini, è un momento particolare, tra i più commoventi - ha detto il Generale Comandante delle Truppe Alpine, generale di corpo d'armata Alberto Primicerj -. Anch'io sono stato fuori dal nostro Paese per parecchi anni, per questo ora più che mai mi rendo conto cosa significhi davvero portare in testa quel cappello e incarnare quei valori. In questa adunata si è parlato tanto di onestà e solidarietà, principi che i nostri lavoratori onesti al di fuori dei nostri confini esprimo ogni giorno: vi siete sobbarcati chilometri e ore di viaggio per venire qui con noi».
«Lo scorso mese di novembre, durante il viaggio di una delegazione istituzionale piacentina a New York in visita alla comunità degli emigrati piacentini negli Stati Uniti, ho personalmente assistito al "gemellaggio ideale" tra la sezione provinciale e quella americana degli Alpini - ha concluso il presidente della Provincia, Massimo Trespidi -. Lì si è consolidata una forte condivisione di ideali e di intenti che prosegue qui oggi a Piacenza: così come la nostra comunità mantiene saldo il legame con gli emigrati piacentini nel mondo, così la storia degli Alpini non conosce confini geografici».

Elisa Malacalza

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12/05/2013

«La vostra gioia ha lasciato il segno Lunedì proveremo già nostalgia»

Al Municipale incontro di commiato e di promesse. Da Ana un contributo di 50mila euro a "Progetto vita" e all'associazione "Oltre l'autismo". Il grazie dall'Emilia terremotata

Passione, calore, dedizione, solidarietà e soprattutto cuore: è l'essenza dell'essere alpini, alpini per sempre veci o bocia. Ancora oggi. Parola di penne nere e non solo. Sono i cardini su cui si muove, da 86 anni, l'Adunata alpina. Lo ha ricordato, non senza emozione, il 16esimo presidente dell'Ana Corrado Perona, protagonista della giornata piacentina di ieri al Municipale. Anche una città come Piacenza «un frullato di emiliani, lombardi, piemontesi e liguri» e conosciuta (e anche spesso rimproverata) per essere parca nell'esternazione dei sentimenti, o meglio fredda, dimostra di apprezzare l'emozione e la gioia che un'Adunata alpina lascia dietro di sè. Come è accaduto a Bolzano che ha ospitato il raduno nazionale lo scorso anno e di cui ancora oggi è vivo il ricordo come testimonia l'attenzione dedicata dai media sudtirolesi all'evento della nostra città in questi giorni e da quella terra di monti e di confine sono approdati in riva al Po in 500. I riflettori del Municipale si sono accesi ieri anche su Bolzano. Infatti, per l'Adunata dello scorso anno, sono stati premiati "giornalisti dell'anno" Florian Kronbichler del Corriere della sera edizione Sudtirolo e il direttore dell'Alto Adige Alberto Faustini. Arriviamo all'oggi, all'Adunata di Piacenza che, per dirla con il sindaco Paolo Dosi, ci ha aiutato «A conoscere meglio noi stessi e a scoprire di essere diversi da quello che pensiamo».
Ieri sera il Municipale ha accolto un saluto ufficiale e riconoscente dell'Ana prima della sfilata prevista oggi. E' oggi il clou. Con tanto di bagordi della festa del sabato sera (d'obbligo) che precede ogni sfilata in omaggio al labaro carico di 200 medaglie d'oro, simbolo primo dell'appartenenza al corpo sia per gli alpini in congedo, sia per gli alpini in armi.
Gli alpini militari presenti sul palco nelle massime rappresentanze con il capo di Stato maggiore dell'esercito Claudio Graziano e il generale Alberto Primicerj capo delle truppe alpine, hanno ricordato il filo rosso che lega gli appartenenti agli alpini anche se, hanno segnalato entrambi, l'esercito è molto cambiato rispetto agli anni della leva militare. Un cambiamento dettato dai mutamenti della società. Nei loro interventi hanno fatto cenno alle molte missioni di pace in cui sono impegnati a cominciare dal Mozambico fino all'Afghanistan. Missioni che hanno comportato anche un alto tributo di sangue da parte dei nostri soldati. Hanno ricordato.
Un incontro con innumerevoli significati compreso anche il saluto che il presidente nazionale di Ana Corrado Perona ha voluto dare dal palco del teatro perché dopo 9 anni di presidenza tra otto giorni lascerà la guida dell'associazione ad altre mani. Per lui una sorpresa da parte del senatore Carlo Giovanardi che gli ha consegnato l'onorificenza di Cavaliere di Gran croce dell'ordine militare della Repubblica. E in apertura dell'appuntamento la lettura del messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (integrale in queste pagine insieme a quello del ministro Mario Mauro).
Dagli alpini una concreta dimostrazione di affetto verso la città che li ha ospitati con un contributo di 50 mila euro consegnato a Progetto Vita (35mila euro, saranno destinati a potenziare la rete di defibrilaltori nelle scuole) e all'associazione "Oltre l'autismo" (15mila euro per un aiuto alle famiglie) li hanno ritirati rispettivamente la dott. Daniela Aschieri e la dott. Maria Grazia Ballerini. «Questa - ha detto la dottoressa Aschieri - è la prima adunata cardioprotetta della storia. Dislocati in diverse zone della città 100 apparecchi defibrillatori oltre alla rete già esistente». La solidarietà è riecheggiata nelle parole di tanti interventi, militari e non. A cominiciare dall'assessore regionale Gian Carlo Muzzarelli che ha ricordato il lavoro donato nelle zone terremotate emiliane «Siete un buon esempio di bella Italia vi ringrazio tutti per essere stati sempre in prima fila. Una pagina importante nella storia della nostra città la presenza degli alpini, ha ricordato il presidente della Provincia Massimo Trespidi presenza che si è intrecciata anche con la storia dell'Unità del nostro paese con la ricorrenza della proclamazione del Plebiscito per l'annessione al Regno di Sardegna il 10 maggio del 1848. La commozione è stata la cifra che ha dominato le due ore trascorse al municipale, insieme a quella di Perone anche il presidente dell'associazione piacentina Bruno Plucani che ha ricordato la scadenza a giugno del suo mandato e ha messo in rilievo la tolleranza e la pazienza nell'accettazione degli alpini talvolta anche un poco esuberanti. In chiusura targhe di riconoscimento per i rappresentanti delle istituzioni, ma anche una targa di gratitudine alla signora Brogni per ricordare il marito Antonino «Una colonna del Comitato organizzatore dell'Adunata - ricorda Nino Geronazzo, consigliere nazionale Ana - prematuramente scomparso poco prima dell'Adunata».
Infine l'invito alla festa del sabato sera. Con giudizio, s'intende.

Antonella Lenti

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12/05/2013_32

«L'Albatros ha gettato i semi delle nostre missioni di pace»

Il capo di stato maggiore dell'Esercito, generale Graziano, all'arena Daturi con i ragazzi di vent'anni fa in Mozambico

Un'emozionante avventura che ha gettato i semi delle missioni internazionali. Così il capo di stato maggiore dell'Esercito, il generale di Corpo d'Armata Claudio Graziano, ha definito la missione Albatros che nel 1993 portò i nostri soldati, tra cui gli alpini, in Mozambico. Fu l'ultima missione a cui parteciparono soldati di leva. Tra questi anche trenta giovani piacentini, di città e provincia. Oggi saranno tra i primi a sfilare nella grande parata. Ieri molti di loro erano alla Cittadella Alpina, all'arena Daturi, insieme al loro vecchio tenente colonnello Claudio Graziano che, vent'anni dopo, ritrovano capo di stato maggiore dell'Esercito.
«Grazie di essere qui a testimoniare i valori alpini - prende la parola il generale Graziano -, in un momento in cui in Italia tutti dobbiamo lavorare nel rigore e nella sobrietà, l'essere qui riuniti per i valori che ci hanno portato in Mozambico (la solidarietà umana, la solidarietà verso i popoli, l'aiuto a persone meno fortunate), è un messaggio di ottimismo che va a tutto il Paese e di cui io sono profondamente grato all'Associazione alpini (anche se in Mozambico non c'erano solo le penne nere) ». Ricorda i due caduti in Mozambico - il tenente Montagna e il sergente maggiore Stabili - e l'ultimo in Afghanistan - il caporal maggiore Chiarotti -. «I soldati di leva in Mozambico hanno dato una prova di professionalità e capacità davvero entusiasmante - evidenzia - ed è su queste basi che è stato costruito il futuro». «Noi eravamo in Mozambico nel 1993-'94 - ricorda -, contemporaneamente la Folgore era in Somalia: i semi delle missioni di pace internazionali sono stati gettati in quelle missioni e da quei soldati». A margine del discorso ufficiale un pensiero va a Piacenza: «E' una città di pianura, è vero, ma è vicina al cuore dell'alpinità; mi pare che la riposta della sua popolazione sia molto attenta ed abbia compreso i valori di solidarietà, di amicizia e di ottimismo che trasmettono gli alpini». Ma anche all'Afghanistan: «La transizione in Afghanistan è un momento delicato e importante: da una parte perchè gli afghani assumono la responsabilità della loro sicurezza e dall'altra perchè chi vuole ostacolare a tutti i costi il percorso di pace, evidentemente è di questi tempi che deve operare».
Ultimo, ma non ultimi, i suoi ragazzi: «Il soldato italiano - donna o uomo - ha raggiunto un livello di efficienza che è pari o superiore a quello delle altre forze armate, ma soprattutto riesce a coniugare la fermezza (la capacità di assolvere al proprio dovere) e il sentimento (il nostro obiettivo è aiutare la popolazione) ».

Federico Frighi

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12/05/2013

Gli applausi dello stadio Garilli

Gli applausi dello stadio Garilli, ieri mattina, non sono andati solo ai diciassette alpini paracadutisti che si sono lanciati, ma anche a due ospiti, due amici che hanno una storia particolare alle spalle e che ci hanno raccontato. Sono il caporal maggiore capo, medaglia d'argento al valore civile, Ferdinando Giannini e il primo maresciallo Luca Barisonzi, croce d'argento per le vittime del terrorismo e croce d'argento al valore dell'esercito. «Era l'8 novembre del 2002 - racconta Giannini, 33 anni - e stavo rientrando a casa perché in licenza dalla mia caserma di Venzone. Mi sono fermato a soccorrere una macchina ribaltata sul ciglio della strada: ho spaccato i finestrini, messo in salvo le due persone che stavano all'interno e poi è successo. Sono stato investito da un camion e ho perso una gamba». Due anni dopo nel 2004, Giannini ha ricevuto dall'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi la medaglia d'argento al valore civile. «Ero tiratore scelto fuciliere assaltatore - racconta Giannini - ora lavoro allo Stato maggiore della Difesa e mi occupo dei feriti e dei decessi che avvengono nelle Forze armate». Piacenza ha stupito positivamente il caporal maggiore capo: «Si sentiva dire che Piacenza fosse una città "timida", invece ci ha accolti in modo fraterno e spettacolare. Piacenza è una città molto bella e accogliente».
Il racconto di Luca Barisonzi inizia in Afghanistan: «Mi trovavo in missione nella fob di Bala Murghab dal settembre del 2010 e il 18 gennaio del 2011 è avvenuto l'attentato. Io facevo parte di una squadra che doveva sorvegliare la valle da alcuni punti di osservazione sulle colline. Vedevamo tutta la zona e dovevamo evitare l'arrivo di nuovi attacchi. Un lavoro che facevamo insieme alle forze armate afghane. E' stato proprio un infiltrato nelle loro forze a commettere l'attentato. Quando ho avuto il sentore che potesse essere un infiltrato era troppo tardi, stava già sparando su di me e sul mio collega Luca Sanna che non ce l'ha fatta». Barisonzi, 23 anni, è nato a Vigevano e fa parte dell'8° Reggimento Alpini. A seguito dell'attentato ha perso l'uso delle gambe: «Sono ancora in servizio e stiamo pianificando dei miei interventi nelle scuole per raccontare ai ragazzi la mia esperienza e i valori che porto dentro. Credo in quello che è il nostro Paese e voglio che sia mantenuto libero. Vorrei far capire ai ragazzi il senso della parola libertà. Noi possiamo vivere liberi e questo è davvero fondamentale per un popolo».
Nonostante il terribile attentato nel quale si è trovato coinvolto, Barisonzi afferma: «Se io potessi tornare indietro rifarei tutto quello che ho fatto, sono convinto delle mie scelte». Infine il giovane alpino rivolge un complimento speciale a tutta la città: «Anche i piacentini sono molto alpini, qui ci si sente a casa, Piacenza ci ha riservato una buona accoglienza».

n. n.

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12/05/2013

Lo spettacolo degli alpini parà «Che bella Piacenza dall'alto»

Allo stadio Garilli 15mila spettatori con gli occhi puntati al cielo

Quindicimila persone con gli occhi puntati verso il cielo per il lancio degli alpini paracadutisti in congedo. Lo stadio Garilli di Piacenza era colmo e ha accolto ogni atterraggio con una ola e tanti applausi.
Il "Pilatus Porter" dello Skyteam di Cremona ha sorvolato lo stadio di Piacenza più volte facendo lanciare i diciassette alpini paracadutisti. Piccolo incidente in fase di atterraggio per uno di loro che ha riportato una distorsione alla caviglia destra ed è stato portato via dallo stadio in ambulanza. Nel prato del Garilli molte autorità civili e militari fra cui il comandante del IV Reggimento alpini paracadutisti rangers colonnello Pietro Addis, il generale Fausto Macor vicecomandante delle truppe alpine, il tenente colonnello Davide Danieli comandante del battaglione "Monte Cervino", Italico Cauteruccio generale di corpo d'armata e poi il sindaco Paolo Dosi, il vice Francesco Cacciatore e Maurizio Parma vicepresidente della Provincia. Queste le prime impressioni degli alpini paracadutisti appena atterrati nel prato del Garilli.
tra le nuvole «Ho visto Piacenza per la prima volta proprio questa mattina dall'alto e devo dire che è bellissima. Questa è anche la prima volta che mi lancio ad una adunata: è andato tutto bene anche se l'emozione è stata davvero intensa. Vedere tutta questa gente fa un certo effetto. Io mi sono lanciato da 1000 metri con un paracadute foil 280 piedi. All'attivo ho circa 200 lanci tra civili e militari, ho iniziato a lanciarmi a ventitré anni nel 2007», dice Stefano unico fra i diciassette ad essere ancora in servizio come alpino paracadutista qualificato ranger.
Gli alpini paracadutisti rangers sono forze di protezione speciali formati e addestrati per operare in territori ostili, sia dal punto di vista del nemico sia dell'ambiente e per questo impegnati in numerose missioni all'estero come Afghanistan, Iraq, Mozambico e Libano.
grande amicizia «Io appartengo alla Brigata Folgore - spiega il campione Corrado Di Pietro - ma siamo talmente amici con gli alpini che ho voluto partecipare. L'amicizia ci accomuna davvero tutti. Il lancio di oggi è andato benissimo, mi sono lanciato da 1200 metri. Sono stato istruttore per tanti anni ed ho iniziato a lanciarmi nel ‘72». Alberto Marcolongo è un alpino paracadutista non più in servizio e sono dieci anni che si lancia in occasione delle adunate nazionali: «Il lancio è andato molto bene e vedere Piacenza dall'alto è stata un'emozione. Ho cominciato a lanciarmi a sedici anni e la passione penso sia nata perché abitavo vicino all'aeroporto e vedevo sempre gli altri paracadutisti lanciarsi. Continuo a lanciarmi e sono anche istruttore di paracadutismo». Direttore di lancio è stato Raffaello Venturi di Verona.
rinfresco per tutti L'evento è stato organizzato in collaborazione con la sezione piacentina dell'Anpd'I che ha allestito il rinfresco finale che ha chiuso l'avventurosa mattinata. Oltre a Stefano, Alberto Marcolongo e Corrado Di Pietro si sono lanciati anche
Giuseppe Trevisani, Alberto Dal Zovo, Edoardo Piva, Tiziano Zonta, G. Pietro Gervasoni, Arnaldo Tavola, Leonardo Bruno, Vincenzo Cereda, Severo Azzoni, Fausto Gabelli, Davide Orlandini, Giovanni Conforti, Remo Saccardi e Angelo Pirana. Per tutti loro un'esperienza indimenticabile e l'occasione per scoprire o riscoprire Piacenza mai così bella, animata ed accogliente come in questi giorni. E il bello deve ancora venire: la lunga parata muoverà i primi passi questa mattina proseguende per buona parte della giornata.

Nicoletta Novara

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12/05/2013

Boom di visitatori al Farnese e in viale Malta

Musei civici e mostra, 7mila ingressi
Una folla di visitatori come non si era probabilmente mai vista. I Musei civici di Palazzo Farnese, fino a ieri pomeriggio, hanno registrato l'ingresso di oltre 4.500 persone. E oltre 2mila sono stati i visitatori della mostra Un Raffaello per Piacenza. Pienone anche alle mostre dell'ex ospedale militare.

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12/05/2013

Officina piena d'ospiti in tende e camper. «Diventati come una grande famiglia»

(elma) Il cuore dei piacentini è davvero grande. Ne è viva testimonianza la generosità dei coniugi Tappani, arrivati ad ospitare fino a cento alpini in questi giorni. «Il piazzale della nostra officina è ora occupato da un centinaio di Penne nere, sono veramente molto educati, siamo diventati come una grande famiglia - spiega Pio Tappani, con la moglie Maria Teresa -. Arrivano dalla provincia di Bologna, precisamente da Vergato, e poi da Bergamo e da Udine. Ci siamo detti "perché no". Avevo conosciuto un alpino di Vergato trent'anni fa e ho voluto dare loro ospitalità. Ci hanno chiesto un posto, e noi ne abbiamo concessi cento. Nel frattempo si sono aggiunti anche camperisti da ogni parte d'Italia. Il nostro nipotino Leonardo aspettava gli alpini da tre mesi, anch'io sono stato orgogliosamente una Penna nera e ho cercato di spiegargli i nostri valori, primo fra tutti quello della solidarietà. Preoccupato? Per niente. Penso che mi lasceranno il piazzale ancora più pulito di prima, un alpino vero si riconosce ovunque. Siamo diventati tutti amici, oggi ho portato alcuni di loro a fare un giro in campagna».
C'è quindi un'intera città mobilitata non solo nell'accoglienza ma anche nell'ospitalità agli alpini. Molti alpini piacentini hanno messo a disposizione la propria casa per dare un alloggio agli "amici" arrivati da tutta Italia; altri ancora non hanno storto il naso se si sono trovati con una tenda alpina sotto casa, nel giardinetto di fronte al cancello o nel marciapiede davanti al portone. E in tanti hanno concesso agli alpini di utilizzare anche i propri spazi di lavoro. Come i Tappani in via Rigolli.
 

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12/05/2013

I cento fiocchi tricolori di Luisa, 94 "primavere"

GRAGNANO - Padre, fratelli, marito e figli, tutti alpini. E lei Luisa Crespoli, 94 anni, di Gragnano, non poteva che omaggiare il Corpo nei giorni della sua festa più grande. Ecco perché - grazie alla sua maestria che gli anni non hanno scalfito - ha realizzato con ago, filo di lana e tanto olio di gomito un centinaio di fiocchi tricolore da mettere sulle tombe dove riposano gli alpini defunti (che sono "andati avanti", come usano dire le penne nere).
Tutto è iniziato da una richiesta di Giuseppe Segalini, detto Cianello, uno dei figli di Luisa: «Mi ha chiesto se potevo fargli uno di quei nastri tricolore che avevo già confezionato per la Casa famiglia di Gragnano, luogo dove passo le giornate» dice la novantaquattrenne. «Così ne ho fatto qualcuna per lui, della misura giusta per essere indossata, quasi come una cravattina». In paese, qualcuno nota quel fiocco fatto a mano e la voce si sparge.
«Diversi compaesani mi hanno chiesto se potevo farne qualcuno anche per loro» ricorda la donna. «Uno dopo l'altro, siamo arrivati sul centinaio. In tutto, ci ho messo un mese di tempo. Qualche giorno, però, mi sono fermata perché a volte mi stufavo». Alcuni gragnanesi hanno quindi pensato di portare i nastrini realizzati da Luisa sulle lapidi degli alpini sepolti nel cimitero di Gragnano e nelle frazioni. «L'ultimo che ho fatto, fino a questo momento, è stato portato sulla tomba di Giacomo Chiesa, nel cimitero di Campremoldo - afferma Luisa -. Lo è venuto a prendere, pochi giorni fa, il fratello Stefano». La 94enne gragnanese, si diceva, proviene da una famiglia "alpina" al cento per cento. «Giuseppe Crespoli, mio papà, apparteneva a questo corpo: era un artigliere di montagna», dice Luisa Crespoli che, a fine giornata, rientra a casa sua per dormire dopo aver passato le ore diurne nella casa famiglia di via Verdi. «I miei fratelli Vittorio, Carlo e Marino - aggiunge - sono stati anch'essi alpini, così come mio figlio Cianello e mio zio Angelo. Tutti alpini, lo dico con orgoglio». Vedere così tante persone appassionate ai suoi bei fiocchi ha dato una bella soddisfazione a Luisa. «Non credevo piacessero tanto - ammette - le ho fatte per un dovuto omaggio, con amore e rispetto per ogni alpino». Gragnano si veste a festa anche grazie a un'altra iniziativa: l'esposizione di bandiere tricolori. Nei giorni scorsi i volontari Emilio Boledi e Federico Cigalini hanno piazzato tutte le tante bandiere che in questi giorni sventolano nel paese della Valtrebbia.

Riccardo Delfanti

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12/05/2013

Telelibertà porta l'adunata in tv Oggi in diretta la grande parata

Notizie, foto e video minuto per minuto sul sito www.liberta.it

Un appuntamento eccezionale come l'adunata degli alpini merita una "copertura" eccezionale.
E' quella che in questi giorni hanno messo in campo i vari canali di Telelibertà e il sito www. liberta. it, che non stanno perdendo neppure un attimo dell'evento storico che sta interessando Piacenza.
Oggi andrà in scena l'appuntamento clou, con 400mila penne nere che sfileranno per la città, da piazzale Libertà a barriera Genova. Per l'occasione Telelibertà (canale 98) e Telelibertà 2 (canale 289) seguiranno tutta la manifestazione in diretta a partire dalle 9 del mattino, per chi non fosse in casa o si trovasse lontano da un televisore è previsto lo streaming sul sito www. liberta. it
Su Telelibertà sono previste anche le edizioni del telegiornale: gli appuntamenti in diretta sono quelli delle 13.15, delle 19.30 (da piazzale Libertà) ed è prevista un'edizione eccezionale alle 22.30.
Per tutta la giornata di oggi, come del resto avviene dall'arrivo delle penne nere, il sito dell'Editoriale Libertà fornirà aggiornamenti, notizie in tempo reale, le foto e i filmati dell'adunata.
Straordinaria anche la copertura effettuata da Telelibertà: venerdì sera dalle 20 alle 22, insieme a Teleboario (emittente bresciana che da anni segue in esclusiva l'evento), la televisione dei piacentini ha trasmesso una diretta da piazza Cavalli per presentare alla città l'appuntamento che ha portato a quadruplicare in questi giorni la popolazione di Piacenza.
I cittadini oggi potranno seguire il live da piazza Cavalli grazie a un maxi schermo.
Ieri Telelibertà ha trasmesso alle 18 la messa solenne celebrata in Cattedrale dal vescovo Gianni Ambrosio e sempre alle ore 20.30 l'evento previsto al teatro Municipale con la partecipazione delle autorità.
Nel corso di tutte le edizioni del telegiornale sono state trasmesse le immagini più belle, originali e curiose, con le interviste ai protagonisti, i commenti delle penne nere e delle loro famiglie giunti a Piacenza e il parere dei piacentini su quello che si sta rivelando un evento indimenticabile per la nostra città.
Particolarmente apprezzata sul sito liberta. it la galleria fotografica con gli scatti che gli stessi protagonisti dell'adunata hanno realizzato e inviato all'indirizzo e-mail photogallery@teleliberta. tv, un modo per immortalare attimi che a loro modo resteranno nella storia di Piacenza e di coloro che hanno vissuto in prima persona questa grande festa di piazza che sta interessando tutte le vie della nostra città ormai da tre giorni.

Michele Rancati

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12/05/2013

«In ogni occasione siete sempre stati i buoni samaritani

«In ogni occasione siete sempre stati i buoni samaritani... con la vostra dedizione e il vostro sacrificio siate sempre testimoni di fede e di speranza per il popolo italiano». E' il messaggio che il vescovo Gianni Ambrosio ha voluto lasciare agli alpini. L'augurio più bello che si poteva fare ai cinquemila che ieri pomeriggio gremivano la cattedrale di Piacenza come poche volte a memoria d'uomo. Forse la messa di Giovanni Paolo II forse il congedo del vescovo Luciano Monari, forse l'ingresso dello stesso vescovo Ambrosio sulla cattedra di Piacenza-Bobbio. Nel Duomo, adornato a festa, non ci si riusciva a muovere. La processione d'ingresso sotto gli oltre cento labari delle sezioni alpine italiane, i cappellani militari con la penna nera. Le note maestose dei due cori Ana piacentini (Valnure e Valtidone) uniti per l'occasione. In prima fila il capo di stato maggiore dell'Esercito, generale Claudio Graziano, e il presidente nazionale Ana, Corrado Perona. Tanti, tantissimi in piedi sino al portone d'ingresso. E fuori, alla destra del sagrato, il maxi-schermo per chi rimane in piazza Duomo.
«La città di Piacenza e l'intera provincia vi accolgono con affetto e con stima - esordisce il vescovo - e soprattutto con grande riconoscenza, resa ancor più viva dalla tragedia del terremoto che ha sconvolto questa Regione: abbiamo visto il servizio che avete svolto qui in Emilia Romagna, in luoghi vicini a noi. Siete andati subito incontro alle persone per assisterle nel momento acuto dell'emergenza e avete poi proseguito il vostro servizio nella gestione dei campi o nella costruzione di scuole, di palestre, di chiese». «Sappiamo - prosegue il vescovo - che lo spirito di servizio e la pronta solidarietà sono da sempre la vostra caratteristica e il vostro stile. Ma la nostra riconoscenza è più sentita perché abbiamo potuto toccare con mano la vostra pronta dedizione». Ambrosio ricorda poi coloro che svolgono «l'arduo compito di promuovere la pace in varie parti del mondo, tutti gli alpini che sono "andati avanti", in particolare quelli che hanno versato il loro sangue per la Patria e per le missioni di pace nel mondo».
Evidenzia come la sacra scrittura celebri la festa dell'ascensione al cielo del Signore.
«La festa che oggi celebriamo è luce e speranza per tutti noi - osserva Ambrosio -. Il nostro cammino è illuminato, il nostro destino non è il nulla ma è la vita con Dio, la vita eterna».
In duomo gli alpini hanno portato l'altare da campo del beato Secondo Pollo, sacerdote di Vercelli, cappellano degli Alpini, martire della carità. «Lo vogliamo ricordare e pregare, insieme al beato don Carlo Gnocchi - esorta il vescovo - anch'egli pieno di amore per Dio e pieno di amore per i giovani». Alpini che in ogni occasione «sono stati "buoni samaritani" pronti ad aiutare con amore il prossimo». «Vi invito a continuare questa storia grande e generosa - il messaggio finale - alzando lo sguardo verso il cielo, verso Dio e guardando avanti. Siate, cari alpini, la parte viva del nostro popolo italiano che ha urgente bisogno di ritrovare la solidarietà, la collaborazione, l'impegno vero per il bene comune».

Federico Frighi

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12/05/2013

Macchina dei soccorsi a pieno ritmo: oggi anche 11 squadre lungo la parata

La giornata alla centrale operativa 118 di Piacenza è stata febbrile. Dopo la notte segnata dall'incidente in via Colombo, nel quale è rimasto gravemente ferito un 41enne bergamasco, in mattinata diversi interventi in città. Soccorsi e ambulanze sono scattati un centinaio di volte. La centrale operativa di via Anguissola è stata la regista dei soccorsi: dagli operatori del 118 sono partite le indicazioni per destinare pazienti all'ospedale da campo Ana in piazza Casali, ai tre posti medici avanzati e agli altri presidi di prima assistenza e soccorso. «Durante la mattinata - riferisce Stefano Nani, coordinatore 118 - le postazioni straordinarie hanno preso in carico circa una sessantina di persone». Nella grande maggioranza dei casi si è trattato di situazioni di lieve entità: malori, piccoli traumi, patologie internistiche. Intorno alle 11.30 si sono però verificati, quasi in contemporanea, due incidenti in strada. In viale Dante un 27enne piacentino è finito con la moto contro un'auto. Il giovane è stato quindi ricoverato in Terapia intensiva per trauma facciale. L'altro incidente in via Manfredi, dove una 94enne a piedi è stata urtata da una macchina. La donna è rimasta in osservazione in ospedale per trauma cranico. «Il Pronto soccorso dell'ospedale di Piacenza - aggiunge Enrica Rossi, direttore della centrale operativa - ha lavorato a pieno ritmo ma senza particolari rallentamenti: i residenti hanno accolto l'appello utilizzando i servizi sanitari con senso di responsabilità». Nel pomeriggio le attività si sono ulteriormente intensificate. Dalle 14 alle 20 sono stati effettuati 66 interventi, 56 in città. In particolare, i tre posti medici avanzati e l'ospedale da campo hanno preso in carico un'ottantina di persone. Sempre ieri sera, dalle 20 alla mezzanotte, sono entrate in servizio le sei squadre appiedate di volontari Ana, Croce Rossa e Anpas. I dettagli organizzativi sono stati messi a punto in un incontro tra i responsabili del 118 e i vertici delle associazioni. Oggi durante la sfilata saranno attivi in città dieci presidi straordinari. Piacentini e ospiti potranno rivolgersi, in caso di necessità, all'ospedale da campo in piazza Casali o ai tre posti medici avanzati nei chiostri del Duomo (Ana), in via IV Novembre (Cri) e in via Farnesiana (Anpas). Attivi anche 4 punti di prima assistenza (piazzale Libertà, campo Daturi, piazzale Marconi e piazza Cavalli) e due di primo intervento (piazzale Genova e via Verdi). Ci saranno anche 11 squadre di volontari a piedi, lungo il percorso della parata. Per informazioni il numero Ausl da chiamare è il 0523.301111.
 

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12/05/2013

Bloccati in ascensore per un'ora. Quattro alpini liberati dai pompieri

(parab) Bloccati in ascensore per un'ora. Ma alla fine con un buon bicchiere di vino passa anche lo spavento. È successo ieri mattina a quattro alpini in un palazzo di via Cavour a Piacenza. I vigili del fuoco hanno liberato Claudio Vizza di Udine, Rino Poli di Aosta, Marino Salvatore di Ospedaletti e Roberto Fardin di Padova che si sono ritrovati bloccati nel palazzo in cui abita la suocera di un loro amico.
«Eravamo andati lì per pranzare insieme al nostro amico e alla sua famiglia», hanno spiegato. Il tempo di salire tutti e quattro in ascensore, pigiare il pulsante per arrivare al sesto piano, fare qualche metro e subito ecco l'ascensore bloccato. L'intervento dei vigili è stato fondamentale anche se per circa un'ora i quattro alpini hanno dovuto restare chiusi.
«Abbiamo cercato di fare il prima possibile - ha spiegato il caposquadra - il fatto è che con tanta gente raggiungere le diverse aree della città, soprattutto in centro, richiede qualche minuto in più». Nulla di grave comunque: «L'abbiamo presa sul ridere - hanno confermato i quattro alpini, tutti ex allievi della scuola militare alpina 94esimo corso di Aosta, - non ci siamo certo spaventati. Uno di noi ha patito un po' di caldo in più, ma niente di grave: sono episodi che possono succedere, l'importante è che si sia risolto tutto. Bisogna festeggiare». E infatti così è stato: fra pranzo, cori, risate e bicchieri di vino rosso, ma soprattutto con lo spirito di corpo che li contraddistingue, i quattro alpini hanno dimenticato ben presto la piccola disavventura.
 

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12/05/2013

Dosi: «Nessun accanimento dei vigili Era doveroso il sequestro dei trabiccoli»

Geronazzo sugli eccessi di goliardia: «Chi si comporta male non è un alpino»

«I vigili che multano e sequestrano i trabiccoli non lo fanno per rovinare la festa ma per prevenire incidenti come quello che, purtroppo, è avvenuto». Parole del sindaco Paolo Dosi, amareggiato per il 41enne di Bergamo rimasto gravemente ferito. «Purtroppo - prosegue - questi mezzi sono pericolosi e non possono andare in giro senza targa né assicurazione mettendo a rischio la sicurezza della gente. In questo momento il mio pensiero va a chi conduceva il trabiccolo l'altra sera e ai familiari del ferito e invito i cittadini e quanti nei giorni scorsi ci hanno contestato per la famosa maxi-multa, a riflettere. Le norme vanno rispettate per il bene di tutti. Nessun accanimento dunque da parte dei vigili ma solo interesse a prevenire. Durante l'adunata di Bolzano ci furono quattro feriti». Fermezza ribadita anche dal maggiore Nino Geronazzo presidente del Comitato organizzatore dell'Adunata: «Noi da anni facciamo la lotta ai trabiccoli, sono pericolosi. Alle forze dell'ordine chiediamo di non avere alcuna benevolenza nei loro confronti». I trabiccoli non sono l'unico problema per i vigili urbani. C'è anche la "questione abusivi". «Capita in tutte le adunate - commenta il primo cittadino - purtroppo non c'è lo spazio fisico per rimuovere chi, in piena notte, ha lasciato l'area stabilita per posizionarsi nel cuore della città. Si tratta di una decina di ambulanti. Ma, ripeto, è normale che capitino fatti del genere quando ci si trova con grandi numeri. Piacenza sta tenendo bene. Meglio, mi dicono, di altre piazze. Abbiamo puntato sulla prevenzione e siamo riusciti a fare un'azione di filtro che comunque non può essere esaustiva». Difficile è anche tenere sotto controllo la goliardia. Venerdì notte sono stati segnalati diversi "eccessi" nel centro storico cittadino, comportamenti maleducati e irrispettosi. «Purtroppo - risponde Geronazzo - ci sono moltissimi infiltrati. Chi si comporta male non è un alpino. Chi è iscritto alla nostra associazione rispetta le regole». «Bisogna saper distinguere - ribadisce anche il sindaco Dosi - fra alpini e persone che si confondono con le penne nere ma che partecipano a queste manifestazioni solo per il gusto di trasgressione. Le intemperanze di pochi non devono prevalere sulla festa, sull'accoglienza e l'amicizia spontanea. Rinnovo l'invito ai piacentini a partecipare perché l'evento Adunata è davvero qualcosa di eccezionale».

parom

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12/05/2013

Cade dalla jeep e batte la testa: gravissimo 41enne di Pontida

Mezzo fuori norma e guidatore denunciato per guida in stato di ebbrezza

Cade dal "trabiccolo" e si frattura la testa. E' gravissimo un 41enne di Pontida (Bergamo), Giacomino Bonanomi, che l'altra notte girava la città in compagnia di un gruppo di alpini sul cassone di una vecchia jeep Suzuki Santana del tutto fuori norma. Si tratterebbe infatti di un veicolo da rottamare, con numero di telaio abraso, senza targa, senza assicurazione e non revisionato. E' uno dei mezzi folcloristici che circolano in occasione dell'adunata alpina. Nello stesso incidente è rimasto lievemente ferito anche un alpino che era Bonanomi. Il conducente del mezzo (poi sequestrato), un alpino di Bergamo di 50 anni, è stato invece denunciato a piede libero per guida in stato di ebbrezza dagli agenti della polizia stradale.
Il 41enne di Pontida, pur non essendo un alpino, si era aggregato a una comitiva di penne nere. Era arrivato a Piacenza con l'associazione degli alpini di Villa d'Adda, in provincia di Bergamo, con cui da anni è in contatto. L'incidente è avvenuto poco prima delle 3 del mattino in via Colombo. La jeep - ridipinta di verde, sistemata in qualche modo e dotata anche di altoparlanti per la musica - si è fermata nell'area di servizio Agip di via Colombo, vicino a via Panini. Fatto il pieno di carburante, il mezzo è ripartito di scatto. In quel momento si trovavano a bordo sei persone oltre al conducente. Bonanomi e il 50enne di Bergamo, che viaggiavano sul cassone, forse proprio a causa dell'improvviso scatto della jeep che stava per immettersi in via Colombo, sono precipitati a terra. Se il 50enne se l'è cavata con lievi escoriazioni giudicate guaribili in pochi giorni, ben più grave Bonanomi: seduto sul fondo della jeep scoperta, sarebbe caduto all'indietro battendo violentemente il capo sull'asfalto, riportando la frattura della base cranica. Gli amici hanno subito chiamato i soccorsi e sul posto sono intervenute due ambulanze, la polizia stradale e la Polfer. Vista la gravità, il 41enne è stato portato all'ospedale Maggiore di Parma e sottoposto - ieri mattina - a un intervento chirurgico. Le sue condizioni ieri risultavano gravi ma stazionarie. Il fratello Ivan, informato dell'accaduto, ieri mattina ha subito raggiunto Piacenza e poi l'ospedale di Parma.
I trabiccoli della sfilata degli alpini erano già stati presi di mira dalla polizia municipale, che giovedì aveva sequestrato un Apecar e poi altri quattro veicoli non in regola con il codice della strada. Queste iniziative avevano suscitato polemiche e i proprietari dei mezzi sequestrati si erano presentati al parcheggio di viale Sant'Ambrogio nel tentativo di ottenere la restituzione.
Intanto si registra una presa di posizione di Sandro Chiaravalloti, segretario provinciale del sindacato di polizia Siap: «Far circolare mezzi non coperti da assicurazione - scrive - non è accettabile. Si può essere tolleranti in tante cose, ma in questo mai». Nell'esprimere solidarietà al ferito ma anche ai vigili urbani «tanto criticati ingiustamente» come pure un saluto agli alpini «che saranno addolorati per quanto successo», Chiaravalloti aggiunge: «Se questi mezzi li si vuol fare circolare, si stipuli una assicurazione e lo si permetta solo all'interno della festa».

Ermanno Mariani

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12/05/2013

Giovanni, la mascotte alpina nell'accampamento a San Nicolò

Il bimbo, 10 anni, alla sua sesta Adunata. «Mi diverto»

san nicolò - San Nicolò ha già la sua mascotte alpina. È Giovanni, di Susegana in provincia di Treviso, bambino di dieci anni che non si perde un'Adunata da quella di Bassano del 2008. «La prima volta sono andato al seguito di mio papà - dice -. Mi è subito piaciuto, è una grande festa divertente». A San Nicolò è arrivato mercoledì, al seguito di una decina di penne nere del suo paese. Ieri erano circa 600 quelli che hanno trovato ospitalità a San Nicolò, a cui il sindaco Raffaele Veneziani ha porto il saluto a nome dell'intera comunità.
Per Giovanni il trasferimento a San Nicolò ha coinciso con due giorni di vacanza. Ma la vita nelle tende allestite in piazza della Pace non è esente da compiti nemmeno per lui. «Sul telefono ho già scaricato un repertorio delle canzoni da lanciare alla sera, quando stiamo qui tutti insieme e cantiamo». E' tra quanti si prendono cura della gestione dell'impianto sonoro di cui gli Alpini di Susegana sono dotati. Se gli chiedi quale sia una delle musiche che più piacciono alle Penne nere, non ha dubbi: la Macarena. A fare da sfondo, ovviamente, la voglia di stare insieme e condividere un'esperienza unica, piacevole tanto per i bambini quanto per gli adulti. L'Adunata però non è solo sinonimo di divertimento. Comporta anche lavoro per la gestione del campo in cui si condivide ogni momento della giornata. Così alla mascotte del gruppo tocca sparecchiare la tavola, al termine di pranzo e cena. «L'anno scorso - racconta - ho anche lavato la grande pentola che usiamo per il brodo: c'è voluta mezz'ora, ma alla fine ce l'ho fatta! ». Oltre agli Alpini di Susegana, la sezione a San Nicolò ha già garantito ospitalità a quelli di Sarnico, i primi ad arrivare nei giorni scorsi, così come assicurerà una sistemazione a quelli di Conegliano, Lucca e Viareggio, solo per fare qualche esempio. Alcuni troveranno alloggio in parrocchia. Tra le aree rese disponibili per l'allestimento delle tende: il campo sportivo e una vasta zona verde nelle immediate vicinanze, ma anche alloggi privati e capannoni industriali. «L'amministrazione comunale ci ha garantito sostegno perché tutto vada per il meglio», dice il capogruppo Giorgio Gnocchi esprimendo il suo ringraziamento alla giunta. Come segno di riconoscenza, le penne nere hanno svolto importanti lavori di sistemazione di varie aree del paese. «Abbiamo pulito radicalmente tutta la via Emilia, da via Alicata a via Fornace, compreso il piazzale del cimitero». A Rottofreno hanno estirpato le erbacce dalle aiuole delle nuove lottizzazioni sulla via per Centora, restituendo nuova vita ai roseti lì presenti.

Filippo Zangrandi

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12/05/2013

Pronti a un gemellaggio nel nome degli alpini

I sindaci di Castello e Laives gettano le basi per un'intesa

Castelsangiovanni - I festeggiamenti in omaggio agli alpini ieri a Castelsangiovanni sono serviti a gettare un ponte tra il capoluogo della Valtidone e la città di Laives, in provincia di Bolzano. Dal palco allestito in piazza XX Settembre per accogliere il lungo corteo che ha attraversato il centro storico, il sindaco Carlo Capelli e la collega di Laives, Liliana Di Fede, hanno posto le basi per un gemellaggio nel segno della "alpinità".
Tra gli ospiti d'onore in questi giorni di festa Castello ha accolto infatti il gruppo alpino della cittadina in provincia di Bolzano. «Oggi - ha detto il sindaco Capelli - è un giorno importante perché festeggiamo un corpo di uomini, gli alpini, che hanno saputo capire il cambiamento dei tempi restando sempre al servizio di chi ha bisogno».
«Vogliamo proseguire - ha proseguito il sindaco di Laives Liliana Di Fede - la conoscenza delle nostre due comunità che sono simili in tanti aspetti». La promessa di gemellaggio è stata seguita da uno scambio di gagliardetti tra gli amministratori e i due capigruppo, Massimo Bergonzi per il gruppo di Castelsangiovanni e Gianni Ruggirello per Laives. «Ci avete accolto con calore - ha detto il capogruppo della cittadina in provincia di Bolzano - grazie a tutti per l'ospitalità».
Lo scambio di gagliardetti è stato preceduto da un lungo corteo attraverso corso Matteotti che ha sfilato tra due ali di folla festanti al seguito dell'applauditissima Fanfara dei congedati della brigata alpina Cadore e da un corteo di bimbi che reggevano una bandiera italiana lunga decine di metri. Al termine del corteo Castelsangiovanni si è stretta in piazza XX Settembre attorno alle sue penne nere e ai tanti gruppi alpini ospiti alla giornata. «Persone sempre disponibili a dare una mano dove serve» ha sottolineato il parroco monsignor Lino Ferrari che ha ricordato le parole con cui il vescovo monsignor Gianni Ambrosio ha salutato in questi giorni l'avvio della grande adunata piacentina.
«Il gruppo di Castelsangiovanni - ha ricordato il sindaco Capelli - è sempre vicino all'amministrazione. L'augurio è che gli alpini riescano nel tempo a mantenere intatta la loro capacità di intervento».
Castello ieri in omaggio agli alpini si è vestita a festa. Piazza XX Settembre si è trasformata in una vetrina al cui interno hanno trovato spazio le associazioni ma anche i sapori tipici locali. Ai festeggiamenti hanno partecipato anche i comuni limitrofi, Ziano e Borgonovo, a significare la vicinanza di tutto il territorio alle penne nere. Oltre alla sfilata gli organizzatori avevano previsto diversi momenti, tra cui esibizioni di cori Ana e della Fanfara che in più occasioni ha dato un saggio delle sue capacità entusiasmando la folla.

Mariangela Milani

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12/05/2013

FIORENZUOLA - Gli alpini a Fiorenzuola hanno portato sole e buonumore

FIORENZUOLA - Gli alpini a Fiorenzuola hanno portato sole e buonumore. Scandita da cori alpini, fanfare e trombe, la giornata è iniziata ieri con il solenne rito dell'alzabandiera, in piazza dei Caduti, di fianco al monumento del milite che ricorda i morti di tutte le guerre. Seduto sul monumento, perché le gambe ormai sono deboli, il reduce Gianpietro Gorra, 92 anni, orgoglioso nel portare il cappello alpino. Ecco schierate le penne nere del gruppo comunale di Fiorenzuola che in questi giorni si sono spese per rendere perfetta l'accoglienza dei commilitoni. E la Pro loco, che ha allestito in piazza Molinari una festa con musica dal vivo, cori alpini sul sagrato della Collegiata, prodotti tipici piacentini annaffiati coi vini dei colli piacentini. Stand gastronomici in funzione anche stasera. In piazza Caduti, per l'alzabandiera, il sindaco Giovanni Compiani con la moglie Annalisa, figlia del partigiano Giuseppe Pastorelli, la sezione Anpi locale guidata da Danilo Frati, i militi della Pubblica assistenza, il comandante della compagnia carabinieri Valdarda Emanuele Leuzzi con il maresciallo Ercole Dallospedale, il comandante della Guardia di Finanza luogotenente Giorgio Botti, la comandante della Polizia municipale Carla Rigolli, associazioni di volontariato e combattentistiche, e poi tanti cittadini.
Riti proseguiti, in un clima festante, nel pomeriggio, con il passaggio per le vie del centro della Banda Alpina di Gemona e della Fanfara della Filarmonica Vergnacco (Ana di Udine). Il centro, chiuso al traffico, era vestito a festa: i negozianti aderenti agli "Affari in centro" hanno dedicato l'appuntamento agli alpini, con vetrine a tema e tricolori.
Dopo la deposizione della corona di alloro al monumento, ci si è nuovamente dati appuntamento in piazza Molinari: in chiesa, la sera, preghiera, commozione, speranza, si sono mischiate nel concerto con il coro alpino Ardesio (Bergamo), il coro Rocce Nere (Rossiglione), il coro Monte Zerbion.
Oggi si parte all'alba per Piacenza, per partecipare alla sfilata, che è segno dell'unione nazionale, come lo sono i gruppi alpini ritrovatisi a Fiorenzuola: da Firenze, dal Veneto, da Pescara negli Abruzzi, ma anche dalla Spagna, con i soldati di montagna. Consigliamo una visita all'ex macello dove è stata allestita una mostra (aperta ancora per oggi) con cartoline, cimeli, equipaggiamenti degli alpini risalenti alla Grande Guerra, ma anche ricordi delle medaglie d'oro degli alpini di Fiorenzuola, come il cavalier Guido Inzani.
La mostra, organizzata dall'Ana Piacenza in collaborazione con il Comune di Fiorenzuola e il locale circolo filatelico, vede esposti pezzi originali del collezionista Domenico Gabella, oltre che di Pierluigi Camangi e a Giovanni Rastelli. Ieri il tenente alpino Franco Meneghelli ha accompagnato i bambini delle scuole di Fiorenzuola in una visita guidata che li ha affascinati. L'istituto comprensivo ha partecipato all'allestimento, con una ricerca curata dagli allievi della 2ª B delle medie. Una bella unione di più generazioni. Stasera tutti alle 21 in piazza Caduti per l'ammainabandiera.
d. men.

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12/05/2013

Negli occhi di Pasquale l'orrore del fronte russo

Fiorenzuola, domani il reduce rievocherà la sua esperienza al Mattei

FIORENZUOLA - Un groppo alla gola, le lacrime agli occhi appena coperti dal cappello alpino, un sorriso che come una ferita gli si apre in mezzo alla faccia sotto la barba. Il novantenne Pasquale Corti si commuove, sentendo cantare "L'ultima notte" sul Natale degli alpini della ritirata di Russia. Perché lui in Russia c'era. Ed è tra i pochi che sono tornati. Schierati sul sagrato della Collegiata di Fiorenzuola, venerdì sera, incuranti della pioggia, cantano per lui i cantori del Coro Ana di Vittorio Veneto, altro luogo martoriato dalla guerra, la prima. Lui, Pasquale, classe 1922, ha fatto la seconda di guerra. E' stato al fronte in Russia dal '42 al '43, a combattere e resistere nella Tridentina, al comando del generale Luigi Reverberi, che per lui fu «un secondo padre».
Questa terribile storia, Pasquale la racconta nelle scuole, nelle adunate nazionali. Non poteva mancare a Piacenza con la sua mostra di foto e memorie, allestita presso la sala Amici dell'arte alla Ricci Oddi. Domani sarà tra gli studenti del polo Mattei di Fiorenzuola per testimoniare: «Lo faccio come debito alla verità; lo faccio perché leggo negli occhi dei ragazzi la forza per andare avanti. Lo faccio per i miei compagni, svaniti nel nulla».
Il reduce è stato "adottato" in questi giorni da Fernando Tribi, alpino, che lo ospita a casa sua a Fiorenzuola. Ad accompagnarlo, Walter Tinelli dell'Ana di Reggio Emilia (impegnato nella Protezione civile, in prima linea nel terremoto d'Emilia) e Graziella, la moglie di Pasquale, vent'anni più giovane.
«Io fino a 61 anni non mi sono sposato. Non volevo mettere al mondo figli, perché avevo conosciuto solo la guerra: mio padre (di lavoro faceva il falegname) combattè nella prima; mio fratello partì nel ‘40 per l'Africa e restò lontano 9 anni e 7 mesi». Ci è voluto del tempo perché Pasquale ricominciasse a testimoniare della tragedia di Russia. «Mi sono dovuto tenere tutto dentro per 30 anni, perché non era onorevole dire che eravamo stati a combattere contro la Russia. Lei capisce, io abitavo in un territorio rosso». Pasquale, che oggi vive vicino Reggio, è nativo dell'Appennino modenese, di Montefiorino. «Prima Repubblica partigiana liberata d'Italia, nel giugno ‘44» ricorda con orgoglio, raccontando di Teofilo Fontana, sindaco della giunta partigiana, di fede comunista e di professione calzolaio. «Dopo l'armistizio tornai a casa. Noi di Montefiorino i tedeschi e i fascisti ci consideravano traditori. E io che ero ferito (rischiai l'amputazione della gamba) la Rsi mi richiamò lo stesso alle armi. Ma non ne volevo più sapere di guerra. Sono stati tempi brutti quelli, a nasconderci».
Poi la mente torna al fronte russo: Pasquale aveva 19 anni quando arrivò la chiamata, estate del '42. L'inverno successivo si ritrovò a 40 gradi sotto zero. Nel gennaio '43, quando iniziò la ritirata, si lottava solo per la sopravvivenza. «E tutta la neve mica si poteva berla perché quando si scioglie è acqua senza sali minerali e anziché dissetarti ti lascia l'arsura in bocca. E allora via a prendere due gocce del sangue del mulo, per far l'aggiunta. Là quando trovavi qualcosa, due patate, un paiolo, era una conquista. Un tedesco mi rubò il paiolo». Eppure tedeschi e italiani, allora, erano alleati. «Ma i tedeschi non avevano pietà. Durante la ritirata ci passavano di fianco i loro mezzi, coi cassoni vuoti e noi a piedi, con dietro i carro armati russi che facevano tremare persino la terra. Ma i tedeschi ci lasciavano lì. Ad un certo punto io ed alcuni compagni siamo saliti su un cassone, nascosti, tanto eravamo magri. Prima che ci scoprissero, abbiamo fatto 10 km e sono quelli che ci hanno salvato la vita. Poi ci fecero scendere, rivoltella puntata. Nein italien. Lì piangemmo». «Dopo 50 anni tornai sui luoghi della ritirata. Arrivai a Nikolajewka. Mi dissero che al disgelo, nell'aprile del '43, avevano trovato da 10mila a 12mila morti. Cadaveri mischiati alla neve. Montagne di ragazzi di vent'anni, trasformati in concime della terra russa».


Donata Meneghelli

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12/05/2013

"Appiedati" dallo sciopero dei treni

(dm) Proprio nei giorni dell'Adunata nazionale, alcuni sindacati hanno proclamato due scioperi che potrebbero compromettere il buon funzionamento dei convogli ferroviari su Piacenza. Ieri gli alpini e i simpatizzanti della provincia, che contavano di raggiungere la città in treno, hanno trovato ad attenderli una brutta sorpresa: alla biglietteria della stazione di Fiorenzuola l'avviso: «Dalle 9 alle 17 dell'11 maggio, proclamato uno sciopero del personale di macchina e di bordo della Direzione Regionale Emilia Romagna di Trenitalia. Durante lo sciopero potrebbero verificarsi modifiche alla circolazione». Si tratta dell'Unione sindacati di Base, un sindacato di piccole dimensioni. L'impatto è stato quindi ridotto, almeno nella mattinata. Garantiti i treni a lunga percorrenza, mentre i regionali ….. hanno subito qualche disagio….
Uno sciopero che potrebbe creare invece disagi oggi, è quello indetto dalla direzione del trasporto regionale Piemonte e Val d'Aosta. Iniziato alle 21 di ieri proseguirà oggi fino alle 21. I sindacati sono la Fit e l'Orsa; le conseguenze dello sciopero potrebbero pesare per i collegamenti tra Piacenza e Torino, Voghera, Alessandria. Circoleranno in modo regolare i treni nazionali. Per regionali, il cui programma potrà essere oggetto di modifiche, si ricorda che la domenica non sono garantiti i servizi previsti per legge nei giorni feriali per la mobilità pendolare. Trenitalia ha garantito l'apertura per oggi della biglietteria della stazione di Piacenza fino alla mezzanotte e potenziato il personale di assistenza e controllo.

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12/05/2013

Gruppo Alpini alla scuola materna  Sacra Famiglia

(fl) Alcuni Alpini del Gruppo di Lugagnano hanno fatto visita alla scuola materna paritaria "Sacra Famiglia" gestita nel capoluogo dall'ordine religioso delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Accolti dalla direttrice suor Rosina Cortinovis, dall'assessore al cultura Valeria Tedaldi e dalle insegnanti della scuola, le "penne nere" hanno spiegato ai piccoli ma attentissimi uditori «chi sono, cosa hanno fatto e cosa ancora fanno gli Alpini». A fine trattenimento gli stessi Alpini hanno donato alla scuola un gagliardetto sezionale che è stato subito esposto nella grande aula e non sono neppure mancate molte caramelle per tutti i bambini.
 

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12/05/2013

Da New York alla cara Valtrebbia

PERINO - (crib) Gli alpini della Valtrebbia emigrati a New York approfittando dell'adunata sono tornati "a casa". Giovedì sera hanno così partecipato all'inaugurazione del "palazzo alpino" a Barriera Farnese a Piacenza e poi sono tornati alle loro zone d'origine della Valtrebbia ed hanno scelto di festeggiare in un ristorante di Perino.
Proprio da quelle montagne erano partiti molti anni fa per raggiungere la Grande Mela, ma non hanno mai dimenticato la terra piacentina, dove tornano ogni anno a trovare i parenti e gli amici. E di certo non potevano perdere un'occasione storica come l'adunata nazionale. Così, invece, della solita visita estiva, hanno anticipato il viaggio a maggio.
Hanno festeggiato naturalmente con i piatti piacentini ed hanno tagliato una torta. Con loro c'era anche il sindaco di Coli, Massimo Poggi, anch'egli alpino. Ma è davvero bastato un soffio per annullare la distanza che separa la Valtrebbia dagli Stati Uniti: tutti gli alpini, infatti, non solo parlano benissimo l'italiano ma anche il dialetto. E diventa davvero difficile distinguerli dagli abitanti della zona. C'è chi ha aperto un ristorante e chi fa il muratore, ma nessuno di loro dimentica l'importanza di quel cappello piumato che porta orgogliosamente in testa. Così l'associazione nazionale alpini ha una sua sede fissa anche a New York, con tanto di sito internet e di pagina Facebook. Un modo ancora più diretto per tenersi in contatto da Oltreoceano con i luoghi delle proprie radici.

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12/05/2013

Da Vittorio Veneto sfilano i migliori amici degli alpini

Quattro i muli "ufficiali" del Reparto Salmerie, ma nessuno ha fatto il militare. Alla Geocart ospite anche Gondolo, della sezione di Venezia

Sono quattro i muli "ufficiali" che sfileranno oggi nella parata dell'Adunata nazionale. Appartengono al Reparto Salmerie della sezione di Vittorio Veneto e sono ospitati in una sorta di stalla modello, un portico attrezzato nella cascina sede della Geocart.
Sono Mila e Marna (12 anni), Orio (10 anni) e Reno, con i suoi 7 anni il più giovane della comitiva. Sono arrivati venerdì in camion dalla stalla di Antonio De Luca, l'alpino che li ha salvati, dopo un'asta all'ultimo respiro con un gruppo di agguerriti macellai. Non c'è Iroso, 34 anni, il più anziano del gruppo e l'unico superstite del servizio militare. «Ha una gamba malandata e abbiamo preferito non rischiare di affaticarlo» spiega De Luca. Iroso, a Vittorio Veneto, è considerato una sorta di reliquia vivente. «Quando morirà - rivela - le sue ceneri verranno inserite in una cassetta nel monumento al mulo, a grandezza naturale, che abbiamo a Vittorio Veneto». Alla Geocart, di muli, ce n'è anche un quinto, arrivato dalla sezione di Venezia. Si chiama Gondolo. «Non possono esserci gli alpini senza i muli - sentenzia De Luca - e, per quanto mi riguarda, continueranno a sfilare con la sezione di Vittorio Veneto. Il mulo, per noi alpini, è una presenza storica, un simbolo, e sarebbe in grado di essere operativo anche oggi. Noi avevamo proposto che fossero assegnati al Centro veterinario di Grosseto e destinati alla bisogna». A Vittorio Veneto sono una ventina i conduttori che si occupano degli animali durante la settimana. «E' uno degli animali più intelligenti - lo segue a ruota Alberto Zanette -, molto più del cavallo. Quando li chiamo con un fischio arrivano subito perché mi conoscono. Se li chiama un estraneo fanno finta di niente. L'importante è non mettersi dietro». «Davanti ai muli, dietro ai cannoni, lontano dai generali» ridacchia mentre ricorda il proverbio.
In giro per gli accampamenti ci sono altri quattrozampe che sfileranno oggi. In via del Pontiere, ad esempio, attendono la sfilata cinque animali. Due sono dell'alpino Aldo Serraiotto, autista di camion, proveniente da Bassano del Grappa. Nel suo accampamento - vicino a quelli della Valcamonica, accolti dal gruppo di Agazzano - ha organizzato un piccolo museo, con cimeli e foto storiche. Tra queste anche Giovanni Paolo II con il cappello da generale alpino consegnatogli durante l'Adunata nazionale di Roma nel 1979. I muli si chiamano Grenoble e Cansilio, di 20 e 18 anni. «Li ho presi nel 2006 - racconta - perchè quando ero nella Cadore curavo i muli. Sono un ricordo della naja e ci sono affezionato. Grenoble poi, è la mia preferita, per me è un mito». La guarda e le "chiede" un bacio. Lei risponde con una leccata di guancia. «E' la mia regina».

Federico Frighi

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12/05/2013_12

PIACENZA - Oggi durante la sfilata lancerà verso le tribune due rose con un biglietto per ricordare i suoi due zii morti al fronte in Russia nella Seconda guerra mondiale

PIACENZA - Oggi durante la sfilata lancerà verso le tribune due rose con un biglietto per ricordare i suoi due zii morti al fronte in Russia nella Seconda guerra mondiale. Antonio Giraudo, 64enne di Roccasparvera (Cuneo), ancora una volta esprimerà così tutto l'orgoglio e il dolore di una famiglia che agli Alpini ha legato la sua storia. Prima di lui, oltre ai due parenti caduti, anche suo nonno, suo papà e un altro zio hanno indossato la divisa delle truppe di montagna, rimanendo segnati dalla guerra. Una storia cominciata un secolo fa. Il nonno Antonio (emigrante prima in Francia, poi in America a San Francisco, passando per il grande "filtro" di Ellis Island) passò la visita militare nel 1902 ma venne riformato per insufficienza toracica, causata dalla fame. Arrivata la Grande guerra venne rivisitato e fatto abile. E da alpino combattè in trincea sul Piave, ma fu fatto prigioniero e internato in campi di lavoro austriaci in Prussia. Riuscì comunque a portare a casa la pelle. Ebbe ben 13 figli e 4 quattro di loro, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, furono fatti alpini. «Mio padre Bartolomeo - racconta commosso Giraudo - nato nel 1911, fu richiamato ben 7 volte ma ebbe salva la vita. Giuseppe fu catturato dai tedeschi e internato in un campo di concentramento in Germania, soffrì enormemente e si salvò ma la sua salute fu minata e morì pochi anni dopo». Matteo e Sebastiano, 22 e 25 anni, furono i più sfortunati. Partirono per il fronte russo. Ma non fecero più ritorno. «Durante la ritirata, Sebastiano avrebbe potuto scappare dalla steppa. Un autista di Borgo San Dalmazzo, un paese a tre chilometri dal nostro, gli disse: "Salta sul camion, torniamo a casa". Ma lui da eroe gli rispose che voleva portare con sé anche suo fratello Matteo, che pativa molto il freddo. Andò a cercarlo, ma nel frattempo il camion partì». Giraudo oggi terrà vivo il ricordo di quella tragedia lanciando, come ad ogni Adunata nazionale, due rose legate a un biglietto su cui ha scritto: «Come ogni anno sfilo fiero e orgoglioso (ma forse indegno) di questo cappello. Porto queste due rose per ricordare i miei zii, fratelli Sebastiano e Matteo Giraudo di Roccasparvera (Cuneo) dispersi in Russia».
m. f.

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12/05/2013

Da Onigo di Piave a Gossolengo per trovare i resti del nonno

La determinazione dell'alpino Gino Pizzaia, 78 anni, in autostop nel paese della Valtrebbia. «Grazie al Comune e a chi mi ha aiutato»

Gossolengo - Ha approfittato dell'Adunata nazionale di Piacenza per andare alla ricerca del nonno Giacomo Ceccato, sfollato a Gossolengo durante la Prima Guerra Mondiale. Purtroppo però, nonostante, il ritrovamento del certificato di morte, non è riuscito a trovarne i resti mortali. E' una delle storie di questa pacifica invasione di alpini da ogni parte d'Italia. «Era un cruccio di mia madre - racconta Gino Pizzaia, 78 anni - trovare suo padre e dargli una degna sepoltura. Voleva che i suoi resti mortali riposassero per sempre sotto un melo». L'alpino Gino Pizzaia, a Gossolengo, ci era già venuto e negli anni scorsi ed aveva trovato il certificato di morte del bisnonno nel registro parrocchiale gentilmente aperto dall'allora parroco don Giampiero Cassinari. Poi era andato al cimitero ma non aveva trovato nessuna lapide con il nome e cognome del proprio avo. Giacomo Ceccato, classe 1837, dovette lasciare la sua casa di Onigo di Piave, in provincia di Treviso. Si rifugiò a Gossolengo dove nel 1919 morì a 82 anni.
Ecco l'occasione dell'Adunata nazionale alpini proprio a Piacenza. Una volta in città, in autostop l'alpino Pizzaia ha raggiunto Gossolengo per proseguire la sua ricerca. «Sono andato in Comune e mi hanno aperto l'ufficio anagrafe - dice -. Abbiamo cercato assieme per due ore ma non siamo riusciti a trovare nulla. Mi hanno detto che l'archivio del Comune è bruciato tanti anni fa e forse è per quello che non c'è traccia del mio parente». «Voglio ringraziare il sindaco del paese e gli impiegati comunali - ci tiene a dire al nostro giornale - per la loro gentilezza. Un grazie di cuore anche agli edicolanti Alice Guagnini e Fabio Gazzola che, una volta conosciuta la mia storia, non hanno esitato ad aiutarmi nonostante non mi mi avessero mai visto».

Federico Frighi

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12/05/2013

Picchia la fidanzata incinta: interviene un alpino che viene colpito al volto

piacenza - (er. ma) Un giovane alpino accorso per difendere una ragazza di 16 anni in stato interessante che sarebbe stata aggredita e picchiata dal fidanzato, è stato colpito da un pugno sferratogli dall'uomo. E' accaduto intorno all'una di notte in via IV Novembre. L'alpino ha dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso per una ferita alla bocca, fortunatamente lieve. Anche la ragazza stata portata al pronto soccorso in via precauzionale. Da quanto si è appreso un giovane, poi identificato per un cittadino ecuadoriano di 21 anni, aveva avuto una vivace discussione con la fidanzata sedicenne in stato interessante, anche lei ecuadoriana. Il giovane ad un certo punto sarebbe passato alle vie di fatto. L'episodio è avvenuto in via IV Novembre all'altezza con viale Patrioti. In aiuto della giovane sono intervenuti gli agenti della polizia municipale che hanno cercato di fermare il ventunenne. Dal momento che il ragazzo sembrava scatenato, in aiuto della giovane e degli agenti della polizia municipale, è intervenuto un alpino. Ne è seguito un parapiglia nel corso del quale l'ecuadoriano avrebbe sferrato un pugno sulla bocca del giovane alpino. Sul posto sono poi accorse altre pattuglie della polizia municipale che hanno immobilizzato lo straniero. L'alpino sanguinante ha dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso, se la caverà con pochi giorni di prognosi, mentre i vigili urbani hanno condotto al comando di via Rogerio lo straniero che è stato identificato per un cittadino ecuadoriano di 21 anni. il giovane è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Al termine delle formalità di rito, il ventunenne ha potuto liberamente lasciare il comando di via Rogerio.
 

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12/05/2013

Venti penne nere nel mirinodi borseggiatori

piacenza - L'adunata nazionale non attira solo chi vuol far festa in compagnia ma anche i borseggiatori: ieri pomeriggio una decina di alpini si sono rivolti alle forze dell'ordine per sporgere denuncia contro ignoti, dopo essersi trovati, improvvisamente, senza i rispettivi portafogli. Altri furti si sono registrati durante la serata: a farne le spese sarebbero state alcune penne nere accampate nella zona di Corso Europa, anche in questo caso i ladri avrebbero colpito direttamente alle tasche, facendo sparire diversi portafogli. Complessivamente sono una ventina le denunce che sono state presentate alle forze dell'ordine.
 

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12/05/2013

Alpini "poliziotti" bloccano ladro

Aveva rubato generi alimentari in un supermercato e nel tentativo di fuga ha strattonato il direttore del negozio. Consegnato agli agenti

piacenza - Taccheggiatore ruba una baguette e una confezione di pollo, fugge precipitosamente, ma viene bloccato da un gruppo di alpini. E' accaduto ieri mattina intorno alle 9 al supermercato Gulliver di viale Sant'Ambrogio. Il taccheggiatore nel tentativo di fuggire nuovamente avrebbe poi strattonato il direttore del supermercato. Sempre al Gulliver la mattina precedente, è avvenuto un episodio simile che ha visto per protagonista un uomo di colore che ha mangiato una banana e bevuto dell'acqua senza pagare, è stato segnalato alla cassa dalla moglie di un alpino.
Ieri mattina un nordafricano sui trent'anni, alto circa un metro e ottanta centimetri, di corporatura robusta è entrato al Gulliver di viale Sant'Ambrogio e pensando di non essere visto ha rubato una baguette e un pollo, subito dopo si è precipitosamente allontanato. Qualcuno ha però notato quanto accaduto e si è messo a gridare "al ladro al ladro".
Il taccheggiatore ha imboccato viale Sant'Ambrogio di corsa, ma alcuni alpini che hanno sentito le grida provenire dal supermercato lo hanno rincorso e fermato, riportandolo al centro commerciale. L'uomo è stato invitato a pagare la merce rubata dal direttore ma ha nuovamente tentato di fuggire. Ne è nato un parapiglia nel corso del quale il direttore sarebbe stato strattonato dal taccheggiatore. E' stato quindi chiamato il 113, e sul posto è accorsa una pattuglia della volante di polizia, i cui agenti hanno avviato gli accertamenti del caso. Il nordafricano rischia una denuncia per furto o addirittura una denuncia per rapina impropria, se verrà dimostrato che ha aggredito il direttore del supermercato.
La mattina precedente un uomo di colore alto e robusto si è avvicinato al reparto generi alimentari del supermercato di viale Sant'Ambrogio e si è "servito" prendendo una banana e mangiandola sul posto dopo aver gettatola la buccia a terra. Subito dopo si è preso una bottiglia d'acqua l'ha aperta, e ha bevuto. Il suo gesto è stato però notato da una signora, moglie di un alpino, che ha segnalato l'accaduto alle commesse, le quali alle casse hanno contestato allo scorretto cliente di ave mangiato e bevuto senza pagare. L'uomo ha ammesso l'accaduto e messo mano al portafoglio ha subito pagato acqua e banana consumata. In questo modo ha evitato la possibilità di essere denunciato e dal supermercato non sono state chiamate le forze dell'ordine.

Ermanno Mariani

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12/05/2013

«Intorno alla ciclabile un parco dei giovani»

Dosi lancia la proposta sulla pista di viale Patrioti ripulita dagli Alpini: concorso di idee per farla vivere

PIACENZA - La pista ciclabile di viale Patrioti aspetta una seconda vita. E il sindaco Paolo Dosi è convinto che sia il luogo ideale per far da cornice alla voglia di movimento di tanti giovani. E così lancia una sorta di concorso di idee informale: «Ai ragazzi piacentini dico di farsi avanti con progetti da realizzare in quell'area finalmente ripulita». Il sindaco pensa soprattutto a spazi per skateboard o per parkour, una disciplina metropolitana, quest'ultima, nata in Francia agli inizi degli Anni ‘90 e poi rapidamente diffusasi in tanta aree periferiche delle più svariate città europee.
Con un recupero, spiega Dosi, si eviterebbe di veder nuovamente degradata la ciclabile e, al tempo stesso, si darebbe risposta al bisogno di aree di ritrovo giovanili. Il sindaco non perde l'occasione per ringraziare gli Alpini che, come noto, hanno aiutato a sistemare diverse fette di città in disordine. La ciclabile di viale Patrioti, che corre su un piano ribassato, in mezzo ad alti palazzi, da tempo si trovava in stato di abbandono, poi la mano degli Alpini ha risolto e recuperato, con un opportuno sfalcio d'erba, ora si tratta di evitare una nuova ricaduta, aprendo il percorso alla voglia di creatività.
«Spero che in tanti si facciano avanti con idee d'uso». Per esempio con i giochi acrobatici del parkour: c'è già la possibilità di esercitarli allo Spazio 4, ma l'area è limitata, qui si adatterebbero benissimo. Il modello sono proprio certi "quartieri" giovani in aree periferiche di grandi città. Il parkour impone percorsi stabiliti, superando ogni tipo di ostacolo e con la maggior efficienza di movimento possibile e adattando il proprio corpo all'ambiente circostante. Si tratta di una vera e propria arte dello spostamento, con un connotato - quella k - che ne fa una disciplina improntata a un'efficienza "tosta" e molto energetica.
La pista ciclabile di viale Patrioti è stata inaugurata nel 2004 e si avvale dell'utilizzo del tunnel ferroviario di viale Patrioti, stabilendo anche un collegamento con la stazione. Il percorso per le due ruote è largo 3 metri e mezzo, separato fisicamente dai binari mediante una recinzione e adeguatamente illuminato. E' stato effettuato un adattamento ciclopedonale dei marciapiedi di viale Patrioti per offrire alle "due ruote" dirette in piazzale Roma una pista alternativa. Di fatto, il tratto collega la rotonda all'altezza dell'incrocio con via IV Novembre con il deposito delle biciclette dei pendolari alla stazione e corre nella trincea dei binari della vecchia linea ferroviaria Piacenza-Bettola, il che ha richiesto non poche autorizzazioni militari per l'utilizzo dei tre metri di superficie dai binari. Al tempo ci fu grande soddisfazione da parte dei residenti di viale Patrioti in quanto la pista aveva permesso di riqualificare la zona a ridosso delle case che versava in uno stato piuttosto degradato, una condizione favorevole che non è durata negli anni, ma che ora è stata riconquistata grazie agli Alpini e che si vorrebbe mantenere.

Patrizia Soffientini

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12/05/2013

Mario Boselli: a lui è dedicata la nuova sede di Agazzano

Poesie del cav. Mario Boselli (1918-1986) che nel 1950 ad Agazzano promosse la nascita del gruppo alpini e guidò per un ventennio l'Associazione combattenti e reduci.
Lo scorso luglio a Mario Boselli è stata dedicata la nuova sede degli alpini di Agazzano.
Nel 1939 si trova in Valle d'Aosta al Rifugio Giliardi, successivamente andò in Francia a Soliers e nel 1941 combattè nella zona ovest in Piemonte a Borcenisio e a Grangia (III° reggimento alpini, comandato dal principe Umberto I di Savoia). Nel 1943 combattè in Iugoslavia e in seguito venne catturato dai Tedeschi e internato in Germania ad Aduisburg. Nel 1945 riuscì a tornare a casa, si sposò con Marchesi Maria ed ebbe una figlia, Giuseppina Boselli.

Prof. ssa Sonia Camellini

Sentinella
Regna il silenzio nell'accampamento,
dormono gli alpini col cuor contento
sol la vedetta veglia, guardia sicura
che nulla teme e non ha paura.
O muta e giovane sentinella
tu sola vegli i confini della Patria bella,
sempre vigili i confini sacri d'Italia,
dettati dalla nuova battaglia.
L'aria tremenda notturna
terribile a te pare più di quella diurna,
ma il viso tuo rossastro s'abbronza
e lo spirito di resistenza su di te abbonda.
Ben armata pronta allo sparo,
contro anche un piccolo faro.
Raffreddata nella misera garitta*,
soffri il freddo della nebbia assai fitta.
Questa sofferenza ti rende degna di grande vittoria
e perpetuo su di te segnerà un segno
di fulgida gloria.
*garitta: casotto per riparo della sentinella all'ingresso di edifici da sorvegliare

O terra straniera
O terra straniera
la civiltà ti mancava,
dell'Italia sii fiera
di quel soffio soave che ti mandava.
Abitata da gente incivile
nessuno di essi aveva lo stile.
Noi soldati abbiam combattuto
per rifarti del tutto.

Cav. Mario Boselli

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12/05/2013

Grazie, vecio alpin! Lo dico a uno ma vale per 400mila

di LUIGI GALLI
Grazie, vecio alpin! Ti chiamo al singolare perché in fondo all'animo voi siete tutti simili. Allora, ringraziarne uno per quattrocentomila.
Grazie per questa mattinata, perché finalmente vi ho conosciuto per quello che siete veramente.
Avevo, a dirla tutta, già cominciato qualche giorno fa, quando avevo esposto la bandiera d'Italia sul terrazzo, quel rettangolo tricolore che mi ha tenuto compagnia per la festa della Liberazione, il Primo Maggio, la vostra Adunata piacentina. Era un gesto di sentimento, ma non ancora di commozione. La commozione… Quel nodo che stringe la gola, assottiglia la voce ed inumidisce gli occhi. E' la parte più buona di noi che galleggia e di cui, dico il vero, m'ero un po' dimenticato.
Qualche mattina fa, ecco la commozione. Alle sei, quando mi sono affacciato al balcone, la prima stretta alla gola: ho visto, sul campanile di San Sisto, lo sventolio di una bandiera italiana e di una piccola sezione alpina. Colpo al cuore! Lassù, al vento, persa nell'azzurro la bandiera garriva contenta. Appariva minuta e birichina, come su di una vetta conquistata. Là, appena sotto la croce. Dirai che sono un sentimentale, vecio alpin. Sarà anche vero, ma non ti ho ancora narrato tutto.
Gli alpini li conoscevo già. A vent'anni, quando indossai il grigio-verde, dopo la scuola mi assegnarono al 101 Battaglione Carri, a Verona. Unità d'appoggio alla Tridentina, una delle tue gloriose divisioni. Sai come sono i soldati: orgogliosi dei mezzi che usano. Su quel pachiderma d'acciaio, che mai erano i veci come te che ci seguivano riparati? Mostravano un tratto gentile, la voce spesso sottile, il piacere che provavano parlando al telefono posteriore con l'interno del carro, quando dicevano con riguardo: "Cumandant, gira la tureta! "
Avevi comunque ragione tu. La nostra sufficienza era fuori luogo. Il vero e puro soldato del popolo sei tu. Tu, con la tua umiltà, fratello e difensore, alla bisogna, dell'uomo del popolo, della tua sorella donna, dei bambini tuoi fratellini o nipotini.
Hai fatto le guerre, è vero. Ma senza arroganza e senza odio, conservando intatta la pietà verso i nemici. Necessità delle armi, certo, però triste necessità, da riporre appena possibile.
Ti ho visto stamattina in Piazza Cavalli, in una fanfara alpina che giostrava. Giovani ed anziani con gli strumenti. Ho fissato i visi, cotti dal sole di chi ama l'aria aperta. Ho incontrato occhi, grandi e sereni, spesso con gli occhiali da vista a fissare lo spartito appuntato sopra lo strumento ed a dimostrare che gli anni passano ma la volontà di esserci rimane. Ho scrutato i gesti: il suonatore di tuba a soffiare nel gran strumento, le dita grosse ma mobili sui tasti, a trovare la voce bassa che fa bordone, le trombe il cui suono s'inerpicava su, sempre più squillante e sottile, la gran cassa, un alpino piccoletto, teso indietro per bilanciare il peso dello strumento, il viso concentrato a non fallire un colpo ed il braccio con la mazza, ritmico e preciso, a prendere più spazio e forza. Hanno suonato e marciato per due ore…
Tutta la gente intorno. Avvinta da quei suoni che sentiva come tradizione di popolo, semplice e sincera. Musiche autentiche, materia prima da cui si sono elevate le genialità di Verdi, Rossini, Puccini, Donizetti. Bellini…
Ti saluto con una tua frase: "L'alpino arriva a piedi dove la fede arriva con le ali".
Ho capito di voi. Grazie, vecio alpin!

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12/05/2013

Una poesia di Nuto Revelli dedicata agli Alpini

L'autore di questa bellissima canzone partigiana è Nuto Revelli, morto a 85 anni il 5 Febbraio 2004. Un nome che poco dirà ai più, ma Revelli fu un coraggioso capo dei partigiani sulle montagne. Da giovanissimo andò in Russia, come sottotenente degli Alpini, e guidò i suoi uomini in una tragica ritirata. In guerra conobbe e vide la sofferenza, assistette impotente al tradimento dei tedeschi. Poi, una volta ritornato in Italia a Cuneo, decise di abbandonare il corpo degli alpini e di lottare contro i nazisti e contro i fascisti. Salì perciò sulle montagne e fondò una delle prime brigate partigiane nel cuneese: la chiamò "Compagnia Rivendicazione Caduti" proprio in onore dei soldati che aveva visto morire in Russia.
Questa canzone, "Pietà l'è morta" è dedicata agli alpini caduti in Russia, è l'omaggio a tutti gli italiani morti in guerra, anche quelli che hanno combattuto per il fascismo. E' proprio per questo, per il rispetto di queste vittime, che Revelli decide appunto di lottare, da partigiano, contro il fascismo e contro i traditori tedeschi.

Paolo Maurizio Bottigelli

Lassù sulle montagne bandiera nera:
è morto un partigiano nel far la guerra.
un altro italiano va sotto terra.
Laggiù sotto terra trova un alpino,
caduto nella Russia con il Cervino.
Ma prima di morire ha ancor pregato:
Che Dio maledica chi ci ha tradito
lasciandoci sul Don e poi è fuggito.
Tedeschi traditori, l'alpino è morto
ma un altro combattente oggi è risorto.
Combatte il partigiano la sua battaglia:
Tedeschi e fascisti, fuori d'Italia!
Gridiamo a tutta forza: Pietà l'è morta
 

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12/05/2013

Grazie Alpini, finalmente possiamo stupirci

di SALVATORE DATTILO
L'avvenimento è bello prima che straordinario. L'animazione di ogni angolo della città, lo spirito di fraternità e di allegria manifestato, i cori intonati con grazia e bravura ovunque: tutto ciò è per noi Piacentini poco meno di un miracolo.
La nostra routine è stata frantumata: finalmente possiamo stupirci! Esiste qualcosa che riesce a mobilitare centinaia di migliaia di persone e le porta allegramente fino a Piacenza, capitale fino a ieri della tristezza e della noia. L'immaginazione non poteva arrivare a tanto: presumevamo di sapere già tutto, tutto era stato già incasellato nei pregiudizi.
Poi all'improvviso sono arrivati gli Alpini: sono arrivati per davvero a dimostrarci che le cose in apparenza più tristi e logore possono prendere nuova forma, emettere nuovi suoni e perfino cantare. Non è vero, dunque, che niente è nuovo sotto il sole o piuttosto sotto la pioggia: lo spirito tutto può ricreare; la banalità di un oggetto quotidiano può divenire una natura morta di abbagliante bellezza nelle mani di un artista vero.
Gli Alpini ci stanno dimostrando che perfino la vita della nostra città può prendere forma e incendiarsi, che possiamo svegliarci da un sonno dogmatico e da una nostra disattenzione abituale. L'allegria esiste nei cuori di chi sente lo spirito di fratellanza e si muove ad incontrare i fratelli lontani.
Questa volta la piazza dell'incontro è Piacenza: ovunque sembra manifestarsi il miracolo dell'incontro atteso da molto tempo. I Piacentini hanno accolto, come sempre, con scetticismo ed incredulità l'avvenimento straordinario, ma poi ne sono stati travolti: gli Alpini ci danno una lezione di ottimismo o, quanto meno di fede; vediamo volti nuovi e i panorami consueti hanno nuovi aspetti. L'incontro intenso e profondo fra chi vive l'altezza dei monti più aspri e più alti e chi abita la pianura più piatta può arrecare un benefico scossone a tutti: la vita è fatta non solo di consuetudini, ma soprattutto di attese e sorprese.
L'Adunata degli Alpini a Piacenza è tutte queste cose, per loro e per noi: un'avventura più che un'evasione. Gli Alpini hanno avuto una buona ed efficiente accoglienza a Piacenza e ne porteranno certamente un buon ricordo: penseranno che la pianura è necessaria per esaltare la bellezza degli alti monti. I Piacentini hanno capito che la loro piatta realtà può anche suscitare interesse e allegria e che Piacenza non è solo un luogo da cui evadere; avremo forse così occhi nuovi, capaci di vedere e di credere anche nel sole, nelle nuvole, nella terra dei Padri: la Patria.
È questa una festa di popolo e speriamo di rivederla.

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12/05/2013

Lettere al direttore

le nuove sfidea suon di valori

Egregio direttore, finalmente è arrivato il fatidico giorno, l'emozione, l'orgoglio di poter sfilare all'adunata nella propria città è qualcosa di estremamente coinvolgente ed unico. Sensazioni da condividere in gruppo, con commilitoni, amici ed eventuali famigliari. Si riaccendono i ricordi di una gioventù passata, e per i veterani, di momenti dolorosi come i periodi trascorsi al fronte. C'è un qualcosa che accomuna tutti, l'essere consapevoli di far parte di una grande famiglia. Una comunità di valori, non per niente lo slogan scelto per l'86 adunata " onestà e solidarietà " permea lo spirito alpino, che insieme al culto della bandiera, all'onore ai Caduti e all'amor di Patria, rappresenta il DNA di ognuno di noi. Un'altra motivazione profonda di queste imponenti manifestazioni è il trasmettere la Storia alle nuove generazioni, attraverso le opere di uomini come Rigoni Stern e Don Gnocchi. Simone Weil diceva" distruggere il passato è il delitto supremo ". Venendo al presente, vi sono nuovi "fronti" su cui gli Alpini debbono concentrare i loro sforzi e la loro proverbiale generosità, la protezione civile in caso di emergenze e calamitá, la difesa dell'identità della montagna dall'assalto dei cementificatori, e della solidarietà quotidiana verso le solitudini ed emergenze anche di molti connazionali che soffrono e faticano in silenzio.
A tutto ciò sarebbe encomiabile se si riuscisse ad essere artefici di una campagna di rieducazione sociale, questa è la nuova difesa a cui siamo chiamati: i valori più alti da tramandare..! Ci vuole coraggio.. tra le tante virtù gli Alpini ne hanno in abbondanza..! Idealmente la Primogenita abbraccerà tutti gli Alpini, cui verrà contraccambiata da un galante baciamano.

Giovanni Ricci
Villanova sull'Arda


dopo tolmezzo sono parte di una famiglia

Quella mattina quando presi la macchina per andare al Distretto Militare di Piacenza a vedere l'ultima chiamata al servizio di leva dell'anno sapevo bene che se non fossi stato in quell'elenco non avrei più avuto problemi e sarei stato congedato per sempre. Per questo quando arrivai davanti al tabellone e lessi accanto al mio nome e cognome "8° scaglione 90 - destinazione Codroipo" non potei esultare di gioia, ma il fatto di essere stato assegnato al corpo degli alpini in quel momento rese meno amara la notizia. Ne avevo sentite fin da bambino di storie degli alpini e in un certo senso non mi dispiaceva ora farne parte. Partii un 2 novembre col treno da Fiorenzuola e sapevo che avrei vissuto un anno lontano da casa, dalla famiglia, dagli amici, dal mio amato paese che avrei rivisto volentieri ogni volta che avessi avuto una licenza. Fui affidato alla 60ª compagnia nella quale trovai ragazzi del Friuli, del Veneto e del Trentino, buone persone con le quali instaurai rapporti meravigliosi. Dopo il giuramento fui mandato a Tolmezzo in artiglieria da montagna, ma allora ero ancora uno dei pochi diplomati e così finii in ufficio. Tuttavia proprio per la mia dialettica e la cultura spesso feci il difensore per quei soldati puniti nei processi di rigore quindi fui sempre rispettato da tutti e rispettai sempre tutti e non ebbi mai alcun tipo di problema. Ero scritturale dell'aiutante maggiore e postino quindi tutti i giorni uscivo per andare in posta o fare le piccole commissioni per la caserma o per gli ufficiali e i sottufficiali che quindi nutrivano stima e attenzione per me. Fui contento di vivere quell'esperienza lontano da casa perché ebbi modo di entrare in contatto con ragazzi di zone molto diverse dalla nostra, con altre mentalità, altri modi di vivere, altri valori, altre educazioni. Fu anche l'anno in cui scoppiò la prima guerra del Golfo e quindi per 60 giorni non potei venire a casa in licenza così papà e mamma vennero a trovarmi e ne approfittarono per portarmi vestiti di ricambio. Un ricordo particolare di questo anno però fu per me nel gennaio del 1991 il giuramento sempre a Codroipo di 4 miei compaesani: per questa occasione da Lugagnano mosse un pullman pieno di parenti e amici e fu una festa bellissima e credo uno degli eventi più indimenticabili nella storia del nostro paese. Essere alpino, perché nessuno di noi si sente mai un ex, ma vive questo rapporto eternamente, mi ha fatto vivere emozioni impagabili e fatto imparare l'amore per gli altri e l'attenzione all'aiuto reciproco, la difesa soprattutto dei valori della vita, la presa di coscienza che avere una propria identità serve a migliorare se stessi e poi gli altri. Essere alpino vuol dire portare il cappello con la penna senza distinzione di colori e di pensieri, mai facendo politica o portando bandiere che non sia la nostra. Essere alpino vuol dire anche bere per il piacere della compagnia poiché il farlo in occasioni speciali significa portare avanti una tradizione e un folklore che non vanno negati. Essere alpino vuol dire infine sentirsi parte di questa famiglia che in questi giorni è venuta in mezzo a noi e alzi la mano chi non ha avuto i brividi o ha provato un'emozione in ciò che ha visto, udito, toccato o vissuto…

Carlo Raggi
Lugagnano Val D'Arda

 

parco delle mura che fine farà?

Gentile Direttore,
che fine farà il nostro "Parco delle Mura" dopo il disastro che si sta consumando? Con tutto l'asfalto steso a Piacenza negli ultimi anni, mi domando come si sia potuto pensare di trasformare i prati sotto i bastioni e le mura cittadine in parcheggi per centinaia di camper: Lunedì mattina il disastro sarà sotto gli occhi di tutti e allora cominceranno le polemiche, le accuse, i ripensamenti e i rimpianti ma, come gia' altre volte è successo in citta, sara' tardi e si scoprirà che per far tornare le cose come prima sarà necessario spendere un bel po' di soldi (dei cittadini naturalmente). Non sarebbe forse ora di finirla con questa miope e scarsa considerazione del bene comune?

Aldo Ambrogio


in duomo migliaia di visitatori

Egregio direttore, oggi sabato 11 Maggio la Cattedrale si prepara ad accogliere in un abbraccio affettuoso gli alpini convenuti a Piacenza per la loro annuale festa nazionale con la celebrazione solenne dell'Eucarestia presieduta dal nostro Vescovo Mons. Gianni Ambrosio e concelebrata dai Cappellani degli Alpini. Due cori Alpini animeranno con i loro canti la S. Messa in cui verranno ricordati gli Alpini Defunti.
La Cattedrale si è rivestita a festa con gli apparati più solenni, splendente di luce, ornata di fiori. Migliaia sono stati i visitatori nella giornata di giovedì e venerdì che, seguendo l'itinerario turistico delle numerose targhe che illustrano le opere d'arte, hanno potuto contemplare i dipinti, le sculture e la maestosità della nostra Cattedrale. I numerosi turisti che nel corso del 2012 e in quest'anno sul libro delle firme hanno voluto esprimere un loro commento sulla nostra Cattedrale, esprimono lusinghieri giudizi e restano sorpresi da tanta maestosità e bellezza che essa riserva ai visitatori.
Sarebbe bene che i nostri media sottolineassero, nell'occasione di queste giornate eccezionali di afflusso di turisti, non "la delusione" di chi in una giornata buia di per sé per il tempo pessimo, dice che "dentro sembra un obitorio" ed aggiunge ironicamente "con tutto il rispetto", con il commento del giornalista dell'atmosfera "del tutto inospitale" della Cattedrale, ma finalmente, lasciando da parte i pettegolezzi, si facesse un bel servizio sulla Cattedrale per farla conoscere, apprezzare ed amare.

Mons. Anselmo Galvani
Rettore della Cattedrale


niente soldi niente albergo

Egregio direttore, in merito alla mancata ospitalità alberghiera a Fiorenzuola d'Arda da parte di un gruppo di alpini, vi comunico quanto segue.
Circa sei mesi fa mi fu chiesta la disponibilità iniziale di numero 6 camere; in quella occasione confermai la disponibilità, e come caparra mi fu inviato solamente euro 200; restai in attesa di altri euro 400 che mi dovevano essere inviati come legge turistica riguardante almeno il 33% del totale dei costi di pernottamento.
Sollecitai il cliente, anche perché nel frattempo l'hotel si andava esaurendo per la stessa adunata; a quel punto disdettai e regolarmente segnalai che la caparra di euro 200 gli veniva restituita personalmente, cosa che è avvenuta oggi 11/05/2013.
Distinti saluti.
Il titolare dell'hotel di Fiorenzuola

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12/05/2013

Grazie Alpini, ci avete portato allegria e serenità

Caro direttore,
un giro per la città ed è subito festa!
E' quello che si respira da giovedì a Piacenza, città che ospita migliia di alpini provenienti da diverse zone d'Italia. Un po' di allegria e serenità in questi tempi di crisi e di tristezze.
Sono arrivati un po' in sordina e in men che non si dica hanno piantato tende, tendoni e rifugi in molte zone verdi della città guidati e stimolati da canti e suoni di un tempo lontano: canti popolari della montagna che nelle nostre zone pochi conoscono o sanno cantare. Molti accompagnati anche dalle famiglie e dai teneri compagni animali. Tutti accomunati da un unico pensiero: "Siamo Alpini! vogliamo ricordarlo con enfasi ed entusiasmo".
Non ho vissuto le guerre, ne ho sempre sentito parlare dai miei genitori, ho sentito invece le calamità naturali: i terremoti e le alluvioni nella nostra piccola penisola e so che i volontari degli alpini hanno generosamente prestato servizio in queste occasioni. In questo momento, percepisco più che mai, la sensazione di sentirmi italiana di avere una storia cominciata anni fa che mi ricorda la mia origine, la mia cultura e la mia coscienza.
Lo sapevo, lo sentivo naturale ma lo percepivo lontano come un episodio remoto, un racconto tramandato da generazioni. Eppure questo seme latente nella mia anima in questi giorni è emerso prepotente ed entusiasta di partecipare e di far parte di questa grande festa. Grazie, Alpini.

Vitalina Ziulu
Piacenza

Ancora una giornata di festa per Piacenza e gli Alpini, una giornata indimenticabile che resterà per sempre impressa nella memoria dei piacentini. E' una festa continua, giorno e notte, in centro e in tutti i quartieri della città e nei paesi della provincia. Una festa sentita e vissuta. Alpini e piacentini insieme: ballano, cantano e bevono. Sono nate tante amicizie, famiglie piacentine che hanno intrecciato relazioni con famiglie di alpini, giovani piacentini che sono diventati amici di giovani alpini. E' il forte spirito degli alpini. Loro sanno trasmettere gioia, allegria e sanno, allo stesso tempo, essere portatori di solidarietà e onestà. Lunedì, quando gli amici alpini partiranno, saremo un po' più soli e più tristi. Ma ci resterà il ricordo di tre giorni di festa che hanno scosso e contagiato tutta Piacenza. Grazie, Alpini d'Italia.

Gaetano Rizzuto

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12/05/2013

Una piccola poesia per gli alpini
di DANIELE VECCHIA

Penne Nere Penne Nere,
giungete giù dal cielo
portando allegria e piacere.
Con canzoni e risa
riempite l'aria
e la rendete viva.
Alpini Alpini,
giungete a Piacenza
la cui grazia aumenta.
Ed io spettatore
vi ringrazio,
ammirando la città
che prende splendore.

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12/05/2013

Piacentina serenata alpina
di CLAUDIA RESMINI

Con entusiasmo i piacentini
accolgono l'Adunata degli Alpini;
la città vestita a festa
si è calcata orgogliosa
il cappello in testa.
Ad ogni metro in Via del Corso
ci si può fermare e bere un sorso,
assistendo a caroselli
di ritmati ritornelli.
Quella provincia troppo silenziosa
freme e brulica, allegra e gioiosa:
sorride, anche nel buio della sera,
al passaggio di ogni Penna Nera.
E’ un tripudio tricolore
che anche le acque del Po
agita con furore
preparandosi per la parata
della più "rumorosa",
goliardica armata.
Abbiamo così l'occasione,
con questa pacifica "invasione",
di scuotere finalmente
tutta la città e la sua gente!

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12/05/2013

Adunata degli alpini
di ADELMO GIOVANELLI

Oggi, 12 del mese di maggio
dell’anno 2013
nella nostra onorata Piacenza
dalle Alpi agli Appennini
scendono in massa
cappelli ornati
di una lunga penna nera...
Sono loro, sono gli Alpini
Reggimenti, Corpi, Battaglioni
di valorosi combattenti
che in ogni epoca
e con il loro altruismo e onore
sono ancora ai nostri giorni
a disposizione per fare del bene
a tutta la popolazione.
Lunga vita al Corpo degli Alpini.

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12/05/2013

Sul cappello che noi portiamo…
di ESTER ALBIERO

Sempre commuove questa canzone
e provoca, in tutti, una certa emozione
quando, alle riunioni
gli alpini intonano....
in musica queste parole.
Lo spirito altruistico e di lealtà
fan si che sian importanti
nella nostra società.
Ora, ovunque, le bandiere
sventolan al vento
dell'Adunata, è giunto il momento.
L'alpino, in età ha storie da raccontare,
i giovani, in silenzioso rispetto
stanno ad ascoltare.
Un buon bicchiere di vino
un pranzo in compagnia
dove vi son loro, non manca l'allegria.
W gli alpini!
e noi, ne abbiamo tanti
ma un pensier vada a color che:
"Sono andati avanti".
Ho la certezza che accanto agli amici
per l'occasione, invisibili
dal cielo tornan per poco, a sfilare, felici.

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11/05/2013

«Mio marito non tornò mai dalla guerra»

Il ricordo di un'ospite del "Vittorio Emanuele" in visita alla cittadella degli alpini

(parab) Era una sposina "fresca" Amabile Roldi quando il marito Giacomo, alpino, è partito per la guerra. Di lui nulla si è più saputo: disperso sul campo, ma non nella mente dell'allora giovanissima moglie. Che ancora oggi, ospite della casa di riposo "Vittorio Emanuele", lo ricorda.
A dimostrarlo è stata la visita che la signora Amabile, insieme ad altri degenti della casa di riposo di via Campagna, ha compiuto alla cittadella degli alpini al campo Daturi: grazie al servizio animazione del "Vittorio Emanuele" coordinato dalle instancabili Ada Molinaroli, Maria Gabriella Cella e Nadia Favini, infatti, una piccola delegazione del pensionato ha potuto letteralmente immergersi nel clima di festa che in questi giorni si respira nella nostra città.
«Questo è un buon modo per far uscire i nostri ospiti e farli entrare in contatto con i piacentini - ha spiegato Molinaroli insieme alle altre colleghe - abbiamo passato la mattinata in giro e ovviamente non ci siamo fatti mancare una visita alla cittadella degli alpini allestita al Daturi. Poi mangeremo qui con panini e salame e continueremo il nostro giro: Piacenza festeggia e allora anche il "Vittorio Emanuele" non vuole essere da meno». Hanno festeggiato dunque questi ex giovani del pensionato, ma hanno anche ricordato gli anni della giovinezza o quelli più tristi della guerra: «Mio marito si chiamava Giacomo Credali, Giacomino lo chiamavo - ha spiegato la signora Amabile - era un alpino e purtroppo l'ho perso presto: è andato in guerra e non è più tornato, ma io lo ricordo sempre».

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11/05/2013

Primicerj: «La Cittadella per far conoscere gli alpini»

Il generale, con il presidente Perona e il sindaco Dosi, ha dato il via all'expo di mezzi ed equipaggiamenti al Daturi

(fri) La Cittadella Alpini apre i battenti con il nastro tricolore tagliato dal presidente dell'Ana nazionale, Corrado Perona, e dal sindaco di Piacenza Paolo Dosi. Un momento formale davanti alla bandiera appena innalzata al cielo con la fanfara della Taurinense ad accompagnare l'inno di Mameli cantato. Ma anche un grazie sentito e appassionato da parte dei vertici degli alpini italiani: il generale Alberto Primicerj per le truppe in armi e l'inossidabile Perona per le schiere infinite dei congedati, amici compresi. Primicerj ringrazia Piacenza per la calorosa accoglienza riservata alle penne nere e spiega perchè da sette anni a questa parte l'Adunata nazionale viaggia a braccetto con la Cittadella Alpina, ovvero l'expo dei mezzi, degli equipaggiamenti e delle peculiarità del Corpo degli alpini.
«L'obiettivo è di far conoscere le attività degli alpini - spiega il generale -, di farle conoscere alla città che ci ospita e ai nostri "vecchi", perchè chi è stato alpino lo sarà per sempre». Una cittadella in cui convivono due anime: quella militare e quella solidale. Su quest'ultima si sofferma il presidente Perona. Ricorda la sua visita in Afghanistan con il consiglio nazionale Ana «per rendere omaggio a quei ragazzi che non sono più tornati da una missione in cui cercavano di donare la libertà di pensiero e di vita ad un popolo costretto a sopportare (soprattutto le donne) continue angherie». Una società, quella afghana, a cui l'Ana ha donato un importante contributo mirato alla scolarizzazione delle ragazze con la creazione di un'aula laboratorio di computer. «Lo abbiamo potuto fare grazie ai fondi raccolti dalla Cittadella - evidenzia Perona -; grazie alla generosità degli alpini abbiamo dato il nostro contributo all'istruzione dei giovani afghani, perchè è con la conoscenza, con il sapere, che si ottiene un mondo migliore». Cita e ringrazia, tra gli altri, il presidente della Sezione di Piacenza, Bruno Plucani, così come il generale Primicerj cita e ringrazia, tra gli altri, il comandante del II° reggimento del genio pontieri, colonnello Rocco Capuano.
La Cittadella Alpina, che rimarrà aperta sino a domani, è divisa in tre aree. La prima è dedicata alla montagna, palestra di vita e habitat naturale degli alpini; la seconda è incentrata sulle operazioni, celebrando in particolare il 30° anniversario delle missioni all'estero; la terza ripercorre la storia del Corpo, grazie al prezioso contributo del Museo storico degli Alpini di Trento.
 

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11/05/2013

«Occasione unica da non perdere»

Grande entusiamo fra le famigliole in visita alla cittadella

Alla fine quell'invasione pacifica di alpini ha conquistato i piacentini, anche quelli più scettici, arrivati a dire che «Sarebbe bello se l'Adunata ci fosse tutti gli anni a Piacenza». La città si è trasformata ed è diventata all'improvviso più a misura di famiglia. In centro si gira solo in bicicletta o a piedi, a scuola si parla ancora di più di educazione al senso civico e di quella fetta di storia che, attraverso il sacrificio di tanti giovani, ha fatto grande l'Italia, l'Italia di tutti, anche dei bambini. In strada, la gente si saluta, si conosce, si abbraccia, forse perché il vino si vende a fiumi a prezzi modici. Anche nei bar si può assaggiare di tutto, si mangia fuori, sulle panche. Una grande famiglia, quella alpina. Una grande accoglienza, quella piacentina.
«Non capita tutti i giorni un evento così e abbiamo deciso di partecipare - dicono in coro Fabio, Cinzia e i bimbi Tommaso e Samuele, al Daturi -. Siamo venuti a piedi, piano piano, senza fretta. Abbiamo attraversato insieme la città ed è stato bello. Siamo contenti, per noi è una bella giornata di festa». «Ho già partecipato ad altre Adunate in passato - commenta Giuseppe Olmi -, ad esempio a Padova, dove mi trovavo per lavoro. Sono feste belle, l'atmosfera è serena, per una volta ci sentiamo come nelle grandi città». Anche se non hanno fatto la leva militare, lo spirito alpino ha conquistato i giovani piacentini. Felici, finalmente, di poter vedere una città e un centro storico vivi. «Siamo arrivati da Codogno, Bettola e Borgonovo - dicono Marco Sartori, Roberto Fracassi e Luca Tedeschi -. È stupendo vedere in giro persone che hanno voglia di divertirsi e stare bene. Non avremmo mancato all'appuntamento per niente al mondo». «Felicissime, bello vedere la città così» aggiungono Sabina e Flavia, mamme di Nicolò e Mattia e di Santiago e Gianlucas. E ne è convinto anche Lorenzo che plaude all'iniziativa, soddisfatto di vedere una città che in questi giorni ha saputo tirare fuori il meglio di sé. «Solo un piccolo appunto, ho visto bambini prendere in mano dei mitra, per "dimostrazioni" effettuate dai militari, solo questo aspetto mi ha lasciato un po' scettico» precisa. «Stamattina una signora è venuta a prendere il giornale e mi ha detto che si è commossa nel vedere l'alzabandiera - commenta un edicolante del centro -. Sono momenti che uniscono la nostra comunità. Ci ricordano i valori importanti. Sì, anch'io penso che i giovani dovrebbero tornare a fare la leva militare». Commosso anche il sindaco di Ottone, Giovanni Piazza. «Penso a mio nonno, Luigi Troglio, a quando mi mise in testa il cappello d'alpino, per la prima volta - ha detto -. Penso alla forza di queste persone, e non è facile non emozionarsi. Viva l'Italia e viva gli alpini».

Elisa Malacalza

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11/05/2013

In diretta dall'Afghanistan «Ciao Camilla! Ciao papà!»

Via satellite da Herat il colonnello piacentino Carlo Cavalli

La voce, da Herat, Afghanistan, vibra di commozione. Ma le lacrime si devono trattenere. Siamo in diretta via satellite davanti al comandante della Brigata Julia, davanti al comandante di tutte le Truppe Alpine, davanti alle centinaia di persone che seguono la telefonata dal maxischermo della Cittadella Alpina all'arena Daturi.
«Ciao Camilla! Ciao, papà! ». Il tenente colonnello Carlo Cavalli, piacentino, 48 anni, è partito per l'Afghanistan con la Brigata Julia lo scorso 4 marzo. E' un veterano con alle spalle missioni delicate nei posti caldi del bacino del Mediterraneo: Mostar (Bosnia-Herzegovina) nel 2004, Naquoura (confine Libano-Israele) nel 2007, tanto per farsi un'idea. Fino a poco tempo fa era a capo del "Nato Defence Planning Process Team", a Mons, vicino a Bruxelles. Tornerà a casa il prossimo settembre con i suoi compagni di battaglione.
Camilla, di anni ne ha 7 - «Sette e mezzo» precisa lei - e viene chiamata dal generale Alberto Primicerj a sedersi al suo fianco per parlare al microfono. Nella tenda al centro della Cittadella un grosso pannello televisivo trasmette le immagini della video conferenza da Herat, la città dell'Afghanistan dove sono impegnate le truppe italiane inquadrate nell'Isaf (l'International Security Assistance Force). Il generale Ignazio Gamba, comandante della Brigata Julia, ha appena terminato di parlare. Anche il presidente nazionale dell'Ana, Corrado Perona, il prefetto di Piacenza, Antonino Puglisi, il presidente della Provincia di Piacenza, Massimo Trespidi, il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, hanno espresso la loro vicinanza ai soldati italiani lontani da casa. C'è anche il generale piacentino Fabrizio Castagnetti - «il mio vecchio Capo di Stato Maggiore» lo definisce con affetto Primicerj - che porta il suo saluto rivolgendosi agli alti ufficiali riuniti base italiana di Herat: «Vi guardo con nostalgia e mi piacerebbe molto poter ritornare in quel bel Paese che diventerà l'Afghanistan nel giro di pochissimo».
Il generale Primicerj svela quella che per molti è una sorpresa. La piccola figlia del tenente colonnello Cavalli si metterà in collegamento con il padre.
«Ciao papà, come stai? ». Da migliaia di chilometri di distanza arriva la risposta - «Io bene» - seguita subito da un simpatico rimprovero: «E tu? Dove hai lasciato il tuo cappello? ».
Mamma Carlotta è lì, due file dietro, e provvede subito a dotare Camilla del suo mini cappello da alpino. «Brava! Adesso ricordati di portarlo bene in questi tre giorni di Adunata» la raccomandazione da Herat.
La conversazione in pubblico si chiude qui e con lei anche il collegamento via satellite. Camilla è contenta come una Pasqua di aver parlato con papà anche oggi e rientra nel suo piccolo schieramento di famiglia che, per l'occasione, comprende anche i nonni. «E' un rapporto a distanza - dice mamma Carlotta, pianista classica - ma ci siamo abituati». Nostalgia? «Eh, sì. Ma grazie all'Esercito Italiano riusciamo a metterci in contatto ogni giorno via Skype. Ad orari un po' così, visto che, per il suo lavoro, ci può chiamare solo a mezzanotte, mezzanotte e mezza, ora di Herat, quando qui sono le 9 di sera».
La situazione, in Afghanistan, è «calda», sottolinea il generale Gamba, «e non solo a livello meteo». Conferma che proprio l'altro giorno i soldati italiani sono riusciti a sventare una minaccia importante in fatto di esplosivi e ordigni improvvisati. «Un lavoro durato 24 ore che è riuscito a dare i suoi frutti». Conferma che la situazione in Afghanistan sta radicalmente cambiando «con il coinvolgimento sempre più in prima persona dell'esercito governativo che, grazie agli istruttori anche italiani, oggi è in grado di organizzarsi da solo». Una situazione generale tuttavia, neppure troppo difficile visto che rinnova l'invito al presidente Perona e ad una delegazione dell'Ana nazionale ad andare a trovarlo entro il prossimo settembre. La piccola Camilla e mamma Carlotta ora sono più tranquille.

Federico Frighi
 

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11/05/2013

«Giardini Margherita chiusi, un'occasione persa»

La protesta della barista di via Alberoni: festa tricolore, tutta la città doveva essere coinvolta

«Non ci risulta che gli alpini si mettano a zappare nei prati, tolgano l'erba o spargano del diserbante: perché chiudere i giardini Margherita e far morire tutta quella zona tenendola lontana dall'Adunata? ». Se lo chiede la titolare della caffetteria San Savino Ileana Gallesi che, assieme ai gestori degli esercizi vicini, da trent'anni conosce bene quella parte "difficile" della città. Soprattutto non condivide le parole dell'assessore Luigi Rabuffi che giovedì, ai microfoni di Telelibertà, aveva così commentato la chiusura del parco: «Abbiamo ritenuto di mantenere chiuse alcune aree verdi per l'importanza di un parco monumentale come sono i giardini Margherita. È evidente che sono aree vaste e volevamo evitare che vi fossero assembramenti sparsi di alpini laddove non era prevista l'accoglienza».
Con l'Adunata, ecco sollevarsi tutti i problemi che da anni affliggono la zona. «Questa è una festa italiana e tutta la città deve essere coinvolta. Invece qua non c'è nessuno a parte qualche accampamento abusivo a cui stiamo dando l'energia elettrica e l'acqua» spiegano gli esercenti della zona. «Perché dobbiamo essere noi ad accoglierli e non il Comune o la parrocchia? Noi lo facciamo volentieri ma non spetta a noi allacciare la rete elettrica. E per fortuna che ci sono questi alpini, altrimenti la zona sarebbe un cimitero». Ma la Gallesi denuncia anche situazioni al limite, tra senzatetto che dormono sulle panchine, prostituzione, spaccio di droga e addirittura persone che fanno i bisogni fisiologici tra gli alberi del parco. «Lasciamo aperti i giardini agli stranieri per fare ciò che vogliono mentre lo chiudiamo agli Alpini che, magari, l'avrebbero pure ripulito e sistemato? » aggiunge. «Questa poteva essere una grande occasione per fare integrazione all'interno del quartiere: sono trent'anni che cerchiamo di mantenere in ordine la zona e abbiamo voglia di integrarci completamente. Ma chiudendo il parco, la zona resta ancora in mano esclusivamente alla delinquenza. Se l'amministrazione ha sbagliato, deve ammetterlo o applicare regolamenti per non creare disagio. Ma escludere questa zona della città non ha senso».
«Nessuno qui è razzista ma si è costretti a diventarli» aggiungono Roberto Veratti e la moglie Tiziana che gestiscono un bar in via Tibini. «E non abbiamo certo paura della concorrenza: le bancarelle qui nella zona sarebbero state ben accette». Ieri mattina, intanto, una mano ignota ha rotto il catenaccio che chiudeva il cancello del parco, permettendone di nuovo l'accesso.
Ma il problema dai Giardini Margherita non è l'unica nota negativa in città. Alcuni residenti del centro storico, infatti, hanno poco gradito i canti e i caroselli dei mezzi alpini fino a tarda notte o fin quasi all'alba, chiedendo almeno una fascia di rispetto notturna per poter dormire in tranquillità. Allo stesso modo, altri cittadini hanno lamentato l'occupazione abusiva di spazi e di aiuole. In entrambi i casi, alcuni di loro si sono così rivolti alle forze dell'ordine per segnalare la cosa.

Cristian Brusamonti

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11/05/2013

Cittadella alpina con le "ombre"

Sul Pubblico Passeggio stand alimentari e i classici bicchierini

(elma) Un grande mercato sul Pubblico Passeggio, con stand alimentari e bancarelle specializzate nella vendita di prodotti tematici strettamente connessi alla manifestazione, ha incoronato poco distante la piccola cittadella degli alpini al Cheope, in via Quattro Novembre. Tutto il parcheggio infatti è stato trasformato in una zona coperta, una cittadella alimentare più che militare, dove all'interno si possono degustare prodotti "alpini doc" e intrattenersi con le grigliate dal profumo inconfondibile. Ma a entusiasmare nella serata di ieri e giovedì anche i piacentini sono state le "ombre", oltre alla grappa e a un'immancabile fiume di birra. Che cosa sono le "ombre", diventate il simbolo più goliardico dell'Adunata? «Andemo bèver un'ombra» è la frase ricorrente che gli alpini veneti hanno rivolto alle donzelle piacentine, le quali, in questi giorni, non si sono mai forse sentite rivolgere così tanti complimenti e inviti (qualcuna ha raccontato di aver ricevuto anche un invito a nozze da un intraprendente alpino; altre pendolari, arrivate in stazione da Milano, sono state caricate su un carretto e portate a casa per evitare loro che si bagnassero sotto la pioggia). Tornando al motto veneto, significa "Andiamo a bere un'ombra" e cioè una sfilza di bicchierini di buon vino, capace di unire ancora di più la comunità piacentina a quella alpina. E anche dalla cittadella del Cheope tutti concordi nel dire "Viva gli alpini". Anche chi si è addormentato con i canti di montagna e si è risvegliato con la fanfara.
 

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11/05/2013

Il Comune decide: «I mezzi non in regola con il codice non possono circolare»

Apecar, trabiccoli e altre vetture appositamente addobbate per l'Adunata, arriva l'ordinanza comunale che proibisce il libero scorrazzare di coloro che non sono in regola con il codice della strada, pena multa e sequestro.
Dopo le polemiche dei giorni scorsi legate proprio allo stop a un apecar "alpino", che aveva sollevato un coro di critiche nei confronti della polizia municipale, la comandante Renza Malchiodi ha firmato il documento che punta a mettere ordine e chiarezza: «E' istituito il divieto assoluto di introdurre sul territorio comunale ed il divieto assoluto di utilizzare macchine o strumenti attinenti all'Adunata degli alpini che non siano espressamente autorizzati dalle competenti autorità», si legge.
Tali divieti sono operativi da ieri a domani e la loro inosservanza comporterà l'immediato ritiro e la contestuale immissione di tali oggetti presso un deposito comunale.
Sarà possibile la restituzione ai proprietari solo al termine della manifestazione e previa verifica della loro rispondenza alle norme vigenti in relazione al luogo dove è avvenuto l'accertamento.
«Se non reclamati entro 30 giorni, a far data dal 13 maggio - conclude l'ordinanza - i sopracitati oggetti verranno considerati come abbandonati, fatta comunque salva la possibilità di successivo accertamento di violazioni connesse all'uso che ne è stato fatto». In teoria, i vigili urbani potrebbero avere un super lavoro, visto che sono tanti i mezzi addobbati che girano soprattutto per il centro storico.

Michele Rancati

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11/05/2013

Migliaia di alpini in giro per Piacenza

Migliaia di alpini in giro per Piacenza. Piacenza la città delle chiese e delle caserme. Era chiaro che le penne nere sarebbero entrate nelle basiliche del centro storico per una preghiera ma anche per una visita culturale. Si è visto subito ieri mattina, subito dopo l'alzabandiera in piazza Cavalli. Se, ad esempio, Sant'Antonino fa l'occhiolino ai tanti visitatori con uno striscione appeso alla Porta del Paradiso - "Il patrono Sant'Antonino accoglie e benedice gli alpini! " -, se in San Francesco è stata fatta stampare un'apposita brochure con la storia della basilica (a disposizione magari in cambio di un'offerta per i prossimi restauri), non in tutte le chiese del centro storico si è vista la medesima accoglienza. Il caso emblematico è quello della cattedrale di Piacenza. I sacrestani hanno aperto il portone principale ma all'interno era buio pesto. Solo una luce, un'unica luce, nella navata centrale che contribuiva a creare nella chiesa madre della diocesi di Piacenza-Bobbio un'atmosfera del tutto inospitale, quasi completamente avvolta dalle tenebre. «La chiesa fuori è molto bella - dicono marito e moglie provenienti da Vicenza - ma dentro sembra di essere in un obitorio, con tutto il rispetto». Il commento è pressochè unanime tra le decine di alpini che già alle dieci del mattino entrano ed escono dal portone della cattedrale.
Magari oggi andrà meglio.
oggi la messa per i caduti Questo pomeriggio, alle ore 16, in cattedrale, il vescovo Gianni Ambrosio e i cappellani militari celebreranno la messa alpina in suffragio ai Caduti. Sarà il vescovo a pronunciare l'omelia, al posto dell'Ordinario militare per l'Italia, monsignor Vincenzo Pelvi, impossibilitato a prendere parte all'Adunata.
Questa sera, sempre in cattedrale, con inizio alle ore 20,30, si esibirà il coro Ana di Milano "Mario Bazzi".
Nella cattedrale di Piacenza, da ieri, è aperta la mostra dedicata ai cappellani militari e ai loro sacrifici. In particolare, è esposto l'altare da campo del Beato Secondo Pollo, cappellano degli alpini durante la Seconda Guerra Mondiale.

fed. fri.

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11/05/2013

«Ideali di libertà uniscono Piacenza agli alpini»

Al Gotico consiglio comunale per ricordare i 165 anni dei moti del Risorgimento piacentino

E' il Gotico, palazzo simbolo e "cuore civico" di Piacenza, che apre le porte ai rappresentanti degli alpini (in armi e no) per un consiglio comunale speciale: quello per ricordare la data del Plebiscito 165 anni dopo. La giornata in cui Piacenza si staccò da Parma per aderire al regno di Sardegna. Primo passo - ha ricordato in apertura di seduta - il senatore Alberto Spigaroli che fu sindaco nel 1961 a cent'anni dall'Unità d'Italia - per tracciare la strada di un unico paese. Data dimenticata dai più: «Si ricordano le Cinque giornate di Milano, i moti di Brescia, di Venezia, ma di quella che fu la data simbolo per l'avvio del Regno d'Italia non c'è memoria. «Fu una decisione lungimirante» ha segnalato Spigaroli «infatti poi aderirono tutti».
Il moto di libertà che spinse al Plebiscito la Piacenza Risorgimentale è stato lo spunto colto dal generale Alberto Primicerj, comandante delle truppe alpine, per fare un parallelo con quanto il reggimento fece durante la guerra nel ‘43 in Albania e Montenegro, azioni - ha detto - che hanno fatto meritare alla bandiera di guerra - che oggi abbiamo portato in questa bellissima sala - la medaglia d'oro. Bandiera che abbiamo portato qui - ha detto - a fianco dei gonfaloni della città e della provincia pensando che potesse testimoniare quel sentimento di libertà per il quale Piacenza la Primogenita ha lottato. E' appena tornata dall'Afghanistan, è stata sei mesi ad Herat dove ha operato anche lì per la pace per il progresso di quel popolo. Insomma un simbolo che continua in altre parti del mondo a testimoniare quella spinta alla libertà che ha caratterizzato la vostra storia».
Due eventi che stanno l'uno a fianco all'altro - ha ricordato il generale - segnalando anche la grande accoglienza che Piacenza ha riservato agli alpini. Anche il prefetto Antonino Puglisi ha messo in evidenza la festa di popolo per l'Adunata «Siamo fieri di averli qui per tre giorni, spero che possano tonare ancora e sappiamo che a Piacenza troveranno sempre degli amici». Un abbraccio fortissimo a Piacenza nelle parole del presidente nazionale dell'associazione Corrado Perona. Ha trasmesso le emozioni provate per una città che ha aperto le braccia per stringere «I nostri alpini. Per me - ha aggiunto - questa 86esima sarà l'ultima mia adunata. E' il nostro raduno annuale a cui partecipano anche quegli alpini che, finita la guerra, hanno dovuto andarsene, chi in America chi oltralpe per cercare lavoro e, in quelle nazioni, hanno onorato il nostro paese. Torneremo a casa con un ricordo vivo di una Piacenza tenace, operosa. Un viatico importante per ripartire». Perona ha poi annunciato che tra otto giorni c'è l'appuntamento con l'assemblea nazionale per assumere determinazioni sul futuro ed ha spronato le istituzioni a darsi da fare per il nostro paese. Noi come sempre all'appello rispondiamo Presenti! Ha fatto capire. Seduta di consiglio comunale simbolica a cui hanno partecipato i sindaci della Promogenita, ma anche i rappresentanti del consiglio comunale dei ragazzi (le classi 2A del Faustini e 2D della Dante) a cui è andato il saluto del presidente del consiglio Carlo Ferrari, per loro un momento di storia vissuto in diretta. Il sindaco Paolo Dosi ha ricordato gli alpini molto cari ai piacentini come Padre Gherardo, cappellano militare, fondatore della Casa del Fanciullo e i fratelli Giulio e Livio Daturi a cui è dedicato il campo omonimo «per questi tre giorni sede della cittadella alpina».
a. le.

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11/05/2013

«Al voto, al voto. Venite» Va in scena il Plebiscito

In San Francesco, Tempio della Civitas, rappresentato il 10 maggio 1848. Da qui la città fu Primogenita d'Italia

Fuori, in piazza Cavalli, uno skinline di "penne nere". Dentro, nella chiesa di san Francesco, per l'occasione "Tempio della Civitas" in scena la rievocazione storica del Plebiscito che unì la città al Regno di Sardegna.
Quindi si vada a rappresentare.
La città di Piacenza in carne e ossa (Samantha Oldani) si veste di Tricolore in San Francesco il 10 maggio 2013. Correndo a ritroso nella storia locale il 10 maggio 1848, dopo il Plebiscito, Piacenza proclamò l'annessione al Regno di Sardegna scelta che poi le fece meritare il titolo di Primogenita d'Italia. In San Francesco il 10 maggio 2013 scoppia l'applauso e forse fu così anche allora.
A proclamare il risultato del voto (37.089 sì per 37.585 votanti) Pietro Gioia (Matteo Ghisalberti l'attore) dal pulpito di San Francesco diventata in quel periodo di moti per la libertà il "Tempio della Civitas". La rappresentazione di Piacenza città libera proposta dal gruppo "I ragazzi del museo" ha fatto correre una forte emozione nei tanti presenti all'appuntamento con la storia. Alpini di altre città compresi.
Appuntamento con la storia o meglio con la memoria di Piacenza che ha gridato forte la propria libertà. Il tempio fu il luogo dove il 7 maggio il parroco Antonio Emanueli (nella scena Michel Franzoso) incitò i cittadini al voto. «Al voto, al voto, voi e chi vi sta al fianco. Quale migliore occasione - ha spiegato - per il nostro domani. La storia d'Italia è storia di occasioni fallite. Il passato spaventa, lo so, ma dobbiamo afferrare il presente con le mani. Dunque al voto cittadini, al voto. Ricordate che l'unità della nostra patria sono i veri e soli motivi che mi spingono a questo. Sto inviando un mio scritto a tutti i parroci del territorio. Nelle loro mani è la sorte della nostra patria. Tutti si devono occupare di questi importantissimi uffici. Perché l'italia torni libera e gloriosa. Al voto, cittadini al voto».
Ed ecco che i voti arrivano «Da Carpaneto, Cadeo, Gossolengo Piacenza oggi 10 maggio 1848 avremo il verdetto - richiama la voce della città di Piacenza - avvicinatevi avvicinatevi, non abbiate timore venite forza è un momento storico che deciderà il corso della nostra storia».
E subito dopo al popolo Pietro Gioia annuncia: «Lo spoglio non lascia dubbio» e scoppia ancora l'applauso. «Quasi tutti sono d'accordo per una grande e nobile idea». Ma poi l'avvertimento: «Ora ci attende un momento difficile e anche di minacce - avverte - da parte di coloro che ci hanno considerati schiavi di adopereranno per ricattarci. Ma la scelta è compiuta e il riusultato del Plebiscito sarà consegnato a Carlo Alberto che si trova accampato a Sommacampagna». Insomma la dichiarazione di Piacenza è per l'Italia e per la libertà: il primo passo per l'Unità. Rileggeranno gli storici.
In chiesa, palpabile, anche l'emozione da parte degli attori che hanno interpretato questo pezzo di storia troppo poco conosciuta. E, per suggellare il tutto Giuseppe Verdi con le note del "Va pensiero" intonato anche dalla platea.
Che effetto fa interpretare chi è stato protagonista di tanta storia? Emozione - risponde Matteo Ghisalberti (Gioia) sia per la location perché la chiamata a raccolta per il Plebisicito e poi la proclamazione dei risultati avvenne proprio in questa chiesa sia per il valore politico alla base di questo evento storico. La proclamazione della libertà.
E nel backstage si fanno valutazioni di quell'evento. Il presidente della Provincia Massimo Trespidi rilancia il tema della memoria: «Ci fa capire da dove veniamo. Una siginificativa coincidenza la rievocazione del Plebiscito con l'Adunata degli alpini che ci riconnette con la storia dell'Unità d'Italia». Anche Bruno Plucani (Ana Piacenza) sottolinea la connessione. «Già nel 2008 chiedemmo di poter avere l'Adunata per farla coincidere con l'anniversario della Primogenita allora non fu possibile». Paolo Dosi segnala la suggestione particolare trasmessa dalla rievocazione del Plebiscito che dal 2011 si fa ogni anno: non solo una scena in costume, ma qualcosa di più quel quid introdotto oggi proprio grazie all'Adunata degli alpini «Speriamo che questo contribuisca ad accendere i riflettori su questo fatto storico importantissimo e trascurato».
Un altro evento si è inserito nella breve rappresentazione: il ricordo della figura del patriota Giuseppe Manfredi, allievo di Pietro Gioia ebbe una parte rilevante nei moti per la cacciata degli austriaci. Divenne anche un sorvegliato speciale della polizia austriaca. Un omaggio floreale e un ricordo da parte del generale Gentile è stato deposto di fronte alla lapide in Duomo per iniziativa dell'Istituto storico del Risorgimento. Una manifestazione programmata separatamente dalla celebrazione della rievocazione», ricorda Corrado Sforza Fogliani. E si rinnova ogni anno nel giorno della proclamazione di Piacenza città libera.

Antonella Lenti

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11/05/2013

Cadeo oggi saluta le "penne" ospiti

CADEO - «Degli alpini in questi giorni si è detto di tutto e di più, ma la sensazione che pervade tutti è che grazie a loro tornano alla ribalta sentimenti e valori purtroppo troppo spesso oggi sopiti come ad esempio l'entusiasmo, la solidarietà e l'onestà. Le bandiere che sventolano ovunque sono il simbolo della voglia di esserci, di dimostrare che gli alpini rappresentano la parte buona che è in ognuno di noi e che vuole emergere sulla quotidiana routine che ci schiaccia e ci appiattisce in una superficialità solo apparente». Sono queste le parole del vicesindaco di Cadeo Marica Toma che si è interessata di "scoprire" quali gruppi di Alpini popoleranno il territorio comunale di Cadeo in occasione dell'Adunata nazionale a Piacenza.
Grazie alla collaborazione dei dipendenti comunali, si sa che ci saranno più di duecento alpini: 128 provenienti da Trentino, Piemonte e Veneto alloggiati all'Hotel Le Ruote; 35 dall'Abruzzo saranno ospitati all'Hotel La Sorgente, 6 da Como si fermeranno all'Albergo Ristorante Carini, 38 dal Veneto e dal Piemonte pernotteranno al relais Cascina Scottina, 40 si accamperanno al campo sportivo di Roveleto e 15 al centro parrocchiale "M. Orsola", dove ieri sera hanno incontrato la popolazione per un momento pubblico di condivisione e canti.
Tutti gli alpini sono stati invitati dal sindaco Marco Bricconi a presentarsi questa mattina, sabato, alle 8.30 davanti al municipio per un saluto di benvenuto.
«Sentirsi parte di un gruppo che ha una storia gloriosa e che continua a operare con altruismo - ha sottolineato Toma - stimola la voglia di stare insieme, di costruire la speranza, di condividere l'esistenza. Grazie alpini, perché con il vostro stile di vita contagioso avete dimostrato che tutti gli ostacoli si possono superare, che la vera forza consiste nello stare insieme condividendo gli stessi ideali, che l'onestà e la solidarietà sono ancora di moda».
E ad accogliere le tante penne nere che attraverseranno il comune lungo la via Emilia c'è lo striscione "Avis Cadeo saluta gli alpini" con tanto di cappello realizzato a mano e tricolori al fianco, curato dall'associazione Avis di Cadeo, i primi ad aver pensato di lasciare un segno memorabile nel dare rispetto e valore all'appuntamento che Piacenza e provincia si preparano a vivere. Tante poi sono le bandiere che sventolano dai balconi dei residenti, così come recentemente si è provveduto ad imbandierare il centro del paese.

Valentina Paderni

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11/05/2013

Che cosa ne sarà dei valori alpini quando non ci saranno più Penne nere?

Che cosa ne sarà dei valori alpini quando non ci saranno più Penne nere? Il timore di tanti rappresentanti dell'Ana è quello che le Adunate, fra pochi anni, si riducano a una festa cittadina di folklore, svuotata di ogni valore, ora che non è più obbligatoria ormai da anni la leva militare. Per cercare di mantenere vivo il nome vero delle tradizioni alpine, è partita da Toronto la campagna "Keep the name ‘Alpini' alive", cioè "Tieni vivo il nome degli Alpini". È stato Daniele Cal, veneto oggi residente in Canada, dove si è sposato, a lanciare un appello ufficiale in occasione dell'Adunata piacentina. L'alpino ha scritto una lettera a cuore aperto ai suoi familiari, nel timore che tutto lo ‘zaino' di ogni Penna nera, fatto di onestà e solidarietà, vada un giorno perduto.
«Cari, figli, figlie e nipoti - si legge -. Ricordate che se vivete in Canada è merito mio. Venire in Canada non fu una scelta ma una necessità, quella di trovare un futuro soprattutto per voi. Spero che il frutto della mia vita, fatta di sacrifici e qualche umiliazione, abbia semplificato la vostra, dandovi così la possibilità di realizzare i vostri sogni. Sogni che io ho dovuto cambiare per adattarmi a vivere qui in Canada. Nonostante le difficoltà del vivere in un Paese straniero, una cosa io non ho mai dimenticato o nascosto: il fatto di essere un fiero ed orgoglioso Italiano ed alpino. Voi sicuramente crescendo in famiglia avete visto e anche imparato qualche cosa dal mio modo di vivere, fatto di rispetto alla bandiera Italiana e anche a quella canadese. Rispetto alle istituzioni, ai soldati di ogni arma e Paese che hanno fatto la storia, sacrificandosi per tutti noi. E sicuramente avrete notato quel mio entusiasmo nel partecipare sempre con il mio inseparabile cappello d'alpino a manifestazioni dove a sfilare è soprattutto la nostra cultura. Adesso che mi sono ambientato e mi sento fiero come voi in questa nuova nostra Patria, mi accorgo che il tempo è passato, e quando guardo il mio caro cappello spesso mi domando: "Dove andrà a finire quando non ci sarò più? Che ne sarà di tutto quello che noi Alpini abbiamo fatto e rappresentato? "».
Ma la missione di un alpino non finisce mai. «Io sono sicuro che oltre al mio dna genetico ho anche tramandato un po' del mio essere italiano e alpino alla mia famiglia - conclude Daniele -. Chiediamo ufficialmente che anche i figli degli alpini possano essere considerati tali, dal momento che, senza più l'obbligo di leva, questa tradizione in caso contrario è purtroppo destinata a sparire».

El. Ma.

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11/05/2013

I bambini della materna di Lusurasco scoprono i segreti del cappello alpino

Alseno, 5 commilitoni spiegano come "decifrare" i fregi sul copricapo

Alseno - Cinque alpini di Fiorenzuola, Lusurasco, Castellarquato e dintorni hanno fatto visita alla scuola dell'infanzia di Lusurasco. E con i loro ricordi hanno saputo suscitare vivo interesse ed entusiasmo tra i bambini del gruppo dei "piccoli esploratori", presenti all'incontro con le loro maestre Maura Cretti, Alessandra Contini ed Enrica La Monaca. «Sono cinque persone speciali» è stata la conclusione dei piccoli alunni dopo aver ascoltato i racconti dei loro nuovi amici con la penna nera: Italo, Francesco, Sergio, Angelo e Roberto.
Nell'attesa di partecipare all'adunata nazionale di Piacenza, i cinque alpini si sono intrattenuti con i bambini per spiegare loro chi sono gli alpini. E per farlo sono partiti dal cappello. «E' la cosa più caratteristica che ci contraddistingue» hanno spiegato. «Per noi è molto importante perché ci riparava dalla pioggia e dal freddo ma non solo. In mancanza di un recipiente, lo si usava anche come scodella. Il cappello racconta tutto il nostro vissuto militare: ad esempio porta il fregio della brigata a cui ciascuno di noi appartiene. Allo stesso modo sil cappello sono indicati anche il battaglione, la compagnia e la specialità: sergente, assaltatore, motorista ecc. ».
Gli alpini hanno poi raccontato le loro esperienze vissute sotto la naja. Uno di loro, Italo, ha riferito: «Ho fatto il militare nella brigata Julia a Gelmona in Friuli, mi sono congedato con il grado di sergente nel 1969. Il Corpo degli alpini mi ha forgiato». Sergio, classe 1948, ha rievocato quando a vent'anni partì per il servizio militare. «Ci siamo formati dandoci una mano, abbiamo imparato a essere generosi e continuiamo ha fare esperienze di solidarietà».
Roberto invece racconta: «Da loro ho appreso lo spirito di fraternità. Mi hanno insegnato a rispettare gli altri, ad essere uniti soprattutto quando c'è un problema». Angelo non può dimenticare quando a Monguelfo, ai confini con l'Austria, si trovò insieme a mille altri alpini. «Fare il militare - racconta - non mi ha pesato perché avevo capito che era una scuola di vita, tra le altre abilità avevo imparato anche la lingua tedesca. La fatica mi ha forgiato per affrontare le difficoltà e capire i bisogni degli altri».
Francesco ha invece spiegato come a Piacenza, per il raduno di questo fine settimana, si ritroveranno dalle 300mila alle 400mila persone. «Io - riferisce - assieme ai miei amici siamo pronti per collaborare affinché la manifestazione prosegua per il meglio». Tornando al tempo della guerra, ha poi rievocato la campagna di Russia, quando le penne nere subirono una gravissime perdite. «La disfatta è stata grande, ma per ricordare i nostri fratelli deceduti, e in segno di amicizia per il popolo russo, a Rossosh, noi alpini abbiamo costruito un asilo. Ora non siamo più in guerra, ma per spirito di gruppo siamo pronti a intervenre per ogni calamità. Il sindaco di Alseno Rosario Milano, intervenuto dopo di loro, ha detto che preferisce ricordare gli alpini per quello che fanno in tempo di pace. «La loro è un'unione che si è mantenuta nel tempo, per aiutarci nel momento del bisogno e per preparare un futuro migliore anche per i piccoli esploratori». Gli alpini hanno poi intonato l'inno di Mameli, e quelle note hanno fatto sentire tutti fratelli.

Ornella Quaglia

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11/05/2013

«Dal Dna degli alpini si traccia la storia genetica dell'Italia»

Progetto della ricercatrice Olivieri, i prelievi sul Pubblico Passeggio

Tra le tante bancarelle che stanno animando il Pubblico Passeggio - molte delle quali di iniziativa solidale, come quella dell'Unicef che ha realizzato ad hoc per l'occasione la "pigotta alpina" - la più curiosa è quella che ha trasformato l'86esima Adunata in un grande laboratorio di genetica a cielo aperto. Il progetto della genetista piacentina Anna Olivieri, realizzato con lo staff del dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell'Università di Pavia, sta coinvolgendo in questi giorni decine di Penne nere - un centinaio i campioni raccolti fino a ieri mattina - per ricostruire la storia genetica dell'Italia. Sì, avete capito bene. «Il progetto scientifico ha assunto carattere nazionale - ha spiegato la Olivieri, che ha vinto un bando del Ministero dell'istruzione con la sua proposta -. Gli alpini abbracciano tutta l'Italia, dalle Alpi a Sicilia e Sardegna. Sono la memoria storica e genetica del nostro Paese, perché nel dna della loro gente è custodito il patrimonio genetico di un'intera nazione. I risultati della ricerca saranno pubblicati su riviste scientifiche internazionali e faranno parlare della storia degli italiani anche all'estero».
La campagna "Vieni a donare il tuo dna" è quindi ufficialmente partita. L'obiettivo è quello di raccogliere almeno mille campioni tra tutti gli alpini i cui quattro nonni provenivano dalla stessa regione o zona geografica d'Italia. «Il gesto è anonimo e libero e consiste in un semplice risciacquo orale con un comune collutorio dentale - ha spiegato la ricercatrice, originaria di Castelsangiovanni -. Mio padre è un alpino ed ha fatto la leva nell'VIII Battaglione Cividale, per questo ho pensato di coinvolgere la comunità piacentina e l'Associazione alpini in questo progetto».
Per fare alcuni esempi, all'interno del progetto "Storia genetica dell'Italia", si cercheranno le tracce genetiche delle invasioni dall'Europa centrale e orientale, quali Longobardi e Goti, avvenute durante l'ultimo periodo dell'impero romano oppure quelle arabe in Italia meridionale. Si indagherà la presenza di peculiarità genetiche direttamente legate alle minoranze linguistiche e ai dialetti ancora parlati in Italia. «Nonostante occupi un'area geografica ristretta e appartenga al più piccolo dei continenti, l'Italia è sempre stata un importante crocevia di popoli differenti - spiega la genetista -, tanto che le popolazioni hanno mantenuto e acquisito un'elevata variabilità genetica, probabilmente una delle più alte d'Europa, lascito di antiche migrazioni e di mescolanze quasi uniche. Basti pensare - conclude - che in Italia si parlano ancora più di venti fra lingue e dialetti diversi, fra cui ladino, friulano, occitano, sardo, che da solo conta al suo interno più di dieci dialetti, e varietà locali di greco e albanese».
Malac.

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11/05/2013

«Ho speso 4mila euro ma ne è valsa la pena»

Gianfranco Chiappo, arrivato dalla Colombia, è uno dei 70 alpini giunti da ogni parte del mondo

PIACENZA - Chi è arrivato all'adunata dall'estero vive una doppia emozione: quella di essere un alpino e quella di sentirsi finalmente a casa. Questo grande raduno abbatte le barriere, trasforma le strade in un luogo di abbracci e le aiuole in giardini per tende e roulotte. I confini diventano morbidi: qui si è prima di tutto amici "per la penna". Ieri pomeriggio, in Sant'Ilario, il segretario provinciale dell'Associazione nazionale alpini Bruno Plucani, con il comitato organizzatore e i vertici nazionali, ha accolto i circa 70 alpini arrivati da ogni parte del mondo, persino da Australia, Colombia, Argentina, Stati Uniti e Canada.
«Per capire davvero che cosa siano le sezioni estere bisogna andare là» ha detto Corrado Perona, presidente nazionale Ana. «Gli alpini all'estero sono esempio di educazione e rigore. Io sono padre di una figlia emigrata in Australia: a lei ho detto di iscriversi alla sezione australiana, certo che lì avrebbe trovato padri e madri e avrebbe capito che cosa sia davvero l'orgoglio dell'essere italiano oltre i confini, sotto l'aspetto morale. Le ho detto: "Quando lo sconforto ti assale, pensa ai nostri alpini all'estero e ce la farai"».
Un pensiero è arrivato anche a un'Italia che sembra oggi più malata che mai. «Troverete un'Italia che ha perso per strada quello che voi avete conservato - ha continuato Perona - abbiamo scialacquato, anche con le coscienze. Ci vuole impegno ora, abbiamo ancora nei cuori il coraggio dell'onestà e della disponibilità». Impegno, soprattutto in un'Italia che ha dimenticato troppo a lungo i suoi giovani. Lo ha ricordato il presidente della commissione giovani dell'Ana, Roberto Bertuoli: «L'Italia non è solo un paese di immigrazione ma è tornato ad essere un paese di emigrazione. I nostri giovani lasciano l'Italia: non hanno una valigia di cartone, ma hanno il cuore pieno di tristezza e di sogni. Nel 2012 sono stati 50mila i giovani emigrati in Germania. Questi nostri figli, possono rafforzare le sezioni alpine all'estero, recuperando così il legame con i territori e il nostro futuro. Dove c'è un alpino italiano, lì c'è l'Italia». Commosso anche Luigi Covati, presidente della sezione alpina di New York, la più grande, gemellata con Piacenza. «Ognuno ha preso la sua strada, ma i giorni passati insieme a servire l'esercito italiano non si dimenticano - ha detto -. L'amicizia è un valore importante e noi lo riproponiamo in ogni adunata: non ne abbiamo mai mancata una». «Abbiamo già assaggiato volentieri i tortelli - ha aggiunto Gianfranco Chiappo, presidente dell'associazione alpini Colombia -. Per partecipare alle adunate ogni anno spendiamo 4mila euro, ma ne vale la pena».
Ad aprire la riunione qualche piccolo screzio - subito sciolto in un applauso a Piacenza e agli organizzatori - legato alle collocazioni "spaiate" delle varie delegazioni, che avrebbero dovuto alloggiare al Ferrhotel, ma a causa del mancato allontanamento dei rifugiati politici, hanno trovato ospitalità in altre sedi, in accordo col Comune, come il nuovo condominio Acer inaugurato giovedì. «Siamo alpini e come tali accettiamo i problemi senza lamentarci - ha detto il consigliere nazionale di riferimento per le sezioni degli alpini all'estero, Ferruccio Minelli -. In caso contrario, forse, chi si lamenta solo per un materasso o un cuscino dovrebbe mettere in discussione la propria vocazione di alpino». «Sì, è vero, c'è stato qualche screzio - ha commentato un rappresentante della sezione colombiana - ma non ci siamo mai trovati in un ambiente così bello e accogliente. Quindi grazie, Piacenza».

Elisa Malacalza

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11/05/2013

Giulia, 21 anni, pugliese: «Il mio sogno in divisa»

Dopo la mini naja a Belluno oggi è nel servizio d'ordine

«Il mio sogno? Entrare nell'esercito, tra gli alpini». Giulia Addante, pugliese, 21 anni, starà di diritto nell'album dell'86esima adunata nazionale. Ha fatto la mini naja a Belluno, Settimo alpini, e fino a domani sarà impiegata a Piacenza per il servizio d'ordine dell'Ana. «Sto facendo concorsi su concorsi, il mio sogno è entrare nell'esercito, per indossare finalmente la divisa da alpino». A colpirla per sempre, aprendo una ferita non più rimarginabile, è stato un libro. «Il mio amore per gli alpini è iniziato dopo la lettura di un libro sulla campagna di Russia, Centomila gavette di ghiaccio. Com'è la vita in caserma? I maschi a volte sono invidiosi, qualcuno ancora non ha accettato che una ragazza possa fare le stesse cose, in divisa. Della mia famiglia io sono la prima a sognare l'esercito: è vero, qualche perplessità la mia scelta l'ha suscitata, ma è tutto a posto». Rare, ma non inesistenti. Le donne col cappello e la penna nera ci sono. Elena, per esempio. Seduta coi compagni, militare tra gli alpini dal 2005 al 2008. Ha frequentato la Scuola di polizia di Piacenza, oggi è in servizio nella polizia di Stato di Vipiteno: «Sono tornata a Piacenza per l'adunata, per accompagnare i miei compagni alpini in una città che già conosco». Ma tutta la città si è colorata di verde. Verde alpino. In Corso Europa in particolare il concentramento di insediamenti è a mille. Da Fagagna, Udine, sono arrivati ieri mattina in 25, 4 ore di auto filate. «Io sono il più anziano - informa Carlo Peres - e questa sarà la mia 31esima adunata». «Alpini lo si rimane tutta la vita», sentenzia Claudio Peres (nessuna parentela col precedente), mentre dall'auto parcheggiata in via Govoni si scaricano boccali di vino del Collio. Poi ci sono i due "veci" di San Pancrazio, sempre Corso Europa e dintorni. Guerrino Chinelli, 74 anni e 48 adunate, e Giuseppe Vezzoli, 80 anni, servizio militare a Brunico e a casa una fidanzata (che sarebbe diventata sua moglie) troppo bella per non essere invidiato dai commilitoni. «Lo spirito alpino non cambia mai, anche i giovani lo sentono», giurano, mentre sfogliano Libertà. E poi c'è il gruppo di Imperia, un centinaio, fusti di vino rosso e salame con le fave. Sono sbarcati dalla Liguria, in testa c'è l'alpino Ugo Di Donè. Il più loquace ha 74 anni e si chiama Cesare Reynaudo. Perchè tanto coesi? «Perchè gli alpini soffrono tutti insieme in montagna. E quando si ritrovano si completano a vicenda, sono in piena sintonia, sempre». Non ci sono grossi segreti, e neanche ricette per questa felicità. Magari basta l'amicizia vera, per spiegare tanti bei cori.

Simona Segalini

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11/05/2013

Dal Marcora un vino dedicato all'evento

Castelsangiovanni - Gli studenti del Marcora di Castelsangiovanni salutano l'arrivo degli alpini con una singolare iniziativa. I ragazzi che frequentano l'istituto professionale per l'agricoltura, sede distaccata del Raineri Marcora di Piacenza, hanno prodotto un "nettare degli alpini". Si tratta di un vino rosso da tavola (13,5 gradi) ottenuto da uve barbera e bonarda con un procedimento di cosiddetto "uvaggio gutturnio". Gli studenti hanno pensato a un'ulteriore iniziativa e hanno "vestito" le bottiglie di vino con etichette che riportano il logo ufficiale dell'adunata nazionale in corso in queste ore a Piacenza: un cavallo del Mochi stilizzato, simbolo della città capoluogo di provincia, con una grande penna tricolore a mo' di lancia. Il "vestito" pensato per le bottiglie di vino è completato da un sigillo in gommalacca rossa e un nastrino con i colori della bandiera italiana.
«Il permesso per utilizzare il logo ufficiale dell'adunata - commenta il direttore del Marcora di Castelsangiovanni, Marco Francolini - ci è stato concesso dall'Associazione nazionale alpini e dalla Camera di Commercio e per noi rappresenta un lusinghiero riconoscimento del lavoro fatto».
Queste bottiglie di vino saranno protagoniste dei momenti conviviali che oggi, sabato, vengono organizzati a Castelsangiovanni in occasione delle celebrazioni in omaggio agli alpini.
Nel frattempo alle 9,30 apre i battenti in piazza XX Settembre una mostra mercato con olio, salumi, formaggi, vino, birra artigianale e pane piacentini. Una sezione della piazza sarà dedicata a scout, Avis, Aido, Telethon e Aid for Children. Ci sarà anche un banchetto in cui sarà distribuito il nuovo libro realizzato dagli studenti del Volta insieme alla docente Jo Nani su villa Braghieri.
Dalle 14 corso Matteotti chiuderà al traffico da piazzale Gramsci all'incrocio con via Bottarone insieme alle vie XXV Aprile, Marconi, De Amicis e Albesani. Lo stop durerà fino a mezzanotte. Alle 17,30 partirà un carosello al seguito della Fanfara Cadore lungo corso Matteotti. In piazza XX Settembre ci sarà lo scambio di gagliardetti tra gli amministratori locali e gli amministratori di Laives di Bolzano e Savona i cui alpini sono ospiti delle penne nere di Castelsangiovanni. Dopo lo scambio di gagliardetti in piazza XX Settembre ci sarà un momento conviviale allestito dalla Pro loco con piatti tipici. Dalle 20 in chiesa Maggiore ci saranno le esibizioni dei cori Ana Rè di Castello Daone di Trento e Almé di Perosino di Bergamo e, a seguire, un concerto della Fanfara Cadore in piazza XX Settembre (al cinema teatro Moderno in caso di maltempo).

Mariangela Milani

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11/05/2013

«Sparite stanze e caparra»

Fiorenzuola, albergo in fallimento: gruppi d'alpini beffati

FIORENZUOLA - Per qualcuno l'accoglienza degli alpini per l'Adunata può diventare un affare truffaldino, un'occasione per approfittarsi della buona fede di gruppi che arrivano da ogni parte d'Italia. E' accaduto a Fiorenzuola dove - a fronte di tanti operatori e albergatori onesti che da ieri hanno iniziato ad accogliere gli alpini - si è verificato il caso di un albergo in centro storico che avrebbe accolto prenotazioni sovrabbondanti rispetto alle camere disponibili (una ventina le stanze), incassato le caparre (già un anno fa, al momento delle prenotazioni), salvo poi lasciare senza un tetto sopra la testa gli alpini che avevano prenotato.
Risulterebbero almeno tre i gruppi rimasti senza albergo, con preavviso scarsissimo e caparre già versate (il 25% del prezzo dell'albergo, prenotato per due o tre notti): si tratta di un gruppo gestito da un'agenzia di viaggi di Trento, di un gruppo di Genova e di uno di Firenze. Il numero di prenotazioni e caparre accolte (sovrabbondante rispetto alle disponibilità) sarebbe forse un segnale della malafede dell'albergo medesimo, che in effetti (è stato verificato presso il tribunale fallimentare) ha avviato la procedura di fallimento.
«Due settimane fa ci è arrivata una breve mail. Diceva di contattare l'albergo urgentemente, e quando abbiamo chiamato ci hanno comunicato che erano in fallimento, avevano lo sfratto e che comunque ci avrebbero restituito la caparra, circa 200 euro». Lo racconta il signor Giovanni, a capo di un'associazione che organizza turismo associativo riservato ai soci e che ieri ha condotto a Fiorenzuola 50 persone, tra alpini e familiari, tutti da Firenze. «Ci siamo sistemati quasi tutti - riferisce - in alberghi di Fiorenzuola (Mathis e Concordia dei Fratelli Rizzi) che ci hanno molto ben accolto. Quattro stanze però, quelle per le famiglie, le avevamo prenotate all'albergo che ci ha detto, troppo tardi, di essere fallito. Per fortuna per queste famiglie che rischiavano di non poter partire, abbiamo trovato la disponibilità di alcune stanze al Fiore Hotel, motel appena fuori dall'autostrada». Ieri una rappresentanza degli alpini "gabbati" si è presentata fuori dall'albergo "incriminato" (che peraltro è aperto) per protestare e avere indietro i soldi della caparra. «Ve li ridaremo» è stato promesso alla reception. Stamattina gli alpini fiorentini torneranno alla carica. Non così bene è andata a 40 alpini provenienti dal Trentino, che sono stati costretti a pernottare «a 60 chilometri da Piacenza, in provincia di Brescia», come ci spiega l'operatrice dell'agenzia che ha ricevuto una mail poche settimane fa che l'avvisava del fallimento. «Per ora non abbiamo rivisto le caparre - dice - ma contiamo di averle indietro. Ce lo hanno assicurato». Stesso copione per un gruppo ligure a cui è stato detto prima che l'albergo era inagibile per le conseguenze del terremoto, e poi per lo sfratto. Per fare chiarezza sul caso si sono mossi anche il gruppo alpini di Fiorenzuola, l'ufficio sviluppo del Comune e i carabinieri.

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11/05/2013

Alpino ferito e rapinato: arrestato un aggressore

Bresciano di 42 anni all'ospedale con una mano fratturata dopo essere stato derubato del portafogli da tre stranieri in via Cremona

PIACENZA - Brutto episodio all'alba dell'Adunata nazionale degli alpini. In via Cremona, un 42enne alpino di Brescia è finito all'ospedale con una mano fratturata e 20 giorni di prognosi dopo che tre uomini, presumibilmente stranieri, lo hanno aggredito tra via Colombo e via Cremona per portargli via il portafogli, recuperato poco distante senza i 120 euro che conteneva.
Uno dei tre aggressori è stato bloccato dai carabinieri poco distante dal luogo del fatto. Si tratta di un marocchino di 31 anni finito in carcere con l'accusa di rapina aggravata in concorso. Uscito dalla casa circondariale delle Novate solo pochi giorni fa per reati analoghi, è tornato dietro le sbarre a disposizione dell'autorità giudiziaria. L'aggressione è avvenuta, venerdì, intorno alle 5 di mattina, nei pressi del grande accampamento che costeggia il cavalcavia tra via Colombo e la Caorsana, in via Cremona. Ad arrestare uno dei tre aggressori sono stati i carabinieri di Piacenza. Per il malcapitato alpino si sono rese necessarie le cure del pronto soccorso dell'ospedale Guglielmo da Saliceto.
«Siamo sulle tracce degli altri due complici che dopo la rapina sono riusciti a scappare a piedi» ha detto ieri il capitano Filippo Lo Franco. Ai carabinieri sono state affidate le indagini del caso. Intanto, oggi in carcere è previsto l'interrogatorio di convalida dell'arresto in cui lo straniero pluripregiudicato dovrà rispondere di rapina aggravata in concorso. Ancora da chiarire del tutto la dinamica dell'aggressione che ha costretto il 42enne bresciano alle cure del pronto soccorso. Stando a quanto si è appreso ieri - ma maggiori dettagli verranno forniti nelle prossime ore dai carabinieri - l'alpino arrivato a Piacenza per l'Adunata stava camminando da solo per tornare alla sua tenda. All'altezza dell'accampamento di via Cremona si sarebbe trovato accerchiato da tre persone. «Erano stranieri», avrebbe riferito poi ai carabinieri. Uno dei tre gli avrebbe detto di consegnarli il portafogli e il telefono cellulare. L'alpino avrebbe tirato dritto, ignorando gli aggressori. Ma a quel punto i tre lo hanno bloccato e gli avrebbero rotto la mano con la quale tentava di trattenere il portafogli con dentro circa 120 euro in contanti. Fortunatamente però, in questi giorni la città è viva e piena di gente per la strada in tutti i momenti, così dall'altra parte della via, alcune persone uscite da un locale hanno notato la scena e quando l'alpino aggredito li ha visti si è messo a urlare. I tre aggressori sono riusciti a strappare dalle mani del bresciano il portafogli, ma non il cellulare. E, prima che qualcuno potesse intervenire, i malviventi sono scappati a piedi verso strada Caorsana. Sul posto è intervenuta una pattuglia del radiomobile dei carabinieri allertata dagli avventori di un locale di via Colombo che hanno anche chiamato i soccorsi per il bresciano ferito. Mentre i sanitari prestavano le prime cure al 42enne, i carabinieri hanno rintracciato poco distante uno degli aggressori poi riconosciuto dall'uomo ferito. Era il marocchino 31enne, che è stato bloccato e condotto in caserma e poi in carcere. I documenti e le carte di credito dell'alpino rapinato sono stati ritrovati dentro il portafogli, abbandonato in strada poco distante dal luogo dell'aggressione. I malviventi si erano "accontentati" dei 120 euro.

Mattia Motta

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11/05/2013

Africa Mission ospita 40 "penne nere"

Una quarantina di alpini sono stati ospitati da Africa Mission - Cooperazione e sviluppo: uno di loro è arrivato da Bolzano in bicicletta. L'incontro è avvenuto nel segno dell'ultratrentennale collaborazione tra gli Alpini e l'Ong piacentina. Dal 1981 il Comando Truppe Alpine di Bolzano aiuta infatti Africa Mission nell'annuale "raccolta viveri" pro-Uganda. Anche l'ong piacentina Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo è dunque coinvolta nel dare ospitalità agli alpini giunti a Piacenza per la loro 86esima adunata. Presso la sede dell'organizzazione, in via Martelli, in questi giorni sono accolti complessivamente oltre quaranta alpini giunti da Asolo (TV), Verona, Trento e Bolzano.
Uno di loro, Silvano Muzzana, 60 anni, è arrivato addirittura in bicicletta da Oltrisarco (Bolzano), da dove era partito martedì mattina. Al termine del suo percorso a tappe, durato in tutto un paio di giorni, Muzzana è stato accolto festosamente, giovedì mattina al suo arrivo, da collaboratori e volontari di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo.
Da lungo tempo l'organizzazione piacentina ha sperimentato la grande capacità degli alpini di esprimere concretamente i valori della solidarietà e della condivisione. Da ormai 32 anni, infatti, l'annuale "raccolta viveri" destinata all'Uganda realizzata dal gruppo di Africa Mission di Bolzano viene supportata dal locale Comando Truppe Alpine, che mette a disposizione mezzi e uomini per l'importante iniziativa di solidarietà. Anche nell'ultima edizione della raccolta, svoltasi dal 15 al 17 marzo nella zona di Bolzano, grazie alla collaborazione degli Alpini sono stati raccolti ben 60 cassoni di pasta, riso, zucchero, sale, legumi, olio e farina, prontamente trasportati a Piacenza e spediti nelle scorse settimane in Uganda tramite container.
 

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11/05/2013

Messa e canti in ricordo degli alpini caduti

A Fiorenzuola: oggi alzabandiera. Stasera il coro di Vittorio Veneto sarà a Piacenza

FIORENZUOLA - Struggenti cori alpini ieri nella chiesa Scalabrini di Fiorenzuola dove la messa a suffragio dei caduti tra gli alpini, è stata animata dal bravissimo Coro Ana di Vittorio Veneto, che potremo riascoltare stasera a Piacenza, nella chiesa del seminario in via Scalabrini. La messa, celebrata dal parroco mons. Gianni Vincini, ha visto la presenza di tanti fiorenzuolani, ma anche di penne nere provenienti da Firenze e da Pescara, che soggiornano nel capoluogo della Valdarda in questi giorni di adunata. In prima fila il vicesindaco Giuseppe Brusamonti, il comandante dei carabinieri maresciallo Ercole Dallospedale e il capogruppo alpino Alberto Mezzadri.
Don Vincini ha richiamato nell'omelia il messaggio inciso nella pietra alla galleria del Castelletto (Tofane, Dolomiti) che venne scavata nella roccia dagli alpini, durante la Grande guerra. «Tutti avevano la faccia del Cristo nella livida aureola dell'elmetto - si legge nell'iscrizione - Tutti portavano l'insegna del supplizio nella croce della baionetta. E nella tasca il pane dell'ultima cena». Una trasfigurazione: gli alpini che diventano come Cristo che divide il pane. La preghiera è proseguita nel canto: quello religioso, durante la messa, e quello dei cori che la formazione di Vittorio Veneto ha regalato alla gente riunita in chiesa, che ha applaudito con grandissimo calore canti di struggente dolore.
Da segnalare l'arrivo ieri a Fiorenzuola di una rappresentanza di soldati di montagna spagnoli (dell'Asociacion Espanola de Soldados de Montana) al seguito delle penne nere fiorentine. Ad accogliere i gruppi alpini, in arrivo con pullman dall'autostrada, è stato allestito da ieri all'alba un posto tappa alle porte della cittadina, curato dagli alpini locali e dall'associazione carabinieri. Le vetrine intanto si sono vestite a festa coi simboli degli alpini e le bandiere tricolore.
Oggi a Fiorenzuola i fiorenzuolani saranno svegliati dall'alzabandiera, prevista per le ore 10 in piazza Caduti. Dalle 16 sfilerà per le vie del centro la Banda Alpina di Gemona (Friuli) e la Fanfara della Filarmonica Vergnacco (Ana di Udine); alle 18 deposizione corona di alloro al monumento dei Caduti. Alle 19,30 cena in piazza Molinari (stand allestiti dalla Pro Loco). Alle 21 concerto in chiesa Collegiata con Coro Alpino Ardesio (Bergamo); Coro Rocce Nere (Rossiglione), Coro Monte Zerbion. Domenica tutti a Piacenza per la sfilata. La sera di domani si cena a Fiorenzuola in piazza e si danza con il gruppo Rab 4. Alla 21 in piazza Caduti l'ammaina bandiera.

Donata Meneghelli

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11/05/2013

Corso Europa, in tenda come in cima ai monti

Migliaia di arrivi per l'intera giornata nel super insediamento

Il mattino comincia di buon ora, all'accampamento di Corso Europa. Da Udine, da Treviso, da Imperia. Arrivano alla spicciolata, sui camper, le auto, i pullman che ne scaricano fino a 60 alla volta. Prendono posto, in silenzio, e cominciano a picchettare. «Stanotte quelli là in fondo hanno picchettato fino alle 3», sospirano ma senza vene polemiche dalla postazione più prossima alla strada. Migliaia di alpini hanno trasformato Corso Europa, alla porta sud di Piacenza, in un maxi accampamento, ordinatissimo, scandito da super tendoni per il pranzo e la cena, tende per dormire. Qualcuno è arrivato da solo, in compagnia della sua "canadese". Come Andrea Vezzoli, 38enne geometra di Palazzolo sull'Oglio, artigliere di montagna, servizio a Merano. «Noi giovani? I valori degli alpini sono immutati, è una questione di spirito di Corpo, che si tramanda nelle generazioni», ragguagli, mentre sistema la tenda tra l'erba. Massiccia, in Corso Europa, la presenza della sezione di Conegliano. All'indomani della lunga notte al Palabanca, in cui le pallavoliste venete hanno messo sotto le nostre, l'euforia è merce scontata. Stanno arrivando in 20 quelli di Pianzano "fegato sano", come recitano in coro. Tutti uomini tranne Patrizia, che sta ai fornelli. Il capogruppo Luigi Tartaggia, 52 anni, militare nella Brigata Julia, battaglione Tolmezzo: «Vi aspettiamo al palasport di Treviso, vi batteremo ancora», promette e avverte, col sorriso sulle labbra. E Giuseppe Segat, 65 anni, l'ex capogruppo: «Ho fatto la naja con dei piacentini, che ritrovo alle adunate. Giorgio Stevani, di Piacenza, il tuo amico ti aspetta», lancia l'appello da Libertà. Stamattina arriva l'icona del gruppo: si chiama Antonio Dalcin, 83 anni, l'alfiere di tutti quanti. «Piacenza è una gran bella città, piazza Cavalli deliziosa».
Poi, sempre della sezione Conegliano, timbrano il cartellino quelli del gruppo Bibano-Godega. Il capogruppo è uno dei più giovani, ha 34 anni e si chiama Cristian Diana. «Noi giovani? I vecchi sono per noi un ponte, siamo un'icona per tutti, un esempio. Per essere qui io che faccio l'artigiano ho lavorato cinque giorni e cinque notti, e i bambini li ho affidati ai nonni». Osserva il gruppo in silenzio l'alpino Giovanni Dal Pietro. Seduto sulla panca, la lunga barba bianca stretta in un originale codino. «Ce l'ho da quasi 20 anni».

Simona Segalini

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11/05/2013

Castiglione omaggia gli alpini con una targa e un grande corteo

Parco dei platani da oggi intitolato al Corpo

Castiglione D'Adda - (p. ar) Castiglione blindata per accogliere le penne nere, l'Amministrazione comunale invita i cittadini «ad avere pazienza perché, in quanto a visibilità, l'occasione di avere vicino, in quel di Piacenza, l'adunata nazionale di 400mila persone e direttamente nel centro abitato, eventi collaterali, si prospetta unica». Protezione civile, polizia locale e gli stessi alpini gestiranno la viabilità cittadina (con appositi pass per chi riceverà la cresima e altre categorie). Tutto per permettere la grande manifestazione organizzata da alcuni alpini del Basso lodigiano (una trentina) con il loro portavoce Gianluigi Ferrari. Presente all'illustrazione dell'iniziativa anche Franco Lupi, vicepresidente della sezione alpini di Cremona, il sindaco Alfredo Ferrari e l'assessore Giulio Lacrima «che si sono detti orgogliosi del grande evento organizzato dalle penne nere». Oltre a Giustiniano Veschi e Carlo Anelli della Filarmonica Castiglionese, che si esibirà con circa 40 elementi e lo speaker Attilio Gnocchi. Appuntamento clou al Parco dei platani, dove oggi alle 14.30 sarà scoperta una targa-dedica per gli alpini. Proprio lì, vicino all'alzabandiera, sono già stati posizionati due sassi dell'Adamello. Alle 15.30 ci sarà invece "lo sfilamento", l'arrivo del corteo al monumento dei caduti per la posa dei fiori, un picchetto armato del primo reggimento artiglieria da montagna della brigata alpina taurinense, un concerto, alle 17, della Fanfara alpina di Asso presso lo stadio e alle 18.45 l'ammainabandiera. Non è esclusa anche la presenza del vescovo Giuseppe Merisi oltre al prefetto Pasquale Gioffré e a rappresentanti della Provincia, il generale di divisione Girolamo Scozzaro - ultimo comandante della Brigata Alpina Tridentina e a tre reduci lodigiani della campagna di Russia (non alpini) i cui nomi non sono stati svelati. Allo sfilamento parteciperanno 60 alunni di quinta elementare e prima media con un tricolore largo due metri e lungo 150, le associazioni combattentistiche e non del paese, la Croce rossa di Codogno che metterà a disposizione 100 brande in palestra comunale per ospitare Alpini provenienti dal Friuli e il Gruppo Storico Penna Nera, formazione di una ventina di alpini che sfileranno indossando le divise storiche dalla fondazione del Corpo ai nostri giorni e quindi oltre 140 anni. E per ognuno degli ospiti sono stati realizzati 10 piatti della Vecchia Lodi più volumi offerti dalla Provincia sul recupero di palazzo San Domenico. Ferrari ha concluso: «Porteremo le foto dei marò»
 

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11/05/2013

Arrivano con la barca dal Po cantando inni di montagna

Calendasco, le penne nere di Milano sbarcate al Guado di Sigerico dopo aver camminato sull'antica Via Francigena da San Colombano

CALENDASCO - (f. z.) Andare all'Adunata nazionale in barca, cantando le canzoni degli Alpini? Fatto! Almeno per un gruppo di una trentina di penne nere del gruppo di Milano sbarcate ieri al Guado di Sigerico, in comune di Calendasco. A traghettarle, come sempre, Danilo Parisi che gestisce l'attracco messo a disposizione dall'amministrazione municipale per il trasporto dei pellegrini in viaggio lungo l'antica via Francigena. «Siamo partiti questa mattina da San Colombano al Lambro, terra natale del beato alpino don Carlo Gnocchi e siamo arrivati fin sulle rive del Po», spiega Alessandro Orlandini, il responsabile delle attività sportive dell'Ana del capoluogo lombardo. Il suo e quello dei suoi compagni è stato un viaggio all'insegna del recupero della tradizione delle penne nere. L'avventura umana di don Gnocchi è infatti indissolubilmente legata alla loro storia. Partito per il fronte greco-albanese allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel 1942 il sacerdote partecipa alla campagna di Russia con gli Alpini della Tridentina. La drammatica esperienza della guerra lo getta in una crisi profonda, ma don Carlo non si attarda ad autocompiangersi: si prodiga invece per consolare i soldati e, a quanti piangono per i figli piccoli destinati a rimanere orfani, promette di occuparsi di loro. Al ritorno in Italia, comincia a raccogliere gli orfani di guerra e i mutilati. Finché attiva collegi in tutta Italia. Muore nel 1956, non prima di aver convinto un dottore a trapiantare le sue cornee a due ragazzi non vedenti, all'epoca in cui questa pratica era ancora proibita. Nel 2009 è proclamato beato dalla Chiesa cattolica. A lui hanno rivolto il pensiero le penne nere in cammino ieri lungo la via Francigena, fino a Calendasco. Lì ad accoglierli hanno trovato il sindaco Francesco Zangrandi, oltre ad un fumante piatto di pasta asciutta servito alla Caupona di Sigerico. Con loro anche due "stelle alpine", come vengono dolcemente definite le mogli delle penne nere. Il gruppo milanese non è nuovo ad imprese di questo genere. «Lo scorso anno - racconta Alessandrini - abbiamo percorso a piedi il tragitto tra Cassano d'Adda, dove riposa il fondatore del nostro Corpo, Giuseppe Perrucchetti, e Bergamo, sede del raduno». Organizzare il viaggio fino in Emilia non è stato difficile. «Su internet abbiamo trovato tutte le informazioni necessarie e comunque, prima di arrivare, abbiamo compiuto un sopralluogo». Dopo essersi rifocillati, hanno proseguito il loro cammino alla volta di Piacenza, attraversando l'abitato di Calendasco vestito di tricolore grazie all'esposizione delle bandiere curata dal sindaco e da alcuni volontari.
domani bus dalle 6 alle 24 - L'amministrazione municipale ricorda inoltre che domani, domenica, dalle 6 a mezzanotte sarà attivo un servizio di bus navetta gratuito con partenza da Ponte Trebbia, per facilitare chi desidera recarsi in città.
 

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11/05/2013

Il farmacista di 90 anni arrivato da solo in treno

E' l'alpino Gennaro Caivano. Ha preso il brevetto da sub a 74 anni
«Badoglio ordinò di smantellare il reggimento, non lo facemmo mai»

PIACENZA - È arrivato giovedì pomeriggio da solo in treno direttamente da Bari. Ha 90 anni e in testa porta il cappello con la penna nera. Per niente al mondo si sarebbe perso l'adunata di Piacenza, da vero alpino con un cuore grande così. Gennaro Caivano ha fatto la guerra sul fronte greco albanese ed è rimasto prigioniero. Ha poi fatto il farmacista a Bari. A 73 anni ha preso il brevetto di sommozzatore e solo qualche anno fa si è lanciato da un aereo con il paracadute. Quindi il lungo viaggio in treno fino a Piacenza non poteva certo preoccuparlo.
Caivano è stato stato accolto in città da un collega, Carlo Bertuzzi, titolare dell'omonima farmacia di via Roma, conosciuto grazie a un contatto stabilito attraverso l'ordine dei farmacisti. E nell'albergo dove è alloggiato ci permette di fargli qualche domanda, non prima di aver riempito lo stesso Bertuzzi di regali: dal cappello alpino ad apparecchiature da sommozzatore fino ad immagini storiche degli alpini.
«Sono finito in guerra a 19 anni, quando Mussolini ha richiamato gli studenti per la campagna di Russia» ci racconta. «Solo per un caso mi hanno spostato all'ultimo momento in Grecia ed è stata la mia fortuna: tutti quelli della mia età, infatti, non sono più tornati dal fronte russo. Nel ‘42 e dopo l'armistizio dell'8 settembre del ‘43, con il 36° Reggimento Forlì siamo stati a lottare prima contro i partigiani greci tra la malaria e il tifo, poi contro i tedeschi. Badoglio diede l'ordine di smantellare il nostro reggimento, ma non lo facemmo mai. Furono anni di veri sacrifici».
I ricordi fuoriescono come l'acqua viva da una sorgente, vivi e lucidi nella memoria dell'alpino. Il suo auspicio è che i giovani d'oggi non debbano essere più costretti a subire quello che purtroppo toccò ai giovani di allora. Ma Gennaro ha saputo risollevarsi dalla miseria e dal sacrificio. «Dopo la guerra ho proseguito l'attività di mio padre Giovanni che a Bari era farmacista e "malariologo", curava cioè la malaria con metodi naturali prima che gli americani portassero in Italia il Ddt».
«Ho continuato l'attività - prosegue l'alpino nel suo racconto - dal ‘51 fino a quindici anni fa e ancora oggi la gente mi ferma per strada e mi abbraccia. Mi vogliono tutti bene. Poi ho ceduto l'attività a mia figlia Teresa e sono tornato a interessarmi degli alpini: finora ho seguito circa una decina di adunate in giro per l'Italia».
Caivano ha una concezione ben chiara di ciò che significa essere alpini. «Vuol dire prima di tutto voler bene all'Italia, come hanno fatto i 600mila morti di guerra custoditi nel sacrario di Bari. Ma vuol dire anche dare se stessi per il prossimo: oggi non si muore più per gli altri, ma gli alpini rinunciano alle ferie o agli stipendi per andare in giro per il mondo a costruire asili. Per questo sono rispettati ovunque. E anche qui a Piacenza lasceranno la città pulita e in ordine».
Tutta la storia del farmacista alpino è un susseguirsi di nomi importanti e di rimandi alla storia. È stato amico personale di Romano Mussolini, ha conosciuto Walter Bonatti e gli altri della missione sul K2, ha visto sfilare ad Atene quelli che poi sarebbero diventati i caduti di Cefalonia, ha sciato, veleggiato (la vela è un'altra sua grande passione) e giocato a calcio con campioni del passato.
Ieri l'alpino Gennaro ha compiuto un giro per la città accompagnato da Silvestro Donatelli, ex poliziotto della Digos da molti anni a Piacenza, che gli ha fatto da guida. Ma intanto il 90enne pensa già all'adunata di Pordenone in programma per il prossimo anno. «Se sarò ancora in vita, non mancherò. Quando ero in Grecia avevo paura di morire, adesso non più».

Cristian Brusamonti

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11/05/2013

I canti degli alpini tra struggimento e allegria

Cantavano stanotte gli alpini rendendo vivo il buio, accarezzando l'animo: con loro per strada si sta più tranquilli.
Anche stamattina mentre scrivo, qualche nota di un coro alpino giunge fin qui regalando l'emozione intensa e unica di quando s'incontra la vita vera in uno dei suoi aspetti più autentici.
Per quelli che pur essendo cittadini son cresciuti come me con vacanze in montagna imparando i canti degli alpini, significa aver partecipato in qualche modo ad una cultura particolare fatta di fatica, gioia semplice, dolore non capito ma sopportato con dignità, spirito di sacrificio, generosità, solidarietà, nostalgia.C'è tutto un mondo nei cori alpini detto col linguaggio, infarcito di forme dialettali, degli umili, degli onesti, degli innocenti.
Allegria e dolore sono lo Zenit e il Nadir, estremi opposti nei quali è racchiusa la loro vita. o dovrei dire era.
Quei canti infatti non sono recenti, non sono stati composti dagli alpini di oggi che pure ne perpetuano lo spirito, ma appartengono al passato anche se ce lo cantano con un realismo e un'immedesimazione da farcelo vivere ancora. Come non restare segnati per sempre dall'aver cantato nella notte davanti a un falò insieme agli amici qualcuna di quelle canzoni così struggenti da commuoverci ancora a distanza di anni?
Non mi vergogno di ammettere che di nuovo piango cantando o ascoltando canti che dicono "Non più coperte, lenzuola, cuscini, non più l'ebbrezza dei dolci tuoi baci, solo si sentono gli uccelli rapaci e da lontano il rombo del cannon" oppure "Non ti ricordi quel mese d'aprile, quel lungo treno che andava al confine e trasportava migliaia di alpini…" o ancora "Era una notte che pioveva e che tirava un forte vento, immaginatevi che grande tormento per un alpino che stava a vegliar".
È la semplicità delle parole che dà i brividi, perché evidenzia una schiacciante disparità di forze, reali e culturali, tra la guerra e i suoi signori e quegli uomini spesso i più poveri, semplici e disarmati (in tutti i sensi) che andavano a combattere e morire.
Una moltitudine di innocenti che pregava cantando "Madonnina di montagna sai ch'io non ti scorderò, tu proteggi la mia mamma, tu proteggi il mio tesor" Non osi nessuno liquidare questo sentire come retorica, perché era tutto vero, tutto sacrificato a guerre che mai si sono rivelate tanto crudeli quanto se confrontate con questo mondo pulito e onesto che viveva con onestà e serenità, questo mondo che, senza saperlo, era poetico nella sua essenza di vita, dolore, amore: "La ga ‘i oci ciari come l'acqua e i cavei tuti driti e sensa gropi oh! " "Cosa ‘mporta se go le scarpe rotte mi te vardo e me sento el cor contento".
Anche l'allegria era elementare, per un momento d'oblio bastava "Vinassa, vinassa e fiaschi de vim" o l'ironia di "Una sera una sera de notte due gobeti se davan le botte" Potrei scrivere un trattato sui canti degli alpini, perché ne amo ogni parola e ci rifletto su.
In quelle estati in montagna, quando scoprivo la piacevole fatica (e qui non è un ossimoro) di vivere di poche cose essenziali, nel silenzioso isolamento interrotto solo da voci amiche, quando percepivo le lontananze che l'eco misurava a passi d'aria, vivevo, vivevamo, uno struggimento strano fatto di emozioni che erano state di alpini a noi sconosciuti e che, grazie ai canti, diventavano un po' nostre.
Riflettevamo su sentimenti loro che erano simili ai nostri, sui distacchi da casa, su amori che non si sanno dire, su preghiere umili e spontanee che cercano di dare senso e speranza a ciò che forse giustificazione non ha, su un senso di patria che ci suonava estraneo eppure ci riguardava: se potevamo nei boschi cantare liberi alla luna era grazie al quel loro sacrificio lontano.
Vaghi sensi di colpa e di solidarietà e un po' di stupida allegria giovanile per non farci travolgere dall'emozione, borracce di vino, bicchierini di grappa e canzoni, ancora e sempre quelle canzoni di montagna che hanno cucito insieme, e spesso ricamato, la storia e le storie di alpini e di italiani e una generazione con l'altra.
L'altro giorno Anghele un'amica lituana mi ha detto che nei paesi dell'Est ancora c'è tanta affettuosa ammirazione per i nostri alpini.
Abbiamo allora cantato insieme "Va l'alpin su l'alte cime" canzone che i nostri hanno importato dalla Russia.
Lei me l'insegnava in russo, io a lei in italiano.
Essendo entrambi madri e avendo conosciuto la vita ci siamo commosse tanto da piangere insieme senza vergogna.
Grazie dunque agli Alpini che col loro modo di essere e di fare e col loro patrimonio musicale ci dicono di come possa ancora essere intenso, profondo, pulito ed empatico il cuore umano.

Bruna Milani

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11/05/2013

Le foto dei lettori

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Vi parliamo del nostro amico alpino e poi musicista

La coincidenza di un avvenimento atteso e gioioso come la 86ª adunata nazionale degli alpini e la mesta notizia della malattia di un nostro caro amico, il professor Luigi Puppo, ci ha portati (un piccolo gruppo di amici) a ricordarlo qui a guisa di segno scaramantico e desideriamo condividere con voi, cari lettori, alcuni tratti del Suo essere stato "alpino" e musicista. Lasciamo poi a Voi il giudizio se l'assunto in epigrafe, preso forse a pretesto, è confutabile o diversamente declinabile. Prima però un cenno biografico: nasce in quel di Caltanissetta nel 3 gennaio 1956, padre ferroviere che ben presto accetta l'incarico di Capo stazione a Piacenza e qui la famiglia prende dimora. Diplomatosi al Conservatorio Nicolini intraprende viaggi e lavori all'estero, soprattutto negli Stati Uniti. Nel 1976 torna e si arruola nell'esercito nel corpo degli alpini; qui le sue doti musicali si apprestano subito ad essere notate dal M. llo Del Fabbro che, su permesso del Generale Longo, riesce ad accorpare il Nostro alla Taurinese Banda di Torino distogliendolo dall'iniziale destinazione: la SMAlp (Scuola Musicale alpini) di Aosta. Dopo mesi di servizio come orchestrale nella banda musicale, con stabile incarico presso i circoli ufficiali, si congeda nel maggio del '77.
Successivamente viene invitato a ricongiungersi con la banda musicale militare per l'adunata nazionale tenutasi a Torino; da qui in poi proseguirà da civile (dicevasi sul finir del servizio: borghese) una splendida e regolare vita di musicista e professor di musica con qualche bella soddisfazione come: Direttore di Banda di Casalpusterlengo (allora ancora provincia di Milano) per sette anni consecutivi dal 1982 al 1989; Professore di musica per più di un ventennio con ottimi allievi a lui cari e per questo da loro spesso ricordato. Ora a noi. L'uguaglianza e la solidarietà sono valori che hanno guidato questo uomo nel Suo percorso, nel Suo cammino di vita. Attraverso la non facile pratica quotidiana ci ha trasmesso, quale testimone, la necessaria aderenza a quei valori appresi prima in famiglia e rinsaldati poi con il "vivere alpino", con l' "essere alpino". Nel Suo cuore batte una civica solidarietà più volte dimostrata con naturalezza. Un aforisma pregnante e al tempo stesso proteso a inculcare fiducia nei giovani appreso durante il servizio militare che a Lui ben si adatta è questo: "anche con scarpe spaiate o calzate torte bisogna andare avanti"; un invito insomma a non mollare, a resistere.
Infine un caro saluto va a Sua sorella che sta assistendo nell'arduo cimento il Prof e con encomiabile dedizione sta dando fulgido esempio di amorevole sacrificio. Il Prof può affrontare i costi delle "amare cure" (sic!) grazie anche i numerosi sforzi del caro fratello Alessandro. Il portato umano, caratteristico e raro al tempo stesso che ne vien fuori, oltre a farci assaporare aromi di un'epoca che ingenuamente si sperava cancellata, ci da una precisa gerarchia valoriale delle umane cose. Mai banale il Suo vivere che prende senso in quei valori temprati dall'esercizio di comportamenti di Civica Solidarietà. Allora grazie Prof, perché sei mito. Grazie ai Suoi cari e grazie a tutti coloro che si riconosceranno in questi deboli, perché precari, passaggi di vita e non si arrendono. Grazie al tuo essere alpino, per sempre.

Gli amici del Circolo Rifugio

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11/05/2013

Adunata, la grande festa non nasconda tanti dubbi

La grande mobilitazione e attenzione, anche a livello di stampa locale, che sta accompagnando e accompagnerà la prossima adunata nazionale degli alpini, con buona dose di prevedibile retorica, e operazioni di imbandieramento a tappeto della città, ci spingono ad alcune riflessioni.
Premettiamo di essere senz'altro rispettose dei valori di impegno a favore della collettività manifestato dagli alpini nelle situazioni di emergenza a fianco della protezione civile e in opere di solidarietà, ma vorremmo anche ricordare che gli alpini prima di tutto sono e restano un'arma importante dell'esercito italiano, molto diversi dai corpi civili di pace, e come tali sono impegnati anche attualmente in costose missioni all'estero che solo con non poca ipocrisia vengono definite "di pace".
Vorremmo quindi che accanto ai festeggiamenti, al coro unanime di consensi per l'adunata e alla retorica sui valori di solidarietà dei militari, ci potesse essere spazio anche per chi in questa occasione ricorda, esprimendo contrarietà, gli attuali impegni dello stato italiano nelle cosiddette missioni "di pace" e nelle spese militari (comprese quelle per l'acquisto degli ormai tristemente famosi cacciabombardieri F35) che hanno visto in tempi di grave crisi solo minime riduzioni a fronte di consistenti tagli per il servizio civile nazionale e internazionale di pace, per la cooperazione e, in generale, per istruzione, cultura e sanità e servizi sociali. Rispetto a questo sarebbe interessante un confronto aperto senza pregiudizi e polemiche con i protagonisti dell'adunata ma anche con la giunta che ha deciso un notevole impegno di denaro pubblico in questa iniziativa.
Come cittadine di Piacenza infatti esprimiamo perplessità prendendo atto dell' impegno di spesa di 850000 euro dichiarato dal nostro comune, cifra non certo piccola se consideriamo l'attuale periodo di gravissima crisi che ha ridotto in povertà un numero sempre piu' alto di persone, purtroppo anche nella nostra città, e i possibili e doverosi interventi per l'emergenza sociale che un comune potrebbe sostenere e incrementare.
Una risposta a queste perplessità viene, sappiamo, da parte di chi sottolinea le sicure positive ricadute economiche dell'adunata e del conseguente impegno di spesa di denaro pubblico sull'economia locale (alberghi, ristoranti e alcuni negozi); non siamo certo contrarie a chi è sensibile a questo tipo di valutazioni di cui però si potrà verificare l'effettiva consistenza solo in seguito, vorremmo però sottolineare che, trattandosi di spesa pubblica, ci piacerebbe conoscere e poter discutere i criteri di scelte politiche da parte di un' amministrazione che mette in bilancio facilmente una cifra di questo genere per l'adunata degli alpini e fatica magari a trovare risorse minime, al confronto, per iniziative di sostegno a progetti di solidarietà, di aiuto all' emergenza, alla promozione sociale e alla formazione proposti a livello locale. Perchè non proporre all'A. N. A., Associazione nazionale alpini, un minimo contributo di 1 euro da parte di chi partecipa (si parla di 350.000 persone) da destinare al comune per iniziative in questo senso a compenso della notevole spesa di denaro pubblico per l'adunata?
Ben vengano, come leggiamo, i contributi alla realizzazione di opere concrete per la nostra città, da parte degli alpini che verranno anche col motto di trasmettere incitazioni alla onestà ed alla solidarietà (anche se la cerimonia della sfilata della "bandiera di guerra" in programma il 1° giorno non si accorda molto con questi termini) ma vorremmo che ci potesse essere maggiore attenzione da parte del nostro comune a scelte partecipate su proposte in questo senso dei cittadini. Ad esempio sui temi della pace e solidarietà sarebbe interessante un convegno con percorsi di formazione sui servizi civili di pace, nazionali e internazionali, molto utili da conoscere, crediamo, per i giovani della nostra città.

Adriana Gatti
Danila Pancotti
Tavolo per la pace di Piacenza

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11/05/2013

Bellissimo vedere pubblicate foto e testimonianze dei "nostri" alpini

Gentilissimo direttore, è bellissimo vedere pubblicate ogni giorno le foto e le testimonianze dei "nostri" alpini; in questi giorno anch'io ho trascorso parte del mio tempo a leggere le loro testimonianze, a cercare foto di mio padre e, in questa ricerca dolce e dolorosa, ho ritrovato fotografie di parenti ormai deceduti da tempo (lontani cugini, prozii) ed ho scoperto che anche loro avevano prestato il servizio militare presso il corpo alpino. Due "ritrovamenti" mi sono capitati tra le mani proprio ieri, quando in un dibattito famigliare io e i miei zii stavamo "decidendo" se la persona presente in una foto inviata da un lettore potesse essere mio padre (per la cronaca i miei zii dicono di sì io e mia madre abbiamo qualche dubbio! Ma in questi giornate di entusiasmo anche queste diatribe fanno parte della normalità).
Ritornando alle foto ritrovate mi chiedo se possiate ancora pubblicarle; mi piacerebbe anche perchè queste due persone non hanno avuto figli e mi rattrista il pensiero che non ci si ricordi di loro. Per concludere mi permetto un suggerimento: perché non fare una pubblicazione che racchiuda l'esperienza di questi giorni e sia anche una testimonianza della piacentinità del nostro bel corpo?

Distinti Saluti
Elisabetta Fanzola

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11/05/2013

Lettere al direttore

magica atmosfera fuori dal tempo e dallo spazio

Egregio direttore, in questi tre giorni di magica atmosfera fuori dal tempo e dallo spazio, grazie agli amici alpini, la nostra Città vive un momento spirituale (quello che Jasper chiamerebbe "erlebniss") di straordinaria memoria storica.
Camminare tra le vie senza condizionamenti di motorizzazione è tornare indietro nel tempo e riscoprire luoghi, emozioni, sorrisi strappati alla fretta del "quotidiano". Il mistero del cuore umano e la forza della ragione si fondono nella mirabile energia operativa degli alpini che in questi giorni sostengono la nostra comunità civile. Ho letto tante pagine sulla campagna di Russia e lo strazio di quel dolore condiviso ritorna sempre nella mia memoria.
Sono però le voci dei cori che richiamano all'imponenza della montagna ed alla fragilità dei sentimenti che giungono violentemente al fondo del cuore di ognuno: le reazioni sono tante! C'è chi piange, c'è chi resta in silenzio, c'è chi passa indifferente, c'è chi non conosce, ma lo sguardo dell'alpino trascende tutti noi e il pensiero vola alla vetta del Monte Grappa e ai suoi cimiteri immobili sotto un cielo di stelle che stanno a guardare.
Grazie, alpini!,

Maria Giovanna Forlani


grazie alla libertà per l'attenzione dimostrata

Egregio direttore,
come Alpino del Gruppo di Castel San Giovanni - sicuro di interpretare il sentire di tutti gli alpini della nostra Provincia - La ringrazio molto per lo spazio e l'attenzione che ha voluto dare in questo periodo con il Suo giornale alla "nostra" Adunata Nazionale che si terrà a Piacenza proprio in questi giorni. Spazio e attenzioni costanti per un grandissimo evento che un grande quotidiano - qual è Libertà - non poteva non sottolineare.
Voglio però, attraverso il Suo quotidiano, ringraziare anche S. E. il Vescovo di Piacenza Gianni Ambrosio che, mediante il settimanale della diocesi (da me letto ieri qui nella biblioteca di Villa Braghieri), porge un bellissimo saluto agli "alpini per una Italia che costruisce la Pace".
Le parole molto belle del Vescovo, per quello che non è solo un saluto ma un vero e proprio invito a riconsiderare insieme le ragioni dell'impegno, della solidarietà e della dedizione - che costituiscono un patrimonio inscindibile del Corpo degli alpini- sono, insieme alle Sue costanti attenzioni attraverso il quotidiano Libertà per questo grandissimo avvenimento - il migliore augurio per il raduno e per la festa che migliaia di persone si apprestano a vivere nella nostra bella Città di Piacenza e in tanti paesi della nostra Provincia.
Grazie ancora. Cordiali saluti.

Giuseppe Gandini
Castel San Giovanni
 


sanno trasmettere buoni sentimenti

Egregio direttore, un benvenuto di cuore a tutti gli alpini ed in particolare a quelli ciclisti, sia i tosti dai 100 km che quelli vacanzieri che arrivano con la Graziella.
Rientrando da Stradella ho avuto la fortuna di incontrare tre alpini ciclisti con un tandem ed una bicicletta normale: tre amici che arrivavano da Torino in varie tappe, con il loro cappello piumato in testa. Quando si fermano ad un bar la gente si siede con loro, gli offre da bere e gli fa assaggiare i prodotti tipici, per il piacere di sedersi al loro tavolo e scambiare quattro chiacchiere in semplicità. Questo è molto bello perché la gente ha bisogno di gesti semplici e di parole amichevoli. Questo è quello che trasmettono: semplicità, serenità e un grande spirito di collaborazione: grazie dunque a tutti gli alpini per questa condivisione di sentimenti! Per questa occasione noi piacentini dovremmo tirar fuori la nostra ospitalità dal cassetto impolverato in cui a volte la riponiamo. Ancora un grande BENVENUTO agli alpini ciclisti dai ciclisti piacentini.

Angelo di FiabAmolabici


i venditori abusivi calano in massa

Egregio direttore, segnalo che è esistito un passa parola e dalla stazione stanno scendendo venditori di ogni tipo, a centinaia. Sono tutti abusivi, non hanno permesso di occupazione di suolo pubblico, stanno diventando anche petulanti perché non solo non fanno affari con gli alpini, ma gli avevano detto di dormire nei tre giardini che sono stati chiusi.
Ora sono anche in grossa difficoltà logistica: spero che la pazienza degli alpini sia infinita, ma sono davvero troppi....
Nelle precedenti Adunate erano bastati 2 pattuglioni misti di vigili urbani e/o polizia e carabinieri a calmierare la situazione: uno appostato alla stazione FFSS che chiedeva se avevano il permesso di occupazione del suolo pubblico (era evidente la loro motivazione di arrivo con tutta la merce al seguito) e li rimandava indietro, l'altra pattuglia per le vie cittadine.
Attenzione che la situazione non sfugga di mano, a rovinare la nostra adunata, particolarmente di notte.

Dr. Pier Alberto Possati
alloggiato a Fiorenzuola


un po' di duttilità non avrebbe guastato

Tanto, il rigore applicato dalla Polizia Municipale verso le "gravissime" trasgressioni commesse dai simpatici alpini, che per tre giorni provvederanno a intrattenerci gioiosamente, dando la sveglia alle serate di questa città, che di norma inducono al sonno. Le belle e numerose lettere, pervenute sull'argomento a Libertà, esprimono più che a sufficienza lo sconcerto della cittadinanza. Mi limiterò quindi ad elencare alcune trasgressioni che ai cittadini di Piacenza appaiono inspiegabilmente ignorate. Auto tranquillamente parcheggiate in spazi riservati (es. davanti al garage Plaza), parcheggi a pagamento automatico invasi da parcheggiatori abusivi, le cicche masticate stampate sull'asfalto o sui pavimenti (portici, gallerie), le bici che serpeggiano veloci in via XX Settembre (ti potrebbero fratturare un braccio, se lo allunghi per salutare un amico), le cacche dei cani dappertutto (quanto vorrei conoscere la statistica delle multe comminate annualmente!), la folla di quelli che - senza alcuna licenza - "migrano" per la città proponendo di comprare le solite cose, di dubbia provenienza e senza scontrino, e infine la folla di individui che bivaccano, lasciando vistose tracce sulle gradinate dei nostri monumenti (es. S. Francesco, Il Gotico, etc..).
Certo, con questo elenco corro il rischio di fare del "benaltrismo", ma un po' più di duttilità, con i nostri amici alpini, non avrebbe guastato. Certo lo sappiamo: "dura lex sed lex". Però a carnevale non controllate che sui carri ci siano le cinture di sicurezza…!

Lionello Spada


multeranno anche i carri di carnevale

Egregio direttore, vorrei chiedere ai "solerti" vigili di Piacenza e provincia quante sanzioni con relativo sequestro sono state somministrate ai "trabiccoli" che circolano festanti nelle varie sagre e manifestazioni, come ad esempio
il carnevale. "Trabiccoli" ben più pittoreschi ma ben più pericolosi di quello
degli alpini e non credo certo in regola con il codice della strada. Un cordiale saluto e grazie per l'ospitalità.
W gli alpini

Ercole Calcanti
Piacenza

 

questo rigore non ci fa fare bella figura

Gentile direttore,
le scrivo ancora una volta per esternare un mio stato d'animo che riguarda quanto sta succedendo in questi giorni. Sono decisamente disgustata dal comportamento delle nostre forze dell'ordine, in particolare della Polizia Municipale, che l'altro giorno ha pensato bene di sequestrare e dare una multa alquanto salata a quegli alpini che percorrevano via Cavour con l'Ape bardato a festa con tanto di cappello da alpino sul tetto. Ora non penso di essere la sola che trovava questo mezzo carino e divertente e decisamente a tema con la festa che si terrà. E' pur vero che la legge è uguale per tutti, però non penso che questi signori girino regolarmente con questo mezzo, ma che lo stesso sia stato fatto solamente per essere usato in occasione del ritrovo degli alpini. Allora cosa dire dei carri di carnevale! Non penso che nemmeno loro paghino regolarmente un bollo, un'assicurazione e tanto meno siano omologati per circolare sulle strade. Inoltre questi ultimi, sono ancora più pericolosi, visto che trasportano persone intente a ballare, cantare ecc. durante il loro tragitto per le vie.
Come se questo non bastasse, ieri alcuni alpini sono stati multati per non aver obliterano il biglietto del bus. Questo come minimo doveva essere un servizio offerto dal Comune o almeno visto che non è stato fatto, dare la possibilità a questi signori di obliterare il biglietto senza dare alcuna multa.
Non penso la città di Piacenza stia facendo una gran bella figura nei confronti di queste persone. Cosa faremo allora quando arrivano i Sinti? Un abbraccio a tutti questi alpini che tanto hanno fatto per noi in passato.


Patrizia Gobbi
Podenzano


c'è chi fa polemica fine a se stessa

Egregio direttore, in questi giorni di preparazione dell'Adunata degli alpini, ho sentito di tutto e il contrario di tutto a riguardo. Non ho potuto fare a meno di notare che alcuni non hanno perso l'occasione di fare polemica fine a sé stessa. In particolare, ho trovato interessante che ci sia chi dice che gli alpini:
- quando bevono sono degli ubriaconi, solo perché lo fanno per l'adunata e non al sabato sera come loro...
- quando cantano a voce alta sono dei fracassoni rompiscatole, solo perché non passano con l'autoradio a tutto volume come loro...
- che sono saliti con auto, camper e tende sull'erba dei prati non rispettano gli spazi verdi, solo perché non danno loro la possibilità di portarci il cane a defecare lasciando lì il risultato...
- non fanno abbastanza per la città che li ospita, solo perché non si ricordano che loro non fanno nulla per quella in cui vivono...
In sostanza: W GLI alpini!!!

Stefano Groppi
Piacenza

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11/05/2013

L’alpino Bortolo
di VITTORIO RODA

Bortolo, il vecchio alpino,
è sulla strada
che lo porta a casa
dopo tanti mesi
passati in guerra.
Bortolo, così vecchio,
l’hanno preso anche lui
sotto la naja.
Il vècio,
dai baffi candidi,
tiene tra le labbra
un sigaro virginia
e procede traballando
perché nelle gambe
ha un po’ di vino rosso.
Ma nel cuore,
ha un grande desiderio
di tornare al suo paese,
rivedere la sua casa,
abbracciare i suoi cari.

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11/05/2013

Al mül e l’Alpein
di ENZO BOIARDI

La cittä a l'è piina ad tant bell bandier
bianch, russ e verd, pär la festa granda;
Pö ad quattarseintmila i sarann i furäster,
l'attesa dl'adunata d'j'alpein l'è tanta...
A fä la sfiläda ag sarà una rappresentanza
anca dal mül, una bestia meravigliusa,
al servizi d'i'alpein in ogni circustanza:
al so valur, la so opra, l'è stä grandiusa.
Specialmeint in montagna in sì bricch giarus
e ripid cärag ad salmerì in sal durs j'andävan
sö, sö, col so pass leint, ma sicür e preziüs.
In dla storia mül e alpein j'hann cundivis tütt.
Sì, pürtropp in teimp ad guerra anca la mort
dedicä al mül un cippo al sariss un ricord fort.

TRADUZIONE
La città è piena di tante belle bandiere
bianche, rosse e verde, per la festa granda;
più di quattrocentomila saranno i forestieri,
l'attesa dell'adunata degli alpini è tanta.
A fare la sfilata ci sarà una rappresentanza
anche del mulo, un animale meraviglioso,
al servizio degli alpini in ogni circostanza,
il suo valore, la sua opera, è stata grandiosa.
Specialmente sulle montagna sui dirupi ripidi
e ghiaiosi, carichi di salmerie sul dorso,
salivano su, su, col loro passo lento e prezioso.
Nella storia mulo e alpini hanno condiviso tutto.
Sì,purtroppo in tempo di guerra anche la morte...
dedicare al mulo un cippo sarebbe un ricordo forte.

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10/05/2013

Anche il reduce 95enne in prima fila alle cerimonie

Cortemaggiore, una jeep militare a disposizione di Aldo Tansini

Cortemaggiore - E' stata una lettera titolata "Cerco alpini della 40esima batteria Brigata Susa" pubblicata su Libertà a risvegliare in Aldo Tansini il desiderio di ricordare gli anni della gioventù trascorsi come alpino. «Quando sono tornato dalla guerra - ha detto Aldo - ero molto demoralizzato. Pensavo spesso ai miei ricordi ma non ne volevo parlare». Tansini ha conservato tutto dentro di sé, per 70 anni, fino ad alcune settimane fa, quando Cortemaggiore ha potuto trovarsi più ricco di un nuovo grande testimone della seconda guerra mondiale. E' tutto scritto con precisione militaresca sul foglio matricolare, ingiallito dagli anni, con la fitta calligrafia del compilatore che va sbiadendo. Aldo Tansini, classe 1918, ha riempito le annotazioni del foglio matricolare di storia vera, quella che non si trova sui libri, ma nell'esperienza di un vissuto lontano solo nel tempo. "Primo reggimento artiglieria alpina - 1° aprile 1939". Le parole di Aldo raccontano del suo arrivo a Torino, prima, e a Susa poi; della scuola sottufficiali a Merano dove mostrava agli aspiranti marescialli e sergenti come accudire i muli. "Partito per la Jugoslavia con il primo reggimento artiglieria alpina - 5 gennaio 1942". Il foglio matricolare non dice nulla dell'inverno trascorso a Mostar e dei rastrellamenti casa per casa. Per il 1943 un'altra annotazione: "Fa parte della formazione partigiana Divisione Garibaldi in Jugoslavia assumendo la qualifica gerarchica partigiana di Partigiano combattente - dal 1° ottobre 1943 al 25 dicembre 1943". E' il periodo in cui Aldo seguì il comandante Carlo Ravnich che parecchi anni dopo, divenuto generale di corpo d'armata, gli comunicherà di aver contribuito al conferimento della medaglia d'oro al valor militare al gruppo di artiglieria alpina "Aosta". "Catturato dai tedeschi e internato - 26 dicembre 1943". E' stata una doppia esperienza di prigionia, quella di Aldo: "I tedeschi mi hanno portato in Albania, vicino a Scutari, a lavorare. Poi mi hanno preso i partigiani albanesi e mi hanno fatto aggiustare le strade". Il ritorno a casa è l'ultima annotazione: "Rimpatriato e sbarcato a Bari - 27 giugno 1945". Ma non per tutti è stato così: "C'è stato un combattimento - sono le parole di Aldo - io e altri ce l'abbiamo fatta, ma gli slavi mitragliavano a novanta e tanti sono morti". Aldo ha potuto riprendere la vita normale, il lavoro nei campi, all'Agip, la famiglia. E' stato fino a ieri un alpino senza penna: nel 1943 perse il cappello in Jugoslavia, ma ci ha pensato il capogruppo Fabio Devoti a donargliene uno nuovo. All'adunata di Piacenza Aldo non ci sarà: è troppo faticosa per i suoi anni e per le sue emozioni. Sarà però a sua disposizione una jeep militare che consentirà all'alpino Aldo Tansini di partecipare alle cerimonie di domani a Cortemaggiore.
Leonardo Tomasetti

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10/05/2013

Coppa e vino rosso Lo spuntino è tipico

Piazza Plebiscito, sapori piacentini in vetrina

piacenza - Piazzetta Plebiscito accoglie gli alpini offrendo solo il meglio dei nostri prodotti tipici. Vini, salumi e conserve, ma anche gelato artigianale, sorbetti, caffè, birre, libri pregiati e maglieria.
L'obiettivo è duplice: rifocillare gli ospiti e guidarli nello shopping, in modo che domenica sera ritornino a casa con le borse della spesa piene di bontà "made in Piacenza". La Camera di commercio ha curato l'allestimento e gli stand in ogni minimo dettaglio.
Non manca nemmeno lo spazio per la solidarietà: all'ombra dei tigli del chiostro di San Francesco si può sostenere Telethon e aiutare l'hospice di Piacenza. Michela Savi, studentessa dell'Istituto alberghiero "Raineri Marcora", è impegnata con altre cinque ragazze allo stand del Consorzio dei salumi piacentini: «Prepariamo le confezioni speciali, bottiglia di gutturnio più salame dop, in vendita ad offerta minima di 15 euro. I proventi saranno appunto destinati al sostegno della Casa di Iris».
Per quanto riguarda Telethon, invece, Italo Bertuzzi e Roberto Venturini avvicinanno gli alpini per promuovere le maratone benefiche "Walk of life" e consegnare i gadget: si raccolgono iscrizioni per la data di Parma (2 giugno) e per quella di Torino e di Milano (29 settembre in contemporanea).
Ieri, poco prima dell'ora di pranzo, i primi ad addentare un panino con la coppa dop, accompagnato da un buon rosso dei nostri colli, sono stati gli alpini Luigi Carbonara e Renato Valentini di Padova: «La fama dei vostri salumi è rimbalzata anche da noi. Oggi abbiamo avuto la conferma, faremo una bella spesa prima di rincasare».
Rita Dondoli dell'azienda agricola "La buca" di Castellarquato alle penne nere che passano dal suo gazebo consiglia di rimanere "leggeri", visto che il weekend piacentino sarà lungo: «Il gutturnio frizzante si sposa bene con un panino al salume, mentre i passiti sono l'ideale con le torte secche».
Graziella Tortini, per andare incontro ai "gusti" delle penne nere, allo stand della "Polenghi" offre il sorbetto corretto con il bargnolino: «Gli alpini finora hanno apprezzato e siamo pronti ad accontentare tutte le richieste». Alessia Girasoli dell'ufficio marketing "Musetti" mostra con orgoglio le confezioni "limited edition" da 250 grammi create per l'adunata nazionale: «Il nostro caffé cento per cento arabica, pronto per la moka, si è messo l'abito della festa, ovvero lattina tricolore da collezione, con i disegni delle penne nere. Ma c'è anche quella dedicata ai 130 anni di Libertà. A tutti i clienti che vengono da lontano consigliamo l'acquisto "on line", qualora il prodotto non fosse disponibile nel negozio di fiducia».
Apprezzatissimo dagli alpini anche il gelato di Piacenza prodotto solo con il latte nostrano dall'azienda Apl. «Nocciola e fiordilatte sono i gusti preferiti dalle penne nere e dai loro familiari», afferma Federica Tirelli.
Gli stand rimarranno aperti fino a domenica, anche per buona parte della notte. «I produttori hanno aderito con entusiasmo e credo che la Camera di commercio abbia messo in campo il meglio per far conoscere la grande qualità del "made in Piacenza". Da questa vetrina arriveranno sicuramente ottimi risultati», conclude Roberto Belli del Consorzio salumi dop.

Michele Borghi

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10/05/2013

Musica maestro! Tutti a lezione con la fanfara della Taurinense

Da Trentatrè a Mameli, brani e strumenti presentati ai ragazzi

La tromba, il trombone, il flauto ottavino che si lamenta perché gli altri suonano troppo forte e lo coprono, il clarinetto di Igor, il saxofono, Massimiliano e il suo Susafono (usato nelle cerimonie all'aperto e nelle parate), l'enigmatico Eufoneum (il fratello del trombone), grancassa e rollante. Il maestro della fanfara della brigata alpina Taurinense, maresciallo capo Marco Calandri, li presenta ad uno ad uno al termine del concerto. Lo spazio musicale, come spiega il maggiore Mario Renna, ideatore della Cittadella Alpina, è la novità dell'edizione di Piacenza. E, a giudicare dall'accoglienza degli studenti per la fanfara della Taurinense, sembra essere azzeccata. Si parte con Trentatrè (l'inno degli alpini), e si chiude con Fratelli d'Italia, cantato insieme da militari e bambini. Durante l'esibizione brani della tradizione propriamente alpina come la "Marcia dei coscritti piemontesi", "Montegrappa", "Trentasold" (i genitori erano addirittura disposti a pagare affinchè il proprio figlio avesse l'onore di poter fare l'alpino). Brani tipici militari americani tipo Washington Post e musica leggera Dixie degli anni Trenta con Baby Face. «Non è facile suonare davanti ai bambini nemmeno per musicisti di professione come noi» confessa il maestro maresciallo capo Marco Calandri. «Vedere tutti questi piccoli che ti osservano con curiosità ed attenzione è qualche cosa che ti emoziona». Ventisette i musicisti della fanfara Taurinense. All'Adunata di Piacenza con un duplice spirito. «Quello professionale - spiega Calandri - perchè noi siamo qui per lavorare e per comunicare quello che militarmente la musica può trasmettere al pubblico. La musica militare può coinvolgere e far capire che, se le divise a volte non vengono sempre bene accolte, in realtà anche noi siamo uomini, proviamo emozioni, abbiamo paura quando abbiamo paura, proviamo amore quando proviamo amore». «L'altro spirito - prosegue - è quello della rimpatriata tra gente che ci vuole beve».
Un po' di storia. La fanfara della Brigata Alpina Taurinense dell'Esercito nasce nel 1965 a Torino dalla fusione dei complessi musicali del 4° reggimento alpini e del 1° reggimento artiglieria da montagna. Attualmente è costituita da musicisti tratti dai reggimenti della Brigata, la maggior parte dei quali diplomata al conservatorio.
Il repertorio della fanfara comprende - oltre le musiche di ordinanza militari - anche brani sinfonici e leggeri con particolare fuoco sul repertorio originale per banda. Negli ultimi anni la fanfara si è esibita alla sfilata del 2 giugno a Roma, nel giorno della Festa della Repubblica, alle cerimonie di inaugurazione e chiusura delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006 e alle Adunate nazionali degli Alpini. Per le celebrazioni del 150° dell'Unità nazionale, la formazione musicale ha preparato un programma di musiche risorgimentali che è stato presentato in numerose città e al festival "Settembre Musica" di Torino e Milano.
Nel 2011 ha inciso per le edizioni Boario il suo ultimo disco "Voli d'Aquila", con la partecipazione del soprano Cecilia Gasdia e dell'attore Ricky Tognazzi. Assieme agli altri cd, sarà a disposizione degli appassionati nel "book-shop" della Cittadella Alpina.

fed. fri.

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10/05/2013

Cittadella Alpina, bagno di folla con gli studenti

Domande a raffica, curiosità e voglia di fare l'alpino

Primo bagno di folla per la Cittadella Alpina. All'Arena Daturi ieri era il giorno dell'anteprima per i mille ragazzi delle scuole piacentine, dalle elementari agli istituti superiori. Una trentina le classi che hanno aderito all'invito degli alpini e che sono state condotte per mano a scoprire reparti, mezzi ed equipaggiamenti di quello che, senza nulla togliere agli altri, è probabilmente il corpo militare italiano più amato dalla gente.
L'alzabandiera tutti insieme, poi si parte con i più piccoli, i "cuccioli" di seconda elementare della Mazzini, ad esempio, che hanno domande per tutti e sempre, secondo loro, pertinenti. Come l'alpina del Nizza Cavalleria, in sella al suo destriero, che si è sentita chiedere se a stare troppo a cavallo si senta male al fondoschiena. «Come quando stai troppo seduto in classe - pronta la risposta -, allo stesso modo».
Andrea, 7 anni, è rimasto affascinato dal carroarmato e dice di non aver avuto paura durante la simulazione dell'azione dei Ranger. Se però gli si chiede se da grande farà il soldato ti risponde di no. A già le idee chiare: «Farò il veterinario». «Li abbiamo preparati a dovere insegnando loro i cori degli alpini» spiega la maestra Cristina Fumi. «Noi del Mazzini siamo qui a due passi e questa era un'occasione per far conoscere ai bambini una realtà che vedono spesso in televisione».
Bianca Decio insegna lettere all'Alberghiero. Si schiera nelle fila dei pacifisti ma ha portato lo stesso i suoi ragazzi alla Cittadella Alpina. «Secondo me qualsiasi cosa noi conosciamo può dare un insegnamento - osserva -. Attraverso la conoscenza mi faccio un'opinione mia. Poi dobbiamo avere il rispetto per tutto, anche per quello che non condividiamo». «Tanto mi piace il campo dello sminamento e quello che fanno gli alpini artificieri - continua - quanto rimango impressionata quando vedo i carroarmati o gli stand delle armi».
«Ho portato qui i ragazzi - evidenzia - anche perchè il corpo degli alpini ha una funzione particolare, nelle guerre mondiali ci sono stati ragazzi mandati a morire per niente. Ai ragazzi vedo che piace molto l'attività fisica. Chi usa i videogiochi poi, è già abituato a conoscere questo mondo». Una delle sue studentesse, Federica Cazzola, ha avuto il "privilegio" di impersonare l'ostaggio durante l'azione dei Ranger. «Mi dovevano salvare - racconta - dovevano capire chi ero, se ero una minaccia o un amico, non ho avuto paura, è stata una bella esperienza». Anche per Alessandra, 16 anni, attratta più che altro dalla prestanza fisica di un giovane Ranger: «Un figo pazzesco! » esclama senza giri di parole.
Tra i "ciceroni" in divisa c'è il sergente maggiore Davide Lunetta, 37 anni, originario di Padova, inquadrato nel 4° reggimento alpini paracadutisti - i Ranger appunto -, di stanza a Verona. «I ragazzi sono tutti incuriositi dal paracadutismo ma anche dalla simulazione dalla bonifica di una abitazione - conferma -, nella quale una squadra alla fine trova una persona che potrebbe essere un ostaggio ma anche un nemico e la porta fuori per i controlli».
«Noi siamo alpini paracadutisti - dice - e siamo orgogliosi di presentare alla gente il nostro lavoro, ai bambini che non devono avere paura del cittadino in uniforme». I riscontri sono buoni: «Qualcuno si appassiona e tra i ragazzi delle Superiori a volte c'è qualcuno che si arruola». Tra i papabili piacentini ci sono Diego, 16 anni, e Roberto, 17, entrambi della Scuola Alberghiera. «Io vado in montagna spesso e conosco gli alpini - fa sapere Diego -, mi piacerebbe anche fare la carriera militare. Finisco la mia scuola poi faccio un anno all'accademia di Modena per provare un'esperienza nuova. In generale mi affascina la vita dell'esercito perchè la ritengo sempre movimentata ogni giorno». Anche Roberto vuole fare l'accademia militare. Ha 17 anni ed è un esperto di armi. «Mi piace molto mettermi alla prova e i militari lo fanno sempre» sostiene. Pratica il soft-air e gioca con l'X-Box. ha la passione per i cecchini: «Non mi piace sparare tanto per sparare, ma essere preciso mirando al bersaglio».
In un angolo ci sono anche alcune studentesse del liceo Classico che rimangono perplesse. Ad esempio Francesca Luppini, 19 anni: «La Cittadella è un modo per conoscere la nostra storia e, a questo proposito, siamo state alla mostra sulla campagna di Russia. Fino a qui va bene, ma il resto non mi appassiona. Quelle per le armi sono spese inutili e il significato è strettamente collegato a quello della guerra».

Federico Frighi

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10/05/2013

Sarmato scopre la storia del suo soldato Paolo Ferrari caduto in trincea sul Carso

SARMATO - (crib) «Sono contento di sentire che tu e i miei bambini siete tutti in ottima salute. Io ho visto tutte le case crollate per i bombardamenti, tutto distrutto, la campagna tutta abbandonata. A noi ci hanno messo in prima linea a fare trincee e mettere filo spinato anche quando c'è l'assalto. Per ora è andata bene». Con queste parole il soldato sarmatese del Genio militare Paolo Ferrari scriveva dalle trincee del Carso nel 1916 alla sorella Anselmina prima di venire colpito a morte da una granata un mese più tardi. Le stesse parole che, sabato scorso, sono state recitate a Sarmato durante l'esibizione del coro Alpino Valtidone, tra una canzone e l'altra; e proprio uno dei coristi - l'omonimo Paolo Ferrari - è nipote del nonno che morì sul fronte. Così, tra gli alpini del gruppo locale e l'amministrazione comunale si è acceso il desiderio di conoscere questa scomparsa figura sarmatese che finora è rimasta sconosciuta a tutti tranne che ai discendenti: oltre a Paolo, il soldato è anche il nonno dell'ex dirigente scolastico del polo di Castelsangiovanni e Sarmato Pillade Cavallotti. Insieme all'assessore Canzio Marchesi si è così risaliti alle origini di Ferrari e si è ricostruito l'albero genealogico andando a cercare nell'archivio comunale. Ne emerge una vicenda toccante e ricca di colpi di scena.
Il soldato Paolo, nato nel 1881 ad Agazzano da Carlo e Rosa Linda Scrocchi, era stato richiamato sul fronte all'età di 35 anni quando era già vedovo e doveva badare a casa ai suoi quattro figli. Così, i piccoli erano stati affidati alla sorella Anselmina ma la mente di Paolo dal Carso si spostava continuamente a casa, alla cascina sarmatese di via Cortile, come dimostrano le frasi sgrammaticate ma piene d'affetto spedite a casa. «Quando ero a casa dicevi che volevi fare la fotografia ai miei bambini e quindi, se la farai fare, mandamela al più presto» scrive. «Caro Fernando (il figlio, ndr), quando tornerò ti porterò tante caramelle e un bel cagnolino. Anselmina, mi raccomando di tenerli a bacchetta: il Giacomo deve andare a scuola e non per uccellini. Ricordati che ora sei tu la mamma dei miei bambini».
Dopo la sua morte, non si è più saputo niente del corpo fino a quando il nipote omonimo ha iniziato la ricerca e ha trovato la tomba al cimitero degli Eroi ad Aquileia, nel 2009. «Sapevamo solo che era morto "nell'ospedale da campo 46 in seguito a ferite" - racconta il nipote castellano -. Ma non sapevamo dove. Grazie a internet abbiamo scoperto che il campo era a Redipuglia. Ma solo durante un giro casuale alla basilica di Aquileia con mia moglie abbiamo fatto la scoperta: era nel cimitero di guerra assieme ad altri 200 soldati. All'inizio non ci volevo credere. È stata un'emozione fortissima».
 

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10/05/2013

Dall'Afghanistan il saluto del chirurgo piacentino

Larceri con gli Alpini di Belluno: «Noi, i più amici dei civili»

Abbiamo lasciato il maggiore Giorgio Larceri in Libano nel luglio di due anni fa e lo ritroviamo oggi in Afghanistan, sempre come riservista, con la Brigata Julia, intento a prestare la sua delicata e preziosa opera di chirurgo in un'area fra quelle a più alta tensione del mondo. Nella vita civile il maggiore è un "camice bianco" dell'ospedale di Codogno. Padre di Bobbio, madre di Vicobarone, Larceri, nasce a Codogno cinquant'anni fa. E da lui, che fino all'estate resterà a Shindand, arriva forte e profondo il saluto più bello agli Alpini convenuti a Piacenza.
Maggiore Larceri, cosa l'ha portata in Afghanistan?
«Questa nuova avventura professionale è iniziata a metà febbraio, sono stato chiamato direttamente dallo Stato Maggiore dell'Esercito per un periodo di qualche mese in Afghanistan. È stato il caso a farmi partire con gli Alpini, noi medici della riserva selezionata veniamo associati ai vari contingenti. Prima di arrivare qui a Shindand ho passato un periodo a Piacenza presso il 2° Reggimento Pontieri per prepararmi a questa delicata missione. Devo ringraziare il Comandante colonnello Rocco Capuano che ha messo a disposizione i suoi uomini migliori e tutte le risorse possibili per il mio approntamento a questo teatro operativo. Vorrei ricordare che il 2° Reggimento Pontieri ha dato molto alle missioni all'estero di questi ultimi anni, Kosovo, Libano, Afghanistan. Questi uomini silenziosi che lavorano alla Caserme "Nicolai" e "Lusignani" si sono sempre distinti in ogni parte del mondo per la loro alta professionalità. E un pensiero non può non andare al nostro concittadino maresciallo capo Daniele Paladini che nel 2007 ha perduto la vita in un attacco kamikaze nei pressi di Kabul e di cui conserviamo uno struggente ricordo».
Oggi è la festa degli Alpini a Piacenza e lei è al loro fianco anche se a migliaia di chilometri di distanza.
«Il mio primo approccio con gli Alpini è avvenuto quando avevo 10 anni, quando cioè mio padre mi regalò un libro di Salvator Gotta, "Il Piccolo Alpino", una storia commovente con protagonista un ragazzino che diventa la mascotte degli Alpini. Poi ebbi la fortuna che zio Armando è stato Alpino della Taurinense e poi presidente della sezione alpini di Bobbio per molti anni; difficile rimanere insensibile ai suoi racconti, non solo relativi ai tempi dell'ultimo conflitto mondiale ma anche in tempo di pace, agli aiuti e alla solidarietà che lui stesso con gli Alpini ha portato in diverse occasioni difficili del nostro Paese, una su tutte la tragedia del Vajont.
Ora mi trovo col 7° Reggimento Alpini di Belluno nella Fob (forward operating base) o base avanzata "La Marmora" di Shindand che si trova nella regione occidentale sotto il controllo italiano. Il comandante, colonnello Stefano Mega, ha messo a disposizione tutte le risorse possibili perché il mio lavoro possa compiersi nel migliore dei modi e di questo non posso che essergliene grato».
Che realtà ha trovato sotto il profilo sanitario-ospedaliero?
«La situazione sanitaria oggi in Afghanistan è sicuramente migliorata. Molte più persone ora hanno la possibilità di accedere a strutture sanitarie che sono sorte in questi ultimi anni grazie al contributo di Isaf, International Security Assistance Force, la missione internazionale in Afghanistan di assistenza e sicurezza tramite il Cimic, cooperazione civile-militare. Non solo: io stesso, coi colleghi della coalizione, ho organizzato corsi di aggiornamento di medicina a favore dei colleghi afghani contribuendo così alla loro formazione. Spesso ci siamo trovati insieme ad assistere la popolazione locale trattando sia banali patologie che ferite da arma da fuoco e da scoppio di ordigni esplosivi; ovviamente poi c'è tutto l'aspetto sanitario che riguarda i nostri militari e le varie operazioni insieme a loro sul territorio afghano».
Come operano i nostri Alpini? Al contingente italiano è affidata anche la vigilanza sul sistema di legalità.
«Operiamo nella regione occidentale del Paese che si trova sotto comando italiano, adesso c'è la Brigata Julia comandata dal generale di Brigata Ignazio Gamba, ma vi sono anche altre forze internazionali tra cui gli Stati Uniti e la Spagna. Noi Italiani abbiamo ricevuto i complimenti a livello internazionale per l'ottimo lavoro svolto tanto che questa parte dell'Afghanistan può vantare un primato nell'ambito del processo di transizione rispetto al resto della nazione. Transizione significa che poco per volta le istituzioni locali assumeranno esse stesse la responsabilità in materia di sicurezza, istituzioni e sviluppo, progetto di crescita, insomma, iniziato con l'arrivo della coalizione Isaf. Ai contingenti italiani che si sono succeduti va sicuramente il merito per l'ottimo lavoro svolto sul piano della sicurezza: hanno contribuito sensibilmente alla crescita della polizia locale e alla costituzione di un esercito afghano, cosa fino a qualche tempo fa impensabile se si pensa che qui esiste una società tribale con diverse etnie e addirittura lingue differenti».
Com'è l'accoglienza fra la popolazione? Diversa rispetto alle altre forze di interposizione?
«Ho già avuto modo di constatare in altre missioni quanto noi Italiani abbiamo un atteggiamento "vincente" nello stabilire proficue e amichevoli relazioni con le popolazioni con cui entriamo in contatto. Credo faccia parte del nostro Dna questo innato senso di amicizia, di fratellanza e generosità che poi costituiscono le migliori credenziali per presentarsi a chi non ci conosce. E' un atteggiamento premiante che riesce a scardinare le barriere della diffidenza e gli Afghani questo l'hanno capito. Le persone con le quali ho avuto contatti si sono dimostrate particolarmente gentili e ospitali, ho potuto gustare il loro cibo nelle loro abitazioni, sorseggiare il loro tè ascoltando la loro musica, così differente dalla nostra».
E'ancora così radicato il senso di insicurezza dei civili? La presenza e la pressione talebana come condiziona, oggi, la vita della popolazione? Temete attentati?
«I problemi in Afghanistan sono ancora molti. Lo sforzo che sta già facendo l'esercito afgano Ana, Afghan National Army, e la Polizia, supportati dalla coalizione Isaf per combattere sacche di resistenza, sta dando ottimi risultati. Rimangono attentati sporadici, il più delle volte neutralizzati prima ancora del loro compimento per l'ottimo lavoro svolto sul terreno. Non dimentichiamo poi che esistono purtroppo ancora mine anticarro e antiuomo dagli anni ‘80; il nostro team di artificieri tra cui il caporal maggiore capo Giuseppe Dimitri del 2° Reggimento Pontieri di Piacenza svolge quotidianamente opera di bonifica del territorio. È la gente stessa che spontaneamente segnala la presenza di ordigni esplosivi alla Polizia o all'Esercito, segno tangibile di fiducia verso le istituzioni locali».
La condizione delle donne presenta delle aperture? E in generale si colgono segni di crescita democratica?
«Posso rispondere con dati oggettivi: lo sforzo che è stato fatto da chi ci ha preceduto lo abbiamo davanti ai nostri occhi in termini di ricostruzione, sono state realizzate parecchie opere come scuole, pozzi, ospedali e infrastrutture. Il grado di alfabetizzazione di questo Paese è notevolmente aumentato, i bambini che frequentano una scuola sono circa 7 milioni di cui circa il 35 per cento sono femmine, percentuale lontana anni luce da quella riscontrata durante il regime talebano. Aria di rinnovamento la si coglie soprattutto nelle grandi città come Kabul o Herat rispetto alle aree rurali. A me tuttavia questo sembra un Paese che abbia voglia di lasciarsi alle spalle l'opprimente passato, dove pochi, in prevalenza maschi, potevano accedere all'educazione scolastica, alle cure mediche, dove essere donna significava non avere alcun diritto e poter essere trattata come merce di scambio. Anche se certi atavici problemi non possono essere risolti in breve tempo, ritengo che i risultati di questi anni di impegno internazionale lascino ben sperare per un futuro migliore. L'Italia ha dato un importante contributo».
Ci sono storie o episodi che l'hanno particolarmente colpita?
«In un Paese così differente dal nostro dal punto di vista culturale e paesaggistico sono tante le cose delle quali si potrebbe parlare; quello che sicuramente non riuscirò mai a dimenticare è il cielo stellato del deserto afghano. Unico e indescrivibile».

Patrizia Soffientini

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10/05/2013

Dalla Francia arrivano gli "Chassueurs alpins"

I cacciatori alpini d'Oltralpe saranno il Corpo straniero presente alla sfilata di domenica

(fri) Domenica mattina saranno tra i primi a sfilare nella grande parata nonchè l'unico corpo straniero presente all'Adunata alpini di Piacenza.
Sono gli Chassueurs Alpins, l'elitaria fanteria di montagna dell'esercito francese creata alla fine del 1800 al fine di opporsi a qualsiasi invasione italiana attraverso le Alpi. Arriveranno domani e saranno ospitati dai colleghi del Genio Pontieri. Si tratta di un plotone di una trentina di militari.
Denominati anche i "diavoli blu" dalla loro divisa risalente al 1888, quando in Francia fu formato il primo battaglione di truppe specializzate nella guerra di montagna, definito Bacp (Battaglione alpini cacciatori a piedi). Oggi sono impiegati in svariati ruoli, anche di supporto alla tutela dell'ordine pubblico essendo specializzati nella guerriglia urbana. Non a caso spesso di vedono pattugliare i monumenti simbolo di Parigi: dalla Tour Eiffel e al Louvre.
Sono stati dispiegati come truppe Onu in Afghanistan ed adottano un equipaggiamento assai simile a quello americano.
Il loro simbolo identificativo é il largo basco nero con fregio, detto tradizionalmente "tarte", usato in passato per scopi specifici... era infatti in grado di contenere entrambi i piedi per scaldarli o per proteggere dal sole accecante in alta montagna.
Tra le loro specializzazzioni, c'é la guerra in alta quota, il paracadutismo (derivante da uno scambio di addestramento coi parà della legione), l'uso di artiglieria sia a livello mortai che cannoni, spesso di piccolo calibro, che trasportano smontati fino alle quote prestabilite, per poi rimontarli ed usarli per le esercitazioni.
Tra le curiosità va citato il fatto che ogni chasseur rispetta un gergo rigoroso, mai citando la parola rouge (rosso) ad esempio. Tranne il rosso delle labbra, delle insegne della Legione d'Onore, della bandiera francese. Ciò deriva dai tempi di Napoleone III che cercò d'imporre l'uso del pantalone scarlatto per i militari. Le truppe di montagna si opposero e decisero di non pronunciare più la parola rouge. Nel 1999 il Corpo è stato riorganizzato ed è attualmente suddiviso in tre battaglioni: il 7° Bourg Saint Maurice, il 13° Chambéry, il 27° Cran-Gevrier (Annecy).
 

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10/05/2013

Daturi, i gemelli alpini caduti sul fronte greco

La cittadella alpina che si inaugurerà ufficialmente stamattina alle 11, sorge al Daturi, il campo sportivo dedicato ai fratelli gemelli Livio e Giulio, nati nel 1915 a Vicomarino di Ziano e caduti entrambi sui monti dell'Epiro (fronte greco) nel dicembre 1940. Erano maestri diplomati all'Istituto magistrale "Colombini", istruttori di educazione fisica alle Accademie navale di Livorno, di artiglieria e genio a Torino e alla scuola allievi ufficiali di Bassano dove erano stati promossi sottotenenti degli alpini il 1° luglio 1938. Ricordo in particolare Giulio, dotato di una folta barba nera, che mi accompagnò con un centinaio di altri giovani piacentini ad un corso di sci al Tonale nell'ottobre 1940. Uomo gentile e generoso, meritò stima e affetto da tutti, impegnandosi ad educare i giovani allievi alla disciplina, ad anteporre i doveri ai diritti, alla dedizione all'Italia. Alla fine di quel mese partì per l'Albania al comando di un plotone del battaglione "Bolzano" della divisione Pusteria. Raggiunse i monti dell'Epiro, sul fronte greco, dove si svolse una delle battaglie più accanite. Per il suo valore fu decorato sul campo con la medaglia di bronzo. I greci attaccavano con tutte le forze riforniti da moderni mortai dagli inglesi. Furono giornate durissime e gli alpini si coprirono di gloria cadendo sul posto piuttosto di cedere.
Il 5 dicembre, nei pressi di Suha, Giulio cade combattendo. Venti giorni dopo, nel Natale 1940, cade sul monte Chiarista anche il fratello gemello Livio, comandante di un plotone del battaglione "L'Aquila" del 9° reggimento alpini, divisione Julia. Per l'eroismo dimostrato nei combattimenti precedenti venne proposto per la medaglia d'argento al valor militare. Imbarcandosi per l'Albania, l'otto dicembre aveva scritto ai genitori: "Carissimi papà e mamma, presto sarò poco lontano da Giulio e ci vado contento di fare il mio dovere. Non preoccupatevi, farò il mio dovere di buon italiano come voi me lo avete insegnato per tanti anni con l'esempio…Voi dovete essere contenti di me e di Giulio. Qualunque cosa accada, noi l'accetteremo come volontà divina".
I resti dei due fratelli non sono mai stati trovati. Nella tomba di famiglia a Vicomarino di Ziano sono ricordati con due grandi fotografie. Ziano ha dedicato loro una piazza e Piacenza, appunto, il campo sportivo accanto al Palazzo Farnese. Il gruppo alpini di Ziano li ricorda ad ogni raduno delle penne nere.

Gian Franco Scognamiglio

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10/05/2013

Aiuti ad Herat grazie alle cittadelle alpine

L'aula multimediale del liceo femminile è nata per la collaborazione Ana-Brigata alpina Taurinense

«Arrivederci, ci vediamo a Piacenza per l'Adunata». Con queste parole ci eravamo salutati ad Herat, in Afghanistan, prima di salire sul C-130 che ci avrebbe riportato a Roma. Io embedded mentre loro, gli Alpini, intenti in una missione storica e speciale. Era il dicembre dello scorso anno e il presidente Ana Corrado Perona insieme ad una delegazione di Alpini, si trovava in Afghanistan per salutare la Brigata Taurinense e per inaugurare la nuova aula multimediale del liceo femminile Mahri Heravi di Herat dotata così di 30 personal computer. Una visita storica per l'Associazione Nazionale Alpini che è giusto approfondire ora, perché strettamente legata alle adunate nazionali. L'inaugurazione dell'aula multimediale è stata infatti possibile grazie alla collaborazione tra l'Associazione Nazionale Alpini e la Brigata Alpina Taurinense che insieme hanno raccolto oltre 22mila euro grazie alla solidarietà dei visitatori delle Cittadelle degli Alpini, allestite durante le adunate nazionali di Torino nel 2011 e di Bolzano del 2012. Fondi che hanno destinato ad un progetto ambizioso e nobile che guarda al futuro dei più piccoli in una terra dove la speranza manca quasi quanto l'acqua. L'Ana ha deciso di investire sul futuro delle dodicimila studentesse afghane che ogni giorno si recano nel liceo femminile Mahri Heravi di Herat e seguite da circa 300 insegnanti. Il taglio del nastro è avvenuto il 21 dicembre scorso per mano del presidente Perona e alla presenza del delegato Ana in Roma Federico Di Marzo, dei consiglieri nazionali Giovanni Greco, Cesare Lavizzari, Angelo Pandolfo e del webmaster del sito Ana, Michele Tresoldi. Con loro anche il governatore di Herat Daud Shah Saba, il colonnello Aldo Costigliolo del 1° Reggimento artiglieria da montagna nonché comandante del Prt-Cimic e un centinaio di studentesse che hanno ricevuto in dono anche zaini e materiale scolastico. Durante la cerimonia di inaugurazione è stata posata la prima pietra per il locale di sorveglianza del liceo, struttura che vedrà la luce sempre grazie ai fondi raccolti da Ana e Brigata Alpina Taurinense. Nel liceo femminile di Herat, costruito nel 1945, vengono insegnate alle ragazze dai 7 ai 19 anni alcune importanti materie come inglese, informatica, matematica e cucito. L'Associazione Nazionale Alpini ha così aggiunto un importante tassello all'opera che le nostre forze armate ed in particolare il Prt-Cimic perseguono nel Sector West: la scolarizzazione della popolazione sia maschile sia femminile. Ricordiamo che ad Herat esiste anche un'università che conta ad oggi circa 11mila studenti.

Nicoletta Novara

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10/05/2013

A Rossosh, nell'asilo degli alpini

Dove ci fu la battaglia di Nikolajieska un segno di rispetto e pace

Ed ecco alcuni brani tratti dal diario di quel lungo viaggio:
25 ottobre 2006 Prokhovka - Voronez - Pavlosk (Russia)
Esco dalla città di Belgorod non prima di aver visitato il suo centro e la grande cattedrale ortodossa. Come sempre la cattedrale è animata da funzioni solenni e rese più emozionanti da un magnifico coro. M'incammino verso Voronez, o almeno lo penso, visto che dopo pochi km mi accorgo di aver sbagliato la direzione che indica Kursk. Decido di non tornare per la via principale, ma di prendere una strada secondaria. Questa direzione mi porta così a visitare due importanti sacrari e musei che raccontano della 2° guerra mondiale. Si tratta di strutture imponenti costruite in memoria dei 12 milioni di russi morti nel corso della 2° guerra.
Questi musei si trovano, il primo al km 624 della superstrada che collega Mosca a Simfezopol e l'altro nel paese di Prokhovka. Ebbene là i tanner russi sconfissero l'armata germanica in una battaglia durata 50 giorni e 50 notti. Mi sono così trovato in una situazione, senza volerlo, che mi ha preparato anche per la visita della città di Rossosh dell' indomani. Anche lì infatti ci fu la battaglia di Nikolajieska fra i nostri Alpini e l'Armata Sovietica. La battaglia ci vide sconfitti ma il grande cuore degli Alpini ha voluto lasciare in quel villaggio un segno di rispetto, di pace, di comprensione, di amicizia, e lo ha fatto nel modo migliore, cioè costruendo un asilo per i figli di quella guerra che nel futuro potranno comunque conservare un buon ricordo di noi italiani.
Foto, filmati, cimeli di guerra, storie di guerra dunque per riflettere e convincersi ancora una volta che non c'è alternativa alla pace. Lascio quei luoghi carichi di dolore e mi avvio verso Voronez da cui dovrò prendere la strada per Rossosh seguendo il fiume Don. Decido di fare una strada periferica e dunque faccio fatica a giungere a Pavlosk dove chiedo alla polizia un luogo per dormire.
Loro mi consigliano una pensione che si rivela molto adatta per me: pulizia, sorrisi e ordine caratteristiche che mi fanno sentire come a casa mia. Alle ore 21 ricevo la telefonata della nostra segretaria Leana che mi informa che i Dirigenti del Festival Rosa Vetrov hanno trovato un interprete al villaggio di Rossosh. Si chiama Natalia ed attende una mia telefonata per accordarci per l'indomani. Finalmente ricevo un segnale preciso che a Rossosh mi stanno aspettando. Telefono a Natalia che mi conferma che mi aspetta il giorno dopo alle ore 9,30 presso l'asilo degli Alpini.

26 Ottobre 2006 Rossosh (Russia)
... entro da una strada secondaria che mi porta al centro dove chiedo informazioni ad un giovane signora che sta portando il figlioletto all' asilo. Lei capisce subito che sono italiano e che cerco l'asilo degli Alpini.
Me lo indica ed io sono lì dopo un attimo e mi stupisco alla prima vista sia per la bellezza architettonica della struttura che per il contesto in cui è stato inserito e precisamente a pochi metri dal Palazzo della Cultura della città, dalla nuova Chiesa Ortodossa, dedicata a Sant'Elia e dal vecchio campanile di fronte ad un giardino comunale ben curato dove si trova un monumento dedicato agli Alpini che porta la seguente scritta: "Da un tragico passato un presente di amicizia per un futuro di fraterna collaborazione"..
Entro e subito, dai sorrisi, capisco di essere aspettato. Giunge dopo pochi minuti il signor Victor, Responsabile della Cultura del Comune ed un'altra signora che mi salutano calorosamente, mi invitano ad assistere ad un piccolo spettacolo di bambini con alcuni dei quali faccio poi una fotografia di fronte al simbolo dell' Associazione Nazionale degli Alpini d'Italia. Anche dell ‘interno rimango stupito sia per la pulizia che per la ricchezza di attrezzature didattiche che per le bellissime fotografie che raccontano la storia di questo asilo costruito con il lavoro ed i soldi dell'Associazione Alpini d'Italia e con materiali provenienti della nostra Madre Patria.
Vedo all'interno tanti gagliardetti delle varie sezioni Alpini fra cui quello di Piacenza e la Direttrice, una signora molto energica e impegnata, mi dice che il loro asilo è gemellato con un asilo italiano con il quale condividono un progetto di conoscenza reciproca, Arriva Natalia, l'interprete che mi è stata assegnata da Rosa Vetrov che mi dice di aver insegnato l'italiano grazie alla Professoressa Gianna Valsecchi che viene lì nel corso dell'estate per tenere lezioni di lingua italiana. "Gran bella cosa, penso, anche per il vantaggio che ne posso trarre anch'io ai fini di una migliore comunicazione". Natalia mi dice che in città ci sono 10 asili, ma quello degli Alpini è superiore a tutti e addirittura è considerato uno dei migliori della Russia sia per le strutture che per il valore dell' insegnamento.
Il Comune mi affida una automobile con autista ed un dirigente della cultura che insieme all'interprete mi accompagnano nei posti più suggestivi della città: la Basilica di Sant'Elia costruita in appena 8 mesi e il Teatro e le numerose Scuole d'Arte da cui traggo una bellissima impressione. Soprattutto è l'ultima visita che mi soddisfa e cioè quando, entrato nella scuola, sono accolto con grande interesse e dove incontro giovani molto aperti che mi mostrano tutto il loro valore. Qui ricevo dal Maestro Alexander un libro che raccoglie tutte le migliori espressioni le loro lavoro. Visito poi il Centro Sportivo della Industria dei concimi chimici che da lavoro a 4 mila dipendenti e che si trova alla periferia della città. Si tratta di una grande struttura frequentata giornalmente sia da dotati sportivi che da allievi principianti. Tomo infine a casa, ceno con Natalia in un ottimo ristorante della città e mi preparo per l'incontro serale dove vedrò all' opera il gruppo di danza moderna di Ina, una valida maestra che insieme a Natalia e rispettive famiglie scapparono, alcuni anni fa, dalla Cecenia per rifugiarsi in una zona sicura senza guerra, senza morti, come Rossosh appunto.
Natalia mi confida che le tensioni in Cecenia ebbero inizio nel 1992 quando i ceceni iniziarono ad armarsi e l'esercito russo dovette intervenire. Grozny, allora, era una città bellissima molto viva grazie alle varie opportunità culturali che offriva. La Cecenia, inoltre è collocata su montagne lussureggianti davvero belle. Loro furono fra quelle famiglie fortunate che riuscirono a salvarsi dalla guerra ed ora vivono felici e contenti a Rossosh. Per ciò che si riferisce alle scuole, Rossosh ne conta 10 fra elementari e superiori.
Esistono poi tante Scuole d'Arte soprattutto riferite alla pittura. I turni scolastici sono due e dunque i giovani le frequentano al mattino o al pomeriggio in alternanza alle altre materie scolastiche. Le scuole d'arte, infatti, se si esclude il Liceo Artistico, sono un po' come il nostro doposcuola ed insieme alla pratica sportiva occupano il tempo libero dei giovani che sono nell' occasione seguiti da bravi maestri di cui molti si occupano, proficuamente, di pittura, un'arte molto praticata a Rossosh dove operano circa 30 pittori. L'attività culturale a Rossosh è molto praticata anche se gli abitanti lamentano l'assenza del teatro drammatico. L'economia si regge sui settori chimico, agrario, alimentare, con particolare riferimento alla lavorazione del latte. La città è dotata di tanti monumenti che ricordano la 2° guerra mondiale fra cui quelli dedicati agli Alpini di cui uno è nel giardino davanti all'asilo degli Alpini. La riflessione che mi viene a seguito della visita della città di Rossosh ma che si riferisce anche a tutte le altre visite ed esperienze vissute nei paesi dell'area ex comunista, si riferisce alla continua scoperta di ricchezze di valori autentici in ambito artistico, folclorico, artigianale, che ho l'impressione che loro non vogliano. svelare o, se lo fanno, è a seguito di una mia pressione. . A tale proposito la mia perplessità sta nel non aver capito se tale reticenza sia dovuta all'aver perso fiducia nel proprio valore (che forse anche loro ritengono lasci troppo spazio alla modernità) oppure, più semplicemente, perché non hanno il tempo per mostrartelo preferendo, magari, mettere in evidenza lo sviluppo residenziale, architettonico, industriale delle città. Lo sviluppo, la partecipazione alle scuole artistiche e artigianali comunque mi fa pensare alla 2° opzione.

27 Ottobre 2006 Rossosh (Russia)
Dormo molto bene in una elegante suite dell'albergo della città, suite in stile russo, come altri 4 alberghi di nuova costruzione e molto dignitosi. Ogni albergo ha il suo ristorante che serve menù ottimi e a prezzi veramente bassi (6,00 € per un ottimo pasto completo con mezzo litro di birra e acqua minerale). Alle ore 10 ci aspettano il Sindaco, Victor Pavlovich Kvasov, il Presidente della Provincia di Rossosh, Vladimir Mikalovich Grinev, insieme a Pavel Malakov, Responsabile dell'Ufficio dei Rapporti Internazionali, che parla un ottimo francese (avendo lavorato per alcuni anni in Francia). E' presente la Televisione di Rossosh che segue e documenta tutto l'incontro nel corso del quale le autorità locali manifestano soddisfazione per i proficui rapporti instaurati con gli Alpini italiani e mi ringraziano per aver proposto l'invito ad un gruppo di giovani artisti di Rossosh per partecipare al Festival 2007 in Italia.
Loro mi ricordano che sono gemellati con il Comune di Conegliano Veneto con il quale scambiano parecchi rapporti e che visitano spesso con i loro gruppi folcloristici. Il Presidente della Provincia, poi, sottolinea che il Comune e la Provincia con la venuta del Presidente Russo Putin ha trovato un nuovo impulso allo sviluppo che si vede anche passeggiando per le strade. lo consegno loro depliant e libri promozionali di Piacenza, Parma ed il Sindaco mi consegna un libro della città scritto dal Direttore del Museo Storico Signor Morosof che purtroppo non ho avuto il piacere di incontrare essendo lui in ferie in un'altra città. Il libro racconta anche dei nostri Alpini a cui dedica 15 pagine di scritti e di fotografie. Sono curioso di leggere ciò che i russi scrivono e pensano a proposito degli Alpini e mi riprometto di fare tradurre l'articolo non appena giunto in Italia.

28 Ottobre 2006
AI pomeriggio andiamo a visitare tante Scuole e ascoltiamo tanti piccoli artisti solisti ‘e in gruppo. Visitiamo anche la Scuola Olimpica dove ho modo di vedere all' opera il gruppo di ragazze pallavoliste di 15-16 anni. che parteciperanno al Torneo di Vigolzone. Il responsabile della scuola mi fa poi visitare gli impianti e mi illustra tutti i pannelli fotografici che riportano le attività della scuola e gli studenti che si sono distinti nello sport, fra cui molti campioni illustri vincitori di medaglie olimpiche fra cui quella nel getto del peso a Barcellona con m. 22,91 e nel decathlon con 8461 punti. Parto e, durante il viaggio, ho modo di riflettere sull'accoglienza di Rossosh e sul meritorio lavoro degli Alpini italiani. Un'intera città e provincia gli sono riconoscenti per ciò che hanno fatto ed io, ciò, l'ho notato dall'accoglienza che mi hanno riservato nel momento in cui ho detto loro di essere un amico degli Alpini.
Tutti i sorrisi, le strette di mano, le accoglienze sincere che mi sono state riservate è sicuramente il risultato del rispetto e "riconoscenza che loro portano agli Alpini. Sono convinto che quando ritornerò in Italia e parlerò con gli Alpini del mio paese e della Valnure dell'invito che ho loro rivolto tutti si mobiliteranno per accogliere al meglio i figli e i nipoti di quell' Armata Russa che li vide, allora, nemici nella battaglia di Nikolayeska ma oggi fratelli che si adoperano per un migliore futuro della gioventù.

Carlo Devoti

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10/05/2013

Gino e Nino, due fratelli: uno alpino, l'altro soldato l'inglese

La storia di due piacentini che si sono trovati su fronti opposti

di CARLO DEVOTI
La mia infanzia l' ho vissuta intensamente a Bettola. Per questioni di spazio fisico la mia famiglia si muoveva alternativamente fra le sponde di San Bernardino e San Giovanni suddivisi non solo dal Torrente Nure ma anche dalla loro storia intrisa di rivalità.
Ebbi modo di vivere dapprima in San Bernardino, in piazza Perestrello in un appartamento sito sopra all' Osteria Tassi. Poi ci trasferimmo in San Giovanni sopra all' Osteria Montà. Allora si andava a letto presto e ciò mi consentì di imparare a memoria tutte le canzoni di quegli Alpini che in serata si trovavano all' osteria per bere un buon bicchiere di vino e cantare in compagnia.
Purtroppo ero e sono molto stonato e questo mi vietò l' accesso al coro della Scuola Elementare guidato dal bravo Maestro Pancera che nelle occasioni ufficiali mi consentiva l' accesso a patto che fingessi di cantare.
Le prime storie degli Alpini le ascoltai a casa mia dove ogni anno si incontravano gli amici di mio padre per cantare e per ricordare i loro trascorsi d' infanzia e la guerra che, se anche vissuta sulle opposte sponde, non aveva scalfito la loro amicizia consolidata negli anni dell' infanzia trascorsi a Ponte dell' Olio.
Fu lì che per la prima volta mio padre raccontò la storia dei suoi fratelli Nino e Gino. Nino abitava a Londra dove era nato quando i miei nonni lì emigrarono.
Lui era un soldato inglese che si trovò reclutato nella seconda Guerra Mondiale come lo fu per il fratello Gino schierato con l' Esercito Italiano negli Alpini. Mio padre si commuoveva quando ricordava che mia nonna aveva ritornato a suo figlio Nino la sua foto in cui compariva con la la divisa inglese ed a cui aveva aggiunto una Stella Alpina per ricordargli di prestare attenzione a non scaricare le bombe sulle nostre montagne quando gli aerei inglesi bombardavano l' Italia.
Oltre alla commozione quelle parole suscitavano ilarità fra gli adulti ma per me, bambino, furono testimonianza di ciò che la guerra suscita fra coloro che la devono combatterla a volte anche come fratelli, compagni d' infanzia che per storie incomprensibili si trovano schierati uno contro l' altro.
Questi sentimenti hanno determinato nella mia coscienza una ostilità crescente verso ogni guerra ed ogni forma di fanatismo. Forse è da questa convinzione che è nata quella passione che mi ha portato a favorire l' incontro fra i giovani del mondo, giovani scelti in zone montagnose come quelle dei Tatra, Carpati, Balcani, Urali, Caucaso, Ande etc.. Questo spirito di amicizia, di solidarietà l' ho sempre visto negli Alpini e la testimonianza più esemplare ebbi modo di viverla in occasione di una mia visita alla città di Rossosh dove, a pochi chilometri di distanza, i nostri Alpini combatterono la tremenda battaglia di Nikolajevka che lasciò sul campo migliaia di morti.
Grazie agli Alpini di Vigolzone ebbi modo di conoscere il dettaglio di quella guerra i cui contorni approfondii grazie ad una Mostra fotografica che fu allestita presso l' Asilo. Ogni anno visitavo la Russia in automobile, cosa poco gradita alle Autorità. Era il Consolato Generale di Milano che mi rilasciava il visto non prima di alcune raccomandazioni che mi erano impartite dal Console Alexander Nurizade.
Quando chiesi di poter inserire nell' itinerario la città di Rossosh la sua preoccupazione ulteriore mi fu manifestata dal fatto che lì erano ancora vivi ricordi di guerra che avevano portato morte e distruzione e che alcune incomprensioni avrebbero potuto portare a dei risentimenti. Il Console conosceva la mia attività che condivideva con grande convinzione e gli piaque la mia idea di invitare un gruppo di giovani di quella città per partecipare al nostro Festival. Mi piace ricordare il mio incontro a Rossosh che ebbe luogo anche grazie al supporto del Ministero della cultura della Russia e che questa estate si potrà realizzare grazie alla partecipazione dell' Istituzione Culturale Municipale di Rossosh con i gruppi artistici Diapazon e Rams che giungeranno da noi nel primo turno di giugno.
 

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10/05/2013

Un cappello alpino fu il primo a spuntare nella città liberata

Giacomo Scaramuzza: «Passai le mura e tanti corsero ad abbracciarmi»

Portava il cappello con la penna nera il giovane partigiano che il 28 aprile 1945 entrò per primo nello spacco delle mura in corrispondenza di via Alberici, meritando anche per quest'azione la medaglia di bronzo al valor militare. Con quel cappello aveva combattuto la guerra di liberazione, incontrando in collina altri commilitoni, a cominciare da Gino Cobianchi, il comandante della brigata Mack, caporalmaggiore della classe 1912 che si era ritrovata coinvolta ininterrottamente in numerosi conflitti su vari fronti. La riproduzione della decorazione ricevuta orna adesso il nuovo cappello d'alpino di Giacomo Scaramuzza, insieme al nastro azzurro, alle due stelle per il grado di tenente e alle due medaglie commemorative per la partecipazione alla guerra: come allievo ufficiale prima dell'8 settembre del 1943 e, in seguito, come partigiano.
Per Scaramuzza, decano dei giornalisti professionisti dell'Emilia-Romagna, 90 anni compiuti il 14 gennaio, l'appartenenza al corpo degli alpini continua a mantenere un significato speciale. «Sono sempre stato molto appassionato di montagna. Tanti miei amici erano già negli alpini, per cui per me è stata una scelta naturale chiedere di essere ammesso tra le penne nere. Un compagno del liceo Gioia, più vecchio di me di due anni, Pietro Bassi, che sarebbe diventato famoso come "il medico del Monte Bianco", era già sotto le armi e comunicavamo per lettera indirizzandole da alpino a futuro alpino».
L'addestramento ebbe come scenario l'alta Brianza, attorno al lago di Como, da Albavilla all'Alpe del Viceré, alla Capanna Badoglio. «Eravamo tutti studenti universitari. Mi affezionai molto al plotone di alpini friulani e altoatesini: prima del silenzio, intonavano canzoni di montagna straordinarie. Erano addetti a quei servizi che gli allievi ufficiali non potevano svolgere, come la pulizia delle latrine o la sistemazione dei muli». I primi due mesi di corso erano più o meno comuni ai vari corpi: «Però noi alpini, durante le marce, dovevamo arrivare un po' più in alto degli altri. Andavamo sempre a piedi. I muli portavano le salmerie: munizioni e cibarie. In ogni plotone c'era tuttavia un mulo sellato, perché ci dovevamo impratichire, compiendo a turno un tratto in sella. Le nostre armi erano antidiluviane. All'epoca gli eserciti stranieri avevano in dotazione il mitra, noi il moschetto. Una volta arrivò una cassettina, la aprirono e ci mostrarono un mitra Beretta, descrivendone il funzionamento. Quindi richiusero tutto, per spedirlo a un altro corso allievi ufficiali: rappresentava un oggetto da guardare, non vero equipaggiamento. Assurda poi la mentalità con la quale, allora, venivano comminate le punizioni. Tanti prendevano cinque giorni di rigore per una branda non perfettamente sistemata. A me toccarono perché non avevo allacciato il gancio della mantellina, ma potei usufruire dell'amnistia concessa in occasione della nascita di Beatrice di Savoia», sorride Scaramuzza.
Per cause di forza maggiore non fu però mai assegnato a un reggimento. «Dopo aver frequentato il corso allievi ufficiali, venni mandato in licenza l'11 agosto 1943. Il 9 settembre era previsto che arrivassi alla scuola militare di alpinismo di Aosta, per completare gli ultimi mesi di formazione». Il caos piombato sull'esercito con l'armistizio fu subito tragicamente accompagnato da un tributo di vite umane, proprio a pochi passi dalla casa, Palazzo Edilizia in corso Vittorio Emanuele 212, dal cui portone Giacomo Scaramuzza era uscito il 9 settembre con la sua divisa da alpino per recarsi in stazione e giungere puntuale, entro sera, alla nuova destinazione. «In strada notai un certo movimento di soldati. Perplesso, perché si sapeva cosa era successo l'8 settembre, decisi di tornare a casa. Spiegai a mia mamma che mi sarei messo in borghese per capire cosa stava accadendo. Fuori, alcuni soldati cominciavano a piazzare mitragliatrici. Mi offrii di aiutarli perché li vedevo in difficoltà. Venni allontanato dall'ufficiale che gridava: "Via, via i borghesi". Non valse a nulla dire che ero un allievo ufficiale. Intanto stavano sopraggiungendo i tedeschi. Ci fu uno scontro e alcuni nostri soldati morirono. Una targa sul muro dell'ospedale militare ricorda i caduti. Tra gli altri, fu ferito leggermente un sottotenente che abitava nel nostro palazzo. Riuscimmo a portarlo in cantina, per le prime cure. In quel momento decisi insieme a mia mamma di distruggere completamente la divisa, altrimenti i tedeschi mi avrebbero catturato. Camminando su due file, con aria arrogante, lungo i marciapiedi del Corso, il comandante al centro della strada con il frustino in mano, avevano già iniziato a occupare Piacenza. Tentai di darmi per malato, ma poi dovetti presentarmi in caserma, perché minacciavano mio padre: il primo bando della Rsi si rivolgeva agli allievi ufficiali come me».
La selezione era affidata a un colonnello medico, amico di famiglia. «Insistetti per andare negli alpini, invece mi assegnò al genio lavoratori. Ci rimasi male e cercai di protestare: fu irremovibile. Sapeva che come alpino mi avrebbero mandato in Germania». Spedito in Abruzzo, a scavare trincee per l'esercito tedesco, Scaramuzza riuscì a scappare dopo la rotta di Montecassino, percorrendo a piedi, con i suoi venti uomini, muniti di documenti falsi, oltre 400 chilometri. «Nel Piacentino, ordinai loro di disperdersi e salii in montagna». Unitosi ai partigiani della Valnure, si mise disperatamente alla ricerca di un cappello da alpino: «Me lo donò una famiglia che ce l'aveva in casa. È lo stesso con cui fui fotografato da Ernesto Prati il 25 aprile 1945 nella zona di Podenzano, quando finalmente stavamo scendendo verso la città, dopo il terribile inverno del grande rastrellamento». Scaramuzza, vicecomandante della brigata Mack, il 26 aprile era nella periferia sud, dove oggi sorge la Villa Grilli. «Nel 1945 era ancora campagna. Riuscimmo a ripararci dietro la montagnola dei rifiuti della nettezza urbana che venivano ammassati lì. Dalla città provenivano spari, per cui non potevamo muoverci. C'erano stati caduti tra i partigiani della Valtrebbia che avevano tentato una sortita e furono attaccati da un blindato tedesco a barriera Genova. Io conoscevo bene quel territorio e i suoi canali, perché ci avevo giocato da bambino. La mattina del 28 aprile pensai che forse sarei riuscito ad avvicinarmi alle mura senza farmi vedere. Con due volontari, Nando Paraboschi, di Bettola, comandante di battaglione, e Pippo Cavalli, comandante di distaccamento, avanzai fino alla circonvallazione. Dissi a Pippo di tornare indietro a chiamare gli altri, visto che ormai sapeva la strada. Procedetti invece con Nando fino allo spacco delle mura. C'era appena una casa, sull'angolo, e i campi intorno. Spiegai a Nando di ripararsi lì e di coprirmi con il suo mitra Beretta, mentre andavo avanti. Non c'era però più nessuno. Quando mi ritrovai oltre le mura, dalle case vicine cominciarono a scendere donne, che mi abbracciavano. C'era anche un uomo. Seppi poi che era una guardia repubblicana che si era velocemente cambiata d'abito. Ero solo e un po' intimorito. Mi chiesero dove abitassi. Indicai Palazzo Edilizia che si scorgeva da lì. "Ma i suoi è molto che non li vede? " domandarono. "Sono mesi" risposi. Così quelle povere donne corsero subito a chiamare mia mamma, che arrivò immediatamente. Mi informarono che a barriera Genova non era ancora entrato nessun partigiano. Nel frattempo arrivarono i miei compagni, percorremmo via Giordani, prendendo possesso dell'ex collegio di Sant'Agostino sullo stradone Farnese e dell'ex gruppo rionale Corridoni in via Santa Franca». Il 5 maggio 1945 Scaramuzza sfilava con il suo cappello da alpino nel corteo della Piacenza liberata.

Anna Anselmi

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10/05/2013

Aperto il "palazzo alpino" per chi arriva dall'estero

Tredici alloggi popolari ristrutturati ospitano più di 60 penne nere da Europa, Argentina e Stati Uniti. Poi alle famiglie in graduatoria

PIACENZA - Il cuore alpino batte anche all'estero. A chi ha viaggiato per ore per poter sfilare all'Adunata piacentina è stato dedicato il "Palazzo alpino", alla fine del Pubblico Passeggio, a Barriera Farnese. Si tratta di 13 appartamenti completamente ristrutturati nel rispetto della normativa antisismica e dell'efficientamento energetico, i quali, in attesa di diventare la casa delle famiglie in graduatoria per un alloggio popolare, ospiteranno più di 60 gli alpini arrivati da Germania, Inghilterra Belgio, ma anche Argentina e Stati Uniti. Ieri pomeriggio, il taglio del nastro, alla presenza del segretario nazionale dell'Ana, Corrado Perona.

ALL'ESTERO CUORE ITALIANO. «Questa inaugurazione apre l'Adunata con profondi risvolti dal profilo morale - ha detto Perona, alla presenza delle autorità civili e militari -. Quando ho visto gli amici delle sezioni all'estero ho provato grande commozione: il fatto che siano loro ad inaugurare questo edificio segna un momento importante, perché queste sezioni sono un valore aggiunto. Dobbiamo avere fede in questa nostra Italia che ha risorse umane importanti, come l'onestà e la solidarietà. Ce lo insegnano anche gli alpini all'estero che, instancabili lavoratori, non hanno mai dimenticato la nostra Patria e portano avanti i valori delle nostre sezioni con il desiderio di essere sempre italiani».
Case popolari, più richieste. Un via all'Adunata all'insegna della solidarietà, con un pensiero a chi non può permettersi una casa. «Gli alloggi ora saranno occupati da famiglie di alpini che arrivano da lontano, per tre giorni, ci fa davvero piacere - commenta Giorgio Cisini, presidente di Acer Piacenza -. Terminato il fine settimana puliremo tutto e consegneremo le abitazioni alle famiglie che le aspettano. È davvero cresciuta negli ultimi anni la richiesta di alloggi popolari, ma abbiamo difficoltà a reperire risorse per crearne di nuovi. Abbiamo comunque in previsione nuovi interventi, speriamo di chiuderli al più presto».

«FORTE SENSO DI ACCOGLIENZA». Presenti all'inaugurazione anche il sindaco Paolo Dosi e gli assessori Francesco Timpano e Giovanna Palladini. «Siamo orgogliosi - ha detto il primo cittadino - di poter ospitare gli alpini dall'estero in questa nuova struttura, speriamo che lo spirito di accoglienza che la nostra città sta dimostrando in queste ore continui a caratterizzare il nostro territorio anche di fronte ai nuovi temi che la crisi ci mette davanti. Questa inaugurazione ha un valore simbolico importante».

«VALORI ALPINI, che ne sarà? ». A testimonianza del legame forte che unisce gli alpini all'estero all'Italia è partita da Toronto la campagna "Keep the name Alpini alive", cioè "Tieni vivo il nome degli Alpini". A spiegarlo è stato Daniele Cal, originario del Veneto e oggi presidente della sezione che riunisce le Penne nere di Toronto, in Canada. «Speriamo - ha detto - che proprio a Piacenza la nostra richiesta possa essere ascoltata. Chiediamo ufficialmente che anche i figli degli alpini possano essere considerati tali, dal momento che, senza più l'obbligo di leva, questa tradizione in caso contrario è purtroppo destinata a sparire. Certi valori dovrebbero essere mantenuti nel cuore di chi verrà dopo di noi. Ho scritto a tutte le istituzioni e alle più alte cariche: spero di essere ascoltato».

Elisa Malacalza

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10/05/2013

Osvaldo arriva in risciò «Non potevo mancare»

Colpito da una bomba, è diventato cieco a nove anni. «Io dentro mi sento alpino». L'incontro e la grappa in piazza con il sindaco

PIACENZA - Piacenza è illuminata da festa e sole, ma Osvaldo è rimasto al "buio" quando aveva solo nove anni. Colpa di una bomba a mano, che gli esplosa di fianco, nel 1945. Eppure Osvaldo, anche senza vedere, sente cose che gli altri si sono abituati troppo in fretta a sentire e a dare per scontate. Sente il cuore, un cuore grande, che batte. «Perché nel mio cuore io sono alpino» dice. Osvaldo ha una moglie bellissima, poco più grande di lui, che quando era venuta a sapere nel suo paese, Abetone, in provincia di Pistoia, che un bambino era stato colpito a un occhio aveva pregato che morisse pur di non vederlo soffrire. E invece poi, nelle sorprese la vita sa essere meravigliosa, lo ha sposato e ha cresciuto con lui due figli, Luana e Graziano. Sono loro, ora, a portarli in giro su un "risciò" fatto a mano che sembra una piccola carrozza e li ha portati pochi anni fa fino in Spagna.
Lo guida il figlio, in bicicletta, trainando la coppia di sposi, uniti da più di quarant'anni, con un segreto tanto semplice quanto oggi difficile: «Per restare insieme basta volersi bene ogni giorno» dice Fernanda, la moglie di Osvaldo, con un incantevole accento toscano, di quelli schietti. Ieri mattina erano in piazza Cavalli, sul loro mezzo speciale costruito con l'amore che solo i figli sanno avere, e hanno attirato una pioggia di flash e di complimenti. Tra questi, anche quelli del sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, che li ha accolti e accompagnati a bere qualcosa (nonostante abbia superato i settant'anni da tempo, Osvaldo ha ordinato una grappa in perfetto stile alpino) in un bar vicino. Due chiacchiere tra amici, mentre il sindaco è stato accolto in piazza San Francesco da un coro entusiasta di alpini più giovani sulle note di canzoncine come "Sindaco paga da bere" o "Evviva il sindaco" sulle note di "Can't take my eyes off of you". Osvaldo ha scherzato con tutti i passanti, ieri, circondato dall'affetto della sua famiglia, precisando al primo cittadino di voler essere chiamato con il suo nome da battaglia, "Tiba". Sì perché Osvaldo è un alpino vero. «Ho sempre fatto tutto il possibile per chiunque avesse bisogno e non ho mai mancato a un'adunata. Posso dire una cosa, ora - ha detto -. E cioè che libertà, proprio come il nome del vostro giornale, è il nome più dolce e più bello del mondo. Non dimenticatelo mai». Piacenza in questi tre giorni ha accolto anche storie belle come questa.

Elisa Malacalza

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10/05/2013

Con mamma, papà e lo zio Giuseppe abbiamo costruito il manichino-alpino

Caro direttore,
nell'ultimo mese ho visto molto movimento ed agitazione in casa mia per l'arrivo degli Alpini. Papà ha detto che è una cosa rara e con la mamma e lo zio hanno guardato tutte le foto vecchie di alpini che da molto tempo stavano in solaio.
Mi stavo stancando. Allora io ho fatto così: sono andata dalla vicina di sopra, la signora Roberta, e lei mi ha regalato un manichino perché purtroppo chiude il negozio. Ma è brava.
Papà mi ha detto di avvisare la prossima volta e comunque il manichino non andava bene perché era marrone e "non si è mai visto un alpino nero"!.
La mamma mi ha aiutato a colorarlo di bianco e il papà ha disegnato la barba. L'altezza andava benone. Abbiamo vestito il manichino insieme allo zio Giuseppe che è un esperto. Alla fine della settimana lo abbiamo portato vicino a casa in via Vignola, nel negozio di zio Giuseppe che fa il calzolaio.
Sono contenta adesso perché anche io ho fatto qualcosa per l'arrivo degli alpini. Tutti, quando lo vedono, fanno i complimenti. Guardate le foto. Ciao da io pasticcio, mamma cuoca brava e papà golosone.

Chiara
nipote dI Giuseppe Dordoni, calzolaio

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10/05/2013

anche gli ospiti rispettino le regole

Caro direttore, vorrei esprimere tutta la mia solidarietà ai vigili urbani che hanno ritenuto, viste le leggi in corso, di sequestrare il mezzo (Ape-car) agli alpini. Sono d'accordo con loro in quanto il mezzo non era idoneo alla circolazione, aggiungo che con questa arriveranno sì migliaia di simpaticissimi alpini, ma nella bolgia ci sarà pure una miriade di millantatori che creerà problemi alla sicurezza e per questo è meglio vigilare su qualsiasi cosa. Sono ospiti e gli ospiti che si vogliono distinguere si devono adeguare alle regole di casa.

Guglielmo Bertuzzi

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10/05/2013

multe agli alpini il comune non si smentisce

Egregio direttore,
e scrivo per dire - come tanti hanno già fatto - un bravo al nostro Comune che non si smentisce mai!! Non sapendo più cosa e come fare ad incassare soldi ha pensato prima, di fare arrivare gli Alpini, per poi appioppargli salate multe. Ritengo sia un comportamento deplorevole!!!
Meglio sarebbe porre rimedio agli errori fatti in passato:
- Il lastricato di Piazza Cavalli;
- Rotonde (alcune inutili);
- Strade dissestate;
- Piste ciclabili insufficienti.
Invece di piombare come falchi su un'evento così enfatizzato, che porta in una città così spenta, una ventata di allegria e movimento. C'è una domanda che voglio fare al Comune: il comportamento con gli zingari come sarà? Mah...

Adele Armani

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10/05/2013

intervengono per l'ape non per i bus inquinanti

Paolo e Francesco, Sindaco e Vicesindaco della nostra città che tutti amiamo e tutti vogliamo avere migliore di quella che taluni personaggi non perdono occasione per arrecarle danni di immagine irreparabili, mi rivolgo a Voi:
Non hanno perso ancora una volta l'occasione i nostri VV. UU, con l'odierno sequestro del "veicolo" degli alpini che con entusiasmo arrivano nella nostra città (scusate ho detto arrivano, dovevo dire arriveranno, certo che un fatto come questo incentiverà l'affluenza!), per annunciare loro il "nostro benvenuto". Certo, qualcuno si è subito premurato di comunicare che il "mezzo" non aveva le carte in regola per circolare … le regole del codice della strada vanno rispettate … per cui sequestro… multa … e se possibile.. vediamo anche se troviamo un cavillo per il "penale". Spero che quanto messo in scena oggi sia un incentivo per Viareggio per sequestrare tutti i carri allegorici del carnevale, e di tanti altri eventi che si tengono in Italia.
Vorrei anche avere una risposta in merito perché i nostri cari VV. UU non intervengono in tal modo riguardo ai ben peggiori pericoli, in particolare di salute, che ci arrecano i bus di Seta che circolano quotidianamente nelle nostre vie in deroga alle norme sugli scarichi ed alle omologazioni previste (almeno il 50% dei mezzi non risponde ai requisiti) …. però l'Ape degli Alpini ….
Dimenticavo … i VV. UU devono fare il loro dovere per cui non sbagliano, devono dare il buon esempio … del resto la precedente Comandante dava il buon esempio …. ma è stata condannata…
Paolo e Francesco, credo che il merito (grande) di aver portato a Piacenza l'Adunata sia da assegnare a Reggi, tutte le città d'Italia la vorrebbero … arriveranno almeno 400.000 persone ci porteranno almeno 10/15 milioni di euro (con il Comune che sta per perdere l'Imu) ……. ma …. l'Ape degli Alpini no… è troppo rischiosa.
Grazie VV. UU di Piacenza

Sergio Morandi

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10/05/2013

Sindaco Dosi, restituiamo l'ape-car agli alpini

Egregio direttore,
vorrei dire la mia riguardo lo zelo messo in campo dai vigili urbani e dalle forze preposte all'ordine pubblico operanti in questi giorni e dare un suggerimento.
Premetto che non abito in città ma, avendo un impiego, giornalmente mi reco a Piacenza e, devo anche dire, non ho mai avuto motivi personali di scontri con le forze sopra citate ma, alla notizia del fermo dell'ape-car con cappello mi corre l'obbligo di suggerire, almeno a quegli agenti che hanno partecipato all'operazione, di prestare la stessa attenzione agli innumerevoli personaggi che girano senza assicurazione ne con la tassa di circolazione pagata (uno di quelli mi ha tamponato tempo fa ed era senza assicurazione.... e mi sono dovuto pagare i danni) ma si sa questo è un problema che tocca anche l'aspetto sociale e umanitario, viste le persone che generalmente girano in queste condizioni.
Ma tralasciamo questo e vengo ad un altro suggerimento.... attenzione signori Tutori dell'ordine e della viabilità che a carnevale, durante le sfilate dei carri allegorici, gli stessi sono senza adeguata copertura assicurativa e fuori sagoma per quanto riguarda l'ingombro, ingombro necessario allo spirito allegorico per cui è stato costruito.... così come è stato modificato l'ape-car... per uno spirito di pura allegoria. Io credo che non ci sia bisogno di arrivare a tanto per dimostrare che si sanno applicare le leggi.... dimostriamo prima di saper applicare il buon senso.
Tenetelo fermo anche oggi, se proprio non potete fare altrimenti, ma i tre giorni dell'adunata no!.... sarebbe un auto ridicolizzarci offendendo l'adunata.
Giovanni Bianchini
Rottofreno

Caro direttore,
esprimo il più più vivo dissenso per la maxi multa ed il sequestro dell'ape-car degli alpini. Come si può rovinare un momento di così grande gioia e bellezza?
Gli alpini sono fra noi e grazie a loro riscopriamo valori che spesso dimentichiamo. Perché i vigili non dedicano maggiori energie nel controllare la zona di via Roma? Oggi era emozionante vedere i bambini in piazza Cavalli che salutavano con affetto le penne nere: "Ciao alpino".
E' l'entusiasmo che dovremmo avere tutti. La rigidità dimostrata dai vigili urbani in questa circostanza mi ha lasciato senza parole. Senza contare la pessima figura che abbiamo fatto in campo nazionale.
Piero Gallinari
Piacenza

Sì, la vicenda del sequestro - da parte dei vigili urbani - dell'aper-car degli alpini in corso Cavour ci ha fatto fare una figuraccia a livello nazionale. E' giusto far rispettare le regole e le leggi ma bisogna sempre farlo con buon senso. E invece si è esagerato. Bastava consigliare agli alpini di depositare l'ape-car con il cappello da qualche parte e usarlo quando l'ordinanza lo prevedeva. Di questi carri, bici e mezzi vari personalizzati con i simboli degli alpini ne abbiamo visto sfilare tanti in tutte le città d'Italia tra gli applausi della gente. Credo che il sindaco di Piacenza Dosi farebbe bene a riconsegnare quell'ape-car agli alpini. Sarebbe un gesto apprezzato non solo dagli alpini, ma anche dei piacentini che si sono schierati contro il sequestro. La parola a lei, sindaco.

Gaetano Rizzuto

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10/05/2013

Alpino Stefano Maschi
di GIOVANNI MASCHI

La tromba suona il silenzio,
buona notte fratello mio.
Sul capello d’alpino
che tenevi sul comodino
c’è ancora una lunga penna nera.
Su quei monti a guerreggiar
la dove hai lasciato le tue radici,
i tuoi affetti e i tuoi amici.
Con rispetto e tanto orgoglio,
per un giorno metterò il tuo capello,
per un giorno sarò un alpino
e berrò vino, canterò così forte
affinché la mia voce
arrivi oltre il mare, oltre il cielo.
E l’alza bandiera simbolicamente
te lo farò io, perché il tricolore possa
salire in alto, molto in alto,
lassù dove il silenzio
ora lo suonano gli angeli
e sono sicuro che la marcia
dei buoni non finirà mai
e questi giorni di festa
li dedicherò a te e ne sarò fiero,
fratello mio e alpino vero!

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10/05/2013

W gli alpini
di MARIA GIULIA ZANONI

Maggio è un mese particolare
quest’anno.
Non solo il mese della nostra
mamma Celeste.
E delle nostre mamme.
Ma arrivano qui, da noi da tutta Italia
e tutti i Paesi, gli alpini
li vediamo arrivare con il loro
sacco in spalla,
il loro cappello in testa.
E noi li accogliamo con tutto
il nostro affetto.
Assieme a loro ricordiamo
una persona
che amava molto la montagna:
il nostro don Renzo Salvi,
e tutti gli alpini,
quelli che sono qui,
quelli che sono già in cielo
Il canto “Signore delle cime”
ogni giorno accompagni
il loro sacrificio.
A loro diciamo:
“Viva il Corpo degli alpini”
w l’Italia, w la nostra Patria.

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10/05/2013

Alpini Benvenuti a Piacenza

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10/05/2013

Protagonisti della Storia
Alpini, grazie di esistere

Ci sono storie che durano un battito d'ali e poi c'è la Storia. Un fiume di avvenimenti che inghiotte l'esistenza ma non la Vita. Alla Storia appartengono gli alpini. E non solo perché sono il più antico corpo di fanteria da montagna attivo nel mondo (furono creati nel 1872 per proteggere i confini montani dell'Italia) ma soprattutto per i valori di onestà e solidarietà che li hanno sempre accompagnati. E che sono il collante fra tutte le penne nere, in armi e in congedo.
In queste pagine troverete un piccolo mondo di alpini piacentini. Figure indimenticabili che ci hanno lasciato o, come dicono le penne nere, "sono andate avanti", quali padre Gherardo che fu cappellano degli alpini in Russia durante la seconda guerra mondiale e l'alpino Carlo Gatti che rinunciò al Tour de France per servire la patria nella prima guerra mondiale. E poi ci sono loro, i veri protagonisti, la memoria storica, i testimoni del tempo: sono i "veci" scampati all'orrore che ci raccontano di morte, sofferenza, freddo, fame ma, soprattutto, della disperata voglia di vita e di pace. I loro ricordi sono in queste pagine e in quelle che, negli ultimi due mesi, vi abbiamo proposto. Ci siamo emozionati nell'ascoltare un vissuto da film, rigorosamente in bianco e nero: il bianco del ghiaccio, il nero della guerra.
Attualmente gli alpini in forza al Comando Truppe Alpine sono in tutt'Italia circa diecimila. Forze capaci di partecipare a tutte le missioni sia in Italia che all'estero con moduli operativi adatti per portare a termine le operazioni assegnate nel contesto internazionale. In Val Pusteria esiste un' "isola addestrativa" di eccellenza che consente la preparazione di un grande numero di unità (non solo dall'Italia) gestita dal 6° Reggimento alpini e a comandarlo è un piacentino: il colonnello Luigi Rossi di Ferriere.
Poi ci sono gli alpini in congedo (gli iscritti all'Ana a Piacenza sono quasi 3mila e arrivano a 371mila in Italia e nel mondo). Un esercito di angeli sempre pronto a dare una mano.
A tutte le penne nere è dedicato questo speciale di Libertà dove si trovano spunti per riflettere ma anche per sorridere perché gli alpini sono gioiosi. Ecco allora che vi proponiamo le storie di naja dove, galeotta la divisa, le penne nere hanno trovato l'anima gemella. E il loro amore, negli anni, non è cambiato perché l'alpino, la casa, la fonda sulla roccia. Può venire qualsiasi uragano ma non vacillerà. Poche parole e molti fatti: di questo, come spiega il cappellano degli alpini don Stefano Garilli, è fatta la stessa fede degli alpini. Solida, granitica come la montagna che amano. Quella roccia da scalare della quale con passione ci parla Lucio Calderone storico presidente del Cai e alpino.
Sfogliate con noi l'album delle penne nere piacentine: ci sono i racconti ma soprattutto ci sono le foto e dietro ad ogni immagine una vita da scoprire, un passato da ricordare, un'emozione da rivivere, un'amicizia da ritrovare e un futuro che si vuole alpino rappresentato dai bambini con i cappelli con la penna. Ci sono le cartoline d'epoca personalizzate con la foto del giovane alpino incorniciata da un cuore e le parole "Ti mando la mia fotografia e il mio cuore" e ci sono le immagini di "veci" e "bocia" insieme: nonni e nipoti uniti da un comune sentire.
Nelle ultime pagine ampio spazio alle penne nere della protezione civile di Piacenza protagoniste di 18mila ore di lavoro nel 2012: dall'eccezionale nevicata in Romagna al terremoto nel cuore dell'Emilia. Uno spirito di altruismo che non si manifesta solo nell'emergenza ma che gli alpini praticano quotidianamente in svariate associazioni di volontariato diffuse sul territorio.
Grazie alpini per la vostra generosità e il vostro esempio. Sappiamo che su di voi possiamo contare sempre, grazie di esistere.

Paola Romanini

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10/05/2013

«Un evento storico, vi giunga l'abbraccio della nostra città»

di PAOLO DOSI*
Benvenuti Alpini, che l'abbraccio della città di Piacenza Vi giunga intenso e caloroso. Questa Adunata Nazionale rappresenta, per me in quanto sindaco, un evento storico e irripetibile, e la nostra città è pronta ad accoglierVi con tanto entusiasmo e con l'affetto più sincero. La Vostra divisa ha rappresentato un simbolo irrinunciabile per la storia del nostro Paese.
Sarà una grande festa, tre giorni durante i quali le strade e le piazze cittadine saranno invase pacificamente e animate dalle Penne Nere, e tutti noi avremo l'opportunità di mostrare, ai tanti che ci faranno visita, il volto migliore della nostra comunità: la cortese ospitalità, la tradizione gastronomica e il desiderio di valorizzare e promuovere un patrimonio collettivo di bellezze, culturali e artistiche, che affonda le sue radici nella storia del nostro territorio.
Da sempre gli Alpini incarnano lo spirito più nobile del nostro Paese. La loro costante presenza nelle missioni internazionali di pace, l'aiuto a favore delle popolazioni che soffrono nei territori devastati dalla guerra e le innumerevoli iniziative a sostegno delle zone colpite da calamità naturali, sono la più evidente testimonianza dei valori universali su cui, oggi come in passato, si fonda la grande famiglia delle Penne Nere: l'umanità, l'altruismo e la disponibilità verso il prossimo, che fanno degli Alpini uno degli esempi e dei punti di riferimento più alti di un'Italia onesta, solidale e generosa.
La nostra città, Medaglia d'oro al valor militare per la Resistenza, deve andare giustamente orgogliosa di ospitare l'Adunata nazionale 2013, perché questo speciale appuntamento sarà l'occasione per rendere un doveroso e sincero omaggio a chi ha lottato e sofferto per affermare la libertà e la democrazia nel nostro Paese, sino al sacrificio della sua stessa vita. Le pagine più alte e dolorose della nostra storia sono state scritte con il sangue degli Alpini.
Il programma dell'Adunata sarà intenso e festoso ma, come avviene per ogni grande manifestazione, per ragioni organizzative, ci saranno alcuni inevitabili disagi, quali limitazioni al traffico, modifiche alla viabilità e la sospensione delle lezioni scolastiche nel fine settimana. Sono provvedimenti necessari per garantire che tutto si svolga in piena sicurezza e nel rispetto delle norme. Sappiamo di chiedere un piccolo sacrificio, ma contiamo sulla collaborazione di tutti in questi tre giorni. L'augurio è che l'Adunata possa rappresentare un momento di grande gioia, da condividere assieme, e che la sfilata degli Alpini e l'intera manifestazione si traducano in uno spettacolo straordinario ed emozionante, che rimarrà nella memoria della nostra comunità.

* Sindaco di Piacenza

 

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10/05/2013

L'Adunata non può essere spiegata va vissuta, fate festa con noi

di CORRADO PERONA*
Fra pochi giorni Piacenza, vestita di tricolore, verrà pacificamente invasa da centinaia di migliaia di alpini per un evento che si ripete, su scala nazionale, dal 1919. Centinaia di migliaia di persone, rigorosamente a proprie spese, provenienti da tutta Italia e persino dall'estero si incontreranno per quella la più grande festa di popolo della nostra Italia.
Una domanda che mi viene rivolta sovente riguarda le ragioni profonde di questo fenomeno ed è una domanda alla quale una risposta compiuta non può essere data: l'Adunata Nazionale degli alpini non può essere spiegata, va semplicemente vissuta. Solo così se ne possono comprendere appieno le ragioni.
Certo si possono spiegare i sentimenti di amicizia fratellanza che legano gli alpini, si può comprendere il piacere intimo di passare qualche ora o qualche giorno tutti assieme tra persone che non hanno bisogno di parole per capirsi, persone alle quali basta uno sguardo, una pacca sulla spalla, un sorriso o una stretta di mano.
Si può comprendere l'orgoglio di appartenere ad una così bella famiglia. Si può, in buona sostanza, comprendere o analizzare singoli aspetti di questo gigantesco evento, ma solo vivendolo dall'interno, solo osservandone i ritmi e respirandone i profumi, solo abbandonandosi completamente ad esso se ne potrà percepire per intero la bellezza e la ragione profonda. Non chiedetemi, pertanto, il segreto dell'Adunata Nazionale; scendete nelle strade, fate festa con noi, partecipate e non avrete bisogno di alcuna spiegazione ulteriore.
Comprenderete con immediatezza e semplicità quello che a parole è praticamente impossibile descrivere.
Centinaia di migliaia di alpini si ritroveranno a Piacenza per affermare e consolidare ulteriormente quei vincoli di amicizia e fratellanza, quello stile di vita che li unisce da sempre. Sfileranno per le vie della vostra bella città manifestando la loro fierezza, costituita in massima parte dalla disponibilità che dimostrano sempre alle loro comunità per le quali sono diventati un vero e proprio punto di riferimento. Sfileranno con il sorriso per dimostrare che la vera serenità nasce solo dalla consapevolezza di aver fatto fino in fondo il proprio dovere. Anche quest'anno si rinnoverà il miracolo dell'adunata nazionale: dopo qualche giorno di festa libera e sincera nella giornata di domenica gli alpini marceranno compatti formando un lungo, orgoglioso ed ordinato fiume verde.
Sfileranno con un tema semplice e chiaro: "Onestà e solidarietà: queste le nostre regole". Lo faranno perché gli alpini, anche quando fanno festa, non dimenticano la loro vocazione ed il loro stile di vita. Sono certo che i piacentini si stringeranno attorno a noi e sapranno partecipare con gioia a questo evento. A presto allora!

* Presidente nazionale
Associazione Nazionale Alpini

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10/05/2013

La terra ha tremato ma gli alpini no
benvenuti a Piacenza e in Emilia

di PAOLA GAZZOLO*
Gli Alpini... Erano in prima linea, nel caldissimo luglio 2011 alla base dell'aeronautica militare di "Jacotenente" - sul Gargano - impegnati ancora una volta nelle fondamentali attività di antincendio boschivo. Pochi mesi dopo - ad ottobre - erano tra i volontari accorsi in Liguria, per la gravissima alluvione che aveva colpito la Val di Vara.
E ancora: si sono dimostrati pronti ad affrontare un anno - il 2012 - capace di mettere a dura prova la nostra Regione. Prima con la grande nevicata di febbraio, che ha paralizzato intere porzioni delle province di Rimini e Forlì Cesena; poi con il terribile terremoto di maggio.
La terra ha tremato e con lei le imprese, le scuole, i municipi e le case di migliaia di emiliane ed emiliani. Insieme alle nostre coscienze, alle nostre certezze. Ma gli Alpini no. Sono rimasti saldi nella loro presenza rassicurante. Sotto una pioggia battente, già nel pomeriggio del 20 maggio erano tra coloro che montavano le tende per gli sfollati, le cucine, i bagni. Allestivano i campi e donavano sorrisi: hanno un'abilità speciale nel farlo. E anche di sorrisi e di conforto c'era bisogno, in quelle ore in cui la paura aveva occupato il cuore di tanti.
Per mesi si sono presi cura di chi era stato ferito dal sisma. Dall'alzabandiera del mattino alla sera inoltrata, senza mai fermarsi. Un impegno che non potrà essere dimenticato, che sarà raccontato di padre in figlio, di nonno in nipote. Perché se l'Emilia ce la farà - e ce la sta facendo - è anche merito delle Penne nere.
L'essere Alpino indica un'appartenenza ad un Corpo che si fa al tempo stesso legame sociale e identitario, capace di aprirsi all'intera comunità. La generosità alpina transita dal mondo militare alla vita civile, come un fiume in piena.
L'essere Alpino significa dimostrare un amore incondizionato verso le Istituzioni libere e democratiche. Per questo ogni Adunata si veste di tricolore. E proprio di amore per le Istituzioni si avverte oggi estremo bisogno, in un momento in cui sembrano dominare la sfiducia e la rassegnazione.
L'essere Alpino ci insegna la solidarietà, una capacità di donarsi che fa parte integrante del Dna delle Penne nere. Da loro giunge un esempio straordinario: agire senza attendere che siano altri a farlo. Per questo - dopo gli interventi di assistenza alla popolazione dell'Emilia - hanno deciso di non fermarsi, ma di raccogliere fondi e avviare la costruzione della nuova scuola materna di Casumaro, frazione del comune di Cento (Ferrara).
Penso dunque che sia un privilegio, per Piacenza, accogliere gli Alpini. A ciascuno di loro rivolgo il saluto dell'intera giunta regionale e mio personale. Benvenute Penne nere, amiche del nostro avvenire! Benvenute in Emilia Romagna, benvenute a Piacenza!

* Assessore alla Protezione Civile
della Regione Emilia Romagna

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10/05/2013

Un onore accogliervi, l'adunata è un grande risultato per il territorio

di MASSIMO TRESPIDI*
Un caloroso benvenuto a Piacenza a tutti gli ospiti della 86esima Adunata nazionale degli Alpini.
E' un onore per il territorio che rappresento accogliere i rappresentanti dell'Associazione nazionale Alpini e tutte le persone che, con loro, faranno visita alla nostra provincia, terra ricca di storia, cultura e tradizioni enogastronomiche radicate.
L'adunata di Piacenza 2013 rappresenta un grande risultato per il nostro territorio, merito della tenacia con cui gli alpini dell'Ana piacentina hanno perseguito l'obiettivo, senza mai arrendersi.
Al loro fianco non è mai mancata l'entusiasta collaborazione da parte della Provincia di Piacenza e del Comune di Piacenza, che, con il proprio sostegno, hanno dimostrato la ferma volontà di ottenere che Piacenza diventasse "casa" dell'86esima edizione dell'adunata. Traguardi così importanti si ottengono solo con il favore, la passione e la condivisione di tutti.
La storia dell'Adunata nazionale degli Alpini a Piacenza nasce molto tempo fa.
Se le prime certezze sulla candidatura della provincia e della città di Piacenza hanno iniziato a circolare negli ultimi anni, l'interesse del territorio per la manifestazione ha radici ben più anziane.
Il 2013 si è infine dimostrato l'anno fortunato: oggi l'intero territorio è pronto ad accogliere l'Adunata in programma il 10-11 e 12 maggio e arriva preparato all'evento, perché rafforzato nei valori di identità nazionale dai festeggiamenti dedicati nel 2010 ai 150 anni della Provincia di Piacenza e nel 2011 ai 150 anni dell'Unità d'Italia.
L'Adunata nazionale in terra piacentina sarà una grande festa di popolo oltre che dimostrazione di una coesione istituzionale e territoriale animata da unità d'intenti e gioco di squadra.
La grande scommessa della manifestazione sarà portare all'attenzione dell'intero Paese valori che, oggi più che mai, devono costituire il cuore della società: la famiglia, il valore della persona, la solidarietà, l'aiuto reciproco e l'onestà.
In occasioni di così ampio respiro, così come dovrebbe essere nella vita quotidiana, lo stimolo a fare bene e a mettere in pratica il valore dell'accoglienza è primario: nel tricolore, che ormai da settimane sventola agli angoli della città, vanno ricercati esattamente questi buoni propositi ma soprattutto l'impegno, la dedizione e la fiducia in un Paese - e così nella sua gente - che oggi più che mai necessita di coesione.
Buona Adunata a tutti!

* Presidente della Provincia di Piacenza

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10/05/2013

La Primogenita vi accoglie con orgoglio e fraterna amicizia

di BRUNO PLUCANI
E' con orgoglio e sentimenti di amicizia fraterna che dò il benvenuto a Piacenza a tutti gli alpini d'Italia e delle sezioni estero in occasione della 86esima adunata nazionale, un evento che la nostra sezione ha da anni ricercato, promosso ed infine finalmente ottenuto. Potete capire quindi la profonda soddisfazione e gratitudine con cui scrivo queste righe.
E' la prima volta che la città di Piacenza ospita l'adunata nazionale e questo non poteva essere regalo migliore e più bello per concludere le celebrazioni della ricorrenza del 90esimo anniversario della nostra sezione piacentina. Benvenuti quindi a Piacenza, la Primogenita, la prima fra le città italiane che, il 10 maggio 1848, con plebiscito pressoché unanime, votò la sua annessione al Piemonte meritando da Carlo Alberto proprio l'appellativo di "Primogenita".
Aspetto con gioia tutti voi e al contempo mi appello ai piacentini perché accolgano con amicizia gli alpini che invaderanno pacificamente le vie della città e le strade di tutto il territorio provinciale.
Spero che l'adunata nazionale di Piacenza lasci un buon ricordo di sé e di tutti coloro che si sono impegnati ad organizzarla. Mi auguro inoltre che susciti negli amici alpini il desiderio di tornare a Piacenza in veste di turisti perché la nostra città possiede un grande patrimonio artistico e culturale, ma può vantare pure una tradizione enogastronomica considerevole. Un doveroso quanto sincero ringraziamento lo devo a tutti i miei alpini che attualmente stanno lavorando con le diverse commissioni per portare a termine il proprio compito. Un compito complicato ed impegnativo quando si tratta di organizzare le numerose aree campo ed alloggi collettivi che Comune, Provincia e privati hanno messo a disposizione. Hanno ed abbiamo capito che bisogna rimanere uniti ed insieme sicuramente si arriva a "baita". Non posso dimenticare di ringraziare le amministrazioni comunali e provinciali che da due anni collaborano con la sezione alpini e di conseguenza con il Coa (comitato organizzatore adunata) per raggiungere il solo obiettivo di far fare bella figura all'intera città di Piacenza.
Aggiungo solo che la collaborazione con la Regione è stata alquanto scarsa, ma sono consapevole che trovandosi ad affrontare l'emergenza terremoto non abbia potuto far altro che prendere atto che a maggio a Piacenza si terrà l'adunata nazionale. E' giusto infine anche ricordare ai parlamentari piacentini che Piacenza si trova in Emilia Romagna ed un aiuto anche morale sarebbe stato molto gradito. Alpini, Piacenza vi aspetta.

* Presidente provinciale ANA
 

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10/05/2013

Piacenza simbolo importante della nostra unità nazionale

di ALBERTO PRIMICERJ*
L'86ª edizione della nostra Adunata Nazionale approda a Piacenza, Città che portando con orgoglio l'appellativo di Primogenita, ed essendo decorata di Medaglia d'Oro al Valor Militare attribuita ai suoi Cittadini per il doloroso ed intenso impegno profuso durante la Seconda Guerra Mondiale, è sicuramente uno dei simboli più importanti della nostra Unità Nazionale.
Con gioia e soddisfazione, a nome mio e di tutte le Truppe Alpine desidero porgere il più affettuoso e fraterno saluto a tutti gli Alpini che, con l'entusiasmo di sempre e ricchi della loro ferrea tradizione, converranno da ogni parte d'Italia -e non solo- per il nostro tradizionale appuntamento che non mancherà di coinvolgere gli ospitali piacentini, colorando le strade della Città con il Tricolore e riempiendole con il calore della festa. Questo incontro rappresenta un'ulteriore occasione per rafforzare i rapporti di solida fratellanza che da sempre uniscono Alpini in congedo ed in armi, accomunati dall'attaccamento ai loro Valori di Onore, Lealtà, e Amore per la nostra Patria che, indipendentemente dallo "stato di servizio", continuano a servire con convinzione e passione nel nome di tutti coloro che ci hanno preceduti nelle fila dei gloriosi Reparti Alpini.
Quale Comandante delle Truppe Alpine voglio ancora una volta riaffermare con piena convinzione che gli Alpini in uniforme di oggi sono pienamente degni di coloro che li hanno preceduti; identico il loro impegno, l'altruismo, l'attaccamento al dovere e lo spirito di sacrificio, la passione per la montagna e il rispetto delle tradizioni. Valori che in questi mesi, e per molti mesi ancora stanno dimostrando nell'importantissima Missione in Afghanistan che li vede onorare gli impegni internazionali che l'Italia ha assunto con i Paesi a noi alleati ed amici!
Che il nostro abbraccio "piacentino" possa raggiungerli anche in quelle terre così martoriate.
Desidero ringraziare il nostro stimato Presidente Corrado Perona, per averci concesso anche quest'anno lo spazio per allestire l'ormai collaudata "Cittadella degli Alpini", ed invito tutti, Alpini e Cittadini di Piacenza, a farci visita nei vari interessanti stands che la costituiranno: mi auguro che la curiosità Vi guidi lungo il suo percorso e Vi faccia scoprire e riscoprire il nostro mondo al Vostro servizio! Alla Città di Piacenza, che il suo "Battesimo Verde" possa essere ulteriore occasione per diffondere e rinvigorire i solidi valori dell'Alpinità come la Solidarietà umana, l'Altruismo, l'assoluto Rispetto delle tradizioni e l'Amore per la nostra Patria, di cui anch'essa stessa è Simbolo! Ai nostri amici, gli Alpini in congedo, l'auspicio che anche questo incontro sia ancora occasione di vicinanza spirituale con gli Alpini in servizio affinché si riescano a gettare le basi di quella continuità che possa garantire lunga vita all'Associazione Nazionale Alpini!

* Gen. C. A. - Comandante
delle Truppe Alpine

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10/05/2013

371mila penne nere

L'Associazione nazionale alpini (Ana) conta oggi in Italia 81 sezioni per 4.409 gruppi e all'estero 30 sezioni e 6 gruppi autonomi (4 in Canada e 2 in Colombi). E' un'associazione italiana d'arma, apartitica, fondata nel 1919. ha sede in via Marsala 9 a Milano. In totale gli iscritti sono 371.371 di cui 295.464 soci ordinari e 75.907 soci aggregati.
Fiore all'occhiello dell'Ana è la Protezione civile che può contare su 14.175 volontari attivi, divisi in quattro raggruppamenti, con a disposizione 400 mezzi operativi, un ospedale da campo, 113 unità cinofile, 3 sezioni allertate 24 ore su 24.

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10/05/2013

Alpini quasi a quota tremila. Raddoppiati gli aggregati

Tutti i numeri della Sezione di Piacenza e dei suoi 45 Gruppi

Quasi tremila alpini in congedo e poco più di quattrocento amici ufficiali delle penne nere. Nessuno in armi. Sono le forze su cui può contare la Sezione alpini di Piacenza, presieduta da Bruno Plucani. Una sezione che è tra quelle di più antica nobiltà in Italia, risalendo al lontano 1921, seppure in cordata con Parma. Appena un anno dopo e, nel 1922, cominciò a brillare di luce propria grazie soprattutto ai reduci del battaglione Exilles, i conquistatori del Monte Nero. Presidente fu eletto il capitano Arturo Govoni che resse la Sezione, primato unico ed irripetibile, per sessant'anni.
Oggi i dati precisi parlano di 45 gruppi in tutto il territorio provinciale che inglobano 2.780 alpini in congedo e 410 "Amici degli alpini". Il trend, anche a Piacenza, vede un lento ma inesorabile calo degli alpini veri, quelli congedati, quelli che, solo loro, possono indossare il cappello con la penna. A causa della soppressione della leva ma anche dell'inarrestabile avanzare del tempo che lascia andare avanti i più anziani, i reduci della Seconda Guerra Mondiale, tra la ritirata di Russia e il Montenegro, oggi veri e propri tesori di memoria. Primino Zerbarini e Gino Tassi, nella Sezione di Piacenza, sono coloro che ancora oggi possono raccontare le sorti dell'Armir. D'altro canto aumenta, seppure con discrezione, il numero degli "Amici degli alpini". Quelli veri, regolarmente iscritti alle liste dell'Ana. Oggi sono 410 ma solo due anni fa erano 230. Per non tradire le origini dell'associazione anche a Piacenza si è scelto di non oltrepassare la soglia del 20 per cento degli "Amici degli alpini" in ogni Gruppo.
Tra i fiori all'occhiello della Sezione di Piacenza c'è la Protezione Civile, con i suoi 83 volontari coordinati da Franco Pavesi assieme a Lodovico Gandini ed a Maurizio Franchi. Dei Gruppi locali il più numeroso è quello di Pianello (che è anche, assieme a Piacenza, quello più anziano) mentre il più piccolo è a Farini. L'ultimo nato è Monticelli.
L'organigramma sezionale vede alla presidenza Bruno Plucani, coadiuvato dal vice presidente anziano Sesto Marazzi e dal vice presidente Gino Luigi Acerbi. Poi i consiglieri di città Giuseppe Rovati e Luciano Palombi. In provincia il consigliere per la Bassa Valdarda è Roberto Buschi, per l'Alta Valdarda Antonio Saccardi, per la Bassa Valnure Romano Mariani, per l'Alta Valnure Gaetano Sturla, per la Val Chiavenna Giovanni Tondelli, per la Bassa Valtrebbia Renato Albasi, per l'Alta Valtrebbia Giuseppe Manfredi, per la Bassa Valtidone Sesto Marazzi, per l'Alta Valtidone Pierluigi Forlini. La Sezione di Piacenza annovera tra le sue fila due cori, il Coro Ana Valnure e il Coro Alpino Val Tidone, e una fanfara sezionale (Corpo bandistico di Pontedellolio).

Federico Frighi

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10/05/2013

Padre Gherardo, cappellano tra gli alpini sul fronte russo

Da giovane frate condivise la sofferenza dei soldati e dei civili

Il 26 agosto 2001 si spegneva a Piacenza padre Gherardo, il fondatore della Casa del Fanciullo. In quell'occasione un titolo di giornale lo definì "Un angelo custode con il cappello alpino". Il francescano è passato alla storia piacentina, e non solo, per aver fondato la Casa del Fanciullo che da lui ha ricevuto in eredità un metodo educativo con una caratteristica importante: la capacità di aggiornarsi continuamente con una costante attenzione alla persona.
Che un francescano decida di aiutare il prossimo in difficoltà rientra a pieno titolo nella sua vocazione, eppure padre Gherardo ricordava spesso di essere stato segnato dalla sua esperienza in Russia, come cappellano delle truppe alpine. Infatti fu sempre fedele ai loro incontri non disdegnando di partecipare ai cori accompagnandosi con la fisarmonica. Tra l'altro aveva frequentato il Conservatorio. Nei suoi ricordi vi erano i ragazzi incontrati nelle isbe russe, affamati e infreddoliti: lì è nata la sua incrollabile determinazione di aiutare anche i ragazzi italiani.
Soffermiamoci brevemente sulla sua esperienza di alpino in Russia. I suoi funerali si sono tenuti in cattedrale il 28 agosto 2001. Al termine del rito funebre, presieduto dal vescovo monsignor Luciano Monari, il presidente degli alpini piacentini Bruno Plucani ha letto la preghiera delle Penne Nere. Originario del Modenese (era nato nel 1913 a Monfestino di Serramazzoni), entrato nei francescani, ha frequentato il liceo a Modena e il corso di teologia a Piacenza. Nella nostra città è stato ordinato nel 1937 in cattedrale dal vescovo diocesano Ersilio Menzani.
Compiute le prime esperienze pastorali in Romagna, nel 1940 è stato chiamato alle armi come cappellano militare ed è con le stellette che ha vissuto la tragica esperienza del fronte russo. Destinato in un primo tempo all'ospedale di Torino, passa poi al battaglione mortai a Novara. Il 24 giugno 1942, con il sesto ospedale da campo, parte per il fronte russo: in pochi giorni il suo reparto si addentra nella steppa. Lasciatosi alle spalle la Polonia, dal 29 giugno tocca Kuranovic, Monsk, Kojdanov, supera la Beresina a Bobrujsk, passa il Dniepr, transita per Gomel, Merefa, Lozovoa, Nova Gorlovka, Rikovo, Vorošilovgrad, Millerovo, Gorbatov, dove c'è il comando di divisione, ed il 13 agosto giunge a Bol'šoj dove viene montato l'ospedale da campo, un cosiddetto "ospedale di punta" a ridosso della prima linea. E' facilmente intuibile quali siano le giornate del tenente cappellano Gubertini in una struttura dove i feriti arrivano a centinaia, ma la campagna di Russia, come si sa, ha in serbo ben altre sorprese. Nel frattempo il francescano aveva avuto anche l'incarico di assistere spiritualmente gli alpini del Quinto.
Giunge così l'inverno e inizia la ritirata durante la quale la sofferenza dei soldati italiani è spesso indescrivibile. Il 20 dicembre, mentre il reparto si sta ritirando pur continuando a combattere, nella battaglia di Kamenka, padre Gherardo riporta la frattura di una gamba. Fortunosamente riesce a raggiungere le retrovie. Riceve le prime cure a Stalino dove viene posto su un treno che lo riporta in patria. Giunge in Italia il 29 gennaio 1943 e finalmente, nell'ospedale militare di Cesenatico, può ricevere adeguata assistenza. Rimessosi in salute, continuerà il suo servizio come cappellano, ma ciò che lo ha segnato profondamente è stata l'esperienza nella steppa: il giovane frate ricorderà in seguito le sue sofferenze, ma ammetterà di essere stato colpito dal dolore dei soldati e soprattutto dei civili, vittime inermi di un conflitto che non riuscivano nemmeno a capire.
Terminato il servizio militare, nel 1946 torna a Piacenza dove inizia il suo impegno nell'assistenza ai ragazzi le cui famiglie erano state ferite, anche spiritualmente, dalla guerra. Un punto fermo, nella sua vita, resteranno però gli anni passati al fianco delle truppe alpine sul fronte russo.

Fausto Fiorentini

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10/05/2013

Lei alpina, lui pontiere: un amore sotto le stellette

Marescialli Righetti e D'Angelo, i destini s'incrociano a Piacenza

Due rette parallele non si incontrano mai, se non, dicono, all'infinito. E l'infinito, per Alessia e Flavio, è Piacenza. San Nicolò, tanto per bombardare il romanticismo. Sono i destini incrociati di due marescialli dell'Esercito Italiano. Lei è Alessia Righetti, 30 anni, originaria di Spello, al comando di un plotone di 46 penne nere al 5° reggimento di Fanteria alpina di Vipiteno. Lui è Flavio D'Angelo, 33 anni, di Piacenza, al comando di un plotone del II° reggimento Genio pontieri di Piacenza. Carriere parallele: lei vince il concorso marescialli, sta a Viterbo, poi nei pontieri a Piacenza, infine negli alpini a Vipiteno; lui fa il servizio militare negli alpini a Vipiteno, vince il concorso marescialli, va a Viterbo, a Foligno e poi a Piacenza nei pontieri. Destini incrociati: nel 2008 sono entrambi a Piacenza, si conoscono, si frequentano, si fidanzano. Nel 2010 si sposano. Nella città della pace: ad Assisi.
«E' il quarto anno che ci vediamo solo nei fine settimana - scherza Alessia -, io lo dico sempre: il nostro è un matrimonio a rate. Ma non abbiamo altra scelta». «Però fortifica il rapporto» aggiunge Flavio «l'Esercito Italiano per noi viene al secondo posto dopo il coniuge. E' un lavoro che ci piace, è molto vario, forgia i caratteri. Da un lato sono d'accordo sul fatto che la leva è bene non ci sia più, dall'altro fare il militare rende più capace di affrontare le difficoltà di ogni giorno».
Alessia durante il liceo scientifico ha subito il fascino della divisa: «Sono venuti quelli dell'Accademia militare di Modena a fare orientamento. E' lì che ho cominciato a pensarci». Durante l'università si è iscritta al concorso allievi marescialli. L'ha vinto e ha preso il volo. «Nel 2011 l'assegnazione agli alpini, a Vipiteno, e pensare che io sono anche una freddolosa... Poi mi sono abituata e mi trovo benissimo». Flavio ha fatto ragioneria, al Romagnosi, poi è partito per il militare di leva. Negli alpini. In anticipo e scegliendo di stare anche due mesi in più. Oggi è nei Pontieri ma nel cuore si sente ancora alpino. «Sono nato alpino e, anche se faccio il pontiere, rimarrò per sempre alpino. Essere alpini è uno stile di vita, un qualche cosa che se non ci si è dentro non si può capire».
«Con i Pontieri sono stata due anni abbondanti - lo segue a ruota Alessia -, mi sono trovata bene, lo ritengo un bel reparto; l'unica cosa è che si fa un tipo di lavoro diverso, più tecnico, rispetto agli alpini dove è invece soprattutto fanteria, comunque un lavoro più fisico, che mi si addice di più».
Un consiglio ai giovani? «Arruolatevi nell'Esercito, per le tante attività che vengono svolte, è un mestiere diverso dal comune. Sei in contatto con tanta gente di altre regioni. L'Esercito ti apre la mente».
Che Adunata nazionale dovranno aspettarsi i piacentini? «Vedranno l'allegria che portano gli alpini - è sicura Alessia -, anche gli anziani che sono più arzilli dei giovani». Perchè fare l'alpino, così dicono, allunga la vita.

Federico Frighi

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10/05/2013

«Una fede di poche parole ma vera e ricca di solidarietà»

Don Garilli (cappellano sezionale) parla dei suoi alpini

Una fede in Dio matura, semplice, di poche parole ma intrisa di rispetto. E' la fede degli alpini. Lo dice il cappellano della Sezione di Piacenza, don Stefano Garilli. Vocazione adulta, come si dice in gergo, maturata a 29 anni anche grazie all'esperienza del servizio di leva. Proprio con gli alpini.
«Ho prestato il servizio militare negli anni 1976-1977 a Belluno, nella Brigata Cadore - racconta don Garilli -, poi nel 1984 sono stato ordinato sacerdote. Otto anni fa l'allora vescovo di Piacenza-Bobbio, Luciano Monari, mi ha affidato l'incarico di cappellano della Sezione Alpini di Piacenza». Un incarico aggiuntivo a quello della parrocchia: don Stefano, 57 anni, guida la comunità cattolica di San Giorgio Piacentino dal 2000 ed è anche amministratore parrocchiale di Centovera - patria del cardinale Ersilio Tonini - Corneliano, Ronco e cappellano di Costapelata. «Un incarico aggiuntivo - dice - ma che ho accettato volentieri, con il desiderio di vivere con gli alpini anche l'esperienza della fede».
Tra i suoi punti di riferimento c'è il beato Carlo Gnocchi, cappellano con la penna nera durante la ritirata di Russia. Diceva, della religiosità degli alpini: "Se mai vi fu virtù meno sentimentale, nel senso romantico della parola, questa è proprio la religiosità dell'alpino: soda, contenuta, razionale, parca di gesti e di parole".
«Credo sia ancora così - è convinto don Garilli -. Ho avuto tanti incontri con alpini, conosciuti o no, ma che esprimevano sempre un grande desiderio di Dio, forse espresso in modo un pò particolare, con poche parole, ma con una vicinanza e un rispetto molto grande. Un riconoscere sempre una presenza più grande di noi, un sapere che siamo guidati da un'amore grande che ci unisce, e ci fa vivere».
«La messa per gli alpini - continua il cappellano - non è mai un di più, o un fastidio, ma fa parte della vita, per costruire l'unità per sentirci vicini tra noi e con chi è andato avanti, per non dimenticare nessuno, per ringraziare, lodare e chiedere aiuto».
La preghiera degli alpini recita: "Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi, salva noi, armati come siamo di fede e di amore". «E' questo che vogliamo ancora una volta testimoniare - auspica -. Vivere tra noi, per gli altri, con tutti i nostri limiti e difetti, ma sempre uniti per servire dove c'è bisogno, e dove ci chiamano».
"Onestà e solidarietà" recita il motto di questa adunata: «Ma io aggiungo anche una fede più vissuta che detta, perché gli alpini sono così, le cose le fanno, non le dicono. Sentirsi parte di una storia, di un gruppo, di una Patria, è questo il bello della nostra vita».

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10/05/2013

Dalla fanfara Julia al liscio, l'alpinità del cantautore Ringo

«Bocciato al clarinetto, preso come "mazziere" alla parata di Roma»

Da sempre ha la musica nel sangue ed anche quando ha fatto il servizio militare nella brigata alpina Julia non ha potuto esimersi dal seguire questa inclinazione. Il liscio e le piste da ballo erano ancora lontane, ma il cantautore piacentino Vittorio Guazzoni - da tutti ben più noto come "Ringo" - teneva il tempo della sua banda militare nel ruolo esclusivo di "mazziere", cioè di chi guida il gruppo facendo roteare e volare la mazza.
Per vedere Ringo all'opera, bisogna tornare al 1970 ad Udine, alla caserma "Giovanni Di Prampero", quartier generale della Julia. «La banda stava cercando un nuovo mazziere in sostituzione di quello uscente» racconta il cantante. «Così, essendo già stato scartato come clarinettista, strumento che già suonavo nella banda di Carpaneto, ho subito alzato il braccio e mi hanno preso. In una settimana, ho imparato tutto quanto: come muovere la mazza con due mani o come fare un lancio lontano. E il tutto a tempo di musica».
E Ringo diventa subito un "virtuoso" della mazza a livello nazionale, tanto da aver ricevuto anche una lettera di elogio dal Ministero della Difesa e da presenziare in testa alla sua banda alla festa del 2 giugno a Roma. «Non era un lavoro facile, bisognava essere un po' estrosi per fare tutti i segnali con le braccia e le varie evoluzioni. Ma almeno, per poter fare le prove, eravamo esenti dai servizi militari. Quando c'era da accogliere qualche graduato importante, si partiva col camion; si facevano diversi squilli di tromba quante erano le sue "stellette" e poi si chiudeva con il cosiddetto "Trentatrè", cioè l'Inno degli Alpini».
Ringo ricorda con piacere i sedici mesi passati tra gli Alpini. «È stata un'esperienza nuova, come tutti quelli che se ne vanno di casa per la prima volta. Ma mi sono trovato molto bene e con alcuni componenti della banda siamo diventati amici e ci sentiamo ancora dopo tanti anni. E spero di poter partecipare all'Adunata, sempre che il lavoro non mi costringa a rinunciare». Di quei mesi, a Ringo non sfugge nulla. Neppure episodi particolari come quello che vide protagonista il comandante del IV Corpo D'armata Gen. Pietro Zavattaro Ardizzi, il cui elicottero cadde davanti agli occhi del giovane mazziere. «Eravamo alla chiesetta alpina di Piancavallo e all'improvviso abbiamo visto l'elicottero del generale avvitarsi su se stesso e precipitare al suolo» ricorda. «Per fortuna nessuno si fece del male».
A Piacenza e a Carpaneto, suo paese natale, in pochi conoscono questa parentesi "alpina" del cantautore. Ma Ringo ne va orgoglioso. «Una volta mi sono presentato ad un mio concerto a Soragna vestito da mazziere e lanciando la mazza. Non vi dico che ovazione è partita. Inizialmente dovevo far parte di un altro Corpo, ma ora sono davvero onorato di aver fatto parte degli Alpini».

Cristian Brusamonti

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10/05/2013

«Ero in Friuli, ci fu il terremoto: così aiutammo le popolazioni»

Scaglioni ricorda anche momenti sereni, con una scimmietta

«Di quell'esperienza, nonostante sia stata parecchio dura, conservo un ricordo bellissimo». Il piacentino Alberto Scaglioni, 65enne ingegnere oggi in pensione, quando partì per il militare arruolato negli alpini sapeva che per un anno circa non avrebbe rivisto la sua famiglia, ma di certo non avrebbe immaginato di trovarsi in mezzo ad un'emergenza terremoto. Quando nel maggio del 1976 il terremoto scosse il Friuli lui stava infatti terminando il Car a Tolmezzo, in provincia Udine. «Ero partito in aprile - racconta Scaglioni - e nel mese di maggio ci fu il terremoto che rese tutto precario». La caserma dove si trovava era ridotta ai minimi termini. «Ricordo - racconta Scaglioni che all'epoca aveva 27 anni perché aveva atteso la fine del percorso di studi universitari prima di partire per il militare - che le brande erano state trasferite nei capannoni. Sopra c'era il tetto ma non c'erano le pareti e i servizi erano delle trincee da campo in cui ci lavavamo come si poteva. I primi 40 giorni era tale l'emergenza che praticamente non riuscii quasi mai a togliermi gli scarponi». Durante quei giorni Scaglioni insieme ai compagni aiutò la popolazione nelle prime operazioni di emergenza. «Si aiutava la popolazione come si poteva - racconta. - Subito dopo fummo trasferiti a Ugovizza, nella caserma Tana dei Lupi, e lì le condizioni erano migliori perché nel frattempo l'emergenza era calata». Nonostante i tempi duri insieme ai compagni della 20esima Compagnia del Battaglione Cividale della brigata Alpina Julia, Alberto Scaglioni trovò anche il tempo di divertirsi. «Ricordo - dice - che il secondo più alto in grado era un tenente che aveva con sé una scimmietta che ben presto diventò la nostra mascotte. Ci divertivamo a farla giocare e lei ci teneva compagnia». Ben presto però l'animale dovette essere allontanato. «Era troppo rumorosa e indisciplinata e i nostri capi non gradivano», ricorda ancora Scaglioni che ha alle spalle un passato come ingegnere all'interno dell'Agip. Ci sono però anche ricordi brutti. «A settembre - racconta - ci fu un'altra scossa e un ragazzo che era appena arrivato dalla paura si buttò dalla finestra e restò paralizzato».
Ora tutti questi ricordi, conservati gelosamente per anni, sono stati rispolverati in vista dell'adunata nazionale. «Quando sono rientrato ho fatto la mia vita - racconta Scaglioni - e non mi sono mai iscritto a nessun gruppo, ma adesso che si prepara l'adunata mi sono iscritto e subito mi hanno reclutato per dare una mano. Durante i giorni dell'evento - dice - sono certo che incontrerò qualche compagno alpino di vecchia data con cui avevo condiviso quell'esperienza che, nonostante sia stata dura, mi ha lasciato un ricordo bellissimo».

Mariangela Milani

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10/05/2013

L'isola di addestramento della Val Pusteria

Il 6º Reggimento alpini, alle dipendenze del Centro addestramento alpino di Aosta, gestisce la cosiddetta "isola addestrativa Val Pusteria", in Alto Adige, nell'ambito della quale un gran numero di unità, provenienti da tutta Italia e non solo, si addestrano in ambiente montano. Il reggimento mette a disposizione poligoni ed aree attrezzate nonché personale istruttore altamente qualificato, sia per addestrare al combattimento in boschi ed abitati i reparti in approntamento, propedeutico alle operazioni all'estero, sia per ambientare alle attività sciistiche ed alpinistiche le scuole militari. Inoltre, il 6° Alpini contribuisce alla realizzazione di eventi sportivi di rilevanza internazionale.

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10/05/2013

Da Ferriere a comandante del Sesto Reggimento

La carriera internazionale del colonnello Luigi Rossi nato a Ciregna

Farà tutto il possibile per essere presente all'Adunata di questi giorni ma non fa promesse «perché sono abituato a mantenerle». Il colonnello Luigi Rossi, comandante del Sesto Reggimento Alpini a Brunico (Bolzano), da una parte ha ancora negli occhi l'Adunata che l'anno scorso si è svolta proprio nella cittadina trentina; dall'altra sarebbe molto tentato a ritornare «a casa»: infatti, ha origini piacentine essendo nato a Ferriere, più precisamente nella frazione di Ciregna.
A Bolzano, durante la festa dello scorso anno, ha avuto il privilegio di stare sulla tribuna d'onore ed ha vissuto l'evento dell'Adunata nella sua interezza. Per questo, si sente di tranquillizzare i cittadini più preoccupati dallo sconvolgimento che arriverà a Piacenza. «Ho massima fiducia nelle capacità degli Alpini, perché so di cosa sono fatti e ho avuto l'onore di servirli» spiega Rossi. «Non ho il minimo dubbio che tutto filerà liscio». Dal piccolo paese abbarbicato sulla montagna, Rossi ha fatto davvero carriera: dopo il congedo militare e il trasferimento in provincia di Varese, su consiglio di un comandante di distretto a Como entra in accademia a 21 anni per curiosità: supera tutti i test e finisce negli Alpini. «La scelta è dovuta anche a precedenti familiari: mio zio, i cui parenti vivono ancora oggi a Podenzano, morì in guerra sul fronte greco; mio padre, invece, faceva parte del Terzo reggimento Alpini Susa e si distinse in attività di contro-guerriglia in Montenegro. Così, ho seguito il loro esempio». E da lì il colonnello Rossi è finito in Alto Adige: ha programmato azioni militari in Kosovo, col battaglione Edolo; è rimasto per oltre un anno in Afghanistan, nella provincia "italiana" di Herat e ormai da quasi due anni è comandante del Sesto Reggimento. Ma ogni anno torna a Ferriere, al cimitero, dove va a trovare i suoi genitori e a respirare l'aria particolare delle nostre zone. «Lì sento i profumi di quando ero bambino. Ma è molto difficile scegliere tra le Alpi maestose e gli Appennini colonizzati dal ginepro. Sono due ambienti diversi, ma entrambi affascinanti».
Ma qual è il valore aggiunto dell'essere alpini? «Non si vuole per nulla rimarcare una superiorità rispetto ad altri corpi militari - conclude - ma credo che essere alpino voglia significare essere uomini con amicizia e con un'estrema disponibilità verso il mutuo soccorso. La dignità di un uomo si vede proprio in questo; tutto il resto - come il tipo di addestramento - sono tecnicismi. Prima di tutto c'è l'educazione al rispetto della persona; poi c'è l'incredibile forza degli alpini, che si sostengono gli uni agli altri specialmente nei momenti più bui o nei grandi avvenimenti storici. Penso solo alla battaglia di Nikolajewka e agli alpini che tornavano indietro a recuperare e a proteggere i compagni in difficoltà. E io, personalmente, devo tantissimo a questo Corpo e alla popolazione: mi hanno premiato e mi hanno fatto maturare».

Cristian Brusamonti

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10/05/2013

Ferito in Francia, scampato alla Russia e alla deportazione

Le vicende del 98enne Benvenuto Cavanna col battaglione Susa

Giuseppe Benvenuto Cavanna ha appena compiuto 98 anni. E' infatti nato il 9 maggio 1915 a Prato Giardino, località a pochi chilometri da Groppallo, nel verde della montagna del territorio farinese. Festeggia così due volte in questi giorni, il compleanno e il grande evento dell'adunata nazionale che non vivrà in prima persona, ma che si farà raccontare da chi la vivrà direttamente, come gli alpini del gruppo di Groppallo che sfileranno con la sezione Ana di Piacenza.
Cavanna ha sempre vissuto a Prato Giardino con la famiglia, poi con la sorella e ora indipendente, con la collaboratrice Irina e i nipoti Piera Becci e Stefano Fumi che salgono a Groppallo ogni volta che sono liberi dal lavoro.
Giuseppe Cavanna era un giovanotto quando è stato chiamato a militare ed è partito con il battaglione Susa per il fronte francese. «In Francia sono stato ferito all'addome dalla scheggia di una cannonata a Termignon», un paesino a 17 chilometri da Modane, nel dipartimento della Savoia. Una ferita leggera che si è portato in Italia, a Susa, al rientro dei combattimenti prima di partire per il fronte greco albanese.
Anni duri, di ricordi vividi e non piacevoli. Cavanna era conducente di mulo, in questo contesto, come molti altri compagni addetti al trasporto di attrezzature e viveri con l'animale, fu destinato ai combattimenti dell'inverno tra il 1940 e il 1941. «Prima di noi - spiega Cavanna - sul monte in Albania c'è stata la fanteria e la loro fine è stata il congelamento delle gambe. Si facevano i rifugi sotto la neve. Poi siamo saliti noi alpini. Anche a noi è capitata quasi la stessa sorte. Io ho avuto i piedi congelati e non potevo muovermi. Mi ricordo che una notte ho raggiunto piano piano la fureria e poi mi hanno fatto tornare in Italia per 50 giorni, all'ospedale di Rimini, in licenza di convalescenza.
«Al fronte non volevo sparare - ricorda Cavanna -. Mi nascondevo dietro le rocce. Vedevo i miei compagni morire. Io mi sono sempre salvato, ma ho visto tanti morti». E' scampato alla Russia e alla deportazione. «Dopo l'8 settembre - prosegue il ‘vecio' alpino - tutti siamo scappati e abbiamo preso il treno per ritornare a casa. Sul ponte di Bettola i tedeschi stavano per catturarmi insieme ad un commilitone, fortunatamente i carabinieri del posto sono intervenuti facendo credere ai tedeschi che non eravamo soldati, ma uomini che lavoravano in paese. Provvidenzialmente sul treno ci eravamo tolti le divise militari e le abbiamo gettate dal finestrino. Se ci avessero catturati la nostra fine sarebbe stata la deportazione».
I tedeschi erano dappertutto, anche una volta raggiunta la sua abitazione a Prato Giardino.
«Scendevano da Monecari (un abitato in cima alla collina sopra Prato Giardino, ndc) - racconta Cavanna -, e rastrellavano chiunque trovassero. Con un amico ci siamo trovati davanti all'alt dei tedeschi. Lui è stato catturato, e poi salvato dalle suppliche di sua madre, io sono riuscito a fuggire in mezzo ai boschi». Cavanna ha frequentato il gruppo alpini di Groppallo quando era capogruppo Carlo Silva, scomparso lo scorso mese di gennaio. Nel 1995 ha ricevuto dalle mani dell'allora sindaco Claudio Maschi una targa di riconoscenza come "vecio".

Nadia Plucani

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10/05/2013

A 99 anni è pronto all'adunata: «Se le gambe reggono ci sarò»

Enzo Molinari di Campremoldo Sopra, penna nera da otto decenni

«Sono 80 anni che porto il cappello alpino. E' una delle cose di cui vado più orgoglioso». Inizia così il racconto di Enzo Molinari che il prossimo 16 settembre taglierà il traguardo delle cento primavere. Ora Molinari, che abita a Campremoldo Sopra di Gragnano, vedrà coronare un sogno: «Non sono mai stato a un'adunata nazionale - racconta - e questa volta, se le gambe me lo permetteranno, non voglio perdermela».
In vista del grande evento si sta preparando ed ha "spolverato" i suoi ricordi di quando, giovanissimo, entrò a far parte degli alpini. Non aveva ancora 20 anni quando arrivò la chiamata al servizio di leva, poi svolto nel Battaglione Susa. In seguito fu richiamato alle armi prima sul fronte alpino, poi in quello jugoslavo e infine in Francia. «Mi ricordo - racconta - di quando nel 1939 mi trovavo su una mulattiera verso Moncenisio, al confine con il fronte francese. Dovevo montare la guardia e a un certo momento vidi sul lato francese un legno alpino con un fazzoletto bianco alzarsi e abbassarsi. Allora mi feci coraggio e gridai in francese: "Chi è là? ". Dopo poco sentii una voce rispondermi in dialetto piacentino e scoprii che si trattava di un connazionale emigrato da giovane in Francia e poi arruolato con i francesi. Fu un episodio quasi buffo».
Il giorno dell'armistizio, l'8 settembre del 1943 era Oltralpe. «Partimmo in quattro - racconta Enzo Molinari - e fui l'unico a fare rientro». Una volta a casa Molinari ha trascorso tutto il resto della sua vita a Campremoldo Sotto prima, dove era nato e dove aveva imparato dal papà Angelo il mestiere di falegname, e a Campremoldo Sopra poi. «Qui ho ancora il mio laboratorio - dice mostrando orgoglioso uno spazio dietro l'abitazione - dove lavoro quando non fa freddo». In bella mostra ci sono una miriade di oggetti intagliati con cura certosina, che l'arzillo falegname ancora lavora con maestria.
Oltre all'orgoglio alpino e alla passione per il mestiere che ancora pratica, Enzo Molinari ha un altro grande amore. «Il mio gioiello più grande - dice - è mia moglie Maria Vergine, che da qualche anno non c'è più, ma che io sento sempre con me». Dal loro matrimonio sono nati i figli Piero e Piera. «Mio figlio purtroppo non c'è più» dice ancora Molinari che racconta di non essersi perso una sola festa alpina. «In passato partecipavo a tutte le feste organizzate in provincia. Mi piaceva stare insieme. Questa sarà la prima adunata nazionale a Piacenza. Se le gambe non mi faranno scherzi ci sarò».
Nel frattempo Molinari ha appeso in bella mostra il primo crest ufficiale dell'adunata di Piacenza, che gli è stato consegnato dal presidente provinciale Bruno Plucani, e una bellissima foto in bianco e nero di lui lungo la mulattiera del Moncenisio e una Croce al merito che il 24 febbraio del 1976 il colonnello comandante Cesare Paladino tributò al «soldato alpino Enzo Molinari».

Mariangela Milani

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10/05/2013

Il caporale Mazzari medaglia d'oro del campionato di sci

Nel 1988 con la sua squadra arrivò primo alla "Olimpiade militare"

«E pensare che non sapevo nemmeno sciare». Invece, il caporale alpino Matteo Mazzari ha imparato in fretta e, alla prima occasione utile, si è portato a casa la medaglia. E non un riconoscimento da poco: con la sua squadra - i mortaisti del battaglione Cividale - ha vinto gli annuali Campionati Sciistici delle Truppe Alpine (Ca. Sta), una specie di Olimpiade dei gruppi militari.
Era il 1988, a Sappada, in provincia di Belluno. Lì erano stati organizzati i giochi di quell'anno che prevedevano per i partecipanti una specie di biathlon che univa lo sci di fondo (fuori pista) con il tiro a segno. «Soltanto che invece della carabina, come si usa nelle normali olimpiadi, noi usavamo fucili automatici da 7,62 mm» ricorda il piacentino Mazzari, allora comandante della squadra vincitrice, la 115 Cp Mortai del Battaglione Cividale. «Erano presenti tutte le truppe alpine italiane, oltre a rappresentanti di altri Paesi come Germania e Inghilterra, assieme ad atleti della Nato. Si trattava di fare un percorso di guerra, sciando con tutta la squadra fuori pista per poi fermarsi a sparare ai bersagli. Eravamo tutti veramente inesperti e, pur con la buona volontà, non puntavamo alla vittoria, che di solito era riservata a brigate come la Taurinense». E invece, chilometro dopo chilometro e sparo dopo sparo, al momento di fare la conta dei punti finali, la squadra comandata da Mazzari è finita in testa alla classifica, vincendo il campionato. «Non se l'aspettava nessuno che un gruppo di mortaisti e di radiofonisti potesse sbaragliare tutti gli altri» ammette. «E quando ci sono state le premiazioni finali, abbiamo avuto una certa soddisfazione».
Uno dei più inesperti, paradossalmente, era proprio Mazzari che prima d'allora non aveva mai toccato un paio di sci. «Gli Alpini ti fanno fare esercizio, ogni giorno, assieme ad altre attività come l'arrampicata su roccia. Così ho imparato. E i migliori vengono poi inseriti nelle Truppe Speciali Alpine, dove poi venivano presi i ragazzi che andavano a formare le squadre per i Ca. Sta. E così è stato per me. L'essere alpino è stata un'esperienza fondamentale, che ricordo con affetto: mi ha insegnato tante cose e soprattutto a stare in un gruppo ed esaltare il valore dell'amicizia. In più, proprio nella mia squadra, erano presenti anche alcuni piacentini; quindi, consolidare il gruppo è stato più facile».
E adesso l'ex caporale Mazzari ha cambiato completamente la sua attività, lavorando al pronto soccorso di Piacenza. Ma soprattutto non ha più usato un paio di sci. «Una volta che si è costretti a sciare tutto l'anno per 365 giorni, poi viene anche la voglia di smettere». Come dire: ho già vinto un'Olimpiade, ora posso anche riposarmi.

Cristian Brusamonti

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10/05/2013

Quella ragazzina di Bolzano che fece innamorare il tenente

«Appena l'ho vista mi sono detto: è la donna della mia vita»

Lui era un tenente alpino con le idee chiare in testa. Della montagna aveva imparato presto a percorrere i sentieri più impervi. Sapeva come orientarsi e cavarsela nelle situazioni più difficili. Ma nessuno gli aveva insegnato ad amare, finchè non incontrò a Bolzano quella ragazzina con un tailleur di colore beige, o crema come si diceva allora. Lei frequentava ancora le superiori, non sapeva che presto si sarebbe iscritta all'università - la facoltà di Legge, a Pavia - e che avrebbe amato per sempre quell'alpino tanto determinato e coraggioso nella vita quanto ancora lontano dall'innamorarsi. L'alpino non è facile ad aprirsi. Ai primi contatti con una persona nuova si irrigidisce, come certi fiori selvatici delle sue montagne, diceva don Carlo Gnocchi. Era la fine degli anni Sessanta, tempi di cambiamento. È stata Patrizia a far riscoprire a Maurizio Manfioletti che sotto la divisa, prima di tutto, c'è un cuore che batte forte e dietro a un alpino ci può essere un padre e un marito ancora innamorato di sua moglie dopo quasi cinquant'anni di vita insieme.
«La mia era stata una scelta decisa, forte - racconta Manfioletti, oggi ingegnere in pensione, dalla sua casa di Piacenza, dove vive dal 1983 - ma quando ho visto Patrizia per la prima volta, ho pensato che fosse la donna della mia vita. L'ho pensato subito, assolutamente. Ci siamo sposati il 21 ottobre 1970 a Bolzano e non me ne sono mai pentito un solo giorno. Sì, l'essere alpino mi ha portato fortuna anche in amore. Ora sono emozionato per l'adunata a Piacenza, perché ho partecipato a tante adunate, ma mai nella città dove vivo».
Maurizio e Patrizia hanno oggi due figli, Luca e Marco, di 41 e 38 anni. «A loro - racconta Maurizio - ho insegnato il valore dell'essere alpino, la solidarietà, l'amore per gli altri, la serietà. Sono stati anni bellissimi, anche se difficili. Il mondo degli alpini è un mondo pulito».
Pulito come l'amore per Patrizia. «Il primo appuntamento? L'ho convinta un giorno a "bigiare" la scuola: andava ancora alle superiori. È stato un giorno splendido, era il 9 novembre, me lo ricorderò sempre. Lei indossava un completo chiaro, è sempre stata una persona "tosta", decisa».
Maurizio Manfioletti ha inviato a Libertà la sua foto con una dedica da uomo di altri tempi, che merita di essere riportata, perché parla più di mille parole: in due righe riassume una di quelle storie "in divisa" che fanno bene al cuore. «Era il lontanissimo 1970 - scrive - e io, appena finito il corso e ottenuta la nomina a sergente, in attesa di diventare sottotenente, ho portato all'altare la ragazza di cui ero e sono tutt'ora innamorato. Che sia stata la divisa ad affascinarla…». Sarà stata la divisa, forse, ma di sicuro anche quel cuore d'alpino che ancora batte forte, ogni giorno, per quella splendida ragazza con il tailleur beige.

Elisa Malacalza

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10/05/2013

I due fratelli alpini che ad Agazzano ridiedero vita alla Combattenti e reduci

Italo e Redento Ferrari, scampati all'8 settembre, sono stati tra i primi a creare in Valluretta l'associazione dopo la guerra. «All'Adunata ci saremo anche noi»

In due totalizzano quasi duecento anni, portati con grande dignità e con nel cuore la fierezza di essere alpini. Italo (Vittoli all'anagrafe) Ferrari, classe 1919, e Redento Ferrari, classe 1921, entrambi di Agazzano sono gli ultimi due rimasti di quattro fratelli i quali hanno tutti portato il cappello alpino. Verando, classe 1914, e Medardo, classe 1923, se ne sono purtroppo già andati ma Italo e Redento continuano a tenere alto l'orgoglio di appartenere alla grande famiglia delle penne nere che per la prima volta quest'anno si riunirà a Piacenza per l'adunata nazionale. «Chissà - dicono i due fratelli di Agazzano - ci piacerebbe partecipare, vedremo se ci sarà modo di andare a Piacenza». Italo e Redento Ferrari, che sono originari della frazione di Sarturano e che furono entrambi insigniti della Croce di Guerra, furono tra i primi a dar vita mezzo secolo fa alla sezione Combattenti e Reduci di Agazzano. Italo, su proposta del presidente Giacomo Guerrieri, di recente è stato nominato dal presidente della federazione provinciale generale Raffaele Campus presidente onorario della sezione Combattenti e Reduci di Agazzano. La loro è la storia di una famiglia numerosa, erano otto tra fratelli e sorelle, che la guerra ha portato sui campi di battaglia. Tutti e quattro i fratelli si arruolarono negli alpini. Classe 1919 Italo partì il 17 marzo del 1940. Fu spedito a combattere in Grecia e Albania prima di essere mandato in Francia, passando per la Jugoslavia, dove lo colse l'otto settembre. «Eravamo allo sbando - ricorda - e da Grenoble me la feci tutta a piedi fino a Torino quando riuscimmo a salire su di un treno». Da Torino la corsa fino a Castelsangiovanni con momenti da brivido come quando i tedeschi fermarono il treno in piena notte. «Mi puntarono una lampada addosso e mi chiesero i documenti» ricorda Italo Ferrari che si salvò soltanto perché il treno si rimise in marcia lasciando i tedeschi a terra. «Arrivammo a casa carichi di pidocchi» ricorda ancora l'alpino. Anche il fratello Redento ha alle spalle un'esperienza non meno avventurosa. Arruolato nell'artiglieria alpina a gennaio del 1941 fu mandato a Torino, Susa, Sestriere e Busson (nell'alta Marna francese). «Sul finire della guerra ci portarono in Italia - racconta Redento - restammo chiusi su di un treno undici giorni senza mangiare nulla se non crusca bollita nell'acqua». Il treno venne trasferito in Calabria. «Aspettavamo una truppa alleata» ricorda l'alpino che fu poi rispedito in Liguria da dove dovette camminare a piedi per raggiungere Agazzano. «Mangiavamo i frutti che trovavamo e scambiavamo i vestiti con qualche soldo per poter sopravvivere» racconta. Una volta tornati in Valluretta i due ripresero la loro vita, mantenendo sempre nel cuore l'amore per il cappello alpino che ancora custodiscono gelosamente e impegnandosi, attraverso i Combattenti e Reduci, a mantenere vivo il ricordo di ciò che è stato.

Mariangela Milani

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10/05/2013

Dal fronte francese a partigiano: la storia eroica del generale Corbelli

Originario di Piozzano, dopo la guerra fu giudice nel tribunale militare
La famiglia: «Ci piacerebbe fosse ricordato durante l'Adunata nazionale»

La grande Adunata Nazionale sarà anche il momento per fare memoria di tutti quegli alpini che oggi non ci sono più. Figure spesso dai contorni eroici, come Domenico Corbelli, generale degli alpini pluridecorato della Seconda Guerra Mondiale nonché partigiano al seguito della leggendaria divisione Giustizia e Libertà. Classe 1916, originario di Piozzano, Corbelli trascorse gli anni della giovinezza insieme ai suoi sei tra fratelli e sorelle nella frazione di San Nazzaro dove la madre, Angela Speltini, era maestra elementare. Il padre Olinto era invece un maresciallo dei carabinieri che con tutta probabilità trasmesse al figlio un innato senso del dovere e di rispetto verso il valore della patria. «Per noi fu un esempio - dice il fratello Luigi - e anche per chi lo conobbe fu un eroe e adesso ci piacerebbe venisse ricordato in occasione di questo grande evento». La famiglia Corbelli seguì gli spostamenti della madre che nel frattempo era stata trasferita a Gragnano. In particolare Domenico ne seguì anche le orme visto che studiò al Colombini per poi diventare maestro. Un lavoro questo che lo portò in seguito a trasferisi a Brunico, in Val Pusteria. Fu qui che decise di arruolarsi nel corso allievi ufficiali di completamento a Bassano del Grappa, al termine del quale divenne ufficiale permanente. Allo scoppio della guerra fu spedito in Francia, con l'11esimo battaglione alpini Bolzano divisione Pusteria. Durante questa prima esperienza, che terminò con l'armistizio con la Francia, il coraggio dimostrato gli valse una croce al valore seguita da una medaglia d'argento, una croce al valore e una promozione come capitano per l'eroismo dimostrato sul fronte greco albanese dove Domenico Corbelli, nonostante fosse ferito alla schiena, non si mosse dalla sua postazione. Le vicissitudini dell'alpino originario di Piozzano non terminarono qui. In seguito fu spedito in Montenegro dove l'8 settebre del 1943, giorno dell'armistizio, anziché arrendersi riuscì a rientrare con una parte dei suoi uomini. A questo punto iniziò la seconda parte dell'esperienza di Corbelli il quale, rientrato a Gragnano, decise di raggiungere i partigiani sopra Perino. Fu il leggendario comandante Fausto Cossu a dare a Corbelli il compito di riorganizzare le fila dei partigiani, della Valtidone e Valluretta, provati dopo i terribili rastrellamenti del 1943. Durante questo periodo ci fu un altro degli appuntamenti con il destino quando, fermato a Groppo Arcelli da una truppa di repubblichini, Corbelli fu catturato dopo essersi attardato per nascondere una lista con i nomi dei suoi compagni. Incarcerato a Piacenza si salvò perché fu scambiato per un ufficiale tedesco. Terminata la guerra tornò ad indossare il cappello alpino ricoprendo vari incarichi a Cuneo, Brunico e Verona fino a diventare generale e anche giudice presso il tribunale militare di Verona. Si spense nel 1989, a 73 anni.

mar. mil.

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10/05/2013

«Rinunciò al Tour de France per servire la Patria sul Carso»

L'alpino Carlo Gatti, gragnanese: al fronte ritrovò un amico

E' stato uno dei primi piacentini - probabilmente il primo - a vincere una corsa importante di ciclismo su strada, la Milano-Busalla del 23 aprile 1911. Ed era anche un valoroso Alpino del 3° Reggimento, 232/ma Compagnia, battaglione "Valdora". Parliamo di Carlo Gatti, gragnanese, di una famiglia radicata nel territorio da varie generazioni. «Aveva la possibilità di partecipare ad un Tour De France ma ha preferito servire la Patria e partire per la Prima guerra mondiale», afferma il settantanovenne Gianbattista Gatti, figlio di Carlo, ricordando le avventure del padre. Gianbattista, quando è diventato a sua volta genitore, ha deciso di chiamare Carlo anche il suo erede, proprio in suo onore. Carlo è, oggi, il titolare del bar Gatti che si affaccia sulla piazza della chiesa di San Michele Arcangelo, a Gragnano. Locale, che era anche trattoria fino agli inizi degli anni '90, tramandato di generazione in generazione. Ma torniamo a quel passato da "penna nera" di Carlo Gatti, nato il 4 febbraio del 1893, a Gragnano. «Papà mi ha raccontato - ricorda Gianbattista - di aver combattuto sul Carso e di essere stato uno dei primi ad entrare a Gorizia. Proprio sul Carso, combatteva senza saperlo a fianco di un altro gragnanese, Mario Pinotti. Il modo in cui s'incontrarono al fronte è quasi da non credere. Una sera durante una ramanzina di un generale ad alcuni militari, mio padre si lasciò andare con un'espressione in dialetto piacentino». Pinotti, che si trovava a diversi metri da Gatti, sentì quelle parole e disse: «Questo non può che essere Carletu dla Gatta», ricorda Gianbattista, memore dei racconti del papà. «Stettero insieme qualche ora a chiacchierare, si erano ritrovati in guerra due vecchi amici e compaesani». Da aneddoti curiosi ad altri più tristi, propri del volto meno umano di un conflitto. «Una volta mi disse di aver visto tanti morti da perdere il conto, tragedie da non credere per la loro brutalità - dice Gianbattista -. Aveva aggiunto che lui, per fortuna, era riuscito a tornare a casa sano e salvo. Mio padre era orgoglioso di essere un Alpino, di servire il suo Paese per il bene comune, seppur con grandi sacrifici. Aveva la patente e, proprio per questo, durante la guerra le alte sfere in comando lo assegnarono anche alla sezione trasporti. Nel frattempo era diventato sergente, rimanendo un fedele Alpino fino al midollo». Carlo Gatti morì a Gragnano l'11 maggio del 1966. Anni prima venne decorato con una Croce al merito di guerra per quanto fatto nel conflitto del 1915-1918. «Aveva visto tanti suoi compagni e tante persone morire - conclude Gianbattista -. Gli piaceva ricordare, quando parlava della Prima guerra mondiale, che sul campo i soldati italiani avevano vinto».

Riccardo Delfanti

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10/05/2013

Su Telelibertà tutta la sfilata in diretta, minuto per minuto

Si inizia con l'alzabandiera questa mattina in piazza Cavalli

Dopo la lunga attesa anche Telelibertà è pronta a raccontare ai suoi telespettatori l'Adunata nazionale degli Alpini, un evento storico per la città di Piacenza. L'emittente dei piacentini ha seguito le tappe di avvicinamento alla manifestazione varcando i confini provinciali con la trasmissione "Alpini, aspettando l'adunata" che ha portato la troupe televisiva a Bolzano, cuore pulsante delle Truppe alpine per intervistare il generale di Corpo d'Armata Alberto Primicerj e per conoscere più da vicino il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti, fiore all'occhiello dell'Esercito Italiano.
Ai microfoni di Telelibertà hanno raccontato le loro storie personali l'alpino più anziano, quella più giovane, vip che hanno svolto il servizio militare tra le penne nere, autorità, commercianti e gente comune che attende di assistere da vicino alla sfilata di domenica quando 80mila alpini invaderanno le vie principali di Piacenza.
Telelibertà seguirà da vicino tutti gli appuntamenti fondamentali della manifestazione: dall'alzabandiera di oggi, venerdì, in piazza Cavalli che dà il via ufficiale all'Adunata fino al "passaggio della stecca", momento conclusivo dell'evento in programma domenica sera sempre in piazza Cavalli.
Le tradizionali edizioni quotidiane del telegiornale raggiungeranno, grazie alla diretta, i punti principali della manifestazione. Venerdi 11 maggio dalle 20 alle 22 Telelibertà scenderà in piazza Cavalli per presentare in diretta l'evento ai piacentini grazie alla collaborazione di Teleboario, emittente che da anni segue in esclusiva nazionale le adunate degli Alpini. Durante la trasmissione ascolteremo le testimonianze degli organizzatori, delle autorità e dei cittadini illustrando nel dettaglio gli appuntamenti previsti.
Nella giornata di domani, sabato, Telelibertà trasmetterà alle 18.30 la Messa solenne che verrà celebrata in Duomo e alle 20.30 il saluto e il commento delle autorità dal Teatro Municipale. Nella giornata di domenica i piacentini potranno seguire in diretta su Telelibertà 2 (LCN 289) tutta la sfilata a partire dalle 9 fino al termine della manifestazione. Telelibertà (LCN 98) proporrà le edizioni del telegiornale delle 13.15 e delle 19.30 in diretta da piazzale Libertà dove sarà collocata la tribuna d'onore. L'emittente locale seguirà in diretta la sfilata dell'ultima sezione, quella di Piacenza, che raggiunto il Dolmen, a differenza delle altre sezioni, svolterà su corso Vittorio Emanuele per raggiungere piazza Cavalli dove consegnerà la "stecca" alla città di Pordenone, assegnataria dell'adunata del 2014. Dopo il momento conclusivo lo spazio sarà dedicato ai commenti e al bilancio di un evento unico per la nostra città.

Nicoletta Marenghi

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10/05/2013

Programma e servizi

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10/05/2013

Cosa Cambia in città

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10/05/2013

Mostre e concerti

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10/05/2013

La grande festa in tempo reale collegandosi a www.liberta.it

Nella sezione "Adunata alpini" sono raccolte tutte le informazioni di servizio
Sul sito, oltre alla sfilata in streaming, spazio anche a notizie, servizi e curiosità

L'Adunata nazionale degli alpini inizia oggi, ma www. liberta. it vanta già un primato: è il sito internet che nelle ultime settimane ha dedicato il maggior numero di post e servizi all'evento che ha portato decine di migliaia di penne nere a Piacenza e provincia.
La marcia di avvicinamento del sito internet dell'Editoriale Libertà a questo storico appuntamento per la nostra città è iniziata addirittura a fine 2012, con le prime mosse del comitato organizzatore, i sopralluoghi, le visite istituzionali e anche i reportage che i nostri giornalisti hanno effettuato andando a visitare i principali reparti operativi degli alpini sparsi in tutto il Nord Italia.
A dire il vero, l'argomento aveva riempito le pagine web di www. liberta. it già dalla sua nascita, tanto che sono ormai un centinaio le notizie e i post che sono stati pubblicati sull'argomento nei soli ultimi 5 mesi.
Un flusso di servizi e di approfondimenti che sono stati racchiusi anche nella speciale sezione "Adunata alpini", dove possono essere consultate tutte le informazioni di servizio indispensabili per coloro che arriveranno a Piacenza per seguire la grande Adunata, ma anche dai piacentini che si troveranno coinvolti in quello che è da considerare il maggiore sforzo organizzativo che ha mai interessato non solo la città, ma tutto il territorio.
E' grazie al nostro sito, ad esempio, che i cittadini hanno potuto scoprire in anteprima i confini della "zona rossa" in cui è di fatto proibito il traffico fino a lunedì notte e sempre nella apposita sezione chiunque può sapere se e quando può raggiungere in auto la propria abitazione, sfruttando le poche ore disponibili e i percorsi obbligatori indicati dal Comune.
Ma al grande lavoro di preparazione svolto dalla redazione di www. liberta. it sta seguendo uno sforzo altrettanto enorme per seguire minuto per minuto tutti gli eventi dell'Adunata nazionale delle penne nere e le notizie che vi sono correlate.
Il momento clou sarà domenica con la sfilata che durerà per tutto il giorno, ma già da tempo vi stiamo raccontando l'arrivo degli alpini, il loro "accampamento" in città, la reazione dei piacentini, le sensazioni di chi è immerso per tre giorni in un appuntamento che sarà ricordato per sempre da chi lo ha vissuto.
Una sinergia che ovviamente comprende il quotidiano Libertà e la televisione dei piacentini, Telelibertà: grazie alla tecnologia streaming, infatti, da qualsiasi computer o smartphone potrà essere seguita la diretta della maxi-sfilata di domani. Basterà infatti collegarsi con www. liberta. it per poter vedere tutte le fasi, dalla prima all'ultima penna nera che attraverserà le vie di Piacenza.
Ma non solo: la collaborazione tra sito e tv consentirà di poter vedere anche dal nostro sito internet tutte le notizie, le interviste e le curiosità contenute nei servizi mandati in onda dai telegiornali di Telelibertà. In modo che coloro che animeranno la nostra città, tra cerimonie ufficiali e momenti conviviali, potranno rivedersi anche senza aver bisogno di un televisore.
Libertà, Telelibertà e www. liberta. it sono l'unico modo per non perdersi proprio nulla dell'Adunata nazionale che sta invadendo Piacenza.

Michele Rancati

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10/05/2013

«Dopo 70 chilometri nella neve combattemmo contro i ribelli»

I ricordi di Antonio Barbieri, decano degli alpini di Ferriere

Antonio Barbieri, classe 1920, abitante a Pomarolo di Ferriere, alla Festa Granda dello scorso settembre è stato premiato come l'alpino più anziano del gruppo di Ferriere. Ora parteciperà alla sfilata di Piacenza sulla camionetta dei reduci. E dimostra 15 anni in meno, tant'è che uno dei suoi hobby è la caccia della selvaggina. Partì per la guerra il 20 marzo 1940. Chiamato in caserma a Piacenza, gli fu dato il cappello con la penna nera e fu destinato al battaglione di Exilles. Trascorsi due mesi a Bardonecchia, fu poi trasferito al battaglione Pinerolo. «Da Pinerolo siamo andati a piedi fino in Francia - racconta Barbieri - passando sul Moncenisio, valicando i passi del Piccolo e Gran San Bernardo. Mi viene ancora da piangere pensando a quei giorni. Nove mesi a presidiare la zona, prima che il battaglione Pinerolo fosse destinato alla Grecia». Dove Barbieri non andò. «Ero conducente di mulo - spiega - animale che veniva utilizzato per portare munizioni e viveri. Me ne avevano dato uno cattivo, che mi diede un calcio in fronte. Così rimasi a Pinerolo, in infermeria, mentre gli altri partirono».
Nel 1941, però, fu inviato in Montenegro. «Partimmo il 13 dicembre. Ci imbarcarono a Bari e siamo sbarcammo il giorno dopo alle 5. Mentre eravamo ancora sulla nave ci fecero caricare le pallottole in canna e, scesi, ci diedero subito il comando di attaccare i ribelli montenegrini. Morirono subito il comandante di battaglione, due tenenti e un sergente». Dovette poi raggiungere la capitale, Cetinje, percorrendo a piedi 70 chilometri con zaino fardellato e due metri e mezzo di neve, fino alla zona di operazione per iniziare a conquistare il monte Uzdomir e combattere contro i ribelli. «In una settimana noi alpini raggiungemmo la vetta. Non avevamo un fronte, i ribelli ci attaccavano da tutte le parti. Avevano le nostre armi e munizioni, ottenute da un colonnello che aveva tradito. Anche noi conducenti abbiamo dovuto combattere. Su quei sentieri il sangue scorreva. Dirlo è niente. Bisognava trovarsi là per capire. Tutti avevamo due pallottole di riserva per ucciderci se ci avessero preso: temevamo che ci avrebbero inflitto per vendetta una morte terribile». E quanta fame. «Sono stato cinque giorni senza mangiare. Le gambe non mi reggevano più, mi facevo trasportare per inerzia appoggiando il corpo alla soma del mulo». Tredici mesi sempre all'attacco e all'erta, fino alla resa e all'ordine di ritirata. «Gli alpini sono un corpo pregiato - conclude - e l'orgoglio è tanto, anche se chi ha combattuto ha visto cose molto brutte».

Nadia Plucani

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10/05/2013

Dall'insegnamento alla politica guidato dal suo "cuore alpino"

Frontini: «I piacentini sapranno cogliere il valori dell'Adunata»

«I piacentini sapranno cogliere il valore morale, sociale, ed economico dell'evento che avranno il privilegio di ospitare, dimostrando indulgenza per i modesti disagi che questa invasione gioiosa e talvolta anche folcloristica comporterà. L'auspicio è che tutti si uniscano in allegria e slancio, dimostrando così che anche i piacentini hanno colto il senso profondo dell'Adunata». L'appello parte dall'alpino Fausto Frontini, la cui vita è una "testimonianza alpina", di quelle difficili da trovare. Dura come l'aria di montagna, ma vera, schietta, forte. Per Frontini, la montagna, simbolo della vita alpina, è sinonimo prima di tutto dell'essere tutti uguali. «Sì, è così - racconta -. Non si fa distinzione tra ufficiali e sottoufficiali, ognuno dà il meglio di sé, rispondendo all'appello con orgoglio. La collaborazione tra ogni alpino nasceva in modo spontaneo, una sorta di patto suggellato dal canto, dalla fatica, perché nel sacrificio si matura, si cresce insieme, consapevoli del forte senso di appartenenza e di condivisione nelle difficoltà che caratterizza l'essere alpino: i nostri segni distintivi sono il cappello e la penna nera, un sigillo destinato a rimanere per sempre».
È proprio per mantenere salda l'adesione a questi valori ideali che le Penne nere partecipano in massa alle Adunate Nazionali. Quest'anno tocca a Piacenza e, a sfilare, saranno prima di tutto i valori che hanno contraddistinto la vocazione di Frontini: il rispetto della dignità delle persone, l'orgoglio dell'identità nazionale rappresentata dalla bandiera, il culto della libertà e il desiderio di verità e amore per il prossimo, «valore inscalfibile nel tempo, espressione di inesauribile giovinezza» sottolinea Frontini. Una famiglia alpina quanto mai distante dalla società di oggi, che Frontini definisce «sfilacciata». Aveva richiesto lui stesso di essere assegnato al corpo alpino. «Fin da ragazzo avevo questa passione per la montagna -ricorda -. Amavo la fatica della salita, risolta nella gioia della conquista della cima. Non ho mai dimenticato quegli anni da alpino, tanto che, vinto il concorso come insegnante, quando venni assegnato a Rustigazzo, celebrammo il centenario dell'Unità d'Italia fondando un gruppo Alpini. Il mio contributo per la sezione non è mai mancato».
Frontini è stato assessore comunale di Piacenza dal 1998 al 2002, consigliere regionale a Bologna dal 1980 al 1995, presidente della Commissione "Territorio - Urbanistica - Ambiente" della Regione Emilia-Romagna dal 1985 al 1995, vice presidente della Commissione permanente "Cultura e Scuola" della Regione Emilia-Romagna dal 1980 al 1985, consigliere provinciale a Piacenza dal 1975 al 1980 e insegnante di lettere, filosofia e storia negli istituti superiori e nei licei dal 1964 al 1980. Ma soprattutto, ovunque sia stato e ovunque andrà, resta sempre un "cuore" di alpino.

Elisa Malacalza

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10/05/2013

Vent'anni dopo a Rossoch nell'asilo lasciato dagli alpini

I ricordi dei "veci" di oggi che a settembre partiranno con l'Ana

Dopo vent'anni gli alpini piacentini torneranno in mezzo alla steppa russa dove hanno lasciato un piccolo pezzo di un'eredità di amicizia e riconoscenza. La destinazione è Rossoch, cittadina industriale di 60mila abitanti sulla riva sinistra del Don. E' qui che nella Seconda Guerra Mondiale aveva sede il Corpo d'Armata Alpino ed è qui che, durante la drammatica ritirata di Russia, tanti soldati italiani vennero salvati dai civili del posto. Nascosti in stalle e fienili per sfuggire all'Armata Rossa. Qui, in segno di riconoscenza, 1.500 alpini di tutta Italia, nel 1992-1993, diedero vita all'Operazione Sorriso. Innalzarono dal nulla un asilo che oggi ospita 120 bambini. Alcuni verranno a Piacenza questa estate con Casa Montagna.
Ma a Rossoch, in settembre, torneranno (con un viaggio Ana) anche alcuni degli alpini piacentini che contribuirono alla costruzione dell'asilo. Fra loro Gaetano Morosoli, 75 anni, capo gruppo alpini di Vigolzone, e Graziano Zoccolan, già capo gruppo alpini di Castelsangiovanni. Partiranno, ma solo con il cuore perché in realtà non lasceranno Piacenza, anche Luigi Avogadri, 78 anni, e Bruno Ferrari, 64 anni, capo gruppo di Ziano. Avogadri, bergamasco d'origine, piacentino d'adozione, è il veterano dell'Operazione Sorriso. «Otto viaggi tra il ‘92 e il ‘93, di quelli scomodi con il C-130 dell'aeronautica militare. Facevo il cuoco di professione e mi misero e preparare da mangiare per tutto il cantiere». Il giornale russo del posto, dalla testata impronunciabile, gli dedicò anche un articolo con foto. La giornalista era molto interessata a scoprire la ricetta del risotto alla milanese. «Si tornava a casa a settembre perchè andava sotto zero - ricorda Avogadri -. I russi ci volevano bene. L'idea dei nostri "veci" superstiti della campagna di Russia era quella di lasciare un segno. Di fronte alla gente che era morta, volevamo fare qualcosa che continuasse a vivere». Le penne nere erano le benvenute. «Mi trovai ad una cerimonia di fianco ai militari russi, tutti in divisa e pluridecorati con le medaglie - racconta -, noi avevamo il nostro cappello. Per un attimo ho temuto che non fossimo graditi. Mi stavo sbagliando». Finì che Avogadri e i suoi girarono tranquillamente sulla Piazza Rossa, a Mosca, con in testa il cappello da alpini.
«Fu una decisione dei "veci" quella di costruire un asilo lassù - continua Morosoli -, come segno di ringraziamento verso i russi che li avevano soccorsi». Idraulico, Morosoli fece un viaggio solo a Rossoch, dove lavorò come aiuto lattoniere. Ci ritornò, assieme a Zoccolan, nel 2003, per il decimo anniversario dell'asilo. Zoccolan e Ferrari andarono a dare il loro contributo, sempre come volontari (come tutti), nel 1993, a cantiere avanzato. «Ho piastrellato tutti i bagni dei bambini - ricorda Zoccolan -, ora tornerò a vedere quel posto assieme a mia moglie». «Sono stato contento di aver dato una mano - dice Ferrari -. Io sono idraulico e a Rossoch ho fatto l'impianto di riscaldamento e quello dell'acqua calda. Noi alpini ci siamo sempre».

Federico Frighi

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10/05/2013

«Sacrificio e rispetto: valori che ho coltivato in Cadore»

Lì Giorgio Errichelli ha incontrato anche la moglie, Mariarosa

Giorgio Errichelli e la sua Mariarosa del Cadore sono da ventisei anni i portieri di palazzo Cheope. Anche ora che Giorgio è in pensione e potrebbe starsene tranquillo a casa a godersi il meritato riposo, quell'affaccendarsi di persone su e giù nei nove ascensori del grande palazzo in centro città sarebbe mancato troppo ai due coniugi che, quindi, continuano a dare risposta alle tante esigenze del condominio. Un condominio che, diciamolo, ha chiesto a Giorgio e Mariarosa di continuare a lavorare con la stessa passione messa negli ultimi trent'anni. E così è stato. Devozione, sacrificio, rispetto delle regole e capacità di capire la gente con uno sguardo: tutte qualità che lasciano intravedere come, dietro al portinaio Giorgio, vi sia un cuore di alpino che batte e, dietro a un grande uomo, ci sia sempre una grande donna come la sua Mariarosa.
«A diciassette anni senza troppo pensarci mi sono arruolato volontario nell'esercito - racconta Giorgio -. Non andavo d'accordo con mio padre e mi sono detto "Parto". Ho lavorato duramente, ricevendo anche alcune soddisfazioni, ho splendidi ricordi di quel periodo, anche se era indubbiamente faticoso: in caso di ispezione, si poteva marciare anche di notte, pronti e via. Prestavo servizio nel reparto macchine e sono rimasto lì fino ai 25 anni, quando mi sono congedato».
Dopo il congedo, Giorgio ha lavorato come custode allo Chalet di Monticelli, che comprendeva un ballabile - come si chiamava al tempo -, una piscina, campi da tennis. Poi, altri incarichi, fino a palazzo Cheope. Ma è stato impossibile dimenticare gli alpini, dove, nel settimo reggimento di Belluno, ha incontrato anche quella che sarebbe diventata la donna della sua vita, Maria Rosa Cattel. «Ero già sergente maggiore, e a Pieve Cadore l'ho vista per la prima volta - ricorda Giorgio, che dagli alpini ha imparato soprattutto a non dar sfoggio dei sentimenti e a mascherarli con una battuta e un sorriso sempre pronti -. Tornassi indietro? Non mi sposerei, assolutamente - ride -. No, non è vero, devo tanto a Cadore. Lì abbiamo anche fatto crescere nostro figlio per due anni, si è irrobustito con quell'aria, è un ragazzo forte. I valori alpini sono chiari: cerchiamo di essere sempre pronti al sacrificio, capaci di rimboccarci le maniche. Ho 69 anni e nonostante sia in pensione continuo volentieri a lavorare: per "piegarmi", ce ne vuole. Non sono un uomo da "bar", sono un alpino».
Maria Rosa sorride. «Non è lui che si è pentito di avermi sposata - precisa - sono io che mi sono fregata, ormai siamo insieme da tantissimi anni». E scoppia a ridere. Anzi, scoppiano a ridere. Insieme. Insieme come da cinquant'anni, sempre insieme, tutti i giorni, e ancora capaci di sorridere, ma soprattutto di impegnarsi per le cose importanti.

Elisa Malacalza

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10/05/2013

«All'armistizio decidemmo tutti di combattere: "Mai in gabbia"»

Carpaneto, Pino Carini ricorda la guerra e il ritorno a casa

La zona di Carpaneto ha sempre dato molti giovani alle truppe alpine. Uno degli anziani del gruppo locale è Giuseppe Carini, nato a Ciriano di Carpaneto il 3 ottobre 1919: il padre Pietro lavorava sulla linea tranviaria Piacenza Lugagnano; erano quattro fratelli. Il giovane Giuseppe, "Pino", ricorda ancora molto bene che alla visita medica al Distretto militare incontrò il colonnello Ugo Fermi di Carpaneto, amico del padre, che gli comunicò che era stato assegnato al reggimento artiglieri "Alessandria". L'ufficiale gli chiese se era contento e il giovane, facendosi coraggio, rispose: «Tutti i miei amici sono alpini, avrei preferito essere con loro». Il desiderio venne esaudito. Il 13 marzo 1940 venne chiamato alle armi e assegnato al battaglione Exilles del terzo reggimento Alpini della divisione Taurinense. Un rapido addestramento e venne inviato a combattere sul fronte francese e poi nei Balcani. «All'armistizio dell'8 settembre 1943 gli alleati tedeschi divennero avversari - ricorda - ed il nostro capitano ci riunì per spiegarci la situazione, e ci chiese: "Volete essere uccelli di bosco o uccelli in gabbia? " Decidemmo di rimanere uniti e uccelli di bosco, ossia soldati dell'esercito italiano che non volevano consegnare le armi agli ex alleati tedeschi. Rimanemmo soli ed isolati per circa un mese - continua - con quelle poche scorte di viveri e munizioni che avevamo, senza poter ricevere rifornimenti dall'Italia. Altri reparti si arresero ai tedeschi e furono inviati in campi di concentramento. Il nostro venne circondato dai soldati tedeschi e resistemmo sin quando potemmo, anche noi fummo fatti prigionieri ed invianti in campi di lavoro per la riparazione e conservazione delle strade di collegamento che venivano continuamente bombardate dagli aerei angloamericani». A guerra finita, dopo diverse peripezie, Carini riuscì ad imbarcarsi a Spalato su una nave mercantile diretta a Venezia e da qui in treno a Piacenza ed a piedi fino a casa, dove arrivò il 29 giugno 1946. Dal 1947 lavorò per l'impresa di lavori stradali Astorri, nei primi anni ‘50 venne assunto dal Comune di Carpaneto come cantoniere, diventando capo cantoniere. Sposato nel 1958 con Adele Parenti, due anni fa è rimasto vedovo. Ora trascorre le giornate nel suo appartamento, dove c'è una stanza piena di ricordi: il cappello alpino, i quadri con la croce di guerra, le medaglie della campagna e tante fotografie. Tutti i giorni Pino si tiene aggiornato leggendo Libertà e guardando la tv. Poi, tempo permettendo, fa passeggiate a piedi.

Pietro Freghieri

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10/05/2013

«Noi nella divisione Garibaldi a fianco delle truppe jugoslave»

Guglielmo Naturani, 94 anni, decano degli alpini di Carpaneto

Il decano degli alpini di Carpaneto è Guglielmo Naturani, 94 anni. Come tanti altri giovani della zona, durante il sevizio militare è stato nel battaglione Exilles del Terzo reggimento Alpini della divisione Taurinense, e ricorda ancora chiaramente quel periodo di guerra, in cui ha perso alcuni amici. Chiamato alla leva nell'aprile del 1939, venne inviato per un periodo di addestramento nel forte Exsilles, da cui prende il nome il battaglione. All'entrata in guerra dell'Italia, nel giugno del 1940, partecipò alla campagna di Francia. Dopo un periodo nella zona di Torino, la divisione venne inviata a combattere in Jugoslavia: Guglielmo Naturani si trovò nella stessa compagnia con gli amici di Carpaneto Arciso Lugani e i fratelli Cagnolini. Nel settembre 1943, quando l'Italia chiese l'armistizio alle truppe angloamericane, gli ex alleati tedeschi divennero nemici e dove poterono disarmarono i soldati italiani mandandoli in campi di prigionia. La divisione alpina Taurinense non si arrese e con i resti della divisione Venezia formò la divisione autonoma Garibaldi che combattè a fianco delle truppe jugoslave. Al termine della guerra le divisioni ricevettero una speciale medaglia da Tito a riconoscimento della collaborazione contro le truppe tedesche. Il diretto superiore di Naturani era il tenente Renato Villa, diventato generale, che incontrò dopo tanti anni in un raduno di Alpini: insieme ricordarono i nomi di tanti soldati che allora erano con loro, e gli avvenimenti del periodo di guerra.
L'alpino Guglielmo Naturani, socievole e sempre con il sorriso sulle labra, era nato a Case Bruciate di Carpaneto il 13 aprile 1919. Erano quattro fratelli, il padre Carlo era muratore. Anche Guglielmo cominciò in giovane età a seguire il padre per aiutarlo, un lavoro che poi proseguì per tutta la vita. Nel 1947 il matrimonio con Maria Dallavalle, morta due anni fa, da cui ha avuto un figlio, Giuliano. Ora vive nel suo appartamento a Carpaneto, vicino alla famiglia del figlio che, ogni giorno di buon mattino, va a comprare per lui "Libertà", che Guglielmo legge da sempre, e specialmente in questo periodo per seguire le notizie sulla preparazione dell'adunata nazionale delle penne nere di Piacenza. Al pomeriggio Guglielmo, accompagnato dal figlio in auto, frequenta il circolo "Le Primavere" e gioca a carte con gli amici fino a sera.

Pietro Freghieri

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10/05/2013

Don Federico: vocazione nata durante il servizio negli alpini

«Esperienza di ascolto e condivisione con i miei commilitoni»

Abito talare e cappello alpino. Li porta entrambi don Federico Tagliaferri, parroco del Preziosissimo Sangue. Il suo salone parrocchiale in questi giorni ospita un centinaio di penne nere per l'adunata nazionale. Per il "don" l'esperienza del servizio militare tra gli alpini è stata uno spartiacque. Ha cambiato la sua vita: appena maggiorenne l'ingresso in caserma; una manciata d'anni dopo quello in seminario.
«In quell'esperienza di ascolto e di condivisione che mi trovai a vivere con i miei commilitoni - confessa don Federico - erano già presenti i germi della mia vocazione. La mia lontananza da casa, la lenta conquista dell'autonomia, le difficoltà vissute inizialmente, mi hanno permesso di scoprire le mie risorse, mettermi in gioco. In una parola: crescere e formarmi una personalità».
Erano d'altra parte quelli gli anni della cosiddetta maggiore età. Federico, nativo di Sarmato, appena diplomatosi all'Iti di Piacenza, venne chiamato alla leva obbligatoria, nel terzo scaglione 1984. Prima il Car (Centro addestramento reclute) a Codroipo, poi l'inquadramento nel gruppo artiglieri da montagna "Conegliano", presso la Caserma "Piave" di Udine città, 15esima batteria.
Federico entrava come soldato semplice, ma si congedò con il massimo grado per chi compie il servizio di leva obbligatorio: Cms, Caporal Maggiore Sergente. Divenne di fatto caporale istruttore, giovanissimo e scoprendo le sue doti di guida. «Quando il mio caporale istruttore mi selezionò perché coordinassi i miei compagni, mi stupii. In un contesto in cui ti uniformi agli altri (anche visivamente) trovare segni distintivi non è facile. Eppure lì io scoprii la mia identità e il mio caporale riconobbe in me delle doti. Ricevetti l'incarico di condurre la batteria. Imparai a prendermi le mie responsabilità e ad assumermi anche la responsabilità degli altri. Tutto quello che è venuto dopo, compresa la vocazione sacerdotale, non è stato un caso. E' nata in caserma la mia indole all'ascolto. Ho capito quanto importante sia l'Altro», racconta don Federico che ha peraltro intrapreso un percorso di formazione nell'ambito del counseling e in collaborazione con l'associazione La Ricerca.
L'esperienza di alpino è stata feconda anche per altri aspetti: «L'educazione al rigore e l'amore per la montagna». «Ci facevano fare le parate vestiti da alpini sciatori - ricorda don Federico - In realtà io non sapevo sciare, ma appena tornato da militare, volli imparare. L'amore per la montagna, poi, non mi ha più abbandonato. Sono tornato tante volte in Carnia (Friuli), ho fatto numerosi campi parrocchiali con i giovani sulle montagne del Trentino». E a proposito di giovani, don Tagliaferri vedrebbe di buon grado la reintroduzione del servizio di leva. «Non per azioni di guerra, ma per abituare i ragazzi a intervenire in caso di calamità naturali, alluvioni, terremoti. Stare un certo periodo lontani da casa, serve a rompere il guscio, ad imparare a guardare il mondo, ad incontrare gli altri, che poi diventano parte di te. Oggi per me incontrare un alpino è come trovarmi di fronte ad un fratello».

Donata Meneghelli

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10/05/2013

«A Bassano ho trovato amici: saranno da me per l'adunata»

Castelvetro: la penna nera più anziana del gruppo, attiva nel sociale

A settembre compirà 79 anni ed è la penna nera più longeva del gruppo di Castelvetro. Parliamo di Dismo Salotti, alpino nato nel 1934 a Castellarquato e che attualmente risiede a Monticelli, pur essendo iscritto al gruppo castelvetrese guidato da Mario Piacentini. Dismo si gode la pensione, dopo aver lavorato come autista di autobus sulla linea Piacenza-Cremona, «anche se per sette anni - osserva - ho svolto la professione a Milano». Per rievocare l'esperienza da giovane alpino, non servono domande, perché il suo racconto è fluido. «Ero preparato al militare - spiega Salotti - perché a casa mia l'hanno fatto tutti. Mio padre, nato nel 1891, è partito nell'ottobre del 1911 ed è tornato nel 1919, affrontando la guerra di Libia e il primo conflitto mondiale. Lo stesso è accaduto più tardi con i miei due fratelli: il maggiore, nato nel 1922, è stato impegnato dal 1942 fino alla seconda guerra mondiale, mentre l'altro, nato nel 1926, è stato chiamato nel 1947 per essere congedato l'anno successivo».
Quindi torna all'esperienza personale. «Ho fatto l'addestramento a Bassano del Grappa a settembre del 1956 prima di essere trasferito a Tolmezzo al comando dell'ottavo reggimento degli alpini. Facevo parte del plotone trasmissioni: sono stato accolto nei primi giorni da neve e pioggia ed ero un po' scoraggiato, poi le cose sono andate meglio. Ho legato con alcuni ragazzi friulani e ora per l'adunata di Piacenza due di loro saranno ospiti a casa nostra». Infine, Dismo Salotti racconta il suo rapporto con il territorio della Bassa piacentina. «Mi sono iscritto - spiega la penna nera più longeva del gruppo - agli alpini di Castelvetro quando sono andato in pensione, circa quindici anni fa. E' un gruppo molto dinamico e mi trovo molto bene. Fa effetto al giorno d'oggi vedere chi non pensa a ricevere, ma a dare e fare per fini benefici». «Nel corso degli anni - aggiunge - ho prestato servizio alla Pubblica assistenza di Monticelli (che raggruppa come noto anche Caorso e Castelvetro, ndc), svolgendo sempre i turni notturni, mentre sono stato iscritto all'Avis, prima a Fiorenzuola, poi a Bergamo dove mi recavo per lavoro e infine a Monticelli». Infine un giudizio sull'adunata nazionale che quest'anno farà tappa nella nostra città. «E' una soddisfazione per tutta Piacenza - conclude Dismo Salotti - è sicuramente una bella manifestazione non solo per gli alpini di tutt'Italia, ma anche per tutti i piacentini».

Luca Ziliani

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10/05/2013

«Spirito alpino fin da piccolo: mio padre ferito, io battezzato»

Fiorenzuola, Franco Meneghelli: il militare mi abituò all'umiltà

«Ho vissuto e sperimentato lo spirito alpino fin da bambino. Mio padre Gaetano, più conosciuto come Tanèn, si sentiva orgoglioso di due cose: la sua professione di muratore capomastro e di essere alpino». Così ci racconta Franco Meneghelli, classe 1941, tenente alpino, padre di cinque figli, attivo nel mondo del volontariato e nel gruppo Ana di Fiorenzuola. «Essere e sentirmi alpino mi dà la strana sensazione di essere sempre giovane».
Anche il padre fu alpino: classe 1910, Gaetano svolse il servizio militare nel 1931, nel Battaglione Exilles del terzo reggimento Alpini con sede a Bardonecchia, ottenendo i galloni di caporale. «Di quel periodo mio padre ricordava tristemente il recupero delle salme degli alpini del battaglione Fenestrelle, travolti da una valanga durante le esercitazioni invernali. Nel novembre del ‘40, mentre era in attesa della mia nascita, fu richiamato alle armi e nel febbraio ‘41 inviato al fronte greco-albanese (battaglione Val Fella, primo reggimento della Julia). Ferito a un braccio e a una gamba, si tamponò il sangue con una maglia di lana che mia mamma gli aveva spedito. Venne rimandato a casa. Per una strana coincidenza io, nato il 4 marzo, venivo battezzato l'8 marzo, giorno del suo ferimento».
Gaetano fu legatissimo al capitano Arturo Govoni, allora presidente della Sezione Ana di Piacenza. Tanen non mancava mai ai raduni; orgoglioso che nel frattempo anche il figlio fosse diventato alpino. «Io gli avevo ceduto uno dei cappelli che avevo in dotazione - racconta Franco - Nel '67 infatti ero stato accettato al 48/mo corso Allievi Ufficiali di Complemento. Avevo chiesto di essere assegnato alle truppe alpine e rimasi deluso quando, invece che alla Scuola Alpina di Aosta, venni assegnato alla Scuola di Artiglieria di Foligno, ma mi rasserenai quando seppi che nella scuola c'era la specialità di Artiglieria da Montagna. Mi dissero che gli artiglieri dovevano avere un'altezza minima di 1,70; pur essendo 1,70, raccomandai al soldato che effettuava la misura che se fosse mancato 1 mm arrotondasse a 1.70. Mi guardò sorpreso; erano pochi quelli che chiedevano di andare nella specialità montagna; infatti oltre al normale addestramento avevano a che fare con muli, pezzi da montare e spostamenti a piedi». Franco ricorda quello come un periodo in cui si temprò: «Mi abituò alla fatica, a sopportare situazioni poco comprensibili per un civile e mi forgiò non nell'arte militare, quanto piuttosto nell'umiltà».
Dopo il corso Meneghelli fu assegnato come sergente al Gruppo Belluno del terzo Reggimento Artiglieria della Julia con sede a Tarvisio. Il capitano Govoni, che curava da Piacenza i suoi "bocia", consigliava loro di farsi assegnare alla Julia. Meneghelli venne poi nominato sottotenente e assegnato al Gruppo Conegliano con sede a Gemona del Friuli. Il congedo arrivò nel giorno del patrono di Fiorenzuola.
«Ricordo che pochi giorni prima, il capitano della mia batteria mi disse che era stato soddisfatto del servizio da me svolto. Aveva una sola osservazione: più che un superiore per i soldati ero stato un fratello maggiore (io avevo 26 anni, loro 20). Gli risposi che per me quello era il miglior elogio che potesse farmi».

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10/05/2013

«La mia prima morosa ammazzata dai mongoli»

I ricordi di Luigi Solari, alpino e combattente partigiano

Le difficoltà e le asperità della montagna. Ma anche le ferite e le salite che la vita gli ha messo davanti. Luigi Solari, classe 1924, tra i reduci alpini più anziani del gruppo comunale Ana di Fiorenzuola, è abituato a "resistere". Ha resistito agli attacchi nazi-fascisti durante la lotta partigiana a cui partecipò combattendo nella Divisione Valdarda. Ha resistito agli attacchi della vita: la morte improvvisa (tanti anni fa) della sua unica figlia Teresa, investita sulla strada; e quella più recente (quest'inverno) della sua amatissima moglie Maria.
Incontriamo Luigi a Fiorenzuola, la città che lo ha adottato da vari decenni. Anche se lui per lo più ha fatto l'agricoltore, nella frazione rurale di Baselicaduce (fittavolo al podere Orecchia Grossa). E poi Solari è originario di Antognano, frazione di Lugagnano. Anche suo padre era contadino. «Io falciavo l'erba a mano che avevo dodici anni» ci racconta. Lavorò finché non arrivò la leva militare. Leva militare 1925. «In realtà io ero nato il 26 dicembre del '24, ma all'anagrafe mi registrarono il 1° gennaio '25». Luigi cominciò l'addestramento militare nel corpo degli alpini. «L'8 settembre ero alla caserma Testafochi di Aosta. Mollammo la divisa e ci vestimmo in borghese e prendemmo la strada verso casa».
In quell'occasione il giovane Luigi dovette abbandonare anche il cappello alpino. Si stava addestrando come alpino artigliere da montagna per combattere sulle Alpi. Divenne partigiano, sulle colline della Valdarda.
«Per tornare a Lugagnano, dopo lo sbandamento dell'8 settembre, ci impiegammo 21 giorni. A piedi. Eravamo quattro piacentini. Una notte bussammo ad una porta per avere cibo e non ci accolsero. La gente ci vedeva come degli straccioni».
Luigi arrivò finalmente a casa. Senza il cappello con la penna nera. Ma dentro rimaneva alpino. Rifiutò di entrare nell'esercito della Repubblica di Salò e si unì ai partigiani. «Venne il guardione di Lugagnano a cercarmi in casa. Domandò a mio padre: Solari, dov'è tuo figlio? Ma io saltai giù dalla finestra e via su in montagna».
Il cappello alpino che indossa oggi Solari, lo ebbe durante un'adunata alpina a Bobbio. E' stato insignito della Croce di Guerra "al patriota Solari Luigi del Corpo Volontari della libertà". Con lui, gli amici partigiani Giovanni Anelli e Carlo Lombardelli. Combatterono insieme nella Divisione Valdarda. Stavano a San Michele di Morfasso: negli ultimi giorni del conflitto Solari scese in pianura e partecipò alla liberazione di Piacenza; tre giorni di combattimenti terminati il 28 aprile, «contro i fascistoni», come li chiama lui. Finita la guerra, nel '46 si trasferì a San Lorenzo. E il suo ricordo qui è per la moglie Maria. «Ci incontrammo a Fiorenzuola, all'osteria la Bella Villana. Lei prese un cappuccio; io un caffè con grappa». Una piccola ombra gli attraversa il viso. «La mia prima morosa invece, che era la più bella ragazza della Rocchetta, l'avevano uccisa i mongoli come un cane. Un mongolo la voleva violentare. Lei lo graffiò e lui la ammazzò».

Donata Meneghelli

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10/05/2013

Dall'esempio di Guglielmo Croci a Groppovisdomo tutti alpini

Nella frazione dell'Alta Valchero generazioni di giovani hanno seguito le orme dell'artigliere di montagna. Binelli: «Tenne alto l'orgoglio italiano»

Alfiero Binelli e Giuseppe Solari ci parlano della sezione di Groppovisdomo dell'Associazione nazionale alpini, costituita alla fine degli anni ‘70 su iniziativa di Guglielmo Croci (1913), in collaborazione con l'indimenticabile amico e storico presidente dell'Ana provinciale, capitano Arturo Covoni. I due oggi entrambi scoparsi, lasciano ai più giovani ricordi e racconti della loro gioventù trascorsa in guerra. «Ricordo le tante serate al bar del paese, quando Guglielmo mi ripeteva aneddoti dei suoi trascorsi in armi in Eritrea, Albania, Croazia, Montenegro e i nomi di capitani, generali e commilitoni che a distanza d'anni aveva ritrovato nelle adunate - racconta Giuseppe Solari, uno dei primi attendenti del Croci capogruppo -. Quando anch'io fresco congedato dal 3° Artiglieria da Montagna a Tolmezzo nel 1980 ho vissuto con lui l'esperienza dell'adunata a La Spezia, toccando con mano quel senso di amicizia e fratellanza che l'appartenenza al Corpo degli Alpini trasmette». Fatti concreti, di amore e attaccamento alla Patria che hanno difeso e al corpo degli alpini a cui appartenevano facendone per certi aspetti una ragione di vita. «Croci era stato decorato con la medaglia di bronzo al Valor Militare con la motivazione di "Artigliere Alpino animato da purissimo amor di Patria" - ha riferito Alfiero Binelli - tra i primi iniziava volontariamente, in terra straniera, una nuova campagna in contrasto con gli umilianti ordini dei tedeschi nella dura e difficile lotta, combattendo strenuamente, percorrendo migliaia di chilometri lacero e scalzo, soffrendo fame e sete opponendo la forza dell'orgoglio italiano. Altre onorificenze sono le 4 Croci al Merito di Guerra, la medaglia di Bronzo e il diploma d'onore d'appartenenza alla Divisione Garibaldi». Croci ha retto la sezione di Groppovisdomo sino al 2005, quando contava circa 25 soci alpini per la maggior parte residenti nel comune di Gropparello. La piccola frazione dell'Alta Valchero dagli anni '50/'60 ha sempre contribuito a rimpinguare le truppe degli alpini. Addirittura, agli inizi degli anni ‘90, ben tre giovani di Groppovisdomo facevano ancora parte del corpo alpino: Franco Rocca, Gabriele Negri e Alfiero Binelli. Quest'ultimo e' diventato Capogruppo nel 2006 e tutt'oggi è il coordinatore ed il referente delle varie iniziative alle quali il gruppo partecipa. Binelli racconta: «Mi sono congedato nel 1993 dopo aver trascorso la mia naia presso la Brigata Alpina Julia in Friuli. Contagiato dalla passione di Guglielmo, ho collaborato con lui sino al passaggio dell'incarico condiviso da tutti i soci. In questi anni oltre a partecipare alle adunate con un gruppo ristretto di amici alpini: Giuseppe Stromboli, Giuseppe Carini, Guerrino Ricorda e Luigi Croci, ci siamo attivati nelle manifestazioni e iniziative delle associazioni del paese».
«Recentemente abbiamo contribuito all'acquisto di tre defibrillatori, -evidenzia Binelli - con il nostro picchietto d'onore abbiamo purtroppo partecipato ai tanti commiati di nostri amici/soci che ha ridotto a 11 gli iscritti della nostra sezione». «Anche nella nostra piccola realtà - aggiunge -il senso di appartenenza alla famiglia Alpina e' sempre molto vivo e passionale. Siamo altresì consapevoli che rispetto all'impegno profuso da tanti altri nostri amici alpini soprattutto nel settore della Protezione Civile, la nostra attività e' ben poca cosa. Ma siamo comunque orgogliosi perchè proprio per quello spirito famigliare che ci accomuna sappiamo di poter condividere insieme durante l'annuale adunata nazionale i successi e gli onori attribuiti al nostro Corpo».

Ornella Quaglia

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10/05/2013

Le penne nere "in marcia" nelle file del Club alpino

Istruttori d'alpinismo, lo chef che cura i sentieri. «Cai origine del Corpo»

«Tire e tas». Taci e continua a marciare. E' un motto alpino friulano che molti piacentini hanno adottato anche dopo il servizio militare. Continuando a camminare a fianco degli altri, senza troppi clamori, sugli intricati sentieri della vita. Ma anche su quelli veri e propri. Per insegnare ad andare in montagna, per mantenere ben percorribili e segnalate le vie delle "terre alte", per difenderne l'ambiente naturale: obiettivi del Cai (Club alpino italiano) la più antica e grande associazione di alpinisti e appassionati di montagna. Quasi 320mila iscritti, un migliaio solo a Piacenza, città di pianura, ma che per decenni ha visto i suoi giovani di leva destinati in gran parte alle truppe alpine. Fra quei ragazzi, anche soci del Cai di allora e di oggi. Piacentini che hanno anche fatto "carte false" pur di trascorrere la naja fra le amate vette. E' il caso di Lucio Calderone, attuale presidente del Cai Piacenza, di cui è anche direttore della scuola di alpinismo "Bruno Dodi". Calderone avrebbe potuto fare il militare nella nostra città, dove il padre era maresciallo di artiglieria, ma già scalava le montagne e voleva continuare a farlo. «Per entrare negli Alpini - confessa sorridendo - mi ero fatto raccomandare dal dottor Guido Pagani». Cioè il suo presidente di allora, l'alpinista medico della spedizione italiana che conquistò il K2 e al quale la sezione provinciale del Cai è intitolata. Era il 1964. Calderone fu assegnato al 3° Reggimento artiglieria di montagna della Brigata Julia, a Cividale del Friuli. Ma più che arrampicate, tante marce con i muli, mesi nei campi di tiro, intere giornate a spalare la neve sui monti per fare passare le squadre con mortai e obici. E poi una scrivania di furiere. Ma non fu una delusione. «Ho molti bei ricordi. Eravamo una sessantina, una caserma piccola, una specie di famiglia». Dove capitava che alla sera fossero tutti in libera uscita. O che il comandante mettesse in palio una damigiana di vino per la squadra che, al ritorno dalla marcia di addestramento, avesse scaricato per prima il suo "pezzo", vale a dire sei o sette muli. Ma il ricordo più bello, dice Calderone, è l'amicizia con i commilitoni. «Ci raduniamo ancora ogni anno». La montagna e i rapporti amichevoli che vi nascono. «Ecco cosa accomuna gli Alpini e il Club alpino». Così la pensano anche altri due alpinisti che indossano il cappello con la penna: Pierluigi Prazzoli, che fra il 1988 e il 1989 è stato sottotenente alla Scuola militare alpina di Aosta, e Maurizio Malchiodi, che nel '79 ha scoperto la vocazione di istruttore a Udine insegnando a guidare i camion nel gruppo Conegliano. Entrambi ora sono istruttori alla scuola "Dodi" dove in 41 anni più di 1.100 piacentini hanno imparato ad andare in montagna. Certo, sottolineano, nell'alpinismo non c'è il nonnismo che ha afflitto tante reclute. «Però c'è più individualismo». Agli allievi si insegna che la solidarietà in cordata non deve mai mancare. Uno stile fatto di impegno e spirito di sacrificio che è anche quello delle Penne nere. E che si manifesta in vari aspetti della vita sociale, come testimonia Adriano Astorri, già sottufficiale al Battaglione Aosta che si divide fra Cai e Ana. Nella prima associazione fa parte del gruppo che cura 800 chilometri di sentieri nell'Appennino. E ha sviluppato la passione di cuoco che ha messo a disposizione dei terremotati nel 1996 in Umbria e l'anno scorso in Emilia, nelle tendopoli di San Felice sul Panaro, con i volontari del Cai, e a Finale, con gli Alpini, di cui oggi è il cuciniere nella sede della Sezione. Dove sovente fa notare che le Penne nere trovano nel Cai la loro origine. Astorri sottolinea che, come scrive Gianni Oliva nella sua "Storia degli alpini", ad avallare la nascita del Corpo militare, nel 1872, fu il ministro Cesare Ricotti-Magnani, fondatore del Cai nel 1863 unitamente a Quintino Sella. «Ma quando lo dico in sede - sorride - c'è chi storce il naso».

Marco Frontini

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10/05/2013

Il prete che canta il cuore della gente di montagna

Don Gianrico Fornasari, 78 anni, è l'anima del coro Ana Valnure

Da 50 anni vive in montagna, a mille metri d'altezza, in una casa attaccata alla chiesa di Groppallo di Farini, che lui guida insieme ad altre tre parrocchie, tutte in collina. Don Gianrico Fornasari è orgoglioso d'essere un prete montanaro. Lui che in montagna ci è nato (78 anni fa a Pecorara) è ci è sempre vissuto. A fargli compagnia c'è il suo cagnone Tobia, che ci accoglie quando andiamo a trovare don Gianrico, per parlare della sua passione per il canto popolare. Il sacerdote infatti una volta alla settimana («tutti i venerdì sera, cascasse il mondo») si ritrova con i cantori del Coro A. N. A Valnure nella sede sociale di Bettola. Un coro polifonico affiatato, preparato, che canta con il cuore, con l'anima della montagna. Li abbiamo apprezzati e applauditi al concerto di "Aspettando l'Adunata" (andato in scena a marzo) e in questi giorni li sentiremo ancora cantare, per allietare l'arrivo delle penne nere nella nostra città.
Don Gianrico, con il "suo" coro, alle adunate nazionali non manca mai, da 40 anni, da quando è nata la formazione, che oggi conta 30 cantori. «C'è gente che canta dalla sua fondazione - racconta il sacerdote - Il più anziano ha più di 80 anni». Il coro era sorto a Bettola come coro misto, guidato da don Vincenzo Calda. Poi la guida passò a don Gianrico che aveva già diretto il coro Menegosa. Il coro di Bettola è cresciuto grazie all'aiuto del suo compianto presidente Domenico Callegari e della moglie Donisia, attuale presidente. Il Valnure divenne Coro A. N. A nell'85. Ma la storia dell'amore di don Gianrico per il canto popolare inizia tanto tempo prima. «Mio padre da piccolo mi portava nelle osterie. Là il canto nasceva spontaneo, naturale. Lo hai mai notato? I montanari si suddividono nelle tre voci, istintivamente. La gente di montagna ha sempre cantato, mentre viaggiava, mentre lavorava, anche lontano dalla propria terra: le mondine nelle risaie e i segantini nelle foreste (erano gli stagionali che partivano per andare ad abbattere i boschi e segare assi) ».
La lontananza da casa accomuna la storia dei nostri emigrati a quella degli alpini, mandati dagli Appennini ai fronti di guerra. Nel repertorio del Coro Valnure ci sono i canti alpini, le canzoni della Resistenza, quelle del folclore di vallata. «Per scelta non cantiamo canti d'autore». Nei canti scelti da don Gianrico, le voci sono tante, ma l'anima è unica. L'autore è collettivo. E' la gente.
«Ti sei mai chiesta perché ci sono tanti canti alpini della Prima guerra mondiale e non della Seconda? - ci fa notare don Gianrico -. Perché nella prima si restò al fronte per tre anni. Nelle trincee e nelle retrovie, e si passava tanto tempo assieme. Gli alpini erano montanari: stare insieme e cantare per loro era un tutt'uno». «I volti e le storie cambiano, ma i sentimenti sono sempre gli stessi. I canti che parlano di una guerra lontana, di giovani con le mani corrose dal gelo, comunicano ancor oggi, perché sono un patto d'amicizia». Don Gianrico ci parla di fratellanza; di Gesù che scelse la montagna per il discorso delle beatitudini; dell'opera di Scalabrini per i nostri emigrati fuori confine. Don Gianrico (che ha un fratello comboniano) la sua missione l'ha vissuta in montagna. E ne va orgoglioso. «Qui restano i valori, in città diventi un numero». Solo un velo di nostalgia offusca per un attimo i suoi occhi, che hanno visto svuotarsi le amate colline. «Una volta qui c'erano otto scuole. Oggi c'è una sola classe con sei bambini».

Donata Meneghelli
 

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10/05/2013

Noi camminiam nella steppa infinita

Noi camminiam nella steppa infinita;
non sappiam dove siam, dove andiamo;
solo i ricordi nella tormenta
ci dan la forza di continuar

Se noi pensiamo al tepor della casa
sentiam il tuono del cannone che spara;
chiediam perché noi siamo venuti
in questo inferno solo a soffrir.

Se noi pensiam ad un giorno felice,
della mitraglia sentiamo il fragore;
della sua voce il fuoco ci dice
"Siete venuti solo a morir".

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10/05/2013

Con "La marcia nella steppa" rivive la poesia di un caduto

Bruno Fornelli: era un giovane alpino, ora sarà suonata a Piacenza

"Solo i ricordi nella tormenta ci dan la forza di continuar". Re, mi, fa, mi, re. Poi un mi, un altro do. Le note vanno su e giù sul rigo, scalano il pentagramma con il passo deciso degli alpini, fino a creare una marcia che evoca anche musicalmente il clima rigido della steppa. Bruno Fornelli, oggi pensionato, aveva preso lezioni di musica per corrispondenza all'inizio degli anni Sessanta, fino a raggiungere con sacrificio il suo sogno, quello di passare brillantemente l'esame di compositore a Milano e iscriversi alla Società degli autori. «Tutti i miei amici andavano nelle balere, io non riuscivo a ballare nemmeno un valzer - sorride Bruno -, per me era davvero un'impresa ardua. Un giorno mi sono deciso, "Io anziché ballare suonerò", mi sono detto. E così è stato, sono entrato nella Banda di Pontedellolio».
Poi, da Ponte, si sono aperti nuovi palchi per Bruno, che, scampato alla leva militare, frequentava gli ambienti duri dei soldati come insegnante e come ammiratore dei valori degli alpini. La sua "Marcia della steppa" - definita dall'autore nel testo una steppa «infinita» - è un piccolo capolavoro, una perla preziosa che è stata suonata e inserita nei programmi delle precedenti Adunate degli alpini e ora tornerà nella città del suo compositore. «Sono stato in Russia per un viaggio personale - dice il compositore, nella sua abitazione di Biana -. Sentendo sulla pelle quel clima così rigido ho pensato subito a cosa dovessero aver sofferto i nostri alpini, nelle campagne intorno a Mosca. Me li sono immaginati tristi, infelici, ma fermi nella loro fede. La loro unica forza credo fosse quella del sentimento, e ho deciso di cercare in tutti i modi di trasmettere in musica tutto questo. Sì, sono un ammiratore degli alpini, perché portano nei cuori la forza della disponibilità, della solidarietà».
La decisione di scrivere la "Marcia nella steppa" è nata quando Bruno ha trovato per caso, inserita in una pubblicazione, una piccola poesia, scritta da un alpino caduto in Russia. La storia è quella di un giovane, come tanti, catapultato in una tormenta, senza una bussola, pronto a farsi guidare solo dal suo cuore. Il "tepore della casa" è lontano, mentre il "tuon del cannone" è vicino. "Se noi pensiam ad un giorno felice - si legge nell'ultima strofa del testo -, della mitraglia sentiamo il fragore; della sua voce il fuoco ci dice ‘Siete venuti solo a morir'". «Questo povero ragazzo custodiva questa poesia in tasca, quando lo hanno trovato morto - racconta Fornelli -. Il fatto mi ha decisamente impressionato e ho pensato di musicare il testo. In Trentino ho mostrato la composizione al coro di Trento ed è stata inserita nella prima rassegna nazionale di cori alpini. È stata una grande soddisfazione per me, esattamente come quando ho sentito cantare e suonare la mia musica al teatro Rossetti di Trieste, un grande teatro del 1600 - conclude -. Ora? Io e la mia musica siamo pronti per Piacenza».

Elisa Malacalza

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10/05/2013

Protezione Civile, diciottomila ore di solidarietà al servizio degli altri

Tredici anni di missioni per il gruppo provinciale coordinato da Franco Pavesi
Un 2012 di fuoco: dalla neve in Romagna al terremoto nel cuore dell'Emilia

Diciottomila ore di generosità e solidarietà. Diciottomila ore di lavoro in prima linea, tra esercitazioni, prove pratiche e interventi sul campo. Questo l'importante risultato messo a segno nel corso del 2012 dalle penne nere del gruppo di Protezione civile Ana di Piacenza. Un anno che ha visto gli Alpini impegnati a partire dall'emergenza neve, vissuta ad inizio febbraio nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, durante la quale sono intervenuti 25 volontari piacentini per un totale di 860 ore. Fino al grande sforzo per il sisma in Emilia che ha coinvolto 60 volontari - pari al 75% degli iscritti al gruppo di Protezione civile - per un totale di 13 mila 700 ore dedicate a portare soccorso ad una popolazione gravemente ferita dalla violenza inattesa delle scosse. E, ancora, l'attività di antincendio boschivo svolta in Puglia nel corso dell'estate, condotta da 3 volontari in 345 ore. Una presenza massiccia anticipata dall'intervento in Liguria, in Val di Vara, per fronteggiare l'alluvione dell'ottobre 2011. «Il lavoro compiuto - commenta Franco Pavesi, coordinatore sezionale delle penne nere - è frutto della specializzazione dei volontari e dell'organizzazione della nostra struttura definita nel corso degli anni». Tredici anni, per la precisione. Risalgono infatti al 2000 gli albori della Protezione civile alpina di Piacenza.
Per farla nascere, venne costituita un'apposita commissione di lavoro. Da allora di strada ne è stata percorsa tanta. «Perseverando con tenacia e grazie all'entusiasmo del presidente Carlo Fumi, la commissione arrivò, il 21 luglio 2001, a costituire a livello ufficiale il Nucleo di protezione civile della nostra sezione», continua Pavesi. Tra le prime attività affrontate, si contano la partecipazione alle esercitazioni periodicamente organizzate su scala interregionale dal II Raggruppamento, con le esercitazioni di antincendio boschivo nei territori di Tavernola Bergamasca e all'eliporto di Villa Pighet. Senza dimenticare la presa in carico della manutenzione annuale di due sentieri realizzati dal Cai, uno nella zona della Pietra Parcellara e l'altro nelle vicinanze dei monti Lama e Menegosa.
Questo fino al salto di qualità segnato tra la fine del 2002 e l'inizio del 2003, data a cui risale il primo intervento in emergenza: quello legato al terremoto in Molise. «Un impegno crescente a fronte del quale l'obiettivo è estendere sempre più la partecipazione delle penne nere alle attività di protezione civile, anche in provincia», aggiunge Pavesi. «Ogni Alpino rappresenta di per sé un volontario d'eccellenza perché conosce il territorio in cui vive e lavora: per questo può svolgere un ruolo imprescindibile nel garantirne la sicurezza da qualsiasi rischio, da quello idrogeologico a quello sismico». Uno stimolo - quello del coordinatore - già raccolto a Borgonovo, Groppallo, Lugagnano e San Giorgio, dove sono sorti appositi nuclei di protezione civile Ana facenti parte dell'unità sezionale di Piacenza. Il tutto nella convinzione che non esistono convenienze capaci di giustificare una così grande dedizione al prossimo come quella messa in campo dai volontari. Ad animarli è un solo, grande motore: la solidarietà.

Filippo Zangrandi

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10/05/2013

Quei giorni al campo Robinson per sfuggire al terrore del sisma

A Finale Emilia per tanti alpini piacentini è stato il battesimo dell'emergenza
Una cucina da campo speciale: dai datteri per il Ramadan ai piatti per celiaci

«La mattina del 20 maggio dello scorso anno - quando si è avvertita la prima scossa - non si aveva ancora la consapevolezza della devastazione portata dal terremoto. Siamo comunque partiti per verificare l'accaduto e ci siamo trovati, fino a sera, impegnati nel montare quello che sarebbe diventato il celebre "Campo Robinson" di Finale Emilia».
Così gli Alpini di Piacenza raccontano quelle prime ore destinate a cambiare per sempre le vite di migliaia di emiliani ed emiliane, la storia della nostra regione. «Continuava a piovere: la gente usciva di case e si accalcava nei pressi delle tende così com'era: in pigiama, in ciabatte», ricordano ancora. «Subito abbiamo attivato una segreteria d'emergenza e ci siamo occupati dell'assegnazione degli alloggi, dando la precedenza ad anziani e bambini».
Tra i principali problemi affrontati, l'assenza di approvvigionamenti alimentari per sfamare i 170 ospiti della struttura di accoglienza. «Per questo abbiamo "svaligiato" il supermercato vicino, accompagnati dai Vigili del Fuoco e dai tecnici comunali dal momento che il negozio presentava lesioni derivanti dal sisma», proseguono. Dopo quelle prime ore concitate, sono iniziate le lunghe settimane che - fino ad ottobre - hanno visto le Penne nere impegnate nella gestione del campo, a partire dalla cucina. Da Piacenza sono intervenute appositamente squadre di cuochi abilitati, alla prima esperienza in emergenza.
Tra loro, Angela Magnani, Gino Acerbi, Adriano Astorri, Stefano Cricchini, Maurizio Franchi e Luciano Palombi. Un impegno che - unito a quello dei volontari Ana di tutta la regione - ha permesso di sfornare circa 1.800 pasti al giorno. Il tutto con un occhio di riguardo alle differenze culturali. «Abbiamo operato nelle settimane in cui era in corso il Ramadan», aggiungono i diretti protagonisti. «Alle 17 e 30 consegnavamo agli ospiti di fede islamica pane, datteri, latte e the: li avrebbero poi consumati durante la notte». Una capacità di prendersi cura del prossimo - quella degli Alpini - che ha permesso l'avvio di un'esperienza pilota in Emilia Romagna e, probabilmente, in tutto il Paese: quella di apposite unità di cuochi abilitati per preparazione di pasti per celiaci, necessità emersa proprio nel corso delle giornate trascorse a Finale Emilia.
Da qui la decisione - tornati a Piacenza - di chiedere all'Azienda Usl l'organizzazione di un apposito corso di formazione. Grazie all'interessamento di Anna Camminati e Lodovico Gandini, quell'idea iniziale è diventata realtà e dallo scorso 6 marzo una decina di Alpini della nostra provincia risultano titolari di questa specializzazione. «Ora siamo in attesa di avere la conferma - dall'Ana nazionale - della validità dell'attestato conseguito non solo sul territorio regionale, ma in tutta Italia: lo riteniamo importante perché in caso di emergenza, come sempre, saremo pronti a dire ancora una volta: Presenti! », concludono gli Alpini.

Filippo Zangrandi

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10/05/2013

Mare di fango o tormenta di neve, penne nere sempre in prima linea

Liberata dai detriti la sede della Croce Verde di Borghetto Val di Vara (Liguria) mentre a Cesena aiuti ai conducenti dei Tir bloccati dal freddo e dal ghiaccio

Quando la pioggia o la neve diventano nemiche le penne nere sono pronte ad intervenire. Come avvenuto il 26 ottobre 2011, in seguito alla "bomba d'acqua" caduta sulla Liguria provocando alluvioni e distruzione. Gli Alpini del gruppo di Protezione civile di Piacenza si sono immediatamente attivati e in poche ore sono arrivati sul posto, a Borghetto Val di Vara. I primi ad essere presenti, a portare soccorso. «Abbiamo trovato uno scenario spettrale, distruzione totale, fango e detriti, senza nessuna possibilità di utilizzare i telefoni e senza più luce», ricorda il coordinatore Franco Pavesi. Da qui la decisione di allestire immediatamente un ponte radio che si è rivelato fondamentale per garantire le comunicazioni: un sistema utilizzato per mesi anche da Vigili del fuoco e Carabinieri. «Inizialmente abbiamo liberato dal fango la sede della locale Croce Verde per dar vita in quei locali ad un refettorio di fortuna», aggiunge. Giorno dopo giorno, hanno continuato ad operare sul campo: tra le attività svolte, oltre allo sgombero di detriti e la pulizia delle abitazioni, anche il disgaggio di massi e alberi su frane e dirupi, assistiti da squadre di autoprotezione di soccorso nei cantieri più critici e da autoambulanze fuoristrada, in accordo con il 118.
Il tutto per tre settimane consecutive, prima di fare ritorno a Piacenza.
Ma sarebbero trascorsi solo pochi mesi perché una nuova emergenza bussasse di nuovo alle porte. Era l'inizio di febbraio 2012 quando un'eccezionale nevicata si è abbattuta sulle province di Forlì-Cesena e Rimini. «Si è trattato di una precipitazione particolarmente intesa che ha determinato il blocco dei tir nella zona industriale di Cesena», continua Pavesi. «Abbiamo portato soccorso agli autisti, collaborando alla gestione della viabilità e all'allestimento della cucina da campo: sembra poco, ma qualcosa di caldo da bere è fondamentale in quei momenti, quando il freddo è pungente e il traffico non riparte». Le penne nere sono state inoltre impegnate nel lavoro fianco a fianco con i Vigili del fuoco per lo sgombero dei tetti dovuto al sovraccarico della neve. «Quando si verifica un'emergenza si parte sempre dal punto zero: ti guardi indietro e non scorgi nulla», commenta ancora il coordinatore degli Alpini. Questa la ragione per cui è importante il ruolo svolto dal volontariato di protezione civile: dona speranza alle persone che si trovano in difficoltà. «Un giorno siamo tornati a Borghetto di Vara, dopo mesi dall'alluvione. Una signora ci ha riconosciuto e si è rivolta a noi dicendo: "Se non ci foste stati voi, non ce l'avremmo mai fatta! " Era una riconoscenza sincera la sua. Quella riconoscenza che viene dal cuore».

Filippo Zangrandi
 

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10/05/2013

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09/05/2013

Gli Alpini si adattano

Gli Alpini si adattano («Altrimenti non saremmo Alpini, signorina» dice una Penna nera di Como), dormirebbero anche per terra, ma alcuni di loro vorrebbero poter vedere l'intera città trasformata in un "museo a cielo aperto". «Conosciamo bene il momento di crisi che viviamo tutti in questo momento e che colpisce in particolare la cultura - commenta un gruppo di alpini di San Giovanni Lupatota (Verona) Giorgio, Vittorio, Bruno, Giovanni - e siamo contenti di poter contribuire alla città, ma nelle altre adunate i musei erano aperti sempre gratuitamente. Qui hanno fatto delle apprezzabili tariffe ridotte e andremo presto a visitare tutti i musei, ma se proprio dobbiamo dire qualcosa sull'organizzazione, preciseremmo solo questa, cioè che i musei potevano avere libero accesso. Ma Piacenza resta una città incantevole, siamo già stati qui due volte per prepararci all'Adunata - precisa il gruppo di amici -. Perché l'Adunata non porta visitatori solo in tre giorni a maggio, ma anche nei mesi prima. Noi siamo stati qui con le nostre mogli alcune settimane fa, abbiamo mangiato in trattoria, non volevamo lasciare nulla al caso. Abbiamo visto Piacenza con la neve, a gennaio, e ora col sole. Speriamo non piova domenica, ma in ogni caso noi non ci fermiamo mai di fronte a niente». C'è chi dorme nella tenda, chi in camper, chi ha trovato ospitalità in albergo e chi in una casa. L'ultimo caso è quello del gruppo veronese intervistato ieri in centro. «Sì, sì, siamo stati fortunati perché pur chiamando in anticipo erano già stati esauriti tutti i posti - ha detto il gruppo di pensionati -. Abbiamo provato a chiedere se si potesse dormire anche in una casa e abbiamo trovato la generosa ospitalità di un signore di Niviano, Roberto Zecca. Ha deciso di accoglierci perché anche lui è alpino. A chi gli ha chiesto se non fosse preoccupato dall'ospitare persone sconosciute Roberto ha risposto "Tranquilli, sono alpini, quindi vanno bene". Possiamo dire di aver incontrato persone davvero generose. Ora viva Piacenza e viva l'Adunata».

Malac.

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09/05/2013

«Per la nostra sfilata abbiamo un desiderio da rivolgere ai piacentini: salutatela con "un'orchestra" di applausi»

PIACENZA - «Abbiamo solo un desiderio da chiedere ai piacentini. Il giorno dell'Adunata ci piacerebbe vedere tante persone alle finestre sventolare la bandiera o plaudire alla sfilata, esattamente com'era accaduto a Trento». L'appello ai cittadini arriva da un gruppo di alpini di Verona, Fausto, Rino, Gino, Valentino, Maurizio, intervistati ieri vicino ai Giardini Margherita. «Siamo arrivati da poco, abbiamo montato la tenda - hanno detto - e ora passeggiamo per la città, cercando un ristorante dove poter mangiare piacentino. Siamo pronti anche per quest'Adunata, ormai non sapremmo nemmeno dire quante ne abbiamo vissute tutti insieme, sono tantissime, tutte belle, ognuna speciale. Però sì quella di Trento era stata particolarmente emozionante perché la gente aveva partecipato attivamente, guardandoci dalle finestre. Ci sentivamo "abbracciati" dalle persone. Qui possiamo dire di aver già trovato tanto calore umano e generosità, sono stati tutti gentili. Speriamo solo che non piova, ma siamo pronti anche a quello: vogliamo sia chiaro che noi continueremmo a sentirci orgogliosamente alpini anche se avessimo una gamba sola. Adesso aspettiamo altri amici, perché quella veronese è la seconda sezione alpina più numerosa d'Italia: arriveranno almeno altri quattro pullman, tutti pronti a sfilare, tutti pronti a mostrare orgogliosamente il proprio cappello».
E il tam tam continua anche su Facebook, dove è scattata una sorta di "gara" a chi "posta" sulla sua pagina on line per primo la foto della Penna nera avvistata. E a chi fa il broncio e si lamenta per la città pronta ad accogliere 400mila alpini c'è chi risponde che l'Adunata sarà una festa di tutti e che è bello vedere i cantieri "volanti" intenti a riparare buche e a sistemare le aiuole. «Neanche un'ora in centro e ho già voglia di far festa» scrive una studentessa di un liceo cittadino, felice di poter vedere finalmente la sua città viva. E "alpina". Ma non sono solo i giovani ad entusiasmarsi per l'Adunata. «Mio nonno Troglio Luigi, Gino, è stato un alpino a Susa», dice Giovanni Piazza, sindaco di Ottone, la cui protezione civile si trova a Piacenza per le operazioni di accoglienza. Avevo poco più di un anno quando ho indossato il mio primo cappello da alpino. Da allora, nonostante non abbia avuto l'onore di fare il militare negli Alpini, non ho mai smesso di portare idealmente quel cappello. Mio nonno mi ha insegnato tanto e pur essendo un contadino aveva «scarpa grossa e cervello fino». Ha saputo trasmettermi i valori di laboriosità, onestà e gioia di vivere. Qualche anno fa per ricordare mio nonno ho donato alla città di Piacenza ed in particolare al gruppo alpini il fregio in bronzo raffigurante la penna d'acqua la che si trova al campo Daturi dove ogni giorno sventola il nostro tricolore».
Malac.

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09/05/2013

Tanti dialetti, un'unica voce: «Amicizia»

Apprezzamento per la citta: «Tutti ci salutano». E ricordano l'importanza della leva

PIACENZA - Piacenza questa settimana parla tanti dialetti, bresciano, veronese, bergamasco, fino a quello ligure di chi sta per arrivare a piedi in città attraversando tutta la Valtrebbia. È in un ristorante del centro che si sente per caso il motto siciliano «L'acqua si ni va ‘nta la pinnenza, l'amuri si ni va unni c'è spiranza» provenire da una Penna nera. Meglio farselo tradurre. «L'acqua scende lungo il pendio, l'amore se ne va dove c'è speranza», ci dice qualcuno. Ed è questo lo spirito alpino. Acqua, pendii, amore e speranza. Sì, da Nord a Sud, fino al cuore di Piacenza. «Essere alpini? - dicono Roberto, Ettore e Mino da Torino, intenti a mangiarsi una pizza margherita vicino a piazza Duomo - Per noi è stare uniti in una società ormai sfilacciata, e città piccole come Piacenza, dove si respirano ancora valori veri, ce lo ricordano. È vero, anche noi ci divertiamo e cerchiamo di portare allegria, soprattutto in un momento tanto nero come questo. Ma state certi che alla sfilata all'Adunata saremo tutti con la schiena dritta a camminare. Per noi è un onore grande. Ora non possiamo dire di più, siamo appena arrivati e adesso entriamo in pizzeria. Ci siamo accampati nella cittadella alpina con il camper e per il momento non possiamo che avere un'ottima impressione di questa splendida città».
«Noi arriviamo da Udine - commenta un altro gruppo in piazza Cavalli - questa città ci ha stupito per la sua accoglienza, la gente ci saluta e ci ferma per strada. Noi siamo qui per dare testimonianza concreta dei valori dei nostri "veci": siamo stati tra gli ultimi a fare il servizio militare, e ne siamo fieri. La leva andrebbe ripristinata ancora, ne siamo assolutamente certi, e vorremmo venisse scritto in "maiuscolo". Si impara la disciplina, si impara ad essere uomini, si diventa meno "mammoni" e a vivere insieme, a stare insieme per la gioia di esserlo».
E in piazza fino a tarda serata sono rimasti anche gli alpini di Verona e Treviso. «Abbiamo appena fatto amicizia - dicono - perché il valore fondante dell'Adunata è proprio l'amicizia. Noi vogliamo anche essere amici dei piacentini, portiamo allegria e cerchiamo di essere uniti, solari, felici di ogni nostro giorno. Siamo preoccupati, perché finite le nostre generazioni ci chiediamo che cosa ne sarà dell'essere alpino e dei valori che hanno contraddistinto la nostra educazione. Noi siamo diventati uomini, come alpini, e ne siamo fieri. Ad ogni Adunata nel nostro cuore c'è tanta emozione, come dice un canto. Noi siamo Penne nere e siamo fieri di esserlo. Piacenza per ora ci ha dimostrato generosità e attenzione. Ora aspettiamo solo la sfilata».
Gli alpini hanno sempre con sé uno zaino, non tolgono mai il cappello, dicono che tutte le piacentine sono belle e stringono la mano a chiunque incontrano. «Ah signorina un'ultima cosa» chiede uno dei veronesi. Dica. «Il nostro treno ha bucato la gomma mentre venivo qui». Silenzio. Ah, no, i treni non hanno le gomme. Poi risate. «Eh va beh, porti pazienza, era uno scherzo d'alpino».

Elisa Malacalza

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09/05/2013

«Il nostro peggior nemico? E' l'abitudine»

Ha 31 anni ed è già un veterano. In Afghanistan disinnescati 18 ordigni in due mesi

(fri) «Il peggior nemico? E' l'abitudine. Di fronte ad una procedura sempre uguale ci si può rilassare ed andare sul campo troppo sicuri». Sappiamo che ha 31 anni ma non si può mostrare il volto, nè, a maggior ragione, rivelarne nome e cognome. In Afghanistan prima o poi ci tornerà e, per la delicata mansione che svolge, viene considerato un obiettivo. E' uno dei super esperti che all'arena Daturi, nella Cittadella Alpina, mostra le tecniche utilizzate dagli alpini guastatori in Afghanistan. Entrato nell'esercito da giovanissimo, è già un veterano della nuova era delle Forze Armate. Quella delle missioni all'estero per garantire la sicurezza internazionale. A 18 anni, tanto per cominciare, era fuciliere controcarro in Bosnia, a Sarajevo. Oggi è negli alpini del 32° Reggimento Guastatori di stanza a Torino. Si occupa di rendere inoffensive mine, residuati bellici, ordigni improvvisati in Italia e all'estero. Entro i confini nazionali il reggimento viene utilizzato ogni qualvolta ci si imbatte, nel Nord-Ovest del Paese, in residuati bellici di vario tipo e foggia. I problemi veri sono fuori, nelle missioni all'estero. Come quella in Afghanistan dove il nemico non sta, come osserva il maggiore Renna, «davanti a te al di là di una linea immaginaria». Ma può essere dappertutto, per strada o nelle collinette strategiche come punti di osservazione. «Che cosa pensiamo quando ci troviamo davanti ad un possibile ordigno? Una sensazione di pericolo, certamente - osserva l'alpino guastatore -. Siamo concentrati sul lavoro che dobbiamo fare e su come risolvere il problema. Siamo stati addestrati a lungo per questo. L'importante è non abbassare mai la guardia». In soli due mesi, nel 2010, gli alpini del 32° in terra afghana disinnescarono 18 ordigni, una media di uno ogni tre giorni.

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09/05/2013

All'arena Daturi un angolo di Afghanistan

La "danza" dei guastatori sul campo minato ricostruito e il robottino anti ordigni

Un danza macabra, come su certe chiese tardomedievali gli uomini e gli scheletri. Se va bene è la vita, sennò... Il caporale Federica Aliverti, 27 anni, alza e abbassa la bacchetta, la sposta a destra poi a sinistra, secondo il rituale di una procedura affrontata decine di volte. Cerca i fili-trappola collegati alle mine anti-uomo o anti-carro nascoste nel terreno. La bacchetta è leggerissima: se si piega, il filo c'è ed anche la mina. Una danza con la morte che gli alpini del 32° Reggimento Guastatori fanno in ogni territorio di missione (oggi in Afghanistan) e che ripropongono in tutti i suoi dettagli nella Cittadella Alpini al Daturi. Qui, da domani (oggi l'anteprima per mille studenti), i piacentini e gli ospiti dell'86° Adunata Nazionale potranno vedere il fiore all'occhiello dei reggimenti alpini dell'Esercito Italiano. Potranno toccare con mano le delicate attività che i militari svolgono durante il loro servizio al Paese.
Fra queste il 32° alpini guastatori, posizionato proprio al centro del campo Daturi. «Abbiamo creato un campo minato regolamentare - spiega il maggiore Mario Renna, ideatore della Cittadella - dove i nostri genieri illustrano alla gente le varie fasi di bonifica».
Con neppure tanta immaginazione sembra di essere sul set di The hurt locker , il film incentrato su un gruppo di artificieri dell'esercito americano in Iraq. Il robottino antimine avanza lentamente sui cingoli, comandato da un operatore ad una distanza di circa 300 metri (ma può variare a seconda delle esigenze). Allunga il braccio estensibile fino a quattro metri e deposita una carica esplosiva sull'ordigno sospetto fino a renderlo inoffensivo. E' questa la tecnica utilizzata contro gli ordigni improvvisati. Anche questa si può vedere al campo Daturi.
Non sempre le cose vanno bene. Il maggiore Renna ricorda il primo maresciallo Mauro Gigli che nel 2010 rimase vittima di un ordigno proprio nella fase finale dello sminamento. Salvò gli altri ma non se stesso. Nel 2012 gli è stata assegnata alla memoria la medaglia d'oro al valor militare. Il robottino sostituisce l'uomo ma non sempre. Serve per "disarticolare" gli ordigni improvvisati. Dalle taniche innescate da esplosivo alle pentole a pressione tristemente famose per aver causato morte e devastazione alla recente maratona di Boston. «Dipende dalle finalità che si pone chi le fabbrica - spiega il caporalmaggiore capo Stefano Deidda - se colpire un obiettivo determinato o creare caos e distruzione». «Siamo contenti di far vedere il nostro lavoro qui all'Adunata - dice -, è un'occasione per mostrarci alla gente». Uno sport diffuso in Italia, soprattutto in questo periodo, è quello di prendersela con le spese militari ritenute inutili e troppo onerose per le casse dello Stato. In certi settori sarà anche così, ma vedere quello che fanno questi ragazzi fa davvero cambiare idea.

Federico Frighi

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09/05/2013

Gallerie e musei spalancano le porte fino a domenica

Garantita l'apertura ad orario continuato e predisposte visite guidate

Anche il mondo della cultura piacentina si mobilita in vista dell'adunata nazionale degli alpini. Musei, gallerie d'arte e biblioteche aprono le loro porte alle penne nere con visite guidate, ingressi a condizioni vantaggiose e orari continuati: ad annunciarlo, ieri in municipio, sono stati l'assessore Tiziana Albasi, la direttrice dei Musei Civici Farnesiani Antonella Gigli, la direttrice della biblioteca "Passerini Landi" Rosella Parma, il coordinatore del Museo Civico di Storia Naturale Carlo Francou, la referente della galleria "Ricci Oddi" Roberta Abbatangelo e il presidente dell'Auser di Piacenza Sergio Danese.
«Tante sono le iniziative che le realtà culturali piacentine hanno messo in programma in vista dell'adunata - ha commentato l'assessore Albasi - a cominciare dalla rievocazione in forma scenica della proclamazione del plebiscito per l'annessione al Piemonte avvenuta il 10 maggio del 1848». La rievocazione è prevista per domani, venerdì, alle 17 sul sagrato della chiesa di San Francesco. «Sempre domani - prosegue Albasi - alle 19.30 a Palazzo Gotico, é invece in programma la rievocazione istituzionale del consiglio straordinario a cui parteciperanno il sindaco, la giunta, il prefetto e alcuni alti ufficiali del corpo degli alpini».
Per quanto riguarda invece le iniziative messe a punto da gallerie e musei, quelli civici di Palazzo Farnese resteranno aperti oggi, giovedì, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 con visite guidate previste alle 9.30, alle 11, alle 15 e alle 16.30; domani, sabato e domenica invece l'orario di apertura sarà dalle 10 alle 19 con visite guidate alle 10, alle 11.30, alle 13.30, alle 15 e alle 16.30.
Per l'occasione è stata prorogata fino a domenica la mostra di Carlo Bertè, mentre è stato posticipato l'inizio dell'esposizione documentaria dedicata a "Un Raffaello per Piacenza: origine e fortuna della Madonna Sistina", in modo da poterla proporre in occasione dell'adunata: l'orario di apertura è lo stesso dei Musei Farnesiani, mentre le visite guidate sono previste alle 10 e alle 17 di oggi, alle 10, alle 12, alle 15 e alle 17 di domani, sabato e domenica.
Il Museo civico di storia naturale, che ospita la mostra di Africa Mission "Acqua un bene di tutti" e apre le porte della collezione mineralogica "Dosi", è invece aperto oggi dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18; da domani a domenica invece gli orari di apertura sono dalle 10 alle 19. Altrettanto fa la "Ricci Oddi" che oggi segue gli stessi orari del Museo di Storia Naturale, mentre da domani apre dalle 9.30 alle 18.30 e organizza delle visite guidate alle 10.30 e alle 16 alle collezioni permanenti e alla mostra "Tra segno e colore".
I Musei del Collegio Alberoni prevedono invece visite libere in galleria domani dalle 9 alle 12.30, dalle 15.30 alle 18, dalle 21 alle 23; sabato dalle 10 alle 12.30, dalle 15 alle 17.30; domenica dalle 15.30 alle 18. Le visite guidate invece si terranno domani dalle 15.30 alle 17.30 e alle 21; sabato dalle 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 17.30; domenica dalle 16 alle 17.
Infine la "Passerini Landi" sarà aperta dalle 9 alle 19 garantendo i consueti servizi e offrendo delle visite guidate alla mostra "Piacenza a Verdi" dalle 9.30 alle 11.30 e dalle 15.30 alle 17.30.

Betty Paraboschi
 

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09/05/2013

In ricordo di Bepi il vecchio alpino

Era sempre là,
ad ogni tramonto,
seduto fuori dalla baita,
col vecchio cappello d'alpino sulla testa,
la pipa in bocca
e gli occhi fissi sulla Presolana,
la sua montagna che,
piano piano,
scolorava col calar del sole.
Era sempre là
e guardava in silenzio,
libero dall'assillo del tempo e …
i ricordi percorrevano i vecchi sentieri
mentre le ultime lame di luce
regalavano emozioni vibranti
sullo schermo di un cielo di dorata evanescenza.
Era sempre là …
guardava e pensava ai suoi compagni,
ai tanti ragazzi della Julia come lui che,
purtroppo,
non erano tornati ad ammirare le loro montagne.
Era sempre là,
ma oggi che la baita è vuota
e la pipa spenta per sempre,
anche il tramonto non è colorato
e dalla Presolana,
orfana del suo alpino
e avvolta da un mantello di nubi,
copiose piovono in silenzio le lacrime.

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09/05/2013

Anche la sezione Alpini di Monticelli è pronta per accogliere gli amici delle "penne nere" venuti da lontano

Anche la sezione Alpini di Monticelli è pronta per accogliere gli amici delle "penne nere" venuti da lontano. Sono 134 i rappresentanti del corpo militare che si stabiliranno nel comune della Bassa accampati nel parcheggio del campo sportivo, alle spalle del cimitero, nella sede del Gruppo Alpini locali e della Protezione Civile e al palazzetto dello sport. I gruppi ospiti sono: Torre Boldone, Brusaporto e Valsecca di Bergamo, la Fanfara Città Ducale di Rieti e il Coro Friuli Montecavallo di Pordenone. Arrivati ieri di passaggio con meta Piacenza, percorrendo centinaia di chilometri a piedi, sono giunti per una breve sosta-rinfresco il gruppo Alpini marciatori di Vicenza guidati dal coordinatore Nicola Stoppa. Con lui, hanno camminato il giovane Damiano Marconi, classe 1992 di Quinto Vicentino in congedo da un mese ma pronto per ripartire a settembre, Stefano Isi, Matteo Filippi, Marcello Cimberle, Bruno Sperotto, Roberto Cavallarin e Giuseppe Bortoloso l'autista che ha affiancato gli "eroi" dell'avventura. Ad accoglierli oltre al capogruppo del Gruppo di Monticelli Giancarlo Basini, c'era anche il sindaco Michele Sfriso che ha dichiarato: «L'evento dell'Adunata ci ha coinvolto tutti. Gli alpini dovrebbero essere presi d'esempio come partecipazione attiva sul territorio, dato tutto ciò che fate. Mi complimento per l'impresa, date prova di vivere il motto "tasi e tira"». Un'impresa che il gruppo di Vicenza ha condotto ricordando l'alpino amico Matteo Miotto, caduto in Afghanistan il 31 dicembre 2010 e ha ricevuto la medaglia d'argento al valore militare solo pochi giorni fa. Dopo un'altra tappa a Caorso, nella serata di ieri gli alpini marciatori sono poi giunti a Piacenza dove soggiorneranno all'Ostello don Zermani.
Intanto il Gruppo degli alpini di Monticelli ha organizzato un ricco programma di eventi da condividere con tutti i rappresentanti delle penne nere e la popolazione per sabato. Si parte alle 15.30 dalla piazza della chiesa parrocchiale per una sfilata in centro paese con visita degli Alpini alla casa di riposa e alla Rsa. Alle 18, l'appuntamento è nella chiesa parrocchiale di San Nazzaro dove si celebrerà la santa messa accompagnata dai canti del Coro Friuli Montecavallo. Seguirà poi un concerto eseguito dallo stesso gruppo corale degli alpini e un rinfresco. La serata si concluderà poi in piazza Casali a Monticelli con un abbondante cena piacentina, alle ore 20, con tutti gli alpini presenti sul territorio a cui tutti i cittadini sono invitati a partecipare. «E' sempre una grande emozione essere presenti a questi eventi - ha dichiarato Basini - e noi, nel nostro piccolo e pur essendo una sezione nata da soli sei anni, abbiamo pensato di proporre momenti che possano testimoniare il nostro essere attivi sul territorio e offrire alla popolazione un'occasione per vivere lo spirito di gruppo che contraddistingue gli alpini». Domenica, poi, tutti a Piacenza per la grande parata ufficiale.

Valentina Paderni
 

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09/05/2013

Il camminare sulle montagne, il cantare, il condividere il rancio, sono gli elementi ricorrenti nello stare assieme del corpo degli Alpini

Il camminare sulle montagne, il cantare, il condividere il rancio, sono gli elementi ricorrenti nello stare assieme del corpo degli Alpini. E sono gli stessi ingredienti, semplici e granitici, che sorreggono l'iniziativa di due gruppi arrivati, dal Piemonte e dal Veneto, martedì sera in Valdarda e pronti ad attraversare le colline del nostro meraviglioso Appennino, tra la Valnure e la Valtrebbia per giungere puntuali all'adunata a Piacenza. Titolo dell'iniziativa (nel nostro dialetto piacentino): A pè da la muntagna a Piaseinsa.
Una quarantina gli alpini del gruppo Ana di Asti e di quello della Valdobbiadene (Treviso) che, uniti a due amici alpini fiorenzuolani, da sei anni partecipano alle adunate nazionali, arrivando alla meta camminando. I camminatori sono stati accolti martedì alla sede del gruppo Alpini di Fiorenzuola, dal presidente Alberto Mezzadri e dal consigliere Roberto Bruschi. Hanno poi trascorso la notte tra martedì e ieri presso il convento francescano di Cortemaggiore, grazie all'impegno del gruppo alpini guidato da Fabio Devoti.
Nel capoluogo della Valdarda, tappa conviviale e gastronomica all'Enoclub Vecchia Fiorenzuola,
dove la cena (a cui ha partecipato anche il sindaco Compiani) è stata preparata da Angelo Orsi, Pasquale Tosi, Cesare Nani e Gaetano Marchi. Scambi di doni (Moscato d'Asti, tazze in legno lavorato, bottiglie di Gutturnio personalizzate) ma anche tanti cori "da osteria", grazie alla presenza di cantori del Coro Ana Valle Belbo, che si esibirà sabato a Piacenza, alla chiesa di San Giuseppe all'ospedale.
La musica segna l'intera giornata degli alpini: nel gruppo dei camminatori, il trombettiere Daniele Pizzolotto, che era nella fanfara della Julia, e che scandisce la giornata con la sua tromba: il silenzio, la sera; il rancio a metà giornata, la sveglia, all'alba.
Ieri il gruppo si è alzato alle 6, per mettersi in marcia. In Alta Valnure si è camminato per 30 km, con dislivello di 600 metri. Oltre l'abitato di Mareto, le penne nere hanno percorso la strada sterrata realizzata dai genieri della divisione Legnano. Tra le tappe, il monte Aserei. Qui dalla Sella dei Generali, gli alpini sono scesi sino a Bobbio. E oggi percorreranno il tratto (la via degli Abati) da Bobbio a Travo. «Ci hanno detto che persino Hemingway conobbe e ammirò la Valtrebbia». Domani gli ultimi 25 Km per raggiungere Piacenza, dove il gruppo si accamperà nell'area della Cementirossi. «Dobbiamo ringraziare anche il nostro carissimo amico alpino della Valdarda che ha organizzato percorso e ospitalità», dicono le penne nere. Soddisfatto che l'adunata sia a Piacenza, il piemontese Angelo Soave: «E' un onore, perchè Piacenza fu la Primogenita, la prima ad aderire allo Stato piemontese nel processo di unificazione nazionale». Gli alpini sono il segno dell'unione della nazione. In ogni biografia, si intrecciano tante storie: come per Ermanno Montanari, mamma greca e papà emiliano. «Era alpino, combattè in Grecia. Si portò a casa la vita e trovò l'amore».

Donata Meneghelli

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09/05/2013

Penne nere alla materna di Borgonovo

Borgonovo - (mm) Anche i bambini della scuola statale per l'infanzia di Borgonovo attendono con ansia la grande adunata che in questo fine settimana farà di Piacenza la capitale degli alpini. In attesa dell'evento i piccoli scolari di Borgonovo l'altro giorno hanno ricevuto la visita di un gruppo di alpini della sezione locale, capitanati da Piero Bosini. Ovviamente gli amici alpini si sono presentati con tanto di penna nera sul cappello e tanti anneddoti e storie che ben volentieri i bimbi si sono fatti raccontare. Per ricambiare la loro disponibilità, i piccoli borgonovesi della scuola per l'infanzia hanno preparato con le loro mani per gli amici alpini alcuni oggetti realizzati per l'occasione con cartoncini colorati e pastelli. In cambio hanno ricevuto dei simpatici portachiave con il cappello alpino, che ricorderà loro questo incontro in vista della grande adunata.
 

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09/05/2013

I 600 angeli della Protezione civile

Pronto lo staff dei volontari mobilitati giorno e notte per ronde e servizi

PIACENZA - Sono più di seicento i volontari di Protezione civile messi in campo dal Coordinamento per i giorni dell'Adunata: cinque "pattuglie" presteranno servizio secondo turni no stop, coinvolgendo almeno trenta volontari al giorno. E da domani a domenica inoltre saranno costantemente presenti sei ronde a controllo del centro storico, impegnando almeno altri venti volontari ogni giorno.
A partire da oggi, infine, sono impiegati a rotazione, senza soluzione di continuità, almeno settanta persone per la chiusura del centro storico con i servizi di transennamento. Senza dimenticare l'impegno profuso per l'accettazione ai parcheggi degli autobus in arrivo con ulteriori venti volontari giornalieri.
Alpini e volontari di protezione civile si sono già trovati fianco a fianco ad affrontare le situazioni più difficili, come l'ultimo terremoto in Emilia-Romagna. Ma ora sono invece uno accanto all'altro per un evento gioioso. Che, tuttavia, richiede una massiccia dose di organizzazione e di forze, alla quale sta dando risposta, in sinergia con le altre forze messe in campo, il Coordinamento volontariato di Protezione Civile di Piacenza.
«Questo evento eccezionale ha portato la Protezione civile piacentina ad un impegno straordinario dal punto di vista organizzativo, trovando la massima disponibilità dei volontari» spiegano dal Coordinamento. «Per la riuscita dell'evento tutte le forze in campo sono state chiamate ad esprimere e condividere le proprie esperienze, maturate sul campo attraverso interventi di emergenza come terremoti, inondazioni, frane, ricerca dispersi, incendi e altre calamità, e che hanno dato forza alle sinergie necessarie per gestire questo avvenimento straordinario. Un momento unico nel suo genere, che richiede l'utilizzo di tutte le forze associative contemporaneamente. Lo sforzo sostenuto da tutte le parti è notevole ed è solo grazie a questo se sono operativi il centro della segreteria e la sala radio che coordinano varie attività, tra cui pattugliamenti, transennamenti, ronde, volantinaggio e controllo alle zone di parcheggio, coadiuvando l'operato delle forze dell'ordine quali vigili urbani e polizia provinciale».
È operativa anche la cucina da campo che da domani, a ciclo continuo, sfornerà pasti a tutti i volontari presenti e impegnati per l'adunata. Sono presenti gruppo Alfa di Sarmato, Cai di Piacenza, Protezione civile Castelvetro, Corpo emergenza radioamatori di Piacenza, Circolo Sommozzatori di Piacenza, Placentia, Omega di Monticelli, Gruppo Protezione Civile Piacenza, Coordinamento Guardie Ecologiche Volontarie, Unità Cinofila da soccorso "I Lupi" di Piacenza, Vega di San Giorgio, Delta di Cadeo, "Giuseppe Verdi" di Villanova, associazione cinofili "La Lupa", "Pontenure con te", gruppo comunale Unione Valle del Tidone, gruppo comunale di Ottone.
Malac.

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09/05/2013

Pietro Bassi non sarà presente fisicamente all'86° Adunata nazionale Alpini del 10-12 maggio 2013 a Piacenza, ma in molti vedranno il suo spirito aleggiare su tutta la manifestazione

Pietro Bassi non sarà presente fisicamente all'86° Adunata nazionale Alpini del 10-12 maggio 2013 a Piacenza, ma in molti vedranno il suo spirito aleggiare su tutta la manifestazione. Il medico del monte Bianco, era nato in quel di Mottaziana - Borgonovo il 14 gennaio del 1921. Dopo alcune esperienze aveva vinto avventurosamente e provvidenzialmente l'ambita condotta di Courmayeur nel 1957, prendendo servizio in quel paese che gli era parso fin da principio "un'isola in cielo" il 1° ottobre, quasi un mese dopo la nascita della terza figlia Cristina.
La sua vita di medico è stata per mezzo secolo un poema di operosità, avventure, altruismo, provvidenza. Oltre alla coltivazione di specialità attinenti l'attività di medico condotto di alta montagna, come Ostetricia - Ginecologia e Rianimazione, aveva preso anche il brevetto di pilota d'aereo in vista del Soccorso Alpino. Ha partecipato a importanti spedizioni alpinistiche (memorabile quella Himalayana dell'Annapurna nel 1977), promuovendo altresì iniziative missionarie in Brasile, Africa e Madagascar (da qui adottò uno studente di Medicina).
Diversi medici spagnoli e francesi, oltre che italiani, frequentarono il suo ambulatorio e si nutrirono al suo stile in Val d'Aosta. Anche allievi della rinomata scuola milanese del Margaria e giovani tirocinanti lo ebbero come maestro e modello ispiratore. Curò valligiani e personaggi famosi, grandi scalatori e semplici sciatori; tanto i turisti o i villeggianti quanto gli operai del traforo del monte Bianco esposti a rischi notevoli. La sua fama era tale che a fronte dei colleghi che ingenuamente gli presentavano il Bassi in persona, partecipante ad un convegno nazionale alle Terme di Bobbio nel 1980, il presidentissimo Eolo Parodi esclamò coram populo: "Ma volete che io non conosca il medico più famoso d'Europa? ".
Nella sua lunga e appassionata attività non si sa quanti milioni di ricoveri e di giornate di degenza ospedaliera abbia fatto evitare e quanti soldi abbia fatto risparmiare al sistema sanitario nazionale e regionale. Per esperienza sul campo fra i suoi moniti strategico-assistenziali amava ripetere che: "E' in estrema periferie che si salva o si perde per sempre una vita umana"; richiamando con questo alla necessità di interventi tempestivi ed appropriati, entro un approccio integrato al paziente, tanto più necessario in situazioni drammatiche o estreme. Ci metteva in guardia con questo dai pericoli della burocrazia o anche dei trasporti, magari ipertecnologici, ma senza strategia diagnosticoterapeutica e criterio finalistico.
Il dr Pietro Bassi era un alpino a tutti gli effetti. Fu invitato come relatore a diversi convegni internazionali sulla Medicina di montagna. Ebbe innumerevoli riconoscimenti e premi (ma anche qualche incomprensione e persino persecuzione per l'invidia o l'ignoranza di vicini) in Piemonte e Val d'Aosta. Ricordiamo anche festeggiamenti a Ponte di Legno, a Pinzolo, a Chamonix; a Mareto fu bisturi d'oro nel 1993. Premiato come "Castellano dell'anno" all'inizio del terzo millennio nel 2002. Il sottoscritto lo ebbe come compagno appassionato al Congresso mondiale di Gerontologia e Geriatria di Budapest.
Sarebbe interessante e poetico rievocare e rivivere il suo personale concetto di "ALPINITA'". La pensava e la viveva come insieme di operosità, onestà, fede, passione per l'umano, servizio al prossimo, patriottismo, ispirazione e ascesi sulla alte cime.
Non disdegnava il dialetto piacentino; vale per lui quello che lui stesso disse come pregnante giudizio morale su un amico, all'auditorium Santa Margherita nei primi anni 2000: "Ag saris da masel par bsuntè ietar" (il corrispettivo odierno sarebbe forse di riesumare qualche frammento di DNA per una "clonazione")
Era anche oratore molto eloquente, brillante e "ipersemantico" in interviste televisive (memorabile quella che un trio di inviati degli inizi pionieristici di Telelibertà andò a fare a lui docente a un convegno teorico-pratico sul soccorso alpino ad alta quota presso il rifugio Monzino, isolato quel giorno dal maltempo nella seconda metà degli anni ‘70). Era dotato di temperamento vivace, incarnato, quasi viscerale; pratico, ma al contempo ispirato, contemplativo, talora con vette speculative.
In molti, colleghi, amici o giornalisti anche di notevole valore cercarono, invano, di realizzare su di lui un trattato o un libro biografico, tanto poteva essere ricca di vicende avventurose, ricerche, imprese eroiche, incontri e scontri memorabili la sua esistenza terrena.
Forse troppe cose rientravano negli "agrafa" come diceva Platone. Eppoi tante cose importanti sono invisibili o ineffabili.

Carlo Mistraletti

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09/05/2013

I fratelli lodigiani e i loro ricordi di naja sui monti

Franco e Mario Lomi di Castiglione d’Adda: «Lassù abbiamo imparato la solidarietà»

CASTIGLIONE d'adda - Due fratelli di Castiglione d'Adda con la passione per la montagna, inseparabili anche nella vecchiaia. E' la storia, comune ma tanto speciale, di due giovanotti di un tempo che, per la leva, hanno deciso di arruolarsi 18 mesi negli alpini e che ancora oggi si ritrovano volentieri con il loro cappello in testa a scambiarsi ricordi. Tutto nonostante la vecchiaia e i problemi di salute. Sono Franco Lomi, nato il 5 ottobre del 1937 e il fratello Mario, venuto al mondo il 2 luglio di tre anni prima. «Di solito i ragazzi di pianura non facevano la leva nel corpo degli alpini - spiega Franco - ma io, che uscivo da cinque anni di collegio salesiano, non avevo paura della disciplina e così mi sono buttato in questa grande avventura che anche dopo il congedo, quando il lavoro di grafico mi ha portato via tutto il tempo libero e allontanato dalle camminate, mi è rimasta nel cuore».
«In quel periodo ho imparato a sellare un mulo, nostro unico mezzo di trasporto, a condividere la fatica con tutti, compresi i graduati che portavano in spalla il loro zaino e a volte quello di altri in difficoltà, a spendere il mio stipendio da sergente, ottenuto a Bressanone gli ultimi sei mesi, per chi, come me, era così povero da faticare a comprarsi le sigarette. Ho condiviso la gioia di dimenticare la stanchezza, una volta arrivato a destinazione, con canti e dormite in vecchie baite adibite a stalla per le mucche e nelle quali trovavamo un po' di conforto dormendo vicini e sovrapponendo le nostre coperte per sopportare il freddo. Ho visto montagne ghiacciate, a meno 27 gradi, risplendere nella notte come fossero la luna e imparato la solidarietà. Vorrei che i giovani di oggi, che purtroppo non fanno più il servizio militare, provassero tutto questo per apprezzare la disciplina e la fatica, finendo poi con l'accontentarsi del poco».
Arruolato nel 1959, Lomi è stato ad Aosta (scuola militare alpina per allievi sottufficiali) e poi a San Candido «dove oggi, come ho voluto constatare di persona poco tempo fa, tornandoci e tuffandomi nei ricordi - spiega ancora l'alpino - il Comune vorrebbe fare un residence, mentre l'esercito non cede la struttura facendovi invece alloggiare, per tre settimane, gli aspiranti alpini. Tutto al fine di fargli provare la vita militare prima di arruolarli».
Franco Lomi ha quindi voluto essere assegnato alle truppe alpine dell'Alto Adige in anni in cui tutti cercavano di evitare tali dure destinazioni perché, tra l'altro, si sparava ancora.
Il fratello Mario nel 1957 è stato invece destinato a Montorio Veronese nella quinta brigata Orobica, una delle cinque brigate da montagna dell'Esercito italiano, con sede a Merano e schierata nell'Alto Adige occidentale nella Val Venosta. Ha poi lavorato per tutta la vita come infermiere professionale e nel tempo libero ha scalato tutte le più alte vette del Nord Italia, collezionando una bacheca piena di fotografie delle sue imprese e innumerevoli libri sull'alta montagna, tanto che gli è stata intitolata la biblioteca di Codogno. «E oggi che è malato - ricorda amaramente il fratello - parlare di tutto questo conforta e ci aiuta a rimanere uniti».
Poi Lomi conclude: «Ma ci tengo a sottolineare che noi siamo due come tanti, che ricordano l'odore tipico dei muli presente nelle camerate, dove pure regnava l'ordine e la pulizia. Due che, dopo il congedo, hanno scelto di dimenticare i gradi e mettersi alla pari di qualsiasi altro alpino a cui, per convenzione, si dà del tu con grande amicizia. Come in una grande famiglia».

Paola Arensi
 

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09/05/2013

Il circolo Quartiere 4: pisarei e tortelli per i 200 alpini ospiti fino a lunedì

piacenza - C'è chi deturpa gli striscioni di benvenuto e chi invece si rimbocca le maniche e prepara anolini, pisarei, tortelli. Sono questi i due volti del quartiere Farnesiana, dove lo striscione di benvenuto agli alpini posto in via Vittime di Strà è apparso scarabocchiato e deturpato; poco lontano però, al circolo culturale e ricreativo Quartiere 4, una trentina di volontari si è improvvisato "mastro pastaio" e, per accogliere il pacifico esercito delle penne nere, ha pensato bene di preparare 95 chili di pisarei, 80 di tortelli rigorosamente con la coda e 65 di anolini con lo stracotto, oltre a tagliatelle e tagliolini: a tanto ammonta il ricco menu che il circolo Quartiere 4 ha messo a punto per accogliere i circa duecento alpini che proprio lì troveranno ospitalità fino a lunedì. I primi ad arrivare sono stati quelli della sezione di Roncadelle in provincia di Brescia; ma sono attese anche le penne nere di Trento e della Val Camonica, solo per citarne alcune. In tutto saranno duecento e per loro il pasto a base di prodotti tipici del nostro territorio è già pronto per essere cucinato e mangiato: a dirigere tutti i lavori è stata l'infaticabile presidente del circolo Bianca Rosa Sala, che ha indossato il grembiule da capochef (o da "razdora") e ha coordinato l'attività culinaria dei volontari. «Idealmente questa è una risposta forte agli incivili che hanno deturpato lo striscione della Farnesiana» ha commentato il consigliere Marco Pascai.
 

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09/05/2013

Castello, tanti eventi: sabato la Fanfara del Cadore e i bimbi col maxi-tricolore

Il calendario del week-end: prodotti tipici, cori alpini e scambio di gagliardetti

CASTIGLIONE d'adda - Due fratelli di Castiglione d'Adda con la passione per la montagna, inseparabili anche nella vecchiaia. E' la storia, comune ma tanto speciale, di due giovanotti di un tempo che, per la leva, hanno deciso di arruolarsi 18 mesi negli alpini e che ancora oggi si ritrovano volentieri con il loro cappello in testa a scambiarsi ricordi. Tutto nonostante la vecchiaia e i problemi di salute. Sono Franco Lomi, nato il 5 ottobre del 1937 e il fratello Mario, venuto al mondo il 2 luglio di tre anni prima. «Di solito i ragazzi di pianura non facevano la leva nel corpo degli alpini - spiega Franco - ma io, che uscivo da cinque anni di collegio salesiano, non avevo paura della disciplina e così mi sono buttato in questa grande avventura che anche dopo il congedo, quando il lavoro di grafico mi ha portato via tutto il tempo libero e allontanato dalle camminate, mi è rimasta nel cuore».
«In quel periodo ho imparato a sellare un mulo, nostro unico mezzo di trasporto, a condividere la fatica con tutti, compresi i graduati che portavano in spalla il loro zaino e a volte quello di altri in difficoltà, a spendere il mio stipendio da sergente, ottenuto a Bressanone gli ultimi sei mesi, per chi, come me, era così povero da faticare a comprarsi le sigarette. Ho condiviso la gioia di dimenticare la stanchezza, una volta arrivato a destinazione, con canti e dormite in vecchie baite adibite a stalla per le mucche e nelle quali trovavamo un po' di conforto dormendo vicini e sovrapponendo le nostre coperte per sopportare il freddo. Ho visto montagne ghiacciate, a meno 27 gradi, risplendere nella notte come fossero la luna e imparato la solidarietà. Vorrei che i giovani di oggi, che purtroppo non fanno più il servizio militare, provassero tutto questo per apprezzare la disciplina e la fatica, finendo poi con l'accontentarsi del poco».
Arruolato nel 1959, Lomi è stato ad Aosta (scuola militare alpina per allievi sottufficiali) e poi a San Candido «dove oggi, come ho voluto constatare di persona poco tempo fa, tornandoci e tuffandomi nei ricordi - spiega ancora l'alpino - il Comune vorrebbe fare un residence, mentre l'esercito non cede la struttura facendovi invece alloggiare, per tre settimane, gli aspiranti alpini. Tutto al fine di fargli provare la vita militare prima di arruolarli».
Franco Lomi ha quindi voluto essere assegnato alle truppe alpine dell'Alto Adige in anni in cui tutti cercavano di evitare tali dure destinazioni perché, tra l'altro, si sparava ancora.
Il fratello Mario nel 1957 è stato invece destinato a Montorio Veronese nella quinta brigata Orobica, una delle cinque brigate da montagna dell'Esercito italiano, con sede a Merano e schierata nell'Alto Adige occidentale nella Val Venosta. Ha poi lavorato per tutta la vita come infermiere professionale e nel tempo libero ha scalato tutte le più alte vette del Nord Italia, collezionando una bacheca piena di fotografie delle sue imprese e innumerevoli libri sull'alta montagna, tanto che gli è stata intitolata la biblioteca di Codogno. «E oggi che è malato - ricorda amaramente il fratello - parlare di tutto questo conforta e ci aiuta a rimanere uniti».
Poi Lomi conclude: «Ma ci tengo a sottolineare che noi siamo due come tanti, che ricordano l'odore tipico dei muli presente nelle camerate, dove pure regnava l'ordine e la pulizia. Due che, dopo il congedo, hanno scelto di dimenticare i gradi e mettersi alla pari di qualsiasi altro alpino a cui, per convenzione, si dà del tu con grande amicizia. Come in una grande famiglia».

Paola Arensi

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09/05/2013

"Affari in centro" diventa tricolore. Stand gastronomici, cori e sfilata

FIORENZUOLA - (dm) Vetrine tricolore dedicate agli alpini, per la nuova edizione degli "Affari si fanno in centro" che a Fiorenzuola cade proprio sabato, nei giorni dell'Adunata nazionale. Molti i negozianti (specie di via Liberazione, ma non solo, e anche fuori dal centro storico) che hanno risposto all'appello di colorare la vetrina con le bandiere nazionali e con foto d'epoca e simboli degli alpini. Successo per l'iniziativa di Libertà con la vendita del tricolore da appendere alla finestra. Domani, venerdì, alle ore 18 alla chiesa Scalabrini, la messa animata dal Coro Ana Vittorio Veneto. Da domani sera stand gastronomici in piazza Molinari curati dalla Pro loco per le penne nere e musica con "I ragazzi del secolo scorso". Sabato alle 10 l'alzabandiera in piazza Caduti; alle 16 la sfilata della Banda Alpina di Gemona (Friuli) e della Fanfara della Filarmonica Vergnacco (Ana di Udine); alle 18 deposizione corona di alloro al monumento dei Caduti. Alle 19,30 cena in piazza Molinari. Alle 21 concerto in Collegiata con Coro Alpino Ardesio (Bergamo); Coro Rocce Nere (Rossiglione), Coro Monte Zerbion. Domenica tutti a Piacenza per la sfilata. La sera si cena a Fiorenzuola in piazza e si danza con il gruppo Rab 4. Alla 21 in piazza Caduti l'ammaina bandiera.
 

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09/05/2013

Rimosso l'Apecar alpino: una multa da mille euro

La sanzione a un gruppo di penne nere arrivate da Bologna: «Mai avuto problemi in altre adunate». Proteste dai cittadini. Plucani: bene i vigili

Multe a raffica ieri in via Cavour e ai camioncini degli alpini sul Pubblico Passeggio all'altezza di via Alberici.
A fare le spese delle prime, con una sanzione salatissima da circa mille euro, è stato un Ape travestito in cartapesta da cappello che, trovato senza assicurazione mentre circolava in via Cavour, è stato sequestrato per trenta giorni. Oltre alla rimozione del mezzo, i bolognesi che lo guidavano dovranno pagare due verbali (uno da 840 euro e l'altro da 100). Ma non solo. Nonostante siano stati circondati da un'insurrezione di passanti piacentini a difesa del gruppo di alpini di Bologna, proprietari del veicolo, i vigili hanno continuato ad applicare rigidamente la legge anche sul Pubblico Passeggio. «Non è proprio il miglior benvenuto che Piacenza potesse dare - dice un cittadino che ha telefonato in redazione -. Evidentemente tutto questo strafare dei vigili serve per far incassare dei soldi al Comune. Abito in questa zona e vorrei anche osservare come una così alta concentrazione di vigili attenti a infliggere multe io non l'abbia mai vista».
Piacenza si è spaccata definitivamente in due. «Ma sono gli stessi alpini a chiederci di non far circolare quelli che definiscono "trabiccoli" - commenta il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi -. Questi mezzi sono sicuramente belli e folkloristici ma non immatricolati, non hanno targa, non hanno assicurazione. Lo stesso comitato organizzatore ci aveva preallertati chiedendoci di evitare la circolazione di mezzi come questo. In caso contrario, se dovesse succedere qualcosa, ne saremmo tutti responsabili».
Ma non la pensano così i titolari del mezzo. «La nostra Adunata è già rovinata, ancora prima di iniziare - hanno detto in coro -. Abbiamo portato in tutte le ultime adunate questo mezzo, ma non abbiamo mai avuto alcun problema, siamo sempre stati accolti da gioia ed entusiasmo. Vedere l'Ape sul carro attrezzi è stato un colpo al cuore, perché abbiamo lavorato mesi interi per realizzare il cappello. Siamo dispiaciuti, siamo solo pensionati, non credevamo di infrangere la legge o dare tanto fastidio, non siamo ladri».
Sul caso è intervenuta anche l'associazione politica PiacenzaViva, con una nota a firma di Fabio Callegari, Marco Colosimo, Alessandro Massa e Enrico Zazzera. «Riteniamo che l'escalation di multe nei confronti degli Alpini sia da stigmatizzare. Potrebbe sorgere il dubbio che da parte del Comune ci sia l'intenzione di fare cassa con gli Alpini e non possiamo fare a meno di notare che nel caso di un Apecar a forma di cappello alpino si è subito in grado di intervenire, mentre in casi come la delinquenza dilagante in Via Roma si attendono mesi prima di prendere iniziative».
Mezzi fuori legge in realtà non erano circolati anche in precedenti adunate (a Bassano del Grappa o a Bolzano), come confermato ieri da un gruppo di alpini in piazza Cavalli, che si è detto a favore di sanzioni per chi non rispetta la legge. A capitanare i difensori dei vigili urbani è anche lo stesso segretario provinciale Ana, Bruno Plucani. «Se io guido senza patente pago una multa e vado incontro alle conseguenze -commenta -. Chi sbaglia, paga. Ognuno ha il suo ruolo, il mio ora è quello di organizzare l'Adunata. Quello dei vigili è far rispettare le regole. Bene la Municipale che ha sanzionato il mezzo, se questo circolava irregolarmente. Non possiamo chiedere di chiudere un occhio nei confronti di chi trasgredisce la legge».
«Noi siamo chiamati a fare osservare le regole - ha detto Renza Malchiodi, comandante polizia municipale di Piacenza -. Questa è una manifestazione gioiosa ma questi mezzi non possono evidentemente circolare».
Ma nell'indignazione esplosa su Facebook c'è chi scrive che, forse, sarebbe bastato dire agli alpini di non circolare, evitando almeno sequestro e maxi multa al gruppo di pensionati.

Elisa Malacalza

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09/05/2013

Grandi e piccini salutano gli amici alpini

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09/05/2013

Gli Alpini aiutano i piacentini a saper osare di più

Vedendo in giro in questi giorni per Piacenza già tanti alpini con il caratteristico cappello (a volte anche un po' sulle 23), il camicione rossoblu a scacchi, i baffi fluenti che donano al loro sorriso un di più e il passo montanaro, rimango ammirato da come tanti uomini non più giovani riescano a simpatizzare tra loro in nome di un ideale che potrà pure sembrare a certuni superato o nostalgico, ma che intanto li tiene uniti come e, forse più, di fratelli di sangue. Ma il senso di ammirazione e di letizia che provo sono però immediatamente smorzati se penso al dopo, a quando gli Alpini se ne saranno andati via, i tricolori saranno ammainati amaramente come si disfa il presepe, i cori avranno lasciato il posto al mugulio delle tante cose che non vanno e Piacenza si avvierà verso lasonnecchiosità estiva mentre loro, gli Alpini, avranno a riguadagnato il fresco dei loro monti e delle loro valli.
E' vero: "godiamoci per ora questa imperdibile invasione".
Però, per chi rimane resta la tristezza del distacco che lunedì prossimo si farà sentire in tutta la sua portata.
Non possiamo farci nulla, non possiamo trattenerli i cari Alpini.
L'unica cosa che possiamo fare è raccogliere l'eredità di questo evento storico per Piacenza e distribuire la preziosità dei proventi alle settimane ed agli anni a venire in modo che la città viva giorno per giorno un ideale e nel contempo concreto "raduno", ovvero, un concentrato di realtà tali da trasformarla, rivitalizzarla, spronarla ad iniziative anche audaci, smuoverla dalla paura di osare. Il tutto a vantaggio sì dell'economia e degli introiti aziendali ma soprattutto del prestigio della città che da satellite, come è generalmente considerata, deve una volta per tutte poter diventare città gravitazionale.
Non so quando Piacenza potrà ospitare un altro raduno nazionale degli Alpini.
Verosimilmente non a breve.
Ma sarebbe bello che Piacenza fosse la primogenita di una futura grande adunata che annoveri Alpini e finalmente Alpine, ovvero, una moltitudine di ragazze e poi donne mature, mamme e nonne con tanto di cappello e penna nera e vederle sfilare a braccetto con fidanzati, mariti, compagni, amici.
Chissà se la storia d'Italia lo permetterà e se le Alpine-donne meriteranno di appartenere a pieno titolo alla grande famiglia degli Alpini onorandola ancora di più.
Quale spettacolo, quale vera taske-force, quale risposta più autentica, naturale e spontanea sarebbe a quel triste fenomeno che rattrista in questi giorni l'Italia, ovvero, il "femminicidio", summa di ogni violenza fisica e morale sulle donne?

Alessandro Prandi

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09/05/2013

Accogliamo con calore gli Alpini d'Italia

Ci siamo. Piacenza è pronta ad accogliere la grande festa degli Alpini.
Lo testimoniano le tante finestre imbandierate, l'entusiasmo e la passione di chi sta lavorando o è impegnato come volontario per la buona riuscita della manifestazione, la curiosità benevola con cui vengono salutati i primi gruppi di Penne Nere che stanno arrivando in questi giorni in città. Certo, sarà una sfida importante, per la nostra comunità, anche sotto il profilo logistico e organizzativo. Sono consapevole, come ho già avuto modo di dire più volte, della pazienza e della disponibilità che viene richiesta in particolar modo a chi risiede o lavora nella "zona rossa", alle famiglie che venerdì e sabato terranno bambini e ragazzi a casa da scuola, a coloro che per necessità inderogabile devono utilizzare l'auto per i propri spostamenti quotidiani.
Per questo, confidando nella piena collaborazione dei piacentini, mi preme rivolgere a tutti, sin d'ora, un ringraziamento sincero.
Del resto, ogni evento di portata straordinaria, com'è quello che ci apprestiamo a vivere insieme, comporta accorgimenti inevitabili per garantire la sicurezza dei partecipanti e favorire la fruibilità degli spazi.
Unitamente all'Ana e agli altri soggetti coinvolti, l'Amministrazione comunale si è adoperata al massimo per contenere e prevenire possibili disagi, sia per quanto riguarda le modifiche alla viabilità e al trasporto pubblico, sia per garantire l'accessibilità e la continuità dei servizi essenziali.
Proprio per questo, sottolineando che si tratta di un appuntamento eccezionale e storico per la nostra città, che in questo 2013 inscrive nel proprio cammino di Primogenita e Medaglia d'oro al Valor militare un'altra tappa prestigiosa, so di poter contare su una comunità sensibile, attenta al rispetto delle regole e pronta a offrire, innanzitutto, un'ospitalità calorosa alle centinaia di migliaia di Alpini cui siamo felici e orgogliosi di dare il nostro benvenuto.
Spero - con la convinzione che sarà a tutti gli effetti così - che i piacentini condividano l'emozione e la gioia di questo avvenimento speciale. Una pacifica invasione che rivoluzionerà, solo per qualche giorno, le nostre consuetudini, ma che ci sta già regalando un'atmosfera autentica, piena di vita.
Basta seguire, per rendersene conto, quei nugoli di Penne Nere che camminano alla scoperta della città, e poi allungare lo sguardo ai sorrisi di chi li incontra: questo è il volto più bello di una Piacenza che si riscopre gentile, capace di tendere la mano a chi arriva, aperta al prossimo.
Come ci ha insegnato, in tanti anni di storia, il Corpo degli Alpini.
Paolo Dosi
*Sindaco di Piacenza
 

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09/05/2013

In Cattolica parlando di don Carlo Gnocchi

"Sogno dopo la guerra di dedicarmi per sempre a un'opera di carità" scriveva don Carlo Gnocchi nel mezzo della bufera della seconda guerra mondiale. Quell'opera di carità è diventata reale, si è concretizzata in quella Fondazione Pro Iuventute nata nel 1952 e ad oggi presente con circa una trentina di sedi sparse in tutta Italia. L'attività ma soprattutto l'esempio di don Gnocchi, appassionato e moderno "imprenditore della carità" e alpino per vocazione al seguito dei suoi ragazzi sul fronte albanese e nella tragica ritirata dalla Russia, sono stati al centro dell'incontro svoltosi l'altra sera all'Università Cattolica di Piacenza: l'iniziativa, organizzata dalla sezione piacentina dell'Ucid (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti), ha visto confrontarsi il presidente della Fondazione "Don Gnocchi" monsignor Angelo Bazzari e lo scrittore Gaetano Paolo Agnini, dopo l'introduzione del vice presidente dell'Ucid Piacenza Giuseppe Ghizzoni.
"Don Carlo è stato un valido esempio di come si deve essere alpini e soprattutto uomini: è stato un alpino, un imprenditore della carità e un santo perché per noi lo è già (in realtà è beato dal 2009 dopo un lungo processo durato una ventina d'anni) " ha dichiarato Agnini, "certo prima di tutto è stato un prete che ha chiesto di partire per la guerra per stare vicino a quei "giovani Cristi" che sono stati i suoi ragazzi: lui che non è nato alpino, essendo lodigiano di nascita, lo è diventato sul fronte albanese nelle file della Iulia e poi in Russia con la Tridentina. E così facendo ci ha insegnato che la fede alpina è anche impegnarsi, amare il prossimo e credere in una pace che affratella e che deve essere diffusa per identificare un'Italia nuova, quella degli onesti. Ci ha insegnato che la fede non si riduce a una pura consolazione nei momenti difficili, ma risponde a una profonda esigenza spirituale che sentiamo istintivamente dentro di noi".

Betty Paraboschi

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09/05/2013

Piacenza ha già battuto parma

Caro direttore,
grazie per quello che Libertà pubblica tutti i giorni da due mesi a favore dell'Adunata. Devo purtroppo, da past President ANA di Parma, rilevare che la Gazzetta di Parma, non ha fatto in una settimana quello che voi e le istituzioni fate da due mesi. Bella e toccante la lettera della signora Giraldi. Un tocco amaro per tutti, quelli pro ed anche quelli contro, compresi gli obiettori di coscienza, quelli di comodo: da lunedì vi accorgerete che gli alpini vi mancheranno.
E' successo anche a me a Parma nel 2005, ed a tanti parmigiani. Buona Adunata.

Maurizio Astorri

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09/05/2013

Assurdo chiudere i giardini margherita

Caro direttore,
chi Le scrive è la titolare (da ben 29 anni) della Caffetteria S. Savino di via Alberoni. In questa lettera esprimo tutto il mio sdegno verso una situazione che mi rammarica profondamente: al chiusura dei Giardini Margherita per la Festa degli alpini.
Non capisco il motivo di questa scelta e gradirei che qualcuno (sindaco o assessori) me lo spiegasse. Spero vivamente di non ottenere come risposta che tutto ciò è stato fatto per non rovinare il parco visto che ogni giorno vedo persone che portano i loro cani a fare i propri bisogni (senza poi raccoglierli!) ed esseri umani che usano il giardino come un bagno pubblico. Se il motivo è essenzialmente quello di mantenere "pulito" il parco, una soluzione logica e facilmente attuabile poteva essere quella di installare bagni chimici (magari da lasciare sempre) ed aggiungere qualche bidone in più come è stato fatto nel resto della città. Attendo spiegazioni.
P. S. - Se la festa riguarda tutta la città, allora tutti i luoghi devono essere coinvolti. W gli Alpini.
Ileana Gallesi

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09/05/2013

Il cappello del nonno  alpino al nipote Lorenzo

Gentile direttore,
Le chiedo la pubblicazione di una lettera a mio padre, alpino che non c'è più, tramite "Libertà".
«Caro papà,
ieri (8 maggio) avresti compiuto 76 anni. Mi sono sempre domandata come sarebbe stata la mia vita se non avessi avuto la sfortuna di perderti così giovane. So però, quanto sono stata fortunata nell'averti avuto come padre, seppur per soli 13 anni.
Gli insegnamenti che mi hai dato, l'affetto che mi hai sempre dimostrato e soprattutto la forza che hai cercato d'infondermi nell'affrontare le avversità della vita, sono rimasti punti fermi per me ed ora voglio trasferirli a mio figlio Lorenzo, mediante quella catena d'amore che ogni famiglia dovrebbe avere e dare.
In queste giornate particolari, con l'arrivo degli alpini, rivedo le vecchie foto in bianco e nero dove tu, giovane alpino, percorri bricchi innevati.
Vedere tuo nipote Lorenzo con il tuo cappello e la penna nera in testa, mi conferma nuovamente la continuità della vita anche nei ricodi e di come non dobbiamo mai sentirci soli ed abbandonati.
Grazie papà Alfredo».

Roberta Groppi

 

In questa struggente lettera di Roberta a suo papà alpino morto quando lei aveva 13 anni c'è tutto il valore dell'essere alpino. Roberta ha ricevuto in eredità, in una età in cui si guarda solo al futuro, insegnamenti così profondi e veri che ancora oggi conserva, gelosamente, il cappello con la penna nera ora passato nelle mani del figlio Lorenzo. Gli alpini sono così. Tramandano ai figli e ai nipoti quei valori in cui hanno creduto e per cui si sono battuti. In questi giorni li stiamo conoscendo da vicino, li incontriamo per le strade e le piazze. Hanno già contagiato, con la loro allegria, i piacentini. Piacenza ospita per la prima volta l'Adunata degli Alpini, ma è già un grande successo e gli Alpini hanno già conquistato il cuore dei piacentini. Saranno giorni di festa e di amicizia. Sì, siamo tutti Alpini.

Gaetano Rizzuto

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09/05/2013

Gli alpini
di PIER LUIGI CARENZI

Senza far chiasso, senza far rumore
si son posizionati ben in ordine
nei posti programmati.
Con gran solerzia,con animo gentile,
coi suoni dialettali più svariati,
hanno fissato tende,
brande e tavolate
per viver pochi giorni in armonia
e abbracciare uniti vecchi amici,
commilitoni,
per ricordare col magone in gola,
tempi in cui il coraggio era di casa.
Tempi in cui altruismo, abnegazione,
sprezzo della vita,
albergavano nei loro grandi
e generosi cuori di alpini,
a difesa dell’Italia.
Ben vengano a Piacenza e si ripetano
negli anni prossimi a venire.
… Guardo le tavolate oramai pronte,
con file interminabili di bocce
colme di vino nostro genuino.
Li accogliamo festosi ed entusiasti
mentre in cuor mio mi chiedo:
“Perché non sono loro
a pilotar l’Italia?”.
Brinderemmo assieme,
finalmente tranquilli!

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08/05/2013

Sotto i portici di piazza Duomo spuntano le prime penne nere ed è una carica di flash

Sotto i portici di piazza Duomo spuntano le prime penne nere ed è una carica di flash. Due fidanzatini li immortalano in gruppo in una foto. Poi, poco distante, due bimbe gli corrono incontro dicendo "Ciao alpini, ciao ciao". A scuola, forse, le maestre hanno detto loro che la città sarebbe stata "blindata" per un fine settimana da un'invasione pacifica, quella degli Alpini. E così il gruppetto di amici che gironzola a naso in su per piazza Duomo attira attenzione. Due domande? «Ah per le piacentine questo e altro, dica tutto, noi siamo qui».
Partiamo dall'Adunata. «L'Adunata è la nostra vita - rispondono gli alpini, arrivati da Trofarello, in provincia di Torino - è bellissima, è il cappello che ci dà una vera e propria scossa. Alloggiamo a Bosco dei Santi, dove il parroco di Mortizza, don Beppe Sbuttoni, con le sue mani grandi, ci fa anche la pizza. Non avremmo mai immaginato che Piacenza fosse tanto bella. L'Adunata più bella è sempre l'ultima. Qui ci stringono tutti le mani, ci sono bandiere tricolore dappertutto. Che emozione. Non è affatto vero che i piacentini sono chiusi, anzi, vi ringraziamo».
Paura per la pioggia? «Macché, noi siamo alpini, siamo temprati e non ci arrendiamo mai», dicono Giancarlo Perazzini e Bruno Leardini da Verona, insieme a Ugo Triaca e Camillo Caraccio da Como, con tenda e camper nei giardinetti di fronte alla chiesa di San Savino. «Vorremmo anzi che anche i giovani di oggi potessero essere più forti: togliere l'obbligo di "leva", forse, non ha aiutato le generazioni a crescere. Noi abbiamo imparato in quegli anni a cavarcela sempre, dove c'è un alpino c'è solidarietà: noi parliamo con i fatti, non facciamo chiacchiere e abbiamo prestato aiuto ovunque vi fosse necessità. Portiamo turisti e visitatori nelle città, ma soprattutto cerchiamo di portare allegria. C'è tanto bisogno di allegria».
Allegria, sì, anche se l'alpino comasco ha rischiato di veder finire sul carro attrezzi il suo camper e ha preso una multa da 40 euro perché aveva posteggiato il mezzo troppo vicino alla fermata dell'autobus, in attesa di poter entrare nei giardini Merluzzo. «Non mi è mai capitata una cosa simile in 30 anni di adunate» precisa l'alpino Triaca.
Campeggiati in via Quattro Novembre, invece, sono altri due amici, Ilario e "Ciccia", nomi da battaglia. «La sistemazione è ottima, siamo molto contenti di essere a Piacenza e ne approfittiamo per visitare la città - commentano - una cittadina piccola ma molto bella e attrezzata, dall'accesso facile. L'accoglienza è stata ottima, per noi l'Adunata è la cosa più bella, durante la quale si diventa tutti fratelli, una grande famiglia. Sappiamo che ci sarà qualche disagio ma sarà ricompensato dall'eccezionalità dell'evento. Solo da Torino arriveranno circa 22mila persone per la sfilata. Non vediamo l'ora».
«Chi è alpino lo è per sempre, ovunque si trovi, animato da spirito di servizio e anche un po' di sana goliardia» ci dicono altri alpini dalla Sicilia. E l' "invasione" è già iniziata anche in provincia. «A Ottone sono appena arrivati a piedi gli alpini di Savona - commenta il vicesindaco di Ottone Giancarlo Tagani -. Proseguiranno gambe in spalla fino a Piacenza».

Elisa Malacalza

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08/05/2013

Viabilità e servizi, il piano messo a punto dal Comune

Agli stand il cofanetto con salame e vino, per sostenere l'hospice

Parte il conto alla rovescia in vista dell'adunata nazionale degli alpini. Ma soprattutto si moltiplicano le informazioni di pubblica utilità che il Comune rende note ai cittadini per vivere in "tranquillità" la pacifica invasione delle penne nere. Ieri mattina in municipio è stata la volta delle aperture e chiusure straordinarie degli uffici comunali, che nei giorni dell'adunata resteranno aperti nei consueti orari, senza effettuare chiusure straordinarie salvo gli uffici della Polizia Municipale che resteranno chiusi per garantire la piena operatività degli agenti a presidio del territorio; ma a finire sotto i riflettori sono state anche l'attività e i servizi di Iren per gestire i servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti, l'apertura delle farmacie cittadine, la questione dei parcheggi gratuiti e dei bus navetta, oltre all'istituzione dell'ufficio adunata e alla sospensione delle cerimonie funebri.
«Siamo ormai in dirittura finale e ancora di più risultano fondamentali quelle comunicazioni di servizio che rammentano le attenzioni che dovranno essere messe in atto dai cittadini per quanto riguarda la viabilità ed eventi particolari» ha spiegato l'assessore Silvio Bisotti presente insieme alla comandante della Polizia Municipale Renza Malchiodi, il presidente di Enìa Piacenza Mauro Rai, il professor Roberto Belli in rappresentanza dell'azienda agricola "La Faggiola" e dei Consorzi dei vini e dei salumi piacentini, Sergio Fuochi in rappresentanza dell'hospice di Piacenza "La casa di Iris", il generale degli alpini Silverio Vecchio e il presidente della sezione provinciale di Piacenza delle penne nere Bruno Plucani. «Al di là delle comunicazioni comunque vogliamo ricordare le rievocazioni del plebiscito che valse a Piacenza il titolo di Primogenita e del consiglio comunale in seduta straordinaria in programma venerdì alle 17 in piazzetta San Francesco e alle 19.30 a Palazzo Gotico. Presentiamo inoltre una novità preparata "ad hoc" con l'obiettivo di far conoscere i prodotti del territorio piacentino e di sostenere la causa dell'hospice di Piacenza». Si tratta di un cofanetto, costituito da una bottiglia di gutturnio e da un salame piacentino con tanto di marchio dop, che sarà venduto da domani su offerta minima di 15 euro negli stand allestiti in piazza Duomo e in piazzetta Plebiscito: i proventi della vendita saranno destinati al sostegno della "Casa di Iris".
«La Faggiola ha voluto essere presente all'adunata con questa iniziativa che offre l'opportunità di far conoscere dei prodotti piacentini di grande qualità e nel contempo rappresenta un aiuto concreto all'hospice cittadino» ha commentato Belli, mentre Fuochi ha evidenziato come «vengano distribuiti 2.500 cofanetti».

Betty Paraboschi

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08/05/2013

E' il diario dell'ultima missione della Taurinense nel paese degli aquiloni

E' il diario dell'ultima missione della Taurinense nel paese degli aquiloni. "Alpini in Afghanistan" (Susalibri) è il racconto della fase della transizione che sta vivendo il Paese arabo in cui dieci anni fa è iniziata la missione internazionale sotto l'egida della Nato. Scritto a più mani dai protagonisti, tra i quali anche il maggiore Mario Renna, è uscito poche settimane fa è sarà presente nello spazio libri della Cittadella Alpina al campo Daturi (ma anche al polo museale alpino nell'ex ospedale militare e alla libreria internazionale Romagnosi). Il volume - 160 pagine - non racconta solo le operazioni militari ma anche come si sta evolvendo oggi la realtà dell'Afghanistan. «E' la raccolta dei pezzi più significativi pubblicati su la Stampa - spiega il maggiore Renna -. Si parla di sport, del primo campionato di calcio afghano, del patrimonio culturale della provincia di Herat, della lotta agli ordigni improvvisati». Il ricavato della "vendita" sarà destinato ad una iniziativa di solidarietà. Quale, lo decideranno assieme la Sezione alpini di Piacenza e gli alpini in armi.
Nello spazio libri ci sarà anche il primo libro del maggiore Renna, "Ring Road" (Mursia editore), scritto nel 2010, che racconta sei mesi in Afghanistan. «Una missione che non può essere ridotta a singoli episodi di cronaca - osserva l'apino giornalista - ma che è composta da tantissimi fili che si intrecciano. Si comprende bene il ruolo degli alpini: non solo militare in senso stretto ma anche di intervento sul tessuto sociale ed economico». E' una visione dall'interno, vista da una parte, ma non di parte. «Testimonia l'ampio raggio di azione dei nostri militari. Contemporaneamente, nella stessa giornata, può esserci il ritrovamento di un ordigno, lo scontro a fuoco con gli insorti, l'inaugurazione di una scuola, la distribuzione di aiuti, l'addestramento di una compagnia dell'esercito afghano».
 

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08/05/2013

Tra elicotteri, obici e blindati prende vita l'Expo alpina

Al Daturi anche l'esperienza di essere ostaggi liberati dai Rangers

La pista per lo sci da fondo è di plastica tricolore. Niente neve artificiale ma garantiscono che le lamine scivolano eccome. Tanto che sono pronti gli alpini istruttori, di ritorno dalla massacrante prova del Trofeo Mezzalama.
In un'altra zona riposa un elicottero equipaggiato di tutto punto e in dotazione ai Rangers, sempre alpini; in un'altra ancora i genieri sistemano la sabbia per il campo minato. La Cittadella Alpina al campo Daturi prende forma ora dopo ora. Lunedì sera era un prato, ieri brulicava di militari in mimetica e maglietta verde al lavoro, oggi gli ultimi preparativi, domani l'anteprima per gli studenti, venerdì l'inaugurazione ufficiale. L'ideatore dell'esposizione è il maggiore Mario Renna, capo Sezione Pubblica Informazione della Brigata alpina Taurinense. Invece di portare la gente nelle caserme, si portano le caserme tra la gente. E' lo spirito con cui è stata pensata la suggestiva esposizione. Ci saranno tutti i mezzi e gli equipaggiamenti di ultima generazione in dotazione ai reparti alpini dell'Esercito.
Tre le aree tematiche. «La prima sarà incentrata sulla montagna - spiega il maggiore Renna - con l'esposizione del Centro Addestramento Alpino di Aosta, i cui istruttori di alpinismo proporranno ai più giovani un muro di arrampicata, un ponte tibetano e una pista da sci di fondo artificiale». Sullo stesso tema si innesta lo stand del Meteomont, il servizio meteo delle Truppe Alpine, «dove un nucleo di specialisti illustrerà i sistemi di previsione».
L'area centrale sarà dedicata alle operazioni, in linea con il trentennale delle missioni estere dell'Esercito. L'interattività sarà garantita: «I visitatori potranno salire a bordo dei modernissimi blindati Lince e BV206 della fanteria alpina, orientare l'obice FH70 dell'artiglieria da montagna, assistere alla bonifica di un campo minato con il robot del Genio e provare l'ebbrezza di essere liberati dai Rangers del 4° Alpini paracadutisti in una simulazione di presa di ostaggi». In una delle giornate si terrà inoltre il collegamento satellitare con la Brigata Julia in Afghanistan.
Non mancheranno i moderni equipaggiamenti medici e delle trasmissioni in dotazione ai reparti alpini, e ancora una volta, la tenda radio della Cittadella collegherà l'Adunata con tutto il mondo grazie alla collaborazione con l'Associazione Radioamatori Italiani. Il focus della terza area sarà sulla storia del Corpo, raccontata da un'originale esposizione di cimeli d'epoca provenienti dal Museo degli Alpini di Trento che spazieranno dalle origini ai giorni nostri, e da una piccola mostra di copertine della Domenica del Corriere. Novità dell'edizione 2013 sarà lo spazio per l'esibizione di cori e fanfare, immerso nella cornice suggestiva dei mezzi degli Alpini. Completeranno il quadro lo stand Info-Team, dove i giovani potranno trovare tutte le informazioni sull'arruolamento, e il punto di distribuzione di gadget e cartoline.
Venerdì mattina il vernissage e l'apertura ufficiale ma già domani un'anteprima speciale riservata ai più giovani. «Saranno con noi più di un migliaio di studenti, dalle scuole materne alle superiori - spiega il maggiore Renna -. Tutti insieme, alle 9,30, faremo l'alzabandiera e spiegheremo che cosa vuol dire innalzare al cielo il vessillo tricolore».

Federico Frighi

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08/05/2013

La vetrina dei prodotti piacentini da domani in piazza Plebiscito

Una ventina di stand per far conoscere alcune eccellenze delle produzioni piacentine agli Alpini. E' lo spazio coordinato dalla Camera di commercio in Piazza Plebiscito che, a partire da domani, potrà accogliere gli ospiti con vini, salumi, birra, formaggi, conserve e confetture, caffè, sorbetti e gelato ma anche libri di pregio e maglieria. Uno spaccato dell'operosità delle aziende piacentine, un biglietto da visita per far apprezzare Piacenza e quanto di meglio sa offrire. Il territorio di Piacenza è ben rappresentato nella sua complessità considerato che le aziende provengono dalla Valtidone, dalla Valnure, dalla Valdarda e dalla Valtrebbia ma anche dalla Bassa piacentina e dalla città.
La piazza, dal canto suo, offre una cornice suggestiva a questo evento, con i tigli conservati dopo l'intervento di riqualificazione ed il chiostro trecentesco che sta alle spalle dell'area riservata agli stand. «La Camera di commercio ha voluto partecipare all'accoglienza degli Alpini - ha sottolineato il presidente Giuseppe Parenti - perseguendo in quella che è la strategia approvata dal Consiglio nel corso degli ultimi esercizi, ovvero incentivando la conoscenza e la vendita dei prodotti a qualità riconosciuta. Ci auguriamo che questo aiuti a rendere Piacenza sempre più identificabile».

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08/05/2013

Domani l'inaugurazione del "condominio alpino"

Domani alle 17, a Barriera Farnese, il presidente di Acer Giorgio Cisini inaugurerà insieme al sindaco Paolo Dosi, al presidente nazionale Alpini Corrado Perona, alle autorità civili e militari i 13 nuovi appartamenti popolari che, in attesa di essere assegnati ai cittadini in graduatoria, ospiteranno per tre giorni le delegazioni straniere degli alpini che arrivano a Piacenza per il raduno nazionale. Alpini a cui il presidente ha deciso di dedicare il complesso appena ristrutturato. Ieri mattina la consegna della targa al presidente provinciale Bruno Plucani e il segretario nazionale Silverio Vecchio. E così il "Condominio degli Alpini", stabile di cinque piani completamente ristrutturato nel rispetto della normativa antisismica e dell'efficientamento energetico, ospiterà nel prossimo fine settimana una sessantina di alpini, per lo più famiglie: «Abbiamo accolto subito con entusiasmo la richiesta del Comune di Piacenza. Per noi è un momento importante, perché Acer ha seguito l'iter in tutte le sue fasi (nostro il progetto, del nostro ufficio tecnico la direzione dei lavori) e i cantieri erano appena terminati. Una struttura moderna, dotata non solo di teleriscaldamento ma con una sottostazione per allacciare al teleriscaldamento tutto il quartiere».
«Credo - aggiunge il sindaco Dosi - che questa iniziativa abbia un valore, simbolico e concreto al tempo stesso, particolarmente significativo, perché testimonia il senso autentico dell'ospitalità e dell'accoglienza che la città riserva agli Alpini. Non c'era modo migliore per inaugurare questa importante opera di riqualificazione, che pone in primo piano la sicurezza e la tutela dell'ambiente». Molto soddisfatto anche Bruno Plucani, presidente provinciale degli Alpini di Piacenza: «Questa dedica è un grande riconoscimento e ci riempie di orgoglio perché lo consideriamo un attestato di affetto e considerazione».

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08/05/2013

"Cichin": ha 103 anni il patriarca delle penne nere della provincia

Da Marsaglia Francesco Draghi ricorda la leva a Susa, le marce in Albania e il rientro

MARSAGLIA - Francesco Draghi, Cichin per amici e famigliari, ha tagliato il traguardo dei 103 anni. La veneranda età lo colloca al primo posto della classifica degli alpini più anziani della nostra provincia e fra i primi a livello nazionale, avendo militato nel terzo reggimento del Battaglione Susa. L'anniversario del centotreesimo genetliaco, oltre a rappresentare un traguardo invidiabile, quest'anno riveste quindi un significato ancor più particolare, visto l'imminente raduno azionale degli Alpini a Piacenza, organizzato per la prima volta nella nostra città. Domenica scorsa, attorniato dai propri familiari, Cichin, con tanto di cappello, ha spento idealmente le centotrè candeline della torta preparata per l'occasione dalla nipote Paola e dal pro nipote Simone, con il simbolo alpino per eccellenza: il cappello con la penna. «Pan di spagna bagnato col caffè e farcito e glassato con la crema di burro al caffè come quello che faceva la nonna Ernestina», confida Paola. Nato a Santa Maria di Bobbio, il 3 maggio 1910, dopo aver trascorso la sua vita nella valle ai piedi del Monte Penice, con la parentesi del servizio militare e bellico, si trasferisce a Marsaglia con la figlia Pinuccia, dove vive da oltre trent'anni. «Da allora Francesco è l'orgoglio del Gruppo di Marsaglia, sia per la sua longevità sia per l'attaccamento ai valori tanto cari agli alpini, ben sintetizzati nel motto della Brigata Alpini Gemona: "Mai Daur", che tradotto dal friulano significa "mai indietro"», sottolinea Roberto Lupi, capo del gruppo che si è distinto in diverse iniziative in particolare la donazione di alcuni beni alle scuole del paese.
Attualmente il gruppo di Marsaglia conta 20 iscritti, con il capogruppo Lupi, il suo vice Endro Bongiorni ed il tesoriere Giorgio Rettagliata.
Con una memoria invidiabile, "Cichin" ha ripercorso l'esperienza da Alpino svolta in due fasi: la prima nel 1931 con il servizio di leva, svolto a Susa, nel terzo reggimento del Battaglione Susa. «Dopo sette mesi fui congedato, dato che nel frattempo nacque Carlo il mio undicesimo fratello», ricorda. Francesco annovera sette fratelli e quattro sorelle, di cui cinque ancora viventi: l'ultra centenario Francesco, Elio, Angela, Lina e Carlo.
A causa delle imminenti vicende belliche, Cichin viene richiamato alle armi il 28 agosto del 1939, e fu dislocato al Moncenisio per svolgere il servizio di guardia lungo il confine francese.
Dopo due mesi viene trasferito all'ottavo reggimento battaglione Cividale. Dopo aver raggiunto Brindisi in treno da Torino, fu trasferito in bastimento a Durazzo. «Dal porto fummo trasferiti a Skutari e poi a Puka. Da qui, a piedi, giungemmo a Kunes dopo 90 chilometri percorsi in tre giorni con, sulle spalle, uno zaino di oltre trenta chili».
Il reggimento rimase sul posto un mese e mezzo in attesa che il Regno d'Italia dichiarasse guerra alla Grecia, «che non arrivò, pertanto ritornammo a Puka dove rimanemmo fino al gennaio del 1940. Nell'attesa della dichiarazione di guerra le classi del 1910 e 1914 furono rimandate in Italia, così avvenne per me e mio fratello, anche lui in Albania».
Francesco fu riassegnato a Susa, dove «con un caporale e due commilitoni dovevamo sorvegliare una chiusa sul fiume Dora, dove veniva raccolta l'acqua per le industrie a valle. L'8 settembre, fummo avvisati dai civili che fu dichiarato l'Armistizio. Con i compagni nascondemmo le armi e ci rifugiammo presso le famiglie della zona, in attesa di ricevere ordini, che come la storia racconta, non ci furono mai e quindi, dopo una settimana decidemmo di ritornare a casa. In sette giorni, a piedi, tornai a Ospedaletto, frazione di Santa Maria di Bobbio. Anche se più lungo, il ritorno fu meno faticoso dei novanta chilometri percorsi in tre giorni in Albania, non avendo lo zaino di trenta chili».

Paolo Carini

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08/05/2013

Caorso - Sono circa 200 gli alpini attesi a Caorso

caorso - Sono circa 200 gli alpini attesi a Caorso. Il comune si sta preparando per accogliere gli amici delle penne nere che alloggeranno in diverse strutture comunali e in abitazioni private di alcuni cittadini che hanno aderito all'iniziativa "adotta un alpino". «L'Adunata Nazionale - ha dichiarato il sindaco Fabio Callori - è un'opportunità per il territorio, non solo dal punto di vista commerciale, ma soprattutto per essere forte richiamo di valori». Tra venerdì sera e sabato mattina anche il comune di Caorso sarà invaso da rappresentanti del gruppo militare. La Banda musicale Ramera di Ponteranica (Bergamo) sarà ospitata all'interno della Casa dell'Amicizia. Il Gruppo Alpini di Verceia (Sondrio), saranno in parte sistemati nella baita della sezione Alpini di Caorso con cui sono gemellati e in parte nel campo sportivo di Polignano. Il Gruppo Alpini Badoere e Morgano (Treviso) accompagnati dal proprio sindaco, Elena Basso, e il Gruppo Alpini Candelù (Treviso) saranno alloggiati a Roncarolo. Anche la frazione di Zerbio si popolerà di "stranieri" provenienti dal Gruppo Alpini Arten-Feltre (Belluno) mentre il Gruppo Alpini di Rorai (Pordenone) si accamperà a Muradolo. Tutto il territorio caorsano è coinvolto in questa "operazione" di accoglienza e si è addobbato di bandiere. «Ringrazio la sezione Alpini di Caorso - ha fatto sapere il primo cittadino - per aver imbandierato il centro paese e le strade di accesso al Comune da Cremona e Fossadello. Ma ringrazio anche i tanti cittadini che si sono attivati nell'esporre dai propri balconi le bandiere italiane che abbiamo anche posizionato sulla facciata della Rocca e i commercianti che hanno allestito le proprie vetrine». Peccato però che, come sottolineato dal capogruppo Alpini di Caorso Silvano Pagani, «ci sia anche qualche balordo che ha rubato qualche tricolore posizionato lungo le vie principali del paese». «Detto questo - ha continuato Pagani - aspettiamo l'evento e vi invitiamo tutti alla grande festa». Due gli appuntamenti importanti che si svolgeranno a Caorso: la polentata di venerdì sera alle 20, alla baita, preparata dagli Alpini di Verceia e la sfilata lungo via Roma della fanfara di Ponteranica sabato alle 21 che si concluderà con i saluti istituzionali davanti al Municipio in Piazza Rocca. «Conosco i valori di educazione, rispetto e di aiuto verso il prossimo che caratterizzano il corpo degli alpini - ha sottolineato l'assessore Filippo Locarni. - Il senso di appartenenza che si acquisisce una volta arruolati si mantiene fino alla morte. L'Adunata Nazionale è solo il compimento annuale di tutte le cose che gli alpini fanno sul territorio durante il corso dell'anno».

Valentina Paderni

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08/05/2013

Don Carlo Gnocchi alpino e santo: il convegno giovedì

Borgonovo - (mil.) A Borgonovo le manifestazioni preparatorie alla grande adunata piacentina prenderanno il via giovedì, 9 maggio, alle 21 quando in auditorium della rocca comunale si terrà il convegno "Don Carlo Gnocchi. L'uomo, l'alpino, il santo". Per l'occasione interverranno monsignor Angelo Bazzarri che preside la Fondazione don Gnocchi, il parroco di Borgonovo don Paolo Buscarini, il cappellano militare don Bruno Crotti e il capogruppo degli alpini di Borgonovo Piero Bosini. Monsignor Bazzarri tratteggerà la figura di don Gnocchi religioso e uomo della carità, parlando tra l'altro della Fondazione a lui intitolata. Don Buscarini si soffermerà su don Gnocchi uomo, la sua biografia e gli aspetti umani legati alle sue vicende, la guerra di Russia e la malattia. Don Bruno Crotti spiegerà la funzione e l'importanza della figura del cappellano militare, sostegno e conforto dei soldati nelle operazioni belliche, ma anche luce e speranza durante i momenti più drammatici della storia di un uomo. Infine Piero Bosini parlerà di don Gnocchi alpino e del legame tra l'Ana ed il suo illustre protettore. Si proseguirà sabato alle 16 e 30 con il corteo degli alpini che dall'istitito Volta arriverà al monumento di piazza Garibaldi. Alle 18 ci sarà una messa seguita alle 21 da un concerto presso il centro don Orione. «Abbiamo voluto organizzare - dice l'assessore Matteo Lunni - alcuni appuntamenti di carattere culturale perché l'adunata diventi un momento di riflessione sulla patria, sul ricordo di chi ha dato la vita per essa e sui valori che la fondano».

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08/05/2013

Alpini dal set "Benvenuti al Nord"  fra le penne nere ospitate a Bobbio

BOBBIO - Dal set cinematografico della commedia "Benvenuti al Nord" all'86esima Adunata degli Alpini. Ci saranno anche le Penne nere che, a Roma, avevano partecipato alle riprese del film di Claudio Bisio a celebrare l'Adunata nazionale.
Ospiti a Bobbio, la capitale del cinema che per l'occasione si è vestita a festa, sistemando oltre trecento bandiere tricolore fuori dalle finestre e lungo le strade, gli alpini romani porteranno nella "capitale" dell'alta Valtrebbia i valori propri di una vocazione fortemente intrecciata alla montagna, primi fra tutti l'onestà e la solidarietà.
«Il cappello è preparato, lo zaino è affardellato, qualche giorno di pazienza, stiamo arrivando Piacenza» stanno cantando gli alpini da ogni parte d'Italia in queste ore, ma prima della sfilata a Piacenza, alcuni gruppi potranno assaporare il fascino di Bobbio e della montagna dell'Appennino piacentino.
«Ospitiamo gruppi - commenta con soddisfazione il sindaco di Bobbio, Marco Rossi - anche da Livigno e da Bolzano, siamo contenti. Faranno tappa a Bobbio per una notte anche alpini da Savona e dal Piemonte. Li ospiteremo nelle nostre strutture e poi procederanno a piedi per Piacenza. I nostri gruppi alpini di Mezzano Scotti e di Bobbio, particolarmente attivi sul territorio, non potevano preparare programma migliore, all'altezza di ogni aspettativa. Siamo tutti desiderosi di vedere finalmente quest'Adunata, la nostra città si presenterà al meglio, in questo momento è tutta un unico "fiorire" di bandierine. Bobbio sarà bellissima».
Il programma di sabato 10 maggio prevede un concerto corale nella Cattedrale di Santa Maria Assunta dalle 15. Presenti il Coro Monteneve di Livigno, il Coro Castel Flavon di Bolzano e il Coro Gerberto della Città di Bobbio. A seguire, alzabandiera e Onore ai Caduti di fronte al Monumento ai Caduti in Piazza San Francesco, alle 17. Dopo la sfilata per le vie e le contrade della città, uno dei momenti più suggestivi del fine settimana a Bobbio, è prevista una Santa Messa in Cattedrale alle 18.
A seguire, concerto del complesso bandistico Gruppo Alpini di Borbona della Sezione di Roma. Poi, domenica, 11 maggio, tutti insieme a Piacenza per l'86esima Adunata nazionale.
Con un po' di Bobbio e delle sue montagne nel cuore.

Elisa Malacalza

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08/05/2013

La penna bianca, il clic in omaggio degli alpini

Il desiderio di Gino Macellari: donarla all'Ana di Piacenza

Gino Macellari, storico corrispondente di Libertà da Bobbio e dalla Valtrebbia, nel dicembre del 2010 scatta questa bellissima foto dal Ponte Lenzino. E' un effetto straordinario: la neve ha riprodotto su un isolotto del fiume una penna bianca. Ecco come alcuni mesi prima della sua scomparsa, Gino Macellari ha descritto quella foto e la sua grande emozione.

di GINO MACELLARI
In una mattinata dei primi di dicembre, diretto verso Ottone, mentre passavo fra le poche case di Rovaiola, appena a monte del chilometro 78 della statale 45 notai che nel fiume, in quel tratto che ben conoscevo, c'era qualcosa di strano che sembrava emergere sul filo della sua corrente. La curiosità e la stranezza di quella "cosa" m'indussero ad accostare la mia R4 allo spiazzo di ingresso del Ponte Lenzino e ad affacciarmi al parapetto di valle. Da quel punto, guardando verso levante, vidi due grossi macigni di arenaria chiara, su cui resisteva un piccolo fascio di sterpi, erba e fogliame. Ai due macigni si aggiungeva, a valle, una striscia di ghiaia e sabbia di forma allungata, appena emergente, su cui si era deposto un sottile velo di neve da poco caduta.
Fortunatamente obbedii subito al dovere di fissare con la mia "Pentax" a teleobiettivo ciò che appariva come un isolotto, continuando però la raccolta di particolari sulla sorprendente figura che, per forma e proporzioni perfettamente adeguate, si presentava come una penna di alpino, completa di nappina fatta dagli sterpi e dal fogliame. Poi, sempre più incuriosito, mi allungai per poche decine di metri sulla sponda sinistra della Trebbia, così che ebbi ampia visione della "penna nera", imbiancata ad arte da un leggero velo di neve, mentre la ghiaia e la sabbia di grigio intenso completavano quella che decisi di chiamare ormai senz'altro la "penna alpina".
Inerpicandomi ulteriormente sulla ripa sinistra del fiume, incurante del terreno fangoso e innevato, mi avvicinai il più possibile alla figura, di cui potei misurare le dimensioni, ch'erano più o meno di venti metri di lunghezza per due di larghezza nella sua parte più corposa.
Cercai con cura, senza trovarne, segni del passaggio di persone o animali, né mi fu possibile osservare carreggiate di mezzi agricoli o segni di escavazioni per l'edilizia.
Fu appunto l'assenza di questi indizi che mi spinse a congetturare sulla forza della recente piena impressa dal fiume sui due blocchi di roccia del peso approssimativo di oltre dieci quintali e trascinati a valle per almeno un centinaio di metri.
E spingendo oltre le mie congetture mi divertii a pensare che la natura, in quel tratto, s'era data all'arte, precisamente alla scultura, componendo una piccola opera con il favore della piena e, immaginavo, con l'aiuto di qualche nume silvestre. La composizione era tratta da materiali di cui il fiume dispone per disegno naturale - acqua, rocce, ghiaia e sabbia - sfruttando la corrente della stessa Trebbia per formare quella strana figura affinché fosse ammirata, seppure con meno stupore rispetto ai fantastici meandri di Brugnello e di San Salvatore.
Del resto, la zona ha caratteristiche particolari dal punto di vista geologico come parte contigua alle gradi formazioni litiche di Piemonte-Liguria e Alto Appennino, perciò soggetta a studi accademici di giovani studiosi di università mondiali che ogni anno, nella buona stagione, compiono soggiorni residenziali per ricerche e rilevazioni sul campo, universalmente noto come "finestra di Bobbio".
La divagazione scientifica, usata come fondale per capire il senso della "penna alpina", mi avvicinò a considerare le probabili operazioni delle sue origini. C'era pericolo, a questo punto, che il fatto potesse essere scambiato in "fiaba" (come per un attimo accadde anche a me), se non ci fossero stati i rilievi fatti e le conoscenze sulle abitudini del fiume Trebbia, dove ho trascorso fanciullezza e gioventù. Secondo ricordi personali mi sovvenni infatti che a poco più di cento metri era nota una particolare situazione fisico-geografica che, per le acque che vi convergevano, era definita "infrequentabile" per pescatori e bagnanti e "pericolosa" nella stagioni di piene (primavera e autunno).
Si trattava di una ristretta zona prativa, compresa fra le quote 375 e 388, che sulla curva del fiume che vi giunge in distanza da sud riceve, da quota 1000 del Brallo, il torrente Avagnone, a cui si somma, da ovest, un fosso di falda finale del Lesima, chiamato Inferno (nonem-omen) che si abbatte con un salto di cento metri su quella curva stessa a completare la funzione di "frantoio naturale" per gli ammassi di varia provenienza, frutti dell'erosione continua a cui quella zona è soggetta.
Così le congetture mi portarono a considerare la spinta sui due grandi massi di cui la Trebbia e l'Avagnone, entrambi in piena, sarebbero stati causa, trascinandoli per oltre cento metri. Più o meno come gli stessi fatti poterono determinare, nei primi mesi del 1923, il crollo dell'antico ponte romanico con cui Genova e la Valtrebbia si univano al valico di Carana per gli scambi di olio, sale, legna e carbone.
Ecco dunque il resoconto di quella fortuita scoperta e della sua documentazione fotografica: la forza del fiume e il misterioso disegno del caso avevano creato la strana figura, che ora potrebbe diventare un amichevole quadretto-simbolo nelle varie sedi e sezioni dove si adunano le penne nere.
Una specie di tributo che la Trebbia ha voluto scolpire in ricordo dei soldati di questo speciale Corpo, così noti nel mondo per la generosità e lo spirito di sacrificio di cui hanno dato tante prove in pace e in guerra.
 

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08/05/2013

Vi accogliamo con il cuore

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08/05/2013

La festa è già cominciata Entusiasmo alpino

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08/05/2013

Piacentini, per tre giorni siamo tutti Alpini!

Ieri mattina nel bar sotto casa mia sono stati cantati un paio di canzoni di montagna, in sintonia con il clima "alpino" che in questi giorni si respira in città.
E' stato bellissimo ascoltare nel silenzio del risveglio queste voci intonate e sincrone che ci hanno dato il buongiorno. E' la settimana dell'Adunata e la nostra città vestita in tricolore si sta preparando ad accogliere Alpini provenienti da ogni parte.
Sono giovane per aver vissuto la guerra, l'ho però letta e studiata sui libri, ma sono nata da abbastanza tempo per sapere quanto questo "corpo" ha fatto per il nostro Paese.Non c'è stata calamità naturale - e la nostra Italia ne ha vissute parecchie - nel quale gli Alpini non siano stati in prima linea ad accogliere, aiutare, confortare, lavorare…. Questa è l'occasione di Piacenza per rendere merito a questi Amici dell'Italia che ci hanno fatto onore tra i nostri confini e nel mondo.
Quando in questi giorni sento persone lamentarsi per i disagi che inevitabilmente dovremo vivere prossimamente, mi rammarico perché anche in questi momenti non riusciamo a cogliere l'opportunità che questo evento rappresenta per la nostra città e ne vediamo solo gli aspetti negativi.
Inevitabilmente ci saranno confusione, traffico, impedimenti negli spostamenti, disagi nell'utilizzo della propria auto, resse, ma sicuramente si respirerà un clima inusuale per la nostra città, sarà un'occasione unica nella quale potremo dimostrare che anche noi sappiamo accogliere, ospitare, tollerare, ….. anche nel rispetto di tante persone che da molti giorni stanno lavorando per far sì che questo sia un evento straordinario per tutti.
Allora Piacenza e Piacentini, con un po' di pazienza e impegno, per una volta e per qualche giorno, siamo tutti Alpini!

Fausta Pizzaghi

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08/05/2013

Le strade e le piazze di Piacenza, sempre più imbandierate di Tricolori

Le strade e le piazze di Piacenza, sempre più imbandierate di Tricolori, sono già piene dei primi gruppi di Alpini che familiarizzano con i piacentini. E' già festa in tutta la città. Dai paesi della provincia, tutti imbandierati, scenderanno in tanti a Piacenza per partecipare all'Adunata di domenica. Come Celestina Giraldi di Ponte dell'Olio. Sfilerà in nome di suo papà alpino, scomparso trent'anni fa, ma ancora vivo nella memoria dei suoi cari e dei suoi amici alpini. In ogni famiglia c'è un alpino ed è commovente il via vai a Libertà di familiari che si presentano con le foto storiche dei loro familiari alpini. Foto ingiallite dal tempo, ma piene di storia e amore. Le stiamo pubblicando su Libertà, ogni giorno. Elda, invece, si chiede perché Palazzo Gotico non è ancora imbandierato? Passiamo la sua domanda al sindaco Dosi.

Gaetano Rizzuto

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08/05/2013

Sarò all'Adunata in nome di mio papà Alpino

Caro direttore,
l'adunata degli Alpini a Piacenza mi costringe a ripensare, una volta di più, a mio papà. Fra tutte le cose che era, era anche un alpino! Brigata alpina Julia 8° reggimento battaglione Tolmezzo e ne era orgoglioso, ci credeva. Nel 1976, terremoto in Friuli, usò le sue ferie e andò a fare quel che sapeva fare. Era un muratore e quella sua capacità la mise al servizio di chi ne aveva bisogno.
Ogni tanto riguardo le sue fotografie in bianco e nero, dietro ci sono scritte frasi tenerissime dedicate a quella che sarebbe diventata poi la mia mamma.
Qualche fotografia porta a quell'aspetto che doveva avere un alpino nei primi anni ‘60, fiero pancia in dentro e petto in fuori, la maggior parte mi restituisce l'immagine di un ometto mite, in divisa da lavoro, in una cucina oppure in compagnia di commilitoni sorridenti davanti ad una tavola apparecchiata.
Lui non c'è più da quasi 30 anni, mi è rimasta la sua eredità. Non è materiale, un muratore che muore a 46 anni con tre figli piccoli non lascia denaro. Mi ha lasciato il suo essere uomo e genitore. Io domenica ci sarò a Piacenza. Sarei forse andata comunque ma ho un motivo in più per farlo. Lo devo a mio padre.

Celestina Giraldi
Pontedellolio



Caro direttore,
ieri mattina ero in Piazza Cavalli. Ho incontrato tanti alpini, gente simpatica che si fa voler bene.
Ma alzando gli occhi ho visto che dal nostro bel Palazzo Gotico non erano esposte le bandiere tricolori, mentre sul Palazzo della Camera di Commercio ci sono le bandiere. Spero tanto che mettano le bandiere anche sul Gotico.

Elda Fornero
Piacenza

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08/05/2013

Il vecio alpin
di MADDALENA FRESCHI

Come in un gran premio,
i motori si accendono,
per la grande parata
delle Penne Nere...
Nelle strade, palazzi, piazze
sventolano bandiere,
per il grande evento:
dare il benvenuto
alle tante Penne Nere...
Non ci saranno
né vincitori, né vinti,
la fratellanza farà gioir...
rombi di cannone
per il Vecio Alpin
sarà solo uno sbiadito, ricordo...
In disparte, trepidante
per le sue gambe ormai stanche,
ad ammirar
quanti Amici sfileran...
L'orgoglio di essere stato un Bocia,
bello e altero, come il Tricolore,
sarà la forza per non scordare
"il sorriso spento per sempre"
di GIUSEPPE, Alpino vero...
La banda e il coro delle Penne Nere
accenderanno la fiamma
dell'amicizia, a tutti i presenti...
Con allegria la gente
non si lascerà sfuggire
la sfilata, per niente!!!

* In memoria dell’alpino Giuseppe Brenni
scomparso nei giorni scorsi

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07/05/2013

Il polo museale alpino alza il sipario

Nell'ex ospedale militare le mostre su Vajont, Donne e Alpini, i diari di guerra

Fa un certo effetto ritrovare l'immenso spazio dell'Ospedale militare di via Palmerio aperto al pubblico. Questo edificio aperto nel 1869 e che costò allo Stato 857mila lire, esercita un suo fascino, suggestioni lontane. Intanto, l'86° Adunata nazionale degli Alpini è l'occasione per visitare, insieme alle diverse mostre allestite sotto il porticato del palazzo, un'area e un edificio di rara bellezza. Sono esposte in una mostra, un centinaio di immagini (a cura della Pro Loco di Longarone) che racchiudono la ricostruzione della tragedia che spazzò via dalla faccia della terra cinque paesi: duemila morti in quattro minuti di apocalisse nel novembre del 1963.
Altra mostra è "Sangue Donato-Diario di un soldato in prigionia", la storia dell'apino Alferino Baruffi, mantovano, fatto prigioniero dai tedeschi e deportato in Germania, dove visse la drammatica realtà del lager. La fortuna e la sua buona costituzione fisica gli permisero di scampare alla morte e nel maggio del 1945 fece ritorno a casa. Ma l'esperienza dei campi di concentramento lo segnò profondamente e lui, n° 9998 del Campo 11, sentì in tempi recenti il bisogno di scrivere le sue memorie, che ora esposte in mostra. Ci sono poi i settant'anni dalla ritirata di Russia, "Dallo Csir all'Armir, quando i soldati scrivevano sull'azzurro", tra lettere e cartoline inviate alla famiglia, in una situazione impossibile: parole che entrano nel cuore e fanno male perché tra il 1942 2 il 1943 furono gravissime le perdite delle divisioni alpine: dei 57 mila alpini partiti per la Russia, solo 11 mila fecero ritorno in Italia.
"Donne e Alpini. L'amore senza tempo attraverso le cartoline" raccolte da Dario Cittolin, storico e collezionista di cartoline e immagini alpine, presenta una mostra dedicata alle donne, una raccolta di 125 cartoline che, come dice il titolo, ha come tema la donna alpino e le cartoline rappresentano, con l'immagine o il disegno, il sentimento che lega l'Alpino alla sua "bella", ma anche il ruolo delle donne soldato, il loro impegno e la loro storia. Pier Luigi Carini, piacentino, ha invece curato il diario inedito di Giuseppe Tagliaferri, alpino di Rivergaro e la mostra "Dalla Valtrebbia a Krasnoyarsk", che Tagliferri ha vissuto tra il 1918 e il 1920, si tratta dell'incredibile storia della campagna di Cina.
E poi le divise, il tempo, i ricordi la storia e gli spazi museali dedicati al Genio Pontieri, un pezzo di storia di una Piacenza che ricorda. Per visitare le mostre: fino a giovedì compreso dalle 9 alle 14; venerdì e sabato: 9-12 e 14-20; domenica: 9-12 e 14-18.

Mauro Molinaroli
 

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07/05/2013

In 400 in fila per lavorare nei bar del "Villaggio alpino"

In via IV Novembre la speranza di studenti, disoccupati e cassintegrati

Quattrocento aspiranti camerieri in fila dal mattino presto e code anche di un'ora per sperare di ottenere uno dei 50 posti per lavorare al "Villaggio alpino" che occuperà il posteggio del Pubblico Passeggio nei giorni dell'adunata.
Italiani e stranieri, ragazzi ma non solo. Un piccolo esercito di persone che da ieri sperano di poter far parte da protagonisti del grande evento. Studenti che cercano un'entrata extra per pagarsi le vacanze estive, disoccupati che cercano un po' di "ossigeno" per i bilanci familiari, lavoratori alla caccia di un sostanzioso integrativo per lo stipendio mensile. Molte le donne.
Gli organizzatori avevano annunciato nei giorni scorsi di aver bisogno di personale locale per servire ai tavoli e dietro al bancone, piacentini e non solo hanno risposto in massa, presentandosi a centinaia anche dalle vicine province di Parma, Pavia, Cremona e Lodi
Per tutti, la consegna del curriculum e un breve colloquio per spiegare le proprie competenze, sperando di essere richiamati e poter lavorare da giovedì a domenica sera: camerieri e baristi potrebbero arrivare anche a guadagnare 500 euro per i quattro giorni di lavoro, ovviamente dipenderà dalle ore in cui saranno impegnati. Una speranza per molti, in questo periodo di crisi.
«Abbiamo saputo di questa opportunità e ci siamo presentate - spiegano due ragazze, piacentine doc - visto che in questo periodo le offerte di lavoro non abbondano di certo: tutti cercano persone con esperienza, anche in questo settore, ma se nessuno fa lavorare i giovani come possiamo farcela? ». C'è chi è disposto a prendere la ferie dal suo posto abituale: «In soli 4 giorni guadagnerei la metà del mio stipendio, spero proprio di essere preso».
I soldi attirano, ma c'è anche un'altra componente: «Lavoro nella ristorazione da 14 anni - spiega una aspirante barista - e al di là dell'aspetto economico mi piacerebbe poter vivere da dentro un appuntamento simile, un evento unico e irripetibili da cui si potrà imparare molto a livello professionale».
La selezione è proseguita anche nel pomeriggio di ieri, oggi avverrà la scrematura dei curricula e da domani i prescelti saranno chiamati per formalizzare l'accordo. «Prenderemo con noi coloro che ci hanno dimostrato non solo esperienza e capacità nel settore, ma anche entusiasmo ed energia».
Il Villaggio alpino si estende su seimila metri quadrati, sarà attivo 24 al giorno da giovedì a domenica e prevede quattromila posti a sedere.

Michele Rancati

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07/05/2013

Brevi alpine

"L'urtiga"
Il numero speciale
sugli alpini piacentini
(mol) Si intitola "Alpini piacentini", sottotitolo "Decorati, caduti e storie di reduci", il numero speciale de L'Urtiga, la rivista edita da Lir e diretta da Ippolito Negri. Si tratta di un lavoro certosino e di ricerca, in cui vengono ricordati tutti gli alpini piacentini che hanno meritato un'onorificenza, o che semplicemente hanno combattuto una guerra, lasciando una testimonianza sulle proprie storie o vicende. A partire da quando il Corpo degli Alpini è stato fondato, nel 1882, passando per la Grande Guerra e le guerre coloniali, fino alla Seconda Guerra Mondiale. Un numero speciale in cui sono presenti circa 800 alpini che hanno lasciato un segno e un ricordo sul nostro territorio, e per ognuno è riportato un breve profilo biografico. A corredo del libro, di oltre 220 pagine, decine di storie di decorati, caduti e reduci, nonché un'ampia bibliografia sulla storia degli alpini piacentini. Un lavoro che si inserisce nello sviluppo e nella ricerca delle nostre radici, e che esce in contemporanea con la grande Adunata di venerdì, sabato e domenica.
Questo libro affronta, dunque, con piglio da spigolatori, aspetti sconosciuti ai più: sono infatti 230, gli alpini piacentini decorati al valore.
parcheggi e sponsor
Proteste dei pendolari
e in via Sopramuro
(mir) L'Associazione pendolari piacentini, con il presidente Ettore Fittavolini, denuncia la scomparsa del parcheggio di via dei Pisoni durante l'Adunata nazionale (destinato ai bus), area sosta al servizio di chi prende il treno per recarsi a lavorare. «Nei giorni scorsi nel posteggio dei Pisoni - scrive in una nota - sono comparsi dei cartelli che preannunciano, su tutta l'area, divieto di sosta con rimozione forzata dalle ore 20 di mercoledì 8 maggio alle 24 di domenica. Nei giorni di giovedì e venerdì, dunque, il posteggio dei Pisoni sarà off-limits. Si tratta di un evento eccezionale ma non si poteva limitare l'occupazione dell'area alle sole giornate di sabato e domenica? Tanti pendolari non possono arrivare in stazione con la bici: chi arriva dai comuni limitrofi, chi deve portare i figli all'asilo e poi correre in stazione. Ci aspettavamo, da parte del Comune, un minimo ci coinvolgimento».
Si lamentano anche i commercianti del tratto iniziale di via Sopramuro. «Gli stand del Villaggio Sponsor di via Plebiscito si affacciano sul Palazzo Inps che sarà chiuso - fanno notare -, mentre secondo noi avrebbero dovuto farlo sul lato del palazzo Ina, in modo da avere un collegamento diretto con gli esercizi commerciali».
 

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07/05/2013

Annullo postale: cartoline con bollo speciale e cartoline sull'adunata

Ricordati Pietro Cella, medaglia d'oro alpina e i fratelli Daturi

PIACENZA - (crib) Adunata del alpini, arriva l'annullo postale: su richiesta del comitato organizzatore, le Poste Italiane effettueranno il servizio che "storicizza" le cartoline con un bollo speciale disegnato per l'occasione. Gli appassionati marcofili potranno ottenerlo sabato 11 e domenica 12 dalle 10.15 alle 15.45 rivolgendosi allo spazio allestito all'ex ospedale militare di via Palmerio.
«L'annullo è innanzitutto uno strumento fondamentale di diffusione degli eventi» spiega la direttrice provinciale della Poste Maria Lucia Girometta assieme ai suoi collaboratori, all'assessore comunale Silvio Bisotti e al responsabili della Commissione Eventi degli alpini Matteo Ghetti. «L'Adunata, in questo modo, viene pubblicizzata in tutta Europa e nel mondo. In più, gli alpini - come i militari in generale - hanno un legame fortissimo con le Poste: con le loro lettere dal fronte hanno di fatto scritto la loro storia. Da parte nostra, abbiamo deciso di distribuire gratuitamente le guide e gli opuscoli informativi sull'Adunata direttamente nei nostri uffici postali, frequentati in media da circa 600 persone al giorno. Così, si fa un importante servizio direttamente alla cittadinanza».
Sempre all'ex ospedale militare e in piazzetta Plebiscito saranno invece allestiti due punti vendita di cartoline già "annullate" e realizzate sul tema dell'Adunata. «Si tratta in tutto di sei cartoline più una settima attaccata alla pochette che contiene le altre» aggiunge Ghetti. «Vi sono raffigurati Pietro Cella, prima medaglia d'oro alpina; i fratelli Daturi morti sul fronte greco albanese; la medaglia d'oro Giuseppe Sidoli, un omaggio alla città di Piacenza; il logo disegnato da Arianna Maffi del liceo Cassinari e il manifesto ufficiale disegnato dalla vincitrice del concorso nazionale, Giulia Bertotti». Tutte le cartoline, compresa quella che vede Piacenza emergere dalla cartina dell'Italia collegandosi con tanti raggi alle altre città italiane, sono state curate dal grafico alpino Giuliano Zaffignani: su ogni cartolina sono stati incollati altrettanti francobolli a tema, come quelli riguardanti le missioni di pace o gli avvenimenti storici di guerra.

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07/05/2013

Da Vicenza arriva a piedi l'avanguardia dei cinquemila

Cori, mezzi militari e foto ricordo, l'allegria alpina contagia la città

Domani pomeriggio saranno a Piacenza dopo 220 chilometri percorsi a piedi. Sono dieci "penne nere" provenienti dal Veneto, capitanati dal consigliere sezionale Nicola Stoppa. Ma soprattutto sono l'avanguardia dei cinquemila provenienti dalla sezione più alpina d'Italia, quella di Vicenza (ben 17mila gli aderenti all'Ana da quelle parti). Sono partiti domenica mattina presto e questa sera arriveranno a Cremona, ospiti della locale sezione. Nella prima serata di domani giungeranno a Piacenza, dopo aver fatto tappa a Monticelli e a Caorso.
«E' la quarta volta che decidiamo di partecipare alle Adunate a piedi - spiega Stoppa -, la prima fu Parma, poi Bergamo e Bolzano». Ai vicentini si sono aggregati anche due rappresentanti di altre sezioni alpini: di Padova e Reggio Emilia. Tutte con il loro gonfalone che viene mostrato con orgoglio all'arrivo di ogni tappa. E' una maratona che suggella l'amicizia e lo spirito di corpo quella da Vicenza a Piacenza. Ci si sente ancora più alpini e ci si scopre parte di un universo, quello delle "penne nere", presente in ogni paese, in ogni vallata italiana. «Ad ogni tappa veniamo ospitati per la notte dalla sezione locale» ci tiene ad evidenziare il consigliere Stoppa, che è anche responsabile del gruppo giovani della Sezione di Vicenza. Ma è anche un'occasione per onorare la memoria dei Caduti di tutte le guerre. Non solo i "propri", quella della propria terra. I "ragazzi" di Vicenza, nel pullmino che fornisce l'assistenza necessaria ai marciatori, hanno una scorta di corone di alloro. Ne depongono una per ogni tappa, per omaggiare i Caduti delle Sezioni che toccano nella loro marcia. Non lo potranno fare a Piacenza, ma solo perché le cerimonie sono già state fissate e si finirebbe per congestionare l'Adunata. Adunata che comincia già a fare più che capolino nelle strade cittadine. I primi gruppi di alpini sono arrivati alla spicciolata ed hanno portato una ventata di allegria nei bar, nei ristoranti, sotto i dehors dei caffè all'aperto. Chi raggiunge Piacenza in camper, chi in auto, chi si è portato appresso la bicicletta per poter girare meglio in una città intasata. In viale Palmerio hanno cantato a notte fonda fino ad avere la gola secca. Al Daturi sono giunti anche i primi mezzi militari che verranno esposti nella Cittadella Alpina. In via Maculani hanno fatto comparsa i primi muli. Sono due e arrivano da Bassano del Grappa al seguito dell'alpino Aldo Serraiotto. Quelli ufficiali arriveranno da Vittorio Veneto, ma solo venerdì.

Federico Frighi
 

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07/05/2013

Facciamo festa con gli alpini Conto alla rovescia

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07/05/2013

Alpini schierati per Brenni

Carpaneto, folla a Rezzano per l'addio all'ex capogruppo

CARPANETO - Tanti alpini e non ieri pomeriggio a Rezzano di Carpaneto per l'ultimo saluto a Giuseppe Brenni e per stare vicini alla moglie Maria Giovanna e al fratello Alberto, giornalista di Telelibertà. Una grande folla triste e silenziosa ha accolto il ritorno di Pino (come da tutti era chiamato) sulle sue colline di Rezzano, dove era nato e ha vissuto per tutta la sua vita: una persona semplice, benvoluta e stimata, sempre disponibile ad aiutare persone che avevano bisogno o associazioni, come ricordato da amici presenti.
Fra i tanti che lo hanno accolto davanti alla chiesa della piccola frazione, tanti alpini arrivati da tutta la provincia con una quindicina di gagliardetti, il labaro dell'Ana (Associazione nazionale alpini) con il presidente provinciale Bruno Plucani, il labaro dell'Avis locale di cui Pino era stato uno dei fondatori nel 1971. E poi il sindaco di Carpaneto Gianni Zanrei in fascia tricolore con il comandante della polizia municipale dell'Unione Valnure-Valchero Paolo Giovannini, l'ex presidente dell'Ana Aldo Silva, gli ex sindaci di Carpaneto e Cortemaggiore Enzo Orefici e Gianluigi Repetti che si sono stretti alla moglie Maria e al fratello Alberto.
Pino, classe 1931, a 20 anni era partito per il servizio militare nell'ottavo reggimento Alpini della brigata Julia. Al ritorno aveva ripreso il suo lavoro nella azienda agricola e vitivinicola di famiglia. Nel 1974 si era unito in matrimonio con Maria Giovanna Premoli, dal 1993 al 2007 aveva diretto il gruppo delle "penne nere" di Carpaneto e tuttora era nel consiglio direttivo. La bara - coperta da un cuscino con fiori verdi, bianchi e rossi, e il cappello alpini - è stata deposta davanti all'altare con quattro alpini di Carpaneto schierati ai lati e, dietro, il gagliardetto locale. La funzione religiosa è stata celebrata da don Giuseppe Longeri, con don Stefano Garilli, cappellano provinciale degli alpini, padre Luigi Hermans, don Mario Badenchini, don Pietro Dacrema, ed è stata accompagnata dai canti del coro parrocchiale diretto da Vittoriano Repetti. All'omelia don Longeri ha ricordato lo scomparso amico d'infanzia che è sempre stato vicino alla parrocchia ed ha concluso con un «Ciao amico, tu sei andato avanti» come dicono gli alpini, ed ha invitato a pregare per Pino per la moglie Maria e il fratello Alberto.
Il presidente provinciale degli Alpini, Bruno Plucani, nel suo saluto ha definito Pino Brenni «un grande amico» che lo ha sempre aiutato in particolare nelle preparazione della "Festa granda" che si è svolta nel 2006 a Carpaneto e, fra l'altro, ha ricordato la consegna a Brenni della nomina a cavaliere della Repubblica. Durante il funerale, la preghiera dell'Alpino è stata letta dal capogruppo locale, Carlo Veneziani, mentre gli squilli di tromba che hanno irrigidito le "penne nere" sull'attenti. Al termine della funzione religiosa la bara è uscita dalla chiesa fra due ali di alpini schierati sull'attenti mentre la tromba di Luca Deantoni ha suonato con professionalità il "silenzio fuori ordinanza" che durante il servizio militare veniva suonato prima del congedo, e così hanno voluto congedare Pino prima di accompagnarlo all'ultima dimora nella cappella di famiglia del cimitero locale.

Pietro Freghieri

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07/05/2013

E' proprio bella la nostra Piacenza in questi giorni

E' proprio bella la nostra Piacenza in questi giorni. Tutta tricolore. Ogni mattina scopriamo nuove bandiere esposte ai balconi, intere strade imbandierate. In queste ore stanno arrivando dalle province e regioni vicine tanti alpini e li incontriamo in giro per le strade alla scoperta della città. Ieri pomeriggio ne ho incontrato un gruppo, festoso, in via Tibini e in via Roma. Erano di Busalla, Genova. Hanno invaso il ristorante di via Tibini e dopo il bar della Mariuccia. Portano allegria. Bruno Plucani è soddisfatto, attento e felice per come Piacenza sta accogliendo gli Alpini. Ma caro Presidente Plucani c'è ora questa richiesta-appello della prof. Antonella Ciocchi. Vi chiede di restare al Campo Daturi, di non abbandonare gli studenti che lo frequentano. Vi vogliono bene e con voi si sentono più sicuri. Restate con i ragazzi.

Gaetano Rizzuto

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07/05/2013

Amici Alpini, restate ancora al Campo Daturi

Gentile direttore,
l'adunata nazionale degli alpini sarà un successo. Già ci sono le premesse: un gran lavorio, grandi preparativi sia per il supporto tecnico che per rendere più bella la città. E lo è davvero, le bandiere ad esempio potrebbero restare sempre. Anche Libertà offre molta attenzione all'evento, ma tra le notizie che riguardano gli alpini, ce n'è una che mi preoccupa e che riguarda i "nostri" alpini.
Per intenderci, quelli che da diversi anni, hanno come base presidio il Campo Daturi, utilizzato dalle scuole del centro: Gioia, Romagnosi, Mazzini, come palestra all'aperto per le lezioni di Educazione Fisica. Ho letto che presto gli alpini lasceranno il presidio del Campo Daturi per trasferirsi verso la Caorsana, alla casa cantoniera.
Sicuramente, quest'ultima sarà una sede di più facile accesso, comoda da raggiungere per questo gruppo di alpini piacentini che devono, ormai, fare i conti con il passare degli anni e con gli acciacchi. Ma a me, e penso di interpretare anche il pensiero dei miei colleghi di Educazione Fisica, dispiace molto e questo trasferimento mi preoccupa non poco.
Mi preoccupa perché non possiamo permetterci di perdere una presenza, per noi, così preziosa.
Gli alpini ogni giorno presidiano il campo Daturi che è animato dalla loro presenza. Sono partecipi alle nostre lezioni anche, ad esempio, attraverso la collaborazione nella preparazione del te per i partecipanti alle competizioni di istituto! Sembra niente, ma le gare assumono, grazie a loro, aria di festa. Non solo tagliano l'erba, ma fanno tante altre cose utili e indispensabili come la vigilanza alla struttura.
Inoltre, lo spostamento del presidio in un luogo così decentrato, corre il rischio di far perdere il contatto con la città e con i giovani.
I nostri studenti che ogni giorno frequentano il campo, hanno riscoperto, o addirittura conosciuto per la prima volta, incontrando il Germano, il Bruno, il Gino, la figura mitica dell'alpino. Voglio, quindi, sottolineare che sarebbe una grave perdita per le nostre scuole se il presidio del campo Daturi venisse abbandonato.
Si può suggerire di prevedere la possibilità di rendere attivo sia quello del campo che quello della lontana, per noi, casa cantoniera. Sarebbe un progetto utile anche per la città. Non dimentichiamo che il Daturi è uno spazio pubblico che non merita di essere lasciato senza una vigile presenza, oggi garantita dagli alpini.

Antonella Ciocchi
Insegnante di Educazione Fisica
del Liceo Gioia - Piacenza

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06/05/2013

E agli Amici dell'Arte penne nere protagoniste

Da stamane saloni con le rassegne di foto sulla campagna di Russia, sulla vita in caserma e sui ghiacciai

piacenza - Sono stati accolti a braccia aperte ed invitati ad esporre quanto ritenessero opportuno. Così, il direttivo degli Amici dell'Arte ha posto a disposizione la prestigiosa sede di via San Siro, 13. Due sale ed un salone da oggi sono riempiti di testimonianze di vita alpina.
Nel salone una rassegna di foto, intitolata "Noi alpini", a mostrare i militari della montagna, dall'arrivo in caserma, alla camerata, alle marce con equipaggiamenti e muli, alle sfiancanti ascensioni su nevai e ghiacciai. Ha scattato le foto e curato l'esposizione l'alpino Enzo Isaia. Nella seconda sala una drammatica e dolente esposizione, dal titolo "La disfatta - La tragica ritirata di Russia". Una delle imponenti tragedie del corpo, in cui la spedizione è sopravvissuta, in minima parte, ai rigori dell'inverno russo, alla fame, allo sfinimento ed alle malattie, agli attacchi delle truppe russe. Esposizione di fotografie, documenti e cartografie della ritirata a cura dell'alpino Pasquale Corti.
La terza sala presenterà le foto dell'archivio Andreoletti, con le immagini inedite di uno dei presidenti dell'Associazione Nazionale Alpini.
Perché tanto entusiasmo negli Amici dell'Arte ad accogliere gli alpini? Prima di tutto per il debito di riconoscenza ad un corpo valoroso che, seppur in guerra, ha sempre operato con lo sguardo al di là delle armi, a scrutare orizzonti di fratellanza e di bontà con tutti. Nemici sempre temporanei i loro, comunque fratelli di sofferenza da sollevare. Ancora oggi, nell'Italia repubblicana e democratica, il loro tacito motto risuona: "Presente! ".
Ma c'è qualcosa di più che affratella gli Amici dell'Arte agli alpini: tutti innamorati della natura, della vita semplice e profonda, degli affetti domestici ed amicali, del piacere di contemplare, d'elevare un grazie a Dio per il tanto di bello e di buono che ha donato agli uomini. Questa vibrazione dell'anima si chiama poesia, cara agli Amici dell'Arte ed agli alpini tutti. Per capire, contemplare l'opera pittorica di Giovanni Segantini, pittore delle Alpi, dei ghiacciai, delle praterie alpine a primavera, dei pascoli, delle rade baite tra gli alpeggi, di Soreghina, la piccola montanara figlia del sole.
Giovedì, 9 maggio, alle ore 20.30, poi, il Coro del Club Alpino Italiano di Piacenza, diretto da Corrado Capellini, offrirà una rassegna di canti di montagna.
Orari esposizione: da oggi al 9 maggio: 9 - 14; 10 ed 11 maggio: 9 - 24; 12 maggio: 9 - 18. "Amici dell'Arte", via san Siro, 13, Piacenza

Luigi Galli
 

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06/05/2013

L'ex Ospedale militare da oggi diventa un grande museo con immagini e cimeli

PIACENZA - Alpini, storia e cultura "sotto l'occhio di bue" grazie ad una serie di mostre studiate ad hoc nell'ospedale militare di viale Palmerio, polo museale dell'Aduanata nazionale del 10, 11 e 12 maggio. L'apertura al pubblico di tutti gli allestimenti è previsto per oggi, lunedì 6 maggio, dalle 9 alle 14. Fino al 9 maggio, gli orari saranno i medesimi. Il 10 e l'11, sarà possibile addentrarsi negli spazi espositivi dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 20. Domenica, le mostre saranno aperte dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 18. L'ingresso è gratuito. Detti gli orari, ecco la ricca offerta messa sul carnet. Partiamo con le mostre che celebrano gli anniversari. Una è quella che ripercorre la tragedia del Vajont: si tratta di una serie di pannelli che ritraggono i fatti di quel triste capitolo di storia, successo a Longarone, nel bellunese, 50 anni fa.
«Furono proprio gli alpini della Cadore i primi a portare soccorso» spiega Matteo Ghetti, responsabile della commissione Eventi del Comitato per l'Adunata. La rassegna, sarà portata, per la singola serata del 10 maggio, al Politeama; il cinema-teatro del centro cittadino, ospiterà un documentario sul Vajont ed un concerto della Fanfara congedati Brigata Cadore. La seconda rassegna che celebra un anniversario s'intitola "Dallo Csir all'Armir, quando i soldati scrivevano sull'azzurro" e racconta i 70 anni dalla ritirata di Russia con posta militare, lettere dal fronte e cartoline.
«Quattrocento pannelli con documenti in franchigia militare, le cartoline azzurre che i soldati scrivevano a casa con le loro storie e le loro speranze, » spiega Ghetti. Altra mostra è "Sangue donato-Diario di un soldato in prigionia". «Il diario di guerra - viene evidenziato - del mantovano Alferino Rabuffi, raccontato in pannelli e cimeli, come le scarpe e la divisa dei 18 mesi passati nel campo di prigionia russo». Si passa, poi, alla mostra "Donne e alpini. L'amore senza tempo attraverso le cartoline", rassegna presentata per la prima volta all'Adunata di Piacenza che racconta, grazie alle cartoline raccolte da Antonio Cittolin, il rapporto tra il gentil sesso e le penne nere. Dalla forte connotazione piacentina l'opera "Dalla Valtrebbia a Krasnojarsk", curata da Pier Luigi Carini: si tratta del diario inedito di un alpino rivergarese, l'artigliere da montagna Giuseppe Tagliaferri, impegnato nella campagna di Cina del 1912-1918; insieme a Tagliaferri, c'erano altri quattro piacentini. "Alpini in divisa", invece, è l'esposizione di vere divise dei combattenti del corpo, dal 1872 fino a quelle usate nella seconda guerra mondiale. Ci sarà anche una mostra fotografica dell'Ifms (International federation of mountain soldiers) ed una rassegna di scatti del Polo di Mantenimento Pesante e dei Pontieri sui processi di lavorazione del bronzo; sono ritratti lavorazioni per l'artiglieria, creazioni di statue e restauri (tra cui quelli dei cavalli della piazza cittadina). Non mancherà la rassegna dei bozzetti, delle medaglie e dei manifesti dell'Adunata nazionale di Piacenza inviati al concorso per la scelta del manifesto ufficiale. Per ogni mostra è stato edito un volume, in vendita nelle sale espositive. L'11 ed il 12, infine, sarà emesso l' annullo postale dell'Adunata numero 86.

Ric. Del.

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06/05/2013

«Siete simbolo di slancio solidale»

L'eurodeputata Muscardini in visita a Martinelli, alpino numero uno

piacenza - Cristiana Muscardini ed Ivano Martinelli, l'onorevole ed il primo alpino giunto a Piacenza per l'adunata del fine settimana alle porte. L'eurodeputata di quinta legislatura è andata a trovare «molto volentieri Martinelli, rappresentante di un Corpo contraddistinto dalla forte solidarietà e dallo spirito di aggregazione», sottolinea l'onorevole, presente al Parlamento Europeo dal 1989. Nell'area verde di via Madre Teresa di Calcutta, luogo dove Martinelli ha piazzato camper e tende il 25 aprile scorso, i due hanno passato diversi minuti parlando quasi fossero due vecchi amici che non si vedevano da tanto. «Gli Alpini sono quasi sempre i primi a correre in aiuto del prossimo in caso di calamità naturali», dice Muscardini rivolgendosi a Martinelli. «Non posso che stimarvi e ricordarvi con affetto. L'Adunata nazionale, qui a Piacenza, può essere un grande stimolo per tutti: arriva in un momento in cui l'intero Paese ha bisogno di slanci solidali. Unendo le forze, si può uscire dalla crisi economica e, per certi versi, dall'impasse morale che ci attanaglia. C'è molta indifferenza verso i problemi degli altri e non si aiuta più, gli uni gli altri. Gli Alpini, al contrario, simboleggiano la mano testa reciprocamente». La vice presidente della Commissione Commercio Internazionale del Parlamento Europeo, poco dopo, parla di "calore". «Martinelli ha trovato nei piacentini affetto e vicinanza - dice l'onorevole rifacendosi a quanto raccontato poco prima dall'Alpino, ferrarese d'origine ma torinese d'adozione-. C'è gento che lo va a trovare tutti i giorni, persone dalle età differenti che portano cibo, vino, birra ed altro ancora. Lui contraccambia offrendo la tipica ospitalità alpina». Poco dopo, la trama del discorso si muove verso le potenzialità turistiche della nostra provincia. «Non ha nulla da invidiare alle colline toscane o umbre, né come paesaggi né come prodotti enogastronomici», dice senza mezzi termini la romagnola che, impegni parlamentari permettendo, trascorre buona parte del suo tempo nella casa piacentina. «Molte potenzialità, però, sono poco espresse o mal valorizzate. La speranza è che l'Adunata porti una ventata d'aria fresca, una voglia di mettersi in gioco per trovare una rinnovata volontà di costruire qualcosa d'importante, tutti insieme. Molti turisti, oggi, preferiscono altri parti d'Italia alla meno famosa provincia piacentina. Se ci sarà voglia di mettere insieme le capacità imprenditoriali con l'enogastronomia, sono sicura che il territorio piacentino attirerà sempre più turismo. Per riuscirci, però, bisognerà anche stare attenti a non ripetere scempi paesaggistici come successo in passato». L'eurodeputata Muscardini getta uno sguardo al tricolore: "Bello vederne così tanti, in gran parte di città e provincia. Simboleggiano un Paese che dobbiamo aiutare a tornare grande».

Riccardo Delfanti.

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06/05/2013

«Sul fronte, tra gelo e nemici ci scaldava solo la speranza»

I ricordi del 94enne Nino Arbasi. Ci sarà anche lui all'adunata degli Alpini

di NICOLETTA NOVARA
C'erano cose che Nino Arbasi non aveva detto neanche alla sua famiglia. Episodi di una guerra lontana eppure sempre presente, pulsante, infima. Ricordi che si preferirebbe scacciare e invece si ha avuto l'ingrato compito, dalla vita, di doverli rivivere e diffondere fra chi, quella guerra, non l'ha vissuta. Ma perché riproporre tanto dolore? Perché non ci si dimentichi mai del sacrificio compiuto da migliaia di ragazzi e perché tale insensatezza non si ripeta ancora.
Nino Arbasi compirà 94 anni il 22 aprile, mente lucida, occhio azzurro sveglio e solo un po' di mal di schiena, colpa dei tanti anni di guerra passati a dormire per terra. Quando parliamo dell'Adunata degli Alpini si illumina di gioia. Non vede l'ora. Lui ci sarà, accompagnato dalla famiglia.
Nino Arbasi faceva parte dell'11° Reggimento Artiglieria Ippotrainata e i primi ricordi legati alla seconda guerra mondiale riguardano il fronte francese: «Ci dirigemmo al Colle della Maddalena, al confine con la Francia, ma lì restammo poco e il Reggimento, tornando indietro, si fermò a Fossano. Qui formarono un gruppo di soldati, di cui facevo parte anch'io, che staccarono dal resto del Reggimento. Ricordo che ci fecero fare un giro strano, siamo passati prima in Toscana poi siamo risaliti sulla costa dell'Adriatico e infine siamo arrivati a Lubiana, in Jugoslavia. Siamo stati di pattuglia con i cavalli per 3-4 mesi poi siamo tornati indietro». E qui, Nino, tira fuori a fatica il primo ricordo tinto di sangue: «La prima notte in Jugoslavia ci siamo accampati e subito, vicino alla nostra tenda, sono arrivate delle "lucciole". Un nostro compagno non ha resistito e si è allontanato con le ragazze. Il giorno dopo l'abbiamo trovato sgozzato a poche decine di metri dalla tenda. Aveva un taglio alla gola profondissimo».
Dopo la Jugoslavia, il gruppo di soldati, è subito ripartito. Per dove, nessuno lo sapeva. «Ci hanno caricato e siamo ripartiti. Nessuno ci ha detto niente però al Brennero ci siamo fermati e ci hanno rasato a zero senza tanti complimenti. Quando siamo arrivati in Austria, mi sono accorto di essere a Vienna perché dal finestrino del treno fermo in stazione, vedevo la ruota del famoso Luna Park». Fra i soldati le voci avevano iniziato a correre e tutti ormai sapevano che la prossima sosta sarebbe stata la Russia. «I nostri carri armati, in confronto a quelli russi, sembravano delle scatole di fiammiferi. Loro avevano dei bestioni con cannoni che avrebbero potuto spaccare le montagne. Ricordo che faceva un freddo da matti: -41°. Per stare un po' riparati scavavamo delle buche nel terreno grandi come le fondamenta di una casa, poi le ricoprivamo con dei tronchi d'albero e si lasciava solo un buco così quando non si era di servizio si andava a dormire là sotto che era pieno di topolini della terra e a qualcuno avevano tutte smangiucchiate le orecchie».
Arbasi era addetto alle comunicazioni: marconista scelto. I ricordi più duri sono legati ai 31 giorni di marcia per uscire dalla sacca, l'ormai tristemente famosa ritirata. «Eravamo in 300-350mila soldati italiani, tedeschi, rumeni e slavi accerchiati dai russi. I tedeschi non ci sono mai stati tanto simpatici, ma la guerra la sapevano fare bene e avevano da mangiare. Noi non avevamo niente: quando è stato il momento di scappare non avevamo più neanche un goccio di benzina. Dopo 31 giorni di marcia nella neve dura senza poter mangiare se non poche cose che trovavamo in giro, siamo arrivati stremati in un ospedale. Il maggiore medico mi disse che ero fortunato perché avevo solo un principio di congelamento alle mani e ai piedi, ma non mi sono fermato nella struttura. Girava voce che i russi stavano per arrivare e così me ne sono andato subito».
Fra i paesi russi in cui Nino ha fatto capolino ce ne sono alcuni che gli hanno lasciato un ricordo indelebile: «A Gomel ho ritrovato un piacentino: il fotografo Gasperini di largo Battisti. Eravamo in stazione e abbiamo visto arrivare delle autobotti. Alcuni vi erano saliti sopra altri erano dentro: tutti morti congelati. Non riuscivano a staccarli dalle cisterne e quando ci riuscivano sembrava che cadessero delle enormi lastre di ghiaccio». Il freddo congelava tutto e tutti: «A Stalino quando ci arrivarono le casse con le bombe a mano e i proiettili non si riusciva neanche ad aprirle, ci voleva il piccone. In una delle casse trovai un foglio con scritto: Regio Arsenale di Piacenza. In quel momento mi sono quasi commosso».
I ricordi forse più dolorosi riguardano alcuni compagni d'arme: «Ricordo molto bene il Sanseveri un ragazzo di Ziano che mi stava sempre appresso, ero praticamente il suo fratello maggiore. Una notte era arrivato l'ordine di partire e lui mi disse "Nino prendimi su". Era tutto sfigurato, gli si staccava la faccia e la carne dal freddo. Non sono riuscito a portarlo con me, facevo fatica anch'io a camminare. Devo la vita ad un ragazzo pugliese che mi strattonava per la manica e mi continuava a ripetere "Dai che andiamo a casa! "». Un momento drammatico quello vissuto dal giovane soldato Nino Arbasi che racconta con molta commozione anche questo secondo episodio: «Mi sento chiamare da un compagno che voleva gli togliessi le scarpe perché non ce la faceva più, gli davano troppo fastidio. Allora mi sono avvicinato per aiutarlo e ho tirato le scarpe: è venuta via anche tutta la carne, sono rimaste solo le ossa».
Ma come sempre, nei momenti più disperati, un gesto di umanità arriva da chi meno ce lo aspettiamo: «Ho trovato famiglie russe molto brave. Ricordo una volta questa donna che mi ha messo sul pagliericcio e mi ha unto i piedi con un grasso per non farmeli congelare. Un'altra volta invece ci stavamo nascondendo a casa di questa famiglia e mi sono accorto che trafficavano con il tappeto e i mobili della sala: stavano nascondendo un ragazzo, avrà avuto tredici anni. Non volevano che andasse in guerra. Quando l'abbiamo visto si sono messi a piangere tanto, ma noi li abbiamo rassicurati che non avremmo detto niente a nessuno».
Il ritorno: «Quando è arrivato il momento di partire la gente di Marina Gorka piangeva. Eravamo in duecento quando siamo tornati a casa e pensare che la mia divisione era formata da 12500 uomini. A noi 200 ci hanno mandato a Cattolica, siamo stati in albergo per un po' potevamo dormire e mangiare e così abbiamo riacquistato le forze e ci siamo rimessi».
Una volta rimesso in sesto, Nino è stato mandato a Napoli: «Ad agosto ci hanno mandato in provincia di Napoli, abbiamo messo i pezzi sulla costa in attesa degli sbarchi. Poi succede l'8 settembre e i tedeschi iniziano a fare man bassa di tutto e di tutti: se ti prendevano ti uccidevano o ti portavano nei campi di concentramento. Noi eravamo sette soldati e siamo riusciti ad arrivare fino a Bologna. Camminavamo di notte per non farci prendere e mangiavamo quello che trovavamo nei campi. Ogni tanto qualche famiglia ci aiutava: una volta mi hanno dato un paio di pantaloni. A Bologna abbiamo preso il treno per Piacenza e il capotreno ha rallentato il treno appena prima di entrare in stazione così noi siamo potuti saltare giù in corsa sull'erba della riva».
«Ricordo quando stavo quasi per raggiungere casa sulla via Emilia. Mia madre insieme ad una sua amica mi vide e crollò a terra dall'emozione. Subito dopo andai a salutare l'Amelia, la mia fidanzata. Ci siamo sposati poco dopo».

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06/05/2013

L'adunata nazionale degli Alpini è alle porte e allora anche Libertà scalda i motori

di BETTY PARABOSCHI
L'adunata nazionale degli Alpini è alle porte e allora anche Libertà scalda i motori. Dopo la bandiera tricolore che i lettori del nostro quotidiano hanno potuto trovare in edicola, a partire da giovedì insieme a Libertà sarà in vendita un dvd dedicato alla storia delle Penne Nere. Si intitola proprio "Penne nere. Storia delle truppe alpine" il filmato che i lettori del nostro quotidiano potranno acquistare in tutte le edicole al costo di 8,80 euro più il prezzo del giornale: a finire sotto i riflettori è la storia di un corpo che ha una storia gloriosa e che fra l'altro sarà il vero protagonista della colossale manifestazione in programma questa settimana.
Fin dalla costituzione del corpo nel 1872 infatti gli Alpini si sono distinti per il loro valore dimostrato, oltre che in guerra, anche in tempo di pace: le Brigate Alpine hanno scritto delle pagine epiche nella storia del nostro Paese e le eroiche gesta che ne hanno caratterizzato l'operato nel corso dei due ultimi conflitti mondiali fanno degli Alpini un corpo prestigioso, rispettato e ammirato in ogni parte del mondo. Ecco allora un dvd che ripercorre la storia delle leggendarie Penne Nere dalle origini ai giorni nostri con rari documenti storici e con ricostruzioni cinematografiche dei primi anni di vita del corpo; non manca neppure un inserto speciale dedicato al centro di addestramento alpino che i lettori di Libertà potranno scoprire e ad alcune curiosità relative alla divisa, al cappello e alla penna. Proprio per quanto riguarda quest'ultima, deve essere lunga circa dai venticinque ai trenta centimetri ed è portata sul lato sinistro del cappello, leggermente inclinata all'indietro: il colore cambia a seconda del grado di chi la porta e dunque è di corvo e nera per la truppa, di aquila e marrone per i sottufficiali e gli ufficiali inferiori e di oca bianca per gli ufficiali superiori e generali.
Come già detto, gli Alpini sono dunque il più antico corpo di fanteria da montagna attivo nel mondo, originariamente creato per proteggere i confini montani settentrionali dell'Italia con Francia, Impero austro-ungarico e Svizzera: nel 1888 essi furono inviati alla loro prima missione all'estero, in Africa, continente nel quale sono tornati più volte nella loro storia, per combattere le guerre coloniali del Regno d'Italia. Essi si distinsero durante la prima guerra mondiale, quando furono impiegati nei combattimenti al confine nord-est con l'Austria-Ungheria, dove per tre anni dovettero confrontarsi con le truppe da montagna austriache e tedesche, rispettivamente Kaiserschützen e Alpenkorps, in quella che da allora è diventata nota come la "guerra in alta quota". Durante la seconda guerra mondiale, gli alpini combatterono a fianco delle forze dell'Asse principalmente nei Balcani (nel difficile teatro greco-albanese) e sul fronte orientale, dove, impegnate sulla linea del Don invece che nel Caucaso come inizialmente previsto, subirono perdite gravissime durante la battaglia difensiva e la tragica ritirata dell'inverno 1942-1943. A causa della riorganizzazione dell'Esercito Italiano dopo la fine della guerra fredda, nel 1990 tre delle cinque brigate alpine e molte unità di supporto furono sciolte, mentre dal 2003 il corpo risulta impegnato in Afghanistan.
 

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06/05/2013

Tricolore per ringraziare gli alpini di ieri e di oggi

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05/05/2013

Aspettando gli alpini Piacenza si fa bella

Aspettando gli alpini Piacenza si fa bella. L'occasione porta a sistemarla il più possibile per accogliere degnamente i 400.000 particolarissimi ospiti. È giusto farlo e farlo con entusiasmo come è altrettanto giusto anzi, doveroso riflettere su tutto quanto riguarda questa operazione. Bella l'idea delle aquile in via Colombo che ricordano le penne sul cappello degli alpini. Ma anche la visione ampia di chi dalle alte cime respira il cielo, racchiude in uno sguardo l'intero paesaggio e ne trae la percezione d'insieme, l'interconnessione di tutto. E dall'alto vede la nostra esatta misura di piccoli puntini nel mondo che volendo però sanno essere molto, molto grandi come gli alpini, i volontari, le persone buone e oneste che sanno esserlo anche nell'ombra del quotidiano. Belle le bandiere che salutano come tante mani colorate per accogliere non militari in guerra, ma uomini generosi in tempo di pace.
Bandiere che garriscono da finestre e balconi simboleggiando un'Italia la cui Costituzione "ripudia la guerra come risoluzione dei conflitti". Non dunque contrapposizione fra il tricolore e la bandiera della pace, semplicemente l'una è nazionale, l'altra universale ed entrambe sperano di sventolare festose non sulla violenza, ma sull'armonia.
Anche l'arredo urbano risente dell'evento. Finalmente sono stati tolti gli orribili, pericolosi pali dalla rotonda di barriera Torino come era stato tolto il monumentale bruttissimo portale che ostruiva via Taverna, via francigena, due mostruosità contro le quali mi sono ferocemente battuta, assieme a molti cittadini, da queste colonne.
Abbiamo il diritto dovere di riflettere sullo spreco di denaro pubblico per abbellire pardon, per abbruttire le pur necessarie rotonde. Sarebbe il caso di escogitare un regolamento anche retroattivo per far pagare chi ha voluto installare quegli inutili, brutti manufatti.
Non è accettabile che costi non necessari vengano passivamente lasciati correre. Non c'è un modo legale per cui i cittadini (che quegli sprechi hanno pagato) possano chiedere i danni? Non scordiamoci che rimangono lo scempio della pavimentazione di Piazza Cavalli, i catafalchi in marmo dagli spigoli appuntiti, perciò pericolosissimi, della rotonda in fondo a via Campagna e molto altro.
Auguriamoci che questa attenzione alla bellezza non sia solo episodica ma diventi atteggiamento mentale, civile, politico e amministrativo permanente.
Mi associo all'appello dei cittadini che intendono salvare piazza Cittadella dallo sventramento e a quelli che giustissimamente vogliono salvare l'hotel San Marco, tra questi Stefano Pareti che è stato un politico, un amministratore pubblico ma che anche "in pensione" difende tutto ciò che Piacenza ha di bello, colto e interessante. Non sono mai stata del suo schieramento politico, ma vorrei che molti altri politici del passato e del presente avessero la stessa sensibile cultura, lo stesso affettuoso rispetto per tutto quello che è significativo per la nostra città.
Per venire incontro ai fioristi che temono di essere danneggiati nelle vendite a causa delle strade chiuse durante l'adunata degli alpini, invito i piacentini ad acquistare ora fiori bianchi e rossi da mettere alle finestre e ai balconi, nei giardini. Da molti anni e su vari giornali, ma anche in privato personalmente, ho sempre chiesto a chi decide di mettere almeno alle porte d'ingresso della città dei fiori bianchi e rossi, inascoltata fino ad ora.
Stavolta speriamo che i fiori bianchi e rossi fra le foglie verdi abbiano una chance in più se intesi anche come un tricolore vivo, una bandiera che si nutre della forza vitale della primavera. E una primavera di valorizzazione, di bellezza, di salvaguardia, una primavera di progetto complessivo d'immagine, di scelte tra loro coordinate, di amministratori colti (della cultura della sensibilità) e responsabili dei beni comuni, auguro ci si prospetti durante e dopo la venuta degli alpini e duri tutte le stagioni, in tutti i tempi, per sempre.

Bruna Milani

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05/05/2013

Coldiretti e Consorzio Agrario ospitano 400 penne nere

Consorzio Agrario Provinciale e Coldiretti rispondono positivamente alla richiesta del Presidente della sezione alpini e per l'adunata nazionale che si terrà a Piacenza dal 10 al 12 maggio e mettono a disposizione l'area del Consorzio per gli alpini provenienti da Cuneo, Mantova e Verona.
«Nel pieno spirito dell'adunata e di quei valori di fratellanza e solidarietà che il Consorzio Agrario Provinciale ha in comune con l'Associazione Nazionale Alpini - sottolinea il presidente del Consorzio, Marco Crotti - abbiamo deciso con entusiasmo di partecipare attivamente, insieme a Coldiretti, a questa iniziativa mettendo a disposizione i nostri spazi».
Per ospitare i circa 400 mila alpini provenienti da tutta Italia nelle giornate di venerdì 10, sabato 11 e domenica 12 maggio, l'Associazione Nazionale Alpini ha lanciato infatti l'iniziativa "Adotta un alpino" chiedendo la collaborazione di tutta la comunità piacentina per mettere a disposizione spazi per tendopoli e locali dove poter alloggiare il corpo speciale dell'arma.
«In questo contesto e proprio per far conoscere le nostre eccellenze enogastronomiche noi - sottolinea il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi - organizzeremo nello spazio del Palazzo dell'Agricoltura un grande mercato di Campagna Amica in cui gli alpini e tutti i visitatori potranno conoscere e apprezzare i prodotti tipici locali. Ovviamente nel fine settimana anche la Bottega di Campagna Amica resterà aperta organizzando degustazioni guidate di formaggi e salumi in abbinamento ai nostri vini doc Colli Piacentini. Durante le due giornate, proprio per trasmettere lo spirito della nostra tradizione saranno eseguiti canti e musiche che riportano alla memoria le affinità culturali dell'area appenninica».
«Insomma - concludono Bisi e Crotti - ancora una volta Consorzio Agrario Provinciale e Coldiretti insieme e orgogliosi di partecipare attivamente alla riuscita di questa manifestazione e far conoscere e promuovere i frutti e le ricchezze della nostra terra. Un esempio positivo per la comunità dimostrando di essere sempre in prima linea in tutti quei momenti fondamentali per il nostro territorio».
 

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05/05/2013

A Mortizza pronti sessanta chili di pisarei

Il comitato di accoglienza della frazione ospiterà trecento alpini

Aggiungi un posto a tavola... che c'è un alpino in più. A Mortizza ne arriveranno almeno 300 e per loro gli abitanti della frazione hanno pensato bene di preparare sessanta chili di pisarei. Sarà infatti con il tradizionale piatto piacentino che Mortizza accoglierà le penne nere: così venerdì 10, proprio nel primo giorno dell'adunata, gli abitanti della frazione si rimboccheranno le maniche, faranno sedere tutti i "loro" trecento ospiti alpini alle tavole della cooperativa di Mortizza e serviranno loro un ottimo e gustosissimo piatto di pisarei e fasò. Se saranno "basòtt" o meno, ossia a metà strada fra una minestra e una pastasciutta come vorrebbe la tradizione più autentica della gastronomia piacentina, ancora non si può sapere: quel che invece è certo è l'impegno della decina di giovani volontari di Mortizza che, in vista della pacifica invasione delle penne nere, non sono stati con le mani in mano, ma anzi si sono rimboccati le maniche e improvvisati cuochi e chef.
«Ci siamo ritrovati ora a casa di uno e ora a casa dell'altro» ha spiegato Giorgia Anelli a nome di tutto il gruppo, «e con calma abbiamo preparato una sessantina di chili di pisarei. È stato un impegno portato avanti per diversi giorni, anche perchè tutti lavoriamo e dunque le uniche ore libere per dedicarsi alla cucina sono state quelle serali». Alla fine comunque tanto impegno è stato premiato: oltre sessanta chili dei tipici gnocchetti impastati con il pane sono stati creati e ora sono pronti per essere buttati nell'acqua bollente, scolati, immersi nel sugo a base di fagioli (dell'occhio, prescriverebbe ancora una volta la tradizione) e prontamente serviti in tavola con una bella spolverata di Grana Padano alle penne nere indubbiamente affamate da tante fanfare e cortei.
«Oltre ai sessanta chili che abbiamo preparato noi, un altro gruppetto di donne di Mortizza ha preparato una scorta di pisarei» ha dichiarato ancora Anelli, «in modo da averne anche di più e poter accogliere tutti gli alpini che arriveranno nella nostra frazione». Per la cronaca infatti a Mortizza dovrebbero approdare circa trecento penne nere, che troveranno ospitalità in parrocchia, al campo sportivo e appunto nella cooperativa; ma non si esclude che gli alpini in arrivo siano molti di più, soprattutto nei campi e nelle aree verdi limitrofe. Per tutti loro una certezza resta: un piatto fumante di pisarei e fasò preparati "ad hoc" sancirà il benvenuto da parte della comunità di Mortizza.

Betty Paraboschi

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05/05/2013

«Wc chimici troppo vicini al negozio»

(mir) Cominciano ad arrivare le prime proteste legate all'organizzazione della grande adunata degli alpini. Ieri sono stati posizionati in città, in particolare a ridosso del centro storico, i bagni chimici destinati a servire le migliaia di persone che affolleranno la nostra città. «Qui in via Torta - afferma Massimiliano Bianchi, acconciatore - ci penalizzano molto perché li abbiamo proprio a due metri dall'entrata dei negozi. E poi sono stati messi all'ingresso della chiesa, un scelta molto discutibile». Di diversa opinione Cesare Testa, barista di via San Vincenzo: «Creeranno passaggio che farà bene agli affari».
 

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05/05/2013

"Dal Po all'Appennino", al via la mostra di foto

(mol) E' stata inaugurata ieri pomeriggio alla Galleria Borgo Faxhall la mostra "Dal Po all'Appennino, storia cultura e tradizioni". Una bella iniziativa, realizzata con il patrocinio del Comune e della Provincia, in collaborazione con Appennino Piacentino, Strada del Po e dei sapori della Bassa piacentina e Strada dei vini e dei sapori dei colli piacentini. Sono esposte le belle immagini a colori con i castelli della provincia, il Trebbia e le sue anse straordinarie, il verde dei colli in cui vengono prodotti i nostri vini, ma anche Veleia, i cavalli del Mochi e le chiese romanche e mediopadane. Inoltre sono esposte immagini degli eventi più significativi di città e provincia (Festival del Diritto, Piacenza Jazzfest, i Venerdì piacentini, il Bobbio Film Festival). La mostra proseguirà fino a giugno.

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05/05/2013

In via IV Novembre il villaggio alpino cerca cinquanta tra baristi e camerieri

A meno di una settimana dall'apertura dell'Adunata nazionale del 10-12 maggio prende forma il "Villaggio alpino" che occuperà il posteggio del Pubblico Passeggio.
Seimila metri quadrati di stand con 4mila posti a sedere, ristoranti che offriranno menù di tutti i tipi e due cisterne da 15mila litri di birra ciascuna, oltre a un palco con tanto di tribunetta adiacente per gli spettacoli musicali. Il tutto aperto per 24 ore al giorno, senza sosta.
Uno sforzo enorme, dunque, che ha bisogno anche dei piacentini: i responsabili (le ditte Mazzuccato Food&Service e Vanni Catering) cercano infatti una cinquantina di persone, in prevalenza giovani, da far lavorare nei quattro giorni dell'Adunata, dal giovedì alla domenica. «Come sempre - spiega Guido Mazzuccato - cercheremo di inserirci al meglio nel contesto che ci ospita e anche in questa occasione siamo alla ricerca di persone del posto che abbiano voglia di lavorare, ma soprattutto di fare un'esperienza nuova e assolutamente unica. Non credo che capiterà molte altre volte di essere immersi in una simile manifestazione».
Lunedì inizieranno le selezioni, chiunque fosse interessato potrà presentarsi direttamente ai piedi del Facsal, portare il curriculum e sostenere un breve colloquio. «E' un modo che abbiamo per legare con Piacenza - aggiunge Mazzuccato - tra l'altro in un momento di crisi generale: molti si lamentano della mancanza di lavoro, noi diamo una opportunità». La quale, peraltro, sarà anche ben remunerata: camerieri e baristi potrebbero arrivare a guadagnare anche 500 euro per i quattro giorni di lavoro, ovviamente dipenderà dalle ore in cui saranno impegnati.
Cosa si troverà al "Villaggio"? «Un po' di tutto - risponde l'organizzatore - dai menù tipici italiani a piatti tipo kebab. E poi vino e birra: a Bolzano ne abbiamo distribuito oltre 80mila litri».
E i ristoratori piacentini? A quanto pare nessuno si lamenta, neppure quelli proprio a ridosso della grande installazione del Pubblico Passeggio: «Credo che ci sarà da lavorare per tutti - afferma Cristian Baldini dell'omonima pizzeria - anzi, ci vorrebbe un evento così ogni anno: se davvero arriveranno 350-400mila persone si potranno fare ottimi affari, che in un periodo così difficile come quello attuale non può che fare bene. La vicinanza con il "Villaggio alpino" non sarà sicuramente un problema, anzi probabilmente porterà gente». E per accogliere degnamente gli alpini la pizzeria è già avvolta da una lunga bandiera tricolore che occupa tutta la cancellata.

Michele Rancati

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05/05/2013

Pigotte benefiche in onore degli alpini

Castelsangiovanni - (mil.) Sono in distribuzione in questi giorni nei locali del centro culturale di via Mazzini a Castelsangiovanni le particolarissime bambole Pigotte che le associate dell'Università delle Tre Età di Castelsangiovani hanno confezionato nelle settimane scorse in omaggio agli alpini. Un gruppo di iscritte all'Unitre, guidate da Sandra Colombi, ha deciso di realizzare una quarantina di bellissime bambole la cui particolarità è quella di essere abbigliate alla maniera degli alpini. Le bambole di stoffa sono state realizzate tutte a mano in maniera artigianale da Giuliana Araldi, Mina Baiardi, Concetta Bossi, Franca Dallospedale, Tina De Cicco, Antonella Genesi, Vittoria Labò, Mariarosa Milza, Anna Traversone e Carla Susani. Insieme a loro hanno collaborato anche Silvana Grazioli e Concetta Trupia. «Si tratta di un'iniziativa benefica - spiega la referente del laboratorio per la realizzazione delle bambole di stoffa - visto che il ricavato sarà interamente devoluto per l'acquisto di confezioni salvavita composti da vaccini, antibiotici, kit, dosi di vitamina A ed una zanzariera per i bambini africani». La distribuzione delle Pigotte proseguirà domani dalle 15 alle 17,30 nei locali del centro culturale di via Mazzini a Castello.

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05/05/2013

Omaggio alle penne nere

FIORENZUOLA - Lo spazio espositivo dell'ex macello di Fiorenzuola da ieri è trasformato in un piccolo universo dedicato agli alpini. Un'esposizione di oggetti, divise e cimeli dell'equipaggiamento delle penne nere, insieme a cartoline, francobolli a loro dedicati. Tra bandiere tricolore, canti alpini affidati ai giovani (la 2° B delle scuole medie inferiori) e una ricca sfilata di autorità, si è aperta la bella esposizione che attende l'imminente adunata nazionale di Piacenza. L'esposizione rimarrà allestita fino all'11 maggio e una visita vale davvero la pena.
Al taglio del nastro, il presidente dell'Ana di Piacenza Bruno Plucani, con Alberto Mezzadri, presidente del gruppo Alpini locale, presente con tanti soci e con un reduce di guerra: Gianpietro Gorra.
Il presidente Plucani ha rivolto un plauso ai 45 gruppi della sezione Ana di Piacenza che hanno imbandierato i propri Comuni e organizzato eventi per celebrare degnamente l'adunata. Il sindaco Giovanni Compiani (affiancato dal presidente del consiglio Santino Bravo) ha sottolineato come l'unione del corpo degli Alpini rappresenti al meglio l'unità della Nazione. Presenti anche il parroco mons. Giovanni Vincini, il comandante della stazione dei carabinieri Ercole Dallospedale, la comandante della Polizia Municipale Carla Rigolli, i rappresentanti delle associazioni, compreso il Circolo Filatelico (presieduto da Guido Campodonico) che ha collaborato all'allestimento della mostra. Molti dei materiali esposti, si devono alla passione di collezionista di Domenico Gabella che è infatti stato ringraziato con la consegna di un attestato. Ringraziamenti e attestato anche a Pierluigi Camangi e a Giovanni Rastelli.
Il tenente alpino Franco Meneghelli ha presentato l'inaugurazione, arricchita dai contributi degli allievi della 2° B accompagnata dall'insegnante Giovanna Guarnotta e dal dirigente scolastico Mario Magnelli che si è unito ai ragazzi nel canto alpino di "Vecchio scarpone" che ha concluso la partecipata inaugurazione. Bello vedere cantare all'unisono - accompagnati al piano dal maestro Sergio Fedeli - i nuovi fiorenzuolani di ogni provenienza: India, Africa, Europa dell'Est, Italia. Tutti uniti, contro le divisioni e le guerre.
L'esposizione mostra anche oggetti di guerra, come la mazza ferrata austriaca usata contro i nostri alpini nella notte del 29 giugno 1916 o il filo spinato che serviva per i reticolati delle prime linee delle trincee. Ma ci sono anche le cucine da campo degli alpini, in alluminio, le borracce (una in legno, risalente al 1907), fornelletti, gavette e gavettini. Non mancano le foto dedicate alla memoria di alcuni alpini di Fiorenzuola: come il cavalier Guido Inzani (presente la nipote Valentina Gualerzi), di Carlo Guarnieri, di Peppino Mezzadri, classe 1913, padre di Alberto, il presidente del gruppo comunale Ana.

Donata Meneghelli

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05/05/2013

Cortemaggiore - Cortemaggiore si prepara ad accogliere gli alpini

Cortemaggiore - Cortemaggiore si prepara ad accogliere gli alpini. Arriveranno in 130 venerdì prossimo e saranno ospitati nel convento francescano. Sono i gruppi di Orgiano di Chenta, di Marola di Vicenza, di Rieti e di Como che insieme a quello di Cortemaggiore, al Coro Ana di Melzo, al Coro Ana Cai Valbertina e alla banda "La Magiostrina", sabato prossimo, 11 maggio, daranno vita ad un evento straordinario per Cortemaggiore. Il programma è stato illustrato in un incontro al quale hanno partecipato il capogruppo degli alpini Fabio Devoti con Roberto Boaron, il sindaco Gabriele Girometta, l'assessore Fabrizio Devoti e Corrado Gualazzini che presenterà la manifestazione. Alle 17 tutti gli alpini, preceduti dalle majorettes e dalla banda partiranno dal convento e, sfilando per le vie del paese, raggiungeranno il monumento ai caduti, dove ci sarà l'alzabandiera, la deposizione di una corona d'alloro e la consegna di pergamene ai gruppi partecipanti. Alle 18 in basilica, in onore dei caduti di tutte le guerre, monsignor Luigi Ghidoni celebrerà la santa messa animata dal Coro Valbertina. La sera riserverà un altro appuntamento suggestivo che si svolgerà sullo sfondo della facciata illuminata della basilica. Alle ore 21 le porte centrali della chiesa si spalancheranno lasciando udire la musica della banda che uscirà seguita dai cori alpini. Inizierà così il concerto "Lassù sulle montagne" che proporrà canti relativi a momenti molto intensi della vita degli alpini. Ad eseguirli due cori prestigiosi. Il Coro Valbertina, presieduto da Carlo Ceriani e diretto da Alessandro Martegani, si è distinto per aver finalizzato le esibizioni a gesti di solidarietà, come l'aiuto portato ai terremotati di Nocera Umbra e di Assisi. Da anni organizza la rassegna "Lo stambecchino d'oro" al quale partecipano cori da tutte le regioni. Il Coro di Melzo, presieduto da Pierangelo Assasselli e diretto da Emilio Scarpanti, ha al suo attivo oltre 400 concerti tenuti in località di prestigio come l'Arena di Verona, il Palalido di Vicenza, il teatro Nazionale di Milano ed esibizioni su reti televisive nazionali e locali. Nel pomeriggio di sabato il coro di Melzo si esibirà anche alla casa di riposo Perini. Per chiudere il concerto i due cori si uniranno interpretando "Signore delle cime" e l'inno nazionale, accompagnati dalla Magiostrina. Durante il concerto saranno proiettati filmati e foto d'epoca. La banda, che a metà concerto sonerà la Marcia trionfale dall'Aida di Giuseppe Verdi, omaggerà i cori ospiti con brani dei Nomadi. Il cineclub "Giulio Cattivelli" realizzerà un dvd del concerto che verrà posto in vendita per la realizzazione del museo del cinema.
Anche gli studenti di Cortemaggiore sono stati sensibilizzati all'imminente adunata delle penne nere. Una delegazione di alpini del gruppo magiostrino, insieme a rappresentanti dell'amministrazione comunale, si è recata in tutte le scuole donando un tricolore ad ogni classe. La consegna delle bandiere è stata preceduta dal canto dell'inno nazionale, dalla lettura della preghiera dell'alpino e dalle note del silenzio, sonate dal presidente della banda, Arnaldo Ziliani.

Leonardo Tomasetti

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05/05/2013

Aspettiamo insieme l'evento del 10, 11 e 12 maggio

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05/05/2013

In Alto Adige all'epoca degli attentati separatisti

Nereo Lucca e Enrico Prazzoli nel 1964 erano alpini paracadutisti

di PAOLO MARINO
Erano gli anni degli attentati dinamitardi dei separatisti altoatesini. Bombe sotto i tralicci telefonici e sulle linee ferroviarie per rivendicare l'autonomia dall'Italia. Lo Stato si attrezzò e per controllare le zone di confine mandò truppe speciali, come gli alpini paracadutisti della Brigata Orobica. Tra loro, nel 1964, c'erano anche due piacentini, Nereo Lucca di Vigolzone ed Enrico Prazzoli di Piacenza. Avevano 21 anni e per loro la leva cominciò all'inizio del 1964 e durò quindici mesi.
Dopo l'addestramento a Pisa per prendere il brevetto da paracadutista (erano previsti sei lanci da un Lockheed C-119) iniziò il servizio in Alto Adige. Il plotone al quale appartenevano era inizialmente di stanza a Merano, poi, quando venne fondata la Compagnia alpini paracadutisti del Quarto Corpo d'Armata, venne spostato a Bolzano. «Come prime mansione abbiamo iniziato con l'ordine pubblico - raccontano - perché in quel periodo c'era il pericolo di attentati. Il nostro ruolo era quello di fare pattugliamento lungo il confine nazionale e ci trovammo ad affrontare momenti di grande tensione. Per esempio, una volta scattò l'allarme di notte perché era scoppiata una bomba vicino al sacrario dei caduti in Val Venosta. Il piano dei terroristi non funzionò e ci andò di mezzo anche l'attentatore, di cui si trovarono soltanto pochi resti».

UN MESE AL RIFUGIO
Nel dicembre del 1964 il plotone trascorse un mese nel rifugio Regina Elena, sul ghiacciaio di Malavalle, nella zona di Vipiteno, a 3.195 metri d'altitudine. «Il rifugio venne requisito e occupato d'autorità - ricordano i due alpini paracadutisti - e da lì vigilavano sul confine, che si trova a pochi metri. Rimanemmo lì un mese, mangiando quasi esclusivamente patate perché era caduto l'elicottero che portava gli approvvigionamenti. All'inizio i viveri arrivavano via terra, poi le condizioni meteo diventarono proibitive, con temperature fino a 27 gradi sotto lo zero, e ci dovemmo arrangiare». Su un muro del rifugio erano esposte le foto segnaletiche dei presunti terroristi considerati più pericolosi. Le pattuglie erano formate da sei o sette alpini, al quale veniva aggregato un sottufficiale dei carabinieri. «Una volta vennero intercettati due uomini con lo zaino in spalla - dicono Lucca e Prazzoli - quando ci videro tentarono di allontanarsi. Uno la fece franca, l'altro venne ferito con un colpo d'arma da fuoco. Ma prima riuscì a liberarsi dello zaino gettandolo in un crepaccio profondo una sessantina di metri. Era un fotografo di Innsbruck. Venne catturato e portato a Vipiteno, ma poi riuscì a scappare dalla polizia».
Tenda e sacco a pelo
In caserma il plotone di Lucca e Prazzoli passò poco tempo. Tenda e sacco a pelo era la sistemazione abituale per loro. «Tra corso di roccia, di sci, servizi sul territorio ed esercitazioni eravamo sempre in giro», ricordano. «I momenti più duri erano le esercitazioni di sopravvivenza. Ti davano una razione K, con qualche scatoletta, e poi ti dicevano che dovevi arrangiarti con quello che trovavi nei boschi. Così si andava avanti a lumache e scoiattoli».
Golpe o esercitazione?
Durante quei quindici mesi passati sulle montagne ci fu anche un episodio singolare, sul quale ancora oggi Lucca e Prazzoli s'interrogano. «Era un fine settimana fra tarda estate e inizio autunno del 1964 - raccontano - e verso l'una e mezzo di notte ci fecero uscire dalla caserma di Bolzano con l'equipaggiamento da combattimento. Ci infilammo in una foresta e ci ordinarono di togliere le mostrine e qualsiasi segno che ci identificasse come paracadutisti. Qualcuno di noi notò anche che su un camion c'erano degli armamenti di un tipo che noi non avevamo mai usato. Rimanemmo lì tre giorni, in attesa di un ordine di partenza che non arrivò mai. Alla fine tornammo in caserma. All'epoca pensavamo che si fosse trattato di un'esercitazione per metterci alla prova, per vedere come affrontavamo una situazione imprevista. Ma dopo qualche tempo si seppe che proprio in quei giorni c'era stato il tentativo di colpo di Stato organizzato dal generale De Lorenzo. Molti di noi si convinsero che quella mobilitazione improvvisa avesse avuto a che fare con il tentativo di golpe. Potrebbe essere soltanto una suggestione, ma furono tante le cose strane in quell'occasione».
appuntamento ogni anno
Finita quell'esperienza sulle Alpi ciascuno fece ritorno alla sua vita. Lucca tornò a fare il meccanico per il montaggio di macchine alla Celaschi di Villò, nel comune di Vigolzone; successivamente passò alla Mandelli di Piacenza, per poi cambiare mestiere e diventare metronotte, in servizio alla centrale nucleare di Caorso e all'ospedale di Piacenza. Per Prazzoli quasi subito dopo la leva iniziò una lunga carriera da postino a Piacenza. Fino ad arrivare, per entrambi, al giorno della pensione. Ma non si sono dimenticati di quei giorni trascorsi in divisa: dopo il congedo Lucca e Prazzoli ogni anno si sono incontrati con i commilitoni e insieme parteciperanno all'adunata del 10, 11 e 12 maggio.

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05/05/2013

castelsangiovanni Durante la serata al Verdi consegnate anche 8 borse di studio a studenti meritevoli

Dagli alunni concerto omaggio agli alpini

Castelsangiovanni - A Castelsangiovanni gli alpini hanno affidato ai giovanissimi il compito di aprire le celebrazioni in vista dell'adunata nazionale che la prossima settimana si terrà a Piacenza. In un teatro Verdi gremito come per le grandi occasioni, i musicisti dell'orchestra Pochi ma Buoni delle scuole medie Mazzini hanno dato il via al programma di eventi con un applauditissimo concerto che ha reso omaggio alla tradizione alpina.
Durante la serata sono stati consegnati anche otto premi di studio da 250 euro l'uno, che ogni anno l'amministrazione comunale riserva agli studenti meritevoli. L'assessore all'istruzione, Valentina Stragliati, nel premiarli ha elogiato gli otto ragazzi per il loro impegno. Si tratta di Chiara Ponzio (liceo Gioia), Akrach Btissame (Igea Itc Volta), Melissa Merli (Istituto alberghiero Magnaghi di Salsomaggiore), Simona Fertili (liceo linguistico Volta), Livia Dedja (linguistico Volta), Giacomo Grandi (liceo scientifico Volta), Alessia Lika (linguistico Volta) e Chiara Zoccola (scientifico Volta).
A tutti è andato il plauso dell'assessore Stragliati, la quale ha ringraziato i membri della commissione che stila la graduatoria e che era composta da Piero Pergolotti, Mirella Losi, Elena Grossetti, Gisella Moia, Maddalena Sanniola e Cristina Guglielmetti. Ad animare la serata ci hanno pensato i giovanissimi orchestrali, diretti dalla docente Adriana Egivi, che hanno aperto e chiuso la loro esibizione sulle note dell'Inno di Mameli.
Il concerto ha spaziato da la Canzone del Piave all'Inno alla gioia, comprendendo vari brani tratti dalla tradizione alpina e persino un inaspettato Tal dig in piasintein che ha sorpreso piacevolmente il pubblico. Gli alpini di Castelsangiovanni hanno ricambiato gli orchestrali con un doppio dono che il capogruppo Massimo Bergonzi ha consegnato a nome di tutte le penne nere: un flauto basso e un basso elettrico. «Un regalo che volentieri facciamo - ha detto il capogruppo - per sostenere le attività di questi ragazzi che hanno dimostrato un'alta professionalità e che rappresentano un valore aggiunto e un patrimonio per Castello e per tutta la vallata».
Ad applaudire il concerto c'erano penne nere, autorità militari, ma anche genitori e simpatizzanti giunti da tutta la vallata.
Quello dell'altra sera al Verdi era il primo appuntamento messo in cantiere per salutare l'arrivo dell'adunata nazionale. Venerdì, 10 maggio, alle 17 è atteso l'arrivo degli ospiti d'onore: i suonatori della Fanfara Cadore.
Per l'occasione ci sarà un piccolo rinfresco offerto dagli alpini di Castelsangiovanni che accoglieranno i loro compagni. Alle 21 ci si darà appuntamento nella chiesa di San Rocco per l'esibizione di due cori: quello degli alpini di Merano e quello de La Contrada di Santo Stefano d'Aveto, che si alterneranno durante il concerto.

mar. mil.

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04/05/2013

Barbisotti e Papamarenghi veterano e mascotte nel ‘94

Francesco Barbisotti era nato a Rustigazzo di Lugagnano nel 1910 ed è deceduto nella stressa frazione lugagnanese quando aveva appena compiuto ottantotto anni di età. Ex combattente aveva fatto parte del glorioso 3° Reggimento Alpini ed era considerato il decano delle penne nere dell'Alta Valle del Chero. Superbo dei suoi baffi si vantava di essere "il più bell'Alpino d'Italia" e non mancava mai di partecipare a raduni nella varie località sia di provincia che di fuori provincia assieme al figlio ed al nipote pure loro "penne nere". La foto sopra lo ritrae al raduno che, nel 1994, si svolse a Monastero Valtolla (in comune di Morfasso) assieme ad una mascotte che allora, all'età di dieci anni, frequentava la scuola elementare di Rustigazzo. Quella mascotte che quindici anni dopo è stata eletta sindaco del Comune di Lugagnano con il riconoscimento ufficiale di sindaco più giovane eletto su tutto il territorio nazionale: Jonathan Papamarenghi. «Sono figlio di caporal maggiore degli Alpini - ha confermato il sindaco - e ciò che mi emoziona ogni volta che vedo una sfilata o un raduno alpino o sento una fanfara intonare le marce più note, è lo spirito di gruppo, di solidarietà e di ausilio che il Corpo degli Alpini porta con sé sempre immutato. E fu proprio in tali innumerevoli circostanze che conobbi, affezionandomi, Francesco Barbisotti, detto anche "Cicon", sempre presente con i suoi inconfondibili baffi e la "carica" che trasmetteva a tutti nonostante la sua veneranda età».
Franco Lombardi

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04/05/2013

L'artigliere Gian Mario Perotti salvò la gloriosa bandiera de "La Fulminea"

CARPANETO - Il dottor Gian Mario Perotti è stato l'artigliere Alpino che salvò la gloriosa bandiera della Quinta Batteria "La Fulminea" del gruppo Aosta del Primo reggimento di artiglieria alpini della divisione Taurinense. Tricolore che custodì nascosto e tagliato a strisce anche negli anni di prigionia. A guerra finita fece ricucire la bandiera e la incorniciò: ora è esposta nella sala delle bandiere nel castello di famiglia a Zena. Alla data dell'armistizio dell'otto settembre 1943, Perotti poco più che ventenne era in Montenegro con gli Alpini della Taurinense che rifiutarono di arrendersi e consegnare le armi ai tedeschi, come raccontò lo stesso Perotti nel 1985, durante un raduno dei reduci del gruppo Aosta, nel suo castello di Zena per la presentazione della ricomposta bandiera della Quinta Batteria. Dopo l'armistizio del 1943 molte penne nere seguirono il capitano Carlo Ranvick sui monti, e con altri formarono la divisione partigiana "Garibaldi". Durante un furioso combattimento contro i tedeschi nei giorni fra il 17 e il 18 settembre ‘43, nella zona di Grahovo, Perotti raccolse la bandiera che in parte usciva dalla cassa squarciata ancora agganciata al basto del mulo morto, colpito da una granata, sottraendola alla cattura nemica. In un successivo scontro con le truppe tedesche cadde prigioniero assieme ad altri Alpini ed inviato in un campo per prigionieri politici in Serbia. Nel frattempo aveva tagliato a strisce la bandiera e l'aveva nascosta, parte nella fodera della giubba, parte nei pantaloni e nel tascapane e così occultata riuscì a tenerla con sè in tutti gli spostamenti nel vari campi di concentramento in Bulgaria, dove lavorò in una miniera di rame. Liberati dall'Armata russa, la gioia di questi soldati prigionieri fu di breve durante. Dopo soli due giorni vennero portati in altri campi di prigionia russi in cui ritrovarono anche alcune sentinelle tedesche del campo precedente. Perotti con la bandiera sempre nascosta a pezzi compì un periglioso viaggio di oltre seimila chilometri attraverso Montenegro, Serbia, Bulgaria e Bielorussia, su carri bestiame o lavorando sulle grandi chiatte del Danubio, passando dai campi di prigionia tedeschi a quelli russi con una lunga via crucis di sofferenze fino al 1945. A guerra finita, dopo tante traversie, l'artigliere Alpino Gian Mario Perotti, con il tricolore a pezzi e sempre nascosto, ritornò a casa: era così cambiato e in condizioni fisiche tali, che sua sorella non lo riconobbe.
Lentamente riprese a vivere. Fece ricomporre il glorioso tricolore della Quinta Batteria, che era stato sull'Amba Aradam nella campagna etiopica del 1935-36. Nel mese di giugno del 1985 Gian Mario Perotti organizzò nel castello di famiglia a Zena di Carpaneto un raduno di reduci del gruppo Aosta, gli stessi che vissero una lunga odissea in Montenegro dopo l'armistizio dell'otto settembre 1943. A questo affollato incontro di penne nere parteciparono anche le massime autorità provinciali e locali: il prefetto Vittorio Siclari, il questore Tuffaro, il comandante provinciale Carabinieri col. Dente, il col. Magi del distretto militare, il presidente provinciale Alpini cav. Aldo Silva, il senatore Giovanni Spezia, il sindaco di Carpaneto Guido Bardi accompagnato dal Gonfalone del Comune. La giornata iniziò con una Messa celebra dal cappellano Alpino padre Gherardo Guberti in suffragio dei caduti. Al termine, la visita e gli onori alla bandiera salvata dall'artigliere Alpino. Questa gloriosa bandiera è uscita una sola volta dal castello di Zena, con il permesso di Carla Perotti in ricordo del marito Gian Mario, scomparso l'anno prima, per partecipare alla sfilata nella festa provinciale Alpini del 2006, che si è svolta a Carpaneto. Durante quella giornata fu esposta nella sala consigliare del Comune ed ammirata da tante persone, prima di ritornare nel castello di Zena.

Pietro Freghieri

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04/05/2013

Il ricordo di "Paluccia", alpino nella vittoria del Monte Nero

Nel 1916 il battaglione Susa prese di sorpresa gli austriaci, che si arresero

FERRIERE - Nella notte tra il 15 e il 16 giugno1916, gli alpini della prima squadra del battaglione "Susa" del 3° reggimento, furono protagonisti di una delle più memorabili imprese compiute nella prima guerra mondiale: la conquista del Monte Nero sulle Alpi Giulie, un bastione alto 2.246 metri che domina gran parte della valle del medio Isonzo. Fra quei valorosi c'era un alpino piacentino, Luigi Ferrari (1892 -1986) originario di Rompeggio di Ferriere, conosciuto in tutta l'Alta Valnure come "Paluccia", dal nome del nonno Paolo.
A quasi tre decenni dalla sua morte, vale la pena ricordare quella grande impresa, che lui stesso raccontò più volte, anche al nostro giornale in occasione di raduni delle penne nere.
Proprio durante il raduno degli alpini a Selva di Ferriere, nel novembre 1968, seduto al posto d'onore accanto all'allora presidente della sezione piacentina, Arturo Govoni, "Paluccia" ripercorse queli lontani avvenimenti.
Per otto anni fu nei reparti alpini in Libia, poi sulle Alpi Giulie e sul Grappa, poi rientrato a casa continuò a vivere lavorando in montagna. Ed ebbe l'onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto. In quell'occasione ricordò come da alpino del 3° Reggimento, battaglione "Susa", 36/ma compagnia, prima squadra, durante la Grande guerra partecipò alla conquista del Monte Nero nelle Alpi Giulie.
Nella notte tra il 15 e il 16 giugno 1916, dopo una lunga marcia di avvicinamento, il gruppo di alpini arrivò a quota 2000. Lì sergente ordinò a tutti di di togliere le mollettiere (le fasce che coprivano le gambe dalla caviglia al ginocchio, e di avvolgere con quelle gli scarponi chiodati, in modo da procedere senza fare rumore. Da una baracca in vetta arrivava il suono di un'armonica: gli austriaci ballavano al lume di qualche lucerna.
Circondato il rifugio, bevuto un sorso di grappa, fatte scoppiare alcune bombe a mano per terrorizzare i nemici, gli alpini riuscirono così a far arrendere gli austriaci. Senza spargimento di sangue e puntando solo sul fattore sorpresa gli alpini conquistarono così il Monte Nero, aspro, temuto e terribile. A questa memorabile impresa partecipò, appunto, anche "Paluccia", l'alpino di Ferriere. Un'impresa che tolse al nemico una posizione chiave sull'Isonzo.
Nell'ottobre successivo (1917), nelle tristi giornate di Caporetto, dopo un'eroica difesa, gli alpini furono costretti ad abbandonare il Monte Nero. Luigi Ferrari partecipò alla resistenza nella roccaforte del Monte Grappa dove la scheggia di un proiettile lo ferì ad una mano. Sul Grappa vide due militari piacentini, Baldini e Zambianchi di Pecorara, cadere prigionieri.
Alla fine dell'ottobre 1918 era ancora in linea con l'offensiva decisiva del generale Armando Diaz e con il suo "3° alpini" marciò su Trento, Bolzano, Merano e raggiunse Innsbruck, capitale del Tirolo.
La popolazione andava incontro agli alpini invocando il pane, e Ferrari ricordava come erano soliti dividere le razioni di gallette con la gente affamata. Poi arrivarono le colonne di soccorso dall'Italia.
Congedato nel 1919, "Paluccia" tornò a Rompeggio e quindici giorni dopo si sposò. Ebbe quattro figli.
Quando raccontava le vicende della guerra, Ferrari ricordava sempre il sergente Emilio Devoti, l'alpino di Pertuso caduto sul Vodice da eroe, e che per questo ebbe la medaglia d'argento alla memoria sul campo di battaglia. E non dimenticava il compaesano Cerico Preli, combattente del Piave, oste a Rompeggio per tanti anni, benvoluto da tutti. Un'altra medaglia d'argento al valore fu meritata dall'alpino Tommaso Manfredi di Solaro caduto nell'ultima guerra in Montenegro. A Selva nel '68 "Paluccia" venne festeggiato dalla popolazione e in particolare dagli alpini della frazione: Lorenzo Toscani, Franco Pareti, Emilio Pareti, Giuseppe Pareti, Giulio Toscani e dall'allora capogruppo di Ferriere, Eugenio Quagliaroli. Luigi Ferrari si è spento il 30 aprile 1986, all'età di 94 anni. Riposa nel camposanto di Rompeggio.

Gian Franco Scognamiglio

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04/05/2013

Parchi pubblici chiusi contro i campeggiatori abusivi

L'Amministrazione comunale di Piacenza ricorda che a partire da lunedì 6 maggio, sino a sabato 11 maggio incluso, resteranno chiusi al pubblico il parco della Galleana, il parco di Montecucco e i giardini Margherita.
Gli stessi riapriranno, per tutti i cittadini che ne volessero fruire, dalla mattina di domenica 12 maggio.
Il provvedimento di chiusura, come già annunciato, è legato all'imminente Adunata nazionale degli Alpini (dal 10 al 12 maggio), con particolare riferimento alla necessità di tutelare le aree verdi in questione, non attrezzate per accogliere eventuali campeggiatori. Al fine di prevenire spontanee occupazioni dei parchi pubblici, garantendo così lo svolgimento in sicurezza della manifestazione e la salvaguardia di un patrimonio ambientale che non si presta, per sua natura, a essere utilizzato come campeggio, si è dunque stabilito di non rendere accessibili le tre aree citate nei giorni immediatamente precedenti e concomitanti con l'Adunata, con l'eccezione della giornata conclusiva.

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04/05/2013

«Ministro Mauro venga all'Adunata»

Il ministro della Difesa Mario Mauro a Piacenza in occasione della 86esima Adunata nazionale degli Alpini. Questo l'auspicio che il sindaco di Piacenza Paolo Dosi e il presidente della Provincia Massimo Trespidi hanno formulato nella lettera di invito trasmessa al neo responsabile del dicastero di Palazzo Baracchini. «La manifestazione - è scritto nella nota congiunta - consentirà di mostrare la calorosa ospitalità della nostra comunità e il patrimonio della medesima, rappresentato dalle bellezze del territorio e dal significato delle sue radici che consentono alla città di Piacenza di fregiarsi dell'appellativo di Primogenita d'Italia e della Medaglia d'oro al valor militare per la Resistenza».

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04/05/2013

Piano sanitario per 400mila persone «Siamo pronti ad ogni emergenza»

L'ospedale da campo, 3 posti medici avanzati, 4 di prima assistenza, 2 di primo intervento, 350 operatori, 23 ambulanze. Il direttore Pedrazzini (Asl): abbiamo pensato ai dettagli

«I dettagli del piano sono tali da lasciarci sufficientemente tranquilli e sicuri in ogni eventualità». Il direttore sanitario dell'Asl di Piacenza, Guido Pedrazzini, giudica così il piano sanitario per l'Adunata nazionale alpini, tarato su 400mila persone, iniziato un anno e mezzo fa ed oggi pronto per diventare operativo. Si va dal malore in mezzo alla folla con il paziente soccorso su un telo da trasporto da una squadra di volontari, al piano di emergenza in caso di accadimenti tragici con fino a 80 posti letto dislocati negli ospedali di Piacenza, Castelsangiovanni e Fiorenzuola, più dieci recovery room (sale attrezzate per ospitare i pazienti dopo gli interventi chirurgici).
Il piano è stato illustrato ieri mattina nella sede del 118, oltre che dal direttore sanitario, da Guglielmo Delfanti, direttore dipartimento Ausl Piacenza, Enrica Rossi, direttore Centrale operativa 118, Stefano Nani, coordinatore infermieristico 118, Cristina Colonna, responsabile assistenziale dipartimento Emergenza urgenza, Renato Zurla (Cri), Paolo Rebecchi (Anpas) e Rino Buratti (Misericordia). Intervenuti, per la prefettura il vice prefetto Maddalena Dellarosa, per il Comune l'assessore Silvio Bisotti, per l'Ana, il presidente della Sezione di Piacenza, Bruno Plucani (presente anche il generale Silverio Vecchio).
La Centrale operativa 118 di Piacenza, coordinerà tutte le attività sanitarie svolte dal personale dipendente in servizio, che sarà adeguatamente potenziato, e dai volontari di Ana, Cri, Anpas e Misericordia. Complessivamente, il sistema potrà contare sull'apporto di circa 350 persone. I medici che si alterneranno sono una quindicina, 46 gli infermieri, 5 autisti soccorritori. L'intero dispositivo costerà 130mila euro, pagati da Regione Emilia Romagna e Ana.
Ospedale da campo In piazza Casali, dalle ore 8 di venerdì alle ore 20 di domenica, sarà attivo un ospedale da campo gestito da Ana. La struttura ha funzioni sovrapponibili al Pronto soccorso e Medicina d'urgenza ospedaliera; sarà dotato di spazi di triage, aree trattamento e 20 posti letto di osservazione (massimo 8/10 ore). È fornito di radiologia e laboratorio analisi.
Posti medici avanzati Dalle ore 10 di venerdì alle ore 20 di domenica saranno attivati tre posti medici avanzati: chiostri di piazza Duomo; via Farnesiana (parcheggio chiesa Corpus Domini); via Alberici (cortile palazzetto dello sport). I posti medici avanzati possono fornire un primo soccorso medico ed eventualmente selezionare i pazienti da trasferire all'ospedale da campo o al Pronto soccorso. Ogni postazione è dotata di un'area di triage, una zona per le visite, uno spazio per l'osservazione breve con 6 posti letto (permanenza per 4/6 ore).
Posti di prima assistenza Quattro punti di assistenza infermieristica. Tre dalle ore 14 di venerdì alle ore 20 di domenica: campo Daturi (cittadella degli Alpini), piazzale Marconi (stazione FS), piazza Cavalli. Il quarto posto è collocato a piazzale Libertà e attivo dalle ore 14 del sabato alle ore 20 di domenica.
Posti di primo intervento In via Verdi e in piazzale Genova con personale di volontariato dalle ore 14 di venerdì alle ore 20 di domenica.
Il servizio di Emergenza territoriale 118 dispone normalmente a Piacenza di quattro mezzi di soccorso. Durante la manifestazione (dalle ore 8 di venerdì alle ore 22 di domenica) ne saranno aggiunti altri 15. Ulteriori quattro mezzi saranno pronti a intervenire partendo dallo stadio (via Gorra) e dalle sedi della Croce Bianca (via Emilia Parmense), della Croce Rossa (viale Malta), della Misericordia (via Perfetti alla Besurica). Nel territorio extra urbano sarà prevista la presenza di tutte le associazioni Anpas e Cri che garantiranno un'unità di soccorso avanzata dalle ore 8 di venerdì alla notte tra domenica e lunedì. A Piacenza operative anche 11 squadre appiedate dalle ore 20 di venerdì all'1 di sabato e dalle 8 alle 20 di domenica. Stazioneranno in punti prefissati oppure si sposteranno in funzione delle necessità, anche in supporto alle ambulanze.

Federico Frighi

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04/05/2013

L'alpino Ernesto Tonini ha raggiunto la sua "Festa Granda"
Addio allo storico fornaio. Per 29 anni in tandem con Fagioli

BETTOLA - (np) A 75 anni si è spento Ernesto Tonini, alpino e storico fornaio del paese. I funerali saranno celebrati oggi nel santuario della Beata Vergine della Quercia di Bettola partendo dall'abitazione in via Caduti Rio Farnese, alle 16.30.
Era nato il 13 dicembre 1937 a Castelsangiovanni. Partito per il servizio militare nel 1959, nella brigata Julia a Pontebba conobbe Valter Fagioli di San Polo di Podenzano, con cui condivise i diciotto mesi nell'Ottavo reggimento alpino del Friuli e, ritornati, anche l'attività del gruppo alpini di Bettola. Dopo la naja, Tonini lavorò come fornaio a Piozzano fino al 1962, quando l'amico Fagioli gli propose di spostarsi a Bettola e diventare soci affittando il forno di Guglielmetti. Così il forno Fagioli e Tonini, in piazzetta Sant'Ambrogio, funzionò fino al 1991. Soci per 29 anni, amici fino all'ultimo. Insieme al compianto maestro Gino Pancera inventarono la notissima "bortellina bettolese". «Un giorno del 1967 - ricorda Fagioli - è entrato Pancera e ci disse che dovevamo fare qualcosa che trattenesse la gente a Bettola. Abbiamo così sperimentato una forma rotonda che quando friggeva lievitava gonfiandosi. Una specie di conchiglia che poteva essere aperta per metterci formaggio e salume. La gente così si poteva sedere e mangiare, non scappando via subito».
Due famiglie, i Fagioli e i Tonini, che hanno vissuto fianco a fianco vita lavorativa e anche privata. Si erano sposati a pochi mesi di distanza con le bettolesi Maria Teresa Sormani e Liliana Barbieri, che avevano aperto nel 1974 il negozio di alimentari in piazza Sant'Ambrogio, tuttora aperto. «Eravamo una famiglia sola - ricorda Maria Teresa -. Più di una volta la tavolata era di otto persone. Senza Ernesto mancherà una parte di noi». Tonini lascia la moglie Liliana e i figli Elsa e Antonio. «Sei solo andato avanti - scrive la consorte -. Oggi per te è la "Festa Granda"».

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04/05/2013

Morto "Pino" Brenni, guida degli alpini

Carpaneto: al timone delle penne nere per 14 anni, era punto di riferimento per le associazioni e tra i fondatori della sezione Avis. Ha voluto vedere Piacenza in tricolore. Lunedì i funerali a Rezzano

CARPANETO - Aveva voluto vedere Piacenza impavesata per l'Adunata nazionale. Si era fatto accompagnare in auto dal fratello nelle strade vestite di tricolore che attendono la storica sfilata degli alpini. Ma lui il 12 maggio non ci sarà. Giuseppe Brenni, a lungo capogruppo degli alpini di Carpaneto, si è spento giovedì sera nell'ospedale cittadino dove era ricoverato da alcuni giorni. Aveva 82 anni. La notizia della sua scomparsa si è subito diffusa nella Valchero, dove era molto conosciuto, stimato e benvoluto anche per i suoi molteplici impegni in diverse associazioni.
"Pino", come da tutti era chiamato, era nato a Rezzano, frazione di Carpaneto, nel 1931 e tuttora abitava lì con la moglie Maria Giovanna. Aveva seguito le orme paterne nella conduzione del podere e del vigneto di famiglia. Aveva svolto il servizio militare nell'ottavo reggimento Alpini della Brigata Julia ed era rimasto molto legato al Corpo. Per 14 anni, dal 1993 al 2007 aveva guidato il gruppo Alpini di Carpaneto. «Pino si è sempre dato molto da fare - ricorda il sindaco di allora, Pierluigi Caminati, anch'egli alpino - ha collaborato tantissimo, con tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute, in occasione delle manifestazioni celebrative. Riusciva sempre ad aggregare la gente. Per molti anni è stato un punto di riferimento per gli alpini, la cittadinanza e l'associazionismo di Carpaneto». Era tuttora nel direttivo del gruppo Alpini, oggi guidato dal suo successore, Carlo Veneziani: «Pino era un esempio e un amico per tutti. Anche ultimamente non ha mai mancato di fare avere il suo apporto. Per molti anni è stato in prima fila in iniziative come la colletta alimentare e la raccolta di fondi Telethon. Con lui il gruppo era tornato ad avere molti iscritti, lo aveva rilanciato e ne aveva anche ospitato la sede presso la sua abitazione».
Nel 1971 Brenni era stato fra i fondatori della sezione Avis di Carpaneto insieme a una decina di compaesani, fra cui sua sorella Susy e il medico Orlando Vecchi. Per parecchi anni Pino aveva anche collaborato con la Pro loco del capoluogo e nell'organizzazione della festa dell'anatra a Rezzano. «La prima cosa che mi viene in mente è il suo sorriso - dice l'attuale sindaco di Carpaneto, Gianni Zanrei -. Era un uomo molto affabile, umile, si faceva amare da tutti». Molti lo ricordano quando portava il prosciutto agli ospiti della casa di riposo o quando, con la sua auto, accompagnava le anziane di Rezzano a fare la spesa a Carpaneto. Nel luglio 2009, durante l'inaugurazione della baita diventata sede del gruppo Alpini, davanti a tante "penne nere" schierate, Giuseppe Brenni aveva ricevuto le insegne di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana, consegnate congiuntamente dal sindaco Zanrei, dal capogruppo Veneziani e da Bruno Plucani, presidente provinciale dell'Ana. Per Pino Brenni, l'Associazione alpini ha allestito, con fiori bianchi, rossi e verdi e la bandiera a mezz'asta, la camera ardente alla Domus Maccini di fronte al cimitero urbano. E negli annunci funebri affissi ai muri, l'affettuoso saluto del fratello Alberto, giornalista di Telelibertà: "Ciao Pino, la fedeltà agli ideali alpini resterà per noi e per tutti ricordo ed esempio. Non ci sarai all'Adunata, camminerò io con il tuo cappello in testa". Domani sera, alle ore 20.30 nella chiesa di Carpaneto verrà recitato il rosario. I funerali si svolgeranno lunedì, alle 15, nella parrocchiale di Rezzano.

Pietro Freghieri

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04/05/2013

Stanno arrivando gli Alpini, alla spicciolata

Stanno arrivando gli Alpini, alla spicciolata. I primi gruppi sono già operativi e tutta la macchina per l'accoglienza del grosso dei gruppi è pronta. Piacenza si è preparata bene, da mesi e sarà davvero una grande festa che coinvolgerà i piacentini. Le prossime giornate saranno un crescendo di iniziative, e noi racconteremo su Libertà, su Telelibertà e su Libertà. it ora dopo ora questo evento che entrerà nella storia di Piacenza. Gli alpini sono uomini di pace, lo hanno dimostrato sempre. Li conosciamo bene, li abbiamo incontrati nelle zone terremotate o alluvionate. Dove c'è bisogno ci sono loro. L'adunata sarà un momento di pace e di festa. Quelle scritte non rappresentano il comune sentire dei piacentini. Cari amici Alpini, siete i Benvenuti a Piacenza. Vi accogliamo in amicizia, come uomini di pace.

Gaetano Rizzuto

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04/05/2013

L'adunata degli alpini sarà un momento di pace

Gentile direttore,
nell'entrare in città stamattina sono rimasto sgomento nel constatare che una mano malata aveva tracciato sui muri di vari palazzi scritte del tipo "Basta guerre! No agli alpini! ". Il Comune starà già provvedendo a cancellarle.
Ritengo ignobile marcare l'adunata degli alpini con riferimenti alla guerra. Credo che sarà una grande allegra festa durante la quale i ‘ragazzi' si saluteranno a distanza di dodici mesi dall'ultimo incontro e, malinconicamente, ricorderanno gli amici che erano presenti l'anno scorso e non saranno purtroppo arrivati a Piacenza. Il raduno rappresenterà un momento di pace.
Gli alpini si distinguono per sacrificio e per amore per il territorio, e non solo per quello montano. Sono sicuro che nessuno (e dico nessuno) dei partecipanti alla adunata sarà a Piacenza pensando alla guerra. Né tantomeno per inneggiarne.
Noi italiani dobbiamo imparare a non sporcare i muri delle nostre città, le nostre manifestazioni, le nostre tradizioni ed i simboli della nostra Patria. E' solo il caso che io sottolinei di non essere un alpino.

Giuseppe Maggi
Gropparello

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03/05/2013_9

Upa: per l'adunata nazionale ospiti in sede gruppi alpini della provincia di Bergamo

"L'Upa partecipa e sostiene attivamente la Grande adunata degli alpini del 10, 11 e 12 maggio. Il modo migliore per farlo era mettere a disposizione i nostri spazi" afferma Pietro Bragalini, presidente dell'Unione provinciale artigiani, che accoglierà nella sede di strada Raffalda le penne nere bergamasche di Gorno e Valgoglio. Nel cortile dell'associazione verrà dunque allestita una cucina da campo per oltre settanta persone. Gorno e Valgoglio sono due Comuni limitrofi, situati a circa mille metri di altitudine in valli che si diramano dalla Valseriana. Fondato nel 1929 da reduci della prima guerra mondiale, il Gruppo alpini di Gorno ha costruito il bivacco Enrico Telini, a quota 1650 metri, sul crinale di Preda Ballaranda, dove ha realizzato la Stele Madonnina. Attivi nel volontariato, nell'assistenza durante manifestazioni civili e religiose, nell'organizzazione di sagre paesane, gli alpini di Gorno hanno anche offerto il loro supporto per la preparazione delle piste e del ristoro durante i campionati italiani assoluti sprint fondo, disputati lo scorso gennaio a Valbondione (Bergamo). In quell'occasione le penne nere hanno allestito un tendone per 500 posti a sedere con area di preparazione e distribuzione delle vivande. Nel 1999 si è costituito il gruppo alpini Valgoglio, sorto da una costola del gruppo di Gorno: "Alcuni iscritti- spiegano - decisero di iniziare una nuova avventura a Valgoglio, animati dallo spirito del volontariato, dall'entusiasmo delle adunate nazionali alle quali erano presenti ormai da tempo e mossi dall'ambizione di creare una nuova realtà nel loro paese, sempre con la massima armonia e collaborazione con il gruppo di provenienza". Infatti anche a Piacenza arriveranno insieme, uniti dal motto "Onorare i morti aiutando i vivi", in nome del quale si dedicano "zaino in spalla" a iniziative di solidarietà. Gli iscritti a Gorno sono quaranta alpini, più diciotto Amici degli alpini; a Valgoglio sono sessantasette alpini, più diciannove Amici degli alpini. Per il decimo di fondazione, le penne nere di Valgoglio hanno inaugurato la loro nuova sede, "frutto di un impegno durato parecchi anni, in cui alpini, e non, hanno impiegato tempo libero, risorse economiche ed energie per completare l'edificio con una superficie di 300 metri quadrati, adibiti in parte allo stoccaggio delle attrezzature, tra le quali una tenda alpina con cento posti a sedere, e in parte ad area ristoro e per le riunioni periodiche". Nel 2013 si sono già messi in luce anche in campo sportivo, bissando la vittoria del 2011 nella staffetta alpina di tre discipline del Trofeo Gennaro Sora di Gromo (Bergamo).

Anna Anselmi

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03/05/2013_8

Sarmato, domani apre mostra sui cori

SARMATO (crib) Non c'è Alpino senza coro e viceversa: da sempre il canto popolare è parte integrande del sistema di valori e di tradizione delle penne nere. Per questo, a 80 anni dal primo coro alpino nato dall'iniziativa dei fratelli Pedrotti, Sarmato festeggia con una mostra proprio la nascita del Coro della SAT (Società Alpinisti Tridentini), l'esempio sul quale sono nati tutti gli altri cori successivi.
Domani mattina, alle ore 10.30 nella sala consigliare del centro Umberto I, si terrà l'inaugurazione della mostra "In un popolo pieno di canti - I fratelli Pedrotti e la coralità alpina", organizzata in occasione dell'Adunata nazionale con il gruppo sarmatese dell'Ana, il Comune di Sarmato e il Centro culturale San Benedetto. I 37 pannelli che compongono la mostra saranno installati nei locali della biblioteca e saranno visibili al pubblico dal 4 al 13 maggio. Tra testi, foto e documenti audio, si racconterà la storia dei quattro fratelli Pedrotti - Enrico, Mario, Silvio e Aldo - fotografi di professione e fondatori del Coro della Sat. Per loro, non solo dischi e concerti (anche con musicisti d'eccellenza come Arturo Benedetti Michelangeli); sono stati anche autori di strumenti per diffondere il canto popolare alpino, canzonieri con testi e musica, accompagnati da splendide fotografie. La mostra, che è stata realizzata in occasione della manifestazione "Meeting per l'Amicizia fra i popoli" del 2006, è a cura di Marco Bettega, Aurelio Benetti, Chiara Benetti, Roberto Bazzanella, Alberto Lazzaretti e Paolo Bettega.

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03/05/2013_7

Due mostre sul fascino di città e provincia per una magica cornice alla tre giorni

Due mostre fotografiche promosse e organizzate rispettivamente dalla Galleria Borgo Faxhall e dal Consorzio di Bonifica di Piacenza all'Impianto Idrovoro Finarda, in via Finarda 30, entrambe ricche di suggestioni e di magie verso il nostro territorio, faranno da cornice alla tre giorni dell' 86/ma Adunata Nazionale degli Alpini. La prima si intitola "Dal Po all'Appennino, storia cultura e tradizioni" e la seconda "Il Grande Fiume. Vita e tradizioni lungo il Po a Piacenza". La prima mostra si inaugurerà domani, sabato 4 maggio, alle 18 al piano terra della galleria di Borgo Faxhall e la seconda sarà aperta in onore degli Alpini da lunedì 6 a domenica 12 maggio (per essere poi inaugurata il 23 maggio in occasione della Settimana della Bonifica); "Dal Po all'Appennino" proseguirà fino al 30 giugno.
Due belle mostre, entrambe a cura dallo Studio & Tre, con il patrocinio del Comune e della Provincia, la prima realizzata in collaborazione con Uppennino Piacentino, Strada del Po e dei sapori della Bassa piacentina, Strada dei vini e dei sapori dei colli piacentini e con il Consorzio di Bonifica di Piacenza, la seconda messa a punto grazie agli archivi fotografici Foto Croce, F. lli Manzotti e Giulio Milani. Un filo comune unisce queste due iniziative: il tentativo di far conoscere attraverso un prezioso corredo fotografico messo in evidenza da un allestimento appropriato, le bellezze e il patrimonio di un territorio, quello che comprende la città e la provincia di Piacenza, ricco di fascino e di grande storia.
A Borgo Faxhall ci sono le belle immagini a colori con i castelli della provincia, il Trebbia e le sue anse straordinarie, il verde dei colli in cui la produzione dei nostri vini avviene con cura e dedizione, ma anche Veleia e la grande storia, i cavalli del Mochi e le chiese e i palazzi di una città, Piacenza, che da millenni sembra volersi nascondere. Inoltre saranno esposte immagini degli eventi più significativi (Festival del Diritto, Dal Mississipi al Po, Piacenza Jazzfest, i Venerdì piacentini, il Bobbio Film Festival) di una città e di una provincia in controluce.
Per quanto riguarda le immagini di Croce, Manzotti e Giulio Milani sul Grande Fiume, il Po tanto caro a Giovannino Guareschi e a Mario Soldati, appare evidente da sempre che il rapporto tra la città e il suo fiume, non sia mai stato particolarmente felice. Tenuto a debita distanza dai Farnese in poi, il Po ha rappresentato una meta per pescatori, bracconieri, barcaioli, ma anche un elemento di paura per intere generazioni. E nel materiale fotografico esposto ci sono le grandi piene, dal 1907 al 1926, dal 1951 ad oggi, ma ci stanno anche le colonie elioterapiche imposte dal fascismo, quando l'ultimo domicilio conosciuto per tanti bambini era l'Isolotto Maggi, meta di tante generazioni che ci hanno lasciato in eredità la loro memoria. Ma il Po è sentinella, elemento di guardia, certezza di essere in Emilia o in Lombardia quando i treni sferragliano verso Nord o sono diretti a Sud. Ergo, due mostre che si riconciliano con il nostro senso di appartenenza e che racchiudono una Piacenza da amare.

Mauro Molinaroli

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03/05/2013

Così sarà la festa a Castelsangiovanni

Il ricco programma di eventi che è stato messo a punto dal comitato organizzatore

Castelsangiovanni - La città capoluogo della Valtidone, Castelsangiovanni, si prepara ad accogliere gli alpini che il prossimo fine settimana "invaderanno" pacificamente Piacenza e tutti gli angoli della provincia. A Castello il comitato organizzatore ha allestito un ricco programma di eventi che prenderanno il via venerdì sera, 10 maggio, quando alle 17 è atteso l'arrivo degli ospiti d'onore: i suonatori della Fanfara Cadore. Per l'occasione ci sarà un piccolo rinfresco offerto dagli alpini di Castelsangiovanni che accoglieranno i loro compagni. Alle 21 appuntamento nella chiesa di San Rocco per l'esibizione di due cori: quello degli alpini di Merano e quello de La Contrada di Santo Stefano d'Aveto i quali si alterneranno durante il concerto. Sabato 11 maggio si entrerà nel vivo dei festeggiamenti in omaggio alle penne nere. Alle 10 aprirà una mostra mercato dei prodotti Dop tramite la quale gli organizzatori promuoveranno le specialità tipiche piacentine. Alle 17,30 partirà lungo le vie della città un carosello della Fanfara Cadore. I suonatori sfileranno lungo corso Matteotti, partendo da piazzale Gramsci, per poi arrivare in piazza XX Settembre. Alle 18 in loro onore aprirà i battenti uno stand gastronomico, mentre alle 18 e 30 ci sarà uno dei momenti clou. Sempre in piazza XX Settembre il sindaco Carlo Capelli e il parroco monsignor Lino Ferrari accoglieranno ufficialmente i componenti della Fanfara con cui ci sarà anche uno scambio di gagliardetto. Alle 20 in Chiesa Maggiore per l'esibizione dei cori Ana Rè di Castello Daone di Trento e Almé Perosino di Bergamo. A seguire ci sarà un'altra esibizione della Fanfara Cadore in piazza XX Settembre (in caso di pioggia Cinema Teatro Moderno). Per domenica 12 maggio l'appuntamento è per tutti a Piacenza per la grande festa nazionale. In attesa di tutti questi eventi a Castelsangiovanni si è costituito un comitato locale che ha diversi compiti. Uno è ad esempio quello di gestire il cosiddetto posto tappa. Si tratterà di una zona a parcheggio (di fronte il concessionario Ponginibbi lungo la via Emilia piacentina) dove una ventina di volontari nei giorni dell'adunata si daranno il cambio alternandosi per indirizzare tutte le persone
che arrivano da fuori e che passeranno da Castello dirette verso Piacenza. Al posto tappa si potranno quindi reperire informazioni utili agli spostamenti e materiale informativo e turistico. Allo stesso comitato è stato affidato il compito del cosiddetto "imbandieramento della città".

Mariangela Milani

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03/05/2013

Già arrivati i primi alpini si intensificano i preparativi

Nel parcheggio di via IV Novembre grandi stand coperti: stop alle auto

piacenza - Manca ancora una settimana all'Adunata nazionale degli Alpini ma le prime penne nere sono già a Piacenza. Dopo i primi sopralluoghi logistici, ora gli alpini hanno iniziato a "prendere casa", a stabilirsi definitivamente in attesa della tre giorni di fuoco che li vedrà protagonisti. Sono arrivati un po' in incognito ed hanno cercato un alloggio all'interno di strutture private, in gran parte amici e parenti. Sono gli alpini che - per evitare il caos dell'adunata - sono arrivati ben prima del previsto, trovando una città forse imbandierata ma ancora poco pronta ad ospitarli. Sono gli alpini che, probabilmente, se ne andranno per ultimi e che vogliono godersi Piacenza, il suo cibo, il suo vino, prima dell'Adunata vera e propria. Una mossa da "vacanze intelligenti". Per aspettare il "grosso" degli Alpini, ci sarà da aspettare l'8 maggio: è quella la data fatidica entro la quale la città dovrà essere pronta in tutto per tutto - stand, campi, cucine, bagni - per accogliere le penne nere armate di tenda e sacco a pelo. Per questo motivo, gli operai sono all'opera ogni giorno, con turni di lavoro decisamente impegnativi. Ma tante sono le strutture da montare e da posizionare qua e là per la città. Ieri mattina, chi voleva parcheggiare in via IV Novembre nei posteggi in zona Cheope è rimasto deluso: una serie di nastri e di cartelli informativi - già presenti nei giorni scorsi - intimano di trovare un altro posto dove mettere l'auto. Tutta la zona del parcheggio, infatti, è stata ieri ufficialmente chiusa e "sequestrata" per l'Adunata. E dal pomeriggio sono comparsi i primi grandi stand coperti, al momento ancora piuttosto anonimi, che diventeranno invece uno dei cuori pulsanti della manifestazione. «È solo una delle 14 aree cittadine gestite direttamente da noi per accogliere gli alpini con le loro tende» spiega il presidente provinciale dell'Ana Bruno Plucani. «Lì prenderanno posto gli accampamenti assieme ai bagni chimici e ai grossi stand coperti dove verrà distribuito il cibo e dove gli alpini potranno rifocillarsi». Di tutte le operazioni di montaggio delle tensostrutture si sta occupando in toto la società di volontariato A2A, che da circa una settimana ha iniziato a predisporre i campi di raccolta. «Si tratta di un gruppo di volontari composto sia da alpini sia da semplici operai che non ci chiedono altro che un pasto caldo al giorno in cambio del loro lavoro» sottolinea Plucani. «Alla fine, verrà comunque consegnato loro un compenso anche se hanno già manifestato l'intenzione di darlo in beneficenza». Insomma, sembra che il clima di gratuità e di aiuto disinteressato degli Alpini stia contagiando un po' tutti.

Cristian Brusamonti

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03/05/2013

Avevano 20 anni quando furono spediti al macello

Lino Ferri, Amedeo Cò e Paolo Resmini sopravvissuti alla guerra e ai lager

Negli alpini ci finirono per caso ma poi hanno scelto di essere una penna nera per sempre per condividere gli ideali di onestà e di disponibilità. Lino Ferri, Amedeo Cò e Paolo Resmini, furono inviati al macello quando avevano solo 20 anni: hanno visto l'orrore della morte ma sono sopravvissuti ai combattimenti e ai lager per testimoniare quanto sia bella la vita.
Ferri, nato nel 1922 a Carpaneto, ci accoglie in casa, a Piacenza, per dare il suo contributo di memoria in occasione dell'adunata nazionale degli alpini. Ha invitato il coetaneo Amedeo, originario di Fontana Fredda, e Paolo, nato nel 1918 a Bardi. Sul tavolo i loro tre cappelli di alpino formano casualmente i petali di un fiore d'amicizia che dura da oltre 70 anni.
Carpaneto 1942 I ricordi portano a Carpaneto, nel gennaio del 1942: è in corso una piccola festa prima di partire per la guerra. Ci sono Lino e Amedeo giovani, spensierati, abituati alla fatica. Il primo fa il muratore e il secondo ha cominciato da ragazzo a lavorare nella fornace. Non hanno paura del futuro. Il destino li porta nel 3° Reggimento Alpini, Battaglione "Exilles" in Val di Susa. «Sul ponte levatoio che conduceva all'ingresso del forte c'era scritto: "Per chi entra in questa porta la pietà è morta"» ricorda ancora Lino Ferri e con sguardo complice condivide con i compagni la memoria del "battesimo" impartito dai "nonni". Dopo l'addestramento la partenza per Visegrad, nelle vicinanze di Sarajevo e l'inferno: scontri con le forze del generale Tito e sparatorie notturne che si alternavano alla lotta contro il freddo e i pidocchi. Dalla Bosnia al Montenegro e poi ancora in Erzegovina.
Dal fronte francese ai Bancani Nei Balcani finì anche Resmini, ma in seconda battuta. Nato al termine della Grande Guerra, all'ingresso dell'Italia nel secondo conflitto mondiale, si era ritrovato "pronto" anagraficamente per combattere («Sono partito e senza festa» precisa). Prima il fronte francese «Poi mi rispedirono a Bardonecchia, quindi a Pinerolo e di lì a Bari da dove, con la nave, raggiunsi la Jugoslavia». Teatro di guerra che Ferri e Resmini avevano invece raggiunto in treno: un viaggio Pinerolo-Belgrado durato diversi giorni. Per tutti e tre una discesa nell'abisso della violenza e del delirio. «C'era chi perdeva la testa e sparava, sparava perché aveva paura ma così facendo sprecava munizioni». Sulle spalle la pesante mitraglia Breda, ai piedi spesso le racchette per non sprofondare nella neve. Sono ricordi di sofferenza, di freddo e di fame che si rincorrono e confondono ma alcuni emergono con forza: «Da Podgorica, dove eravamo stati attaccati dalle forze del generale Tito ben quattro volte, tornammo a Nishic prima di raggiungere la zona di Castelnuovo Bocche di Cattaro. Durante il tragitto ci siamo trovati davanti alcuni uomini impiccati appesi ai rami degli alberi e il comandante ci ha riferito che erano traditori giustiziati da Tito. Era tale l'orrore da farci accelerare il passo». Peccato che quell'andatura veloce conducesse ad un nuovo calvario nelle mani dei tedeschi diventati "improvvisamente" nemici.
8 settembre in MOntenegro L'8 settembre 1943 la divisione Taurinense di cui faceva parte il 3° reggimento alpini con i battaglioni Exilles, Pinerolo e Fenestrelle (oltre al 4° reggimento alpini e il 1° reggimento artiglieria da montagna) contava 14.462 uomini che si trovarono nel caos. «Ero in Montenegro, alla Bocche di Cattaro e qui mi arrivò la notizia dell'armistizio - ricorda Ferri - Non potevamo credere che non avremmo dovuto sparare più ma due giorni dopo il comandante Armando Farinacci ci comunicò che la guerra non era finita. Speravamo di tornare in Italia via mare ma i tedeschi, diventati nemici, erano asserragliati in un forte su un promontorio e impedivano il passaggio dei convogli via mare». Ci fu una battaglia durissima ma alla fine i tedeschi alzarono bandiera bianca. Una vittoria inutile: Farinacci fece sapere che le navi per l'Italia erano già partite. «Insomma eravamo abbandonati e stanchi, costretti ad arrenderci». Una resa dura da accettare. Ferri ricorda Farinacci disarmato e con le lacrime agli occhi e poi «Quel tedesco che passandoci in rassegna con la Lugher in pugno si fermò davanti a me: pensai mi avesse visto sparare con la mitragliatrice nei giorni dell'assalto al forte, ma poi passò oltre».
Il bisnonno Chiusi in vagoni come animali, i tre piacentini furono portati in diversi campi di prigionia: dimagrirono nel corpo tanto da diventare l'ombra di se stessi. Ma il loro spirito non si piegò mai. Resmini lavorò nell'officina di una fabbrica di riparazione di aerei. Gli americani lo liberarono ad Erfurt. Tornato in Italia ha sempre operato nel mondo agricolo. Nel 1948 si è sposato ed ha avuto tre figli. Ora, aggiunge con un sorriso che allontana ogni brutto ricordo, è anche bisnonno.
Il cavaliere della Repubblica Ferri fu portato nel lager in Pomerania: «La fame era tanta, rubai l'avena alle oche ma esse starnazzarono come quelle del Campidoglio e fui punito». Da lì a Stargard per lavorare in una fabbrica di siluri che fu bombardata e Ferri, ferito, rimase in coma per tre giorni. Poi a Offsteim. Alla fine del gennaio 1945 i russi erano ormai vicini. Il borgomastro del paese diede l'ordine di sfollare ma durante la fuga gli morì la madre e allora ordinò proprio al nostro alpino di fermarsi a seppellirla. Lui obbedì ma si ritrovò solo, costretto ad elemosinare lavoro in una fattoria per un tozzo di pane condito di insulti. Nell'aprile 1945 l'incontro con l'Armata Rossa: «Avevo il cappello di alpino che avevo faticosamente conservato e mi accusarono di aver combattuto contro di loro nel 1942. Dovetti mostrargli la piastrina da prigioniero e le ferite alla testa e allora capirono». Finalmente il rimpatrio ma anche qui i ricordi sono amari: «Era il 30 ottobre 1945 quando tornai al mio paese dove dovetti anche sopportare l'umiliazione di chi si vantava di aver salvato l'Italia». Ferri riprese a lavorare come muratore. Sposato dal 1961, nel 2006 ha ricevuto il riconoscimento di Cavaliere della Repubblica.
Una vita nella Rdb Cò fu liberato dai russi in Ucraina dopo essere stato internato e costretto a caricare e scaricare merci nelle stazioni soffrendo il freddo e la fame. Si è sposato nel 1949 e ha avuto due figli (uno dei quali - dice commuovendosi - è mancato due anni fa). Dopo la guerra ha sempre lavorato nella Rdb; quando il gigante del mattone è crollato, lui era da tempo in pensione. «La storia almeno gli ha risparmiato la sofferenza della perdita del posto di lavoro» commenta il nipote Angelo mentre, con un clic, ci invia dal telefonino la foto del nonno prigioniero. Immagine che conserva fra le istantanee degli amici e delle partite di rugby, perché la memoria di coraggio, di orrore e di disperata voglia di vivere, sia consegnata al futuro come richiamo alla pace.
Paola Romanini

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03/05/2013

SALSOMINORE - Una promessa fatta su un cappello da alpino, scambiata in una vigna, tra un papà e il suo bambino, vale molto di più di una semplice parola

SALSOMINORE - Una promessa fatta su un cappello da alpino, scambiata in una vigna, tra un papà e il suo bambino, vale molto di più di una semplice parola. È quasi un dovere sacro, ed è per questo che Antonio Raggi, ufficiale degli alpini in congedo, partirà da Salsominore per sfilare a Piacenza con il cappello del padre Luigi, classe 1923, alpino della seconda guerra mondiale, reduce dei campi di concentramento. «Sono sicuro che per il mio "vecio" aver avuto un figlio ufficiale degli alpini sia stata una grande gioia, una specie di rivincita postuma - racconta Antonio, nel 1988 sottoposto a richiamo per il grado di capitano -. Più volte gli avevo espresso il desiderio di sfilare con lui all'adunata, io e lui insieme, ma aveva sempre rimbalzato con scuse banali la mia richiesta. In cuor mio, ho sempre saputo che il problema era un altro, e cioè che non sarebbe bastata una vita intera a rimarginare la ferita del campo di concentramento».
Era una bella giornata di sole quell'11 gennaio 1943, quando Luigi, a piedi e con passo svelto, aveva deciso di andare a Bobbio per prendere la corriera che lo avrebbe portato in stazione a Piacenza e, da lì, al Primo reggimento artiglieria alpina di stanza a Torino. Con sé portava delle calze in lana di pecora, cucite dalla mamma, e un "mandilu da gruppu", un fazzolettone grande con le quattro estremità annodate tra loro, utilizzato come contenitore da trasporto. A valle dell'abitato di Salsominore, nei pressi di Castela, Luigi incrociò una bambina di undici anni che guardava le mucche al pascolo: quattordici anni più tardi, alla fine di quell'Odissea, quella bambina, Teresa Re, sarebbe diventata sua moglie, ma Luigi, l'11 gennaio 1943, non poteva ancora saperlo.
Dopo un brevissimo addestramento a Torino, Raggi venne spedito a Belgrado, poi in Montenegro, dove venne fatto prigioniero dai tedeschi. Caricato su una tradotta, in quaranta per ogni carro bestiame, con un foro in un angolo per i bisogni corporali e i finestrini inchiodati con assi di legno, iniziò un viaggio di ventotto giorni verso Amburgo, senza cibo. Luigi e gli altri prigionieri vennero portati nel campo di concentramento di Meppen 6° C, poi a Paderboc e Stanlagher 5°: dormivano per terra, un filone di pane nero doveva essere diviso in dodici. Ogni tanto, qualcuno rischiava una fucilata pur di riuscire ad accaparrarsi una buccia di patata mezza marcia, nell'immondezzaio del campo. Luigi pesava 85 chili; quando uscirà dal campo, dopo diciotto mesi, arriverà a malapena a cinquanta.
«Un giorno eravamo soli nella sua vigna, e mi promise che avremmo sfilato insieme all'Adunata a Piacenza - prosegue Antonio -. Mi disse "Mettiamo una pietra sul passato, sarà un bel giorno". Non ce l'ha fatta. È "andato avanti" come diciamo noi alpini, ma nulla potrà impedirci di sfilare insieme, perché io lo farò con il suo cappello. Poco importa se sarà l'unico fregio nero in mezzo a tutti i fregi d'oro degli ufficiali. Questa è la nostra storia di alpini, di mio padre e mia, su cui sarà scritta la parola fine la sera del 12 maggio, quando, tornato a casa, rimetterò il cappello nella rastrelliera appesa al muro, dove rimarrà per sempre, finalmente in pace. E in pace sarò io con me stesso, perché la promessa che ci eravamo scambiati quel giorno nella vigna sarà stata mantenuta. Lo farò per lui e per tutti quelli che non sono tornati dalle loro famiglie. Lo farò per tutto quello che mio padre mi ha trasmesso e che è racchiuso in una frase che è stata il faro della mia vita - conclude Antonio, senza trattenere le lacrime -: "Ricordati sempre che se sono uscito vivo dal campo di concentramento vuol dire che non c'è limite alla forza e alla volontà dell'uomo e alla Divina Provvidenza. Non avere paura di nulla, affronta la vita a viso aperto, perché se ce l'ho fatta io in quell'inferno, nulla ti è precluso".
In alto la penna.

Elisa Malacalza

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03/05/2013

«Era pronto a partecipare all'adunata degli alpini»

Agazzano, oggi l'addio a Carlo Chiesa

Agazzano - Saranno celebrati oggi, venerdì, alle 17 nella chiesa parrocchiale di Agazzano i funerali di Carlo Chiesa, l'alpino più anziano del paese che fu tra i fondatori - oltre mezzo secolo fa - della locale associazione Combattenti e reduci. Chiesa avrebbe compiuto 96 anni il prossimo 13 maggio e tra i suoi desideri ci sarebbe stato quello di poter partecipare all'adunata nazionale che il prossimo fine settimana si terrà a Piacenza.
«Ne parlava spesso - dice il figlio Luigi - e diceva che se fosse stato bene avremmo dovuto accompagnarlo». La morte è arrivata purtroppo prima del grande evento cui l'anziano alpino sarebbe stato fiero di poter partecipare. Carlo Chiesa era nato a Gragnano e nel 1946 si era trasferito ad Amola di Agazzano, in riva al Luretta, dove con la moglie Decima Libé ha sempre svolto l'attività di agricoltore. Arruolato negli alpini, Carlo Chiesa tra il 1938 e il 1943 aveva prestato servizio in Francia e Jugoslavia. In seguito all'armistizio aveva fatto rientro a casa e si era dedicato al lavoro, alla famiglia e alla sua grande passione che era la caccia. «Lui parlava sempre di agricoltura - ricorda il figlio Luigi - di caccia e del fatto che era fiero di essere un alpino».
Oggi ai funerali sarà presente anche il presidente provinciale dell'associazione Combattenti e Reduci, Raffaele Campus, che insieme al presidente della sezione agazzanese Giacomo Guerrieri, porterà l'omaggio di tutti gli associati del sodalizio che lo stesso Chiesa oltre mezzo secolo fa aveva contribuito a far nascere ad Agazzano.
m. m.
 

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03/05/2013

Alpini e bandiera di guerra: che la primavera sia l'unica "bandiera"

di FRANCESCA MOLINARI*
Chi ancora resiste in organismi che nel loro nome hanno la parola "pace" credo sia perchè consciamente o meno sanno di averne molto bisogno.
E questo riguarda anche il nostro Tavolo della pace di Piacenza
C'è molto di che occuparci per sradicare dentro di noi la tentazione di risolvere i problemi con la strada della violenza e dell'egoismo.
Fuori e dentro di noi troppe cose remano a favore della guerra e non della pace:
L'uso ormai comune della guerra come normale strumento di politica internazionale, un ‘economia di morte che preferisce vivere della produzione e del commercio di armi piuttosto che di Green Economy, un sistema economico che crea diseguaglianze, che non pianifica perchè di cibo, vita dignitosa e risorse ce ne sia per tutti ora e per le generazioni future ma si industria solo per il beneficio qui e ora di quel 20% della popolazione mondiale, quella dei Paesi a capitalismo avanzato, che consuma oltre l'80% delle risorse planetarie.
Il mondo in cui viviamo è davvero troppo complesso anche da capire. Ce ne accorgiamo quando tentiamo di spiegare ad un bambino, ma anche a noi stessi, qualsiasi fenomeno che riguarda il nostro quotidiano: perchè c'è la siccità e i fiumi si prosciugano o perchè ci sono tante alluvioni, perchè tanta immigrazione nel mondo, perchè i genitori non hanno più tempo per la famiglia, perchè c'è la crisi....
Di fronte alla difficoltà di cercare una risposta può venire spontaneo e più facile -specialmente se le politiche culturali prevalenti non aiutano in questa direzione- cercare un nemico e imputargli la colpa di tutto e se non c'è questo capro espiatorio addirittura di crearlo e poi naturalmente di fargli la guerra illudendosi e illudendo gli altri di avere così risolto i problemi. Purtroppo questo copione della guerra è già stato tante volte sperimentato nella storia, raccontato nella letteratura, valorizzato come qualcosa di avventuroso e desiderabile soprattutto in ciò che di peggio la cultura dei media produce e ci propina specie in TV. Grazie a tutto questo il militarismo è sempre più radicato dentro di noi. Non ci dà fastidio vestirci i jeans tipo tute mimetiche sempre tanto di moda anche se ricordano la guerra del Viet-nam e il napalm a chi ha la mia età o tutte le altre guerre di oggi alle quali anche l'Italia partecipa, non siamo disposti a mostrare la nostra indignazione e a dedicare un po' di impegno per opporci ai droni che fanno la guerra a distanza o a mettere in discussione che ci si senta più sicuri nel mondo efficientando, come ha deciso di fare Obama in questi giorni, le bombe B61 anche qui all'aereoporto di Ghedi vicino a casa nostra. Ci sentiamo veramente più sicuri, noi che in questo modo tra l'altro diventiamo un bersaglio militare sempre più a rischio, con i Tornado che si esercitano sulle nostre teste e con gli F35 armati di bombe nucleari, tattiche si dice, ognuna delle quali può avere un potenziale di 107 kilotoni come il modello B61-3, pari a 10 volte la potenza delle bombe di Hiroshima e Nagasaki?
Un amico del tavolo della pace rispondendo ad un brain- storming lanciato per trovare un titolo ad un incontro importante che presto presenteremo all'interno del Festival delle Nuove Resistenze, ha scritto: "Può il nostro mondo ipercompetitivo ed aggressivo stare in pace ancora per molto? ".
Io penso che davvero le nostre vite poggino su un diffusa e pericolosissima fragilità a tutti i livelli e che abbiamo bisogno di tutto ciò ci aiuta ad educarci alla pace.
Per questo chiedo ancora sommessamente e con forza certa di interpretare il pensiero e il desiderio di tutte e di tutti nel Tavolo, appoggiando dal profondo e piena di gratitudine per la sua iniziativa che mi rappresenta, quanto già Daniele Novara ha richiesto alle Autorità e gli Alpini in occasione dell'imminente loro Adunata, che ci si astenga il più possibile in quell'occasione da rituali di guerra, una guerra che loro stessi non hanno scelto, alla quale si sono sacrificati (anche nella mia famiglia uno zio che ha il mio cognome purtroppo è morto tragicamente tra atroci sofferenze nella ritirata di Russia nella divisione Iulia). Una guerra che, è comprensibile, proprio per l'intensità delle sofferenze condivise e di ciò che la sofferenza può far nascere tra le persone per aiutarsi a vicenda, unisce nel ricordo specie in un mondo che non riesce a produrre altrettanti momenti profondi di solidarietà che legano tra loro i cuori e le vite delle persone. Ma questa guerra della loro giovinezza e dei ricordi è anche la guerra del presente in Afganistan e non solo, è guerra e basta comunque la si voglia chiamare e la guerra può e deve solo diventare tabù per la specie umana.
Non vogliamo disturbare questo ricordo e questa condivisione ma chiediamo rispetto per chi come gli obiettori di coscienza passati e attuali, hanno sofferto e soffrono proprio per rifiutarsi alla guerra -nel combatterla, nel produrre armi nel promuovere una cultura che sia contro la guerra, per coloro che tentano da piccolo punto nell'universo di educare alla pace specie i più giovani, cercando di spegnere la guerra anche dentro di sè.
Niente rituali di guerra, niente bandiere di guerra: mettiamo al centro la primavera e basta, e auguriamoci cento primavere serene per tutti quelli che ora vivono la guerra e la subiscono, cerchiamo nuovi rituali attorno ai quali far brillare gli occhi dei vecchi ma soprattutto dei bambini e delle bambine Non c'è niente di più sacro da mettere al centro che il silenzio umile, responsabile, insieme, vicini, all'ombra della bandiera della nostra coscienza, forti di nessuna appartenenza se non alla specie dei viventi, quel silenzio di chi sta cercando una strada disarmata e disarmante dentro di sé e fuori da sé.
*Tavolo della pace

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01/05/2013

Una "vetrina" per feste, gusto e tradizione

In un depliant tutte le eccellenze di Valnure e Valchero: sarà nello stand in centro

Valnure e Valchero in vetrina in occasione dell'adunata nazionale degli Alpini. Com'è noto, i Comuni che compongono l'Unione stanno già lavorando insieme, da anni, sul fronte della promozione turistica, in convenzione con gli altri enti della vallata. La sinergia è stata riconfermata e potenziata, coinvolgendo le Pro Loco, in occasione dell'arrivo delle Penne Nere. Per promuovere il territorio, i prodotti più rappresentativi della cucina e tradizione locale e le feste che hanno un appeal extra provinciale, è stata creata una pubblicazione ad hoc che sarà distribuita in piazzetta San Francesco durante tutte le giornate della manifestazione nazionale. Pro Loco e Comuni, infatti, hanno ritenuto che l'adunata fosse un'occasione davvero ghiotta da non lasciarsi scappare per presentare le eccellenze della Valnure e Valchero a un pubblico proveniente da tutta Italia.
«I Comuni - spiega Silvia Milza, assessore a Vigolzone, che ha coordinato il progetto - hanno sponsorizzato lo stand nel centro della città, mentre le associazioni hanno realizzato questa bella pubblicazione nella quale si presentano e raccontano le proprie iniziative». Le Pro Loco che hanno aderito sono quelle di Carpaneto, Podenzano, Grazzano Visconti, Vigolzone, Carmiano, Bettola e Farini.
Agli Alpini che sfoglieranno il depliant verrà sicuramente l'acquolina in bocca. Il virtuale tour che le associazioni propongono nelle vallate fa perno sui sapori più caratteristici (e famosi) di queste zone. Si va dall'oro rosso della festa di Podenzano, che incorona re il pomodoro, alla torta di patate che celebra Farini. A Carpaneto l'attenzione è puntata sulla coppa, mentre ovviamente a Vigolzone sul tortello, principe della tavola e dell'omonima festa. Bettola ci mette la sua bortellina, mentre Carmiano propone un gustosissimo spiedino. Ai tipici sapori delle manifestazioni enogastronomiche di Valnure e Valchero si aggiunge il fascino intramontabile del corteo storico di Grazzano Visconti. La pubblicazione è piena di immagini suggestive e di colori e sicuramente conquisterà gli ospiti. A presentarla ai visitatori si alterneranno gli stessi volontari delle associazioni, che per tre giorni si affiancheranno nello stand allestito poco lontano da piazza Cavalli, nel cuore dell'adunata. «Questa pubblicazione e questo evento - commenta Gianmaria Ghioni, assessore a Podenzano - sono stati una palestra per le Pro Loco per cominciare a lavorare insieme. L'esperienza è stata senz'altro positiva». Allo stesso modo già il Carnevale, ricorda Silvia Milza, era stato gestito nella stessa ottica sinergica: anche in quel caso la scelta di fare squadra si era rivelata vincente. Adesso l'obiettivo di Valnure e Valchero è conquistare le Penne Nere e promuovere il territorio.

Silvia Barbieri

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01/05/2013

Fiorenzuola imbandierata: ricco programma per gli alpini

Vetrine a tema, cena in piazza, sfilata per la città e concerto di cori

FIORENZUOLA - Fiorenzuola è ormai già tutta imbandierata: dalle case di privati, agli edifici pubblici, alla torre campanaria, ai viali alberati, ecco esposti i tricolore, per salutare le penne nere che arriveranno da ogni angolo d'Italia per l'86esima adunata nazionale degli Alpini. Le prenotazioni agli alberghi e agli agriturismi di Fiorenzuola e dintorni sono già tutte esaurite, ormai da mesi. Tantissime le penne nere che raggiungeranno la città sull'Arda per passare i giorni dell'adunata e raggiungere la città di Piacenza nella giornata di domenica 12 maggio.
In vista dell'Adunata nazionale, il sindaco Giovanni Compiani invita tutti i fiorenzuolani in possesso di un tricolore ad esporlo dal 10 al 12 maggio. Nei tre giorni dell'Adunata nazionale a Fiorenzuola è stato allestito un programma di eventi collaterali, grazie all'impegno del Gruppo locale Ana guidato da Alberto Mezzadri e con la collaborazione di Pro Loco, amministrazione comunale, mondo associativo e comitato Affari in centro. Da sabato 4 maggio a sabato 11 maggio, con la collaborazione del Circolo Filatelico presieduto da Guido Campodonico, verrà allestita una mostra monografica sugli alpini all'ex macello di largo Gabrielli.
Venerdì 10 maggio, è prevista alle ore 19,30 la cena con gli alpini in piazza Molinari, grazie allo stand gastronomico organizzato dalla Pro Loco. Alle 20 e 30 seguirà lo spettacolo musicale con il gruppo "I ragazzi del secolo scorso". Sabato 11 maggio, per tutta la giornata: gli Affari si fanno in centro, con vetrine tutte dedicate agli alpini. Alle 9 ci si radunerà in piazza Caduti per l'alzabandiera. Alle ore 15 inizierà la sfilata per le vie cittadine con la Banda Alpina di Gemona (Friuli) e la Fanfara A. N. A. sezione di Udine - Filarmonica di Vergnacco. Alle 16 sul monumento dei Caduti verrà deposta la corona di alloro. Alle 18 in chiesa Collegiata verrà celebrata la messa a suffragio dei caduti. Alle 19 e 30 in piazza davanti alla chiesa, ancora cena all'aperto. Quindi alle 20 e 30 all'interno della Collegiata, il concerto di cori alpini: Coro Alpino Ardesio (BG); Coro Rocce Nere (Rossiglione); Coro Monte Zerbion (Genova). Al termine dell'esibizione dei cori, sempre in piazza, proseguirà il concerto dei complessi bandistici.
Domenica 12 maggio si parte tutti per la sfilata che si terrà a Piacenza. La sera, di nuovo animazione a Fiorenzuola con gli stand gastronomici, lo spettacolo musicale del gruppo "Rab4" ed infine l'ammaina bandiera in piazza Caduti, che segnerà il termine dei festeggiamenti.

Donata Meneghelli

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01/05/2013

Cantando su e giù per gli Appennini, il coro di Varazze a piedi all'Adunata

In 7 giorni dalla cittadina ligure all'ombra del Gotico attraverso i Giovi e la Valtrebbia
Gli alpini della corale Monte Greppino arriveranno sabato 11. La sera subito il concerto

A piedi all'Adunata nazionale valicando gli Appennini e cantando cori di montagna. Sono gli alpini del gruppo di Varazze, Sezione di Savona, che hanno colto l'occasione dell'Adunata per un avvicinamento attraverso un trekking di ben sette giorni dal mare alla pianura. Una ventina di alpini in gran parte giovani e in gran parte cantori del coro Monte Greppino, una delle due corali della Sezione di Savona. «Sono ragazzi giovani - è felice dell'iniziativa il presidente sezionale Gian Mario Gervasoni - e questa esperienza servirà anche per saldare le amicizie e il legame agli alpini. Alcuni hanno fatto il servizio militare, altri sono amici degli alpini, tutti sono iscritti all'Ana». Partiranno sabato mattina 4 maggio dal monte Beigua (sopra Varazze). Faranno tappa al Sacrario del Turchino quindi raggiungeranno Masone, poi Busalla, il passo dei Giovi seguendo l'Alta Via dei Monti Liguri. Ancora Torriglia, Ottone, Bobbio, Rivergaro e infine Piacenza. Viaggeranno supportati da un'unità di Protezione Civile dell'Ana di Savona con acqua e viveri per essere autosufficienti. Verranno ospitati per la notte dai vari Gruppi che incontreranno sul cammino in una lunga catena di solidarietà e accoglienza. Arriveranno sabato 11 maggio e saranno accolti in città dal presidente della Sezione di Piacenza, Bruno Plucani, e dal presidente nazionale Ana Corrado Perona. La sera terranno il loro concerto in una chiesa della città, in Nostra Signora di Lourdes, dalle 21,15 alle 21,50. Prima e dopo, nella medesima chiesa, si esibiranno rispettivamente i cori "Tre Valli" di Venaria Reale e "Ana-Cervere" di Cuneo.
La Sezione di Savona conta 43 gruppi per un totale di 2.500 iscritti. A Piacenza arriveranno circa in 700, in gran parte solo domenica.

Federico Frighi

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01/05/2013

Bagni, punti acqua e lampioni, volontari Ana al lavoro in città

(fri) Lavori in corso in questi giorni in varie zone della città in vista dell'Adunata nazionale. All'opera ci sono i super volontari dell'associazione A2A impegnati nel montaggio dei servizi idraulici ed elettrici per i campi tendati. In particolare i volontari alpini stanno installando 105 container wc da sei bagni ciascuno, 110 lavelli da dieci cannelle l'uno, quasi tre chilometri di tubi per l'alimentazione dell'acqua, venti chilometri di cavi elettrici, trenta pali e cento proiettori per l'illuminazione pubblica.
In tutta la città, inoltre, saranno posizionati 150 servizi ad acqua, 146 bagni chimici e 9 bagni chimici per disabili al servizio del pubblico dell'Adunata.
In particolare, in centro città verranno posizionati 12 servizi ad acqua tra il Daturi e il Farnese, altrettanti in piazza Cittadella, 24 dietro piazza Cavalli. Nell'area dell'ammassamento vengono collocati 40 servizi chimici in via don Beotti (serviti da una cisterna autospurghi) e 24 servizi ad acqua in corso Europa. Nella zona della sfilata vi saranno 80 servizi chimici tra via San Siro e via Landi, 30 servizi ad acqua ed uno chimico per disabili in piazzale Libertà, 6 servizi ad acqua alla Cavallerizza, 6 in via Santa Franca, 6 in viale Palmerio, 16 servizi chimici in via Venturini. Anche i punti sanitari usufruiranno dei servizi igienici mobili. Un servizio ad acqua per i pazienti, uno per i medici ed un servizio chimico per disabili saranno presenti al Corpus Domini, in piazzale Libertà, in via Alberici, in piazzale Genova, in piazza Sant'Antonino, ai Chiostri del Duomo, in piazzale Marconi, al Campo Daturi, in piazzetta delle Grida e in piazza Casali dove due saranno i servizi ad acqua per i pazienti. Nell'area della fiera alpina (lungo il Pubblico Passeggio) saranno montati 6 servizi ad acqua in piazzale Libertà e altrettanti in via Alberici e in viale Palmerio.
 

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01/05/2013

Via Colombo, le aquile tricolori volano grazie ai negozianti e al liceo Cassinari

Ventiquattro aquile tricolori - verdi, bianche e rosse - trovano il loro nido su altrettanti alberi di via Colombo. Un'idea nata da Valter Bulla, sostenuta dai commercianti della zona e messa successivamente in pratica dai ragazzi del liceo artistico Cassinari. In soldoni, si tratta di realizzazioni grafiche, alte circa un metro, che svetteranno sulle piante della via cittadina, porta d'ingresso della città. Verranno sistemate ad angolo, in modo da vestire buona parte delle visuali possibili, su una pianta sì e l'altra no. Ognuna di queste 24 opere raffigura un aquila in "livrea" tricolore. «Abbiamo cercato di creare qualcosa di diverso rispetto alle città visitate dall'Adunata negli anni passati, qualcosa che fosse al tempo stesso un segno distintivo anche nei confronti delle altre via di Piacenza - sottolinea Valter Bulla, titolare di Bulla Sport, noto negozio in Via Colombo -. Quando ne ho parlato con i professori Ferruccio Carra e Giovanni Gobbi, docenti del liceo Cassinari, è stato subito chiaro il loro entusiasmo verso il progetto».
Da questa intesa immediata, è nato un lavoro congiunto che ha portato "frutti" originali ed assolutamente differenti da tutte le altre idee messe in campo per accogliere gli Alpini. «La proposta di Valter Bulla ha regalato una possibilità in più agli studenti della Vª Architettura A - sottolinea il professor Carra -. Finalmente, questi giovani hanno potuto lavorare su qualcosa che rientra nel loro percorso di studi ma che esce dai banchi di scuola. Grazie ai commercianti di via Colombo, i ragazzi vedranno trasformate in realtà le loro creazioni. Si tratta, quindi, di un ciclo produttivo completo: dal foglio di carta, passando attraverso il lavoro tipografico per poi arrivare alla grafica appesa sulle piante». Gli studenti del Cassinari ci hanno messo originalità, creatività ed un tocco d' estro; i commercianti di via Colombo hanno supportato economicamente la realizzazione delle aquile mettendo una mano nel proprio portafogli. In particolare, oltre a Bulla, hanno contribuito attivamente anche Angelo Turra (Re Metal), Giacomo Clementi (Justin Joy), Gigi Groppi (Groppi pasticceria) ed Enrico Pilastro (Il Container); il comitato commercianti di via Colombo ha garantito l'appoggio perché tutto andasse a buon fine. «Non è stato facile scegliere il soggetto migliore - raccontano Bulla ed il professore Carra-. Gli studenti ne hanno presentati diversi, tutti erano ben curati e gradevoli. Alla fine, abbiamo dovuto scegliere quello ritenuto più rappresentativo». Le aquile saranno adagiate sugli alberi di via Colombo dai primi giorni della prossima settimana, pronte per "spiccare il volo".

delf

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01/05/2013

Cantando su e giù per gli Appennini, il coro di Varazze a piedi all'Adunata

In 7 giorni dalla cittadina ligure all'ombra del Gotico attraverso i Giovi e la Valtrebbia
Gli alpini della corale Monte Greppino arriveranno sabato 11. La sera subito il concerto

A piedi all'Adunata nazionale valicando gli Appennini e cantando cori di montagna. Sono gli alpini del gruppo di Varazze, Sezione di Savona, che hanno colto l'occasione dell'Adunata per un avvicinamento attraverso un trekking di ben sette giorni dal mare alla pianura. Una ventina di alpini in gran parte giovani e in gran parte cantori del coro Monte Greppino, una delle due corali della Sezione di Savona. «Sono ragazzi giovani - è felice dell'iniziativa il presidente sezionale Gian Mario Gervasoni - e questa esperienza servirà anche per saldare le amicizie e il legame agli alpini. Alcuni hanno fatto il servizio militare, altri sono amici degli alpini, tutti sono iscritti all'Ana». Partiranno sabato mattina 4 maggio dal monte Beigua (sopra Varazze). Faranno tappa al Sacrario del Turchino quindi raggiungeranno Masone, poi Busalla, il passo dei Giovi seguendo l'Alta Via dei Monti Liguri. Ancora Torriglia, Ottone, Bobbio, Rivergaro e infine Piacenza. Viaggeranno supportati da un'unità di Protezione Civile dell'Ana di Savona con acqua e viveri per essere autosufficienti. Verranno ospitati per la notte dai vari Gruppi che incontreranno sul cammino in una lunga catena di solidarietà e accoglienza. Arriveranno sabato 11 maggio e saranno accolti in città dal presidente della Sezione di Piacenza, Bruno Plucani, e dal presidente nazionale Ana Corrado Perona. La sera terranno il loro concerto in una chiesa della città, in Nostra Signora di Lourdes, dalle 21,15 alle 21,50. Prima e dopo, nella medesima chiesa, si esibiranno rispettivamente i cori "Tre Valli" di Venaria Reale e "Ana-Cervere" di Cuneo.
La Sezione di Savona conta 43 gruppi per un totale di 2.500 iscritti. A Piacenza arriveranno circa in 700, in gran parte solo domenica.

Federico Frighi

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01/05/2013

"La vetrina più alpina"

L'Unione Commercianti dà il via al concorso

"Festa alpina rallegra la vetrina" è lo slogan dell'iniziativa lanciata dall'Unione Commercianti per l'Adunata nazionale alpini di Piacenza. E' stata presentata ieri pomeriggio nella sede dell'associazione di categoria e prevede un vero e proprio concorso tra i commercianti. «Sia in città sia in provincia - spiega la vice presidente di Confcommercio, Alessandra Tampellini -, per partecipare i commercianti devono prima di tutto allestire la loro vetrina in stile alpino, poi fotografarla e inviare la foto, via mail, per posta o a mano alla nostra sede di Strada Bobbiese. Una giuria selezionerà le tre migliori vetrine di Piacenza e le tre migliori della provincia». «Per la giuria - prosegue il direttore Giovanni Struzzola -, oltre all'Unione Commercianti, abbiamo coinvolto la prefettura di Piacenza, il quotidiano Libertà e la Sezione alpini di Piacenza». «Ha dato la sua adesione il prefetto Antonino Puglisi - annuncia Struzzola - che ringraziamo sentitamente e che presiederà la giuria. Per Libertà sarà presente l'art director Paolo Terzago mentre per gli alpini il presidente Bruno Plucani o un suo delegato». C'è tempo per inviare le foto (Unione commercianti, strada Bobbiese 2, affarigenerali@unionecommerciantipc. it) fino al prossimo 24 maggio. Entro la fine dello stesso mese di maggio il responso della giuria. I commercianti, tre a Piacenza, tre in provincia, verranno premiati con targhe ricordo. «Siamo contenti di questa iniziativa - evidenzia per gli alpini, Enrico Bergonzi, della Commissione accoglienza Adunata nazionale -, pensiamo che l'Adunata sia anche un grande momento di promozione per Piacenza e il suo territorio. Questo concorso va in tale direzione». Tre i criteri per determinare i vincitori. Verrà premiata la vetrina più originale, quella che maggiormente rispecchia il sentimento della manifestazione, quella più bella.
Nell'occasione il direttore dell'Unione Commercianti ha rinnovato l'invito a tenere aperti i negozi in città in occasione dell'Adunata. «Riteniamo che sia un evento epocale e dunque una grande occasione per tutti i commercianti - osserva Struzzola -. Certo, sappiamo che alcune categorie (penso ai pubblici esercizi) avranno più vantaggi di altre, tuttavia avere 400mila persone che girano per le vie di Piacenza rappresenta un'opportunità irripetibile per tutti». «Ci saranno pubblici esercizi che terranno aperto 24 ore su 24 - conferma Tampellini che è anche presidente del comitato commercianti di via Dante - ma anche le altre categorie merceologiche potranno tenere aperto fino alle 22, con l'orario continuato, e abbiamo sentito di tanti colleghi che faranno così».

fed. fri.
 

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01/05/2013

Gli alpini regaleranno un sorriso agli anziani

Caro direttore,
facendo ingresso nella nostra città dal nuovo ponte sul Po si incontra un cartello stradale che dice: "Piacenza città a sostegno dei bambini". Detto sostegno è testimoniato in particolare dal benemerito ruolo che assume l'Unicef qui a Piacenza, così come quello della Maratona for Unicef e delle manifestazioni ad essa collaterali tutte incentrate sul nobile intento di devolverne in beneficenza ai bambini il ricavato Ma quanto mi piacerebbe se a fianco di quel cartello ve ne fosse un altro riportante la scritta: "Piacenza-città a sostegno degli anziani".
Soprattutto di quelli che si notano frugare con malcelata dignità nei cestini dei rifiuti, di quelli costretti a restituire in lacrime un pezzetto di grana rubacchiato al supermercato, di quelli vittime di sottrazioni dovute a violenza fisica (borseggio con caduta) e psicologica (truffe in casa e per strada), di quelli che a causa dell' età e delle limitazioni corporee si accontentano di stare al davanzale di casa a guardare fuori come fanno i gatti, o di quelli che vivono anni ed anni entro i dieci metri quadrati della stanza di una casa di riposo.
Ecco allora che il grande raduno degli Alpini che si avvicina potrà essere un'occasione unica per i nostri anziani. Perché saranno in prevalenza loro a stringersi agli Alpini, ad applaudirli dalle finestre, far da ala lungo le vie cittadine, a porgere loro il più sentito dei benvenuti, a vedere in loro la rappresentazione reale ed autentica di quella forza e di quel vigore etico capace di far ben sperare per l'Italia e per il suo incerto destino.
E' del tutto naturale che il raduno del 10, 11 e 12 maggio non sarà certo segnato da un bagno di folla fatto di giovani e ragazzi, tradizionalmente richiamati da attrattive più consone alla loro età ed ai loro costumi.
E non dobbiamo rammaricarcene, anche se l'auspicio è quello di vederne tanti ed entusiasti. Dovremo invece rammaricarci dall'invasione pacifica e festante delle Penne Nere gli anziani di Piacenza non riuscissero a ricavarne sostegno morale e psicologico alle loro tribolazioni ed alle loro debolezze, ormai destinate ad essere sollevate da rimedi sempre più effimeri e da promesse alle quali non credono più. Di quale sostegno, caro direttore, potranno beneficiare gli anziani della nostra città quando gli Alpini arriveranno? Basta poco, anche solo un gesto, una parola, un sorriso. L'anziano ha poche pretese.
Anni fa, incrociando per strada un ex prefetto, più che novantenne curvo su se stesso, lo salutai dicendogli: "Buongiorno Eccellenza". Contraccambiò il saluto raggiante in volto e proseguì il cammino tirando su le spalle impettito.
Sono sicuro di avergli allungato la vita di qualche giorno. E così chiedo agli Alpini che sappiano fare altrettanto e che la grande adunata che tutti attendiamo assuma significato di omaggio verso la nostra popolazione anziana, troppo spesso dimenticata, sottostimata, socialmente retrocessa e regali a tutti i nonni e le nonne di Piacenza ancora tanti anni a venire in uno scatto di salutare orgoglio. Da questo abbraccio i giovani e gli studenti potranno trarne una lezione di vita che gioverà arrecando loro frutti presenti e futuri.

Alessandro Prandi

prandi51@gmail. com

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30/04/2013

in consiglio Il presidente della Sezione di Piacenza ha consegnato le medaglie

Il simbolo dell'Adunata ai consiglieri provinciali
Plucani sogna: «Cantoniera agli alpini per sempre»

(elma) «Ringraziamo tutti gli amministratori provinciali per l'amicizia dimostrata agli alpini e in particolare il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, per averci lasciato gratuitamente in uso la casa cantoniera di via Cremona, così da consentirci di avere una base operativa per portare l'86esima Adunata nazionale degli alpini a Piacenza. Noi ci permettiamo di confidare nel fatto che la struttura possa essere lasciata agli alpini anche ad Adunata conclusa, a disposizione della nostra sezione provinciale». L'appello alla Provincia è stato lanciato in apertura del consiglio provinciale di ieri dal presidente provinciale dell'Associazione nazionale alpini, Bruno Plucani, che ha consegnato a ciascun amministratore provinciale la medaglia dell'Adunata 2013. La medaglia raffigura palazzo Gotico, simbolo della città: in primo piano, il monumento equestre di Alessandro Farnese, realizzato da Francesco Mocchi fra il 1622 e il 1625. Sul retro, invece, è raffigurato un cappello alpino, con lo stemma della città. Elogio all'iniziativa è stato espresso, a nome di tutti i capigruppo, dal presidente del consiglio provinciale Roberto Pasquali. «Dobbiamo rendere onore alla "testardaggine" di Plucani, che ha messo tutte le energie possibili e ha creduto per tanti anni nel fatto che l'Adunata a Piacenza potesse essere possibile - ha detto Pasquali -. Se arriveranno 400mila penne nere nella nostra città e nella nostra provincia lo dobbiamo soprattutto a lui». «Cercheremo ora di fare il possibile perché le presenze siano ancora più numerose rispetto alle 400mila previste fino a questo momento - ha concluso Plucani -, vogliamo consegnare al nostro territorio un grande momento».

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30/04/2013

Da Vittorio Veneto a Piacenza l'ultimo mulo del servizio militare

Iroso, 33 anni, salvato dal macello nel 1992, per gli alpini veneti è una reliquia vivente
Alla Geocart con un drappello di reclute a 4 zampe. Ma è troppo vecchio: niente sfilata

Se fosse un umano avrebbe 95 anni. E' un mulo, ne ha 33 ed è una sorta di reliquia vivente. E' l'ultimo mulo ad aver svolto il servizio militare di leva con gli alpini. Si chiama "Iroso" anche se oggi si vive la sua mansueta vecchiaia nella stalla della Salmeria Alpini di Vittorio Veneto. Se starà bene, verrà a Piacenza per l'Adunata nazionale assieme ad altri quattro colleghi più giovani, arruolati negli alpini ma senza aver mai vissuto la naja. Sono Mila e Marna, nati nel 2001, Reno, nato nel 2006, e Orio, nel 2003.
«Sfileranno bardati con i filamenti militari e con le borse per l'acqua e per il cibo» spiega Angelo Biz, presidente della Sezione alpini di Vittorio Veneto. La Sezione trevigiana conta circa 3mila iscritti. A Piacenza ne arriveranno 800, con cori e fanfare, compresi i muli inquadrati nel reparto Salmerie, sempre aderente alla sezione. I quadrupedi, con i loro conducenti (un alpino per mulo), e parte della sezione saranno ospitati nella sede della Geocart, una cascina di via degli Spinoni. Arriveranno nella tarda mattinata di venerdì 10 maggio. «I quattro muli più giovani ci saranno sicuramente - conferma Biz -, per Iroso si deciderà all'ultimo momento. In tutti i casi non sfilerà. A Bolzano, lo scorso anno, si fece una bella passeggiata ma neppure allora sfilò. E' troppo vecchio e malandato». Iroso venne salvato nel 1992, acquistato all'asta militare per un milione di lire, assieme ad altri muli. Lo racconta l'alpino Antonio De Luca, colui che materialmente salvò i muli alpini: «Quando arrivai a Belluno nei pressi della caserma vi erano solo camion di macellai che aspettavano l'asta per acquistare i quadrupedi, contrastati dalla presenza di tanti alpini preoccupati della sorte che avrebbero potuto fare i muli». Quasi tutti (erano 24) vennero sottratti ai macellai. Iroso è l'unico rimasto. «Lo trattiamo come fosse una reliquia, ogni tanto lo portiamo all'alpeggio a fare una corsetta. Col tempo tutti i cittadini di Vittorio Veneto si sono affezionati. Ne parlavamo l'altro giorno con il sindaco: quando mancherà sarà un lutto per tutta la città». La pattuglia di muli dovrebbe iniziare a sfilare intorno a mezzogiorno di domenica 12 maggio. «Sono ormai delle star - osserva il presidente Biz -, per loro è un applauso continuo dall'inizio alla fine». Ai quadrupedi di Vittorio Veneto dovrebbero aggiungersi altri animali portate da altre sezioni. Lo schieramento verrà definito in questi giorni. A Brescia, nel 2000, ne sfilarono ben 17.

Federico Frighi

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30/04/2013

Sarmato, rievoca in un libro il ritorno del nonno alpino alla fine della guerra

SARMATO - Il cappello d'alpino e gli scarponi con i quali il sarmatese Luigi Cattivelli percorse centinaia di chilometri a piedi per tornare a casa hanno fatto bella mostra di sé sul tavolo della sala consiliare di Sarmato per tutto il tempo della presentazione del libro Quasi giorno, quasi casa, quasi amore, edito dalla casa editrice Pontegobbo e scritto dal nipote Luigi Torreggiani 65 anni dopo gli eventi narrati. Sono loro i veri protagonisti di un racconto che è un vero e proprio atto di amore verso le proprie radici: tre anni fa, quando l'autore aveva 26 anni come il nonno quando fece ritorno dalla guerra, ha deciso di mettere su carta i racconti orali dell'alpino Cattivelli. «Avevo paura di dimenticarmeli» ammette l'autore. «La scintilla è stata proprio l'aver compiuto 26 anni ed è stato immediato il confronto tra l'esperienza di mio nonno e la mia».
La serata, che ha visto la partecipazione di un folto pubblico, è stata condotta dal collaboratore di Libertà Cristian Brusamonti e sono intervenuti anche il presidente provinciale dell'Associazione nazionale alpini, Bruno Plucani, con il suo vice Sesto Marazzi, il sindaco Anna Tanzi, oltre ai poeti locali Elisabetta Berna e Sandro Sacchi che hanno letto alcuni toccanti passi del libro. La vicenda è, a prima vista quella di un "antieroe" che torna a casa dal campo di lavoro austriaco dov'era stato rinchiuso dopo l'8 settembre per tornare a Sarmato. Infatti, nel libro, non si parla mai di fatti particolarmente cruenti o drammatici. «Mio nonno ne avrà viste di tutti i colori in guerra, ma né a me né ad altri ha mai raccontato fatti dolorosi» spiega Torreggiani. «È un atteggiamento comune quello di voler ricordare solo gli aspetti positivi dell'esperienza in guerra. Ma Luigi era anche una persona piuttosto schiva, poco desiderosa di prendere in mano un fucile o una pistola: per questo, decise di diventare cuoco per i soldati in guerra».
Un atteggiamento di prudenza che si rivela fondamentale nell'atmosfera ancora troppo pericolosa dei giorni successivi al 25 aprile del 1945 e che lo porta fino a casa, a riabbracciare i suoi genitori e la sua Luisa. E questo grazie ad un "amico" insperato, il fiume Po, trovato a Rovigo e poi seguito a piedi fino a casa, dovendo fare i conti con fughe, addii, ritrovamenti, speranze e le discese negli orrori della guerra. Ma per i tanti accorsi in sala consigliare, la presentazione del libro in prossimità del 25 aprile è stata anche l'occasione per ricordare due dei partigiani sarmatesi brutalmente uccisi e citati nel libro, Achille Barbieri e Dario Marazzi. Il ricordo delle loro storie, proprio in conclusione del racconto, da una parte fa ripiombare il protagonista nell'orrore della morte, ancora più grave perché riguarda gli amici e le persone vicine; dall'altra, è uno stimolo a ricominciare, a tirarsi su le maniche ed a fare in modo che quegli episodi non accadano più. Conclude il vicepresidente Marazzi: «Luigi, con il suo libro, ha fatto proprio quello che fanno tutti gli alpini: non dimenticano quello che è successo e portano avanti i valori che ci contraddistinguono. Per questo, dobbiamo essergliene grati».
 

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29/04/2013

Arrivano gli Alpini, esponiamo il Tricolore

di BRUNA MILANI
Bella l'iniziativa di Libertà di offrire ai piacentini la bandiera d'Italia allegata al giornale per farla garrire all'arrivo degli alpini.
Lo storico quotidiano locale, sempre attivo nella vita cittadini, ha così invogliato tutti a partecipare all'evento.
Persino una contestatrice anticonformista come me ne è stata affascinata: ho comprato la bandiera e conto proprio di farla sventolare, perché ci sono simboli che mantengono intatto il loro significato che anzi, nel tempo si amplia e attualizza.
È il caso del tricolore che nasce un secolo e mezzo fa quando è nata l'Italia, nata non da zero, ma dall'unione delle sue diverse realtà. Non conta che uno senta soprattutto l'appartenenza alla propria regione così come in una famiglia non conta che ogni figlio o fratello abbia personalità e mentalità diverse, perché si è comunque parte di un intero che in comune ha molto più di quanto pensiamo.
Non so ora, ma quando andavo alle elementari le prime canzoni che ci hanno insegnato sono state "Fratelli d'Italia" e "Va pensiero", alla vista della bandiera ci si ricomponeva per rispetto, leggevamo dal libro Cuore "La piccola vedetta lombarda", recitavamo "La spigolatrice di Sapri" e io di mia volontà avevo imparato a memoria la vita di Giuseppe Garibaldi scritta per bambini.
Il Risorgimento era ancora lì, vicino, semplificato e romanzato fin che si vuole, ma amato e fatto amare.
Per i nostri emigranti il tricolore sui bastimenti è stato ciò che di visibile li riassumeva per chi li salutava dal molo e sarebbe stato tutto ciò che per i nostri emigranti avrebbe "contenuto" l'Italia in tante parti del mondo.
La nostra bandiera per essi era più di tante foto e lettere, era legame comune, identità, speranza di tornare, era casa e campanile, era paese, famiglia, era la propria storia e quella di tanti.
C'è poco da fare, non si sfugge al tuffo al cuore quando vediamo il tricolore soprattutto se all'estero.
Piacenza poi che è stata la "Primogenita", quella che per prima ha voluto far parte dell'Italia, vede un significato in più nella nostra bandiera e con maggior fierezza può e deve esporla, autorità e cittadini insieme.
La bandiera ricorda pure le guerre, le sofferenze immani, tutto il nostro dolore collettivo, ma anche gli atti eroici e tutte le nostre rinascite sociali.
Ci accompagna nelle manifestazioni ufficiali e formali, ma anche nelle competizioni sportive e nelle feste popolari, in pratica è con noi sempre, deve essere con noi sempre, non per un senso di patriottismo retrò o pericolose nostalgie, ma per stimolare a unirci non solo simbolicamente.
Il rosso della passione, il bianco delle possibilità, il verde della speranza possono, se guardati senza retorica e senza snobismo, aiutarci a mettere insieme le potenzialità necessarie oggi che le speranze sono poche e la vita difficilissima.
Arrivano gli alpini.
I migliori testimoni di ottimismo che possiamo avere.
Essi sono quelli che in guerra hanno avuto le maggiori difficoltà su impervie montagne, al freddo, in trincee da incubo.
Erano reclutati tra i più poveri eppure proprio loro ci insegnano che non si è mai tanto poveri da non poter aiutare qualcuno fosse anche solo con un canto o un sorriso.
In tempi di pace dove essi passano portano gioia, invadono le città lasciandole più pulite e ordinate di prima, sono umili e allegri, semplici e concreti, solidali sempre.
Loro non vogliono dare lezioni a nessuno eppure sono un grande esempio di come si debba reagire alle difficoltà, di come bisogna saper prendere la vita, di come ci si debba far carico dei problemi degli altri.
In nome dell'Italia migliore che pure c'è e deve credere in se stessa, in nome della nostra storia più bella, della nostra cultura nazionale e cittadina, in nome e per conto dei nostri caduti, dei nostri campioni, dei piacentini all'estero, accogliamo dunque gli alpini sventolando moltissimi esemplari di quella bandiera a cui loro hanno dedicato la vita in guerra e in pace, bandiera che dovremmo tenere più spesso sotto gli occhi per ricordarci chi siamo, da dove veniamo e quale tassello del mosaico umano rappresentiamo.
Bandiera che ci insegna il passato, ma spinge a credere nel futuro.
Non rinunciamo ai nostri colori, a passione, possibilità, speranza, altrimenti smetteremo di impegnarci e di lottare.
Uniti si può migliorare, gli alpini vengono a darcene prova.
Lasciamoci quindi caricare dalla loro energia, accogliamoli a braccia aperte e cuore spalancato nell'infinito sventolio dei forti, grandi, significati di mille e mille tricolori.

Bruna Milani

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29/04/2013

Lo spirito della montagna lungo le note corali

Applausi ai Teatini per il Coro Cai e della Brigata Alpina Julia Congedati

di GIAN CARLO ANDREOLI
La Sala dei Teatini, per quanto capiente, non ha potuto ospitare tanto pubblico desideroso di partecipare alla 3ª Rassegna Corale organizzata dal Coro Cai Piacenza. In sala l'emozione si è concretata in un silenzio attento, liberato, di volta in volta, dagli applausi scroscianti. Merito della suggestione imposta dal canto corale di Cai e della Brigata Alpina Julia Congedati. Il Coro Cai Piacenza è nato nel 2009, composto da 24 elementi (voci maschili), provenienti dal territorio piacentino, anche ex militari alpini, guidato dal maestro Corrado Cappellini. La passione della montagna si unisce a quella del canto insieme, manifestazione di amicizia e di sostegno condiviso. La Brigata Julia ebbe un coro stabile dal 1979 al 2005 (anno di fine leva obbligatoria). Nel Coro passarono più di mille giovani militari e si alternarono 52 maestri direttori. Venne spontaneo, tra i congedati, di tener viva la tradizione del canto corale. Il Coro Julia Congedati non ha sedi, per la reperibilità e disponibilità dei componenti si affida a "internet". «Una volta siamo 35, come questa sera, dice uno di loro, una volta addirittura 250», ma l'intesa è ottima e forte di una buona preparazione di base. Il coro si fa onore anche all'estero in Francia, negli Usa, ha cantato alla Camera dei Deputati, disponibile nelle occasioni di solidarietà.
Per l'occasione, si sono alternati alla direzione i maestri Marcello Turcotti e Michele Gallas. Commovente testimonianza è stata portata dall'anziano combattente "Brigata Julia", reduce della "campagna di Russia", Gino Tassi, ufficiale medico. Nel ricordo vivo della tragedia che fu la guerra in terra russa, la Brigata Julia fu impegnata come fanteria a tenere la posizione sulla riva del fiume don Gino Tassi visse la ritirata, conobbe la prigionia in campo di concentramento russo, fino alla liberazione nel 1945. Le parole di quei giorni, cercate a fatica, dicono la disumanità della guerra, l'insensatezza, evocano amicizia, solidarietà, l'impegno degli alpini sempre, dove c'è sofferenza e bisogno.
Il Coro Cai si è impegnato nel repertorio di canti che segnano i momenti più diversi della vita dell'alpino, quelli della battaglia, e quelli dello stare insieme all'osteria, in amicizia, o della nostalgia per la casa lontana. Montecanino, Libera uscita. Si tenta di ridere delle bombe, che la "bomba imbriaga" porti una "botta de vin"; ma la bomba arriva annunciata dal sibilo ed è distruzione. Struggente il canto del soldato non più in grado di camminare nella neve della steppa, vinto dal gelo: Io resto qui, addio. Da Udin siam partiti è divenuto l'inno della Brigata Julia Congedati, annunciato da un breve filmato realizzato da Cai Piacenza in omaggio agli amici della Julia. Il Corpo degli Alpini fu costituito nel 1872, per iniziativa dell'ufficiale Perrucchetti, il Club Alpino Italiano nel 1863 da Quintino Sella e Gastaldi. Il canto accompagna, allevia la fatica, la fame, unisce; "chi canta, prega due volte". Altra testimonianza è stata portata dall'ex ufficiale medico Valentino, Brigata Julia, reparto paracadutisti, vissuta, fortunatamente in tempo di pace, in ricordo di quanti, saliti " sul lungo treno", non sono tornati. Il Coro della Julia ha proposto i canti che fanno la storia degli Alpini in guerra, per dire l'assurdità del sacrificio di tanti giovani in disegni orrendi di conquista: Spezzeremo le reni alla Grecia. Sul ponte di Perati, bandiera nera e il fiume sotto rosso di sangue. La Brigata Julia fu distrutta e poi ricostruita, destinazione fronte russo. Joska la rossa è un canto di speranza, Nicolajevka un grido, per darsi coraggio. Di 65mila soldati della Brigata, se ne salvarono 10mila. Poi canti gioiosi, Sul cappello, Al preat la biele stele, canto in friulano, Scapa oseleto di Bepi De Marzi, autore di tanti canti per coro, e Trentatre-valore alpino, salutati da tanti meritati applausi.

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28/04/2013_4

Federfarma mobilitata per gli alpini. Turni straordinari in città e provincia

Federfarma di Piacenza, l'organizzazione che raggruppa le farmacie private di tutta la provincia - stiamo parlando di 93 esercizi - ha raccolto l'invito dell'Ausl di Piacenza, per i giorni del 10-11-12 maggio, ad essere vicini ai cittadini durante l'Adunata nazionale degli alpini. «In quei giorni - spiega la presidente Paola Rebecchi - le farmacie effettueranno aperture straordinarie per garantire un servizio il più puntuale possibile ad un territorio che vedrà affluire decine di migliaia di persone da ogni parte d'Italia». In particolare, in città, le venticinque farmacie private rimarranno aperte, secondo una turnazione ampia che riportiamo nella tabella a lato, oltre che il venerdì, anche nei giorni di sabato e domenica, quando tradizionalmente sono operative solo le farmacie di turno. Il 10 e l'11 di maggio (venerdì e sabato) durante l'orario diurno saranno aperte tutte e 25 le farmacie private. Domenica 12 maggio le farmacie private aperte in città saranno 23. Non solo: nella notte tra sabato e domenica, sempre in città, rimarranno aperte due farmacie e "mezza" invece di una. Due durante intero orario notturno, una fino a mezzanotte.
Turni straordinari anche in provincia. Saranno 16 le farmacie aperte il venerdì e 17 il sabato e la domenica nel turno diurno; 5 invece quelle aperte durante la notte. Non ci sarà alcun problema con il rifornimento dei farmaci. «Le nostre scorte - garantisce Rebecchi - sono sufficienti a garantire la copertura di un evento del genere». Nel comune di Piacenza, oltre alle 25 farmacie private, osserveranno turni straordinari anche le due comunali.

 

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28/04/2013_3

Pubbliche in strada con 200 soccorritori

Rebecchi: «Agiremo assieme al 118». Anche 12 ambulanze, una cucina, un ambulatorio, un posto medico avanzato in via Farnesiana, due posti di prima assistenza in piazzale Marconi e in via Verdi

Adunata nazionale degli Alpini: l'Anpas si mobilita. In attesa della presentazione ufficiale del Piano di emergenza territoriale stilato dall'Ausl di Piacenza e riguardante l'impiego di Anpas, Croce Rossa e Confraternita della Misericordia, il coordinamento provinciale dell'Associazione nazionale delle Pubbliche Assistenze si è riunito ieri pomeriggio per fare il punto della situazione sulla gestione delle forze, dei volontari e dei mezzi che verranno impiegati dal 10 al 12 maggio.
Circa duecento risultano gli operatori mobilitati provenienti dalle quattordici Pubbliche Assistenze del territorio piacentino che ovviamente saranno ripartiti in personale sanitario, logistico e di coordinamento: «L'impegno di Anpas in quei giorni sarà totale» ha spiegato il coordinatore provinciale Paolo Rebecchi a margine della riunione di ieri, «e ovviamente saremo a completa disposizione dell'Ausl, con cui collaboriamo nella stesura del piano di emergenza territoriale che verrà presentato il 3 maggio. Ma per quanto riguarda nello specifico le forze dell'Anpas, sono previsti appunto duecento operatori impiegati in tre giorni: i dettagli sono ancora in fase di definizione, ma complessivamente è stato stilato un piano organizzativo chiaro».
In particolare sono dodici le ambulanze che verranno impiegate in città e in provincia e che si andranno ad aggiungere ovviamente agli abituali mezzi di emergenza; «Non mancheranno comunque anche delle auto "di servizio" per qualsiasi necessità» ha spiegato Rebecchi, «oltre a pulmini e furgoni impegnati nell'attività logistica e moto per garantire degli spostamenti più agevoli». Per quanto riguarda invece il personale, sono previsti degli operatori di centrale che stazioneranno nelle diverse centrali operative del territorio e degli equipaggi che pattuglieranno a piedi le aree interessate dalla manifestazione. Sul fronte delle strutture allestite, il piano dell'Anpas è ampiamente articolato: «Avremo una cucina per il rifornimento viveri in sede dove ci sarà anche un ambulatorio aperto in collaborazione con l'Ausl» ha continuato il coordinatore provinciale, «sempre con l'Azienda sanitaria piacentina allestiremo un posto medico avanzato in via Farnesiana e un posto di prima assistenza in piazzale Marconi: entrambe queste strutture sono già state impiegate in occasione dei terremoti all'Aquila e a Modena e avranno a disposizione almeno un mezzo di soccorso. Altrettanto sarà garantito al posto di primo intervento che sarà allestito in via Verdi».
Tutta la "macchina organizzativa" è gestita da una commissione straordinaria, composta da 55 persone, che è suddivisa in appositi reparti che si occupano rispettivamente di strutture, amministrazione, vettovagliamento, gestione aree interne, mezzi, turni e gestione risorse umane con una segreteria di coordinamento, divise e dispositivi di protezione, sanitario e presidi, cartografia e supporto servizio, turnazione operatori di centrale, tecnico (idraulico, elettrico, informatico e radio), informazione e comunicazione.

Betty Paraboschi

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Alpini, una lunga storia

La sezione del capoluogo della Valchero nacque nel ‘26

CARPANETO - Il Gruppo alpini di Carpaneto, che parteciperà in prima fila all'adunata nazionale del 12 maggio a Piacenza, è uno fra i primi costituiti ed è uno dei più attivi della Sezione provinciale di Piacenza. Fu costituito ufficialmente nel 1926 da Gianetto Devoti (1885-1848) che prestò servizio nelle penne nere di leva nella zona di Torino, già componente della banda musicale di Carpaneto, che da militare entrò nella fanfara del Terzo reggimento Alpini. Richiamato durante la Prima guerra mondiale, sempre nel 3° reggimento Alpini con il grado di caporale, fu ferito in combattimento sulle Alpi. Dopo la convalescenza, fu promosso caporalmaggiore. Al termine del conflitto ritornò alla attività di famiglia come albergatore nella gestione del "Cavalletto" fino alla sua scomparsa nel 1948.
Nel 1919, con Romeo Magnaschi, era anche stato tra i fondatori della locale sezione Combattenti e reduci, con il numero 15 nell'elenco degli iscritti. Nel 1923 fu tra i collaboratori del capitano Arturo Govoni nella costituzione della sezione provinciale Alpini a Piacenza. Nel suo ristorante spesso si ritrovavano amici della Valchero che avevano prestato servizio militare nel corpo degli Alpini e che nel 1926 decisero di costituire il gruppo di Carpaneto con a capo lo stesso Devoti, carica che mantenne fino alla sua scomparsa.
Nel 1952 il gruppo venne ricostituito con capogruppo Giuseppe Panni (Pippo) ufficiale degli alpini. Da allora ai giorni nostri ecco i capigruppo che si sono succeduti: Leopoldo Veneziani, Gianfranco Garbazza, Tarcisio Copelli, Fausto Testa, Armando Segalini, Andrea Guidotti, Guido Marchesini, Giuseppe Brenni e dal 2007 Carlo Veneziani.
Carpaneto ha una lunga tradizione alpina con diversi decorati a cominciare da Mario Pancini (1913) caporalmaggiore del battaglione Exilles del 3°reggimento Alpini, medaglia di bronzo al valor militare "sul campo": Comandante di una squadra di mortai d'assalto, benché gravemente ferito durante un combattimento per la conquista di una posizione accanitamente difesa da rilevanti forze, portava le sue armi fino a distanza d'assalto. Soltanto dopo la definitiva conquista della posizione, acconsentiva a farsi trasportare al posto di medicazione», Niksic (Balcani) 5 maggio 1942. Con Croce di guerra al Valor militare sono stati decorati: Emilio Brunetti (1913) del 7° reggimento, Paolo Balestrazzi (1919), Valter Ferrari (1915), Alessio Gandolfi (1918), Piero Mutti (1916), tutti del 3° reggimento Alpini.
Dal 1946 a oggi il comune di Carpaneto ha avuto tre sindaci alpini: Ettore Franchini (1946-1951 e 1956-1960), Guido Palladini (1994-1998), Pierluigi Caminati (1998-2007). Senza dimenticare l'alpino Giorgio Catoni, che da 15 anni è missionario laico nella zona più povera del Messico.
Nel 1989 il sindaco Guido Bardi dedicò una area verde comunale agli Alpini fra le vie: Patrioti, Don Minzoni, Gramsci, D'Acquisto, con la denominazione "Largo degli Alpini" area curata dalle penne nere. All'inaugurazione con la banda musicale "La Coppa"intervennero il presidente della sezione provinciale Aldo Silva e i rappresentanti di diversi gruppi con gagliardetti, il capogruppo di Carpaneto Guido Marchesini fece gli onori di casa. Su questa area nel 2009 gli Alpini hanno costruito una baita come sede del gruppo e dedicata a Gianetto Devoti fondatore del gruppo.
Dal 2010 il Gruppo alpini, in collaborazione con l'Istituto comprensivo scolastico di Carpaneto e la famiglia Savi, ha istituito il concorso dedicato all' "Alpino Italo Savi", scomparso nel 2009. La partecipazione è riservata agli studenti delle classi terze della locale scuola secondaria di primo grado Silvio Pellico, finalizzata alla conoscenza degli alpini in guerra e in pace con il volontariato e la solidarietà. Ogni anno nel periodo natalizio una rappresentanza di Alpini, accompagnati da un Babbo Natale con il cappello alpino, porta auguri e doni agli ospiti della casa di riposo.
Attualmente il decano del gruppo è Gugliemo Naturani nato il 13 aprile 1919, seguito a ruota da Giuseppe Carini nato il 3 ottobre 1919.

Pietro Freghieri

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28/04/2013

E' già una festa

E' già una festa. Merito della carica di energia e ottimismo che sa infondere il tricolore, la nostra bandiera. Di giorno in giorno vediamo fiorire in bianco rosso e verde balconi e finestre della città e della provincia. Siamo pronti a salutare l'adunata nazionale degli alpini che pacificamente invaderà Piacenza. In questi giorni i sindaci stanno lanciando appelli ai cittadini perché espongano i tricolori, come gesto di amicizia e anche di gratitudine per l'impegno che quotidianamente le penne nere donano al territorio. E i piacentini rispondono numerosi. Ai primi tricolori di "avanguardia" se ne sono aggiunti altri, in un crescendo che sta diventando un vero e proprio tripudio agli alpini e all'Italia. Perché Piacenza non è la realtà "seriosamente grigia" che molti dipingono. Spesso si scambia per grigiore la capacità di lavorare a testa bassa, in silenzio, con impegno ma senza clamore. Ma quando c'è da far festa, ma festa vera, la Primogenita non è seconda a nessuno, brilla. E di luce propria. Il tricolore fa parte della nostra storia, è il simbolo dell'unità e della coesione nazionale. E mai come in questo momento abbiamo bisogno di sentirci uniti e solidali. Perché la sfida per far ripartire il Paese si vince solo insieme. In alto la bandiera!

paola. romanini@liberta. it

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27/04/2013

«Grazie alle nostre penne nere»

Il sindaco di Farini alla festa annuale degli alpini di Groppallo ricorda l'impegno per gli ospiti della Casa Protetta. Plucani, Ana: «Il Tricolore è simbolo di pace»

FARINI - Alpini, sinonimo di solidarietà e collaborazione. E' stato ribadito anche nella giornata di giovedì durante la quale le penne nere di Groppallo hanno celebrato l'annuale festa di gruppo unitamente alla celebrazione del 25 aprile.
«Una giornata importante per il nostro paese - ha osservato il sindaco di Farini, Antonio Mazzocchi, presente alla cerimonia - perché gli alpini sono vicini alla gente e al nostro territorio. Dobbiamo ricordare che hanno fatto un dono importante alla Casa Protetta di Farini, un televisore, ma hanno anche aiutato gli ospiti a traslocare alla casa di cura di Fiorenzuola il mese scorso, quando si sono effettuati lavori di ristrutturazione della casa protetta a Farini, e in questi giorni riportati a Farini. Il nostro territorio, che è sempre più debole, ha bisogno sempre più di collaborazione e che questa sia tra tutti».
Il gruppo di Groppallo, guidato da Federico Gregori, non è più così numeroso come un tempo, ma è composto di uomini che incarnano i valori della fratellanza e dell'impegno.
Come ha evidenziato il presidente provinciale Ana, Bruno Plucani, il gruppo di Groppallo è uno di quei gruppi «che si sono attivati prontamente per la sistemazione delle aree attrezzate ed alloggi collettivi dislocati a Piacenza per accogliere nel migliore dei modi gli alpini che giungeranno nella nostra città per l'adunata nazionale che si terrà tra pochi giorni».
La cerimonia ha preso avvio con l'alzabandiera davanti alla sede del gruppo di Groppallo alla presenza del sindaco Mazzocchi e del maresciallo dei carabinieri Danilo Brunori. Nella chiesa la messa celebrata da don Alfonso Calamari, cappellano dell'ospedale di Piacenza, insieme a don Gianrico Fornasari, parroco di Groppallo, e don Luciano Tiengo, di Farini. Una celebrazione per ricordare chi ha lottato e resistito per arrivare all'Italia di oggi, ma anche chi vive con dedizione la famiglia, il lavoro, le attività quotidiane. Sull'altare un cippo, con un cappello alpino appoggiato ad una roccia, sotto cui sventola un tricolore. Un omaggio alle penne nere che sono «andate avanti». «Il tricolore - ha sottolineato Plucani - è simbolo di pace. Non c'è nessun'altra bandiera che possa dire "pace" come il tricolore». Ha infine rimarcato che «la bandiera di guerra che arriverà a Piacenza in occasione dell'adunata nazionale è il simbolo di coloro che sono stati mandati a combattere e non sono più tornati e dare omaggio a quella bandiera significa omaggiare quegli uomini e non inneggiare alla guerra, ma anzi dire "mai più guerra"».

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27/04/2013

Podenzano in tricolore si prepara ad accogliere centinaia di alpini

PODENZANO - Podenzano, infiorata di bandiere tricolori, si prepara ad accogliere gli alpini in arrivo a Piacenza in occasione dell'adunata nazionale del 10, 11 e 12 maggio. Il paese, sotto la spinta del locale gruppo di Penne Nere, sta lavorando alacremente per ospitare diverse centinaia di ospiti. L'amministrazione comunale guidata da Alessandro Ghisoni si è allertata per dare man forte all'associazione. Due palestre del capoluogo sono state messe a disposizione dall'ente e dalle associazioni sportive: qui alloggeranno circa 200 alpini. Ma ce ne sono poi altri continenti dislocati sul territorio, che sono ospiti di associazioni, parrocchie e anche privati. Un gruppo, per esempio, approderà alla Faggiola di Gariga, un altro a San Polo, un altro ancora pianterà le tende nel centro sportivo. Anche la comunità parrocchiale di Podenzano offrirà il proprio contributo. Sempre nel territorio di Podenzano, qualche arrivo dovrebbe registrarsi anche a San Polo, alle cosiddette casermette del 50esimo Stormo dell'Aeronautica (Area logistica). Insomma, in totale, gli ospiti saranno diverse centinaia. «Stiamo attrezzando i giardini Haway - aggiunge il primo cittadino Alessandro Ghisoni - insieme al Gruppo di Podenzano, all'Avis, ai marciatori dell'associazione Gelindo Bordin e ai commercianti: l'obiettivo è di garantire i pasti serali delle Penne Nere in quella bella cornice». Intanto, come si diceva, il paese si veste a festa. «Invito tutti gli abitanti del capoluogo e delle frazioni a esporre il tricolore, in segno di benvenuto». Venerdì in Municipio - annunciano ancora gli amministratori - sarà allestito un punto di accoglienza, a disposizione dei gruppi ma anche degli alpini che viaggiano privatamente. «Forniremo loro una piantina del paese, per indicare parcheggi, le aree dove sarà possibile sostare in camper e gli altri servizi». All'ospitalità si aggiunge poi il desiderio di festeggiare insieme alle Penne Nere. Il gruppo di Podenzano, agli ordini del presidente Giovanni Carini, ha previsto anche alcune iniziative in paese. Sabato 11 maggio, nel pomeriggio, ci sarà una sfilata per le vie del borgo, accompagnata dalla fanfara di Greis (Bolzano). Al monumento è previsto poi l'alzabandiera e la deposizione di una corona d'alloro. Segue un concerto. Il gruppo Ana di Preganziol (Trevisio) alle 18 accompagnerà la Messa prefestiva in chiesa. Il sabato si chiude nel salone parrocchiale, con canti popolari e di tradizione delle montagne.

Silvia Barbieri

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27/04/2013

In serata ai Teatini la rassegna di cori del Cai: ospite la formazione della Brigata Alpina Julia

piacenza - Si intitola Quel lungo treno... il concerto, in programma stasera alle 21 nella Sala dei Teatini, che segna l'appuntamento con la terza edizione della rassegna corale Città di Piacenza organizzata dal Cai di Piacenza con l'obiettivo di rendere omaggio agli alpini e al loro repertorio, anche in vista dell'adunata nazionale che si terrà nella nostra città in maggio. L'evento (a ingresso libero), organizzato dal Cai di Piacenza in collaborazione con il Comune, la Fondazione di Piacenza e Vigevano e la Provincia, vedrà salire sul palco non solo la formazione corale del Cai di Piacenza diretta da Corrado Capellini, ma anche il Coro Brigata Alpina Julia Congedati: «Per Piacenza questo concerto rappresenta un'occasione unica per ascoltare una formazione nata sotto le armi nell'agosto del 1979 grazie alla volontà di don Mario Pedrazzini», aveva spiegato Capellini durante la presentazione dell'iniziativa, «attualmente infatti il coro si ritrova solo durante i concerti: ogni mese infatti avviene il "cambio" con voci che vanno in congedo e altre nuove che entrano. Non a caso l'organico varia dai trenta ai quaranta elementi e anche noi solo all'ultimo sapremo quanti saranno i presenti all'evento».
Per quanto riguarda il programma, nella prima parte sarà il Coro del Cai di Piacenza a esibirsi sulle note di Monte Canino, Io resto qui! Addio!, Al comando dei nostri ufficiali, Libera uscita, La bomba imbriaga e Son morti per la patria; nella seconda parte della serata invece toccherà al Coro Brigata Alpina Julia Congedati dare prova della propria bravura con un programma che prevede Da Udin siam partiti, Addio mia bella addio, Monte Nero, Sul ponte di Perati, Il golico.
E poi ancora: Joska la rossa, L'ultima notte, Le voci di Nikolajewka, Sul cappello, Ai preat la biele stele, "Scapa oseleto e Trentatre Valore alpino.

Parab.

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27/04/2013

Venivano fabbricati a Piacenza i ferri per i muli degli Alpini

di PIETRO ORSI*
il quotidiano Libertà riporta giornalmente notizie riguardanti il prossimo raduno nazionale degli Alpini, evento straordinario per Piacenza in quanto è la prima volta che tale raduno di migliaia di alpini si svolge nella nostra città.
Su Libertà del 13 marzo, nell'inserto "Pagine storiche da collezione", è stata dedicata una pagina agli atleti della Vittorino che hanno conquistato il titolo europeo nella gara di 8 vogatori.
Tra questi campioni figurava anche Arturo Moroni che ha lavorato con me nell'ex Direzione d'Artiglieria in Viale Malta, come capo magazziniere.
Sembra che quanto sopra non abbia attinenza con il raduno degli Alpini, invece mi ha fatto ricordare che il Moroni era responsabile del magazzino dove erano accatastati i ferri per i muli in forza alle Truppe Alpine.
Le cataste di ferri erano divise per ognuna delle 4 zampe e secondo le caratteristiche dei soggetti, altezza al garrese, forza fisica, resistenza:
I muli di prima classe erano i più grandi e robusti e venivano utilizzati dall'artiglieria per il trasporto di armi e munizioni, in particolare per il trasporto del mortaio da 120, che si compone di 3 pezzi: piastra, affusto e bocca da fuoco. Questo mortaio necessitava di almeno tre alpini per essere trasportato "manualmente", quelli di seconda e terza classe erano, invece, più piccoli e meno resistenti e venivano usati dalla fanteria alpina per il trasporto di tende, munizioni e approvvigionamenti; in casi estremi, il mulo diventava esso stesso una fonte di cibo.
L'ex Direzione d'Artiglieria era l'unico stabilimento in Italia con un reparto di fabbri dove venivano fabbricati i ferri per i muli (anche per i cavalli del Reggimento Artiglieria a Cavallo di Milano, per i Carabinieri ed i Corazzieri di Roma, che erano però una percentuale minima rispetto alla produzione totale).
I ferri suddetti venivano distribuiti tramite le altre Direzioni d'Artiglieria (Torino, Verona ed Alessandria) ai Reparti delle Brigate Alpine "Taurinense", "Orobica", "Julia", ecc.
Il Moroni ne ha curato tale distribuzione fino agli anni '70, dove erano in magazzino circa 400.000 ferri per i muli in forza alle truppe alpine, che all'epoca erano circa 8.000.
Con il passare degli anni i muli sono diminuiti e sostituiti dai mezzi motorizzati, quindi, data la notevole scorta in magazzino, la produzione dei ferri è cessata completamente.
Io penso che la maggioranza degli alpini in congedo che verranno al raduno, quando hanno fatto il servizio militare, non abbiano utilizzato i muli, però ritengo che molti anziani ricorderanno ancora con nostalgia i muli, ai quagli gli Alpini erano molto affezionati!
Io ho avuto la possibilità di seguire da vicino l'allestimento dei ferri, la sistemazione in magazzino e la successiva distribuzione in quanto ero il funzionario che aveva la responsabilità del conto giudiziale di tutte le armi e materiali in carico all'ex Direzione d'Artiglieria


*Funzionario Amministrativo
dell'ex Direzione d'Artiglieria
Piacenza
 

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27/04/2013

La bandiera di guerra? un onore per Piacenza

Egregio direttore,
da alcuni giorni un cittadino trova sconveniente la presenza della "bandiera di guerra" in occasione dell'apertura della parata per il raduno degli alpini "festa granda", invitando a sostituirla con la famosa "bandiera della pace". Personalmente ritengo che sia un grande onore per tutta la città che quel vessillo glorioso, grondante di tanto sangue italiano, possa sventolare per pochi giorni. Sul mio balcone sventolano due tricolori e mai mi sognerei di dar aria a una bandiera pomposamente chiamata della pace, in quanto la stessa è simbolo del gay pride, in quanto i colori riportati sono inversi al caleidoscopio della luce. Questo discorso a parte, non ritengo che tale apertura alla cosiddetta bandiera della pace sia degna rappresentante di un corpo glorioso, giusta eredità per i valori che gli Alpini dimostrano quotidianamente nell'umiltà del servizio alla Patria!

Rosario La Rosa

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27/04/2013

Lasciamo sfilare gli alpini con la loro bandiera

Egregio direttore,
suggerire che gli Alpini debbano sflilare con la bandiera della pace al posto della bandiera di guerra mi sembra davvero troppo. Sono entrambi vessilli carichi di significati e di profonde motivazioni, ma ognuno dovrebbe stare al suo posto. Gli Alpini sono soldati... con quale bandiera dovrebbero sfilare? Tutte le guerre sono stupide ed inutili... certo ogni guerra è crudele, chi ammazza i bambini ed i civili innocenti. La guerra è il solo caso, dove l'assassinio non viene punito, anzi, più nemici hai ammazzato, più medaglie ti attaccano sulla giacca.
Ancora non sappiamo bene come scoppia una guerra... cosa c'è sotto. Sono i ricchi che vogliono le guerre? Ai poveri diavoli mettono una divisa per mandarli al macello. Per conquistare Trento e Trieste, ci vollero più di seicentomila morti e i vivi che ne uscirono rafforzati furono gli industriali. Gli Alpini scrissero pagine bellissime e gloriose nella guerra di trincea, dove i soldati dovevano vivere peggio dei muli che trasportavano le armi pesanti.
Ai tempi avevo conosciuto Serafino, un soldato della grande guerra, tornato miracolosamente vivo. Mi aveva raccontato che, dopo l'ennesimo assalto, durante il quale molti compagni erano morti, il piombo amico aveva freddato il tenente che urlava "Copritevi di gloria"... e quell'ufficiale fu coperto di terra.
Grazie ai grandi scrittori, tutti conosciamo l'eroismo degli Alpini in Russia, inutilmente costretti a combattere contro forze soverchianti e contro il generale Inverno, risultato vincitore di molte battaglie. Guardando le fotografie, dove l'interminabile fila di uomini, affamata, lacera, disorientata... cammina sulla neve verso l'Italia, si prova un'angoscia avvilente. Eppure gli Alpini combatterono con onore... con le loro armi e la loro bandiera di guerra che non cadde nelle mani dei russi. Gli alpini ruppero l'assedio a Nikolaevka. Lasciamoli sfilare orgogliosi con la loro... la nostra bandiera. Gli Alpini non amano la guerra, anche se hanno fatto il loro dovere. La bandiera della pace è senz'arltro più bella, ma volerla esibire e spendere in ogni piazza, in ogni manifestazione, diventa anch'essa un pretesto di scontro... un'altra bandiera di guerra e di parte. "La più vera ragione è di chi tace... il canto che singhiozza è un canto di pace, scriveva Eugenio Montale e il posto più bello dove sventolare la bellissima bandiera arcobaleno è dentro i nostri cuori... almeno quando sfilano gli Alpini.

Daniele Inzaghi

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26/04/2013

La "bandiera di guerra" è una "bandiera di pace"

Egregio direttore,
desidero replicare alla lettera dal titolo "Adunata degli alpini: meglio la bandiera di pace". Non condivido quanto ha scritto il signor Novara in quanto il sacro vessillo "bandiera di guerra" rappresenta tutti i militari che hanno sacrificato la loro vita. Grazie al loro sacrificio oggi anche il signor Novara ha la possibilità di esporre il vessillo di pace.
La presenza della "bandiera di guerra" all'adunata degli Alpini è la presenza di tutti i cari Alpini che non ci sono più, che hanno immolato la loro vita perché hanno creduto nella libertà dell'Italia e degli italiani. Se non desidera chiamarla "bandiera di guerra" la chiami pure "bandiera di pace" perché è ciò che rappresenta quel "sacro vessillo".
Mi inchino con deferente rispetto alla "bandiera di guerra". Rivolgo un pensiero riconoscente ed affettuoso a tutti coloro che ci hanno preceduto ed hanno fatto grande e libera l'Italia.

Rodolfo Paladini

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26/04/2013

Sia esposta anche la bandiera della pace

Egregio direttore,
in merito alla prossima adunata degli alpini a Piacenza, condivido completamente le riflessioni e le preoccupazioni espresse su Libertà da Daniele Novara. Io credo che anche l'occasione di questo grande raduno non dovrebbe farci dimenticare ma nemmeno mettere un po' in sordina il grande spirito di pace del popolo italiano sancito nell'importante articolo della nostra Costituzione.
Credo perciò che sarebbe bello che accanto alle tante bandiere italiane esposte fiorissero, così come è già accaduto in passato, su finestre e balconi della nostra città anche le bandiere della pace. Io lo farò e spero che sia tanti altri a farlo, non certo come una forma di contrapposizione ma come un contributo utile a queste tre giornate di festa.

Alberto Esse

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26/04/2013

Si differenzino i rifiuti prodotti dagli alpini

Egregio direttore,
in riferimento alla ormai prossima adunata degli alpini, volevo rivolgermi a Iren o al Comune di Piacenza. Suggerirei allo scopo di differenziare i rifiuti (bottigliette e lattine) che l'ondata inevitabilmente produrrà, di invitare i residenti delle vie interessate alla sfilata, di lasciare fuori sui marciapiedi i contenitori blu e verdi, così si potrà raccogliere nei modi consueti e riciclare il tutto. Oppure metterne di nuovi sensibilizzando al problema gli organizzatori del raduno. Spero vivamente che qualcuno si muova allo scopo, anche se alle feste, fiere e anche al lunapark questo purtroppo non accade mai. Perciò chiedo agli organi preposti che cosa si vuole fare in proposito.

Gianfranco Anselmini

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26/04/2013

L'Adunata degli Alpini ci aiuterà a riscoprire la coesione popolare

di MASSIMO TRESPIDI*
celebriamo oggi il 68esimo Anniversario della Liberazione del nostro Paese e della nostra gente dall'occupazione nazifascista e dalla guerra.
Qui insieme oggi partecipiamo ad una vera e propria festa, a quel 25 Aprile che da ben oltre mezzo secolo simboleggia la ritrovata libertà e la base di una rinnovata e rinsaldata unità nazionale.
Liberazione.
E' questa la parola su cui oggi occorre riflettere e posare l'attenzione. La Liberazione di ieri, quella del 1945, da un lato ha segnato per il popolo italiano l'uscita da uno stato di dittatura e da una condizione non pacifica che insieme hanno devastato e ferito nel profondo il nostro Paese e dall'altro ha rappresentato l'avvio di un percorso storico culminato con la nascita della Repubblica e la stesura della nostra attuale Costituzione.
Quel lontano 25 Aprile è stato uno dei momenti più vivi e più intensi della coesione nazionale di intenti e di uomini che oggi - in modo rinnovato grazie all'anniversario dei 150 anni dell'unità d'Italia da poco celebrato - ha il dovere di fortificarsi.
Doveroso, nel ricordo di quello che è stato, è il tributo a quanti combatterono tra le schiere della Resistenza, a tutti quegli uomini e a tutte quelle donne che scelsero di difendere la patria offrendo in cambio la propria vita e la propria fede.
Oggi più che mai si impone la necessità di abbandonare indifferenza e disimpegno, perché il Paese sta affrontando una fase delicatissima nella quale è in gioco il futuro economico, sociale, lavorativo, culturale di uomini, donne e soprattutto giovani.
Ci è richiesto dunque uno sforzo congiunto per agire tutti insieme al fine di offrire il nostro contributo al Bene comune nello spirito di un ritrovato orgoglio nazionale. Il nostro Paese, del resto - come ha ricordato qualche tempo fa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - "ha un debito inestinguibile verso quei tanti giovani che sacrificarono la vita per riscattare l'onore della Patria".
Accanto al ricordo e all'omaggio silenzioso di questa piazza verso il sacrificio di chi scrisse la storia della Resistenza - e insieme quella del Paese - occorre mantenere lo sguardo proteso e attento verso i testimoni diretti - ancora oggi con noi - che per primi e più di tutti possono indicare la strada per una rinnovata Liberazione: abbiamo il dovere, oltre che lo straordinario dono, di poter ancora oggi ascoltare - dalla viva voce di chi ha vissuto e costruito in prima linea la storia - il racconto di cosa è stata e cosa ha significato per la nostra società la Resistenza.
Arriviamo quindi alla nuova e moderna Liberazione.
Oggi come sessantotto anni fa il popolo italiano avverte forte l'urgenza di una Liberazione dalla profonda difficoltà sociale ed economica in cui è sprofondata.
Italo Calvino nella prefazione al suo Il sentiero dei nidi di ragno scriveva - tracciando un ritratto dell'immediato dopoguerra - che "Nella pace, il fervore delle nuove energie animava tutte le relazioni e invadeva tutti gli strumenti della vita pubblica".
Occorre oggi - al cospetto di un generale stato di scoraggiamento che pervade il Paese - ricercare con perseveranza e impegno il seme di quello stesso fervore per reagire con forza ad un momento di crisi profonda e persistente.
Marisa Ombra, partigiana, vicepresidente nazionale dell'Anpi, ha scritto di recente una lettera aperta agli adolescenti di oggi parlando del suo ingresso nella Resistenza: "Nel ‘ 43, quando avevo poco più di 17 anni - ricorda - avevamo alle nostre spalle molte macerie e molto veleno. Esattamente come questa generazione. E anche se le macerie adesso non si vedono, sono dappertutto".
E ancora. "Avevamo tutti più o meno vent'anni, l'età in cui, normalmente, ci si innamora. Non c'era proporzione fra la mia piccolissima vita e l'immane disastro che stava avvenendo là fuori. Ecco una ragione per vivere. Era lì davanti a me, intorno a me. Era il mondo. Era il mio tempo. Erano i luoghi e le persone con cui avevo a che fare. Era il mio presente. La mia vita. Non potevo essere indifferente, starne fuori. Dovevo fare qualcosa".
Da queste stesse parole occorre prendere spunto. Perché ai giovani, che hanno dimostrato nel corso della storia di sapere cosa significa il sacrificio, è necessario accordare una vigile ma larga fiducia tanto nella società civile quanto nella sfera politica e istituzionale che oggi, in un momento che definirei storico per le stesse istituzioni, deve aspirare a rinnovata passione e sincero impegno professionale.
Anche nel mondo attuale, del resto, sono tanti i giovani che stanno compiendo con responsabilità pesanti sacrifici: sono loro a sostenere la speranza per il futuro.
Occorre che questi stessi giovani non stiano fuori, occorre che nuove e vecchie generazioni insieme trovino il coraggio di "fare qualcosa" combattendo contro un'indifferenza che porta all'immobilismo e non a quel movimento necessario, oggi, a risollevare il nostro Paese, ma prima ancora le singole comunità.
La prima occasione che consentirà a Piacenza di ritrovare quel citato fervore sarà il prossimo 10-11 e 12 maggio in occasione dell'Adunata nazionale degli Alpini.
L'Adunata sarà una grande festa di popolo oltre che dimostrazione di una coesione istituzionale e territoriale animata da unità d'intenti e gioco di squadra.
La grande scommessa della manifestazione sarà riportare all'attenzione dell'intero Paese e della nostra comunità valori che, oggi più che mai, devono costituire il cuore della società: la famiglia, il valore della persona, la solidarietà, l'aiuto reciproco, l'onestà ma soprattutto la coesione popolare. E, perché no, anche una dose di ottimismo.
Con questo sincero auspicio auguro a tutti voi una buona festa della Liberazione.
* presidente della Provincia di Piacenza

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26/04/2013

Gerani e caramelle al quartier generale. E il "passa parola" attira i visitatori

Gli alpini chiamano, i piacentini rispondono. L'arrivo di Ivano Martinelli, la prima penna nera in città in vista dell'Adunata del 10-11 e 12 maggio, ha subito smosso le acque del quartiere che sorge vicino a via Madre Teresa di Calcutta. Poco dopo l'arrivo del ferrarese nell'area verde dedicata ad uno dei regolari ammassamenti, ecco che i primi piacentini gli danno il benvenuto. «Ma dormite qui, in questo campo? », chiede Giorgio Reggi, quasi preoccupato per il possibile peggioramento, nelle prossime ore, delle condizioni meteorologiche. «Certo, fino alla fine dell'Adunata: siamo attrezzatissimi, non ci manca nulla», risponde Ivano mentre invita il piacentino a sedersi alla sua tavola. Passano pochissimi minuti, Sabrina e la piccola Petra, madre e figlia, camminano sul marciapiede che costeggia l'area verde riservata al "soggiorno" di parte degli Alpini. «Signora, prenda un fiore, lo offro volentieri a lei ed alla sua bambina», dice l'alpino che, poco dopo, allunga un bel cestino di caramelle verso la giovanissima Petra. Lei non si fa pregare ed accetta di buon grado il dolcetto. «Anche mio marito è un alpino, abitiamo a pochi metri da qui, aspetti che lo chiamo», aggiunge mamma Sabrina dopo aver sciolto ogni riserbo. E in un batter d'occhio, il capofamiglia Luigi Dordoni arriva sul posto. Porta in spalla uno zaino; lo appoggia sul tavolo ed ecco che estrae un paio di bottiglie di "roba buona" da regalare agli alpini. Ospitalità e cortesia si chiamano e si contraccambiano l'una con l'altra. «Sono stato un alpino artigliere a Trento - rimembra Luigi -. Ho ricordi bellissimi legati a quegli anni». Nasce subito un feeling tra i due. «Per fare un alpino-artigliere come noi, ci vogliono circa sette soldati normali», pensa e dice liberamente Ivano Martinelli. Il piacentino Luigi non indossa un cappello dalla penna nera; Ivano, che ne ha due sul camper, gliene porge uno. «Non puoi stare senza, facciamo una bella foto, speriamo la prima di tante», chiede Ivano, subito accontentato. L'arrivo a Piacenza di Martinelli, il primo alpino da 13 Adunate a questa parte, è stato annunciato a Libertà da Daniele Tagliafichi, presidente del Comitato commercianti di San Nicolò. «E' un amico di famiglia, pochi giorni fa mi ha anticipato del suo arrivo», spiega Tagliafichi, impegnato a dare una mano, da volontario, ai preparativi per il campo di via Madre Teresa di Calcutta. «Sono stato ben contento di accoglierlo, mettendo a disposizione degli Alpini anche un mio spazio coperto che, al momento, è vuoto. Gli Alpini portano risorse economiche sul territorio, sono persone da ringraziare».

R. D.

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26/04/2013

Il primo alpino entra a Piacenza

Ivano Martinelli, artigliere classe 1945, è la "penna nera" dei record: da tredici adunate nazionali apre la serie degli arrivi. «Taglio l'erba e preparo il campo»

Nel giorno della festa della Liberazione, gli alpini "entrano" a Piacenza. L'Adunata nella Primogenita, di fatto, è iniziata ieri con l'arrivo di Ivano Martinelli: l'artigliere alpino, classe 1945, per il tredicesimo anno di fila è la prima penna nera ad arrivare nella città scelta per l'Adunata nazionale. E' il ferrarese, trapiantato a Torino da quasi una vita, che fa da apripista all'esercito alpino, facendo nascere dal suo amore per il gruppo quella che ormai è una tradizione consolidata. «Sono sposato ed ho tre figli, uno è anche alpino come me - sottolinea Martinelli-. Quando si avvicina l'Adunata, la mia famiglia sa benissimo che deve lasciarmi andare e farmi vivere questa esperienza come voglio. E' per questo che, da 13 anni, arrivo con almeno una ventina di giorni d'anticipo sulla data d'inizio. Amo gli alpini, amo il ritrovarsi con i compagni d'armi e con i vecchi amici». Ospitalità è la parola d'ordine degli Alpini: Martinelli riflette senza tentennamenti questo spirito. «Invito tutti i piacentini a venirmi a trovare: da questo momento, fino a fine Adunata, sarò con il mio camper e con le mie tende nell'area verde di via Madre Teresa di Calcutta. Per chi vuole, c'è sicuramente qualcosa da mangiare, un bicchiere di vino ed un caffè. Nell'Adunata di Trieste, ho preparato ben 742 caffè. Gratis». Non solo: l'Alpino Martinelli, all'alba della sua Adunata numero 33 (comprese le tredici in cui è stato il primo ad arrivare) promette di regalare caramelle ai bambini e fiori alle signore. «Ho uno scatolone pieno di dolciumi da portare ai piccoli delle scuole piacentine - racconta, sorridente e con petto gonfio di un giustificato orgoglio-. Allo stesso modo, il mio camper è colmo di gerani: regalerò questi fiori alle signore che passano di qua. Faccio tutto questo con molto piacere, coprendo con il mio solo portafoglio tutte le spese. Noi alpini siamo questo e molto altro. L'altruismo è nel dna». Nei prossimi giorni, l'area verde di via Madre Teresa di Calcutta, affittata - letteralmente - fino al termine della grande feste nazionale, si riempirà di Alpini provenienti da Sondrio, Reggio Emilia, Brescia, Verona e Torino. «In quest'area di ammassamento - rivela Ivano, affiancato dall'alpino Maurizio Borella e da altri due giovani torinesi- saremo circa una sessantina. Già nelle prossime ore, arriveranno altri amici. Nel frattempo, taglio l'erba alta e preparo il campo». Mantella della guerra del '15-'18 appesa su una sedia, aste per appendere i cappelli, bandiere tricolore, europee e del piemonte, tavolate pronte per essere imbandite, barbecue, frigo con cibo a per un intero reggimento, macchinetta del caffè, bagni chimici, tende: ecco il "kit" di Martinelli in vista dell'86° Adunata Alpina. A tutto questo, si aggiunge un singolare motorino che Ivano usa per gli spostamenti, regolarmente targato ed assicurato ma decisamente fuori dagli schemi. «Il mio Garelli mi ha sempre accompagnato in queste occasioni - racconta-. Asta saldata al portapacchi posteriore, con tricolore che svetta a due metri d'altezza, sono accessori irrinunciabili». Senza dimenticare la "targa" personalizzata - con dicitura "PC 86° Adunata" - che ben si sposa ai messaggi appesi sopra la tenda del quasi settantenne: "Grazie piacentini dell'ospitalità che ci date, viva gli Alpini" e "L'amicizia e la fratellanza non hanno confini, viva i piacentini, viva i piemontesi, viva gli Alpini".

Riccardo Delfanti
 

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25/04/2013

Il kit per gli Amici degli Alpini

I commercianti aderenti si impegneranno a rispettare i prezzi

L'Adunata degli Alpini si sta avvicinando, e Piacenza si prepara ad ospitare le penne nere. Già da qualche giorno il tricolore ha invaso la città, bandiere sui pali della luce ma anche appese alle finestre e balconi di case private.
Amici degli Alpini è un'iniziativa già collaudata con successo nelle precedente edizioni delle Adunate Nazionali. Anche a Piacenza, tali iniziativa, fortemente voluta dal Comitato Organizzatore dell'86 Adunata intende coinvolgere i commercianti e gli esercenti che desiderano sostenere l'Adunata. La proposta che gli Alpini hanno pensato ha due finalità: calmierare i prezzi di alcuni prodotti alimentari di base nel periodo del raduno nazionale e rendere riconoscibili quegli esercizi commerciali che aderendo al progetto hanno offerto il loro contributo a sostegno dell'Adunata.
Gli obiettivi dell'iniziativa comprendono la diffusione del sentimento di partecipazione all'Adunata, creare riferimenti per chi verrà a Piacenza in tale occasione, dare una bella immagine della città attraverso i suoi commercianti.
L'iniziativa verrà comunicata attraverso la Guida all'Adunata, che verrà distribuita presso le Sezioni Italiane dell'Associazione Nazionale Alpini e presso i punti vendita della città nei giorni stessi dell'adunata, e sul portale dell'Associazione Nazionale Alpini www. ana. it.
Chi aderirà all'iniziativa sarà riconoscibile attraverso il kit "Amici degli Alpini" costituito da bandierine, locandine e vetrofanie.
I commercianti che aderiranno si impegneranno a rispettare i prezzi indicati sui manifesti, a garantire qualità e convenienza dei prodotti e ad accogliere con amicizia e cortesia gli Alpini e tutti gli ospiti della città durante l'Adunata.
Gli interessati possono prender contatto con Unione Commercianti Piacenza (tel 0523 461811 - info@unionecommerciantipc. it), sarà infatti l'Associazione a raccogliere le adesioni e comunicarle agli incaricati individuati dagli Alpini, i quali si occuperanno della distribuzione del materiale facente parte del "Kit amici degli Alpini" e della raccolta del contributo (che varia in base alla tipologie di attività e in base alla localizzazione del punti vendita)
Si ricorda, inoltre ai commercianti, di diffidare dai venditori abusivi che già girano per la città. Il "Kit Amici degli Alpini" viene rilasciato con il logo della manifestazione solo ed esclusivamente dall'ente organizzatore a prezzi pre-stabiliti.

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25/04/2013

Confesercenti e le aziende associate danno il benvenuto agli Alpini

L'imminente ottantaseiesima edizione dell'adunata degli Alpini in programma nella nostra città dal prossimo 10 maggio e sino a domenica 12 merita una dovuta attenzione e considerazione.
Questo sia dal punto di vista dei fondamentali valori che questo raduno sa trasmettere all'intera popolazione interessata (tradizioni popolari, senso di appartenenza alla Patria, fratellanza, solidarietà, per citarne alcuni) che considerando il solo aspetto relativo alla mera opportunità di presentazione e conoscenza del nostro territorio ai tantissimi prossimi visitatori ed alle relative presunte prospettate opportunità economiche che ne potrebbero derivare.
A tale proposito è evidente il ruolo che le attività commerciali e di somministrazione alimenti e bevande rivestiranno al fine di meglio rappresentare l'ospitalità, l'accoglienza e la cortesia tipica dei piacentini.
Per questi motivi Confesercenti Piacenza ha aderito, a favore dei propri associati ma non solo, con convinzione e determinazione ad "Amici degli Alpini". Si tratta di una iniziativa, già collaudata con successo nelle precedenti edizioni, che intende coinvolgere i commercianti e gli esercenti che desiderano sostenere l'Adunata. La proposta è stata pensata con due finalità principali: concordare e fissare i prezzi di alcuni prodotti alimentari di base nel periodo del raduno (in tal senso i commercianti che aderiscono si impegnano a rispettare i prezzi indicati sui manifesti garantendo al contempo qualità e convenienza dei prodotti) e rendere riconoscibili quegli esercizi commerciali che, aderendo al progetto, offrono il loro contributo a sostegno dell'adunata.
L'obiettivo è quello di diffondere il sentimento di partecipazione all'Adunata, dare un punto di riferimento a chi verrà a Piacenza in quei giorni, fungere da calmiere dei prezzi per alcune tipologie di prodotto, dare una bella immagine della città attraverso i suoi commercianti.
L'operatore che aderirà all'iniziativa sarà riconoscibile, in città e nelle zone limitrofe interessate, attraverso il "Kit degli Alpini" costituito da bandierine, locandine e vetrofanie riproducenti il simbolo dell'iniziativa.
Chi intendesse aderire potrà acquistare il kit direttamente dagli alpini incaricati di passare presso le attività commerciali o presso la sede dell'organizzazione degli Alpini, in via Cremona 1 - Piacenza oppure, esclusivamente per i soci, ordinarlo e ritirarlo presso la sede di Confesercenti Piacenza in via Maestri del Lavoro 7 (tel. 0523/607211).

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25/04/2013

«Ottima idea il mercato in contemporanea»

La Fiva plaude alla decisione. Mercoledì banchi sul Facsal, sabato in via Tramello-via Maculani

La Fiva provinciale di Piacenza, ovvero gli ambulanti aderenti all'Unione Commercianti Piacenza Confcommercio, a voce del proprio capo categoria Angelo Grassi, «esprime soddisfazione per la decisione presa dall'Amministrazione Comunale di Piacenza relativamente allo svolgimento dei mercati settimanali in concomitanza con l'Adunata nazionale degli Alpini dal 9 al 12 Maggio».
«Ringrazio il sindaco e l'assessore al commercio - dichiara Angelo Grassi responsabile degli ambulanti Fiva - per aver accolto questa richiesta particolarmente importante per noi operatori su aree pubbliche ed averci così accordato di poter svolgere regolarmente i mercati di mercoledì 8 Maggio e quello di sabato 11 Maggio, anche se dislocati diversamente dalla sede usuale».
«L'evento storico dell'adunata nazionale degli Alpini - continua il presidente Grassi - avrebbe potuto compromettere lo svolgimento del nostro lavoro, creandoci un danno economico in un momento certamente non felice per il commercio in genere e per quello ambulante in particolare, da qui la nostra proposta di spostare sul Pubblico Passeggio il mercato di mercoledì e su Viale Tramello e Viale Maculani quello di sabato».
«Soprattutto la novità di utilizzare per il mercato di sabato 11 la zona di Viale Tramello e Viale Maculani - conclude Angelo Grassi - potrebbe rivelarsi un'esperienza da valutare con attenzione da parte dei colleghi, perché saranno ubicati si nella zona rossa, ma anche molto a contatto con il flusso di alpini che parteciperanno alla manifestazione».

red. cro.

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25/04/2013

Alpini, documentario di Roberto Dassoni

Il regista piacentino cerca videomaker volontari per "raccontare" le fasi preparatorie, lo svolgimento e le operazioni di ripristino della città. «Voglio descrivere come Piacenza accoglierà questo evento»

Un documentario "collage" e senza interviste sull'Adunata nazionale degli Alpini a Piacenza. A girarlo sarà il videomaker piacentino Roberto Dassoni, che documenterà le fasi preparatorie, lo svolgimento e le operazioni di ripristino della città per la manifestazione che si terrà da venerdì 10 a domenica 12 maggio. Patrocinato e finanziato dal Comune di Piacenza e dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, il documentario darà particolare risalto alle immagini, giustapposte come in un "blob", con audio d'ambiente e attenzione all'azione nel momento del suo svolgersi. «La mia idea è di assistere in maniera assolutamente imparziale all'Adunata, senza esprimere simpatie o antipatie verso il corpo degli Alpini, che reputo un corpo d'arma molto importante e dalle belle tradizioni che durano ormai da 70 anni con cori e canti - ha detto Dassoni - sarà quindi una semplice testimonianza, ho già assistito alla conferenza stampa di presentazione dell'evento e ripreso l'imbandieramento della città con i tricolori. Dal 2 maggio farò altre riprese dell'installazione dei campi e della preparazione della sicurezza da parte di Protezione Civile e della Polizia Municipale, mentre dal 7 in poi si entrerà nel vivo del progetto. Il mio video non intende essere in concorrenza con quello ufficiale girato dagli Alpini, è proprio un documentario senza interviste che mostrerà i diversi momenti e di come li vivrà la città, dai problemi di logistica a quelli di festa e conviviali».
Per raccogliere e selezionare il ventaglio più ampio possibile di immagini, il regista fa appello ai giovani aspiranti videomaker che, dotati di attrezzatura, anche non professionale, vogliano collaborare alla produzione del documentario. Proprio questo "collage" sarà la caratteristica principale dell'opera, che catturerà con assoluta spontaneità ogni singolo attimo dell'evento. «Ho già un piccolo team di collaboratori - ha aggiunto Dassoni - composto da Daniele Signaroldi, Michele Cherchi, Matteo Stabellini e Gaetano Gasparini. Ogni altro volontario che vorrà aiutarmi sarà ben gradito, anche con apparecchiature non professionali come un semplice telefonino, l'importante è che il blob finale sia una testimonianza esatta di ciò che è successo e che renda l'atmosfera giusta. Sarà un dono che farò a tutta Piacenza perché il video verrà montato su DVD e presentato ufficialmente in settembre nel corso di un evento durante il quale verranno regalate diverse copie, realizzate grazie al contributo dell'associazione culturale no-profit Coming Out». Chi fosse interessato può mettersi in contatto con il regista inviando una email a info@ro-ba.com oppure telefonando, in orario di ufficio, a Vbm Comunicazione, al numero 0523-331646.

Gabriele Faravelli

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25/04/2013

Anche via Roma veste di tricolore

Veste italianissima anche per via Roma. La strada simbolo dell'immigrazione straniera a Piacenza, il quartiere che più di ogni altro ospita in città africani, arabi, maghrebini si presenta in questi giorni con una livrea di bandiere tricolori. Sono naturalmente i vessilli con cui gli alpini stanno ornando la città in vista dell'Adunata nazionale dal 10 al 12 maggio prossimi.

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25/04/2013

Le delegazioni estere nelle case popolari

Palazzina Acer ristrutturata al posto del Ferrhotel Ospiterà circa 60 alpini da ogni parte del mondo

Una palazzina nuova di zecca per le delegazioni estere che parteciperanno all'Adunata degli alpini. Così l'Acer e il Comune di Piacenza arrivano in soccorso delle penne nere dopo il tramonto dell'ipotesi Ferrhotel. Tredici appartamenti appena ristrutturati in uno stabile di cinque piani completamente rimesso a nuovo. Un investimento di circa un milione di euro da parte di Acer per consegnare i nuovi alloggi popolari alle famiglie in lista d'attesa. La palazzina, a piazzale Libertà, per tre giorni sarà destinata ad una sessantina di alpini, per lo più famiglie, che di fatto la collauderanno prima della assegnazioni.
«Ci è stata rivolta la richiesta del Comune per la sistemazione temporanea delle delegazioni estere che parteciperanno all'Adunata - conferma Giorgio Cisini, presidente Acer -. Avevamo la coincidenza temporale del cantiere di piazzale Libertà e ci siamo resi disponibili». La palazzina in questione è stata sottoposta ad una ristrutturazione completa con l'efficientamento energetico e l'allaccio al teleriscaldamento. Sono tre alloggi per piano per i primi tre e due più grandi per i rimanenti due. Il cantiere è terminato proprio in questi giorni. «Eravamo in procinto di inaugurare la palazzina - spiega Cisini -, poi è arrivata la richiesta degli alpini e ci è sembrato bello fare il taglio del nastro il primo giorno dell'Adunata. Sulla palazzina campeggerà una targa a testimonianza dell'evento e l'edificio si chiamerà "Condominio degli alpini"». Spetterà al Comune, attraverso la Protezione civile, arredare i locali con brande e mobilio temporaneo. Le delegazioni estere, alla fine della storia, saranno in una posizione privilegiata per l'Adunata nazionale. «E' una zona nevralgica - osserva Cisini -, con affaccio sul Facsal, ad un passo dalle tribune della sfilata, siamo contenti che si sia potuta praticare questa opzione». Nelle case popolari soggiornerà solo una parte degli ospiti dall'estero. Arriveranno a Piacenza 33 sezioni con 19 paesi rappresentati per un totale di 230 persone: da Argentina, Australia (Adelaide, Brisbane, Canberra, Griffith, Melbourne, Queensland, Perth, Sydney, Wollongong), Belgio, Brasile, Canada (Monctone, Hamilton, Montreal, Ottawa, Toronto, Vancouver, Windsor), Cile, Francia, Germania, Gran Bretagna, Lussemburgo, Usa (New York), Svezia, Perù, Sudafrica, Svizzera, Uruguay, Venezuela. Poi i gruppi autonomi di Romania, Colombia e Canada (Calgary, Sudbury, Thunder Bay, Winnipeg). Oltre alla disponibilità dell'Acer, i rimanenti alpini "esteri" troveranno ospitalità in nove appartamenti della Fondazione e nel quartiere San Giuseppe in spazi del Comune.
Federico Frighi

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24/04/2013

"Quel lungo treno..." con i cori del Cai e della Brigata Julia

«Questo evento è importante perché mette in luce i valori degli alpini»

piacenza - Solo nove anni separano la nascita del Club Alpino Italiano dal corpo degli Alpini. A unirli però sono lo spirito di solidarietà e di sacrificio, l'amore per la montagna, il ripudio della guerra: ecco allora che non meraviglia la decisione del Cai di Piacenza di dedicare la terza edizione della rassegna corale "Città di Piacenza" agli alpini e al loro repertorio, anche in vista dell'adunata nazionale che si terrà nella nostra città in maggio.
Lo hanno annunciato ieri mattina in municipio l'assessore Tiziana Albasi e il presidente provinciale del Cai Lucio Calderone insieme al direttore del coro del Cai di Piacenza Corrado Capellini: l'appuntamento è per sabato prossimo alle ore 21 nella Sala dei Teatini (con ingresso libero), dove appunto si svolgerà la serata intitolata Quel lungo treno... .
L'evento, che è organizzato dal Cai di Piacenza in collaborazione con il Comune, la Fondazione di Piacenza e Vigevano e la Provincia, vedrà salire sul palco non solo la formazione corale diretta da Capellini, ma anche il Coro Brigata Alpina Julia Congedati.
«Per Piacenza il concerto di sabato offre un'occasione unica per ascoltare una formazione nata sotto le armi nell'agosto del 1979 grazie alla volontà di don Mario Pedrazzini» ha spiegato Capellini, «attualmente però il coro si ritrova solo durante i concerti: ogni mese infatti avviene il "cambio" con voci che vanno in congedo e altre nuove che entrano. Non a caso l'organico varia dai trenta ai quaranta elementi e anche noi solo all'ultimo sapremo quanti saranno i presenti all'evento di sabato».
Al di là comunque degli interpreti, il concerto offrirà l'occasione per riscoprire un repertorio suggestivo e purtroppo in certi casi dimenticato, quello dei canti alpini e di montagna: nella prima parte sarà il Coro del Cai di Piacenza a esibirsi sulle note di Monte Canino, Io resto qui! Addio! , Al comando dei nostri ufficiali, Libera uscita, La bomba imbriaga e Son morti per la patria; nella seconda parte della serata invece toccherà al Coro Brigata Alpina Julia Congedati dare prova della propria bravura con un programma che prevede Da Udin siam partiti, Addio mia bella addio, Monte Nero, Sul ponte di Perati, Il golico, Joska la rossa, L'ultima notte, Le voci di Nikolajewka, Sul cappello, Ai preat la biele stele, Scapa oseleto e Trentatre Valore alpino.
«L'importanza di questo evento sta nel fatto che a essere messi sotto i riflettori sono i valori alpini» ha spiegato Lucio Calderone.
E a fargli eco è stata Tiziana Albasi, che ha evidenziato «il valore di un corpo, quello degli alpini, che c'è sempre stato ovunque vi fosse bisogno».

Betty Paraboschi

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Il pacifismo, gli alpini e la necessità di sicurezza

di GIACOMO MORANDI
Piacenza si sta preparando ad un evento impegnativo e di grande impatto nazionale, mediatico e di immagine, il raduno nazionale degli alpini, corpo militare ma anche associazione con grandi ideali e scopi di solidarietà sociale, attiva nel volontariato.
Non per nulla l'associazione gode di popolarità e affetto da parte dei cittadini italiani. Il cappello con la penna nera induce simpatia e rispetto.
Ho letto nei giorni scorsi un intervento del signor Daniele Novara e ne condivido in gran parte i contenuti, anche se non mi sento un pacifista ad oltranza come mi pare, forse sbaglio, lui si dichiari.
Il pacifismo è un grande valore, un grande ideale, se non si perde di vista la necessità della difesa, della sicurezza, in un mondo dove non tutti sono pacifici, non tutti rispettano i diritti altrui, dove le armi e gli strumenti d'offesa e di violenza dilagano e spesso finiscono in mani sbagliate.
Le forze armate e le polizie sono purtroppo necessarie e, anche in tempo di pace, sono per di più indispensabili strumenti, rispettivamente, di politica estera e di difesa della democrazia.
Una cosa diversa, da combattere, sono peraltro il militarismo e lo stato di polizia. Militari e forze dell'ordine, come la magistratura, sono al servizio dei cittadini e della società e non devono rappresentare essi stessi un potere, al di sopra della legge.
Qualche anno fa ho pubblicato un articolo dal titolo "La mia idea di patria", una patria che si identifica con i luoghi natii, con la cultura, con la lingua, con le istituzioni democratiche, una patria che rispetti quella altrui. A mio parere gli alpini la rappresentano bene, anche quando non sono costretti a combattere e lo dimostrano, in questi giorni, le innumerevoli bandiere spontaneamente esposte alle finestre.
In proposito, non mi piace la retorica patriottarda che identifica la Patria quasi solo con le Forze Armate e quella di chi, anche sulle colonne di questo giornale, ricorda quasi solo le imprese belliche, rivelatesi sfortunate, di questi nostri soldati sbattuti lontano da casa sul suolo altrui, con armi obsolete, con scarso equipaggiamento, non a combattere per la libertà, come è stato scritto, ma ad opprimere e a sottomettere altri popoli e a soffrire con loro. Per la libertà hanno combattuto, da volontari, i tanti alpini che si sono uniti alla Resistenza, anche nella nostra provincia.
Sono passati più di settant'anni dalla tragica ritirata di Russia e dalle sofferenze sulle montagne greco-albanesi, dove migliaia di nostri giovani hanno sacrificato la loro vita obbligati a una causa sbagliata, non scelta da loro.
Chi li ha mandati là, sapeva che le nostre forze armate non erano in grado di sostenere una vera guerra, molte risorse erano state disperse in Etiopia e in Spagna, l'Italia era povera di materie prime e di mezzi finanziari, ma doveva giocare alla grande potenza, voleva sfidare il mondo, il nostro dittatore voleva imitare Cesare e si era attribuito, lui ex caporale, il grado militare di Primo Maresciallo dell'Impero, mentre i nostri alpini, fanti, bersaglieri, artiglieri morivano di freddo e di stenti nelle steppe russe, o di sete e dissenteria nel deserto africano.
 

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24/04/2013

durante l'adunata cappellani militari. mostra per ricordare

Egregio direttore, voglio ringraziare pubblicamente il signor Prandi per la lettera in cui ricordava i Cappellani Militari e il loro sacrificio. Proprio per non dimenticare quanto da loro fatto, comunico che durante la tre giorni dell'Adunata Alpina in Cattedrale vi sarà una mostra con reperti, quale l'altare da campo del Beato Secondo Pollo, cappellano alpino alpino morto mentre prestava aiuto ad un militare sul fronte greco-albanese il 26 dicembre 1941.
 

Don Stefani Garilli

Cappellano della Sezione
Alpini di Piacenza

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23/04/2013

La grande Adunata degli Alpini a Piacenza si avvicina e la città è sempre più tricolore

La grande Adunata degli Alpini a Piacenza si avvicina e la città è sempre più tricolore. Imbandierati anche molti paesi della nostra provincia. Cresce l'attesa per quei tre giorni di festa e i piacentini si preparano a vivere un momento storico, gioioso. Il signor Alessandro Prandi propone agli organizzatori dell'Adunata di ricordare, in qualche modo, i Cappellani militari che hanno svolto, in guerra e in pace, un ruolo molto importante al fianco degli alpini, sostenendoli, aiutandoli, curandoli. Credo che in qualche mostra collegata all'evento i cappellani degli alpini verranno ricordati e credo che, nel numero speciale che Libertà sta preparando, ci siano delle foto storiche degli alpini con i cappellani. Aspettando gli alpini continuiamo ad esporre ai nostri balconi il Tricolore. E' un bel colpo d'occhio in alcune strade.

Gaetano Rizzuto

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23/04/2013

Cappellani degli alpini, sono eroi nascosti

Caro direttore,
fra 19 giorni Piacenza sarà invasa dai nostri Alpini. In un tripudio di bandiere tricolori, centinaia di migliaia fra Alpini, simpatizzanti, sostenitori, appartenenti all'Associazione Nazionale e poi ancora Autorità civili e militari, scolaresche, altre Associazioni combattentistiche, gente comune, sfileranno per le vie della città.
Si intoneranno inni cari alle generazioni un po' avanti con gli anni, come "Vecchio Scarpone", si terranno discorsi, verranno ricordati episodi di eroismo che richiameranno alla fame e soprattutto al freddo patiti sia sulle montagne di casa nostra che nella sterminata gelida steppa russa. Si terranno manifestazioni collaterali a tema.
E' giusto anche che qualche fiasco di sincero vino scacci quell'atroce freddo patito in Russia, che sarà rievocato nella tre giorni piacentina e ne allieti l'atmosfera, come del resto è nell' innocente costume di queste adunate.
Gradirei, però, che una categoria di eroi "nascosti", troppo spesso dimenticata e comunque passata sovente in sott'ordine durante le annuali celebrazioni, fosse un poco evocata quale esempio di dedizione umile e nello stesso tempo fulgida. Quella dei Cappellani degli Alpini che durante i due grandi conflitti del secolo scorso hanno assistito amorevolmente tanti uomini in gran parte giovani strappati alle famiglie e agli affetti senza ricevere in cambio nessuna ricompensa se non la soddisfazione morale di avere servito la Patria.
Io non so se al tempo dei due conflitti mondiali ai nostri Alpini mortalmente feriti, come a tutti gli altri Combattenti, sia stata pietosamente somministrata quella morfina o quei palliativi farmacologici che hanno alleviato le sofferenze di truppe straniere più dotate o, in epoca a noi più prossima, quelle americane in Vietnam o quelle attualmente in campo sugli scenari internazionali.
Non ne sono sicuro, ma sono invece certo che le ferite di guerra e gli atroci patimenti dovuti a quella fame e a quel freddo che a noi italiani d'oggi non è più dato conoscere, abbiano trovato sollievo dal sostegno e dalla fraterna vicinanza spirituale, umana e morale di quei Cappellani che con uno sgangherato altare da campo, qualche sdrucito ma dignitoso paramento e tanto ma tanto affidamento al Dio delle Vette, hanno fatto in modo che la speranza non abbandonasse del tutto Alpini e Combattenti mandati allo sbaraglio senza un perché.
Auspico che non se ne dimentichi e che il grande raduno piacentino si distingua riconoscendo a quei servitori silenziosi e nascosti il meritato posto che loro compete nel perenne memoriale dei nostri amati Alpini. Facciamolo presente, se Lei caro direttore acconsente, anche dalle colonne di Libertà.
 

Alessandro Prandi
alessandro. prandi51@gmail. com

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23/04/2013

fino al 30 aprile Per chi risiede nella Zona Rossa

Milletrecento posti auto in centro, da oggi le richieste al Comune

Il Comune di Piacenza informa che, a partire da oggi, martedì 23 aprile, è possibile richiedere il pass per utilizzare uno dei 1300 posti auto gratuiti in alcuni parcheggi e garage del centro storico, messi a disposizione, dalle 17 di giovedì 9 maggio sino alla mezzanotte di domenica 12 maggio, a chi risiede nella zona rossa dell'Adunata Nazionale degli Alpini e non dispone di un ricovero per il proprio veicolo.
La richiesta potrà essere effettuata, fino a martedì 30 aprile, online seguendo le istruzioni riportate sul sito www. comune. piacenza. it, oppure rivolgendosi allo sportello comunale Quinfo in piazza Cavalli, cortile di palazzo Gotico (orari: da lunedì a sabato 8.30-18, domenica e 25 aprile 9.30 - 13.30), o ancora recandosi al Comando della Polizia Municipale in via Rogerio 3 (orari: da lunedì a venerdì 8-19, sabato 8-13.30, chiuso domenica e 25 aprile). La domanda dovrà essere accompagnata da un documento di identità attestante la residenza.
I pass saranno rilasciati sino ad esaurimento posti, con priorità per chi risiede nelle vie interessate da rimozione forzata e nelle aree più centrali della zona rossa. E' possibile richiedere un solo pass per nucleo famigliare.

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23/04/2013

In consiglio La consegna da parte del presidente sezionale e del generale Vecchio

La medaglia dell'Adunata ai consiglieri comunali Plucani: «Un gesto di gratitudine e di amicizia»

(fri) «Un gesto di gratitudine per la collaborazione di tutti e l'amicizia verso gli alpini».
Con questa motivazione il presidente della Sezione alpini di Piacenza, Bruno Plucani, assieme al segretario nazionale dell'Associazione nazionale alpini, ed il generale Silverio Vecchio, hanno voluto consegnare la medaglia commemorativa dell'Adunata nazionale alpini ai consiglieri comunali e alla giunta riuniti per l'assise di ieri pomeriggio. A ringraziare i vertici degli Alpini il vice presidente del consiglio comunale Gianluca Ceccarelli che ieri presiedeva la seduta in sostituzione di Claudio Ferrari, assente per malattia. Lunedì prossimo 29 aprile la cerimonia di consegna sarà ripetuta con i consiglieri provinciali all'inizio dell'assise di Corso Garibaldi.
La medaglia commemorativa riporta su un verso lo scudo dello stemma di Piacenza sormontato da un cappello alpino ed affiancato dal logo dell'Adunata nazionale, sull'altro l'effige di Palazzo Gotico circondata dalla scritta 86ª Adunata nazionale alpini Piacenza. «Siamo contenti dell'appoggio che il Comune di Piacenza ci ha dato - ha detto Plucani - e ci tengo ad evidenziare che tutti i consiglieri hanno manifestato il loro sostegno all'Adunata assicurando il loro benvenuto agli alpini che verranno da ogni parte d'Italia e dall'estero». Per il prossimo 10 maggio, lo ricordiamo, la presidenza del consiglio comunale di Piacenza ha indetto una seduta straordinaria in forma solenne per celebrare la coincidenza dell'Adunata nazionale con l'anniversario della richiesta dell'annessione cittadina al Regno d'Italia.

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23/04/2013

Dal terremoto di Haiti a Piacenza, in arrivo i super volontari alpini

Allestiranno i 14 campi tendati (per 20mila persone) con venti chilometri di cavi elettrici, millecento punti acqua, 630 servizi igienici. Anche un'autobotte per gli scarichi fognari

Sessanta tra idraulici ed elettricisti provenienti per lo più da Bergamo, Brescia e Milano. Sessanta super volontari specializzati inviati con la Protezione civile nazionale degli alpini nelle emergenze in ogni parte del pianeta. Dal terremoto di Haiti a quello che lo scorso anno colpì l'Emilia. Sono i volontari dell'associazione A2A. Dal 25 aprile saranno a Piacenza per l'allestimento dei 14 campi tendati più i dieci capannoni che ospiteranno gli alloggi collettivi dell'Adunata nazionale di maggio (dal 10 al 12). Luigi Bossi, ingegnere di Milano, è il loro presidente. «Nel 1976, la vecchia Aem, l'azienda municipalizzata di Milano - racconta le origini - aveva chiesto ai dipendenti se c'era qualcuno che voleva andare in Friuli a dare una mano per il terremoto. Di ritorno da quell'esperienza si è deciso di mantenere il gruppo, perchè sono professionalità difficili da trovare sul territorio». L'Aem ha poi aggiunto alle sue competenze il gas diventando azienda energetica. Quattro anni fa è diventata A2A dall'unificazione tra Aem Milano e Asm Brescia. Ognuna di queste società ha portato in dote altre professionalità. «Oggi l'A2A è la seconda multiutility a livello italiano nel campo dell'energia e dei rifiuti. Gestisce centrali idroelettriche in Calabria, in Abruzzo, il termoinceneritore di Acerra, Ecodeco, entro fine anno anche la centrale Edipower di Piacenza».
L'associazione, di alpini e non, si è man mano rinforzata ed ora può contare su professionalità difficili da recuperare in Italia nell'ambito del volontariato.
«Si parte il 25 aprile e si lavora fino al 15 maggio - continua Bossi -, in tutto gireranno una sessantina di volontari super specializzati, su tre turni». Realizzeranno impianti elettrici, impianti idraulici con carico e scarico, porteranno anche un autospurgo messo a disposizione da Amsa (nettezza urbana di Milano) per le situazioni critiche dal punto di vista fognario. «Siamo completamente autonomi per le parti elettriche ed idrauliche» conferma Bossi. In particolare i super volontari installeranno 105 container wc da sei bagni ciascuno. In totale 630 servizi igienici nei campi tendati collegati allo scarico fognario. Poi 110 lavelli da dieci cannelle l'uno. In totale 1.100 punti acqua sempre nei vari campi. Quasi tre chilometri di tubi per l'alimentazione dell'acqua, venti chilometri di cavi elettrici, trenta pali e cento proiettori per l'illuminazione pubblica.

Federico Frighi

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21/04/2013

«Italiani in guerra, ma senz'odio»

Lezione di pace dell'alpino Ugo Balzari, 91 anni, agli studenti del Colombini
La campagna di Russia con don Gnocchi e il rispetto della popolazione nemica

Entra nell'aula con passo spedito, l'inseparabile cappello alpino in testa e lo zaino sulle spalle. Si siede in cattedra, saluta gli alunni del Liceo Colombini in dialetto milanese e inizia la sua indimenticabile lezione di storia. Ugo Balzari, 91 anni portati egregiamente, è un reduce della Seconda guerra mondiale. Ai ragazzi ha raccontato la ritirata dalla "sacca del Don", la tragica battaglia di Nikolaevka e la testimonianza di don Angelo Gnocchi. «Avevo la vostra stessa età, 19 anni, quando sono andato a militare, ero un bravo alpinista e sono stato arruolato nel 5° Reggimento Alpini battaglione Edolo. Siamo partiti per la Russia in 57.500 uomini e siamo tornati in 13.450». Balzari sa bene che la sua testimonianza non è stata scritta in nessun sussidiario: «La storia dei libri è fatta dai bollettini di guerra, ma io credo che la storia vada affrontata anche da un punto di vista del costo umano. La storia gira attorno a noi e la parte peggiore è quella delle idee: perché due popoli con una grande cultura alle spalle hanno seguito come un gregge di pecore due psicopatici megalomani? ». «La matematica brutta della guerra era mors tua vita mea. Dovete sapere che in quel periodo tutti erano obbligati ad iscriversi al partito fascista ed eravamo bombardati da frasi come "Chi per la Patria muor, vissuto è assai", "Muor giovane colui che al cielo è caro". Ce lo dicevano il Re e i vescovi e noi siamo andati a fare la guerra». Gli studenti del Colombini e del giornale della scuola hanno però voluto sapere di più rispetto all'adolescenza del Balzari: «Io ho compiuto i miei vent'anni sul Don. Sulle stazioni dei treni c'era scritto: credere, obbedire e combattere. Vi domando: dove sta l'errore? L'errore è credere. State attenti ai persuasori occulti e striscianti». Balzari ha raccontato i momenti terribili della guerra in Russia: «Avevamo 8 milioni di baionette, ma nell'ansa del Don non sapevamo cosa fare, eravamo spaventati. I nostri fucili facevano sei colpi, mentre quelli russi 80 al minuto. Avevamo poco da mangiare ed eravamo con un equipaggiamento inadatto. I nostri carri armati erano scatole di sardine e le bombe le chiamavamo "pernacchia". Combattevamo per disperazione, tanti sono impazziti. Io sono stato salvato dall'incoscienza dei vent'anni». Balzari tira fuori l'armonica e si mette a suonarla senza mani: «Bisognava stare svegli e cercare di non congelare così ho imparato a suonare. Molti soldati erano analfabeti e allora scrivevo io le lettere d'amore per le loro fidanzate, quanti cuori ho stracciato». Ha poi raccontato quell'ultima volta in cui ha preso in mano un'arma: «Dovevamo conquistare isba per isba e quando trovavamo dei partigiani l'ordine era di fucilarli. Una volta trovammo due ragazzi, inginocchiati per terra guardavano le foto dei loro familiari aspettando di morire. Non ce l'abbiamo fatta, abbiamo sparato un colpo in aria e ce ne siamo andati». Toccante il ricordo del beato don Carlo Gnocchi, cappellano del V Reggimento: «Una volta ci chiese di ritornare sul campo di battaglia e allineare tutti i corpi dei defunti, non solo gli alpini, ma anche russi e tedeschi, perché voleva dare la benedizione. Era distrutto, moralmente e fisicamente, stava in piedi solo grazie alla sua fede e alla volontà. A carponi nella neve passava l'olio sulla fronte dei ragazzi morti e quando finì l'olio, usò la neve». Balzari racconta ai ragazzi anche di quel viaggio compiuto nel 2004 a 82 anni insieme a Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera: «Abbiamo ripercorso tutti gli 800 chilometri che avevo fatto a piedi nella neve e abbiamo incontrato tanti russi che ci hanno dato ospitalità e che mi hanno detto: «Voi italiani avete fatto la guerra senza odio». Credo che questa frase sia la più grande medaglia al valore umano che potremmo desiderare». Balzari ha chiuso l'incontro, voluto dall'insegnante Marina Montanari, definendo la moglie Marisa scomparsa 23 anni fa: «La cosa più preziosa della mia vita, un amore grandissimo».

Nicoletta Novara

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21/04/2013

Farmacia sempre aperta per l'adunata degli alpini

Nella tre giorni dell'Adunata Nazionale degli Alpini, dal 10 al 12 maggio, la farmacia Europa di via Calciati 25, osserverà l'orario continuato di 24 ore su 24. Accogliendo l'appello dell'amministrazione comunale, è stato deciso da parte di Farmacie comunali piacentine (Fcp) di estendere l'orario della farmacia che, presumibilmente più di altre in città, avrà un afflusso consistente di utenti nel corso della manifestazione: «La proposta di allargamento dell'orario - ha detto Annalia Reggiani, presidente di Fcp - e di potenziamento del servizio, viene incontro alle necessità degli alpini e della cittadinanza. In particolare è da considerare che la sede della farmacia Europa è proprio a ridosso della zona blu, punto di massimo raduno degli alpini, e che quindi, soprattutto la domenica, le persone che potranno avere bisogno di una farmacia saranno tantissime».
«La farmacia Europa - ha precisato l'amministratore delegato, Luigi Francesconi, presente anche il presidente di Ana Piacenza Bruno Plucani - aprirà secondo l'orario consueto, venerdì 10 maggio alle 8, e rimarrà aperta tre giorni consecutivi, anche in orario notturno, per chiudere poi alle 20 di domenica 12 maggio. La farmacia di via Manfredi 72 invece, sabato mattina aprirà come sempre alle 7, rimarrà aperta anche la notte e chiuderà alle 21 di domenica».
«E' davvero una buona iniziativa - ha dichiarato l'assessore allo Sviluppo e promozione del territorio, Francesco Timpano -, abbiamo chiesto alle farmacie di fare uno sforzo in più e Fcp ha subito risposto positivamente al nostro invito. Sappiamo quale importanza hanno per i cittadini i servizi farmaceutici».

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20/04/2013

"Quelli di Bakwa" sono alpini del 2° reggimento di Cuneo

I militari della base Lavaredo: noi sempre pronti al peggio

«Siamo tutti amici, ma ci manca tantissimo la famiglia»

BAKWA
Nella base di "Camp Arena" ho incontrato i ragazzi di Bakwa, i militari della base avanzata Lavaredo, la fob più pericolosa, la più dura dell'Afghanistan. "Quelli di Bakwa", alpini del 2° Reggimento di Cuneo, sono come non te li aspetteresti. Sono come Sara, Lorenzo e Massimiliano: giovani dagli sguardi fieri, per niente bamboccioni e abituati a lavorare sodo senza mai dimenticare quali sono i loro valori. La missione si è appena conclusa. La fob di Bakwa è ora sotto il controllo delle forze armate afghane e loro sono gli ultimi soldati ad aver operato in quell'infimo deserto. E' difficile capire cosa sia Bakwa, come sia dormire in tenda per mesi interi, dover contare gli strappi di carta igienica in attesa dei rifornimenti, essere sempre pronti al peggio, mantenere la calma quando il fuoco scoppia per davvero e non è più solo un'esercitazione. Perché Bakwa è soprattutto polvere. Polvere di un sud del mondo che conta appena 32 mila abitanti suddivisi in tanti piccoli villaggi di fango. Una società tribale che ascolta e osserva con attenzione le parole dei suoi capi-villaggio. Un deserto coltivato a oppio e martoriato dagli scoppi degli Ied, gli ordigni improvvisati piazzati sotto la polvere dai talebani. E proprio a Bakwa, dove il tasso di analfabetismo sfiora il 90%, dove per entrare nell'unico bazar esistente si deve pagare il pizzo, dove le automobili che vi transitano non sono certo quelle dei suoi abitanti, dove l'unico modo per sopravvivere è coltivare droga, dove non esistono infrastrutture né attenzioni da parte del governo centrale, dove l'acqua scarseggia ed esplodono Ied, i militari italiani hanno fatto tanto senza mai imporre la loro presenza, ma lavorando quotidianamente riscoprendo il valore dei rapporti umani. I ragazzi che ho incontrato a "Camp Arena" sono i compagni di Tiziano Chierotti, l'alpino ucciso dai talebani infiltrati tra le fila dell'Ana il 25 ottobre scorso. E forse sarà proprio a causa di questa perdita che intervistati sulla loro Bakwa hanno voluto parlare soprattutto della grande famiglia che hanno trovato in quella zolla dura di Afghanistan.
«La sensazione più forte che mi porto a casa dalla fob - ha detto Sara Gennaro - lontano dalla famiglia e dagli amici, è proprio quella di aver stretto amicizia con delle persone che non sono miei parenti. E' importante sapere che non si è mai soli. In tanti mesi la tua vicina di letto, la tua compagna diventano come fratelli e sorelle con cui confidare le proprie paure. Siamo diventati veramente una famiglia, sempre pronti a parlare ed aiutarci Il ricordo più bello è quello di aver fatto parte di un plotone, essere diventata parte di una squadra, di una famiglia».
«I momenti di debolezza o solitudine che uno di noi poteva avere - le fa eco Lorenzo Pansa - passavano inosservati grazie al compagno che gli stava accanto. I problemi in fob si condividono con il gruppo, se ne può parlare con tutti. I nostri cari, per quanto ci possano stare vicino, non capiranno mai perfettamente quello che facciamo e quello che proviamo stando in fob».

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20/04/2013

Più il 2014 si avvicina e più la "palla che scotta" dovrà passare in mano alla popolazione locale.

I "signori della droga": il problema principale emergerà quando tutte le forze di coalizione della Nato se ne andranno

L'AFGHAN NATIONAL ARMY
Più il 2014 si avvicina e più la "palla che scotta" dovrà passare in mano agli afghani. Talebani, insurgent provenienti in particolare dal Pakistan e signori della droga, c'è da scommetterci, saranno ancora il principale problema degli afghani quando tutte le forze di coalizione della Nato se ne andranno da questa terra. Ce la faranno gli afghani a mantenere la sicurezza del territorio? Gli scettici, ad ora, prevalgono sui possibilisti. L'Afghan National Army e le forze di Polizia locali stanno pian piano assumendo il controllo delle operazioni, ma questa presa di responsabilità costa tanto in termini di vite umane. 243 soldati e 292 poliziotti feriti e uccisi ogni mese. Un tragico bilancio e una tendenza che solo i Mat e i Pat italiani potranno invertire (Military advisor team e Police advisor team). I Mat e i Pat, i Lawrence D'Arabia italiani, rappresentano il meglio che il nostro Esercito possa offrire. I curriculum che vantano sono tutti di primissimo piano: Somalia, Balcani, Iraq, Libano e Afghanistan. Inoltre, prima di volare in Afghanistan, si sottopongono ad un programma speciale di addestramento della durata di un anno. Il loro compito è quello di prendere per mano i 29mila soldati e poliziotti afghani e di istruirli in una iniziale fase di addestramento e di affiancarli nella successiva fase di operazioni sul campo. Grossi problemi di corruzione scuotono però le fila della Polizia afghana, mentre l'Ana nonostante la buona volontà, deve fare i conti con la carenza di alcune capacità operative che la rendono vulnerabile agli attacchi dei talebani. In particolare, queste carenza, riguardano la ricerca e la disattivazione di Ied (i famosi ordigni improvvisati), la dipendenza dal Close Air Support, il supporto aereo ravvicinato, e dal Medevac (evacuazione dei feriti) dell'Isaf. La sfida dell'anno che è appena iniziato, per gli afghani ma anche per le forze della coalizione, sarà proprio questa: rendere le forze afghane indipendenti, capaci di resistere agli attacchi dei talebani e diventare un vero punto di riferimento per il popolo che cerca protezione. "Offri ad un uomo un pesce e lo sfamerai per un giorno, insegnagli a pescare e lo sfamerai per l'intera esistenza…": questa è l'idea a cui si ispirano i Mat e i Pat nella speranza di poter essere determinanti per il futuro dell'Afghanistan.
 

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20/04/2013

«Terra desolata e affascinante e nei villaggi tanti bambini»

Dodici giorni di viaggio "embedded" al fianco dell'Esercito italiano

di NICOLETTA NOVARA
Ho capito l'Afghanistan solo quando l'ho visto dall'alto. Nella terra dei talebani e dell'oppio, della sabbia e del rame, tutto, è una questione di prospettiva. Una volta dentro, è inutile ostinarsi a guardare l'Afghanistan con occhi da occidentale. Nei miei dodici giorni da "embedded" al fianco dell'Esercito italiano sono salita sul CH-47, un elicottero a doppia elica da trasporto, per quattro volte. La prima ero emozionata. Il vento caldissimo mosso dalle eliche in fase di decollo rischiava quasi di farmi cadere. Siamo saliti, ci siamo posizionati. Le cinture allacciate sopra il giubbotto antiproiettile, l'elmetto in testa, la sciarpa sul volto, i tappi nelle orecchie e la macchina fotografica puntata verso il portellone aperto. Sul CH-47 si vola così: portellone aperto e mitragliere pronto a sparare in caso di pericolo. Dalla città di Herat e quindi dalla base madre di "Camp Arena", ci stavamo spostando 230 km verso sud, nella fob di Farah. Fob sta per forward operation base: è così che vengono chiamate le basi avanzate nel deserto. Sotto di noi una distesa di sabbia e sassi. Poche montagne a rompere quel deserto infinito. Per 230 km non abbiamo visto nient'altro che sabbia. Non un villaggio, non un fiume, non un gregge, non una strada, non una persona. Non c'era nulla se non questa distesa attraversata da sfumature sempre nuove, dolciastre e ramate e ancora rosa e rosso mattone e madreperla. Desolato e affascinante: questo è l'Afghanistan. A Farah abbiamo assistito alla transition: il passaggio di responsabilità della fob da mani italiane a mani afghane. La missione Nato "Isaf" di cui facciamo parte, ripiegherà dall'Afghanistan entro la fine del 2014. Per questo motivo anche il nostro contingente sta gradualmente lasciando la responsabilità di questa terra nelle mani degli afghani ed in particolare dell'Ana, l'Afghan National Army. La cerimonia è stata molto lunga, quasi logorante, piena di parole e di riti. A prendere la parola prima gli uomini, ma alla fine anche le donne. Per gli afghani la comunicazione è ancora un valore e implica sempre una tazza di thè.

HERAT
Nel Sector West a comando italiano i nostri militari si occupano di costruire anche le infrastrutture necessarie alla popolazione. Nella città di Herat, ad esempio, il nostro Esercito sta ultimando una caserma per i Vigili del Fuoco, una struttura che ospiterà i bambini di strada e degli alloggi per i familiari dei pazienti ricoverati presso il centro medico della zona. La manodopera è tutta afghana così come gli ingegneri che firmano i progetti. Per raggiungere i cantieri attraversiamo la città di Herat e vedo dal finestrino del blindato Wtlm - Lince uno scenario molto lontano da quel deserto che ho osservato dall'elicottero. Herat è invasa da motociclette, delle specie di vecchie moto Guzzi con a bordo tutta la famiglia: padre, bambino e madre rigorosamente senza casco, ma con il velo in testa. Oltre alle moto, sulle strade di Herat, corrono un fiume di taxi o meglio, un fiume di queste scatolette coloratissime per lo più a tre ruote in cerca di passeggeri. Ai bordi delle strade si aprono le vetrine dei negozi, i macellai appendono la selvaggina scuoiata, i fruttivendoli riempiono di giallo e arancione le cassette di legno o i teli appoggiati nel fango e ad ogni angolo, fra la gente e i bambini che corrono c'è qualche donna vestita con azzurri burqua che con leggerezza, come fosse un fantasma, scivola veloce sui marciapiedi. Ci fermiamo con i mezzi nei pressi della casa del governatore della provincia e subito due, tre, cinque bambini ci sono intorno. In mano tengono delle bilance: se gli allunghi qualche spicciolo ti ci fanno salire sopra per controllare il peso. I soldati, oltre a qualche euro, gli mettono in mano delle bottigliette d'acqua e dei succhi di frutta. «Non dargli niente - mi intimano - a meno che tu non ne abbia per tutti o si picchieranno di certo fra loro». Per tutti non ne ho e allora mi limito a scattare il momento: una foto per tutti che porterò sempre con me.


LA FOB DI BALA BALUK
Bala Baluk è l'ultima fob dell'Afghanistan. L'ultima perché l'unica che non ha ancora avviato la transition. A Bala Baluk incontro gli Alpini del 9° Reggimento l'Aquila e i "leoni" del San Marco. All'ingresso della piccola base che ospita appena 180 uomini sta un cartello di legno con la scritta When ever you are - Here you are a family e sotto la traduzione in arabo. Per quattro giorni loro saranno la mia famiglia, dormirò in tenda in sacco a pelo, mangerò nella loro mensa ed uscirò in pattuglia con loro. Bala Baluk se la sono costruita loro, con fatica, con i pochi rifornimenti che arrivavano dal cielo. Una casa scomoda con i bagni comuni, le docce comuni, spersa nel deserto e sotto l'attacco dei talebani. Eppure sarà la loro casa per sei mesi e c'è da credere che tutta quella condivisione rimanga nel cuore e un poco di nostalgia, una volta in Italia, Bala Baluk e il suo meraviglioso cielo stellato la facciano sentire per davvero. La prima uscita a cui partecipo mi porterà al vicino centro medico della zona. Per arrivarci dobbiamo attraversare il bazar di Bala Baluk: un tripudio di colori e fango, sporcizia e cibo, bambini che corrono e adulti che guardano i blindati sfilare davanti a loro. Il centro medico è molto piccolo, in uno stanzino tengono la loro scorta di medicine e ad operarvi solo tre medici e due ostetriche. Ai militari non chiedono soldi, ma medicine. Il primario del centro mostra orgoglioso un cartellone rosa dove viene annotato il numero dei parti. Nella sperduta Bala Baluk, ogni mese, vengono alla luce circa 40 bambini. Quando usciamo dal centro sono proprio loro che incontriamo: bambini che spuntano da ogni parte. Qualcuno di loro piange, altri ci sorridono speranzosi e uno, in particolare, continua a seguirmi. Mi guarda e si disegna un cerchio sul palmo della mano. Chiedo aiuto al nostro interprete e lui mi spiega che quel bambino vuole una penna. Mi chiedo se la potrà mai usare seduto dietro un banco di scuola. Finita la visita succede qualcosa di inaspettato: una macchina bianca percorre a grande velocità il piazzale del bazar e ne scendono tre uomini. Uno di loro, un ragazzo di vent'anni, sta molto male. «Ha ingerito del concime chimico! » urlano. I soldati lo portano subito nell'infermeria della fob: lo attende una lavanda gastrica d'urgenza. Il ragazzo, scoprirò più tardi, aveva cercato di suicidarsi.
Per il secondo giorno in fob è previsto un appiedamento in un vicino villaggio. Partiamo subito dopo pranzo, indosso il solito gap e l'elmetto. In mano sempre la macchina fotografica. Il villaggio è deserto e noi camminiamo vicini agli alti muri di fango arancione. Qualche soldato inizia ad innervosirsi per tutto quel silenzio e per la mancanza di persone e di bambini in giro per il villaggio. Arriviamo in quella che potrebbe essere una nostra piazza centrale, solo che quello è un semplice piazzale di ghiaia e non ci sono monumenti. Finalmente qualche anziano si affaccia sulla strada e i nostri militari iniziano un dialogo. Senza che me ne renda conto siamo contornati da tantissimi bambini. Ci guardano incuriositi e vogliono essere fotografati. A turno si mettono in posa e poi ridono e si prendono in giro quando guardano lo scatto nella macchina. Stiamo nel villaggio un paio d'ore, il tempo per distribuire medicine a chi ne ha bisogno.
Il terzo giorno la sveglia è all'alba. Dobbiamo essere tutti pronti per la missione. Un altro villaggio, ma questa volta andiamo con i mezzi blindati Wtlm-Lince in un'operazione congiunta con i soldati afghani. Il capitano della fob di Bala Baluk, Gianluca D'Amico, vuole incontrare gli anziani del villaggio. L'obbiettivo è capire come mai il mese scorso i talebani hanno attaccato l'esercito, se loro sapevano e se hanno bisogno di provviste. Con i mezzi blindati passiamo a zig zag per i campi. In questo modo dovremmo scongiurare il pericolo di Ied, gli ordigni improvvisati piazzati nella sabbia dai talebani, dagli insurgent e dai signori della droga. Il villaggio nel quale arriviamo vive grazie alle coltivazioni di oppio e marijuana. Non hanno altro modo per sopravvivere eppure accolgono con favore l'arrivo dei nostri militari. Dicono di essere stati minacciati dai talebani l'ultima volta che l'esercito ha portato loro da mangiare. «A noi non importa - affermano decisi - continuate pure a venire».
L'ultimo giorno nella fob è quello dei saluti, la sera prima qualcuno ha tirato fuori la chitarra e si è cantato fino a tardi. «Non facevamo una serata come questa da mesi» dice qualcuno quasi emozionato. E c'è da crederci perché nella fob di Bala Baluk si è sempre al lavoro, 24h su 24. Sempre all'erta, sempre pronti ad entrare in azione. Bala Baluk, l'ultima fob dell'Afghanistan.
 

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20/04/2013

«Ho scritto un libro per amore degli alpini»

Presentato il volume con le testimonianze dei reduci raccolte da Nadia Menghina

«La guerra è qualcosa di bruttissimo che però ti fa apprezzare tutte le altre cose, anche le più semplici». È questa la lezione più importante che Davide Andrea Menghina ha consegnato a sua figlia Nadia. Ma quella lezione, attraverso lei, è stata consegnata anche a tutti gli italiani, o meglio, a tutti i lettori di "Salutami la mia mamma": il libro, che raccoglie quarantaquattro testimonianze di alpini reduci della seconda guerra mondiale tutti originari del Comune di Villa di Tirano, è stato presentato ieri sera all'Auditorium Sant'Ilario dall'autrice Nadia Menghina, dal presidente provinciale degli Alpini Bruno Plucani, dal responsabile della commissione eventi Matteo Ghetti e dalla studiosa Maria Giovanna Forlani.
La pubblicazione, i cui proventi sono dati tutti in beneficenza a sostegno di quattro bambini pakistani, nasce in effetti praticamente per una felice casualità: «Il libro è stato pensato dopo aver trovato per caso sul web la testimonianza di mio padre e quella di altri alpini reduci della seconda guerra mondiale - ha spiegato l'autrice - ho letto quei racconti e subito mi è scattato qualcosa: ho deciso allora che tutte quelle storie dovevano essere raccolte e pubblicate». Quella volontà ha trovato un compimento appunto in "Salutami la mia mamma": a emergere, racconto dopo racconto, pagina dopo pagina, non è solamente la testimonianza della vita di guerra, del dramma bellico che costò la vita a militari e civili e che vide tanti dare prova di coraggio e dignità. La pubblicazione offre anche l'occasione per scoprire «il lato umano e semplice di questi alpini che prima di essere combattenti erano soprattutto uomini» come ha spiegato la stessa Menghina: contadini oppure operai alle prese con una guerra più grande di loro, ma da affrontare a testa alta e con coraggio.
«Fra le testimonianze che ho raccolto, una mi è rimasta particolarmente impressa - ha spiegato l'autrice - ed è anche una delle più brevi: è quella di un reduce che fondamentalmente non dice nulla se non che è troppo difficile ricordare. A questi uomini la guerra è rimasta dentro, non si è cancellata con il passare del tempo: per questo motivo a queste testimonianze sono incredibilmente affezionata. Ci tengo».
Certo quella di Davide Andrea Menghina occupa il posto d'onore nel cuore di Nadia: «Mio padre non mi aveva mai raccontato nulla della sua esperienza - ha dichiarato - forse perché anche per lui risultava incredibilmente difficile ricordare: scoprirla per caso il 31 dicembre del 2010 è stata una sorpresa importante, che mi resterà sempre dentro».

Betty Paraboschi

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20/04/2013

DIVIETI - Dal 25 aprile saranno progressivamente istituiti divieti di sosta e modifiche alla viabilità in varie zone della città interessate dagli allestimenti.
ZONA ROSSA - Dalle 14 di giovedì 9 maggio fino alle 24 di lunedì 13 maggio una zona del centro saràchiusa al traffico. La cosiddetta ZONA ROSSA.
RESIDENTI - I residenti potranno transitarvi venerdì e sabato da mezzanotte alle 8, mentre chi ha un ricovero per il proprio veicolo (garage, posto auto) potrà accedervi anche il giovedì e venerdì tra le 18 e le 20. Alcuni mezzi espressamente autorizzati (pronto intervento, invalidi, servizi domiciliari o di rifornimento) potranno entrare nella zona fino alle 20 di sabato 11 maggio.
ACCESSI - L'accesso potrà avvenire solo attraverso i varchi di piazzale Libertà, rotatoria via X Giugno/via Sant'Ambrogio, rotatoria via Campagna/via XXI Aprile, piazzale Torino, piazzale Roma. Non sarà comunque possibile transitare nelle vie occupate da strutture fisse.
PARCHEGGI - Dalle 14 di giovedì 9 alla mezzanotte di sabato 11 maggio chi risiede nella ZONA ROSSA, e non dispone di ricovero per il veicolo, nei giorni dell'adunata potrà utilizzare gratuitamente i parcheggi Cavallerizza e Urban Center di stradone Farnese, con ingresso e uscita da piazzale Libertà, mostrando il pass per la ZTL, (non sarà possibile accedere a tali parcheggi per tutta la giornata di domenica).
In viale Malta saranno inoltre disponibili una zona riservata del parcheggio pubblico e l'area militare del Polo di mantenimento pesante Nord.
ZONA BLU - Dalle 22 di sabato 11 nell'area dell'ammassamento ZONA BLU non sarà possibile parcheggiare e transitare, ad eccezione dei residenti.
RESIDENTI - Dalle 5 alle 22 di domenica 12 maggio il divieto di transito e sosta è esteso anche ai residenti.
SFILATA E STRADE CHIUSE - Dalla mezzanotte di sabato 11 maggio saranno chiuse al traffico le vie percorse dalla sfilata (strada Farnesiana dall'incrocio con via Beati, piazzale Velleia, piazzale Libertà, stradone Farnese, corso Vittorio Emanuele, piazzale Genova).
INFO - Costanti aggiornamenti sono disponibili sul sito web www. comune. piacenza. it o al Quinfo di piazza Cavalli tel. 0523.492223 oppure 0523.492224

Altre informazioni utili

Trasporto urbano - Gli autobus urbani ed extraurbani effettueranno l'ultima corsa con orari e percorsi consueti sino alla fascia delle 14.30 di giovedì 9 maggio.
piazza cittadella chiusa - Da quel momento e fino alla mattina di lunedì 13 maggio la stazione di piazza Cittadella sarà chiusa; le corse urbane avranno capolinea alla stazione ferroviaria mentre quelle extra urbane in via dei Pisoni. Gli autobus che transitano abitualmente nella zona rossa effettueranno una fermata in prossimità di tale zona e saranno poi deviati. Sabato gli autobus termineranno il consueto servizio per essere destinati a servizio
navetta per i partecipanti all'Adunata. saranno poi deviati per essere destinati a servizio navetta per i partecipanti all'Adunata.
Taxi - I taxi saranno operativi su tutto il territorio cittadino, comprese le aree interdette alla circolazione, compatibilmente con il massiccio flusso pedonale che interesserà numerose vie cittadine.
Saranno disponibili come di consueto presso le postazioni di piazzale Marconi/Stazione ferroviaria, via Emilia Parmense (Croce Bianca), Le Mose (Piacenza Expo), via Martiri della Resistenza 11, via Taverna (Ospedale civile), largo Morandi (Hotel Ovest).
Saranno invece sospese le seguenti postazioni: via Sopramuro da lunedì 6 maggio a lunedì 13 maggio; via IV Novembre (Cheope) dalle 8 di venerdì 10 maggio a domenica 12 maggio; via Cavour dalle 12 di giovedì 9 maggio a domenica 12 maggio.
Per informazioni e chiamate: radiotaxi 0523 591919.
Raccolta dei rifiuti - La raccolta rifi uti per gli esercizi pubblici (bar, ristoranti, pizzerie ecc..) sarà intensificata e garantita tutti i giorni da giovedì a domenica, con inizio alle ore 6. La raccolta del cartone, per le utenze commerciali venerdì avrà inizio alle ore 8; la raccolta di sabato sarà anticipata a venerdì, con inizio alle ore 12.
Venerdì 10 e sabato 11 maggio saranno sospese le seguenti raccolte di:
• rifiuti indifferenziati in centro storico (sacco nero), con unica raccolta, nella notte tra venerdì e sabato sia per le utenze domestiche che commerciali);
• plastica/barattoli (bidone blu) per le utenze domestiche; per le utenze commerciali raccolta nella sola giornata del venerdì dalle ore 7;
• vetro (bidone verde) per i condomini, raccolta anticipata a mercoledì egiovedì;
• carta (bidone grigio coperchio giallo), con unica raccolta, nella notte tra venerdì e sabato.
I centri di raccolta di via XXIV Maggio e via Pastore, sabato e domenica saranno chiusi. Sarà garantito lo svuotamento dei cassonetti stradali dei rifiuti indifferenziati; si raccomanda ai cittadini di evitare di depositare i rifiuti fuori dai contenitori.
Salute - Nei giorni dell'Adunata saranno potenziati i servizi di assistenza sanitaria:
• continuità assistenziale (Guardia medica tel. 0523 302224), con medici presenti nelle sedi Cri (viale Malta) e Croce Bianca (via Colombo) in aggiunta alla sede di via Anguissola.
• punti medici straordinari costituiti da un ospedale da campo in piazza Casali, 3 posti medici avanzati ai chiostri del Duomo, in via Farnesiana e in via Alberici e 6 posti di prima assistenza a piazzale Libertà, al campo Daturi, a piazzale Marconi, in via Verdi, in piazzale Genova e in piazza Cavalli.
OSPEDALE - Le attività e gli orari di apertura al pubblico dei reparti dell'Ospedale di Piacenza saranno regolari. Sarà aperto il parcheggio auto del
Polichirurgico. Per accedere al Pronto soccorso, in automobile sarà necessario passare da piazzale Torino (utilizzando la nuova rampa).
SERVIZI AUSL - I seguenti servizi Ausl saranno chiusi al pubblico da venerdì 10 a domenica 12 maggio (info su www. ausl. pc. it o tel 0523.302224) gli uffici e gli sportelli nelle sedi di piazzale Milano e dell'Ospedale di Piacenza; il Centro diurno del dipartimento di Salute mentale di piazzale delle Crociate. Saranno sospese le attività ambulatoriali in Ospedale (compreso il laboratorio analisi) e nelle sedi di piazzale Milano, Baia del Re, presso le case di cura Piacenza e Sant'Antonino e in piazzale Torino.
FARMACIE - Tra il 9 e il 12 maggio le farmacie cittadine seguiranno i consueti orari di apertura e chiusura. Saranno di turno per il servizio diurno (dal 10 al 16 maggio dalle 8.30 alle 22) le farmacie Raimondi in via Emilia Pavese 86 e Bertuzziin via Roma 141. Effettueranno il servizio notturno (dalle 22 alle 8.30) giovedì 9 maggio la farmacia di Piacenza in via Cella 56, venerdì 10 maggio la farmacia Caberti in via Martiri della Resistenza 14, sabato 11 maggio la farmacia Comunale Manfredi in via Manfredi 72/b., domenica 12 maggio la farmacia Zacconi in via Legnano 5. Per informazioni: tel 0523 330033.
Scuole - Venerdì 10 e sabato 11 maggio le lezioni saranno sospese in tutte le scuole di ogni ordine e grado (nidi, scuole d'infanzia, primarie, secondarie di primo e secondo grado, professionali, enti di formazione, istituti di istruzione superiore). Dalle 14 di giovedì 9 maggio alle 14 di lunedì 13 maggio, inoltre, non sarà possibile utilizzare le palestre scolastiche, destinate a ospitare cori e fanfare.
Aree verdi - Le aree verdi cittadine recintate saranno chiuse da lunedì 6 maggio a sabato 11 maggio; verranno regolarmente riaperte a partire da domenica 12 maggio.

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20/04/2013

Sono 35mila i "prigionieri" della zona rossa

I residenti: «Si è deciso senza alcun confronto di paralizzare il centro storico per quattro giorni»

«Paralizzare il centro per quattro giorni? Assolutamente no». È questo il mantra di moltipiacentini che dal 9 al 12 maggio si troveranno di fatto "prigionieri" di un centro storico invaso dagli alpini e di fatto bloccato alla circolazione: le raccomandazioni istituzionali alla "necessaria pazienza" sembrano far poco di fronte alle preoccupazioni dei 35mila cittadini che risiedono nella cosiddetta "zona rossa", la tanto ambita intramurale.
«Il disagio è notevole: i blocchi al traffico sono comprensibili, ma paralizzare completamente il centro per quattro giorni non è accettabile» ha commentato la presidente degli Amici dei Giardini Margherita e Merluzzo Giovanna Ferrari, «apprezziamo il fatto che almeno i Giardini Margherita resteranno chiusi durante la manifestazione in modo da evitare il rischio di bivacchi. Ma i disagi di chi deve andare a lavorare e si trova asserragliato in casa non si possono tollerare».
Dello stesso avviso anche Umberto Fantigrossi, portavoce dell'Associazione dei Residenti del centro storico: «Sono delle misure indubbiamente pesanti e spiace il fatto che siano state presentate senza alcuna possibilità di confronto - ha dichiarato - il problema è che si pensa al centro storico come a uno spazio sempre a disposizione: in questo caso però sarebbe stato opportuno confrontarsi sulle misure di chiusura al traffico anche in vista dei disagi che si creano non solo ai lavoratori, ma pure alle cosiddette "utenze deboli", a tutte quelle persone che hanno una mobilità limitata».
«Sarebbe stato corretto avere un qualche permesso in più per poter accedere alla "zona rossa" anche durante la giornata in fasce orarie stabilite» gli ha fatto eco il presidente dell'Associazione Centro Storico di Piacenza Gianpaolo Aspetti che raduna commercianti, residenti e artigiani della zona «se si fosse permesso ai residenti di accedere anche solo per un paio d'ore in più a metà giornata rispetto alle fasce previste magari qualche disagio sarebbe stato risparmiato».
Concorde anche il "collega" Ferdinando Beltrani, commerciante e residente che ha dichiarato: «Noi avremo bisogno di aiuto ma non solo per l'adunata: occorre affrontare le difficoltà del centro non solo quando ci sono degli eventi di questo tipo».
Si aspetta un po' di "elasticità" invece Paolo Cordani del Comitato Operatori Botteghe del Borgo: «Mi auguro vengano prese in considerazione le singole esigenze di chi vive e lavora in centro» ha spiegato, mentre Anna Maria Rossetti degli Amici del Facsal ha invitato i piacentini «a non essere prevenuti, ma fiduciosi».

Be. Pa.

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20/04/2013

Adunata, ecco come cambia la città: 100mila opuscoli per saperne di più

«Una rivoluzione pacifica - spiega il sindaco Dosi - che porterà grandi benefici»

Alpini in arrivo: Piacenza fa rima con pazienza. Dovranno averne tanta i piacentini durante i giorni dell'adunata nazionale degli Alpini, che di fatto "immobilizzerà" la città e soprattutto il centro storico da giovedì 9 a lunedì 13 maggio: a partire dalle 17 di giovedì infatti fino alle 5 di lunedì la cosiddetta "zona rossa", ossia quella intramurale, verrà quasi completamente interdetta al traffico veicolare. Certo non mancheranno le eccezioni: i "varchi temporali" di transitabilità quotidiani da mezzanotte alle otto del mattino per residenti e mezzi di approvvigionamento dei pubblici esercizi e quelli del giovedì e venerdì dalle 18 alle 20 per i residenti con garage o posto auto ne sono l'esempio. Ma di fatto il centro cittadino risulterà zona "off limits": lo hanno ben chiarito il sindaco Paolo Dosi, la comandante della Polizia Municipale Renza Malchiodi e il presidente della federazione provinciale Alpini Bruno Plucani durante la presentazione in municipio della "Guida pratica per vivere insieme una grande festa" che è stata stampata in 100mila copie e nei prossimi giorni verrà recapitata a tutti i piacentini.
"Ci rendiamo conto che le abitudini quotidiane della cittadinanza risulteranno completamente rivoluzionate" ha confermato il primo cittadino, "occorrerà portare pazienza anche perchè la manifestazione rappresenta un unicum nella storia della nostra città e porterà uno straordinario beneficio: proprio con l'obiettivo di garantire un'informazione il più possibile completa sull'organizzazione e sulle modifiche alla viabilità che saranno introdotte in quei giorni abbiamo pensato di realizzare questa guida".
Nello specifico si tratta di un vademecum sui cambiamenti che Piacenza si troverà a vivere in quelle giornate: il primo e più importante è appunto la chiusura del centro storico alla cittadinanza che potrà accedere alla "zona rossa" negli orari e secondo le modalità previste esclusivamente da piazzale Libertà, dalle rotatorie fra via X Giugno e via Sant'Ambrogio, fra via Campagna e via XXI Aprile, da piazzale Torino e da piazzale Roma.
"Per cercare di ovviare parzialmente ai disagi dei residenti del centro senza garage, verranno resi disponibili 1300 posti auto gratuiti per i quali occorre fare richiesta al sito del Comune o al comando di via Rogerio" ha spiegato Malchiodi. Sempre nella zona rossa risulterà interdetto anche il trasporto pubblico urbano, mentre potranno transitare taxi, mezzi di soccorso, servizi domiciliari sanitari e mezzi di raccolta rifiuti; off limits anche la zona dell'ammassamento da via Farnesiana a barriera Genova sabato e domenica.
"In città verranno allestiti un ospedale da campo e dei punti medici straordinari, mentre resteranno chiuse le scuole e le aree verdi" ha concluso Malchiodi. E proprio per le aree verdi, Plucani ha chiesto "una attenzione capillare in modo da evitare bivacchi e invasioni folkloristiche che nulla hanno a che fare con gli Alpini".

Betty Paraboschi

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20/04/2013

La città vestita di Tricolore

I cittadini sono invitati ad esporre la bandiera italiana sulla propria abitazione. Le bandiere sono disponibili presso la sede del Comitato organizzatore dell'Adunata - Coa (via Cremona 1, tel. 0523-593230), versando un piccolo contributo. Ma anche nelle edicole con l'offerta speciale di Libertà.
Come si espone il Tricolore: se esposto in verticale, il verde deve rimanere in alto, se esposto in orizzontale, il verde deve rimanere a sinistra.
Stand gastronomici
Due grandi padiglioni per la ristorazione, allestiti dal Comitato organizzatore dell'Adunata e aperti a tutti, saranno collocati in via IV Novembre e via Campo della Fiera. Altri punti di ristoro di minori dimensioni si troveranno in via Giordani e al termine del Pubblico Passeggio, vicino a piazzale Libertà.
Mostre

EX OSPEDALE MILITARE (ingresso da via Palmerio) Orari: dal 6 all'8 maggio 9-14; 10 e 11 maggio: 9-12 e14-20; 12 maggio: 9-12 e 14-18.
• "La campagna di Russia - dallo C. s. i. r. all'A. r. m. i. r. ": posta militare, documenti, medaglie e Domeniche del Corriere nel 70° anniversario.
• "Alpini in divisa": uniformi degli Alpini utilizzate durante la campagna di Russia nel 70° anniversario.
• "Sangue donato": memorie di prigionia di un reduce alpino.
• "Donne - Alpini": l'amore senza tempo, attraverso le cartoline.
• "Vajont - per non dimenticare": mostra fotografi ca in ricordo di una delle più grandi tragedie del dopoguerra, nel 50° anniversario.
• "Alpini in Cina": diario inedito con ricca documentazione fotografica di 4 piacentini che parteciparono alla Campagna di Cina 1912-1920).
• "L. f. m. s. ": mostra fotografica.
• "Bozzetti medaglie e manifesti": i vincitori e non, del concorso Ana per la medaglia e il manifesto dell'86ª Adunata nazionale
di Piacenza.
• "Il Laboratorio pontieri e il Polo di mantenimento pesante Nord": mostra fotografica, documenti storici e artiglierie.

AMICI DELL'ARTE (ingresso da via San Siro 13) Orari: dal 6 al 9 maggio 9-14; 10 e 11 maggio 9-24; 12 maggio 9-18.
• "La disfatta - La tragica ritirata di Russia": mostra fotografica, documenti e cartografi e della ritirata dal fronte russo.
• "Noi Alpini": la vita di caserma in foto.
• "Archivio Andreoletti": foto inedite dall'archivio di uno dei presidenti dell'Ana.
La cittadella degli alpini
Dal 9 al 12 maggio il Campo Daturi ospiterà la Cittadella degli Alpini, con una suggestiva esposizione di mezzi e gli equipaggiamenti di ultima generazione in dotazione ai reparti alpini dell'Esercito. Sarà un'attrazione per tutti i piacentini, in particolare per i giovani, scolaresche comprese, ai quali saranno dedicate le giornate di giovedì 9 e venerdì 10. La cittadella verrà organizzata su tre aree, dedicate alla montagna, alle operazioni e ai mezzi, e alla storia del Corpo, con esposizione di cimeli d'epoca. Tra le attrazioni: un ponte tibetano, una palestra di roccia, e la pista da fondo sintetica.
Mercati e commercio
Nei giorni dell'Adunata si svolgerà una grande manifestazione commerciale sul Pubblico Passeggio e vie limitrofe, con stand alimentari e bancarelle specializzate nella vendita di prodotti tematici strettamente connessi alla manifestazione.
Il mercato bisettimanale abitualmente dislocato in piazza Duomo e piazza Cavalli mercoledì 8 maggio sarà spostato sul Pubblico Passeggio, mentre sabato 11 maggio si sposterà in zona via Tramello - via Maculani.
 

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19/04/2013

Castagnetti: «Sarà un'invasione pacifica di centinaia di migliaia di persone per bene»

L'ex Capo di Stato Maggiore: «Problemi risolti se i politici imparassero dagli alpini»

(fri) «Per me è una gioia che si faccia l'Adunata nazionale degli alpini a Piacenza. E' un'invasione pacifica di centinaia di migliaia di persone per bene che nella loro vita hanno sempre espresso dei valori altissimi: la solidarietà e l'onestà che è anche il motto di quest'anno». Il generale Fabrizio Castagnetti, piacentino, ex capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano, è raggiante per l'arrivo degli alpini il prossimo maggio. Ci tiene a ricordare il terremoto del ‘76-'77 nel Friuli, la terra originaria degli Alpini. «Il contributo del governo americano non venne dato al governo italiano - evidenzia - come avviene di solito, ma all'Associazione nazionale alpini. Sarà pure un caso, ma la ricostruzione del Friuli è avvenuta con una certa celerità». Per il generale l'Adunata porta delle certezze. Il motto di quest'anno è onestà e solidarietà: «Se i cittadini, se i politici seguissero questo motto, penso che i problemi sarebbero tutti risolti in quattro e quattr'otto». I politici, quelli piacentini, in sala ci sono, così come coloro che hanno sostenuto l'Adunata. Si veda la Camera di Commercio piacentina, con il suo presidente Giuseppe Parenti, e Cariparma Crédit Agricole. Per l'istituto di credito, in particolare, quella di Piacenza è la seconda adunata sostenuta nel giro di otto anni. Nel 2005 aveva affiancato il grande raduno nella città di Parma.
«Cariparma vuole dare a Piacenza un ulteriore segnale di vicinanza e attenzione al territorio - ha spiegato Maurizio Crepaldi, direttore Territoriale della Banca. In città è nato Il Centro di Formazione dell'intero Gruppo e, giusto una settimana fa, abbiamo lanciato un nuovo modello di servizio che si è scelto di implementare a Piacenza come prima provincia italiana. Oggi siamo lieti di essere al fianco degli Alpini in questo territorio che rappresenta le radici storiche del nostro istituto di credito».

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19/04/2013

Perona (Ana): con le penne nere arriveranno allegria e ottimismo

Ultima adunata da presidente. «In Emilia il Tricolore è nato, non si discute»

«Sono arrivato alla mia ultima adunata, da presidente Ana naturalmente, poi spero di farne altre». Il discorso di Corrado Perona, l'ottantenne numero uno degli alpini italiani, commuove e riceve, oltre agli applausi, l'affettuosa carezza del sindaco Paolo Dosi. Per comprenderne il perchè iniziamo dalla fine.
Da quando Perona illustra l'ordine di sfilata. «Mi hanno chiesto perchè non si sfila per battaglioni di appartenenza ma per sezioni» rivela. «Perchè la vita dell'alpino parte dal gruppo e dalle Sezioni - la risposta - e da lì si sviluppa la politica associativa». «Questo amore che c'è per gli alpini deriva anche dal fatto che in Italia noi abbiamo 4.400 gruppi, siamo una grandissima realtà distribuita capillarmente sul territorio - sottolinea con la voce roca -. Un territorio che va difeso e che va onorato». «Nella sfilata - spiega la regola rigorosa - noi non accettiamo nessuno che non sia alpino. L'unica eccezione la facciamo per i sindaci. Perchè il sindaco per noi rappresenta quell'unione tra il gruppo, la sezione e l'istituzione. Per noi l'istituzione più vicina è quella del sindaco, perchè lo troviamo per strada, al bar, perchè porta la fascia tricolore che è il segnale più bello. Il tricolore è l'Italia. Noi alpini non apparteniamo solo a noi stessi ma apparteniamo alla comunità italiana». Applausi.
Perona parte dalla sua prima Adunata, da bambino. Era il 1947 o giù di lì. «Quando mio padre prese il cappello da alpino e disse alla famiglia: "Vado all'Adunata". Era una festa per tutti noi». Anche per chi restava a casa.
«Queste adunate che sembrano tutte uguali sono in realtà diverse - osserva Perona -. Vai in cerca dell'amico, ti sei dato appuntamento, ma c'è anche un altro modo per partecipare. Ci vai con la tua sezione, con il tuo gruppo e quindi la festa è ancora più grande. L'Adunata si vive dentro noi stessi: prima, durante e dopo. Arrivano dal Sudafrica, dall'Australia, è la famiglia che si ritrova a Piacenza». Con il 12 maggio prossimo Perona chiude. «Sono contento che sia a Piacenza: nove anni fa avevo cominciato a Parma e concludo le mie adunate da presidente in una bella regione, di gente che lavora e che sorride».
Ancora: «Insieme a voi desideriamo ribadire il significato del tricolore. Come a Torino abbiamo ribadito nei 150anni dell'Unità d'Italia che l'Italia è unica, qui ribadiamo che il tricolore non si discute. Ci troviamo tra alpini in congedo e in armi. E' un tutt'uno da sempre. Ci sentiamo tutti figli della montagna e del cappello che noi portiamo. L'Adunata è il connubio di questa amicizia spontanea tra alpini e popolazione che non deve essere nè preparata nè costruita perchè è spontanea, viva e vivace». «Qui a Piacenza faremo un po' di rumore - si scusa Perona - faremo un po' di disordine, ma quando l'allegria o la voglia di sentirci alpini che fanno festa esplode, esploderà l'entusiasmo. Perchè è vero che questo è un tempo in cui bisogna riflettere, ma bisogna anche partire con un po' di ottimismo. Vogliamo dire alla gente che fare festa con gli alpini porta bene».

fed. fri.

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19/04/2013

«L'Adunata degli alpini grande festa popolare»

In Sant'Ilario la presentazione dell'evento straordinario

L'Adunata nazionale degli alpini (dal 10 al 12 maggio prossimi) a Piacenza sarà una grande festa popolare. Lo sostengono tutti nella presentazione ufficiale di ieri mattina. L'auditorium di Sant'Ilario è vestito a festa come se fosse il giorno dell'annessione al Regno d'Italia di Piacenza Primogenita. Coccarde, bandiere, persino nelle piante e nei fiori i colori della bandiera italiana. Ai lati del palco i gonfaloni di Comune di Piacenza e Provincia. Sul palco le massime autorità della famiglia alpina. Dal presidente Ana Corrado Perona al generale di corpo d'armata Alberto Primicerj.
«Se non recuperiamo il senso del patto sociale c'è posto solo per l'individualismo» dice Bruno Fasani, direttore de l'Alpino, ma anche giornalista e sacerdote della diocesi di Verona. Perchè l'Adunata nazionale è un "patto sociale". Lo si capirà bene negli interventi che seguiranno.
E' il presidente della Sezione alpini di Piacenza, Bruno Plucani, a dare il suo benvenuto ed a sottolineare come «quest'avventura sia iniziata un anno e mezzo fa assieme alle istituzioni in uno spirito di grande collaborazione». «Piacenza è ogogliosa di poter ospitare in città un evento di queste proporzioni - prende la parola il sindaco Paolo Dosi -, in termini anche di valori e di contenuti. Crediamo che Piacenza sia pronta. E' vero, forse l'immagine che trasmettiamo all'esterno è di una città apparentemente sommessa, come dice monsignor Fasani. In questi giorni Piacenza, grazie agli alpini, avrà un volto molto diverso e ci auguriamo che questo volto possa rimanere nel tempo». Il sindaco rinnova l'appello ai cittadini a mettere le bandiere ai balconi e alle finestre delle proprie abitazioni per una città più accogliente. Il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, evidenzia il grande lavoro di squadra che ha portato all'Adunata. «Lo sforzo delle istituzioni viene da lontano» dice e cita il suo predecessore Gian Luigi Boiardi e l'ex sindaco Roberto Reggi. Evidenzia come la storia di Piacenza si intrecci con quella degli alpini: «Piacenza è la Primogenita ad aderire ad uno spirito di identità nazionale, quell'identità e quello spirito che sono il dna della storia degli alpini. Avere a Piacenza l'Adunata nazionale ci aiuta e ci rende orgogliosi di essere italiani e piacentini. La grande festa popolare dell'Adunata ci aiuterà in questi tre giorni a riscoprire, in un momento difficile per il Paese, quei valori quali l'unità nazionale, il senso di coesione e di unità popolare, il senso di solidarietà sociale che sono tipici degli alpini». Al tavolo presente anche il vice presidente vicario dell'Ana, Adriano Crugnola e, come detto, il generale di Corpo d'Armata, comandante delle truppe alpine, Alberto Primicerj. «Gli alpini in arme e quelli dell'Ana sono un'unica famiglia unita e salda - sottolinea -. Gli alpini in servizio sono attivi nel campo della sicurezza e della difesa oltre all'aiuto alle popolazioni in sofferenza, gli alpini dell'Ana sono portatori dei nostri valori e della solidarietà sociale». Il generale evidenzia poi gli eventi militari dell'Adunata: dall'alzabandiera del venerdì 10 maggio all'arrivo della bandiera di guerra del primo reggimento artiglieria da montagna della Taurinense, appena tornata dall'Afghanistan».
E' don Fasani a chiudere una conferenza di presentazione dai tempi militari. «So che a Piacenza c'è un fegato in bronzo - dice riferendosi a quello etrusco -. Un fegato di agnello con il quale gli aruspici interrogavano il futuro. Credo che, in senso metaforico, il fegato sia l'Adunata degli alpini che sono ad un tempo anche gli aruspici per indicare come in Italia c'è davvero un moto di speranza che fiorisce da una volontà di camminare andando avanti».

Federico Frighi
 

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19/04/2013

Pronto il piano di emergenza

In città un ospedale da campo e 9 posti medici avanzati

Un ospedale da campo in piazza Casali, 3 posti medici avanzati ai chiostri del Duomo, in via Farnesiana e in via Alberici e 6 posti di prima assistenza a piazzale Libertà, al campo Daturi, a piazzale Marconi, in via Verdi, piazzale Genova e piazza Cavalli.
E' ormai pronto il Piano sanitario di emergenza predisposto dall'Asl assieme a tutti i soggetti interessati per operare al meglio nei giorni dell'Adunata nazionale degli alpini. Saranno potenziati i servizi di assistenza sanitaria, la continuità assistenziale sarà garantita dalla Guardia medica, con medici presenti nelle sedi Cri di viale Malta e della Croce Bianca in via Colombo, in aggiunta alla sede del 118 in via Anguissola.
Il personale più direttamente coinvolto, quello del Pronto soccorso e del 118, non potrà andare in ferie, i turni diurni di sabato e domenica saranno potenziati al pari di quello di sabato notte e scatterà un Piano di emergenza per il maxi-afflusso ospedaliero che interesserà anche le strutture Asl della provincia. L'azienda sanitaria avrà il compito di coordinare il lavoro, in città opereranno il 118 e la rete ospedaliera collegata, l'Anpas, la Croce rossa, la Misericordia e l'Associazione nazionale alpini. Progetto Vita metterà a disposizione di alpini opportunamente formati 50 zainetti con altrettanti defibrillatori per un pronto intervento in caso di arresto cardiaco.
Pompieri: nessun rinforzo
Sono in attesa di conoscere come comportarsi, invece, i vigili del fuoco, i cui sindacati oggi sono intervenuti con una nota unitaria. «Non abbiamo nessuna intenzione di fomentare azioni di protesta nè prima nè durante la manifestazione degli alpini - spiegano le organizzazioni sindacali -, ma già da tempo abbiamo solo fatto notare che ad oggi non vi sono piani di emergenza diversi da quelli ordinari, ovvero non sono previsti aumenti di uomini e mezzi nelle giornate della manifestazione. Pertanto i vigili del fuoco si occuperanno del soccorso come fanno tutti i giorni, come se fosse una normalissima giornata perché non abbiamo ad oggi nessuna disposizione diversa in merito a detto evento. Il personale dei vigili del fuoco di Piacenza - concludono i sindacati - cercherà di dare il miglior servizio al cittadino anche in condizioni particolari come quella che prevede l'invasione pacifica e festosa in occasione di quello che sarà un bell'evento».
Per il momento nessun commento di replica è arrivato dal Comando provinciale di viale Dante.

Michele Rancati

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18/04/2013

«Guerra finita Duce kaputt»

Di fronte a queste parole Luigi Cattivelli avvertì un brivido attraversargli la schiena in un misto di emozione, frenesia, panico, felicità, paura. Subito si rese conto che il giorno giusto era arrivato, che il momento tanto sognato e spesso creduto impossibile era davvero a portata di mano, lo stava vivendo, ne era partecipe. Quelle parole le aveva pronunciate l'austriaco Franz, il suo controllore e secondino, un uomo robusto dall'aspetto mite appena smorzato dalla rigidezza della divisa. Le vicende della storia e della vita lo avevano costretto a partecipare alla guerra, ma in realtà detestava le armi. Nel pronunciare quelle parole, udite da una radio gracchiante che insieme al resto annunciava l'imminente caduta di Berlino, era anche lui preda dell'agitazione e dell'impazienza. Ora era davvero finita e i due uomini, uno di fronte all'altro, occhi negli occhi, così diversi ma nel profondo uguali, condivisero uno dei momenti più significativi e indimenticabili della loro vita. Negli sguardi di entrambi, nei sorrisi appena accennati, nella voglia raffrenata di abbracciarsi, tra le montagne austriache gonfie dei profumi e dei colori di un aprile davvero speciale, nell'aria si percepiva l'eco di una piccola grande parola: libertà. Luigi si trovava in Austria, esattamente a Klagenfurt, prigioniero di guerra in un campo di lavoro. Era stato catturato in Montenegro dai tedeschi dopo l'8 settembre 1943, aveva attraversato mezza Europa su treni dove erano ammassati centinaia di uomini tra la sporcizia e la ruggine, in una guerra che sembrava non finire mai.
La cattura aveva significato per lui, come per tutti gli Alpini del battaglione, un blackout improvviso e devastante: niente più lettere, né permessi, né certezze; era diventato solo un numero in una lunga lista, prigioniero in mano al nuovo nemico, merce sballottata qua e là senza possibilità di replica. Luigi non era tra quelli che erano scappati sui monti, uniti ai partigiani slavi. Era un soldato che a malapena sapeva sparare; per questo l'avevano adibito a cuoco da campo: e così era stato tra i primi ad essere catturato. Nella fattoria dove era stato destinato a lavorare come prigioniero, aveva conosciuto Franz. Era un campo di lavoro per lo più agricolo e lui era fisicamente adeguato alla situazione. Tanta manna dopo mesi passati nei campi di concentramento! Luigi capì subito, dai gesti di benvenuto, che Franz non era un rigido e crudele comandante né un fanatico combattente: come tutti loro sembrava un cane bastonato dall'assurdità della guerra. (...)

Luigi Torregiani,
Quasi giorno, quasi casa, quasi amore
Edizioni Pontegobbo
 

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18/04/2013

«Il Po lo "prese per mano" e lo accompagnò dalla sua Luisa»

La storia del soldato Luigi Cattivelli narrata dal nipote Luigi Torreggiani

di ANTONELLA LENTI

Luigi Torreggiani ha preso spunto dalla canzone Generale di Francesco De Gregori per dare il titolo al suo romanzo dedicato al nonno alpino Luigi Cattivelli Quasi giorno, quasi casa, quasi amore edito nella collana Il Girasole delle edizioni Pontegobbo. Il libro sarà presentato il 20 aprile al Centro polifunzionale di Sarmato alle 21, presente l'autore intervistato da Cristian Brusamonti, collaboratore di Libertà. «E' dedicato al nonno materno. L'idea di scriverlo è scaturita tre anni fa», dice Luigi Torreggiani, giornalista, che vive ad Arezzo dove lavora alla rivista Sherwood. Ha 26 anni, tanti quanti ne aveva il nonno raccontato nel romanzo. Spesso torna a Sarmato e ci sarà anche per la prossima adunata delle penne nere. «Ci hanno mobilitato per dare il nostro contributo all'adunata».
Sulla copertina del volume ci sono gli scarponi e il cappello «realmente appartenuti al nonno. Per tutta la vita, dopo la guerra, li ha tenuti con estrema cura e infatti, quando è mancato, li ho ritrovati che sembravano appena lucidati. Prima di decidere se scrivere un libro mi sono fatte molte domande: vale la pena raccontare una storia così semplice, quasi banale di una persona normale che nel suo periodo da militare non ha salvato vite umane? Di una persona che ha scelto di stare in cucina per non sparare? Alla fine mi sono detto, sì, ne vale la pena».
Il racconto dell'alpino di Sarmato si apre con la notizia della caduta di Mussolini e si chiude con il suo arrivo a casa, nella sua casa di sempre.
Da lì la narrazione sul giovane alpino Luigi "passa il testimone" alla vita vera che il nonno Cattivelli ha vissuto lungo le rive del Po tenendo sempre nel cuore il periodo del militare vissuto dal di dentro come sempre succede per chi, giovane, è testimone di grandi eventi. E una guerra un evento lo e', seppure tragico. Luigi Cattivelli non aveva una grande passione per le armi: «Quando fu arruolato, per non sparare disse che la sua specialità era la cucina e così visse la vita militare preparando il rancio ai soldati. Diverse foto contenute nel libro lo ritraggono col grembiulone da cuoco o con in mano grandi marmitte... Oltre alle foto ci sono anche due disegni «che il nonno - dice Luigi Torreggiani - ha realizzato anni dopo, intorno alla metà degli anni Cinquanta. Uno di questi riproduce una scena realmente accaduta quando il nonno entrò in casa di una famiglia in Montenegro per chiedere da mangiare. Gli fu dato, ma la la donna ebbe paura e strinse tra le braccia la figlia piccola».


DUE LUIGI DI 26 ANNI
«Quando ho compiuto 26 anni mi è venuto un flash. 26 anni era anche l'età del nonno quando tornò a casa dopo aver combattuto nella seconda guerra mondiale. Un'eta che rappreenta un passaggio obbligato per tutti: il passaggio dalla vita di un ragazzo e quella di un adulto verso cui l'esperienza cruenta della guerra lo ha catapultato. Quando ho pensato di mettere sulla carta quello che per anni ho sentito nel racconto dal vivo del nonno, mi sentivo in un periodo di passaggio. E' stato un po' questo l'elemento che ci ha accomunati: i nostri 26 anni. L'idea di scrivere il libro, poi, non lo nascondo, mi è frullata in testa per diverso tempo perché il nonno mi ha sempre raccontato tanti aneddoti della sua incredibile vicenda che da bambino mi hanno sempre molto colpito».
Luigi Cattivelli, alpino di Sarmato catturato in Montenegro dai tedeschi, dopo l'8 settembre del 1943 ha scelto di tornare a casa. La sua una storia e' intrisa di avventura, perché il suo ritorno a Sarmato non è stato soltanto salire su un camion e arrivare a casa. Il suo è stato un viaggio a piedi affiancato da un solo amico, il Po che, incrociato a Rovigo, lo ha "preso per mano" fino a Sarmato. «Una mattina presto - racconta Luigi Torreggiani - è stato svegliato da un soldato austriaco che lo ha informato della morte di Mussolini e che la guerra stava volgendo al termine. Hanno deciso di scappare: un uomo, l'austriaco, e un ragazzo, mio nonno. Il soldato austriaco aveva già fatto la prima guerra mondiale ed era stato richiamato per la seconda volta. In guerra aveva anche il figlio e così aveva preso sotto l'ala mio nonno considerandolo quasi un figlio. Spesso, infatti, gli confessava: "Spero che qualcuno faccia la stessa cosa che sto facendo per te anche verso mio figlio". Un racconto che mi ha sempre trasmesso molta profondità e umanità».
C'è poi una seconda parte della storia. «Il nonno incontra lungo la via un gruppo di soldati italiani e da qui inizia il tentativo di rientro con i mezzi di fortuna. In questo modo arriva a Rovigo. Si trovava sulle rive del Po e gli viene l'idea che, seguendo il corso del Grande Fiume, avrebbe potuto facilmente e da solo tornare nella sua Sarmato per incontrare l'amata Luisa con cui era fidanzato già prima della partenza per la guerra».


«NON VADO A MILANO»
Tanti gli annedoti raccolti nel racconto del nonno. «Sì, come quando a Udine incontrò un giovane di Borgonovo e, dalle parti di Rovigo, incrociarono un gruppo di partigiani diretti a Milano. Il nonno decise di non seguirli, preferì risalire a piedi lungo il Po. Alla fine riuscì ad arrivare a casa prima dell'altro ragazzo. Infatti percorrere le strade urbane era più rischioso perché in quel periodo nessuno si fidava più di nessuno e, a furia di controlli, non ti lasciavano più partire. Così seguì il suo istinto: "Dal Po non mi muovo, non vado a Milano, il Po è la strada maestra che mi porterà a casa". Tra gli aspetti che metteva sempre in evidenza quando raccontava la sua storia - prosegue Luigi Torreggiani - c'era il silenzio nel quale si trovò sulla strada del ritorno. Una situazione così diversa da quella vissuta negli anni della guerra. Ma non mancano le amare sorprese che avrebbero rallentato il cammino come i ponti saltati a causa dei bombardamenti. Poi, quasi alle porte di casa, gli accadde un espisodio che mise a rischio la sua vita. Appena prima di Borgonovo incontrò un gruppo di fascisti e tedeschi nascosti come tanti gruppi di sbandati o irriducibili. Vedendo che stavano arrivando nella sua direzione, decise di gettarsi in un carro di carote che un contadino stava raccogliendo nel suo campo. Il drappello nemico si avvicina al carro e gli uomini infilano i fucili nel carico, per puro caso non intercettarono il suo corpo e quindi fu salvo. Mio nonno ringraziò moltissimo il contadino che, grazie al suo carro, aveva contribuito a salvarlo.
Arrivato poi a Borgonovo andò a casa del ragazzo incontrato lungo il percorso del suo rientro, ma ancora non era tornato a casa. Arriverà un mese dopo.
Tempi di guerra, tempi difficili sia per chi era impegnato come soldato sia per i civili.


A TARVISIO IL CAMION FANTINI
«Anche mia nonna Luisa che lavorava in un'azienda agricola a Sarmato, durante l'attraversamento del Po verso l'altra sponda per consegnare dei maialini si trovò nel mezzo dei colpi di mitragliatrice sparati da "Pippo", l'aereo degli alleati, per sfuggire ai colpi si gettò nel canale e fini' sul corpo di un tedesco morto. Mia nonna, ancora prima di morire, ricordava ancora gli azzurrissimi occhi di questo giovane, e ricordo che ogni volta ripeteva che ebbe molta paura perché temeva per il suo fidanzato. In quel momento il suo pensiero andò a questo più che alla paura per la sua vita.
Le insidie, i trabocchetti che avrebbero potuto rivelarsi trappole fatali sono innumerevoli nello scorrere delle pagine. Come quell'episodio accaduto a Tarvisio quando Luigi Cattivelli vide in una piazzale un camion che riportava sulla fiancata la scritta Fratelli Fantini Sarmato. Ebbe un colpo al cuore. «Vuoi vedere che riesco a tornare a casa comodo e in pochi giorni? » Si domandò, ma subito comprese che quel camion che portava il profumo di casa, era un bottino dei tedeschi. Rischiò molto in quell'occasione e così si allontanò immediatamente. Una volta a casa però raccontò a Fantini di quel ritrovamento e il proprietario inforco' la bici e ando' a Tarvisio. Là trovò il camion e ritornò a Sarmato con il mezzo e la bici sul cassone. Quel camion, poi, fu utilizzato fino agli anni Sessanta.
antonella. lenti@liberta. it

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18/04/2013

Cariparma al fianco degli Alpini

Crepaldi: sosterremo l'Adunata nazionale di maggio

Piacenza - Cariparma Crédit Agricole si conferma di nuovo al fianco degli Alpini in un evento importante per Piacenza: l'Adunata Nazionale 2013 che porterà in città oltre 200.000 persone nelle giornate dal 10 al 12 maggio. Banca del territorio, Cariparma Crédit Agricole non poteva mancare in questa occasione davvero unica per la città.
Quella di Piacenza è la seconda adunata sostenuta da Cariparma che nel 2005 aveva affiancato il raduno di Parma. Con il grande meeting del 2013 la Banca conferma così l'attenzione per le sue aree storiche.
L'evento permette al Gruppo Bancario di rinnovare una partnership di successo, stretta in occasione della ricostruzione in Abruzzo. A seguito del tremendo terremoto che nel 2009 aveva colpito la Regione, Cariparma Crédit Agricole aveva aderito al progetto di raccolta fondi dell'ANA (Associazione Nazionale Alpini) con il quale l'associazione aveva finanziato la costruzione del Villaggio San Lorenzo, nei pressi di Fossa, comune tra i più danneggiati dal sisma.
Il nuovo quartiere, inserito in un complesso abitativo di 101 moduli, consiste in 32 appartamenti costruiti dall'ANA e studiati per ospitare nuclei familiari di 3 persone. Si tratta di fabbricati pesanti della superficie di 57 mq con soggiorno, angolo cottura, due camere da letto e bagno, con un'aspettativa di utilizzo non inferiore ai 60 anni.
«Cariparma vuole dare a Piacenza un ulteriore segnale di vicinanza e attenzione al territorio - ha spiegato Maurizio Crepaldi, Direttore Territoriale della Banca. In città è nato Il Centro di Formazione dell'intero Gruppo e, giusto una settimana fa, abbiamo lanciato un nuovo modello di servizio che si è scelto di implementare a Piacenza come prima provincia italiana. Oggi siamo lieti di essere al fianco degli Alpini in questo territorio che rappresenta le radici storiche del nostro istituto di credito».

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18/04/2013

Dagli alpini cento piante per via Arata

Al via ieri mattina la messa a dimora di querce, aceri e tigli. Verranno curati dai volontari di Cittadinanza Attiva. L'assessore Rabuffi: «Un buon esempio di collaborazione civica»

Oltre cento piante e arbusti per l'area verde di via Arata. Una notizia non proprio da prima pagina se non fosse che rappresenta in realtà il frutto di una collaborazione civica a costo zero che vede in campo Comune di Piacenza, Associazione nazionale alpini, volontari di Cittadinanza attiva e pure la Regione Emilia Romagna. Quest'ultima, attraverso il vivaio forestale, ha inviato al Comune l'annuale contingente di alberi da piantare per la riforestazione. Il Comune li ha donati ai privati cittadini trattenendone una piccola parte per la riforestazione pubblica. Gli alpini della Sezione di Piacenza si sono messi a disposizione, tramite il nucleo di Protezione civile, per la messa a dimora. I cittadini di Cittadinanza attiva, in questo caso quelli del comitato civico di via Arata che l'area verde ce l'hanno sotto casa, si sono impegnati per la cura delle piante. Loro compito sarà l'innaffio grazie all'acqua del pozzetto comunale nel giardino e, d'inverno, almeno per i primi tempi, togliere la neve che con il suo peso condannerebbe a morte i rami non ancora adulti.
A vigilare che tutto procedesse come concordato, ieri mattina, l'assessore alla "città sostenibile", Luigi Rabuffi. «Sono contento perchè è un buon esempio di collaborazione civica - dice soddisfatto -, tra l'altro a costo zero per tutti».
Le piante messe a dimora nell'area verde di via Arata sono querce, tigli, bagolari, aceri, ornielli, ligustri più arbusti e cespugli vari. «Sono piantati in un'area delimitata - spiega l'assessore - perchè così è più facile curarli; tra un paio d'anni, quando avranno attecchito, dopo aver passato la selezione naturale, si potranno posizionare in posti diversi. Si tratta di piante autoctone, molto più resistenti delle alloctone, con una capacità di sopravvivenza superiore». «E' un'iniziativa che bisognerà cercare di replicare - si augura Rabuffi -, soprattutto in un periodo difficile come oggi». I volontari di Cittadinanza attiva avranno un tesserino di riconoscimento con l'autorizzazione del Comune per la cura del verde di via Arata, come già avviene per coloro che aiutano il Comune sul Pubblico Passeggio. Il posizionamento delle piante in via Arata avviene di fatto nell'area che alcuni mesi fa fu al centro di un duro scontro tra il Comitato e la vicina parrocchia di San Giuseppe Operaio. Allora Rabuffi non era ancora in Comune.
«Posso garantire che mi sono informato a dovere - assicura l'assessore - e garantire altrettanto che il posizionamento delle piante non impedisce di avere una fetta di area verde libera per manifestazioni come la storica Festa da Steimbar».
Federico Frighi

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17/04/2013

Taxi, stazioni fuori "zona rossa"

Cambiamenti nel periodo 6-14 maggio. Accordo in Comune

Anche i taxi cambiano sede nella tre giorni degli alpini. Ha infatti avuto luogo nei giorni scorsi una riunione tra i rappresentanti della categoria dei taxisti e l'Amministrazione comunale, rappresentata dal consigliere comunale Michele Bricchi, in qualità di presidente della "Commissione taxi", su indicazione dell'assessore al Commercio Katia Tarasconi, per discutere del servizio durante i giorni della Adunata Nazionale degli Alpini.
Come è noto, da giovedì 9 a domenica 12 maggio, Piacenza ospiterà l'importante manifestazione. Se essa rappresenta una grande vetrina per la città, ed un'occasione unica di promozione del territorio e delle sue ricchezze, va tuttavia detto che gli allestimenti degli alpini e il massiccio afflusso di persone modificheranno pesantemente la circolazione: «Un aspetto importante - spiega l'assessore Katia Tarasconi - sarà dunque quello del trasporto pubblico attraverso il servizio taxi. In particolare, gli stazionamenti dei taxi e le corse urbane ed extraurbane. A riguardo, per avere un servizio efficiente ed economico si suggerisce a tutti gli utenti di dare come indicazione solo vie situate al di fuori della "zona rossa", inagibile per tutti i veicoli».
A questo proposito, i taxisti e i rappresentanti dell'Amministrazione comunale hanno concordato che gli stazionamenti dei taxi dovranno essere modificati per permettere sia il regolare svolgimento della manifestazione che la ordinaria prosecuzione del servizio. Sarà soppresso lo stazionamento di Via Sopramuro già da lunedì 6 maggio (e ripristinato solo martedì 14), mentre durante la manifestazione saranno disponibili i seguenti stazionamenti: via Cavour (fino alle ore 12 di giovedì 9, poi soppresso e ripristinato da lunedì 13); via IV Novembre presso il palazzo Cheope (fino alle ore 8 di venerdì 10, poi soppresso e ripristinato lunedì 13); piazzale Marconi presso la stazione ferroviaria; via Taverna presso l'Ospedale civile; via Martiri della Resistenza al n. 11; largo Morandi presso hotel Ovest; via Emilia parmense presso la Croce bianca; Le Mose presso Piacenza Expo.
Per qualsiasi informazione, è possibile contattare il servizio radiotaxi via telefono al n. 0523/591919, via fax al n. 0523/528024 o via mail all'indirizzo taxipc@hotmail.it

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17/04/2013

«Noi siamo in pace con la coscienza»

(p. s.) Libero Daniele Novara di «pensarla come vuole, non lo dico con tono polemico, ma noi ci sentiamo in pace con nostra coscienza». Corrado Perona da 9 anni è presidente dell'Associazione Nazionale Alpini (Ana). Figlio di un alpino che ha fatto la guerra e che sperava - racconta Perona stesso - di averla combattuta una volta per tutte le generazioni future, prepara la sua ultima adunata da presidente, quella piacentina: «poi, zaino a terra!, come diciamo noi». Perona ha ricevuto la lettera di Novara: «Non condivido il suo modo di ragionare». E parte dal richiamo all'articolo 11 della Costituzione che parla anche delle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni». Molti alpini hanno pagato «a caro prezzo» l'aver portato pace e giustizia.
Ma peculiare è lo spirito di servizio e una sofferenza condivisa. Perona racconta dell'asilo costruito dagli Alpini a Rossosch in Russia dove c'era il comando truppe alpine nel ‘43, ospita 150 bambini, e la grande scuola materna di Ferrara, le 33 case prefabbricate per i terremotati d'Abruzzo, raccogliendo 3 milioni e 300 mila euro. Gli Alpini contano 9 mila volontari, a migliaia ne sono andati nell'Emilia Romagna terremotata, mentre in Afghanistan hanno garantito agli studenti la sicurezza, permettendo loro di crescere da 800 mila a 9 milioni. E infine: «L'Italia potrà avere futuro se tornerà a riflettere sui sacrifici dei padri, su questi valori. Senza falsa modestia non accettiamo lezioni, i nostri simboli non ci fanno vergognare e la gente sarà al nostro fianco».

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17/04/2013

«Alpini siete i benvenuti ma non esaltate le armi»

Lettera aperta di Daniele Novara da obiettore antimilitarista: le nuove generazioni hanno bisogno d'altro, di sentirsi sicure

Quando si dice rendere l'onore delle "armi", nel caso specifico a chi la pensa diversamente sull'idea di patria, di bandiera, di divisa. Quando si afferma come vincente una diversa visione di società, ma riconoscendo quel che c'è di buono nell'altro.
Lo fa, a modo suo, il militante pacifista Daniele Novara, obiettore di coscienza allevato a latte e pensiero non-violento di Danilo Dolci e Aldo Capitini che dà il suo personale, anticonvenzionale, autentico "benvenuto! " agli Alpini nell'imminenza dell'adunata, inviando una lettera aperta a Corrado Perona, tosto biellese presidente nazionale di Ana, l'associazione degli Alpini e al sindaco Paolo Dosi.
«L'adunata sia una festa, non l'esaltazione delle armi o della guerra» premette Novara. E Perona a stretto giro di posta gli risponde (vd. a lato): «Ci sentiamo uomini di pace con la coscienza a posto». Il tono della lettera di Novara non è, ci mancherebbe, bellicoso o polemico, ma piuttosto fermo e fiero nel ricordare che Piacenza «aveva una percentuale di obiettori di coscienza così elevata da raggiungere praticamente il pareggio» prima che la leva obbligatoria venisse archiviata. Un vanto. E quei giovani alternativi, oggi dal capello brizzolato, sono ancora tanti e aspettano gli alpini come espressione «di una grande occasione, momento di incontro e di conoscenza». Ma all'erta, gli ideali non sono ammainati: «Penso che la nostra sensibilità vada rispettata e non vista come un ingombro se non un'indebita interferenza. Se come dite anche voi cercate la pace e i valori della convivenza civile - scrive Novara - è importante che tutto questo non si fermi a pure e semplici dichiarazioni ma si traduca in fatti concreti, in situazioni visibili, in simbologie palesi».
A preoccupare è l'annunciato arrivo della bandiera di guerra con la sfilata dei reparti in Arme così come una serie di altri simboli «più a sfondo militare che non a sfondo associativo». E aggiunge: «Forse è legittimo visto che gli Alpini normalmente non vanno a fare escursioni in montagna ma si occupano esattamente di combattimenti armati». E sarà giusto il caso di ricordare a tutti che la nostra Costituzione all'articolo 11 dice che l'Italia ripudia la guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali.
Senza voler dare lezioni, l'invito è del tutto pragmatico e dal retrogusto pedagogico: «Non voglio aggiungere retorica ad altra retorica - scrive Novara - ma penso di esprimere l'opinione di tanti piacentini nell'invitarvi a contenere il più possibile le manifestazioni e le espressioni di nostalgia se non di esaltazione delle armi ed eventualmente della guerra stessa. Le nuove generazioni hanno bisogno di altro, di sentirsi sicure non perché abbiamo dei buoni cannoni o dei buoni cacciabombardieri, ma di sentirsi sicuri perché siamo sempre in grado di trovare con gli altri popoli una soluzione ai nostri problemi senza ricorrere alla violenza e appunto alla guerra».
Esprimere certi valori in un dato modo appare oggi all'educatore e fondatore del Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei Conflitti, sempre più importante «a fronte delle tante tentazioni semplificatorie, nichiliste e guerrafondaie».
Ma ecco l'onore delle armi a un Corpo che oltre ad essere militare si è guadagnato l'affetto di tanti italiani terremotati o alluvionati: «Preferisco gli Alpini come Corpo di Protezione Civile che come Corpo Militare per operazioni di guerra e mi auguro che nel futuro questo sogno possa diventare finalmente una realtà tangibile e definitiva». Parola di obiettore.
Patrizia Soffientini

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17/04/2013

«Menu dell'Alpino, eccolo servito: per l'Adunata pasti a prezzi fissi»

Nei ristoranti piatti con le tipicità piacentine

ROTTOFRENO - Ecco servito il "menù dell'Alpino". Ristoranti, trattorie e pizzerie del comune di Rottofreno, nei giorni dell'Adunata a Piacenza (10, 11 e 12 maggio) proporranno pasti a prezzi fissi e condizioni favorevoli. «Un modo chiaro per tutelare gli alpini e per attirare nuova clientela con proposte di qualità a costi contenuti», afferma Valerio Sartori, vicesindaco di Rottofreno, presentando l'idea ieri mattina al centro culturale di San Nicolò. Diversi gli incontri tra i funzionari dell'Ufficio economico e i rappresentanti locali degli alpini, Giorgio Gnocchi ed Eugenio Papa, e con i proprietari dei pubblici esercizi. Dopo gli incontri tutti i ristoratori hanno dato l'adesione per formulare menù speciali a prezzi fissi, aperti a tutti non solo agli alpini. Il presidente Gnocchi ha chiesto trasparenza nei prezzi: così è stato. Nei prossimi giorni, i menù verranno pubblicati sul sito del Comune di Rottofreno ed esposti fuori dai locali». Secondo Papa, «Sapere quanto si spende, ancora prima di entrare, è un bell'incentivo alla consumazione». «Ho fatto diverse adunate e mi ricordo di quella volta che ho speso 10 euro per una Coca Cola…Qui, come dicono i fatti, vige l'onestà. Non posso che esserne orgoglioso. Sarebbe bello che questa l'azione, promozionale per il comune e le sue risorse, fosse intrapresa in tutto il Piacentino. Abbiamo delle vallate splendide, per esempio. Perché non le promuoviamo come si dovrebbe fare? ». Ettore Ferri, chef del ristorante La Colonna, sottolinea che «il cliente paga solo quello che mangia». «Per quel che mi riguarda, il menù sarà a prezzo fisso ma non imposto. In altre parole, se una persona vuole mangiare meno può farlo senza dover sborsare per portate non consumate. Ogni ristoratore del nostro comune cucinerà tipicità piacentine: siamo sicuri che gli alpini ne rimarranno soddisfatti». In chiusura il sindaco di Rottofreno, Raffaele Veneziani. «L'adunata è grande occasione per tutto il territorio. Il nostro è un tentativo chiaro per far rimanere parte dell'indotto nell'area. Da noi, gli Alpini saranno accolti bene, godranno di un'ottima cucina a prezzi economici, senza fregature. Vogliamo che, tornando a casa, pensino che sono stati bene e che resti in loro la voglia di tornare». A San Nicolò, saranno circa 700 gli alpini che dormiranno nelle loro tende, nell'area del campo sportivo. «Colgo l'occasione per fare un appello», dice Veneziani. «Chi ha giardini, capannoni vuoti con servizi o spazio, lo renda disponibile per gli alpini. Per favorire la mobilità, Raschiani ed Orsi bike metteranno a disposizione diverse biciclette a chi ne farà richiesta. Seta, invece, potenzierà il servizio di trasporti pubblici».

Riccardo Delfanti

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16/04/2013

Bandiere da finestre e balconi: una città sempre più tricolore

Il 25 aprile pronti i tricolori alpini. Adesso tocca ai privati cittadini

Piacenza - Giorno dopo giorno Piacenza diventa sempre più tricolore.
Continua l'imbandieramento delle strade principali da parte degli alpini che dovrebbero riuscire a mantenere l'impegno preso: ovvero terminare in tempo per il 25 aprile. Ma anche da parte dei privati cittadini. Chi ha rispolverato il tricolore utilizzato per i 150anni dell'Unità d'Italia, chi quello delle partite della nazionale di calcio. Tanti, tantissimi coloro che hanno approfittato dell'iniziativa di Libertà. Una bandiera italiana a 2,80 euro più il prezzo del quotidiano. Iniziativa che il nostro giornale continua a mantenere anche nei prossimi giorni per permettere a tutti di adornare finestre, balconi, recinzioni in vista dell'appuntamento di maggio. La Festa della Liberazione sarà un po' una prova generale dell'Adunata Nazionale del 10-12 maggio in fatto di città verde, bianca e rossa.
«Mancano ancora il centro storico e la zona dell'ammassamento su via Farnesiana - spiega Giuseppe Covati, responsabile degli alpini per l'imbandieramento e la cartellonistica - per il resto direi che siamo a buon punto. A breve isseremo le bandiere più grandi, sui cavalcavia della tangenziale, e i pavesi (le bandierine triangolari), in centro storico e nella zona di Bastione Borghetto». Al termine dell'imbandieramento, gli alpini faranno poi un giro di ricognizione nelle varie zone della città per sostituire i vessilli danneggiati da pioggia e vento.
In tutto, lo ricordiamo, saranno 80mila le bandiere che sventoleranno dai pali della luce, 20 i bandieroni dai cavalcavia e tre i chilometri di pavesi. Tutti a carico degli alpini di Piacenza che hanno acquistato il materiale dalla sezione di Bolzano (dove si è tenuta l'Adunata del 2012) e lo rivenderanno alla sezione di Pordenone, che ospiterà l'Adunata nel 2014. Un meccanismo ormai perfettamente collaudato. Si tratterà solo, come ogni anno, di sostituire i tricolori danneggiati da pioggia e vento.
Oltre alle 80mila bandiere "alpine", cominciano a vedersi, come detto, anche i tricolori dei privati cittadini ad adornare condomini, palazzine, villette ed interi quartieri. Il "pezzo" di città più imbandierato, come ha ricordato Bruno Plucani, presidente delle penne nere locali, sarà premiato dalla Sezione alpini di Piacenza con un riconoscimento durante l'Adunata nazionale di maggio.

Federico Frighi

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15/04/2013

Piacenza aspetta gli alpini, saremo tutti "leoni"

Il 10 maggio è sempre più vicino e già è molto alta l'aspettativa per la «tre giorni» dedicata all'annuale Adunanza nazionale degli Alpini che per il 2013 Piacenza avrà l'onore di ospitare.
È un'occasione unica per la promozione della nostra comunità che, ne sono certo, sapremo non perdere.
Le ragioni sono tante.
La prima (la più importante) riguarda i protagonisti. Gli Alpini hanno assunto nel tempo una connotazione tutta particolare. La penna nera (il loro simbolo) è un segno distintivo che richiama a livello subliminale valori positivi preziosi e rari: solidarietà, generosità.

Ciò aiuta non poco a capire lo strordinario alone di simpatia che circonda questo «corpo» tutto speciale i cui membri hanno uno spirito che, quasi per miracolo, non invecchia mai.
L'abbraccio collettivo della nostra comunità, il calore dell'accoglienza che sapremo esprimere (vincendo - come qualche volta sappiamo fare - la nostra naturale ritrosia) saprà esprimere tutta la stima, la gratitudine e l'affetto che nutriamo nei confronti di questi uomini per molti versi speciali.
Un'altra ragione che impone di dare il dovuto peso all'arrivo da ogni parte d'Italia di tante penne nere e dei loro accompagnatori è rappresentata dall'opportunità di far conoscere la nostra terra, assai più bella di quanto spesso non la vedano gli occhi dei piacentini. Ci viene offerta una straordinaria vetrina e il minimo che dobbiamo fare è esserne consapevoli e contribuire, ognuno come può, alla migliore riuscita della manifestazione. Ottima, in quest'ottica, è stata (grazie anche alla preziosa collaborazione di Libertà) l'idea di imbandierare non solo il lungo percorso della sfilata ma anche molti altri punti "sensibili" (soprattutto nei luoghi più importanti di città e provincia).
In una delle sue poesie più famose ("L'anma ad Piaseinza") il poeta Egidio Carella cantore per eccellenza della piacentinità, così descrive i suoi concittadini:

I'enn tütt anma, tütt savur,
anma sciëtta, generusa,
tant pö bella perché scusa
par carattar, par püdur.

Anma bella piasinteina
C'l'è nemisa ad la vedreina,
c'la pär aspra, invece pröva:
veh, par gnint a l'as cummova.

Is cummövan, ma intindumas:
Credät furse? … No no, fumas
miga idei ad cunfüsion;
quand l'è al cas, a i'enn leon.


Dal 10 al 12 maggio avremo gli occhi di tutti gli italiani puntati su di noi.
Sarà il caso di essere manifestamente amici di questa straordinaria «vetrina» facendoci conoscere per quello che siamo così come tanto bene ci ha descritti il nostro poeta.
Lo meritano i tanti Alpini che verranno da tutt'Italia a farci visita.
Lo meritano gli organizzataori che da tempo lavorano con puntiglioso impegno nulla trascurando perché ogni cosa fili per il meglio (i problemi da risolvere a livello logistico e non solo sono tanti); lo merita l'intera comunità piacentina alla quale mi sento orgoglioso di appartenere.
Non ho ombra di dubbio (posso dirlo per esperienza personale) che sapremo fare un'ottima figura, saremo tutti «leoni».
Siamo o non siamo piacentini autentici?

Gianni Cuminetti

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15/04/2013

Lasciamo i Tricolori esposti per tutto l'anno

Egregio direttore,
giorni fa sono stato a Piacenza per ritirare un targa che gli Alpini di Castel San Giovanni -in collaborazione con l'Amministrazione comunale- si apprestano a scoprire in ricordo del grande architetto Giulio Ulisse Arata (Piacenza, 1881-1962) presso il famedio del cimitero urbano, dallo stesso ristrutturato negli anni 1922-‘23.
Recandomi in quella ditta- situata dalla parte opposta della Città arrivandovi da Castel San Giovanni- ho percorso i grandi viali d'accesso imbandierati di recente dagli Alpini di Piacenza e mi sono sentito bene!
Bandiere italiane a coppie sui lampioni e cartelli di benvenuto giganti in molte posizioni strategiche. In segno di benvenuto alle decine (centinaia, si pensa) di migliaia di alpini che vi giungeranno da tutta Italia e dall'estero.
Una Piacenza più bella e accogliente, ho pensato. Fosse per me, terrei quelle bandiere (pulite) sui lampioni della luce per tutto l'anno. Stanno bene. Danno un senso di unità.
Non si tratta di essere nazionalisti o nostalgici a tutti i costi. Basta recarsi in Francia o in Germania per vedere con quanta cura e amore -direi- viene gestito l'imbandieramento degli edifici: pubblici e non solo.
Mi permetterei di dire che da noi - per ragioni storiche che si possono ben spiegare - si è fatta molta confusione tra le parole Patria/Nazione e Stato/Governo. Sul Suo giornale pochi giorni fa ho letto in tal senso una bellissima analisi di un importante costituzionalista, professore universitario.
La Patria, la Nazione, l'Italia siamo tutti noi. E la nostra bandiera ci racchiude nei suoi bellissimi colori. Teniamoci strette le bandiere. In questo modo ci terremo stretta l'Italia.
 

Giuseppe Gandini - Castel San Giovanni

 

Sì, signor Giuseppe. Piacenza imbandierata è proprio bella, più bella. Arrivare in città ed essere accolti dai viali con tutti i Tricolori trasmette gioia, voglia di far festa, e di sentirsi orgogliosamente italiani (nonostante la crisi di questi mesi e i cattivi esempi della classe politica). La sua proposta di lasciare le bandiere esposte per tutto l'anno dopo la grande Adunata nazionale degli Alpini a me piace e non credo ci siano problemi a lasciarle. Non so da chi dipenda la decisione, forse dal Comitato Alpini, forse dal Comune di Piacenza ma se dovessi decidere io, caro Giuseppe, le lascerei per tutta l'estate, sino all'autunno. Il simbolo della bandiera unisce, ci fa sentire cittadini di una grande nazione, protagonisti attivi di un Paese che deve vincere tante sfide per uscire dalla crisi. Piacenza la Primogenita d'Italia farà la sua parte.

Gaetano Rizzuto

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14/04/2013

«La penna nera sul nostro cappello ci è stata prestata dalle aquile»

San Nicolò, gli alpini tra i bimbi della scuola materna parrocchiale

SAN NICOLÒ - Riuniti in cerchio, gli 80 bambini della scuola materna parrocchiale di San Nicolò stavano intonando l'inno d'Italia quando hanno ricevuto una visita speciale: quella degli alpini, arrivati per donare loro il tricolore e per spiegare la loro storia e le ragioni dell'adunata nazionale in arrivo a Piacenza. A promuovere l'iniziativa è stata Cinzia Valla, una mamma del paese che le penne nere le ha nel cuore, oltre che in famiglia. A far parte della delegazione che ha incontrato i bambini c'era anche suo padre, Gianpietro. Al suo fianco, il capogruppo di San Nicolò Giorgio Gnocchi, oltre a Silvano Delidanti, Emilio Boledi, Eugenio Papa e Renato Parisi. Sono stati loro a prendere la parola per spiegare che gli alpini non sono ballerini - come aveva coraggiosamente ipotizzato qualche bimbo - ma persone sempre in prima linea nel promuovere la solidarietà.
«Sul nostro cappello portiamo la penna nera che ci è stata prestata dalle aquile delle montagne dove noi siamo abituati a operare», hanno detto rivolgendosi ai piccoli. Gianpietro Valla ha mostrato una piccozza utilizzata per muoversi ad alta quota, prima di svelare le origini del corpo «nato per difendere le Alpi e impegnato tutt'oggi nel conservare e portare avanti i valori di chi ha offerto la vita per la patria». Le penne nere hanno quindi illustrato ai piccoli il loro impegno a favore della colletta alimentare per aiutare chi si trova in difficili condizioni economiche e l'attività da loro svolta per portare soccorso ai terremotati dell'Emilia. Al punto che - parlando delle tante iniziative intraprese - lo stesso Giorgio Gnocchi è stato colto da un momento di commozione che non è sfuggito agli allievi della materna.
«Ogni hanno - ha proseguito - desideriamo incontrarci per ritrovarci e rinnovare il legame di amicizia che lega ciascuno di noi: per questo Piacenza accoglierà in maggio la nostra adunata».
Gnocchi ha dunque avuto modo di far notare come le vie di San Nicolò e Rottofreno siano imbandierate con il tricolore proprio per accogliere al meglio gli amici alpini in arrivo dalle altre province. Un tema - quello dell'amicizia - in linea con il percorso didattico sviluppato dalle insegnanti a partire dall'inizio dell'anno scolastico. Ogni mattina, infatti, i bimbi sono invitati a lanciare un dado che su ciascuna delle sue facce riporta azioni legate a gesti d'amore verso gli altri. Lo stesso sentimento che anima le penne nere e le porta a essere sempre presenti quando ci sia la necessità di portare aiuto.
Prima di salutare i piccoli studenti, gli alpini hanno donato agli studenti alcune bandiere italiane da esporre alle finestre della scuola materna, oltre alla locandina realizzata proprio in occasione dell'adunata nazionale.

Filippo Zangrandi

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14/04/2013

Alpini in festa verso l'adunata

Monticelli, penne nere in corteo e iniziative per le scuole

MONTICELLI - Domenica scorsa decine di alpini sono arrivati a Monticelli per festeggiare insieme al gruppo Ana del paese, da qualche tempo rappresentato dal capogruppo Giancarlo Basini che ha preso il posto di Giuseppe Corradi. La tradizionale festa si è aperta con l'alzabandiera in piazza, poi è partito il corteo con il Corpo bandistico monticellese per le vie del paese, tappa al cimitero per la deposizione di una corona e alle 10 funzione religiosa celebrata dal parroco don Tarcisio Frontini. Durante la messa si è esibito in canti della tradizione il coro Cai di Piacenza. Al termine della cerimonia si è riformato il corteo, che ha raggiunto il giardino della scuola dove si trova il monumento ai Caduti. E' stata posizionata una corona d'alloro a suffragio e diverse persone si sono radunate per ascoltare i discorsi delle autorità intervenute. Il sindaco Michele Sfriso ha voluto ringraziare gli alpini per il costante impegno profuso e ha ricordato che la sua prima uscita ufficiale da sindaco, un anno fa, era stata proprio all'adunata nazionale di Bolzano. Quindi ha ricordato il generale Nelson Cenci, che era stato presente nel corso di precedenti feste degli alpini della Bassa e che si è spento il 3 settembre 2012. A lui è stato dedicato un applauso sentito e particolare. Sono intervenuti poi il capogruppo Basini che ha così ufficializzato il suo nuovo incarico e il presidente provinciale Ana, Bruno Plucani, che ha dato appuntamento all'adunata nazionale del 12 maggio a Piacenza invitando tutti a partecipare. Durante la giornata è anche stato consegnato un assegno alla scuola elementare di Monticelli: i fondi raccolti da Gruppo alpini e Gruppo ornitologico serviranno per acquistare una lavagna Lim, ovvero interattiva, che permetterà ai ragazzi di imparare in un modo più divertente e coinvolgente. A chiudere la bella giornata di festa è stato un rinfresco organizzato all'interno della Rocca, dove erano anche stati esposti i disegni e cartelloni realizzati dagli alunni delle scuole, che hanno seguito passo a passo la cerimonia e che hanno così confermato ancora una volta la loro vicinanza agli alpini. Erano presenti numerose autorità: oltre al sindaco Sfriso anche assessori e consiglieri, il sindaco di Castelvetro Francesco Marcotti, il maresciallo dei carabinieri di Monticelli Vincenzo De Luca e rappresentanti di associazioni locali. Nutrita anche la rappresentante di alpini, in arrivo dai vari gruppi della provincia di Piacenza, oltre che dalla provincia di Bergamo dove un gruppo Ana è gemellato da tempo coi monticellesi.

Fabio Lunardini

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13/04/2013

Benvenuti Alpini, grazie del vostro buon esempio

Caro direttore,
voglio dare il mio Benvenuto agli Alpini.
Vi ho visto sfilare con la pancia indentro e petto in fuori per le strade, le vie delle città orgogliosi, gagliardi e sinceri.
Vi ho visto partire per essere presenti, nell'aiutare gli altri avvolti nel dolore, nella sofferenza, sempre con un sorriso.
Con le vostre mani avete accarezzato e stretto al cuore il vostro prossimo attenuandone il dolore e nel momento della prova.
Qualche volta vi ho visto un pò allegri, pieni di ardore, cantare, gioire della vita.
Vi ho visto e sentito orgogliosi del vostro Corpo, della Patria e del vostro esistere dopo tante prove e dolori.
Grazie alpini del vostro esempio, della voglia di appartenere e della voglia di esserci sempre.

Maria Grazia Bonelli

 

Caro direttore,
sono molto contento per l'imbandieramento delle strade della nostra bella Piacenza. Sì, ci stiamo preparando bene al grande giorno, anzi ai tre giorni della grande Adunata Nazionale degli Alpini a Piacenza. sarà un grande evento e tutti siamo chiamati a partecipare. Devo complimentarmi con Libertà per le pagine che sta dedicando all'evento e per l'inziativa della bandiera. Piacentini, esponiamo la bandiera dai nostri balconi!

Giuseppe P.

 

Fra 29 giorni gli Alpini arriveranno a decine di migliaia a Piacenza da tutta Italia e da molti paesi lontani. Per la prima volta si terrà a Piacenza, la città Primogenita d'Italia, la tradizionale Adunata ormai entrata nella storia dei grandi eventi nazionali. Ogni Adunata è un pezzo di storia di questo antico Corpo delle Forze Armate italiane che in guerra e in pace ha saputo scrivere pagine gloriose di eroismo e di solidarietà. Bruno Plucani, presidente dell'Associazione Alpini di Piacenza, da anni si batteva, con convinzione e passione per avere qui l'Adunata. Ce l'ha fatta e Piacenza, in queste settimane di vigilia, sta rispondendo all'appello e si sta mobilitando per offrire agli Alpini il volto più bello, per accoglierli con affetto e simpatia. Lo meritano. Arriveranno con tanta gioia e ci lasceranno tanta gioia. Sì, vi aspettiamo, cari Alpini.

Gaetano Rizzuto

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12/04/2013

Gli alpini, le bandiere e tanta ignoranza in materia

di CESARE CALZA
Gli alpini, le bandiere e l'ignoranza. Il titolo del mio scritto, corrisponde al mio pensiero personale ad alcuni scritti apparsi su "Libertà", riferiti all'imminente adunata nazionale degli alpini, che si terrà a Piacenza nel mese di maggio. Tutto mi sarei aspettato ma non gettare sospetti, su chi paghi le bandiere distribuite dagli stessi per addobbare la città.
Mi trovo pienamente d'accordo con quanto successivamente scritto da Gianni Schicchi Gabrieli. Caro Gianni, hai perfettamente ragione: vergogna e sdegno, ed aggiungo anche tanta ignoranza in materia, naturalmente. Bene hai fatto a ricordare al signor Marco Greco quale sia stato il prezzo pagato da queste truppe, e da tutte le altre truppe in armi, bandiere pagate con il sangue, e con la vita, per donare a noi posteri onore e libertà. Che poi questo Corpo (gli alpini) siano animati dall'orgoglio di essere tali, credo che questo arricchisca ulteriormente il bagaglio umano loro personale".
Nello specifico mi preme ricordare al signor Greco che tutti costoro sono iscritti all'Associazione Nazionale Alpini, dove essi pagano una quota annua di adesione, pertanto dovrebbe essere elementare (dico dovrebbe) capire con quali soldi vengano pagate le bandiere. Ma quello che mi preme, è che il signor Greco capisse quanto segue: l'A. N. A. è dotata di un corpo di volontari dedito alla protezione civile, il quale da decenni accorre ove ve ne sia la necessità, che siano essi di natura calamitosa, quali terremoti e disgrazie.
Il tutto volontariamente e gratuitamente, questo a Lei non dice niente?
Le varie sezioni ogni anno organizzano varie iniziative di solidarietà, quali doni alle case di riposo per anziani e tantissime altre iniziative, fatte sì con il cuore, ma anche con un impegno fisico e finanziario, questo non Le dice niente?
Su "Libertà" di martedì 9 aprile sono pubblicate una serie di iniziative (sia in città che in periferia) quali rifacimento di giardini pubblici a Pittolo, Quarto, S. Bonico, Mucinasso, ed il tutto a costo zero per la collettività. Anche questo non Le dice niente? Questo (ed una miriade di altre attività sociali) lo fanno gli alpini, e ribadisco gratuitamente.
Poi un bel giorno arriva Lei, signor Greco, e pone domande, tipo come pagheranno le bandiere. Questo (credo) sia il massimo; io credo e spero che Sua sia stata una (infelice) sparata. Se così fosse (e questo me lo auguro) ponga in essere la fatidica frase (sbagliare è umano) chiedendo scusa agli alpini, se non pubblicamente, anche per vie personali.
Sono certo che così agendo si toglierà un peso, Le garantisco che dall'altra parte troverà comprensione e uomini veri. Questo lo affermo da ex artigliere di montagna del 3° Reggimento della Brigata Julia del gruppo Osoppo della 27ª batteria. Anch'io ho le mie pecche (non sono iscritto all'A. N. A.) ma sarà mia premura rimediare.

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11/04/2013

La fiera degli alpini fa la cura dimagrante

Kermesse dal 10 al 12 maggio: bocciate 63 domande, le bancarelle saranno 176

Sarà una fiera più piccola del previsto, ma potrà contare comunque su un importante numero di bancarelle, quella che accompagnerà l'adunata nazionale degli alpini prevista a Piacenza dal 10 al 12 maggio.
Il percorso ricalcherà quello ormai tradizionale del 4 luglio in occasione della fiera di Sant'Antonino, in totale erano 204 i posti disponibili per gli operatori del settore interessati.
Entro i termini previsti erano giunte al Comune 239 domande in risposta al bando pubblicato dal Comune a febbraio, i tecnici avevano poi iniziato la verifica delle credenziali presentate dagli ambulanti, effettuando una decisa scrematura: sono state infatti ben 63 le istanze bocciate perché secondo l'amministrazione presentavano irregolarità di vario genere tali per cui dovevano essere escluse dalle graduatorie.
In totale, quindi, gli ambulanti saranno 176, di cui 134 per la vendita di prodotti alimentari e 42 per la vendita di prodotti non alimentari. "Esauriti" i posti sul Pubblico Passeggio, in via Alberici e via Palmerio, lungo via Giordani invece sono stati assegnati solo 3 posteggi e tutti in prossimità del Facsal, quindi la restante porzione di strada sarà libera. Una notizia che certo non dispiacerà agli organizzatori, visto che il vicino Stradone Farnese sarà teatro della grande sfilata della domenica mattina.
I posteggi saranno di due tipi: 40 e 32 metri quadrati, sul sito internet del Comune sono presenti gli elenchi di coloro che sono stati promossi divisi per categoria e anche gli esclusi, con tanto di cartina che riporta la dislocazione delle bancarelle. I criteri seguiti sono quelli che accompagnano le manifestazioni di questo tipo, in particolare la fiera di Sant'Antonino, anche se pare esserci stato interesse anche tra gli operatori che non sono soliti venire a Piacenza per il 4 luglio.
La fiera legata all'adunata nazionale delle Penne nere non è un appuntamento da segnare in rosso sul calendario solo per gli ambulanti: i negozi e i pubblici esercizi potranno infatti allestire banchetti e gazebo esterni pagando 1 oppure 2 euro al metro quadro. Anche in questo caso dovranno rispettare le normali prescrizioni del caso. Ma visto che sono attese almeno 300mila persone, sono parecchi coloro che si sono già attrezzati.
Al comitato organizzatore degli Alpini sono state riservate diverse zone della città in cui potranno autorizzare la presenza di altre bancarelle per la vendita di prodotti alimentari e non.

Michele Rancati

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09/04/2013

Operazione trasparenza, prezzi controllati in bar e ristoranti

Per evitare rincari e speculazioni durante l'adunata di maggio. Unione commercianti e Confesercenti hanno presentato il piano "anti-furbetti"

Adunata nazionale degli alpini del 10-12 maggio, scatta l'offensiva "anti-furbetti". Panino con salume piacentino a tre euro, birra piccola a 2,5 euro, bicchiere di vino a 1,5 euro. Sono questi i prezzi calmierati (ma sinceramente non troppo a buon mercato) applicati da bar e ristoranti della città e della provincia che aderiranno all'iniziativa "Amici degli alpini", presentata ieri in Comune alla presenza del comitato organizzatore, dell'assessore Katia Tarasconi e dei rappresentanti di Unione commercianti e Confesercenti.
Pubblici esercizi e negozi aderenti riceveranno innanzitutto un kit speciale per addobbare le vetrine: bandiere, guida dell'adunata, vetrofanie e locandine che renderanno riconoscibili coloro che decideranno di "sposare" le penne nere.
In ossequi alla trasparenza, panino, birra e vino avranno prezzi fissi, mentre ai ristoranti sarà lasciata "libertà di conto", purché all'esterno sia ben visibile la locandina con specificati menù e costi. Per i negozi, invece, possibilità di ricevere e esporre in vetrina i simboli distintivi che identificheranno gli amici degli alpini.
«Tutto servirà per dare massima trasparenza ed evitare brutte sorprese ai clienti - ha spiegato Marzio Bodria, responsabile commerciale dell'organizzazione dell'adunata - anche se siamo certi che gli esercenti piacentini, come quelli di molte altre città che ci hanno ospitato, non speculeranno su questo evento. Ovviamente ci rivolgiamo a tutti gli imprenditori del territorio, del centro città, della periferia e degli altri comuni. Dalla prossima settimana nostri rappresentanti, adeguatamente riconoscibili, gireranno per distribuire il materiale e raccogliere nuove adesioni». Abbinare il proprio nome all'adunata costerà 60 euro per bar e ristoranti del centro (40 per gli altri) e 30 per i negozi (20 per quelli in posizione periferica).
Per Giovanni Struzzola dell'Unione commercianti gli imprenditori piacentini «risponderanno al meglio, perché hanno capito di trovarsi di fronte all'evento del secolo per la nostra città. Servirà per i bilanci, ma anche per lasciare una buona immagine per il futuro». Fausto Arzani di Confesercenti sostiene la linea della trasparenza: «I prezzi concordati non saranno compensati da rialzi ingiustificati per altri beni, ci teniamo tutti a fare bella figura in un momento così importante». L'assessore Tarasconi ha annunciato che in piazza Plebiscito e piazza Duomo saranno allestiti due point informativi che faranno promozione turistica e commerciale per Piacenza.

Michele Rancati

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09/04/2013

Otto aree rimesse a nuovo, il grazie degli alpini alla città

Verrà bonificata la ciclabile viale Patrioti-Ferrovia e ripuliti 5 giardini pubblici fra centro e frazioni. Maquillage su 135 panchine del Facsal

Otto doni alla città di Piacenza per ringraziare dell'ospitalità ricevuta per l'Adunata Nazionale di maggio. Rappresentano i segni tangibili della riconoscenza che l'Associazione nazionale alpini avrà nei confronti della città e dei suoi abitanti.
Otto aree che verranno bonificate gratuitamente dagli alpini della Protezione civile nazionale Ana che in tutto il Paese conta 14mila aderenti. In particolare da un gruppo di volontari della Protenzione Civile Ana equipaggiati di tutto punto. Arriveranno a Piacenza in centoquaranta, provenienti da varie zone d'Italia, in particolare dalle sezioni di Bergamo, Torino, Latina e nel giro di una settimana rimetteranno in sesto panchine rotte, recinzioni cadenti, vialetti senza più ghiaia, cordoli danneggiati. Ancora: taglieranno alberi a basso fusto e arbusti infestanti, monteranno una casetta prefabbricata, dipingeranno una fontanella.
Le aree di intervento (sotto nelle foto di Lunini) sono state scelte dal Comune di Piacenza e visionate dalle squadre di "perlustrazione" della Protezione civile Ana. Si tratta, in particolare, di quattro in città e altrettante nelle frazioni. Sul Pubblico Passeggio verranno rimesse in sesto 135 panchine con traversine rotte, anche se l'operazione più complessa appare quella della pista ciclabile viale Patrioti-Stazione, lungo i binari della vecchia ferrovia dell'Arsenale e della linea per Bettola. Qui si arriverà fino al sottopasso di strada Farnesiana. Si proseguirà solo se il Comune farà una preventiva pulizia del tratto successivo. Sempre in città verrà rimesso a nuovo il parco-giardino Ina con ingresso da via Ranieri, mentre verrà montata una casetta prefabbricata nel giardino dell'Hospice Casa di Iris. Nelle frazioni l'attività degli alpini interesserà i giardini pubblici di Pittolo, Quarto, San Bonico e Mucinasso.
Per tutti gli interventi c'è una condizione molto chiara. Che il Comune mantenga definitivamente pulite le aree e che non tornino alla condizione di oggi.

Federico Frighi

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09/04/2013

Alpini a Carpaneto da 87 anni

Premiati nove studenti per il concorso "Il sergente nella neve"

CARPANETO - Gli Alpini di Carpaneto hanno festeggiato l'87° anniversario della costituzione del gruppo nato nel 1926, ad opera di Gianetto Devoti.
In questa occasione sono stati premiati nove studenti della scuola media vincitori della quarta edizione del concorso sul tema: "Il sergente nella neve" di Mario Rigoni Stern, dedicato "Alpino Italo Savi" che aveva prestato servizio militare come artigliere alpino della brigata Julia e scomparso nel 2009. I suoi familiari, nel suo ricordo hanno istituito questo premio e una apposita commissione composta da Daniela Savi (figlia di Italo), Elena Magnelli e Maria Elisa Raja (docenti scolastiche), Carlo Veneziani e Giovanni Tondelli (Alpini) hanno esaminato tutti gli elaborati presentati e sono stati scelti quelli di: Luca Taranti (3D) con un elaborato grafico, Serena Ferrari (3D) ricerca testuale, Vincenzo Puca e Marco Rizza (3B) con una ricerca multimediale, Serena Bacchetta e Rebecca Mazzoni (3B) con una ricerca testuale, Tiffany Testa, Anna Palmiero, Melissa Guarnieri (3A) con un elaborato plastico raffigurante una Isba, tipica casa russa, che tra l'altro si potrà ammirare da giovedì nell'ex ospedale militare di Piacenza.
I premi sono stati consegnati nel cortile del palazzo comunale tutto avvolto nel tricolore alla presenza della famiglia Savi, degli Alpini, delle scuole e delle autorità. La giornata era iniziata con il ritrovo di 25 gruppi alpini con i relativi gagliardetti provenienti oltre che dalla nostra provincia anche dalla Valtellina in particolare il gruppo di Cercino (Sondrio), gemellato con il gruppo locale. Presente anche la bandiera della Associazione Combattenti e Reduci portata dall'alfiere Giuseppe Burgazzi di 95 anni.
La giornata era iniziata con il ritrovo nel cortile del palazzo comunale per trasferirsi in corteo nella chiesa parrocchiale per partecipare alla messa in memoria degli Alpini caduti, come dicono loro "quelli che sono andati avanti" celebrata dal parroco don Pietro Dacrema, accompagnata dal coro parrocchiale. Durante l'omelia il celebrante, dopo aver sottolineato i valori e la solidarietà degli Alpini ha proseguito con il Vangelo della seconda domenica di Pasqua, al termine il capogruppo Carlo Veneziani ha letto "la preghiera dell'Alpino" con gli alpini irrigiditi sull'attenti. Finita la funzione si è ricomposto il corteo aperto da due Alpini con la corona d'alloro e, seguiti dalle autorità, Alpini e cittadini si sono recati in viale Vittoria a rendere onore al monumento che ricorda tutti i caduti in guerra del comune, con l'alza bandiera, la deposizione della corona il saluto e il ringraziamento del responsabile alpini locale Carlo Veneziani.
Fra i tanti presenti il generale Fabrizio Castagnetti già capo di stato maggiore e figlio di un ufficiale Alpino, il maresciallo aiutante d'Italia cav. Bruno Sancandi, il colonnello dell'Aeronautica militare Arturo Caccetta, il maresciallo dei Carabinieri Giuseppe Alfieri, Angela Piera Abbiati presidente provinciale reduci e dispersi, la dirigente scolastica Mariuccia Ghisoni con un gruppo di docenti, la vedova, i figli e nipoti di Italo Savi, i sindaci in fascia tricolore di Cercino, Michela Parravicini, e di Carpaneto, Gianni Zanrei, i vicepresidenti dell'associazione provinciale Alpini di Piacenza: Gino Acerbi e Santo Marazzi, l'ex sindaco Alpino Pierluigi Caminati, gli assessori del comune di Carpaneto Roberta Previti e Alessandro Tondelli, rappresentanti di enti ed associazioni.
La cerimonia si è conclusa con la consegna dei premi ai ragazzi vincitori, consistenti in una targa e cinque buste con 200 euro ciascuna offerti dalla famiglia Savi.
I partecipanti si sono poi trasferiti in un locale a Vigolo Marchese per il pranzo sociale e tanti ricordi di naja.

Pietro Freghieri

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08/04/2013

Gli alpini dell'Albatros 20 anni dopo «Quella missione ci ha cambiato»

Il racconto dei piacentini di leva che partirono per il Mozambico devastato dalla guerra
Dal panico della prima granata alla speranza di aiutare gente che non aveva più nulla

di FEDERICO FRIGHI
In missione umanitaria con la divisa dell'Esercito Italiano e la penna da alpino sul cappello. In Mozambico, in un paese devastato dalla guerra civile, dove le Nazioni Unite stavano cercando di riportare democrazia e normalità. Era il 1993 e l'Italia diede il suo contributo inviando 4.500 militari, in gran parte alpini. Tra loro 35 piacentini nella missione Albatros. Oggi a, 20 anni di distanza, i veterani, per lo più congedati, si ritroveranno a Piacenza per l'Adunata nazionale di maggio, dove saranno tra i primi a sfilare nella parata di domenica 12. Gianluca Sgorbati, Matteo Perazzi e Gianfranco Damasio c'erano e ci saranno.
Oggi fanno tutt'altro, ma tutti, nell'armadio di casa, hanno ancora quel cappello con la piuma e, in qualche cassetto, le foto sbiadite che, più passa il tempo, più diventano importanti.
Ne è convinto Gianfranco Damasio, 47 anni, artigiano, il più vecchio dei tre. «Ero nella Julia - ricorda - aiutante di sanità. Passavo la maggior parte del tempo in ospedale e in infermeria. L'ospedale prestava assistenza al contingente ma aiutava anche i civili. Chi era in pericolo di vita veniva ricoverato da noi. Le mine e la malaria mietevano feriti e vittime ovunque». «Ricordo tuttavia una grande dignità da parte di un popolo colpito dalla sofferenza - continua -. Per me è stata un'esperienza di vita. L'insegnamento una volta arrivato a casa? Che bisogna vivere ogni momento della giornata, qualsiasi problema si abbia. Quando sono tornato ho provato che cosa vuol dire il piacere anche solo di camminare per strada». Gianluca Sgorbati, dipendente di Iren, 40 anni, e Matteo Perazzi, artigiano, 39 anni, garantivano la sicurezza dei rifornimenti alla base logistica. La missione Albatros fu l'ultima compiuta da soldati di leva. «Anche se la partenza per il Mozambico non fu un obbligo ma una scelta volontaria - spiega Sgorbati -. Si partiva volontari ma si firmava una dichiarazione in cui si accettava qualsiasi cosa, compreso il non tornare indietro».
Ripensamenti? «In due o tre occasioni, all'inizio - confessa -. Avevo vent'anni, abituato a casa, lavoro e bar; essere catapultati dall'altra parte del mondo penso sia una botta per chiunque. C'erano sconforto ma anche speranza. Mi dava la forza lo spirito di corpo, l'essere legato alle persone con cui eri sul posto - per quattro mesi ho dormito in una tenda con persone che non conoscevo -; il legame diventa forte quando passi insieme 24 ore al giorno, ne lavori quasi venti, senza sabati e senza domeniche».
Fare il militare come come hanno sperimentato gli alpini dell'Albatros è una grossa scuola di vita: «Certe cose vederle in televisione hanno un peso, vederle nella realtà un altro. Una volta rientrato mi sono reso conto della fortuna che abbiamo tutti i giorni. Laggiù ricordo molti pranzi saltati per poter dare le nostre razioni ai bambini che non avevano da mangiare, ad una popolazione che arrivava da 15 anni di guerra in un Paese dove non c'era più nulla, più un animale, più niente. Grazie soprattutto alla nostra missione abbiamo ridato al Paese la possibilità di rinascere». In Mozambico ha trovato il suo compagno di classe all'Itis Marconi, Matteo Perazzi: «Eravamo su due voli diversi e non sapevamo di essere diretti entrambi a Maputo».
«Ero al Car quando c'è stata la richiesta di personale - racconta Perazzi -, così ho dato la mia disponibilità. Nel novembre del ‘93 sono partito con la Julia. Ho sempre voluto partecipare ad una missione all'estero. Ero nel Genio guastatori di supporto ai fucilieri. Prima della partenza ci avevano detto che era una missione tranquilla. Come siamo arrivati, all'autocolonna venne lanciata una granata». Panico e paura: «Mi ricordo bene quel momento. Ci siamo resi conto che non era una semplice distribuizione di viveri». «Nei giorni successivi tuttavia - continua - la missione si stabilizzò e fu chiara la collaborazione con la popolazione locale, dalla quale eravamo visti come portatori di pace». A distanza di 20 anni rimangono i ricordi di un gruppo coeso e unito: «C'era una grande solidarietà tra di noi. C'erano anche tante speranze. Non ultima quella di tornare a casa e di utilizzare quello che avevamo guadagnato». Perazzi non ha problemi a toccare un argomento che per molti è tabù. «Bisogna ammetterlo, tanti erano là anche per un discorso economico». Un esempio: «La mia ultima busta paga era di 4.700 dollari, ai tempi 8 milioni di lire». Perazzi, una volta a casa, si guardò in giro per comprarsi un appartamento, Sgorbati si prese la sua prima Wolkswagen Golf, altri coronarono i piccoli sogni di una raggiunta indipendenza. Si ritroveranno all'Adunata. «Siamo curiosi di vedere come sono cambiate le facce dei nostri compagni di missione, vent'anni dopo».

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07/04/2013

Quando l'Adunata è da collezione

Lo studioso alpino Vittorio Morandin: «Ogni medaglia custodisce un pezzo
di storia da non dimenticare». Un lavoro certosino per appassionati e cultori

A ricordo di ogni adunata, viene coniata una medaglia commemorativa che ciascun alpino conserva gelosamente, come a dire "Io c'ero". Un prezioso volume di Vittorio Morandin, presentato venerdì sera nell'auditorium di Sant'Ilario, ha catalogato la cronistoria completa delle adunate, con i manifesti, gli annulli postali e le medaglie. Un certosino lavoro di ricerca per gli appassionati ma anche uno strumento di consultazione dal titolo "Medaglie originali - riconi e imitazioni - delle Adunate nazionali alpini, dall'Ortigara 1920 a Piacenza 2013".
Dal primo "raduno" - allora si chiamava così - ad oggi, quindi. «Porto nel cuore ogni singola adunata, ognuna ha avuto qualcosa di unico e speciale - ha detto il presidente del Comitato organizzatore, Nino Geronazzo, con Matteo Ghetti, presidente della Commissione eventi, in Sant'Ilario -. Sono sicuro che l'Adunata piacentina sarà accompagnata dallo stesso entusiasmo, la Sezione sta portando lo "zaino" più pesante nell'organizzare l'evento e sta facendo un ottimo lavoro. Piacenza chiedeva da anni l'adunata, Piacenza merita davvero questa Adunata. Oggi essere alpino significa prima di tutto essere un buon cittadino, capace di incarnare il senso del dovere della nostra missione, in ogni luogo, con la concretezza che ci caratterizza».
Viene spontaneo chiedersi che cosa abbiano gli alpini per essere, dopo quasi 140 anni dalla data della loro fondazione, più vivi che mai. «Dietro ai "veci" che con immutato orgoglio cercano ansimando di mantenere il passo, altri "bocia" si aggiungono e ogni anno diventano più numerosi - ha detto l'autore del testo, Morandin -. E anche questi ultimi sono portatori di molte virtù oggi in disuso ma delle quali c'è pressante necessità. Continuiamo a essere riconoscenti agli eroici Caduti che "tutto hanno dato e nulla hanno chiesto", come disse il cappellano alpino don Giulio Bevilacqua al termine della commovente orazione al primo convegno sull'Ortigara nel 1920. Gli abitanti della città prescelta, il giorno della sfilata, sono emozionati per qualcosa di nuovo, di pulito, di diverso che vedono sfilare. Ogni medaglia ha una storia da non dimenticare». Ad aprire la serata, il presidente della Sezione alpini di Piacenza, Bruno Plucani, il quale ha ricordato come la Commissione accoglienza abbia già dislocato 70mila persone in vista del 10 maggio, attrezzando quattordici aree. «Continuano ad arrivare adesioni, ora stiamo cercando di avere alcune aree private a Piacenza - ha detto Plucani -. Siamo sicuri che la nostra città si comporterà in modo esemplare».

Elisa Malacalza

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07/04/2013

Don Sante, il piacentino eroe sul ponte di Perati

Si caricò sulle spalle un alpino agonizzante, fu colpito ma riuscì a salvarlo

di LUDOVICO LALATTA
Nel repertorio dei cori alpini - a Piacenza per l'adunata nazionale ne arriveranno più di un centinaio - non manca mai la struggente " Sul ponte di Perati" con le parole spontanee che gli alpini della Julia nel 1940 posero sulla melodia che intonavano i loro padri nella guerra del ‘15-‘18 per raccontare, quella volta, i terribili combattimenti sul fronte greco-albanese e soprattutto quelli attorno a un ponte vicino al confine tra i due stati.
Parole semplici e dure, di sofferenza che testimoniano l'obbedienza e l'eroismo degli alpini ma anche la loro consapevolezza dell'assurdità di quella guerra, di tutte le guerre: "Sul ponte di Perati bandiera nera, l'è il lutto degli alpini che van la guerra. Quelli che son partiti non sono tornati…"
Fra la "meglio gioventù che va sotto terra", come dicono ancora quei versi, c'era un prete piacentino il cappellano Sante Tosi, di Fiorenzuola.
Tenente di prima nomina era un duro dal cuore tenero, severo con se stesso e generoso con gli altri. Là, dove si combatteva, di occasioni per dimostrare le sue grandi doti ne aveva fin troppe.
I ragazzi della Julia gli ricordavano gli studenti del Gioia I ragazzi della Julia che aveva attorno gli ricordavano gli studenti piacentini del liceo Gioia, ai quali fino a pochi mesi prima aveva fatto da guida spirituale al circolo "Manzoni". Ma in quale tragedia erano stati gettati i suoi ragazzi alpini; quali sofferenze, quali terribili esperienze affrontavano. Troppo presto dovevano diventare uomini e morire.
Don Sante, robusto, fiero, determinato, ma anche dalla battuta spiritosa sempre pronta, aveva la capacità di rincuorare i suoi ragazzi e sapeva confortare i feriti e i moribondi con la dolcezza che avrebbero avuto le mamme a casa in ansia. Ma aveva anche il fegato di andarseli a prendere i suoi ragazzi feriti in mezzo alle raffiche delle mitragliatrici e agli scoppi delle granate. Come a Perati, quando non ci pensò due volte a raggiungere un alpino rimasto agonizzante sul selciato del ponte conteso: se lo caricò in spalla e riuscì a portarlo in salvo. Venne lui stesso ferito gravemente, ma se la cavò.
Mi rispose: "Non potevo lasciarlo là" «Non potevo lasciarlo là» mi rispose semplicemente, senza aggiungere altro, quella volta che cercai di farmi raccontare di quell'atto eroico.
Sante, nato nel 1909, era il secondogenito di tredici figli di una famiglia di agricoltori della Colombaia di Fiorenzuola.
Il padre, Giuseppe, aveva in affitto uno dei poderi di Verdi. Al siur Pepinu - come chiamavano il maestro - veniva personalmente col calesse a riscuotere l'affitto. Ora il nome della località si è allungato aggiungendo quello di Verdi.
Ripresosi dalla grave ferita, dopo una breve convalescenza a casa, il cappellano tornò in prima linea, ma stavolta assegnato all'Aeronautica militare. E anche con la divisa azzurra ebbe modo di dimostrare la sua disponibilità di sacerdote e il suo sangue freddo.
A Creta salvò la vita a tre soldati feriti A Creta soccorse alcuni soldati tedeschi feriti (per questo ebbe una decorazione germanica). Nel 1942, in Africa settentrionale, vide rientrare alla base lasciando una lunga scia di fumo, un bombardiere "S79" e fu il primo a correre verso il trimotore quando, atterrato sulla "pancia" stava bruciando. Salì a bordo e seguito da alcuni avieri riuscì a portare in salvo tre feriti. Pochi istanti dopo, mentre sulla pista di sabbia benediceva uno di loro che non era sopravvissuto, rischiò d'essere investito dall'esplosione della fusoliera. Don Sante si prodigò anche dopo l'otto settembre e durante la Repubblica di Salò, sospettato di spionaggio venne arrestato e tenuto in carcere per cinque mesi.
Dopo la guerra, pluridecorato, continuò a svolgere il ruolo di cappellano dell'Aeronautica militare, in servizio permanente effettivo, e divenne assistente spirituale di tutte le basi aeree dell'Italia settentrionale. Si dedicò con molto impegno e capacità anche agli orfani di guerra, adempiendo così alle promesse fatte a soldati in punto di morte. Dal 1972, negli anni che avrebbe dovuto dedicare al riposo, svolse il suo apostolato in varie forme, anche organizzando pellegrinaggi.
Nel 1981 ferito da una bomba a Gerusalemme Nel novembre del 1981 rimase ferito a Gerusalemme: guidava una comitiva di fedeli quando una bomba lanciata da un terrorista esplose a poche decine di metri da lui. Ma neppure quella volta si arrese. Se ne andò, invece, serenamente il 13 marzo del 1983, lasciando un commovente testamento spirituale in cui ricordava quanti, fra i suoi ragazzi della Julia e dell'Arma azzurra, lo avevano preceduto.

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06/04/2013

Al Daturi la caserma diventa un "salotto"

Il maggiore Renna: «La Cittadella luogo di confronto tra gli alpini in armi e cittadini»

E' l'inventore delle Cittadella Alpina, una sorta di caserma viaggiante nel tempo e nella storia, una caserma aperta al contatto con la gente, come si richiede alle Forze Armate di oggi. Il maggiore Mario Renna era ieri a Piacenza, assieme al presidente delle "penne nere" di casa nostra, Bruno Plucani, per un sopralluogo all'Arena Daturi. Proprio qui sorgerà la Cittadella Alpina dell'Adunata 2013. Il maggiore Renna è capo della Sezione Pubblica Informazione della brigata alpina Taurinense. Assieme al suo staff creò la Cittadella per la prima volta a Cuneo nel 2007.
«A Cuneo abbiamo un reggimento e un altro poco distante, a Fossano. Ci venne chiesto di poterli visitare entrambi durante i giorni dell'Adunata. Poichè le caserme sono lontane dal centro, ci venne l'idea, invece di portare la gente in caserma, di portare la caserma in piazza».
Perchè l'Arena Daturi per la Cittadella Alpina?
«Lo spazio è bello e grande e con la stagione migliore avrà una bella cornice di verde. Abbiamo notato tanti tricolori già oggi in città e il cartello "Benvenuti alpini" all'ingresso del Daturi. Ci ha fatto molto piacere. L'affluenza prevista nei tre giorni andrà dai 30 ai 40mila ingressi, con una giornata dedicata alle scuole. Qui al Daturi verranno schierati gli alpini di oggi con mezzi, equipaggiamento, armi, uniformi e con uno sguardo al passato attraverso l'allestimento del Museo nazionale degli alpini di Trento. Ci saranno poi un palco in cui si potranno esibire le fanfare e i cori, la pista artificiale da sci di fondo e la palestra di roccia. In occasione del ventennale della missione Albatros verrà rievocata l'operazione in Mozambico così come le altre missioni all'estero degli alpini».
Come quella in Afghanistan sulla quale lei ha scritto "Ring Road" (edizioni Mursia) e "Alpini in Afghanistan", uscito proprio in questi giorni.
«Sì, "Alpini in Afghanistan" raccoglie alcuni brani del diario da Herat pubblicato sul quotidiano La Stampa, in cui si raccontano la missione e i tratti dell'Afghanistan di oggi visto con gli occhi degli alpini. Un paese che oggi è entrato nella fase della transizione, con l'assunzione della responsabilità da parte delle forze di sicurezza locali le quali hanno triplicato i loro effettivi nella zona dove operano gli italiani. Stiamo assistendo a segnali di ripresa incoraggianti. Nel libro, ad esempio, si racconta del primo campionato di calcio organizzato da una televisione privata. Per scegliere i giocatori hanno fatto un casting tipo Grande Fratello».
Torniamo in Italia. Perchè questo grande amore della gente verso le "penne nere"?
«Ci sono motivi storici. Gli alpini nacquero per difendere le nostre frontiere... poi la forma di reclutamento legata al territorio... il fatto che l'associazione nazionale alpini è la più grande al mondo tra quelle che raggruppano congedati e veterani. Tutto questo ha prodotto un amore per il Corpo molto forte, al Nord come al Sud».
Che cosa vi aspettate dall'Adunata di Piacenza?
«L'Adunata è il raduno di tutti gli alpini, quelli dell'Associazione nazionale ma anche di quelli in arme. E la Cittadella è un momento di confronto, per far vedere che cosa siamo diventati; oggi portiamo la penna anche sull'elmetto e non abbiamo abbandonato mai il nostro simbolo peculiare. Per noi è un mostrarci, è un bagno di affetto; porteremo tantissimi ragazzi giovani neo arruolati, per far vedere anche questo aspetto dell'alpinità».
Quale testimonianza possono offrire gli alpini all'Italia di oggi?
«Gli alpini sono militari dell'esercito e portatori di un valore comune: il patriottismo e l'amore per il proprio Paese. Poi portano un modo concreto di esercitare il legame con l'Italia: il mettersi al servizio del proprio Paese; degli altri si potrebbe dire, ma gli altri sono i nostri concittadini, i nostri compatrioti; alla fine di noi stessi e della nostra comunità. In Italia ma anche all'estero per contribuire alla sicurezza e alla pace internazionale».
La bandiera italiana distribuita con Libertà è andata subito esaurita in molte edicole. E' cambiato il rapporto tra gli italiani e il tricolore?
«Guardi, ieri c'era la cerimonia del rientro dall'Afghanistan. Sicuramente il momento più emozionante è stato il saluto alle bandiere che entravano nello schieramento con il sottofondo dell'inno nazionale. Anni fa l'inno lo cantavamo solo noi militari; oggi la gente ci segue e va anche oltre la prima strofa. Penso che il 150° dell'Unità d'Italia abbia in questo senso contribuito a far emergere un sentimento forse sopito. Il rapporto con la bandiera non è più solo un episodio da tifo calcistico ma è sano e sta entrando sempre più nel cuore degli italiani».

Federico Frighi

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06/04/2013

Tutti pazzi per la bandiera tricolore

Boom di richieste ed edicole esaurite per l'iniziativa di Libertà

Piacenza tricolore piace ai piacentini. La conferma è arrivata proprio ieri grazie a Libertà: è infatti andata letteralmente a ruba nelle edicole la bandiera italiana che il nostro quotidiano ha offerto ai suoi lettori in vista della prossima adunata nazionale degli Alpini in programma in maggio. Per non farsi cogliere impreparati all'invito del Comune a esporre il tricolore dalle finestre delle case private e dovunque sia possibile, Libertà ha dunque pensato bene di offrire ai piacentini la possibilità di avere un tricolore personale, una bella bandiera italiana tutta da mostrare. E da parte sua la cittadinanza ha risposto più che bene: a confermarlo sono stati gli stessi edicolanti, che già alla mattina hanno registrato il "tutto esaurito" delle bandiere al punto da doverne richiedere delle altre.
«Questa è un'iniziativa che è andata indubbiamente bene» hanno confermato le edicolanti di Piazza Cavalli Simona e Mara Scotti, «i nostri clienti hanno richiesto tutti la bandiera italiana e l'hanno voluta acquistare: già alla mattina ho dovuto ordinarne una decina in più perché le avevo finite tutte». Iniziativa promossa anche da Andrea Ferrarini: «Le vendite dei tricolore stanno andando benissimo» ha dichiarato da dietro il vetro della sua centralissima edicola, «questa è evidentemente un'idea che piace: certo c'è anche l'attesa per l'adunata degli Alpini, ma la possibilità di avere un tricolore in casa evidentemente convince i piacentini». Dello stesso avviso si è detta anche Luigina Lodigiani: «Per ora le vendite sono andate bene» ha confermato mentre vendeva un nuovo tricolore a un cliente della sua edicola in via Venti Settembre, «la gente prende volentieri la bandiera: è bella, è grande, la apprezza».
Ma se il "placet" arriva innanzitutto dalle edicole, non da meno sono i lettori di Libertà e i piacentini tutti: «Io sono albanese di origini, ma vivo qui da quindici anni« ha spiegato Ramazan Troka, «personalmente sono contento che gli Alpini si ritrovino tutti a Piacenza e ancora più contento che li si possa festeggiare esponendo il tricolore che Libertà offre ai suoi lettori: è una bella idea». «Si tratta di un'ottima iniziativa» è il commento di Gabriella Mariotti, «così tutti avranno una bandiera da appendere alle finestre in occasione dell'adunata: è decisamente apprezzabile». Rodolfo Garlinzoni invece la bandiera la prende per la sua vicina di casa: «Devo comprare la Libertà e prenderò anche la bandiera» ha dichiarato, «è una bella iniziativa come lo è quella dell'adunata, anche se io non sono mai stato un alpino: ero un sommergibilista».
L'ha acquistata invece per le sue nipotine Ermanno Tanzi che ha spiegato: «La bandiera in casa mia ci vuole assolutamente: le mie nipotine sono già in fibrillazione per l'adunata, non vedono l'ora che arrivi». Raffaella Molinari invece il tricolore lo esporrà nella vetrina del suo negozio: «Non sarà utile solo in occasione dell'adunata degli Alpini» ha spiegato, «ma lo si potrà esporre anche per il 25 aprile e in altri eventi: dunque l'acquisto è d'obbligo». «Si tratta indubbiamente di una bella iniziativa» l'hanno definita Enrica Barbieri e Danilo Lazo, «ognuno avrà la sua bandiera». Concordi anche Vincenzo Santi e Gianfranco Titi: «Un dono utile quello fatto dal giornale» hanno dichiarato, «anche in vista dell'adunata che, si spera, possa andare bene». Si presentano infine con il tricolore appena acquistato sotto il braccio Antonio Martino e Giorgio Pescaroli: «L'abbiamo presa senza incertezze: era necessario».

Betty Paraboschi

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05/04/2013

Piacenza si prepara ad accogliere gli Alpini e Libertà come sempre è al suo fianco

Piacenza si prepara ad accogliere gli Alpini e Libertà come sempre è al suo fianco. Da oggi infatti, i piacentini potranno trovare il Tricolore insieme al quotidiano al costo di 2,80 euro più il prezzo del giornale. Delle dimensioni di 100 centimetri per 70, si tratta di una vera e propria bandiera in grado di resistere alle intemperie, provvista di asola per l'asta e di laccetti per poter essere appesa ben visibile su balconi o finestre.
Già da qualche settimana gli alpini dell'Ana si stanno preoccupando di imbandierare gli spazi pubblici della città e dovrebbero terminare la loro opera per il 25 aprile prossimo. Quel giorno la città avrà cambiato volto con settantamila tricolori sui pali della luce, tre chilometri di nastri con bandierine tricolori triangolari, venti maxi vessilli sui cavalcavia della tangenziale. A questi si aggiungeranno i cittadini che avranno acquistato la bandiera grazie all'iniziativa di Libertà. Questa è una delle tante iniziative che il nostro Gruppo editoriale sta sviluppando per lo straordinario appuntamento e che i piacentini potranno scoprire strada facendo.
A questo punto un tuffo nella storia si impone. L'origine del nostro tricolore è da ricercarsi nella Rivoluzione francese: con la presa della Bastiglia, i rivoluzionari scelsero il blu, il bianco e il rosso come loro colori-simbolo e quando poi, attraverso le campagne di Napoleone, la Rivoluzione "contagiò" l'Europa intera, anche in Italia arrivarono questi tre colori. Al tempo però il popolo italiano non teneva molto in considerazione la bandiera, che era solo il simbolo della dinastia regnante in quel momento, ma non l'emblema del sentimento patriottico del popolo: eppure fu proprio in quegli anni che la bandiera assunse per gli italiani quel significato che ha ancora oggi. Dopo la Restaurazione, infatti, chiunque venisse visto in giro con addosso coccarde o altri simboli tricolori era additato come un pericoloso rivoluzionario: così il bianco e il rosso divennero i simboli della rivoluzione intesa come sovranità per il popolo e libertà per la nazione. Il verde invece era il colore della speranza, della fiducia in un'Italia migliore, oltre che quello delle uniformi della Guardia Civica milanese: essendo stato adottato dai miliziani italiani che combattevano al fianco di Napoleone, esso andò a rappresentare tutti coloro che hanno combattuto per la libertà dell'Italia. Inoltre per la massoneria il verde era il colore della natura che simboleggiava i diritti naturali dell'uomo quanto il verde e florido paesaggio naturale italiano. L'azzurro era il colore distintivo della famiglia Savoia: fu inserito nella bandiera del Regno d'Italia sul contorno dello stemma per evitare che la croce e il campo dello scudo si confondessero con il bianco e il rosso delle bande del vessillo; da allora è uno dei colori di riferimento e riconoscimento dell'Italia, ad esempio per le maglie sportive nazionali, pur non comparendo più nella bandiera della Repubblica Italiana.
Questi quattro colori divennero presto i simboli di una rivolta che animava e univa ormai tutta Italia: era il periodo del Risorgimento e la bandiera italiana nasceva con il verde, il bianco e il rosso disposti a tre bande verticali di eguali dimensioni (come recita l'articolo 12 della Costituzione) ispirandosi al modello della bandiera della Francia, per ribadire ancora una volta gli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità che avevano animato la Rivoluzione francese del 1789.

Betty Paraboschi

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02/04/2013

«Sostituiamo quelle sporche e lacere»

L'Unuci piacentina rinnova l'appello a due anni dal 150° dell'Unità d'Italia

L'Unuci (Unione nazionale ufficiali in congedo) di Piacenza rinnova l'appello lanciato due anni fa in occasione del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia. Lo fa con il suo presidente Sandro Molinari.
«Sarebbe opportuno che si controllassero le bandiere degli edifici pubblici - esorta - e si sostituissero quelle sporche e lacere». Due anni fa l'appello venne ascoltato. «Spero che anche questa volta sia così - si augura Molinari -, l'Adunata nazionale degli alpini rappresenta un momento molto importante dove ci si riconosce nell'essere italiani, uniti in un corpo d'arma prestigioso e sempre all'altezza dei propri impegni. L'Ana è l'associazione d'arma più numerosa e unita ed è un onore ospitarla a Piacenza».
«Come italiano ho la massima considerazione per la bandiera italiana prevista all'articolo 12 della Costituzione della Repubblica» osserva Molinari. La "carta" così recita: "La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano". «Questo significa una cosa molto semplice - continua il presidente dell'Unuci -, ma che a volte forse sfugge: se siamo italiani ci riconosciamo nella bandiera italiana, quindi la bandiera è un simbolo, con un significato che trascende la sua fisicità. Come ufficiale dell'esercito e in particolare presidente dell'Unuci di Piacenza, la considerazione si tramuta in un apprezzamento che è orgoglio e onore per essa». «Per la sua difesa e quindi per la difesa dell'Italia - sottolinea Molinari - tantissimi veri italiani hanno sacrificato la loro vita e tanti giovani, puri di cuore e di intelletto, hanno immolato la loro esistenza senza chiedere nulla. La bandiera quindi esige il massimo rispetto da parte di tutti, che è la condizione per sentirsi e riconoscersi italiani».
La bandiera va onorata anche nell'esposizione e ci sono delle istruzioni per l'uso (legge 5 febbraio 1998, n. 22). Molinari evidenzia le più importanti: «La bandiera va esposta dall'alba al tramonto ma non in caso di tempo inclemente. L'esposizione notturna ne è consentita purchè ben illuminata. La bandiera viene alzata vivacemente ed abbassata con solennità». Ancora: «La bandiera viene sempre usata in modo dignitoso. Non deve mai toccare il suolo né l'acqua. Non deve mai essere portata sostenuta piatta o orizzontalmente, ma sempre in alto e libera di sventolare naturalmente. Mai usata come copertura di tavoli o sedute o come qualsiasi tipo di drappeggio. Mai usata come involucro per qualsiasi oggetto da contenere, trasportare o spedire».

Federico Frighi

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02/04/2013

Con Libertà la bandiera tricolore da esporre all'Adunata nazionale

Venerdì 5 aprile sarà in edicola in tutta la provincia assieme al nostro quotidiano
La Sezione alpini di Piacenza lancia un premio per il quartiere più imbandierato

Piazze, strade principali, edifici pubblici stanno piano piano cambiando volto indossando il verde, il bianco e il rosso del tricolore italiano, in vista dell'Adunata nazionale alpini (10-12 maggio). Ricordiamo l'appello di pochi giorni fa del sindaco Paolo Dosi, del presidente della Provincia, Massimo Trespidi, e del presidente della Sezione alpini di Piacenza, Bruno Plucani, rivolto a tutti cittadini. Ogni paese della provincia, ogni angolo della città dovrà essere imbandierato il più possibile perchè l'Adunata è anche un'occasione per riscoprirsi italiani. Non ci sono solo le partire della nazionale azzurra.
Per questo motivo l'Editoriale Libertà ha lanciato una nuova iniziativa. Venerdì prossimo 5 aprile in tutte le edicole di città e provincia i lettori troveranno la bandiera tricolore a 2,80 euro più il prezzo del quotidiano. Delle dimensioni di centimetri 100 per 70, con asola per asta e laccetti, il tricolore potrà essere così appeso in modo ben visibile a balconi e finestre.
Al momento sono ancora pochi i vessilli che sventolano dalle abitazioni private.
«E' ancora presto - conferma il presidente Plucani -, ma la gente che ci chiede informazioni sta aumentando giorno dopo giorno». Gli alpini dell'Ana si stanno preoccupando di imbandierare gli spazi pubblici della città e, meteo permettendo, dovrebbero terminare la loro opera per il 25 aprile prossimo. Quel giorno la città avrà cambiato volto con settantamila tricolori sui pali della luce, tre chilometri di nastri con bandierine tricolori triangolari (chiamati "pavesi"), venti maxi vessilli sui cavalcavia della tangenziale. A questi si aggiungeranno i cittadini che avranno acquistato la bandiera grazie all'iniziativa di Libertà e tutti coloro che il vessillo nazionale ce l'hanno già in casa.
La Sezione alpini di Piacenza, con il suo presidente, lancia una sorta di concorso per l'Adunata nazionale. «Vorrei che i privati cittadini facessero una gara per imbandierare il più possibile la loro casa, il loro condominio, la strada in cui abitano - si augura il presidente Plucani -. Durante l'Adunata o la settimana prima i componenti della Commissione organizzativa passeranno e decreteranno il quartiere tricolore per eccellenza».
red. cro.

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31/03/2013

Gli alpini, tra fiera e Adunata

Penne nere al lavoro anche per l'appuntamento di maggio

borgonovo - Si prepara un anno ricco di impegni per gli alpini di Borgonovo, i quali durante questa due giorni di fiera di Pasqua sono presenti con un loro stand nel fossato della Rocca comunale.
Le penne nere borgonovesi approfitteranno anche quest'anno della vetrina concessa dalla grande kermesse di inizio primavera per promuovere le loro attività e per raccogliere fondi a favore dei progetti che sostengono.
Oggi e domani quindi i volontari guidati dal capogruppo Piero Bosini distribuiscono chisolini (i caratteristici panini schiacciati farciti con salumi e creme di formaggio) nel loro stand all'interno del fossato. Il ricavato delle offerte servirà a finanziare un altro lotto dei lavori di ristrutturazione della chiesa di Bruso che gli alpini hanno adottato negli anni passati. Dopo aver sistemato i locali della canonica come loro sede le penne nere, lo ricordiamo, hanno iniziato un lento lavoro di recupero dell'adiacente edificio religioso che gradualmente sta ritornando agli antichi splendori.
Gli alpini di Borgonovo durante questa due giorni sono inoltre presenti anche nei parcheggi allestiti per accogliere le migliaia di visitatori nei pressi del cimitero e della vetreria. A loro spetta il compito di gestire il flusso di auto in entrata in questi due parcheggi che si sommano alle altre aree di sosta previste tutt'attorno al paese e che sono gestite da altre associazioni.
Terminato l'impegno con la fiera dell'Angelo gli alpini di Borgonovo non andaranno a riposo ma continueranno a lavorare in vista dell'altro grosso evento che il 10 11 e 12 maggio richiamerà a Piacenza alpini da tutta Italia in occasione dell'Adunata nazionale. «Per prepararci - dice il capogruppo Piero Bosini - abbiamo già allestito alcuni punti in paese dove gruppi in arrivo dal Nord Italia troveranno ospitalità».
Gli alpini saranno alloggiati nella palestra della ragioneria, al don Orione, nella vecchia palestra delle scuole elementari e al centro pensionati di viale Fermi. In occasione dell'adunata, a Borgonovo ci sarà un concerto alpino di due cori di Sesto Cadore e di Voghera. In paese verrà organizzata anche una sfilata per rendere omaggio al monumento ai caduti. Terminata l'Adunata nazionale, che vedrà gli alpini di Borgonovo impegnati con i gruppi di tutta la provincia per la buona riuscita dell'evento, le penne nere borgonovesi potranno concentrarsi sul recupero della chiesa di Bruso. «Occorre, dopo il via libera della Soprintendenza - dice ancora il capogruppo - ridipingere tutti gli interni della chiesa dopodiché bisognerà mettere mano alla facciata esterna che necessita di essere ristrutturata».
Ad oggi il gruppo borgonovese, il cui primo nucleo si ha notizia venne costituito addirittura negli anni Trenta, conta circa 120 alpini cui si aggiungono una trentina di amici delle penne nere.
m. mil

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30/03/2013

Ricordiamo quei giovani soldati sul fronte russo

Gentile direttore,
devo ringraziarla per le due pagine di "Libertà" dedicate all'intervista del Ten. Medico Luigi Tassi, del Corpo degli Alpini che operarono in terra di Russia nella 2ª GM, poiché attraverso questa pubblicazione si può mettere a conoscenza alle attuali generazioni, delle condizioni fin ad ora poco note che i nostri soldati prigionieri dell'Armata Rossa dovettero sopportare nella sterminata pianura russa.
Da quindici anni aderisco all'organizzazione umanitaria "HELP ITALIA" di Parma che si reca periodicamente nella Repubblica Bielorussa, ex stato dell'Unione Sovietica, per portare medicinali e viveri di conforto alle popolazioni colpite dal disastro della Centrale di Cernobyl.
Oltre a questo mi son sempre interessato storicamente all'epopea dei nostri Soldati della campagna C. S. I. R. /A. L. M. I. R. per cui nelle ore libere delle nostre missioni, aiutato da interpreti locali, mi reco nei villaggi noti per i libri scritti dai superstiti che ho letto, e che son stati teatro della nostra tremenda ritirata. Incontrando anziani locali nei vari villaggi, grazie alla loro memoria ho capito con piacere come ancor oggi ben ricordano quegli ITALIANSKI che videro passare.
Ho potuto constatare che il ricordo dei nostri Soldati è più che positivo, anche per l'aiuto medico a malati e feriti bellici russi che i nostri connazionali gli diedero.
C'è da sottolineare che tra le varie esigenze che le popolazioni russe rivolgevano ai nostri soldati, c'era quella d'avere un sacerdote cappellano militare per poter battezzare i loro bambini, dato che il regime totalitario ed ateo non permetteva i sacramenti religiosi.
Un dovuto ringraziamento alle popolazioni locali va dato da noi tutti, per aver a loro volta ed a proprio rischio, salvato o cercato di salvare specie dal congelamento, molti dei nostri soldati, ospitandoli nelle loro "isbe" (casette in legno), dividendo con essi una tazza di brodo, qualche verza, poiché loro stessi non avevano altro.
Nuovamente la ringrazio per aver puntato una luce su questi dolorosi fatti d'arma per troppo tempo tenuti in archivio.
Se me lo consente, desidererei porre un mio suggerimento, cercare ancora quei sempre più rari superstiti piacentini che fecero la campagna di Russia, al fine di raccogliere un domani le loro testimonianze anche in un volume.
Ricordiamoli, questi giovani sul fronte russo fan parte della nostra storia d'ITALIA.
Maurizio Antonini

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29/03/2013

Falsi alpini chiedono soldi per l'Adunata
Plucani: «E' una truffa»

(fri) Con l'Adunata nazionale alpini alle porte non poteva mancare l'allarme truffe. Lo denuncia il presidente della Sezione alpini di Piacenza, Bruno Plucani, a margine dell'audizione in municipio. In città e provincia sta operando una squadra di persone senza scrupoli che bussa alle abitazioni o telefona ai numeri sugli elenchi chiedendo soldi per conto degli alpini. «Dobbiamo organizzare l'Adunata nazionale - dicono i truffatori - e abbiamo bisogno del vostro generoso contributo». Tutto falso. «Non chiediamo a nessuno alcun tipo di contributo, tanto meno in denaro - spiega il presidente Plucani -. Chi approfitta dell'Adunata è un ladro e non ha nulla a che fare con gli alpini. L'unica cosa da fare è chiamare subito 113 o 112».

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29/03/2013

«Ricaduta economica da 20 milioni»

All'audizione dei vertici Ana polemiche nei confronti degli albergatori

Bacchettate sulle mani agli albergatori piacentini di città e provincia (non tutti ma una porzione considerevole, pare di capire). Arrivano dai vertici degli alpini durante le commissioni consiliari 1 e 4 riunite ieri pomeriggio in municipio con un ordine del giorno centrato sull'Adunata nazionale di maggio. «Ci sono albergatori che hanno tenuto un comportamento non da alpini - denuncia il presidente della Sezione di Piacenza, Bruno Plucani -. Hanno disdetto le prenotazioni per uno o due giorni prendendo solo quelle, arrivate successivamente, di tre ed oltre. Gli alpini sono brave persone ma non degli sprovveduti». All'ordine del giorno il tema della ricaduta dell'Adunata sulla città di Piacenza. Quella economica sarà sicuramente rilevante. «Almeno venti milioni di euro» dice il generale Silverio Vecchio, segretario nazionale dell'Ana (Associazione nazionale alpini) tra gli invitati di ieri. «Questo è accaduto a Catania» osserva il generale in pensione che riporta anche l'incasso di un venditore di panini dopo l'Adunata di Asiago: «Quindicimila euro in due giorni». In commissione invitati a parlare anche i rappresentanti delle categorie economiche. Cristina Cunico (Camera di commercio) spiega come si stia organizzando una cittadella del gusto (si veda l'articolo sopra). Alberto Malvicini (Unione commercianti) ammette come i commercianti siano partiti un poco in ritardo e pensa soprattutto al dopo. «Vogliamo raccogliere il più possibile dati sulle persone che visiteranno Piacenza. Questo ci sarà utile per le inziative future». Sugli albergatori. «I nostri non sono degli strozzini, sono stato a Roma per il Giubileo... » e fa intendere come la situazione nella Capitale non fosse neppure paragonabile. «Avere il marchio "Amici degli alpini" poi - ci tiene a precisare -, non è gratis ma ha un costo».
Fausto Arzani (Confesercenti) punta soprattutto sui rifornimenti: «I tabaccai hanno allertato i Monopoli di Stato per avere scorte supplementari (sigarette e tabacco, ndr.); i negozianti e i ristoratori facciano lo stesso perchè in quei giorni non ci potrà muovere».
Mezza città, quella all'interno delle mura farnesiane, sarà off limit per tre giorni: zona rossa, ovvero vietata alle auto. La lunga relazione iniziale è della dirigente comunale Renza Malchiodi che parla di uno sforzo organizzativo del Comune che alla fine avrà impegnato gli uffici per 15 mesi e coinvolto 210 dipendenti, più 350 volontari della Protezione civile locale. «Abbiamo stimato la presenza nella giornata clou di un numero che varia dalle 300mila alle 400mia persone - spiega Malchiodi -, è un evento epocale per la nostra città». Tra i numeri elencati con precisione ci sono poi quelli dei pernottamenti: «Ne abbiamo contati 65mila, ma sappiamo che molti sfuggeranno ai calcoli. Una persona incontrata per strada mi ha rivelato che un gruppo di alpini dormirà nel suo negozio! ». Sul Pubblico Passeggio ci sarà la Fiera Alpina: al momento sono 180 i banchi prenotati. Tutti i musei piacentini rimarranno aperti con un biglietto cumulativo a prezzo speciale. La domenica niente bus ma navette al servizio dei parcheggi. Tra gli interventi dei consiglieri comunali Giovanni Castagnetti (Piacentini per Dosi) propone di spalmare la ricaduta economica su tutta la popolazione con una tassa sui commercianti, ovvero quelli che dovrebbero beneficiare di più dell'Adunata. Parla invece di ricaduta di valori civici il consigliere Paolo Garetti (Sveglia). Sono intervenuti anche Filiberto Putzu (Misto), Maria Lucia Girometta (Pdl), Lucia Rocchi (Moderati), Christian Fiazza (Pd), Marco Pascai (Pd), Andrea Gabbiani (5 Stelle) e Giovanni Botti (Pdl).
Federico Frighi

 

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29/03/2013

In piazzetta Plebiscito i souvenir del gusto

Dal 9 al 12 maggio una trentina di stand con le eccellenze dell'agroalimentare piacentino accoglieranno
le penne nere. La Camera di Commercio investe nel progetto. Parenti: «L'Adunata, una grande occasione»

(fri) Alpini e buona tavola sono un connubio tradizionalmente sperimentato. Non tanto fra i reparti in arme, quanto tra i congedati che oramai si possono permettere strappi alle regole. Tenendo conto poi delle quasi 400mila persona attese a Piacenza da ogni parte d'Italia e da diversi Paesi del mondo, ecco che l'Adunata nazionale dal 10 al 12 maggio prossimi si presenti come un'occasione ghiotta per promuovere le "eccellenze" della tavola.
Ci ha pensato la Camera di Commercio che, nei giorni dell'Adunata, in piazzetta Plebiscito erigerà una sorta di cittadella del gusto piacentino.
«E' compito della Camera di commercio promuovere l'economia e le imprese locali - spiega il presidente Giuseppe Parenti -. L'occasione offerta dall'86° Adunata nazionale non può andare sprecata: si tratta di mettere in vetrina quei prodotti di cui siamo tanto orgogliosi ma che spesso conosciamo solo all'interno dei nostri confini provinciali. Ecco perchè abbiamo deciso di dedicare risorse a questo progetto. Facciamo di piazzetta Plebiscito il Salotto dell'Eccellenza piacentina».
Da inizio mese si sono intensificati i contatti con il Comitato organizzatore dell'Adunata, i Consorzi di tutela e promozione dei prodotti agroalimentari e le Associazioni di categoria - continuano dalla Galleria della Borsa - al fine di far trovare agli alpini e ai loro simpatizzanti una ricca varietà dei prodotti tipici piacentini da acquistare e riportare a casa, come souvenir di un territorio accogliente. Il progetto coordinato dalla Camera di commercio vede dunque la realizzazione di una "Piazzetta del Tipico piacentino" che sarà allestita in piazzetta Plebiscito. Un punto nel cuore della città in cui far conoscere la varietà e la bontà del paniere piacentino alimentare. Una trentina di stand nei quali dovranno trovar posto le eccellenze dell'agroalimentare piacentino: i vini ed i salumi, per cominciare, ma anche i formaggi, le confetture, le conserve, gli ortaggi, i liquori, le farine, i prodotti della pasticceria e della panificazione tipica. Il tutto in vendita come souvenir del palato.
Il contributo dell'Ente camerale a tale progetto copre i costi della partnership con il Comitato organizzatore (25 mila euro) che consentirà ai produttori presenti anche di utilizzare il marchio dell'86° Adunata per contraddistinguere i prodotti.
E' in corso la prenotazione degli stand, che viene mediata dalla collaborazione dei Consorzi e delle Associazioni di categoria. Lo stand disponibile ha la dimensione di 3 metri per 3 metri ed un costo di mille euro. La "Piazzetta del tipico piacentino" resterà aperta da giovedì 9 maggio fino a domenica 12 maggio.

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28/03/2013

«Nell'inferno di Krinovaja ho visto mangiare i morti»

L'orrore vissuto da Gino Tassi, 98 anni, tenente medico degli alpini

di LUDOVICO LALATTA
«Per me è una grande gioia sapere che a maggio si terrà a Piacenza l'Adunata nazionale degli alpini, vorrei che di manifestazioni di questo genere ce ne fossero tante, più di una volta all'anno: sono momenti che servono a riscaldare gli animi con ideali di amicizia, fraternità, amore verso gli altri, verso tutti e sono l'occasione per un appello alla pace che arriva da quelli, avanti negli anni come me, che purtroppo possono dire quanta sofferenza, quanta disumanità porta la guerra. Sono momenti per ricordare ai giovani che nella vita, più che il potere o il benessere personale, bisogna cercare di volersi bene e saper gioire nel condividere anche le piccole cose positive. Ce ne dimentichiamo troppo spesso. Arriveranno a Piacenza, dal Nord e dal Sud, vecchi e giovani alpini e loro familiari per stare un po' assieme serenamente, per testimoniare che bisogna impegnarsi, anche sacrificarsi, per bandire qualsiasi tipo di odio, cercare di evitare il male, e non tirarsi mai indietro nell'aiutarsi gli uni con gli altri».
Sono le parole, pronunciate senza retorica, da un piacentino di 98 anni, Luigi Tassi (per tutti Gino) che ogni giorno - come ci ha confidato in una lunga chiacchierata - ricorda i commilitoni che sfiniti dal gelo, dalla fame e dalle ferite cadevano nella neve durante la tragica ritirata dal Don. Quelli che gli erano vicini cercavano con lo sguardo o un lamento un suo aiuto e lui, giovane tenente medico, per loro, come per sé, non aveva nulla, se non una bugia di conforto sussurrata a labbra semichiuse.
«Non riuscivamo neppure a bere perché la neve che copriva tutto non si scioglieva tanto era farinosa. C'erano più di 40 gradi sotto zero» rievoca il tenentino di allora e quando gli chiediamo di battaglie risponde che i suoi hanno combattuto soprattutto contro il gelo, la tormenta, la fame. Sono parole da meditare perché pronunciate da un uomo che con tanti altri è stato sprofondato nell'abisso ma è riuscito a conservare dignità e umanità ed ha avuto la capacità di trarre da quella orribile esperienza motivo per dare un nuovo senso al resto della sua vita. Un abisso nel quale Gino Tassi ha visto prigionieri, affamati come lui, arrivare al punto di cibarsi dei corpi di compagni di baracca morti. Ma anche un abisso nel quale Gino Tassi ha conosciuto la gioia di aver salvato la vita a prigionieri feriti in miniera, usando per interventi chirurgici attrezzi da falegname.
«Io in Russia non ci volevo andare» dice chiaro e netto il nostro quasi centenario che non dimostra più di settant'anni e che, prendendo fra le mani vecchie foto d'infanzia o della naja, non ha esitazione a indicare i nomi di diversi amici, così come ricorda con esattezza tante date che hanno segnato la sua intensa vita. Nel salotto di casa a Barriera Genova ci offre un bicchierino di vodka e precisa che non è russa, ma polacca e aggiunge che lui ne beve di solito un cucchiaino al giorno, o un goccio in più se deve tirarsi un po' su.
«Sono nato a Breno, in comune di Borgonovo, il 30 gennaio del 1915, in una famiglia di agricoltori, ultimo di cinque figli - rievoca - Dopo le Elementari i miei mi hanno trovato un posto a Piacenza, al collegio Morigi e ho frequentato le Medie poi il Liceo scientifico. D'estate davo un amano nei campi. Mi sono laureato in Medicina a Milano il 30 giugno del ‘41 e il febbraio dell'anno dopo avevo appena superato a Padova l'esame di abilitazione alla professione quando mi è arrivata la cartolina che mi convocava alla Scuola allievi ufficiali medici a Firenze. Tre mesi tutto sommato piacevoli e poi a Cuneo, come alpino». Una sua scelta il Corpo? «Assolutamente no - ci risponde - ma sono fiero di essere un alpino, di aver avuto commilitoni in gamba, pronti a sacrificarsi per la Patria, a combattere senza tanti mugugni con il moschetto '91, quello che i loro padri avevano nella Grande guerra e accontentarsi, quando eravamo sulle rive del Don, del rancio a temperatura ambiente (ossia parecchi gradi sotto zero). Sono fiero di appartenere a un Corpo che ha onorato l'Italia sia nelle vittorie sia nelle sconfitte, tuttora sta ben figurando nelle missioni di pace e ha tanti suoi ex che s'impegnano nella protezione civile e in opere di bene. La chiesetta vicino alla cascina dove abitavo da ragazzo è stata restaurata di recente proprio dagli alpini dell'Ana».
«In Russia non ci volevo andare - ribadisce - e con l'ingenuità di allora lo accennai al mio comandante, ottenendo solo tre giorni di licenza prima di partire per il Caucaso. Era il 2 agosto del '42. Un interminabile viaggio in treno fino in Ucraina, poi una lunga marcia fino al Don. Senza sparare un colpo. La mia compagnia aveva il compito di presidiare un tratto di sponda del fiume, per impedire che gli uomini dell'Armata rossa, schierati sull'altra sponda sfondassero quel fronte. I russi non li vedevamo e anche lo scambio di colpi erano scarsi. Finché il Don non s'è ghiacciato tanto da consentire a quelli, esperti del territorio e, diversamente da noi, ben equipaggiati contro il freddo, di fare delle sortite. Avevano tute bianche, mimetiche con la neve, stivali con feltro e il tipico mitra col caricatore a tamburo. Abbiamo fatto qualche prigioniero ma loro sono riusciti a prendersi alcuni di noi».
Più o meno cinque mesi così, poi la successione delle tre grandi offensive dell'Armata Rossa per costringere le forze dell'Asse ad arretrare e riuscire a riprendere Stalingrado.
«Sì, i russi avevano già rotto a metà dicembre, a Nord e a Sud della nostra postazione e noi siamo rimasti tagliati fuori dai grandi combattimenti e quando il 17 gennaio abbiamo ricevuto l'ordine di ripiegare lo abbiamo fatto senza poter avere altre direttive. A piedi e per pochi chilometri con qualche autocarro e qualche mulo. Poi anche senza quelli. Una tragedia che mi fa ancora venire i brividi. Si vagava nella pianura coperta da uno spesso strato di ghiaccio e neve, dove i casolari (le isbe) erano rari e gli abitanti non stavano molto meglio di noi. Non avevamo cibo, i nostri abiti erano fradici, gli scarponi con suola leggerissima che ricopriva una tavoletta di legno, si inzuppavano e sfondavano. Eppure bisognava scappare. Quasi impossibile nascondersi quando in cielo spuntava un aereo e mitragliava nel mucchio, o quando arrivavano colpi sparati da carri armati. Sfiniti vagavamo alla ricerca di un rifugio e soprattutto di cibo. La mia Compagnia ha anche combattuto ma è stata decimata. Ho assistito a scene strazianti senza poter svolgere il mio ruolo di medico perché non avevo, non parliamo di bende o medicinali, ma neppur un sorso d'acqua».
Gli occhi di Gino Tassi si inumidiscono e la voce si incrina. Poi riprende.
«Così per quasi quindici giorni, con temperature che scendevano a 40 sotto zero. Una notte alla periferia di un paesino, tre giorni dopo il mio compleanno, ho visto una luce e con il maggiore Mira di Milano e altri, spesso sorreggendoci a vicenda, siamo andati verso quel punto. Ad alcune centinaia di metri da noi è sbucato un carro armato russo ed è stato allora che estratta la Beretta che neppure ricordavo di avere alla cintura, ho sparato un inutile colpo verso il nemico. L'unico colpo che ho sparato in guerra.
I russi non si sono neppure accorti della mia reazione e ci hanno ignorato. Un'ora dopo siamo arrivati ad una casa dove in uno stanzone si accalcavano cercando rifugio e caldo decide e decine di soldati. All'alba, con una sventagliata di mitra, entrarono i russi e ci fecero prigionieri».
Non era che una tappa dell'odissea di Gino Tassi.
«Avevo sentito che gli ufficiali non venivano fatti prigionieri, ma subito fucilati. Non era così eppure, per i patimenti che poi dovetti subire, mi capitò di pensare, nei momenti di disperazione, che sarebbe stato meglio morire subito». Di nuovo in marcia e per tre giorni: «I russi non ci davano nulla da mangiare. Non posso dimenticare una donna che uscita di soppiatto da una casa, di nascosto dai soldati che ci scortavano, gettò a terra una decina di pere cotte. Una fu mia. Un altro giorno un anziano, passandomi accanto mi diede in mano due bietole cotte. Un dono insperato. Quindici giorni di marcia per arrivare al primo campo di concentramento, dove trovammo una zuppa calda e il lusso di dormire sulla paglia in quella che era stata una scuderia. Una comodità che ci costò cara perché il locale era infestato di pidocchi e in seguito ci ammalammo di tifo. Una epidemia che mieteva vittime. Eravamo a Krinovaja. C'erano prigionieri di varie nazionalità. La fame era tanta. Una fame talmente insopportabile che spinse alcuni a gesti estremi, inimmaginabili. C'è stato chi ha bevuto il sangue del compagno appena morto. Un nostro colonnello una notte mi diede un bastone nodoso e il compito di impedire che alcuni, in preda a fame delirante, togliessero da sotto la neve i corpi di prigionieri morti per cibarsi del fegato ed altre parti. In punti nascosti accendevano piccoli fuochi per quella terribile cucina. Un furiere che conoscevo bene, mesi dopo, mi confidò che anche lui non aveva resistito alla fame».
Altri trasferimenti, sia a piedi, sia in ferrovia. «Al campo di Oranki, dove eravamo sistemati in baracche ebbi la sorpresa di incontrare un amico e collega di Borgonovo, che era stato fatto prigioniero prima di me, il dottor Alberto Bosi. Per curare il tifo e qualsiasi altra malattia avevamo solo il permanganato di potassio. Dopo il maggio del '43, quando purtroppo Bosi era già morto, le razioni di cibo, sembra grazie ad aiuti americani, aumentarono e assaggiammo fettine di pane con un velo di burro e un po' di zucchero. Mi fu anche permesso di scrivere un paio di cartoline a casa e una arrivò, con molte parole cancellate dalla censura militare».
Da ultima una destinazione particolare: le miniere di carbone del Donetz (ora in Ucraina) dove, come riferiamo nell'altro pezzo in pagina, salvò la vita a un prigioniero.
A guerra finita, i soldati italiani prigionieri superstiti erano stati liberati, ma per gli ufficiali la prigionia continuava. «Dall'Italia si consigliò ai russi - commenta Tassi - di attendere per il nostro rimpatrio l'esito del referendum fra monarchia e repubblica. Era la fine d'aprile del '46 quando ci arrivò la tanto attesa notizia della nostra liberazione, ma il ritorno a casa fu molto lento. Arrivati in treno a Odessa restammo un mese sul Mar Nero. Si andava in spiaggia a prendere il sole sognando l'Italia. Non potevo comunicare con i miei, ma la Croce Rossa con una trasmissione radio in italiano, elencava i nomi dei prigionieri liberi e un mio cugino che abitava a Milano sentì il mio nome e lo fece sapere subito ai miei. Era agosto quando arrivai in treno a Milano poi con l'auto di un amico finalmente a casa: una gran festa! »
Gino Tassi ha svolto poi, sino al 1985 la libera professione di medico. Tanta sofferenza patita e vista patire, lo spettacolo di tante atrocità hanno maturato nella sua seconda vita non odio, ma amore verso il prossimo, non desiderio di vendetta, ma pacatezza. Ha svolto la professione con grande disponibilità nell'area di Rottofreno, visitando i pazienti prima in bicicletta, poi in moto, poi con la Topolino, convinto che andare a trovare un ammalato con amicizia e scambiare con lui due chiacchiere, può aiutarlo a guarire quanto una medicina. «Vorrei - conclude - che tanti giovani potessero imparare a essere disponibili verso gli altri e capaci di apprezzare anche le piccole gioie della vita senza dovere, come me e tanti della mia generazione, superare vicende terribili causate dall'odio e dalla guerra».

 

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26/03/2013

La città imbandierata entro il 25 Aprile

In azione le squadre di volontari alpini: 70mila tricolori sui pali della luce

Piacenza - (fri) Settantamila tricolori sui pali della luce, tre chilometri di nastri con bandierine triangolari (i cosiddetti "pavesi"), venti maxi vessilli da posizionare sui cavalcavia della tangenziale. La città si appresta a cambiare volto ed entro il 25 aprile prossimo sarà tutta verde, bianco e rossa. Già in questi giorni i piacentini hanno potuto vedere un anticipo di orgoglio nazionale sventolare sopra le loro teste. Via Rigolli, via Farnesiana, un pezzo di via Colombo, un'altra decina di strade principali sono le zone in cui è iniziato l'imbandieramento in vista del'Adunata nazionale di maggio. Sveglia alle 5 del mattino ad alle 6 le due squadre della "Commissione imbandieramento" (così si chiama) sono già al lavoro, ognuna scortata da due agenti della polizia municipale. Grazie a due cestelli messi gratuitamente a disposizione dalla "Gianfranco Bramieri carrelli elevatori" i volontari della Sezione alpini mettono a mezza altezza le bandiere su ogni palo della luce. «Ci impieghiamo 4 minuti a palo - dice il responsabile, Giuseppe Covati -. Sul cestello abbiamo un'asta di plastica di un metro e mezzo che pieghiamo con un'apposita molla e la fissiamo assieme alle bandiere con fascette di plastica». I tricolori sono fornite dall'Ana nazionale secondo un collaudato iter. Almeno la metà passa di Adunata in Adunata. Quelle provenienti da Bolzano (Adunata 2012) sono 31.600. Altre 35-36 mila sono invece nuove. Quelle ancora utilizzabili l'anno prossimo andranno a Pordenone (Adunata 2014). Qualcuno ha messo in dubbio che esporle ora sia troppo presto: potrebbero arrivare rovinate all'Adunata. «Il periodo di imbadieramento è ormai sperimentato - spiega Covati -, sono in tessuto e non si rovineranno. L'unico rischio è che il vento le sposti. A questo proposito, una settimana prima dell'Adunata, faremo un giro di ricognizione». Da notare che tutte le bandiere sono a carico dell'Associazione nazionale alpini. Il Comune di Piacenza ha adornato piazza Cavalli e gli edifici pubblici, oltre ad aver montato maxi cartelli agli ingressi della città. La manodopera, come dicevamo, a parte gli agenti della municipale, è completamente alpina e volontaria. La Commissione imbandieramento, presieduta da Covati, è formata anche dal capogruppo alpini di Carpaneto, Carlo Veneziani, e dal consigliere Giovanni Tondelli. Nelle squadre ci sono volontari dei gruppi alpini di Agazzano, Settima e Pontenure.

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26/03/2013

Per l'Adunata nazionale una sfilata lunga 12 ore

Dalle 9 del mattino fanfare, reparti in armi e 118 sezioni da tutto il mondo

Piacenza - Dodici ore filate di parata, dalle 9 del mattino alle 9 di sera. Sarà il clou dell'Adunata nazionale degli alpini domenica 12 maggio con ben 118 Sezioni da tutto il mondo.
Il percorso Un chilometro e trecento metri di tracciato urbano: da via Farnesiana all'altezza di via Beati a piazzale Medaglie d'Oro, passando per piazzale Velleja, piazzale Libertà, Stradone Farnese, corso Vittorio Emanuele, piazzale Genova, via Genova.
L'ammassamento L'ammassamento si terrà dalle 8 alle 8 e 30 nella zona compresa tra via Europa, via Farnesiana e via Beati. L'ordine di sfilamento è ormai ufficiale. Si parte sfalcati di almeno mezz'ora per evitare intoppi.
Primo settore Alle 9 del mattino il primo settore. Prima la fanfara militare, poi il 1° battaglione alpini artiglieria di montagna di stanza a Fossano con la bandiera di guerra e il gruppo di ufficiali e sottufficiali in servizio. Poi i gonfaloni della Regione Emilia-Romagna, della Rovincia e del Comune di Piacenza, di tutti i Comuni della provincia di Piacenza e una rappresentanza di Pianeta Difesa. Ancora: la seconda fanfara militare, il labaro dell'Ana, lo stendardo dell'Unirr, quello del Nastro Azzurro, gli alpini decorati, mutilati e invalidi su automezzi, una rappresentanza dell'equipaggio della nave Alpino, rappresentanza Ifms e militari stranieri, Protezione civile, crocerossine e ospedale da campo.
Secondo settore. Alle 9 e 30 il secondo settore. Gli alpini di Zara, Fiume, Pola; le sezioni all'estero (Sud Africa, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Usa, Colombia, Cile, Uruguay, Belgio, Lussemburgo, Gran Bretagna, "nordica", Germania, "balcanica", Francia e Svizzera. Infine i militari dell'Operazione Albatros.
Terzo settore. Via alle 10 e 15 con il 4° raggruppamento Protezione civile. Poi le sezioni del Centro Sud e isole e della Toscana.
Quarto settore. Inizio alle 11 e 30 col 3° raggruppamento Protezione civile; poi le sezioni del Friuli-Venezia Giulia, del Trentino-Alto Adige, del Veneto.
Quinto settore. Inizio sfilata alle 14 e 30 con il 1° raggruppamento Protezione civile. Seguono le sezioni di Liguria, Valle d'Aosta e Piemonte.
Sesto settore. Si parte alle ore 17 con il 2° raggruppamento Protezione civile; poi le sezioni della Lombardia e dell'Emilia Romagna
Settimo settore. Alle 19 e 30 tocca alla Sezione di Piacenza, seguita dal gonfalone del Comune di Pordenone con lo striscione Arriverderci a Pordenone, città che ospiterà l'Adunata 2014. Poi il gruppo di 141 bandiere a ricordo dei 141 anni del Corpo degli Alpini. Infine la rappresentanza del Servizio d'Ordine nazionale. Chiusura intorno alle 20 e 30 con l'ammaina bandiera in piazza Cavalli.

Federico Frighi

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26/03/2013

Fiorenzuola, gli alpini addestrano i bimbi alla "battaglia" delle uova

FIORENZUOLA - (d. m.) Gli alpini sono stati gli speciali "addestratori" del gioco delle uova pasquale, il "Ponta e cul", che andrà in scena domenica e lunedì mattina in piazza Molinari. Le penne nere - volontari del gruppo comunale Alpini di Fiorenzuola - sono entrati in tutte le scuole dell'infanzia della città e della campagna, insieme al maestro Adriano Fanti, presidente onorario dell'Age (Associazione genitori), il sodalizio che da anni (nell'ultimo decennio in tandem con alpini e Pro loco) promuove il gioco delle uova sode colorate, in cui vince chi batte meglio la punta del suo uovo, evitando di romperla, contro la parte più tonda del guscio avversario. Anche i bambini si sono sfidati a colpi di uova, conquistati da un gioco tanto semplice quanto appassionante, ma anche dalla capacità di fascinazione dei racconti di Franco Meneghelli, il tenente alpino oggi 70enne che ha intrattenuto i piccoli con simpatici aneddoti, insegnando loro, ad esempio, come riconoscere l'uovo cotto da quello crudo, come scegliere le uova sode con i gusci più forti, come picchiare i gusci. Dopo le spiegazioni e le dimostrazioni, ecco il momento del gioco, con piccoli tornei organizzati nelle varie sezioni delle tante scuole dell'infanzia: la San Rocco, la Rodari, l'asilo dei Gelsi, la materna di San Protaso, la paritaria San Fiorenzo. Domani si concluderà il tour con un torneo organizzato al centro diurno socio-riabilitativo per disabili San Bernardino. Le penne nere e l'Age andranno anche all'asilo di Castelnuovo. Alla materna dei Gelsi, dove l'addestramento è andato in scena nei giorni scorsi, ha fatto visita agli alpini e ai bambini il preside Mario Magnelli. A tenere punteggi e nominativi dei piccoli, il maestro Fanti, coadiuvato da un bel gruppo di alpini: Alberto Tidone, Ezio Moggi, Franco Ferraroni e Roberto Buschi, membro del consiglio sezione Ana di Piacenza e responsabile degli alpini della Bassa Valdarda.
Il Ponta e cul, arrivato alla sua quarantesima edizione, va in scena domenica alle ore 9 in piazza con il gioco libero. Alle 10 il memorial Paolo Gianessi riservato ai giovani delle società sportive cittadine. Alle 10.30 il torneo dei bar. Lunedì 1 aprile, giorno di pasquetta, appuntamento alle 9 con la gara riservata ai bambini. A tutti i concorrenti premi a sorpresa. Il ricavato della vendita delle uova sode colorate, munizioni per la gara, sarà devoluto in beneficenza. L'organizzazione della manifestazione folcloristica è di Pro loco, Age e Alpini, con il patrocinio del Comune e della Provincia.
 

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24/03/2013

Piacenza ricorda chi ha fatto la storia

Medaglie e croci al merito ai parenti di quattro militari Deturpato il monumento alla campagna di Russia

Il soldato Giovanni Foppiani e gli alpini Eliseo Canevari, Agostino Poggioli e Giovanni Callegari. Quattro servitori dello Stato ricordati nel giorno delle commemorazioni nazionali dei Caduti e dei Dispersi di tutte le guerre e nella ricorrenza dei 70 anni dalla campagna di Russia. Alle loro famiglie sono state consegnate medaglie e croci al merito di guerra per onorarne la memoria. Una memoria che però non si ferma solo a questi quattro piacentini, ma raggiunge con intensa commozione tutti quei giovani uomini che hanno perso la vita combattendo. L'abbraccio di piazza Cavalli è stata forte testimonianza di come Piacenza non si dimentichi mai di chi ha posto le basi del nostro presente democratico, di quegli uomini assurti ad un sacrificio molto più grande della loro volontà e della loro consapevolezza. L'iniziativa promossa dall'Associazione nazionale famiglie caduti e dispersi in guerra ha preso avvio alle ore 10 nella basilica di San Francesco. Le prime parole di commozione e i primi ringraziamenti sono arrivati dal presidente provinciale Rodolfo Bonvini. «La violenza è sempre presente nella nostra vita - ha detto monsignor Giuseppe Illica - dobbiamo essere molto vigili su questo. Crediamo che questi fratelli abbiamo sacrificato la loro vita inconsapevolmente e preghiamo per loro che hanno costruito la storia». Dopo la lettura della preghiera ai Caduti e ai Caduti in Russia, tutte le rappresentanze civili, militari e religiose si sono dirette in una piazza Cavalli affollata, di fronte al sacrario di Palazzo Gotico. E' quindi iniziata la cerimonia condotta dal presidente provinciale degli Alpini Bruno Plucani che ha presentato la madrina, la signora Vera Trogu Capuano. Volti tutti rivolti all'insù e sulle labbra le parole dell'Inno di Mameli al momento dell'alzabandiera ad opera di un picchetto d'onore del 2° Reggimento Genio Pontieri. Le corone d'alloro sono quindi state benedette dal cappellano militare Bruno Crotti e deposte al sacrario. Da sottolineare la presenza dei gagliardetti degli Alpini provenienti da tutta la provincia, i gonfaloni fra cui quello della città di Piacenza decorato con due medaglie d'oro e i labari delle associazioni combattentistiche e d'Arma. Il consigliere Lorenzo Gregori ha quindi portato i saluti del presidente nazionale dell' Associazione famiglie caduti e dispersi in guerra, Rodolfo Bacci. Plucani ha chiuso la cerimonia denunciando: «Questa notte sono state deturpate le bandiere poste al monumento dei caduti della campagna di Russia. Noi le riposizioneremo».
Nicoletta Novara

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24/03/2013

Le penne degli alpini sono solo di aquile "sintetiche"

Egregio direttore,
vorrei tranquillizzare la signora Maddalena Freschi che, da buona naturalista, si preoccupa di quanti corvi sono stati spennati per dare ai cappelli alpini quell'impronta unica e autorevole che tutto il mondo ci invidia.
Prima di tutto la penna, e non la piuma, non è di corvo ma bensì d'aquila, il rapace delle alte vette, habitat naturale degli alpini, e che incarna la tenacia che contraddistingue chi ha avuto la fortuna di militare nel nostro glorioso corpo. L'aquila è inoltre il simbolo del Corpo degli alpini, rappresentata anche sul fregio del cappello e in vari stemmi dei reparti alpini.
Infine la rassicuro che tutte le penne sono sintetiche perché l'aquila è, fortunatamente, una specie protetta e, anche se così non fosse, in quanti riuscirebbero a procurarsi una penna strappandola a questo meraviglioso animale?
In attesa dell'Adunata nazionale di maggio, evento storico per il nostro territorio, un fraterno saluto alpino a tutti.

Roberto Lupi

capogruppo alpini di Marsaglia

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24/03/2013

Un simbolo sacro di onore amore, orgoglio e cuore

Egregio direttore,
leggo su Libertà la lettera della signora Maddalena Freschi che, da naturalista dichiarata, si interroga "sul quantitativo di corvi spennati per migliaia e migliaia di cappelli da Alpino".
Stiamo vivendo un momento in cui si soffre per arrivare a fine mese e sinceramente il desiderio di risposta a questo "problema" da parte della signora, mi fa riflettere. Sento l'obbligo e mi permetto di dare a questa Signora qualche spiegazione: premetto che rispetto il pensiero e la filosofia di vita di qualunque persona, ma trovo molto triste e infelice la sua scelta di difendere "la causa dei corvi spennati" associandola alla "piuma del cappello degli alpini". Carissima signora Maddalena, sono orgogliosa e fiera di essere figlia di un alpino del glorioso Battaglione Julia e voglio subito informarla che quella che mio padre portava sul cappello non era una "piuma" ma una lunga e magnifica "Penna Nera", Lui stesso era una Penna Nera... la sua era una Penna di aquila... che fa differenza...
Mi rivedo piccola che ascolto le Sue tante storie da Penna Nera. Momenti di vita di un alpino combattente prima e prigioniero poi nei campi di concentramento di Germania e Polonia per lunghissimi e interminabili sei anni. Erano, anzi avrebbero dovuto essere, gli anni più belli per mio padre all'epoca poco più che ventenne, ma quella Penna Nera lo porta ad affrontare sfide durissime: vede compagni cadere sotto i colpi terribili della mitraglia dal rumore indimenticabile, vaga e rovista nei pollai della freddissima Germania, lì sì che c'erano le piume mescolate agli avanzi del becchime delle galline, magari anche piume dei corvi di cui lei parla signora Maddalena, e tra quello sterco la mia penna Penna Nera preferita, disperata, cerca qualcosa da poter mangiare, per sopravvivere.
In nome di quella Penna Nera mio padre ha rischiato tante volte la sua vita, ha rischiato tante volte la sua vita per la vita di altre Penne Nere. Penne Nere che, dopo la guerra e proprio in queste adunate, ritrovava e riabbacciava con le lacrime agli occhi e la mano sul cuore. Ho accompagnato qualche volta, da piccola, mio padre a queste adunate: mi metteva sulle sue forti spalle e da lassù contavo tutte quelle Penne Nere che marciavano con passo preciso e perfetto; tornavo a casa fiera di poter mostrare alla mamma e ai miei fratelli il regalo che per mio padre era il più bello che potesse esserci in quella "festa granda": la bambolina alpina tutta in divisa verde, anche lei con il cappello da alpino su cui svettava l'immancabile Penna Nera (lascio alla signora Maddalena scoprire da quale animale potesse provenire).
Potrei continuare con tanti altri ricordi, ma mi rendo conto che devo dare spazio anche agli altri lettori e concludo quindi esternandole tutta la mia amarezza e tristezza per la sua "non indovinata" battaglia: occorre valutare profondamente il senso delle situazioni che si espongono: una parola banale come "piuma" nel contesto da lei posto per tutti i motivi che le ho citato e per tanti altri ancora, non merita, non può, non deve essere associata a tutto ciò che di buono hanno rappresentato e rappresentano tutt'oggi gli alpini!
Senza forse e senza paura di smentita, le spiego io il senso di quel distintivo che lei chiama "piuma dell'alpino": la "Penna Nera" è stata e sarà per sempre simbolo di onore, amore, orgoglio e cuore; la "Penna Nera" è sacra, merita rispetto, tanto sacra e importante da pretendere di accompagnare la bara del suo "Vècio" nel suo ultimo viaggio. Sì, riscalda anche la bara di un "Grande Vècio": mio padre.

Fausta Sebastiani

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22/03/2013

Da capo della Brigata multinazionale in Kosovo all'Afghanistan e dal 2009 guida le Truppe Alpine

Il generale di Corpo D'Armata Alberto Primicerj è nato a Pontebba (Udine) il 2 settembre 1953. Dopo la frequenza del 154° Corso dell'Accademia Militare di Modena e della Scuola di Applicazione d'Arma di Torino, ha svolto l'attività di comando nei gradi di Tenente e Capitano presso il Battaglione Alpini "Tolmezzo", nelle sedi di Forni Avoltri (Udine), Venzone (Udine) e nella compagnia controcarri "Julia" a Cavazzo Carnico (Udine.) Dopo aver frequentato la Scuola di Guerra dell'Esercito di Civitavecchia - 111° Corso di Stato Maggiore nel 1986-87 e 111° Corso Superiore di Stato Maggiore nel 1989-90 - il 33° Corso Superiore di Stato Maggiore dell'Esercito Tedesco ad Amburgo (Germania) dal 1990 al 1992, ha comandato dal 1992 il Battaglione Alpini "Trento" a Brunico (BZ). Dal 1993 al 1996 ha ricoperto la carica di Capo Sezione presso l'Ufficio del Capo di Stato Maggiore della Difesa a Roma e, successivamente, sino al 1997 ha comandato il 6° Reggimento Alpini con sede in San Candido. Dal 1997 al 1999 ha ricoperto l'incarico di Capo Ufficio del Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa a Roma. Nel 1999, è stato nominato Addetto per l'Esercito presso l'Ambasciata d'Italia in Germania nella sede di Bonn, con accreditamenti secondari in Olanda e Danimarca. Dal 29 novembre 2002 al 23 settembre 2005 ha ricoperto l'incarico di Comandante della Brigata Alpina "Julia". Dal 12 novembre 2003 al 18 maggio 2004 ha partecipato alla missione NATO "KFOR - Joint Guardian" in qualità di Comandante della Brigata Multinazionale South-west in Kosovo. Dal 30 settembre 2005 ha assunto l'incarico di Comandante della Divisione Alpina "Tridentina". Dal 1° novembre 2006 ha assunto anche l'incarico di Vice Comandante delle Truppe Alpine. Dal 26 novembre 2007 nell'ambito dell' Operazione ISAF assume l'incarico di "Deputy Chief of staff Stability" con sede a Kabul (Afghanistan). Rientra dall'Afghanistan il 21 dicembre 2008 e riassume l'incarico di Vice Comandante delle Truppe Alpine e Comandante della Divisione Alpina "Tridentina". In data 27 febbraio 2009 assume l'incarico di Comandante delle Truppe Alpine. Laureato in Scienze Strategiche, coniugato, conosce l'inglese ed il tedesco. Inoltre è in possesso del patentino di bilinguismo 2a lingua - Diploma di laurea A. E' insignito di 13 onorificenze e decorazioni.

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22/03/2013

«Piacentini, con l'adunata una grande festa di popolo»

Il generale Primicerj: «Il nostro è uno spirito di corpo unico al mondo»

di NICOLETTA MARENGHI
A pochi metri dal contestato monumento alla vittoria di Bolzano si erige un altro palazzo realizzato su progetto dell'architetto Piacentini, è il Comando delle Truppe Alpine. Ad accoglierci nella maestosa struttura con una vigorosa stretta di mano, la divisa mimetica e l'immancabile cappello, è il generale di Corpo d'Armata Alberto Primicerj: da lui dipendono diecimila uomini. Il salotto è allestito per l'intervista ma il comandante preferisce rispondere alle domande restando in piedi. Gentile e disponibile, alle telecamere di Telelibertà ha raccontato le tappe salienti della storia degli alpini, dalla nascita nel 1872 ad opera del capitano Giuseppe Perrucchetti con l'obiettivo di difendere l'arco alpino, al battesimo di fuoco nel 1896 in Eritrea, un ambiente anomalo per chi è addestrato alla montagna, e poi ancora le guerre mondiali, la fine della leva, l'attuale impegno al di fuori dei confini nazionali. Il generale ha sottolineato anche l'impegno per la solidarietà e le operazioni civili che hanno avvicinato e reso indissolubile il rapporto tra gli alpini e la popolazione.
Perché gli alpini riescono a creare questo spirito di appartenenza che non si riscontra in altri corpi?
«Lo spirito di corpo degli alpini è unico e si deve, in parte, al tipo di esperienza vissuta durante il servizio militare, inoltre certi valori vengono amplificati dall'ambiente naturale in cui gli alpini operano. Ho avuto modo di conoscere da vicino anche altri eserciti della Nato, ma è difficile trovare lo spirito degli alpini italiani. E' unico anche lo spirito dell'Ana: l'associazione è custode di valori importanti, riferimento per la vita di ognuno di noi. Ciò che fa l'Ana, cementa, unisce e costituisce questo spirito di corpo».
Qual è il ruolo attuale degli alpini?
«Dalla difesa dei confini nazionali siamo passati alla difesa della pace e della sicurezza in tutto il mondo e da un esercito di leva siamo passati ad un esercito di professionisti. Un corpo che si è evoluto ma che ha conservato un minimo comune denominatore rappresentato dalla capacità di vivere, operare e combattere in territori impervi. Fuori dai confini nazionali il nostro obiettivo è portare libertà, sicurezza e pace. E' qui che gli alpini mostrano la preparazione militare e il loro spirito umanitario che li contraddistingue. I nostri ragazzi agiscono nel rispetto della dignità e della realtà in cui vanno a operare».
In Afghanistan, tra i vostri uomini, il tributo di sangue è stato elevato. Come vi ponete di fronte a questi eventi luttuosi?
«In Afghanistan stiamo cercando di stabilire la sicurezza in un ambiente conflittuale. Alcuni colleghi hanno perso la vita e questo è il pegno che gli alpini italiani pagano alla pace e alla libertà. Siamo professionisti: il dolore è inequivocabile ma alla morte siamo preparati. Noi cerchiamo di stare il più possibile vicino alle famiglie. Ogni volta in cui sono andato a Ciampino ad accogliere le salme dei nostri ragazzi sono rimasto colpito dalla dignità delle loro famiglie. Queste persone hanno dato la vita per un ideale e la popolazione deve ricordarli nel modo migliore».
Che cosa rappresenta per un alpino l'Adunata nazionale?
«L'adunata è un evento straordinario di gioia e di festa. Gioia perché ci si ritrova tra persone che pensano e sentono allo stesso modo e che hanno condiviso le stesse esperienze. Festa perché, lo vedrete a Piacenza: è una grande festa di popolo che vale la pena di vivere».
Cosa consiglia ai ragazzi che si vogliono avvicinare al corpo degli Alpini?
«Ai ragazzi di Piacenza dico di assistere all'Adunata per capire cosa significa essere alpino, a tutti gli altri dico che questo è un desiderio che va assecondato. I nostri ragazzi credono in quello che fanno, amano la montagna e soprattutto amano questo Paese. Noi li aspettiamo a braccia aperte e posso garantire che se sceglieranno questa strada avranno grosse soddisfazioni».

 

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21/03/2013

Adunata alpini, la giunta attende 400mila persone

Il sindaco Dosi ha presentato i passaggi organizzativi: 2.500 pullman, 70 mila auto e i tragitti dei cortei

L'Adunata dei grandi numeri scalda i motori e la giunta ieri ha puntualizzato alcune misure organizzative di questa macchina complessa per la quale Piacenza attende tra le 250mila e le 400mila persone nei giorni del 10-11-12 maggio.
Si procederà per passi successivi nel dare informazioni logistiche alla città e a tal riguardo saranno stampate anche 200mila brochure da distribuire con tutto quel che c'è da sapere: viabilità, accessibilità, servizi.
L'arrivo degli alpini a Piacenza sarà scaglionato nella settimana, le prime truppe sono attese già nel lunedì precedente l'evento. Via via gli alpini saranno sistemati presso gli alloggiamenti privati e tutti quelli pubblici (palestre, aree verdi per gli accampamenti) resi disponibili in città. E venerdì 10 maggio si terrà la sfilata della bandiera di guerra del reggimento. Si parte da Porta Borghetto per percorrere viale Maculani, Barriera Milano e viale Risorgimento, verso Piazza Cavalli dove verrà effettuato l'alzabandiera ufficiale.
Nel pomeriggio si terrà anche il consiglio comunale come momento istituzionale di accoglimento. E il 10 maggio rimarrà a Piacenza la festa che ricorda questo passaggio.
Sabato 11 maggio ci sarà un momento di grande fermento serale - ha spiegato Paolo Dosi - con cento fanfare e cori alpini in varie location, 35 gruppi saranno presenti nelle chiese.
Domenica sarà la giornata clou dell'Adunata con presenze previste tra le 250 e le 400mila. La sfilata ufficiale si terrà dopo l'ammassamento in Corso Europa, quindi corteo su Stradone Farnese fino a Barriera Genova (evitando piazza Cavalli).
In Piazzale Libertà saranno allestite le tribune per accogliere 1.600 persone complessivamente (ad invito). I parcheggi per i pullman - ne saranno impiegati 2.500 - sono concentrati sulla Caorsana e Le Mose, quindi in zona Mirandolina., Ikea ed ex Salind.
Ci saranno anche aree di parcheggio per le auto - verranno comunicate in seguito - perché si è valutato che circa 250-280 mila persone arriveranno com mezzi privati, il che significa una "invasione" tra le 50mila e le 70mila auto.

Organizzazione puntuale
Molto lavoro e ancora molte incognite, dunque, per la giunta. Ma non manca qualche soddisfazione.
Da parte degli alpini sono già arrivati elogi per un'organizzazione giudicata particolarmente «puntuale» rispetto a quella incontrata in altre città.

p. s.

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21/03/2013

Cortemaggiore dà l'addio al presidente dei Reduci

CORTEMAGGIORE - All'adunata nazionale degli alpini del prossimo maggio mancherà una "penna nera": è quella di Ermido Moschini, scomparso martedì scorso all'età di 90 anni. Cortemaggiore ha perso una figura molto nota e un testimone della seconda guerra mondiale che "il cavaliere" Ermido Moschini ha vissuto sperimentando anche la prigionia. L'esperienza della guerra e della prigionia lo avevano segnato profondamente. Alpino del 3° reggimento della divisione Taurinense, combatté sui Balcani e fu prigioniero in un campo di lavoro ungherese. Proprio quest'esperienza lo convinse, come spesso Ermido ripeteva nei suoi discorsi, della necessità della pace, alla quale, in particolare, esortava i giovani. Era sempre pronto a raccontare le sue esperienze di guerra a chiunque volesse ascoltarlo, e portò la sua testimonianza anche nelle classi della scuola primaria di Cortemaggiore. Ermido, presidente della locale sezione dei Combattenti e reduci, era sempre presente agli appuntamenti della vita civile e sociale di Cortemaggiore: la consegna della Costituzione ai 18enni, la festa delle forze armate, il ricordo dei caduti di Nassirya, la festa degli alpini, la Fiera di San Giuseppe, le feste settembrine: in diverse manifestazioni prendeva parte attiva con i suoi discorsi.
Nel 2010, il 27 dicembre, con decreto a firma del presidente della repubblica Giorgio Napolitano gli era stata conferita l'onorificenza a Cavaliere dell'ordine al Merito della Repubblica italiana. Accanto all'immagine pubblica di Ermido Moschini, conosciuta da tutti, la figlia Cinzia ha ricordato un'immagine più intima e familiare del padre. «La famiglia - ci ha detto - era tutto per lui. Mio papà c'era sempre, per qualsiasi cosa e per chiunque di noi. Fu felicissimo quando nacquero le nipoti e anche quando nacquero le pronipoti». Anche il lavoro era un altro pilastro per Ermido, che fece il camionista per 40 anni e, spesso, era costretto ad assentarsi per settimane intere. «Tanto che - ricorda ancora Cinzia - quando rientrò per la cresima di mio fratello, Fulvio lo chiamò zio». Il ritratto degli affetti di Ermido non sarebbe completo se non si parlasse della sua cagnolina. Una randagia, che un giorno si fermò al cancello di Ermido che gli diede da mangiare. «Con l'intenzione - ha concluso Cinzia - di portarla poi al canile. Ma non se ne andò più».
Ma il ritratto di Ermido non sarebbe completo nemmeno se non si ricordasse la sua baldanza: proprio dalle colonne di questo giornale Ermido e Dario Sogni, un altro alpino dello stesso battaglione, esprimevano il desiderio di un'adunata nazionale a Piacenza per potervi partecipare. L'adunata ci sarà; ma l'alpino Ermido Moschini "è andato avanti". I funerali saranno celebrati oggi pomeriggio alle ore 15 nella basilica di Cortemaggiore.

l. t.

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20/03/2013

L'Adunata sarà un laboratorio per la storia genetica dell'Italia

Lo staff guidato dalla genetista piacentina Anna Olivieri preleverà il Dna di mille alpini

Sarà analizzato all'Università di Pavia. «Un gesto anonimo ma di valore altissimo»

piacenza - L'Adunata nazionale degli alpini sarà un grande laboratorio genetico a cielo aperto. Il progetto è della genetista piacentina Anna Olivieri che con lo staff del dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell'Università di Pavia raccoglierà il Dna di almeno mille alpini presenti a Piacenza per l'Adunata dal 10 al 12 maggio prossimi. L'analisi del Dna degli alpini definirà le peculiarità genetiche dell'intera penisola italiana e contribuirà a risolvere alcune questioni fondamentali per capire la storia del popolo Italiano. L'idea è quella di tracciare la Storia genetica d'Italia. Un progetto pensato dalla stessa Olivieri con cui la genetista (originaria di Castelsangiovanni) ha vinto un bando del Ministero dell'Istruzione. «Mio padre è un alpino ed ha fatto la leva nell'VIII° Battaglione Cividale - spiega Olivieri -, per questo sono venuta a conoscenza dell'Adunata nazionale e così ho pensato di coinvolgere la comunità piacentina e l'Associazioni alpini in questo mio progetto». Sarà aiutata dai colleghi del dipartimento dell'Università di Pavia, dove lavora. «Verremo in cinque - spiega - con un banchetto. L'intenzione è quella di arrivare anche durante i giorni dell'ammassamento, per evitare i momenti più affollati».
Il gesto sarà anonimo e libero e consisterà nel semplice sfregamento di un "tampone buccale" (un comune cotton fioc) all'interno del cavo orale, ovvero sulla lingua. «In questo modo viene strappato un piccolo quantitativo di cellule (contenute anche nella saliva) che verranno poi analizzate» evidenzia la genetista. «L'unica condizione che chiediamo è che i nonni siano nati tutti e quattro nella medesima regione». Un gesto anonimo, semplice, ma con un valore e un significato altissimi. Ma perchè proprio gli alpini e non, ad esempio, in piazza San Pietro dopo l'Angelus del Papa o in uno stadio dopo una partita di calcio? Perchè gli alpini danno più garanzie.
«L'Associazione alpini - spiega Olivieri - è da sempre mossa dal duplice desiderio di abbracciare in sé l'Italia intera, dalle Alpi alla Sicilia, e al contempo valorizzare e mantenere vive le tradizioni locali, con il suo forte radicamento nel territorio. Gli alpini sono la memoria storica dell'Italia, non solo perché possono raccontare della grande guerra o della campagna di Russia, ma perché nel Dna della loro gente è custodito il patrimonio genetico di un'intera nazione». Dunque, la categoria di italiani per eccellenza.
All'Adunata Nazionale non ci sarà solo tutta l'Italia a sfilare per le vie della città, «ma ci saranno - osserva la ricercatrice - almeno tre generazioni di Italiani che potranno contribuire a ricostruire la storia dell'Italia». Lo staff dell'Università di Pavia ricostruirà passo dopo passo la storia genetica di tutte le regioni. Per fare alcuni esempi, si cercheranno le tracce genetiche delle invasioni dall'Europa centrale e orientale (come Longobardi e Goti) avvenute durante l'ultimo periodo dell'impero romano oppure quelle arabe in Italia meridionale. Si indagherà la presenza di peculiarità genetiche direttamente legate alle minoranze linguistiche (es. ladino, albanese, tedesco, occitano) e ai dialetti ancora parlati in Italia.
«Il risultato sarà di largo interesse non solo per gli italiani - è convinta Olivieri - ma per la comunità globale, e fornirà dati spendibili in diversi ambiti scientifici e culturali da quello genetico a quello storico, archeologico, linguistico, antropologico e didattico».

Federico Frighi
 

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20/03/2013

A Fiorenzuola risuonano i cori alpini

In Collegiata applaudita esibizione dei gruppi canori di Aosta e di Cremona

FIORENZUOLA - Fiorenzuola e la Valdarda hanno risposto alla grande alla ‘chiamata' degli alpini che sabato sera hanno organizzato nella chiesa Collegiata di Fiorenzuola un concerto con due cori alpini dal repertorio di grande suggestione: canti alpini dal forte sapore religioso, sulla sacralità della vita e la speranza del ritorno a casa dal fronte. L'iniziativa, intitolata "Aspettando l'adunata", è stata organizzata dal gruppo alpini di Fiorenzuola (presieduto da Alberto Mezzadri) e dalla sezione Ana di Piacenza guidata da Bruno Plucani, presente in prima fila insieme al sindaco di Fiorenzuola Giovanni Compiani e al parroco monsignor Gianni Vincini, felice di poter sentir risuonare i cori alpini in chiesa.
Il pubblico presente, entrato dall'ingresso principale imbandierato con due grandi Tricolori, ha riempito tutta la navata centrale e si è raccolto in silenzio per ascoltare il Coro Smalp (gli ex allievi del corso per ufficiali di complemento della scuola militare alpina di Aosta) diretto dal Maestro Giancarlo Comar e il coro Ana di Cremona guidato dal maestro Carlo Fracassi.
Il presidente della sezione Ana di Piacenza Bruno Plucani ha ricordato come il concerto fiorenzuolano abbia ripreso lo stesso titolo, "Aspettando l'adunata", di quello andato in scena a Piacenza una settimana prima, con la presentazione d'eccezione di Bruno Pizzul. Plucani ha poi annunciato che saranno numerosi i cori alpini che si esibiranno durante i giorni dell'adunata, sia in città sia in provincia. Il parroco monsignor Vincini ha richiamato il suo personale e profondo legame con le Alpi (ha partecipato a tante spedizioni del Cai) e con gli alpini (è stato molto amico dell'ex presidente piacentino Arturo Govoni). Il sindaco Compiani ha sottolineato l'impegno delle associazioni e del Comune valdardese per l'adunata nazionale del 10 -12 maggio. Il Comune mette a disposizione infatti palestre e campo sportivo per il pernottamento. Stand gastronomici saranno curati dalla Pro Loco che l'altra sera ha donato ai due cori alpini, una bella pubblicazione sul teatro Verdi.
La presentazione della serata è stata affidata a Franco Meneghelli, tenente alpino. Tra i canti che più hanno colpito il pubblico lo struggente coro in friulano "Daur San Pieri", dietro San Pietro, in questo caso nome non della basilica vaticana ma di una chiesetta di montagna.
Commozione anche per "L'ultima notte", sulla drammatica ritirata degli alpini dalla campagna di Russia, al centro anche del coro "Io resto qui, addio". In "Sui Monti Scarpazi" (Carpazi) si racconta di quei giovani soldati trentini (ma nell'esercito austriaco) che durante la prima guerra mondiale vennero mandati a combattere non sul fronte italiano (dove avrebbero combattuto contro i loro ‘fratelli') ma in Romania. Il loro messaggio è universale: "Maledetta la sia questa guerra, che m'ha dato sì tanto dolore". Al termine del concerto, il bis con "Signore delle cime", con i due cori uniti. Le offerte raccolte sono state devolute alla parrocchia. Al termine del concerto i cantori sono stati accolti al Circolo Arci Tre Rose per un ricco rinfresco.

Donata Meneghelli

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20/03/2013

Sabato una giornata per ricordare i dispersi e caduti di tutte le guerre

Avrà un triplice significato la Giornata Commemorativa Nazionale dei caduti e dei dispersi di tutte le guerre che si terrà il prossimo sabato 23 marzo. Alla ormai tradizionale celebrazione dei soldati che morirono in battaglia per difendere il proprio paese si aggiungono quest'anno le celebrazioni per i primi 70 anni della Campagna di Russia e dell'eccidio di Cefalonia, terminati entrambi nel 1943. Tutte le vittime verranno dunque ricordate anche a Piacenza, grazie alla cerimonia che verrà organizzata come ogni anno dal comitato provinciale dell'Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra, rappresentata dalla presidentessa Piera Abbiati e da Rodolfo Bonvini. L'evento avrà quindi inizio sabato mattina alle 9.15 con l'afflusso di partecipanti, famigliari, autorità civili e militari ed associazioni combattentistiche e d'arma con i labari sul sagrato della Basilica di San Francesco per poi continuare con la Santa Messa nella officiata da monsignor Giuseppe Illica, vicario generale e dal Colonnello don Bruno Crotti, con la partecipazione del soprano Alessandra Gentile. Al termine della Messa, verso le 10.40, il corteo si sposterà al Sacrario dei caduti di tutte le guerre sotto Palazzo Gotico per l'alzabandiera, la benedizione e la deposizione delle corone d'alloro. Porterà i saluti del presidente nazionale dell'associazione, Rodolfo Bacci, il consigliere Lorenzo Gregori, a cui farà seguito un ricordo del 70° anniversario della campagna di Russia del Generale Eugenio Gentile. Ci saranno poi le consegne delle medaglie e delle croci al merito di guerra in memoria di quattro piacentini ai famigliari: il soldato Giovanni Foppiani e gli alpini Giovanni Callegari, Eliseo Canevari ed Agostino Poggioli. A chiusura della cerimonia prenderà la parola il sindaco Paolo Dosi, mentre per tutta la durata dell'evento verrà proiettata sul maxischermo la Campagna di Russia 1941/1943. Sarà un ulteriore modo per rendere omaggio ai 617 piacentini che persero la vita in quell'operazione. L'eccidio di Cefalonia fu invece compiuto da reparti dell'esercito tedesco a danno dei soldati italiani presenti su quelle isole alla data dell'8 settembre 1943, giorno in cui fu annunciato l'armistizio di Cassibile che sanciva la cessazione delle ostilità tra l'Italia e gli anglo- americani. In massima parte i soldati presenti facevano parte della divisione Acqui, ma erano presenti anche finanzieri, Carabinieri ed elementi della Regia Marina. Analoghi avvenimenti si verificarono a Corfù che ospitava un presidio della stessa divisione Acqui. La guarnigione italiana di stanza nell'isola greca si oppose al tentativo tedesco di disarmo, combattendo sul campo per vari giorni con pesanti perdite, fino alla resa incondizionata, alla quale fecero seguito massacri e rappresaglie nonostante la cessazione di ogni resistenza. I superstiti furono quasi tutti deportati verso il continente su navi che finirono su mine subacquee o furono silurate, con gravissime perdite umane.

Gabriele Faravelli

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20/03/2013

Vigolzone La scomparsa di Stefano Ballotta travolto da un'auto mentre attraversava la strada

«Aspettava con gioia l'Adunata»

Alpino impegnato fra gli alluvionati in Piemonte e in Kenya

VIGOLZONE - Stasera nella chiesa di Vigolzone alle 20 e 30 sarà recitato un rosario a suffragio di Stefano Ballotta, il 75enne morto a causa di un incidente stradale nella tarda serata di lunedì. Per i funerali si attende il nulla osta delle autorità.
Erano circa le 19.15 quando l'uomo stava attraversando a piedi la strada provinciale di Valnure a Vigolzone, all'altezza di via Chiesuola, per raggiungere la sua abitazione in via Partigiani, nelle immediate vicinanze. Un'auto stava sopraggiungendo in direzione Pontedellolio. L'automobilista, un 41enne di Roncovero di Bettola, non ha potuto evitare l'urto. Ballotta è morto sul colpo. Vani sono stati i soccorsi della Pubblica Valnure di Pontedellolio e l'automedica ha potuto solo constatare la morte. Lascia le figlie Barbara e Marinella.
Ballotta era un camionista in pensione, un alpino in congedo, un collaboratore dell'azienda agrituristica La Tosa di Vigolzone.
Era nativo di Zaffignano di Pontedellolio, dove ha abitato finché non è riuscito a costruirsi la sua casa, a Chiesuola di Vigolzone, in via Partigiani, e dove vive da circa trent'anni. Vedovo dal 2006, viveva con la figlia Barbara. «Una persona attiva - lo tratteggiano i familiari -, molto alla mano, che non si tirava mai indietro per il bene comune».
Alpino in congedo, militare nel battaglione "Gemona" a Pontebba, è stato iscritto nel gruppo alpini di Vigolzone dalla sua costituzione. «Aspettava con gioia questa adunata nazionale a Piacenza - raccontano i familiari -, lui che si è sempre dato da fare con il gruppo».
Oltre a partecipare alle attività di gruppo a livello sezionale e locale, Ballotta ha partecipato anche ad eventi di solidarietà. «Nel 1988 - ricorda il capogruppo di Vigolzone, Gaetano Morosoli - con cinque o sei alpini siamo stati in Kenya a dare una mano ad un missionario bergamasco. Avevamo sistemato aule per gli studenti con lavori di muratura, falegnameria, idraulica. Nel 1994, con la sezione di Piacenza, aveva preso parte ai soccorsi dell'alluvione in Piemonte». Nel 1994 era stato uno di quelle penne nere vigolzonesi che avevano costruito la baita alpina in via Coppi, la sede del gruppo. Da un paio d'anni si era iscritto al gruppo di Pontedellolio.
Era un gran lavoratore. Così lo ha definito Ferruccio Pizzamiglio, dell'azienda vitivinicola La Tosa di Vigolzone, dove Ballotta prestava la sua collaborazione. «Per diversi anni - ha osservato Pizzamiglio - veniva solo per la stagione della vendemmia e poi in modo continuativo nei vigneti. Era una gran brava persona e un aiuto molto valido. Se ne intendeva e qui da noi ha imparato gli innesti della vite diventando molto bravo anche in questo».

Nadia Plucani

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19/03/2013

«Gli alpini non esistono senza Adunata nazionale»

Il presidente Perona: c'è chi risparmia tutto l'anno per essere presente

Piacenza - E se un anno l'Adunata nazionale degli alpini non si facesse...? «Impensabile! » Interrompe a bassa voce, con tono fermo e sguardo basso sul tavolo. «E' semplicemente impensabile un anno senza Adunata nazionale degli alpini! Ci dovrebbero essere eventi così forti... una guerra ad esempio». L'eresia è solo una provocazione per capire, da parte di chi penna nera non è, qual'è l'importanza dell'evento che i prossimi 10, 11, 12 maggio vivrà Piacenza.
«L'Adunata è come il nostro polmone, ci permette di respirare e di far sentire il voler essere alpini a disposizione degli altri». A parlare è Corrado Perona, 80 anni, il numero uno di tutti gli alpini italiani. Quelli in congedo più i simpatizzanti: oltre 4mila gruppi in altrettanti comuni, dalle Alpi alla Sicilia. Quella del prossimo maggio sarà l'86esima Adunata nazionale, a 94 anni dal debutto all'Ortigara e Asiago (nel 1919) con i reduci della Prima Guerra Mondiale, di nuovo assieme dopo il conflitto. Da allora, tranne l'interruzione della Seconda Guerra Mondiale, l'Adunata si è sempre fatta. E' un evento, uno dei pochi, che sembra vincere anche la crisi economica. «Si sente anche da noi - ammette Perona -, tuttavia devo dire che c'è gente che risparmia tutto l'anno per venire all'Adunata, sennò si sentirebbe privata di qualche cosa di veramente importante».
«La base principale è l'incontro - continua il presidente -. L'incontro degli alpini, non solo quelli italiani ma quelli di tutto il mondo. Il ritrovarsi tutti assieme di fronte all'alzabandiera, all'arrivo della bandiera di guerra del reparto in arme, l'intervento del volontariato, il tema annuale». Ogni anno l'adunata ha un tema che viene declinato negli striscioni che sfilano nella parata della domenica. Quello del 2013, come spiegato nell'articolo sotto, è "Onestà e solidarietà, queste le nostre regole".
«A Piacenza arriverà una massa incredibile di persone - prosegue la "penna nera numero 1" -, alpini ma anche un seguito di familiari e di amici. Noi alpini non siamo mai fini a noi stessi ma apparteniamo alla comunità. Penso che il nostro sia un fenomeno con caratteristiche uniche a livello mondiale».
Un appello ai piacentini: «Portate pazienza perchè sicuramente ci saranno anche dei disagi. Magari qualcuno non riuscirà ad uscire dal proprio garage con la macchina... sarà un'invasione pacifica ma spero che i cittadini verranno ripagati dalla cordialità degli alpini, dalla loro allegria, magari un po' chiassosa e rumorosa. Da quell'amor di patria fatto con tanto calore, alla buona, che porta un po' di speranza e di allegria in un Paese come il nostro in sofferenza, politica e di ideali».
Figlio di un alpino (Antonio, Terzo alpini battaglione Exilles, ferito sul monte Pasubio nel 15-18), Perona ha prestato il servizio militare alla scuola Alpina di Aosta, poi alla Julia, 8° reggimento battaglione l'Aquila; piemontese di Biella in un reparto di abruzzesi.
Ottant'anni compiuti in gennaio, dopo 9 a capo degli alpini italiani, una settimana dopo l'Adunata di maggio si dimetterà. Quella di Piacenza sarà l'ultima. «Sotto a chi tocca - dice - sotto ai giovani. Chi arriverà porterà l'Ana a nuovi traguardi. Il nostro obiettivo principale è il nostro futuro. Da parecchi anni è terminata la leva obbligatoria e noi abbiamo bisogno di mantenere ed ingrandire questa nostra famiglia. Dobbiamo pensare a che cosa fare, dobbiamo trovare una via che non ci faccia perdere per strada la nostra identità, la disciplina della nostra associazione e la storia». Perona pensa all'integrazione degli "amici degli alpini". «Ma non basterà pagare 20 euro l'anno -avverte il presidente -, bisogna crederci».

Federico Frighi

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19/03/2013

"Onestà e solidarietà, queste le nostre regole"

"Onestà a solidarietà, queste le nostre regole". E' il motto scelto dall'Associazione nazionale alpini per l'Adunata nazionale di Piacenza. «Il motto vuole essere un elemento ispiratore di quelle componenti che caratterizzano l'adunata stessa - spiega il giornale L'Alpino -, l'organo ufficiale dell'Ana -, ad iniziare dalle manifestazioni di introduzione e di preparazione al grande evento annuale dell'Associazione, per concretizzarsi anche nella preparazione degli striscioni che vengono portati in sfilata». «Le motivazioni all'origine del motto scelto traggono spunto da riflessioni e considerazioni su accadimenti che sono sotto gli occhi di tutti - continua l'editoriale -. In questi ultimi anni, ed in modo particolare negli ultimi mesi, abbiamo vissuto e purtroppo stiamo ancora vivendo atteggiamenti irresponsabili e non dignitosi da parte di parecchi personaggi che dovrebbero avere come obiettivo del loro impegno il bene comune. Ecco allora la voglia degli alpini di ribadire con fermezza e con dignità la strada che noi come Associazione, ma con noi molta gente onesta, vogliamo continuare a percorrere, non per seguire ideologie particolari ma "semplicemente" per ottenere il bene della nostra Patria e del suo popolo».
Ancora: «È chiaramente anche per noi una dichiarazione o meglio una riconferma di un impegno importante che continuiamo ad assumerci. È quindi un impegno ed un esempio che comincia da noi ma è anche la volontà di trasmettere le incitazioni alla onestà ed alla solidarietà nella società e l'Adunata nazionale è sicuramente un palcoscenico importante ed unico nei nostri programmi dell'anno».

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15/03/2013

FIORENZUOLA - ll mito degli Alpini corre anche sulle note dei canti che le penne nere intonavano al fronte, durante la prima e la seconda guerra mondiale

FIORENZUOLA - ll mito degli Alpini corre anche sulle note dei canti che le penne nere intonavano al fronte, durante la prima e la seconda guerra mondiale. Canti nati durante la guerra, ma inneggianti in realtà la pace, l'attesa del ritorno a casa, contro il dolore della perdita di tante giovani vite. Oggi quei canti sono un inno all'Italia e al valore alpino. Azzeccata quindi la scelta di preparare l'attesa Adunata del 10, 11 e 12 maggio con concerti di cori alpini. Il primo, com'è noto, è andato in scena a Piacenza sabato scorso, presentato da Bruno Pizzul. Il secondo, sempre dal titolo "Aspettando l'adunata" è in programma domani sera, sabato, alle ore 21 nella chiesa Collegiata di Fiorenzuola ad ingresso libero. L'iniziativa è del gruppo alpini di Fiorenzuola della sezione Ana di Piacenza, patrocinata dal Comune e con la parrocchia San Fiorenzo che mette a disposizione gli spazi. La chiesa offrirà il palcoscenico a due cori alpini: il Coro Smalp (degli ex sottoufficiali della scuola militare alpina di Aosta ma con sede a Cremona) e il coro Ana della sezione Alpini di Cremona.
Il concerto esordirà con il canto "Doman l'è festa" per proseguire con altri brani, fra cui "Io vorrei" e "Daur San Pieri", tutti eseguiti dal coro Smalp. Seguirà il Coro Ana di Cremona con i canti "Va l'alpin" e "Senti mia Ninetta", "Sui Monti fioccano", "L'ultima notte", "Benia cà la storia", "Monte Cauriol", "Motorizzati a piè". Il primo coro ospite si costituì alla scuola militare alpina di Aosta (Smalp), dov'era tradizione che ogni corso per sottotenenti alpini "sfornasse" una formazione musicale. Alcuni militari, quelli del 104° corso del 1981, decisero di continuare questa esperienza, vincendo le difficoltà della lontananza, visto che i vari sottotenenti erano stati destinati a caserme sparse sui monti italiani. Riuscirono ad esibirsi a Milano nel '92, nell'adunata nazionale alpini. A distanza di tanti anni, sotto la direzione del fondatore, Giancarlo Comar, la formazione riunisce ancora molti degli originari 33 componenti ma accoglie anche altri ex alpini della Smalp, e oggi ha sede a Cremona. La città lombarda, nonostante non sia vicina ai monti, vanta così la presenza di due cori alpini. Il secondo ad esibirsi sarà appunto il coro Ana, che ha un decennio di vita. Nel 2005, con il maestro Carlo Fracassi, musicista per passione e professione (è costruttore di organi) ebbe il suo "battesimo del fuoco" all'Adunata nazionale di Parma. Il coro si presenta col cappello alpino, proponendosi di mantenere vivi il ricordo e l'attenzione per la realtà degli Alpini, della loro storia, dei loro valori, della loro umanità, del loro amore per la pace.

Donata Meneghelli

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14/03/2013

Siamo a 59 giorni dalla grande Adunata Nazionale degli Alpini, per la prima volta a Piacenza

C'è grande attesa e la città si sta imbandierando per accogliere il 10, 11 e 12 maggio gli alpini che arriveranno da ogni parte d'Italia e dal mondo. Arriveranno a decine di migliaia e porteranno a Piacenza il volto bello e positivo di un mondo, quello degli Alpini, che ci piace molto. Sempre impegnati nelle emergenze ad aiutare la gente nei terremoti, nelle alluvioni, in ogni luogo dove c'è bisogno. Spero tanto che tra le migliaia di alpini che arriveranno a Piacenza ci siano anche i vecchi commilitoni di Giulio Scaglia, piacentino di Rivergaro. Sarebbe bello questo incontro di Giulio con i suoi amici, dopo tanti anni. Ci piacerebbe raccontarlo su Libertà e Telelibertà. Lo sapremo tra 59 giorni.

Gaetano Rizzuto

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14/03/2013

Piazza Cavalli cornice solenne per l'arrivo della bandiera di guerra

A Piacenza per l'Adunata nazionale il 1° reggimento alpini artiglieria da montagna
Gli alti ufficiali: «Piazza splendida e accoglienza calorosa. La gente ci attende con gioia»

«Finalmente sono arrivati gli alpini, vi stavamo aspettando». Anche il cuore austero e marziale dei colonnelli si commuove quando una signora di mezza età, alla vista delle divise con le penne nere sul cappello, si avvicina per dare il suo benvenuto.
Ieri mattina una delegazione dei reparti alpini in arme ha fatto la ricognizione ufficiale della città in vista dell'Adunata nazionale di maggio. Una decina di alti ufficiali guidati dal colonnello Maurizio Plasso, sottocapo di Stato Maggiore del Comando Truppe Alpine di stanza a Bolzano, hanno ispezionato i luoghi delle cerimonie: dall'arrivo della bandiera di guerra alla sfilata dei reparti in Arme, dalla cittadella alpina al campo Daturi all'ammaina bandiera in piazza Cavalli. «Abbiamo trovato una città accogliente - ha detto il colonnello e una piazza Cavalli che oltre ad essere un luogo prestigioso, ci sembra adatto ai nostri schieramenti». Ad accompagnare il colonnello Plasso, il tenente colonnello Camillo Della Nebbia, comandante facente funzioni del 1° reggimento alpini artiglieria di montagna, di stanza a Fossano, della Brigata alpina Taurinense. Saranno i suoi uomini a sfilare in arme durante la parata di domenica 12 maggio e negli altri momenti solenni. A Piacenza saranno presenti due compagnie del reggimento artiglieria di montagna, per un totale di circa 150 militari. Altri cinquanta proverranno dalle varie specialità alpine e saranno impiegati nella cittadella allestita al campo Daturi. «Siamo contenti dell'accoglienza - ha affermato Della Nebbia - perchè abbiamo visto che la gente ci attende con gioia». «Per noi l'Adunata nazionale è uno dei tanti momenti che viviamo insieme alla comunità italiana - ha spiegato -, è un momento in cui abbiamo una grandissima visibilità a livello nazionale, in cui possiamo rinnovare i nostri sentimenti e far vedere alla popolazione e all'Italia che cosa sono gli alpini, sia quelli in armi, sia i congedati». Sarà un bagno di folla che farà sentire amate tutte le penne nere, compresi i militari. Anche qui il tenente colonnello non ha dubbi. «Questo è un'occasione che ci consente di riappropriarci in maniera diretta dell'amore che la gente ha per noi». I reparti alpini in arme alloggeranno nella caserma del II° reggimento Genio Pontieri. Presente al sopralluogo di oggi anche il maresciallo capo, maestro Marco Calandri, direttore della fanfara della Brigata alpina Taurinense, il presidente della Sezione alpini di Piacenza, Bruno Plucani e il segretario del Comitato organizzatore dell'adunata Nicola Scotti, oltre al segretario nazionale Ana, il generale Silverio Vecchio e al coordinatore nazionale della Protezione Civile Ana, Giuseppe Bonaldi.
Contestualmente alla ricognizione dei militari, vi è stato il sopralluogo della ditta incaricata di allestire le tribune in tubi innocenti per la sfilata di domenica 12 maggio. Verranno montate in piazzale Libertà. Saranno cinque: una, con 550 posti a sedere, destinata alle autorità; altre quattro (con 250 posti ciascuna) destinate al pubblico accreditato. In totale, dunque, saranno oltre 1.500 i posti a sedere, tutti in piazzale Libertà all'imbocco dello Stradone Farnese. A curare l'allestimento è la Clarin-Italia, ditta con sede legale a Bologna e specializzata in grandi eventi. Lo scorso anno ha allestito le tribune per la parata del 2 giugno a Roma mentre a breve sarà occupata con gli Internazionali di tennis al Foro Italico.

Federico Frighi
 

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13/03/2013

Le foto di "veci" e "bocia" in divisa: Libertà pubblica i ricordi di naja

Immagini digitali, vecchi scatti del servizio militare in tempo di pace e di guerra
Un numero speciale e una photogallery on line dedicati alle "stellette" dei piacentini

Alpini piacentini a rapporto. E' la nuova iniziativa di Libertà in vista dell'Adunata nazionale del 10, 11 e 12 maggio. Il nostro giornale pubblicherà le foto in divisa o le immagini d'epoca dei "veci" e dei "bocia" scattate durante il servizio militare. Una sorta di amarcord con le stellette, un amarcord di un tempo, quello della naja, che molti ricordano con piacere e nostalgia. Duro, faticoso, ma fautore di amicizie indissolubili negli anni, nonché preziosa scuola di vita.
In tutta la provincia di Piacenza ci sono 45 gruppi di penne nere che formano la sezione locale (guidata dal presidente Bruno Plucani) per un totale di 2.780 alpini e 390 fra amici e simpatizzanti. Ma gli alpini sul territorio sono molti di più. Ognuno ha una sua storia fotografica da raccontare, fra caserme, muli e montagne. Vecchi scatti sulla mitica pellicola 100 Asa ma anche nuove immagini in digitale. ll quotidiano Libertà pubblicherà le più belle, le più significative sul numero speciale dedicato all'86esima Adunata che uscirà il prossimo 10 maggio; ma anche sulle pagine alpine che usciranno, settimana dopo settimana, in vista dell'evento.
Facciamo dunque un appello ai "veci" (le foto di coloro che erano sul finire del servizio militare) ma anche i "bocia" (le reclute in partenza per i Centri di addestramento, i famosi Car).
Piacenza, assieme ad altre province emiliane, è sempre stata zona di reclutamento alpini fino al termine della leva obbligatoria. Centinaia di piacentini sono partiti alla volta dei Car di L'Aquila, di Teramo o direttamente in Friuli, a Codroipo. Tre mesi di fuoco, poi l'invio ai reggimenti alpini. A Udine, a Gemona, a Tolmezzo, a Venzone. Oppure nella cosiddetta "tana dei lupi" (come veniva chiamata), a Ugovizza, sul confine con la Slovenia. Era l'8° reggimento alpini, ovvero la brigata Julia. Qualcuno finiva in Piemonte, nella Taurinense; qualche altro alla Cadore. Oggi l'arruolamento avviene solo su base volontaria. Tra i piacentini abbiamo un maresciallo donna che presta servizio a San Candido. Con l'arrivo della possibilità di prestare il servizio civile (nel 1972) e la progressiva abolizione della leva obbligatoria (terminata ufficialmente nel 2005), la naja è rimasta solo un ricordo, molto spesso piacevole, da rispolverare e tramandare ai posteri.

Le foto digitali (da scanner, fotocamera o smartphone) dovranno essere inviate a

noialpini@liberta.it

e la mail contenere nome, cognome, recapito telefonico e una didascalia di massimo 180 caratteri spazi inclusi; le copie stampate delle foto originali devono essere spedite o consegnate a mano a

"Noi Alpini-Libertà"
Via Benedettine, 68
29121 Piacenza.

Tutte le foto pervenute daranno vita a una speciale photogallery su www.liberta.it

Federico Frighi

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12/03/2013

Massimo il coinvolgimento in vista dell'adunata alpini

Con riferimento ai quesiti posti dal Movimento "Sveglia", in merito alla preparazione dell'Adunata nazionale degli Alpini, l'Amministrazione comunale ricorda innanzitutto che gli aspetti organizzativi della manifestazione vengono curati e definiti dal Coa, organismo nazionale preposto all'allestimento e alla gestione di questo grande evento nelle diverse città ospitanti.
Il coinvolgimento del Comune di Piacenza è, all'interno del Comitato stesso, costante e di massimo impegno, sia per favorire la buona riuscita dell'evento e la sua ottimale ricaduta sul territorio in termini di promozione turistica, sia per garantire la sicurezza nello svolgimento della manifestazione, l'efficacia delle soluzioni logistiche individuate e il contenimento dei possibili disagi inerenti alla viabilità. A questo proposito, è in corso la realizzazione di un opuscolo informativo che illustrerà nel dettaglio ai cittadini tutte le indicazioni utili per vivere al meglio i tre giorni della kermesse: dal programma completo degli eventi alle necessarie limitazioni al traffico.
Gli Uffici comunali chiamati ad occuparsi delle numerose questioni legate all'Adunata nazionale degli Alpini stanno lavorando in modo congiunto per assicurare la massima efficienza organizzativa, svolgendo inoltre una preziosa funzione di raccordo con le realtà imprenditoriali, culturali e non profit interessate a partecipare all'evento. A questo proposito, i contatti con le rispettive associazioni di categoria sono stati già avviati da tempo per quanto concerne gli aspetti commerciali della manifestazione, regolati da un apposito bando per raccogliere le adesioni degli operatori alla fiera che si snoderà, dal 10 al 12 maggio, lungo il Pubblico Passeggio, estendosi anche in via Giordani, via Alberici e via Palmerio.
E' inoltre offerta ai titolari di negozi e pubblici esercizi - con il solo vincolo di presentare domanda entro e non oltre il 5 aprile prossimo - l'opportunità di esporre la propria merce o allestire stand enogastronomici usufruendo di tariffe agevolate per l'occupazione del suolo pubblico. Tutti i dettagli a riguardo sono disponibili sul sito www. comune. piacenza. it, dove sono riportate anche le informazioni relative alla presenza di Onlus e associazioni iscritte all'Albo comunale negli spazi adiacenti le bancarelle commerciali, anche in questo caso con il termine del 5 aprile per presentare l'apposita richiesta.
Pur non avendo assegnato - in un'ottica di contenimento dei costi - specifici incarichi, né avendo commissionato studi di fattibilità che rendicontassero con precisione l'indotto generato dalla manifestazione, è evidente che l'esperienza delle precedenti Adunate costituisce un più che attendibile elemento di paragone, inducendo a previsioni indubbiamente ottimistiche sotto il profilo ricettivo e del marketing territoriale. A riguardo, l'Amministrazione sottolinea che non solo sono in fase di ristampa i depliant turistici e il materiale di promozione del patrimonio storico e artistico della città, ma è in preparazione - a cura della redazione della rivista L'Alpino, diffusa in centinaia di migliaia di copie a livello nazionale - la guida all'Adunata.
Per quanto concerne, infine, il calendario delle iniziative istituzionali, è già stata data notizia della convocazione di un Consiglio comunale straordinario che, in occasione della ricorrenza del 10 maggio legata al Plebiscito che sancì il ruolo di Piacenza Primogenita nel cammino verso l'unità d'Italia, permetterà di valorizzare la solennità dell'occasione, dando lustro alla città e alla sua storia bimillenaria: sulla scalinata antistante la basilica di San Francesco, nel pomeriggio, lo stesso Plebiscito verrà rievocato in forma scenica.
In sintesi, si può affermare il pieno rispetto del cronoprogramma previsto, non ultimo per quel che riguarda l'abbellimento del territorio e l'allestimento degli addobbi: dalle operazioni di imbandieramento che prendono il via oggi, 11 marzo, e vestiranno di 50 mila vessilli tricolore il tessuto urbano, agli otto maxi-cartelli di benvenuto che riportano la foto di Palazzo Gotico, lo stemma dell'Adunata e lo slogan "Piacenza Primogenita saluta l'arrivo degli Alpini".

L'Amministrazione comunale di Piacenza

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12/03/2013

Le Penne nere di Rottofreno in campo per offrire alloggio durante l'Adunata

C'è anche Gianangelo Brambilla, privato cittadino, tra coloro che a San Nicolò hanno già offerto la propria disponibilità ad accogliere gli Alpini in arrivo a Piacenza per l'adunata nazionale. Le Penne nere di Rottofreno sono infatti scese in campo e stanno lavorando intensamente per offrire opportunità di alloggio a chi parteciperà alla grande manifestazione in calendario dal 10 al 12 maggio prossimi. Secondo i dati fino ad ora disponibili, nel popoloso centro abitato dovrebbero sistemarsi circa 350 persone provenienti da tutta Italia: da Lucca a Viareggio, da Treviso a Trento. «Desidero rivolgere un ringraziamento pubblico al signor Brambilla che riceverà 10 persone», ha affermato nel corso dell'ultimo consiglio municipale Giorgio Gnocchi che, oltre a rivestire i panni di esponente della lista "Un ponte per il futuro", è anche rappresentante della locale sezione degli Alpini. «Quella che ci attende è un'iniziativa che entrerà nella storia di Piacenza: per questo rivolgo un appello alle famiglie che hanno le possibilità di ospitare gli Alpini perché ci contattino e ce lo segnalino». «Al tempo stesso - aggiunge - mi auguro che nei giorni della festa il tricolore possa sventolare dai balconi e dalle finestre di ogni casa». Una serie di esortazioni raccolte dal sindaco Raffaele Veneziani che ha assicurato la piena disponibilità dell'amministrazione a collaborare per la buona riuscita dell'evento. «Mi unisco a Gnocchi nel rivolgere un plauso al signor Brambilla», è intervenuto. «Essendo un comune alle porte della città, penso che Rottofreno risulti particolarmente interessante per chi giungerà a Piacenza e non troverà sistemazione nel capoluogo provinciale». Per questo il primo cittadino ha rivolto un appello ai proprietari di abitazioni e appartamenti sfitti, capannoni o altre strutture dove poter alloggiare le Penne Nere. «Dal canto nostro - ha aggiunto - assicuriamo fin d'ora l'utilizzo di diversi spazi pubblici, sulla base delle richieste che ci saranno formulate direttamente dalle Penne nere». A tal fine, il vicesindaco Valerio Sartori ha già partecipato ad una serie di sopralluoghi per individuare le aree da sfruttare. Tra queste, secondo una prima valutazione, il campo sportivo di San Nicolò e Piazza della Pace, oltre al parcheggio dell'oratorio parrocchiale. Una disponibilità che - come ha ricordato Gnocchi - si aggiunge a quella già manifestata anche dal vicino comune di Calendasco. Proprio il tema dell'Adunata nazionale sarà al centro dell'incontro della sezione Ana di San Nicolò convocato per questa sera alle ore 20 e 30 nella sede di via Case chiesa, n. 1. Tutti i componenti dell'associazione sono chiamati a partecipare.

Filippo Zangrandi

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12/03/2013

Gli eventi

FIORENZUOLA (dm) Sabato prossimo nella collegiata di Fiorenzuola si terrà - alle 21 - un concerto "Aspettando l'adunata". Il riferimento è, naturalmente, al raduno nazionael degli alpini in programma a Piacenza nei giorni 10, 11 e 12 maggio. Si esibiranno due cori: il Coro Smalp (della scuola militare alpina di Aosta) diretto dal fondatore, il maestro Giancarlo Comar, e composto da elementi provenienti da varie regioni, e il Coro Ana di Cremona, nato una decina di anni fa. Nel 2005 il Coro Ana (Associazione nazionale alpini) di Cremona ebbe il suo battesimo del fuoco nell'adunata nazionale di Parma, diretto dal maestro Carlo Fracassi, musicista per passione e professione (è costruttore di organi). La serata, patrocinata dal Comune, è organizzata dal gruppo Alpini di Fiorenzuola.
 

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12/03/2013

Dalla Provincia parte la città tricolore

Due bandiere italiane lunghe oltre quattro metri esposte dalla sede di via Garibaldi

(fri) Due tricolori lunghi quattro metri e mezzo issati dal balcone dell'Amministrazione provinciale hanno dato ufficialmente il via ieri mattina all'imbandieramento di città e provincia in vista dell'Adunata.
«Ospitiamo i nostri amici alpini per questo gesto simbolico - dice il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, nella sala giunta - che è l'esposizione del tricolore dal palazzo della Provincia. Con questo gesto oggi ha inizio l'imbandieramento di tutto il territorio». «E' un gesto simbolico ma estremamente concreto - evidenzia Trespidi - e di grande valore morale e culturale: ci consente di testimoniare agli alpini di Piacenza e a tutti gli alpini d'Italia l'affetto nei loro confronti, nei confronti della loro storia e del servizio reso alla patria italiana». «In tutti i momenti più difficili della nostra storia - prosegue il presidente -, gli alpini hanno sempre manifestato il loro grande cuore».
Il presidente della Sezione alpini di Piacenza, Bruno Plucani, dapprima ringrazia l'Amministrazione provinciale per aver messo a disposizione la casa cantoniera di via Cremona come quartier generale dell'Adunata. Poi rivolge l'appello ai piacentini di città e provincia: «Esponete il tricolore alle finestre e ai balconi per dare un segno tangibile dell'attaccamento verso il nostro Paese e verso gli alpini». «Da quando abbiamo ricevuto la stecca a Bolzano (il testimone che si passa di Adunata in Adunata, ndr.) - prosegue il numero uno delle penne nere - abbiamo deciso di imbandierare a tappeto il territorio con il nostro tricolore e nessun'altra bandiera».
L'incontro in Provincia è l'occasione non solo per ringraziare il presidente Trespidi ma anche per riproporre il desiderio di avere la casa cantoniera di via Cremona, una volta terminata l'Adunata, come sede definitiva per gli alpini. Trespidi risponde indirettamente. «Ci sarà un'occasione più ufficiale - dice - per consegnare agli alpini questo regalo». Infine una promessa non mantenuta: la caserma dei vigili del fuoco in viale Dante come quartier generale dell'Adunata. «Purtroppo i ritardi del ministero ce lo hanno impedito - osserva il presidente della Provincia -. La nuova caserma sarà pronta solo a giugno e solo allora inizierà il trasloco dalla vecchia».
All'incontro hanno partecipato anche gli alpini Giuseppe Rovati, di Piacenza, Carlo Veneziani e Giovanni Tondelli, di Carpaneto, per la Commissione imbandieramento.

 

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12/03/2013

L'appello all'ospitalità dei piacentini: «Per l'Adunata adottate un alpino»

Il presidente Plucani: «Servono almeno 300 posti letto, ne abbiamo solo la metà»
Si cercano seconde case, mansarde, taverne o stanze libere. Meglio se a Piacenza

Un alpino ospitato in ogni casa di Piacenza e provincia e il problema della ricettività per l'Adunata nazionale del 10, 11 e 12 maggio sarebbe risolto. In realtà ci si accontenta di molto meno e il presidente della Sezione alpini di Piacenza, Bruno Plucani, si augura di poter mettere a disposizione circa 300 posti letto nelle abitazioni dei piacentini. L'iniziativa, lanciata già nelle scorse settimane e battezzata "Adotta un alpino", viene riproposta oggi con il crisma dell'ufficialità.
«Fino ad oggi ci hanno dato la disponibilità di 150 posti letto nelle abitazioni private - fa i conti Plucani -, sarebbe bello potessimo esaurire la lista d'attesa ed arrivare a quota 300». Si cercano camere, taverne, appartamenti sfitti sull'intero territorio provinciale ma soprattutto in città o nell'immediata cerchia urbana.
«Contiamo sul buon cuore dei piacentini» fa un appello Plucani. «Una volta ottenuta la disponibilità dei proprietari di casa dal Comitato organizzativo dell'Adunata - spiega la procedura -, saranno gli alpini stessi a contattare e a prendere tutti gli accordi necessari con gli interessati». «Noi possiamo garantire - rassicura - che gli alpini saranno persone conosciute e referenziate. Gente di una certa età e con la testa sulle spalle». Chi è disponibile ad adottare un alpino si deve rivolgere alla segreteria del Comitato organizzatore dell'Adunata al numero 0523-593230 oppure può andare direttamente in via Cremona 1, la vecchia casa cantoniera tra via Colombo e la strada Caorsana, di proprietà dall'Amministrazione provinciale.
Al momento, come dicevamo, i piacentini hanno messo a disposizione stanze degli ospiti, mansarde, taverne, seconde case per un totale di 150 posti letto (cento in provincia, cinquanta in città). Nell'Adunata Nazionale di Cuneo, solo per fare un esempio, le abitazioni dei privati ospitarono 800 persone. Si parla comunque di gocce nel mare magno dell'Adunata piacentina. Nei giorni clou del prossimo maggio sono previsti almeno 60mila pernottamenti: 20mila in città negli alloggi collettivi (aree verdi e capannoni), 20mila tra città e provincia in conventi, case per ferie, oratori, parrocchie e strutture varie, 20mila nella ricettività alberghiera di Piacenza e delle province vicine.

Federico Frighi

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11/03/2013

alpini Salone degli Scenografi gremito per il concerto che apre il cammino verso l'evento del 10-11-12 maggio

Adunata, brillante partenza in musica

Canti di montagna e di naja ma anche brani verdiani con i cori e la fanfara. Applausi per Pizzul testimonial

PIACENZA - Comincia davvero sotto i migliori auspici la prossima adunata nazionale degli Alpini, che si terrà a Piacenza il prossimo maggio. Il segno inequivocabile è la Sala degli Scenografi del teatro Municipale strapiena di penne nere e cittadini per il concerto di sabato sera che ha visto protagonisti il coro Ana Valnure, il coro alpino Valtidone e la Fanfara sezionale piacentina. Tutti insieme per la prima uscita ufficiale in vista dell'adunata, un modo per dire ai piacentini: ci siamo, siamo pronti e siamo carichi. E a dare ancora più ufficialità all'evento, con una buona dose di bonarietà friulana, ci ha pensato un alpino un po' speciale, l'ex commentatore sportivo Bruno Pizzul in veste di presentatore della serata. «Ma questo è solo l'antipasto» garantiscono i responsabili dell'Ana piacentina.
Al di là della musica e dei canti, quello che si respira è l'entusiasmo. Bruno Pizzul, introdotto dal presidente proviciale Ana Bruno Plucani, garantisce al numeroso pubblico presente che «quella di Piacenza sarà un'adunata di grande successo: so che sono già state predisposte tanta aree attrezzate ma bisogna che fin da stasera il Tricolore sia appeso fuori da ogni finestra. È vero, noi italiani non siamo molto propensi ad esporlo, se non per le partite di calcio: ma bisogna fare un'eccezione, perché anche tra le città straordinariaente addobbate c'è una specie di gara per chi mostra un maggiore attaccamento a questo uomini». Lo dice senza mai togliersi dalla testa il suo cappello da alpino, con l'orgoglio di chi non nega di divertirsi in compagnia - tra una mangiata, una bevuta e qualche canzone allegra - ma poi non si fa scupoli quando è il momento di "tirarsi su le maniche", di aiutare chi ha bisogno. E cattura l'attenzione della platea.
«L'Italia è un Paese un po' particolare, dove l'apino viene per fortuna percepito come una delle poche realtà serie e importanti» precisa l'ex telecronista dalla voce inconfondibile. «Io stesso mi sono sentito "intruso" e in imbarazzo davanti agli alpini storici e alle loro azioni. Ma proprio da loro mi è arrivato l'insegnamento dell'essere alpino nel tempo in cui si vive, perché i valori rimangono sempre gli stessi». Anche il sindaco Paolo Dosi - presente con l'assessore Silvio Bisotti e altri sindaci e rapprsentati dei comuni di provincia - lancia un messaggio benaugurante sulla prossima manifestazione, annunciando che «già da questi giorni iniziarà l'imbandieramento di Piacenza con il Tricolore per accogliere per tempo gli alpini. Sono anni che inseguiamo questa adunata ed ora vogliamo consentire a Piacenza di vivere un momento irripetibile, convinti che - il giorno dopo l'adunata - la città sarà più bella rispetto a prima del loro arrivo».
Protagonista è stata però la musica e i canti della tradizione che ricordano le imprese storiche degli alpini in guerra, gli amici morti, le "morose" lasciate a casa: appausi calorosi per il coro Ana Valnure diretto da don Gianrico Fornasari e dal coro alpino Valnure, guidato da Dino Capuano. Poi, è la volta del Corpo Bandistico Pontolliese, che rappresenta la Fanfara Alpina della sezione di Piacenza, diretta dal maestro Edo Mazzoni. E proprio lui è l'autore del brano "Piacenza 2013" scritto appositamente per l'adunata. Varia e orginale la scelta dei brani: dall'inevitabile omaggio a Verdi nel bicentenario della nascita (Aida, Traviata) fino alla colonna sonora del film "Il re leone" e ad un medley di alcuni brani degli Abba. Il tutto, rigorosamente in stile bandistico, con ottimi arrangiamenti. E alla fine, gran finale con tutte e tre le formazioni unite: dopo l'inno degli Alpini, tutti in piedi per cantare con forza l'inno di Mameli. La strada per Piacenza 2013 inizia da qui.

Cristian Brusamonti
 

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09/03/2013

Pizzul: «Gli Alpini? Gente perbene Nell'Italia di oggi l'orgoglio del Paese»

Il giornalista sportivo sarà questa sera al salone degli Scenografi del Municipale

Cori e fanfare per il via ufficiale alle manifestazioni dell'Adunata nazionale

Piacenza - Dalle telecronache degli azzurri del pallone a speaker delle penne nere piacentine. Il noto giornalista sportivo Bruno Pizzul terrà questa sera a battesimo l'Adunata nazionale 2013, nel primo degli eventi ufficiali del cammino che porterà all'apertura del prossimo 10 maggio.
«Tra me e gli alpini c'è un legame quasi fisiologico, come tutti i friulani» ammette. «Ho frequentato la scuola militare alpina di Aosta, sono un tenente degli alpini, mi avevano anche richiamato per fare il capitano ma stavo seguendo le Olimpiadi di Mosca e non ho potuto. Ogni tanto rispondo presente e vado a fare qualche chiacchierata; mi chiamano a presentare qualche adunata, come a Bergamo e a Udine, dove ho fatto anche lo speaker ufficiale».
Nessuna differenza fra il tricolore degli alpini e quello che ha visto trionfare nello sport, nella serata dei campioni del mondo a Madrid, l'11 luglio del 1982. «E' sempre un'emozione particolare - confessa -. Tranne che in occasione di qualche celebrazione sportiva non è che lo si veda frequentemente, così fa sempre una grande emozione vedere la città pavesata di tricolori: nella stessa Bolzano era una cosa indescrivibile; sottolinea questo senso di appartenenza degli alpini alla nazione; e nel momento in cui c'è bisogno di dare una mano sono sempre pronti».
«In un Paese come l'Italia in cui tutto quello che accade è sottoposto al vaglio della critica e dell'ironia - ci tiene a sottolineare Pizzul -, gli alpini sono considerati ancora persone perbene. E questo è un motivo di orgoglio per tutte le penne nere». Anche per coloro, la maggioranza, che hanno fatto il militare in tempo di pace. Figuriamoci per i pochi reduci rimasti: «Ce li coccoliamo e ce li teniamo cari. Recentemente è scomparso Nelson Cenci, medaglia d'argento al valor militare. Un po' tutti abbiamo sentito di perdere qualche cosa che in qualche maniera ci apparteneva».
Non c'è più neppure la naja e, forse, oggi se sente la mancanza. Per Pizzul il discorso è complesso anche se però «l'idea di imparare il senso della disciplina, della sopportazione, della fatica era una forma di educazione alla vita - evidenzia -. Molti ragazzi uscivano per la prima volta da casa facendo il militare».
Anche nello sport manca un poco la disciplina della nazionale militare: «Anche per i calciatori, nonostante il trattamento privilegiato, era un abituarsi al rispetto delle regole e all'accettazione delle gerarchie. Oggi tutto ciò manca tra i giovani, specie a scuola, dove i professori fanno sempre più fatica a garantire la disciplina. Oggi ci manca questo senso dell'educazione e del rispetto che ci dava la naja. Magari mugugnavi e sacramentavi un po', ma alla lunga era qualche cosa che ti aiutava a crescere».
Che cosa devono aspettarsi i piacentini per l'Adunata nazionale? Pizzul non ha dubbi. «Si aspettino prima di tutto che quando migliaia e migliaia di alpini avranno lasciato Piacenza, la città sarà più pulita di come l'avranno trovata. Tutte le città che non avevano esperienza di alpini avevano il terrore dell'Adunata. Alla fine sono rimaste piacevolmente sorprese».

Federico Frighi
 

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09/03/2013

Canti di montagna e marce alpine
"Aspettando l'Adunata" è il tema della serata di oggi alla sala degli Scenografi del Teatro Municipale (via Verdi, 41) con inizio alle 21

"Aspettando l'Adunata" è il tema della serata di oggi alla sala degli Scenografi del Teatro Municipale (via Verdi, 41) con inizio alle 21. Si esibiranno i due cori alpini della provincia di Piacenza, il Coro Ana Valnure e il coro alpino Valtidone, oltre alla fanfara sezione del Corpo Bandistico di Pontedellolio.
In questi anni di vita il Coro ha realizzato oltre 750 concerti in Italia e all'estero, ha inciso un'audio cassetta nel 1994 ed ha festeggiato, con la pubblicazione di un libro di memorie nel '98, i 25 anni di vita. Nel 2005 ha inciso un doppio cd intitolato "Come canta la mia valle", contenente 33 magnifici brani. Nel 2006, alla morte di Domenico Callegari, la presidenza passa alla moglie Donisia Chinosi. La direzione musicale è tuttora affidata a don Gianrico Fornasari.
Il Coro Alpino Val Tidone oggi conta su una quarantina di membri e costituisce una realtà vivace e attiva anche al di fuori del proprio territorio. Nel 2010 è stato riconosciuto Coro A. N. A. della Sezione di Piacenza.
Il Corpo Bandistico Pontolliese, diretto da Edo Mazzoni, a partire dagli anni ‘60 fino ai giorni nostri, come fanfara, viene chiamato a rappresentare ufficialmente la sezione Alpini della provincia di Piacenza in tutte le adunate Nazionali, adottando una divisa paramilitare alpina.

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05/03/2013

L'ospedale da campo in piazza Casali

Definita la sede della struttura della Protezione civile. Tratterà i codici meno gravi

Sarà sistemato in piazza Casali l'ospedale da campo della Protezione Civile dell'Associazione nazionale alpini. Non c'è ancora il via libera definitivo ma anche l'ultimo grande nodo dei preparativi verso l'Adunata nazionale sembra a questo punto sciolto. Se ne è parlato nel corso del Comitato organizzativo di ieri ed in questa settimana seguiranno riunioni specifiche per definire i dettagli. L'Azienda Usl di Piacenza in un primo tempo aveva destinato l'ospedale da campo delle penne nere nel parcheggio del cimitero urbano. Una sistemazione ritenuta troppo lontana dal centro della città. L'ospedale da campo degli alpini non ha solo una funzione di pronto soccorso ma è anche un luogo aperto al pubblico dove i visitatori, nel rispetto delle zone più propriamente mediche, possono ammirarne la struttura esterna e prendere conoscenza di uno dei fiori all'occhiello dell'Associazione nazionale alpini. Ed una struttura predisposta all'accoglienza di patologie lievi, così che il grosso degli accessi avviene a piedi e non in ambulanza. Così si è scelta piazza Casali, a due minuti a piedi da piazza Cavalli. L'ospedale funzionerà come un vero e proprio pronto soccorso, ospitando i codici meno gravi. «Il 70 per cento degli interventi effettuati durante i tre giorni dell'Adunata 2012 a Bolzano fu da ricondursi a codici verdi (di gravità bassa, ndr.) - spiega Giuseppe Bonaldi, responsabile della Protezione civile alpini -, riteniamo che a Piacenza si avrà la medesima situazione». I rimanenti accessi sono da dividersi tra codici bianchi e gialli. I rossi vengono trattati direttamente dall'ospedale principale, a Piacenza il Guglielmo da Saliceto. Nel fine settimana dell'Adunata, sempre a Bolzano, si contarono 425 interventi di pronto soccorso, una cifra inferiore a quelli registrati in un normale week-end nel capoluogo altoatesino.
Arriverà a Piacenza solo la parte del Pronto Soccorso dell'ospedale da campo della Protezione Civile dell'Ana. Una struttura con una zona triage vera e propria e la capacità di quindici posti letto. Il personale conta una trentina di unità: dieci medici e venti infermieri, tutti specializzati nell'area critica.

fed. fri.

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05/03/2013

Un Consiglio comunale solenne per Adunata e 152° di Primogenita

L'annuncio del sindaco Paolo Dosi al presidente nazionale alpini Corrado Perona

Il numero uno dell'Ana ricevuto dal prefetto Puglisi. «A Piacenza grande accoglienza»

«Piacenza è una città dal cuore grande e sono sicuro che ospiterà al meglio gli alpini». E' il giorno dell'arrivo del presidente nazionale dell'Associazione nazionale alpini al Comitato organizzatore dell'Adunata Nazionale. Per Corrado Perona, piemontese di Biella, sarà l'ultima. Qualche settimana dopo il 12 maggio prossimo scadrà il suo mandato e, all'età di 80 anni, ritiene giusto non candidarsi, lasciando spazio ai giovani.
Ieri l'incontro con i membri del Comitato organizzatore nel salone di via Farnesiana gentilmente concesso dal Collegio dei geometri, presieduto da Carlo Fortunati. Nel pomeriggio la visita al prefetto Antonino Puglisi. Un incontro di cortesia con il rappresentante del governo nella provincia di Piacenza il quale ha assicurato agli alpini la piena collaborazione delle istituzioni. Ma anche un momento di lavoro per un tavolo allargato sulla sicurezza in vista dell'Adunata, presieduto dallo stesso prefetto, al quale hanno preso parte le forze dell'ordine, il 118, i Vigili del Fuoco, Iren e gli stessi alpini.
Il numero uno dell'Ana ha anche incontrato il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi. Un colloquio privato durante il quale il primo cittadino ha annunciato la convocazione di un Consiglio comunale straordinario il prossimo 10 maggio. Una data che corrisponde al primo giorno dell'Adunata nazionale e al 152° anniversario di Piacenza Primogenita, ovvero l'adesione al Regno d'Italia. «Ogni anno vogliamo celebrare la ricorrenza con un evento - spiega il sindaco Dosi - pensiamo che quella dell'Adunata sia l'occasione giusta».
Soddisfatto di come procedono i lavori il presidente del Comitato organizzatore, Nino Geronazzo. «Sono molto sereno, ancora più di quanto non lo fossi a Bolzano a questo punto del percorso» ammette «e questo grazie alla collaborazione di tutti e al lavoro del presidente sezionale Bruno Plucani».
Ieri, intanto, si è fatto il punto sull'accoglienza negli alloggi collettivi e si è deciso, almeno al momento, di bloccare le prenotazioni. Le quattordici aree campo e i dieci capannoni ospiteranno ventimila persone. Per ora basta così, viene detto. Altre ventimila sono negli alberghi e nelle strutture ricettive (pensioni, bed and breakfast, locande varie) del Piacentino e delle province limitrofe, compresa tutta l'area di Salsomaggiore Terme. Altri ventimila, infine, tra parrocchie, conventi, case per ferie, oratori del territorio e delle province vicine. In tutto 60mila persone sicure, alle quali si aggiungerà un numero imprecisato di "alpini fai da te" che sfugge ad ogni conteggio.
Il giorno della parata - la domenica - a Bolzano dall'elicottero si contarono, a mezzogiorno, 320mila persone. A Piacenza le stime sono maggiori ma non si dovrebbero superare le 350mila. Il prossimo Comitato organizzativo, l'ultimo prima dell'Adunata, sarà il 18 aprile.

Federico Frighi

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05/03/2013

Gli esercenti pronti all'invasione di alpini

(parab) Alpini a Piacenza: quali le opportunità per i pubblici esercizi piacentini? Se ne è parlato durante l'assemblea organizzata nella sede di Confesercenti ieri pomeriggio. I numeri della manifestazione parlano chiaro: 500mila le presenze attese, 2500 pullman per garantire il trasporto, la città entro mura completamente blindata e un indotto calcolato di svariati milioni di euro. «La città sarà completamente invasa e chiusa - hanno spiegato il direttore di Confesercenti Fausto Arzani e il referente Fabrizio Samuelli - per questo motivo occorrerà organizzarsi anche per quanto riguarda gli approvvigionamenti e le gestioni dei pubblici esercizi: per ora almeno 200mila presenze sono assicurate, ma visti i partecipanti alle precedenti adunate c'è da credere che anche la cifra di 500mila sia sottostimata. È chiaro che alla luce di queste attese, una pianificazione è d'obbligo».
Finora sono stati resi noti i provvedimenti relativi all'occupazione straordinaria del suolo pubblico: «Costerà due euro al metro quadro a giornata ed entro le mura ci sarà una possibilità di estendersi al massimo di sei metri quadri - hanno spiegato Arzani e Samuelli - e occorrerà fare una notifica all'Ausl se si intende commercializzare altri prodotti o chiedere l'occupazione del suolo pubblico per la prima volta. Niente vincoli su orari di apertura e rumore».

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02/03/2013

Adunata alpini, una città con centomila tricolori

La prima bandiera issata al balcone di Palazzo Mercanti Il sindaco: «Non organizzate eventi dal 10 al 12 maggio»

Un tricolore ad ogni finestra e ad ogni balcone. E' l'invito del sindaco Paolo Dosi e del presidente della Sezione Alpini di Piacenza, Bruno Plucani, ai piacentini in occasione dell'Adunata nazionale in programma dal 10 al 12 maggio prossimi. L'appello è stato lanciato ieri mattina dall'aula del Consiglio Comunale. Dal balcone di palazzo Mercanti sindaco e presidente degli alpini hanno simbolicamente issato la prima bandiera italiana della città. La fase dell'imbandieramento, come viene chiamata, inizierà l'11 marzo e terminerà a fine mese. Squadre di volontari della Sezione alpini di Piacenza, assieme ad agenti della polizia municipale, isseranno bandiere ad ogni edificio pubblico e a gran parte dei lampioni della città. Ieri è stata diffusa l'ordinanza del sindaco che parla di settanta strade, dal centro storico alla periferia, che saranno tappezzate dalle bandiere tricolori.
Sarà un primo contingente di cinquantamila vessilli verdi, bianco e rossi, messo a disposizione dal Comitato organizzatore dell'Adunata Nazionale. Altre quarantamila bandiere verranno distribuite sempre dal Comitato ai gruppi alpini di Piacenza e di tutta la provincia, affinchè l'intero territorio sia vestito di tricolore. Infine, altre 10mila bandiere saranno disponibili per i privati. Saranno a disposizione anche locandine per i commercianti. «L'interà città cambierà volto - ha annunciato il sindaco Dosi - e sarà completamente tricolore». Il sindaco ha poi diffuso un appello alle associazioni, ai gruppi di cittadini: «Sappiamo che il mese di maggio ospita generalmente numerose iniziative della società civile - ha evidenziato -, ma vi preghiamo di non programmarle nei giorni dell'Adunata, dal 10 al 12, per evitare sovrapposizioni. In quei giorni l'intera città sarà dedicata agli alpini e anche i servizi pubblici saranno interamente dedicati all'Adunata».
«Bolzano e Parma erano imbandieratissime nelle loro rispettive adunate - ha ricordato Plucani - anche Piacenza lo sarà». Il presidente delle locali penne nere ha anche voluto precisare come esporre il tricolore. Una sorta di piccolo vademecum: «Per chi lo espone in verticale il verde deve rimanere in alto, per chi lo espone in orizzontale il verde deve essere a sinistra».
 

Federico Frighi

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24/02/2013

La Primogenita saluta gli alpini

Cambia l'arredo urbano in vista dell'Adunata nazionale. Otto maxi poster agli ingressi della città e da marzo oltre 50mila tricolori alle finestre delle case.

Otto maxi-manifesti agli ingressi della città per salutare l'Adunata nazionale degli alpini. E' l'omaggio del Comune di Piacenza alle penne nere per l'evento del 10-11-12 maggio prossimi. Il primo approccio dell'arredo urbano ad una manifestazione che rimarrà storica per Piacenza, almeno nel numero di visitatori previsti: oltre 350mila durante la parata della domenica.
Sarà impossibile non accorgersene e il Comune di Piacenza, di concerto con il Coa (Comitato organizzatore dell'Adunata) e la Sezione Alpini di Piacenza, stanno preparando il percorso di avvicinamento. Prima di tutto gli otto maxi-manifesti che occupano gli spazi impegnati nel 2011 per salutare l'Unità di Italia con il fiocco rosa della Primogenita e nel 2012 con immagini di luoghi della città. Oggi una foto di Palazzo Gotico su sfondo verde e lo stemma dell'Adunata realizzato dal liceo Cassinari fanno da cornice allo slogan: "Piacenza Primogenita saluta l'arrivo degli alpini".
La settimana prossima, la data è ancora da definire, il sindaco Paolo Dosi e il presidente della Provincia Massimo Trespidi, assieme al presidente della Sezione alpini di Piacenza Bruno Plucani, rivolgeranno un appello ufficiale ai piacentini perchè espongano le bandiere d'Italia alle finestre e ai balconi delle abitazioni. Chi ne fosse sprovvisto può recarsi al quartier generale dell'Adunata, la casa cantoniera di via Cremona 1, per l'acquisto a prezzo simbolico. Ai cittadini verranno anche consegnate, sempre nella sede di via Cremona, locandine dell'Adunata da affiggere ben visibili, ad esempio nelle vetrine dei negozi.
Dall'11 marzo in poi, squadre di alpini piacentini imbandiereranno la città con i 50mila vessilli tricolori a disposizione del Comitato organizzatore. Ai visitatori verranno consegnati opuscoli su Piacenza e provincia. «Vorremmo che chi viene qui si porti a casa un pieghevole sulla città per poter tornare poi anche in un secondo momento per una visita più approfondita - auspica Renza Malchiodi, capo di gabinetto del sindaco -. Sappiamo che in altre città ospitanti l'Adunata questo è avvenuto e pensiamo che questa sia un'occasione formidabile per il nostro territorio».
Il prossimo 4 marzo, intanto, si terrà una nuova riunione del Coa (il Comitato organizzatore) in via Cremona. Sarà presente Corrado Perona, presidente dell'Associazione nazionale alpini, oltre ai vertici della Sezione di Pordenone, città che ospiterà l'Adunata nel 2014.

Federico Frighi
 

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19/02/2013

castelsangiovanni «Quel giorno arriverò in sella a un mulo»

In cammino da Cuneo a Piacenza in vista dell'adunata alpina di maggio

Castelsangiovanni - Un lungo cammino a piedi da Cuneo a Piacenza per rendere omaggio alle penne nere di tutta d'Italia. Così un alpino piemontese, Gianpiero Meineri, 55 anni, appartenente al gruppo di Boves, ha deciso di prepararsi in vista dell'adunata nazionale che nel prossimo mese di maggio si terrà a Piacenza e durante la quale anche lui sarà presente. Ha indossato scarpe da ginnastica e abbigliamento comodo e si è messo in marcia partendo dal suo paese, Peveragno di Cuneo, con destinazione Piacenza. Durante il suo cammino di avvicinamento, che ha suddiviso per tappe, ciascuna delle quali viene percorsa durante un diverso fine settimana, si è fermato a Castelsangiovanni, dove l'altra mattina è stato accolto dal locale gruppo alpini e da dove il giorno della vigilia della grande adunata, che si terrà tra il 10 e il 12 di maggio, ripartirà con destinazione Piacenza. Ad attenderlo nella città valtidonese c'era il capogruppo degli alpini di Castelsangiovanni Massimo Bergonzi, che insieme a diverse altre penne nere del gruppo valtidonese gli ha offerto ospitalità nella sede di via Morselli.
«Sono partito il 2 febbraio da Peveragno - racconta l'alpino piemotese - e sono arrivato dopo 57 chilometri e cento metri a Borgo San Martino di Cuneo». Meineri ha suddiviso il percorso in diverse tappe che finora ha compiuto durante diversi fine settimana. «Per motivi di tempo e di lavoro - prosegue - non avrei potuto percorrere tutto il tragitto insieme in una sola volta, così ho deciso di suddividere il cammino in più tappe che in buona parte ho già compiuto. Ora mi manca solo il tratto finale, da Castelsangiovanni fino a Piacenza, che vorrei intraprendere, se mi è possibile, in sella ad un mulo, il giorno della vigilia della grande adunata». Meineri potrebbe quindi percorrere i circa 25 chilometri che separano Castello da Piacenza in sella a un asino, come nella migliore tradizione alpina.
Prima ancora di raggiungere Castelsangiovanni l'alpino di Peveragno ha raggiunto Bra e Quarto d'Asti dove è stato accolto dagli alpini di Rocchetta Tanaro. Poi è partito da Quarto d'Asti per arrivare ad Alessandria centro e poi di nuovo fino a Montebello della Battaglia, dove lo hanno accolto gli alpini di Tortona e Broni. Gli ultimi ad accoglierlo sono stati gli alpini di Castelsangiovanni, che lo hanno aspettato all'ingresso della città valtidonese, dove Meineri è arrivato l'altro pomeriggio da Montebello della Battaglia. Ora farà una pausa fino al mese di maggio, quando ci sarà l'ultima camminata da Castello a Piacenza. «Lo faccio - dice Meineri - per rendere omaggio agli alpini e per provare a me stesso fino a dove posso arrivare». In passato l'alpino, che di professione è un agricoltore e che in gioventù ha fatto il militare nella caserma Mario Musso di Saluzzo, nel primo reggimento artiglieria di montagna del gruppo Aosta, aveva percorso in 23 ore i cento chilometri che separano Peveragno da Torino.
Mariangela Milani

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17/02/2013

Alpini: i 45 gruppi guardano all'adunata nazionale

L'ultima assemblea del presidente Plucani. Rimandata la scelta del comune per la "festa granda"

SAN GIORGIO - Mancano 82 giorni all'adunata nazionale degli alpini e le penne nere piacentine sono in fermento. Hanno parlato dello storico evento anche ieri pomeriggio durante l'annuale assemblea dei delegati dei 45 gruppi alpini presenti nella provincia di Piacenza che si è tenuta nel salone parrocchiale di San Giorgio.
Ha aperto il pomeriggio un momento di silenzio per ricordare chi «è andato avanti» e con il canto Signore delle cime eseguito dal coro Montenero di Pontedellolio.
Al saluto di don Stefano Garilli, parroco di San Giorgio e cappellano sezionale, è seguito quello del sindaco Giancarlo Tagliaferri che ha assicurato la massima disponibilità della sua amministrazione nei confronti degli alpini e delle loro iniziative.
Durante l'assemblea il presidente provinciale Bruno Plucani ha relazionato dettagliatamente sulle attività sezionali e di gruppo riguardanti il 2012, per la maggior parte a carattere solidale.
Un esempio positivo è l'unità di protezione civile sezionale che per prima è intervenuta in aiuto dei terremotati in Emilia nel mese di maggio.
Alpini in prima linea quindi, come lo saranno per l'adunata nazionale del 10, 11 e 12 maggio prossimo. Tutti sono stati chiamati a lavorare perché l'evento rimanga nella storia e sia un bel ricordo. La sezione alpini di Piacenza oggi conta 2.325 alpini e 395 "amici degli alpini".
«Abbiamo davanti a noi una bella responsabilità - ha affermato Plucani - una bella sfida. Ecco la necessità di lavorare insieme per questo scopo. Cerchiamo di vivere uniti e facciamo in modo che non venga mai a mancare il senso di amicizia e comprensione reciproca, facendo prevalere in ogni circostanza lo spirito di servizio». Un appello a lavorare insieme per lo stesso scopo è stato lanciato dal consigliere nazionale Corrado Bassi. «Ci sono tutte le premesse perché sia una grande adunata - ha dichiarato -. La sezione di Piacenza sta lavorando parecchio. L'unica raccomandazione che faccio è quella di rinserrare le fila perché tutti devono impegnarsi e bisogna essere consapevoli che c'è bisogno di tutti».
Quella di ieri è stata l'ultima assemblea del presidente Plucani il cui mandato, dopo l'adunata nazionale, terminerà definitivamente. La sua carica era stata infatti prorogata per consentire l'organizzazione dell'evento nazionale, da anni ricercato, promosso ed infine ottenuto. Rimarrà in carica fino al 22 giugno 2013, giorno in cui sarà convocata l'assemblea straordinaria dei delegati per il rinnovo del consiglio direttivo.
Rimandata la decisione riguardo al raduno sezionale detto "Festa Granda" che si svolge nel mese di settembre. Solitamente infatti durante l'assemblea dei delegati si vota il gruppo, tra quelli candidati, che ospiterà l'anno successivo la "Festa Granda". Quest'anno, dato che l'adunata nazionale impegna tutti i gruppi alpini nell'accoglienza, tutto è "congelato" fino a febbraio 2014 quando, nell'assemblea ordinaria, si procederà con le votazioni del gruppo che organizzerà il raduno provinciale.

 

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15/02/2013

Adunata, ospedale militare polo museale degli alpini

Sei le mostre nei locali aperti al pubblico dal 6 al 12 maggio Dal 50° del Vajont alle cartoline dell'Armir dal fronte russo

L'ospedale militare di viale Palmerio sarà il polo museale dell'Adunata nazionale alpini del prossimo maggio. Sei le mostre che sarà possibile visitare grazie ad un accordo tra il Comitato dell'Adunata e il Polo di mantenimento pesante da cui dipende la struttura sanitaria con le stellette, da tempo non più in attività. Dal Vajont all'Armir, dalle medaglie commemorative al rapporto tra donne e alpini le rassegne in mostra da lunedì 6 a domenica 12 maggio. L'Adunata vera e propria, lo ricordiamo, sarà dal 10 al 12 maggio.
Tra le sei mostre, due celebrano un anniversario. Quello della tragedia del Vajont ricorderà, con una serie di pannelli, i 50 anni dal drammatico evento di Longarone, nel Bellunese. «Furono proprio gli alpini della Cadore, di stanza nei pressi, i primi a portare soccorso» spiega Matteo Ghetti, responsabile della commissione Eventi del Comitato per l'Adunata. La rassegna illustrata aprirà il 10 maggio sera al Politeama dove si terrà uno spettacolo sul Vajont. La mattina successiva approderà all'ospedale militare dove già dal 6 mattina saranno invece pronti gli altri cinque allestimenti.
"Dallo Csir all'Armir, quando i soldati scrivevano sull'azzurro" è la mostra che celebra i 70 anni della ritirata di Russia. «Quattrocento pannelli con documenti in franchigia militare, le cartoline azzurre che i soldati scrivevano a casa con le loro storie e le loro speranze, le copertine della Domenica del Corriere» spiega Ghetti. Poi medaglie e cimeli vari. La terza mostra è "Sangue donato-Diario di un soldato in prigionia". «Un diario di guerra - viene evidenziato - del mantovano Alferino Rabuffi, raccontato in pannelli e cimeli, come le scarpe e la divisa dei 18 mesi passati nel campo di prigionia russo». "Donne e alpini. L'amore senza tempo attraverso le cartoline", mostra inedita all'Adunata, racconta invece, grazie alle cartoline raccolte da Antonio Cittolin, il rapporto tra il gentil sesso e le penne nere. Infine la mostra fotografica dell'Ifms (International federation of mountain soldiers) e la rassegna dei bozzetti delle medaglie e dei manifesta dell'Adunata nazionale di Piacenza.
Le sei esposizioni si terranno tutte sotto il grande porticato interno dell'ospedale militare (circa 300 metri di perimetro e un'ampiezza di 4 metri e mezzo), accanto alle rassegne permanenti di cimeli con le stellette ospitati nella struttura.
Le mostre saranno aperte al mattino dalle ore 9 alle 14 da lunedì 6 maggio a giovedì 9 maggio compresi. Nei giorni dell'Adunata, dal 10 al 12 maggio compreso, l'apertura si terrà al mattino dalle 9 alle 12,30 e al pomeriggio dalle 14 alle 18.
All'interno dell'ospedale, sabato 11 e domenica 12, ci sarà il gazebo di Poste Italiane con lo speciale annullo postale della manifestazione. In tutti i giorni di apertura dell'ospedale militare saranno a disposizione le cartoline postali dell'Adunata.

Federico Frighi
 

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14/02/2013

Gli alpini tra gli studenti

Podenzano, lezione speciale in vista dell'adunata

PODENZANO - I 12mila soldati italiani che riposano nell'ossario sul monte Grappa, i 10mila soldati austriaci sepolti nel cimitero sulla cima del monte siano di insegnamento alle giovani generazioni ad impegnarsi per una società di solidarietà che sia improntata sulla collaborazione e sul "dare".
E' stata interessante la conferenza "Dal Piave all'Ortigara" dedicata alla memoria degli alpini durante la prima guerra mondiale promossa dall'istituto comprensivo "Parini" in collaborazione con l'Associazione nazionale alpini e il Comune di Podenzano. La conferenza si è tenuta in due momenti. Il primo per gli studenti delle medie di Podenzano e San Giorgio nei locali della scuola "Parini", il secondo aperto a tutta la cittadinanza nell'auditorium comunale. Relatore Giovanni Idrio, alpino e storico della sezione "Monte Grappa" di Bassano del Grappa, con la presenza del consigliere della sezione di Bassano, Tarcisio Mellini.
«Questo incontro - ha introdotto la dirigente scolastica Maria Giovanna Forlani - è la continuazione delle iniziative che l'Italia ha promosso per commemorare la giornata della memoria e le vittime delle foibe. Una iniziativa che si collega anche con il fatto che nel mese di maggio la città di Piacenza ospiterà l'adunata nazionale degli alpini».
Bruno Plucani, presidente Ana della provincia di Piacenza, ha ricordato che il comitato organizzatore sta programmando minuziosamente ogni particolare dello storico evento per la prima volta a Piacenza.
Alla serata hanno preso parte il sindaco di Podenzano Alessandro Ghisoni e amministratori e consiglieri comunali di Podenzano e San Giorgio. Dal Piave all'Ortigara, quindi, che fu la linea estrema di difesa dopo la rotta di Caporetto, dove si tenne la battaglia difensiva tra novembre e dicembre del 1917. «Lì - ha affermato Idrio - se i soldati italiani, non solo alpini, non avessero tenuto, l'intero Veneto sarebbe stato consegnato agli austroungarici». E si sarebbe scritta una storia diversa. Sono stati descritti atti di eroismo, ma anche di follia di chi ha voluto battaglie che hanno portato 650mila morti. La conferenza, è stato osservato, non vuole esaltare le virtù eroiche militari, anche se la guerra fa parte dell'animo umano, ma propagandare una cultura di pace, di collaborazione. E' significativo che proprio sul monte Grappa, il monte sacro dove c'è l'ossario dei soldati italiani, il cimitero degli austriaci, il museo, le gallerie delle trincee, ogni prima domenica di agosto si svolga una cerimonia di commemorazione in presenza delle rappresentanze di tutti coloro che avevano indossato la divisa e che si erano combattuti e che oggi si ritrovano ora per dire "Basta guerre". Collaborazione e solidarietà che fanno parte di un preciso mandato dello statuto alpino. «Ciò che unisce gli alpini - ha concluso Idrio - è l'ideale del "dare" e non del pretendere o del ricevere». Non a caso gli alpini sono tra i primi ad arrivare tra le popolazioni in difficoltà o sulle emergenze.

 

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13/02/2013

giunta/1 Dal 10 al 12 maggio evento commerciale con offerta alimentare e di prodotti tematici

Una fiera "dedicata" agli alpini

Sul Facsal 204 bancarelle in concomitanza con l'adunata nazionale

Nella seduta di giunta di ieri sono stati definiti gli aspetti organizzativi delle iniziative commerciali che si terranno in tutta la città in occasione dell'86esima Adunata nazionale degli Alpini in programma dal 10 al 12 maggio prossimi.
Una nota di Palazzo Mercanti fa sapere che dal confronto con i Comuni che, negli anni scorsi, hanno ospitato l'Adunata, dai numerosi incontri con i rappresentanti del Comitato organizzatore dell'adunata (Coa) e dall'ascolto delle associazioni di categoria cittadine, sono emerse diverse previsioni che hanno lo scopo di garantire un servizio adeguato ai partecipanti all'Adunata e a tutti i cittadini.
Il Coa provvederà a collocare stand per la somministrazione collettiva e gazebo per la promozione di aziende che sostengono l'Adunata. La presenza di tali strutture, informa il Comune, «sarà consistente nel centro storico cittadino, che si stima e si auspica sarà frequentato da numerosi visitatori».
«Particolare riguardo si avrà alla promozione delle eccellenze locali che già sono in contatto con il Coa per organizzare al meglio la promozione dei prodotti tipici locali. Il Comune provvederà a organizzare, sul Pubblico Passeggio e vie limitrofe, una manifestazione commerciale con la partecipazione di 204 aziende commerciali composte per due terzi da stand alimentari, per un terzo di bancarelle specializzate nella vendita di prodotti tematici strettamente connessi alla manifestazione: cappelli alpini, indumenti di foggia militaresca, coccarde, mostrine, bandiere, bandierine, gagliardetti, borracce ecc. ». Il bando per la raccolta delle adesioni sarà pubblicato dal 14 febbraio sul sito internet del Comune (www. comune. piacenza. it) ed è rivolto agli operatori del commercio su aree pubbliche (scadenza il 4 marzo). Gli interessati potranno ritirare allo sportello Quic di viale Beverora il modulo per consentire di poter ampliare il proprio spazio all'esterno dei locali, con dehors e bancarelle. Il costo è di un euro al metro quadro per i commercianti, due per i pubblici esercizi.
La manifestazione sarà disciplinata, viene assicurato, «in maniera tale da evitare disturbo ai residenti e danni al viale cittadino; si ripeteranno, infatti, previsioni e accorgimenti già azionati per la fiera patronale».
Sono state individuate anche iniziative, fa sapere sempre il comunicato di Palazzo Mercanti, volte all'ampliamento dell'offerta a favore dei consumatori e all'incentivazione del commercio locale: negozi e bar potranno esporre merce, bevande e alimenti su suolo pubblico prospiciente ai loro esercizi, usufruendo di tariffe Cosap agevolate.
Nei prossimi giorni, l'assessore al commercio, Katia Tarasconi, incontrerà ancora le associazioni di categoria per mettere a punto le necessarie strategie, anche di comunicazione. «Infine - aspetto certo non ultimo per importanza - è stata prevista, in aree limitrofe a quelle occupate dalle strutture e dalla manifestazione sopra descritte, la presenza delle associazioni di volontariato che tradizionalmente seguono l'adunata, oltre a quelle che operano sul nostro territorio».

 

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12/02/2013

Alpini e guerra: due momenti per ricordare

PODENZANO - (np) Proseguono le iniziative dell'istituto comprensivo "Parini" di Podenzano riguardo al Giorno della Memoria, per non dimenticare i tragici eventi e conseguenze, delle guerre. La prossima si terrà domani, con la conferenza storica dedicata alla memoria degli alpini durante la Prima guerra mondiale, intitolata "Dal Piave all'Ortigara" tenuta da Tarcisio Mellini, presidente della sezione Ana di Bassano del Grappa, e da Giovanni Idrio, storico e docente universitario. Sarà suddivisa in due momenti: il primo al mattino, alle 11, nell'aula magna del "Parini" per gli studenti delle classi terze, il secondo alle 20.30 nell'auditorium comunale aperto a tutti. La conferenza sarà accompagnata dall'ascolto di cori alpini e dalla proiezione di filmati storici. L'evento è possibile grazie alla collaborazione con l'Associazione nazionale alpini e il Comune di Podenzano.

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12/02/2013

Adunata, già duemila alpini in lista d'attesa

Il Comitato riunito ieri in via Cremona alla ricerca di nuove aree tenda e capannoni per gli alloggi collettivi
Presentata la medaglia commemorativa. Si cerca un luogo per l'ospedale da campo della Protezione Civile

Servono altre aree per le tende e altri capannoni per gli alloggi collettivi. Ogni giorno che passa le adesioni all'Adunata nazionale alpini di Piacenza (dal 10 al 12 maggio prossimi) crescono sempre di più ed oggi sono già circa duemila le penne nere in lista d'attesa. L'annuncio è stato dato ieri mattina nel corso di un Comitato organizzativo - presieduto dal generale Silverio Vecchio - riunitosi a Piacenza, nel quartier generale di via Cremona, nonostante le condizioni meteo sfavorevoli.
Sono già tutti esauriti i posti disponibili nelle 14 aree tendate e nei dieci capannoni messi a disposizione da privati e dalle autorità militari del territorio. In tutto 19-20mila persone già prenotate. «In lista d'attesa ne abbiamo altri 1.500-2.000 - rivela Bruno Plucani, presidente della Sezione alpini di Piacenza - stiamo cercando altri posti per poter mettere tende, brandine e camper».
Intanto sono stati definiti i centri di informazioni e accoglienza per chi arriverà in città. Saranno cinque: tre all'uscita dei caselli autostradali della città (Piacenza sud, Piacenza, ovest e Piacenza nord) uno sulla via Emilia tra Piacenza e Fiorenzuola, uno sulla via Emilia tra Piacenza e Castelsangiovanni. «Nei cinque centri ci sarà del personale a disposizione dei visitatori - spiega Plucani -. Daranno informazioni ed eviteranno che auto e pullman vadano a convergere in città». Sempre ieri mattina è stata consegnata ai rappresentanti del Comitato dell'adunata la medaglia commemorativa di Piacenza con il logo realizzato dal liceo Cassinari. Ad inizio dei lavori è stato osservato un minuto di silenzio per la scomparsa improvvisa di Antonino Brugni, geometra del Comune di Piacenza inserito nel Comitato per l'Adunata.
All'ordine del giorno anche la questione dell'imbandieramento durante la settimana clou. Gli alpini hanno acquistato 50mila bandiere tricolori con cui ricopriranno la città. Il prossimo primo marzo, il presidente Plucani, con il presidente della Provincia Massimo Trespidi e il sindaco Paolo Dosi rivolgeranno ai piacentini l'appello ad imbandierare le loro case e le loro finestre.
Nel pomeriggio di ieri si è tenuto anche un incontro tra la Protezione civile Ana (presente il suo responsabile nazionale, Giuseppe Bonaldi) e il 118 di Piacenza. Si cerca ancora un luogo adatto ad ospitare l'ospedale da campo. Abbandonata la soluzione del parcheggio del cimitero urbano, giudicata troppo lontana.
Infine, sempre nel pomeriggio di ieri, il Comitato è stato ricevuto in via ufficiale dal prefetto Antonino Puglisi. Una visita di cortesia ed un impegno, da parte del rappresentante del Governo, a collaborare affinchè il territorio piacentino risponda nel migliore dei modi all'evento del prossimo mese di maggio.

Federico Frighi

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07/02/2013

Alpini, occupate 32 palestre per cori e fanfare

Le strutture scolastiche della città ospiteranno 86 corali e 32 bande musicali nella settimana dell'Adunata nazionale Tutte sfileranno nella grande parata di domenica 12 maggio. Prenotati teatri parrocchiali e chiese per le esibizioni

Non sarà solo una coreografica kermesse, una rimpatriata internazionale, la celebrazione delle virtù e degli onori del corpo militare più conosciuto in Italia e forse nel mondo. L'Adunata nazionale alpini è tanto altro e tra questo altro c'è sicuramente l'aspetto musicale. Sì perchè l'evento che quest'anno si terrà a Piacenza dal 10 al 12 maggio prossimi sarà anche un grande festival di musica bandistica e di cori. Secondo i dati della Commissione Accoglienza dell'organizzazione piacentina, hanno già dato per certa la propria venuta a Piacenza ben 32 fanfare e 86 corali alpine provenienti da tutto il Paese. Per la loro sistemazione sono state chieste ed ottenute 32 palestre degli istituti scolastici nel territorio comunale. Trentadue sulle 33 disponibili.
«Le fanfare si esibiranno sabato 11 maggio in tutta la città - spiega Matteo Ghetti, responsabile della Commissione Eventi -. Saranno collocate in modo da non sovrapporsi a loro stesse e alle corali. Queste ultime si esibiranno soprattutto nelle chiese». Tutte parteciperanno alla grande sfilata di domenica 12 maggio assieme ai vari gruppi o sezioni di appartenenza, sfilata che verrà aperta dalle due fanfare ufficiali dei reparti in arme: la fanfare della brigata Taurinense e la fanfara della brigata Julia. Non parteciperanno invece alla sfilata solo per fanfare che si terrà nella giornata di sabato. Da piazzale Milano partiranno le fanfare ex militari Cadore, Tridentina, Julia, Taurinense e la fanfara ufficiale della Sezione Alpini di Piacenza: il Corpo bandistico di Pontedellolio. Arriveranno in piazza Cavalli dove terranno il concerto ufficiale. Impossibile al momento avere un programma degli angoli della città in cui si esibiranno le corali. Ad oggi sono certe nella chiese di San Lazzaro (cento alpini ospitati a Mucinasso), del Corpus Domini (170 alpini), della Sacra Famiglia (150 alpini), in San Savino (20 alpini), alla Santissima Trinità (280 alpini da Bassano del Grappa), a Borgotrebbia (70 alpini dalla Valcamonica). Ben trecento gli alpini tra San Giuseppe Operaio, San Bonico e la casa per ritiri di Pieve Stadera, poi al Preziosissimo Sangue, 150 (tra cui 14 camper) in Nostra Signora di Lourdes, 70 a San Vittore (da Trieste), 20 in Sant'Anna, 100 in San Corrado. Solo per citare alcune parrocchie della città.
Il 10 maggio al Politeama si esibiranno invece la fanfara ex militare (congedati) Cadore e la corale congedati Cadore. Il via alle manifestazioni verso l'Adunata nazionale sarà dato il prossimo 9 marzo nel Salone degli scenografi del Municipale con un concerto del Coro Ana Valnure, del Coro Alpino Valtidone, del Corpo bandistico di Pontedellolio.
 

Federico Frighi
 

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06/02/2013

«L'adunata degli Alpini occasione per rilanciare il nostro territorio»

Fabris ha incontrato le associazioni della città

FIORENZUOLA - (dm) Eugenio Fabris, sindaco per una settimana, è sempre stato impegnato nel mondo dell'associazionismo, in particolare nella Pro loco che contribuì a rifondare nel 1996 e di cui è stato anche presidente. In qualità di rappresentante dell'associazione di volontariato tante volte gli è capitato di chiedere al Comune collaborazioni e contributi. Ora si trova dall'altra parte della barricata. Nei vari impegni del sindaco Giovanni Compiani, rientrano gli incontri con le associazioni. «Lunedì sera - racconta Fabris, che sarà al fianco di Compiani fino a sabato - abbiamo incontrato gruppo Alpini, Pro loco e associazioni di quartiere per preparare la grande adunata nazionale degli alpini a Piacenza. Occasione per promuovere il nostro territorio. Siamo insomma in continuità con l'attività che mi ha sempre visto in prima linea nella Pro loco, gli anni scorsi, per portare il nome di Fiorenzuola fuori dai confini comunali e per conoscere altre realtà da portare nella nostra città. Penso ad esempio alla manifestazione Sapori e cultura lungo la via Francigena che portammo a Fiorenzuola in occasione della festa patronale di San Fiorenzo e che ancora perdura». Ieri pomeriggio Compiani e Fabris hanno incontrato un'altra associazione. Si tratta de La Selce, che raccoglie i familiari degli utenti del centro di igiene mentale del distretto Ausl. Nell'ufficio del sindaco, il presidente Claudio Perini e la segretaria Silvana Burgazzi che stanno portando avanti le istanze di familiari e utenti per cercare una nuova sede, più idonea dell'attuale alla Barabasca, per il centro diurno di igiene mentale. «Da sempre le associazioni svolgono un lavoro prezioso - dice Compiani - che anche in tempi di crisi come questa cerchiamo di continuare a supportare, nell'organizzazione e nella messa a disposizione di spazi».
 

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05/02/2013

Adunata Alpini, già superata l'affluenza di Bolzano

Nei 14 campi tendati e nei 10 capannoni della città 13.500 prenotazioni, oltre il 70% degli alloggiamenti disponibili
Bergonzi (Accoglienza): «Si ferma 3-4 giorni anche chi viene da vicino. Solo da Vicenza ci hanno chiesto 3.500 posti»

Per l'Adunata nazionale alpini manca poco al tutto esaurito. Allo stato attuale (alla data di ieri) risulta prenotato il 72 per cento dei posti letto disponibili nei campi tendati e nei capannoni messi a disposizione per gli alloggi collettivi. Su 19mila posti recuperati all'interno del Comune di Piacenza ben 13.500 sono andati bruciati nel giro di pochi mesi. «Abbiamo raggiunto un numero di prenotazioni superiore al totale di quelle di Bolzano nel 2012 e mancano ancora tre mesi all'Adunata» fa i conti Bruno Plucani, presidente della Sezione Alpini di Piacenza.
Si tratta dell'accoglienza in tenda, nei camper e nelle brande dei capannoni che viene gestita direttamente dall'apposita sezione del Comitato ufficiale per l'Adunata. Nel quartier generale della casa cantoniera di via Cremona 1 è tutto un rispondere a mail, fax, telefonate. «Stiamo qui anche dodici ore al giorno» dice Enrico Bergonzi, volontario del gruppo alpini di Castelsangiovanni, alla scrivania con gli altri colleghi Pinuccio Berzeri, Piero Giacosa, Gianni Magnaschi. «Noi alpini siamo responsabili dell'accoglienza nelle 14 aree campo e nei 10 capannoni dislocati in vari punti all'interno del territorio comunale di Piacenza, in tutto 18.726 posti letto - fa presente Franco Caltagirone, generale dell'Esercito Italiano in pensione ed ora volontario con l'Ana -. Ma solo sono un decimo di coloro che pernotteranno a Piacenza e dintorni».
Vanno poi aggiunte altre tre modalità di pernottamento. Quella nelle strutture alberghiere, compresi B&B ed agriturismi, gestiti dalla società Seneca spa. «Qui sappiamo che sono esauriti tutti gli hotel nel raggio di 60 chilometri da Piacenza durante il periodo dell'Adunata: dal 10 al 12 maggio prossimi» spiega Caltagirone. Si parla, ma la cifra è da confermare, di ventimila pernottamenti nelle strutture turistiche, area di Salsomaggiore compresa.
Poi ci sono gli alpini che si rivolgono direttamente alle strutture parrocchiali e sportive di città, ma soprattutto di provincia. Vengono quattro o cinque in avanscoperta, contattano parroci o altre strutture e si organizzano da soli. Dovranno comunque anche questi gruppi segnalare la loro presenza alla Sezione di Piacenza, dunque prima o poi si dovrebbe conoscerne il numero. Si stima possano essere intorno ai trentamila.
Infine ecco gli "alpini fai da te". «Arrivano, sono completamente attrezzati di tutto punto e si mettono dove c'è posto, autosufficienti nel più puro spirito alpino» osserva il generale.
Si pensava che, essendo Piacenza al centro della Pianura Padana e facilmente raggiungibile in un paio d'ore di auto da molte città, gli alpini arrivassero e se ne andassero in giornata, facendo i pendolari dell'Adunata. Invece le previsioni sono state sovvertite. «Pensi che solo da Vicenza (200 chilometri di distanza e due ore d'auto, ndr.) sono arrivate 3.500 richieste di pernottamento in tenda, camper e brande» guarda l'elenco l'apino Bergonzi, responsabile dell'accoglienza. Altre richieste per i campi arrivano da Brescia, Parma, Bergamo, Biella solo per citare le città più vicine. Molti arrivano il martedì e se ne vanno il lunedì o il martedì successivo. «Fanno qui le vacanze - osserva sempre Bergonzi -. Invece di andare via la settimana di Pasqua, vengono a Piacenza per l'Adunata e visitano la città e la nostra provincia».

Federico Frighi

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04/02/2013

Dagli alpini di Caorso donata un'auto per garantire assistenza a chi ha bisogno

caorso - "Onorare i morti aiutando i vivi". E' il motto che il gruppo Alpini di Caorso ha fatto proprio e che non si limita ad essere una scritta su uno striscione, ma si traduce concretamente in azioni. Sabato mattina, il capogruppo della sezione Silvano Pagani, ha consegnato al sindaco Fabio Callori le chiavi di una automobile che gli Alpini di Caorso hanno voluto donare, non all'amministrazione comunale, ma ai cittadini caorsani che ne hanno bisogno. Il mezzo, infatti, sarà dato in gestione all'ufficio dei servizi sociali, di cui è responsabile Samanta Repetti, che lo utilizzerà per il trasporto dei pasti a domicilio e per accompagnare i residenti in particolare stato di necessità nelle adeguate strutture ospedaliere o centri di cura. Il momento del passaggio ufficiale delle chiavi è stato seguito dalla benedizione del mezzo da parte del diacono Cesare Scita, sempre disponibile e presente in ogni significativo momento della comunità caorsana. «Da quando mi sono insediato nel 2004 - ha sottolineato il sindaco Fabio Callori - è iniziata un'ottima collaborazione con il gruppo Alpini che ci ha portato nel 2007 ad ospitare la 56esima Festa Granda e continua ogni anno festeggiando l'ingresso nell'autunno con la tradizionale polentata in centro paese, diventata ormai un appuntamento provinciale». «Ma l'impegno degli Alpini di Caorso va oltre - ha continuato il primo cittadino - perché sono sempre disponibili in ogni momento di solidarietà e di volontariato ad intervenire per il territorio. Quest'ultimo gesto è un segnale forte per la popolazione locale ed è emblema del loro motto, dato che riescono davvero a ricordare e celebrare i morti dando un aiuto concreto alla collettività». Lo scambio di ringraziamenti è avvenuto all'interno della sala consigliare, dove gli Alpini sono stati invitati dal sindaco Callori a sedersi nelle postazioni di assessori e consiglieri diventando per l'occasione "gli amministratori del paese". Ha partecipato alla consegna del mezzo, fin da subito operativo che si aggiunge a quelli già in dotazione nel Comune, anche l'assessore Stefano Gandolfi.
 

Valentina Paderni

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04/02/2013

Il giorno delle Penne Nere

San Giorgio festeggia gli Alpini. Targa a Tarcisio Cravedi

SAN GIORGIO - Giornata dedicata agli alpini ieri a San Giorgio. La tradizionale ricorrenza si è aperta in mattinata con l'alzabandiera, davanti al monumento ai caduti. In corteo, le autorità e gli alpini hanno poi raggiunto la chiesa per la messa celebrata da don Stefano Garilli, che indossava il suo copricapo da cappellano militare. Nell'omelia il sacerdote ha osservato: «Spesso viviamo come se ci aspettassimo un miracolo. Ma Gesù, ieri come oggi, non è venuto per quello. È venuto per indicarci qual è la strada». E ha ricordato le parole di San Paolo: «Se voglio vivere da cristiano, devo amare in ogni momento, imparare ogni giorno a fare come il Signore fa con noi». Un pensiero che ben si adatta agli alpini che, come ha poi sottolineato il sindaco Giancarlo Tagliaferri, «portano avanti da sempre con grande spirito valori quali il sacrificio e la solidarietà». La celebrazione è stata accompagnata da suggestivi canti della schola cantorum, tra i quali spiccava Il Signore delle cime, omaggio tradizionale per le penne nere. La "preghiera dell'alpino" ha concluso la celebrazione. I partecipanti si sono poi trovati davanti al monumento ai caduti per la posa di una corona d'alloro. La cerimonia è stata scandita dagli squilli di tromba. Labari e bandiere di tanti gruppi di alpini piacentini hanno reso più solenne il momento di ricordo dei caduti. «Questi fratelli - ha detto Aldo Silva, in rappresentanza della sezione di Piacenza e del presidente Bruno Plucani, assente perché in trasferta a Bologna per una grande manifestazione del corpo - hanno dato la vita per permettere a noi di poter vivere in un'Italia libera».
Il gruppo alpini di San Giorgio ha poi voluto premiare con una targa uno dei propri membri più attivi, Tarcisio Cravedi, che ha ringraziato per l'onorificenza. «A nome di tutta la comunità - ha concluso il sindaco Tagliaferri - ringrazio di cuore le penne nere per l'attività che svolgono. La loro solidarietà parte da lontano, perché gli alpini hanno fatto la storia di questo Paese. Ancora oggi e sempre mantengono alti i valori della patria e dell'amicizia, che rimangono in loro come qualcosa di prezioso. Il legame con il nostro paese è inscindibile. Per la grande adunata di maggio San Giorgio farà la sua parte. Grazie per tutto quello che quotidianamente fate per questa comunità».
Alla manifestazione di ieri non hanno voluto mancare il maresciallo Angelo Mazzoni, comandante della locale stazione carabinieri, Paolo Giovannini, alla guida della Polizia municipale dell'Unione Valchero e Valnure, e la presidente della Pro loco Francesca Pancini, in segno della stretta collaborazione tra le due associazioni.

Silvia Barbieri

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01/02/2013

Castelsangiovanni - (mm) Lunedì, 4 febbraio, le penne nere di Castelsangiovanni si daranno appuntamento in occasione dell'annuale assemblea, convocata per le 21 nella sede di via Morselli

Castelsangiovanni - (mm) Lunedì, 4 febbraio, le penne nere di Castelsangiovanni si daranno appuntamento in occasione dell'annuale assemblea, convocata per le 21 nella sede di via Morselli. L'appuntamento di quest'anno sarà particolarmente significativo visto che, oltre ad approvare il nuovo bilancio, gli alpini castellani, guidati da Massimiliano Bergonzi, dovranno discutere del grande appuntamento cui tutte le penne nere piacentine guardano: l'adunata nazionale che si terrà a Piacenza il prossimo 11 e 12 maggio. L'appuntamento avrà ricadute anche a Castelsangiovanni, dove sono attesi almeno 5mila visitatori cui gli alpini, insieme al Comune, dovranno trovare una degna sistemazione. Per la sezione del gruppo Alpini di Castelsangiovanni, l'anno che si è appena aperto sarà particolarmente significativo anche per altri due importanti appuntamenti: l'inaugurazione del tanto atteso monumento all'alpino che sta per essere realizzato tra viale Fratelli Bandiera e via Allende (zona Basko) e una pubblicazione, la cui uscita è prevista all'inizio dell'estate, in cui raccoglieranno la storia dei loro primi sei decenni di vita. Nel frattempo si è aperto anche il tesseramento. Chi volesse iscriversi alla sezione degli alpini di Castelsangiovanni, può farlo rivolgendosi alla sede di via Morselli 16/D tutti i giorni dalle 16 alle 18,30.
 

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01/02/2013

La tragedia del Fronte Russo settant'anni dopo

Persero la vita 617 piacentini. L'Associazione Caduti e Dispersi: «Siano resi i giusti onori»

Una pagina di storia che porta con sé un po' di Piacenza. La campagna di Russia, una delle fasi cruciali della seconda Guerra Mondiale, fu infatti teatro di battaglia per ben 617 piacentini che combatterono e morirono. E che ancora oggi vengono ricordati, come tutti i caduti in ogni guerra di ogni tempo.
«Vogliamo che venga reso loro il giusto onore. Proprio quest'anno infatti si celebra il 70esimo anniversario della fine di quella spedizione» il commento di Piera Abbiati, presidente dell'Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra città di Piacenza.
La campagna di Russia terminò nel 1943, dopo due anni di vicende belliche. Il 22 giugno del 1941 le armate di Hitler penetrarono in territorio sovietico ed avanzarono rapidamente distruggendo una dopo l'altra le imponenti forze russe.
Le prime vittorie ottenute dal cosiddetto piano "Barbarossa", il cui obiettivo era di sconfiggere il regime di Stalin, convinsero quindi Mussolini a partecipare alla campagna, accontentato da Hitler. Venne allestito così in tutta fretta un Corpo di Spedizione composto dalle due Divisioni di Fanteria Torino e Pasubio, dalla Divisione Celere e dalla Legione Camicie Nere Tagliamento. Tale forza, che assunse il nome di Corpo Spedizione Italiano in Russia (CSIR), venne posta al comando del Generale Giovanni Messe e contava 60mila uomini, 160 cannoni, 5.500 automezzi, 4.600 quadrupedi, 51 caccia, 22 ricognitori e 10 bombardieri.
Lo CSIR partì dall'Italia alla fine di luglio del 1941 e raggiunse in treno la Romania, in poco tempo superò i fiumi Bug e Dnjeper ed avanzò verso il bacino minerario del Donetz, conquistando a metà novembre gli importanti centri di Stalino, Nikitovka, Gorlovka e Rikovo. Le posizioni raggiunte furono mantenute nonostante la controffensiva russa e a metà febbraio del 1942 il plotone venne rafforzato dagli Alpini del Battaglione Monte Cervino. Mussolini decise poi di incrementare l'impegno sul fronte sovietico con il 2° Corpo d'Armata, tre Legioni di Camicie Nere e tre Divisioni Alpine. Nacque così l'Armir (Armata italiana in Russia), comandata dal Generale Italo Gariboldi. I tedeschi ripresero intanto l'iniziativa spostandosi 300 chilometri in avanti ed attestandosi sulle rive del Don. A fine agosto i russi attaccarono tedeschi ed italiani in quella che verrà ricordata come la "Prima battaglia difensiva del Don", con perdite di 1.100 caduti e 5.500 feriti. Dopo vari spostamenti per difendere il Don l'armata italiana si pose in uno schieramento diviso in tre, convinti che i russi non avrebbero attaccato prima della primavera seguente e di poter passare così il lungo periodo invernale.
Ma mentre i tedeschi si fecero accerchiare nel tentativo di prendere Stalingrado, l'armata di Stalin sferrò un secondo colpo tagliando in due l'Armir sorprendendo le Divisioni Torino, Pasubio, Celere e Sforzesca, causando la morte di 55mila uomini. Rimase così solo il corpo Alpino, che venne accerchiato il 15 gennaio del 1943 e che fece ritorno in patria con soli 40mila uomini il marzo successivo.
Il bilancio finale della campagna di Russia fu spaventoso: dopo approfondite indagini il Ministero della Difesa ha calcolato che il numero di italiani che non fecero ritorno dal fronte è di circa 100mila. 25mila sono i morti e 70mila i prigionieri, questi ultimi furono costretti a marciare ed a raggiungere i lager di smistamento in condizioni disastrose. Dalla documentazione russa 10mila di loro vennero rimpatriati, mentre gli altri morirono in 400 diversi campi di concentramento, tra cui nomi tristemente noti come Miciurinsk, Khrinovoje, Tiomnikov e Taliza.

Gabriele Faravelli

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30/01/2013

Un Pronto Soccorso con 15 posti letto

(fri) Arriverà solo una parte dell'ospedale da campo dell'Associazione nazionale alpini. Si tratta del Pronto Soccorso con una zona triage vera e propria e 15 posti letto a disposizione. Si tratteranno i primi tre gradini della scala del triage: i codici bianchi, verdi e gialli. Quelli rossi (indicano un soggetto con almeno una delle funzioni vitali compromessa ed in immediato pericolo di vita) saranno appannaggio dell'ospedale Guglielmo da Saliceto. «Aspettiamo che il paziente si sia stabilizzato - viene spiegato - poi lo dimettiamo; diversamente viene trasferito nell'ospedale civile». Il personale conta una trentina di persone tra anestesisti, chirurghi, medici, infermieri, tutti di area critica. Più in particolare, i medici saranno dieci mentre venti gli infermieri. Nell'ultima adunata nazionale di Bolzano, che dovrebbe avere le medesime dimensioni di quella di Piacenza, si contarono 350mila persone presenti in città alle ore 12 della domenica. Nei tre giorni clou l'ospedale da campo dell'Ana si trovò ad affrontare oltre duecento interventi, in prevalenza da politraumi ad interventi internistici come cardiopatie e malori. Molto dipenderà poi dalle condizioni meteo.

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30/01/2013

Adunata, assieme al 118 un ospedale da campo

Raddoppiata la centrale operativa. Otto posti di soccorso e venticinque ambulanze. Anche un veterinario per i muli
 

Mancano 100 giorni all'Adunata nazionale alpini di Piacenza (dal 10 al 12 maggio prossimi) e cominciano ad entrare nel vivo anche i preparativi del grande "ombrello sanitario" che garantirà la salute dei 500mila alpini e simpatizzanti che caleranno in città nei tre giorni della manifestazione. Ad affiancare l'ospedale Guglielmo da Saliceto arriverà un vero e proprio Pronto Soccorso mobile, cuore pulsante dell'ospedale da campo dell'Associazione nazionale alpini. Ieri mattina, nella sede del 118, si è tenuto il primo incontro tra i responsabili delle emergenze dell'Azienda Usl di Piacenza e della Protezione civile dell'Ana. Scartata, almeno per il momento, la proposta di collocare nel parcheggio del cimitero urbano i 1.500 metri quadrati necessari per il Pronto Soccorso da campo. «L'ospedale da campo - come spiega Giuseppe Bonaldi, ingegnere, responsabile della Protezione Civile dell'Ana, presente con il vice responsabile dell'ospedale, Ugo Ugolini e il presidente della Sezione Alpini di Piacenza, Bruno Plucani - ha la necessità di essere visibile e raggiungibile a piedi da parte delle persone. Per questo deve essere posto in una zona il più possibile centrale». Una zona che dovrà essere sufficientemente estesa per ospitare la struttura. Ma nello stesso tempo non dovrà essere vicino all'ospedale cittadino per non creare un doppione.
E' la prima volta che a Piacenza si tiene una manifestazione con una così grande massa di persone ed è normale che tra il 118 ci sia una certa preoccupazione. La città si bloccherà per tre giorni ma i mezzi di soccorso dovranno continuare a girare. Al momento si sa che sarà raddoppiata anche la centrale operativa del 118: da due si passerà a quattro postazioni infermieristiche di risposta telefonica 24 ore su 24. Le ambulanze in città passeranno dalle 5 canoniche a ben 25 tra mezzi di 118, Croce Rossa, Anpas e Misericordia. Gli stessi ospedali di Piacenza, Fiorenzuola e Castelsangiovanni attueranno i piani di emergenza. Si conta di farcela con le forze locali anche se verranno informate le province limitrofe e la Regione Lombardia. Dislocati in città due punti medici avanzati (uno degli alpini ed uno del 118), sei posti di prima assistenza (due degli alpini e a quattro del 118), poi cinque squadre appiedate da tre persone (alpini), una cinquantina di soccorritori con defibrillatore. Si è pensato a tutti, animali compresi. Un veterinario dell'Ana si prenderà cura dei muli che sfileranno sul percorso cittadino.
Alla riunione i vertici del 118: Stefano Nani (coordinatore 118), Enrica Rossi (direttore 118), Guglielmo Delfanti (direzione sanitaria), Andrea Contini (responsabile parte infermieristica), Cristina Colonna (coordinatore del dipartimento di emergenza).
 

Federico Frighi

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29/01/2013

«Sarà la prima Adunata cardioprotetta»

Sessanta defibrillatori messi a disposizione dalla piacentina Cardiac Science

(fri) Sessanta defibrillatori in postazioni mobili lungo il percorso dell'Adunata nazionale. E' l'iniziativa di Progetto Vita che, grazie all'azienda piacentina Cardiac Science, ha deciso di acquistare una sessantina di zaini ufficiali dell'Adunata. In ciascuno troverà posto un defibrillatore semiautomatico mentre ogni zaino sarà opportunamente modificato per rendere ben visibile la presenza della macchina salva-vita. In particolare, oltre al logo dell'Adunata, che rimarrà, sarà aggiunto anche quello della Cardiac Science. «Ogni zaino sarà consegnato ad un volontario abilitato all'utilizzo del defibrillatore - spiega la cardiologa Daniela Aschieri, responsabile del Progetto Vita -; ogni volontario rappresenterà una postazione mobile sempre in contatto diretto con la centrale operativa del 118. In questo modo contiamo di coprire in modo capillare le varie zone della manifestazione». I defibrillatori saranno messi a disposizione per i giorni dell'Adunata dalla Cardiac Science, società piacentina leader nel settore. «Sarà di fatto la prima Adunata nazionale cardioprotetta - spiega l'amministratore delegato Gianluca Ziliani -, in Italia non sono mai state coperte manifestazione di tale portata, è la prima volta». Piacenza in questo caso rappresenta un'esperienza pilota che la stessa Associazione nazionale alpini si è detta interessata a replicare per le Adunate future, a cominciare da quella del 2014 a Pordenone. «A Piacenza gli zaini con i defibrillatori - continua Ziliani - saranno consegnati a volontari di Progetto Vita, della Protezione Civile, dell'associazionismo e ad una ventina di alpini che verranno appositamente formati per intervenire in caso di arresto cardiaco. Vi saranno poi 13 postazioni fisse (il numero è da definire) in varie zone della città. L'auspicio è che gli alpini le facciano proprie al termine dell'Adunata e le regalino alla città affinchè possano entrare in modo permanente nella rete di Progetto Vita.
 

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29/01/2013

verso l'adunata Pronto il merchandising ufficiale con il logo realizzato dagli studenti del liceo Cassinari

Il marchio Piacenza su 150mila gadget

Dai cappelli alle t-shirt fino alle medaglie commemorative. Guerra alla contraffazione

Il marchio dell'Adunata nazionale alpini di Piacenza girerà l'Italia stampato su almeno 150mila gadget. Sono i souvenir ufficiali della grande manifestazione che dal 10 al 12 maggio prossimi porterà a Piacenza 500mila penne nere provenienti non solo dai patrii confini ma anche da ben 19 Paesi del mondo, dall'Argentina all'Australia.
«Porteranno impresso il logo realizzato dagli studenti del liceo Cassinari» spiega il presidente della Sezione alpini di Piacenza, Bruno Plucani, assieme al segretario del Coa, Nicola Scotti. Il logo riassume in sè tutti gli elementi dell'Adunata 2013. La penna che contraddistingue gli alpini; una penna tricolore che incarna lo spirito italiano; uno dei cavalli del Mochi (Alessandro Farnese), a rappresentare Piacenza. Il logo è stato scelto dal Comitato organizzatore dell'Adunata lo scorso mese di giugno ed oggi, a distanza di sette mesi, inizia la sua "cavalcata" sul merchandising ufficiale.
A fare la parte del leone saranno le magliette. Ne saranno stampati oltre 25mila pezzi ma si stima che altrettante saranno quelle taroccate messe in commercio dagli abusivi. «Le nostre, come tutto il merchandising ufficiale, avranno il logo registrato e il marchio della Giemme - spiega Francesco D'Agostino, presidente dell'azienda torinese licenziataria ufficiale - mentre le medaglie commemorative originali saranno in rame con un ologramma anti-contraffazione». A Latina e anche a Torino vi furono importanti operazioni della Guardia di Finanza che riuscirono a scovare magazzini con i souvenir taroccati. «Speriamo che a Piacenza non ce ne sia bisogno - auspica D'Agostino -, in ogni caso invitiamo la gente a rivolgersi solo ai rivenditori ufficiali, evidenziati con cartelli bene in vista». Il dato definitivo dei gadget stampati non si potrà sapere se non nella settimana precedente l'Adunata, termine ultimo per gli ordini. Si parla comunque di almeno 6mila portachiavi, 8mila distintivi, 90mila medaglie, un migliaio di crest grandi, 10mila penne biro, tutte con il logo creato dagli studenti del Cassinari e la scritta "2013 Adunata nazionale alpini Piacenza". Il campionario ufficiale, a disposizione nel quartier generale di via Cremona, conta due modelli di penna biro, un cappellino, lo zaino, il marsupio, il gilet, la giacca a vento, il grembiule, la spilla da giacca, due modelli di portachiavi, due di magneti, due di crest, il gagliardetto, la tazza in ceramica e i boccali in acciaio e in ceramica. La novità di quest'anno sarà la maglietta. Ve ne saranno di due tipi: bianca con il colletto tricolore e il logo del manifesto (una variante di quello dell'Adunata) e verde con il logo del manifesto più quello dell'Adunata.

Federico Frighi
 

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28/01/2013

«Nikolaesvka, un inno alla vita»

In tanti a Vigolzone per ricordare la battaglia che 70 anni fa permise la ritirata di Russia. La corona al monumento provinciale deposta dagli alpini di Travo

Vigolzone - La battaglia di Nikolaesvka non come momento di morte ma come inno alla vita. Lo spirito di Nikolaesvka è stato evidenziato ieri a Vigolzone durante la commemorazione dell'evento simbolo della campagna di Russia a 70 anni di distanza. A Vigolzone c'è l'unico momumento dedicato ai caduti di Nikolaesvka nella provincia di Piacenza e dunque ogni anno la sezione Alpini si trova in Valnure per rendere omaggio ai semila ragazzi con la penna nera sul cappello che persero la vita il 26 gennaio del 1943. Nel villaggio di Nikolaesvka (in Russia), lo ricordiamo, si combattè una battaglia all'ultimo sangue tra gli alpini della Tridentina e l'Armata Rossa. La vittoria degli alpini permise a migliaia di soldati italiani, tedeschi, ungheresi (quelli che formavano lo schieramento dell'Asse) di rompere la tenaglia russa che li accerchiava e di iniziare la ritirata verso la via di casa, verso la salvezza. Ecco dunque spiegato il "paradosso di Nikolaesvka", come lo ha definito il giornalista diLibertà, Federico Frighi, nella commemorazione ufficiale. Migliaia di ragazzi, migliaia di alpini morirono per salvare loro stessi e i propri compagni d'arme, per permettere a loro stessi e ai propri compagni di tornare a casa. Nikolaesvka da battaglia di sangue e di morte dunque, ad inno alla vita e alla speranza.
Quest'anno la corona di alloro al monumento piacentino è stata offerta e posta dal gruppo alpini di Travo, con il sindaco Ludovico Albasi e il capogruppo Marco Girometta, in un centro di Vigolzone imbandierato di tricolori.
In chiesa tanta gente per la messa celebrata dal parroco don Piero Lezoli, accompagnata dai suggestivi canti del coro Montenero, diretto dal maestro Mario Azzali, canti capaci di far emozionare le penne nere più in là con l'età. Dietro e di fianco all'altare i gonfaloni dei comuni di Vigolzone e di Travo e venticinque gagliardetti di altrettanti gruppi della sezione di Piacenza. Al termine della celebrazione religiosa la gente di Vigolzone si è fermata numerosa per il momento commemorativo. In rapida successione sono intervenuti il presidente della Sezione Alpini di Piacenza, Bruno Plucani, il sindaco di Vigolzone Francesco Rolleri, il sindaco di Travo Ludovico Albasi. Presenti anche l'assessore di Podenzano Mario Scaravella, anch'egli in fascia tricolore, e il comandante della polizia municipale intercomunale, Paolo Giovannini, con alcuni agenti. Il presidente Plucani ha ricordato alcuni momenti della commemorazione ufficiale nazionale avvenuta a Brescia sabato e ieri a cui lo stesso Plucani (nella prima giornata) ha partecipato a capo di una delegazione piacentina. Ancora ieri, altre penne nere piacentine erano presenti a Brescia in rappresentanza della Sezione.
Al termine l'arrivederci all'Adunata nazionale del 10-12 maggio di quest'anno, com'è noto, proprio a Piacenza. Un arrivederci ma anche un appello del capo gruppo di Vigolzone Gaetano Morosoli ai cittadini: «Venite a prendere i tricolori, il nostro comune dovrà essere il più imbandierato della provincia».

 

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28/01/2013

Gruppo alpini di San Giorgio domenica in festa

San giorgio - Festa di gruppo per gli alpini di San Giorgio. Domenica 3 febbraio le Penne nere si ritroveranno per l'annuale giornata a loro dedicata. Il programma prevede il ritrovo alle 10 e 30 presso il monumento ai caduti, seguirà alle ore 11 la messa celebrata presso la Chiesa parrocchiale.
Al termine, la cerimonia davanti al monumento ai caduti per gli onori e deporre una corona, si terrà il saluto da parte del capogruppo cav. Giuseppe Cravedi e delle autorità.
La giornata terminerà con la tradizionale riunione conviviale presso un locale a Viustino di San Giorgio.


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26/01/2013

«Informazioni sbagliate diffuse da siti fasulli»

Adunata in viale Dante per dar vita alla sfilata degli alpini? Un'ipotesi avanzata mesi fa dagli organizzatori dell'evento. L'idea era questa: se i vigili del fuoco traslocano in strada Valnure, il quartier generale delle penne nere potrà essere allestito nella vecchia caserma in viale Dante. Poi il trasloco è stato rimandato a data da destinarsi e, di conseguenza, i piani degli alpini sono cambiati. «Non avendo più la possibilità di usare la caserma dei pompieri, abbiamo deciso di allontanare anche la sfilata da viale Dante», spiega Bruno Plucani. Ma il vecchio appuntamento viene ancora pubblicizzato da un sito internet chiamato "Adunatapiacenza2013". «Si tratta di siti fasulli che nulla hanno a che fare con l'Associazione alpini - afferma il presidente delle penne nere piacentine - e per questo abbiamo diramato una circolare a tutte le nostre sezione, sia le 81 in Italia che le 37 all'estero, affinché scarichino informazioni e moduli soltanto dal sito ufficiale dell'Ana. In questo modo speriamo di evitare disguidi».
 

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26/01/2013

«Ignorati per l'adunata alpini»

Sindacati pompieri: «In arrivo 500mila persone e non ci coinvolgono»

I preparativi per accogliere mezzo milione di alpini per l'adunata nazionale fissata dal 10 al 12 maggio stanno entrando in una fase cruciale. Mancano poco più di tre mesi e ormai le riunioni si susseguono a ritmo febbrile. Accoglienza, viabilità, ordine pubblico, scuole chiuse, mercato in piazza Cavalli e piazza Cittadella sospeso, stop a qualsiasi altra manifestazione, sono mille i problemi da affrontare e risolvere. Tra le tante questioni sul tavolo c'è anche quella dei servizi di emergenza. Ma qui sembra aprirsi una falla perché, almeno finora, i vigili del fuoco sono stati esclusi dalla macchina organizzativa. Se ne lamentano due rappresentanti sindacali, Giovanni Molinaroli della Cgil e Roberto Travaini del Conapo, che già hanno lanciato l'allarme, raccolto ieri da Libertà, sul rischio che i pompieri rimangano senza gasolio per i propri mezzi.
«È previsto l'arrivo di 500mila alpini, cioè cinque volte gli abitanti di Piacenza - dicono i sindacalisti - e pensiamo che in occasione di un evento di queste dimensioni il soccorso urgente debba essere garantito. Per questo non capiamo per quale ragione i pompieri non siano stati coinvolti. Ufficialmente nessuno ci ha convocati. Quello che sappiamo, l'abbiamo appreso dai giornali o da internet». Secondo Molinaroli e Travaini le responsabilità sono diverse. «Crediamo che in primo luogo dovessero essere il prefetto e il sindaco di Piacenza a informare il nostro comandante. Poi siamo consapevoli di avere un comandante di Reggio Emilia, poco presente in caserma e poco coinvolto nei problemi della nostra città. Ma ciò non toglie che doveva essere informato, visto che il comitato organizzativo dell'evento lavora già da mesi». Alla luce della mancanza di informazioni, il comandante Francesco Martino ha scritto al prefetto per chiedere un incontro. Ad oggi, lamentano i sindacati, non è arrivata alcuna risposta.
Le questioni sul tappeto sono tante, dicono i sindacalisti. «In quei giorni avremo bisogno di più mezzi, di rinforzi da parte di altri comandi, dovremo essere autorizzati a fare straordinari, non sono cose che possono farsi all'ultimo momento. Rischiamo di arrivare impreparati. Non dimentichiamoci che durante l'adunata ci saranno migliaia di persone attendate, cucine da campo, bombole a gas».
Del Coa, il Comitato organizzativo dell'adunata, fanno parte rappresentanti dell'Associazione alpini - tra cui il presidente provinciale Bruno Plucani e alcuni componenti dello staff nazionale - il sindaco Paolo Dosi e il presidente della Provincia Massimo Trespidi, con vari responsabili degli uffici dei due enti. La polizia municipale di Piacenza è tra i soggetti maggiormente in prima linea. «Il comitato sta prendendo in esame tutti i problemi relativi all'adunata - spiega la comandante Renza Malchiodi - e via via saranno affrontate tutte le questioni. Per esempio, ora stiamo predisponendo il piano sanitario. Ma da qui in avanti saranno coinvolti tutti quanti. A partire dai vigili del fuoco, che incontrerò la prossima settimana, e poi polizia, carabinieri e protezione civile».
Parlando di piani sanitari, sembra che qualche preoccupazione sui tempi organizzativi dell'adunata serpeggi anche tra gli operatori dell'Ausl. Da chiarire questioni che vanno dalla gestione delle emergenze al reperimento dei farmaci. «Finalmente abbiamo iniziato a lavorarci, ma si poteva iniziare molto prima», commenta un dirigente dell'azienda sanitaria.
Paolo Marino

 

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24/01/2013

A Nikolajewka io c'ero: al fianco di mio zio Pinello

di GUIDO GUASCONI
Il 26 gennaio di settanta anni fa, nell'inferno della steppa russa, gli alpini italiani spezzavano il cerchio di ferro che i reparti sovietici avevano chiuso attorno ai nostri soldati. Fin dal mese precedente, i russi avevano sbaragliato l'Armata italiana (Armir, 230mila uomini) attestata sul Don, volgendola in rotta. Era l'epilogo di una disgraziata spedizione messa in piedi per ragioni politiche e non strategiche (per intendersi, le stesse ragioni per le quali i nostri soldati sono oggi in Afghanistan e altrove). Il contributo italiano alla campagna di Russia avrebbe dovuto pareggiare l'aiuto datoci dai tedeschi in Grecia e Africa. Ma i pianeti ci erano contro. Dopo "Urano", che aveva accerchiato la Sesta Armata a Stalingrado, per noi era pronta "Piccolo Saturno" (così la Stavka, lo Stato maggiore sovietico, aveva denominato le offensive invernali di fine '42).
La chiamarono "ritirata di Russia", ma fu una rotta: basta guardare le fotografie di quella fiumana di soldati, semicongelati e senza più le armi di reparto, per capirlo. Tutta l'artiglieria era stata abbandonata sulle posizioni travolte dai T-34, che finalmente i russi avevano imparato ad impiegare al pari dei tedeschi. La temperatura oscillava tra -35° e -42°; la pelle rimaneva attaccata al metallo, i piedi congelavano negli scarponi buoni per la libera uscita a Piacenza. Dopo veniva la cancrena gassosa, toccava abbandonarli nelle isbe lungo il cammino assieme a feriti e ammalati, con l'atroce bugia che quelli della Sanità stavano arrivando dietro di loro. I soldati russi non congelavano; loro calzavano i valenki, i caldi stivali di feltro
Anche il Corpo d'armata alpino, con le sue tre divisioni, era in ritirata. Julia e Cuneense si erano completamente sacrificate contro i mezzi corazzati russi, per proteggere il fianco sinistro del ripiegamento. Ma la Tridentina conservava la capacità operativa: gli alpini portavano le armi e avevano con sé qualche pezzo d'artiglieria e i mortai che i pochi mezzi di traino avevano loro consentito di portarsi dietro. Nove giorni dopo l'inizio del ripiegamento e una allucinante marcia di 120 chilometri nella neve alta, l'immensa colonna con la Tridentina in testa (almeno trentamila soldati, la maggior parte sbandati) raggiunge una località chiamata Nikolajewka.
I russi occupano in forze il paese e sono ben decisi a non farsi sfuggire il bottino di prigionieri che potranno aggiungere alle decine di migliaia di italiani catturati. Gli italiani sanno che quello è l'ultimo ostacolo. I capi: "alpini, al di là c'è l'Italia! " Sì, al di là della ripida massicciata della ferrovia sulla quale stavano i russi, al di là delle isbe occupate, al di là dei trinceramenti dai quali proveniva il balbettio delle mitragliatrici e dei parabellum, c'era l'Italia. Gli alpini intuiscono che se ora non passeranno non rivedranno mai più le loro case, le loro valli.
Si combatte dalle prime luci del giorno sorretti dalla disperazione, ci sono anche tre semoventi tedeschi (a fine giornata ridotti a uno) che si riveleranno decisivi. Qualcuno grida: «Tutti i vivi all'assalto». Sotto il fuoco delle mitragliatrici la massicciata viene assaltata e presa, le isbe vengono espugnate a colpi di bombe a mano e fucilate passando sui tetti. Debbono farcela prima che venga buio perché un'altra notte all'addiaccio, con il termometro in picchiata e in quelle condizioni di sfinimento, non li lascierebbe vivi. E' passato da poco il mezzogiorno quando gli alpini sfondano e nel varco aperto dalla Tridentina dicono al prezzo di forse tremila caduti, irrompe la fiumana degli sbandati, è la salvezza per tutti.
Per quelli che erano rimasti all'interno della sacca, dopo il calvario a ritroso del "davai" ("avanti", era il grido della scorte ossessivamente ripetuto: "davai talianski!) si apriva l'inferno dei campi di Tambov, di Oranki, delle stalle di Krinovaja; dei quasi 60.000 caduti in mani russe ne torneranno 10.030, non più del 16-17%. Per fare un paragone, dei 630.000 italiani prigionieri nei lager tedeschi ne morirono 33.000 (il 5%) includendovi quelli, come Mafalda di Savoia, morti sotto i bombardamenti alleati (cfr. "Quei giorni nei lager" di Franco Bandini in "Storia illustrata", aprile 1987).
Non c'ero a Nikolajewka (il titolo è fuorviante...... sono del '50). Ma c'era mio zio materno Giuseppe Zazzarini ("Pinello"), alpino della Tridentina. Lui combattè a Nikolajewka, vide il generale Reverberi in piedi sull'ultimo semovente e lo sentì gridare "Tridentina avanti! " Avanti verso l'ultimo ostacolo, perché al di là c'era l'Italia. Tornò segnato come tutti e riprese il suo lavoro di falegname, era l'ultimo falegname rimasto a Borgonovo. Lasciò detto che voleva il suo cappello alpino nella bara, lo accontentarono.
Vorrei fosse chiaro che il racconto l'ha scritto lui.

 

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22/01/2013

fiorenzuola, un comitato per l'evento nazionale

Alpini, tende della grande Adunata al parcheggio e nel centro sportivo

FIORENZUOLA - (d. m.) Il Comune di Fiorenzuola non vuole farsi trovare impreparato di fronte alla grande adunata nazionale degli alpini, che avrà luogo a Piacenza il 10, 11 e 12 maggio. Visto che si registra già il tutto esaurito negli alberghi del capoluogo (10mila prenotazioni) e si attende un afflusso di 600mila persone in tre giorni, è prevedibile che tutta la provincia sarà coinvolta nell'evento. A Fiorenzuola sono così state poste le basi per un comitato di volontari che possa dare una mano al Comune. Il sindaco Giovanni Compiani e l'assessore Augusto Bottioni, con il presidente del consiglio Santino Bravo, hanno invitato in una riunione varie associazioni: il gruppo comunale degli Alpini, la Pro loco, le associazioni di quartiere (Molinetto, Posta Cavalli, Gerassa) oltre alla Pubblica assistenza. Tra i funzionari del Comune, presente anche Giorgio Agosti (che lavora per la segreteria e l'ufficio affari istituzionali e spesso si occupa di cerimonie) e il dirigente dell'ufficio tecnico e patrimonio Luigi Galantin, che ha annunciato le due zone individuate per l'allestimento delle tende: si tratta del piazzale-parcheggio davanti al centro commerciale Cappuccini e del campo sportivo (specie il pallone del pattinaggio, che conta su una struttura coperta). Alle associazioni si chiede la disponibilità a dare una mano per l'organizzazione logistica e potrebbe anche essere organizzato uno stand gastronomico in centro. Previsto un nuovo incontro il 4 febbraio.

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20/01/2013

verso l'adunata Definiti gli interventi per ringraziare Piacenza. Cinque aree riqualificate gratis per la città

Dagli alpini uno chalet per l'Hospice

Anche il maquillage delle panchine del Facsal e la pulizia di tre giardini

Un segno di riconoscenza al Comune e alla città per l'ospitalità concessa alle penne nere che arriveranno a Piacenza dal 10 al 12 maggio prossimi per l'Adunata Nazionale. Di solito gli omaggi arrivano a cose fatte ma l'Associazione Nazionale Alpini e la sezione alpini di Piacenza hanno voluto anticipare. Saranno cinque infatti le opere che, a ridosso dell'Adunata, vedranno impegnati gli specialisti della Protezione Civile Alpini di concerto con l'Amministrazione comunale. Lo spiega il presidente sezionale Bruno Plucani. Nel giardino dell'Hospice di Piacenza gli alpini monteranno un piccolo chalet prefabbricato al servizio della Casa di Iris. Il Comune realizzerà il basamento. Le penne nere doneranno la casetta - avrà la funzione di magazzino - e la monteranno.
Poi le aree da bonificare. La più impegnativa sarà quella della pista ciclabile di via IV Novembre. Gli alpini rimetteranno a nuovo quella sorta di "parco lineare" corrispondente al tracciato della vecchia linea ferroviaria che, passando sotto piazzale Veleia, arriva sino alla stazione. Altro intervento riguarderà il Pubblico Passeggio. Qui verranno rimesse a nuovo e riverniciate tutte le panchine. Poi la pulizia e il rifacimento del giardino del Villaggio Ina Casa in via Nasalli Rocca. Infine la pulizia dei giardini pubblici di Pittolo. In un'area ancora da individuare, a cura della sezione alpini di Piacenza, verranno messe a dimora 400 nuove piante. Domani, nel quartier generale di via Cremona, si terrà una riunione operativa della Protezione Civile Alpini con il coordinatore nazionale Giuseppe Bonaldi, il consigliere nazionale Corrado Bassi, il referente regionale Guido Manzini. La Protezione Civile Ana (che in tutta Italia conta 14mila volontari) avrà a Piacenza diversi compiti. «Nella settimana precedente l'Adunata - spiega Bonaldi - noi ogni anno facciamo interventi di bonifica sul territorio per regalarli alla città».
C'è tuttavia una condizione all'esecuzione delle opere. Che il Comune mantenga pulite definitivamente queste aree. «Non è che poi noi veniamo a Piacenza fra tre anni e le troviamo ancora nello stato di oggi» osserva Bonaldi. «Questi interventi li faremo nello spirito di solidarietà alpina che ci contraddistingue - ribadisce - e vi dedicheremo un centinaio di volontari di Protezione Civile che arriveranno a Piacenza proprio con questo compito».
Con il restante personale la Protezione Civile Ana sarà impegnata nella gestione dei posti tappa, dei parcheggi, della sanità (squadre di autoprotezione e un ospedale da campo in collaborazione con il 118), del centro di coordinamento con le forze dell'ordine. I volontari della Protezione Civile Ana alloggeranno in un capannone attrezzato allestito allo Scalo Pontieri di via Bixio.

Federico Frighi

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20/01/2013

Cordoglio per la scomparsa di Carlo Silva: guidò il gruppo di penne nere di Groppallo

FARINI - Ventinove anni alla guida del gruppo alpini di Groppallo e una vita di serietà e impegno. Questo è stato Carlo Silva, scomparso a 92 anni, di cui sono state celebrate le esequie nei giorni scorsi. Classe 1920, originario di Predalbora, frazione di Groppallo in mezzo ai boschi, è stato un emigrante come migliaia di valnuresi. A Parigi lavorò come stuccatore di gesso. Fu uno dei primi a portare in Italia questo mestiere e questo modo di intonacare le case. Alpino, fece la campagna di Grecia. Per questo alcuni componenti del coro Ana Valnure con il maestro-parroco don Gianrico Fornasari gli hanno dedicato, mentre la sua bara era fatta uscire dalla chiesa, il canto "Sul ponte dei Perati", l'inno ufficiale che racconta il sacrificio degli alpini dell'ultima guerra. Carlo Silva era stato infatti a combattere a Perati, fra Albania e Grecia. In congedo partecipò alla fondazione del gruppo alpini di Groppallo e nel 1976 ne prese le redini facendolo rivivere. Lo guidò per 29 anni, partecipando a tutte le adunate nazionali, ai raduni provinciali e locali. Con lui, il gruppo arrivò ad avere più di 100 iscritti. Si è ritirato da capogruppo a 84 anni, nel 2005, passando il testimone a Renato Martini. Attualmente il gruppo è guidato a Federico Gregori. Carlo Silva fu l'anima della realizzazione dell'imponente monumento «alle genti di montagna» che si trova in paese. «Il monumento è stato costruito dal gruppo alpini - ha ricordato il parroco don Fornasari, amico di lunga data di Silva -, ma lui è stato quello che ha scaldato gli animi. Era un capogruppo raro che portava in sé i valori classici degli alpini, lealtà, serietà, compagnia, amicizia. Sapeva mediare e unire». Godeva di tantissima stima e ne è stata la dimostrazione la folla che ha partecipato al funerale, nonostante il maltempo. Carlo Silva ha lasciato la moglie e quattro figlie, che ha precisato il parroco, hanno potuto studiare grazie al padre che credeva molto nello studio come mezzo per crearsi un futuro. Per lui, "andato avanti", come usano dire le penne nere quando scompare un amico, la preghiera dell'alpino letta dal presidente provinciale Ana Bruno Plucani, le cui frasi erano scolpite sulla bara, accanto al cappello con la penna nera.
 

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19/01/2013

verso l'adunata In città 250 militari delle varie specialità e la bandiera di guerra del 1° Artiglieria Montagna

Al campo Daturi anche una pista da sci

Una cittadella alpina con mezzi, equipaggiamenti e palestra d'arrampicata

Una cittadella alpina con tanto di pista artificiale per lo sci da fondo, palestra d'arrampicata e, naturalmente, tutte le declinazioni delle truppe alpine nell'Esercito Italiano. Sarà uno dei fiori all'occhiello dell'Adunata nazionale alpini in programma a Piacenza dal 10 al 12 maggio prossimi. A presentare l'apparato militare è il colonnello Maurizio Plasso, sottocapo di Stato Maggiore Comando Truppe Alpine. Il Comando Truppe Alpine è l'evoluzione del 4º Corpo d'Armata Alpino e dipende dal Comando delle Forze Operative Terrestri. Suo compito è coordinare le attività delle truppe alpine dell'Esercito italiano. La sede del Comando è a Bolzano dove nel 2012 si è tenuta l'Adunata nazionale alpini nonchè il passaggio della "stecca" alla sezione di Piacenza.
Il colonnello Plasso è rappresentante del Comando Truppe Alpine all'interno del Comitato organizzazione della prossima Adunata nazionale. E' anche il responsabile della cittadella alpina che verrà allestita all'interno del campo Daturi. Una sorta di villaggio che viene riproposto con varianti in ogni Adunata nazionale. Lo scorso anno, a Bolzano, fece 50mila presenze in quattro giorni.
«Si comporrà di una parte operativa e di una parte di montagna - spiega l'alto ufficiale -. Al suo interno avrà anche la mostra itinerante del museo nazionale degli alpini costruito a Trento. Poi un connubio tra operazioni all'estero, le attività in montagna più prettamente alpine, le spedizioni che il centro addestramento alpino fa in varie parte del mondo e la parte storica». «Nella parte operativa - continua - saranno esposti mezzi e materiali delle truppe alpine e di tutta la Forza Armata. Saranno rappresentatren un po' tutte le specialità che compongono gli alpini: dai rangers alla fanteria alpina, agli alpini veri e propri, ai trasmettitori, ai genieri che metteranno in mostra i loro mezzi tecnici».
Nella parte montagna verrà allestita una palestra di arrampicata una pista artificiale per fare sci da fondo. Entrambe aperte al pubblico. A gestire la cittadella personale in arrivo da tutti i reparti alpini.
La presenza militare non sarà limitata al Daturi.
Gli alpini in arme parteciperanno al primo atto dell'adunata con la fanfara e una compagnia. Poi sfilerà la bandiera di guerra del reggimento che verrà selezionato per l'occasione. Ancora non è stato definito in via ufficiale ma dovrebbe essere il 1° Reggimento artiglieria da montagna di stanza a Fossano, in provincia di Cuneo.
In tutto saranno presenti circa 250 militari delle Truppe Alpine che alloggeranno presso le caserme piacentine.

Federico Frighi
 

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17/01/2013

Festa con gli alpini alla casa di riposo

PONTEDELLOLIO (np) Festa nella casa di riposo "Balderacchi" di Riva grazie agli alpini del gruppo di Pontedellolio, capitanato dal capogruppo Luigi Garolfi. Con le penne nere di Pontedellolio anche il consigliere di vallata Romano Mariani. Presente l'assessore comunale Enrico Veluti che ha ringraziato per l'ospitalità la coordinatrice del personale della casa di riposo, Rita Malvicini, e ha rallegrato il pomeriggio con canti popolari accompagnato alla fisarmonica dal capogruppo Garolfi. A ciascun ospite poi un dono da parte degli alpini.

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15/01/2013

«In tre giorni 500mila alpini, Piacenza non avrà problemi»

Al Comitato per l'Adunata nazionale le proiezioni sulle presenze Il presidente Geronazzo: «Massima attenzione alle 14 aree campo»

Mancano circa 120 giorni all'Adunata nazionale alpini e al Coa di via Cremona (sede del Comitato organizzatore) si fanno i conti quasi definitivi sulle presenze. Si tratta di proiezioni, beninteso, ma che rendono bene l'idea. «E' molto verosimile che a Piacenza nei tre giorni dell'Adunata di maggio (dal 10 al 12, ndr.) si contino intorno ai 500mila alpini, in tre giorni però» ci tiene ad evidenziare il maggiore Nino Geronazzo, di Conegliano Veneto, nominato presidente del Comitato organizzatore. «A Bolzano lo scorso anno alle ore 12 della domenica l'amministrazione della provincia autonoma di Bolzano, con un rilevamento fatto da un elicottero ci comunicò la presenza la presenza sul percorso della sfilata di oltre 315 mila persone. Solo in quel momento e su tutta la sfilata. Pensiamo che a sfilare, nell'arco di 12 ore sono 60-70 mila persone, mentre le altre assistono distribuite sul percorso. In tre giorni non dovremmo superare le 500mila presenze». Dati importanti soprattutto se pronunciati dal numero uno del Comitato organizzativo. E' su questi numeri che è tarata la struttura dell'Adunata nazionale e l'accoglienza di Piacenza non desta preoccupazioni di sorta.
«Siamo in una fase avanzata dello stato dei lavori - continua il presidente Geronazzo -. E' la mia quinta adunata e devo dire che siamo in piena tabella di marcia. Torno a Conegliano molto soddisfatto e domani (oggi, ndr.) relazionerò al presidente nazionale Ana». Una delle questioni che in questo momento sta maggiormente a cuore è l'attendamento: «Ogni area campo verrà dotata di impiantistica elettrica e idraulica, verrà suddivisa in piazzole modulari che saranno opportunamente presidiate. Dobbiamo dare la massima attenzione a questo aspetto». Nell'incontro di ieri si è fatto il punto sugli alloggiamenti collettivi e appunto sulle aree per le tende; si è parlato degli alloggiamenti del servizio d'ordine nazionale (220 persone) che concorreranno all'organizzazione della sfilata, delle gare d'appalto per le tribune, le transenne, i servizi igienici e le bandiere tricolori, dei parcheggi e dell'imbandieramento della città.
Soddisfatto anche il generale Silverio Vecchio, segretario nazionale dell'Associazione Alpini: «L'organizzazione sta andando bene ed è in linea con i tempi delle precedenti adunate. Si tratta di affinare ciò che è stato deciso. Ho visto un'ottima collaborazione tra la sezione di Piacenza guidata da Bruno Plucani, la struttura organizzativa e le istituzioni». Il prossimo incontro del Coa sarà l'11 febbraio.

Federico Frighi

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14/01/2013

Alpini, prenotazioni già a quota 50mila

Dormiranno in tenda nelle aree verdi e nei dieci alloggi collettivi. Oggi la riunione del Comitato 
Definite le delegazioni dall'estero: 230 persone da 19 Paesi del mondo (dall'Uruguay all'Australia)

Piacenza - Sono già cinquantamila le prenotazioni degli alpini provenienti dall'Italia e dall'estero per l'Adunata nazionale che si terrà a Piacenza dal 10 al 12 maggio prossimi. Il dato verrà ufficializzato nella giornata di oggi nel quartier generale della casa cantoniera di via Cremona 1 durante la riunione del Comitato organizzatore. «I cinquantamila già prenotati sono coloro che pernotteranno nelle 15 aree verdi messe a disposizione dal Comune di Piacenza e nei 10 alloggi collettivi» spiega il presidente della sezione alpini di Piacenza, Bruno Plucani.
Quotidianamente arrivano in città delegazioni delle varie sezione alpini per sopralluoghi logistici. «Ci chiedono un certo numero di metri quadrati per le tende - spiega Plucani - poi vengono a vedere di persona». Sabato, ad esempio, era presente in città un pullmino della delegazione di Cuneo ed uno di Vicenza (guidata da un assessore comunale).
A costoro vanno aggiunti tutti gli alpini che hanno trovato posto nelle strutture di città, provincia e del circondario. Si intendono alberghi, agriturismi, pensioni, case parrocchiali, conventi. Anche fuori dai confini provinciali. Gli hotel di Salsomaggiore Terme, ad esempio, risulterebbero già quasi tutti fermati. In totale si stima siano ventimila le prenotazioni nelle strutture alberghiere.
Non ha trovato fino ad ora una risposta soddisfacente l'iniziativa "Adotta un alpino". Al momento i privati cittadini hanno messo a disposizione posti letto in stanze degli ospiti, mansarde, taverne, seconde case per un totale di 150 persone (cento in provincia, cinquanta in città). A Cuneo, tanto per fare un esempio, i privati misero a disposizione 800 posti.
Già definita la partecipazione dall'estero. Arriveranno delegazioni per un totale di 230 persone, 33 sezioni, 19 paesi rappresentati: Argentina, Australia (Adelaide, Brisbane, Canberra, Griffith, Melbourne, Queensland, Perth, Sydney, Wollongong), Belgio, Brasile, Canada (Monctone, Hamilton, Montreal, Ottawa, Toronto, Vancouver, Windsor), Cile, Francia, Germania, Gran Bretagna, Lussemburgo, Usa (New York), Svezia, Perù, Sudafrica, Svizzera, Uruguay, Venezuela. Poi i gruppi autonomi di Romania, Colombia e Canada (Calgary, Sudbury, Thunder Bay, Winnipeg). Essendo tutti italiani andati a lavorare all'estero non ci saranno problemi di lingua. I problemi, piuttosto, riguardano il sito che dovrà accoglierli. Le delegazioni estere erano destinate alla caserma dei Vigili del fuoco di viale Dante. Agli alpini era stato più volte promesso e rassicurato, nel corso del 2012, che i Vigili del fuoco avrebbero traslocato per tempo nella nuova caserma di strada Valnure. A quattro mesi dall'Adunata nazionale i pompieri sono ancora in viale Dante e dunque sembra quasi impossibile che la promessa venga mantenuta. Da notare che le stesse penne nere si erano rese disponibili per dare una mano velocizzando così i tempi del trasloco. Il Comitato organizzatore sta dunque cercando una nuova ed altrettanto dignitosa sistemazione per ospitare gli ospiti dall'estero. Anche di questo probabilmente si parlerà nella riunione di oggi. Saranno presenti tra l'altro il presidente del Comitato, maggiore Nino Geronazzo (Conegliano Veneto), il segretario nazionale Ana (Associazione italiana alpini), generale Silverio Vecchio, il coordinatore nazionale della protezione civile Ana, Giuseppe Bonaldi.
Sempre oggi si farà anche il punto degli eventi che entreranno nel calendario "Aspettando l'adunata". Il primo sarà sabato 9 marzo a Piacenza nella Sala dei Teatini dove si esibiranno il Coro alpino Valtidone, il Coro Ana Valnure, la fanfara di Pontedellolio.

Federico Frighi

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11/01/2013

Borgonovo, ieri l'addio a Pino Ligui: per anni ha portato "in gita" i valtidonesi

Borgonovo - Borgonovo ha dato ieri l'estremo saluto a Giuseppe Ligui, storico autista di autobus da turismo che per decenni ha accompagnato gruppi di viaggiatori, scolaresche e associazioni durante gite e visite in giro per tutta Italia e per l'Europa. Pino, come tutti lo chiamavano, era nato a Borgonovo nel 1934 e lì ha sempre abitato e vissuto, nonostante il suo lavoro lo portasse spesso lontano da casa. «Quando ritornava da un viaggio - racconta la figlia Maria Luisa - diceva sempre che amava godersi il fatto di poter restare un po' nel suo paese. Si riposava e si gustava la tranquillità della sua casa prima di ripartire per un'altra destinazione».
Giuseppe Ligui ha sempre fatto il mestiere di autista. Oltre a questo era anche fiero di portare il cappello di alpino. «Faceva parte del gruppo di Borgonovo - dice ancora la figlia - e anche se a causa del suo lavoro in passato non aveva potuto essere molto attivo nell'organizzazione delle attività, lui comunque sentiva molto la sua appartenenza agli alpini».
Il suo lavoro lo aveva portato a conoscere città e terre di tutta Europa. «Aveva iniziato subito da giovanissimo a lavorare come autista» ricorda la figlia Maria Luisa. Nel dopoguerra aveva infatti iniziato a lavorare guidando i camion, per poi passare al cosiddetto gran turismo. «Per un periodo aveva lavorato a Milano - dice ancora la figlia - e poi si era trasferito qui a Borgonovo».
In Valtidone Pino Ligui ha lavorato per la storica ditta Mascaretti presso cui ha prestato servizio per oltre una trentina di anni, fino alla pensione, raggiunta una quindicina di anni fa. Durante tutto questo tempo ha accompagnato in giro per l'Italia ma anche in Russia, Romania, Grecia e poi ancora a Londra e persino a Capo Nord viaggiatori di tutta la provincia. Tra loro anche tante scolaresche formate da gruppi di giovani valtidonesi, che ancora ricordano quell'autista simpatico e spiritoso. «Con due parole - racconta la figlia - era capace di dire tutto». Uomo arguto e pronto alla battuta, Ligui viene ricordato anche per la sua generosità. Amava tantissimo i bambini: non appena ne incontrava uno, gli offriva il gelato o le caramelle e, ogni volta che usciva di casa, si trovava attorniato da tanti piccoli. Una volta rientrato dai lunghi viaggi, voleva tanto godersi la famiglia e la sua casa di Borgonovo. Oltre alla figlia, lascia anche la moglie Giovanna Piera Ferrari. I funerali si sono svolti ieri a Borgonovo, poi la salma di Pino Ligui è stata tumulata nel cimitero del paese.

mar. mil.

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11/01/2013

Alpini in festa con i "nonni" del centro diurno a Roveleto

CADEO - (v. p.) Per il secondo anno consecutivo il gruppo alpini di Cadeo, in collaborazione con l'Avtc (Associazione volontari trasporti Cadeo), ha entusiasmato gli anziani del centro diurno di Roveleto in occasione dell'Epifania. Otto befane in costume hanno fatto tappa nella struttura comunale per donare agli ospiti le tradizionali calze ricche di dolci. I familiari intervenuti, con al seguito anche qualche nipotino, hanno potuto apprezzare il momento di intrattenimento organizzato dai volontari che hanno intonato canti popolari di chi ha militato nel corpo delle "penne nere" e distribuito una ricca merenda a base di torte, pandoro e panettoni. I rappresentanti degli alpini poi, hanno colto l'occasione, per ricordare l'importante Adunata nazionale che si terrà a Piacenza il prossimo maggio. L'obiettivo del gruppo Avtc, che si è adoperato per recuperare con i propri mezzi gli anziani che volevano partecipare al momento di festa e i ragazzi disabili del Csr di Roveleto, è quello di riproporre la giornata il prossimo anno, inserendola nel calendario degli eventi tradizionali comunali. «D'altra parte - come hanno sottolineato i rappresentanti dell'Avtc - ogni festa è un valido motivo per rallegrare gli anziani, facendo loro dimenticare quel senso di solitudine che sono abituati ad affrontare nella quotidianità». Hanno partecipato all'iniziativa anche alcuni assessori e consiglieri comunali.

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09/01/2013

La carovana della bontà degli alpini fra gli anziani della casa di riposo

Pianello - (mil.) Gli alpini di Pianello hanno festeggiato gli anziani ospiti della casa protetta monsignor Castagnetti, a favore dei quali l'altro pomeriggio hanno organizzato la "Carovana della bontà" che da oltre due decenni ogni inizio d'anno coinvolge non solo le penne nere, ma anche diverse associazioni locali. Il corteo come sempre è partito dalla sede degli alpini di piazza Mercato da dove il gruppo formato dalle penne nere di Pianello e Borgonovo, coro alpini della Valtidone, Avis, centro pensionati e Pro loco è partito alla volta della chiesa parrocchiale. Qui il parroco monsignor Mario Dacrema ha benedetto i doni che alpini e associazioni locali anche quest'anno hanno voluto regalare agli anziani ospiti del Castagnetti. Per loro quindi novanta sacchi con arance e biscotti insieme a pacchi dono con dolci e frutta che potranno consumare nelle prossime settimane. La festa è stata animata dal gruppo musicale Musetta che ha dato vita ad uno spettacolo con canti e musiche di una volta nei locali della casa protetta. A rendere omaggio agli anziani ospiti c'erano anche, tra gli altri, il sindaco Gianpaolo Fornasari e il capogruppo delle penne nere Mario Aradelli il quale ha ricordato il valore degli anziani. «Hanno segnato prima di noi la strada - ha detto - ed è giusto ora rendergli omaggio donando loro un sorriso». Gli alpini di recente si sono resi protagonisti di una spettacolare iniziativa illuminando le colline attorno al santuario di Santa Maria del Monte di Nibbiano, dove in occasione delle recenti festività avevano acceso una grande stella luminosa.

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03/01/2013

"Carovana della bontà" domenica alla casa di riposo Castagnetti

PIANELLO - (m. m.) Domenica 6 gennaio si rimette in moto a Pianello la "Carovana della bontà". Il tradizionale appuntamento che ogni anno chiude i festeggiamenti di Natale e Capodanno in paese, è organizzato dal gruppo Alpini di Pianello e Alta Valtidone e vede la partecipazione di enti e associazioni locali e dell'amministrazione pianellese, tutti intenzionati a portare gli auguri di buon anno ai nonnini della Pia Casa Monsignor Castagnetti.
Il ritrovo è stato fissato per le ore 14,30. Il corteo, come sempre, partirà dalla sede degli alpini per dirigersi verso la casa di riposo. Per i nonnini ospiti dell'istituto per anziani gli alpini hanno in serbo un pomeriggio di festa: a loro porteranno dolciumi e frutta e proporranno momenti di intrattenimento musicale.

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03/01/2013

Gli alpini al "Verani": per gli anziani è arrivato un carico di allegria e doni

Gli Alpini di Fiorenzuola non hanno fatto mancare neppure quest'anno la visita natalizia, carichi di gioia e doni, al centro anziani Verani della città, che accoglie persone non autosufficienti da tutto il distretto della Valdarda. Il tradizionale incontro di auguri tra penne nere e anziani, era stato voluto anni fa dal compianto cavaliere Guido Inzani, alpino e reduce di guerra, venuto a mancare proprio nel corso del 2012, ma che mai - in tutti gli anni della tradizionale visita - aveva fatto mancare la sua presenza.
La festa degli alpini al Verani si è arricchita della presenza dei bambini: sei scolari della scuola primaria, guidati dalla maestra Anna Maria Russo, hanno aperto il momento con canti e letture dedicate al Natale, all'amore, alla pace. Il tema della rappresentazione dei bimbi era "La storia di un biglietto di auguri" e raccontava di un bigliettino che anziché essere imbucato, finisce per fare il giro del mondo, per arrivare a destinazione proprio tra gli ospiti del Verani.
La festa è proseguita con i saluti delle autorità: il presidente della Fondazione Verani Lucca Francesco Boscarelli, del sindaco Giovanni Compiani, del dirigente scolastico dell'istituto comprensivo di Fiorenzuola Mario Magnelli, del comandante della stazione dei carabinieri maresciallo Ercole Dallospedale, e del presidente provinciale della sezione alpini di Piacenza Bruno Plucani. Dopo la festa, la celebrazione della santa messa nella cappella del Verani. La messa è stata presieduta da don Alessandro Mazzoni. Durante la messa, la consegna da parte di Boscarelli di una targa di ringraziamento alle volontarie del gruppo parrocchiale Agape che sono sempre vicine agli anziani. La messa si è conclusa con la preghiera dell'alpino. Le penne nere hanno offerto un ricco buffet, per tutto il personale (120 dipendenti) del centro assistenziale.

d. men.

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02/01/2013

Alpini, in 50 a cena per prepararsi a un anno ricchissimo di impegni

Tre obiettivi: libro, monumento e maxiadunata

Castelsangiovanni - (mm) Le penne nere di Castelsangiovanni non hanno mancato al rito del tradizionale cenone di fine anno. Nella sede degli alpini di via Morselli, da poco intitolata ai fondatori che per primi 60 anni fa diedero via al gruppo, si sono riuniti l'altra sera più di cinquanta persone, tra soci e loro amici. Tutti, come sempre, hanno potuto festeggiare l'arrivo del nuovo anno con un prelibato menù a base di piatti come crespelle, agnolotti e risotto preparati dalle abili mani dei cuochi provetti Carlo Bozzi e Luigi Francesconi. Insieme a loro, ai fornelli si sono alternati volontari e volontarie che per l'intera giornata hanno lavorato per garantire la buona riuscita della serata.
Quest'anno ai festeggiamenti degli alpini si sono uniti anche un gruppo di amici di Castelsangiovanni che hanno preso parte al cenone in via Morselli brindando e ballando fino a tarda sera.
La festa di fine anno ha segnato un momento di svago per il gruppo di Castelsangiovanni, che ha da poco soffiato sulle sue prime 60 candeline e che per il 2013 ha in cantiere due grossi progetti. Uno sarà il completamento del tanto atteso monumento all'alpino che sta per essere realizzato all'incrocio tra viale Fratelli Bandiera e via Allende. Ad oggi le penne nere sono in attesa che all'Arsenale venga completata la fusione in bronzo del monumento, che con tutta probabilità sarà collocato nella sua sede definitiva entro la fine della primavera.
L'altro impegno sarà il completamento del libro sulla storia del gruppo di Castelsangiovanni, che dovrebbe anch'esso essere terminato entro l'inizio della prossima estate. A tutto questo si aggiungono l'attesa e i preparativi in vista dell'adunata di inizio maggio, che si stima porterà a Castello oltre cinquemila visitatori.

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31/12/2012

E' l'anno degli Alpini

L'Adunata nazionale a Piacenza il 10-11-12 maggio

Gli Alpini arrivano a Piacenza nel maggio 2013! Un evento che la Primogenita attendeva da sempre, un sogno che si è avverato.
L'Adunata nazionale degli Alpini si svolgerà, dunque, a Piacenza il 10, l'11 e il 12 maggio. Sebbene manchino ancora più di 5 mesi si sono già registrate migliaia di prenotazioni alberghiere in città in provincia e nelle province vicine. Gli alpini arriveranno da tutta Italia, da tutti i continenti. Torneranno anche gli alpini piacentini di New York e sarà una grande festa che entrerà nella storia bimillenaria della città di Piacenza.
La macchina organizzativa da mesi è in moto, e con "spirito alpino" si sta preparando a questo grande evento che coinvolgerà direttamente i piacentini. Previste almeno 500mila persone in città tra alpini, familiari di alpini e piacentini.
Il comitato organizzatore, guidato a Piacenza da Bruno Plucani che per anni si è battuto per questo obiettivo, è al lavoro con entusiasmo e passione. Tutto è pronto.
Il presidente del Comitato Nazionale, Nino Geronazzo, ha disposto un primo screening delle aree, ricordando che l'Associazione Nazionale Alpini dispone di brandine e letti a castello per 2.800 persone, a cui si aggiungono coperte e lenzuola. A Bolzano, sede dell'adunata 2012, le dotazioni sono servite per l'allestimento di 24 campi di accoglienza. La strategia di comunicazione passerà attraverso eventi collaterali in preparazione, un programma informativo nelle scuole e l'organizzazione di mostre alpine, tutti appuntamenti inseriti nel calendario dell'evento 2013.
E' già pronto il logo. La vincitrice del concorso per il logo dell'86ª Adunata di Piacenza è Giulia Bertotti, della classe 5ª B del liceo artistico Cassinari di Piacenza.
Il suo elaborato rappresenta una penna alpina che forma il tricolore. Poco più in basso un riferimento alla città dell'Adunata con lo stemma araldico e, stilizzato, un richiamo a "Piazza dei Cavalli", uno dei simboli della nostra città.
Libertà, già dalle prossime settimane, preparerà, con sue iniziative editoriali, l'evento e racconterà, giorno per giorno, come sarà l'adunata nazionale degli Alpini a Piacenza. Benvenuti a Piacenza, amici Alpini, care e amate Penne Nere. Vi aspettiamo.
 

Lucio Bertoli


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23/12/2012

I riti delle feste in Duomo, il 26 la corale degli alpini

Entrano nel vivo i sacri riti del Natale. Domani, lunedì 24 dicembre, vigilia, nel duomo di Piacenza alle ore 23 e 30 il vescovo Gianni Ambrosio presiede l'ufficio delle Letture e, alle 24, la messa solenne di mezzanotte con la partecipazione del coro della cattedrale "Santa Giustina" diretto dal maestro Simone Fermi con all'organo il maestro Gabriele Barbieri e al violino Elisabetta Fanzini. Martedì 25 dicembre, giorno di Natale, alle ore 11 nel duomo di Piacenza la messa solenne officiata sempre dal vescovo Gianni Ambrosio che alle 17 e 30 celebrerà la messa di Natale nella concattedrale di Bobbio.
Mercoledì 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, in duomo, alle 18 e 30 la messa presieduta dal vescovo Ambrosio in memoria del sacerdote alpino Beato Secondo Pollo. I canti saranno eseguiti dal coro degli alpini diretto da don Gianrico Fornasari.
Lunedì 31 dicembre, ultimo giorno dell'anno, alle 18 e 30 in duomo la messa solenne celebrata dal vescovo Ambrosio e la pronuncia del Te Deum di ringraziamento per il 2012. Dalle 23 l'adorazione in duomo fino all'arrivo del nuovo anno. Alle 24 lo scambio di auguri nel salone parrocchiale del duomo. Martedì primo gennaio, Giornata mondiale per la pace, il vescovo Ambrosio presiederà la messa alle ore 11 in duomo. Alle 17 e 30 la messa d'inizio d'anno nella concattedrale di Bobbio. Infine il 6 gennaio, solennità dell'Epifania, solenne celebrazione in duomo alle ore 18 e 30 presieduta dal vescovo.

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19/12/2012

Alpini, 850mila euro per l'adunata

Dosi: sforzo enorme, ma sarà ripagato. Tendopoli vicina alla Cattolica

Adunata degli Alpini, il Comune risponde alla "chiamata" con 850mila euro di stanziamenti su un investimento totale che coinvolge anche altri soggetti (Provincia, Fondazione, Camera di Commercio) ed è pari a 1milione e 487mila euro. Lo sforzo, di questi tempi, è enorme, ma ne vale la pena. Ci si aspetta un ritorno abbondante in termini di risorse per la città, di indotto commerciale, non esclusi gli oneri per l'occupazione di suolo pubblico, come argomenta il sindaco Paolo Dosi nel riferire la decisione assunta ieri dalla giunta. L'esecutivo di Palazzo Mercanti ha dunque approvato una corposa delibera onnicomprensiva che disciplina in tredici capitoli anche i rapporti con il Coa, il comitato organizzatore dell'adunata che si terrà dal 10 al 12 maggio dell'anno prossimo. Degli 850mila euro investiti dall'ente pubblico, 590 mila saranno un contributo diretto al comitato organizzatore, altri 260mila euro sono la quota che si vuol impegnare sui servizi collaterali, legati alla polizia municipale e al personale. Ci si attende l'arrivo di 300-400 mila persone, ipotizza realisticamente il sindaco, ma ci sono stime anche superiori e questo impone una serie di interventi in città, come il quasi inevitabile spostamento del mercato settimanale nella giornata di sabato 11 maggio, ma con una presenza degli ambulanti dislocata altrove. Il commercio potrà integrarsi con la manifestazione, ma sarà necessario, ad esempio, rimuovere i gazebo e i dehors, spazi esterni dei pubblici esercizi, lungo il percorso seguito dagli Alpini, come lungo Corso Vittorio Emanuele e Largo Battisti. Intanto ci si organizza anche per l'accoglienza, con la mobilitazione di parrocchie, conventi, caserme e saranno realizzate grandi tendopoli vicino all'Università Cattolica e nell'area Cascine che appartiene all'Opera Pia Alberoni. «Stiamo valutando anche la chiusura delle scuole venerdì 10 e sabato 11 maggio, con ordinanza sindacale, vista la complessità di gestione di una città come la nostra», aggiunge il primo cittadino. Questioni logistiche a parte, Piacenza vivrà la grande festa degli Alpini con partecipazione ed entusiasmo, assicura Dosi. Telefono Rosa La giunta ha deciso anche di rinnovare l'impegno economico di 13mila euro a favore della casa che ospita donne vittime di violenze o in difficoltà, sotto l'egida di Telefono Rosa. «E' un servizio di grande utilità per il recupero di situazioni di grave marginalità» spiega il sindaco. Cittadella-sicurezza Sempre il sindaco Paolo Dosi conferma che si sta ragionando intorno alla possibilità di trasferire nella Caserma dei vigili urbani di viale Dante, dopo che sarà stato effettuato il trasloco dei vigili nella nuova sede fuori città, alcune forze di sicurezza come la protezione civile, la polizia municipale, quella provinciale. Nascerebbe un presidio urbano della sicurezza, visto che gli spazi sono ampi. Ma l'edificio appartiene alla Provincia che detterà tempi e modi di questo eventuale ricollocamento. Non sarebbe però l'unica opportunità sul tappeto.

Patrizia Soffientini

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15/12/2012

Premio al segretario del comitato  organizzatore dell'adunata alpina

A Nicola Scotti la tessera di "amico degli alpini"

PODENZANO - L'adunata nazionale degli alpini a Piacenza si avvicina a grandi passi e tra le penne nere della provincia non si parla d'altro. Ma parlarne è d'obbligo, vista la portata dell'evento. Se n'è fatto cenno anche nei giorni scorsi a Podenzano, durante l'annuale festa del locale gruppo capitanato da Giovanni Carini. La giornata ha visto la partecipazione di numerosi gruppi della sezione piacentina dell'Associazione Nazionale Alpini, che insieme hanno preso parte alla celebrazione della messa nella chiesa parrocchiale, presieduta da don Pietro Galvani e animata dai canti alpini del coro Montenero di Pontedellolio. I partecipanti si sono poi recati in corteo al monumento in via Monte Grappa e in piazza dei Guselli, per deporre una corona d'alloro a ricordo dei caduti in guerra e degli alpini deceduti. Nel salone della scuola dell'infanzia parrocchiale, gli alpini podenzanesi, con il capogruppo e il presidente provinciale Bruno Plucani, hanno consegnato la tessera di "amico degli alpini" a Nicola Scotti, attuale segretario del Coa 2013, il Comitato organizzatore dell'adunata nazionale. «La tessera - ha spiegato Plucani - si consegna a persone che portano avanti i valori alpini di amicizia e solidarietà. Nicola Scotti, come segretario del Coa, ricopre un incarico impegnativo come per tutti coloro che stanno lavorando per organizzare al meglio l'adunata nazionale». «Sono emozionato ed onorato - ha commentato Scotti - di essere entrato a far parte della famiglia degli alpini di cui condivido i valori che sento insiti nel mio dna, come l'altruismo, lo spirito di aggregazione e il volontariato. Grazie per avermi "scoperto" e dato questo incarico anche se impegnativo». Da Scotti è stato rivolto un invito a tutti a collaborare per lo storico evento che attende gli alpini nel maggio 2013. Cinque sono infatti le commissioni che stanno lavorando per predisporre ogni dettaglio e tanti alpini che hanno dato la propria collaborazione. Uno tra i tanti è Giorgio Rossi, podenzanese, che ha messo a disposizione la propria competenza in ambito agricolo per la sistemazione delle aree che accoglieranno le penne nere. Tra gli alpini c'era anche l'assessore alle politiche sociali Fiorenzo Piccioli Cappelli in rappresentanza del sindaco, che ha ricordato che anche Podenzano, dopo l'adunata nazionale, vedrà un evento alpino importante, cioè il raduno provinciale, la "Festa Granda", organizzata dal gruppo locale con la sezione di Piacenza, e ha auspicato che gli alpini possano essere i primi ospiti della nuova piazza. Hanno partecipato alla giornata anche il comandante dei carabinieri di San Giorgio, Angelo Mazzoni, con il collaboratore Nicola Lomuscio, il capitano Michele Iacobuono dell'Aeronautica militare, la polizia municipale, i consiglieri sezionali dell'Ana e i rappresentanti delle associazioni locali.

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10/12/2012

Le penne nere celebrano S. Lucia e premiano gli alunni "bravissimi"

Omaggio all'ex capogruppo Giuseppe Marchetti

Pianello - Sono Anita Groppi, Gregorio Giuppi, Laura Leca e Irene Grossetti i quattro alunni modello che ieri a Pianello hanno ricevuto l'omaggio di tutte le penne nere riunite in occasione della festa di Santa Lucia, tradizionalmente a loro dedicata. L'appuntamento, che ricorda quel dicembre del 1923 quando il gruppo pianellese prese le mosse, è stata l'occasione per tutto il paese di stringersi ai suoi alpini la cui sede in piazza Mercato in mattinata ha riunito decine di penne nere in arrivo da tutta la provincia. Insieme a loro sono giunti ieri a Pianello anche alpini da Torino, Verona, Pavia e Alessandria da sempre vicini ai compagni della sezione valtidonese. Uno dei momenti più attesi è stato come sempre la consegna dei premi di studio che ogni anno gli alpini di Pianello dedicano agli alunni che hanno raggiunto i migliori risultati durante il precedente anno scolastico. Quest'anno sono stati premiati quattro bravissimi e risultati i migliori al termine del ciclo di studi delle scuole elementari. Le giovani promesse hanno ricevuto la borsa di studio dalle mani del capogruppo Mario Aradelli, il quale insieme al presidente della sezione provinciale, Bruno Plucani, ha fatto gli onori di casa accogliendo tutte le penne nere che si sono date appuntamento a Pianello. Con i quattro piccoli scolari ieri mattina è stato premiato anche Giuseppe Marchetti, lo storico capogruppo che per decenni ha guidato il gruppo pianellese prima di cedere nei mesi scorsi il testimone all'attuale capogruppo. «Non esistono frasi né parole per descrivere il lavoro e l'impegno che hai profuso in tutti questi anni a favore degli alpini» ha detto Mario Aradelli prima di consegnare la targa al suo predecessore. La cerimonia, animata dal corpo bandistico Carlo Vignola di Agazzano, è proseguita con la sfilata lungo le vie del paese e la funzione religiosa prima del ritorno al monumento ai caduti. «Un monumento importante - ha ricordato Aradelli - perché è la più significativa testimonianza del ricordo dei nostri caduti. Occorre ispirarci ai valori che questo monumento trasmette se vogliamo uscire dal momento difficile che stiamo vivendo». Un omaggio durante la mattinata è giunto anche dal sindaco Gianpaolo Fornasari che insieme a diversi amministratori e numerosi rappresentanti delle associazioni locali ha preso parte alla festa. Il capogruppo ha ricordato anche i fondatori che nel 1923 diedero il via alla sezione. "A loro va il nostro ringraziamento" ha ricordato. La giornata è stata animata anche dalla presenza del coro Ana Valtidone diretta dal maestro Donato Capuano, i cui cantori provengono dai gruppi alpini presenti in vallata.

mar. mil

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9/12/2012

«Sono già arrivate 1.250 prenotazioni»

Castelsangiovanni - (mm) La manifestazione con cui ieri a Castelsangiovanni sono stati festeggiati i 60 anni del gruppo alpini è servita anche a suonare la carica in vista dell'adunata nazionale, che in maggio richiamerà a Piacenza penne nere da tutta Italia. «Qui a Castelsangiovanni - ha detto il vicepresidente della sezione provinciale Sesto Marazzi - attendiamo non meno di cinquemila persone. Finora già in 1.250 si sono prenotati per alloggiare a Castelsangiovanni. Castello è la porta dell'Emilia, da qui passeranno migliaia di persone ed ecco perché occorrerà vestire a festa la città e addobbarla con bandiere che ricordano i valori propri degli alpini».
All'appello del vicepresidente provinciale ha risposto il sindaco Carlo Capelli. «L'impegno che gli alpini prendono in vista dell'adunata - ha detto - è l'impegno di tutte le istituzioni, che da oggi devono lavorare insieme in vista di quell'evento che ci proietterà sul palcoscenico nazionale». Nei giorni scorsi il Comune di Castelsangiovanni ha diffuso un avviso pubblico per la ricerca di aree adatte ad ospitare camper e di edifici per alloggiare i visitatori, da affittare in vista dell'adunata.
Alla festa di ieri ha partecipato, come ormai da tradizione, anche Pier Luigi Mingarelli, direttore di un centro di formazione di Foligno che gli alpini di Castelsangiovanni aiutarono a ricostruire dopo il terremoto che sconvolse la città nel 1997. «Ogni volta partecipare alla vostra festa - ha detto Mingarelli - è un'occasione per ringraziarvi di tutto quello che avete fatto e per rinsaldare la nostra amicizia».

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9/12/2012

Festeggiano i 60 anni pensando all'adunata

Gli alpini sono pronti ad accogliere in maggio cinquemila commilitoni in arrivo da tutta Italia

Castelsangiovanni - Le penne nere di Castelsangiovanni hanno soffiato ieri sulle loro prime sessanta candeline. Sessant'anni di storia che il gruppo guidato da Massimo Bergonzi ha festeggiato con un occhio già rivolto alla grande adunata nazionale che a maggio 2013 mobiliterà tutta la provincia - Castelsangiovanni si accinge ad ospitare 5mila penne nere - e con un occhio rivolto al passato e a chi, nel dicembre del 1952, diede il via al sodalizio. Proprio ai pionieri del gruppo alpini castellano ieri mattina hanno tutti reso omaggio scoprendo una targa commemorativa davanti alla sede di via Morselli. «Oggi e per sempre la nostra gratitudine ai soci fondatori» si legge nell'iscrizione che riporta i nomi delle penne nere che diedero il via all'avventura che dura da sei decenni: Pietro Bassi, il "medico dei ghiacciai" la cui figura ha assunto contorni quasi leggendari, Carlo Caravaggi, Luigi Fellegara, Renzo Manara, Gualtiero Mazzocchi, Erminio Merli ed Ettore Olivieri. Di questi solo uno, Luigi Fellegara, oggi è ancora in vita e ieri ha preso parte alla cerimonia insieme a diversi familiari degli alpini che con lui diedero vita al gruppo. «E' un onore - ha detto il capogruppo Massimo Bergonzi che insieme al sindaco Carlo Capelli ha scoperto la targa - essere qui oggi e proseguire nell'opera di chi sessant'anni fa ha fondato questo gruppo».
Bergonzi ha ricordato il primo capogruppo, Erminio Merli e il capogruppo onorario, Graziano Zoccolan. «A loro va la nostra riconoscenza e il mio omaggio, visto che mi trovo a proseguirne l'opera» ha proseguito Bergonzi che ha ricordato anche i due grandi impegni che le penne nere di Castelsangiovanni hanno in scaletta per l'immediato futuro. Uno è la pubblicazione di un libro che racchiude la storia del gruppo e che si intitolerà: I sessant'anni del gruppo passando per l'adunata nazionale. Il libro dovrebbe uscire entro l'inizio della prossima estate. L'altro grande appuntamento sarà la scopertura del monumento all'alpino, che sta per essere completato all'incrocio tra viale Fratelli Bandiera e via Allende. «Dopo l'adunata nazionale - ha annunciato Bergonzi - pensiamo di inaugurare ufficialmente il monumento».
I festeggiamenti di ieri, animati dal corpo bandistico Carlo Vignola di Agazzano, sono stati un'occasione gioiosa per tutta la città che ha accolto, nonostante le temperature gelide, il passaggio del corteo delle penne nere lungo il centro storico con applausi e incitamenti. La cerimonia era iniziata con la messa in collegiata presieduta dal parroco, monsignor Lino Ferrari, che ha ricordato i valori cui gli alpini si ispirano. Durante la messa sono stati ricordati i nomi degli alpini scomparsi nel corso dell'anno. «Avrebbero voluto partecipare all'adunata nazionale, ma ci hanno lasciato prima» ha detto un compagno alpino che ha ricordato i nomi di Adriano Trespidi, Pietro Roggero, Giacomo Bersani, Bruno Mosconi e Tilio Corbellini.
La cerimonia si è conclusa al cimitero, davanti alla cappella che ricorda i caduti. «Oggi - ha detto ancora il capogruppo Bergonzi - non è un arrivo, ma l'apertura di festeggiamenti che dureranno un anno intero e che passeranno anche per la grande adunata che ci vedrà impegnati insieme agli alpini di tutta la provincia».

Mariangela Milani
 

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8/12/2012

Castelsangiovanni Penne nere in festa per i 60 anni di storia (mm) Oggi gli alpini di Castelsangiovanni celebrano i 60 anni di storia del gruppo

(mm) Oggi gli alpini di Castelsangiovanni celebrano i 60 anni di storia del gruppo. Alle 8,45 ci sarà la scopertura di una targa con incisi i nomi dei fondatori della sezione di fronte la sede di via Morselli. Alle 10 messa in collegiata. Al termine sfilata delle penne nere verso il monumento ai caduti e poi al famedio del cimitero del capoluogo, dove ci sarà l'intervento con i discorsi delle autorità.
Castelsangiovanni
Neve, il Comune ricorda
gli obblighi per i frontisti
(mil.) Il Comune di Castelsangiovanni, visto il peggiorare delle condizioni meteo, ha diramato un allerta ricordando agli abitanti le regole contenute nell'ordinanza anti neve varata a inizio anno. L'ordinanza contiene una serie di obblighi, ma anche inviti, a tutti i castellani affinché ognuno in caso di forti nevicate "faccia la propria parte" contribuendo a mantenere marciapiedi e passaggi pedonali puliti. L'ordinanza parla di "sgombero neve garantito dall'amministrazione comunale" ma anche di "necessità di demandare ai cittadini di adoperarsi per sgomberare i marciapiedi oppure, in assenza di marciapiedi, si sgomberare il percorso stradale frontale agevolando in tal modo la viabilità pedonale e la pubblica incolumità". In caso di nevicate quindi l'ordinanza prevede che i castellani tengano pulito il marciapiedi di fronte la propria abitazione. Dovranno inoltre raccogliere la neve di risulta in modo che non ostruisca scarichi o che non invada la strada. Se non c'è marciapiede l'ordinanza prevede l'obbligo di pulire il passaggio pedonale di fronte la propria abitazione per mezzo metro di profondità.

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5/12/2012

Da Borgonovo 4mila euro per le scuole di San Felice

Borgonovo - Quattromila euro per i bambini di San Felice sul Panaro. A tanto ammonta il contributo che Aido, alpini e Pro loco di Borgonovo hanno destinato a favore degli scolari del comune modenese, tra i più colpiti dalle scosse di terremoto della scorsa primavera. Il contributo è stato consegnato in occasione di una recente visita di una delegazione borgonovese nel comune terremotato.
«Durante la visita - dice il presidente della Pro loco Carlo Cavallari - abbiamo incontrato i rappresentanti del Comitato genitori che si occupa di ricostruire le scuole elementari di San Felice ai quali abbiamo consegnato i soldi». I rappresentanti del comitato a loro volta erano stati ospiti a Borgonovo durante la festa d'la chisola e più di recente in occasione della fiera fredda, per far conoscere la loro attività e sensibilizzare sul tema della ricostruzione della scuola andata distrutta.
Parte dei 4mila euro era stato raccolto tramite il concerto della Bottom Band organizzato dalla Pro Loco e dal gruppo Alpini la scorsa estate in piazza Garibaldi. Si sono poi aggiunti altri fondi raccolti grazie a iniziative organizzate dall'Aido che hanno permesso di raggiungere la somma totale. «La visita - commenta ancora il presidente della Pro loco - ha avuto anche lo scopo di dimostrare la vicinanza di Borgonovo e delle sue associazioni alle persone così duramente colpite da questo tragico evento».
Il presidente del Comitato, Alessio Iossa, ha ringraziato tutta la comunità borgonovese per la generosità dimostrata. «Visitando San Felice - prosegue Cavallari - siamo rimasti impressionati da come il centro storico sia stato colpito così duramente dal sisma. La chiesa, il municipio, il teatro, la rocca, i negozi e centinaia di case sono lesionati. Da poco il centro è stato in parte riaperto e, percorrendo le strade, ci siamo resi conto di quanto ci sia da fare. Ma nello stesso tempo ci ha colpito la forza e lo spirito delle persone per cercare di tornare alla normalità». La delegazione di Borgonovo ha visitato anche il nuovo complesso scolastico che comprende da una parte l'asilo nido e la scuola materna e dall'altra la scuola elementare.
«Questi edifici - dice ancora il presidene della Pro loco - sono stati costruiti in meno di due mesi lavorando giorno e notte, superando tutti i problemi che si sono presentati, al fine di permettere ai bambini di poter frequentare la scuola. Purtroppo le aule delle scuole medie sono state trasferite in un container, in quanto l'edificio vecchio è recuperabile, ma ci vuole tempo».
Prima del rientro a Borgonovo c'è stato il tempo per un ritrovo conviviale all'interno di una tenda donata dalla Croce Bianca di Milano dove i volontari della Pro loco hanno donato agli amici di San Felice un'opera realizzata dai madonnari di Bergamo durante la festa d'la Chisöla.

mar. mil.
 

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4/12/2012

Sono in preparazione un libro e un monumento

Intanto domenica le penne nere festeggiano il 60° compleanno

Castelsangiovanni - In attesa della grande adunata nazionale che nel prossimo mese di maggio richiamerà a Piacenza alpini da tutto lo Stivale, il gruppo Alpini di Castelsangiovanni festeggia un altro importante evento. Questo sabato, 8 dicembre, si celebra infatti la tradizionale manifestazione che ricorda la fondazione del gruppo. Stavolta però l'appuntamento avrà una doppia valenza, visto che coinciderà anche con i 60 anni di vita del gruppo alpini di Castello. Era infatti l'8 dicembre del 1952 quando il gruppo venne costituito per iniziativa di un primo nucleo di volontari guidati dal mitico Pietro Bassi, "il medico dei ghiacciai" scomparso due anni fa. Gli altri pionieri erano Carlo Caravaggi, Renzo Manara, Gualtiero Mazzocchi, Erminio Merli, Ettore Olivieri e Luigi Fellegara, l'unico oggi vivente. E anche lui sarà presente sabato mattina quando, alle 8,45, è in programma la scopertura di una targa in marmo con incisi i nomi dei fondatori della sezione di Castelsangiovanni. La targa verrà scoperta di fronte la sede che si trova lungo via Morselli. Terminata questa cerimonia, il corteo partirà alla volta della collegiata dove alle 10 verrà celebrata una messa solenne. Al termine le penne nere sfileranno lungo le vie del centro storico cittadino. Il corteo si dirigerà verso il monumento ai caduti e poi al famedio del cimitero del capoluogo, dove ci sarà l'intervento con i discorsi delle autorità. Il percorso sarà scandito dai brani eseguiti dalla banda musicale Carlo Vignola di Agazzano.
Nel frattempo gli alpini preparano anche due altre importanti iniziative. Una consiste nella pubblicazione di un libro che raccoglie le memoria e la storia dei 60 anni del gruppo. «Pensiamo - annuncia il capogruppo Massimo Bergonzi - di poterlo presentare entro l'inizio della prossima estate».
L'altra importante iniziativa cui le penne nere di Castelsangiovani stanno lavorando freneticamente la realizzazione di un monumento all'Alpino che sta per essere realizzato all'angolo tra viale Fratelli Bandiera e via Salvatore Allende. Sull'area interessata (adiacente al parcheggio del supermercato Basko) è già stato posato il basamento su cui poggerà la statua, che rappresenterà un alpino affiancato da mulo che risalgono un sentiero di montagna con alle spalle le Tre Cime di Lavaredo. In attesa del via libera alla costruzione della statua, gli alpini hanno già issato la bandiera con appesi due striscioni che richiamano al grande appuntamento del prossimo mese di maggio. «La conclusione dei lavori per la statua e la stampa del libro - dice ancora il capogruppo - segneranno il coronamento delle celebrazioni in occasione del sessantesimo di fondazione del nostro gruppo».

mar. mil.

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4/12/2012

castelsangiovanni In vista dell'adunata di maggio già prenotati anche gli alberghi

Appello per ospitare 5mila alpini

Il Comune affitta capannoni e spazi per tende, camper e roulotte

Castelsangiovanni - AAA aree e capannoni cercansi in vista della prossima adunata nazionale degli alpini. L'avviso pubblico arriva dal Comune di Castelsangiovanni che, per prepararsi all'invasione di penne nere in arrivo da tutta Italia che tra il 10 e il 12 maggio si daranno appuntamento a Piacenza, mette le mani avanti e invita i proprietari di aree o capannoni a renderli disponibili per accogliere i partecipanti al maxiraduno.
Nella città capoluogo della vallata, sede tra l'altro di un gruppo alpini che proprio questo sabato soffierà sulle sue prime sessanta candeline, sono attese infatti circa cinquemila persone. «Sebbene manchino sei mesi all'adunata - si legge nell'avviso che da ieri è stato affisso nei luoghi pubblici della città - si sono registrate già numerose prenotazioni in alberghi e strutture ricettive del comune».
Anche Castelsangiovanni sarà quindi interessata "dall'onda lunga" e dalle ricadute che l'adunata di maggio avrà su tutto il territorio piacentino. Per non farsi trovare impreparata l'amministrazione ha quindi lanciato un appello a tutti i proprietari di aree coperte e scoperte, edifici, fabbricati e quant'altro che potrebbero essere messi a disposizione di chi arriva in città come alloggiamenti collettivi, aree per il campeggio in tenda, piazzole di sosta per camper e roulotte o altre tipologie di veicoli. La richiesta fatta dal Comune è quella di fornire le aree in affitto temporaneo all'ente pubblico il quale provvederà a predisporre allacci per acqua, corrente elettrica ecc.
Per allestire a tempo debito allacciamenti e tutto quanto necessario per poter adattare le aree - fanno sapere dall'ufficio tecnico del comune di Castelsangiovanni - occorre segnalare l'eventuale disponibilità entro il prossimo giovedì 13 dicembre (il recapito a cui fare pervenire le proposte è: manutenzione. csg@sintranet. it). Ogni intervento necessario alla messa a norma delle aree e degli immobili sarà a carico dell'amministrazione comunale.
Nel frattempo l'amministrazione comunale ha già individuato alcuni spazi che saranno sicuramente messi a disposizione in vista dell'adunata nazionale del 2013. Tra questi dovrebbero esserci il Palatenda con il suo piazzale esterno, lungo la via della Spadina, e l'area del campo di calcio della parrocchia di Pievetta. Per quello che riguarda l'appello ai privati le aree di maggiore interesse sono: aree adatte a camper service e aree attrezzate, punti dove viene consentita la sola sosta o il pernottamento dei veicoli senza alcun servizio aggiuntivo, piazzole per la sosta delle sole tende o per tende e veicoli.
Tutte le informazioni e maggiori dettagli si possono richiedere rivolgendosi al settore Lavori pubblici del Comune che ha sede piazza XX Settembre (ex scuola cardinale Casaroli) dove sarà anche possibile segnalare eventuali disponibilità di aree o edifici.

Mariangela Milani

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30/11/2012

Sessanta appartenenti alla sezione di Piacenza, nell'arco di 5 mesi, hanno svolto 13 mila ore di lavoro al campo "Robinson", cinque fin dal 20 maggio

Il grazie di Finale Emilia al cuore degli Alpini

La prima scossa devastante è stata quella delle 4.03 del 20 maggio. Una notte segnata dal dolore del terremoto, dallo smarrimento lasciato dalle scosse in una popolazione che dalla terra si è sentita tradita. Ma non dalle persone. Non dai circa 24 mila volontari che sono accorsi da ogni parte del Paese per prestare soccorso, 7 mila solo quelli emiliano romagnoli. Tra questi, anche 60 alpini della sezione di Piacenza che, nell'arco di 5 mesi, hanno svolto 13 mila ore di lavoro al campo "Robinson" di Finale Emilia. 5 di loro hanno operato nel centro della bassa modenese fin dal pomeriggio del 20 maggio, contribuendo all'allestimento di quelle tende che nei mesi successivi hanno rappresentato la nuova casa per centinaia di cittadini privati della propria abitazione. Si tratta di Maurizio Franchi, Franco Pavesi, Carlo Magistrali, Davide Rindone e Giuseppe Villa. "Nelle ore immediatamente successive al sisma siamo stati contattati dagli Alpini di Cento e siamo stati destinati a Finale Emilia", racconta Pavesi. Arrivati nel primo pomeriggio, hanno iniziato a montare il campo di accoglienza per gli sfollati sotto la pioggia che aveva iniziato a scendere. "Nel frattempo la popolazione iniziava ad affluire su quello che - solo fino al giorno prima - era semplicemente un campo sportivo", prosegue. "La gente era spaventatissima per i crolli, arrivava da noi in ciabatte, riparata dagli ombrelli: già nella prima sera abbiamo contato 170 persone". Per garantire l'accoglienza, tra le attività iniziali è stato necessario prevedere anche l'allestimento di una segreteria d'emergenza dove registrare i cittadini presenti nel campo per distribuirli nelle tende. "Abbiamo dato la precedenza alle famiglie con donne e bambini che hanno dormito su brandine, servendosi di bagni chimici messi a disposizione dal comune perché quelli dell'impianto sportivo erano stati lesionati dal terremoto", aggiunge Pavesi. Accompagnati dai Vigili del Fuoco, gli Alpini sono entrati in alcuni supermercati chiusi perché pericolanti, alla ricerca degli approvvigionamenti necessari a garantire la colazione del giorno successivo ai loro ospiti. È iniziato così un impegno al servizio della popolazione finalese che le Penne nere hanno condotto con passione, professionalità ed efficienza fino al 20 ottobre, quando il campo è stato chiuso. Ad aprire ogni giornata, in questi mesi, è stato sempre l'alzabandiera accompagnato dall'inno d'Italia. "Una cerimonia che ha un significato preciso: simboleggia che lo Stato c'è, che le istituzioni sono presenti", commenta Pavesi.
Nei giorni scorsi, a Finale, il ringraziamento per il grande lavoro svolto dalle Penne Nere. "Dagli Alpini - ha affermato Cesare Lavizzari dell'Ana nazionale - giunge un esempio importante: quello di agire senza attendere che siano altri a farlo. E l'amicizia alpina, la capacità di entrare in sintonia con il prossimo, è la chiave di volta per costruire un futuro migliore". Un futuro che passerà anche da Piacenza, dove dal 10 al 12 maggio si terrà l'adunata nazionale delle Penne nere, annunciata l'altro giorno dal cuore dell'Emilia.


Filippo Zangrandi

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30/11/2012

«La bandiera donata dalle Penne nere sventolerà sulla nostra scuola ricostruita»

"Il terremoto dell'Emilia ha rappresentato per gli Alpini la sfida del 140° anno dalla loro fondazione. Il grande lavoro che hanno svolto nel garantire l'assistenza alla popolazione ha rinfrancato in me la convinzione che se ce la possiamo fare è proprio grazie all'aiuto di ciascuno delle migliaia di volontari che si sono resi disponibili ad intervenire". Con queste parole l'Assessore regionale alla Protezione Civile Paola Gazzolo ha rivolto il ringraziamento della Regione Emilia Romagna al Corpo degli Alpini nel corso della conferenza stampa tenutasi in mattinata a Finale Emilia, dove le Penne nere sono state impegnate in particolare nella gestione del Campo Robinson. Tra i presenti, Corrado Bassi (consigliere nazionale Ana e presidente della Commissione nazionale di Protezione civile dell'associazione), Cesare Lavizzari (presidente della Commissione nazionale informatici e comunicazione Ana) e Giuseppe Bonaldi (coordinatore nazionale della Protezione civile Ana), nonché una delegazione di Penne nere piacentine che dalle prime ore del 20 maggio hanno operato a Finale Emilia per portare soccorso alla popolazione. "Quello che ci insegna il terremoto è che serve guardare lontano costruendo sulla prevenzione la forza del nostro futuro", ha aggiunto la Gazzolo. "La prevenzione è amica del nostro avvenire, così come l'Ana: a dimostrarlo sono l'amore e la disponibilità verso il prossimo, il sorriso che i suoi volontari hanno saputo portare nel corso dell'emergenza e le capacità messe in campo, in grado di rendere testimonianza di un Paese diverso rispetto a quello che spesso appare alla ribalta delle cronache, un Paese migliore". Un impegno, quello degli Alpini, che ha lasciato un segno indelebile nelle coscienze di chi li ha visti all'opera, intenti nel montare le tende sotto la pioggia per aiutare persone smarrite dalla violenza inattesa della terra. A testimoniarlo, commosso, l'assessore del comune di Finale Angelo D'Aiello. "Eravamo letteralmente ribaltati e le Penne Nere, in modo instancabile, hanno lavorato nonostante le pessime condizioni meteo per garantirci un riparo dove trascorrere la notte", è intervenuto. "Quando mio figlio crescerà, gli ricorderò sempre chi ha aiutato Finale. Gli racconterò dell'inno d'Italia che accompagnava l'alzabandiera degli Alpini mattina dopo mattina. E come lui, dovranno saperlo tutti i bambini e le bambine del mio paese. Per questo la bandiera che le Penne nere ci hanno donato, prima della chiusura del campo, non potrà avere migliore collocazione che la nostra nuova scuola, ricostruita dopo il terremoto". La stessa bandiera dove l'assessore Gazzolo ha lasciato una dedica significativa: "Agli Alpini… amici del nostro avvenire"

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30/11/2012

Un team di geometri ed architetti in campo per preparare l'adunata nazionale del 2013

L'adunata nazionale del 10, 11 e 12 maggio 2013 è sempre più vicina e gli Alpini, per accogliere al meglio le Penne nere in arrivo nella nostra città, hanno messo al lavoro una squadra composta da geometri ed architetti. Professionisti pronti a collaborare gratuitamente per svolgere un'azione preziosa. In questi giorni, un gruppo di geometri sta concludendo i rilievi su un totale di 13 spazi resi disponibili da comune di Piacenza, amministrazione militare, Università Cattolica e Consorzio Agrario. È lì che troveranno posto le aree attrezzate capaci di ospitare dalle 13 e le 14 mila persone. Un team di architetti sta già elaborando i rilievi, definendo i progetti per fornire gli spazi delle dotazioni necessarie. In particolare, le penne nere saranno accolte nel "sotto mura", in via XXI Aprile e lungo il Facsal, in Corso Europa, nella Piazza d'Armi in via Emilia Pavese, nel Piazzale Enel di via Diete di Roncaglia, in un'area del Consorzio Agrario, nello spazio "Camuzzi" di via Morigi. E ancora: in via Pennazzi presso il Polo di protezione civile; nelle vicinanze della casa cantoniera di via Modonesi, in via Goitre e in via Caviglieri.
"E' la prima volta che si instaura un partenariato di questo genere tra il nostro ordine e gli Alpini: appena ci è stato chiesto, abbiamo risposto positivamente al loro invito", spiega il presidente dei Geometri piacentini Carlo Fortunati. "Il nostro impegno - gli fa eco Benito Dodi, presidente dell'ordine degli architetti - può essere letto come la volontà di restituire gratitudine alle Penne nere per la loro costante presenza in ogni situazione di bisogno, ad esempio in occasione delle calamità naturali". Tra i geometri, a svolgere i rilievi sono intervenuti Giacomo Guglieri, Marcello Bianchi, Danilo Borsa, Enrico Bolzoni, Stefano Giorgi ed Andrea Signaroldi. Tra le fila degli architetti, si sono invece mobilitati Giuseppe Baracchi, Giovanni Gallosi, Marta Piana e Eugenio Pinotti. "Ci hanno offerto una chiara testimonianza di amicizia alpina", ha dichiarato ringraziandoli il presidente della sezione Ana di Piacenza, Bruno Plucani. In base alle richieste di partecipazione all'adunata già ricevute, i 13-14 mila posti disponibili risultano ormai tutti assegnati. Complessivamente, sono 300 mila gli Alpini che si prevedono in arrivo. Per questo un'apposita "Commissione accoglienza" sta lavorando per garantire forme adeguate di ospitalità. Come spiegano da due suoi membri, il generale Francesco Caltagirone ed Enrico Bergonzi, 3 mila posti saranno ricavati in strutture al coperto; particolari sistemazioni verranno riservate a gruppi specifici come i 250 uomini del servizio d'ordine nazionale; i 230 delegati provenienti dall'estero; la sezione di salmeria; le fanfare e i cori. Senza contare tutti coloro che troveranno alloggio negli alberghi. "La macchina organizzativa è avviata e corre spedita", conclude Plucani. "L'adunata si rivelerà un grande evento per la nostra città".
fz

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30/11/2012

Domenica di festa con le penne nere Raduno in piazza

PODENZANO - (np) Festa di gruppo per gli alpini di Podenzano. Domenica le penne nere si ritroveranno per l'annuale giornata a loro dedicata. Ritrovo davanti alla sede del gruppo in piazza Italia alle 9 per poi raggiungere a piedi la chiesa parrocchiale dove alle 9.30 sarà celebrata la messa. La funzione sarà resa solenne dai canti del coro Montenero di Pontedellolio. Al termine in corteo si raggiungerà il monumento ai Caduti in via Montegrappa e successivamente piazza Dei Guselli al cippo dedicato alle "penne mozze" per gli onori e deporre una corona. Nel salone della materna, messo a disposizione dalla parrocchia, si terrà il saluto da parte del capogruppo Giovanni Carini e delle autorità.

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29/11/2012

Settima dice grazie agli alpini

Aiuti a scuole terremotate. Premiato Francesco Caltagirone

GOSSOLENGO - Il grande cuore del gruppo Alpini di Settima non si ferma mai: quest'anno le Penne Nere della frazione di Gossolengo hanno raccolto 1000 euro per la ricostruzione di una scuola nelle zone terremotate e hanno contribuito con 10 volontari alla Colletta alimentare dei giorni scorsi. Sono queste alcune delle iniziative, che caratterizzano il gruppo guidato da Roberto Ronda, ricordate domenica in occasione della tradizionale festa annuale. Nell'occasione è stato premiato Francesco Caltagirone, sia dal gruppo che dalla sezione provinciale degli alpini, per l'impegno nell'organizzazione dell'adunata nazionale in calendario nel 2013. Il presidente Bruno Plucani ne ha approfittato per lanciare un nuovo appello all'accoglienza delle oltre 300mila persone.
A Settima la festa del locale gruppo ha riproposto i tradizionali e apprezzati ingredienti, per commemorare i caduti di "tutte le guerre" e per ricordare le pagine più recenti della storia del corpo, fino al sacrificio di vite umane di oggi in Afghanistan, come ha sottolineato il sindaco Angela Maria Bianchi. Durante la messa, celebrata da don Giacomo Ferraglio, i canti hanno creato quella suggestione tradizionale che è culminata poi nella posa della corona al monumento e alla lettura da parte di Giuseppe Manfredi di un brano di un soldato russo morto nella steppa durante la guerra.

Silvia Barbieri

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28/11/2012

Piacenza nel Mondo al gemellaggio con gli alpini

di SANDRO MOLINARI*
La serata per la festa annuale dell'Associazione Valtrebbia e Valnure condotta da Mark Draghi, uno dei figli di Paul Draghi, è stata scintillante, con Hector Morisi, Peter Segalini e Frank Forlini che hanno consegnato le Borse di studio annualmente assegnate ai giovani italo-americani che si sono distinti per i risultati ottenuti. In apertura sono stati assegnati anche vari riconoscimenti ai piacentini che da vari anni lavorano per tenere il collegamento con i Piacentini di New York e per Piacenza nel Mondo e per me è stato un onore ricevere la targa e il distintivo dell'Associazione Valtrebbia e Valnure, con le quali sono stato nominato socio onorario dell'Associazione stessa.
Piacenza nel Mondo ha anche partecipato all'iniziativa organizzata nel Queens dagli Alpini di New York: ha fatto gli onori di casa il Presidente Luigi Covati, nominato la scorsa estate "Piacentino Benemerito" alla Festa Provinciale di Farini, il quale ha brillantemente intrattenuto gli ospiti tra cui la delegazione degli Alpini arrivata appositamente da Piacenza, capeggiata dal presidente provinciale Bruno Plucani.
L'occasione è stata importante sia per sancire il gemellaggio tra gli Alpini di Piacenza e New York, sia per l'invito, accettato, di venire a Piacenza alla Adunata Nazionale dell'11 - 12 maggio 2013. Sono poi state assegnate alcune targhe d'onore e io e il vicepresidente di Piacenza nel Mondo, Antonio Parmigiani, siamo stati nominati "Alpini di New York".
Anche se il tempo a disposizione era pochissimo non si poteva perdere l'occasione per rivedere New York, la città più spettacolare del mondo, la Città in verticale, che vive 24 ore al giorno, e così, sacrificando il tempo al sonno, si sono letteralmente consumate le scarpe nelle streets e nelle avenue della City. Si sono purtroppo potuti notare i danni arrecati dal recente uragano Sandy e dalla successiva bufera di neve.
Spazzati via dalla furia delle acque i locali lungo l'East River, tra cui il celeberrimo River Cafè, situato sotto il Ponte di Brooklyn, sulla chiatta attraccata al Fulton Ferry Landing. In alcune zone di Manhattan vicino al mare, nel New Jersy e a Long Island non erano ancora ripristinate le linee telefoniche ed elettriche, e soprattutto questo ha determinato la scarsa illuminazione notturna dei grattacieli, caratteristica importante delle notti di Manhattan. Scarseggiava ancora il carburante con conseguenti lunghe code ai distributori, e a Central Park tantissimi volontari domenica mattina erano al lavoro per raccogliere rami e piante spezzate dall'uragano.
Un'altra conseguenza notata è stata quella della mancanza del tradizionale e splendido albero di Natale al Rockfeller Center.
Ma Sandy non ha potuto nulla contro l'annuale e tradizionale sfilata dei Reduci domenica dalle 11 alle 15 sulla Fifth Avenue. Migliaia di americani, di iscritti ad associazioni militari, di ex combattenti di tutte le guerre da quella del 1940 -45, a quella della Corea, del Vietnam, del Desert Storm, con mezzi militari, bande musicali, moto, pullman si sono succeduti per chilometri in mezzo ad una incredibile folla lungo la Quinta Strada tutta transennata a partire dal "Flatiron" al Central Park.
Per il resto le luci e la folla di Times Square, lo scintillio delle bacheche di Tiffany, l'arte del Moma e del Gugghenaim, la Storia rappresentata al Metropolitan Museum, i "dinosauri" del Museo di Storia Naturale, le incredibili Ti bond delle più rinomate Steak House, l'enorme atrio dell' Hotel Roosvelt, noto per il cinepanettone "Natale a New York", il più grande Magazzino del Mondo, il "Macis" già in allestimento natalizio, Eataly con i suoi ristoranti frequentatissimi e con i prodotti italiani richiestissimi (senza però la coppa piacentina), la passerella sempre affollata sul Ponte di Brooklyn con la visione della Statua della Libertà, ma soprattutto la vista della ricostruzione di Ground Zero con i nuovi grattacieli, sono sempre i punti di richiamo dei turisti di tutto il mondo e l'essenza stessa della Citta di New York. E' incredibile come a New York ci si muova e ci si senta a proprio agio, in qualsiasi ora del giorno e della notte proprio come in un qualunque Quartiere di Piacenza e questo forse anche perché si sa della presenza di tanti nostri Emigrati che vivono lì. E proprio con loro lo scambio di promesse di rivederci a New York nel 2013 o di incontrarsi nel piacentino alla prossima festa delle comunità piacentine del mondo.
* presidente di Piacenza nel Mondo

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28/11/2012

Alla festa di New York in un clima di famiglia

Il racconto dei piacentini che hanno partecipato al tradizionale "Viaggio dell'amicizia Giuliano Ferrari"

di BEPPE NAVA*
Ancora una volta siamo stati a New York per partecipare all'appuntamento annuale organizzato dai piacentini residenti nella Grande Mela. Sotto l'esperta regia del presidente Hector Morisi e del segretario Peter Segalini si rinnova la tradizione, mantenuta ben viva, che ha come suo fondamento lo spirito di fratellanza, la voglia di incontrarsi e condividere insieme le esperienze di vita vissuta, lontano dai luoghi di provenienza. Per i giovani, che sono nati e cresciuti in America è difficile comprendere fino in fondo cosa vuol dire essere un migrante, lasciare il paese, la famiglia, gli affetti e partire, molte volte al buio rincorrendo un sogno, alla ricerca di un angolo di mondo dove far crescere i figli con il lavoro e la fatica ma senza mai dimenticare la terra di origine e i propri cari.
Le famiglie emigrate non hanno mai fatto mancare alle nuove generazioni gli insegnamenti su quello che rappresenta per loro provenire da Bettola, da Ferriere o da qualunque altro comune della nostra provincia e questo sta dando i suoi frutti, ogni anno vediamo aumentare i giovani all'incontro dell'Astoria World Manor.
Siamo sicuri che questo appuntamento non si perderà e la Società Valtrebbia-Valnure porterà avanti per tanti anni ancora i suoi programmi.
La festa da sempre è stata organizzata per premiare con borse di studio gli studenti che si sono particolarmente distinti e che per quest'anno sono stati: Adam Boiardi, Jennifer Forlini, Nicole Guglielmetti, Anthoni Lieccese, Mario Leonardi, Alexander Litrel, Lorenzo Rossi, Victoria Scotton, Diana Shcherbenko, e Salvatore Zambito, emozionati e contenti nel ricevere il premio di fronte a genitori e familiari riuniti per l'occasione.
Ospite molto atteso è stato il Presidente della Provincia Massimo Trespidi con la signora. Nel suo intervento ha sottolineato gli alti valori morali che contraddistinguono i piacentini d'America e il legame indissolubile che li lega alla nostra terra, inoltre ha dato notizia dello stanziamento da parte del nostro ente provinciale di un contributi da destinarsi alle famiglie della comunità piacentina.
A rendere ancora più viva la serata ha contribuito la delegazione degli alpini guidata dal presidente Bruno Plucani, in gemellaggio con quelli di New York. Plucani, che per l'occasione ha vinto la paura dell'aereo, - per gli alpini si fa questo ed altro - ha portato i saluti del sindaco di Piacenza Paolo Dosi, del presidente nazionale alpini Corrado Verona e spiegato l'iniziativa che li ha condotti ad attraversare l'Atlantico; una castagnata benefica nel Queens con il ricavato a favore dei terremotati dell'Emilia e precisamente al comune di Casumaro per la ricostruzione di un edificio scolastico.
Lo scambio delle pergamene e dei gagliardetti con l'invito alla grande adunata di Piacenza del 2013 ha suggellato l'abbraccio degli alpini.
Con una targa sono stati premiati Sandro Molinari, presidente dell'associazione Piacentini nel Mondo, Gigi Rocca e il sottoscritto dei "Viaggi dell'Amicizia Giuliano Ferrari" e devo dire che mi sono commosso.
Gradita è stata la lettera di Luciana Consensi, decana dei viaggi di New York, che dopo dieci anni non ha potuto partecipare.
Presenti anche il sindaco di Ottone Giovanni Piazza e quello di Coli Massimo Poggi. Per l'ottavo anno consecutivo Antonella e Gigi Rocca della Mondial Viaggi hanno organizzato, partecipandovi, la trasferta di New York per la festa annuale con i piacentini residenti nella grande Mela All'Astoria World Manor. «Ogni anno - commenta Rocca - è un'emozione nuova con la possibilità di reincontrare amici sempre ospitali che con grande piacere ricevono la nostra visita. E' evidente che rappresentano la piacentinità in territorio americano. La partecipazione dei giovani che vengono premiati per i meriti scolastici è il miglior modo per continuare a mantenere saldo questo legame con il nostro territorio. Sono orgoglioso di avere ricevuto il riconoscimento da parte dell'associazione Valtrebbia-Valnure perché so l'impegno e il tempo che dedicano a mantenere i contatti con le nostre valli e questo attestato è uno stimolo a continuare su questa strada e cercare di portare ancora più piacentini in contatto con le nostre comunità all'estero per provare le nostre stesse emozioni». Sulla stessa lunghezza d'onda è Giovanna Amorini dell'Associazione Piacentini nel Mondo, sempre presente con il presidente Sandro Molinari e il vice Antonio Parmigiani.
«E' un piacere immenso festeggiare ogni anno questo incontro. Finché resteranno vive queste tradizioni i valori importanti non si perderanno. La festa è l'occasione per riunire le famiglie e ritrovare tanti amici provenienti da tanti paesi della nostra provincia. Qui mi sento a casa, lo stesso calore, l'emigrato porta con sé un grande attaccamento al nostro paese e lo trasmette a figli e nipoti. Parlano inglese ma non dimenticano il dialetto, che si sente pronunciare, girando tra i tavoli. Quest'anno la presenza del presidente Trespidi ha dato un segno ulteriore dei rapporti fraterni che lega l'amministrazione provinciale ai nostri emigrati, ovunque essi siano».
* Viaggi dell'amicizia Giuliano Ferrari

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28/11/2012

Adunata Alpini: più di un milione di euro da Comune e Provincia

(elma) Ammonta a più di un milione di euro il quantitativo di risorse messo a disposizione dal Comune di Piacenza e dalla Provincia per l'86esima adunata nazionale degli Alpini, prevista per l'11 e il 12 maggio. Duecentomila euro sono stati previsti a bilancio dalla Provincia, mentre la parte del leone la farà Palazzo Mercanti, con uno stanziamento record da 850mila euro. Il consistente pacchetto di risorse, tuttavia, non ha fatto battere ciglio ai consiglieri provinciali riuniti ieri pomeriggio in commissione. «Sono favorevole allo stanziamento - ha detto il capogruppo del Pd, Marco Bergonzi - perché la quota avrà un effetto "moltiplicatore" di risorse: si stimano circa 80 euro di ricadute sul territorio a persona, quindi circa trenta milioni di euro per due giorni, se guardiamo alle affluenze delle altre adunate in altre città e se pensiamo che tutti i posti letto di città e provincia sono già esauriti da tempo». «La richiesta di mettere in previsione di bilancio fin da ora 200mila euro è arrivata direttamente dall'ufficio di presidenza della Provincia - ha spiegato l'assessore provinciale al bilancio, Paolo Passoni -. I due enti, Comune e Provincia, hanno fortemente voluto a Piacenza questa manifestazione, che comporta sicuramente un impegno sostanzioso». Il comitato organizzatore si è insediato nella sede, un immobile della Provincia, la casa cantoniera di via Cremona 1 (all'inizio di Strada Caorsana). L'Adunata si svolge a cadenza annuale in una città d'Italia scelta dal Consiglio direttivo nazionale dell'associazione nazionale Alpini per ricordare la prima adunata spontanea sul Monte Ortigara, nel vicentino. A Bolzano, all'ultima adunata del maggio scorso, hanno preso parte 400mila penne nere. Trentamila i visitatori, 1.210 i bagni predisposti, di cui 730 chimici, 40 box da 6 posti collegati alla rete fognaria, più altri 40 box per disabili. Trecentomila le piantine distribuite della città, 50mila le guide turistiche, 300mila quelle dell'adunata.

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22/11/2012

Rivergaro, il maresciallo Roberto Guasco e Luciano Bonelli premiati dagli alpini

RIVERGARO - (crib) Sono stati premiati entrambi - forse per meriti diversi - ma per aver comunque saputo servire in maniera ineccepibile la loro comunità ed i cittadini: durante l'annuale festa del locale gruppo Alpini di Rivergaro, domenica scorsa, sono stati premiati Luciano Bonelli dell'omonima cantina vitivinicola (come alpino "più anziano", essendo nato nel 1924) e il maresciallo dei carabinieri Roberto Guasco per «l'alto senso del dovere e per il valido impegno dimostrato in qualsiasi situazione di pericolo», da ultima la rocambolesca cattura di un ladro in mezzo ai campi, un mese fa.
La manifestazione si è aperta con il tradizionale rito dell'alzabandiera, quindi la sfilata con la banda Vignola, per le vie del paese fino al monumento situato nella piazza centrale dedicato al valoroso carabiniere Paolo Araldi (vittima di una rappresaglia di guerra), dove è avvenuta deposizione di una corona d'alloro. Il corteo è quindi proseguito fino alla chiesa parrocchiale dove è stata celebrata la messa e, terminata la funzione religiosa, tutti si sono recati al monumento ai caduti. Qui, alle premiazioni si sono affiancati di discorsi ufficiali.
Il capitano alpino e paracadutista Rodolfo Valentino, alla presenza del sindaco Pietro Martini e delle altre autorità, ha voluto fare un parallelismo tra la situazione bellica vissuta personalmente e la "guerra" economica che oggi dobbiamo affrontare. «Purtroppo ci troviamo in un momento storico di gravissime condizioni economiche e sociali, in buona parte grazie al comportamento dei nostri politici», ha detto.
E di nuovo si affaccia il grande evento dell'adunata nazionale del prossimo maggio, dove «tutti gli alpini devono partecipare con grande impegno per dimostrare di meritare di essere all'altezza della situazione».
Se il sindaco Martini non dimentica la generosità degli alpini, «sempre pronti a collaborare con l'amministrazione ogni qualvolta è necessario», il capogruppo Luigi Mercuri, da parte sua, ha voluto sottolineare che i gruppi della Bassa Valtrebbia (Rivergaro, Travo, Settima, S. Nicolò) hanno donato, grazie al ricavato della Veglia verde, un contributo di 4mila euro all'Ana nazionale, per provvedere alle necessità dei terremotati dell'Emilia, e altri mille euro alla sezione, a favore del Comitato organizzatore dell'adunata nazionale del 2013. E proprio il vicepresidente Ana Sesto Marazzi ha sottolineato la necessità «di una numerosa partecipazione: servono 400 volontari per affrontare questo straordinario evento e, per ora, le adesioni ricevute in sezione sono solo 180. Perciò bisogna darsi da fare: il tempo trascorre velocemente».

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19/11/2012

Gli alpini dell'emergenza  - Dalla neve al sisma

Nel grande cuore degli alpini non poteva non trovar posto l'impegno nella protezione civile e la sezione piacentina dell'Associazione nazionale alpini ha un nucleo sempre pronto per le emergenze. Compirà tredici anni proprio in occasione del grande appuntamento del 10, 11 e 12 maggio prossimi: l'adunata nazionale per la quale sono attese migliaia di penne nere e tantissimi altri ospiti (quest'anno a Bolzano erano 300mila). In questi anni il Nucleo, che ha avuto gli indispensabili riconoscimenti e inquadramenti stabiliti dall'associazione nazionale e dall'organizzazione nazionale e regionale della Protezione civile, è cresciuto nel numero dei volontari, nella loro esperienza e nella attrezzature in dotazione. Numerose le esercitazioni e, purtroppo, sempre più frequenti gli interventi per emergenze. In questi giorni, chiusa la tendopoli a Finale Emilia gestita dagli alpini della nostra regione accorsi immediatamente in soccorso dei terremotati, i responsabili del Nucleo hanno consegnato al presidente della Sezione, Bruno Plucani, una relazione dell'attività svolta nell'annata. Un rapporto che riassume quasi 18mila ore di attività, fra esercitazioni e emergenze, e inizia proprio la notte di capodanno, quando gli alpini parteciparono nella nostra provincia, a risolvere il caos degli autotreni intrappolati da un'abbondante nevicata. Interventi per ricerca e soccorso di persone, si sono alternate ad esercitazioni locali o coordinate con altri Nuclei regionali o nazionali e particolari addestramenti come l'osservazione antincendio da elicotteri o la costruzione e il rifornimento idrico di vasconi di servizio agli elicotteri con i grandi secchi antincendio. Sempre per la prevenzione degli incendi boschivi alpini piacentini hanno compiuto servizio quest'estate in Puglia ed altre squadre nella nostra provincia, dove sono anche intervenuti per affiancare vigili del fuoco e forestali nell'opera di spegnimento. Ma l'opera che ha impegnato maggiormente gli alpini piacentini è stato l'intervento immediatamente dopo le scosse di terremoto del 20 maggio in Emilia Romagna. «Pochi giorni fa - commenta il responsabile del Nucleo, Franco Pavesi - dopo oltre cinque mesi abbiamo chiuso il campo n° 1 "Robinson" di Finale Emilia gestito dagli alpini dell'Emilia Romagna. Grande impegno e grande esperienza per i nostri volontari. Nei circa sei mesi di apertura del campo la nostra unità ha visto impegnati nelle varie turnazioni 60 volontari, fin dal primo giorno, per un totale di oltre 13.000 ore lavorative. Visto il grande impegno richiesto la nostra Unità di Protezione Civile ha aumentato il numero di volontari anche grazie alla sensibilità dei gruppi stimolata dalla drammaticità e dalle dimensioni del sisma. Anche a noi piacentini sono toccati nel campo ruoli d'ogni tipo: capo campo, segreteria, cucina, carpenteria, logistica, servizio d'ordine, trasporti con mezzi pesanti per l'allestimento del campo. I nostri volontari hanno dimostrato una grande sensibilità e capacità di relazionarsi nei rapporti con gli ospiti del campo e le istituzioni, restando giornalmente in contatto con l'unità di crisi». Fra gli alpini piacentini che si sono alternati nell'impegnativo servizio anche volontari amici degli alpini e a questo proposito Pavesi sottolinea che «si sono particolarmente distinte le donne che si sono prodigate nei diversi turni e nelle varie e impegnative attività del campo». «Molti sono stati i ringraziamenti delle persone che abbiamo aiutato - conclude Pavesi - ma dovremmo ringraziare noi loro per la grande esperienza umana che abbiamo portato a casa».

Paola Romanini

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18/11/2012

Premi a sedici ragazzi "eccellenti"

Assegnati dal Volta e dagli alpini. La preside: «Grande il lavoro dei prof»

Castelsangiovanni - Sono sedici i "super studenti" del polo superiore Volta della Valtidone premiati ieri a Castelsangiovanni durante una cerimonia tutta riservata alle "eccellenze". Si tratta di ragazzi che, grazie ai risultati conseguiti in aula, hanno dato lustro alla loro scuola. Dodici erano studenti che hanno terminato la scorsa estate gli esami di maturità, riportando le votazioni più alte. Altri quattro hanno invece ricevuto la borsa di studio (300 euro) che anche quest'anno il gruppo alpini di Castelsangiovanni ha riservato a chi, nel corso dei cinque anni di scuola superiore, ha ottenuto la media di voti più alta. «Il premio riservato ai nostri studenti dagli amici alpini - ha sottolineato la dirigente Maria Luisa Giaccone - è anche un riconoscimento allo spirito concreto con cui questa scuola affronta le cose». la media più alta nei 5 anni Le borse di studio offerte dalle penne nere castellane quest'anno sono state assegnate ad Andrea Preli, Christian Colombini, Laura Metti e Antonio Felipe Ferrara. «A voi - ha detto il capogruppo Massimiliano Bergonzi - spetta il compito di traghettarci in Europa. Voi siete il nostro futuro, dovrete farci superare questo momento di crisi e avete l'obbligo morale di dare il meglio non solo verso voi stessi ma anche verso i vostri padri e i vostri nonni». 100 centesimi alla maturità Nel corso della stessa cerimonia, la scuola ha consegnato dodici encomi ai ragazzi che la scorsa estate hanno ottenuto le votazioni migliori all'esame di maturità. Cinque di loro hanno ottenuto il massimo dei voti: 100/100. Si tratta di Andrea Preli, Laura Metti, Cristina Guglielmetti e Christian Colombini tutti del liceo scientifico più Michael Coroli del Volta di Borgonovo. da 92 a 99 centesimi Insieme a loro sono stati premiati anche altri sette studenti con votazione superiore a 92/100. Sono Giacomo Grandi, Riccardo Buzzi, Beatrice Marcinnò, Stefano Scagnelli, Meridian Zade e Giustina Gattoni dello scientifico e Luca Bigoni del Volta di Borgonovo. «I vostri risultati - ha sottolineato la preside Giaccone - sono anche la testimonianza del grande lavoro dei vostri insegnanti». Era presente anche Valentina Stragliati, assessore all'istruzione del Comune di Castello, intervenuta anche a nome del collega di Borgonovo, Matteo Lunni, che ha espresso un plauso agli studenti, alla scuola e agli alpini. L'assessore ha ricordato anche i premi di studio che ogni anno l'amministrazione mette in palio per gli studenti più meritevoli. «Grazie al grande impegno dei docenti e della preside - ha ricordato l'assessore Stragliati - l'offerta formativa del polo Volta è notevolmente incrementata in qualità». L'assessore ha ringraziato anche gli alpini per il loro sostegno a favore della scuola. Il pomeriggio si è concluso con un buffet allestito dai ragazzi del corso di sala bar del Casali. Intanto ieri ha preso il via un ciclo di iniziative dedicate a Scuola aperta: decine di famiglie ne hanno approfittato per visitare le scuole del polo scolastico e informarsi circa l'offerta formativa. L'iniziativa, che proseguirà sabato 1° dicembre, prevede anche alcuni laboratori: il prossimo sarà dedicato a: "Arte nella scienza ed... arte come scienza".

Mariangela Milani

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15/11/2012

Cappello di pietra e penna di ferro per gli alpini caduti in guerra

Il cippo è stato inaugurato all'ingresso del paese

Pecorara - (mar. mil) Pecorara ha un nuovo cippo che ricorda i suoi alpini scomparsi durante i conflitti che hanno insanguinato lo scorso secolo. Un monumento in sasso e ferro, inaugurato all'ingresso del paese, che rappresenta il cappello degli alpini, realizzato grazie all'impegno del gruppo locale di penne nere e dei tanti che hanno dato una mano.
La penna in ferro battuto è stata realizzata dal fabbro di Castelsangiovanni Franco Melis, che qualche mese fa era a Pecorara in veste di hobbista in occasione di una fiera paesana. «Abbiamo cercato un sasso che potesse servire come cippo - racconta il capogruppo Piero Valorosi - e ne abbiamo trovato uno a Costalta. È perfetto perché ha la forma del cappello degli alpini. Ma tirarlo fuori dal fosso dove era stato gettato non è stato facile perché pesava una trentina di quintali. Ci ha aiutato Diego Valorosi, con un camion dotato di braccio». Ha poi dato una mano Luigi Ciceri di Fontana Pradosa, mentre i fratelli Andrea e Filippo Parolini hanno ornato il monumento con i fiori.
Alla cerimonia di inaugurazione era presente, tra gli altri, il sindaco Franco Albertini. «Gli alpini sono sempre in prima linea nelle attività della comunità locale», ha sottolineato. Ha poi ricordato la figura di Carlo Valorosi, storico alpino di Pecorara scomparso poche settimane fa. Reduce della campagna di Russia, Valorosi fu uno dei fondatori della sezione di Pecorara, oggi guidata dal figlio Piero.
Durante la cerimonia il sindaco ha annunciato l'intenzione di voler realizzare una seduta in sasso di fronte l'oratorio di Vallerenzo in memoria dell'alpino scomparso. «Valorosi ricordava sempre che la gente della frazione usava come ritrovo una panchina che si trovava proprio in quel punto», ha detto Albertini.

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15/11/2012

cortemaggiore, donato dagli alpini

Un nuovo tricolore per i carabinieri

CORTEMAGGIORE - La caserma dei carabinieri di Cortemaggiore ha una nuova bandiera italiana, dono del gruppo Alpini. La consegna del tricolore è avvenuta dopo la celebrazione della messa che ha concluso la tradizionale festa del gruppo Alpini di Cortemaggiore. I rappresentanti dei comuni di Cortemaggiore, Cadeo, Castelvetro e San Pietro in Cerro si sono uniti al capo gruppo degli Alpini, Fabio Devoti, che ha offerto la bandiera al maresciallo Salvatore Cristiano, comandante della locale caserma dell'Arma, intervenuto con il maresciallo Antonio Cioffi. Devoti, interpretando un sentimento unanime, ha ringraziato i carabinieri «per il lavoro che svolgono, mettendo quotidianamente a rischio la propria vita per la sicurezza dei cittadini».
l. t.

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11/11/2012

Abbraccio tra penne nere a New York

Incontro tra alpini di Perino e commilitoni che vivono negli Usa. Oggi castagnata

new york - La promessa è stata siglata, alla maniera degli alpini, con una stretta di mano seguita dal brindisi e poi da un canto.
La comitiva di penne nere del gruppo di Perino è stata ospite degli amici dell'Associazione nazionale alpini, sezione di New York, presieduta dal perinese Luigi Covati. «Li abbiamo ospitati nel ristorante Riccardo's by the Bay - spiega Covati - una bella rimpatriata per ricordare i bei tempi della gioventù anche se poi abbiamo dovuto emigrare per cercare lavoro, ma una fetta di cuore è sempre rimasta fra le colline piacentine, in particolare a Perino».
Per la prima volta, ai "Viaggi dell'amicizia Giuliano Ferrari" si sono affiancati anche gli alpini per iniziativa del sindaco di Coli Massimo Poggi e del presidente del Gruppo di Perino Luciano Mazzari. Un'idea accarezzata da tempo «per andare a trovare e conoscere gli emigranti del territorio comunale - dice il sindaco Poggi -, credo che sia un atto dovuto non dimenticarci dei concittadini che sono andati all'estero». Più di una spinta ha sollecitato la visita: «Il presidente Covati è nostro compaesano e pur avendo fatto fortuna a New York è sempre rimasto molto legato al suo paese - aggiunge l'alpino Mazzari -. La scorsa estate Covati è stato premiato come "Piacentino benemerito", è un onore e un orgoglio per tutti noi». Proprio in quell'occasione i due avevano accennato alla partecipazione, dei commilitoni iscritti alla sezione americana, alla grande adunata nazionale di maggio 2013 in programma a Piacenza. Non a caso alla "trasferta" americana hanno partecipato Bruno Plucani e Sante Marazzi, rispettivamente presidente e vice della sezione provinciale alpini di Piacenza. E così, appena toccato il suolo americano, la comitiva dei piacentini (19 persone) è stata accolta con grande amicizia e allegria dalle penne nere di New York.
Durante la serata di benvenuto il sindaco Poggi e Plucani hanno formalmente consegnato a Covati la lettera di invito alla tre giorni piacentina.
Alla cena, in una sala addobbata con labari, gagliardetti e le insegne del corpo, è intervenuto anche un illustre chirurgo pediatrico, Giovanni Bordin di Milano con casa sulle colline di Valtrebbia che, tanto innamorato del territorio e memore della leva fra le penne nere, si è iscritto al gruppo presieduto da Marazzi e ha partecipato al viaggio. Al brindisi, che ha suggellato la promessa, è stata tagliata la torta preparata dagli ospiti statunitensi con la scritta: "Da Perino a New York Viva gli Alpini".
Ieri sera gli alpini si sono ricompattati alla comitiva dei "Viaggi dell'amicizia", costituita da quaranta persone, per partecipare all'annuale festa della società Valtrebbia-Valnure che associa molti nostri emigrati e presieduta dal super poliziotto d'America Hector Morisi. Nel salone dell'Astoria Manor, nel quartiere di Queen, c'erano diverse centinaia di "piacentini d'America", molti dei quali hanno vissuto le tragiche ore e i disagi dell'uragano Sandy.
L'ultimo appuntamento per gli alpini si consumerà oggi pomeriggio con la castagnata al parco, una consuetudine che accomuna piacentini e americani.

Maria Vittoria Gazzola
 

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8/11/2012

Viaggi dell'Amicizia Partiti 60 piacentini per l'incontro con gli emigrati

A New York con la solidarietà nel cuore Alla festa anche Trespidi e gli alpini con Plucani

La solidarietà dei piacentini ai loro emigrati a New York. Oltre sessanta concittadini sono partiti all'alba di oggi alla "conquista" della Grande Mela e per l'annuale incontro con gli emigrati in programma sabato prossimo, come di consueto si terrà nel vasto salone dell'Astoria Manor, nel quartiere Queens. Continua senza crisi la tradizione dei "Viaggi dell'amicizia Giuliano Ferrari": il ponte che unisce i piacentini dei due continenti. Quest'anno con una ragione di più, quella di manifestare la vicinanza e la solidarietà agli amici d'Oltreoceano che hanno vissuto la drammatica esperienza dell'uragano Sandy. La "trasferta" 2012 è più partecipata, ai quaranta del gruppo organizzato da Beppe Nava e Gigi Rocca della Mondial Viaggi si aggiunge una comitiva di 19 persone, voluta dal Gruppo Alpini di Perino con il presidente della sezione Luciano Mazzari. Le penne nere sono accompagnate dal sindaco di Coli Massimo Poggi: «E' un privilegio rappresentare l'amministrazione comunale e gli alpini, di cui faccio parte, affiancherò il presidente della sezione provinciale di Piacenza, Bruno Plucani, nella consegna della lettera d'invito ufficiale all'Ana di New York, presieduta dal perinese Luigi Covati, a partecipare al raduno nazionale degli alpini italiani previsto a Piacenza nel maggio 2013». Il sindaco Poggi incontrerà anche i molti emigrati della Valtrebbia. Gli alpini già stasera si ritrovano con i "commilitoni" nella sede Ana di New York e insieme, domenica prossima, daranno vita alla castagnata nel parco del Queens. Domani raggiungeranno la folta comitiva piacentina nella Grande Mela anche Massimo Trespidi, presidente della Provincia, Sandro Molinari e Antonio Parmigiani, rispettivamente presidente e vice dell'associazione Piacenza nel Mondo promotrice del premio all'emigrante dell'anno "Piacentino benemerito"), l'edizione 2012 è andata proprio a Luigi Covati (e al "londinese" Piero Marazzi). «Quest'anno la festa assume più significati, il primo è quello del ritrovarsi dopo la tragedia dell'uragano - commenta il presidente Trespidi -, la nostra presenza vuole esprimere la nostra vicinanza, il nostro sostegno e affetto». Ma c'è anche la novità dell'estinzione dell'ente provincia che dà una connotazione particolare all'incontro tra gli amministratori e gli emigrati piacentini negli Stati Uniti, «che è sempre stata vicina agli emigranti, questa amministrazione - precisa Trespidi - lascerà un segno speciale con il monumento agli emigrati che verrà realizzato nel 2013 e collocato in un luogo deciso dagli stessi piacentini grazie all'iniziativa della Provincia in collaborazione con il quotidiano Libertà». Il monumento sarà scoperto nell'agosto del prossimo anno in concomitanza con l'annuale festa dedicata agli emigrati che si terrà in un comune da decidere; nel 2012 si era tenuta a Farini, in precedenza a Lugagnano, Pianello e Bettola. Nel gruppo alcuni fedelissimi dei "Viaggi dell'Amicizia Ferrari": Giovanna Amorini segretaria di Piacenza nel mondo con la sorella Cinzia. Alla festa, durante la quale saranno consegnate le borse di studio ai figli degli emigrati "meritevoli", parteciperà per l'ennesima volta Giovanni Piazza sindaco di Ottone, sempre molto vicino agli emigrati del suo comune. Maria Vittoria Gazzola mariavittoria. gazzola@liberta. it

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4/11/2012

Tre bravissimi a scuola premiati dagli alpini Borgonovo

A Borgonovo le celebrazioni del 4 novembre in omaggio delle forze armate e dei caduti di tutte le guerre hanno avuto come protagonisti tre "bravissimi" alunni delle scuole medie. A loro gli alpini hanno consegnato la tradizionale borsa di studio che le penne nere ogni anno riservano agli studenti che hanno ottenuto i migliori risultati. Ginevra Braga, Simone Arioli e Paolo Gentili hanno - i premiati di quest'anno - hanno ricevuto i riconoscimenti dalle mani del capogruppo delle penne nere borgonovesi, Piero Bosini, che ha anche annunciato per il futuro una novità. «Si tratta - ha detto - delle ultime borse di studio che assegneremo con questa modalità. Il prossimo anno penseremo, infatti, a un evento unico che avrà come protagonisti i migliori studenti delle scuole medie, superiori e i neolaureati di Borgonovo. Il riconoscimento vuole essere un omaggio di fronte a tutta la comunità a chi, in un'età non facile, ha saputo mantenere dritta la barra impegnandosi nello studio». I riconoscimenti da parte del gruppo alpini sono stati consegnati, come detto, in occasione delle celebrazioni del 4 novembre. «Una ricorrenza - ha detto l'assessore Matteo Lunni - che qui a Borgonovo già da diversi anni a questa parte rappresenta uno dei momenti più celebrati. Il fine - ha proseguito Lunni - è quello di innescare un processo della memoria per ricordare un conflitto, la Prima Guerra Mondiale, che fece perlopiù vittime tra le parti militari ma le cui durezze avevano già le premesse di ciò che sarebbe successo ai civili durante la Seconda Guerra Mondiale». Lunni ha ricordato anche la guerra, esattamente cento anni fa tra il 1911 e il 1912, per la conquista della Libia. «Oggi la speranza - ha detto durante le commemorazioni ufficiali - è che questi popoli attraversati da così tante tensioni trovino la pace». Durante la mattinata, apertasi con l'alzabandiera e con il corteo verso la Collegiata dove è stata celebrata la messa, sono stati ricordati anche tutti i militari italiani oggi impegnati in missioni di pace sui fronti caldi del pianeta. «Oggi l'Italia - ha detto ancora Lunni - è presente in maniera importante in diversi paesi lacerati dalla guerra e proprio in quei luoghi i nostri militari sanno esprimere quei valori semplici che caratterizzano il nostro paese e che sono valori di pace». Alle celebrazioni hanno partecipato numerose autorità civili e militari che hanno seguito il corteo e che hanno deposto corone d'alloro davanti ai vari cippi che ricordano i caduti borgonovesi. mar. mil.

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4/11/2012

Castagne della solidarietà con gli alpini di Vigolo Marchese

CASTELLARQUATO - (d. mon.) Il gruppo delle penne nere di Vigolo Marchese hanno cotto le castagne della solidarietà, o meglio le hanno abbrustolite con buon vino rosso, e le hanno portate in dono agli ospiti del centro residenziale Barani Belforti dei Pallastrelli. Il centro amministrato dall'Ipab Vassalli Remondini, ospita una ventina di anziani autosufficienti che, in occasione della visita degli alpini di Vigolo, hanno partecipato ad una festa allietati da musica e canti per un pomeriggio di allegria diretto dell'animatrice del centro, Elena Stefanini. Gli aderenti al gruppo alpini hanno quindi dato prova agli anziani di sapere preparare grandi quantitative di caldarroste utilizzando un'ingegnosa apparecchiatura in grado di preparare in modo automatico fino a 30 chili di castagne all'ora ora. Il macchinario è stato ideato e costruito da Paolo Nicoli che di professione non fa l'inventore ma l'impresario edile e al quale non manca certo l'inventiva e la generosità di mettere al servizio della collettività i frutti del suo ingegno. Durante il pomeriggio erano presenti quasi tutti i famigliari degli ospiti del centro i quali hanno partecipato con gioia ai canti e alle danze che poi si sono conclusi in una graduatoria di gradimento che ha visto primeggiare come migliore ballarino il padrone di casa, Luigi Belforti. In questa mattinata di festa hanno voluto fare sentire la loro presenza agli ospiti anche il presidente dell'Ipab Emilio Castellana, la coordinatrice della struttura Giuliana Ognibene e il vicesindaco Giuseppe Dovani il quale ha avuto parole di compiacimento per la riuscita della manifestazione e si è congratulato, unitamente al presidente Castellana, con la responsabili del centro Tiziana Tirelli.

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4/11/2012

appello da parma
piacentini, accogliete gli alpini all'adunata

Egregio direttore,
ho letto con piacere su "Libertà" di oggi 3.11.2012 l'articolo sull'Adunata Nazionale 2013 a Piacenza, adotta un alpino.
Plaudo all'iniziativa del presidente Plucani.
Confermo che anch'io all'Adunata Nazionale del 2005 a Parma, di cui allora ero presidente provinciale, diverse famiglie misero a disposizione locali a favore di alpini provenienti da diverse parti d'Italia.
Fu un grande successo di popolo, di cordialità e di amicizia.
Sin dal lontano 2001, dopo un anno di mia presidenza, la sezione di Parma ospitò a proprie spese, un alpino dall'estero in occasione delle varie adunate nazionali, fino alla fine del mio mandato.
Credetemi, è bello mettersi a disposizione di chi non ha, per vari motivi, possibilità. E con i tempi che corrono, ancora di più.
Confido nella bontà risaputa, dei piacentini per accogliere i tanti amici alpini che avranno necessità.
Con i migliori saluti, e...... ad majora.

Maurizio Astorri
Il past President ANA PARMA
alla stazione

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3/11/2012

"Adotta un alpino": l'appello di Plucani

Il presidente della sezione di Piacenza in vista dell'adunata nazionale di maggio: «Chi potrà ospitarne si faccia avanti»

"Adotta un alpino", anche a Piacenza. E' lo slogan che, nato a Torino, sbarca all'ombra del Gotico, in prossimità della 86esima adunata nazionale che avrà per teatro la nostra città a maggio 2013.
Piacenza non è una metropoli e le strutture ricettive sarebbero già vicine a traboccare di richieste. Non solo in città, ma anche in provincia. «Tante però sono le richieste che ogni giorno arrivano telefonicamente o via mail per poter assicurarsi un posto letto, al di fuori degli alloggi collettivi, soprattutto da parte di persone non giovanissime - fa sapere il presidente della sezione alpini di Piacenza Bruno Plucani -. Così oggi chiediamo la disponibilità dei piacentini, di città e di provincia lanciando l'iniziativa "Adotta l'alpino": ai piacentini chiediamo di aprire le proprie case, per una o due notti, ad uno o due persone, singoli alpini o coppie di alpini o marito e moglie, dando così loro la possibilità di partecipare alla serata del sabato 11 maggio e alla giornata di domenica 12 maggio». Serviranno un letto e i servizi igienici. Mettere a disposizione la cucina per la colazione sarà a discrezione del padrone di casa.
«Chi vorrà aderire all'iniziativa, speriamo in tanti - spiega Plucani - dovrà comunicarlo al Coa (comitato organizzatore) al numero 0523.593230 lasciando nome, cognome, indirizzo, numero di telefono, disponibilità di posti letto, in modo che si possa creare un elenco preciso da cui estrapolare nominativi e recapiti».
Gli interessati saranno poi per tempo indirizzati verso chi avrà fatto richiesta e messi in contatto.
I dati delle famiglie quindi resteranno riservati fino a quando vi sarà il contatto diretto con l'alpino o gli alpini interessati all'alloggio. Potrà avanzare la propria disponibilità anche chi ha un appartamento sfitto e lo voglia affittare per due giorni.
Il Comitato organizzatore dell'86esima adunata di Piacenza, nel frattempo, ha predisposto anche i moduli per quanti, nei giorni dell'adunata, volessero richiedere la possibilità di utilizzare gli alloggi collettivi o l'utilizzo temporaneo delle aree per lo stazionamento e il pernottamento (aree campo, campeggio), dare fare in tende se all'aperto.
Per quanti volessero esporre o partecipare alle mostre in occasione dell'Adunata nazionale di Piacenza gli interessati dovranno compilare il modulo di richiesta e inoltrarlo a info@adunata2013. it entro il 31 dicembre 2012.
La richiesta di partecipazione ai vari eventi (esibizioni di cori e fanfare/bande) che saranno indetti nelle giornate dell'Adunata nazionale a Piacenza, infine, potrà essere effettuata compilando il modulo di richiesta da far pervenire entro il 31 dicembre 2012 all'indirizzo e-mail info@adunata2013. it.
Il Comitato Organizzatore dell'86ª Adunata Nazionale Alpini ha sottoscritto una convenzione con la Seneca S. p. A. per la gestione delle richieste di sistemazione di tipo alberghiero e/o in Bed&Breakfast. E' possibile contattare i seguenti indirizzi e numeri telefonici: telefono dedicato 0871 803886; fax 0871 485118; e-mail: 86adunata@senecabtc. com.
Come già annunciato, la vincitrice del concorso per il manifesto dell'86esima adunata di Piacenza è stata Giulia Bertotti, della classe 5ª B del liceo artistico Cassinari di Piacenza. Il suo elaborato rappresenterà tre penne alpine a formare un tricolore; poco più in basso un riferimento alla città dell'adunata con lo stemma araldico e, stilizzato, un richiamo a "Piazza dei Cavalli", uno dei simboli della città.

red. cro.

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23/10/2012

Castelvetro, cominciati gli scavi per la nuova sede degli alpini

CASTELVETRO - Sono iniziati gli scavi per la realizzazione della nuova sede del gruppo alpini di Castelvetro, che sorgerà nel quartiere "Luigi Longo". E' arrivato al traguardo, dunque, l'iter per la realizzazione dell'opera, che in piena estate aveva visto i necessari passaggi burocratici con la delibera di giunta contenente gli indirizzi per la fornitura della sabbia. Secondo il documento ufficiale dell'amministrazione comunale castelvetrese, la struttura prefabbricata in legno (posata sulla base in corso di realizzazione) si estenderà su una superficie di 250 metri quadrati. «E' importante - dice il capogruppo degli alpini di Castelvetro, Mario Piacentini - che i lavori siano partiti, anche se non sappiamo quando riusciremo a completare l'opera. Dipenderà dai fondi che riusciremo ad avere a disposizione. La nostra intenzione è riuscire a realizzare la struttura arrivando a chiuderla con il tetto, poi per le migliorie ci sarà tempo. Diventerà anche un punto di riferimento per l'area verde circostante, che dovrebbe essere attrezzata come parco giochi. Con la nostra presenza in determinate fasce orarie, metteremo a disposizione la struttura per i servizi igienici». Dopo aver organizzato (in collaborazione con il Comune di Castelvetro) la sagra di Croce Santo Spirito, gli alpini si preparano a un nuovo appuntamento: domenica pomeriggio saranno impegnati in una castagnata benefica nel piazzale antistante il centro commerciale Verbena.
 

Luca Ziliani

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19/10/2012

Dal gruppo alpini la catena di solidarietà con i terremotati

In piazza dopo la sfilata un bel mulo superstar

TRAVO - (crib) Dedicato ai terremotati dell'Emilia il raduno di gruppo degli Alpini di Travo: la sezione locale, infatti, ha messo in campo una raccolta di offerte da destinare ai comuni colpiti dal sisma. Le penne nere hanno sfilato compatte in piazza Trento per il terzo raduno di gruppo, al quale hanno partecipato anche diversi alpini provenienti da altre parti della provincia. Ma il tradizionale rinfresco offerto al termine della celebrazione si è trasformato così in una raccolta fondi, perfettamente in linea con lo spirito di generosità degli alpini. La mattinata si è aperta con la sfilata e la deposizione della corona d'alloro al monumento ai Caduti delle guerre; poi è stata la volta dell'intervento del sindaco di Travo Lodovico Albasi e del presidente Ana di Piacenza Bruno Plucani, il quale ha ricordato come l'alpino sia esempio di onestà e sacrificio anche ai giorni nostri. Inoltre, si è tributato l'onore anche al pilota d'aerei travese Giuseppe Castellani, con la partecipazione del presidente dell'associazione Arma Aeronautica Alvaro Pedrocca. A richiamare l'attenzione dei presenti un bel mulo, portato in piazza per ricordare la storia di quest'animale che in passato era fondamentale per il trasporto e il rifornimento di armi e vivere nelle zone di guerra. Più modestamente, a Travo, è diventato l'attrazione per i bambini e le loro famiglie.

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19/10/2012

Penne nere nel gruppo di Protezione civile

Borgonovo - Anche una ventina di alpini del gruppo di Borgonovo sono entrati a far parte dell'Unità di Protezione Civile Ana Piacenza. Il gruppo di penne nere ha raccolto l'invito lanciato lo scorso anno dal capogruppo Piero Bosini che aveva auspicato la formazione di persone in grado di saper far fronte a situazione di emergenza. Dopo di allora diversi alpini avevano deciso di entrare a far parte del coordinamento provinciale di Protezione Civile che fa parte di Ana Piacenza e che è guidato da Franco Pavesi. L'adesione da Borgonovo è via via cresciuta fino ad arrivare ai circa venti alpini che ad oggi fanno riferimento al nucleo piacentino. Quasi tutti provengono dalla sezione borgonovese «anche se - dice il capogruppo Piero Bosini - auspichiamo che arrivino adesioni anche dai gruppi alpini dei paesi vicini di tutta la Valtidone». I primi alpini volontari hanno già partecipato, su richiesta dell'Unità di Protezione civile di Piacenza di cui fanno parte, ad importanti operazioni come l'allestimento del campo "Robinson" a Finale Emilia (gestito dagli alpini dell'Emilia Romagna) che proprio in questi giorni sta per essere smantellato dopo aver dato ospitalità a decine e decine di profughi. All'interno di questo campo hanno prestato servizio, tra gli altri, anche nove penne nere borgonovesi che a turno fino ad oggi hanno effettuato circa mille e ottocento ore di lavoro gratuito a favore dei terremotati. Proprio all'Unità di Protezione Civile le penne nere borgonovesi in occasione delle recente festa avevano destinato un contributo di duemila euro utili per sostenere progetti a favore dei terremotati dell'Emilia. Nel frattempo i volontari borgonovesi hanno ricevuto le divise color giallo fosforescente. La sede di riferimento è sempre quella degli alpini, a Bruso di Borgonovo, mentre i mezzi utilizzati sono quelli in uso al coordinamento piacentino (di fatto non esiste un nucleo locale ma i volontari fanno sempre parte dell'Unità di Piacenza). Per poter entrare a far parte di tale Unità di Protezione Civili gli alpini di Borgonovo che hanno dato la loro adesione hanno dovuto partecipare a corsi di addestramento. Le materie oggetto dei corsi sono ad esempio come imparare a leggere carte del territorio, come comportarsi in caso di ricerca di persone disperse, quali misure adottare in caso di allagamenti o straripamenti del fiume Po, cosa fare in caso di incendi boschivi, terremoti, ecc.. Per informazioni occorre rivolgersi presso la sede del gruppo alpini di Borgonovo oppure presso la sezione Ana di Piacenza, da cui parte il coordinamento su tutto il territorio provinciale.

mar. mil.

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16/10/2012

Cani protagonisti tra musica giochi popolari e bancarelle

«Per loro in progetto aree di sgambamento»

CASTELVETRO - Croce Santo Spirito ha salutato l'autunno e la tradizione con la sagra andata in scena domenica scorsa e organizzata dal Comune di Castelvetro e dal gruppo alpini del paese. Il classico appuntamento di ottobre ha vivacizzato la località castelvetrese e non solo, con numerosi visitatori che hanno passeggiato lungo via Bernini e via Soldati tra bancarelle, attrazioni e curiosità.
Il benvenuto è stato garantito da un salto indietro nel tempo: ad accogliere i visitatori, infatti, ci ha pensato un mezzo d'epoca parcheggiato all'ingresso da via Bernini. Si trattava di uno scuolabus di scuola guida "Om Lupetto" del 1960, con venti posti, motore diesel e raffreddato ad aria. Passeggiando lungo la fiera, gli ospiti hanno potuto conoscere meglio le associazioni locali, tra le quali Protezione civile e Sci club Ca' Orso, presenti con stand informativi. In via Soldati, invece, ad animare la giornata ci ha pensato il punto ricreativo allestito dagli alpini, con i giochi popolari (tra cui i fucili ad elastico con bersagli da colpire e "Pianta il chiodo") e con la polenta e ciccioli preparata a merenda. Il gruppo castelvetrese degli alpini conta 65 iscritti e nei prossimi giorni dovrebbe vedere il via agli scavi per la nuova sede nel quartiere Longo. Tornando alla sagra, i più piccoli hanno potuto divertirsi con i giochi gonfiabili, mentre per tutti è stato possibile tentare la fortuna al banco di beneficenza che ha raccolto fondi per la scuola materna parrocchiale "San Giovanni" di Croce e assistere all'esibizione musicale della scuola di musica Pontesound di Cremona. Più di 30 cani, infine, hanno animato la "Giornata a sei zampe - bambini e cani", organizzata dall'assessore all'ambiente Annarita Volpi in collaborazione con Animal Pappa. I giovanissimi e gli amici a quattro zampe hanno potuto svolgere insieme numerose attività, che sono state proposte anche agli adulti, come quella di zooantropologia didattica, con momenti di teoria e di pratica con un cane certificato. I più piccoli hanno potuto divertirsi con i truccabimbi e con le foto in compagnia degli amici a quattro zampe. Sempre in quest'ottica, è stato sottolineato, l'amministrazione comunale ha in progetto la realizzazione di diverse aree di sgambamento per cani; inoltre, sta proseguendo l'iter per permettere ai cani, accompagnati dai loro padroni, di entrare nei negozi e nelle strutture commerciali castelvetresi che esporranno le apposite vetrofanie, in dirittura d'arrivo, come conferma l'assessore Volpi.

Luca Ziliani

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16/10/2012

Centomila bandiere tricolori tappezzeranno la città di Piacenza

Individuate 15 aree per gli attendamenti

Centomila bandiere tricolori tappezzeranno la città di Piacenza per l'adunata nazionale che si terrà dal 10 al 12 maggio nella nostra città e che farà affluire ben 20mila alpini. Il presidente provinciale delle penne nere, Bruno Plucani, ha detto ieri: «Stiamo completando la riunione del comitato organizzatore e attualmente stiamo facendo una riunione con i responsabili delle varie commissioni. Ogni commissione avrà una funzione ben precisa». La macchina organizzativa si sta mettendo in moto e in questo momento sta reclutando volontari, alpini e non che andranno a sovegliare le aree in cui si svolgerà la manifestazione. In questi giorni si sta stilando anche un calendario delle mostre. Continua Plucani: «Abbiamo già individuato tutte le aree dove collocheremo gli attendamenti, le roulotte, i camper e le tende. Queste zone saranno dislocate un po' in giro per tutta la città. Si tratta di quindici aree, in tutto, che ospiteranno ventimila persone. Sono tutte all'interno alla città e in prima periferia. Fra le più grandi c'è quella di piazza d'Armi in via Emilia Pavese». Gli alpini stanno verificando in questi giorni l'idoneità di queste aree. Aggiunge il presidente degli alpini: «Abbiamo individuato un responsabile che terrà i collegamenti. E' bene precisare che uno non potrà attendarsi dove vuole e che non sarà tollerato l'abusivismo. Ci sono le aree attrezzate dove c'è luce, acqua, servizi igienici e gli alloggi collettivi che sono capanoni dove inseriremo delle brandine. Per questo abbiamo allestito due aree coperte che si trovano al polisportivo». Il modulo da scaricare e da inviare, adeguatamente compilato, si trova sul sito www. ana. it. Bisogna scaricarlo da lì e inviarlo se ci si vuole accampare, così come nel caso dei cori e delle fanfare. Il contributo, secondo il modulo, sarà di un euro al metro quadrato e di venti euro per le aree coperte (cifre che sono da intendersi per tutto il periodo e non a giornata). Conclude Plucani: «Il nostro obiettivo è quello di un imbandieramento totale della città di Piacenza che porti a tappezzarla con almeno centomila bandiere tricolori. Per quel che riguarda la sfilata degli alpini, invece, l'unico bandierone autorizzato tricolore di cinquanta metri sarà quello della sezione di Reggio Emilia, città dove è nato il Tricolore».

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15/10/2012

Una piazza per gli alpini

Dedicata un'area di 2mila metri vicino al cimitero

Sarmato - Sarmato ha reso omaggio alla sua grande famiglia alpina, cui ha deciso di intitolare una piazza che, da ieri, porta ufficialmente il nome di "Piazza alpini". A tutte le penne nere sarmatesi, e idealmente a tutti gli alpini della provincia, l'amministrazione di Sarmato, a nome dell'intera comunità, ha deciso di dedicare loro lo spiazzo di circa duemila metri quadrati che si trova di fronte la chiesetta della Madonna di Caravaggio.
Si tratta del piazzale recentemente asfaltato (e in precedenza illuminato) che serve il cimitero comunale. L'occasione per intitolare ufficialmente la piazza agli alpini l'ha data l'annuale raduno che durante questo fine settimana ha puntato i riflettori sul gruppo Famiglia alpina sarmatese. Una festa, come ha ricordato anche il sindaco Anna Tanzi, che proprio su quella piazza prese le mossa sul finire degli anni Ottanta per poi proseguire, in altri spazi, fino ai giorni nostri. Nel frattempo ieri mattina c'è stato quindi il grande omaggio che tutta la comunità di Sarmato ha voluto dedicare ai suoi alpini, anche a quelli che non ci sono più, intitolando loro un luogo pubblico che porterà per sempre il loro nome.
Un grazie al gruppo guidato da Pierangelo Arati è arrivato dal sindaco Tanzi che ha ricordato le innumerevoli occasioni durante le quali gli alpini si sono dati da fare per sostenere la comunità locale, come ad esempio la ristrutturazione di quattro appartamenti di proprietà della parrocchia che vengono dati in uso ad anziani bisognosi.
Sempre a sostegno della comunità locale anche ieri gli alpini hanno tenuto fede al loro impegno verso i più giovani cui hanno consegnato le tradizionali borse di studio intitolate alla memoria dell'alpino Franco Braghieri. Quest'anno i sette alunni meritevoli delle scuole medie erano Luca Ferrari, Federica Scotti, Agnesa Ursachi, Samuele Gemelli, Amedeo Magnani, Silvia Paini e Andrea Tagliaferri. Tra i presenti il presidente della sezione provinciale Bruno Plucani, insieme all'oratore ufficiale Vittorio Valentino, hanno ringraziato l'amministrazione per il gesto di attenzione.
«Dedicare una piazza agli alpini - ha detto Plucani - è un riconoscimento al gruppo locale e più in generale a tutta la sezione provinciale. E' inoltre un segno di riconoscenza verso tutti gli alpini che non ci sono più». «Per noi - ha ricordato ancora il sindaco Tanzi - la parola alpino è sinonimo di amore e in ultima analisi esempio di chi è innamorato della propria patria e della libertà intesa come libertà vera, che è quella di chi sceglie di dedicarsi al bene comune». La sfilata è stata accompagnata dal gruppo musicale Orione. Oltre all'intitolazione il raduno di questo fine settimana ha riservato diversi momenti di festa e di aggregazione presso gli spazi antistanti la sede delle penne nere.

Mar. mil.
 

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14/10/2012

Polenta e ciccioli servite dagli alpini in viale Martiri

Caorso - (vp) Appuntamento oggi pomeriggio dalle 14.30 con la sezione Alpini di Caorso. Il gruppo guidato da Silvano Pagani sarà presente in viale Martiri della Libertà per servire polenta e ciccioli. Il momento curato dalle "penne nere" festeggia l'ingresso nella stagione autunnale e celebra un cibo simbolo della tradizione del nord Italia che è stata per lunghi anni il sostituto del pane.

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14/10/2012

ricordi d'estate La Festa Granda prova generale per l'adunata nazionale a Piacenza

Gli alpini a Ferriere pensando al 2013

Tricolori alle finestre, striscioni, folla festante, sguardo fiero di chi sfila per il paese: la Festa Granda degli alpini che si è svolta a metà settembre a Ferriere è stata una sorta di prova generale di quello che succederà il prossimo anno a Piacenza, che ospiterà l'adunata nazionale delle penne

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13/10/2012

Spazio pubblico intitolato alle penne nere

Il Comune ha deciso di dedicare al gruppo il rinnovato piazzale del cimitero

Sarmato - La castagnata raduno di questo fine settimana segnerà anche un momento particolare per il gruppo alpini di Sarmato cui il Comune dedicherà il piazzale del cimitero, di fronte alla chiesa oratorio della Madonna di Caravaggio. Per l'occasione il piazzale è stato completamente sistemato e asfaltato dall'amministrazione comunale che aveva inserito l'opera nel suo programma di interventi pubblici. L'intitolazione dell'area non arriva a caso. Proprio quel piazzale fu infatti la sede, era la fine degli anni Ottanta, dove il gruppo alpini promosse le prime castagnate e i primi raduni che sono poi continuati fino a diventare un appuntamento irrinunciabile che si ripeterà anche questo fine settimana. L'intitolazione del piazzale, previsto nella mattinata di domani, sarà quindi un omaggio di tutta la comunità sarmatese alle loro penne nere anche in vista di un altro importante appuntamento. Il prossimo anno, il 2013, la sezione degli alpini di Sarmato soffierà infatti sulle sue prime 50 candeline. Mezzo secolo di vita che coinciderà anche con l'adunata nazionale che avrà come sede Piacenza ed al cui allestimento parteciperanno anche gli alpini di Sarmato. Nel frattempo come detto questa domenica ci sarà, in concomitanza con il raduno, l'intitolazione dello spiazzo dove presero le mossa le prime feste. Per l'evento dovrebbe essere presente anche il presidente della sezione provinciale Bruno Plucani. «Era il parcheggio che si utilizzava a servizio del cimitero - ricorda il capogruppo Pierangelo Arati - e noi pensammo di utilizzarlo per le prime feste. Ricordo - dice ancora il capogruppo da nove anni alla guida delle sezione sarmatese - che montavamo un grande paracadute color militare di venti metri di diametro che alzavamo con un palo. In questo modo - prosegue il capogruppo - diventava come un grande tendone che poteva contenere circa duecento persone». Nel 1996 gli alpini si trasferirono finalmente nell'attuale sede che si trova nei pressi degli spazi parrocchiali dove si terrà anche la festa di questo fine settimana. Negli anni ancora precedenti le penne nere si ritrovavano in via informale in un bar. Per un periodo la sede è stata condivisa con l'associazione che raccoglie gli ex Combattenti e reduci, prima di approdare finalmente nella sede definitiva che è quella attuale negli spazi adiacenti la parrocchia. Ad oggi il gruppo di Sarmato raccoglie 46 iscritti cui si sommano simpatizzanti e amici. Del primo nucleo di volontari che diede inizio alla sezione sarmatese non resta più nessuno. C'è però la figlia di un fondatore, Bruna Poggi, la quale domani, domenica, farà da madrina accanto al capogruppo in memoria delle prime penne nere che diedero vita al gruppo.

m. m.
 

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13/10/2012

Tutti in festa con gli alpini

Un ricco programma tra buona cucina e animazione

di MARIANGELA MILANI
Sarmato - Gli alpini di Sarmato si danno appuntamento oggi e domani, e danno appuntamento a tutte le penne nere e ai simpatizzanti dell'intera vallata e di tutta la provincia, in occasione dell'annuale raduno che per l'intero fine settimana animerà il paese della bassa Valtidone. Per l'occasione la Famiglia alpina sarmatese già da diversi giorni è all'opera per allestire un ricco programma di eventi che coniugherà enogastronomia e buona cucina ad animazione e divertimento senza dimenticare la solidarietà e il sostegno al tessuto sociale del paese. Anche quest'anno infatti le penne nere di Sarmato, capitanate dal capogruppo Pierangelo Arati che da nove anni guida la sezione, si spenderanno a favore degli studenti del paese che saranno premiati con le tradizionali borse di studio riservate ai "bravissimi" che vennero istituite dagli stessi alpini circa trent'anni fa. Si partirà quindi già oggi, sabato, con la castagnata alpina che a partire dalle 17, e fino alle 23, aprirà il cartellone di appuntamenti tutto dedicato ad uno dei frutti, le caldarroste, che meglio contraddistinguono la stagione autunnale. A partire dalle 19, nell'area gruppo alpini dedicata al cappellano don Bruno Negri vicino agli spazi della parrocchia, aprirà invece lo stand gastronomico dove si potranno degustare, tra gli altri, due vere specialità piacentine. Abili mani delle cuoche mogli di alpini o simpatizzanti del gruppo prepareranno infatti pisarei e picula ad caval che faranno la gioia degli amanti della buona tavola e dei sapori tradizionali. Dalle 20,30 via alle danze e alla musica con l'orchestra Beppe e Maccagni. Domani, domenica, sarà invece la giornata clou. Dalle nove via libera alla preparazione delle caldarroste che si potranno degustare fino a tarda sera. Sempre alle 9 le penne nere si daranno appuntamento presso la sede per poi partire con la sfilata lungo le vie del paese al seguito del gruppo bandistico don Orione in arrivo da Borgonovo. Alle 9,40 ci sarà l'alzabandiera e la deposizione della corona al Monumento ai caduti. Alle 10 ci sarà uno dei momenti centrali con la dedica del piazzale adiacente all'oratorio della Madonna di Caravaggio agli alpini. Alle 10,30 il parroco don Guerrino Barbattini insieme al sacerdote alpino don Federico Tagliaferri e al diacono alpino Emidio Boledi concelebreranno la messa che, in via eccezionale, sarà accompagnata dal famoso Coro di Cantù. Terminata la messa gli alpini consegneranno le borse di studio intitolate alla memoria dell'alpino Franco Braghieri a sette alunni meritevoli delle scuole medie. Si tratterà di Luca Ferrari, Federica Scotti, Agnesa Ursachi, Samuele Gemelli, Amedeo Magnani, Silvia Paini e Andrea Tagliaferri. Terminato questo momento si partirà di nuovo con la festa di paese. Via quindi alla riapertura degli stand con possibilità di pranzare e cenare con picula e pisarei. Alle 15,30 il Coro di Cantù si cimenterà in uno spettacolo di canto popolare sceneggiato (Me diseva la mia nona). Alle 17 seguirà l'ammaina bandiera. Il raduno della Famiglia alpina sarmatese chiuderà con lo spettacolo dell'Orchestra Antonella. Gli appuntamenti si terranno anche in caso di maltempo grazie alle strutture al coperto di cui dispongono gli alpini.

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13/10/2012

Una macchina a motore ideata per le caldarroste

Sarmato - Tra le curiosità che caratterizzeranno il raduno di quest'anno delle penne nere sarmatesi una sarà legata alla caldarroste e alla loro preparazione. In occasione della festa che questo fine settimana animerà il paese gli alpini sperimenteranno infatti un marchingegno che è stato ideato appositamente per l'occasione da un giovane appartenente al gruppo. Si tratta del 38enne Eugenio Marazzi, il quale ha progettato e poi costruito da solo un macchinario motorizzato per cuocere le castagne. Si tratta in sostanza di una griglia su cui vengono appoggiate le castagne. La griglia, grazie ad un motorino elettrico collegato con essa, oscilla permettendo ai frutti di muoversi sopra al fuoco e alle braci accese al di sotto. In questo modo i frutti autunnali cuociono praticamente da soli. Viene così limitata la presenza vicino alle braci della persona addetta a smuovere le castagne con la consueta paletta. «Anche se - avverte il costruttore - la presenza di una persona è comunque sempre necessaria per controllare e tenere d'occhio la cottura delle castagne». Il marchingegno è realizzato con pezzi di lamiera. «Si tratta - racconta l'alpino - di una sorta di vaschetta di lamiera bucata collegata con un motorino elettrico che, una volta azionato, permette di muoverla». La griglia misura all'incirca un metro per due. Tali dimensioni le consentono di poter contenere quantitativi di castagne sufficienti a soddisfare tutte le richieste. In occasione della festa di questo fine settimana sulla griglia dovrebbero arrostire infatti dai quattro ai cinque quintali di caldarroste di cui le penne nere di Sarmato hanno fatto scorta per far fronte alle domande dei visitatori. Domande che solitamente sono molto alte visto che le caldarroste da sempre rappresentano una ghiottoneria di cui è difficile fare a meno.

m. m.

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10/10/2012

Onorato dalle penne nere un alpino di Cogno San Savino

FARINI - (gfs) Una folla di amici e di valligiani si è raccolta mercoledì pomeriggio nella chiesa di Cogno San Savino per dare l'estremo saluto a Giovanni Poggioli di Vediceto, spentosi a 75 anni. Il rito religioso è stato concelebrato da tre sacerdoti: don Luciano Tiengo parroco di Farini, don Giuseppe Castelli parroco di Mareto e Pradovera e da don Gianrico Fornasari parroco di Groppallo e di Boccolonoce che all'armonium ha eseguito a toni bassi la musica di noti canti di montagna nonché "Il silenzio fuori ordinanza". Il feretro era attorniato da un gruppo di penne nere che ha reso onore all'alpino Poggioli. Un commilitone ha dato lettura della preghiera degli alpini.

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08/10/2012

A Pieve di Revigozzo il gruppo alpini volontari insegna ai ragazzi tutti i segreti della pesca

Bettola, le canne acquistate grazie a una colletta promossa in paese

BETTOLA - (crib) Calcio per gli uomini e pallavolo per le ragazze? Perché non provare invece uno sport meno comune come la pesca? È con quest'intento che il Comune di Bettola, in collaborazione con la sezione bettolese degli Alpini, ha organizzato un corso di pesca per ragazzi che sta avendo un certo successo.
Come si lancia un'esca? Come si tira un pesce a riva? Niente paura: ci pensano i volontari del corso, coordinati da Paolo Brugna, a spiegarlo ai giovani che nelle scorse settimane hanno partecipato a queste lezioni al Lago dei Pini a Pieve di Revigozzo, struttura gestita dagli Alpini. Il corso - completamente gratuito - fa parte del gruppo di progetto "Giovani e Sport" messo in campo dalla nuova amministrazione per i bambini di età compresa tra i 6 e i 13 anni e si svolge ogni sabato mattina dalle 9 alle 12, fino al 20 ottobre. E finora i ragazzi sembrano aver risposto molto bene a questa nuova attività. «Sono circa una quindicina, a cui offriamo tutto il materiale "tecnico" per poter pescare» spiega Brugna. «Abbiamo fatto una piccola raccolta fondi in paese grazie alla quale abbiamo acquistato dieci canne da pesca, mentre qualche bambino porta già la propria. Quando nel gruppo di progetto abbiamo pensato quale attività potesse prestarsi meglio per dei bambini, oltre i soliti sport, ci è venuta in mente la pesca, anche grazie alla disponibilità di questo lago e degli Alpini». Brugna ha così radunato un piccolo gruppo di pescatori del paese, che si sono offerti di dare lezioni ai piccoli neofiti. «Nella prima lezione abbiamo mostrato loro come si tira un pesce a riva, mentre già nell'ultima lezione i ragazzi hanno imparato a lanciare. La speranza è che si appassionino e possano continuare questa attività al lago anche al di fuori del progetto, magari accompagnati dai genitori».
Anche gli Alpini di Bettola si sono dati da fare per i più giovani, acquistando e immettendo nel lago parecchie trote, un genere di pesce facilmente pescabile. E molta è stata la soddisfazione dei ragazzi, orgogliosi di aver catturato un pesce con le loro forze. «Nostra intenzione è che questo corso, una volta concluso, non cada poi nel nulla. Si vedrà se proseguire in primavera, perché la stagione invernale non è proprio ideale per queste attività all'aperto. Intanto, un nostro fornitore di pesce ha già proposto ai ragazzi una gita nel suo allevamento ittico, in provincia di Brescia. Ma siamo solo all'inizio del progetto». Prossimo appuntamento per i giovani pescatori sarà sabato 13 ottobre, sempre alle ore 9.

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05/10/2012

Otto gruppi alpini di tutta la Valtidone mobilitati per i terremotati: domani sera concerto benefico

Borgonovo - (m. mil) Le penne nere di Borgonovo scendono nuovamente in campo a favore delle popolazioni terremotate. Domani, sabato, alle 21 il teatro Capitol ospiterà infatti una serata benefica durante la quale tutti gli otto gruppi degli alpini presenti in Valtidone si uniranno per dare vita ad un concerto, il cui ricavato sarà destinato a favore di un progetto, individuato a livello nazionale, di aiuto alle popolazioni terremotate dell'Emilia. Durante la serata si esibiranno i cantori del coro alpini della Valtidone diretti da Donato Capuano. Insieme a loro, saliranno sul palco del Capitol anche alcuni elementi (l'"ensamble ristretto") della banda musicale don Orione. Il gruppo di musicisti accompagnerà alcuni canti alpini. Il concerto sarà inframezzato da interventi di alpini di Borgonovo che hanno partecipato a missioni di pace o ai campi allestiti dalla Protezione Civile Ana dopo le recenti scosse di terremoto.
L'evento di domani sera sarà una sorta di anticipo che introdurrà a un altro appuntamento, in programma per domenica a Borgonovo: la fiera fredda. Per l'occasione il centro sarà invaso da un centinaio di espositori rigorosamente di qualità (mercato di qualità, hobbisti creativi, riuso, antiquari e artigiani creativi). L'auditorium della rocca comunale ospiterà una rassegna fotografica con i 143 scatti in gara per il recente concorso "Impressioni", organizzato dalla Pro loco. La mostra sarà visitabile dalle 10 alle 18 nella sola giornata di domenica e comprenderà anche una decina di foto scattate dagli alunni delle scuole elementari. Sarà dato spazio anche alle restanti associazioni locali e ad una in arrivo da San Felice sul Panaro che si occupa di raccogliere fondi per la ricostruzione di una scuola distrutta dal terremoto. Tra le novità di quest'anno, la fiera fredda proporrà anche lo "svuota magazzino". Alcuni esercenti locali, sulla falsariga del "dasbratt" già sperimentato a Piacenza, svenderanno a prezzi vantaggiosissimi i loro stock di magazzino. Non mancheranno le giostre per i bambini e, dalle 16 alle 18, uno spazio dedicato ad animazione, trucca-bimbi, palloncini e burattini a cura dei Pionieri della Croce Rossa. Altra novità sarà lo spazio dedicato al gruppo "I rotori piacentini" che metteranno in mostra, e faranno alzare in volo, splendidi modelli di elicottero (professionali). I volontari e gli operatori del Club dei Piccoli Rio Torto porterà in piazza i pony per il battesimo della sella. La fiera, che durerà per l'intera giornata, è destinata a chiudere in via definitiva il calendario della stagione estiva ormai archiviata.

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05/10/2012

Perino, con gli alpini torna la castagnata

Perino - Torna in piazza il Gruppo alpini di Perino e dalle 18 di domani, fino a domenica sera, organizza la 12esima castagnata. Negli stand, curati dagli iscritti insieme ai loro familiari, caldarroste e polenta con picula di cavallo, gorgonzola, funghi e spezzatino. E poi musica. Il ricavato come sempre sarà devoluto in beneficenza; in occasione della festa del 16 agosto scorso i fondi raccolti erano stati destinati alla ricostruzione dei paesi emiliani colpiti dal terremoto. A quella manifestazione avevano dato un fattivo contributo i Gruppi degli alpini di Coli, Mezzano Scotti, Bobbio e Marsaglia. Il capogruppo, Luciano Mazzari, ricorda che ci sono ancora posti per il viaggio a New York, a novembre, dove gli Alpini di Perino parteciperanno alle iniziative promosse dalla sezione Ana (Associazione nazionale alpini) della metropoli statunitense presieduta dall'emigrato Luigi Covati.

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29/09/2012

Reduce di Russia, fondò il gruppo Alpini: oggi Pecorara dà l'addio a Carlo Valorosi

Pecorara - (mm) Stamattina Pecorara darà l'ultimo saluto a Carlo Valorosi, 94enne alpino reduce dalla campagna di Russia che fu tra i fondatori del gruppo delle penne nere di Pecorara, di cui ha fatto parte fino all'ultimo giorno della sua vita. La messa funebre sarà celebrata alle 9 nella chiesa parrocchiale. Originario di Vallerenzo di Pecorara, Valorosi ha trascorso tutta la sua vita in Alta Valtidone, tra le sue montagne di cui era profondamente innamorato. L'unica parentesi lontano da casa l'aveva vissuta ai tempi della guerra quando, alpino della Brigata Julia, era stato mandato in Albania. Da quella terra straniera era stato richiamato in patria per poi essere spedito nella terribile campagna di Russia, da cui fu tra i pochi che riuscirono a fare ritorno. Da quell'esperienza rientrò grazie al suo ingegno e arrangiandosi con mezzi di fortuna. Parte del viaggio lo percorse anche a piedi. Una volta tornato a Pecorara riprese la sua vita e si dedicò al suo lavoro di muratore. Sposato con Maria Luppini Carlo Valorosi ebbe due figli, Piero e Giuseppe.
Nel frattempo, agli inizi degli anni Cinquanta, fu tra i fondatori del locale gruppo alpini. Insieme a lui diedero vita al sodalizio anche Dino Alabastri, Gino Quadrelli e Pierino Sguazzini. Della sua terribile esperienza in Russia lasciò varie testimonianze nei racconti che era solito fare ai figli e agli alunni delle scuole, dove in passato era stato invitato a parlare. Ritiratosi in pensione, aveva coltivato la passione per la terra e il giardinaggio, restando legato ai suoi amici alpini. «Fino a quando ha potuto - raccontano i figli - ha partecipato alle adunate». Oggi la sua salma sarà accompagnata dal vessillo e dal cappello degli alpini. Al termine del funerale le sue spoglie verranno tumulate nel cimitero della sua amata Pecorara.

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27/09/2012

L'ufficiale piacentino ha sperimentato ruoli di grande responsabilità e assunto il comando di un battaglione operativo delle Truppe alpine in Trentino

«Un militare vive per il suo Paese»

Parla il tenente colonnello Carlo Cavalli dal Libano a Shape e al ritorno in Italia

di ELEONORA BAGAROTTI
La carriera militare esercita un grande fascino su tanti ragazzi. Qualcuno riesce a superare il concorso e inizia gli studi accademici, poi entra nell'Esercito Italiano. Un tempo, anche il piacentino Carlo Cavalli, oggi tenente colonnello pluri-decorato, era un ragazzo con il sogno della vita militare e con una grande passione: gli aeroporti, dove lo portava suo padre. «E della montagna», precisa lui che, avendo oggi poco tempo per gli hobby, unisce al suo lavoro qualche piacevole momento nella natura.
Cavalli è rientrato alcuni mesi fa da Shape e ha assunto un Comando in Trentino Alto Adige. Di esperienza alle spalle ne ha tantissima.
Piacentino, classe 1965, nel biennio 1987-1989 ha frequentato il 169° Corso presso l'Accademia Militare di Modena e nel settembre del 1990 è stato nominato Sottotenente di Fanteria-Alpini.
Dopo due anni di Corso di specializzazione alla Scuola di Applicazione di Torino, al termine del quale ha conseguito la laurea in Scienze Politiche, è stato assegnato, con il grado di tenente, al 5° Reggimento Alpini/Battaglione "Morbegno" in Vipiteno (Bz) dove ha ricoperto l'incarico di Comandante di Plotone e Compagnia. Nominato Capitano, ha svolto gli incarichi di comandante di compagnia e Ufficiale addetto alle operazioni presso il 3° Reggimento Alpini/Battaglione "Susa" in Pinerolo (Torino). In tale ambito ha partecipato all'operazione di pace in Bosnia-Herzegovina dal gennaio-giugno 1997 e dall'agosto 1997 al febbraio 1998. Al termine del periodo prestato in "Teatro Operativo" è stato assegnato all'85° Reggimento Addestramento Volontari (Rav) in Montorio Veronese (Vr) quale Comandante di compagnia Allievi Volontari. Dal 1999 al 2000 ha frequentato il 126° Corso di Stato Maggiore presso la Scuola di Guerra di Civitavecchia (Roma).
Dopo il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento presso l'Ispettorato per la Formazione e Specializzazione di Roma, ha prestato servizio presso l'Accademia Militare di Modena dal 2000 al 2004 come insegnante e Ufficiale di staff. In tale ambito ha ricoperto l'incarico di Capo Agenzia Controllo di Qualità presso il Reparto Accademico in coordinamento con l‘Università di Modena e Reggio Emilia. Nel 2004 è stato assegnato al Comando della Brigata Multinazionale "Salamandre" in Mostar (Bosnia-Herzegovina) quale Ufficiale di staff presso la sala operativa. Nel 2005 ha frequentato l'Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze (Issmi) presso il Centro Alti Studi per la Difesa (Casd) in Roma dove ha conseguito il Master in Studi Strategici. Quale Ufficiale di Stato Maggiore, Cavalli ha prestato servizio presso l'Ufficio personale del Comando Truppe Alpine di Bolzano dove ha ricoperto l'incarico di Capo Sezione. Nel 2007 è stato assegnato presso il Comando Unifil (United Nation Interim Forces In Lebanon Headquarter) dislocato in Naquoura (confine Libano-Israele) quale responsabile della rotazione dei contingenti internazionali e Ufficiale di collegamento col il "Department of Peace Keeping Operation" (Dpko) delle Nazioni Unite con sede in New York (Usa).
Dal luglio 2008 presta servizio presso il "Supreme Headquarters Allied Powers Europe" Shape (Comando Supremo delle Potenze Alleate in Europa) quale "Future Requirements Planning Section Head" (Capo Sezione Requisiti e Capacità Future della Nato). In tale ambito è Capo del "Nato Defence Planning Process Team" dell'Allied Command Operation Aco (Comando Alleato delle Operazioni). Il tenente colonnello è inoltre insegnante presso la "Nato School" di Oberammergau (Germania) per il "Nato Force Planning Course" e responsabile, per Aco, dello sviluppo di alcuni dei nuovi concetti della Nato quali in particolare il "Countering Hybrid Threats Capstone Concept". E' coniugato con Carla Ghezzi, pianista classica che in passato è stata anche collaboratrice di "Libertà", e ha una figlia, Camilla.
Sono numerose le onorificenze e decorazioni ricevute dal piacentino Cavalli: Croce d'Oro per Anzianità di servizio; Medaglia commemorativa missione di pace Unifil, Mfo e Libano (1982 - 1986). A queste, si aggiungono: Croce commemorativa operazioni di pace, Croce Commemorativa operazioni di ordine pubblico, Medaglia commemorativa interventi per Pubbliche Calamità, Medaglia commemorativa Nato Bosnia Herzegovina, Medaglia commemorativa Nato - Non articolo 5, Balcani e Medaglia commemorativa Un Libano.
Tenente colonnello Cavalli, la sua brillante carriera militare è ricca di esperienze e di riconoscimenti, che l'hanno condotta all'impegnativo servizio prestato a Shape. Ci può spiegare di cosa si tratta, esattamente?
«Dal luglio 2008 ho prestato servizio presso il "Supreme Headquarters Allied Powers Europe" (Shape) dislocato a Casteau, nei pressi della cittadina vallona di Mons e a circa 70 km a sud-ovest di Bruxelles. Shape rappresenta il quartier generale dell'"Allied Command Operations" (Aco), uno dei due Comandi Strategici della Nato. Il secondo, l'"Allied Command Transformation" (Act) è dislocato a Norfolk, in Virginia (Usa). Aco è comandato da un Generale Americano a quattro stelle e rappresenta il Comando Strategico responsabile di tutte le operazioni condotte dalla Nato. In tale ambito, ricopro l'incarico di "Future Capability Requirements Section Head" (Capo Sezione Requisiti e Capacità future) presso la "Capability Plans & Policy Division". La Sezione che coordinavo ha il principale compito di contribuire all'analisi degli attuali e futuri scenari operativi, questi ultimi intesi come possibili aree di crisi, e definire i requisiti e le capacità (quantitative e qualitative) che le potenze alleate, in quanto membri, della Nato dovranno essere in grado di sviluppare».
Si direbbe un processo lungo e complicato.
«Lo è. E' ricco di sfide, ma proprio in quanto tale è "challenge" e quindi interessante e stimolante. Il "Nato Defence Planning Process" è un ciclo quadriennale; sfortunatamente non ho avuto l'occasione di vederne il termine in quanto sono dovuto rientrare prima in Italia».
A parte l'impegno e la grande responsabilità, cosa ha rappresentato per lei l'esperienza a Shape?
«L'esperienza a Shape ha rappresentato un'enorme opportunità di crescita professionale, un momento di confronto internazionale e la possibilità di viaggiare e visitare la quasi totalità dei 28 paesi membri dell'alleanza. Particolarmente stimolanti sono stati gli innumerevoli meeting e working group presso il Nato Headquarters di Bruxelles, seduto al tavolo delle Nazioni quale rappresentante di Aco. Anche le attività sociali non sono di certo mancate, anzi, la comunità internazionale organizza mensilmente innumerevoli opportunità di incontro, alle quali possono partecipare tutte le famiglie. Capita sovente di non avere materialmente il tempo di partecipare a tutti gli eventi».
Come vive, in quanto militare italiano, il confronto con differenti culture?
«Il contatto con differenti culture ritengo sia uno degli aspetti più significativi del vivere insieme ad altre comunità. E non posso certo dimenticare il periodo trascorso in Libano con le Nazioni Unite (Onu), prima della mia partenza per il Belgio. Un coacervo di culture e religioni, che ha favorito un'esperienza davvero formativa e toccante. Ricordo ancora il mio Direttore, un alto Ufficiale dell'Esercito del Ghana, e i miei colleghi più vicini provenienti dal Nepal e della Malaysia e, non ultimo, il mio più stretto collaboratore, un Sottufficiale indiano».
Rientrato in Italia, cosa l'attendeva?
« Al rientro in Italia mi attendeva un'altra attività davvero stimolante in quanto ho assunto il Comando di un Battaglione Operativo delle Truppe Alpine dislocato in Trentino Aldo Adige».
Come ha deciso di intraprendere la carriera militare? E' stato un caso o una scelta sin dall'inizio?
«È stata una scelta maturata negli ultimi anni della scuola media superiore, anche se devo ammettere che il contatto con il "grigio-verde" è iniziato molto presto. Come si usa dire, essendo "figlio d'arte", con il papà nell'Aviazione dell'Esercito (specialista di bordo sugli elicotteri), le visite e i momenti passati in aeroporto erano frequenti. Personalmente, sentivo il desiderio di intraprendere una carriera che potesse soddisfare molteplici mie aspettative quali una vita dinamica a contatto con la gente, la possibilità di viaggiare e studiare, ricca si sfide e di soddisfazioni e che unisse la mia passione per la montagna».
I media italiani ed internazionali parlano spesso dei militari che perdono la vita nelle varie missioni, suscitando parecchi interrogativi sia tra i politici che - soprattutto - tra i cittadini. Può spiegarci cosa significa apprendere queste notizie "dall'altra parte" ossia essendo voi stessi militari?
«La perdita di un militare, di qualsiasi grado, arma o specialità esso sia, resta sempre e comunque un tragico e triste evento e soprattutto per noi addetti ai lavori, che perdiamo un collega. Il nostro mondo non è così poi tanto grande. Talvolta chi perde la vita è una persona conosciuta. A volte, come mi è capitato, è stato un tuo dipendente. Per tutti coloro i quali operano come noi nel comparto difesa e sicurezza, è un rischio che dobbiamo accettare. Fa parte del nostro essere militari, abbiamo giurato fedeltà alle nostre Istituzioni, consapevoli che il prezzo da pagare potrebbe essere anche quello della vita».

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25/09/2012

Alpini, raduno a Borgonovo e solidarietà con Finale Emilia

Duemila euro per le popolazioni terremotate

Borgonovo - Gli alpini di Borgonovo non smettono di essere vicini a chi si sta dando da fare per aiutare le popolazioni terremotate dell'Emilia e ieri, in occasione dell'annuale raduno, hanno destinato duemila euro a favore dell'Unità di Protezione Civile Ana Piacenza. Si tratta della stessa unità, coordinata da Franco Pavesi, che da mesi ormai è impegnata nel campo "Robinson" di Finale Emilia, gestito dagli alpini dell'Emilia Romagna, dove anche un nucleo di penne nere della sezione borgonovese ha prestato servizio in questi mesi. Proprio a loro, nove in tutto, ieri il capogruppo Piero Bosini ha rivolto un ringraziamento per le mille e 692 ore di servizio prestato (suddivise in vari turni) nel campo allestito dopo il terremoto. «Ad oggi il campo - ha ricordato Pavesi che è anche vice coordinatore regionale - ospita centosessantotto sfollati». I nove alpini borgonovesi che si sono alternati nel campo allestito a Finale Emilia hanno quindi ricevuto ieri il ringraziamento pubblico da parte del capogruppo Bosini e del presidente provinciale Bruno Plucani. Si tratta di: Giorgio Azzalin, Carmelo Cirillo, Carlo Cavallari, Carlo Magistrali, Franco Rocca, Salvatore Giorgio, Giacomo Lombardelli, Pietro Ozzola e Massimiliano Marruchi. Il capogruppo ha quindi annunciato la donazione di duemila euro che le penne nere avevano raccolto in occasione della festa dell'Angelo e che come detto sono stati destinati alla Protezione Civile. La festa è stato il momento per tutto il paese valtidonese di salutare e rendere omaggio ai suoi alpini, i quali hanno sfilato lungo le vie del centro di Borgonovo. La festa è stata utile anche per annunciare un progetto, già anticipato nei giorni scorsi da Libertà. «Come sezione provinciale di Piacenza - ha spiegato a margine degli interventi ufficiali il presidente Bruno Plucani - stiamo organizzando un gemellaggio con la sezione alpini di New York, di cui fanno parte circa 150 iscritti e che è presieduta dal piacentino Luigi Covati». «Con tutta probabilità a novembre - ha proseguito Plucani - saremo loro ospiti». Durante il soggiorno (tra il 9 e il 13 di novembre) gli alpini d'oltreoceano stanno pensando di organizzare una raccolta fondi a favore dei comuni terremotati dell'Emilia. Il presidente ha colto l'occasione anche per ricordare il grande appuntamento del 2013, quando Piacenza ospiterà l'adunata nazionale. «Il nostro obiettivo adesso - ha proseguito Plucani - è quello di arrivare preparati all'adunata nazionale che vogliamo organizzare in maniera puntuale». Tra i presenti anche il sindaco di Borgonovo Roberto Barbieri ha rivolto un saluto alle penne nere ricordando l'importanza della loro presenza all'interno della comunità locale.
 

Mariangela Milani

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23/09/2012

Perino, gli alpini volano a New York

Previsti incontri con i commilitoni emigrati, castagnata e festa dei piacentini

Perino - Alpini universali. Le penne nere scendono dai monti per attraversare l'Oceano Atlantico e riabbracciare i commilitoni emigrati a New York, negli Stati Uniti.
Il Gruppo alpini di Perino organizza una trasferta, dall'8 al 13 novembre, nella Grande Mela, «quattro giorni densi di eventi e di incontri», spiega il capogruppo Luciano Mazzari motivando il viaggio: «Andiamo ad invitare gli amici della sezione Ana statunitense al grande raduno nazionale in programma nel 2013 a Piacenza». L'invito cade su un terreno facile, perché il presidente degli alpini di New York Luigi Covati, premiato lo scorso agosto come emigrato benemerito, è originario di Perino e mai ha dimenticato la terra natale e l'appartenenza alle penne nere. «Vorremmo stabilire un gemellaggio - annuncia Mazzari - per continuare il legame nel tempo e siglare future iniziative comuni». Oltre a visite alla metropoli e incontri, si farà la castagnata nel parco e, uno dei momenti più forti, sarà la partecipazione all'annuale festa dell'associazione Valtrebbia Valnure di New York. Per iscriversi si deve contattare lo stesso Mazzari, oppure l'agenzia Mondial Viaggi, in corso V. Emanuele a Piacenza di Gigi Rocca, prosecutore del progetto "Viaggi dell'amicizia Ferrari".
L'appuntamento con la castagnata degli Alpini, a Perino, è invece il 6-7 ottobre nella Piazza del Mercato, «un evento ormai storico». Saranno cucinati anche piccola di cavallo, funghi e torte caserecce, dalle 18 del sabato a domenica notte. Intanto il Gruppo di Perino ha versato all'Associazione nazionale 2300 euro, somma raccolta alla festa del 16 agosto che verrà utilizzata per la ricostruzione di scuole e asili nei territorio colpiti dal terremoto.
 

Maria Vittoria Gazzola

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18/09/2012

Adunata alpini, ecco la città delle penne nere

Aree pari a 57 campi da calcio per il maxi accampamento del 2013. Premi ai ragazzi del Cassinari autori del logo

Sarà il più grande accampamento che Piacenza abbia mai visto in tempi recenti. Aree verdi attrezzate per 400mila metri quadrati (pari a 57 campi da calcio), con luce, acqua e servizi igienici a disposizione degli alpini di tutta Italia che caleranno a Piacenza in occasione dell'Adunata nazionale del maggio 2013. Ieri mattina, nell'aula del consiglio comunale di Piacenza, si è radunato per la terza volta il comitato organizzativo dell'Adunata nazionale 2013 - presieduto dal maggiore Nino Geronazzo (Conegliano Veneto) che ha di fatto formalizzato le aree messe a disposizione dal Comune di Piacenza per il grande campo tende. Presenti, tra gli altri, oltre al presidente della Sezione Alpini di Piacenza, Bruno Plucani, il presidente della Provincia Massimo Trespidi, l'assessore comunale Silvio Bisotti, il segretario nazionale Ana Silverio Vecchio, il consigliere nazionale Ana Corrado Bassi. Si partirà dalla zona di via Cremona con le aree verdi accanto alla casa cantoniera ed il cavalcavia sulla ferrovia, per proseguire con la grande zona verde della Galleana, da corso Europa fino a via Bubba, dove oggi ci sono panchine, alberi e pista ciclabile. Poi un'area privata alla Madonnina (di proprietà dell'Opera Pia Alberoni), infine i due valli delle mura farnesiane (lungo via XXI Aprile e lungo via IV Novembre).
«Gli alpini che ne faranno richiesta - spiega Bruno Plucani - pagheranno a seconda dei metri quadrati di cui avranno bisogno». Attualmente le presenze già certe ammontano a 20mila negli alberghi non solo di tutta la provincia ma anche del circondario. «Ormai si sta prenotando nel comune di Salsomaggiore - osserva Plucani - da noi è tutto esaurito». Altre diecimila presenze già accertate sono quelle delle strutture parrocchiali e simili del territorio provinciale. Infine gli alloggi collettivi. Tale pratica è ancora aperta. Si tratta di capannoni per lo più di proprietà militare che verranno attrezzati con brande e coperte dell'Ana nazionale. Il materiale è attualmente a Bolzano e gira di anno in anno per le Adunate nazionali. Nel corso dell'incontro di ieri sono stati presentati anche i componenti delle cinque sottocommissioni della commissione organizzativa. Il prossimo incontro ufficiale si terrà il 15 ottobre al quartier generale di via Cremona.
Momento clou della mattinata, tuttavia, la premiazione degli autori del logo ufficiale dell'Adunata nazionale: gli studenti del liceo Cassinari di Piacenza. O meglio l'autrice del logo (il cavallo di Alessandro Farnese con una penna tricolore): Arianna Maffi. Riconoscimenti anche per Nadia Halahanava e Giulia Bertotti. Tutti hanno ricevuto un tablet, mentre la classe 5ª grafica B, con la professoressa Domenica Nuzzolese, ha ottenuto un contributo per il giornalino scolastico. Presente alla premiazione la neo preside del Cassinari, Maria Luisa Giaccone, al suo primo giorno della nuova scuola.
 

Federico Frighi

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17/09/2012

Ferriere e la montagna: un abbraccio agli alpini

FERRIERE - Su i tricolori alle finestre, largo agli striscioni, alla folla festante, allo sguardo fiero di chi sfila per il paese: ecco la prova generale, su piccola scala, di quello che succederà il prossimo anno a Piacenza, con l'adunata nazionale degli Alpini. Ieri, Ferriere è stata invasa di penne nere per la 61ª "Festa Granda" che, se non ha raggiunto le migliaia di persone attese, di certo ha riempito il paese e ha rappresentato un momento storico per i suoi abitanti.
L'evento ha visto la partecipazione, oltre alle autorità locali e al presidente Ana provinciale Bruno Plucani, del comandante del sesto Reggimento Alpini di Brunico Luigi Rossi, originario proprio di Ferriere, assieme al vicepresidente vicario dell'Ana nazionale Adriano Crugnola, al presidente della Provincia Massimo Trespidi, all'assessore comunale di Piacenza Luigi Rabuffi e a numerosi sindaci del piacentino che non sono voluti mancare all'evento.
Fin dal primo mattino centinaia di alpini provenienti da tutte le parti d'Italia si sono riversati nel paese per la cerimonia dell'alzabandiera e della deposizione della corona d'alloro presso il monumento dei Caduti; ma presto la solennità si è trasformata in festa con la sfilata dei gruppi alpini per le strade del paese, accompagnati dalla Fanfara della Brigata Taurinense e dalla banda musicale di Pontedeollolio, oltre che dalle autorità (che hanno preferito gustarsi la sfilata camminando con le penne nere invece che salutarli dal palco d'onore).
Poi, spazio alla messa "al campo" di fronte alla chiesa parrocchiale, celebrata dall'arcivescovo di Modena monsignor Antonio Lanfranchi, nativo di Grondone di Ferriere.
«La capacità di sacrificio, allevata da voi alpini nel servizio militare, si concretizza nella vostra vita quotidiana, nelle virtù della fortezza, della costanza e della perseveranza» ha ricordato l'arcivescovo durante l'omelia.
«Voi ci richiamate i valori del vivere in una società avvelenata dagli idoli di oggi». A chiudere la celebrazione religiosa ci hanno pensato le parole vibranti del 95enne generale Luigi Morena, reduce di guerra, che ha recitato a memoria e interpretato con vera convinzione la Preghiera dell'Alpino, «per tutti quei giovani che non sono potuti ritornare tra le braccia delle loro madri».
Il sindaco di Ferriere Antonio Agogliati ha ricordato, da parte sua, la memoria dello scomparso "Tommasino" Bertelli, «corpo e anima degli alpini di Ferriere» e ha sottolineato il suo orgoglio per aver portato, con il caposezione locale Luigi Malchiodi, «un evento simile in un paesino come questo». Quindi è stato consegnato il contributo della "Fondazione Covoni" a monsignor Lanfranchi perché, assieme a un ulteriore pari contributo dal Comune, lo utilizzi a favore delle parrocchie terremotate dell'Emilia, dove c'è bisogno di ricostruire «non solo gli edifici ma le relazioni tra queste persone ferite nell'animo». Il sindaco ha inoltre consegnato un riconoscimento al 92enne Antonio Barbieri, l'alpino più anziano della sezione locale, e a Mario Spinetti, che ha donato il monumento dedicato agli Alpini e al partigiano Pietro Inzani, cui le autorità avevano reso omaggio già sabato sera.
La giornata si è conclusa in bellezza nel pomeriggio, con la Fanfara che ha dato nuovamente prova della sua bravura, con il suo carosello lungo le vie del paese.
 

Cristian Brusamonti

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17/09/2012

Il colonnello Luigi Rossi è tornato nella sua valle accompagnato dal picchetto d'onore di Brunico

FERRIERE - (crib) Ritorna al paese solo una volta all'anno, per visitare la tomba dei genitori al cimitero. Ma ne approfitta per andare a ritrovare i parenti, gli amici e per riannodare i fili con un passato con il quale - in realtà - non ha mai tagliato i ponti. Il colonnello Luigi Rossi, comandante del sesto Reggimento Alpini a Brunico, è nato a Ferriere, nella frazione di Ciregna. Ma per lui, tra le Alpi e gli Appennini, c'è una differenza prima di tutto affettiva. Quando torna, il colonnello si lascia incantare dal profumo dell'erba, dal colore dei fiori della sua terra d'origine. Persino la qualità della luce è diversa, rispetto alle montagne alpine.
Sono tanti i luoghi che Rossi ha visitato nella sua brillante carriera. Partito da Ferriere in giovane età, il comandante si è trasferito in provincia di Varese, a Fagnano Olona, dove ha studiato ragioneria. Dopo il congedo militare, tuttavia, ha deciso di frequentare l'accademia per curiosità. Ecco che - per volere della sorte - si trova a superare tutti i test e ad entrare di colpo nel mondo dei militari e degli Alpini. Finisce in Alto Adige e lì inizia la sua carriera, che l'ha portato a occuparsi di importanti incarichi: dal piano di invio dei soldati in una missione in Kosovo, alla guida del battaglione Edolo. Lo stesso Rossi è partito per l'Afghanistan, nella provincia governata dagli italiani ad Herat, e lì è rimasto per più di un anno in missione di pace. Ora, da un anno esatto, è diventato comandante del sesto reggimento Alpini, alla guida di alcune centinaia di soldati.
Ma, anche lontano dalla Valnure, il colonnello non dimentica Ferriere che rimane da sempre un'oasi felice dove tornare con il ricordo: ci ha vissuto per anni, ha frequentato il paese, si è immerso nella cultura del luogo. Non fa parte della schiera di chi, dopo essere partito dai luoghi natii in giovane età, cancella le proprie origini. E glielo si legge dagli occhi, che s'intravedono da sotto il cappello. Luigi Rossi non è venuto solo, da Brunico. Si è portato dietro il suo picchetto d'onore, che per tutta la giornata ha fatto bella mostra di sé, con le armi in pugno, nei vari momenti della Festa Granda. Tra di loro, c'è anche una giovane donna: si chiama Gloria Valentini. Ha raccolto tutti i capelli in una ciocca dietro alla nuca, nascondendoli nel cappello. A Brunico, ci spiega la giovane militare, ci sono altre dieci donne. Donne straordinarie, in grado di arrampicarsi sulle montagne ai massimi livelli: questo dicono i loro superiori. Donne che non accettano favoritismi, che ogni giorno pretendono (e ottengono) di avere la stessa dignità dei colleghi maschi.

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16/09/2012

FERRIERE - (crib) Sono arrivati ieri pomeriggio con le loro penne nere e la voglia di festeggiare il loro orgoglio, in vista dell'adunata nazionale del prossimo anno: gli Alpini hanno iniziato ad affluire a Ferriere in vista della 61esima "Festa Granda" di oggi, per la quale sono previste circa 5mila presenze. Ieri pomeriggio, le autorità alpine sono state accolte in municipio per un brindisi di benvenuto ed un cena conviviale; in serata, spazio ai canti della montagna con il concerto dei cori alpini "Valnure", "Valtidone" e "Le Ferriere".
Ma oggi è il grande giorno. Per prepararsi all'invasione, Ferriere ha dovuto attrezzarsi non poco, istituendo parcheggi, punti di ristoro e bloccando momentaneamente la viabilità lungo le strade principali: a partire da questa mattina alle ore 7 fino alle 13 sarà chiusa al traffico la strada provinciale 654R di Valnure (tra il ponte sul Nure e piazza della Repubblica) e la strada provinciale 50 del Mercatello (nei tratti di largo Risorgimento, via Roma, e via Torino. La giornata inizierà alle 9.30, alla presenza del picchetto d'onore alpino e del colonnello Luigi Rossi (comandante del Sesto reggimento Alpini di Brunico ed originario di Ferriere) con la cerimonia dell'alzabandiera e la deposizione della corona d'alloro al monumento dei caduti; subito dopo, inizierà l'ammassamento in piazza Miniere per poi partire alle ore 10 con la sfilata lungo le vie del paese, accompagnati dalla Fanfara della Brigata Taurinense e dalla Banda di Pontedellolio. Dopo il percorso in pompa magna, alle 11 si ritornerà di fronte alla chiesa per una messa "al campo" celebrata dall'arcivescovo di Modena e Nonantola monsignor Antonio Lanfranchi, dal cappellano sezionale don Stefano Grilli e dal parroco di Ferriere don Giuseppe Calamari. Al termine della funzione, spezio per i discorsi ufficiali con l'assegnazione del contributo "Fondazione Capitano Covoni" e la classica consegna della stecca agli alpini e al comune di Podenzano, che il prossimo anno organizzerà la Festa Granda. Nel pomeriggio, alle 15.30, la Fanfara tornerà ad esibirsi con le Majorettes in piazza Miniere. Per tutta la giornata saranno presenti stand gastronomici della Proloco e degli Alpini di Carpaneto.

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16/09/2012

Gnocchi protesta: scarsa riconoscenza per il gruppo alpini

Rottofreno - «Poco valorizzato dall'Amministrazione municipale il ruolo svolto dagli alpini nell'ambito delle iniziative di solidarietà promosse a Rottofreno a favore delle popolazioni terremotate». La denuncia è arrivata, nel corso del consiglio comunale, dall'esponente della minoranza Giorgio Gnocchi, a capo del locale gruppo delle Penne nere. «Abbiamo messo in campo 15 volontari per beni da destinare all'Emilia, ma non abbiamo ricevuto alcun ringraziamento - ha affermato -. Ci poteva essere un segnale di maggiore attenzione da parte del Comune». In particolare, il consigliere si è riferito all'intervento del sindaco Raffaele Veneziani nell'ambito di una serata dei "Giovedì in... sieme", nella quale il primo cittadino non ha citato l'attività svolta dagli Alpini. Gnocchi ha inoltre sottolineato come sarebbe stato opportuno invitare i volontari alla consegna del materiale raccolto. «In occasioni diverse ho reso alle Penne nere onore e merito, anche in misura maggiore rispetto ad altre associazioni», ha ribattuto il sindaco, ammettendo comunque la dimenticanza durante la serata estiva: «Approfitto della seduta del consiglio per ribadire il mio sincero ringraziamento nei loro confronti».
La discussione si è quindi spostata sul caso del pioppeto di via Guareschi, a Rottofreno. A sollevarlo, la consigliera Simona Bellan (Pd). «Alcune piante erano malate e andavano abbattute per poi essere sostituite - è intervenuta -. Invece è stata fatta piazza pulita delle piante». «Il taglio è inoltre avvenuto a prescindere da qualsiasi perizia agronomica», ha aggiunto la collega Mara Negrati. Segnalazioni a cui ha risposto l'assessore all'ambiente Paola Galvani: «I pioppeti non sono colture disciplinate dal regolamento comunale del verde». Il regolamento, come ricordato dall'assessore, non si applica agli impianti da arboricoltura. A chiudere la discussione, il sindaco Veneziani che ha ricordato come sia stato chiesto alla proprietà la ripiantumazione con essenze autoctone diverse dal pioppo. «Rimane il problema - ha ribattuto la Negrati - che nessuno può abbattere alberi senza una preliminare perizia».
 

Filippo Zangrandi

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15/09/2012

"Festa Granda" a Ferriere: attese 5mila penne nere

FERRIERE - È tutto pronto per l'invasione dei 5mila: Ferriere si prepara ad accogliere gli Alpini che oggi e domani si ritroveranno nel piccolo paese dell'alta Valnure per la loro tradizionale "Festa Granda", giunta alla 61esima edizione. Il Comune, dopo diversi mesi di lavoro con il gruppo alpini locale, sta attrezzando le strutture di accoglienza ed i parcheggi per accogliere migliaia di penne nere e di visitatori per quest'importante evento che mancava dal paese da quasi quarant'anni: l'ultima volta che gli alpini si sono ritrovati in piazza Miniere era il 1975.
Ci saranno le personalità di spicco del Corpo degli Alpini, ci saranno le autorità dei Comuni di tutto il piacentino, ci sarà la Provincia. Ma soprattutto ci saranno le penne nere delle regione limitrofe, previsti in gran numero. Già questa sera arriveranno a Ferriere i primi gruppi di alpini, con il benvenuto e un aperitivo nella sala consigliare del Comune, alle ore 18.30. Dopo una cena in un ristorante vicino, alle ore 21 si terrà nella chiesa parrocchiale di San Giovanni un concerto con la partecipazione del "Coro Ana Valnure", del "Coro Alpino Val Tidone" e del "Coro Le Ferriere". Ma sarà domani il fulcro della manifestazione: alle 9.30, alla presenza del picchetto d'onore alpino e del colonnello Luigi Rossi (comandante del Sesto reggimento Alpini di Brunico ed originario di Ferriere), si svolgerà l'alzabandiera con la deposizione della corona d'alloro al monumento dei caduti; subito dopo, inizierà l'ammassamento in piazza Miniere per poi partire alle ore 10 con la sfilata lungo le vie del paese, accompagnati dalla Fanfara della Brigata Taurinense e dalla Banda di Pontedellolio.
Il serpentone ritornerà poi in piazza verso le ore 11, quando sarà celebrata la Santa messa "al campo", di fronte alla chiesa, da parte dell'arcivescovo di Modena e Nonantola monsignor Antonio Lanfranchi, il cappellano sezionale don Stefano Grilli e il parroco di Ferriere don Giuseppe Calamari. Al termine della funzione, si terranno i discorsi ufficiali con l'assegnazione del contributo "Fondazione Capitano Covoni" e la consegna della stecca agli alpini e al comune di Podenzano, che il prossimo anno organizzerà la Festa Granda. Poi, spazio alla parte "gastronomica" della giornata, garantita da tutti i ristoranti del paese, oltre che dagli stand della Proloco e degli Alpini di Carpaneto. E per chi fosse arrivato in ritardo, nel pomeriggio - alle 15.30 in piazza Miniere - si esibirà nuovamente la Fanfara con l'esibizione delle majorette. Per tutta la mattinata, dalle ore 7 alle 13, verrà temporaneamente chiusa la strada provinciale 654R di Valnure (tra il ponte sul Nure e piazza della Repubblica) e la strada provinciale 50 del Mercatello (nei tratti di largo Risorgimento, via Roma, e via Torino). I visitatori e gli ospiti saranno indirizzati negli appositi parcheggi.


Cristian Brusamonti

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12/09/2012

Donazione alle parrocchie emiliane colpite dal terremoto

Ferriere pronto a dare il benvenuto agli alpini

Migliaia di penne nere da tutta l'Italia

Ferriere è pronta per dare il benvenuto alle penne nere. Saranno alcune migliaia gli alpini che questo fine settimana si daranno appuntamento nel centro dell'alta Valnure in occasione della 61ª Festa granda, il principale raduno della provincia.
L'avvenimento, organizzato dalla sezione provinciale dell'Associazione nazionale alpini (Ana) e dal gruppo di Ferriere, non richiamerà solo affiliati emiliani, dato che per la due giorni sono attesi alpini provenienti da diverse regioni. «Continuiamo a ricevere richieste di partecipazione a livello nazionale - conferma il presidente della sezione Ana piacentina, Bruno Plucani -. In particolare si stanno facendo avanti diverse sezioni friulane e abruzzesi, che ci tengono a rappresentare i propri territori e a scoprire la zona in vista dell'adunata nazionale del 2013 in programma a Piacenza».
Ormai garantite sono la presenza della fanfara militare della Brigata alpina Taurinense e un picchetto armato composto da una decina di militari appartenenti al 6° Reggimento alpini di stanza a Brunico (Bolzano), comandato dal colonello Luigi Rossi, originario di Ferriere. «Un motivo di orgoglio - prosegue Plucani - è rappresentato dall'avere con noi il vicepresidente vicario dell'Ana, Adriano Crugnola, in veste di oratore ufficiale. Un'altra presenza che ci onora è quella del generale Luigi Morena, ex comandante della Scuola militare alpina di Aosta».
La manifestazione si aprirà sabato alle 18,30 con il ricevimento degli ospiti nella sala consigliare del municipio. Al termine dell'aperitivo, che si terrà in comune, dalle 19 gli invitati ceneranno in un ristorante, dopodiché è in programma un concerto nella chiesa parrocchiale. Tre i cori che dalle 21 si esibiranno intonando canti alpini e di montagna: il Coro Ana Valnure, il Coro alpino Valtidone e il Coro Le Ferriere.
Giornata clou sarà però quella di domenica, con tanti eventi previsti. Si inizierà alle 9,30 con l'alza bandiera e un quarto d'ora più tardi inizierà l'ammassamento in piazza Miniere. Alle 10 partirà la sfilata per le vie del paese, che si protrarrà fino a poco prima delle 11, quando inizierà la messa al campo, celebrata in piazza dall'arcivescovo della diocesi di Modena e Nonantola, monsignor Antonio Lanfranchi, e da don Giuseppe Calamari, parroco di Ferriere e cappellano della sezione piacentina. Alle 11,45 interverranno le autorità, tra le quali il sindaco, Antonio Agoliati, il vicepresidente dell'Ana ed il presidente sezionale, prima dell'assegnazione del contributo "Fondazione capitano Govoni". La somma sarà affidata a monsignor Lanfranchi, il quale devolverà il denaro a favore delle parrocchie emiliane colpite dal terremoto della scorsa primavera.

Filippo Columella

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02/09/2012

Ferriere, gli Alpini: «Critiche sulla baita? Rivolgetevi a noi, pronti a chiarire tutto»

Ferriere - «Se i cittadini di Ferriere vogliono esporre critiche, dubbi, domande o chiarimenti sulla nostra baita possono rivolgersi direttamente a noi». I membri del locale Gruppo alpini, rammaricati per la comparsa di messaggi scritti a mano che ignoti hanno affisso in località Casa Rossa e sulle pareti esterne della struttura, si aprono al confronto con chi pare non gradire la presenza del nuovo edificio. Poche anonime righe nei giorni scorsi hanno infatti liquidato come antiestetico il prefabbricato che verrà inaugurato in occasione della Festa granda provinciale che si terrà il 15 e il 16, non lesinando critiche nemmeno ad un'amministrazione comunale resasi disponibile a sostenere gli alpini con un contributo economico una tantum, ignorando però - sostiene l'autore del volantino - i problemi legati all'ostruzione delle condotte fognarie di via Moro.
«Tali considerazioni sono state espresse ad opera ancora da completare: è previsto che la baita venga verniciata, abbellita da un giardino con giochi per bambini e da una staccionata in legno, come ornamento che richiami le tradizioni di montagna» puntualizza il capogruppo, Luigi Malchiodi. Precisazioni analoghe erano già state formulate dal sindaco, Antonio Agogliati, e dal vice, Giovanni Malchiodi attraverso Libertà di ieri. «Il gruppo di Ferriere - prosegue il capogruppo - è uno dei pochi in provincia a non avere ancora una sede propria, che servirà per organizzare e sviluppare attività ed iniziative. Da anni stavamo progettando questa baita, perciò abbiamo chiesto la collaborazione del Comune. L'amministrazione ha deliberato allora la cessione dell'area per la costruzione, della quale ci stiamo occupando direttamente. Terreno e baita resteranno di proprietà del Comune, mentre il Gruppo alpini, come da accordi, ne usufruirà come sede».


Filippo Columella

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01/09/2012

Critiche alla baita degli alpini: «Antiestetica, denaro sprecato»

Il sindaco: sarà verniciata e dotata di giardino

Ferriere - Fa discutere la nuova baita degli alpini di Ferriere. A criticarla sono gli autori di improvvisati volantini scritti a penna su fogli di quaderno e affissi in località Casa Rossa, dove la struttura è stata edificata in vista della Festa granda in programma per sabato 15 e domenica 16 settembre. Il prefabbricato, destinato a ospitare la sede del locale Gruppo alpini, viene giudicato come sgradevole in quanto limiterebbe la veduta del paesaggio. Gli autori del volantino, che si firmano semplicemente "Casa Rossa", parlano di «spreco di denaro pubblico» per finanziare quello che loro ritengono «un rifugio marcio e siliconato». E accusano l'amministrazione comunale di ignorare le condizioni dei marciapiedi «pieni di buche» di via Aldo Moro. La situazione della strada, sostengono sempre gli autori del messaggio anonimo, sarebbe inoltre aggravata dalla presenza di «fognature intasate».
Alle accuse di antiesteticità della baita e di trascuratezza della via rispondono il sindaco, Antonio Agogliati, e il vice, Giovanni Malchiodi. «La baita, che può essere smontata - affermano - risulterà più gradevole dopo la verniciatura e quando sarà ultimato il giardino. E' di proprietà degli alpini, ai quali abbiamo versato un contributouna tantum. Per quanto riguarda via Moro, è pronto e approvato un finanziamento per il rifacimento. L'ente non è a conoscenza di problemi fognari, ai quali mettiamo mano non appena riceviamo segnalazioni». «E' bene - aggiunge Agogliati - che l'autore del messaggio sappia di avere a disposizione gli amministratori per trovare eventuali soluzioni».

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31/08/2012

Alpini, il guidoncino sulla montagna della Grande guerra

CARPANETO - (p. f.) Il "guidoncino", quel piccolo e speciale gagliardetto triangolare, del gruppo Alpini di Carpaneto, è arrivato al rifugio Contrin di Canazei, in Trentino, dove è stato esposto in bella vista in seconda fila tra gli altre mille già presenti. Il noto rifugio è di proprietà dell'Associazione nazionale alpini, luogo altamente simbolico per tutti gli alpini, teatro di tante battaglie e di atti di eroismo sulle creste della Marmolada e dove ogni anno alla fine di giugno, si radunano tanti alpini provenienti da tutta Italia per onorare i caduti e ricordare i fatti d'arme. A portare il guidoncino di Carpaneto sono stati due orgogliosi alpini di Carpaneto, il vicecapogruppo Giorgio Argellati e Aldo Rigolli che hanno consegnato al gestore del rifugio l'emblema del gruppo di Carpaneto che è subito collocato fra gli altri mille già presenti.

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29/08/2012

Sopralluogo del presidente della Provincia Trespidi

L'ex casa cantoniera di via Cremona pronta per l'adunata nazionale alpini

(mir.) - E' ormai pronta la sede del comitato organizzatore in vista dell'86esima adunata nazionale degli alpini, in programma il 10 -11-12 maggio 2013 a Piacenza. Ieri pomeriggio il presidente della Provincia Massimo Trespidi, accompagnato dal direttore generale dell'ente Cinzia Bricchi e dal tecnico Antonio Mazzocchi, ha compiuto un sopralluogo negli spazi dell'ex casa cantoniera dell'Anas (in via Cremona 1) che tra qualche mese ospiterà la centrale operativa dell'attesa adunata. L'immobile, di proprietà della Provincia e concesso in uso gratuito all'associazione, è stato completamente riqualificato, esternamente e internamente, dagli alpini. Attualmente, dopo i lavori avviati a inizio 2012, ospita diversi locali, una cucina, una sala riunioni, alcuni uffici e uno spazio dedicato all'accoglienza degli alpini in arrivo da tutta Italia, e non solo, e destinato a fornire loro tutte le informazioni su come spostarsi in città.
«Nelle prossime settimane - ha annunciato questo pomeriggio il presidente Trespidi - la sede del comitato organizzatore verrà inaugurata ufficialmente alla presenza di quanti hanno contribuito a portare a Piacenza un evento tanto atteso quanto importante. La messa a nuovo dello spazio che sarà il centro nevralgico dell'appuntamento del prossimo maggio rappresenta il cuore della collaborazione instaurata tra la Provincia e gli alpini oltre che un esempio concreto che declina operativamente, e non solo a parole, il concetto reale di sussidiarietà inteso come azione compiuta da persone singole e gruppi associati al servizio del bene comune».
Intanto proseguono i preparativi per l'adunata nazionale. «La Provincia - ha dichiarato a questo proposito il presidente Trespidi - oltre all'ex casa cantoniera metterà a disposizione anche la caserma dei vigili del fuoco di viale Dante e le palestre delle scuole di proprietà dell'ente al fine di allargare la rete di accoglienza verso i numerosissimi ospiti che approderanno a Piacenza».

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28/08/2012

Il dispositivo salvavita si trova sulla facciata esterna dell'Oratorio

Gli alpini hanno donato un defibrillatore a Mezzano

Bobbio - E' stato inaugurato domenica scorsa a Mezzano Scotti, prima della messa, il defibrillatore donato dal locale gruppo alpini. Presenti al momento inaugurale il sindaco Marco Rossi, il presidente provinciale degli alpini Bruno Plucani, il gruppo alpini di Mezzano capitanati da Giuseppe Schiavi, il capogruppo della sezione bobbiese Giuseppe Manfredi e il parroco di Mezzano don Francesco Gandolfi. La donazione è stata fatta dal gruppo alpini di Mezzano, per confermare la loro solidarietà e vicinanza al territorio. Questo concetto è stato ribadito anche dal presidente provinciale Plucani e dal sindaco Rossi nei loro interventi prima della benedizione dell'apparecchiatura.
Quest'ultimo, nel ringraziare gli alpini ha apprezzato quanto stanno facendo a favore della popolazione, ha sottolineato l'importanza della presenza dell'apparecchiatura in una località non vicinissima al pronto Soccorso. «Sono molto compiaciuto di quest'importante iniziativa. La presenza qui di un defibrillatore è una cosa estremamente importante, per poter intervenire tempestivamente in caso di necessità».
Il defibrillatore è stato collocato sulla facciata esterna dell'Oratorio di Mezzano in una cassetta predisposta per l'occorrenza a disposizione di tutti e, a breve verranno organizzati corsi per l'uso della strumentazione.

Patrizia Marchi

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27/08/2012

Alpini protagonisti dei soccorsi in Emilia

Bruno Plucani: «Ogni settimana costanti partenze da Piacenza per Finale»

Piacenza - Quelli vissuti da Finale Emilia subito dopo il terremoto sono stati tra i giorni più difficili attraversati dalla città nell'ultimo secolo. Le scosse avevano lasciato il segno, nelle ore successive al sisma la gente si aggirava sconvolta per le vie del paese. Immediato l'arrivo degli Alpini da tutta l'Emilia Romagna, impegnati nell'allestire il campo di accoglienza "Robinson". Si trattava del primo in Regione e con ogni probabilità sarà anche l'ultimo a chiudere, a fine settembre, come annunciato dall'assessore regionale alla protezione civile Paola Gazzolo nel corso di una visita svolta nei giorni scorsi. Al suo fianco, il collega Giancarlo Muzzarelli, il presidente nazionale dell'Ana, Corrado Perona, cinque consiglieri dell'associazione e i presidenti delle sezioni provinciali tra cui il piacentino Bruno Plucani. «Ogni settimana è partito da Piacenza alla volta di Finale un numero variabile di Alpini, da 4 ad 8», afferma quest'ultimo. «Il rapporto instaurato con la popolazione è stato particolarmente positivo e, anche nella nostra città, si è avviata una raccolta di fondi promossa dai gruppi della bassa val Trebbia ed estesa poi a tutta la provincia». Le risorse saranno versate sul fondo unico nazionale gestito dall'Ana e presto sarà deciso se spenderle per la ristrutturazione di una scuola o di una struttura per anziani.
Lavoravano sotto la pioggia, le Penne nere, subito dopo la prima scossa. Lavoravano fischiettando e in questo modo hanno assistito la popolazione, contribuendo anche a risollevarne in parte il morale con la simpatia e allegria che le contraddistinguono. «Gli Alpini - ha affermato Paola Gazzolo - rappresentano una colonna portante del sistema nazionale e regionale di protezione civile. In questi mesi il loro impegno si è rivelato prezioso e insostituibile per tante ragioni: non solo perché hanno dimostrato di operare con grande energia, ma anche perché hanno trasmesso fiducia ai cittadini. Quella fiducia che porta a guardare al futuro interrotto come nuovamente possibile». L'assessore ha quindi ricordato le 5.612 persone ancora assistite dalla Protezione Civile, in calo del 62% rispetto al picco di 14.804 registrato l'8 giugno. «Nella vastità della tragedia che ha colpito l'Emilia nessuno può fare da solo», ha aggiunto. «Per questo è stato particolarmente importante il grande sciame di solidarietà che si è attivato: da chi, come le Penne nere, ha deciso di impegnarsi in prima persona nell'assistenza a chi ha versato il proprio contributo con l'Sms solidale o ha organizzato le numerose iniziative promosse a sostegno dei terremotati. I fondi raccolti - ha concluso Gazzolo - saranno utilizzati secondo criteri precisi: equità, legalità e trasparenza. Ogni cittadino dovrà sapere a cosa è stato destinato anche il singolo euro: l'Emilia Romagna saprà dimostrare che il Paese può cambiare, può essere migliore».

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18/08/2012

Il monumento Sarà collocato in un un'area verde di cui è partita ieri la riqualificazione

Alpino di bronzo in viale Bandiera

Dietro alla statua le Tre Cime di Lavaredo scolpite su marmo rosa

Castelsangiovanni dedica un monumento al Corpo degli Alpini. L'opera, in bronzo fuso, raffigurerà un alpino con un mulo che cammina lungo un sentiero di montagna. Sullo sfondo, scolpite su marmo rosa, si staglieranno le Tre Cime di Lavaredo, le vette più famose delle Dolomiti. La scultura sarà collocata nell'ultimo tratto dei giardini di viale Fratelli Bandiera, un triangolo verde posto tra via Morselli e la rotonda di via Allende (vicino al parcheggio del Basko). Si tratta della parte di giardini pubblici che ancora non sono stati interessati dai lavori di riqualificazione che negli anni passati avevano riguardato l'area verde che costeggia viale Bandiera. Proprio all'interno di una serie di lavori che hanno preso il via ieri mattina per riqualificare anche quest'ultima zona verde è prevista la collocazione della statua, che verrà inaugurata prima del fatidico giugno 2013, quando anche Castelsangiovanni sarà interessata dall'adunata nazionale delle penne nere in programma a Piacenza. Anche in vista di quell'evento è stata quindi ideata la collocazione della statua. «Finalmente - commenta il vice capogruppo Giancarlo Sadirlanda - si concretizza un progetto cui da almeno un anno stiamo lavorando». Sono previste due fasi. Il Comune, tramite l'architetto Marco Gallonelli dell'ufficio lavori pubblici, ha infatti curato la progettazione relativa alla riqualifica dell'area verde con il posizionamento di tutto il basamento in cemento e le parti in marmo bianco e granito rosa. La statua dell'alpino in cammino con il mulo è stata invece progettata da un esperto disegnatore, Enzo Marchi, che ha sottoposto diversi bozzetti agli alpini di Castelsangiovanni, i quali hanno poi scelto quello che ora dovrà essere realizzato all'interno della fonderia del Polo di Mantenimento Pesante di Piacenza (dopo l'approvazione definitiva che dovrà arrivare da Roma). Nel frattempo ieri mattina rappresentanti dell'amministrazione, progettisti e diverse penne nere hanno effettuato un primo sopralluogo nell'area verde, dove sono iniziati i lavori e dove è previsto il posizionamento del monumento che sarà rivolto in direzione della rotatoria di via Allende, in modo da essere visibile a quante più persone possibili. Il progetto prevede anche la sistemazione del verde circostante con la piantumazione di nuove siepi e la riqualifica dei marciapiedi, che verranno uniformati a quelli a suo tempo realizzati nella restante parte dei giardini di viale Bandiera.

Mariangela Milani

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15/08/2012

Domani la grande festa degli alpini a favore dei terremotati

PERINO - Il presidente dell'Associazione alpini di New York, Luigi Covati, premiato come "Piacentino benemerito nel mondo" domenica scorsa a Farini, parteciperà alla festa degli alpini in programma domani a Perino. Durante l'appuntamento gastronomico-musicale saranno raccolti fondi a favore delle popolazioni terremotate dell'Emilia. «Intendiamo manifestare pubblicamente la nostra vicinanza alla loro sofferenza - dice Luciano Mazzari capogruppo della sezioni alpini di Perino -, vogliamo far sentire che il cuore dell'alta Valtrebbia batte per loro». All'organizzazione della giornata hanno infatti aderito i gruppi delle penne nere di Mezzano Scotti, Coli, Bobbio, Marsaglia e Ottone. Gli stand gastronomici, allestiti nella piazza del Mercato, funzioneranno dalle 11.30 e si potrà gustare in particolare la costata alla piastra, e pasta asciutta: Nel pomeriggio Domenico Grassi condurrà l'esibizione di fisarmonicisti; in serata, le cucine continueranno a sfornare costate e la musica allieterà i partecipanti alla festa. Sono previsti interventi dei sindaci della Valtrebbia, del presidente della Comunità montana Massimo Castelli e del presidente provinciale degli alpini Bruno Plucani.

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13/08/2012

«Questi sono i luoghi più belli del mondo, bisogna ricordarli a chi se li dimentica»

Luigi Covati, imprenditore edile, con i suoi Alpini di New York sarà all'adunata 2013

FARINI - Con quell'accento masticato, tanto gentile, che fa così "yankee" e fa pronunciare "Trespìdi" il cognome del presidente della Provincia, Massimo Trespidi, Luigi Covati, nato e cresciuto a Perino, annuncia che la sezione di New York degli Alpini, da lui presieduta e composta da 57 penne nere, sarà a Piacenza nel 2013. L'annuncio, in occasione del ritiro del premio di "Piacentino benemerito nel mondo", è carico di orgoglio, perché l'adunata significa due cose. Tornare in patria, e sfilare a casa.
Luigi, ieri pomeriggio, nella sala consigliare del Comune di Farini, non si aspettava tanta folla, e un riconoscimento così importante. - dice. Lui è emigrato a New York quando era giovanotto. Era il 1967, quando, anche a Piacenza, circolava quella storiella dell'emigrato che, dopo due mesi nella patria dei jeans e del chewing gum, chiamava papà e diceva di allargare il garage perché potevano permettersi la Fiat Cinquecento. La storia di Covati non è una storiella, è una vita, ha iniziato la sua esperienza lavorando per la piacentina Cementirossi - «l'incontrare il bello e il brutto, solo che quando uno è giovane vede tutto come una grande avventura. Ora, mi guardo indietro e mi chiedo come ho fatto. Ho iniziato a lavorare nel settore edile nei grattacieli di New York, all'inizio era difficile, sentivo la mancanza del mio paese, della mia famiglia. Nel 1972 - precisa -, ho conosciuto la più bella donna d'America, la signorina Maria Marchini, emigrata da Borgotaro. Dopo tre anni, abbiamo abbracciato il nostro bambino, Louis Michael. Abbiamo fondato la Covati Construction Corporation, ma nel 1996 mia moglie si è ammalata ed è scomparsa due anni dopo. Siamo andati avanti non dimenticando mai dove sono nato e cresciuto: io appartengo a questi posti, ogni anno vi torno in vacanza - conclude -, perché la patria non si dimentica mai, neppure quando si vive lontano. Piacenza e l'Italia sono i luoghi migliori del mondo, ma troppo spesso chi dovrebbe ricordarselo se lo dimentica».
«Siamo felici della partecipazione all'adunata del 2013 degli Alpini di New York, abbiamo già trovato loro una sistemazione - spiega il presidente provinciale degli alpini, Bruno Plucani -. Le sezioni italiane sono 81, quelle estere sono 33: le accoglieremo con affetto e saranno collocate tutte nella caserma dei Vigili del fuoco». «Porteremo la nostra fanfaretta, che da sempre ci accompagna nelle nostre adunate» conclude Covati, ricevendo, orgoglioso, una stampa dedicata alla manifestazione, realizzata dal pittore piacentino, Romano Bertuzzi.


El. Mal.

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11/08/2012

Rivergaro, alla "veglia verde" degli alpini successo per la raccolta pro-terremotati

RIVERGARO - Organizzata dai gruppi alpini della Bassa Valtrebbia nella sede dell'Anspi di Piede Dugliara, utilizzando l'ampio giardino dietro la chiesa, si è svolta con successo la "veglia verde benefica" in due serate per raccogliere fondi da devolvere ai terremotati dell'Emilia.
A rappresentare la sezione piacentina c'erano il vicepresidente Sesto Marazzi, il consigliere di vallata Renato Albasi, il segretario Giuseppe Rovati e il tesoriere Roberto Migli. Accanto ai capigruppo Luigi Mercori di Rivergaro, Roberto Ronda di Settima, Marco Girometta di Travo e Giorgio Gnocchi di San Nicolò. Erano presenti i sindaci di Gossolengo, Angela Bianchi, Pietro Martini di Rivergaro con l'assessore Emilio Gazzola, Lodovico Albasi di Travo con il vice Roberta Valla. Nella sua prolusione il vicepresidente Marazzi ha sottolineato che «l'intero ricavato della veglia verrà devoluto a favore delle popolazioni terremotate dell'Emilia-Romagna e ha pertanto sentitamente ringraziato i capigruppo e gli organizzatori per la lodevole iniziativa». Ha inoltre ricordato il notevole contributo della nostra Protezione civile «intervenuta sui luoghi della sciagura offrendo aiuto che con competenza ha cercato di alleviare le sofferenze e i disagi di quelle sfortunate popolazioni». Ha quindi proseguito sottolineando i metodi operativi «sempre rivolti a realizzare alloggi di fortuna mantenendo una continua assistenza e programmando tendopoli, alloggi prefabbricati e costruzioni di abitazioni e di ritrovi indispensabili per la comunità: asili, scuole, chiese e altro». Parlando poi dell'Adunata nazionale, che si terrà a Piacenza nel 2013, ne ha illustrato gli scopi soffermandosi su una delle principali ragioni dell'adunata, quella «di ricordare e commemorare coloro che sono andati avanti e chi ha combattuto per difendere la patria».

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10/08/2012

Nuova sede degli alpini Entro la fine dell'estate al via i primi lavori

CASTELVETRO - Primi passi dell'iter burocratico per la nuova sede del gruppo alpini di Castelvetro, che sorgerà nel quartiere Luigi Longo. Nei giorni scorsi, la giunta comunale ha definito gli indirizzi per la fornitura di sabbia, primo step necessario per arrivare al vero e proprio inizio degli interventi per quella che sarà la nuova "casa" delle penne nere castelvetresi. Saranno 90 i metri cubi di sabbia necessari per realizzare la base sulla quale sorgerà la struttura prefabbricata in legno, che si estenderà su una superficie di 250 metri quadrati. A spiegare i vari passaggi e le caratteristiche della nuova sede è il capogruppo degli alpini di Castelvetro, Mario Piacentini. «Siamo quasi pronti per partire con i lavori - spiega la "guida" delle penne nere del paese - la delibera relativa alla sabbia necessaria era il primo step necessario per avviare l'iter; ora dovremo attendere il progetto dell'impianto elettrico. Con ogni probabilità, i lavori inizieranno prima della fine dell'estate». Quanto dureranno, però, sembra essere difficile da definire, seguendo il discorso di Piacentini. «Dipenderà dai fondi che riusciremo ad avere a disposizione; utilizzeremo quelli che abbiamo in cassa anche grazie alle feste, mentre qualcuno ci ha dato una mano con un'offerta. La nostra intenzione è riuscire a realizzare la struttura arrivando a chiuderla col tetto, poi per le migliorie ci sarà tempo». Quindi aggiunge. «Oltre ad essere la nostra nuova sede, diventerà anche un punto di riferimento per l'area verde circostante, che dovrebbe essere attrezzata come parco giochi. Con la nostra presenza in determinate fasce orarie, metteremo a disposizione i servizi igienici».


Luca Ziliani

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07/08/2012

Successo per la prima "olimpiade di una volta"

Pecorara nel giorno della pastafrolla riscopre i giochi popolari di un tempo

Pecorara - I giochi di un tempo sono tornati a rivivere l'altro pomeriggio a Pecorara dove, in occasione della sagra della pasta frolla, si è tenuta la prima edizione delle "Olimpiadi di una volta". Lungo le vie del caratteristico borgo dell'Alta Valtidone, grandi e piccini in arrivo da Pecorara, Costalta e Ziano (suddivisi per squadre) si sono dati battaglia a suon di giochi oggi quasi dimenticati come il lancio del sasso, il taglio del tronco, lo spettacolare e sempre tifatissimo tiro alla fune, i quali hanno rinverdito antiche tradizioni popolari. Per i più piccoli gli organizzatori hanno allestito gare di tiro alla pentolaccia, pesca della mela, corsa coi sacchi e un mini-tiro alla fune. Il pomeriggio di giochi non poteva non concludersi con la scalata dell'albero della cuccagna, cui la storica squadra in arrivo di Groppo di Piozzano ha dato l'assalto per raggiungere la cima.
I giochi sono stati la novità di quest'anno di una festa che, in mattinata, aveva preso il via con l'inaugurazione del mercatino artigianale e dei prodotti tipici. Anche quest'anno non poteva mancare la distribuzione delle torte di pasta frolla, vera specialità del paese, preparate ogni anno in occasione delle festa di inizio agosto. Come da previsione le deliziose preparazioni dolciarie sono andate letteralmente a ruba nel giro di breve tempo. Tutti i partecipanti alla prima edizione dei giochi sono stati premiati in serata dal sindaco, Franco Albertini, prima dell'apertura degli stand gastronomici gestiti come sempre dai volontari della Pro loco nell'area feste dei campi gioco. Durante la giornata gli alpini ne hanno approfittato per raccogliere fondi da destinare alle popolazioni colpite dal terremoto. Grazie alla loro intraprendenza è stato possibile raccogliere quasi mille euro, che ora serviranno ad aiutare chi si trova in condizioni difficili.
Quest'anno la sagra ha avuto anche un piacevole prologo quando, la sera precedente, da Montemartino è partita la seconda edizione della Camminata sull'antica Via dei Feudi Imperiali. Una cinquantina di persone, con tanto di lanterne messe a disposizione dagli organizzatori, ha percorso il tratto di strada riportato alla luce dagli studi dell'associazione Omnia Eventi, i cui volontari stanno svolgendo un importante censimento degli antichi cammini su cui si spostavano i pellegrini lungo le vie della fede. Gli obiettivi sono il recupero ambientale e la valorizzazione turistica. I marciatori lungo il percorso hanno potuto quindi visitare i resti dell'antica fortezza di Montemartino e l'oratorio restaurato di di Vallerenzo, prima di giungere a Pecorara per il meritato ristoro.

mar. mil.

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04/08/2012

borgonovo Protagonista la Bottom Band

Concerto pro terremotati: raccolti più di mille euro

Mobilitazione di Pro loco e alpini

Borgonovo - (m. mil.) Oltre mille euro per le popolazioni terremotate dell'Emilia. A tanto ammonta la somma raccolta l'altra sera grazie alla generosità dei borgonovesi, e non solo, che in piazza Garibaldi hanno assistito a un concerto benefico durante il quale si sono esibiti i dieci bravissimi componenti della Bottom Band. Il gruppo, ideatore dell'evento benefico, è salito sul palco allestito dai volontari della Pro loco e dal gruppo alpini. A farla da padroni durante la serata sono stati pezzi di musica blues, rhytm & blues, soul, swing tratti dal repertorio di Blues Brothers, Ray Gelato, Carosone, Louis Prima, Joe Cocker, Sergio Caputo e tanti altri, interpretati dalla voce e chitarra di Marco Croce insieme a Maurizio (Pit) Pitacco (chitarra e voce), Fabrizio (Bio) Repetti (batteria), il borgonovese Gabriele Scapucciati (basso), Salvatore Vanella (tastiere), Nino Gregori (Sax Tenore), Roberto Franzini (Sax Baritono), Enrico Menozzi (tromba), Franco Baudo (tromba) e Angelo Contini (Trombone).
Il concerto ha permesso di raccogliere poco più di mille euro, che ora saranno destinati ad aiutare uno dei comuni emiliani con cui Borgonovo aveva già stretto rapporti di amicizia. Solo di recente un gruppo di scolari di Medolla erano ad esempio stati ospitati in una casa per ferie di Bobbio grazie ad una catena di solidarietà organizzata tra tutta la comunità di Borgonovo. Ci sono anche comuni come Cavezzo e Finale Emilia con cui Borgonovo ha stretto, tramite le associazioni locali, legami e scambi di amicizia. Nelle prossime settimane verrà quindi decisa la destinazione dei fondi raccolti con il concerto a favore di una di queste comunità colpite dal terremoto. «L'importante - sottolinea il presidente della Pro loco Carlo Cavallari - è essere riusciti ad organizzare un evento a favore delle popolazioni terremotate. Oggi occorre ringraziare tutti i componenti della Bottom Band che si sono esibiti gratuitamente e tutte le persone che hanno partecipato al concerto dimostrando grande sensibilità e generosità». Durante la serata anche il capogruppo degli alpini Piero Bosini ha ricordato il precedente impegno delle penne nere, come anche di diverse realtà del territorio, a favore dei terremotati dell'Abruzzo, che aveva fatto nascere un forte legame con il centro di Paganica. «A dimostrazione della vicinanza alle popolazioni terremotate dell'Emilia - ha ricordato Bosini - diversi borgonovesi, che fanno parte dell'unità di Protezione Civile della sezione Ana di Piacenza, si alternano in un campo allestito a Finale Emilia, portando il loro aiuto».

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28/07/2012

IL RICORDO

Raffaele Peroni, la storia dell'ultimo grande alpino di Vezzolacca

di ANNA PRATI ZANI
Gli alpini sono sempre in prima linea pronti ad aiutare in qualsiasi evento di estremi bisogni, anche quando sono in congedo. Ultimamente è morto Peroni Raffaele, l'ultimo grande alpino di Vezzolacca, di 88 anni invalido ma con la mente lucida. Chiamato alle armi nel 1943 fu destinato nel corpo degli Alpini, inizialmente di stanza a Pinerolo in Piemonte dove in un mese riceve i primi rudimenti dell'addestramento, quindi fu destinato in Montenegro a Villusa e successivamente a Cattero. Militava nella 33 compagnia Alpini denominata "La Balda" comandata dal Capitano Silvestrini subalterno del comandante di tutte le forze dislocate nell'area Colonnello Armando Farinacci. Ricorda con un velo di emozione l'episodio di un tiro di fucile nemico che fece saltare la penna dal cappello del Colonnello strappandogli l'esclamazione: "ah, maledetto mi hai mancato", accompagnata da una sonora risata. (sicuramente una reazione tesa a esorcizzare la paura provata). La guerra nella zona non era combattuta soltanto tra i due schieramenti principali, ma era un fitto intrico di lotte locali, con frequenti sparatorie che all'interno dei boschi impegnavano i contendenti per intere giornate durante le quali non vi era la possibilità di mangiare e di dormire. Con l'armistizio dell'otto settembre l'esercito senza guida si trovò allo sbando, ognuno sperava di tornare a casa, ma spostandosi a mare alle Bocche di Cattaro alla ricerca di una nave che permettesse di raggiungere la costa italiana Raffaele fù catturato dagli ex alleati Tedeschi ed, al rifiuto di schierarsi con loro, fu completamente spogliato e avviato a vecchi vagoni ferroviari per essere deportato in Germania a Stablac dove ricorda gli stenti quotidiani di condizioni di lavoro inumane e la fame infinita. A sostenerlo la giovane età e la fibra di un fisico integro nonostante le privazioni e la speranza nella fine della guerra. Riuscì a scappare il 10 aprile del 1945 a seguito di un percorso irto di difficoltà e di privazioni dopo un mese di strada a piedi arrivò a Piacenza dove passò la notte dal padre di Don Finati.
Al mattino trovò un passaggio su un automezzo americano che lo portò fino a Carpaneto; quindi di nuovo a piedi arrivò a Lugagnano in cui fu accolto da numerose persone che chiedevano notizie circa i loro parenti o amici di cui da tempo non avevano più notizie; ricorda ancora l'immensa stanchezza di quei momenti e la frustrazione di non saper dare informazioni circa i lori cari atte a rincuorarli e rassicurarli. Torno a casa in una luminosa giornata di sole in cui i compaesani di Vezzolacca iniziavano lo sfalcio del maggengo.

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28/07/2012

Oggi "Veglia verde" Alpini in festa: piatti tipici e musica

Pecorara - (mm) Il gruppo alpini di Pecorara organizza oggi, sabato 28 luglio, nell'area feste del locale campo giochi una "Veglia verde" il cui ricavato verrà interamente devoluto ai terremotati dell'Emilia. La festa sarà aperta a tutti, simpatizzanti e penne nere di tutta la vallata. Per l'occasione ci sarà una serata danzante con l'Orchestra Davide Ziglioli. Sarà possibile cenare con piatti tipici come pisarei, coppa arrosto, picula, spiedini "conditi" dai vini locali.

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25/07/2012

Alpini, il 16 agosto la festa: «Una giornata pro-terremotati»

Perino - Aspettando la grande adunata nazionale del 2013 a Piacenza, il gruppo alpini di Perino si "allena" nell'organizzazione della propria festa in programma il 16 agosto.
«Sarà una giornata dedicata alla solidarietà - dice il capogruppo Luciano Mazzoli -, in particolare verso le popolazioni terremotate dell'Emilia, alle quali ci sentiamo vicini, ed alle quali vogliamo far sentire che il cuore dell'alta Valtrebbia batte per loro».
All'organizzazione della giornata, che inizierà in piazza del Mercato alle 11.30 con l'apertura degli stand gastronomici, collaborano i gruppi degli alpini dell'alta Valtrebbia: Mezzano Scotti, Coli, Bobbio, Marsaglia e Ottone.
La festa continuerà fino a sera con spettacoli e musica in via di definizione, intanto il capogruppo Mazzoli invita a partecipare anche gruppi folcloristici.

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24/07/2012

Il sindaco Dosi alle società sportive: «No ad eventi dal 10 al 12 maggio»

Impianti impegnati per l'adunata nazionale alpini

Il sindaco Paolo Dosi, in vista dell'86° Adunata nazionale degli Alpini che si terrà nella nostra città dal 10 al 12 maggio 2013 lancia un appello alle società sportive e agli organizzatori di manifestazioni, campionati, trofei e gare.
«Nel secondo fine settimana di maggio del prossimo anno - spiega il primo cittadino - si terranno a Piacenza numerosi eventi per ricordare la prima adunata spontanea degli Alpini che si è tenuta nel settembre del 1920 sul Monte Ortigara, in provincia di Vicenza, teatro di storici eventi bellici.
L'Adunata nazionale richiamerà sul territorio comunale alcune centinaia di migliaia di persone, mobilitando per alcuni giorni l'intera città, in particolare domenica 12 maggio, quando si terrà la grande sfilata per le vie di Piacenza. Ricordo agli organizzatori di eventi sportivi in impianti comunali che le strutture cittadine saranno impiegate per l'accoglienza degli Alpini e che quindi non saranno disponibili per tutta la durata dell'Adunata». «Invito poi - continua il sindaco Dosi - gli organizzatori di manifestazioni, campionati, trofei e gare, in questa fase estiva di programmazione delle attività del prossimo anno, a tenere conto della concomitanza di eventi, evitando di inserire iniziative sportive sul territorio comunale nei propri calendari, per il secondo fine settimana di maggio 2013. L'Adunata nazionale degli Alpini sarà un grande evento per Piacenza e per questo è necessaria la collaborazione di tutti».

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21/07/2012

Cortemaggiore aiuta Finale Emilia «E sulla fiera spazio alle vostre ditte»

Ai terremotati 90 quintali di acqua e conserva

CORTEMAGGIORE - (l. t.) Sono arrivati a destinazione gli aiuti del gruppo Alpini di Cortemaggiore per Finale Emilia, dove opera il campo della protezione civile provinciale delle "penne nere". Gli aiuti sono stati raccolti grazie alle iniziative del gruppo Alpini alle quali si sono aggiunti la generosità di tre imprese e il ricavato della festa dei camion organizzata dal gruppo "Scappati da casa". E' così stato possibile portare a Finale Emilia 11 bancali di acqua, due dei quali donati da Marco Poggi di Cortemaggiore, e 8 bancali di conserva, pari a circa 90 quintali, regalati dalla Emiliana Conserve di San Polo e dalla Steriltom di Casaliggio. Una motrice guidata da Massimo Casarola, uno degli organizzatori del gruppo "Scappati da casa", ha invece portato nel paese colpito dal sisma 10 quintali di pasta e 6 di piatti, bicchieri e posate di plastica. Tra coloro che sono partiti il capogruppo Fabio Devoti, il sindaco Gabriele Girometta e l'assessore Fabrizio Devoti. Girometta ha incontrato il sindaco di Finale Emilia, Ferdinando Ferioli, il quale scambiando due chiacchere con il collega l'ha ringraziato a nome dei suoi cittadini. I due sindaci si sono anche scambiati i numeri di telefono per rimanere in contatto, per eventualmente studiare qualche altra iniziativa a favore dei terremotati. Fra le proposte, anche quella, avanzata da Girometta, di agevolare e aiutare le aziende di Finale Emilia dando loro uno spazio alla fiera di San Giuseppe nel marzo 2013. «A Finale - ha commentato il sindaco di Cortemaggiore - ho visto una grande voglia di ripartire, una buona organizzazione. Nonostante la tendopoli hanno cercato di ricreare la vita di tutti i giorni di una cittadina. Ho visto, per esempio, un campo giochi, uno spazio per i piccoli animali. Ho notato ancora paura fra la gente, anche chi ha la casa a posto preferisce dormire in tenda». Il campo degli alpini visitato dà da mangiare a 350 persone ogni giorno, tra assistiti e volontari che si alternano. Il capogruppo magiostrino Fabio Devoti ha voluto ringraziare tutti coloro che aderiscono alle attività organizzate dal gruppo Alpini, rendendo possibili gesti di solidarietà.

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19/07/2012

Cortemaggiore: un mese di incontri alla "Perini"

Gli alpini regalano una carrozzina agli anziani, i bambini tanti sorrisi

CORTEMAGGIORE - Mese di giugno intenso per gli ospiti della casa di riposo "Perini" che hanno accolto presso la struttura, in momenti distinti, i ragazzi del centro educativo "Bimbi alla riscossa" di Caorso, i bambini della materna statale di Cortemaggiore e il locale gruppo Alpini. E' stata una festa intergenerazionale quella che ha unito gli anziani della "Perini" e i "Bimbi alla riscossa", che si è ripetuta dopo la positiva esperienza dello scorso anno. I ragazzi del centro educativo hanno messo in scena "La luna capricciosa", guidati da Rosalba Rosi e con l'aiuto della compagnia teatrale "Il Filo di Arianna". Ma è stato un momento di festa e di incontro tra generazioni diverse anche quello tra gli ospiti della casa di riposo e i bambini della scuola materna statale di Cortemaggiore che ha mostrato - come ha sottolineato l'animatrice della "Perini", Marina Ucelli - l'apertura della struttura nei confronti del "fuori". "Happy alpini" è il nome del party con il quale è stata festeggiata la donazione alla casa di riposo di una carrozzina basculante per disabili da parte del gruppo Alpini, guidato dal presidente Fabio Devoti. Oltre agli ospiti ed ai loro familiari, alla festa hanno partecipato il presidente della "Perini", Angelo Soliani, ed il suo vice, Enzo Mussi, il sindaco Gabriele Girometta e l'assessore Fabrizio Devoti, la coordinatrice della struttura, Marzia Maffini, e tutto il personale. Le "penne nere" di Cortemaggiore hanno donato la carrozzina fedeli al motto che bene esprime i loro valori di solidarietà e altruismo: "onorare i morti aiutando i vivi".

Leonardo Tomasetti

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15/07/2012

Piozzano, dagli alpini un tricolore agli allievi della Casa del Fanciullo

Il dono durante la festa annuale del gruppo

Piozzano - Potrebbe diventare significativamente un appuntamento fisso l'annuale festa del Gruppo alpini di Piozzano in concomitanza con le iniziative promosse a ricordo della nascita della Repubblica italiana. A ribadire questo profondo legame, intanto, durante la cerimonia, nella piazza dei Tigli davanti al Municipio, dove sorge anche il monumento ai caduti (in omaggio ai quali è stata deposta una corona), le penne nere dell'Alta Valluretta hanno voluto donare agli allievi della Casa del fanciullo di Ivaccari un grande tricolore, consegnato all'insegnante Edo Mazzoni, intervenuto in rappresentanza della scuola dell'istituzione fondata da padre Gherardo Gubertini. Il gesto ha rinsaldato i rapporti che da tempo il gruppo alpini di Piozzano mantiene con la Casa del Fanciullo, dove svolge servizio di volontariato per effettuare operazioni di manutenzione della struttura e dell'area verde circostante. Il capogruppo di Piozzano, Leopoldo Gogni, ricorda come lo stesso padre Gherardo fosse un alpino: «Era una persona veramente fuori dal comune, che ho avuto la fortuna di conoscere e da allora, come gruppo di volontariato, ci siamo messi a disposizione della Casa del Fanciullo». Un'amicizia fatta di semplici gesti concreti: «Quest'anno ci siamo sentiti in dovere di regalare ai bambini la bandiera».
Le penne nere piozzanesi collaborano anche con il Comune di Piozzano, accompagnando all'occorrenza, con il fuoristrada dei servizi sociali, malati e anziani all'ospedale di Castelsangiovanni o di Piacenza. Periodicamente si recano inoltre al Campo Daturi in città, dove i vari gruppi alpini, a turno, provvedono a mantenere in ordine la struttura. Alla cerimonia a Piozzano, durante la quale sono stati commemorati i commilitoni «che sono andati avanti», hanno partecipato anche il sindaco, Bruno Repetti, il presidente provinciale Ana (Associazione nazionale alpini), Bruno Plucani, mentre la messa è stata celebrata da don Stefano Segalini, da sempre molto legato al Gruppo alpini, di cui il nonno Ernesto è stato uno dei veterani e membri più attivi. Il direttivo oggi è formato da: Leopoldo Gogni, presidente, Attilio Corradini, vicepresidente, Fabio Azzali, segretario, Luigi Agnelotti, tesoriere, e i consiglieri: Enrico Barbieri, Piero Bersani, Giuseppe Capelli, Gaetano Mori, Luigi Pugni e Paolo Zucconi. Tra gli iscritti, c'è anche una componente consistente di penne nere di Gazzola, che hanno preso parte alla festa insieme ad Aldo Silva, ex presidente provinciale Ana. Ad accompagnare il sentito raduno, il Coro alpino Valtidone, con Marco Cotti, della banda Don Orione.

an. ans.

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13/07/2012

Bettola, nel santuario della Madonna della Quercia

Il coro alpini Valnure compie 40 anni Domani sera via alle celebrazioni

(mir) Partono domani sera a Bettola, alle 21 nel santuario della Madonna della Quercia, le celebrazioni che porteranno a festeggiare il 40esimo compleanno del coro degli alpini della Valnure. Il 29 luglio si replica alla chiesa di Groppallo alle 19.30. Sono i due paesi che hanno dato vita alla fortunata e longeva formazione.
Era l'inizio del 1973 quando, sotto la direzione di don Vincenzo Calda, nacque la Corale Bettolese, che ha poi annoverato tra le sue fila anche il segretario nazionale del Pd Pierluigi Bersani.
«Avevamo voglia di valorizzare i canti della montagna - spiega don Gianrico Fornasari, chiamato nel 1981 a diventare direttore musicale - avviando un cammino di ricerca e valorizzazione del folclore musicale dell'Appennino piacentino, in particolare della Valnure, in collaborazione con il maestro Paolo Bon e con il maestro Giorgio Vacchi di Bologna».
Nel 1985 la Corale Bettolese diventa coro Ana Valnure, la voce ufficiale degli alpini piacentini.
Il coro si sceglie anche un presidente: Domenico Callegari, residente a Bettola, ma nativo di Groppallo come la moglie Dionisa Chinosi, che ha preso il suo posto quando è scomparso.
Concerti in tutt'Italia, in Francia (due volte a Parigi e Trois), in Svizzera (a Schaffhausen) e in tutte le adunate nazionali degli alpini (le ultime a Bolzano e Parma).
«Per noi c'è poi la gioia di cantare in tanti piccoli paesi dell'Appennino piacentino, parmense, genovese, reggiano, bolognese - aggiunge don Fornasari - ricordando la vita, le storie, le fatiche dei nostri padri, delle nostre valli e dei nostri alpini».

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12/07/2012

A Pieve Dugliara torna la "Veglia verde" . Alpini protagonisti

RIVERGARO - Appuntamento sabato 14 e domenica 15 con la tradizionale "Veglia verde" nella sede del Circolo Anspi di Pieve Dugliara. Piacevoli serate - sempre molto frequentate - dove musica, danze e gastronomia sono protagoniste con l'obiettivo di portare contributi utili per realizzare interventi a scopo benefico sul territorio; quest'anno particolare attenzione verrà riservata alle popolazioni terremotate dell'Emilia. I capigruppo Luigi Mercori (Rivergaro), Roberto Ronda (Settima), Marco Girometta (Travo), Carlo Gnocchi (S. Nicolò) con il consigliere di vallata Renato Albasi e la collaborazione degli alpini dei relativi gruppi - impegnati a ultimare gli allestimenti - informano che la partecipazione è aperta a tutti.

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12/07/2012

morfasso Successo per la festa sul pianoro di Santa Franca con la preghiera letta da un reduce

Alpini, l'abbraccio in montagna

Bruno Plucani: tutti uniti per l'Adunata nazionale del 2013

MORFASSO - Il gruppo alpini di Morfasso, coordinato dal capogruppo Flavio Casali, ha organizzato anche quest'anno la "Festa dell'alpino" che si è svolta nella splendida cornice naturale del pianoro di Santa Franca, sul monte omonimo. L'evento, complice la splendida giornata di sole, è stato un successo e ha richiamato a oltre 1200 metri di quota tanti commilitoni provenienti da diverse località piacentine e parmensi, ma anche molti valligiani e turisti.
La giornata è iniziata con un solenne alzabandiera eseguito dagli alpini Domenico Besagni e Celeste Guselli, ed è poi proseguita con la funzione liturgica officiata dal parroco di Fiorenzuola, monsignor Gianni Vincini, in suffragio degli alpini scomparsi in tempo di pace e di quelli caduti mentre compivano il loro dovere. «Noi siamo qui in montagna, gli alpini ricordano le montagne e il discorso più bello che Gesù ha fatto si chiama "discorso della montagna" - ha detto all'omelia monsignor Vincini -: lo ha fatto in montagna proprio per dire che lì l'orizzonte è più grande, si vede più lontano e noi dobbiamo sempre inoltrarci da un orizzonte a un altro orizzonte, perché stiamo percorrendo l'infinito di Dio». Alla fine della messa, il reduce Italo "Dante" Croci ha letto la preghiera dell'alpino, poi sono seguiti gli interventi delle autorità. Il coordinatore della Festa, Flavio Casali, ha ringraziato tutti coloro che hanno partecipato alla manifestazione e quanti si sono adoperati per la sua riuscita, in particolare ha rivolto parole di apprezzamento nei confronti del Comune di Morfasso «anche perché da gennaio noi abbiamo una sede, quando è stata pronta ce l'hanno data e hanno tenuto fede alle promesse che ci avevano fatto», e poi ha concluso il suo intervento ricordando due alpini "andati avanti": Giovanni Antonioni e Mario Repetti. Il vicesindaco di Morfasso, Mauro Dallanoce, ha ringraziato gli alpini «perché siete sempre vicini a noi e alla nostra gente e non riesco a dimenticare il contributo che avete dato l'anno scorso per l'acquisto del mezzo di trasporto per i disabili».
Il presidente provinciale delle penne nere, Bruno Plucani ha, tra l'altro, fatto appello a «ognuno di voi, a tutti gli alpini presenti che non dimentichino che noi stiamo organizzando una Adunata nazionale, e non è una cosa semplice. State uniti, perché di lavoro ce n'è tanto da fare - ha detto Plucani -; attualmente abbiamo collocato più di ventimila persone, e devo ringraziare tutte le parrocchie di Piacenza e provincia perché ci hanno messo a disposizione tutte le loro strutture per poter alloggiare gli alpini che provengono da fuori provincia». La festa, che ha visto anche la partecipazione del luogotenente dell'Arma Franco Liberati, del carabiniere Diego Tagliaferri, del vigile municipale Luciano Passera, del reduce Lino Inzani e la presenza di venti labari in rappresentanza di altrettanti gruppi alpini (assieme a quelli di Croce Verde, Avis e Comune di Morfasso), si è conclusa con la deposizione di una corona di alloro in omaggio ai caduti dinanzi all'oratorio di Santa Franca, poi tutti hanno potuto ristorarsi con l'immancabile "rancio alpino".


Gianluca Saccomani

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03/07/2012

Alpini e Coro Montegiogo: rivive la tradizione della "salita al Crocione"

LUGAGNANO - Il Gruppo Alpini ed il Coro Montegiogo di Lugagnano, mantenendo una promessa fatta alcuni mesi fa, hanno ripreso l'antica tradizione della prima "salita al Crocione" all'inizio del mese di giugno mentre quelle successive si svolgeranno nel prossimo mese di agosto.
Favoriti anche da una splendida giornata di sole e passando da Casa Orsi, dalla Cimella e dal Rio di Mezzo, sono stati circa duecento i lugagnanesi che si sono arrampicati sul falsopiano di Monte Giogo per raggiungere il cocuzzolo dove si erge la grande Croce di ferro che ha da poco compiuto i suoi primi centodieci anni. All'iniziativa, come previsto, non è mancata la celebrazione della funzione liturgica officiata dal parroco don Gianni Quartaroli e solennizzata dall'intervento della corale che porta il nome della stessa collina.
La parte gastronomica, che ovviamente non poteva mancare, è stata invece affrontata con meritato successo dal "rancio" delle Penne Nere che, in primis, avevano anche provveduto alla pulizia di tutta quell'area la quale, con i suoi 452 metri di altitudine è considerata un importante punto trigonometrico militare.

f. l.


03/07/2012

3 luglio 1940 Lettera di un sacerdote alla "Scure"

Direttore, con quanta gioia ricevo in questi giorni il carissimo quotidiano piacentino «La Scure»! L'essere lontano dalla propria città, ove per quattro anni vissi fra la balda gioventù del Littorio come cappellano della G. I. L. e come insegnante, e ricevere il giornale è come rivivere la vita stessa della città. In questi giorni decisivi per l'Europa, in questi momenti fatidici della nostra grande ed immortale Patria, vi giunga la mia più cordiale e filiale espressione di affetto e di gratitudine.
Quanto sono contento in questi giorni! Da tanto tempo desideravo quest'ora storica della nostra Italia che finalmente spezza le catene che la tenevano legata nel Mare Nostrum. Dio e Patria! Questi sono stati e saranno sempre i miei più nobili ideali di sacerdote e d'Italiano! Non saprei concepire diversamente la mia vita di apostolato fra la nuova gioventù di Mussolini e fra i soldati del risorto Impero Romano!
In questi giorni sento tutta l'ebbrezza della grande ora! Coi baldi alpini, fierissimi delle loro tradizioni, sento di essere pronto a dare la vita se la Patria lo richiederà. Su queste terre albanesi e su queste montagne, ove i nostri alpini portano l'impronta della loro grande fede e della loro ammirabile volontà e tenacia, simbolo della titanica volontà che anima oggi l'Italia, il Tricolore passa ovunque «segnal di forza e civiltà».
E la cricca giudaica-massonica delle plutocrazie, che già aveva tese le reti verso i centri vitali dei Balcani, sta per essere annientata per non più risorgere. I due grandi imperi che creano la nuova Europa, stretti da un vero patto d'acciaio, lanciano le loro frementi giovinezze alla conquista del grande ideale: il nuovo volto dell'Europa, plasmato dalla giusta pace! Evviva l'Italia! Evviva la Germania!...
Scusate, Direttore, questo mio sfogo, ma è la voce di un giovane sacerdote cresciuto nei grandi e sublimi ideali di Religione e Patria.

F. to don Sante Tosi

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02/07/2012

Agazzano, gli alpini hanno finalmente trovato casa

Penne nere in festa per l'inaugurazione della sede. Targa dedicata al fondatore Mario Boselli

Agazzano - Le penne nere di Agazzano hanno finalmente una sede: la Casa dell'alpino ieri mattina ha aperto ufficialmente i battenti nei pressi degli impianti sportivi (campi da tennis e campi da bocce). L'inaugurazione ha dato modo agli alpini, guidati da Bruno Merli, di allestire una grande festa con un occhio puntato all'adunata nazionale del 2013 a Piacenza ed uno rivolto al passato ed in particolare a chi, come Mario Boselli, 62 anni fa promosse la nascita del gruppo. Proprio a quest'ultimo, che nel 1950 fondò il gruppo guidando per un ventennio anche la locale sezione dei Combattenti e reduci, per cui era presente il presidente provinciale Raffaele Campus, le penne nere di Agazzano hanno voluto tributare un omaggio intitolando a lui la sede al cui interno è stata allestita una mostra. L'apertura, come ha ricordato il sindaco Lino Cignatta, arriva al termine di un percorso avviato oltre un anno e mezzo fa: alle penne nere è stata data in concessione l'area nei pressi degli impianti sportivi al cui interno si trova la casa dove ogni giovedì sera gli alpini si riuniscono con i simpatizzanti. In cambio a loro viene chiesto di prendersi cura degli spazi circostanti. «Gli alpini così come tutte le associazioni del territorio - ha ricordato il sindaco - sono una risorsa insostituibile per il paese. Una risorsa che necessita di sostegno da parte dell'amministrazione che è vicina a queste realtà». La cerimonia inaugurale, preceduta dalla messa concelebrata da don Luigi Muratori e dal parroco don Mario Boselli, è stata anche l'occasione per riunire ad Agazzano una piccola folla di autorità. «Questa sede - ha ricordato il presidente della sezione Ana di Piacenza, Bruno Plucani - deve servire non solo per manifestazioni ludiche ma anche iniziative di solidarietà». Tra i presenti, l'assessore provinciale Sergio Bursi ha espresso un plauso «al corpo maggiormente solidale presente oggi in Italia, il quale si è distinto anche in occasione del terremoto in Emilia». Come detto la giornata di ieri è stata utile per ripercorrere i primi 62 anni di vita del gruppo fondato ad Agazzano da Mario Boselli (nominato cavaliere) cui è stata dedicata una targa apposta davanti la sede e scoperta dalla figlia Giuseppina. La giornata di ieri è stata accompagnata dal corpo bandistico Carlo Vignola e dalla Schola cantorum Paolo Guglielmetti.

Mariangela Milani

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30/06/2012

Alpini, nuova sede nel giorno del 62°compleanno

Agazzano - (mm) Domani il gruppo alpini di Agazzano festeggia il suo 62° compleanno e inaugura la nuova sede. Il raduno sarà alle 9,45 in piazza Europa, l'alzabandiera alle 10 e la messa alle 10,30 (accompagnata dalla schola cantoum Paolo Guglielmetti). Seguirà un corteo con la banda Vignola e l'inaugurazione della sede, intitolata a Mario Boselli, fondatore del gruppo oggi guidato da Bruno Merli. La sede è nei pressi dei campi da tennis e da bocce, nella zona alta del paese.

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28/06/2012

Luigi Covati "piacentino benemerito" scrive da New York

«Ringrazio per il premio e ricordo sempre le mie radici»

Luigi Covati, l'emigrato a New York che sarà premiato il 12 agosto a Farini, insieme al "londinese" Piero Marazzi, come "Piacentino benemerito" dall'associazione "Piacenza nel mondo" (ne abbiamo riferito su Libertà di martedì), ha scritto al nostro giornale ringraziando del premio: «Non ho mai dimenticato dove sono cresciuto e ricordo sempre le mie radici». L'imprenditore edile aveva lasciato Perino nel 1967 dopo aver lavorato con la CementiRossi e nella metropoli statunitense ha lavorato alla costruzione di molti grattacieli avviando in seguito un'impresa edile: la Covati Construction Corporation, oggi portata avanti insieme al figlio Louis Michael. Covati, a nome della sezione nuova yorkese degli alpini, che aveva contribuito a fondare e di cui è presidente da molti anni, spera di poter partecipare all'adunata nazionale degli alpini del 2013: «Sono molto felice che che si terrà nella nostra bella città di Piacenza». «Chi ha la fortuna di indossare un cappello Alpino mantiene la testimonianza di una solida e sentita fedeltà - scriveva nel messaggio pronunciato al XVI congresso intersezionale alpini di Canada e Usa dello scorso autunno -. Ma non è solo questo, è anche il rispetto della sua bandiera e volere essere sempre presenti in qualunque occasione, senza chiedere e accontentandosi di aver dato agli altri parte di sé stessi». Il premio sarà consegnato ai due emigrati il pomeriggio di domenica 12 agosto nella sala consigliare del Comune di Farini; la cerimonia, giunta alla 18esima edizione, ogni anno si svolge in un diverso comune montano delle nostre valli da dove sono partiti centinaia di migliaia di emigranti.

mvg

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28/06/2012

Alimenti e generi di prima necessità

Una tonnellata di prodotti in dono ai terremotati

Agazzano, successo per la raccolta

AGAZZANO -Una tonnellata di generi alimentari e altri prodotti di prima necessità da destinare alle zone colpite dal terremoto del 20 e 29 maggio. Questo l'importante risultato di solidarietà raggiunto ad Agazzano, dove l'amministrazione comunale si è attivata per una raccolta di beni a lunga conservazione, che sono stati destinati al gruppo di protezione civile Alfa di Sarmato, perché vengano impegnati nell'ambito delle azioni di soccorso alla popolazione. Tra questi, oltre 200 chilogrammi di pasta, 35 di olio, 50 di legumi in scatola, biscotti e zucchero, 30 di riso, 20 di tonno, sale e latte, 10 di caffè e the, 8 di sottoli e marmellate. E ancora: pannolini per bambini, detersivi, prodotti da bagno misti, bottigliette di acqua, stoviglie in plastica, tovaglioli e carta igienica.
«Ancora una volta - afferma Paola Achilli, vicesindaco - Agazzano si dimostra un paese solidale, sia per la quantità di generi raccolti che per l'impegno prestato dall'associazione degli Alpini nel gestire il banchetto a cui potevano essere consegnati i vari prodotti. A sorprendere, inoltre, è stata l'adesione all'iniziativa anche da parte dei cittadini extracomunitari che non hanno fatto mancare il loro apporto, contribuendo con generosità alle donazioni».

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26/06/2012

Il premio vola a Londra e New York

Piacentini nel mondo: Piero Marazzi ristoratore e Luigi Covati imprenditore edile i "benemeriti 2012". Saranno premiati a Farini nella festa del 12 agosto

Piacenza - Due continenti divisi dall'oceano, Atlantico, ma uniti nello spirito del premio "Piacentino Benemerito nel Mondo", promosso dalla Provincia di Piacenza, dall'associazione culturale "Piacenza nel mondo" e dal Comune di Farini.
L'edizione 2012 andrà a Piero Marazzi, imprenditore nel settore della ristorazione e immobiliarista a Londra e Luigi Covati, ingegnere e imprenditore edile a New York. I premi saranno consegnati il 12 agosto a Farini, dalle 17.30 nella sala consiliare del Comune di Farini, durante il 18° Incontro provinciale con le comunità piacentine nel mondo. Seguirà l'esibizione degli artisti del Festival Internazionale dei Giovani sul lungo Nure.
Marazzi e Covati hanno lasciato l'Italia determinati a cercare qualcosa di meglio di quanto il mercato del lavoro offrisse loro in quegli anni, nonostante il Paese fosse in pieno boom economico. Giovani, con un bagaglio culturale diverso ma con lo stesso obiettivo, che hanno scelto una via comune: l'emigrazione.
Piero Marazzi, ha lasciato Vernasca a 15 anni nel 1961: «Ho lavorato in ristoranti, hotels e clubs, poi ho provato a fare il camionista, sono andato avanti qualche mese e alla fine sono tornato nella ristorazione», racconta l'affermato valdardese, che ha centrato il settore giusto a soli 24 anni. «Mi sono messo per conto mio e dopo un anno ho fatto una società con un amico napoletano. E' durata quasi vent'anni, poi ho aperto altri bar e ristoranti con altri soci più giovani, ora ne gestisco 4 e sono anche nel settore immobiliare». Marazzi non ha mai il suo paese: «Con gli amici dell'Associazione degli emigrati di Vernasca abbiamo acquistato ambulanze per la Pubblica assistenza e il terreno dove sorge la casa di riposo». E' iscritto anche all'associazione Piacenza Insieme e porta i giovani a visitare la terra d'origine e organizza incontri di calcio.
L'alpino Luigi Covati si rallegra «perché nel 2013 l'Adunata nazionale degli Alpini sarà festeggiata nella città di Piacenza», sarà un'occasione in più per tornare «nella patria dove sono nato perché quella non si dimentica mai anche se si vive lontano».
Covati ha lasciato Perino nel 1967 per New York dove vivevano zii e cugini. «Ma prima avevo lavorato con la Cementi Rossi come ingegnere meccanico nelle cave di Pontedellolio e a Modena» e aveva svolto il servizio militare fra gli alpini, un corpo, è ben noto, affiatato per la vita. «Ho fatto la formazione di base a Cuneo, caserma S. Rocco, e poi trasferito al 5° reggimento alpini di Vipiteno in provincia di Bolzano». Nella metropoli statunitense ha costruito «grattacieli nell'azienda dove lavorava mio zio». Per cancellare la nostalgia di casa, nel 1970 ha chiamato genitori e fratelli, poi sposa Maria Marchini, emigrata da Borgo Val di Taro in provincia di Parma. Infine il gran salto, avvia un'attività in proprio: la LC Contracting Company. In anni recenti, con il figlio Louis Michael diventato adulto, l'azienda diventa: Covati Construction Corporation. Ma il passato e le origini rimangono dentro come ossatura. «Mi sono associato ad alcune organizzazioni Italo-Americane, Società Val Trebbia e Val Nure, Family Community Club e Van Nest Club». Non è tutto perché, Covati, nel 1982 ha fondato la sezione di New York dell'Associazione nazionale Alpini: «con l'aiuto del generale Bianchi e del tenente Regibus e di altro commilitoni emigrati». Nel 1999 ha assunto la presidenza, una carica che lo porta alle adunate in giro per il mondo e sarà anche a Piacenza il prossimo anno.

Maria Vittoria Gazzola

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25/06/2012

«Uomo schivo e concreto capace di grande sacrificio»

Applausi scroscianti e commozione per Graziano "Gra" Zoccolan,Castellano 2012. Capelli: defibrillatori in tutti gli impianti sportivi

CASTELSANGIOVANNI - Quando sale sul palco per essere premiato, indugia un po' sugli scalini: non a causa dell'età - sono ormai 73 anni - ma solo per potersi mettere in testa il suo cappello da alpino, simbolo di una vocazione al servizio e al volontariato che lo accompagnato per tutta la vita.
Graziano Zoccolan, alpino e muratore, è da ieri pomeriggio il Castellano dell'anno 2012, premiato nell'ambito dei festeggiamenti per la festa di San Giovanni.
L'atmosfera, al teatro Verdi, perde subito lo smalto di ufficialità. Dopo essere stato accompagnato da applausi scroscianti, Zoccolan ritira il suo premio dalle mani del sindaco Carlo Capelli mentre, di fronte a lui, al battito delle mani si aggiungono i "bravo" urlati dalla platea. È il segno che la candidatura, oltre che ad essere condivisa da amministrazione ed associazioni - è stata salutata in maniera favorevole dalla popolazione. Lui, l'alpino muratore, più abituato ad agire che a parlare in pubblico, è commosso e non può far altro che ringraziare. «Se hanno detto che me lo merito, allora sarà vero» dice con un'ombra di modestia mentre ritira il suo premio assieme a monsignor Piero Marini che ha partecipato alla Santa Messa precedente la premiazione, durante la quale il sindaco ha offerto il cero.
Che Zoccolan abbia tutte le carte in regola per meritarsi il prezioso riconoscimento, lo dimostra il suo lungo curriculum, snocciolato dal sindaco prima delle motivazioni ufficiali. Classe 1938, si è trasferito a Castello nel 1952, iniziando a lavorare come muratore. Da allora, per servire i bisognosi, ha messo a disposizione le sue conoscenze e tecniche edili sia in Italia sia all'estero: fin dal 1977 ha collaborato come volontario nella ricostruzione delle zone terremotate del Friuli dopo aver lavorato in Libia. Viene così inviato dagli stessi Alpini in Russia, nel 1993, per la costruzione di una scuola materna a Rossoch mentre nel ‘96 è in Albania per lavori edilizi nella sede delle suore Scalabriniane di Piacenza. Negli ultimi 15 anni, è stato presente nel terremoto dell'Umbria, è stato capocantiere nella costruzione dell'oratorio San Filippo Neri di Castello e della sede piacentina della Pellegrina che si occupa di ammalati di Aids, oltre a collaborare alla costruzione del dormitorio di Piacenza e della stessa sede degli alpini castellani di via Morselli. Inoltre, nel 1988 è stato nominato Cavaliere al merito della Repubblica dall'allora presidente Oscar Luigi Scalfaro e, dopo aver guidato gli Alpini di Castello per diversi anni, oggi ne è capogruppo onorario e socio dell'Avis. «In molti, in questi anni, hanno apprezzato la sua discrezione, la sua presenza costante nel momento del bisogno, uno spirito di sacrificio quasi mai esibito, connaturato al suo carattere di persona schiva ma concreta» ha detto il sindaco Capelli. «Nel "Gra", come tutti lo chiamano, molti hanno visto un portabandiera del servire, la soluzione di molti problemi».
C'è chi - tra il pubblico e i suoi "sostenitori" - proprio non ce lo vede con addosso una giacca, così lontana dall'abituale suo modo di vestire e di lavorare. «Non sembra neanche lui» dicono. Ma l'affetto della gente è genuino e profuma tanto di riconoscenza verso chi si è impegnato duramente per il bene della comunità.
Nel corso della cerimonia, il sindaco Capelli ha inoltre donato ufficialmente un nuovo defibrillatore alla Guardia di Finanza, consegnandolo personalmente nelle mani del maresciallo della stazione locale Giacomo Forteleoni, allo scopo di «estendere la rete, per dare un servizio completo ai cittadini». Il nuovo defibrillatore, infatti, va ad aggiungersi a quelli già presenti presso i vigili urbani, la polizia, il Comune e la parrocchia. Ma presto, annuncia Capelli, saranno installati anche in tutti gli impianti sportivi presenti sul territorio castellano e anche nei due poli logistici.

Cristian Brusamonti

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23/06/2012

Zoccolan castellano dell'anno

Castelsangiovanni, premiato il suo impegno di alpino e volontario

Castelsangiovanni - E' Graziano Zoccolan il "castellano dell'anno" 2012. Lo storico capogruppo degli alpini di Castelsangiovanni - ora capogruppo onorario - domani riceverà dalle mani del sindaco, Carlo Capelli, il prestigioso riconoscimento che ogni anno viene assegnato in occasione della festa patronale di San Giovanni ad una persona che ha portato prestigio, con il suo operato, al buon nome della città. Il riconoscimento a Zoccolan, che da mezzo secolo porta con orgoglio il cappello di alpino, sarà un riconoscimento a tutte le penne nere castellane la cui sezione proprio quest'anno festeggia i sei decenni di vita ed i cui iscritti si preparano al grande appuntamento con l'adunata nazionale prevista a Piacenza nel 2013. Nel frattempo come detto domani intorno alle 19, dopo la messa delle 18 in collegiata, Zoccolan riceverà il prestigioso riconoscimento di Castellano dell'anno.
«Non so se merito questo premio - dice il capogruppo onorario delle penne nere castellane - se lo merito lo devono dire gli altri. Io mi limito a dire che lo ricevo con piacere e lo dedico a tutti gli alpini e più in generale a tutto il mondo del volontariato».
Classe 1938, Zoccolan è originario di San Michele al Tagliamento, in provincia di Venezia. «Arrivai nel 1952 a Castelsangiovanni perché mio padre doveva sistemare una famiglia numerosa» racconta l'alpino, che ha alle spalle una vita di lavoro come muratore. «Da giovane lavoravo di giorno e la sera studiavo. E' stata dura». Le capacità acquisite in una vita con in mano secchio e cazzuola, Zoccolan le ha fatte fruttare anche come alpino. «Anche all'interno del gruppo - racconta - se c'era bisogno e ho sempre cercato di mettere a frutto quello che sapevo fare come muratore».
Dopo il servizio militare come alpino a Pontebba, in provincia di Udine, Zoccolan decise - era il 1962 - di iscriversi alla sezione delle penne nere di Castelsangiovanni. «Da allora ne ho sempre fatto parte». Sono quindi cinquant'anni che Zoccolan porta il cappello di alpino. E per ben 14 anni, dal 1996 al 2010, ha guidato il gruppo di Castelsangiovanni. Due anni fa ha passato il testimone all'attuale capogruppo Massimo Bergonzi, ma è stato nominato capogruppo onorario.
Sposato da 40 anni con Giovanna Tosca, in passato è stato anche volontario Avis. «Adesso - dice - ci sono tanti impegni per noi alpini. Dobbiamo pensare al sessantesimo anniversario di fondazione del gruppo, che cadrà alla fine di quest'anno. E poi c'è l'altro grosso appuntamento con l'adunata nazionale del 2013 a Piacenza che darà da fare a tutti gli alpini».

Mariangela Milani

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22/06/2012

Londei, eroe partigiano per sempre nella sua Bobbio

Aveva 90 anni. Del Boca: «Aveva salvato quasi tutti i 307 uomini dal rastrellamento invernale e aiutato tante persone a fuggire in Svizzera»

Italo Londei, eroe della lotta partigiana piacentina e comandante molto amato, prima di diventare partigiano aiutò ufficiali alleati ed ebrei a fuggire in Svizzera. Un particolare inedito che ci rivela Angelo Del Boca, ex docente universitario e studioso del colonialismo italiano, torinese e partigiano in Valtrebbia nella brigata di Italo Londei.
«Un comandante meraviglioso, ero talmente legato a lui che l'ho seguito in ospedale, a Milano, nell'ultimo mese e poi ho saputo che era stato trasferito a Bobbio». Piange Del Boca, come un figlio rimasto orfano del padre, a fatica riprende il filo dei ricordi che lo legano alla figura di Londei, ai mesi della dura lotta, dall'estate del 1944 al 25 aprile del ‘45, tracciando una immagine leggendaria del comandante.
«Aveva un coraggio straordinario, era sempre il primo davanti agli altri, conosceva la sua zona a menadito per cui quando ci diceva di andare in un posto gli obbedivamo ciecamente».
Londei da ragazzino andava per funghi ed aveva imparato a conoscere ogni anfratto di quelle montagne. Conoscenza che gli era servita a salvare i suoi uomini dal rastrellamento e dal duro inverno ‘44-'45.
«Avevamo difeso la zona del Penice e di Zavattarello al suo comando, ma le nostre forze non erano equiparabili a quelle del nemico e purtroppo dovemmo lasciare la zona. Da quel momento iniziammo un continuo pellegrinaggio sulle montagne per evitare di esser sterminati dai tedeschi. In quell'occasione ricordo che fu l'unico comandante a salvare quasi tutta la sua brigata, di 307 uomini». Un risultato che Del Boca sottolinea con vigore: «Ci aveva sistemati molto bene e fu facile la ripresa a febbraio».
La brigata era costituita da circa 240 alpini fuggiti dalla Monterosa, e da un'ottantina di locali. «La Monterosa fu una creazione dei fascisti, incapaci di fronteggiare la Resistenza, che aevavno mandato gli alpini all'addestramento in Germania, sette mesi durissimi, e fummo poi mandati a combattere contro i ribelli, così li chiamavano. Invece molti di noi, catapultati in luoghi lontani dalle nostre case (Del Boca è piemontes ndr) scappammo e ci unimmo ai partigiani».
Del Boca rivela di Londei un'attività poco nota: «Italo, prima di fare il partigiano, per molti mesi aiutò parecchia gente a rifugiarsi in Svizzera, so che accompagnò personalmente, oltre confine, ebrei e ufficiali alleati prigionieri dei nazisti. Ma ricordo che anche la moglie, all'epoca fidanzata, era un'attivista della resistenza, una donna di grande coraggio, andava a rubare, o d'accordo con i militari di guardia, prelevava le armi a fascisti e tedeschi e si portava addosso pezzi di mitragliatrici per consegnarli ai partigiani».
Recentemente Londei aveva trasmesso a Del Boca una pergamena con la nomina di tenente: «Mi era mancato all'epoca, e mi ha fatto molto piacere, anche se non ha alcun valore ufficiale è un segno della sua grandezza di uomo».

Maria Vittoria Gazzola

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22/06/2012

Da tenente aveva organizzato una brigata di alpini

(mvg) Italo Londei, comandante della 7a Brigata "Gino Cerri" o anche "Alpini Aosta" della Divisione Giustizia Piacenza, era un tenente dell'artiglieria alpina, di profonda fede cattolica aveva scelto di unirsi alla Resistenza, uno dei tanti disertori del dopo 8 settembre, aveva combattuto tra la Val Curiasca, passo del Penice e Bobbio, partecipando alla sua liberazione, durata brevemente.
Nel giugno 2006 era stato premiato, insieme ad altri protagonisti della liberazione, dal Comune di Piacenza. In quell'occasione dichiarò: «Dedico questa medaglia a chi scelse la lotta, per me è una grandissima sorpresa, mai avrei pensato di ritrovarmi qui con una medaglia d'oro».
Londei aveva grande stima di tutti i resistenti, anche se non condividevano la sua fede religiosa, era cattolico, e politica. Stimava moltissimo anche l'anarchico Canzi: «Lo avevo conosciuto nel 1943 a Piacenza, a una riunione con l'avvocato Daveri e Paolo Belizzi. E ricordo che Canzi era preoccupato per l'organizzazione delle prime bande partigiane. Parlava della sua esperienza nella lotta di Spagna. Stupiva molto questa amicizia fra i tre, perché era un'amicizia profonda tra persone così diverse come credo politico. Daveri, democristiano, Belizzi, comunista e Canzi, anarchico, per me rimangono i massimi esponenti della Resistenza piacentina». Londei era cugino, acquisito, del massimo esponente del Cln piacentino, l'avvocato Daveri. In una conversazione con il "Gruppo giovani Anpi comandante Muro" aveva ricordato quando gli Alpini della Monterosa rioccuparono Bobbio stroncando la "Repubblica di Bobbio": «Venne da me Canzi insieme a Prati, Fausto, "Bandiera" e Pippo Panni. Volevano attaccare Bobbio. Io per non nuocere ai civili e alla città proposi invece di continuare con la tattica che da settimane stavo attuando, facendo saltare i ponti per isolare Bobbio e prelevando nella notte le postazioni di alpini per catturare uomini e armamenti che ingrandivano le file della Resistenza. Hanno convenuto con me e sono tornati alle loro sedi.
Dopo il grande rastrellamento, nel periodo più buio per la Resistenza. Io ho potuto tenere insieme gli uomini, ma avevo il vantaggio di comandare una formazione composta quasi solamente da alpini addestrati».

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07/06/2012

Alpini, penna e cavallo simboli dell'Adunata

Scelto il logo realizzato dagli studenti del liceo Cassinari. Già 17mila le prenotazioni nelle strutture ricettive locali

Una penna tricolore e uno dei cavalli del Mochi (Alessandro Farnese) come simbolo dell'Adunata nazionale alpini 2013. E' stato scelto ieri nella sala consiliare della Provincia il logo del grande evento nazionale che si terrà a Piacenza dal 10 al 12 maggio dell'anno prossimo. Il logo, realizzato dagli studenti del liceo Cassinari, verrà stampato su carta da lettere, magliette, portachiavi e su tutto il merchandising legato all'adunata nazionale. Venerdì prossimo, invece, a Milano, su 52 bozzetti, verranno scelti i loghi che andranno sul manifesto ufficiale e le medaglie commemorative dell'evento. «Ad oggi le strutture piacentine collocano 17mila alpini - ha spiegato il presidente Bruno Plucani -. Siamo al tutto esaurito e stiamo già assegnando posti letto nella prima periferia di Parma». In questi giorni verranno definite anche le aree attrezzate in comune di Piacenza. Plucani ha colto l'occasione per denunciare una prassi, da parte degli albergatori, che sta creando non pochi problemi. «Diversi alberghi della nostra provincia - ha osservato - inizialmente avevano assegnato camere ad alpini per una notte. Poi hanno avuto richieste per tre o più notti ed hanno disdetto le prime prenotazioni per privilegiare le seconde. Oltre ad essere un comportamento poco corretto, questo ci sta creando anche grossi problemi organizzativi».
Ieri mattina in sala consiliare a fare gli onori di casa il presidente della Provincia di Piacenza Massimo Trespidi, componente del Comitato organizzatore insieme al neosindaco di Piacenza Paolo Dosi e ai consiglieri dell'Associazione nazionale alpini Nino Geronazzo (presidente), Silverio Vecchio (vicepresidente), Corrado Bassi, il presidente sezionale Ana (Associazione nazionale alpini) Bruno Plucani e i rappresentanti Ana di Piacenza Giuseppe Rovati e Nicola Scotti. Nei banchi consiliari anche i rappresentanti delle commissioni accesso, accoglienza, eventi, supporti e gestionale e delle sottocommissioni che, nei prossimi mesi, si occuperanno, tra le altre cose, di cartellonistica, viabilità, pubblicità, alloggiamenti collettivi, aree attrezzate, sala stampa. Nel complesso lo staff organizzativo che affiancherà il Coa sarà composto da 27 elementi. I nominativi sono stati ufficializzati ieri, dopo i saluti istituzionali, l'omaggio al Tricolore e il ricordo delle vittime del terremoto d'Emilia. Il presidente Trespidi, d'accordo col sindaco Dosi, ha ribadito la «massima collaborazione» di Provincia e Comune, precisando che è intenzione dei due enti farsi parte attiva presso la Regione, la locale Camera di Commercio, Iren e Seta - per i servizi - e «nei confronti di tutti i soggetti del territorio che vogliano contribuire attivamente alla buona riuscita dell'adunata piacentina». Si è entrati anche nel merito delle localizzazioni delle aree campi attrezzati e degli alloggiamenti collettivi. Il presidente Geronazzo ha disposto un primo screening delle aree, ricordando che l'Ana dispone di brandine e letti a castello per 2.800 persone, a cui si aggiungono coperte e lenzuola. A Bolzano, sede dell'adunata 2012, le dotazioni sono servite per l'allestimento di 24 campi di accoglienza.
 

Federico Frighi

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07/06/2012

Nominati i 27 collaboratori dello staff nazionale

Trespidi: «Anche la caserma di viale Dante a disposizione»

Nel corso dell'incontro di ieri del Comitato organizzatore dell'Adunata nazionale alpini, il presidente della Provincia Massimo Trespidi ha ricordato come l'amministrazione provinciale abbia messo a disposizione del Coa la casa cantoniera di via Cremona e, soprattutto, come intenda - compatibilmente con le tempistiche dettate dal provveditorato regionale ai lavori pubblici - fare altrettanto per la caserma dei vigili del fuoco di viale Dante, che dal prossimo anno dovrebbe lasciare il posto alla nuova struttura di strada Valnure. L'incontro di ieri è anche servito per conoscere i nomi dei collaboratori locali del Comitato organizzatore. Di seguito i 27 componenti dello staff organizzativo: Donato Lunardon (coordinatore nazionale dell'Associazione nazionale alpini), Marzio Bodria, per il settore marketing, Roberto Migli (tesoriere), Francesco Caltagirone (alloggi collettivi), Enrico Bergonzi (attendamenti e aree), il comandante della polizia provinciale Anna Olati, Domenico Bergonzi (capo di gabinetto della presidenza della Provincia) e Gisella Barabaschi, funzionaria della presidenza dell'Ente di via Garibaldi, il dirigente Stefano Pozzoli (settore "Viabilità, edilizia, infrastrutture" della Provincia) con il funzionario Antonio Mazzocchi, il comandante della polizia municipale Elsa Boemi, con il commissario Giuseppe Addabbo e gli ispettori Marco Cassinelli e Paolo Costa, Renza Malchiodi, capo di gabinetto del sindaco Dosi e la funzionaria Emanuela Gennari, Alessandro Dosi (economato Comune), Antonino Brogni (ufficio tecnico patrimonio), Mariacristina Campelli (viabilità e segnaletica), Anna Maria Bernizzoni (Cosap - servizio entrate), Taziano Giannessi (dirigente "riqualificazione e sviluppo del territorio" Comune), Daniela Crippa (staff riqualificazione e sviluppo, Comune), Giuseppe Morsia (risorse), Enrica Bergami (protezione civile), Sesto Marazzi e Flavio Dotta, rispettivamente per la segreteria e la logistica dell'adunata.

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06/06/2012

Oggi in Provincia si riunisce il comitato per l'Adunata 2013

Nuova riunione del Comitato Organizzatore dell'Adunata nazionale degli alpini di Piacenza 2013. Si tiene oggi, mercoledì 6 giugno alle ore 10, nella sala consiliare del palazzo della Provincia. Sotto la presidenza di Nino Geronazzo sono in programma gli interventi dei rappresentanti di commissioni e sottocommissioni del Coa (il Comitato organizzatore) per relazionare sull'avanzamento della macchina organizzativa, settore per settore. Per la Provincia sarà presente il presidente Massimo Trespidi. Nell'occasione il Coa sarà anche chiamato a scegliere il logo ufficiale dell'evento 2013, tra i bozzetti presentati dagli alunni del liceo Cassinari. Per il Comune di Piacenza dovrebbe debuttare il neo sindaco di Piacenza Paolo Dosi, di diritto tra gli organizzatori dell'Adunata nazionale 2013. Sarà naturalmente presente il presidente della Sezione Alpini di Piacenza, Bruno Plucani.

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02/06/2012

Oggi per la festa della Repubblica gli alpini ricordano i commilitoni

piozzano - (a. a.) Il Gruppo alpini di Piozzano celebrerà la festa annuale sabato 2 giugno, a ricordo di tutti i commilitoni "che sono andati avanti". Il ritrovo si terrà in piazza dei Tigli alle 17.15 davanti al Muncipio; alle 17.45 alzabandiera; alle 18 la messa nella chiesa parrocchiale verrà officiata dal parroco, don Olimpio Bongiorni, e da don Stefano Segalini.
I canti saranno eseguiti dal Coro alpino Valtidone, con alla tromba Marco Cotti, della banda Don Orione. Verranno poi resi gli onori ai caduti e deposta una corona al monumento che li commemora. Le penne nere di Piozzano doneranno quindi la bandiera tricolore alla scuola della Casa del fanciullo di Padre Gherardo a Ivaccari. Dopo brevi interventi delle autorità, rinfresco alpino per tutti in piazza.

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30/05/2012

fiorenzuola, capogruppo per 17 anni

Oggi l'addio a Guido Inzani: fondò il Gruppo Alpini, fu nella "Garibaldi"

FIORENZUOLA - (d. men.) Oggi la città e il gruppo Alpini di Fiorenzuola, in chiesa Collegiata alle ore 10, saluteranno il cavaliere Guido Inzani, scomparso all'età di 92 anni. Di professione capomastro, titolare coi fratelli di una storica impresa edile, si sentiva però prima di tutto alpino. Nel 1948 insieme a Eugenio Censi e Alvaro Stecconi "andati avanti" - come si dice nel linguaggio alpino - prima di lui, aveva fondato il Gruppo Alpini di Fiorenzuola che fa parte della Sezione Ana di Piacenza che a quei tempi aveva come presidente il Capitano Arturo Govoni. Il suo sentirsi prima di tutto alpino derivava dall'esperienza vissuta nella seconda guerra mondiale quando si trovava nel Montenegro inquadrato nella Divisione alpina Taurinense, nel Gruppo "Aosta" del Primo reggimento artiglieria alpina. L' 8 settembre del 1943 il comandante del Gruppo Aosta, maggiore Carlo Ravnich, decise di non cedere le armi ai tedeschi e fece fuoco con una sua batteria contro una colonna di corazzate tedesche che aveva minacciato di far prigionieri i soldati italiani dopo la consegna delle armi. Dal Gruppo Aosta nasceva così la Divisione partigiana "Garibaldi" alla quale in seguito si aggregarono altre unità italiane che combatterono contro i tedeschi fino al marzo del 1945. Caratteristica di questa divisione è stata quella di essere sempre autonoma e di sentirsi prima di tutto militari italiani che avevano fatto una scelta di campo contro il nazismo. Guido Inzani anche negli ultimi tempi ricordava questa esperienza come la più importante della sua vita. Nel Gruppo Alpini di Fiorenzuola è stato capogruppo per 17 anni. Sua l'iniziativa che continua ancora della visita agli anziani della casa di riposo Verani. Ha partecipato, anche in età avanzata, alle iniziative del Gruppo, tra cui l'inaugurazione della sede nello scorso novembre.

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25/05/2012

Il grande cuore degli alpini in aiuto agli sfollati

Squadre delle penne nere piacentine a Cento dove hanno allestito tendopoli per cittadini senza più casa

«Il patrimonio artistico è ridotto in condizioni disastrose. Le abitazioni vanno forse un po' meglio, ma i capannoni industriali e le attività agricole hanno subito grossissimi danni». Sono queste le prime impressioni riportate da Franco Pavesi e Carlo Magistrali, due dei cinque alpini che domenica scorsa sono stati praticamente tra i primi a partire da Piacenza per portare aiuto subito dopo la notizia del devastante terremoto che ha scosso gran parte dell'Emilia. Insieme a loro intorno alle 7 e 30 del mattino, e quindi pochissime ore dopo la prima forte scossa, sono partiti anche Giuseppe Villa, Davide Rindone e Maurizio Franchi tutti dirottati alla volta di Cento.
«Poco tempo dopo essere arrivati a Cento - racconta Pavesi che è anche il vice coordinatore regionale della Protezione Civile degli alpini - è arrivato l'ordine di convergere verso Finale Emilia dove sono state dirottate tutte le forze e i mezzi degli alpini per l'allestimento di un campo base gestito dall'Ana regionale dell'Emilia Romagna». In poche ore le penne nere, tra cui la squadra di piacentini guidati da Pavesi, è riuscita a dare ospitalità ai primi 159 sfollati. «Ad oggi - dice ancora Pavesi - so che il campo è arrivo a regime per un totale di circa 300 posti». Sia Pavesi che Magistrali domenica mattina si stavano preparando per un'esercitazione in programma a Sarmato. «Ero a casa - racconta Magistrali - e mi stavo preparando per un'esercitazione che doveva tenersi a Sarmato quando ha iniziato a girare la notizia del terremoto cui è seguita la chiamata per partire». La squadra di cinque alpini piacentini è rimasta i primi due giorni dopodiché sono arrivati altri rinforzi che hanno permesso loro di tornare a casa. La seconda squadra che ha dato loro il cambio è formata da Armando Perini, Giuseppina Quaranta, Luciano Rossi, Germano Bertuzzi e Mauro Giorgi. «Io nel fine settimana ritornerò per organizzare la prossima turnazione» dice Pavesi. «La situazione che abbiamo trovato a poche ore dal terremoto - racconta invece Carlo Magistrali - è quella di un territorio dove il patrimonio storico è ridotto in condizioni disastrose cosiccome numerosi capannoni industriali i quali hanno subito ingenti danni con conseguenze immagino pesanti sul ciclo produttivo locale. Le abitazioni per quel che ho potuto vedere sembravano in stato leggermente migliore, ma si tratta di un'impressione visiva. In realtà mi hanno detto che anche quelle hanno subito grossi danni».


Mariangela Milani

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23/05/2012

E il Comune prepara nel convento un centro accoglienza per gli alpini

Eventi 2013, Corte nel circuito Terre Verdiane

CORTEMAGGIORE - (l. t.) Attenzione catalizzata sui grandi eventi del 2013: il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi e il raduno nazionale degli Alpini a Piacenza. Si è parlato anche di questo nella riunione tra l'amministrazione e i commercianti di Corteamggiore. «Siamo entrati nel circuito delle Terre Verdiane - ha annunciato il sindaco Gabriele Girometta - anche grazie all'interessamento del vicepresidente della Provincia, Maurizio Parma. Con gli altri Comuni delle Terre Verdiane si stanno organizzando eventi per celebrare Verdi, ma nulla toglie che anche il tessuto commerciale di Cortemaggiore possa collaborare: dobbiamo lavorare insieme per cercare di calamitare l'interesse degli appassionati del grande Maestro». Il sindaco ha riferito che sono stati chiesti finanziamenti alla Regione, ma che saranno esigui, anche in considerazione dell'emergenza terremoto. Una grande opportunità si preannuncia anche l'adunata nazionale degli Alpini di maggio 2013: «Il presidente provinciale degli Alpini - è stato l'intervento dell'assessore Fabrizio Devoti - ha detto che a Piacenza e nell'hinterland è già tutto esaurito». Intanto, proprio con la collaborazione del gruppo Alpini di Cortemaggiore, l'amministrazione comunale sta attrezzando un punto di ospitalità presso il convento francescano. «Ma tutte le idee in aggiunta a questa sono buone - ha concluso Girometta - perché la domanda è molto differenziata. La festa dura un giorno, ma c'è chi parte al giovedì e si ferma fino a lunedì. I partecipanti al raduno saranno dislocati nei paesi che offrono strutture ricettive e che sanno tenerli sul territorio».

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18/05/2012

sarmato, il tempietto recuperato 25 anni fa

Alpini in festa per il santuario che contribuirono a far rinascere

SARMATO - (crib) Gli Alpini di Sarmato festeggiano in questo mese il 25° anniversario della riapertura del santuario della Beata Vergine di Caravaggio. Un quarto di secolo fa, infatti, il santuario - primo tempio mariano della Valtidone, purtroppo sempre bisognoso di cure - venne recuperato dai sarmatesi dopo anni di abbandono e incuria. Proprio il gruppo alpini di Sarmato, oggi "custode" della chiesetta, festeggia la ricorrenza anche perché all'epoca fu tra i primi che contribuirono al ripristino dell'edificio: nel 1986, dopo la nascita di un comitato a cui aderirono diversi devoti sarmatesi con il conte Pietro Zanardi Landi (proprietario della chiesa), raccolsero 562mila lire grazie a una cena benefica. Si avviò quindi una sottoscrizione pubblica con una raccolta fondi per far fronte ai lavori di recupero, con parecchie adesioni, a testimonianza dell'affetto dei sarmatesi (tra cui Ettore Poggi, Franco Cavalli e Albino Losi, legati per un ex voto fatto durante la guerra) verso questo piccolo tempio che sorge di fianco al cimitero. I lavori iniziarono il 26 aprile del 1987 e vennero ultimati nel 1991, riportando la chiesa (e la devozione per la Beata Vergine di Caravaggio) agli antichi splendori. Sabato 26 maggio, come ogni anno, gli alpini e la parrocchia festeggeranno l'anniversario apparizione della Madonna a una donna chiamata Giovannetta, la sera del 26 maggio 1432 a Caravaggio, celebrando messe per tutto il giorno, con la benedizione pomeridiana degli ammalati e, in serata, la processione con il Santissimo Sacramento. Intanto, tutti i sabati fino alla fine del mese, il parroco don Guerrino Barbattini guida la recita del rosario alle 21.

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17/05/2012

Piacenza - Il maggiore alpino Mario Renna in Afghanistan c'è stato tre volte, di cui due come portavoce del contingente della Nato

piacenza - Il maggiore alpino Mario Renna in Afghanistan c'è stato tre volte, di cui due come portavoce del contingente della Nato. Lì ha lasciato un pezzo della sua storia, ma anche un po' di cuore, un po' di pensieri. Alcuni li ha raccolti nel libro Ring Road. Sei mesi con gli alpini in Afghanistan che è stato presentato alla libreria Postumia dal presidente provinciale degli Alpini Bruno Plucani e che ha offerto ai piacentini intervenuti qualcosa di più di una semplice presentazione: attraverso il suo libro infatti, ma soprattutto attraverso i suoi racconti e le sue testimonianze di vita reale e vissuta nel mezzo della zona di guerra, Renna ha saputo farsi portavoce di un impegno, quello degli alpini, che troppo spesso si dimentica. Salvo poi rendergli omaggio nel momento della tragedia, di fronte all'ennesima bara avvolta nel tricolore a cui si devono gli onori militari. «Ma che tipo di informazione è quella fatta di morti, delle bare avvolte nella bandiera italiana che ritornano in Italia, del presidente della Repubblica che abbraccia le vedove di guerra? » è la domanda senza dubbio non retorica che Renna ha posto al pubblico intervenuto all'incontro: già, viene da chiederselo. Certo anche quella è informazione e anche la morte fa parte della quotidianità con cui i contingenti degli alpini sono costretti a confrontarsi in Afghanistan, ma non è solo quello. E Renna lo ha dimostrato attraverso un libro che, come ha evidenziato anche Plucani, «fa conoscere all'opinione pubblica quello che i nostri soldati alpini e non fanno a favore della popolazione con l'obiettivo di lasciare un Afghanistan migliore di quello che hanno trovato»: del resto lo si legge anche nell'introduzione al libro firmata da Toni Capuozzo.
"Sono orgoglioso di presentare Mario Renna e il suo libro" ha spiegato all'inizio dell'incontro Plucani che, nel corso del pomeriggio, non ha mancato di evidenziare quel filo conduttore che sembra legare Ring Road. Sei mesi con gli alpini in Afghanistan a Centomila gavette di ghiaccio, il romanzo di Giulio Bedeschi pubblicato da Mursia nel 1963: certo diversa è la Russia con i suoi 50 gradi sottozero affrontata dagli alpini nel pieno del secondo conflitto bellico dall'Afghanistan con le sue temperature che vanno ben oltre i 40 gradi; diversi sono i tempi, anche se i caduti non sono mancati allora e si contano anche oggi. «Il mestiere del militare oggi è cambiato» ha confermato Renna: uguale però è l'impegno che anima il corpo degli Alpini e che, come ha ribadito l'autore, «li porta ad affrontare certamente non impreparati una quotidianità fatta di tagli di nastri e di scontri a fuoco». Una quotidianità complessa vissuta però con il coraggio che contraddistingue le penne nere.

Betty Paraboschi

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14/05/2012

I nostri alpini a Bolzano: «Ci vediamo a Piacenza»

Ufficializzato l'invito per l'adunata nazionale del 2013

La notte più lunga, così la chiamano gli alpini, apre alla sfilata di trecentomila penne nere. Praticamente, una popolazione grande tre volte la città di Piacenza. Oggi è Bolzano, ma "domani" quella festa continua di quartieri, paesi, vie e strade arriverà nella Primogenita e sarà l'86esima Adunata nazionale alpina, la prima che Piacenza vede nella sua storia, nel weekend dell'11 e 12 maggio 2013
. Sarà un esempio di squadra istituzionale, un "collante" per la comunità intera, a cui si lavora da mesi. «Un orgoglio», concordano le venti fasce tricolore presenti a Bolzano.
"UNA FESTA DI POPOLO" Lo striscione "Arrivederci a Piacenza", tenuto con orgoglio in mano dalla Primogenita, ha sfilato trionfante lungo le vie del centro di Bolzano, per un totale di tre chilometri, in occasione dell'85esima adunata. Alle 20, il momento del "passaggio della Stecca" tra le città ospitanti, il passaggio di testimone emozionato, tra Bolzano e una Piacenza che ha superato le 1.500 presenze attese dalla nostra provincia. «Una grande festa di popolo - l'ha definito la giornata il presidente della Provincia, Massimo Trespidi -. Grande l'ospitalità di Bolzano. La mia presenza a fianco di tantissimi sindaci del territorio è la chiara e concreta dimostrazione della coesione istituzionale e territoriale che ci ha consentito di avere a Piacenza, il prossimo anno, l'adunata nazionale». Piacenza, durante tutta la giornata, non ha mai smesso di pensare a quando, finalmente, toccherà a lei l'onore di ospitare l'Adunata, nel 2013. «È stata un'esperienza straordinaria - commenta il sindaco di Piacenza, Roberto Reggi -. La gente ha dimostrato grande affetto al nostro passaggio. Abbiamo raccolto suggerimenti per il prossimo anno e dato dimostrazione di forte solidità istituzionale».
"REGGI RESTI NEL COMITATO" Nel corso dell'insediamento del comitato organizzatore, il presidente Trespidi ha proposto che il sindaco Reggi rimanga, anche dopo la scadenza del mandato, componente dello stesso comitato, «visto che l'aver ottenuto l'adunata a Piacenza è stato un successo conseguito insieme», ha precisato Trespidi. La proposta è stata accolta con voto unanime. «Per me si tratta di una grandissima opportunità - commenta Reggi -. Sarò felice di poter dare un contributo anche se il testimone passerà al nuovo sindaco. Abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti. Tutta Piacenza è coinvolta».
400MILA PENNE NERE Gli Alpini hanno festeggiato il 140esimo dalla fondazione del corpo. In testa al corteo il gonfalone di Piacenza, quindi la fanfara dell'Ana piacentina, diretta da Edo Mazzoni. Il presidente dell'Ana provinciale, Bruno Plucani, alla sua decima adunata da presidente e 45esima da alpino, ha anticipato il percorso che le sezioni di tutta Italia tra un anno esatto percorreranno a Piacenza. «L'ammassamento - ha detto - sarà in viale Dante. Da qui si partirà per via Conciliazione, poi la sfilata continuerà lungo via Farnesiana, lo Stradone Farnese dove, a destra e sinistra, verranno montate le due tribune principali, fino a via XIV Maggio, quindi via Veneto e via IV Novembre, dove ci sarà lo scioglimento dei cortei. Previste 400mila persone, come a Torino 2011. Spero che, dopo Provincia e Comune, anche la Regione ci dimostri la propria vicinanza». L'appello è lanciato. Ed è soprattutto una chiamata all'orgoglio piacentino.

Elisa Malacalza

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14/05/2012

«Nel 2013 con noi all'adunanza anche i due marò arrestati in India»

(elma) «Vogliamo vedere a Piacenza, nel 2013, anche i due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone». Lo dice il presidente dell'Ana Corrado Perona, dopo che, con un lungo applauso, è stato accolto ieri a Bolzano anche il plotone in armi del Battaglione San Marco.
Sotto la tribuna d'onore lo striscione: «Gli alpini al fianco dei marò», per tenere alta l'attenzione sul destino dei due fucilieri. «Gli alpini non lasciano mai indietro nessuno, terremo alta l'attenzione su questi nostri soldati. Finché non saranno tornati a casa - ha concluso Perona -. Vogliamo che siano con noi alla prossima adunata».
Sono state 300mila le persone che hanno preso parte all'adunata nazionale degli alpini a Bolzano, ha detto il questore Dario Rotondi, riferendo le prime stime. Rotondi ha detto che dal punto di vista dell'ordine pubblico non vi sono stati problemi, grazie anche - ha sottolineato - alla collaborazione della varie forze presenti sul territorio. Sul fronte dell'assistenza sanitaria, nei punti medici decentrati sul territorio si sono presentate circa 300 persone e solo 20 hanno avuto bisogno di ricorrere al pronto soccorso dell'ospedale regionale.
Presenti da Piacenza il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, con la consigliera provinciale Danila Pedretti, e i sindaci Roberto Reggi di Piacenza, Carlo Capelli di Castelsangiovanni, Francesco Rolleri di Vigolzone, Antonio Mazzocchi di Farini, Jonathan Papamarenghi di Lugagnano, Lino Cignatta di Agazzano, Luigi Francesconi di Gazzola, Alessandro Ghisoni di Podenzano, Antonio Agogliati di Ferriere, Giovanni Piazza di Ottone, Manuel Ghilardelli di Ziano, Francesco Marcotti di Castelvetro, Massimo Poggi di Coli, Gabriele Girometta di Cortemaggiore, Roberto Barbieri di Borgonovo, Michele Sfriso, neoeletto di Monticelli. Presenti gli assessori e consiglieri Domenico Caruso di Gossolengo, Donatella Alberoni di San Giorgio, Canzio Marchesi di Sarmato, Camillo Passerini di Nibbiano, Roberta Valla di Travo, Girolamo Polenghi di Rivergaro. Portabandiera Gianfranco Bertuzzi.

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14/05/2012

«Imparo come si sta assieme»

Il più giovane "alpino" è il 16enne Simone Toscani di Ferriere

(elma) «Voglio imparare dagli Alpini il senso dello stare insieme, dell'aggregazione». Simone Toscani, studente di 16 anni all'Isii Marconi, è il giovanissimo del gruppo piacentino, arrivato con il papà da Ferriere. Si tiene ben lontano da quella che, in alcuni stereotipi, è la "movida alpina" e si concentra sui valori che l'adunata alpina, dalla prima sul monte Ortigara (Vicenza) nel 1920, porta con sé. Ieri sera, il passaggio della "stecca" è andato in diretta on line sul sito www. ana. it.
ANCHE 778 DONNE -Gli alpini sono un Corpo dell'Esercito italiano specializzato ad operare in zone di montagna. Nacquero tuttavia sul mare, a Napoli, il 15 ottobre 1872, quando il re Vittorio Emanuele II firmò il decreto di costituzione. Le donne sono in forza al Corpo dal 2000 e attualmente sono complessivamente 778, ma, per il momento, il grado massimo raggiunto è quello di capitano. Il copricapo adottato alle origini del Corpo era la bombetta alla calabrese con una penna nera e il fregio con l'aquila ad ali spiegate. All'inizio del secolo scorso, il cappello cambiò, senza cambiare più sostanzialmente fino ai giorni nostri. Grigioverde, è fatto al dieci per cento di peli di lepre e al 90 per cento di coniglio, assemblati con 150 grammi di amalgama e colla, come si legge in una nota de "La Stampa".
Missioni all'estero - Oltre che impiegati nei compiti dei Corpi dell'Esercito italiano sul territorio nazionale, gli alpini hanno partecipato a numerose missioni all'estero. In particolare, dal 2003, senza mai sosta, reparti alpini si sono dati il cambio per far parte del contingente internazionale Nato in Afghanistan. In questi nove anni hanno subito diciotto perdite. Sul labaro dell'Associazione nazionale alpini nella sfilata di ieri a Bolzano, quindi, è stata appuntata anche la 208esima medaglia d'oro al valore militare individuale per un alpino, assegnata al sottotenente Mauro Gigli, caduto nel luglio 2010 ad Herat.

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14/05/2012

«Viviamo i nostri valori nella quotidianità»

Plucani: «Festeggiamo la vita ma senza confusione, il vero alpino rispetta le norme»

(mal.) Alla domanda «Presidente Plucani, cosa significa essere un Alpino, oggi? », il referente Ana provinciale non ha dubbi, e si smarca con forza da quei giovani che, ogni anno, si presentano all'adunata con un cappello comprato sulla bancarella e una birra chiara in mano da scolarsi a litri. «No, quelli non sono Alpini e lo dico chiaramente. Noi siamo per il motto "Onorare i morti, aiutando i vivi"» dice con orgoglio Bruno Plucani. Poi, cita il saper stare nelle regole, il rispetto di quei valori legati alla montagna, alle difficoltà della montagna. E il senso di famiglia, insieme alla solidarietà, perché, prosegue il presidente, che fra poche settimane diventerà nonno per la seconda volta, «Voglio molto bene agli alpini piacentini».
Si è aperto a livello nazionale il dibattito sul rendere l'Associazione nazionale alpini a carattere internazionale. L'adunata degli Alpini a Bolzano, per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sarebbe dovuta essere «l'opportunità per un'attenta riflessione sulle prospettive della specialità nei nuovi contesti di impiego internazionali». «Ma noi, al momento, vogliamo restare con i piedi ben ancorati a terra - commenta il presidente provinciale Ana -, ci atteniamo alle direttive della nostra sede nazionale. Continuiamo a vivere i nostri valori, nella quotidianità». Proprio come fa una vera famiglia. «Dicono che siamo una famiglia - sorride Plucani -, e io voglio veder crescere unita la mia sezione. Tutti insieme, uniti, possiamo realizzare un grande evento, il prossimo anno».
Tutti insieme. Anche i ragazzi che pensano alle adunate alpine come a un pretesto per alzare il gomito? «Li abbiamo visti anche qui, a Bolzano, oggi. Non sono Alpini, solo persone che vogliono festeggiare in modo poco consono, fuori norma. È vero, a noi piace stare in compagnia, festeggiamo la vita. Ma senza confusione, cercando di mettere al primo posto la nostra missione». Quello di Bolzano è stato un vero e proprio test, in attesa dell'adunata a Piacenza del 2013. «La città ci ha accolti benissimo, abbiamo raccolto alcune esperienze positive, e cercheremo di evitarne altre negative - dice Plucani -: alla Santa Messa del sabato, ad esempio, si è creato troppo caos, in cattedrale. Questo non deve verificarsi a Piacenza, il momento spirituale per gli Alpini è importante».
Per il resto, prezzi contenuti, nessun impennata dei costi di bar o ristoranti. Sul programma, «Ho grande fiducia nella Provincia e nei Comuni - conclude il presidente -: vorremmo realizzare anche mostre itineranti, ad esempio sulle ritirate in Russia e Grecia, con il coinvolgimento delle scuole. A Bolzano, ora, ci sono 300mila persone. L'adunata arriva a Piacenza per la prima volta: dovrà essere un evento straordinario».
 

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12/05/2012

Oltre 1.500 alpini a Bolzano per il passaggio della stecca

Domani sera, al termine della sfilata, il "testimone" sarà consegnato a Piacenza per l'adunata nazionale 2013

Saranno 1.500 gli alpini piacentini che sfileranno domani a Bolzano per l'adunata nazionale 2012. Un'adunata più importante di quelle passate perchè segnerà, con il passaggio della "stecca", l'avvicendamento tra la sezione di Bolzano e quella di Piacenza che ospiterà l'adunata nazionale 2013. Sarà il sindaco Roberto Reggi insieme al presidente della provincia Massimo Trespidi al fianco del presidente sezionale Bruno Plucani ad aprire la sfilata piacentina dietro allo striscione della Primogenita. Con gli alpini piacentini sfileranno appunto il vessillo della sezione piacentina, il gonfalone del comune di Piacenza decorato di medaglia d'oro al valor militare, ed il gonfalone della provincia di Piacenza. I 46 gruppi alpini della sezione di Piacenza stanno raggiungendo la città dell'Alto Adige in queste ore con camper, furgoni ed auto. La voglia di esserci e di fare bella figura, per le penne nere piacentine, è veramente tanta.
La grande sfilata inizierà domani alle ore 9 con gli alpini provenienti dalle sezione all'estero e poi via via tutte le sezione italiane. Piacenza dovrebbe iniziare la sfilata presumibilmente verso le ore 14,30. Al termine, insieme alle autorità piacentine, le penne nere nostrane sfileranno nuovamente con lo striscione "Arrivederci a Piacenza nel 2013" per poi ricevere la "stecca" (verso le ore 20) dalle autorità locali, dando il via così, ufficialmente, all' organizzazione dell'adunata nazionale 2012.
Assieme agli alpini sfileranno anche una ventina di sindaci ed amministratori del Piacentino. Oltre a Reggi e al presidente Trespidi, Francesco Rolleri (Vigolzone), Antonio Agogliati (Ferriere), Francesco Marcotti (Castelvetro), Giovanni Piazza (Ottone), Massimo Poggi (Coli), Lodovico Albasi (Travo), Bruno Repetti (Piozzano), Gianni Zanrei (Carpaneto), Gianpaolo Fornasari (Pianello), Manuel Ghilardelli (Ziano), Roberto Spinola (Pontedell'olio), Antonio Mazzocchi (Farini), Franco Albertini (Pecorara), Giovanni Compiani (Fiorenzuola), Alessandro Ghisoni (Podenzano), Gabriele Girometta (Cortemaggiore), Jonathan Papamarenghi (Lugagnano), Giovanni Carlo Capelli (Castelsangiovanni), Lino Cignatta (Agazzano), Rosario Milano (Alseno). Poi rappresentanti dei comuni di Rivergaro, Sarmato, San Giorgio, Gossolengo.
Nei giorni scorsi una rappresentanza della polizia municipale e funzionari del Comune di Piacenza si sono recati a Bolzano per rendersi conto personalmente di quella che è l'organizzazione nei settori di competenza.
Ieri sera intanto, il presidente Bruno Plucani ha presenziato al corteo della bandiera di guerra (scortata dal colonnello piacentino Luigi Rossi), mentre questa mattina si terrà il benvenuto nel comune di Bolzano con i presidenti di tutte le sezioni d'Italia e del mondo. Alle ore 17 la messa in Duomo.

Federico Frighi

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29/04/2012

Ciriano, gli alpini hanno restaurato l'asta della bandiera del monumento ai caduti

CARPANETO - L'attivo Gruppo alpini di Carpaneto ha smontato l'asta per la bandiera di oltre 10 metri di altezza a fianco del monumento ai caduti della frazione di Ciriano. Dopo averla restaurata e riverniciata l'ha rimontata al suo posto. Attualmente gli alpini hanno in corso anche lavori di pulitura, restauro e consolidamento dell'intero monumento, che risulta essere il primo realizzato nella nostra provincia a ricordo del caduti della guerra 1915-18. L'iniziativa fu dell'allora parroco della frazione, don Giovanni Moruzzi, come risulta dai documenti d'archivio parrocchiale, "i lavori iniziarono nel mese di febbraio 1919 e lo stesso parroco, don Moruzzi, gli dedicò il suo lavoro manuale e tutto il danaro occorrente e fu solennemente inaugurato nel mese di giugno delle stesso 1919". Alla mesta cerimonia, riportano i documenti, intervenne una grande folla che si strinse attorno alle madri e alle vedove dei caduti. Intervennero le massime autorità provinciali e di governo con tre generali in armi, mentre ventisei preti celebrarono l'ufficio funebre in considerazione del particolare carattere patriottico. In origine il monumento era stato costruito più vicino alla strada quasi di fronte alla chiesa, negli anni Settanta fu smontato sasso per sasso e rimontato nella posizione attuale, più idonea per le cerimonie e lontano dalla strada provinciale.

p. f.

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25/04/2012

Dagli alpini due nuove bandiere

Borgonovo, alle scuole elementari e medie: alla consegna le note dell'inno di Mameli, oltre 200 scolari. Oggi proseguono le celebrazioni con corone ai Caduti

Borgonovo - Grazie agli alpini le scuole elementari e medie di Borgonovo hanno due nuove bandiere, una italiana e l'altra europea, che da ieri sventolano dalle finestre del plesso scolastico in sostituzione di quelle vecchie ormai consunte. La consegna delle nuove bandiere è avvenuta ieri mattina, durante una cerimonia che ha coinvolto oltre duecento tra piccoli scolari delle ultime classi delle scuole elementari e alunni delle scuole medie, i quali si sono radunati nel cortile antistante le scuole. Qui tutti hanno atteso l'arrivo delle delegazioni degli alpini di Borgonovo accolti a suon di musica. In loro onore infatti l'orchestra delle scuole, diretta dal docente Benedetto Ritorto, ha intonato diverse canzoni tra cui l'Inno d'Italia le cui note hanno accompagnato il posizionamento delle nuove bandiere. «La consegna oggi di queste due nuove bandiere - ha detto il capogruppo degli alpini di Borgonovo Piero Bosini - rappresenta per noi un gesto di grande rilevanza perché simboleggia la continuità tra noi e voi, piccoli fratelli, in cui riconosciamo il nostro futuro e il futuro degli ideali che portiamo avanti. Ideali - ha proseguito Bosini - di identità nazionale, orgoglio di essere italiani, spirito di fraternità e solidarietà che ci deve unire e che queste bandiere rappresentano». Tra i presenti ieri c'era anche il presidente della sezione Ana di Piacenza Bruno Plucani, che ha ringraziato le scuole per aver accettato il dono così come gli alpini di Borgonovo per essersi spesi per quest'azione. Il presidente ha anche consegnato alla vicesindaco Angela Petrarelli la preghiera dell'alpino. Un grazie alle penne nere è arrivato dalla vice preside, Maria Luisa Bramini. «Grazie a loro - ha detto - abbiamo potuto sostituire le precedenti bandiere ormai consumate». L'evento era legato alle celebrazioni per il 67esimo anniversario della Liberazione. «Dopo tanti anni - ha detto ancora il capogruppo Bosini - è ora di fare la pace vera, quella costruttiva dove tutti lavorano per il raggiungimento di uno scopo guardando all'Europa sotto la spinta dei giovani». Oggi a Borgonovo le celebrazioni proseguono con il ritrovo fissato alle 9,30 in piazza della rocca per l'alzabandiera cui seguirà la messa alle 10 e la deposizione delle corone di alloro al monumento ai caduti in piazza Garibaldi. Per l'occasione gli alunni delle scuole medie leggeranno alcune memorie insieme al sindaco e all'assessore regionale Paola Gazzolo, che terranno i discorsi ufficiali. Il corteo si sposterà poi al cimitero per la commemorazione alla tomba di Paolo Araldi. Gli eventi sono organizzati dagli alpini, Anpi, Spi Cgil, associazione nazionale Carabinieri in congedo, movimenti e partiti politici di Borgonovo.

Mariangela Milani

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19/04/2012

La festosa invasione degli alpini porta microscopi per gli studenti

A Monticelli raduno, cerimonie e donazione

MONTICELLI - Invasione di alpini in paese, per la tradizionale festa del gruppo di Monticelli. La manifestazione, domenica scorsa, si è aperta con l'alzabandiera nel cortile del castello e si è conclusa in tarda mattinata con la consegna di sette microscopi alle scuole: un dono proprio degli alpini e del Gruppo ornitologico. Fra le autorità presenti, l'assessore Enrico Scaravella e il comandante della caserma dei carabinieri maresciallo Vincenzo De Luca, i quali hanno guidato il corteo che ha sfilato per le vie del paese, accompagnato dalla banda e dai labari dei numerosi gruppi alpini in arrivo da altri paesi della provincia. A guidare la sezione di Monticelli c'era il capogruppo Giuseppe Corradi, in rappresentanza di quella di Piacenza il vice Gino Acerbi. Presente, inoltre, una delegazione di Brusaporto (Bergamo) che è gemellato con gli alpini di Monticelli. La messa è stata celebrata dal parroco di Monticelli don Tarcisio Frontini e si è esibito il coro Cai di Piacenza. Al termine della cerimonia è stato riformato il corteo per la deposizione di una corona d'alloro al monumento ai caduti situato di fronte alla scuola elementare. La festa si è conclusa nella Rocca, dove erano stati esposti disegni e ricerche degli alunni sul tema "La storia degli Alpini". Lì il gruppo alpini ha donato sette microscopi e una bandiera tricolore da collocare all'esterno della scuola; il tutto è stato preso in consegna da Vittoria Pozzoli in rappresentanza dell'istituto comprensivo. Alcuni alunni hanno voluto contraccambiare regalando a Corradi un quadretto e un cd fotografico. E' seguito un rinfresco con l'immancabile allegria degli alpini.

Fabio Lunardini

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08/04/2012

messa e commemorazione a san nicolò

Gli alpini ripuliscono e onorano i ventidue cippi dedicati ai Caduti

san nicolò - (fz) Ricordare gli alpini che "sono andati avanti" con una messa celebrata a San Nicolò e con un gesto concreto: la pulizia dei 22 cippi dedicati ai Caduti in guerra che accompagnano il viale alberato del cimitero. Queste le due iniziative promosse dalle penne nere nell'intento di sottolineare il sacrificio, talvolta spinto fino al dono della vita stessa, prestato da tanti degli aderenti al corpo. «Il nostro obiettivo - ha spiegato il capogruppo Giorgio Gnocchi - è quello di non dimenticare chi ha speso interamente la propria esistenza per la patria. Al tempo stesso, desideriamo rinnovare la memoria di tutti gli alpini che hanno dimostrato un grande impegno in caso di calamità sul territorio nazionale e non solo». Le parole di Gnocchi sono state quindi seguite dalla recita della "preghiera dell'alpino", quindi la processione fino al cimitero dove è stata deposta una corona d'allora al monumento ai caduti. Presente, tra gli altri, il sindaco Raffaele Veneziani. «Ringrazio gli alpini che mi hanno dato l'opportunità di partecipare a questo grande momento di abbraccio alla loro famiglia», ha affermato. «Si tratta di un'occasione importante di raccoglimento in onore di chi ha perso la vita per l'alto ideale della nazione italiana». Il primo cittadino ha quindi rivolto un plauso alle penne nere per l'impegno speso nella ripulitura dei cippi. «Abbiamo deciso di intervenire - ha spiegato Gnocchi - perché lo smog e le avversità atmosferiche li avevano compromessi ed avevano contribuito ad annerirli. Ora, invece, è stata restituita loro la colorazione bianca originaria ed è stato posto un fiore, in modo che chi si reca al cimitero possa notarli e riflettere sul sacrificio reso dalle persone a cui sono dedicati».

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08/04/2012

Adunata alpini 2013, la bandiera di guerra sfilerà da viale Risorgimento a piazza Cavalli

Manca più di un anno, ma viaggia già a pieno regime la macchina organizzativa che sta preparando l'adunata nazionale degli alpini che si terrà a Piacenza il 10, 11 e 12 maggio 2013.
Ieri mattina Bruno Plucani, il presidente provinciale dell'associazione che riunisce le penne nere, ha annunciato al sindaco Roberto Reggi il percorso ufficiale che sarà seguito per la manifestazione inaugurale, vale a dire la parata della bandiera di guerra, un momento molto sentito che di fatto aprirà la tre giorni di eventi.
«Abbiamo deciso che la partenza sarà dal monumento dei Pontieri, a piazzale Milano - ha chiarito Plucani - percorrendo poi viale Risorgimento, passando in piazza Cavalli e raggiungendo piazza Sant'Antonino e facendo il tragitto inverso fino alla piazza, dove ci fermeremo per la cerimonia ufficiale. Questa è la versione definitiva decisa dal comitato organizzatore, crediamo che sia il tragitto ideale anche per toccare alcuni punti significativi del centro città. Il via sarà a due passi dalla nostra sede del Daturi, mentre viale Risorgimento e piazza Sant'Antonino sono stati da poco riqualificati e piazza Cavalli è uno dei simboli di Piacenza».
Non è ancora stato approvato, invece, il percorso della sfilata principale, che si terrà la domenica e che richiamerà in città decine di migliaia di alpini da tutta Italia: «In questo caso occorre attendere ancora qualche settimana - ha spiegato Plucani - probabilmente la riunione del comitato organizzatore del 6 giugno. Un'idea di massima comunque c'è già e prevede l'ammassamento lungo tutta viale Dante, per poi passare in via Conciliazione, via Farnesiana e piazzale Libertà, imboccando lo Stradone Farnese, dove sul lato sinistro saranno allestite le due tribune principali, in cui saranno sistemate anche le autorità. Poi avanti fino al Dolmen, corso Vittorio Emanuele fino a piazzale Genova, dove il corteo si scioglierà verso via IV Novembre e via XXIV Maggio».
A dare l'ok saranno dunque i componenti del comitato, composto dal presidente della Provincia Massimo Trespidi, dal sindaco Roberto Reggi, al presidente provinciale dell'associazione nazionale alpini Bruno Plucani, il presidente del comitato Nino Geronazzo, il vice Silverio Vecchio, il consigliere nazionale Ana Corrado Bassi, il rappresentante della sezione Ana di Piacenza Giuseppe Rovati ed il segretario Nicola Scotti. Il 6 giugno Reggi non sarà più in carica, ma gli è già stato chiesto di restare.

Michele Rancati

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01/04/2012

Per non dimenticare i nostri eroi

Messa con il coro degli Alpini, deposizione delle corone d'alloro e la consegna delle Croci al Merito ai famigliari di quattro coraggiosi militari piacentini

Non ha un nome, ma lo si può chiamare "Eroe". La storia della tomba del milite ignoto è nota a tutti gli italiani: risale all'immediato primo dopoguerra e simboleggia il sacrificio della propria vita da parte dei soldati caduti per difendere la patria. Un esempio di coraggio e di generosità che con il tempo non è andato dimenticato ed i cui valori vengono ricordati ogni anno. Proprio ieri mattina il centro di Piacenza è stato il teatro della giornata commemorativa nazionale dei Caduti e dispersi di tutte le guerre e della ricorrenza del 90° anniversario della traslazione del milite ignoto, manifestazione organizzata dal comitato provinciale dell'Associazione Nazionale Famiglie e Caduti Dispersi in Guerra. Le celebrazioni hanno avuto inizio con le associazioni combattentistiche e d'arma con i labari e le autorità civili e militari che si sono trovate sul sagrato della Chiesa di San Francesco per prendere parte alla messa nella Basilica officiata dal vescovo monsignor Gianni Ambrosio, impreziosita dalla partecipazione del coro degli Alpini. Proprio il presidente provinciale ANA Bruno Plucani ha dato l'avvio al ricordo dei caduti "ovvero di chi non c'è più perché ha dato la vita per il paese", concetto ripreso dal vescovo "e per il quale tutti noi siamo grati a questi eroi, a cui tributiamo una preghiera che è il modo più alto di esprimere riconoscenza".
Dopo la messa, il corteo si è spostato al Sacrario dei caduti di tutte le guerre sotto il Gotico per l'alzabandiera, la benedizione e la deposizione delle corone d'alloro da parte del cappellano militare don Bruno Crotti Ed il termine "eroe" è stato utilizzato anche dal presidente nazionale ANFCDG Rodolfo Bacci nel corso della sua introduzione: "È così che la ragazzina di 13 anni che lo scorso anno ha scritto a napoletano ha definito il milite ignoto, ed in lui ritroviamo i sacrifici di tanti uomini uccisi durante le guerre". Una di queste è la battaglia Nikolajewka, che il Generale Eugenio Gentile ha ricordato in onore del 69° anniversario. "La disfatta di quegli italiani in Russia - ha detto - ha comunque esaltato le loro doti di combattenti in nome dell'
appartenenza alla nazione. E oggi siamo ancora qui per dimostrare quanto siamo loro riconoscenti, così come ai 50 soldati caduti di recente in Afghanistan".
Il comandante del Presidio Militare di Piacenza Claudio Totteri ha quindi voluto esprimere solidarietà alle famiglie che hanno perso i propri cari in guerra, "perché anche se sono consapevoli del dono che hanno fatto alla patria, il dolore non potrà mai essere girato come la pagina di un libro". Spazio in seguito alla consegna delle croci al merito di guerra ai famigliari dei soldati piacentini Dante Morosoli, Giuseppe Baldrighi, Eugenio Soprani e Tarcisio Orlandini in loro memoria, premiati fra gli altri dal consigliere nazionale ANFCDG Lorenzo Gregori, mentre per ricordare i caduti in Russia è stata consegnata una medaglia ricordo agli orfani del bersagliere Gino Pedegani, insigniti da Bacci, da Gregori e dalla madrina della manifestazione, l'imprenditrice Francesca Cassinelli. E mentre per tutto il corso della cerimonia sono state proiettate sul maxischermo le immagini della traslazione del milite ignoto all'Altare della Patria di Roma, il vicesindaco Francesco Cacciatore ha chiuso la cerimonia con il discorso conclusivo. "Oggi tributiamo doverosamente un omaggio a chi ci ha regalato la democrazia, la libertà e la convivenza civile dando in cambio la propria vita - le sue parole - ciò acquista un significato ancora maggiore alla luce del momento drammatico di instabilità in tanti paesi, dalle guerre in Libano agli attacchi terroristici che hanno funestato tra gli altri, tante donne afgane. Ma la memoria va anche ai 50 militari italiani caduti in Afghanistan, protagonisti della storia recente, e per noi piacentini va soprattutto al maresciallo Daniele Paladini, ucciso in quel paese nel 2007 ed al quale abbiamo appena dedicato il ponte sul Trebbia.
La sua scomparsa ha causato un vuoto incolmabile in tutta la nazione".

Gabriele Faravelli

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31/03/2012

Una croce alta più di venti metri sulla collina a Vigolo Marchese

Castello, allestita da alpini e gruppo volontari

CASTELLARQUATO - (p. f.) Il gruppo volontari assieme al gruppo alpini di Vigolo Marchese, aderendo ad un suggerimento del parroco, don Paololino Chiapparoli, hanno eretto una monumentale croce sulla collina prospiciente alla chiesa parrocchiale di san Giovanni Battista: una croce alta più di venti metri e larga otto.
Risulta visibile per diversi chilometri nella Valchiavenna. Particolarmente suggestiva alla sera per l'illuminazione che la ricopre interamente, è stata molto apprezzata nella sera della Veglia dei giovani dell'intera Valdarda, che si è svolta nei giorni scorsi per la prima volta a Vigolo Marchese, nel campo da calcio. Al raduno, organizzato da don Giancarlo Plessi, parroco di Vernasca, hanno presto parte quindici sacerdoti e più di trecento giovani: è stata la veglia più partecipata degli ultimi anni.
La grande croce sarà ancora illuminata durante la settimana Santa, in particolare nella serata del Venerdì Santo durante la secolare processione della via Crucis per il paese.

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31/03/2012

Vernasca, addio all'alpino Luigi Battaglia reduce dalla battaglia di Nikolajewka

VERNASCA - C'erano tutti gli Alpini di Vernasca, nei giorni scorsi, nella chiesa di Borla dedicata alla "Santa Croce", per l'ultimo saluto al commilitone Luigi Battaglia (deceduto alla vigilia del suo novantesimo compleanno) ed assistere alla liturgia funebre officiata dal parroco don Giancarlo Plessi. E con i compagni d'arme non sono mancati altri ex combattenti e tanti alto-valdardesi, tra cui il sindaco Gian Luigi Molinari che ha voluto rendere omaggio al superstite valdardese delle battaglie di Nikolajewka, del Don, di Erkas e di Hubin, che dopo la grande ritirata dalla steppa russa, finì in campo di concentramento in Germania prima di poter tornare a casa.
La storia militare di Luigi Battaglia - che abitava ai "Comini" - era iniziata il 31 gennaio del 1942 quando non era ancora ventenne e si era conclusa con il ritorno a casa nel maggio del 1945. Aggregato al 5° Reggimento Alpini, dopo cinque mesi di stanza e di addestramento a Verona e Merano, fu inviato in Russia e arrivò a Nikolajewka, dopo ed aver attraversato mezza Germania a bordo di un treno che viaggiava a venti chilometri all'ora. Nei successivi cinque mesi combatté in prima linea in quella località e sulle rive del Don, ma all'inizio del '43 iniziò la drammatica ritirata attraverso la steppa russa: combattimenti con esito alterno, ad una temperatura di 40 gradi sotto zero, senza protezione alcuna, senza cibo e senza acqua. Nelle cruente battaglie di Erka e di Hubin persero la vita tre intere compagnie di soldati italiani ed altrettanti militari russi. Nella battaglia di Erka Luigi Battaglia rimase ferito ad una gamba per lo scoppio di una bomba a mano e sette schegge, se pur di piccole dimensioni, gli resero difficile la ritirata a piedi che durò ancora 24 giorni, con numerosi accerchiamenti da parte dei nemici. Sul confine russo Battaglia riuscì a salire prima su un camion e poi su un vagone ferroviario senza tetto che lo portò in un ospedale militare tedesco. Il 27 maggio del '43 riuscì a prendere un treno per l'Italia con il quale raggiunse Ravenna dove rimase in ospedale per più di due mesi.
Il telegramma del ‘43 e il dramma della mamma Fu proprio in quel periodo che sua madre ricevette un telegramma dal comando militare con il quale le comunicavano la morte del figlio avvenuta in Russia.
Ma la storia di Luigi Battaglia non era ancora terminata perché, fuggito da Ravenna nel tentativo di tornare a casa, fu fermato da una pattuglia di Carabinieri quando già si trovava nella zona di Luneto, fu catturato e consegnato al comando tedesco della zona come disertore. Inviato in Germania rimase nei campi di concentramento di Fhustembergh e di Lichipina lavorando prima in una fabbrica di spolette per bombe a mano e, poi, di bachelite. Anche in quelle circostanze riuscì a sopravvivere e fuggì: fece un lungo tragitto a piedi passando anche nelle vicinanze di Praga e infine arrivò a Parma. Poi, a piedi, fino ad Alseno: raggiunse la sua casa il 26 maggio del 1945. Erano le quattro del mattino.
All'inizio degli anni '50, proprio nell'anno in cui gli fu conferita la decorazione della "Croce al merito di Guerra", si sposò con Iris Sesenna, con la quale ebbe tre figli: Orella, Alberto e Massimiliano. Lavorò come "voltista" in alcune importanti imprese edili e non smise mai di essere un abilissimo cacciatore ed un tenacissimo fungaiolo. L'ultimo momento di commozione lo visse un anno fa, nella scuola elementare del capoluogo, in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, quando un alunno, a nome dell'amministrazione comunale, gli fece dono di una bandiera tricolore.

Franco Lombardi

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31/03/2012

Gli alpini onorano i commilitoni deceduti e i caduti del paese

san nicolò - (fz) Una celebrazione in ricordo di tutti i caduti e degli alpini scomparsi si terrà domattina, alle 11, nella chiesa parrocchiale di San Nicolò. «La messa - spiega il capogruppo delle penne nere locali, Giorgio Gnocchi - sarà officiata in onore di chi ha offerto la propria vita per una patria libera e democratica, ma anche di chi - nato in epoca repubblicana - ha contribuito a rendere grande il nostro Paese con il proprio impegno nel Corpo». Al termine si deporrà una corona al monumento dei caduti al cimitero, lungo il cui viale d'accesso, nei giorni scorsi, le penne nere locali hanno provveduto a ripulire tutti i cippi.

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31/03/2012

In San Francesco la cerimonia dei morti di tutte le guerre

Oggi ricorre la giornata commemorativa nazionale dei caduti e dispersi di tutte le guerre e ricorrenza del 90° anniversario della traslazione del milite ignoto. Piacenza lo celebrerà con una manifestazione organizzata dal comitato provinciale dell'Associazione Nazionale Famiglie e Caduti Dispersi in Guerra. Partenza alle 9.15 con le associazioni combattentistiche e d'arma con i labari e le autorità civili e militari che si troveranno sul sagrato della Chiesa di San Francesco per prendere parte, alle 10, alla messa nella Basilica officiata dal vescovo monsignor Gianni Ambrosio con la partecipazione del coro degli Alpini. Verso le 10 e 40 il corteo si sposterà al Sacrario dei caduti di tutte le guerre sotto il Gotico per l'alzabandiera, la benedizione e la deposizione delle corone d'alloro. Interverranno il presidente nazionale Rodolfo Bacci, il Generale Eugenio Gentile per un ricordo del 69° anniversario della battaglia Nikolajewka ed il comandante del Presidio Militare di Piacenza Claudio Totteri. In seguito verranno consegnati riconoscimenti.

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29/03/2012

Adunata alpini 2013, già diecimila adesioni

In Provincia la prima riunione del Comitato organizzativo. Definiti i componenti

Per il momento la si potrà chiamare "la carica dei 10mila". Procede con grande successo l'organizzazione dell'adunata nazionale degli Alpini che si terrà a Piacenza i prossimi 10, 11 e 12 maggio 2013. A poco più di un anno di distanza dall'evento ufficiale infatti, sono già 10mila le adesioni ricevute dall'ANA di Piacenza per prendere parte alla manifestazione, provenienti dalle sezioni di Alpini di tutta Italia. E si susseguono anche gli impegni del Coa (Comitato organizzatore per l'adunata), che ieri mattina si è riunito ufficialmente per la prima volta nella sala del consiglio della Provincia di Piacenza. L'incontro è servito per definire alcuni punti essenziali, come la conferma dei compiti spettanti ai membri del comitato e la nomina del segretario e del tesoriere.
Presenti gli otto componenti del coa, il presidente della Provincia Massimo Trespidi, il vicesindaco Francesco Cacciatore in rappresentanza del sindaco Roberto Reggi, il presidente di ANA provinciale Bruno Plucani, il presidente del comitato Nino Geronazzo, il vice Silverio Vecchio, il consigliere nazionale ANA Corrado Bassi, il rappresentante della sezione ANA di Piacenza Giuseppe Rovati ed il segretario Nicola Scotti, nominato appunto nel corso della mattinata, insieme alle cinque commissioni di tecnici comunali guidati dal capo dei vigili Elsa Boemi. Il ruolo di tesoriere sarà invece affidato al commercialista Roberto Migli, che conterà sulla collaborazione di Antonio Gobbi ed Andrea Chiozza, soci del suo studio di via San Siro 17. Il loro compito sarà quello di occuparsi del bilancio e delle spese riguardanti tutto il percorso della manifestazione, mentre l'impegno di Nicola Scotti sarà di fare da tramite fra i partecipanti all'evento ed i membri del comitato organizzatore. Definiti anche i compiti spettanti all'intero coa, letti da Geronazzo: si dovranno seguire le linee dell'ANA per quanto riguarda l'organizzazione, dovranno essere delineate le giuste strutture logistiche, i contatti con le autorità e con gli sponsor, la raccolta dei fondi e la gestione dei locali. Il presidente dovrà inoltre decidere quali saranno le figure professionali per l'elaborazione del programma, il tutto con l'aiuto delle commissioni per definire i dettagli inerenti la viabilità e l'impatto con la città. «Siamo molto orgogliosi di quello che riusciremo a costruire tutti insieme - ha detto Trespidi - essere qui è già il frutto delle capacità e del lavoro che gli enti locali hanno effettuato per portare a termine un risultato così impegnativo». E dalla prossima riunione, prevista intorno ai primi di giugno, il Coa cambierà location: gli appuntamenti del comitato si terranno infatti con cadenza trimestrale nella sede ufficiale degli Alpini della casa cantoniera di via Cremona 1, gentilmente concessa in uso dalla Provincia, e che sarà definitivamente ristrutturata ed agibile entro un paio di settimane.

Gabriele Faravelli

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28/03/2012

San Pietro in cerro L'addio a Carlo Ziliani

«Agricoltore illuminato e fiera penna nera»

Combatté in Val di Susa e rimase ferito

san pietro - Gli Alpini di Piacenza con tanto di picchetto d'onore e recita della "preghiera dell'Alpino"e il mondo agricolo piacentino ieri hanno reso nella chiesa di Polignano di San Pietro in Cerro, l'estremo saluto a Carlo Ziliani, classe 1920, agricoltore illuminato, molto noto in tutta la provincia, titolare di un'azienda ad indirizzo orticolo e cerealicolo in località Santina e alpino reduce di guerra. «La sua - racconta la figlia Marisa - è stata una vita intensa nella quale la passione ha sempre avuto un posto importante. Sia quella per la sua professione di agricoltore, sia quella per gli Alpini, ai quali ha appartenuto in modo completo, comprendendo appieno anche il modo caratteristico di vivere l'amicizia». La lunga storia di Ziliani non si è mai allontanata dalla terra, anche se l'agricoltore integrò la sua attività agricola con un'altra commerciale. Durante la seconda guerra mondiale, combatté come alpino al confine francese in Val di Susa e rimase ferito, subendo un grave congelamento ai piedi. «Nonostante la brutta esperienza - prosegue la figlia - è sempre rimasto molto attaccato al ricordo di quel periodo. Tanto che per anni e anni, fino a che ha potuto, ogni ferragosto desiderava recarsi ancora su quei monti e raggiungere la cima da cui sparavano i cannoni in tempo di guerra». Non meno ricca di dedizione la sua vita di agricoltore. Grande innovatore fu tra i primi a comprendere l'importanza dell'introduzione delle nuove tecnologie, sia per quanto riguarda i fitofarmaci che le varietà delle diverse colture. «Il suo - sottolinea la figlia - è sempre stato un approccio innovativo, basato sui dati, che rilevava con grande puntualità e precisione, tanto che molto spesso anche le grandi aziende produttrici sceglievano la nostra azienda per impostare le sperimentazioni». Non meno ricca la pagina, che lo vede protagonista di impegni sindacali in Confagricoltura, l'organizzazione a cui ha appartenuto e che ieri ha voluto esprimere, per voce del direttore Luigi Sidoli, parole di cordoglio: «Ricordiamo con stima il suo impegno sia in generale nell'organizzazione nel cui consiglio ha seduto per tanti anni, che in particolare nel sindacato pensionati di Confagricoltura Piacenza di cui è stato presidente per più di 15 anni, fino al 2007, quando ha ceduto il testimone a Giovanni Merli». In questi anni di presidenza, Ziliani fu sempre molto attivo, assumendo anche responsabilità a livello nazionale che lo portavano spesso a Roma: «Spesso cercavo di frenarlo - dice la figlia - e di contrastare questi faticosi viaggi, visto che era già anziano, ma il suo attaccamento all'organizzazione e al senso del dovere veniva prima».

Claudia Molinari

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22/03/2012

Alpini al lavoro, Cantoniera pronta a fine mese

La struttura di via Cremona ospiterà le cinque commissioni in vista dell'Adunata Nazionale 2013

(fri) Terminerà a fine mese il lavoro di sistemazione della casa cantoniera di via Cremona che ospiterà le varie commissioni di lavoro dell'Adunata nazionale alpini 2013. Decine di penne nere dei 46 gruppi della sezione di Piacenza, coordinati dal presidente Bruno Plucani, sono al lavoro a turno per rimettere in sesto la sede del comitato messa a disposizione dell'organizzazione dalla Provincia di Piacenza. «Si sta lavorando alacremente - spiega il presidente Plucani - per aprire la casa cantoniera a fine mese. Ospiteremo le delegazioni degli alpini che da tutta Italia stanno venendo a Piacenza per i sopralluoghi in vista dell'Adunata e i piacentini che vorranno visitarci». La casa cantoniera ospiterà le cinque commissioni organizzative (con relative sottocommissioni): la commissione accesso (cartellonistica, viabilità, collegamenti radio, bus navetta, posti tappa, parcheggi camper, parcheggi bus e auto), accoglienza (preparazione e gestione campi attendamenti, gestione alloggi collettivi, palasport, palestre e strutture parrocchiali, alloggi per sevizio d'ordine, per le sezioni all'estero, alberghi), eventi (cori e fanfare, mostre, celebrazioni religiose, cultura e turismo, annullo postale, bandiere), supporti (sanità, impianti di amplificazione, rifiuti, sorveglianza, transenne, tribune, zone ristoro, gestione gare d'appalto, alimentazione volontari) e gestionale (segreteria, gestione finanziaria, sponsor, media, pubblici esercizi, manifesti, assicurazione volontari, sezione legale).

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21/03/2012

Carpaneto, il gruppo alpini ha festeggiato 86 anni: messa e premio agli studenti vincitori del concorso

Raduno di 25 gruppi anche da fuori provincia, corona ai caduti e inno

CARPANETO - Gli Alpini di Carpaneto hanno festeggiato l'86esimo anniversario di fondazione del gruppo locale ad opera di Gianetto Devoti che aveva partecipato alla guerra 1915/18 nel corpo degli alpini. In questa ricorrenza sono stati premiati i ragazzi delle scuola media Silvio Pellico vincitori del concorso "Alpino Italo Savi", artigliere alpino brigata Julia scomparso nel gennaio 2009. La giornata è iniziata con il raduno di oltre 25 gruppi alpini piacentini con il gagliardetto: oltre a quelli di Calestano (Pr), Concesio (Bs), Cercino (So), le bandiere Combattenti e Reduci di Piacenza e Cercino, i gonfaloni dei comuni gemellati di Carpaneto e Cercino (Sondrio) con i rispettivi sindaci, Gianni Zanrei e Michela Paravicini.
Fra le tante penne nere anche il generale Fabrizio Castagnetti, già capo di Stato Maggiore e figlio di un ufficiale degli alpini. Presenti anche il pluridecorato maresciallo d'Italia cavalier Bruno Sancandi, alpino da oltre 60 anni, il capitano pilota Ciro Maschione della base aerea di San Damiano, il luogotenente dei carabinieri Pietro Pantaleo. Alla cerimonia anche la dirigente scolastica Mariuccia Ghisoni, presidente di enti ed associazioni locali. I presenti si sono recati in corteo nella chiesa parrocchiale per partecipare alla messa delle ore 9 a ricordo degli alpini scomparsi, celebrata da don Mauro Bianchi e accompagnata dal coro parrocchiale diretto da Elena Pancini. La preghiera dell'Alpino è stata letta dal capogruppo locale Carlo Veneziani. Al termine della funzione tutti in viale Vittoria davanti al monumento ai caduti per l'alzabandiera, mentre dall'altoparlante uscivano le note dell'inno nazionale. E' stata poi deposta una corona d'alloro. La cerimonia è continuata nel cortile del palazzo comunale davantia al tricolore, con il saluto a tutti gli intervenuti da parte del capogruppo Carlo Veneziani, seguito da quello del sindaco di Carpaneto Zanrei, e da quello di Cercino Paravicini. Sono seguiti gli interventi dei vari rappresentanti alpini, della dirigente scolastica Ghisoni, di Daniela Savi con il figlio Matteo di 6 anni, con il cappello alpino in ricordo del nonno Italo al quale è dedicato il premio del concorso dei ragazzi della scuola media. Il tema di quest'anno era "Alpini: ragazzi in montagna l'impegno e la valorizzazione della vita in montagna". I ragazzi premiati a coppia sono: Marco Mosconi con Pasquale Palmiero 3C, Carlotta Del Boi 3C con Sara Landolfi 3A, Matteo Longeri con Lorenzo Rigolli 3C, Maurizio Casotti con Leonardo Porcari 3B, Ivan Antonucci con Mauro Ferrari 3D, che hanno ricevuto 100 euro. Tutti gli elaborati dei ragazzi delle quattro classi della terza media sono stati sottoposti al giudizio di una commissione composta da alpini, docenti e un rappresentante della famiglia Savi. A conclusione della cerimonia gli alpini si sono spostati nella frazione di Magnano per depositare una corona d'alloro davanti alla lapide che ricorda i caduti di quella frazione, compreso il capitano Alessandro Casali, unica medaglia d'oro piacentina della guerra 1915/18.
 

Pietro Freghieri

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19/03/2012

Gli alpini di Verceia "invadono" Caorso

Sessanta penne nere da Sondrio in visita ai "colleghi" per la festa di Muradolo

caorso - Circa una sessantina i delegati della sezione alpini di Verceia, in provincia di Sondrio, che hanno fatto visita agli amici delle "penne nere" di Caorso. Ieri mattina, nella frazione di Muradolo, si è tenuta la tradizionale festa del gruppo della Bassa, guidato da Silvano Pagani, iniziata con una celebrazione eucaristica annunciata dalla Fanfara di Alto Lario, della provincia di Lecco. Bellissime le parole spese dal sacerdote congolese, don Roger Nyembo Nyembo, questa mattina in volo verso il proprio paese d'origine, che ha dipinto l'alpino come «colui che era solito agire sulle Alpi, abituato a guardare dall'alto e quindi capace di avere uno sguardo lungimirante». «Essere alpino - ha continuato - non significa solo difendere il Paese, ma essere memoria. Con sacrificio hanno lottato per la difesa dell'Italia, dell'uomo e della vita, entrando così nella storia. Dobbiamo insegnare ai nostri figli a vivere la propria quotidianità difendendo la nostra vita, la nostra terra, la nostra città. Siamo qui per ringraziare il corpo degli alpini e per continuare a fare quello che loro hanno fatto perseguendo, nel Signore, la strada della salvezza». Suggestiva l'esibizione del coro Montenero di Pontedellolio coordinato dal maestro Mario Azzali, che ha saputo creare un'atmosfera fiabesca accompagnando la celebrazione della santa messa. Presente anche il presidente dell'Ana provinciale Bruno Plucani che dopo aver dato lettura della preghiera dell'alpino ha dichiarato: «Gli alpini sono anche questo, coloro che organizzano piccole cerimonie per ricordare, con spirito di solidarietà, i nostri amici che continuano nella loro attività». Tanti poi sono stati i ringraziamenti che il sindaco di Caorso, Fabio Callori ha rivolto a «don Roger per ciò che sta facendo in Congo (grazie anche ai contributi dell'amministrazione comunale, ndc) un luogo dov'è difficile operare, al presidente Plucani perché riuscirà a portare nel 2013 la festa nazionale degli Alpini a Piacenza, al capogruppo Pagani per il lavoro che la sezione svolge sul territorio caorsano, alle "penne nere" di Verceia e al coro di Pontedellolio per aver animato la messa». E concludendo, il primo cittadino ha sottolineato: «L'alpino è colui che è armato di fede e di amore, recita la preghiera che è stata letta». A guidare gli alpini di Verceia c'era il capogruppo Valeriano Pedrana, che ha ricordato la storia del gemellaggio tra le due sezioni e con lui gli assessori del comune della provincia di Sondrio: Ettore Oregioni, Luigi Ghelfi e Marco Pedrana. Ha partecipato alla cerimonia anche il maresciallo della stazione dei Carabinieri di Caorso, Saverio Sergi.

Valentina Paderni

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18/03/2012

Adunata 2013, alpini da Feltre

Ieri il sopralluogo di una delegazione in vista dell'evento

Proseguono senza sosta gli impegni della sezione locale degli Alpini, in vista dell'adunata nazionale che si terrà a Piacenza nel 2013. Ieri mattina si è svolto uno dei primi sopralluoghi da parte di una delegazione degli Alpini di Feltre, che parteciperanno al grande evento con quasi mille persone. La rappresentanza veneta è arrivata in tarda mattinata alla sede piacentina di viale Risorgimento, capeggiata dal presidente Carlo Balestri. Ad accoglierli è stato un nutrito gruppo dell'Ana provinciale, con il presidente Bruno Plucani a fare gli onori di casa insieme ai volontari della Protezione Civile di Piacenza. Il benvenuto si è consumato con lo scambio dei guidoni e con due libri sulla storia degli Alpini che i nostri ospiti hanno gentilmente donato a Plucani, poi via ad un doppio giro della città. Prima turistico, per conoscere le bellezze di Piacenza, ed in seguito logistico, per apprendere tutti i dettagli dell'adunata del 2013: l'ammassamento, il percorso ufficiale ed una visita alla parrocchia di San Corrado, che avrà il piacere di ospitare i delegati di Feltre. «Volevamo vedere bene com'è la città - ha detto Balestri - la prima impressione è molto buona, siamo stati accolti benissimo e con lo spirito dei veri Alpini. La nostra è un'associazione che ha fatto la storia, abbiamo circa 40 gruppi e 5200 soci, dei quali almeno mille prenderanno parte all'adunata del 2013. Ora ci aspettiamo un cambio di cortesie da parte della sezione di Piacenza per onorare ancora di più questo gemellaggio». L'occasione potrebbe arrivare i prossimi 20, 21 e 22 luglio, giorni in cui a Feltre si svolge il cosiddetto "Triveneto", una sorta di mini-adunata che riunisce buona parte delle Ana italiane ed anche qualche sezione straniera. «Ci saremo», ha assicurato Plucani, che si è detto molto soddisfatto di come sta procedendo la marcia di avvicinamento al grande evento dell'anno prossimo: «Questo è solo il primo di tanti sopralluoghi con le associazioni che ci saranno. In tutto sono 81 e vedremo di dare a tutte l'opportunità di conoscere la città prima della manifestazione». Il prossimo appuntamento sarà la prima riunione ufficiale del consiglio direttivo per l'adunata: mercoledì 28 marzo l'Ana piacentina incontrerà il sindaco Roberto Reggi, il presidente della Provincia Massimo Trespidi e gli altri rappresentanti per cominciare a discutere l'organizzazione dell'evento. Il consiglio si sposterà poi alla sede di viale Risorgimento per un incontro informale con la partecipazione dei vertici Ana nazionali.

Gabriele Faravelli

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16/03/2012

Il gruppo Alpini festeggia i suoi 86 anni premiando gli studenti

CARPANETO - (p. f.) Domenica, 18 marzo, il gruppo Alpini di Carpaneto guidato da Carlo Veneziani festeggia l'86° anniversario della sua costituzione (che avvenne ad opera di Gianetto Devoti, alpino nella prima guerra mondiale). La cerimonia inizierà alle 8,40 con il raduno nel cortile del municipio. Il corteo si dirigerà nella in chiesa per la messa in memoria degli alpini scomparsi. Seguiranno, in viale Vittoria, l'alzabandiera e la deposizione di una corona d'alloro al monumento ai caduti. Verso le 10,30 nella sala Bot del palazzo comunale, si terrà premiazione dei vincitori della terza edizione del premio in memoria dell'alpino Italo Savi, riservato ai ragazzi delle classi terze della scuola media Silvio Pellico. Il premio era stato bandito nello scorso mese di gennaio dal gruppo Alpini in collaborazione con l'Istituto comprensivo e la famiglia Savi. Il tema del concorso era: "Alpini. Ragazzi in montagna, l'impegno per la tutela e la valorizzazione della vita in montagna". Tutti i lavori presentati sono stati sottoposti al giudizio di una commissione composta dagli alpini Giorgio Argellati, Giovanni Tondelli, Aldo Rigolli e dalle insegnanti Marzia Vitanza, Luciana Molinari, Elena Magnelli e da Daniela Savi, in rappresentanza della famiglia dell'alpino scomparso. Ai ragazzi vincitori andranno 200 euro, messi a disposizione della famiglia in memoria di Italo Savi, scomparso nel 2009, che aveva prestato servizio militare come artigliere alpino nella brigata Julia. Sarà presente una delegazione di alpini del gruppo di Cercino della sezione di Sondrio.

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14/03/2012

a pochi mesi dal traguardo dei 100 anni

Travo, scomparso Pietro Gallinari orgoglioso alpino di Pillori

TRAVO - Aveva appena fatto in tempo a raggiungere la cifra a due zeri, diventando di fatto uno dei cittadini più anziani del comune: se n'è andato lunedì all'età di 100 anni Pietro Gallinari, l'orgoglioso alpino di Roncole (Pillori di Travo). Era nato l'11 dicembre del 1911, svolgeva la sua attività di agricoltore con grande passione ma saltuariamente arrotondava facendo il muratore, fin quasi all'età di 90 anni ha continuato a svolgere piccoli lavoretti per tenersi impegnato. Ma soprattutto è stato un alpino, reduce della seconda guerra mondiale, combattendo sul fronte in Grecia e Montenegro e perdendo il primo fratello proprio nella stessa. Quando ritornò a casa nel 1942, poté vedere per la prima volta la figlia maggiore, che aveva un anno e mezzo e già camminava. L'affetto dei suoi alpini era stato tanto anche nel corso del suo ultimo compleanno, qualche mese fa quando l'amministrazione di Travo nella persona del sindaco Lodovico Albasi, dell'assessore Roberta Valla e del collega Luigi Mazzocchi, gli consegnarono una targa per festeggiare il suo centesimo compleanno. In quell'occasione era presente ai festeggiamenti anche il capo gruppo degli Alpini di Perino Luciano Mazzari. «È sempre stato molto affezionato agli Alpini e sempre presente a tutte le manifestazioni del gruppo» dice, ricordando la consegna di un riconoscimento anche da parte loro in quel momento di festa. Lui, Pietro, fu molto sorpreso quel giorno di trovare un così grande numero di persone (non solo i famigliari, ma anche i conoscenti della zona) mentre con il sindaco di brindava e si tagliava la torta. Tutti in paese lo ricordano come un uomo buono e stimato dagli amici: un aspetto, come dicono i famigliari, che veniva ricambiato da Pietro, volendo bene a tutti. In più, nutriva un'autentica passione per i tartufi: li andava a cercare nei boschi vicino a casa, raccogliendoli con cura. Gallinari lascia le figlie Silvana e Sandra, con i nipoti Stefano, Enrico, Simone, Tiziana e Martina, oltre a quattro bis-nipoti. La moglie Ida, invece, era morta nove anni fa. Anche il sindaco Albasi, addolorato per la scomparsa, conserva dentro di sé quell'immagine dello scorso dicembre, con i festeggiamenti del centenario. «Davvero gli avevamo fatto una bella sorpresa e lui non se l'aspettava» dice. «Durante tutta la festa lui ha sempre tenuto con sé, con tanto orgoglio, il suo cappello da alpino».
I funerali si terranno quest'oggi nella chiesa di Travo alle 10 e 30; in rappresentanza del sindaco sarà presente l'assessore Pietro Tagliaferri.
 

Cristian Brusamonti

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02/03/2012

Casa Cantoniera, alpini al lavoro

L'Adunata nazionale alpini del 2013 avrà come quartier generale una casa cantoniera, quella di via Cremona numero 1, all'inizio della strada Caorsana. E ieri gli alpini del Gruppo di Piacenza, capitanati dal suo responsabile, Gino Luigi Acerbi, si sono messi di buona lena vanghe e carriola per iniziare le opere di pulizia. La cantoniera di via Cremona è passata da Anas alla Provincia nel 2001, con la dismissione delle strade nazionali di interesse secondario. Fino a circa tre anni fa è stata abitata da un capo cantoniere che, in pensione, ha lasciato libero lo stabile. L'edificio, colorato nel tradizionale rosso di Persia, è formato da due appartamenti sovrastanti di circa 80 metri quadrati l'uno, per un totale di 9 stanze. Nell'area esterna c'è anche un garage e un portico di servizio.

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26/02/2012

borgonovo Come avevano fatto, alcuni mesi fa, per panche, tavoli e gazebo anch'essi spariti

Bruso, gli alpini non si arrendono

Pagano di tasca propria per sostituire i 7 pluviali rubati alla chiesa

Borgonovo - Gli alpini di Borgonovo si rimboccano nuovamente le maniche e, dopo il furto di tutti i pluviali in rame che circondavano l'antica pieve di Bruso e l'adiacente canonica dove possiedono la loro sede, hanno già cominciato a darsi da fare pagando di tasca loro per porre rimedio al danno subìto. «Abbiamo già avviato le procedure per rimpiazzare tutti i pluviali rubati alcune settimane fa - dice il capogruppo Piero Bosini - la spesa ancora non l'abbiamo quantificata, ma si tratta sicuramente di qualche migliaio di euro».
Il furto, avvenuto all'inizio di febbraio, aveva interessato tutte le cosiddette "canale" o grondaie di scolo, che servono appunto per fare defluire l'acqua piovana dai tetti della chiesa. I ladri avevano fatto incetta di sette pluviali in rame, per una lunghezza di diversi metri, probabilmente per poi rivenderli, visto che il rame è un materiale particolarmente ricercato. Ora per poterli rimpiazzare sarà necessario chiedere il parere della Soprintendenza, visto che chiesa e canonica sono edifici storici tutelati. Il furto dei pluviali aveva creato molta amarezza sia perché aveva interessato un luogo sacro, sia perché aveva colpito nel giro di poco tempo gli alpini di Borgonovo, i quali solo qualche mese prima avevano dovuto subire un altro furto sempre nella sede di Bruso. La volta precedente ad essere presi di mira erano state panche, tavoli, gazebo e materiale utilizzato per le feste. «Anche in quel caso - dice ancora il capogruppo Bosini - abbiamo dovuto riacquistare quasi tutto il materiale, eccetto i tavoli che ci erano stati donati dalla Pro loco, per una spesa di almeno quattromila euro». Nel caso dei pluviali, invece, il danno se possibile era risultato ancora più odioso visto che erano stati sostituiti solo qualche anno fa all'interno di un importante progetto che, sempre grazie agli alpini, aveva portato al completo rifacimento del tetto dell'antica pieve e della canonica di Bruso. In quel caso erano stati spesi all'incirca centomila euro raccolti grazie ad una catena di solidarietà cui avevano concorso diverse realtà del territorio.
«Il successivo lavoro che intendiamo mettere in cantiere - preannuncia il capogruppo degli alpini - consisterà nel completo rifacimento dell'impianto elettrico della chiesa, che contiamo di poter portare a termine entro breve tempo, insieme a qualche aggiustamento relativo agli impianti acustici. Poi resteranno ancora i lavori per ridipingere e rifare la facciata».

Mariangela Milani

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25/02/2012

Alpini nella caserma dei pompieri

Una volta che sarà libera servirà da quartier generale per l'adunata nazionale delle penne nere nel 2013. Anche Reggi e Trespidi nel comitato organizzatore

Otto membri, la casa cantoniera come sede ufficiale e la caserma dei Vigili del Fuoco molto presto a disposizione come centro gestionale. A poco più di un anno di distanza dall'evento, si è costituito così il comitato organizzativo in vista dell'86° adunata nazionale degli alpini che si terrà a Piacenza l'11 e il 12 maggio 2013. E' il primo passo ufficiale verso la realizzazione di una manifestazione che la sezione degli Alpini di Piacenza e gli enti enti locali hanno fortemente voluto nel corso degli anni.
Il comitato che avrà l'onore di promuovere e organizzare l'adunata è composto dal sindaco Roberto Reggi e dal presidente della Provincia Massimo Trespidi per quanto riguarda l'impegno istituzionale, dal presidente Ana Piacenza Bruno Plucani e dai consiglieri Giuseppe Rovati e Nicola Scotti, e dai rappresentanti di Ana nazionale Nino Geronazzo e Corrado Bassi (consiglieri) e da Silverio Vecchio (segretario). Scelto anche l'immobile che farà da sede ufficiale all'evento, la casa cantoniera di via Cremona 1 messa a disposizione dalla Provincia.
La costituzione del comitato è avvenuta ufficialmente ieri mattina in municipio con la lettura dell'atto da parte del notaio Manfredo Ferrerio e con la sottoscrizione da parte di tutti i rappresentanti coinvolti alla presenza di una folta delegazione di "penne nere" di Piacenza. «Ora si fa sul serio. Sarà un evento irripetibile per la città, ne ricaveremo benefici economici enormi - ha spiegato Reggi - io ricordo ancora la partecipazione delle nostre istituzioni all'adunata di Torino e già da allora credevamo davvero in questo progetto. Ora è proprio ufficiale, un segno tangibile dell'impegno che amministrazioni e Alpini hanno lavorato benissimo insieme». Anche Trespidi era presente a Torino e ha potuto condividere le parole del sindaco: «Avevo il presentimento che la massiccia partecipazione ci avrebbe ripagato. Ci avevamo provato altre volte, ma era andata male, è la dimostrazione che bisogna rialzarsi subito dopo una caduta».
La Provincia contribuirà all'evento con la casa cantoniera, che in futuro il presidente vede come prossima casa degli Alpini, ma non solo: «Ci sarà anche la caserma dei vigili, che nel 2013 sarà libera, un ottimo spazio gestionale». Poi una proposta, accolta da tutti con un applauso: «Che Reggi rimanga nel comitato anche quando non sarà più sindaco». Geronazzo ha infine ringraziato i presenti per «aver creato un comitato all'altezza, che incarna il nostro spirito. Ora siamo una grande famiglia».

Gabriele Faravelli

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24/02/2012

castelvetro Accordo con il Comune

Un centro ricreativo nel parco per gli alpini

Le "penne nere" cureranno il verde

CASTELVETRO - In arrivo un centro ricreativo per il Gruppo alpini di Castelvetro. La giunta Marcotti ha approvato una convenzione trentennale, tra le "penne nere" e il Comune, per l'utilizzo di un'area di circa 1100 metri quadrati, nel quartiere "Luigi Longo", dove sarà posizionata una struttura in legno prefabbricata, che sarà adibita a ritrovo per attività ludiche e associative. La scelta dell'amministrazione, viene detto, nasce dalla volontà di aiutare l'operato delle associazioni di volontariato presenti nel territorio municipale, oltre a voler creare nuove opportunità per lo svago dei residenti e a favorire il miglioramento dei servizi dediti al sociale. La convenzione prevede che il Gruppo alpini si faccia carico di pulizia e manutenzione del parco attorno alla zona indicata nel patto, che vanta una superficie di oltre 9mila metri quadrati. Se da un lato il Comune realizzerà la struttura e tutte le opere connesse per dare vita ad un'area opportunamente attrezzata, che diverrà nel tempo un centro di aggregazione sociale, dall'altro lato gli alpini sosterranno tutte le spese che saranno affrontate per raggiungere l'obiettivo, e quelle relative ai servizi primari «per il buon funzionamento della struttura» come si legge nel documento, redatto dall'ufficio tecnico municipale. Al termine delle operazioni per la realizzazione della struttura, il Gruppo alpini dovrà presentare al Comune tutte le certificazioni idonee per prendere in carico definitivamente l'opera. Inoltre per mantenere l'area in ordine, gli alpini, utilizzando anche i mezzi del Comune, dovranno effettuare lo sfalcio dell'erba, la potatura degli alberi, la pulizia dei cestini e altre azioni utili per avere una zona decorosa. La convenzione, oltre ad avere una notevole durata, non ha scopo di lucro e non può essere ceduta a terzi, in subappalto. Qualora l'attuale Gruppo alpini si dovesse sciogliere, per qualsiasi motivo, la convenzione cesserebbe d'esistere e tutti i diritti relativi alla zona e alla struttura tornerebbero al Comune. «Le associazioni sono un bene prezioso - commenta il sindaco Francesco Marcotti - per il nostro paese e noi vogliamo sostenere il loro operato». La richiesta del Gruppo alpini di Castelvetro di riuscire ad avere un'area da attrezzare per le diverse iniziative che prendono vita nel corso dell'anno solare, era stata formulata al Comune già da tempo, ma solo ora, dopo un'attenta disamina gli uffici municipali si è riusciti ad individuare la zona ad hoc che potesse soddisfare le loro aspettative, come si sottolinea nella delibera della giunta.

Ilenia Cirrone

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22/02/2012

La casa cantoniera rivive con gli alpini

L'edificio ex Anas all'inizio della Caorsana sarà il quartier generale del Comitato istituzionale dell'Adunata nazionale del 2013. Ospiterà le 5 commissioni che si occupano dell'organizzazione

L'Adunata nazionale alpini del 2013 avrà come quartier generale una casa cantoniera, quella di via Cremona numero 1, all'inizio della strada Caorsana. La decisione è stata presa dall'Amministrazione provinciale di Piacenza che ha affidato temporaneamente l'immobile alla base del cavalcavia del cimitero (lato via Colombo-via Emilia Parmense) al Comitato istituzionale per l'organizzazione dell'Adunata 2013. Per questo motivo la cantoniera, in procinto di essere venduta, è stata inserita nel piano di dismissioni del 2014. «Dobbiamo ringraziare la Provincia per l'immobile che ci ha messo a disposizione - dice il presidente della Sezione alpini di Piacenza, Bruno Plucani -. Abbiamo già fatto un primo sopralluogo ed è in buone condizioni. Da venerdì in avanti cerchiamo di fare un po' di ordine». Venerdì infatti, nella sala del Consiglio comunale di Piacenza si terrà l'atto di costituzione del Comitato organizzativo, alla presenza di Comune, Provincia e Ana. La cantoniera di via Cremona è passata da Anas alla Provincia nel 2001, con la dismissione delle strade nazionali di interesse secondario. Fino a circa tre anni fa è stata abitata da un capo cantoniere che, una volta andato in pensione, ha lasciato libero lo stabile. Attualmente l'edificio, colorato nel tradizionale rosso di Persia, è formato da due appartamenti sovrastanti di circa 80 metri quadrati l'uno, per un totale di 9 stanze. Nell'area esterna c'è anche un garage e un portico di servizio. Probabilmente già la prossima settimana inizieranno i lavori per rimettere in sesto la struttura. Saranno a carico della Sezione alpini di Piacenza che conta di terminarli nel giro di una ventina di giorni. Con la sede del Comitato organizzativo si dà la possibilità anche agli alpini che vengono da fuori provincia di arrivare a Piacenza ed informarsi su tutto quello che sarà l'adunata nazionale. Nella cantoniera prenderanno posto le varie sotto commissioni che si occupano dell'organizzazione dell'Adunata: si tratta delle commissioni accesso, accoglienza, eventi, supporti e gestionale.
Prenderanno in esame i vari aspetti organizzativi:
la cartellonistica, la viabilità, la pubblicità, gli alloggiamenti collettivi, le aree attrezzate, la sala stampa. Le stanze saranno attrezzate con computer, scrivanie, sedie e linee telefoniche e adsl. All'esterno ci saranno striscioni e totem che renderanno immediatamente identificabile il quartier generale. Al termine dell'Adunata nazionale, alla fine di maggio 2013, l'immobile tornerà a disposizione della Provincia. Contemporaneamente rimarrà operativa anche la sede della Sezione alpini di Piacenza, al campo Daturi.

Federico Frighi

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21/02/2012

Nel maggio 2013 a piacenza arriveranno 500mila alpini

A Palazzo Mercanti si costituisce il comitato per l'Adunata nazionale

Manca più di un anno ma già ferve la macchina organizzativa per l'Adunata nazionale alpini che si terrà a Piacenza nel maggio del 2013. Venerdì prossimo, 24 febbraio, nella sala del consiglio comunale di Piacenza, si terrà un importante atto ufficiale della prima fase di questo conto alla rovescia. Alle ore 10.30, a Palazzo Mercanti, si troveranno tutte le istituzioni locali per formare, con atto costitutivo, il Comitato organizzatore dell'adunata nazionale 2013 a Piacenza. Formalizzerà l'atto il notaio Manfredo Ferrerio, presidente dell'Ordine dei notai di Piacenza.
«Hanno comunicato e confermato la loro disponibilità - spiega Bruno Plucani, presidente della Sezione Alpini di Piacenza - il sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, il presidente della provincia, Massimo Trespidi, il segretario nazionale A. n. a (Associazione nazionale alpini), il generale Silverio Vecchio e due consiglieri nazionali A. n. a, Corrado Bassi e Nino Geronazzo». Il comitato avrà la propria sede in una casa cantoniera messa a disposizione dalla Provincia di Piacenza e dove rimarrà fino al termine dell'adunata 2013.
Al termine dei lavori di costituzione del comitato i componenti si ritroveranno nella sede degli alpini, in viale Risorgimento 18 (al campo Daturi) per un breve buffet prima di rivedere per l'ultima volta l'intero percorso della sfilata e i vari parcheggi messi a disposizione del Comune.
L'adunata nazionale si terrà nel maggio del 2013, dal 10 al 12 maggio, e porterà a Piacenza circa mezzo milione di alpini da tutta Italia, con sezioni in arrivo anche dall'estero.
L'indotto dell'Adunata nazionale, calcolato sulle stime della Camera di Commercio di Latina (che ha ospitato l'edizione 2009), dovrebbe sfiorare i 60 milioni di euro. Quest'anno l'adunata si terrà a Bolzano.

red. cro.

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19/02/2012

Il comune della Valnure vince con una netta maggioranza di voti il "duello" con Sarmato

Gli alpini scelgono Podenzano

Assemblea a Caorso, decisa la sede della Festa Granda 2013

CAORSO - La 62esima Festa Granda nel 2013, ossia l'adunata sezionale degli alpini, si farà a Podenzano. L'assemblea annuale dei 104 delegati dei 46 gruppi piacentini delle "penne nere" ha decretato ieri sera, nella sala conferenze del cinema Fox di Caorso, la vittoria del paese della Valnure. Il "duello", che proponeva Sarmato come altro candidato a palcoscenico dell'adunata, ha visto Podenzano primeggiare sul comune della Valtidone con una netta maggioranza di voti.
«Da nove anni ricopro il ruolo di presidente provinciale degli alpini - ha dichiarato durante la sua relazione Bruno Plucani -. Avete conosciuto i miei lati positivi e anche quelli negativi. Come alpini, però, abbiamo sempre agito con tanta passione, voglia di fare per il bene comune e senso di responsabilità. Insieme, dobbiamo affrontare l'importante appuntamento di maggio 2013 (quando si svolgerà a Piacenza l'86esima adunata nazionale dell'Associazione alpini, ndc). Ognuno di noi dovrà fare la propria parte, dai presidenti di sezione al singolo alpino semplice. Dobbiamo essere uniti». Prima della votazione, il ricordo è andato ai compagni di gruppo scomparsi durante lo scorso anno e a quegli alpini in servizio che sono caduti durante il compiersi della propria missione umanitaria. Il momento commemorativo è stato vissuto in piedi da tutti i presenti, nel totale silenzio, all'ascolto di tre canti intonati dal Coro alpino Valtidone diretto da Dino Capuano. «Da parte mia e dell'amministrazione che rappresento - ha dichiarato il sindaco di Caorso, Fabio Callori - è un onore avervi ospiti in questa struttura (il cinema Fox, ndc) recuperata per poterla riutilizzare al meglio. Mi fa piacere potervi ritrovare tutti qui riuniti per esprimere il mio grazie, con la g maiuscola, per tutto quello che fate nel territorio piacentino e a livello nazionale, dato che in ogni operazione di soccorso o d'emergenza si nota la presenza delle penne nere. Ancora ho negli occhi la Festa Granda che fu organizzata a Caorso nel 2007, un momento che è davvero difficile da dimenticare - ha ricordato il primo cittadino - Ora però dobbiamo pensare al 2013, occasione in cui Caorso si rende disponibile per essere di supporto e sostegno ad ogni vostra iniziativa». Come segno di riconoscenza per l'ospitalità dimostrata dall'amministrazione locale, il presidente della sezione alpini di Piacenza ha consegnato a Callori tre volumi in cui sono riportati i nomi di tutti i piacentini caduti e il guidoncino della sezione piacentina. Il capogruppo degli alpini di Sarmato, Pierangelo Arati, ha invece consegnato a Plucani un libro di 330 fotografie che ritraggono i momenti dell'ultima festa di gruppo e della casa per anziani recentemente ristrutturata, intitolata a don Bruno Negri. Presentate poi tutte le attività svolte dagli alpini piacentini nel 2011 e i tre nuovi capigruppo nominati lo scorso anno (Italo Colla a Castellarquato, Giorgio Gnocchi a San Nicolò e Gianpiero Bersani a Vigolo Marchese). Parlando di dati, il presidente Plucani ha fatto sapere che i soci iscritti al 2011 sono 2405; "gli amici degli alpini" 372, in aumento rispetto ai 360 del 2010. Ha partecipato all'assemblea annuale dei delegati degli alpini della sezione di Piacenze anche il consigliere nazionale Corrado Bassi, referente per l'Emilia Romagna.

Valentina Paderni

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19/02/2012

Carpaneto, picchetto d'onore per il decano degli alpini

Addio a Raimondi, decorato con croce di guerra

CARPANETO - (p. f.) Nella tarda mattinata di ieri si sono svolti i funerali di Adolfo Raimondi, decano degli alpini locali, spentosi a 97 anni. Ad accogliere l'arrivo del feretro sul sagrato della chiesa c'erano anche una trentina di "penne nere" in giacca a vento con lo stemma del gruppo, il caratteristico cappello con la penna d'aquila e il labaro del gruppo. La cassa con sopra un cuscino di rose bianche è stata portata all'interno della chiesa fra due ali di alpini irrigiditi sull'attenti. Un picchetto d'onore di "penne nere" è rimasto vicino al feretro durante tutta la funzione religiosa presieduta dal nipote di Adolfo Raimondi, don Pietro Maggi, parroco di Grazzano Visconti, che ha celebrato la messa con il parroco di Carpaneto don Pietro Dacrema e don Giuseppe Longeri. La celebrazione è stata accompagnata dal coro parrocchiale diretto da Elena Pancini che ha eseguito i canti liturgici e il famoso brano "Signore delle cime". All'omelia il parroco don Pietro ha portato le condoglianze di tutta la comunità alla figlia Romana e a tutti i familiari, mentre don Maggi ha ricordato lo zio Adolfo che, ha detto, ci lascia in eredità un patrimonio di vita esemplare, di lavoro, onestà, amicizia. «Ora è arrivata la sera per il riposo della sua anima accanto alla consorte Cesarina per stare uniti nell'eternità». La "Preghiera dell'alpino" è stata letta dal vice capogruppo Giorgio Argellati. Al termine della messa, molto partecipata, sul sagrato gli alpini hanno reso l'ultimo saluto al decano Adolfo sull'attenti, mentre la tromba di Carlo Dallaturca ha eseguito il "Silenzio fuori ordinanza" fra la commozione dei numerosi presenti, tra cui il presidente provinciale degli alpini Bruno Plucani e il sindaco di Carpaneto Gianni Zanrei. La salma è poi stata trasportata al cimitero locale per essere tumulata nella cappella di famiglia. Lo scomparso discende da una antica e laboriosa famiglia del paese. Con i fratelli aveva lavorato per tanti anni, e con diverse mansioni, nell'azienda Montesissa. Nel 1977 era stato premiato con medaglia d'oro dalla Camera di Commercio di Piacenza per "fedeltà al lavoro". Aveva partecipato al secondo conflitto mondiale come alpino nel battaglione Susa del 3° Reggimento, divisione Taurinense, prendendo parte alla campagna di Francia e a quella dei Balcani, dove era stato catturato dai tedeschi e inviato nei campi di concentramenti in Germanua. Al termine del conflitto era tornato a casa e aveva ripreso a lavorare nella stessa azienda fino al pensionamento. Aveva ricevuto la Croce al merito di guerra. Nel 1949 si era unito in matrimonio con Cesarina Speroni che è venuta a mancare nel 2003. Nel 60esimo anniversario della fine della guerra aveva ricevuto un attestato di benemerenza, per il servizio compiuto per la patria, dal presidente nazionale degli Alpini. Persona semplice, benvoluta e conosciuta da tutti come "Fulfei", nei suoi frequenti giri in paese salutava tutti sempre col sorriso sulle labbra, e da tutti era salutato. Negli ultimi anni girava a piedi con la fedele bicicletta a mano che gli serviva come appoggio. Lascia la figlia Romana con il marito Giuseppe e gli adorati nipoti Cristian, Sabrina e Manuel.

Pietro Freghieri

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17/02/2012

A Caorso gli alpini scelgono il paese per la Festa Granda

CAORSO - Sarà l'annuale assemblea dei soci della sezione alpini di Piacenza - che si terrà domani, sabato, a Caorso - a decidere dove si terrà la 62esima Festa Granda nel 2013. Sono infatti candidati i paesi di Podenzano e di Sarmato.
L'assemblea dei delegati dei 46 gruppi alpini della provincia di Piacenza sarà ospitata al cinema Fox a Caorso a partire dalle 14.30 con il saluto del sindaco Fabio Callori e l'intervento del consigliere nazionale Corrado Bassi, referente per l'Emilia Romagna e in rappresentanza del presidente nazionale, Corrado Perona.
I delegati saranno quindi chiamati a votare l'assegnazione dell'adunata sezionale 2013, la cosiddetta Festa Granda, di cui hanno fatto richiesta i gruppi di Podenzano e Sarmato, entrambi, spiega il presidente provinciale Bruno Plucani, con valide motivazioni e rinnovato entusiasmo. Il presidente Plucani relazionerà inoltre sull'attività sezionale 2011 prima di procedere all'analisi del bilancio consuntivo e del preventivo 2012 e alla discussione di un nutrito ordine del giorno. Si parlerà anche dell'adunata nazionale che si svolgerà a Piacenza nel 2013, un evento particolarmente agognato dalla sezione piacentina, e delle attività che potranno essere promosse in città e provincia in attesa del grande evento. In vista della manifestazione nazionale, inoltre, a fine febbraio si insedierà il Coa (Comitato organizzatore adunata) che potrà usufruire, come sede, della "casa cantoniera" in via Cremona a Piacenza messa a disposizione dalla Provincia e che potrà essere raggiunta facilmente dagli alpini che nei prossimi due anni vorranno raccogliere informazioni sulla nostra città.
Intanto gli alpini piacentini si preparano a partecipare, nel mese di maggio, all'adunata nazionale a Bolzano e alla Festa Granda che si svolgerà a settembre a Ferriere, organizzata dal gruppo alpini locale.

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14/02/2012

Penne nere in festa, con il pensiero già rivolto all'adunata del 2013

San Giorgio, benedetto il gagliardetto del gruppo

SAN GIORGIO - La neve ma anche qualche raggio di sole hanno fatto da cornice all'incontro annuale del gruppo Alpini di San Giorgio. La mattina dedicata alle penne nere è iniziata con l'alzabandiera in piazza Caduti. L'atmosfera si è fatta subito solenne davanti al monumento quando, grazie a Roberto Mazzocchi, il tricolore è salito sul pennone. Ai partecipanti è sembrato di assistere a un prologo, una sorta di prova generale della grande adunata in calendario per il prossimo anno a Piacenza. Lo stesso presidente della sezione provinciale, Bruno Plucani, l'ha definita un "allenamento" in vista dell'evento. Autorità, Alpini e semplici cittadini si sono poi riuniti in chiesa per la tradizionale celebrazione, officiata dal parroco don Stefano Garilli. Il sacerdote, indossando il cappello degli alpini, ha tra l'altro benedetto il gagliardetto delle penne nere. «Siamo qui per trovare la forza di vivere da alpini», ha detto il celebrante, commentando i testi di Paolo e dell'evangelista Marco e offrendo ai parrocchiani alcune indicazioni per declinare nella realtà quotidiana lo spirito delle penne nere. La celebrazione - conclusa con la tradizionale preghiera - è stata animata dai canti della schola cantorum diretta da Anna Solinas e accompagnata alla tastiera da Susan Bortolotti.
Il corteo di autorità e partecipanti, guidato dal capogruppo Giuseppe Cravedi e scortato dal gonfalone del Comune, è poi tornato davanti al monumento ai caduti. Di fronte a una folta platea di persone è stata deposta la corona d'alloro. Nell'occasione Plucani ha ricordato il pittore Piero Gauli, alpino e cittadino onorario di San Giorgio. Sono poi seguiti i commossi contributi del cavalier Cravedi e del vicesindaco Donatella Alberoni. Prima del rompete le righe, è stata annunciata anche la donazione di tre radio ricetrasmittenti alla Protezione civile. La festa è poi proseguita in oratorio.

Silvia Barbieri

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12/02/2012

Fanfara, ieri sopralluogo in vista della maxi-parata

(mil) Castelsangiovanni già si prepara alla pacifica invasione di penne nere attesa nel 2013. Anche il capoluogo della Valtidone infatti, in occasione del raduno nazionale degli alpini previsto a Piacenza, ospiterà una serie di eventi tra cui una delle rarissime esibizioni della fanfara Brigata Alpina Cadore in congedo. I circa cento elementi che compongono la Fanfara sabato 11 maggio 2013 saranno infatti ospiti a Castelsangiovanni, dove si esibiranno sfilando lungo per le vie del centro e al Palacastello.
Nel frattempo ieri mattina una delegazione della formazione musicale, con il presidente Fiorello De Poloni, è stata ricevuta in Comune da una rappresentanza del gruppo alpini di Castelsangiovanni e dal sindaco Carlo Capelli. L'incontro, oltre a definire i dettagli del concerto, è servito anche a fare il punto circa i preparativi che già fervono in vista dell'importante evento.
«In occasione del raduno nazionale previsto nel 2013 a Piacenza - ha detto ieri il sindaco Capelli - attendiamo in vallata qualcosa come 20mila alpini, cui occorrerà dare ospitalità. Ci stiamo attrezzando per organizzare una rete di strutture ricettive che possano accogliere questa ondata di visitatori predisponendo anche una mappa di aree di sosta attrezzate ad esempio per i camper. Stiamo pensando anche ad una serie di eventi collaterali a Castelsangiovanni. La nostra città è pronta a fare la sua parte». Insieme al sindaco ad accogliere la delegazione in arrivo da Belluno c'erano come detto anche i rappresentanti del locale gruppo alpini tra cui il capogruppo Massimo Bergonzi. «L'evento clou a Castello - ha detto Bergonzi - sarà l'esibizione della Fanfara, che prevediamo possa sfilare nella mattinata di sabato 11 maggio lungo le vie della città e poi di nuovo la sera al Palacastello».
Si tratta di un evento unico se si pensa che la fanfara Brigata Alpina Cadore in congedo si esibisce non più di cinque volte in un anno ed è formata da un centinaio di elementi in arrivo da tutta Italia. I rappresentanti della formazione musicale, tra cui anche il vicepresidente Alfredo Conti e diversi consiglieri, ieri mattina hanno visitato la città accompagnati dagli alpini castellani con cui hanno già iniziato a predisporre i dettagli dell'appuntamento previsto nel maggio 2013. «Per noi - ha detto Bergonzi - avere qui la fanfara sarà un vero onore. Si tratta di uno degli eventi più importanti delle celebrazioni previste in occasione del raduno nazionale che coinvolgerà tutta la provincia di Piacenza, tra cui anche la nostra città».

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09/02/2012

Penne nere in Romagna per l'emergenza neve

Gli alpini della Protezione civile Ana hanno portato viveri nelle abitazioni rimaste isolate

Per una volta sono sono tornati sul terreno a loro tradizionalmente più congeniale: la neve. Dopo aver preso parte ad emergenze da alluvioni e terremoti, il gruppo di Protezione civile della sezione alpini di Piacenza da circa una settimana si trova in Romagna, a Cesena, per l'emergenza neve. Prima di partire, all'inizio della settimana scorsa è stato attivato dalla prefettura di Piacenza per il blocco dei Tir sull'Autostrada del Sole a causa del maltempo.
Dopo 48 ore la chiamata dall'Ana (Associazione nazionale alpini) dell'Emilia Romagna per l'eccezionale nevicata. Anche qui la missione è stata quella di aiutare la polizia stradale nel blocco dei Tir sull'E45, sia verso sia da Roma. Oggi parte un'altra squadra per collaborare con i vigili del fuoco per lo sgombero dei tetti dovuto al sovraccarico della neve.
In tutto finora hanno preso parte all'emergenza neve 11 persone in quattro squadre. Si sono alternati Franco Pavesi, Maurizio Franchi e Filippo Parolini (prima squadra) poi Armando Perini, Giuseppina Quaranta, Luca Chemello, Mauro Giorgi (seconda squadra), Maurizio Franchi e Germano Bertuzzi (terza squadra). Infine oggi è partita la quarta squadra, formata da Graziano Franchi, Renato Giraldi, Filippo Parolini, Giuseppe Villa. Chi è pensionato e ha tempo libero, chi studente universitario, chi piccolo artigiano in questo periodo con poco lavoro, tutti sono volontari con la piuma sul cappello ed hanno all'attivo già diverse missioni di emergenza.
«Siamo stati impegnati a Cesena Nord - spiega Franco Pavesi, vice coordinatore regionale della Protezione Civile degli alpini e vice presidente del Coordinamento Protezione Civile di Piacenza - abbiamo affiancato la Stradale e dato indicazioni ai camionisti di passaggio». «Abbiamo anche impiantato una cucina da campo per il primo ristoro - continua - sempre dei camionisti, che erano costretti a parcheggiare in un quartiere industriale in attesa che l'autostrada riaprisse». Questo per i primi due turni. In quelli successivi gli alpini di Piacenza sono stati impegnati a portare viveri nelle frazioni rimaste isolate dalla neve. La squadra che parte oggi si occuperà dello sgombero dei tetti innevati.

Federico Frighi

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05/02/2012

castelsangiovanni Una targa ricorderà i fondatori. In progetto un monumento

Borse di studio, offerte e adozioni a distanza: per gli alpini 60 anni nel segno della solidarietà

Castelsangiovanni - Le penne nere di Castelsangiovanni soffiano quest'anno sulle loro prime 60 candeline e, per festeggiare in modo degno, si preparano a un anno ricco di appuntamenti. Ma sarà anche stavolta la solidarietà a fare da filo conduttore alle loro iniziative. L'assemblea del gruppo alpini castellano, che l'altra sera si è tenuta nella sede di via Morselli, ha dato il via libera al rinnovo di due adozioni a distanza per le quali gli aderenti anche quest'anno stanzieranno circa 500 euro. Altri 500 saranno devoluti invece a un'associazione che si occupa di disabili.
«L'iniziativa - dice il capogruppo Massimo Bergonzi - la dobbiamo principalmente al nostro capogruppo onorario, Graziano Zoccolan, il quale ha ideato una raccolta di fondi mettendo a frutto la sua capacità di coltivare stelle alpine».
Gli alpini, riuniti l'altra sera durante l'annuale assemblea, hanno rinnovato anche per quest'anno l'impegno a favore degli studenti del polo superiore Volta e in particolare a favore dei più meritevoli: per il terzo anno istituiranno quattro borse di studio. «Vorremmo che la vicinanza ai giovani - dice ancora il capogruppo subentrato lo scorso anno a Zoccolan - fosse la caratteristica che più ci contraddistingue soprattutto in vista dei tempi futuri. L'invito che faccio a tutti i giovani è ad aggregarsi al gruppo per iniziare ad entrare in sintonia con il mondo degli alpini, che ha tanto da dare ai giovani in fatto di valori e da cui può prendere tanto in fatto di nuove idee».
Visto che quest'anno il gruppo alpini di Castello spegnerà le sue sessanta candeline, non mancherà un omaggio al nucleo di primi fondatori (di cui oggi rimane solo Luigi Fellegara) di cui faceva parte anche il dottor Pietro Bassi, deceduto lo scorso anno e le cui imprese al limite del leggendario sono ancora vivissime nel ricordo dei castellani. «L'idea - dice ancora Bergonzi - è di collocare fuori dalla sede di via Morselli una targa in memoria di tutti i fondatori che nel dicembre 1952 diedero vita al gruppo».
Il 2012 potrebbe anche essere l'anno in cui finalmente gli alpini realizzeranno uno dei loro obiettivi più ambiti: la costruzione di un monumento all'alpino per cui al momento ci sarebbe un accordo informale con l'amministrazione. Nel frattempo le penne nere castellane si preparano all'adunata nazionale di maggio, a Bolzano, con l'occhio già rivolto al 2013, quando Piacenza ospiterà il raduno nazionale. Per l'occasione il gruppo castellano farà la sua parte ospitando in città la Fanfara Congedati della Brigata Cadore. «Un evento rarissimo - dice Bergonzi - se si pensa che questa formazione si esibisce solo cinque volte all'anno, di cui una sarà per l'appunto a Castelsangiovanni». Resta confermato anche l'impegno nelle scuole locali dove saranno proiettati, nell'ambito di un progetto nazionale, alcuni filmati sulla storia degli alpini.

m. mil.

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03/02/2012

delusi gli alpini artefici della rinascita «Volevamo proseguire nel recupero, ma ora siamo scoraggiati»

Chiesa di Bruso, rubati anche i pluviali

Borgonovo - I ladri di rame non si fermano nemmeno di fronte ai luoghi sacri. Questa volta a finire nel mirino sono state l'antica pieve di Bruso di Borgonovo e l'adiacente canonica, sede del locale gruppo alpini. L'altra notte i ladri sono entrati in azione facendo incetta di tutti i pluviali che circondavano i due antichi edifici. Ad accorgersi di quanto era successo sono state proprio alcune penne nere. «L'altro pomeriggio - spiega il capogruppo Piero Bosini - alcuni di noi erano andati nella canonica di Bruso, per accendere la stufa e per preparare i locali in vista della riunione serale. Mentre erano sul posto, uno di loro si è accorto che mancavano tutti i pluviali che erano collocati lungo i muri della chiesa e della canonica».
Solo lo scorso anno alcuni ladri avevano rubato, sempre presso la sede degli alpini di Bruso, tavoli, panche e gazebo utlizzati per le feste. Questa volta invece se la sono presa con i pluviali. Si tratta cioè delle cosiddette grondaie di scolo che servono per il deflusso dell'acqua piovana in eccesso. I ladri hanno fatto incetta dei pluviali in rame probabilmente con l'intenzione di rivenderli, visto che il rame è un materiale particolarmente ricercato. In tutto dalla chiesa e dalla canonica sono state prelevate sette grondaie della lunghezza di parecchi metri. Per poterle smontare, i ladri hanno sicuramente dovuto utilizzare una scala visto che quella più alta si trovava ad almeno sette metri di altezza. I ladri hanno scelto le grondaie più nuove, cioè quelle che erano state montate non più di tre anni fa quando gli alpini erano riusciti a ristrutturare il tetto dell'antica pieve. Per poterlo fare gli alpini di Borgonovo avevano lanciato una raccolta di fondi grazie a cui erano poi riusciti a salvare il tetto dell'antica chiesa.
«Ora - dice il capogruppo Piero Bosini - avevamo in animo di proseguire con la pianificazione di tutti i restanti lavori che ancora mancano per poter recuperare la facciata della chiesa e il resto dei locali, ma episodi come questo ci scoraggiano e ci fanno chiedere perché mai dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione. Ora - conclude il capogruppo degli alpini di Borgonovo - non ci resta che mettere fuori un cartello per i ladri con scritto che se occorre qualcosa basta chiedere anziché darsi tanto da fare».
Solo poco più di un anno fa la sede degli alpini che si trova nella canonica della chiesa di Bruso era finita nel mirino dei ladri che avevano prelevato parecchio materiale indispensabile per l'organizzazione delle feste e dei ritrovi solitamente organizzati dalle penne nere.

mil.

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25/01/2012

Piastrina alla memoria di Onorio Casarola caduto nella tragica campagna di Russia

Vigolzone, domenica il 69esimo anniversario della battaglia di Nikolajewka

VIGOLZONE - Nella mattinata di domenica a Vigolzone si commemora il 69esimo anniversario della battaglia di Nikolajewka, tragico avvenimento durante la campagna di Russia nella seconda guerra mondiale. Ogni anno il gruppo alpini di Vigolzone, presieduto da Geatano Morosoli, celebra il ricordo dei numerosi Caduti e dispersi in una cerimonia a carattere provinciale promossa insieme alla sezione alpini di Piacenza. Quest'anno la commemorazione acquisirà un significato ancora più profondo con la consegna di una piastrina di riconoscimento ai familiari di un caduto in Russia, Onorio Casarola, di cui non si hanno notizie se non che nacque a Busseto in provincia di Parma il 16 ottobre 1913 e trasferito con la famiglia nel comune di Caorso nel 1924. Anche l'associazione nazionale Famiglie caduti e dispersi in Russia di Piacenza presieduta da Luisa Abbiati e i carabinieri, in particolare il comandante provinciale dell'Arma Paolo Rota Gelpi e il luogotenente Antonio Cirella, hanno contribuito alla ricerca delle informazioni sul soldato Casarola. Terzo di sette fratelli (quattro maschi e tre femmine), Casarola partì per il fronte e non se ne seppe più nulla. La sorella più giovane, Ada, l'unica ancora in vita, non ha mai incontrato Onorio. «Ricordo solo che la mamma lo ha tanto cercato», racconta. «Con una delle sorelle è arrivata fino a Roma per capire che era stato mandato in Russia e poi catturato. La mamma gli diceva di sposarsi e di non partire, ma lui decise ugualmente di andare». La piastrina di riconoscimento è stata ritrovata da Antonio Respighi (consigliere della sezione Ana di Milano che si reca periodicamente in Russia alla ricerca di queste reliquie, ndc) nel campo 188 di Tambov, località e regione russa che per i prigionieri italiani rappresenta la tomba più grande di tutta la Campagna di Russia. Ve ne sono infatti sepolti circa 10mila.
Domenica alle 10 e 30 il parroco di Vigolzone don Piero Lezoli e il cappellano sezionale don Stefano Garilli celebreranno la messa accompagnata dai canti del coro "Montenero" di Pontedellolio. A seguire l'alzabandiera e la deposizione di una corona di alloro al monumento dedicato ai Caduti di Nikolajewka da parte del gruppo alpini di Agazzano. Il gesto è infatti ogni anno compiuto da un gruppo alpini diverso dei 46 presenti nella provincia piacentina.
Seguirà la consegna della piastrina. Sarà presente anche il sindaco di Gazzola, Luigi Francesconi, paese in cui abitano i familiari di Casarola, una rappresentanza dell'amministrazione comunale di Piacenza e il presidente della sezione alpini di Brescia, Davide Forlani, per la commemorazione ufficiale.

n. p.

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19/01/2012

carpaneto E' il tema del concorso Italo Savi

"Alpini, ragazzi in montagna": studenti di terza media in gara

CARPANETO - (p. f.) Il gruppo Alpini di Carpaneto in collaborazione con l'Istituto comprensivo ha indetto per l'anno scolastico 2011-2012 la terza edizione del premio "Alpino Italo Savi", un concorso riservato agli alunni delle terze classi della scuola media di Carpaneto finalizzato alla conoscenza della nostra storia del 900, delle vicende degli alpini nelle due guerre mondiali, del volontariato e della solidarietà degli Alpini in congedo, e della montagna. Il tema del concorso di questa edizione è: "Alpini: ragazzi in montagna, l'impegno per la tutela e la valorizzazione della vita in montagna". Gli alunni potranno scegliere tra un elaborato grafico o scritto e tra le seguenti ricerche: testuale, ipertestuale, multimediale, che potranno essere svolti individualmente o a coppia. Nella mattinata di domenica 18 marzo, durante una pubblica cerimonia nella sala consigliare del Comune, si svolgeranno le premiazioni dei cinque migliori elaborati a cui andranno 200 euro ciascuno, messi a disposizione dalla famiglia in memoria di Italo Savi che aveva prestato servizio militare come artigliere alpino nella brigata Julia, morto nel 2009. Gli elaborati saranno sottoposti al giudizio insindacabile di una apposita Commissione composta da Alpini, docenti dell'Istituto comprensivo e un rappresentate della famiglia Savi.

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08/01/2012

Tre magi e 90 pacchi per i nonni

Pianello, la "carovana della bontà" porta doni al Castagnetti

Pianello - Novanta pacchi dono. E' il prezioso regalo che gli anziani ospitati nella casa protetta Castagnetti di Pianello hanno ricevuto l'altro pomeriggio grazie alla generosità degli alpini e di numerose associazioni del paese che hanno preso parte alla Carovana della Bontà, un appuntamento ormai trentennale. La manifestazione, organizzata dalle penne nere, come sempre ha offerto l'occasione a tutte le associazioni del paese di stringersi attorno agli anziani ospiti della casa protetta cui gli organizzatori dell'evento hanno consegnato quest'anno 90 pacchi dono, ovvero uno per ogni ospite. La caratteristica carovana come sempre è partita nel primo pomeriggio da piazza Mercato, davanti la locale sede degli alpini, per dirigersi alla volta della chiesa parrocchiale di san Maurizio. Qui il parroco monsignor Mario Dacrema, insieme a don Virgilio Zuffada e a don Carlo Tagliaferri, ha benedetto i doni raccolti grazie ai volontari di Pro loco, Avis, centro pensionati, Croce Rossa e Società Operaia i quali nei giorni precedenti si erano dati da fare per organizzare l'evento benefico.
La pittoresca carovana ha poi attraversato le vie del paese fino all'arrivo alla casa di riposo, lungo viale Castagnetti, dove gli anziani hanno ricevuto la visita di tre splendidi Re Magi. I figuranti, insieme agli alpini e ai volontari che componevano il corteo, hanno visitato tutti i reparti intrattenendosi con gli anziani che dal mattino li attendevano. Insieme a loro le penne nere e i volontari delle varie associazioni hanno quindi distribuito pacchi dono insieme a dolciumi, frutta e panettoni che sono stati riposti subito in dispensa e dove verranno utilizzati per le necessità della casa protetta.
La carovana, nata da un'idea dello scomparso monsignor Luigi Molinari, per decenni parroco del paese, come sempre è stata guidata dal capogruppo delle penne nere di Pianello Giuseppe Marchetti il quale ha ringraziato tutte le associazioni e i pianellesi che hanno preso parte alla giornata. La festa si è conclusa con il concerto dei Musetta (Gabriele Dametti e Franco Guglielmetti) cui hanno assistito come sempre anche gli ospiti della struttura insieme al personale e ai responsabili. Terminata la festa alla casa protetta, i festeggiamenti sono proseguiti anche nella sede degli alpini, che si sono ritrovati con gli altri volontari della carovana per concludere insieme la giornata. Terminato anche questo impegno ora gli alpini si preparano a mettere a punto il calendario di eventi che li occuperà durante tutto il 2012.
 

m. mil.

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06/01/2012

Pioggia di premi per gli alpini

Rivergaro, la sezione di Piacenza ha brindato a Niviano

rivergaro - Gli alpini della sezione di Piacenza si sono ritrovati per il consueto momento conviviale di scambio di auguri per le festività. La serata è stata l'occasione per consegnare attestati di riconoscenza ai volontari alpini della protezione civile che si sono recati in Liguria nell'ottobre scorso, e precisamente a Borghetto di Vara e a Santo Stefano Magra, per aiutare la popolazione colpita dall'alluvione.
A premiare, insieme al presidente sezionale Ana Bruno Plucani, anche il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, il vicesindaco di Piacenza, Francesco Cacciatore, il colonnello dei carabinieri, Paolo Rota Gelpi, il comandante provinciale della polizia municipale, Elsa Boemi, il maggiore Migliore in rappresentanza del colonnello Claudio Totteri del polo di mantenimento pesante nord e il consigliere nazionale dell'Ana, Cesare Lavizzari. Hanno ricevuto gli attestati Franco Pavesi (coordinatore sezionale protezione civile Ana e vice coordinatore regionale), Germano Bertuzzi, Gianfranco Bertuzzi, Luigi Caminati, Graziano Franchi, Maurizio Franchi, Renato Giraldi, Luciano Rossi, Armando Perini, Mauro Giorgi, Giuseppe Villa, Rossella Gallerati, Milena Pelech, Giuseppina Quaranta, Lodovico Gandini. «Un impegno davvero meritevole - ha osservato Plucani -. Questi volontari sono stati i primi ad arrivare nelle zone alluvionate e si sono alternati per tutto il periodo dell'allerta, un mese intero».
Nei loro interventi, le autorità hanno evidenziato l'impegno degli alpini piacentini nell'anno 2011, tra cui il contributo elargito a favore dell'alpino Luca Barisonzi, ferito gravemente in Afghanistan. La somma servirà per la costruzione di una casa domotica che gli faciliterà la fisioterapia per riprendere il movimento degli arti superiori.
Non è mancato l'accenno all'adunata nazionale del 2013 che si terrà a Piacenza. Da parte del presidente Trespidi la conferma della volontà di collaborare con gli alpini piacentini mettendo a disposizione del comitato organizzatore una struttura di proprietà della Provincia. «Fare squadra», la parola d'ordine del vicesindaco di Piacenza, Cacciatore, per trovare qualsiasi soluzione al fine di portare a termine l'importante evento che avrà ricadute positive a livello economico sul nostro territorio.
Nel corso della serata sono stati premiati anche i primi tre classificati alla gara di tiro a segno sezionale. Al primo posto Bruno Sovran; al secondo Rossella Gallerati, al terzo Gianluca Gazzola.

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05/01/2012

Calze piene di dolci in dono ai bambini domani a San Michele

MORFASSO - (g. s.) Anche stavolta la Befana non mancherà di fare tappa nella montagna piacentina. La generosa vecchina torna più arzilla che mai a San Michele, la più popolosa frazione morfassina dell'Alta Valchero, a far gioire i bambini con un carico di doni "confezionati" per la rituale ricorrenza.
Il locale gruppo Alpini, in collaborazione con i volontari del gruppo "Amici di San Michele", riproporrà la tradizionale festa della Befana domani, venerdì 6 gennaio. La manifestazione, che immancabilmente coinvolge nel clima di allegria gli adulti e tutti coloro ne subiscono il fascino, è ben lontana dall'affievolirsi e trae vitalità e sempre nuovo slancio nelle incancellabili tradizioni della gente di montagna.
L'appuntamento per tutti è fissato a partire dalle ore 15 nel salone dell'albergo Rapacioli, dove i bambini riceveranno in dono le tradizionali "calzette" rigonfie di dolciumi e altre golosità.

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04/01/2012

verso il maxiraduno Al via i preparativi per ricevere i commilitoni di tutta Italia

Castelsangiovanni, gli alpini hanno inaugurato il nuovo anno con il pensiero già rivolto al 2013

Castelsangiovanni - Hanno festeggiato l'arrivo del nuovo anno all'insegna della tradizione, ma con un occhio già rivolto al grande raduno nazionale del 2013, le penne nere di Castelsangiovanni che l'altra sera hanno atteso l'arrivo del nuovo anno nella loro sede di via Morselli. Per l'occasione gli alpini hanno allestito un grande cenone durante il quale a farla da padrone sono stati i succulenti piatti tipici preparati dal "capocuoco" amico degli alpini Carlo Bozzi che ha coordinato i lavori dei colleghi dietro ai fornelli facendo arrivare sulla tavola allestita per l'occasione una sfilza di piatti all'insegna della tradizione.
La serata è stata anche l'occasione per un doveroso scambio di auguri con i volontari della Pubblica Assistenza, la cui sede si trova a pochi passi da quella degli alpini e a cui il capogruppo Massimo Bergonzi, insieme al vice Gian Carlo Sadirlanda, hanno portato gli auguri di tutte le penne nere di Castelsangiovanni. Ad accogliere i due alpini hanno trovato il presidente della Pubblica Valtidone Valluretta, Giuseppe Borlenghi, il quale ha ricambiato portando a sua volta gli auguri di tutti i volontari del soccorso impegnati anche durante la notte di Capodanno nel loro prezioso servizio alla comunità. La serata nella sede delle penne nere è poi proseguita fino a tarda notte tra musica, balli e brindisi beneaugurali.
Archiviata la festa di fine anno, ora le penne nere castellane si danno appuntamento a fine mese per l'assemblea dei soci. Per l'occasione gli alpini dovranno approvare il nuovo bilancio, unitamente al consuntivo dell'anno precedente e alla scaletta di tutti gli impegni che li vedranno protagonisti nei prossimi mesi. Tra questi ci sarà ad esempio la conferma delle tre adozioni a distanza che da anni gli alpini di Castelsangiovanni sostengono e le borse di studio a favore degli studenti più meritevoli del polo superiore Volta che nel corso dei cinque anni hanno ottenuto le medie di voti più alti.
Nel frattempo gli alpini si preparano anche all'adunata che in primavera li vedrà protagonisti a Bolzano, dove chiuderanno i festeggiamenti sfilando, insieme a tutte le penne nere piacentine che vi parteciperanno, per ultimi e dando a tutti i presenti appuntamento a Piacenza in vista dell'atteso raduno nazionale fissato nel 2013. Durante quell'attesa occasione anche la città di Castelsangiovanni sarà con tutta probabilità protagonista di alcuni degli eventi che scandiranno il grande raduno il quale porterà in provincia penne nere di tutta la Penisola.

m. mil.

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03/01/2012

Una messa venerdì per ricordare la figura di don Bruno Negri

SARMATO - (ct) A distanza di poche settimane dall'inaugurazione della casa per anziani "don Bruno Negri", la figura dell'amato sacerdote alpino sarà ricordata nella messa in programma venerdì alle 10.30 nella chiesa parrocchiale di Sarmato. Alla cerimonia prenderà parte anche il presidente provinciale delle penne nere Bruno Plucani. «Don Bruno è stato per anni la nostra guida spirituale e ha fatto diventare nostro il suo grande culto per la Madonna», aveva detto Sesto Marazzi, vice presidente degli alpini sarmatesi nel corso della cerimonia di inaugurazione della casa per anziani.

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23/12/2011

rinnovata Una Tradizione trentennale

Penne nere in visita al "Verani" messa, canti e poesie degli ospiti

(dm) Dura da oltre trent'anni, la tradizione che vede le penne nere del Gruppo Alpini di Fiorenzuola far visita agli anziani del centro Verani, prima di Natale.
Fu l'allora capogruppo Guido Inzani ad ideare questa iniziativa (il cavalier Inzani, ottuagenario, è tuttora presente alle iniziative proposte dagli Alpini, guidati dal capogruppo Alberto Mezzadri). Alla visita del Verani - presentata dall'alpino Franco Meneghelli - hanno partecipato anche Gino Acerbi in rappresentanza della sezione Ana di Piacenza; e il primo cittadino Giovanni Compiani. Negli ultimi anni, a rallegrare il momento di festa, ci sono i bambini guidati dalla maestra Anna Maria Russo. Bimbi e alpini sono stati accolti dal presidente della Fondazione Verani Lucca Francesco Boscarelli. Nell'occasione si sono fatti gli auguri di compleanno al partigiano Salvo Marchionni, mentre la signora Tilde Ragazzi ha recitato una poesia da lei composta sugli Alpini: Ecco alcuni versi: "Grosse scarpe, camminare nella rude montagna, poco sole aria fresca ti accompagna. Ordine servizio con disciplina sempre marciare, sera e mattina tutto questo fatto con cuore, lasciando i giorni belli sull'età del fiore (…) ". Dopo la messa celebrata da don Jean Laurent e col coro Lute, si è cantato il "Signore delle cime".

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22/12/2011

Gli alpini sostengono la pubblica S.Agata

RIVERGARO - (nn) Il gruppo alpini ha donato alla Pubblica assistenza un rilevatore di gas dannosi. Lo strumento sarà utilizzato nei servizi d'emergenza, ogni qualvolta vi sia rischio di fuoriuscite di gas tossici. Il rilevatore va a completare il set di attrezzature presenti nell'ambulanza d'emergenza, anche per una maggior salvaguardia dei volontari. Inoltre ha preso avvio la raccolta fondi per il sostentamento della pubblica S. Agata e sarà possibile donare le proprie offerte fino al 31 marzo. E' possibile rivolgersi direttamente alle sedi di Rivergaro e Gossolengo, all'edicola di piazza Paolo a Rivergaro oppure agli incaricati che saranno presenti, nelle piazze, il venerdì e la domenica. In alternativa potrà essere utilizzato il conto corrente postale intestato all'associazione.

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15/12/2011

Pianello, 4 bambine diventano protagoniste della festa alpina

Premiate per gli ottimi voti ricevuti a scuola

Pianello - Gli alpini di Pianello hanno festeggiato il loro annuale raduno, giunto quest'anno alla sua 88ª edizione, con una grande festa che, come sempre, ha coinvolto tante autorità, ma anche gente comune, e che ha avuto come protagoniste quattro alunne delle scuole elementari. Tra i momenti centrali della festa, iniziata con l'alzabandiera in mattinata nella sede di piazza Mercato, c'è stata infatti la consegna delle tradizionali borse di studio offerte come tutti gli anni dalle penne nere di Pianello ai più bravi studenti delle scuole locali. Quest'anno i premi di studio sono stati consegnati a Chiara Genesi e Anna Opizzi delle elementari di Nibbiano e a Martina Castellini e Giulia Passerini delle scuole elementari di Pianello. Tutte lo scorso anno scolastico hanno terminato il ciclo delle elementari con ottimi voti e sono state premiate, oltreché dal capogruppo Giuseppe Marchetti, anche dal preside e dalla vicepreside del comprensivo Maurizio Albertini e Irma Arzani i quali si sono complimentati per gli ottimi risultati raggiunti.
La festa come detto è stata anche l'occasione per radunare autorità civili e militari, tra cui il sindaco di Pianello Gianpaolo Fornasari e quello di Caminata Danilo Dovati, i quali hanno testimoniato la vicinanza di tutta la vallata alle penne nere di Pianello cui fanno riferimento tutti gli alpini dell'alta Valtidone. In loro onore sono giunti anche rappresentati dei gruppi di Genova, come il generale Masserdotti, e quello di Pavia, come il generale Biondi, e i rappresentati del gruppo alpini Torino Nord Alessandria con cui gli alpini di Pianello da tempo hanno stretto un legame di amicizia. La manifestazione lungo le vie del paese, culminata con la messa celebrata dal parroco monsignor Mario Dacrema, è stata animata dal passaggio del corpo musicale Carlo Vignola di Agazzano che ha accompagnato la sfilata delle penne nere lungo le vie di Pianello.
Durante la festa ha portato i suoi saluti anche il presidente della sezione alpini di Piacenza Bruno Plucani. All'evento si sono unite anche tutte le associazioni del paese. Quest'anno la festa ha strizzato l'occhio anche alla ricorrenza del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia in omaggio al quale le penne nere pianellesi hanno distribuito durante il tradizionale pranzo ben 180 particolarissime coccarde fabbricate all'uncinetto. Tutte le piccole creazioni erano frutto del paziente lavoro di Angela Cavanna che, nelle settimane precedenti la festa, ha confezionato a mano le bellissime coccarde tricolori.

mar. mil.

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13/12/2011

Gli alpini ricordano l'amico Peppino Prisco a 10 anni dalla morte

Castelsangiovanni - (mm) Gli alpini di Castelsangiovanni hanno ricordato l'avvocato Giuseppe Prisco. A dieci anni dalla scomparsa l'ufficiale degli alpini reduce dalla campagna di Russia, decorato con la medaglia d'argento al valor militare nonché vicepresidente della squadra dell'Inter per oltre 50 anni, è stato ricordato dalle penne nere castellane in occasione del raduno annuale svoltosi nei giorni scorsi in città. «Prisco - ricorda l'alpino Giuseppe Gandini - è sempre stato molto legato alle penne nere di Castelsangiovanni, di cui era amico e assiduo frequentatore». Proprio dieci anni fa, in occasione del suo ottantesimo compleanno, "Peppino" Prisco fu ospite dell'annuale raduno delle penne nere di Castelsangiovanni con cui celebrò l'importante ricorrenza. Solo qualche giorno dopo l'avvocato morì improvvisamente. «Lo ricordiamo ancora - dice Gandini - con stima ed affetto». All'interno della sede di via Morselli alcuni anni fa è stata posta una targa che ricorda Prisco. L'altro giorno, in occasione del tradizionale raduno annuale delle penne nere castellane, il legame dell'avvocato con il gruppo alpini è stato ricordato anche durante le orazioni ufficiali. «Prisco - ricorda ancora Gandini - fu molto legato non solo al nostro gruppo ma anche al locale Inter club, di cui inaugurò la sede, e più in generale a tutta la Valtidone, una terra dove, come lui stesso amava ripetere, tornava per trovare tanti amici e dove si sentiva a casa».

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11/12/2011

Rivergaro, festa degli alpini

Cerimonia e contributo alla Pubblica. Rai: «Attivi e solidali»

RIVERGARO - Lo spirito di solidarietà che accompagna ogni momento di ritrovo degli Alpini non è stato da meno durante l'ultima Festa di Gruppo della sezione di Rivergaro. Davanti al monumento di Paolo, infatti, nella piazza principale del paese, le penne nere hanno donato un contributo alla Pubblica Assistenza Sant'Agata consegnandolo direttamente nelle mani del presidente Leonardo Bongiorni accompagnato da Manuele Carini. Davanti al monumento, dove è stata depositata la corona, il presidente Luigi Mercori, il presidente della sezione di Piacenza Bruno Plucani, i vice Gino Luigi Acerbi e Sesto Marazzi, l'ex presidente Aldo Silva, il consigliere della sezione travese Renato Albasi, il sindaco di Rivergaro Pietro Martini, il consigliere Emilietto Gazzola, il maresciallo ed ex Alpino Roberto Guasco, il comandante Paolo Giovannini e il vice sindaco Mauro Rai che ha avuto per gli Alpini parole piene di gratutidine: «Lo spirito che anima questa associazione si può condensare nel motto "Fatti non parole". Ebbene questo motto, gli Alpini, lo tramutano spesso in significative opere laddove sia dentro che fuori i confini dell'Italia accadono fatti drammatici, non ultimo quello della Liguria. Gli Alpini sono i nostri migliori ambasciatori all'estero. Il luogo in cui stiamo svolgendo la manifestazione, sotto al monumento di Paolo e al tricolore, credo sia molto significativo. È un modo per ricordare i nomi qui scolpiti, tutti quei giovani che hanno dato la vita per noi». E proprio davanti a quel monumento è stata ricordata Giovanna Bergonzi recentemente scomparsa all'età di 98 anni. «Ringrazio gli Alpini per aver ricordato mia madre - ha detto Gazzola - È stata per anni madrina del gagliardetto di gruppo qui a Rivergaro». Altre parole davvero molto gradite sono state quelle di Padre Achille Tambornini del Santuario del Castello dove gli Alpini si sono recati per assistere alla Santa Messa. «Poche volte abbiamo sentito parole così cariche di significato - ha detto Mercori - rivolte a noi. Una predica venuta dal cuore che ha provocato anche tanta emozione». Gli Alpini hanno concluso la mattinata con un pranzo sociale in un ristorante di Niviano al quale hanno partecipato parenti e amici dell'associazione.

Nic. Nov.

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09/12/2011

Le "penne nere" sfilano, tra gli applausi

A Castelsangiovanni la festa del gruppo alpini: delegazioni arrivate anche da Pordenone e Modena Capelli: «Siete un esempio per tutti». Marazzi: per l'adunata del 2013 un ricco calendario di eventi

Castelsangiovanni - Castello ha festeggiato ieri i suoi alpini attorno ai quali tutta la città, e non solo, si è stretta in un abbraccio di affetto e di riconoscenza in occasione dell'annuale festa dello storico gruppo ormai prossimo a soffiare sulle sue prime 60 candeline. Nel frattempo ieri le penne nere castellane, guidate dal capogruppo Massimo Bergonzi e dal capogruppo onorario Graziano Zoccolan che da un anno ha ceduto il testimone di guida della sezione, hanno dato vita all'annuale raduno. L'evento come sempre è stato l'occasione per richiamare a Castelsangiovanni rappresentanze dei gruppi di tutta la vallata e anche da fuori provincia, come le sezioni di Pordenone e Modena che si sono unite alla grande festa di ieri. La giornata è stata il momento per tirare le fila di un anno di attività ma con un occhio già rivolto al futuro ed in particolare al 2013 quando, come ricordato dal vice capogruppo della sezione di Piacenza Sesto Marazzi, Piacenza sarà chiamata ad ospitare l'adunata nazionale. «In quell'occasione - ha detto Marazzi - anche Castelsangiovanni sarà sede di un ricco calendario di eventi e come tale dovrà essere in grado di dimostrare di essere all'altezza».
La festa, che si è aperta con la messa celebrata in collegiata da don Paolo Buscarini, ha visto il lungo corteo di penne nere sfilare per le vie della città al seguito della banda musicale Carlo Vignola di Agazzano. Il corteo è stato accolto da scrosci di applausi dei passanti che hanno salutato il passaggio degli alpini. Tra loro anche gli anziani ospiti della casa protetta Albesani hanno atteso il passaggio del corteo per applaudire dalle finestre le penne nere. Tra gli ospiti, oltre a numerose autorità civili e militari che si sono unite ai festeggiamenti, quest'anno il raduno ha visto la presenza di ospiti in arrivo da Foligno, la città dove gli alpini di Castello si diedero da fare all'indomani del terremoto del 1997. Tra i presenti c'era infatti anche Pierluigi Mingarelli, direttore del laboratorio di scienze sperimentali della cittadina umbra che crollò a causa del terremoto e che le penne nere valtidonesi aiutarono a ricostruire. «Siete un simbolo di amicizia e solidarietà, esempio per tutti» ha detto il sindaco Carlo Capelli. «Rappresentiamo quei valori universali patrimonio di tutti - ha ricordato l'oratore della giornata, Giorgio Sonzogno - e come tale dobbiamo proseguire ad essere semplici e integri per continuare a dare gambe a questa realtà che vanta ormai nove decenni di storia e per essere da esempio soprattutto per i giovani». La cerimonia è stata animata anche dalla presenza del coro alpini della Valtidone che si è esibito in diversi momenti della giornata.

Mariangela Milani

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05/12/2011

Alpini dispersi in Russia, dopo 68 anni torna a casa la piastrina di Augusto Libè

podenzano - Era il gennaio 1943 quando Augusto Libé, classe 1915, fu dichiarato disperso nella Campagna di Russia durante la seconda guerra mondiale. Ieri mattina, durante l'annuale cerimonia in memoria di tutti i caduti organizzata dal gruppo alpini di Podenzano, si è compiuto un gesto significativo di ricordo. Dopo 68 anni è stata infatti consegnata la piastrina di riconoscimento alla nipote Maria Libé, chiamata da sempre Graziella, unica familiare del soldato.
L'iniziativa, accolta dalla sezione alpini di Piacenza con il presidente Bruno Plucani, dal gruppo alpini locale e dal Comune, è stata dell'alpino friulano Ferdinando Sovran. Dal 1992 ogni due anni, come ha egli stesso spiegato al termine della messa nella chiesa parrocchiale, si reca nei luoghi toccati dalla Campagna di Russia alla ricerca delle "reliquie" (piastrine, gavette, lettere, cartoline, fotografie) dei caduti italiani, quelli abbandonati nelle prime linee perché già morti o gravemente feriti e congelati, alle cui sepolture ha provveduto la gente dei villaggi. «I soldati dell'Armata Rossa - ha raccontato - strappavano il piastrino ai soldati invasori, fatti prigionieri, come per umiliarli e annullarne la personalità, e li gettavano per terra». Questa consegna è per Sovran la 205esima dal 1992.
Attività lodata dal sindaco di Podenzano, Alessandro Ghisoni, «perché riporta dignità a chi non è mai tornato dal fronte, dopo combattuto per la nostra nazione, per l'Italia unita che noi oggi festeggiamo». La piastrina di Libé è stata recuperata in un'isba del villaggio di Dubovikovo in provincia di Rossosch. Augusto Libé nacque a San Lazzaro Alberoni (Piacenza) il 16 febbraio 1915. All'atto della partenza per il fronte russo, nel 1942, era residente con la famiglia a Podenzano. Assegnato al 90esimo Reggimento di fanteria "Divisione Cosseria", fu dichiarato "Disperso" nei combattimenti di accerchiamento da parte dell'Armata Rossa del gennaio 1943.
La funzione religiosa, presieduta dal parroco don Pietro Galvani ed accompagnata dai canti del coro Montenero di Pontedellolio, ha visto la partecipazione di numerose penne nere e di diverse autorità, tra cui i rappresentanti dell'arma dei carabinieri di San Giorgio con il comandante Angelo Mazzoni, l'Aeronautica militare di San Damiano, l'Unione nazionale italiana reduci di Russia. Al capogruppo di Podenzano, Giovanni Carini, il compito di leggere la "preghiera dell'alpino" e di premiare cinque alpini tra quelli da più tempo iscritti al gruppo di Podenzano: Massimo Orlandi, Giancarlo Piccoli, Dino Maggi, Aldo Tamborlani, Giuseppe Micheli.

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03/12/2011

Alpini, domani la festa sociale

PODENZANO - (np) Domani mattina l'annuale festa sociale del gruppo alpini di Podenzano, un momento per ricordare tutti i caduti e per rinnovare l'adesione all'associazione. Quest'anno la commemorazione si arricchisce di un evento particolare. Verrà infatti consegnata la piastrina di riconoscimento del soldato Augusto Libé disperso in Russia nel 1943, alla famiglia. L'iniziativa è di Ferdinando Sovran, friulano, che durante una delle sue campagne di ricerca delle fosse dei Caduti italiani in Russia ha recuperato la piastrina identificativa di Libé. Con il parere favorevole della sezione alpini di Piacenza, del gruppo di Podenzano e della famiglia, la "reliquia" sarà consegnata nelle mani degli eredi come ricordo del loro congiunto. Augusto Libé nacque a Piacenza nel 1915 e quando partì per il fronte russo risiedeva a Podenzano. Fu dichiarato "disperso" nei combattimenti di accerchiamento da parte dell'Armata Rossa del gennaio 1943.
La cerimonia inizierà alle 9.30 con la messa in chiesa accompagnata dai canti del Coro Montenero di Pontedellolio, proseguirà con la consegna della piastrina e con la deposizione di una corona di alloro al monumento ai Caduti in via Monte Grappa. Subito dopo nel salone della scuola dell'infanzia "San Giuseppe", momento conviviale dove il capogruppo Giovanni Carini consegnerà un riconoscimento a 5 alpini tra quelli iscritti da più tempo al gruppo di Podenzano.

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12/02/2012

Attesi numerosi partecipanti alle celebrazioni dell'8 dicembre. Stasera il coro Penne nere in festa a Castello

Castelsangiovanni - Gli alpini di Castelsangiovanni si preparano a celebrare la loro annuale festa, ovvero la festa di Santa Lucia, in programma giovedì prossimo in occasione della ricorrenza dell'otto di dicembre. In attesa del grande evento, che come sempre richiamerà in città decine di penne nere e simpatizzanti che si uniranno ai festeggiamenti, già oggi, sabato 3 dicembre, gli alpini saranno presenti al liceo Volta di via Nazario Sauro dove alle 15.30 ci sarà la festa delle Eccellenze.
Per l'occasione le penne nere di Castelsangiovanni hanno infatti istituito una borsa di studio che quest'anno verrà consegnata a quattro studenti che hanno ottenuto le medie di voti più alte calcolate su tutti gli anni di frequanza (escluso gli allievi già premiati lo scorso anno).
Stasera, alle 21, il teatro Verdi ospiterà invece una serata di canti che vedrà l'esibizione di due cori. Saranno infatti presenti sia i "padroni di casa", ovvero il coro alpini della Valtidone diretto dal maestro Donato Capuano, come anche il coro Ana Italo Timallo di Voghera diretto da Flavia Cantarella. Il coro delle penne nere valtidonesi si esibirà in brani quali "Quel mazzolin di fiori", "Monte Canino", "Benia cala storia" e "Valore alpino la Trentatre". La formazione musicale di circa quaranta elementi diretta da Capuano e presieduta da Tarcisio Bassi, lo ricordiamo, è stata ricostituita circa tre anni fa e nonostante la giovane età ha già all'attivo numerose esibizioni.
Il coro di Voghera stasera si esibirà in un repertorio che spazierà da "La bandiera" a "Monte Pasubio" passando per "Improvviso", "Yoska la rossa" e ancora "L'ultima notte". Il coro, formato da una trentina di cantori, nacque nel 1973 e prende il nome, Italo Timallo, da uno dei suoi fondatori.
Il programma dei festeggiamenti messi in cantiere dalle penne nere di Castelsangiovanni proseguirà l'8 dicembre, quando la città sarà animata dalla grande festa alla quale tutti saranno invitati a partecipare. Alle 9 è previsto il raduno presso la sede di via Morselli che lo scorso anno ha soffiato sulle sue prime 10 candeline (gli alpini di Castello vantano invece una storia di quasi sei decenni e contano circa 180 iscritti). Alle 9.30 è previsto l'alzabandiera cui seguirà alle 10 la messa che sarà celebrata in Chiesa Maggiore. Alle 11 circa partirà il corteo verso il monumento ai caduti nel cimitero del capoluogo dove ci saranno i discorsi delle autorità. Al termine alpini, simpatizzanti e familiari si ritroveranno per il pranzo sociale nei locali dell'oratorio San Filippo Neri.

mar mil

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02/12/2011

podenzano, in vista dell'evento del 2013

Il generale Vecchio incontra gli alpini «Tutti uniti verso il raduno nazionale»

PODENZANO - Remare tutti nella stessa direzione, rimanere uniti per arrivare all'obiettivo. Così il consigliere nazionale dell'Associazione nazionale alpini, generale Silverio Vecchio, ha esortato i rappresentanti di tutti i 46 gruppi alpini della provincia di Piacenza a lavorare in vista dell'adunata nazionale del maggio 2013, assegnata a Piacenza.
Il generale Vecchio ha incontrato i capi gruppo e il consiglio direttivo della sezione alpini di Piacenza nei giorni scorsi a Podenzano, nella sala consigliare del Comune, al termine di una lunga giornata trascorsa in città con il presidente sezionale Bruno Plucani e i rappresentanti delle istituzioni, dal sindaco Roberto Reggi, al presidente della Provincia Massimo Trespidi, per verificare insieme le caratteristiche tecniche e le possibilità logistiche della città.
«La serata - spiega il presidente Plucani - è stata l'occasione per i capi gruppo di comprendere le fasi organizzative, il ruolo dei gruppi alpini di ciascun paese, che dovrà essere molto attivo e di grande impegno per ad accogliere nel migliore dei modi le centinaia di migliaia di alpini che arriveranno nella nostra città già dai giorni precedenti».
Le penne nere sono state accolte e salutate dal sindaco di Podenzano, Alessandro Ghisoni, uno dei tanti sindaci della provincia di Piacenza che sostengono l'Ana di Piacenza per ospitare l'adunata 2013. «Vi esorto ad andare avanti così - ha affermato il primo cittadino di Podenzano - L'adunata 2013 sarà un evento degno del nome di Piacenza».

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29/11/2011

Gli alpini commemorano i caduti: a don Giovanni Savi l'omaggio più affettuoso

Settima gli dedica un'incisione tra i benefattori

GOSSOLENGO - Giornata di commemorazione dei caduti delle guerre, domenica a Settima, in occasione del consueto raduno del gruppo alpini della frazione. Quest'anno l'incontro si è caricato di una suggestione particolare, a un anno di distanza dalla morte di don Giovanni Savi. Il nome del parroco di Settima, scomparso nel 2010, è stato ufficialmente iscritto nell'elenco dei benefattori della comunità durante la cerimonia. In questo modo gli alpini e la gente di Settima hanno dimostrato di ricordare la sua figura ancora con grande affetto e commozione. «Avete avuto - ha detto il cappellano don Giacomo Ferraglio durante la celebrazione - un pastore d'eccezione. Lui amava gli alpini con grande forza, era davvero un loro amico. A tutti noi oggi non rimane che mettere in pratica il suo insegnamento, di essere un cuor solo e un'anima sola. Con la speranza che don Giovanni ci aiuti dal Paradiso». Evidenziando il rapporto speciale che univa il sacerdote e le "penne nere", don Giacomo si è poi rivolto al nuovo parroco, don Gino Costantino: «Sarai una grande guida spirituale, ricordati che puoi sempre contare su di loro».
«Gli alpini - ha poi aggiunto il sacerdote nell'omelia - sono sempre in prima linea, in tempo di guerra, così come per il loro impegno odierno, sia nelle calamità sia per rispondere alle esigenze degli ultimi (per esempio, la colletta alimentare). Il loro lavoro è grande e prezioso». Anche don Gino ha poi salutato i suoi fedeli, riferendosi al tema della notte, presente nel brano del vangelo di Marco, ricordando l'inizio del tempo dell'Avvento.
Alla celebrazione in chiesa - impreziosita dai canti a tema del coro, dalla suggestiva preghiera degli alpini e dagli squilli di tromba - è seguita la commemorazione davanti al monumento dei caduti. Tricolori e musica suonata dalla banda hanno accompagnato il corteo dal tempio al piazzale davanti all'asilo. Presenti le massime autorità locali civili e militari e il presidente della sezione provinciale alpini di Piacenza Bruno Plucani. Il sindaco Angela Maria Bianchi ha annunciato che l'amministrazione si muoverà, nel 2012, insieme agli alpini, per promuovere la colletta alimentare anche a Gossolengo. Il referente del gruppo alpini di Settima, Roberto Ronda, ha voluto ringraziare tutti i numerosi presenti (tra cui i familiari di don Giovanni) e ha scoperto l'incisione sulla lapide attraverso la quale il defunto sacerdote di Settima si aggiunge all'elenco dei benefattori della comunità. Giuseppe Manfredi ha poi letto una poesia dedicata al milite ignoto.

Silvia Barbieri

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26/11/2011

Plucani: «Tre giorni, un evento straordinario per tutta la città»

A gennaio i lavori per l'organizzazione, gli ingranaggi sono già stati ben oliati dal presidente provinciale degli alpini Bruno Plucani, entreranno nel vivo con la cosituzione del comitato organizzatore, al quale sono stati chiamati a parteciparvi anche 2 consiglieri di nomina comunale, uno provinciale e uno regionale. «Le istituzioni locali devono rendersi conto che l'adunata 2013 sarà un grande evento, che richiede un impegno gravoso - ha precisato il presidente provinciale -. Auspico che le prossime riunioni siano organizzate da Comune e Provincia e che vengano coinvolti anche prefettura, polizia, carabinieri, guardia di finanza, polizia municipale». Il generale Silverio Vecchio ha suggerito la promozione di eventi culturali e turistici per sensibilizzare l'opinione pubblica alla tre giorni di maggio, le date sono ancora da definire. «Bisognerà tenerne conto in vista di altre iniziative, quali fiere o eventi sportivi» ha suggerito il vicesindaco Cacciatore. Come in altre città, sono state chieste aree per la "Cittadella" degli alpini e degli sponsor, spazi espositivi per attrezzature e per gli stand degli sponsor. Tra le ipotesi il Pubblico Passeggio: «a Latina furono visitate da 30mila persone, a Torino da 50mila», ha ricordato il generale citando le ultime adunate in ordine di tempo. Dopo la riunione, nella sede degli alpini al Campo Daturi, il sindaco di Ottone Giovanni Piazza ha consegnato il contributo per la realizzazione del cippo nel nome del nonno Luigi Troglio: «Una persona che ha lasciato un segno determinante nella mia formazione di uomo, mi ha consegnato i valori di solidarietà che gli alpini sanno praticare, come nell'aiuto alle popolazioni colpite da calamità naturali».
Il pomeriggio è continuato con visite nei luoghi già delineati per l'ammassamento, gli alloggiamenti ed il percorso della sfilata che concluderà l'adunata nazionale 2013 degli alpini a Piacenza.
Ieri sera il generale Vecchio ha partecipato alla riunione svoltasi all'auditorium di Podenzano con i 46 capigruppo e i consiglieri sezionali di Piacenza.

mvg

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26/11/2011

alpini Incontro fra il generale Vecchio (Ana), Comune, Provincia e Polo militare

Una tendopoli al parco Galleana

Posti a PcExpo e all'ex Laboratorio pontieri. Alberghi esauriti

La vasta area centrale del Parco della Galleana, circa settantamila metri quadrati, diventerà una tendopoli per i partecipanti alla 86ª adunata nazionale degli alpini che si terrà a Piacenza nel maggio 2013. La promessa è stata spesa dal vicesindaco Francesco Cacciatore davanti al segretario nazionale dell'Ana, l'Associazione degli Alpini, generale Silverio Vecchio. Vi potranno essere ospitate circa 4mila persone, ma quante ne arriveranno, con necessità di posto letto, nelle tre giornate canoniche dell'adunata, prevista a maggio? «Tante quante ne potremo ospitare, già abbiamo esaurito le disponibilità di strutture alberghiere, affittacamere, B&B e parrocchie con 1500 prenotazioni e dovremo cercarne fuori provincia, per esempio nel Parmense e nel Cremonese», informa Bruno Plucani, presidente della sezione provinciale dell'Ana che ha fortemente voluto, e ottenuto, l'evento a Piacenza.
La ricerca degli alloggiamenti è stata al centro dell'incontro svoltosi ieri in municipio tra Plucani, il generale Vecchio, Cacciatore, il vicepresidente della Provincia Maurizio Parma con l'ingegner Stefano Pozzoli, il tenente colonnello Clemente Di Stefano con il maggiore Massimo Piazza del Polo Militare per il Polo Militare. Sul tavolo delle richieste anche 230 posti per il servizio d'ordine e 300 per le delegazioni degli alpini che vivono all'estero: «ne arrivano da tutto il mondo», ha precisato il generale forte della sua esperienza decennale alla guida della segreteria nazionale Ana. Il vicesindaco ha offerto anche «il parcheggio di Piacenza Expo per alloggiamenti collettivi e il parcheggio dello Stadio per i pulman dei gruppi.
Il Polo Militare, ha spiegato il colonnello Di Stefano, assicura 90 posti nei locali della direzione e degli uffici dell'ex Laboratorio pontieri, 60 nell'ex mensa e aree esterne per attendamenti: «Se prima dell'evento fossero trasferiti i materiali custoditi nei capannoni potremo ricavare altri posti». Altra tendopoli al "piano caricamento" nella zona del mercato ortofrutticolo: «Dobbiamo ricevere l'ok da Roma in quanto l'area è soggetta ad una convenzione fra Difesa e Ferrovie». I posti per i 300 militari dei reparti attivi saranno garantiti da accordi fra le stesse autorità della Difesa, in una caserma o all'Arsenale.
Plucani ha chiesto alla Provincia di mantenere, se possibile, per quella data ancora da definire, la caserma dei vigili del fuoco se questi dovessero trasferirsi nella nuova sede. Parma ha offerto «la casa cantoniera di via Emilia Parmense ad uso uffici del Comitato organizzatore», in via di costituzione e che partirà da gennaio 2012, definito «in posizione strategica».

Maria Vittoria Gazzola

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25/11/2011

Alpini, si prepara l'adunata nazionale: stasera a Podenzano il generale Vecchio

PODENZANO - Questa sera alle 21 a Podenzano nell'auditorium comunale si parlerà dell'adunata nazionale degli alpini a Piacenza, fissata per il maggio 2013. Con il presidente Ana Piacenza, Bruno Plucani, sarà presente anche il segretario nazionale, generale Silverio Vecchio, che incontrerà il consiglio direttivo sezionale e tutti i capigruppo del territorio provinciale (sono 46 i gruppi alpini nel Piacentino) per informarli delle attività necessarie per organizzare per tempo l'evento più importante per le penne nere seguendo tutte le disposizioni del comitato nazionale. Nella mattinata il generale Vecchio incontrerà le autorità locali per individuare gli alloggiamenti collettivi e le aree attrezzate in vari punti della città e periferia per accogliere le centinaia di migliaia di alpini che giungeranno a Piacenza nel maggio 2013. In giornata visionerà ancora una volta l'intero percorso della sfilata, soffermandosi in particolare sull'ammassamento, cioè sulla zona nella quale confluiranno tutti gli alpini da cui partirà la marcia delle penne nere, che, anziché in viale Martiri della Resistenza, potrebbe essere viale Dante e via Conciliazione.
Farà gli onori di casa il sindaco di Podenzano, Alessandro Ghisoni, sostenitore insieme alla sua amministrazione di un evento di una così grande portata.

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22/11/2011

Venerdì sopralluogo del segretario Ana per l'adunata 2013

In vista dell'adunata nazionale alpini del 2013, venerdì giungerà a Piacenza il segretario nazionale Ana, generale Silverio Vecchio per incontrare ancora una volta le autorità locali e per individuare gli alloggiamenti collettivi, le varie aree attrezzate (luce, acqua, servizi igienici) e i parcheggi dislocati in vari punti della città e periferia per accogliere le centinaia di migliaia di alpini che giungeranno da tutta Itala. L'incontro è fissato alle ore 10,30 in municipio. Parteciperanno il vice sindaco Francesco Cacciatore, il vice presidente della provincia Maurizio Parma, il comandante del Polo di Mantenimento pesante nord, colonnello Claudio Totteri ed il maggiore Giovanni La Porta. I lavori proseguiranno al "campo Daturi" presso la sede della sezione alpini di Piacenza, dove alle ore 12,30 si unirà anche il presidente della Provincia Massimo Trespidi. Per l'occasione sarà presente anche il sindaco di Ottone Giovanni Piazza che consegnerà un contributo alla sezione alpini in memoria del nonno Troglio Luigi (Gino), alpino del 3° battaglione della Brigata Taurinense. Alle ore 21 il segretario nazionale incontrerà il consiglio direttivo sezionale e tutti i capigruppo alpini della provincia (in tutto 46) all'auditorium comunale di Podenzano, in via Battisti, dove il sindaco Alessandro Ghisoni porterà il saluto della propria amministrazione.

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17/11/2011

Gli alpini donano un computer agli alunni delle elementari

Poesie e disegni dei bambini per "dire grazie"

MONTICELLI - (i. c.) Un nuovo dono del Gruppo alpini di Monticelli al polo scolastico monticellese. Quest'anno i fondi raccolti durante le varie iniziative locali delle "penne nere", sono stati destinati all'acquisto di un personal computer per gli alunni della scuola primaria. Sabato scorso la consegna ufficiale da parte di una delegazione degli alpini di Monticelli, guidata dal capogruppo Giuseppe Corradi, con Ernestino Marchini, Pietro Brezzolara, Daniele Maffi e Marco Guzzoni, che hanno lasciato, con un sorriso, nelle mani della vicepreside Vittoria Pozzoli questo omaggio graditissimo sia dai bambini che dai docenti. Il pc, infatti, andrà ad arricchire l'aula informatica della scuola.
I ragazzi delle classi quinte presenti a questa mattinata all'insegna della generosità, hanno confezionato per l'occasione un libretto con pensieri e disegni che hanno lasciato trasparire il senso di gratitudine suscitato dal regalo degli alpini, oltre a ricordare anche un altro momento trascorso insieme alle penne nere: la festa dell'albero che si è svolta a fine ottobre. Il piccolo Federico Marchini, ha letto una poesia e ha consegnato il libro a nome di tutti gli alunni delle elementari.
La vicepreside ha sottolineato come la collaborazione degli alpini e la loro disponibilità sia molto utile alle scuole di Monticelli: ha permesso anche la buona riuscita di diverse iniziative, oltre ad incrementare le dotazioni dei laboratori sia attraverso apparecchiature informatiche sia attraverso libri e altro materiale didattico. Al termine, la dottoressa Pozzoli ha donato al Gruppo alpini di Monticelli, a nome della dirigenza scolastica e degli studenti, alcuni volumi realizzati dagli alunni del polo scolastico locale.

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17/11/2011

Gli alpini mobilitati per la Pubblica Raduno annuale e tanta solidarietà

RIVERGARO - Gli alpini non dimenticano mai la loro vocazione sociale e infatti, domenica, durante la tradizionale festa di gruppo, la sezione rivergarese consegnerà alla Pubblica assistenza Sant'Agata parte dei soldi raccolti quest'estate durante la Veglia verde. La festa prenderà il via la mattina alle 9.30 quando gli alpini si ritroveranno nella loro sede di via Roma. Neanche un'ora dopo, alle 10.15, procederanno con l'alzabandiera e poi con la sfilata fino in piazza dove depositeranno una corona al monumento di Paolo. Dal centro di Rivergaro saliranno poi fino al santuario del Castello per prendere parte alla messa delle 11. Un rapporto molto stretto li lega anche con questo luogo e con i padri che lo dirigono. Ricordiamo, infatti, l'aiuto fondamentale degli alpini durante le traslazioni della "Peregrinatio Mariae". Al termine della messa le penne nere deporranno una corona al monumento dei caduti dove si incontreranno con le autorità locali. La festa si concluderà come da tradizione alpina, ovvero, con le gambe sotto al tavolo per gustarsi un ricco pranzo a Niviano. Un altro momento conviviale, ormai inserito nel calendario degli appuntamenti autunnali di Rivergaro, è stata la castagnata degli Alpini che si è da poco svolta con successo nella cornice di piazza Dante, abbellita per l'occasione con i quadri dell'alpino rivergarese Vittorio Rasparini, fra il profumo delle caldarroste, del salame cotto e con in sottofondo tanta musica.

Nicoletta Novara

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14/11/2011

Alpini, "assalto" alla nuova casa

A Fiorenzuola le penne nere inaugurano la sede preparandosi al 2013

FIORENZUOLA - «E' l'umanità e il sorriso che contraddistinguono l'alpinità. E oggi qui a Fiorenzuola ne abbiamo un esempio perfetto». Nelle parole dell'ex presidente nazionale Ana (associazione nazionale alpini) Giuseppe Parazzini, il significato dell'opera delle penne nere nel mondo e il radicamento che i vari gruppi hanno sul territorio. La città di Fiorenzuola ieri ha partecipato in gran numero e con profondo entusiasmo alla giornata di festa che il locale Gruppo Alpini ha preparato per salutare l'inaugurazione della nuova sede, nelle ex scuole elementari Scapuzzi, dove è stata ricavata un'ampia stanza, ricca di cimeli storici e gagliardetti, e dove le penne nere si possono avvalere anche di una cucina per i momenti conviviali. La festa era iniziata in realtà la sera prima al teatro Verdi, con il concerto applauditissimo "Sul cappello": sul palco - presentati dalla penna nera Franco Meneghelli - due cori alpini, quello di Collecchio e quello del Cai di Piacenza. Il teatro era gremito, gli applausi sono stati scroscianti e così le offerte raccolte per l'iniziativa Una casa per Luca, con i fondi destinati ad un giovane alpino gravemente ferito in Afghanistan.
«Oggi agli alpini non si chiede più, come era un tempo, di morire per la patria, bensì di vivere per la patria, e di lavorare per il bene comune»: così ha ricordato il parroco monsignor Gianni Vincini, durante la messa celebrata ieri mattina in Collegiata, in cui si sono fuse schiere di bambini e di penne nere. A presiedere la celebrazione, il cappellano della sezione alpini di Piacenza don Stefano Garilli, che ha indossato il cappello con la penna.
La mattinata è stata intensa: dapprima l'ammassamento in piazza Caduti, quindi l'alzabandiera e la deposizione della corona al monumento, e poi il corteo verso la chiesa. Dopo la messa, nuovo corteo verso la sede da inaugurare, imbandierata con il tricolore. Ad aprire il corteo, la poderosa fanfara della Vallecamonica. Solennità per i discorsi ufficiali: dopo il saluto del caposezione di Piacenza Bruno Plucani e del capogruppo Alberto Mezzadri (alla guida del gruppo alpini Fiorenzuola dal '97) ecco il sindaco Giovanni Compiani, che ha sottolineato come anche Fiorenzuola sia già in fermento per la grande adunata nazionale del 2013 che si terrà a Piacenza: «Già ci stanno chiamando alpini, per prenotare la loro permanenza sul nostro territorio. Lavoriamo insieme fin d'ora». Per richiamare al lavoro comune di cui gli alpini sono capaci, nella sua orazione ufficiale Parazzini ha poi usato la metafora della cordata: «Bisogna stare uniti, per arrivare insieme alla meta». La festa è proseguita nella canonica della frazione di Baselica, con il pranzo assieme e tanti premi. Tra i ringraziamenti, quelli a due artisti - artigiani che hanno reso ancor più bella la sede degli Alpini: Francesca Lambri che ha dipinto un murales di grande suggestione raffigurante un alpino che sale la montagna con il suo mulo; e Franco Melis, maestro fabbro ferraio che ha trasformato un semplice masso in un cappello alpino, realizzando una splendida penna in ferro battuto.

Donata Meneghelli

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14/11/2011

Gruppo nato nel ‘48

Tre storici reduci schierati in prima fila per il taglio del nastro

FIORENZUOLA - Il cavalier Guido Inzani, reduce della seconda guerra mondiale (era nel Gruppo Aosta della Taurinense che fu impegnata nei Balcani), Gianpietro Gorra, 90 anni il prossimo 22 dicembre, che combattè in Sicilia; l'alpino Luigi Solari, classe 1924: nonostante le difficoltà dell'età, ieri questi tre reduci e storici soci del gruppo Alpini (che conta oggi 120 associati a cui si aggiungono una decina di simpatizzanti Amici degli Alpini) non sono voluti mancare al giorno dell'inaugurazione della sede nuova. C'erano anche molte autorità: col sindaco Compiani, anche il presidente del consiglio comunale Santino Bravo, gli assessori Giuseppe Brusamonti, Sara Felloni e Augusto Bottioni. Tra le autorità militari, il comandante della stazione dei carabinieri Ercole Dallospedale, il comandante della Guardia di Finanza Stefano Addabbo, la polizia municipale in alta uniforme. In piazza anche l'onorevole Maurizio Migliavacca, oltre ai tanti alpini dei vari gruppi piacentini, alle associazioni di volontariato e combattentistiche. Il quartiere Posta Cavalli ha esposto anche alcuni mezzi militari d'epoca. Insomma, una festa di tutta la città, per celebrare un gruppo più che mai attivo.
Il Gruppo nacque nel ‘48 dopo la prima grande adunata del dopoguerra a Bassano del Grappa. Tra i fondatori il citato cavalier Inzani, Eugenio Censi e Alvaro Stecconi. Oggi il capogruppo è Mezzadri, che ha svolto il servizio nel ‘69-'70 nell' 8^ della Julia. Il Gruppo, a cui a Fiorenzuola è stata anche intitolata una piazza, è attivamente presente nella realtà cittadina: partecipa ogni anno all'iniziativa del Banco Alimentare («quest'anno, il 26 novembre, in tutta la provincia saremo impegnati in 350 alpini», ha annunciato ieri il caposezione Plucani); visita per Natale gli anziani del Verani portando doni e attrezzature; organizza insieme all'Age il "ponta e cül"; collabora con la Pro loco.

d. men.

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13/11/2011

sarmato Il paese si prepara al raduno nazionale in programma a Piacenza nel maggio 2013

Già pronti i posti per gli alpini

Punti d'accoglienza diversificati per camper, tende e auto

SARMATO - Vietato perder tempo. Oltre un anno ci separa dalla megaadunata nazionale degli Alpini che vedrà una vera invasione da parte delle penne nere sul nostro territorio, ma la macchina organizzativa è già pienamente funzionante. A Sarmato, in particolare, è già stata predisposta una sorta di mappa che individua i luoghi di sosta e di pernottamento in occasione delle importanti giornate del raduno.
Il vice presidente sezionale, il sarmatese Sesto Marazzi, è stato chiaro: «Difficilmente saranno sufficienti le strutture alberghiere e ricettive presenti sul nostro territorio provinciale: si attende un numero di visitatori che, e si tratta di una stima per difetto, può attestarsi intorno alle 300mila unità che, in buona parte, soggiorneranno non solo tra il 12 e 13 maggio 2013, ma anche nei giorni precedenti e successivi». Ed era arrivata, dallo stesso Marazzi, una sorta di sollecitazione a tutte le istituzioni affinché si muovessero per tempo nell'individuazione dei possibili siti utili al soggiorno di alpini in arrivo da ogni regione. «Abbiamo trovato grande sensibilità da parte di sindaci e amministratori - ha detto Marazzi -. Per noi commilitoni rappresenta il momento dell'orgoglio, ma giustamente gli altri soggetti coinvolti hanno intuito che si tratta di una grande opportunità che avrà grossi benefici per l' economia locale».
Da qualche giorno, sul sito del Comune di Sarmato, appaiono le aree che accoglieranno le penne nere e lo loro famiglie che non troveranno posto nelle strutture alberghiere. «Abbiamo voluto accogliere l'appello dei nostri alpini - ha detto il sindaco Anna Tanzi - così, con loro e con i nostri tecnici, abbiamo individuato le aree che possono rappresentare un'importante opzione disponibile per le penne nere che arriveranno a Piacenza. Sarmato vuole essere al fianco degli alpini e, soprattutto, vogliamo arrivare pronti a un appuntamento che è un'opportunità importantissima per tutto il territorio provinciale».
Così i parcheggi a servizio dell'ex Eridania diventeranno un campo attrezzato per ospitare chi arriverà in camper. Saranno sfruttati gli spazi della piscina che è già attrezzata con servizi igienici. Qui sorgerà una tendopoli, come del resto nell'area feste di via Moia, all'interno del campo sportivo parrocchiale e in prossimità della sede alpina sarmatese. Zona-roulotte quella che invece sarà attrezzata nel parcheggio antistante il cimitero e, per finire, a disposizione anche la sede di Protezione civile, nelle vicinanze dello stadio comunale.
«Si sta pensando anche a un bus navetta che farà la spola da Castelsangiovanni a Piacenza - conclude Marazzi -: la macchina organizzativa è pienamente funzionante e c'è un gran fermento. E sono già arrivate tantissime prenotazioni, da ogni parte d'Italia, da intere sezioni, di cori e di singoli alpini. C'è tanto da fare, ma arriveremo prontissimi ad un appuntamento storico».

Corrado Todeschi

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10/11/2011

Gli alpini inaugurano la nuova sede Week end di festa e solidarietà

Sabato concerto, domenica la giornata clou

(d. m.) Per festeggiare insieme alla cittadinanza l'apertura della nuova sede, il Gruppo Alpini di Fiorenzuola - che ha superato i 120 associati - nel prossimo fine settimana organizza una due giorni di eventi d'eccezione. Si parte sabato sera con il concerto di cori alpini alle ore 21 al teatro Verdi, dal titolo "Sul cappello" con la partecipazione del Collicum Coro Ana di Collecchio e il Coro Cai di Piacenza. Il ricavato della serata (ingresso a offerta) sarà devoluto all'iniziativa dell'Associazione Nazionale Alpini "Una casa per Luca", alpino della Julia gravemente ferito in Afghanistan.
Domenica il Gruppo Alpini inaugurerà la nuova sede in piazzale Cavour: alle 8.45 ritrovo in piazza Caduti, l'alzabandiera, la sfilata per le vie cittadine, la messa in Collegiata (ore 10) e alle 11.30 l'inaugurazione della sede alla presenza delle autorità, del presidente Alberto Mezzadri e di Giuseppe Parazzini, ex presidente dell'Associazione Nazionale Alpini. Alle 16.15 in piazza Caduti carosello della fanfara; alle 17 chiusura con l'ammainabandiera. Il gruppo Alpini di Fiorenzuola fa parte della Sezione di Piacenza: conta 105 alpini e 20 amici degli alpini. Nato nel '48 dopo la grande adunata nazionale a Bassano del Grappa, ha visto insieme i "veci" della prima guerra e i reduci dell'ultima: Guido Inzani (tuttora vivente), Eugenio Censi e Alvaro Stecconi furono infatti i fondatori del gruppo. Il gruppo è attivo nella realtà cittadina e il Comune gli ha intitolato una piazza. Le penne nere di Fiorenzuola partecipano al "Banco Alimentare"; visitano per Natale gli anziani del Verani, con l'Associazione Genitori organizzano il "Ponta e cül", con la Pro Loco la Magnalonga. Fino a due anni fa il gruppo si è sempre adattato a spazi ristretti. Oggi ha trovato degna casa nell'ex scuola di piazza Taverna. Si è assunto l'impegno della cura dell'area verde esterna. La sede è stata abbellita col lavoro degli alpini e di alcuni artigiani come l'artista Francesca Lambri e il fabbro Franco Melis.

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10/11/2011

Sistemate le lapidi dei caduti: il sindaco ringrazia gli alpini

ZIANO - E' stata una cerimonia ricca di significati quella che sabato scorso si è tenuta al sacello dedicato alla Madonna che si trova a Seminò di Ziano. Durante la celebrazione, presieduta da don Romano Pozzi, sacerdote che attualmente regge la parrocchia di Seminò, sono stati ricordati i caduti della prima guerra mondiale di tutto il territorio comunale di Ziano. Il tutto all'interno di un luogo che crea una suggestiva tmosfera e che fa diventare ancora tutto più simbolico, come ha ricordato il sindaco di Ziano, Manuel Ghilardelli.
«Questo sacello - ha aggiunto il primo cittadino - è molto caro agli Alpini. Ed è proprio loro che devo e voglio ringraziare con gioia, da sindaco ma anche da cittadino, per aver reso possibile la sistemazione delle lapidi dei caduti».
Gli alpini, presenti in numero elevato alla celebrazione in suffragio dei caduti, hanno dato un grosso contributo per ristrutturare le lapidi in marmo; la parte mancante è stata concessa dall'amministrazione comunale di Ziano.

r. d.

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06/11/2011

Nostri alpini in Liguria «La paura non è finita»

In pattuglia a Genova, mobilitati a Borghetto Vara

Le auto infilate nelle vetrine dei negozi sono l'immagine-choc dell'alluvione a Genova e per il piacentino Franco Pavesi, coordinatore del gruppo regionale alpini della Protezione Civile, l'istantanea indelebile di un momento tragico. Al pari della morte disseminata qualche giorno prima a Borghetto di Vara, impartiscono un insegnamento senza scappatoie: «Nello spazio di un nanosecondo tutto può essere distrutto - riflette Pavesi - si cancella la storia di un paese, si cancellano vite. Siamo fragilissimi, quando la natura rialza la testa ci mette in ginocchio». E la situazione di oggi non consente di star sereni, aggiunge. La sera stessa del disastro a Genova, Pavesi con un gruppo di alpini era in perlustrazione nelle vie del capoluogo ligure, in zona rossa, proveniente da Borghetto dove il contingente presta la sua opera dal 26 ottobre, dopo che un diluvio di fango si è abbattuto sul paese. Oltre al coordinatore, da Piacenza sono partiti Germano Bertuzzi, Gianfranco Bertuzzi, Armando Perini con la moglie Giuseppina Quaranta, lui impegnato sulla logistica, lei a dare una mano sul fronte sociale, Graziano Franchi e Giuseppe Villa, Luigi Caminari e Rossella Gallerati, Luciano Rossi, Renato Giraldi e Milena Pelech. Ieri Pavesi è rientrato a Piacenza, già martedì dovrebbe tornare in azione. Con le piogge che non hanno dato tregua, due frazioni della Val di Vara, Stagnedo e Boccapignone, sono state evacuate per un nuovo fronte di frana.
Il gruppo piacentino, allertato dal dipartimento di Protezione civile, si è diretto in Liguria con la colonna mobile di Ana (Associazione nazionale alpini), facendo capo al centro operativo misto di Santo Stefano Magra. Arrivando a Borghetto di Vara, i nostri incontrano uno scenario «spettrale, distruzione totale, fango e detriti, senza nessuna possibilità di comunicazioni via telefono, senza più luce». Come in Abruzzo, si allestiscono un ponte radio e la torre-faro. E' provvidenziale la distribuzione di acqua potabile, viste le condutture fuori uso. Più tardi arriva la cucina mobile degli alpini che sforna pasti per tutti, anche mille e duecento al giorno. Ci sono sempre almeno cinque o sei piacentini a darsi da fare, mentre i nostri vigili del fuoco - pure in Liguria - si turnano in altre postazioni.
«Sappiamo di essere d'aiuto, di dare coraggio e speranza, la solidarietà del primo momento è quella che conta di più». Ma c'è poco tempo per pensare a queste cose. Pavesi mentre parla con "Libertà" è ancora in Liguria, in zona evacuata, osserva il Vara, il tempo è molto chiuso, scrosci e brontolii scendono dalle colline. «Tornerò, è mio dovere tornare» così si congeda.
«Sono orgoglioso di questi volontari che quasi giornalmente mettono a disposizione parte del proprio tempo libero per persone ed enti bisognosi, come hanno fatto in occasione del terremoto in Abruzzo e ora per l'alluvione in Liguria» commenta Bruno Plucani, che guida gli alpini a livello provinciale. «Stanno operando con serietà, solidarietà e senso del dovere». Intanto, dal fronte della Provincia si apprende che già domattina altri 9 volontari guidati dal coordinatore delle emergenze Davide Mangia raggiungeranno Santo Stefano di Magra, in provincia di La Spezia, per prestare aiuto e soccorso con turni di tre giorni per i volontari, una settimana per i coordinatori. «La priorità - spiega Mangia - è l'assistenza alla popolazione, ma siamo a disposizione per lo sgombero da fango e detriti».

Patrizia Soffientini

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04/11/2011

Liguria in ginocchio, gli alpini accorrono

Franco Pavesi è il coordinatore. Mobilitazione di Caritas e Legambiente

Prosegue senza sosta l'intervento dei piacentini impegnati nell'aiuto alle popolazioni di Liguria e Toscana, colpite nei giorni scorsi dall'emergenza maltempo. Tra i presenti fin dalla prima ora sul luogo della tragedia, i Vigili del Fuoco, i militari del II° Reggimento del Genio Pontieri ed un nutrito gruppo di volontari. Proprio ieri, la Regione Emilia Romagna ha divulgato un primo resoconto dell'attività fin'ora svolta dai 94 volontari di Protezione Civile accorsi nelle zone alluvionate. Di questi, una decina provengono dalla nostra provincia e fanno capo all'Associazione Nazionale Alpini. Uno di loro, Franco Pavesi, da martedì ricopre il ruolo di Coordinatore delle squadre Ana. Ed è proprio lui a testimoniare l'attività svolta, raccontandola sulla pagina Facebook dell'Assessore regionale alla Protezione civile, Paola Gazzolo.
«Siamo arrivati sul posto alle tre di mattina del 26 ottobre - scrive - Non potendo operare immediatamente per l'oscurità, gli Alpini hanno trascorso la notte al centro sportivo di La Spezia». Il giorno successivo sono state loro assegnate le zone di Brugnato e Borghetto di Vara dove, insieme agli altri emiliani, hanno avviato lo sgombero dai detriti. «In serata - prosegue Pavesi - sono sopraggiunte la nostra torre faro, un serbatoio di acqua potabile e la cucina da campo». Cucina che, ancora martedì, ha sfornato 1200 pranzi e 400 cene. Nella mattinata di ieri, però, è stata chiusa per l'ordine di sgombero del sindaco, in vista delle forti piogge previste da oggi. Appunto il maltempo in arrivo ha portato l'Agenzia Regionale di Protezione Civile a decidere la permanenza dei volontari almeno per un'altra settimana. Stamattina, a Borghetto Vara, arriveranno quindi altri cinque Alpini piacentini. «L'Emilia Romagna - commenta l'assessore Paola Gazzolo - ha subito risposto alla richiesta del Dipartimento nazionale di Protezione civile in aiuto alle Regioni limitrofe: non solo per la prossimità geografica, ma anche perché siamo fermamente convinti che la solidarietà non conosca confini. Un principio condiviso dall'intero sistema regionale di Protezione civile, a cui vanno i miei ringraziamenti per il lavoro che sta svolgendo». A fianco dei volontari, i Vigili del Fuoco impegnati a Vernazza. «Quotidianamente - spiegavano ieri dalla Caserma di Piacenza - 9 di noi partono per dare il cambio a quelli arrivati il giorno precedente. La situazione è peggiore rispetto a quello che si percepisce dalle immagini televisive».
Oltre a chi lavora sul campo, la macchina della solidarietà è partita anche a Piacenza. Se Caritas ha attivato un conto corrente postale (n. 347013, causale "Emergenza Liguria/Toscana 2011"), di ieri è l'adesione di Legambiente all'appello dell'associazione ottonese "XXV Aprile", che raccoglie attrezzi e viveri per chi ha perso tutto: pale, guanti da lavoro, picconi, torce elettriche, carriole, fornelli da campo, taniche per l'acqua, latte a lunga conservazione, biscotti, scatolame, biancheria nuova per bambini, pannolini, salviettine detergenti, saponi, aspirine. Non si accetta denaro. «Mettiamo a disposizione la nostra sede in via Giordani 2 dalle 10,30 alle 12 e dalle 18 alle 19 di ogni giorno fino a sabato mattina», spiega Laura Chiappa. «Al di là dell'eccezionalità delle precipitazioni, questi disastri ambientali sono il frutto di una dissennata gestione del territorio: fiumi cementificati, abusi edilizi sempre sanati ed interventi edilizi in aree a rischio». Contro la politica del condono si è espresso anche il sindaco Roberto Reggi, Vicepresidente Anci. «Investire in prevenzione è un'esigenza imprescindibile», afferma. «Per questo abbiamo contrastato la politica dei condoni, reiterata dal Governo, proponendo i Comuni come soggetti attuatori della prevenzione del dissesto, da sviluppare sia con adeguate scelte urbanistiche comunali che con finanziamenti dedicati. Occorrono risorse straordinarie da programmare attraverso un Piano nazionale di prevenzione».

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01/11/2011

Eremo di Montezago, le penne nere di Carpaneto donano una grande croce

LUGAGNANO - (p. f.) Davanti all'eremo "dell'amicizia e della concordia" a Montezago di Lugagnano è stata portata e benedetta una grande croce in legno, alta ben cinque metri: l'iniziativa porta la firma del Gruppo Alpini di Carpaneto. Alla semplice e raccolta cerimonia, con gli alpini di Carpaneto sono interventi anche i gruppi di Lugagnano, Fiorenzuola, Morfasso, Vernasca e Rustigazzo. All'ingresso in chiesa, dedicata a San Biagio, gli intervenuti sono stati accolti dall' "Inno della montagna" eseguito dalla corale polifonica San Fermo di Carpaneto diretta dal maestro Massimiliano Pancini e dal saluto dell'eremita fratel Devis che ha ringraziato gli Alpini dell'iniziativa spontanea «nata come un fiore sulla montagna da uomini fedeli alla montagna nel ricordo degli amici e familiari scomparsi».
La corale ha eseguito in grande raccoglimento il canto "Signore delle cime", seguito dal saluto del capogruppo delle penne nere di Carpaneto Carlo Veneziani che ha proposto di incontrarsi in questo eremo ogni anno nel mese di ottobre. Per il gruppo di Lugagnano è intervenuto Luigi Faimali e per Fiorenzuola Roberto Bruschi.
Il sindaco di Carpaneto Gianni Zanrei si è complimentato con gli Alpini di cui ha seguito e sostenuto l'iniziativa dalla realizzazione della grande croce e salutato fratel Devis per l'esemplare opera di meditazione e preghiera che sta portando avanti quotidianamente nell'eremo. A Carlo Veneziani è toccata la lettura della "Preghiera dell'Alpino".
Il pomeriggio si è concluso con un rinfresco. Parecchi fedeli sono rimasti favorevolmente colpiti dalla cordiale dialettica di fratel Devis che mette tutti a proprio agio nella conversazione, sempre con spirito di fraternità cristiana. Molto ammirato il grande lavoro realizzato con l'aiuto di tanti amici nel sistemare la vecchia canonica e trasformarla nell'accogliente eremo aperto a tutti nella quiete e nel verde delle colline della Valchero. Parecchie le persone che si avvicinano a questo centro per trascorrere giorni di riposo fisico e mentale e per scoprire i valori cristiani.

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30/10/2011

Posate due rose sulle 158 targhe che ricordano i caduti delle guerre

L'omaggio degli alpini in viale delle Rimembranze

Cortemaggiore - Nuova iniziativa del gruppo Alpini di Cortemaggiore in occasione della commemorazione religiosa dei defunti, per onorare la memoria dei caduti e per celebrare il 150esimo anniversario dell'unità nazionale.
Sono questi, infatti, i temi ai quali si sono ispirati gli Alpini, come ha spiegato il capogruppo Fabio Devoti, in vista del mese di novembre, ricco di appuntamenti cari alle "penne nere", come la memoria religiosa di tutti i defunti, ma anche quella, civile, dei caduti di Nassiriya e la festa delle forze armate, senza dimenticare l'anniversario dell'Unità d'Italia, che, in questo anno, ha fatto da filo conduttore di molte manifestazioni. Il gruppo Alpini ha voluto celebrare tutte queste ricorrenze acquistando fiori con i quali ha ornato le 158 targhe che, lungo il viale delle Rimembranze, conducono al cimitero, ricordano i caduti di Cortemaggiore nella prima e nella seconda guerra mondiale. Alcune targhe sono ancora onorate dai parenti con fiori e ceri, ma tutte hanno ricevuto il tributo e l'omaggio degli Alpini: due rose, una bianca ed una rossa, immerse nel verde delle foglie per ricomporre il tricolore che ha acquistato diversi significati: simbolo dei valori per i quali i caduti hanno dato la vita e simbolo, oggi, dell'unità nazionale. I fiori sono stati fissati ai sostegni delle targhe con una coccarda tricolore da una squadra formata da sei "penne nere", da un amico del gruppo Alpini e dal cavalier Ermido Moschini, presidente della locale associazione Combattenti e reduci.

Leonardo Tomasetti

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30/10/2011

Ai piccoli "giardinieri" donati 450 alberi

Monticelli, ieri la festa alle elementari. In giardino lezioni di natura e "tree climbing"

MONTICELLI - Quattrocentocinquanta piantine donate agli alunni della primaria e delle medie di Monticelli, hanno suggellato l'edizione 2011 della Giornata dell'Albero, che si è svolta ieri mattina nei giardini delle elementari. Pioppo, acero, corniolo, frassino, salice e frangola, sono alcuni degli esemplari regalati ai giovani neo giardinieri, che pianteranno il loro alberello in giardino o in uno spazio verde del paese.
L'iniziativa è stata promossa da Comune e gruppo Alpini di Monticelli, insieme all'associazione Ornitologica Bassa Piacentina, con la collaborazione dell'Università Cattolica di Piacenza e Società piacentina di Scienze naturali. Le piantine regalate dagli Alpini e dal Comune, sono state selezionate nel vivaio Scodogno di Collecchio.
La mattinata è volata via tra l'esibizione del tree climbing Piergiorgio Barbieri, che ha mostrato ai giovani spettatori e alle loro famiglie, come ci si arrampica su un albero e quali sono gli accorgimenti per le potature. L'agronomo Roberto Galluzzi ha illustrato le diversità che contraddistinguono le diverse piante, e con il "resistometro" ha misurato la resistenza della corteccia di legno di alcuni alberi. Carla Corti dell'Università Cattolica di Piacenza ha spiegato la varietà di insetti che si annidano sugli alberi. Sia gli alunni delle elementari, che delle medie, accompagnati dai loro insegnanti, sono rimasti entusiasti di questa lezione all'aperto e all'insegna della natura. La giornata dell'albero, per volontà dei promotori è stata anticipata a fine ottobre, anziché a novembre per avere ancora un clima favorevole che permettesse di parlare un po' di più della natura delle piante e della vegetazione locale.
«E' stata sicuramente una bella mattinata per i nostri bambini, e per le loro famiglie - commenta il sindaco Sergio Montanari - che hanno partecipato numerose». Quest'anno a differenza delle edizioni passate le piantine sono state molto più numerose, e non solo in numero pari ai neonati monticellesi, come è accaduto in passato. Attraverso questa scelta dei promotori, ciascun giovane monticellese, dopo aver piantato il proprio alberello dovrà accudirlo. «Abbiamo voluto sensibilizzare i nostri giovani - continua Montanari - in quanto la pianta è simbolo di vitalità per un bene comune». Il prossimo appuntamento, sempre all'insegna della natura è a primavera, quando ai giovani monticellesi sarà insegnato come mettere dei piccoli nidi sulle piante.

Ilenia Cirrone

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29/10/2011

Alluvione, alpini piacentini in prima linea

Operative le squadre della Protezione Civile. Raccolta fondi della Caritas

(fri) Anche Piacenza si è mobilitata per aiutare i comuni liguri e toscani colpiti dall'alluvione. Una task force della solidarietà ha lavorato e sta lavorando per rimuovere detriti e fango. A Brugnato si avvicendano i vigili del fuoco di Piacenza (ieri ne sono partiti nove) mentre ad Aulla sono presenti i militari del II° reggimento del Genio Pontieri. A Borghetto di Vara, da tre giorni, sono all'opera quattro volontari della protezione civile degli alpini piacentini con il responsabile Franco Pavesi. Staranno sul posto fino a domenica quando una nuova squadra di cinque unità, sempre da Piacenza, darà loro il cambio. Altre 6 penne nere sono state impegnate a Santo Stefano di Magra e stanno tornando in queste ore. Costantemente in contatto con le sue "penne nere" il presidente della sezione di Piacenza, Bruno Plucani che spiega come gli alpini rispondano direttamente al coordinamento nazionale dell'Ana.
Per far fronte all'emergenza, in collaborazione con la Protezione Civile e con tutte le strutture che si sono adoperate, oltre a risorse umane, le Zone Enel della Toscana e la piattaforma di Piacenza hanno fornito anche 765 contatori elettronici, 5 armadi stradali, 20 cassette stradali, 2 porte cabina e 12 interruttori di cabina. E' stata indetta anche una raccolta fondi: Caritas Italiana ha subito contattato le Caritas coinvolte e i delegati regionali delle Caritas della Liguria e della Toscana e segue l'evolversi della situazione. La Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio ha subito risposto all'appello rivolgendosi ai piacentini. Quanti intendono sostenere gli interventi in corso tramite Caritas Italiana possono inviare offerte su C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: "Emergenza Liguria/Toscana 2011". Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui: § UniCredit, via Taranto 49, Roma - Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119 § Banca Prossima, via Aurelia 796, Roma - Iban: IT 06 A 03359 01600 100000012474 § Intesa Sanpaolo, via Aurelia 396/A, Roma - Iban: IT 95 M 03069 05098 100000005384 § Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma - Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113 § CartaSi (VISA e MasterCard) telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d'ufficio).

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28/10/2011

Castagnata alla Unicoop

Nel Centro Anziani e Bambini Insieme del Pubblico Passeggio, gestito dalla Cooperativa Unicoop, è stata organizzata una bella castagnata con gli alpini

Nel Centro Anziani e Bambini Insieme del Pubblico Passeggio, gestito dalla Cooperativa Unicoop, è stata organizzata una bella castagnata con gli alpini. Gli anziani hanno accolto con molto entusiasmo gli alpini intonando le loro canzoni. Alla festa sono intervenuti anche alcuni bambini del Nido del Facsal accompagnati dai genitori che si sono intrattenuti con gli anziani per la merenda. Un nuovo esempio di integrazione fra le generazioni al Centro Unicoop.

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26/10/2011

Per i nonni di Gardenia gli alpini preparano venti chili di caldarroste

Borgonovo - Domani, giovedì, gli alpini di Borgonovo sforneranno caldarroste per gli ospiti della Residenza Gardenia dell'istituto Andreoli di Borgonovo. Protagonisti dell'evento saranno dunque le penne nere che, a partire dalle 15, daranno vita ad una castagnata per tutti gli anziani della casa protetta che si trova in un'ala dell'Andreoli. Tempo permettendo l'iniziativa di solidarietà e di amicizia nei confronti degli ospiti del Gardenia si terrà nel parco della casa protetta. Armati di tutto il necessario, i volontari delle penne nere metteranno sul fuoco ben 20 chilogrammi di castagne sfornando caldarroste a volontà per gli anziani, ma anche per familiari, amici e operatori della casa protetta che vorranno prendere parte all'iniziativa.
Il pomeriggio di festa in programma per domani pomeriggio è l'ennesimo frutto di una lunga collaborazione. Da tempo infatti il gruppo alpini di Borgonovo ha preso a cuore la causa degli anziani di Borgonovo e della Residenza Gardenia. Ormai da diversi anni, ad esempio, gli alpini danno una mano agli operatori della casa protetta per organizzare la festa che si tiene a giugno e che, per gli ospiti di Residenza Gardenia, è uno degli "eventi clou" dell'anno. Poche settimane fa uno stand targato Gardenia ha invece partecipato alla tradizionale Fiera fredda di Borgonovo, mettendo in vendita oggetti natalizi (palle multicolori, stelle e strenne) interamente realizzati a mano. Il ricavato servirà a comprare nuove poltrone per la casa protetta.

m. mil.

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25/10/2011

Per i nonni del Castagnetti pranzo e coccarda tricolore

Pianello - (m. mil) Si è rinnovato anche quest'anno a Pianello l'ormai consueto appuntamento, promosso dal locale gruppo alpini, che vede protagonisti gli anziani della casa protetta Castagnetti. I nonnini sono stati anche stavolta ospiti della sede delle penne nere. Il gruppo di circa venti ospiti, accompagnati da numerosi volontari, ha lasciato per qualche ora la casa protetta per dirigersi in piazza Mercato dove ad attenderli hanno trovato le penne nere di Pianello che quest'anno hanno voluto dare al tradizionale pranzo un significato particolare: in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, il capogruppo delle penne nere di Pianello Giuseppe Marchetti ha consegnato ad ogni anziano una coccarda tricolore elogiando il lavoro che ogni anziano ha compiuto nell'arco della sua vita, contribuendo in questo modo a rendere grande l'Italia.
Il personale della cucina, insieme al cuoco Fausto e a Ferruccio Colombi hanno allestito quindi un pranzo per tutti gli invitati che è stato distribuito grazie all'aiuto dei volontari e della responsabile delle attività infermieristiche della casa protetta Castagnetti, Maura Lucca. Terminato il pranzo insieme è stato il momento dedicato alla musica e al ballo grazie all'animazione a cura di Felice Valle e Francesco Braga i quali hanno allietato il pomeriggio con il loro repertorio musicale. Al pomeriggio insieme ha preso parte anche don Luigi Lazzarini che ha impartito la benedizione a tutti i presenti.

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24/10/2011

Alpini, una montagna d'affetto

Cortemaggiore ricorda i suoi caduti. Commemorato Cignatta

cortemaggiore - Abbraccio di Cortemaggiore al Gruppo alpini che ieri, nella festa annuale, ha tributato onore ai caduti e ha ricordato gli alpini "che sono andati avanti", ed in particolare Giuseppe Cignatta, membro del gruppo magiostrino mancato pochi mesi fa. Intorno alle ore 10 si è formato un corteo che dal convento francescano, dove si trova la sede del Gruppo, sfilando per le vie del paese accompagnato dalla banda "La Magiostrina" e dalle majorettes, ha raggiunto il monumento ai caduti. Il corteo era aperto dal gonfalone del comune di Cortemaggiore, seguito dalle autorità civili e militari, dai labari dell'Avis, dell'Aido, dell'Associazione paracadutisti, dei Combattenti e reduci e da quelli di numerosi Gruppi alpini della provincia. Dopo le insegne, alpini, paracadutisti e cittadini. Insieme al sindaco di Cortemaggiore Gabriele Girometta hanno partecipato alla manifestazione, per la prima volta, i rappresentanti dei comuni di Besenzone, Cadeo, Villanova e San Pietro i cui alpini, non avendo un gruppo autonomo, sono iscritti a quello magiostrino. Presso il monumento ai caduti si è svolta la cerimonia dell'alzabandiera; in seguito il sindaco Girometta ed il maresciallo dei carabinieri Salvatore Cristiano hanno deposto una corona d'alloro benedetta da padre Secondo Ballati, mentre la banda eseguiva "La leggenda del Piave". Alle ore 11, nella chiesa dell'Annunziata, padre Ballati ha presieduto la messa, concelebrata dal parroco di San Martino don Luigi Galluzzi, ed animata dai canti della corale di Cortemaggiore e dalla musica della banda "La Magiostrina". «Ringrazio il Gruppo alpini, baluardo che custodisce la chiesa ed il convento» sono state le parole di congedo rivolte, al termine della celebrazione, da padre Ballati al gruppo magiostrino che ha mostrato la sua riconoscenza al superiore francescano donando un contributo per il riscaldamento della chiesa. Tre targhe, consegnate dal capogruppo Fabio Devoti, hanno premiato l'impegno degli alpini Luigi Binelli ed Ernesto Sala e l'attenzione che Luisa Barabaschi, come ha spiegato lo stesso Devoti, ha mostrato verso il Parco degli Alpini curandone, fin dal 1995 quando è stato istituito, l'apertura, la chiusura e la pulizia. «Se abbiamo bisogno di voi vi chiamiamo; quando avete bisogno voi, chiamateci; al di là dei rapporti istituzionali c'è un rapporto di amicizia»: in questo modo il sindaco Girometta, nel suo intervento, ha sottolineato la disponibilità del Gruppo alpini e ha promesso quella dell'amministrazione. Il saluto del vicepresidente della sezione provinciale, Sesto Marazzi, ha terminato la manifestazione.

Leonardo Tomasetti

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18/10/2011

Dopo la tradizionale messa delle penne nere

Alpini, premiati reduci dalla Campagna di Albania e Grecia

(mir) Anche quest'anno, come da tradizione, si è celebrata in Santa Maria di Campagna, la messa che il gruppo Alpini di Piacenza programma annualmente per il secondo sabato del mese di ottobre. Folta la partecipazione delle penne nere cittadine, così come la presenza dei gagliardetti dei gruppi che compongono la sezione di Piacenza, rappresentata dal proprio vessillo.
Importante anche l'esposizione del labaro dell'Istituto del Nastro Azzurro, particolarmente denso di significato per il gruppo di Piacenza, al quale è stato iscritto per decenni Guido Zanelli, decorato con la medaglia di bronzo al valore militare guadagnata nella battaglia di Nikolajevka in Russia.
La messa è stata officiata dal padre superiore, con le voci armoniose del coro di Santa Maria di Campagna.
Erano presenti anche il vicesindaco Francesco Cacciatore e dell'ex comandante delle Forze Armate, generale Fabrizio Castagnetti. Al termine della cerimonia sono stati invitati a consegnare una targa, donata dal gruppo di Piacenza, a due alpini reduci dalla Campagna di Albania e Grecia ed infine deportati nei campi di lavoro tedeschi dopo 1'8 settembre 1943: Lino Ferri, classe 1922, ha ricevuto personalmente il riconoscimento, mentre per Renato Lodigiani, classe 1919, erano presenti la figlia e la nipote.
Nel ringraziare il Padre Superiore e tutti i presenti, coro compreso, il capo-gruppo Gino Luigi Acerb, ha rinnovato l'invito a partecipare alla cerimonia che si terrà l'anno prossimo, il 13 ottobre.

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17/10/2011

IL RICORDO DI CATTIVELLI

Addio, Luig "ad Morsa", grande amico degli alpin

di ESTER ALBIERO
Si sono svolti nei giorni a Sarmato i funerali di Luigi Cattivelli, un ex alpino molto conosciuto e stimato nel paese. Originario di Ziano, si era trasferito a Sarmato all'età di 6 anni. Era vissuto sempre nel luogo e si era sposato con Luisa Milani, (scomparsa qualche anno fa), sarmatese, dalla quale aveva avuto tre figlie: Ilde, Annamaria e Gabriella. Una vita, la sua, vissuta tra la dedizione al lavoro, e l'amore per la sua famiglia. Da tutti conosciuto come " Luig ad Morsa", poichè aveva sempre abitato in quella zona e prestato servizio presso una nota fattoria del posto. Appunto per la sua passione per il suo mestiere e per il suo datore di lavoro, lavorando per lui per ben 50 anni aveva ricevuto in premio una medaglia d'oro per la fedeltà al lavoro.
Aveva 3 nipoti e 2 pronipoti che adorava e che lo ricorderanno certamente per i suoi racconti sotto forma di favola che faceva loro fin dalla tenera età, come a suo tempo aveva fatto con le figlie.
Amava raccontare gli episodi della sua vita, di quando era stato nel campo di concentramento di Klagenfurt ed era ritornato a casa a piedi nel 1945, dopo la Liberazione. La figlia Gabriella rievoca che il numero7 ha segnato un pò la vita di suo padre, infatti sua moglie lo aveva atteso ben sette anni prima di riuscire a coronare il loro sogno d'amore, e lui è scomparso 7 anni dopo la sua dipartita.
Era iscritto al gruppo ALPINI dal 5 luglio ‘63, dalla sua fondazione e da allora ha partecipato sempre a tutte le manifestazioni.
Spesso, negli anni passati, si ritrovava tra amici alpini e raccontava i ricordi ormai lontani del servizio militare con altri due Alpini scomparsi da qualche tempo: Ettore Poggi e Albino Losi.
Nel 1997 aveva espresso la sua grande soddisfazione all'inaugurazione della sede e della Festa granda, la grande gioia e ricorrenza ha ritrovo presso la sede Associazione degli alpinI, le seguenti medaglie ed attestati: nel 2006 60esimo dalla fine del secondo conflitto Mondiale, nel 2009 90esimo dallla Fondazione dell'Associazione nazionale alpini.
Appassionato di vecchi proverbi e modi di dire era, come si suol dire un uomo saggio, che aveva sempre, qualcosa da dire e da insegnare. Dal carattere sereno e cordiale, sempre pronto al saluto, in tanti lo ricordano nell'orto adiacente la sua casa intento a curare le verdure, ad innaffiare, sempre indaffarato ed orgoglioso dei prodotti della "sua" terra.
La chiesa era grenita di gente, tanti gli hanno portato l'ultimo saluto, Don Barbattini ne ha ricordato la figura di padre esemplare e serio lavoratore, e Sesto Marazzi Vice Presidente Provinciale dell'Ass. Alpini, con commozione ha raccontato la sua figura di Alpino molto legato agli amici ed in modo particolare al suo paese. Un altro alpino, "e' andato avanti" come si dice nel loro gergo, e, un attimo di commozione generale c'è stato quando, tutto il gruppo per l'occasione col cappello dalla penna nera, ha salutato Luigi mentre i componenti della Banda del Don Orione di Borgonovo V. T. diretti da Marco Cotti, già, primo trombettiere della Banda della Julia, intonava il silenzio.
Addio, Luig "ad Morsa" grande amico degli alpini: loro, e tutti i compaesani lo ricorderanno per sempre.

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13/10/2011

Travo, gli alpini sfilano in piazza senza dimenticare la solidarietà

TRAVO - Il secondo raduno degli alpini di Travo ha fruttato 300 euro da devolvere al progetto "Una casa per Luca" sostenuto dagli alpini a livello nazionale. L'alpino Luca Barisonzi, gravemente ferito in Afghanistan, sta affrontando una faticosa riabilitazione e avrà necessità di abitare in una casa appositamente studiata per le sue necessità. «Sono già stati raccolti 200mila euro - spiega il presidente del gruppo di Travo, Marco Girometta - La cifra da raggiungere è 500mila euro. Noi abbiamo raccolto un contributo, ad offerta libera, in occasione del nostro secondo raduno. Al termine delle cerimonie, tutti si sono raccolti in Sala polivalente dove, grazie all'aiuto dei commercianti del paese e ai nostri sforzi, abbiamo allestito un rinfresco. Il nostro gruppo, inoltre, ha deciso di donare a Luca anche parte del ricavato della Veglia verde». Presenti alla festa ben 18 gagliardetti appartenenti agli alpini della sezione di Piacenza, due vessilli dell'Aeronautica accompagnati dal presidente di Piacenza Alvaro Pedrocca, i paracadutisti con il presidente Antonio Cardinali, l'Avis di Travo, la Pubblica assistenza e l'Associazione combattenti di Travo. La festa si è aperta con la sfilata degli alpini, seguiti dalla banda "Vignola", ed è proseguita con l'alzabandiera, la messa, la deposizione della corona e l'intervento del presidente Girometta, del sindaco Lodovico Albasi, del presidente provinciale Bruno Plucani e dell'oratore ufficiale Eugenio Gentile. L'ex direttore dell'Arsenale di Piacenza ha centrato il suo discorso sull'intervento degli alpini nella campagna di Russia ricordando ed esaltando i due reduci travesi Bruno Anguissola e Domenico Bassi. Fra le autorità presenti anche il vicesindaco Roberta Valla, il maresciallo Roberto Guasco, il capitano David Vannucci, Emilietto Gazzola di Rivergaro, Domenico Caruso di Gossolengo e i vigili urbani dell'Unione.

Nicoletta Novara

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11/10/2011

Sarmato Intanto si pensa al maxi-raduno del 2013

La festa delle penne nere finisce con musica, canti e buona tavola

SARMATO - (cotode) E' una soddisfazione evidente quella che si legge sul volto degli alpini sarmatesi. Al termine della serata conclusiva della due giorni di raduno, le penne nere del presidente Pier Angelo Arati possono archiviare anche quest'edizione come un successo. Tanti i visitatori che domenica hanno trascorso il pomeriggio negli spazi attigui alla sede del gruppo sarmatese. Il tutto tra musica, canti e buona tavola. Dopo un sabato di emozioni e raccoglimento, che ha visto l'inaugurazione della nuova casa per anziani "Don Bruno Negri" di fronte a un foltissimo gruppo di autorità, la domenica come di consueto ha rappresentato l'aspetto più conviviale dell'evento. E proprio la figura carismatica di don Bruno, il cappellano degli alpini, ha spinto numerosi fedeli ad unirsi alla festa delle penne nere. Il coro "delle Ferriere" in serata, il coro Ana Valtidone nel pomeriggio hanno scandito una giornata in cui i canti classici della tradizione sono risuonati per ore a Sarmato. E per finire la fisarmonica di Debora ha scaldato gli animi degli amanti del ballo liscio che, in chiusura di manifestazione, hanno dato libero sfogo alla propria passione con l'orchestra di Gigliana Gilian. Gli alpini però non stanno certo con le mani in mano e, soprattutto a Sarmato, grazie all'impegno di Arati e di Sesto Marazzi, il lavoro di preparazione in vista del maxi-raduno del 2013 è già partito.

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09/10/2011

Sarmato nel cuore degli alpini

Emozioni durante la cerimonia per il taglio del nastro della casa per anziani Il sindaco: «Un dono che dimostra il valore del nostro gruppo di Penne Nere»

SARMATO - «Saranno venti mesi di lavoro duro quelli che attendono la sezione di Piacenza che arriverà però prontissima all'appuntamento di maggio 2013: nel frattempo, godiamoci i traguardi raggiunti dal gruppo di Sarmato che ha dimostrato nuovamente quale sia lo spirito di un Alpino». E' il presidente Bruno Plucani a rappresentare l'entusiasmo del corpo piacentino che, al pari di tantissime sezioni provenienti da tutto il nord Italia, ha presenziato ieri al raduno 2011 delle Penne Nere sarmatesi. Un clima frizzante, ma al tempo stesso intriso di significati profondi, quello che si è respirato ieri nella cittadina della Valtidone, capitale in questo fine settimana, dell'orgoglio alpino di Piacenza. Uno stuolo di autorità senza precedenti presente ieri, sin dal ritrovo dei "ragazzi" del presidente Pier Angelo Arati per l'alza bandiera che ha aperto ufficialmente la due giorni di festa.
E' stato il gran giorno dell'inaugurazione della casa per anziani intitolata a don Bruno Negri, proprio a due passi dalla sede della Famiglia alpina sarmatese.
«Don Bruno è stato per anni la nostra guida spirituale, ci ha insegnato tantissimo e soprattutto ha fatto diventare nostro il suo grande culto per la Madonna - ha detto con notevole partecipazione Sesto Marazzi, vice presidente sezionale, nel corso della cerimonia -, la madre di tutti gli alpini per la quale, alcuni di noi in particolare, si sono spesi concretamente, con enorme sacrificio: penso a Ettore Poggi e Franco Cavalli, fautori del recupero del santuario a lei dedicato». Una cerimonia intensa, partecipata, cui il vescovo monsignor Gianni Ambrosio, al termine della celebrazione eucaristica, ha preso parte, procedendo così alla benedizione solenne dei nuovi alloggi della struttura. Saranno presto assegnati attraverso un bando. Pier Angelo Arati e Sesto Marazzi sono l'emblema della felicità, una gioia da condividere con naturalezza. I discorsi ad un microfono piuttosto capriccioso si succedono appassionati e in alcuni casi è addirittura la commozione ad insinuarsi negli occhi degli Alpini. E' però orgoglio puro quello che emerge quando la banda Vignola di Agazzano, diretta dal maestro Antonio Quero, parte con il "33": l'inno alpino chiama a raccolta tutti quanti i componenti del coro A. N. A. Valtidone che non perdono una nota. Di fronte alla casa "Don Bruno Negri" in tanti colgono il vero significato di una divisa, di un modo di essere che, come Corrado Bassi, consigliere regionale spiega «vuol dire essere portatori nel tempo di una memoria storica preziosissima. Ricordare le nostre tragedie, le nostre storie è fondamentale; noi, è bene ricordarlo, non siamo solo vino e polenta: siamo stati e saremo sempre portatori di pace ove ce n'è bisogno». Una pace che significa anche regalare serenità a chi, giunto ormai avanti con l'età, desidera trascorrere ancora tanti anni in compagnia, integrato in una comunità: è questo uno dei passaggi più significativi del discorso del sindaco di Sarmato, Anna Tanzi, che spiega così il senso di un'opera, quella donata dagli Alpini al paese, «che rappresenta l'ennesima dimostrazione di quanto valga il nostro gruppo di Penne Nere» ha chiuso il primo cittadino tra gli appalusi.

Corrado Todeschi

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08/10/2011

Si guarda a Piacenza 2013

Un'adunata che, nella tradizione, punta al futuro

SARMATO - Tutto pronto. Gli Alpini sarmatesi hanno messo a punto ogni singolo dettaglio di un raduno sentito e atteso che, anche quest'anno, accoglierà penne nere da numerose province. Sarà un appuntamento particolare, con l'orgoglio di una intera sezione che ha da poco ricevuto l'ufficialità di una notizia attesa da trent'anni: il Raduno nazionale 2013 sarà tutto quanto loro.
«Non vogliamo affatto apparire egoisti - ci hanno detto Pier Angelo Arati, presidente del gruppo di Sarmato e Sesto Marazzi, vice presidente sezionale - ma si tratta di un evento che sentiamo profondamente nostro. Sappiamo bene che esistono risvolti di carattere promozionale, turistico e di immagine per il territorio che non vogliamo affatto trascurare. E' però un momento fondamentale del nostro "essere alpini per tutta la vita", quello in cui viene data piena attuazione al nostro statuto: ricordare chi, con questa divisa, si è battuto in nome di valori altissimi e per i quali ha pagato anche con la vita».
Messaggio chiaro e condivisibile: guai a considerare il raduno una semplice occasione di marketing territoriale con albergatori ed esercenti che si fregano le mani: gli alpini, come giusto che sia, ricordano ciò che rappresenta realmente l'adunata che, è bene sottolinearlo, darà lustro ai novant'anni di storia di un'intera sezione.
«Abbiamo presentato la nostra candidatura altre volte - continua Marazzi - e ora, finalmente, abbiamo raggiunto un traguardo per il quale dobbiamo esser grati al nostro presidente Bruno Plucani. Ha saputo proseguire nell'ottima attività messa in atto dai suoi predecessori, riuscendo a raccogliere il frutto di un attivismo che ci è riconosciuto da più parti. Abbiamo capito diversi mesi prima che Piacenza stava per conquistare questo "successo": le voci erano tante, ma la gioia al momento delle conferme ufficiali è stata davvero grandissima».
Dalla Colonna mozza sull'Ortigiana, sede del primo raduno in assoluto delle Penne Nere, a Piacenza: un percorso storico incredibile quello di un corpo che rimane tra i più amati dagli italiani nel quale, ci tiene a sottolinearlo Marazzi, "tutti quanti, giunto al tempo del congedo, sono Alpini e basta, senza gradi o titoli di sorta".
Non ci si culla sugli allori però, e sarebbe piuttosto singolare se lo facessero gli Alpini, contraddistinti da una concretezza divenuta proverbiale: la macchina organizzativa verso "Piacenza 2013" è già bella che partita.

Cor. T.

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08/10/2011

«Prepararsi per l'accoglienza»

Il sindaco Tanzi offre disponibilità per il raduno nazionale

SARMATO - (c. t.) Se è l'aspetto emozionale e così carico di significati, legato al Raduno nazionale del 2013, quello che a cui gli Alpini, sarmatesi e non, prestano la maggiore attenzione, per le istituzioni locali è già tempo di stilare i programmi di tutt'altro tenore. «Si tratta di accogliere migliaia di persone - ci ha detto il sindaco di Sarmato, Anna Tanzi -, sembra che il numero debba aggirarsi tra i trecento e i quattrocentomila visitatori. Una vera e propria "invasione" alla quale tutta la Provincia dovrà farsi trovar pronta». Le strutture alberghiere, gli agriturismi, le aree per i camper non sembrano infatti sufficienti per poter accogliere un numero così elevato di visitatori che, per la maggior parte, rimarranno a Piacenza per più giorni. «Oltre il 40 per cento delle persone - ci ha detto Marazzi sulla base dei dati ricavati dai Raduni svolti negli anni precedenti - sostano per almeno 3 giorni nella città sede del raduno. Si tratta di una media e quindi si dovranno trovare soluzioni. Stiamo sollecitando le istituzioni per non arrivare all'appuntamento impreparati».
Quale la risposta? A sentire gli Alpini, una grande disponibilità. Specie in Valtidone dove i sindaci «si sono dimostrati estremamente sensibili all'argomento» ha chiuso Marazzi. E la stessa Anna Tanzi conferma la tesi della penna nera.
«Stiamo valutando quali potrebbero essere gli spazi comunali che potremmo mettere a disposizione. Molti arriveranno anche in tenda e per questo abbiamo pensato a numerose aree sul nostro territorio. Ad esempio gli spazi attigui all'area feste di via Moia oppure al campo da calcio. E, se riuscissimo a trovare un accordo con la proprietà, anche l'area di parcheggio all'interno dello stabilimento ex Eridania garantirebbe una buona soluzione». Come il primo cittadino ripete, si tratta di primi ipotesi che saranno vagliate nei prossimi mesi. Giungono però segnali di come l'evento non sia sottovalutato dagli amministratori locali che, anzi, sembrano aver intuito la notevole occasione dal punto di vista dell'immagine.
«Rappresenterà una grande vetrina - ha spiegato ancora Anna Tanzi - che ci consentirà di dar visibilità alle nostre eccellenze. Per questo, organizzeremo per quei giorni eventi e manifestazioni di carattere culturale, storico, legati agli aspetti naturistici del territorio che ha tanto da proporre. Anche per quel che concerne il campo dell'enogastronomia. In questo caso un progetto piuttosto originale sembra già ben avviato.
«Abbiamo già ottenuto le prime bozze di un'etichetta per i vini della Valtidone: un'idea per la quale saranno coinvolti tanti altri Comuni e associazioni. Sarà fondamentale lavorare di squadra e l'auspicio è proprio questo: unità di intenti per un evento storico che vedrà protagonista un corpo militare che ha sempre dimostrato compattezza e spirito di sacrificio. Anche gli enti locali dovranno dimostrare di essere all'altezza».

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08/10/2011

In festa insieme agli Alpini

Oggi sfilata per le vie del paese, poi stand e musica

di CORRADO TODESCHI
SARMATO - Guai a chiamarla castagnata. E' un raduno in piena regola quello che oggi e domani farà registrale l'invasione di Alpini in quel di Sarmato. Un appuntamento ormai consolidato per un gruppo caratterizzato dalla consueta, enorme, voglia di fare. Si parte oggi con una giornata contraddistinta da numerosi momenti dedicati al ricordo e alla preghiera.
Il ritrovo è fissato alla ore 15.30: di fronte alla sede della "Famiglia alpina sarmatese" il consueto alzabandiera rappresenterà il segnale ufficiale dell'avvio del raduno. Dopodiché, partirà la sfilata per le vie del paese, prima della doverosa sosta dinnanzi al Monumento dedicato ai Caduti sarmatesi dell'artista Giuseppe Serafini. Alle 16.30, sarà il vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Gianni Ambrosio, ad officiare la santa massa che vedrà la partecipazione del parroco del paese, don Guerrino Barbattini, oltre a quella di prelati ma dal perfetto pedigree alpino, come don Federico Tagliaferri, il diacono don Emidio Boledi e don Stefano Garilli, cappellano sezionale. Come ogni anno, al termine della celebrazione eucaristica, durante la quale il coro A. N. A. Val Tidone intonerà i cori del repertorio classico alpino, saranno consegnate le borse di studio agli studenti più meritevoli della scuola secondaria di primo grado del paese. Quest'anno però, è in programma un ulteriore e importantissimo passaggio: alle 17.30 infatti, sarà inaugurata una nuova casa per anziani. Quattro mini alloggi che saranno assegnati attraverso un bando ormai prossimo all'apertura. Al taglio del nastro della struttura, che verrà intitolata al cappellano alpino don Bruno Negri, presenzieranno tutte quante le autorità locali, Sindaco in testa, oltre ad alcuni ospiti alpini come il vice presidente nazionale, Antonio Arnoldi, il consigliere nazionale, Corrado Bassi e, ovviamente, il presidente della sezione piacentina, Bruno Plucani. Una cerimonia solenne alla quale presenzierà anche mons. Gianni Ambrosio, da sempre vicino al gruppo delle penne nere. Un programma corposo dunque, che lascerà spazio, a partire dalle 18.30, all'aspetto goliardico e più godereccio della manifestazione. Lo stand gastronomico inizierà a sfornare le migliori pietanze della cucina piacentina e, dopo la cena, sarà la volta di un momento musicale di grande fascino: il maestro Massimiliano Pancini dirigerà infatti, a partire dalle 21, il "Coro delle Ferriere" che chiuderà una giornata impegnativa ma quanto mai ricca per gli alpini sarmatesi. Che il giorno dopo, dalle 13, riapriranno i battenti della festa. Il coro A. N. A. Val Tidone e la fisarmonica di Debora accompagneranno in musica la seconda giornata di raduno che si chiuderà in serata con le note di Gigliana Gilian.

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08/10/2011

Solidarietà, oggi l'attesa inaugurazione della casa per anziani "don Bruno Negri"

SARMATO - (c. t.) La concretezza degli uomini di montagna e l'altruismo di chi veste una divisa che rappresenta una seconda pelle. E' questa la caratteristica inconfondibile che contraddistingue un corpo, quello degli Alpini, che proprio per questo, da anni, rimane tra i più popolari in assoluto. Da Sarmato arriva la conferma di una teoria che trova "prove" di ciò che rappresenta essere una penna nera.
Come detto, oggi, sarà il gran giorno dell'inaugurazione della casa per anziani "don Bruno Negri". Un traguardo che inorgoglisce il gruppo presieduto da Pier Angelo Arati che dimostra, ancora una volta, un attivismo mirabile. Non solo parte attiva quando si tratta di organizzare feste, eventi o sagre dal puro sapore campanilistico. Se si tratta di rimboccarsi le maniche, beh, gli Alpini ci sono. Ancor di più se il fine ultimo è regalare alla collettività uno strumento ulteriore per andare incontro alle esigenze della parte più debole della società. «Nel corso degli anni la nostra filosofia è rimasta immutata - ci hanno detto i due "veciu", Arati e Marazzi -. All'inizio si trattava di uno spirito solidaristico che prevedeva l'aiuto vicendevole tra gli appartenenti al nostro corpo: chi ne aveva bisogno, poteva contare sull'intero gruppo alle spalle pronto ad intervenire nei modi più svariati. Con il trascorrere degli anni però, questo tipo di situazioni si sono pressoché annullate e allora la nostra attenzione si è spostata al di fuori del nostro contesto». E a Sarmato di questo cambiamento vi sono strutture, opere vere al servizio di una comunità.
«Abbiamo sempre avuto un occhio di riguardo per i nostri concittadini che più necessitavano di interventi: ovviamente bambini ed anziani».
Contributi, in denaro ma anche attraverso la preziosissima manodopera che hanno investito, per esempio, la scuola materna del paese che ha trovato nel gruppo alpino un sostegno notevole. Ora, il nuova, fiore all'occhiello: quattro mini appartamenti, di proprietà della Curia, gestiti dal Consiglio parrocchiale oltre a due consiglieri alpini e che saranno consegnati agli ultrasessantacinquenni che faranno richiesta di partecipazione ad un apposito bando. Una struttura realizzata grazie a numerose donazioni, alpine in primis, che hanno consentito una ristrutturazione onerosa e per la quale un ultimo lascito di un benefattore amico del gruppo delle penne nere, ha consentito la definitiva chiusura dei lavori. Agevolazioni sono giunte dal Comune sarmatese che ha abbattuto il costo di costruzione. E ora, il taglio del nastro, il momento più atteso del raduno sarmatese 2011.

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07/10/2011

Caorso, domenica "polentata" con gli alpini

CAORSO - (v. p.) Con l'arrivo dell'autunno, anche la sezione degli alpini di Caorso, guidata dal capogruppo Silvano Pagani, è pronta per animare il centro paese.
Domenica pomeriggio, alle 16.30 in viale Martiri della Libertà, i rappresentanti delle "penne nere" festeggiano con tutta la popolazione i 31 anni del tradizionale appuntamento a base di polenta e ciccioli. La cucina "povera" degli alpini, viene quindi proposta a chi vorrà gustare una merenda ricca per uno scopo benefico.

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07/10/2011

Castagnata degli alpini: domani via con la sfilata domenica cori e musica

SARMATO - (ct) Il conto alla rovescia continua. La castagnata alpina si avvicina e alla sede delle penne nere sarmatesi fervono i preparativi. Tutto quanto già predisposto all'interno dello stand gastronomico che domani, sabato 8 ottobre, e dopodomani, domenica 9, entrerà in funzione a pieni giri per l'immancabile invasione di visitatori. Sabato dedicato alla preghiera e al ricordo, mentre sarà la domenica la giornata in cui la consueta allegria alpina uscirà tutta quanta e la castagnata proseguirà fino a notte inoltrata.
Domani il cerimoniale prevede la sfilata del gruppo alpini lungo le vie del paese. Si parte alle 15,30, poi la sosta al monumento dei caduti con monsignor Gianni Ambrosio, coadiuvato dal parroco sarmatese don Guerrino Barbattini, oltre a don Federico Tagliaferri e il diacono alpino don Emidio Boledi e al parroco sezionale don Stefano Garilli. Dopo la consegna delle borse di studio ai migliori studenti della scuola media locale, sarà inaugurata la casa per anziani che verrà intitolata a don Bruno Negri.
Dalle 18,30, però, parte la fase più godereccia dell'adunata, con gli alpini che daranno la consueta prova di abilità culinaria per tutta la serata. Sarà presente anche il "Coro delle Ferriere" diretto dal maestro Massimiliano Pancini. Così, anche domenica, sarà il Coro Ana della Valtidone ad animare il pomeriggio di una giornata che proseguirà con le note della fisarmonicista Debora che, dalle 20,30, lascerà spazio all'orchestra di Giliana Giglian.

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06/10/2011

Per Piacenza indotto da 60 milioni di euro

Iniziate le visite ufficiali delle delegazioni. Oggi, in città, quella di Asiago

(fri) L'indotto dell'Adunata Nazionale, calcolato sulle stime della Camera di Commercio di Latina (che ha ospitato quella del 2009), dovrebbe sfiorare i 60 milioni di euro. Un indotto che, a piccoli passi, è già iniziato con l'arrivo a Piacenza delle delegazioni delle sezioni che invieranno le loro "penne nere". Dopo Bolzano che nel 2012 ospiterà l'Adunata e passerà la stecca - simbolo dell'Adunata Nazionale - proprio a Piacenza, oggi è la volta di Asiago. I delegati saranno accompagnati in giro per la città dal presidente Bruno Plucani e in parte visiteranno le zone dell'Adunata. Tra queste l'ammassamento, il percorso della sfilata e lo scioglimento.
La prima fase organizzativa, intanto, prosegue anche nel territorio provinciale dove sono mobilitati i vari gruppi alpini, istituzioni comprese. Una peculiarità di questa adunata è l'aver coinvolto non solo il Comune di Piacenza, ma anche l'Amministrazione Provinciale e i Comuni di Fiorenzuola, Castelsangiovanni e Bobbio, nonchè la regione Emilia-Romagna. Il dossier presentato all'Ana, con il quale Piacenza ha ottenuto l'Adunata nel 2013 contiene proprio le delibere e gli impegni scritti dei vari enti. Non solo: anche quelli del quotidiano Libertà e dell'Anpas (coordinamento provinciale di Piacenza). Insomma, una squadra che lavorerà fianco a fianco per la piena riuscita dell'evento.

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28/09/2011

Castagnata, alpini al lavoro

Sarmato, già pronto il programma per l'8 e 9 ottobre

SARMATO - Mancano ancora diversi giorni all'appuntamento classico con le caldarroste di inizio ottobre, ma a Sarmato gli alpini hanno intensificato le operazioni per preparare l'area di fronte alla storica sede del gruppo che organizza il raduno 2011. Sabato 8 e domenica 9 ottobre, dunque, è tempo di castagnata per la quale le penne nere sarmatesi, capeggiate dal presidente Pier Angelo Arati, hanno da tempo predisposto il ricco programma della due giorni di "orgoglio alpino". Sabato pomeriggio il ritrovo è fissato per le ore 15.30 e dalla sede della "Famiglia alpina sarmatese" prenderà avvio la sfilata per le vie del paese. Dopo l'alzabandiera, sarà come sempre toccante l'omaggio riservato ai caduti di fronte al monumento dello scultore Giuseppe Serafini. Un momento di preghiera e riflessione che proseguirà nel corso della Santa Messa delle ore 16.30. A celebrarla, oltre al parroco don Guerrino Barbattini, al cappellano sezionale don Stefano Garilli, dall'alpino don Federico Tagliaferri e dal diacono alpino don Emidio Boledi, anche il vescovo, monsignor Gianni Ambrosio. La solennità della prima giornata di festa continuerà, poco dopo la celebrazione eucaristica, quando, alla presenza delle autorità locali, sarà inaugurata la casa per anziani che sarà intitolata a don Bruno Negri. Successivamente, come da protocollo ormai consolidato, sarà la volta delle borse di studio riservate agli studenti più meritevoli della scuola secondaria di primo grado. Il sacro lascerà spazio alla consueta goliardia del Corpo più amato dagli italiani a partire dalle 18.30, quando i cuochi alpini inizieranno a sfornare le leccornie migliori della nostra cucina. Castagne comprese. In serata spazio al canto e, di fronte all'immancabile gutturnio della Valtidone, saranno le potente corde vocali del "Coro delle Ferriere", diretto da Massimiliano Pancini, a creare la giusta atmosfera di una serata che, come sempre, si protrarrà a lungo. E nonostante le inevitabili ore piccole, il giorno dopo, domenica, dalle 13, si riparte. Un pomeriggio a tutta musica: il coro Ana Valtidone, alle 15, e Debora poco dopo, saranno la colonna sonora della domenica. Tutto qui? Nemmeno per sogno: gli alpini non si accontentano e smaltita l'abbuffata a base di pisarei, picula ad caval e buon vino, saranno subito pronti per la notte di liscio, con Gigliana Gilian super ospite che chiuderà l'ennesima fatica alpina.

Corrado Todeschi

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19/09/2011

alpini nel 2013 adunata nazionale: ora fare squadra

Egregio direttore, desidero esternare il mio più vivo compiacimento, e penso di interpretare con umiltà, il pensiero delle migliaia di penne nere piacentine, alla notizia che nel maggio 2013 l'Adunata Nazionale degli Alpini si terrà a Piacenza. La Primogenita si vestirà a festa ospitando per la prima volta questa grandiosa manifestazione di genuino e solidale amor di Patria. Migliaia di Alpini sfileranno in perfetto ordine, accolti dalla simpatia e dalla ammirazione della comunità locale. La città sarà imbandierata da una moltitudine di tricolori, alpini di tutte le età marceranno a fianco l'uno con l' altro, dai veterani con alle spalle anni di dura guerra sui vari fronti, per finire ai"bocia" baldanzosi nella loro esuberante gioventù, tutti insieme si fonderanno in un ‘unicum di fraterno e leale cameratismo nel ricordo di un comune servizio di leva nel glorioso Corpo.
L‘associazione si distingue per essere sempre in prima linea quando si tratta di aiutare il prossimo in caso di calamità naturali, sia in campo nazionale che internazionale, con la propria struttura di protezione civile, dotata di un' ospedale da campo fiore all'occhiello per dotazione di apparecchiature medicali all ‘avanguardia. Se ciò è stato possibile, e il ringraziamento è d' obbligo, è dovuto all'intenso lavoro di pubbliche relazioni dell'Associazione Nazionale Alpini di Piacenza nella persona del Presidente provinciale Bruno Plucani e del Consiglio Direttivo, in collaborazione con l'Amministrazione Comunale con in testa il Sindaco Reggi, e l'Amministrazione Provinciale con il Presidente Trespidi. Auspico altresì, un totale coinvolgimento di tutti i gruppi sociali, associazioni di categoria e volontariato, per far si che la tre giorni rimanga un ricordo indelebile nel cuore e nella mente di tutti i Piacentini.
Infine, per dare alcune cifre, l' indotto mosso dall‘Adunata, è pari a circa 50 milioni di euro, con ricadute positive su tutto il sistema economico locale. Si tratta di una sfida stimolante, il sistema Piacenza saprà essere all' altezza del memorabile evento!
 

Giovanni Ricci

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19/09/2011

Alpini più forti della pioggia In marcia 3.500 penne nere

Piacenza fa le prove in vista della manifestazione nazionale

Piacenza - Due gocce di pioggia non possono certo spaventare una carica di tremila e cinquecento penne nere. L'"ammassamento", questo il termine alpino, comincia alle nove, ieri mattina, in occasione della sessantesima "Festa granda", nel novantesimo anno di fondazione del gruppo Piacenza. Tremila e cinquecento persone, si diceva. Alzabandiera, deposizione della corona al monumento dei caduti.
Sono questi gli alpini che, secondo un celebre motto, nelle loro storie e nei loro "vecchi scarponi" hanno "più sangue che vino". La bufala dell'alpino ubriaco la lasciano andare altrove, perché "gli alpini non sono folclore ma realtà" recita lo striscione di Vigoleno.
L'annuale "Festa Granda" riunisce tutte le sezioni della provincia di Piacenza e le delegazioni delle sezioni limitrofe. Organizzata dal gruppo di Piacenza; questa edizione ha coinvolto i 46 gruppi del territorio. L'adunata sezionale non si svolgeva in città dal 1972. Ora, dopo 39 anni, torna a Piacenza. Perché, è evidente, questa è la prima prova generale in vista dell'attesissima adunata nazionale del maggio 2013.
Quella di ieri è stata una sfilata con le fanfare da cartolina, una sfilata di valori e solidarietà, lungo lo Stradone Farnese, fino in piazza Cavalli, dove le celebrazioni si sono chiuse con una donazione da parte degli alpini - poco elegante scrivere la cifra - all'Unicef piacentina per i progetti attivati in Congo. Le bandiere tricolore sfilano, insieme a più di una ventina sindaci, al prefetto Antonino Puglisi, al questore Calogero Germanà, alle rappresentanze di Carabinieri, Polizia, Polo di mantenimento pesante nord, San Damiano, Guardia di finanza, Pontieri. E, ancora, associazioni combattentistiche, croce rossa italiana, marinai, bersaglieri, aereonautica, Cai. Presenti le associazioni alpini di Brescia, Alessandria, Genova, Milano, Modena, Parma, Reggio Emilia, Pavia, Cremona, Bologna, Lecco, Carrara, Cividale e Pinerolo. Sfilano anche il parlamentare Tommaso Foti del Pdl e all'assessore regionale Paola Gazzolo.
Mancano due anni all'evento che dovrebbe attirare circa cinquecentomila persone - cinque volte tanto Piacenza e quasi il doppio degli abitanti dell'intera provincia - sul territorio, ma il social network Facebook già raccoglie adesioni e segnalazioni. C'è chi scrive che ha comprato un camper apposta, chi garantisce già la presenza dell'Ana addirittura brasiliana. La "Festa granda", quest'anno, insomma, aveva un motivo più per essere orgogliosa di se stessa.
Era presente anche il capitano medico Vittorio Valentino, ieri, originario del pavese, ma da sempre appassionatissimo delle vallate piacentine, dove ha esercitato la professione di dottore. All'età di settant'anni, Valentino è diventato un'icona del coraggio alpino, buttandosi con il paracadute dall'altezza di cinquemila metri, aprendo il paracadute quando si trovava a mille e cinquecento metri dal suolo. Senza alcun indugio sfila anche Gino Tassi, 96 anni, reduce di Russia, con Carlo Valorosi e Primino Zerbarini.
Chi arriva in strada, incurante del maltempo, per gridare "Viva gli alpini" al passaggio del corteo, lo fa anche attirato da quelle canzoni che tutti canticchiano, a volte senza assaporarne il valore profondo. Vecchio scarpone, ad esempio, quel "caro amico di gioventù logoro e deluso", ritrovato in un "ripostiglio polveroso, fra mille cose che non servono più", ricorda la Banda Ponchielli, al suo passaggio. In strada Piacenza prova a esserci, anche se solo in parte. «Ma il tricolore rappresentato dai tanti sindaci presenti - dice Gianbattista Lazzari, alpino speaker dell'evento - è simbolo di tutto il popolo. Con i sindaci ci sono centinaia di uomini». E, ancora, ricorda il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, citando don Carlo Gnocchi, «nel cuore di ogni alpino batte il cuore di tutti gli italiani, abbiamo bisogno di persone come gli alpini, uomini che sanno stare insieme».
Le cerimonie, prima di passare al rancio al campo Daturi (pisarei e fasò per tutti), si sono concluse con il passaggio della stecca al gruppo di Ferriere, che ospiterà la prossima "Festa Granda" nel 2012. Alla fine, arriva l'ultimo striscione. "Bisogno di gente valorosa? Eccoci qua".

Elisa Malacalza

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19/09/2011

«Voi simbolo di coraggio»

Il vescovo Ambrosio: oggi è evento anche per la Chiesa

piacenza - (elma) «Cari alpini, siete abituati a guardare le cime dei monti. Aiutateci a guardare in alto, ne abbiamo tanto bisogno». Il vescovo della diocesi di Piacenza Bobbio, Gianni Ambrosio, conclude così l'omelia, nel corso della Messa celebrata con il cappellano sezionale don Stefano Garilli. La basilica di San Francesco accoglie tra le sue braccia centinaia di penne nere, le fasce tricolore dei sindaci, i cori. Cori che parlano dell'amico "andato oltre" - così dicono gli alpini quando qualcuno muore, perché un vero alpino non muore mai - Cori che raccontano di fiori donati alla propria bella, di strade innevate, di cieli di montagna. Cori che parlano di Dio. All'ingresso della basilica, si trova il ritratto di Giovanni Paolo secondo di Ulisse Sartini. Una delegazione di sacerdoti polacchi, insieme agli alpini e alle autorità presenti, lo omaggia, prima del viaggio del quadro verso la Polonia, dove è atteso per oggi. Il dipinto è stato visitato da mille persone in poche ore. Due eventi intrecciati, in un'unica basilica. «La "Festa Granda" - sottolinea il vescovo - è un fatto significativo non solo per la città e la provincia ma anche per la chiesa. Perché voi, alpini, rappresentate in modo visibile i valori di coraggio, generosità, servizio. Nella vostra storia non ci sono solo figure eroiche ma anche eroi del quotidiano». A concludere la cerimonia, la preghiera dell'alpino, letta dal presidente provinciale di Ana, Bruno Plucani, con voce ferma. "Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi, salva noi, armati come siamo di fede e di amore. Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall'impeto della valanga: fa che il nostro piede posi sicuro sulle creste vertiginose, sulle diritte pareti, oltre i crepacci insidiosi, rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana".
"TRE SETTIMANE DI NAIA, GIOVANI UNITEVI". Il capogruppo di Piacenza, Gino Luigi Acerbi, infine, ha annunciato che saranno consegnate due targhe a Lino Ferri e Renato Lodigiani, piacentini reduci della seconda guerra mondiale, internati in Germania. Dall'alpino Gianbattista Lazzari, speaker dell'evento, arriva una considerazione. «Il progetto Pianeta Difesa ha aperto uno spiraglio ai giovani per una "mini Naia" della durata di tre settimane, abbattendo così il muro alzato tempo dietro con l'abolizione della leva. La sessione alpini di Piacenza apre le braccia a nuove iscrizioni, nuove leve, perché per inesorabile legge anagrafica presto o tardi i vecchi lasciano un vuoto».

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19/09/2011

Piacenza 2013, Plucani: «Attenzione ai prezzi»

Il presidente delle penne nere: «Ne hanno approfittato in un bar del centro». Tre scritte ingiuriose: indaga la Digos

Piacenza - Piacenza, 2013. Un'organizzazione massiccia, una macchina complessa che deve tenere conto di strade e viabilità, in una città romana, nata come accampamento, tanto chiusa, tra le mura e il carattere ruvido dei piacentini, quanto schietta e generosa.
Cinquecentomila persone, cinque volte tanto Piacenza, dovrebbero arrivare in occasione dell'86esima adunata nazionale degli alpini. La "Festa Granda" di ieri è passata sotto gli occhi di tutti come un primo test generale, una prova su campo. Un commerciante del centro pare aver tirato un brutto tiro agli alpini di Udine, segnalato subito al presidente sezionale, Bruno Plucani.
I prezzi rischiano di lievitare e una bottiglietta d'acqua, come già accaduto quest'anno a Torino, rischia di triplicare di prezzo. Plucani non ci sta. E, forte di protocolli già siglati con l'associazioni dei commercianti del territorio, oltre che con industriali, pubbliche assistenze e Comuni, mette in guardia. «Chiediamo che i prezzi restino invariati per l'occasione della festa - dice -. Quella che abbiamo ascoltato dagli amici di Udine è stata una sgradita sorpresa. Volevano assaggiare vini piacentini e si sono ritrovati con un conto salatissimo».
Il modello di festa a cui pensa il presidente è, piuttosto, basata sui «piatti tipici, vini e prodotti locali, accessibili ai visitatori», sul modello di quanto era accaduto in parte a Parma, dove venivano serviti in banchetti in strada bicchieri di vino a un euro e crudo di Parma. Ieri, il menù alpino, apprezzato al campo Daturi, ha puntato soprattutto su pisarei e fasò. «Si accettano idee per il 2013 - conclude il presidente - non solo dagli alpini, ma anche da tutti i cittadini».
Il sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, ricorda «ancora quella delusione a Carpaneto. Ci avevano detto che l'adunata nazionale degli alpini non sarebbe mai arrivata a Piacenza,. Noi siamo piacentini, non ci siamo arresi. E ora eccoci qui, a pensare al 2013 e a dire insieme "Viva gli alpini, viva l'Italia"».
Il sindaco getta le basi per l'evento. Un evento al quale lui non potrà più partecipare in veste di primo cittadino. «Per avere l'accoglimento della candidatura del 2012, sono già stati fatti numerosi sopralluoghi - dice il primo cittadino - La comandante dei vigili urbani, Elsa Boemi, che ha già organizzato l'adunata di Brescia nel 2000, potremo contare anche sulla sua esperienza. Per il resto, cercheremo di fare nostro l'esempio di altre città, non inventeremo nulla di nuovo».
Un giudizio sul caro prezzo. «Staremo attenti, l'adunata deve essere un'opportunità per fare bella figura, non per fare incasso, dovremmo sviluppare delle azioni di controllo capillari. La ricaduta economica è molto rilevante ma è altrettanto importante evitare speculazioni. Per il 2013 avremo finito i grandi cantieri, la città sarà ancora più bella».
Attenzione sarà posta anche alla sicurezza. Ieri, sono ricomparse tre scritte ingiuriose in via Farnesiana, sullo stradone Farnese e una in via 4 Novembre sul Cheope contro gli alpini. Il fatto è stato segnalato alla Digos.
«Questi atteggiamenti non meritano un commento - liquida Plucani - Quello che voglio dire oggi è solo grazie a chi oggi era con noi». «Questo è il posto delle belle donne, dove si mangia e si beve bene - conclude Cesare Larizzari del consiglio nazionale -. Per favore, permetteteci ancora di essere fieri di essere italiani».
 

Malac.

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18/09/2011

Adunata nazionale 2013, promossi all'unanimità

Piacenza candidata unica supera anche l'ostacolo della ricettività Bruno Plucani commosso: «Ora serve un gioco di squadra generale»

Piacenza conquista finalmente la sua adunata nazionale. La notizia circola nel secondo giorno della Festa Granda all'ombra del Gotico ed a confermarla è lo stesso presidente della sezione piacentina, Bruno Plucani, nell'auditorium di Sant'Ilario, quando sono da poco passate le 18. «Cinque minuti fa ho ricevuto la conferma - dice Plucani emozionato -, Piacenza ospiterà l'Adunata nazionale del 2013». Un applauso che non finisce più, occhi lucidi sotto i cappelli e le penne nere, dei giovani così come degli anziani. «Piacenza era l'unica candidata ed è stata votata all'unanimità» svela Plucani, senza dire altro se non ringraziare tutti coloro che si sono spesi per questo traguardo ed invitare ad andare avanti con decisione seguendo le indicazioni dell'Ana. «D'ora in poi le cose vanno fatte sul serio - sprona il presidente -, dobbiamo essere una grande squadra».
La realtà è più complessa e sembra non dare merito alla diplomazia di Plucani. Non è stata semplice per la penna nera numero 1 la giornata di ieri. All'ultimo momento il consigliere che ha sempre sostenuto la candidatura di Piacenza è stato ricoverato in ospedale. Così Plucani, ieri mattina, è da solo a presentare il dossier della Primogenita davanti al consiglio Ana riunito a Milano. E' un esame sempre difficile, anche se si è gli unici candidati. Per l'adunata nazionale caleranno 500mila alpini da tutta Italia e dal mondo su una città di 100mila abitanti. E' chiaro che il nodo da risolvere è quello della ricettività alberghiera. Plucani dalla sua ha un dossier di presentazione che prende in considerazione ogni ipotesi fornendo le soluzioni più adeguate. Lascia Milano con tante speranze ma con qualche dubbio. Sulla promozione potrebbe venire messa una riserva che sa tanto di spada di Damocle. Sa anche che ci sono altre sezioni pronte a candidarsi se Piacenza non ce la dovesse fare. Così va alla Festa Granda indeciso se dare l'annuncio o aspettare oggi. Poi le cose cambiano. Arriva la telefonata: è fatta.
In sala c'è il sindaco Roberto Reggi in fascia tricolore: «La notizia dell'Adunata è una Festa Granda nella Festa Granda. Per Piacenza "la Primogenita" è un riconoscimento alla sua storia. Per gli alpini ai tanti sacrifici che hanno fatto in questi anni, alle tante fatiche che hanno sostenuto per la candidatura. Ricordo la delusione alla Festa Granda di Carpaneto, quando ci venne comunicato che Latina era passata per un voto in più». Reggi evidenzia poi che, qualsiasi cosa accada, politicamente parlando, Provincia e Comune hanno già deliberato insieme di appoggiare l'organizzazione dell'Adunata 2013.
C'è il parlamentare del Pdl, Tommaso Foti: «E' un successo meritato per tutti gli alpini piacentini, per la costanza, l'impegno e la determinazione dei vertici della locale sezione. Da adesso occorre lavorare per poter dare nel 2013 l'ospitalità a tutti gli alpini d'Italia che Piacenza è sicuramente in grado di dare».
Parlano Gino Luigi Acerbi, capo del gruppo di Piacenza che quest'anno compie 90 anni, l'ex primario Vittorio Valentino, comandante durante la guerra di un plotone degli alpini paracadutisti. In sala c'è anche Gino Tassi, piacentino reduce della ritirata di Russia. Tocca al presidente della gloriosa sezione alpini di Brescia dare il giusto merito al presidente Plucani per lo storico traguardo. Lo paragona al mulo, animale sacro degli alpini. «Con testardaggine, pazienza e anche qualche scalciata - rivela Davide Forlani - è riuscito a portare a Piacenza l'Adunata. Ha presentato una candidatura così documentata e organizzata che è stato impossibile non votare questa sezione».

Federico Frighi

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18/09/2011

«Salva noi / armati come siamo / di fede e di amore»

«Salva noi / armati come siamo / di fede e di amore». Così recita la preghiera dell'alpino e tale è la scritta che campeggia sul cippo dedicato a tutte le "penne mozze" che ieri pomeriggio è stato inaugurato nel parco Daturi. Una lastra candida e una frase che parla più di tanti discorsi: è la semplicità a contraddistinguere il monumento che omaggia lo spirito alpino, il coraggio e il sacrificio compiuto da tante penne nere per la patria.
«Penso che il gruppo di Piacenza possa essere soddisfatto» ha commentato il presidente provinciale degli alpini Bruno Plucani durante la cerimonia di inaugurazione apertasi con l'inno di Mameli e "La canzone del Piave": tutti sull'attenti allora, dal capogruppo della sezione piacentina Gino Luigi Acerbi alle penne nere delle sezioni di Alessandria, Brescia e Cividale, mentre Plucani, accompagnato dal presidente della Provincia Massimo Trespidi e dal vicesindaco Francesco Cacciatore, ha deposto un omaggio floreale ai piedi del monumento. Soddisfatti in effetti lo sono parsi tutti quando il telo ha svelato il cippo, "donato dal gruppo degli alpini di Massa Carrara" come hanno precisato Plucani e Acerbi. Su di esso la sezione provinciale piacentina ha voluto che la ditta Franchi di Viustino incidesse una frase tratta dalla preghiera dell'alpino: "armati di fede e di amore" lo sono state quelle penne mozze che da oggi verranno ricordate al Daturi, ma lo sono anche i tanti alpini che ieri pomeriggio non hanno voluto mancare alla cerimonia. Fra i tanti Bruno Sancaldi è arrivato da Mel in provincia di Belluno: arruolato come volontario specializzato nel maggio del 1949, promosso sergente nel 1951 e assegnato alla neonata compagnia Genio Pionieri Iulia a Udine, Sancaldi è uno di quelli che la penna nera la porta da più tempo.
«Nel 1953 fui comandato con il plotone di genieri alpini a difendere il confine orientale italiano perché Tito aveva manifestato l'intenzione di invadere il Friuli» ha ricordato a margine della cerimonia che lo ha visto attento in prima fila, «anche la divisione di fanteria Mantova partecipava alla difesa del confine verso Trieste. Solo alla vigilia di Natale ci giunse l'ordine di ripiegare. Da allora il reparto si è impegnato nella realizzazione di grandi opere come il tempio ossario di Cargnacco e il faro sul monte Bernadia, collaborando anche con i piacentini guidati dal sergente Renzo Ronda». Da allora di anni ne sono trascorsi tanti: nel frattempo Sancaldi è diventato campione italiano di sci nella categoria sottoufficiali, nel 1960 ha salvato anche la sua compagnia da una valanga nella zona di Sauris, ma soprattutto ha continuato a portare la sua penna nera con orgoglio.
«Si è alpini per sempre» ha dichiarato del resto Cacciatore e mai frase è stata più azzeccata per Sancaldi. «Questo cippo è significativo e testimonia il grande spirito di corpo e solidarietà che anima gli alpini» gli ha fatto eco Trespidi, «le penne nere testimoniano che nessuno si salva da solo, ma ci si salva tutti insieme: credo che questa lezione sia da raccogliere».

parab

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18/09/2011

La città dedica una strada al "presidentissimo" Govoni

In zona Corso Europa il ricordo del fondatore del gruppo cittadino nel lontano 1922. Donò la propria vita "a Dio, alla famiglia, alla patria"

Per tutti è stato il "presidentissimo". L'alpino per eccellenza, quello che la sua carica da presidente l'ha portata per sessant'anni filati e quando ha "lasciato" ha esortato tutti "a coltivare lo spirito alpino che ha formato, forma e formerà i veri uomini". A Piacenza Arturo Govoni è stato "La penna nera", colui che ha fondato il gruppo cittadino nel lontano 1922 e ne ha ricoperto la presidenza fino al 1982: è da applaudire dunque la scelta di dedicare proprio a lui una via, intitolandogliela nel corso di una cerimonia ufficiale svoltasi ieri pomeriggio nell'ambito delle manifestazioni della sessantesima Festa Granda. Da ieri dunque Arturo Govoni entra di diritto nella toponomastica piacentina: i motivi di tale "ingresso" sono tanti e li ha spiegati tutti il presidente sezionale degli alpini Bruno Plucani durante la cerimonia di intitolazione della via (che è una trasversale di corso Europa) a cui hanno partecipato anche il vicesindaco Francesco Cacciatore, il capogruppo della sezione piacentina Gino Luigi Acerbi, il sindaco di Piozzano Bruno Repetti e le sezioni degli alpini di Alessandria e di Brescia, oltre che numerose penne nere e bianche del territorio.
«In tutti i raduni Arturo Govoni suonava come sinonimo di alpino» ha spiegato Plucani, «tutti ne serbiamo un caro ricordo perché per noi era il presidentissimo: ha ricoperto la carica per sessant'anni, dal 1922 al 1982, in quella sede di via San Giovanni 7 che ospitava il suo studio da commercialista. È stato lui a volere che fosse realizzato quello striscione con la scritta "Piacenza Primogenita" che apre le nostre parate». E in effetti di quel commercialista con la penna nera tutti si ricordano e non solo perché nel 1922 Govoni aveva fondato la sezione piacentina insieme ai "compagni" Marcello Dresda, Antonio Omati e Pietro Rinetti; neppure perché dal 1989, ossia due anni dopo la sua scomparsa, il suo nome è legato indissolubilmente a una fondazione che raccoglie fondi da destinare a scopi solidaristici. Di Arturo Govoni si ricorda ben altro: «Aveva una rettitudine ineccepibile, una generosità, ma soprattutto un rigore di vita che gli consentiva di richiamare giovani e "vecci" all'ordine» ha spiegato il presidente provinciale degli alpini, «sapeva essere fresco e giovanile anche negli ultimi anni: era nato l'11 novembre 1893 a Piacenza anche se le sue origini erano di Piozzano e fino all'ultimo ha saputo mantenersi giovane nello spirito».
A fargli eco è stato anche Francesco Cacciatore: «Il capitano Govoni rappresenta quella disponibilità e quella voglia di mettersi in gioco che, insieme alla solidarietà, sono una delle caratteristiche fondanti del corpo degli alpini» ha dichiarato il vicesindaco, «oggi più di prima la capacità di mettersi al servizio della collettività che contraddistingue le penne nere è importante e ci offre un esempio da seguire». Ecco allora la necessità di intitolare una via a chi, come Arturo Govoni, ha dedicato la propria vita a "Dio, famiglia e patria" con la penna nera sul cappello ma soprattutto nel cuore.

Betty Paraboschi

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18/09/2011

Oggi la sfilata con le fanfare lungo il Corso e lo Stradone

Attese 3.500 persone, anche gruppi dalla Lombardia e dall'Emilia

Il centro storico imbandierato con oltre 700 vessilli tricolori vive oggi la giornata clou della sessantesima edizione della Festa Granda. Sono attesi a Piacenza circa 3.500 alpini dei 46 gruppi provinciali e del 2° Raggruppamento che comprende Emilia-Romagna e Lombardia, invitato alla cerimonia ufficiale. La giornata delle penne nere piacentine inizia questa mattina alle 9 e 15 precise in piazza Cavalli. Mezz'ora per quello che viene definito in gergo "ammassamento", ovvero il raduno di tutti i partecipanti, poi l'alzabandiera solenne in piazza Cavalli nonché la deposizione della corona d'alloro al monumento ai Caduti nel sacrario sotto i portici di Palazzo Gotico. Alle 10 il momento forse più spettacolare. I vari gruppi sfileranno con le fanfare lungo il percorso stabilito. Partenza da Piazza Cavalli, poi Corso Vittorio Emanuele II, Stradone Farnese. Stante il cantiere di piazza Sant'Antonino, il corteo non entrerà in via Giordani come sarebbe stato naturale ma ritornerà verso il centro svoltando in via Santo Stefano e percorrendola interamente fino a via Scalabrini; qui prenderà la direzione verso piazza Cavalli percorrendo un tratto di via Scalabrini, toccando il lato nord di piazza Sant'Antonino, passando per via Sant'Antonino e largo Battisti. Un'ora è un quarto di sfilata non di più perchè alle 11 e 15, nella basilica di San Francesco, verrà celebrata la messa dal vescovo Gianni Ambrosio e dal cappellano sezionale, don Stefano Garilli. Al termine della messa, alle ore 12, l'intervento delle autorità e la consegna del contributo della "Fondazione Govoni", il capitano Arturo Govoni di cui ieri pomeriggio (come riportiamo sopra) è stata inaugurata la via dedicata. Alle 12 e 30 il passaggio della Stecca, ovvero della stele di legno simbolo della Festa Granda. Verrà consegnata dal Gruppo di Piacenza a quello di Ferriere che avrà l'onore di organizzare l'edizione 2012. Alle 12 e 45 tutti a tavola per il Rancio Alpino con gli stand gastronomici allestiti al campo Daturi. Nel pomeriggio, alle ore 15 in piazza Cavalli, un momento musicale con l'esibizione del corpo bandistico Amilcare Ponchielli. Alle ore 17 e 30, sempre in piazza Cavalli la conclusione della sessantesima Festa Granda con il solenne ammaina bandiera.

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17/09/2011

L'invasione degli alpini per una "Festa Granda"

Ieri sera "ouverture" con i cori in San Francesco, oggi e domani le celebrazioni in piazza e al campo Daturi

Entra nel vivo oggi e domani la 60ª Festa Granda dei nostri alpini. Ieri sera nella basilica di San Francesco primo riuscitissimo appuntamento musicale con il Concerto dei cori Ana Valnure, Ana Valtidone e Cai Piacenza seguito da una folla di penne nere.
Sempre da ieri sera, grazie alla collaborazione tra il Comune di Piacenza, Anas ed Enel Sole, nelle serate da oggi, il ponte del Po viene illuminato dopo il tramonto con luci tricolori, in omaggio alla Festa Granda. E per la prima volta l'illuminazione riguarda anche gli archi sottostanti al manufatto e l'intera lunghezza del ponte.
La festa - appuntamento di convivialità e incontro fra tutte le sezioni della provincia di Piacenza e le delegazioni delle sezioni limitrofe - coinvolge i 46 gruppi del territorio con i loro oltre 3mila partecipanti fra alpini e amici degli alpini e offre l'occasione di festeggiare in puro spirito alpino anche il 90° della fondazione del Gruppo piacentino. L'adunata sezionale - che tra l'altro non si svolgeva in città dal 1972 - entra nella fase "calda" oggi pomeriggio con l'invasione del campo sportivo Daturi di via Risorgimento (dove ha sede la sezione cittadina delle penne nere e di piazza Cavalli, con un ricco programma di eventi.
Il ritrovo è previsto per le ore 16 in piazza Cavalli, a seguire l'inaugurazione della via dedicata al capitano Arturo Govoni e alle 17.30 al campo Daturi l'inaugurazione cippo dedicato agli "Alpini". Alle 18 auditorium S. Ilario la parte ufficiale con il benvenuto agli ospiti da parte dell'Amministrazione Comunale. Ed infine dalle 20 al campo Daturi la "Veglia Verde" con stand gastronomici e danze con il gruppo degli Enerbia.
Domani il clou della festa con la cerimonia ufficiale in piazza Cavalli (dalle 9.15 alle 12.30); l'ammassamento è previsto per le 9.15 e a seguire: alzabandiera e deposizione corona al monumento ai Caduti (ore 9,45), sfilata con fanfare (ore 10), nella basilica di San Francesco: messa celebrata dal Vescovo Ambrosio e dal Cappellano sezionale don Stefano Garilli (ore 11,15), intervento delle autorità e consegna del contributo "Fondazione Govoni" in piazza Cavalli (ore 12), passaggio della Stecca al gruppo di Ferriere che organizzerà la Festa Granda nel 2012 (ore 12,30), al campo Daturi: rancio alpino con stand gastronomici (ore 13), in piazza Cavalli: esibizione corpo bandistico A. Ponchielli (ore 15), in piazza Cavalli: ammaina bandiera (ore 17,30) e termine del raduno.
Il sindaco Roberto Reggi ha ribadito nei giorni scorsi il suo appello ai cittadini: «Tirate fuori il tricolore per accogliere nel migliore dei modi i tanti alpini che arriveranno nella Primogenita d'Italia, anche perché la festa sarà la prova generale del raduno nazionale degli alpini previsto fra due anni a Piacenza».

red. cro.

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15/09/2011

Alpini, migliaia attesi per la Festa Granda

Si terrà da domani a domenica. Kermesse nazionale del 2013, domenica l'annuncio

Tra storia, memoria e tradizioni, Piacenza è pronta ad accogliere le penne nere in occasione della Festa Granda di questo fine settimana che richiamerà migliaia di alpini da tutta la provincia. «Sarà un grande evento - spiega il presidente provinciale degli Alpini, Bruno Plucani - che la sezione piacentina affronta con orgoglio, in occasione del novantesimo anniversario della fondazione».
Le iniziative si apriranno venerdì sera, con un concerto nella basilica di San Francesco alle 21, a cui parteciperanno i cori degli alpini delle sezioni Valnure e Valtidone e del Cai di Piacenza. «Sabato abbiamo organizzato l'intitolazione di una via al "presidentissimo" Arturo Govoni - continua Plucani - fondatore del sodalizio delle Penne Nere di Piacenza e suo presidente dal 1922 al 1982 da quando ne è diventato presidente onorario». Sono duemila e ottocento gli alpini di Piacenza, a cui si aggiungono oltre trecento "aggregati", tra amici e parenti. «Oltre ai piacentini abbiamo avuto la conferma della partecipazione di gruppi provenienti dalle altre province dell'Emilia Romagna, a cui si aggiungeranno gruppi da più lontano, da Cividale del Friuli a Massa Carrara. Proprio dalla Toscana arriva il cippo in marmo bianco che inaugureremo nel pomeriggio di sabato». La serata sarà dedicata all'aspetto più conviviale della Festa Granda, tra stand gastronomici e musica. «Sarà l'occasione per ritrovare vecchi amici - continua Plucani - parlare del periodo militare e ricordare chi non c'è più». La giornata di sabato sarà doppiamente importante per gli alpini e la nostra città. «Sarò infatti a Milano - spiega il presidente provinciale degli Alpini - per presentare la candidatura della nostra città per l'organizzazione del raduno nazionale del 2013. Ormai ci sentiamo pronti e restiamo l'unica provincia dell'Emilia Romagna a non aver ancora avuto l'onere e l'onore di ospitare un evento simile». La previsione, in caso di assegnazione, è che possano arrivare 450mila alpini da tutta Italia e dall'estero, oltre ad accompagnatori e turisti aggiuntivi, per un movimento di oltre 500mila persone e un importante e prezioso indotto per la città e per il territorio piacentino. L'auspicio dell'assegnazione è stato espresso anche dal sindaco Roberto Reggi, che lunedì in Consiglio comunale ha accolto la "stecca", ossia il piccolo monumento in legno su cui sono affisse tutte le medagliette delle sezioni che hanno ospitato la "Festa granda" provinciale. «Tutta la comunità locale ci spera - ha affermato il primo cittadino - per questo come giunta abbiamo adottato la deliberà che dà tutto il sostegno necessario ai nostri alpini, che da anni sognano di poter organizzare a Piacenza un evento molto importante, non solo per il ritorno economico che genera, ma anche per il prestigio in esso contenuto». La bella notizia potrà essere data domenica mattina, quando sono in programma diversi eventi ufficiali con la sfilata con le fanfare, l'alzabandiera e la deposizione della corona al monumento ai caduti. A reggere il vessillo sezionale di Piacenza ci sarà per la prima volta nella storia una donna, Victoria Moia, che ha prestato il servizio militare nella Brigata taurinense a Cuneo; una presenza che sicuramente incuriosirà, in un contesto come quello degli alpini ancora quasi esclusivamente maschile. Oltre alle autorità presenti parteciperà alle cerimonie anche il segretario nazionale degli alpini Silverio Vecchio, sicuramente un segno positivo in vista della possibile assegnazione del raduno nazionale nel 2013. Quando il presente è storia.

Mauro Molinaroli

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13/09/2011

Gli alpini portano al sindaco la "stecca", simbolo della prossima Festa Granda

(mir) Il presidente provinciale degli Alpini Bruno Plucani e il presidente della sezione cittadina Gino Luigi Acerbi hanno consegnato ieri al sindaco Roberto Reggi la "stecca", ossia il piccolo monumento in legno su cui sono affisse tutte le medagliette delle sezioni che hanno ospitato la "festa granda" provinciale. Nel prossimo fine settimana toccherà a proprio a Piacenza, che dunque custodirà il manufatto, per poi passarlo il prossimo anno a Ferriere. «Ma sabato prossimo - ha detto Reggi - sarà una giornata importante anche per un altro motivo: sarà decisa la sede per l'adunata nazionale 2013, speriamo che stavolta tocchi alla nostra città. Tutta la comunità locale ci spera, come giunta abbiamo adottato la deliberà che dà tutto il sostegno necessario ai nostri alpini, che da anni sognano di poter organizzare a Piacenza un evento molto importante, non solo per il ritorno economico che genera».
Apprezzamento alle penne nere è giunto da Marco Tassi (Pdl) e Stefano Frontini (Piacenza libera), mentre Pallavicini, sottolineando l'affetto degli italiani verso gli alpini, ha rivolto un invito: «Nel corso delle feste e nelle occasioni pubbliche che vi vedono protagonisti fate sempre un appello per ritirare tutti militari italiani da scenari di guerra, dove purtroppo non portano pace».

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08/09/2011

«Un vero alpino non muore mai» Ultimo saluto a Mauro Malaspina

BOBBIO - (elma) «Un vero alpino non muore mai, è questa la verità. Tra di noi, piuttosto, diciamo solo che va "avanti"». Mentre dice queste parole è commosso, Luciano Mazzari, capogruppo degli alpini di Perino. L'amico Mauro Malaspina, scomparso a 79 anni, è "andato avanti". Nel corso del funerale, celebrato martedì pomeriggio nella chiesa di Mezzano Scotti, nel Comune di Bobbio, gli alpini hanno organizzato per lui anche un picchetto d'onore. Una vera e propria cerimonia "alpina": «Era doverosa per rendere omaggio a un grande amico, mi viene da piangere - prosegue Mazzari - Lui era un alpino, ecco tutto. Sulla sua bara, abbiamo messo il cappello, dove lui aveva scritto "Più vado in alto, più valgo". Ora è arrivato in alto davvero, il suo valore resta tra noi».
A dare l'ultimo saluto, una folla di penne nere, accorse nella piccola frazione bobbiese per sostenere la moglie Giuseppina, i figli Riccardo con Ginetta, Corrado con Antonella e Andrea, Luca con Mary. «Come tutti gli alpini, Mauro aveva un suo codice d'onore, era un uomo sempre pronto a dare una mano e ad aiutare - conclude Mazzari - Anche il parroco, don Francesco Gandolfi, ne ha ricordato le qualità umane profonde, durante l'omelia, tanta la commozione». Presenti simboli dell'Associazione nazionale alpini (anche il gagliardetto), tutti gli alpini hanno stretto forte sul capo il cappello con la penna nera alpino, in ricordo dell'amico perduto. Durante la cerimonia funebre i portatori hanno formato un picchetto d'onore ai lati del feretro, restando in piedi per tutta la durata della cerimonia.

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08/09/2011

«Il Tricolore? Ci vuole la deroga»

Anche Reggi chiede di addobbare la città ma gli alpini trovano ostacoli: c'è chi chiede autorizzazioni, chi invoca l'amministratore di condominio

Anche il Tricolore degli alpini finisce arrotolato ed impigliato nelle maglie della burocrazia. A denunciarlo è il presidente del Gruppo Alpini di Piacenza, Gino Luigi Acerbi, che ieri con il sindaco Roberto Reggi ha lanciato l'appello ai piacentini del centro storico affinchè il 16, il 17 e il 18 settembre imbandierino la città di verde, bianco e rosso, in occasione della 60ª Festa Granda.
Non c'è neppur bisogno di comperare le bandiere. Gli alpini ne hanno 700 e le stanno distribuendo gratis porta a porta, in questi giorni, chiedendo agli abitanti dei condomini sotto i quali passerà il corteo di esporle alle finestre. Non solo: al termine della cerimonia, gli stessi alpini passeranno casa per casa a ringraziare della patriottica collaborazione ritirando i vessilli che verranno riutilizzati per le prossime manifestazioni. Il servizio di tricolore a domicilio, tuttavia, sembra non piacere a tutti. «Pare incredibile ma stiamo trovando delle difficoltà, anche negli enti pubblici» sbotta Acerbi davanti al sindaco. «Ci sono cittadini - continua - che ci hanno risposto che per appendere la bandiera ci vuole l'autorizzazione dell'amministratore di condominio. Oppure enti che pretendono una richiesta scritta perchè dicono che le bandiere si possono esporre solo in giorni dedicati e dunque occorre una deroga». Non basta chiedere verbalmente, bisogna scriverlo, ottenere una deroga e venire autorizzati. Per Piazza Cavalli è tutto a posto, per piazzale Milano deve arrivare una risposta dell'Asl; idem per Palazzo Farnese, visto che la cerimonia ufficiale si svolge al Daturi. «Il modo migliore per dare il benvenuto agli alpini nella nostra città - dice il sindaco Reggi che si è prestato a lanciare l'appello - è accoglierli con il tricolore». «Ci piacerebbe - continua il primo cittadino - che ci fosse un tricolore appeso ad ogni finestra. E' un po' un'anticipazione in piccolo di quello che speriamo possa avvenire tra due anni con la grande adunata nazionale a Piacenza, quando, se tutto andrà in porto, arriveranno da noi mezzo milione di penne nere». Nel fine settimana dal 16 al 18 settembre prossimi, per la 60ª Festa Granda sono attesi a Piacenza circa 3.500 alpini dei 46 gruppi provinciali e del 2° raggruppamento che comprende Emilia-Romagna e Lombardia invitato alla cerimonia.

Federico Frighi

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08/09/2011

Bandiere a domicilio, ecco il nuovo servizio delle "penne nere"

(fri) La 60ª edizione della Festa Grande degli alpini si terrà dal 16 al 18 settembre prossimi. La cerimonia ufficiale è prevista per domenica 18 quando gli alpini e le fanfare sfileranno (alle ore 10) lungo il percorso Piazza Cavalli, Corso, Stradone Farnese, via Santo Stefano, via Scalabrini, via Sant'Antonino, largo Battisti, piazza Cavalli. Alle 11 e 15 messa in San Francesco celebrata dal vescovo Gianni Ambrosio. In questi giorni, con le loro bandiere, gli alpini stanno suonando i campanelli dei piacentini: «Siamo in cinque o sei al massimo per evitare che ci siano lestofanti che ne approfittano per entrare nelle case. Siamo riconoscibili per il cappello e le camicie con il distintivo dell'l'Associazione nazionale alpini». Chi avesse dei dubbi può comunque telefonare, come sempre, a "112" e "113". La bandiera verrà poi ritirata a domicilio a cerimonia conclusa.

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07/09/2011

Reggi e Acerbi lanciano la proposta

Festa Granda, gli Alpini: «Ricopriamo il centro con tante bandiere tricolore»

Oggi alle 12, presso la sala del Consiglio comunale di piazza Mercanti, il sindaco Roberto Reggi e il capogruppo degli Alpini di Piacenza Gino Luigi Acerbi, lanceranno alla città la proposta di imbandierare con il Tricolore il centro storico in occasione della Festa Granda in programma il 16-17-18 settembre. In attesa del raduno nazionale degli alpini, che si terrà a Piacenza nel 2013, la nostra città festeggia il sessantesimo con la Festa Granda. Per la sezione degli alpini di Piacenza, in particolare, ricorre il novantesimo della fondazione del gruppo di Piacenza.
Si parte venerdì 16 settembre alle 21 nella basilica di San Francesco con il concerto dei cori Ana Valnure, Ana Valtidone e Cai Piacenza. Fitto il programma delle tre giornate. Per informazioni contattare la sezione alpini di Piacenza, tel 0523/322980 o il capogruppo di Piacenza, Gino Luigi Acerbi, cell. 333/2132282.

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1 settembre 1915

Bettolese prigioniero e non disertore! Era corsa voce di questi giorni che il soldato Galliani Giovanni di Francesco, di Rossoreggio, della classe 1888, appartenente agli Alpini, avesse disertato.
Il padre, un bravo uomo, devoto alla patria, al Re, era accasciatissimo, non sapeva darsi pace; l'atto indegno che diceva commesso dal figlio, grandemente l'addolorava, lo riteneva un disonore per la famiglia tutta. Spesso, piangeva.
Ma il nostro solerte segretario comunale signor Bongiorni, il quale molto bene conosce questi nostri buoni montanari, incoraggiava il Galliani a sperare, dicendogli che il figlio poteva esser morto oppure prigioniero. Non lo riteneva capace di un atto vigliacco.
Ed era così ferma questa sua persuasione che per sapere qualcosa di più positivo si rivolgeva alla Direzione Generale della «Croce Rossa» a Roma.
Oggi stesso giungeva in Comune un telegramma dell'accennata Istituzione, il quale assicura che il Galliani trovasi prigioniero in Austria, a Teresienstad.
Il buon padre, buon patriota, apprese la notizia colle lagrime agli occhi, emise un forte respiro, ed esclamò: «Son contento! La mia famiglia non è macchiata di disonore...! » e corse a darne avviso a casa.

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30/08/2011

Pietra Parcellara, orgoglio alpino

In questo angolo di paradiso già si discute del grande raduno del 2013

travo - Scarpinare per un piccolo sentiero, la gioia dell'arrivo fino in cima, vicino al piccolo oratorio, il panorama che sfiora quasi i novecento metri. Poco distante, vino, cotechino, torte fatte in casa e danze popolari. Sono le piccole, grandi, prove generali in vista dell'arrivo di mezzo milione di alpini all'adunata nazionale del 2013, a Piacenza.
La festa della pietra Parcellara «è un piccolo angolo di Paradiso, nascosto dalle rotte turistiche ufficiali», commentano Andrea e Davide Cari, con Tiziana e il piccolo Marcello. «Il nonno, alpino, è rimasto a casa, ma noi veniamo qui lo stesso - proseguono - per portare avanti i valori di una tradizione». I giovanissimi aspettano l'appuntamento piacentino del 2013 perché "alpino" pare ormai essere diventato anche sinonimo di buon vino e divertimento. Non è così, e lo spirito custodito dal "Cervino piacentino" lo dimostra. Ci sono famiglie, c'è la voglia di stare insieme con un escursionismo lontano dalle grandi imprese, di onorare i caduti al cippo di Brodo, tra i sindaci in fasce tricolore, di partecipare alla Messa pomeridiana nell'oratorio nascosto nella Valperino.
C'è voglia di semplicità. «Sì, sappiamo che i ragazzi vedono lo spirito degli alpini lontano - commentano Oliviero Fugazza e Alessio Sartori, classe 1940 e alpini dal 1963 - ma sarebbe importante recuperare l'importanza reale di queste manifestazioni. "Alpino" vuol dire vita dura, prima di tutto, spirito di sacrificio. Noi facevamo marce da ore e ore, in quindici giorni abbiamo perso dodici chili, da ragazzi. Dormivamo nelle cascine, a volte senz'acqua".
Un gruppo di amici, Maura, Paola, Alberto (l'artista Spagnoli, in arte Esse), Sergio hanno deciso di passare una «giornata in compagnia, qualcuno ha anche visto le tanto discusse caprette selvatiche della Parcellara; molti per la prima volta hanno visitato il prezioso oratorio». Prossimo appuntamento, quello del 2013. «Noi piacentini, in quei giorni, cercheremo di andare altrove - sorridono - la città sarà letteralmente occupata da tanti visitatori». E già gli alberghi della zona sono tutti prenotati in vista dell'importante raduno.
Poco distante, don Francesco Gandolfi, parroco di Mezzano Scotti e cappellano della polizia, celebra la Messa a 836 metri. Tantissimi i bambini, incuriositi dalla penne nere che portano in spalla bandiere tricolore. «Quando da piccoli andavamo a letto, i genitori restavano in casa - racconta il sacerdote - noi ragazzi ci chiedevamo cos'avessero i grandi da parlottare. Una sera mio fratello decise di andare a spiare i nostri genitori. Tornò in camera dopo un'ora. E disse in dialetto "I perlan ad noi", parlano di noi. I genitori finivano la giornata pensando al futuro dei figli».
E così, con un pensiero alla famiglia, si è chiusa la tradizionale domenica degli alpini sulla Pietra Parcellara. Anche loro, come vecchi genitori, "I perlan ad noi", del futuro delle nuove generazioni. Le truppe da montagna dell'esercito italiano, le più antiche al mondo, hanno lasciato lo scorso aprile l'Afghanistan, dove hanno dato sul campo sette giovani soldati morti. Cinque vittime di mine artigianali e due uccisi in scontri a fuoco.

Elisa Malacalza

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27/08/2011

Scompare Angelo Rossetti, l'alpino che divenne ufficiale mezzo secolo dopo la guerra

PIANELLO - Il 25 agosto è mancato Angelo Rossetti, figura ben nota e stimata a Pianello, dove ha abitato in gioventù e negli ultimi 25 anni. I funerali saranno celebrati oggi alle 9,30 nella chiesa parrocchiale del paese.
Figlio di un ingegnere impegnato nella monumentale edificazione della diga del Molato, era nato a Caminata il 5 marzo 1920, e spesso ricordava la mancata inaugurazione della diga da parte di Benito Mussolini, che se ne andò dal bacino addobbato a festa in quanto adirato per alcuni contrasti nati il giorno stesso con un dirigente locale. Ciò fu occasione di festa per lui e gli altri bambini al seguito dei genitori per la celebrazione, che mangiarono da soli un gigantesco storione fatto giungere appositamente per lo storico evento.
Rimasto orfano di madre in tenera età venne portato a Milano dagli zii paterni, pur tornando ogni estate in Valtidone. Crebbe in una famiglia dedita all'arte e alla cultura: lo zio Giovanni era pittore e scultore e dovette lasciare l'incarico di insegnante all'Accademia di pittura di Brera a causa del suo rifiuto a sottoscrivere la tessera del partito fascista. La zia Antonietta era invece pianista classica. In questo ambiente stimolante e aperto maturò una grande sensibilità ed equilibrio, diplomandosi geometra ed iscrivendosi alla Università Bocconi, che dovette lasciare a causa del conflitto mondiale, arruolato nel corpo degli alpini. L'8 settembre lo colse a Bressanone dove stava ultimando il corso ufficiali. Come sempre nella sua vita coerente e di principio, ritenne di avere giurato fedeltà al re e negò di unirsi alle forze nazifasciste. Pagò il suo rifiuto con la reclusione nei campi di concentramento di Mannheim e di Strasburgo. Li nel duro inverno del ‘43 la sua salute fu gravemente minata con una forma di bronchite che accompagnò il resto della sua esistenza. Al suo ritorno a Pianello dopo la liberazione pesava solo 47 kg e sposò Luisa Massari, con la quale ha condiviso 65 anni di un matrimonio senza figli ma ricco di affezionati nipoti, stabilendosi in paese e trovando occupazione come geometra al catasto di Piacenza. Vennero poi gli incarichi ed il traferimento prima a Milano (dove pose la firma sull'accatastamento del Pirellone) e successivamente a Cuneo dove terminò la sua attività lavorativa per ritornare defitivamente a Pianello dove ha vissuto dal 1986 e dove per lungo tempo ha avuto un ruolo importante nella locale sezione della associazione Alpini. Nel 1976 come volontario coordinò squadre della associazione nazionale Alpini nella ricostruzione di Gemona, resa al suolo dal devastante terremoto di quell'anno. Alla fine degli anni 90, oltre mezzo secolo dopo la fine della guerra arrivò la soddisfazione di vedersi assegnati i gradi di sottotenente che gli erano stati negati dai fatti dell'armistizio e per l'occasione il suo amico avvocato milanese Peppino Prisco (celebre dirigente dell'Inter) lo incensò con una pagina sulle colonne del quotidiano "il giornale", facendo di questa eccessivamente tardiva onoreficienza un caso di interesse nazionale e di riflessione sui meccanismi della nostra società.
Nel 2008 aveva anche ricevuto la medaglia d'onore della Repubblica Italiana riservata "Ai cittadini italiani deportati ed internati nei lager nazisti 1943-1945". Persona di raro equilibrio e saggezza è stato sempre molto stimato dai colleghi di lavoro come dalle persone che gli stavano accanto e la sua assoluta coerenza dovrebbe essere sempre ricordata come esempio per le generazioni attuali e future.

Giancarlo Spezia

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23/08/2011

Picchetto d'onore per Olimpio Taina

Rivergaro, ieri nella chiesa di Niviano i funerali dell'alpino scomparso a 91 anni

RIVERGARO - Si sono svolti ieri pomeriggio, nella chiesa di Niviano di Rivergaro, i funerali di Olimpio Taina, l'alpino scomparso l'altro giorno all'età di 91 anni. Alla cerimonia era presente un picchetto della sezione Ana di Settima (della quale era stato uno dei soci fondatori nel 1968), accompagnato dal vessillo della sezione provinciale di Piacenza, issato dal presidente Bruno Plucani, con cui si onora la memoria dei reduci. Taina, che per tutta la vita ha svolto l'attività di agricoltore nelle campagne rivergaresi, aveva infatti combattuto durante la seconda Guerra mondiale tra le file del 2° Reggimento della Brigata alpina "Taurinense". Durante la campagna di Grecia fu catturato dai tedeschi e imprigionato in un campo di concentramento in Germania, dove subì vessazioni e torture. Ne uscì però solo alla fine del conflitto, in seguito alla liberazione operata dalle forze militari sovietiche.
Già insignito anni fa della Croce di guerra, in occasione della Festa della Repubblica del 2010 ottenne dall'allora prefetto Silvana Riccio la medaglia d'onore riconosciuta ai deportati e internati nei lager nazisti, o destinati al lavoro coatto per l'economia di guerra nell'ultimo conflitto mondiale.
Taina, che lascia la moglie Maria e la figlia Patrizia, è conosciuto come una persona molto attiva non solo all'interno della sezione Ana di Settima. «Fino agli ultimi tempi in cui ha frequentato gli alpini - lo ricorda il capogruppo Roberto Ronda - amava ripercorrere i momenti vissuti in guerra per trasmetterli ai più giovani. Voleva che i patimenti da lui vissuti, il modo in cui sopravvisse sfamandosi con le bucce di patata scartate dai tedeschi, fossero di esempio, un'esortazione per ripudiare la guerra. Per tutti è sempre stato un uomo valoroso e una persona forte nel lavoro».
f. c.

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15/08/2011

Vandali contro la sede degli alpini

Ignoti hanno rotto le finestre negli spogliatoi e sporcato i bagni

piacenza - Atti vandalici al campo "Daturi" di viale Risorgimento. Ancora una volta, ignoti hanno preso di mira la sede della sezione alpini di Piacenza. Probabilmente nella notte di venerdì hanno agito indisturbati rompendo i vetri delle finestre degli spogliatoi.
Nel mese di aprile 2011 già un primo episodio durante il quale ignoti avevano forzato la porta di ingresso della sede sociale ospitata al campo "Daturi". Entrati, non avevano potuto portare a termine il loro piano perché sorpresi da una collaboratrice che, scostata con forza dagli uomini in fuga, aveva riportato una ferita ad una mano.
«Sabato mattina - spiega il presidente provinciale Ana, Bruno Plucani - entrando al campo Daturi e aprendo la sede come ogni settimana mi sono accorto che alcuni vetri delle finestre degli spogliatoi attigui alla struttura erano in frantumi». Tre le vetrate rotte, una aveva ancora il sasso conficcato nei vetri. «Oltre a questo - prosegue Plucani - hanno forzato le finestre sul retro degli spogliatoi e sono riusciti ad entrare. I servizi igienici erano completamente lordi e impraticabili, volutamente sporcati».
Di fronte alla situazione, Plucani non ha esitato a chiamare il 112 e poco dopo è giunta sul posto una pattuglia della polizia scientifica per fare i rilievi. La segnalazione è stata fatta anche al Comune di Piacenza in quanto tutta la struttura è di proprietà comunale. Gli alpini della provincia di Piacenza hanno in gestione l'area e la struttura delle quali seguono lavori di manutenzione e sfalcio dell'erba periodicamente.
«Non riesco a capire - commenta Plucani - che gusto si può provare a rompere vetri e sporcare come non mai i servizi igienici. Sono deluso e sconfortato perché noi alpini accudiamo tutta l'area con molto impegno. Siamo presenti ogni giorno, soprattutto in questo periodo in cui stiamo organizzando la Festa Granda che si svolgerà il 18 settembre proprio a Piacenza, e diamo la possibilità alle persone che vengono a passeggiare o a fare attività sportiva di avere tutte le agevolazioni possibili. Nel periodo scolastico il parco viene frequentato giornalmente dagli studenti che accompagnati dai loro insegnanti svolgono attività fisica e quindi la delusione è tanta quando si vedono questi atti, che siano fatti da giovani o meno giovani».
Non risultano scritte ingiuriose. Da quando, nel mese di giugno, è cominciato l'iter di valutazione della commissione nazionale Ana per l'aggiudicazione dell'adunata nazionale per la quale Piacenza si è candidata, erano apparse su alcuni muri della città scritte contro gli alpini. Ma il presidente Plucani esclude che vi sia un collegamento tra questo ultimo atto, «portato a termine da delinquenti», e quelle frasi, «opera di buontemponi».

red. cro

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06/08/2011

Il "vecio" cantoniere che cavalcava l'Airone

FARINI - Ha trascorso tutta la giovinezza al fronte, tra Africa e Balcani. Da vent'anni vive con la moglie in provincia di Milano. Ma Bonfiglio Scagnelli, che ha appena festeggiato un secolo di vita, il suo cuore l'ha lasciato nelle montagne dell'alta Valnure, dove è nato nel 1911 e dove, quando può, torna a trascorrere qualche giorno di vacanza con nipoti e pronipoti nella casa di Farini. Scagnelli i più anziani lo ricordano come cantoniere "tuttofare" del Comune, incarico che ha mantenuto dal dopoguerra fino al pensionamento, avvenuto alle fine degli anni ‘70, ma anche dopo come collaboratore "volontario". Ad annunciare il suo arrivo nelle più sperdute frazioni di montagna era l'inconfondibile rombo della sua Moto Guzzi, un "Airone" 250 rosso fiammante che gira ancora a Pradovera. Che ci fosse caldo torrido o gelo, lo inforcava e raggiungeva la sua meta: in maniche di camicia nel primo caso, con la giacca imbottita di giornali nel secondo. La moto, d'altronde, era una delle sua passioni.
Un'esistenza tutt'altro che monotona, quella di Bonfiglio Scagnelli. La famiglia abitava in campagna, nella frazione di Cogno San Bassano. Sesto di sette fratelli, Bonfiglio Scagnelli aveva trascorso la sua infanzia aiutando il padre in campagna. Nel 1936 era stato precettato negli alpini della brigata "Taurinense" e inviato in Africa, dove era rimasto fino al ‘41. Quasi cinque anni di guerra e occupazione in Abissinia, senza mai tornare a casa. Con un episodio rimasto scolpito nella memoria del "vecio" che, lucidamente, lo racconta ancor oggi ai pronipoti: l'assedio di Adua, quando gli italiani restarono accerchiati per quaranta giorni, riforniti di viveri con gli aerei. Per questo e altri episodi, l'alpino Scagnelli ricevette tre croci di guerra, che conserva ancora gelosamente come ricordo. Rientrato in Italia viene dirottato subito nei Balcani, dove combatte con la "Taurinense" in Albania e Montenegro, ma anche in Grecia.
Nel 1945 è a Genova, quando viene firmato l'armistizio e solo allora può tornare a casa. A Ferriere conosce quella che, dopo pochi mesi, diventerà sua moglie: Angela Mulazzi, di Ciregna. Sono anni difficili, soprattutto in montagna («Siamo andati a vivere a Cogno San Bassano e in casa avevamo solo la gavetta dell'esercito che Bonfiglio si era portato dietro», racconta la signora). Dal matrimonio nascono Rita e Iole, ma intanto ottiene un posto di cantoniere al Comune. A Farini resta fino alla fine degli anni ‘90, poi con la moglie decide di trasferirsi a Bussero, nel milanese, dove vivono anche le figlie. «Ancora lucido, specie quando si tratta di raccontare gli anni della guerra, si dedica alle sue passeggiate e, soprattutto, alla cura del piccolo orto in balcone» racconta il nipote Francesco Delle Side. Qualche giorno fa anche lui ha festeggiato i 100 anni del nonno con tutta la famiglia, che conta altri tre nipoti e cinque pronipoti. L'anno scorso, invece, i coniugi Scagnelli avevano festeggiato il traguardo dei 55 anni di matrimonio. Al "vecio" sono indirizzati anche gli auguri di Gaetano Sturla, capogruppo dell'Associazione nazionale alpini di Farini, che lo inviterà alla "Festa Granda" del 18 settembre a Piacenza insieme ai due reduci della campagna di Russia, Carlo Vicentini e Nelson Cenci.

Antonio Di Giovanni

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02/08/2011

Per tre giorni Piacenza invasa dalle "penne nere" Dal 16 al 18 settembre la Festa Granda degli Alpini

In attesa del raduno nazionale degli alpini, che si terrà a Piacenza nel 2013, la nostra città festeggia il sessantesimo con la Festa Granda del 16-17-18 settembre.
Per la sezione degli alpini di Piacenza, in particolare, ricorre il novantesimo della fondazione del gruppo di Piacenza.
Si parte venerdì 16 settembre alle 21 nella basilica di San Francesco con il concerto dei cori Ana Valnure, Ana Valtidone e Cai Piacenza
Si continua sabato 17 settembre con il ritrovo alle 16 in piazza Cavalli e alle 16,30 l'inaugurazione della via dedicata al capitano Arturo Govoni.
Alle 17,30 al campo Daturi, in viale Risorgimento 18, inaugurazione del cippo dedicato agli alpini e alle 18, all'auditorium S. Ilario, di via Garibaldi 17 il benvenuto agli ospiti da parte dell'amministrazione comunale.
Dalle 20, sempre al campo Daturi, "Veglia verde" con stand gastronomici e danze con il gruppo Enerbia.
Domenica 18 settembre, dalle 9,15 alle 12,30, in piazza Cavalli la cerimonia ufficiale che prevede alle 9,15 l'ammassamento e alle 9,45 l'alzabandiera e la deposizione della corona al monumento ai Caduti.
Alle 10 la sfilata con fanfare e alle 11,15 nella basilica di San Francesco la messa celebrata dal vescovo Ambrosio e dal cappellano nazionale don Stefano Garilli.
Alle 12 l'intervento delle autorità e la consegna del contributo "Fondazione Govoni" e alle 12,30 il "Passaggio della Stecca" del gruppo di Ferriere. Alle 12,45 al campo Daturi di viale Risorgimento 18 il rancio alpino con stand gastronomici.
Alle 15 in piazza Cavalli l'esibizione del corpo bandistico Amilcare Ponchielli di Piacenza. Infine alle 17,30, in piazza Cavalli, l'ammaina bandiera. Per informazioni contattare la sezione alpini di Piacenza, tel 0523/322980 o il capogruppo di Piacenza, Gino Luigi Acerbi, cell. 333/2132282.
Fra due anni, nel 2013, si terrà invece a Piacenza il raduno nazionale degli alpini. Un evento di importanza nazionale, che porterà a Piacenza circa 500mila persone nel giro di tre giorni da tutta Italia e che coinvolgerà la maggior parte dei comuni della provincia. A ben due anni di distanza sono già iniziati i preparativi per l'adunata nazionale degli Alpini, che nel maggio del 2013 verrà organizzata nella nostra città. Per ora in verità bisognerebbe ancora usare il condizionale, poiché l'ufficialità verrà annunciata il prossimo settembre, ma ad oggi Piacenza risulta l'unica candidata per succedere a Bolzano 2012.
Intanto è stato svelato il percorso della sfilata di tutte le sezioni degli Alpini, che nella giornata di domenica 12 maggio 2013 costituirà il momento clou. Assembramento in via Martiri della Resistenza, da dove partirà il corteo per poi attraversare la città attraverso via Boselli, via Beati, via Farnesiana, piazzale Libertà (dove, al posto delle fontane, verranno montate due tribune laterali per gli spettatori), stradone Farnese e conclusione in via Genova, luogo scelto per lo scioglimento. In tutto, si calcola che saranno circa 100mila gli Alpini che sfileranno, per un indotto totale di circa 500mila persone che arriveranno a Piacenza tra venerdì e domenica, per un giro d'affari che potrebbe aggirarsi intorno ai 30 milioni di euro, soprattutto nei settori della ristorazione e della ricettività alberghiera.
 

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02/08/2011

Marcia per l'hospice, boom di partecipanti

Borgonovo, cento iscritti in più rispetto alla passata edizione. Raccolti 1.450 euro

Borgonovo - Una somma di 1.450 euro euro a favore dell'associazione Amici dell'hospice. A tanto ammonta il contributo raccolto grazie alle offerte dei 450 podisti che l'altra sera si sono dati appuntamento a Bruso di Borgonovo per partecipare alla terza edizione della marcia "Camminiamo per l'hospice". L'evento sportivo, organizzato dal Gruppo Podistico Borgonovese, quest'anno ha visto un boom di iscritti, che sono stati circa un centinaio in più rispetto alle precedenti edizioni. Il ricavato delle offerte raccolte sarà ora devoluto all'associazione Amici dell'hospice che opera all'interno della struttura per le cure palliative che si trova in un ala dell'istituto Andreoli di Borgonovo.
La marcia non competitiva come sempre si snodava lungo due percorsi: uno di sei e uno di dodici chilometri. Il tragitto più breve è stato scelto dai marciatori meno allenati e anche dai tanti bambini che, insieme ai loro genitori, hanno preso parte alla manifestazione podistica. Per i marciatori più esperti appartenenti ai circa 15 gruppi in gara (in arrivo anche da fuori provincia) il percorso prediletto è stato invece quello di dodici chilometri che, dopo un tratto in comune con l'altro percorso fino alla località Rio girava verso la Malpaga, costeggiava il Tidone, sbucava a Fabbiano e poi proseguiva verso Castelnuovo e Bruso. Ad attendere i marciatori - tra cui c'erano anche il presidente della Provincia Massimo Trespidi e il sindaco Roberto Barbieri - c'erano i volontari del gruppo alpini che per l'occasione hanno allestito una grande cena all'aperto negli spazi adiacenti l'antica pieve (la cui canonica ospita la sede delle penne nere). All'evento hanno dato una mano anche i volontari della Pro loco che hanno fornito il supporto logistico.
Oltre al Gruppo Podistico anche altre realtà si stanno spendendo a favore dell'hospice di Borgonovo. Solo poche settimane fa, ad esempio, l'Anspi di Casaliggio ha organizzato una cena benefica negli spazi verdi di fianco alla chiesa cui hanno partecipato oltre un centinaio di persone. Anche in quel caso i fondi raccolti saranno devoluti alla struttura per le cure palliative. Il Gruppo Podistico dà invece appuntamento a tutti gli appassionati per il 2 settembre in occasione dell'immancabile marcia "Curum par la chisöla", che si terrà in apertura della tradizionale sagra d'la chisöla. La prossima marcia a favore dell'hospice è in programma invece per il 2012 con un mese di anticipo: in giugno anziché alla fine di luglio.

mar. mil.

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29/07/2011

Storia di Marietta

di AGOSTINO DAMIANI
Questa l'hanno raccontata Santa e Maria, due sorelle tanto somiglianti da sembrare gemelle, con i nomi che così combinati parevano l'inizio di una giaculatoria.
Solo loro hanno conosciuto bene la protagonista della storia, anche se in effetti la videro soltanto due volte, per pochi giorni e ad una anno di distanza.
Marietta era nata nel 1901, a San Giulio, uno di quei lembi d'Italia dove combatterono la guerra del 14/18, un macello di trincee e sanguinose battaglie per conquistare "quote" strategicamente inutili. In quella guerra di posizione c'era il problema di raggiungere e rifornire i Caposaldi, collegati da camminamenti interrati difficili da percorrere persino ai muli!
Qualcuno ebbe un'idea!
Perché non utilizzare le montanare che erano abituate ad andar per pascoli e boschi, affardellate peggio degli spalloni? Gerla in spalla e 30 chili di carico ciascuna, ed il gioco era fatto! C'era da portare di tutto, posta, viveri, indumenti e anche ordini e munizioni.
E così fecero! Crearono un corpo Femminile e lo intrupparono assieme ai Reggimenti Alpini.
Quando reclutarono la Marietta, aveva da poco compiuto i 16 anni. Con quel nome si poteva pensare fosse piccola e minuta, invece era una ragazzona bionda, bianca e rossa che pareva il ritratto della salute, abituata ad aiutare il padre a portare a valle con i muli legname e fieno. A guardarla bene, Marietta era uno splendore di donna, di ossatura robusta ma ben costruita. Come femmina aveva ogni cosa al suo posto, ed era più forte di un maschio.
Marietta, ad esempio, prendeva 2 noci nel palmo della mano e stringendo le dita a pugno le sbriciolava una contro l'altra senza fare alcuna fatica. Caricava tronchi, anche pesanti un quintale. Almeno, così dicevano in paese.
Quando si iscrisse per prendere servizio le fecero un esame di idoneità, un percorso con la gerla in spalla e una specie di visita militare e poi le diedero la fascia rossa e la sua brava qualifica di "Portatrice Carnica", con tanto di numero di matricola.
Il servizio era pagato poco, ma si trattava pur sempre di soldi contanti, soldi veri! E chi li aveva visti mai? E poi c'era l'accesso al rancio dei soldati, con la carne una volta la settimana.
Un giorno un Maresciallo di Commissariato, con un po' di pancetta e gli occhiali a stringinaso le disse, con fare paterno, senza che altri sentissero:
«Ti piacerebbe andare a lavorare a Padova, mica con gli zoccoli, ma con delle belle scarpette di vitella, mica con lo scialle, ma con una bella camicetta di seta? Nel Circolo che conosco io assumono belle ragazze come te e le pagano pure bene! Ti ci porto io! »
La Marietta ne parlò alla mamma che, resasi conto che sua figlia per certe cose era ancora una "fagiolona" la mandò da una zia che viveva sola e tranquilla nel paese vicino.
Questa zia aveva fatto per vent'anni il mestiere nelle "case" tra Livorno e Ventimiglia e se ne intendeva. Spiegò tutto quello che c'era da spiegare alla nipote, che capì al volo.
Due giorni dopo il Maresciallo tornò alla carica, e finì lui a Padova, all'Ospedale Militare. Frattura della mascella!
Marietta perse il posto.
Santa e Maria la conobbero nel 1946, trent'anni dopo e di come avesse campato in quei decenni poco si sa. Era rimasta presto orfana dei genitori e aveva tirato su tre sorelle all'onor del mondo, ma era ancora signorina e senza una lira.
Quel poco che aveva glielo aveva portato via la guerra, finita da pochi mesi.
Le tre donne si trovarono assieme, per caso, alla Lombarda Risi, una enorme fattoria del pavese dove erano andate a fare la "campagna" del riso come "mondine". Le sorelle erano già esperte mentre per la Marietta era la prima volta, ma robusta e volenterosa com'era non ebbe difficoltà ad imparare il mestiere, anche se ormai aveva più di 40 anni.
Si alzavano all'alba, venivano caricate su di un autocarro e raggiungevano il posto di lavoro, lontano dalla fattoria che le ospitava.
A sorvegliare l'andamento dei lavori, assieme ad altri, c'era un fattore, scapolone con brutta nomea, la faccia da pugile, grande e grosso, sempre ingrugnito e di poche parole.
Si chiamava Guido ma era soprannominato Nodino, ed anche in questo caso il diminutivo era fuori posto. Dice che lo chiamavano così perché aveva l'abitudine di dire, prima di incominciare a menare le mani:
«Ti prendo per il collo e ci faccio un nodino! ».
E così. Di nodino in nodino era diventato Nodino... perché di litigare gli capitava spesso e mai nessuno lo aveva battuto.
Una sera, quando venne l'ora di mettersi a dormire Santa e Maria si accorsero che la loro amica non era al suo posto branda! Arrivò tardissimo e si mise giù senza dire niente a nessuno.
La mattina dopo Marietta non andò al lavoro. Mise le sue cose nella cassetta militare che le faceva da valigia e se ne andò alla fermata della corriera. Le sue amiche la videro per l'ultima volta dal cassone dell'autocarro, dritta come un fuso, con la cassetta al piede rispondere al loro saluto agitando la mano lentamente.
Addio Marietta!
Sui campi quel mattino Nodino non c'era. Comparve solo a mezzogiorno, con la testa fasciata a coprirgli un occhio, dice per una scheggia volata tagliando la legna.
Passarono esattamente 12 mesi e Santa e Maria tornarono a fare la "campagna" 1947, stessa fattoria, stesso lavoro. A mezzogiorno, quando venne l'ora di pranzo arrivò la moglie del fattore a distribuire la minestra che prendeva con il mestolo da un pentolone messo su di un carrello a ruote.
Santa e Maria si misero ad urlare: «Marietta, Marietta... sei proprio tu? ». Lei le abbracciò con le lacrime agli occhi e terminata la distribuzione tornò da loro a chiacchierare. Con noncuranza mostrò l'anello, una "vera" luccicante che portava al dito. Era di quelle grosse, da signori.
«Sì, Guido ed io, siamo sposati da tre mesi... ».
«Ma come è successo? Racconta! ».
«Il mese di novembre, che già aveva incominciato a nevicare è arrivato su da me, poaretto! Come abbia fatto a trovarmi non lo so! Lo sapete come è fatto, non è tipo da lunghi discorsi e mi ha aggredita. Diceva che voleva la rivincita, che gli spettava un secondo incontro! ».
«Come un incontro? Insomma, voleva fare a botte? ».
«Lui ha detto soltanto così: voglio la rivincita. Se vinco io è fatta, se vinci tu, ti sposo! ».
«E poi? ».
Marietta sembrava un'altra. Guardava l'anello luccicante e sorrideva trasognata.
«E poi e poi... otto giorni di Ospedale a Cividale, poaretto! ».
 

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29/07/2011

Pianazze, domenica raduno degli alpini

Passo Pianazze domenica ospiterà gli alpini del gruppo di Le Moline per l'annuale raduno. Ritrovo alle 10,30 alle Pianazze, poi alzabandiera alle 11 e messa al campo alle 11,30 animata dai canti della Schola Cantorum di Podenzano. Seguirà il pranzo e dalle 15 intrattenimento con musica e ballo liscio. Presenti autorità.
 

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15/07/2011

Gli alpini in aiuto ai disabili

Morfasso, donati mille euro per l'acquisto di un automezzo

MORFASSO - Ha avuto un grande successo la festa organizzata anche quest'anno dagli alpini di Morfasso nel pianoro di Santa Franca, sul monte omonimo. In quella meravigliosa cornice naturale posta a circa 1200 metri sul livello del mare, grazie ai volontari coordinati dal capogruppo delle penne nere morfassine Flavio Casali, sono convenuti numerosi commilitoni provenienti da diverse località della provincia e dal vicino Parmense, ma anche turisti, paesani, e alcuni emigrati che hanno fatto ritorno alla loro terra d'origine. A dare inizio alla giornata di festa, l'alzabandiera eseguito dagli alpini Domenico Besagni e Celeste Guselli, quindi la messa celebrata da don Pier Antonio Oddi per gli alpini caduti in tempo di guerra e per quelli scomparsi in tempo di pace: «Gli alpini sono un Corpo prezioso per il nostro esercito - ha detto don Oddi -, ma particolarmente per le popolazioni colpite da disgrazie naturali come terremoti, alluvioni e da disgrazie purtroppo causate dall'uomo». Al termine della funzione, dopo la preghiera dell'alpino letta da Italo Dante Croci, Flavio Casali ha ringraziato l'amministrazione comunale di Morfasso, le autorità (il vicesindaco Mauro Dallanoce, il luogotenente Franco Liberati e il brigadiere Domenico Sileo dei carabinieri di Morfasso, il vicepresidente provinciale degli Alpini Gino Acerbi), i gruppi alpini, le associazioni di volontariato (l'Avis, la Croce Verde e la Pro loco di Morfasso), don Oddi, e tutti i volontari per la collaborazione prestata nella particolare circostanza, consegnando al vicesindaco di Morfasso un assegno di mille euro quale contributo delle penne nere morfassine al Comune «per l'acquisto di un automezzo per il trasporto dei disabili». Da parte sua, Mauro Dallanoce ha portato i saluti dell'amministrazione e ha ringraziato le penne nere per il gesto di solidarietà: «Gli alpini di Morfasso ci sono in giornate come oggi dove c'è una grande festa, ma ci sono anche in momenti di bisogno come per la raccolta di fondi per l'acquisto di un Doblò adibito al trasporto dei disabili». Il vicepresidente provinciale degli alpini, Gino Acerbi, ha dapprima portato il saluto del presidente Bruno Plucani, impegnato a Porretta Terme per la festa Sezionale emiliano-romagnola, e poi ha ringraziato tutti i presenti e i commilitoni arrivati nel pianoro assieme a 23 labari in rappresentanza di altrettanti gruppi alpini, ricordando che tra circa 60 giorni si terrà a Piacenza la Festa Granda, cioè un "assaggio" «per quella che dovrebbe essere l'Adunata nazionale del 2013». Dopo la deposizione della corona di alloro in onore dei caduti davanti all'oratorio, per tutti c'è stata poi la possibilità di gustare il "rancio alpino" preparato dai volontari.

Gianluca Saccomani

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14/07/2011

Al Farnese il monumento dedicato ai Caduti dell'Esercito

Una piramide di bronzo che racchiude uno spazio vuoto, dedicato al solenne "Lo giuro! " che ogni studente dell'Accademia Militare pronuncia prima di prendere servizio, circondato dai momenti più significativi della storia italiana, dall'incontro di Teano fra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, le due guerre mondiali, per arrivare alle missioni di pace dei giorni nostri. Si presenta così, come un grande tributo all'Arma nazionale, il monumento realizzato nella ricorrenza del 150° anniversario dell'unità d'Italia per onorare tutti i Caduti che nell'Esercito hanno operato sacrificando la propria vita per la Patria. Giunta ieri mattina nella nostra città e posta nell'area antistante i musei civici di Palazzo Farnese, la scultura rimarrà in esposizione fino al prossimo 20 luglio. Con la collaborazione delle varie associazioni d'Arma infatti il monumento sta compiendo un tour di regione in regione secondo un percorso di alto valore simbolico che da Genova l'ha portata a Piacenza, da dove ripartirà verso Milano, per poi fermarsi definitivamente a Modena, sede dell'Accademia Militare, scuola di antiche tradizioni per la formazione degli Ufficiali dell'Esercito italiano. Un viaggio lungo la penisola al quale si sono associati, su base individuale e contributo volontario, gli Allievi dei vari Corsi dell'Accademia di Modena, che hanno voluto condividere la memoria dei tanti italiani caduti per la difesa del suolo nazionale e per il mantenimento della pace. A realizzare l'opera è stato lo scultore Fiorenzo Bacci, ex allievo dell'Accademia, che nel suo bronzo ha raccontato le gesta dei militari dal 1861 al 2011 con una serie di bassorilievi. Il vero punto focale è però rappresentato dall'anima vuota scolpita al suo interno, che delinea la sagoma di un allievo dell'Accademia nel momento del giuramento, atto solenne che in questo modo viene condiviso con chi avrà il piacere di ammirare il monumento. La scultura è stata inaugurata dall'assessore alla Cultura, Paolo Dosi insieme al generale Eugenio Gentile, ex direttore del Polo di Mantenimento Pesante e vicepresidente dell'Ente Farnese e ai rappresentati di Forze dell'Ordine, Esercito, Associazione Nazionale Alpini, Unuci, Anuspa, Anutei e delle altre associazioni combattentistiche e d'Arma. «Questo è un grande riconoscimento per tutti coloro che hanno dato la vita per il nostro paese - ha detto Dosi - dobbiamo ringraziare soprattutto gli Alpini se Piacenza è stata inserita nel tour. Speriamo che molti cittadini vengano a vederla, racconta vicende dolorose ma significative per ogni italiano».

Gabriele Faravelli

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14/07/2011

Veglia "verde" con gli alpini nel segno della solidarietà

RIVERGARO - Sul grande prato dell'oratorio di Pieve Dugliara di Rivergaro si è ritrovato un fiume di persone. La due giorni della Veglia "verde" organizzata dai gruppi Alpini della Bassa Valtrebbia ha fatto il tutto esaurito. Domenica sera ospiti d'onore sono stati i sindaci Pietro Martini di Rivergaro e Lodovico Albasi di Travo. A consegnare loro una copia de Il libro verde della solidarietà è stato il presidente dell'Ana Piacenza, Bruno Plucani. «In questo volume - spiega - sono inserite tutte le donazioni e le ore di lavoro che hanno impegnato gli alpini dall'inizio dell'anno. Tramite la Veglia "verde", ma non solo, cerchiamo di portare avanti i valori che ci contraddistinguono. Il ricavato della festa sarà infatti devoluto in beneficenza».
Dopo i ringraziamenti, Martini ha detto: «Avere sul mio territorio gli alpini mi riempie d'orgoglio perché sono persone che si impegnano al massimo per far star bene altre persone che hanno bisogno». Dello stesso parere anche Albasi: «Da quando sono sindaco, con gli alpini si è stabilito un forte legame anche grazie al giovane capogruppo Marco Girometta. Con voi ho vissuto un'esperienza unica come l'adunata nazionale a Torino, città che ci ha accolti in modo splendido. Gli alpini non smettono di essere un segno forte per il proprio paese». Plucani ha quindi voluto ringraziare tutte le persone che hanno lavorato nelle cucine, gli alpini, le loro mogli, il circolo Anspi di Pieve Dugliara, il cappellano sezionale don Stefano Garilli, il maresciallo Roberto Guasco e i quattro capigruppo: Luigi Mercori di Rivergaro, Marco Girometta di Travo, Roberto Ronda di Settima e Dauride Gobbi di San Nicolò. I fondi raccolti durante la due giorni di festa, gastronomia e musica saranno destinati in parte ai gruppi locali che li utilizzeranno per opere benefiche in favore del proprio territorio ed in parte alla Fondazione Govoni.
«Non sappiamo ancora a quale realtà il Consiglio nazionale degli Alpini deciderà di destinare i fondi raccolti - spiega Plucani - La notizia sarà data il 18 settembre in occasione della Festa Granda».

Nicoletta Novara

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14/07/2011

Sullo stradone farnese nuove scritte ingiuriose contro gli Alpini

Egregio direttore, proprio mentre piangiamo un altro figlio della nostra Patria, un militare della Folgore ucciso a Kabul da un ignobile ordigno, registriamo con profonda indignazione e rammarico la comparsa nella nostra città di una nuova serie di scritte ingiuriose nei confronti del corpo degli Alpini.
Le scritte, avvistate anche sullo Stradone Farnese, si sono moltiplicate negli ultimi giorni, dopo l'annuncio del raduno nazionale degli Alpini, previsto a Piacenza nel 2013. Sono atti vergognosi, come vili sono coloro che li commettono, e che necessitano di una risposta forte e immediata, anche perché sono del tutto estranei alla cultura e alla tradizione del nostro territorio.
Nell'esprimere tutta la nostra riconoscenza alla meritoria opera dell'Associazione Nazionale Alpini sia nel quotidiano sia nelle emergenze, ci auguriamo che quanto prima vengano scoperti gli autori di queste ignobili scritte, auspicando che nel frattempo, chi di dovere, si occupi di rimuovere dagli edifici imbrattati queste parole che sono un'offesa non solo agli Alpini, ma a tutta la nostra città.
 

Marco Civardi
(Il Popolo della Libertà)


Riccardo Palmerini
(Movimento per l'Italia)

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13/07/2011

La statua per i Caduti dell'esercito da oggi farà tappa ai musei di Palazzo Farnese

Arriva oggi, mercoledì 13 luglio, alle 12.30, a Piacenza, il monumento in bronzo realizzato nella ricorrenza del 150° anniversario dell'unità d'Italia per onorare tutti i Caduti che nell'Esercito hanno operato sacrificando la propria vita per la Patria. Con la collaborazione delle varie associazioni d'Arma la scultura sta compiendo un tour di regione in regione secondo un percorso di alto valore simbolico. La "Primogenita" è una delle 23 città italiane che il monumento toccherà, prima di raggiungere il luogo definitivo, Modena, sede dell'Accademia Militare, scuola di antiche tradizioni per la formazione degli Ufficiali dell'Esercito italiano. A Piacenza, dove sarà esposta fino al prossimo 20 luglio nello spazio antistante i musei civici di Palazzo Farnese; la scultura arriva dopo la tappa genovese e a sua volta, dopo la sosta biancorossa, partirà con destinazione Milano.
Alla realizzazione del monumento si sono associati, su base individuale e contributo volontario, gli Allievi dei vari Corsi dell'Accademia di Modena, che hanno inteso condividere la memoria del lungo cammino e il ricordo per i tanti caduti in tutte le guerre e nelle operazioni all'estero per il mantenimento della pace. Nel bronzo dello scultore Fiorenzo Bacci, anch'egli ex-allievo, sono scolpiti episodi che rievocano Armi e Corpi, in una sintesi storica collettiva che dal 1861 arriva al 2011. Il punto focale dell'opera è rappresentato dall'area "vuota", che delinea la sagoma di un allievo dell'Accademia nell'atto solenne del giuramento che diventa così evento e ricordo indelebile di un impegno sacro. Dal vano lasciato aperto dalle due facce del monumento si può entrare, uscendo proprio dalla sagoma dell'allievo nell'atto di dire "Lo giuro".
«E' un onore per Piacenza poter ospitare un monumento così ricco di significati - sottolinea l'assessore alla Cultura Paolo Dosi - e per questo dobbiamo ringraziare in particolare l'Associazione degli Alpini, il cui impegno è stato determinante affinché anche la nostra città fosse inserita nel tour che la scultura sta compiendo».

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13/07/2011

Scritte contro gli alpini offesa a tutta la città

«Le scritte ingiuriose nei confronti del corpo degli Alpini, avvistate anche sullo Stradone Farnese, si sono moltiplicate negli ultimi giorni, dopo l'annuncio del raduno nazionale degli Alpini, previsto a Piacenza nel 2013. Sono atti vergognosi, come vili sono coloro che li commettono, e che necessitano di una risposta forte e immediata, anche perché sono del tutto estranei alla cultura e alla tradizione del nostro territorio». Lo scrivono Marco Civardi (Popolo della Libertà) Riccardo Palmerini (Movimento per l'Italia). «Nell'esprimere tutta la nostra riconoscenza alla meritoria opera dell'Associazione Nazionale Alpini sia nel quotidiano sia nelle emergenze, ci auguriamo che quanto prima vengano scoperti gli autori, auspicando che chi di dovere, si occupi di rimuovere queste parole che sono un'offesa a tutta la nostra città».
 

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10/07/2011

Al parco omaggio a chi ha sacrificato la vita

Galleana: nel sacello tributo ad alpini, terremotati di Haiti e vittime della polveriera

Alpini, terremotati di Haiti e vittime della polveriera della Galleana. Ha voluto rendere un omaggio collettivo sotto l'egida di Santa Barbara Ernesto Zanelli, piacentino doc che da sei anni si occupa del mantenimento del sacello dedicato alla protettrice degli artificieri: ieri mattina infatti, nel parco Giovanni Paolo II (ex Galleana) che ospita la piccola cappella, sono state benedette le due statue che Zanelli ha realizzato in omaggio agli alpini caduti per la patria e alle vittime del terremoto di Haiti. La cerimonia, realizzata in collaborazione con la Circoscrizione 3 e la sezione degli Alpini di Piacenza, ha voluto anche rendere omaggio al 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia attraverso il ricordo di chi ha donato la vita per la salvezza della nazione.
Lo spirito di sacrificio degli Alpini ne è un valido esempio: «Io credo sia doveroso rispettarli perché hanno fatto la salvezza dell'Italia», ha commentato Zanelli durante la cerimonia a cui hanno partecipato anche la presidente della Circoscrizione 3 Luciana Meles e il presidente della sezione provinciale degli Alpini di Piacenza Bruno Plucani. Il piacentino, omaggiato anche con una targa delle Guardie ecologiche volontarie, lo ha fatto: le statue, benedette da don Stefano Garilli, saranno d'ora in poi esposte sull'altare dedicato a Santa Barbara e uniranno in un comune e sentito omaggio le vittime della polveriera della Galleana, quelle del terremoto di Haiti e le valorose penne nere.
«Un grazie sincero va a Ernesto, un amico di noi alpini», ha spiegato il presidente Plucani, «noi gli siamo grati per tutto il lavoro che ha fatto in questi anni e l'impegno è quello di ripetere questa cerimonia ogni anno. L'omaggio nel parco "Giovanni Paolo II" non deve restare un'eccezione del 2011: ogni anno, in una data che stabiliremo, verremo qui a ricordare queste vittime e il coraggio degli alpini». E chissà che attraverso questo legame sancito con gli alpini il parco piacentino non possa avere un ruolo da protagonista anche nelle celebrazioni che faranno da contorno al possibile raduno nazionale degli Alpini per il quale Piacenza è in lizza: «Sarebbe straordinario poter utilizzare questo luogo anche nell'ambito del raduno nazionale», si è augurato Plucani, «vedremo in settembre, quando avremo la risposta definitiva».
Particolarmente soddisfatta si è detta anche la presidente Meles per «un'iniziativa che celebra i 150 anni dell'Unità d'Italia in un posto meraviglioso come il nostro parco e attraverso l'impegno di un amico quale è Zanetti».


Betty Paraboschi

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09/07/2011

Travo, mostra sui 150 anni dell'Unità d'Italia con le copertine della "Domenica del Corriere"

Una sezione della esposizione dedicata alla nascita delle penne nere

TRAVO - Marco Girometta, Mauro Maffi, Fabio Agosti, Roberta Ugaglia, Alessia Saccomani, Paolo Baldanti e Silvio Armani sono i nomi degli organizzatori della mostra sugli Alpini andata in scena a Travo.
L'evento, che è stato allestito nella sala polivalente, è stato realizzato in accordo con il Comune legandosi strettamente agli avvenimenti messi a programma per i 150 anni dell'unità d'Italia.
Gli organizzatori hanno pensato ad un percorso guidato a partire da alcune pagine de "La domenica del Corriere" riferite ad eventi storici di grande rilevanza per il corpo Alpini. Seguendo il percorso si incontravano poi due bandiere: quella con lo stemma dei Savoia e il tricolore attuale.
Tutta una sezione è stata invece dedicata alla nascita degli Alpini, dalle spiegazioni della genesi del corpo, a quelle del cappello, alla prima divisa del 1873, fino ai simboli, ovvero il fregio e la nappina.
Un tavolo è stato dedicato esclusivamente ai cappelli dei corpi dell'esercito fra cui i bersaglieri, i carabinieri, gli alpini, i paracadutisti, gli elicotteristi e alcuni elmetti della prima e della seconda guerra mondiale. Infine uno spazio è stato destinato ai cimeli storici e quindi tute mimetiche, divise di ufficiali, moschetti, pistole coloniali, foto d'epoca e medaglie d'onore.
Sparse per tutta la mostra, inoltre, numerosi scatti delle valli piacentine. A fare visita un discreto numero di persone, nonostante il caldo, fra cui il sindaco Lodovico Albasi e il vicesindaco Roberta Valla.

n. n.

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08/07/2011

A Pieve Dugliara fine settimana con la "Veglia verde" degli alpini

RIVERGARO Tradizionale "Veglia verde" organizzata dagli alpini della bassa Valtrebbia nella sede del circolo Anspi di Pieve Dugliara per domani e domenica (nella foto, l'edizione 2010). In programma musica, danze e gastronomia per raccogliere contributi benefici e per le casse della fondazione dedicata al capitano Arturo Govoni. Impegnati nei preparativi Luigi Mercori (Rivergaro), Roberto Ronda (Settima), Marco Girometta (Travo), Davide Gobbi (San Nicolò) con il consigliere di vallata Renato Albasi.

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08/07/2011

Un concerto del coro alpini per ricordare Domenico Callegari

BETTOLA - (np) Hanno ricordato il loro storico presidente e amico Domenico Callegari con un concerto. Per i cantori del Coro Ana Valnure di Bettola, diretti da don Gianrico Fornasari, è un appuntamento fisso ricordare Callegari con una serata musicale. Lo hanno fatto anche sabato scorso ospitati nella chiesa di San Bernardino di Bettola proponendo al numeroso pubblico, tra cui il sindaco Simone Mazza e il parroco don Angelo Sesenna, un repertorio di canti dell'Appennino, eseguiti in modo genuino e appassionato, canti della prima e della seconda guerra mondiale, seguendo un filo conduttore storico, l'Unità d'Italia, canti degli alpini il cui spirito, ha evidenziato don Fornasari, è fraternità e solidarietà, del "farsi su le maniche", dimenticando, ha invitato il presidente della sezione Ana, Bruno Plucani, quelle scritte apparse sui muri in città contro gli alpini, ma sostenendo il loro operato per fare squadra e riuscire ad ospitare nel 2013 l'adunata nazionale a Piacenza.

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06/07/2011

Festa d'estate al parco per gli anziani della casa protetta

Borgonovo, rinnovato l'annuale appuntamento

Borgonovo - Anche gli anziani ospiti della casa Residenza Gardenia e dell'Istituto Andreoli di Borgonovo hanno salutato l'altro giorno l'arrivo dell'estate nel parco della struttura che per l'occasione ha ospitato la tradizionale festa.
All'evento come sempre hanno preso parte anche familiari, amici e volontari di diverse associazioni del paese che insieme al gruppo Fisarmoniche in festa si sono uniti agli anziani ospiti e agli operatori della struttura protetta di Borgonovo.
Tra loro anche gli alpini che, come sempre, hanno dato una mano all'allestimento del rinfresco.
L'evento di inizio estate, giunto quest'anno alla sua nona edizione, come detto ha visto protagoniste le Fisarmoniche in festa guidate da Domenico Grassi che hanno animato il pomeriggio durante il quale è stata allestita anche una pista da ballo ad hoc.
I maestri di chitarra, armonica e fisarmonica si sono esibiti gratuitamente e hanno suonato per oltre un'ora brani di liscio e di musica folk, coinvolgendo in canti e danze gli ospiti della struttura. Insieme a loro come detto anche tanti borgonovesi che mai come quest'anno, raccogliendo l'invito degli organizzatori, hanno affollato il parco dell'istituto Andreoli per ascoltare musica, gustare torta fritta, salumi e dolci preparati dagli alpini e dagli operatori della cooperativa.
L'ormai tradizionale festa dell'anziano, lo ricordiamo, è organizzata ogni anno da asp Azalea (oggi in via di scioglimento), Comune di Borgonovo e Residenza Gardenia. Quest'ultima da diversi anni anni gestisce due reparti dello storico istituto Andreoli di Borgonovo e ad oggi ospita 96 anziani bisognosi di assistenza e altri con patologie gravi.

mar. mil.

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05/07/2011

Groppallo, la fiera fa centro

Dal Comune di Farini un opuscolo per attirare i turisti

FARINI - Per l'amministrazione comunale di Farini tutte le occasioni sono buone per rilanciare il proprio territorio dal punto di vista turistico, per rilanciare il commercio e far conoscere le bellezze naturali e le bontà enogastronomiche del paese.
La fiera paesana di Groppallo che si è svolta nella giornata di domenica nella frazione farinese ne è un esempio. «Un momento - ha osservato il sindaco Antonio Mazzocchi - in cui vogliamo dare la possibilità a tutti, residenti, villeggianti, visitatori, di passeggiare lungo via Europa, la via principale di Groppallo, fermandosi alle bancarelle con ogni genere di articoli, assaggiare ed acquistare i prodotti tipici dei nostri commercianti. Forse non si è registrata una grande affluenza come nelle analoghe manifestazioni paesane della provincia piacentina, ma è sempre bello vedere un paese, così piccolo, in festa e accogliere chi decide di arrivare». Anche per questo il Comune di Farini ha realizzato, e sta distribuendo in tutta la provincia, l'opuscolo "Alta Valnure, un viaggio tra le meraviglie della natura" per far conoscere il territorio, la sua storia, gli itinerari nella natura, il calendario delle manifestazioni, i suoi personaggi. Due di questi sono Georges Cogny, "lo chef che sfornava meraviglie", che da Parigi era approdato per amore alla Cantoniera di Farini, ed il pittore piacentino Stefano Bruzzi che si ritirò per cinque anni dal 1970 al 1975 a Roncolo di Groppallo, il piccolo borgo che custodiva la villa paterna dove si dedicò a dipingere il suo Appennino.
Una sezione è dedicata anche al museo archeologico, allestito al secondo piano della scuola elementare, dove saranno esposti tutti i reperti riguardanti la lavorazione della steatite risalenti all'anno Mille ritrovati durante gli scavi per l'ampliamento del cimitero.
Alla fiera di domenica, sempre frequentato lo stand del gruppo alpini di Groppallo, guidato dal capogruppo Federico Gregori. Con i suoi collaboratori ha gestito un punto di ristoro particolarmente apprezzato con la tipica polenta e il salame cotto cui si sono avvicinati gli amici alpini della zona e di Castelvetro che si sono dati appuntamento a Groppallo per una giornata al fresco dell'Alta Valnure.
Immancabile la presenza degli amici del Motoclub della Polizia di Stato, guidato da Michele Mauro. Si è respirato un clima di amicizia e di allegria anche grazie alla presenza del musicista "tuttofare" Ivan Spalazzi che, tra un valzer suonato con la fisarmonica e una mazurca con la tastiera, ha fatto ballare anche i più restii.

n. p.

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04/07/2011

Foti: «Demenziali e gravi le scritte apparse sui muri contro gli alpini»

«Il moltiplicarsi di scritte offensive nei confronti degli alpini qualifica di per sé la demenziale mano di chi in tal senso ha operato. Rimane il fatto che detti atti non possono né devono essere assolutamente minimizzati, essendo del tutto estranei alla cultura e alla tradizione del nostro territorio che ha visto - negli anni - migliaia di piacentini vestire con orgoglio la divisa delle "penne nere"». Così Tommaso Foti, parlamentare del Pdl interviene a proposito delle scritte ingiuriose comparse su alcuni muri in città. «Scritte - ribadisce Foti - demenziali che nulla hanno a che spartire né con le ragioni della pace, né con quelle del vivere civile». All'Associazione Nazionale Alpin, in particolare, «va la più viva riconoscenza per lo straordinario impegno profuso sia nel quotidiano, con il lavoro svolto dalla Protezione Civile dell'associazione per attività di prevenzione e tutela ambientale, sia nell'emergenza, con il pronto impiego dei suoi volontari ogni qual volta esso serva» prosegue Foti ricordando che «nella storia degli Alpini si ritrovano le pagine più belle della storia d'Italia, scritte da soldati generosi e leali, che si sono distinti ovunque per abnegazione e coraggio».
«Piacenza Primogenita d'Italia - conclude l'onoredole del Pdl - non può che essere onorata di ospitare a breve, come tutti ci auguriamo, l'adunata nazionale degli Alpini, al di là di quanto in scritte vili, al pari di chi le realizza, si può leggere su alcuni muri della nostra città».

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04/07/2011

Gli alpini meritano rispetto: sono solidali, altruisti, sempre disponibili

di GABRIELLA GUARNIERI*
ho letto con profondo sdegno le scritte offensive apparse su alcuni muri di Piacenza, dopo la notizia ufficiosa che la nostra città potrebbe ospitare il raduno nazionale degli Alpini nel 2013.
Io appartengo a quella categoria di persone che partecipano, in qualità di amica degli Alpini, ai raduni nazionali; sono la moglie di un Alpino (orgogliosissima di esserlo) e l'aver iniziato a partecipare alle adunate mi ha legato con il mondo e la mentalità degli Alpini.
Ebbene, mi sono resa conto da subito che la mentalità Alpina è votata a spiriti di solidarietà, di altruismo, di disponibilità verso gli altri.
Gli Alpini sono persone che nel momento del bisogno lasciano le loro famiglie e i loro figli e armati di pale, badili, picconi e braccia buone, vanno laddove si è verificata una calamità e scavano tra le macerie, spalano fango, rompono ostacoli a colpi di piccone per strappare alla morte le persone coinvolte nel disastro oppure più tristemente per restituire alla dignità umana coloro che purtroppo non sono sopravvissuti.
Da parte di alcuni Alpini che sono intervenuti in Abruzzo subito dopo il terremoto, ho sentito racconti da far rabbrividire; solo chi c'era poteva descrivere in modo così coinvolgente le emozioni di terrore percepite negli Abruzzesi. Un altro particolare che mi è stato raccontato e che può sembrare insignificante, ma che sottolinea il profondo rispetto che il popolo italiano nutre nei confronti di coloro che si muovono per aiutare il prossimo (Alpini compresi) è questo; in un Autogrill, durante il tragitto per recarsi in Abruzzo, un convoglio della Protezione Civile, composto per lo più di Alpini, si è visto dare la precedenza da parte di tutti i clienti in quel momento presenti alla stazione di servizio sentendosi dire frasi del genere: "Per voi poter arrivare qualche minuto prima può essere vitale, noi possiamo aspettare".
Non è assolutamente accettabile che vengano definiti "assassini in divisa" oppure che ci si permetta di dire che "dove finisce l'uomo inizia il soldato".
Cosa significa per costoro essere uomo? Scrivere ingiurie sui muri in forma anonima? Per me significa semplicemente essere dei vigliacchi ed irresponsabili che non hanno il coraggio delle proprie azioni e nemmeno delle proprie idee. Fatevi vedere in faccia, se ne avete il coraggio!!!
Vorrei, perciò, dire a quelle persone che si dovrebbero vergognare di quello che hanno fatto e che invece di essere tanto agili di polso da imbrattare i muri con ingiurie simili, dovrebbero usare la loro agilità per fare quello che fanno gli Alpini nel momento del bisogno: sbadilare e picconare, così, come si dice dalle mie parti, "gli passano gli spurini"
Se costoro si trovassero, ad esempio, intrappolati tra le macerie e fossero gli Alpini a salvarli, a rigor di coerenza con le loro scritte, dovrebbero rinunciare agli aiuti e aspettare che qualcun altro li strappi ad una possibile morte; invece sono convinta che allungherebbero subito la mano e non si farebbero tanti scrupoli sulla divisa indossata dai soccorritori.
Se invece vogliamo vedere la cosa solamente dal punto di vista militare, vorrei far sapere che la sottoscritta è sempre stata contraria ad ogni forma di intervento militare attivo, ma per quello che ne so tramite i notiziari e i giornali, la presenza dei nostri Alpini nelle zone di guerra, è limitata a missioni di pace; certo, avendo a che fare con organizzazioni terroristiche potenti, sono attrezzati per difendersi e lo avranno anche fatto quando se ne sarà posta la necessità, ma non ho mai saputo che i nostri soldati abbiano sparato o bombardato popolazioni inermi. Sicuramente ci sarà anche stato qualcuno che si sarà comportato in modo deplorevole, ma è anche vero che la stupidità di pochi non può diventare criterio di valutazione per tutto il corpo degli Alpini. Non bisogna fare di tutta l'erba un fascio e bisogna saper valutare nel complesso, tutto ciò che di buono viene fatto dai nostri Alpini sia che si tratti di missione militare sia che si tratti di Protezione Civile.
Temo, invece, che tali scritte non siano state dettate da un "ideale" esposto in maniera molto discutibile, ma che tutto ciò sia legato ai possibili disagi che l'Adunata Nazionale può provocare. Temo che chi ha scritto siano persone che abitano nella zona interessata alla sfilata e che in quella giornata non possano fare i loro comodi. Come dire "le esigenze di pochi devono diventare sacrifici per tutti" in nome di un "sano sentimento di egoismo così diffuso nella nostra società".
Se poi l'Adunata Nazionale la vogliamo vedere sotto un più crudo profilo economico, teniamo presente che la possibilità di avere a Piacenza 500.000 Alpini con al seguito i relativi amici e simpatizzanti, significherà per l'economia piacentina un bello sbalzo di qualità, senza contare che più Piacenza sarà ospitale e ben organizzata, tanto più verrà ricordata con affetto.
E parlo per esperienza! Perché l'atmosfera che si respira alle Adunate Nazionali ed il calore della città che la ospita, rimane nei cuori di chi vi partecipa per molto molto tempo.


*Amica degli Alpini
Carpaneto Piacentino
 

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03/07/2011

Vandali in azione su un muro all'inizio della provinciale di Valnure

Sono comparse nuove scritte contro gli alpini
Nuove scritte ingiuriose nei confronti del Corpo nazionale degli alpini sono comparse ieri mattina lungo un muro all'inizio della strada di Valnure. Il tutto dopo la notizia che la nostra città ospiterà nel maggio del 2013 l'adunata nazionale delle penne nere (foto Lunini)

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02/07/2011

Scritte ingiuriose contro gli alpini

Comparse sui muri dell'ex caserma Artale e della Camera del Lavoro
Indagini della Digos per scoprire la matrice. L'amarezza delle penne nere

La notizia che a Piacenza vi sarà nel maggio del 2013 il raduno nazionale degli alpini ha subito avuto una sgradevole risposta, nottetempo, da parte di ignoti imbrattamuri. Una risposta soprattutto, odiosa.
In via Emilia Pavese, nei pressi della caserma Artale della Guardia di finanza e sul muro di recinzione dell'ex Arsenale militare in via XXIV Maggio nei pressi della Camera del Lavoro, sono infatti apparse scritte ingiuriose nei confronti di uno dei più celebri ed amati corpi militari italiani.
"Alpini assassini in divisa". Questa la frase scritta a carattere cubitali da ignoti, che probabilmente non gradiscono le spedizioni in vari paesi stranieri di questo corpo militare. Scritte in vernice verde o nera. Dell'odioso episodio si stanno occupando gli uomini della Digos che hanno avviato gli accertamenti del caso, nel tentativo di risalire ai responsabili dell'esecrabile gesto.
Un episodio vergognoso che ha turbato non poco il presidente della sezione provinciale alpini, Bruno Plucani, impegnato in questi giorni con la commissione nazionale nel sopralluogo alla città in vista dell'adunata nazionale del 2013.
«Era successo anche a Torino (dove l'8 maggio si era svolta l'edizione 2011 dell'adunata nazionale ndr), ma a Piacenza non me la sarei mai aspettato - commenta amareggiato il presidente Plucani -. Gli alpini piacentini hanno sempre dimostrato attaccamento ai valori umani e solidaristici, come li abbiamo recepiti durante il servizio militare». Un atto sgradevole, «di piccola intelligenza, continua il numero uno delle penne nere piacentine -, comunicherò ai consiglieri nazionali il contenuto delle scritte».
Libertà aveva pubblicato proprio ieri i particolari dell'iniziativa che - molto probabilmente - porterà a Piacenza nel maggio del 2013 circa mezzo milione di alpini. Evidentemente la notizia del raduno nazionale che porterà fra l'altro in città, un giro d'affari stimato intorno ai 30 milioni di euro, non è piaciuta a qualcuno che ha deciso di passare all'azione. I caratteri delle scritte lasciate sui muri ricordano un'altra scritta comparsa recentemente sulle pareti della sede del partito democratico. E cioè la scritta: "No Tav". Gli ambienti investigativi della polizia, non escludono infatti che la mano possa essere la stessa in entrambi gli episodi. Le indagini per risalire agli autori del vergognoso gesto proseguono.
L'evento, previsto per il 2013, si annuncia come spettacolare e assai impegnativo che vedrà la partecipazione - se l'iniziativa avrà la conferma definitiva a settembre (cosa che viene data ormai per certa, si veda l'articolo sotto) - dei gruppi di alpini provenienti da tutta l'Italia.

Ermanno Mariani

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02/07/2011

Plucani: l'annuncio ufficiale il 18 settembre

L'assegnazione dell'adunata 2013 sarà decisa dal consiglio nazionale. Ieri proseguite le visite

Il salone di Palazzo Gotico, piazza Sant'Antonino e la cattedrale sono altri luoghi coinvolti nella, probabile, adunata nazionale degli alpini del 2013. Ieri mattina la Commissione ha continuato il sopralluogo a Piacenza ai fini dell'assenso alla candidatura piacentina proposta dal presidente di sezione, Bruno Plucani, in accordo con il Comune e il sindaco Roberto Reggi, cui daranno man forte altre istituzioni come Provincia e amministrazioni locali.
«Il percorso proposto, in generale, è stato apprezzato - ha commentato ieri Plucani dopo le due giornate di ispezione -, ieri abbiamo visto altre zone per qualche variazione, per esempio piazza Sant'Antonino, per il percorso del venerdì sera quando arriverà la bandiera di guerra». Elogi dai commissari durante la visita al salone di Palazzo Gotico e al duomo: «dove sarà celebrata la messa il sabato pomeriggio. Sul salone del Gotico e sul teatro Municipale ammirazione e pareri concordi ad utilizzarli come luoghi di manifestazioni collaterali, anche lo scenario urbano ha strappato favorevoli consensi». Di fatto il programma e gli itinerari proposti intendono proporre all'esercito dei 500mila che dovrebbe invadere pacificamente Piacenza, tappe nel centro città per mostrare i più suggestivi luoghi e angoli della zona storica.
«Sarà un'occasione importante per esibire il nostro patrimonio d'arte e di storia e stimolare il turismo», ha sottolineato il presidente degli alpini piacentini che aspetta con trepidazione l'assenso, dopo che la candidatura era sfumata nel 2008.
«Spero, in occasione della Festa Granda il prossimo 18 settembre, insieme al sindaco Reggi di poter dare la bella notizia che sarà decisa a Roma il giorno prima. Sarà il consiglio direttivo nazionale a pronunciare il verdetto di assenso, o meno, dopo che io avrò presentato la candidatura di Piacenza e la Commissione avrà illustrato la relazione sul sopralluogo».
Intanto si è già mossa la macchina per l'organizzazione della Festa Granda, che si terrà appunto nel capoluogo di provincia, dove mancava dal 1972, dal 16 al 18 settembre. Sono previste circa 4mila persone, e servirà ad "oliare" i motori per il 2013, sarà anche l'occasione per un anticipo di visita alla città e stimolare l'interesso sull'evento nazionale. «Abbiamo invitato, per vedere dove si svolgerà il grande raduno nazionale, sezioni di alpini di altre province, hanno già dato l'adesione quelle più vicine come Brescia e Bassano del Grappa, territori storici del corpo.

Maria Vittoria Gazzola

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02/07/2011

Morfasso, alpini e Pro loco insieme per il Bangladesh

MORFASSO - Gli alpini aiutano la beneficenza. Le penne nere di Morfasso, guidate dal capogruppo Flavio Casali, lo hanno fatto sabato sera promuovendo e organizzando, in collaborazione con la locale Pro loco presieduta da Alessandro Negri, la quarta rassegna corale "Un canto con gli alpini", un evento musicale che ha visto protagonisti il coro Gerberto di Bobbio e il coro Ana di Cremona. I due cori si sono esibiti nella chiesa antica di Morfasso e le offerte raccolte durante il concerto sono state consegnate a padre Francesco Rapacioli, da 14 anni missionario del Pime in Bangladesh. L'iniziativa ha fatto ancora una volta centro e ha raccolto entusiasmi, applausi e richieste di bis. La serata è iniziata con un intervento di Flavio Casali che, dopo aver ringraziato tutti coloro che hanno reso possibile la rassegna, le tante persone presenti e le autorità intervenute, tra cui anche don Pier Antonio Oddi, il sindaco di Morfasso Enrico Croci, il presidente provinciale delle penne nere Bruno Plucani e il luogotenente dei carabinieri Franco Liberati, ha detto: «In questa serata non possiamo non ricordarci del 150° anniversario dell'Unità d'Italia: ci piacerebbe dedicargli questo momento, ma sentiamo l'obbligo di ricordare i nostri xaduti che pure hanno contribuito a creare un'Italia migliore». La rassegna è poi entrata nel vivo con il coro Gerberto di Bobbio, diretto dal maestro Edo Mazzoni, che ha intonato l'Inno di Mameli e poi ha proposto otto canti. Poi è toccato al coro Ana di Cremona, guidato dal maestro Carlo Fracassi, presentare altrettanti canti tratti dal suo repertorio. Tra l'ultimo canto in programma e il gran finale, che ha visto i due cori impegnati all'unisono nel "Signore delle cime", un saluto e un ringraziamento a tutti i presenti è venuto da padre Francesco Rapacioli, di origini morfassine, il quale ha ricordato che le offerte raccolte saranno destinate a una struttura paraospedaliera del Bangladesh che accoglie anche malati di tubercolosi: «Qui curiamo tutti - ha detto - e l'unico criterio preferenziale sono i poveri, cioè coloro che non avrebbero accesso altrimenti alla struttura ospedaliera e alla cura». Dopo i saluti portati del sindaco Enrico Croci e del presidente provinciale degli alpini Bruno Plucani, significativi omaggi sono stati offerti ai due cori, a padre Rapacioli e a don Oddi dalle penne nere e della Pro loco di Morfasso. La serata è poi terminata con un ricco "buffet alpino".

Gianluca Saccomani

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01/07/2011

Tre giorni di feste con le penne nere

Tre giorni di festa, un evento principale che bloccherà completamente la città, locali colmi di avventori e serate musicali. L'adunata nazionale degli Alpini, che con ogni probabilità verrà ospitata da Piacenza nel 2013, si annuncia come una manifestazione impegnativa ma dall'enorme spettacolarità. Basti pensare alla sfilata della giornata di domenica che coinvolgerà i gruppi di tutto il paese. Un corteo che durerà complessivamente dieci ore costituito da 11 persone, nel senso della larghezza, che attraverseranno la città a partenze scaglionate, raggiungendo un numero totale di 100mila partecipanti. "Proprio per questo abbiamo scelto un percorso che comprendesse strade molto larghe, sarebbe stato molto problematico farlo altrove vista la quantità di gente che interverrà" ha commentato il presidente provinciale Bruno Plucani. E non saranno da meno le altre due giornate di venerdì e sabato: si partirà con le deposizioni dei fiori ai caduti ed i saluti delle autorità, la santa messa, gli incontri tra gli Alpini nei teatri e nei locali con buffet e spettacoli e la festa per la cittadinanza con fanfare, gonfaloni e vessilli vari. Il segretario nazionale Silverio Vecchio ha spiegato ieri che "Piacenza e provincia dovranno fare rete per organizzare al meglio i servizi collaterali all'evento, come la raccolta dei rifiuti, l'allestimento di tribune e aree per gli spettatori e l'alloggio delle persone che arriveranno in città". Il presidente della Provincia Massimo Trespidi ha risposto che "verranno coinvolti anche i comuni del piacentino qualora ci fosse bisogno di strutture per gli alloggi", mentre la comandante dei vigili Elsa Boemi ha garantito di aver già avviato contatti con le città che parteciperanno per avere un numero sufficiente di agenti, "almeno 400, in città siamo solo 230".

G. Far.

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01/07/2011

Mezzo milione di alpini a Piacenza, ecco dove

Un evento di importanza nazionale, che porterà a Piacenza circa 500mila persone nel giro di tre giorni da tutta Italia e che coinvolgerà la maggior parte dei comuni della provincia. A ben due anni di distanza sono già iniziati i preparativi per l'adunata nazionale degli Alpini, che nel maggio del 2013 verrà organizzata nella nostra città. Per ora in verità bisognerebbe ancora usare il condizionale, poiché l'ufficialità verrà annunciata il prossimo settembre, ma ad oggi Piacenza risulta l'unica candidata per succedere a Bolzano 2012. La giornata di ieri ha rappresentato un primo passo decisivo in questo senso: cinque consiglieri della Commissione Nazionale sono giunti in città per avere un primo approccio con il percorso che ospiterà il prestigioso evento e per verificare gli aspetti tecnici e logistici in base ai quali si dovrà decidere se Piacenza sarà un luogo idoneo. L'incontro è avvenuto nella sede provinciale degli Alpini di viale Risorgimento 18, dove la sezione locale guidata dal presidente Bruno Plucani ha discusso su alcuni dettagli della manifestazione con i componenti della Commissione formata dal segretario nazionale Silverio Vecchio di Milano, Nino Geronazzo di Treviso, Ettore Superina di Domodossola, Giovanni Greco di Mondovì, Salvatore Robustini di Campobasso, Corrado Bassi di Modena ed insieme ai rappresentanti di Comune e Provincia, tra cui il presidente della Provincia Massimo Trespidi, il vicesindaco Francesco Cacciatore e la comandante dei vigili Elsa Boemi. Per prima cosa, ecco svelato il percorso della sfilata di tutte le sezioni degli Alpini, che nella giornata di domenica 12 maggio 2013 costituirà il momento clou. Assembramento in via Martiri della Resistenza, da dove partirà il corteo per poi attraversare la città attraverso via Boselli, via Beati, via Farnesiana, piazzale Libertà (dove, al posto delle fontane, verranno montate due tribune laterali per gli spettatori), stradone Farnese e conclusione in via Genova, luogo scelto per lo scioglimento. In tutto, si calcola che saranno circa 100mila gli Alpini che sfileranno, per un indotto totale di circa 500mila persone che arriveranno a Piacenza tra venerdì e domenica, per un giro d'affari che potrebbe aggirarsi intorno ai 30 milioni di euro, soprattutto nei settori della ristorazione e della ricettività alberghiera. La palla ora è nelle mani dei rappresentanti della Commissione, che ieri pomeriggio hanno visitato le vie destinate all'evento e sono stati ospitati nella baita ANA del gruppo di Vigolzone dove hanno degustato i tortelli con la coda De. Co. gentilmente offerti dalla Proloco. Alla fine della giornata i delegati hanno compilato una relazione che dovrà essere approvata durante il consiglio nazionale del 18 settembre. "Abbiamo fiducia - ha detto Plucani - da parte nostra e di tutta la provincia c'è la promessa di fare tutto ciò che sarà indispensabile per ottenere questo grande onore".

Gabriele Faravelli

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29/06/2011

Festa degli Alpini, arrivano i vertici

Domani e dopodomani sarà a Piacenza la commissione nazionale Ana (associazione nazionale alpini) composta da 5 consiglieri nazionali per visionare l'intero percorso (ammassamento, sfilata, scioglimento) in previsione dell'adunata nazionale degli alpini in programma la seconda domenica di maggio del 2013. I consiglieri nazionali sono: Nino Geronazzo di Treviso, Ettore Superina di Domodossola, Giovanni Greco di Mondovì, Salvatore Robustini di Campobasso, Corrado Bassi di Modena oltre al segretario nazionale Silverio Vecchio di Milano.
Sono stati invitati, e hanno confermato la loro presenza, nella sede degli alpini in Viale Risorgimento, il sindaco di Piacenza Roberto Reggi, il presidente della Provincia Massimo Trespidi, il comandante la polizia municipale Elsa Boemi con l'ispettore Paolo Costa.
Oltre al percorso la commissione valuterà il posto ideale dove poter collocare le tribune e tutto l'aspetto logistico dell'intera manifestazione della durata di cinque giorni.
 

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23/06/2011

Sabato a Morfasso gli alpini cantano per beneficenza

MORFASSO - (g. s.) Sabato Morfasso sarà teatro di una manifestazione canora dedicata ai canti di montagna. Alle ore 21, nella chiesa antica si terrà la quarta rassegna corale "Un canto con gli Alpini": parteciperanno i cori Ana di Cremona e Gerberto di Bobbio. L'evento è organizzato dal gruppo Alpini di Morfasso, guidato da Flavio Casali, in collaborazione con la Pro loco. Ingresso a offerta libera: il ricavato, viene annunciato, sarà devoluto in beneficenza.

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22/06/2011

Il presidente provinciale Plucani: siamo l'unica città in corsa, ma l'ufficialità per il 2013 si avrà solo il 17 settembre

Adunata nazionale alpini, è quasi fatta

Visita della commissione per decidere il percorso della sfilata: probabile il Facsal

Entra nella fase decisiva la selezione per l'assegnazione della adunata nazionale 2013 degli alpini: Piacenza è in pole position e nella prossima settimana potrebbe effettuare lo scatto decisivo verso il traguardo.
Giovedì 30 giugno e venerdì 1 luglio, infatti, arriverà in città la commissione nazionale dell'Ana (Associazione nazionale alpini) composta da cinque consiglieri per visionare l'intero percorso (ammassamento, sfilata, scioglimento) cittadino, in previsione del grande appuntamento in programma per la seconda domenica del maggio 2013, che ogni anno richiama nelle città ospitanti decine di migliaia di persone.
I consiglieri nazionali presenti saranno: Nino Geronazzo di Treviso, Ettore Superina di Domodossola, Giovanni Greco di Mondovì, Salvatore Robustini di Campobasso, Corrado Bassi di Modena oltre al segretario nazionale Silverio Vecchio di Milano.
Prima tappa nella sede provinciale degli alpini in viale Risorgimento alle 10 e 30, dove saranno accolti dal sindaco di Piacenza Roberto Reggi, dal presidente della Provincia Massimo Trespidi e dalla comandante della polizia municipale Elsa Boemi, affiancata dall'ispettore Paolo Costa.
Oltre al nuovo percorso, differente rispetto a quello indicato a sostegno della candidatura piacentina avanzata negli scorsi anni, la commissione valuterà il posto ideale dove poter collocare le tribune e tutto l'aspetto logistico dell'intera manifestazione, che avrà una durata complessiva di cinque giorni.
Gli addetti ai lavori saranno poi ospiti a pranzo nella baita degli alpini del gruppo di Vigolzone, dove potranno degustare i tortelli con la coda "Deco" offerti dalla Proloco di Vigolzone e cucinati con sapiente cura dalle mogli degli alpini.
Piacenza, dunque, incrocia le dita. «Per il momento - spiega Bruno Plucani, presidente provinciale delle "penne nere" - siamo l'unica città in corsa, ma nelle prossime settimane potrebbero aggiungersene altre. Noi crediamo di aver fatto tutto al meglio, studiando anche un nuovo percorso ancora più funzionale rispetto al passato». Per il momento c'è massimo riserbo sul tragitto, anche se dovrebbe essere interessato il Pubblico Passeggio, vista la sua conformazione particolarmente adatta ad ospitare la tradizionale sfilata.
«Quello della prossima settimana - aggiunge Plucani - sarà un passaggio decisivo, anche se l'ufficialità della sede 2013 dell'adunata nazionale ci sarà solo il 17 settembre dopo il consiglio nazionale di Milano. Abbiamo compiuto un grande sforzo per trovare le soluzioni migliori a tutti i problemi connessi a un evento così importante, speriamo che vada meglio degli anni scorsi, quando fino all'ultimo siamo rimasti in lizza, ma poi non siamo stati scelti. Crediamo che Piacenza abbia tutte le carte in regole per poter finalmente ospitare l'adunanza nazionale, sarebbe un evento importante non solo per gli alpini ma per tutto il territorio».

Michele Rancati

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18/06/2011

Gli alpini in "missione" in Belgio per premiare padre Amerio Ferrari

FERRIERE - (np) Dagli alpini di Piacenza un riconoscimento a padre Amerio Ferrari, missionario originario di Ferriere che opera in Belgio. Nella cittadina di Morlanwez il presidente degli alpini in Belgio, Mario Agnoli, il capogruppo Antonio Binotto, alpino di Morlanwez, e Romano Mariani, alpino vigolzonese e cugino del sacerdote, hanno incontrato padre Ferrari per consegnargli il guidoncino della sezione Ana di Piacenza. Un momento significativo avvenuto durante i festeggiamenti del 50esimo anniversario di sacerdozio.
Padre Amerio Ferrari ha origini valnuresi, precisamente è nato a Sangarino di Centenaro di Ferriere nel 1933 da Benvenuto Ferrari e Luigia Mariani, terzo di otto figli. A 12 anni lasciò la famiglia per entrare in seminario e intraprendere il percorso di formazione scalabriniana. Ordinato sacerdote il 18 marzo 1961 a Piacenza, per trent'anni svolse la sua missione a Parigi. Dal 1996 vive e opera in Belgio nella missione cattolica dei padri scalabriniani come responsabile della chiesa di Louvriere e di altre cinque comunità. Abita nei pressi di Marcinelle dove l'8 agosto 1956 un incendio scoppiato in un pozzo della miniera di Bois De Cazier causò la morte di 262 persone di diverse nazionalità, soprattutto italiane. Perché un riconoscimento da parte degli alpini? «Per testimoniare le sue origini montanare - osserva Mariani - la simpatia che ha sempre dimostrato per il nostro corpo e quanto si è adoperato negli anni per gli emigrati italiani all'estero, per formare dei veri cittadini europei».

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16/06/2011

Due patrimoni della comunità

di PIERLUIGI TROGLIO
Storie di paese, ma storie importanti poiché rappresentano l'essenza della vita quotidiana. Domenica 27 febbraio è passato a miglior vita monsignor Renato Chiapparoli. Esattamente due anni prima (il 25 febbraio 2009) aveva chiuso l'esperienza di vita terrena il canonico monsignor Colombano Mazzoni.
Due uomini che sono stati membri preziosi e di qualità superiore della collettività bobbiese. Don Renato fu ordinato sacerdote a Bobbio il 28 giugno 1959, don Mazzoni l'ordinazione sacerdotale l'aveva ricevuta sempre nella Cattedrale di Bobbio I' 11 giugno 1949. Due giovani che avevano coltivato e realizzato la loro vocazione nel Seminario vescovile dell'allora Diocesi di Bobbio, Istituto Ecclesiastico che stava nel cuore dell'indimenticabile vescovo monsignor Pietro Zuccarino.
Le date ed i luoghi vissuti, le esperienze evidenziano quanto i percorsi dei due (pur nella loro diversità) abbiano avuto tanti punti concomitanti, ma con la stessa finalità: predicare il cristianesimo e la fede cattolica. Don Chiapparoli, i primi passi da "prete" li fece sulla montagna piacentina al pari di don Mazzoni.
Dopo l'esperienza da parroco, tanto per farsi le ossa, l'uno fu inviato in "missione" fra gli alpini, come capellano, l'altro al maneggio della "carte" nella Curia vescovile di Bobbio dove lavorò gomito a gomito con il Vicario della diocesi monsignor Balzarini, don Ugo Casaleggi, il canonico Ferretti e tutti i parroci della Diocesi.
Oltre all'attività di curiale, don Mazzoni fu per molti anni capellano dell'ospedale della Carità di Bobbio dove la sua umanità ed intelligenza ebbero modo di farsi apprezzare da tutti. Non meno importante fu la sua grande professionalità nel suonare l'organo ed insegnare il canto.
Sia don Renato Chiapparoli che don Colombano Mazzoni rinunciarono ai simboli che li facevano individuare sacerdoti, il primo sulla divisa di ufficiale degli alpini prima, poi sulla giacca blu di capellano sulle navi da crociera aveva in bella evidenza il crocefisso; il secondo non rinunciò mai ad indossare la tonaca nera.
Uomo, prete, alpino, marinaio per finire con i gradi da Generale dei Carabinieri sulle spalline, monsignor Chiapparoli, uomo, prete, curiale cappellano dell'ospedale monsignor Mazzoni, uniti nell'essere persone di cultura, di tanta umanità, ma soprattutto semplici.
La scomparsa di don Renato e di don Mazzoni l'ho vissuta con dispiacere e tanta tristezza: ambedue sono stati grandi amici con tutta la sincerità che il sentimento merita, ed io nei loro confronti. Il vecchio adagio: "Chi ha un amico, ha un tesoro" non passa mai di moda, forse varrebbe la pena di "lucidarlo" un po'.

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15/06/2011

La storia degli alpini si studia a scuola. Penne nere tra i ragazzi a Rivergaro

RIVERGARO - (nn) I ragazzi delle terze medie di Rivergaro e Gossolengo si sono dati appuntamento alla Casa del popolo per la fase finale del progetto "Leggere per essere nel mondo". Dal confronto ne sono usciti vincitori gli studenti della classe III B di Rivergaro. Giudici attentissimi sono stati gli alpini di Settima e del paese ospitante. I ragazzi hanno infatti presentato un lavoro di approfondimento che li riguarda da vicino. Più precisamente, partendo dalla storia degli alpini, sono andati a ricercare il ruolo degli stessi nelle guerre, le missioni di pace internazionali che li hanno visti protagonisti e infine il ruolo svolto dai muli al fianco degli alpini. La realizzazione di tutto questo materiale, l'acquisto di un computer, di una stampante e di due stereo è stato possibile grazie alla donazione di 2mila euro che gli alpini di Settima e di Rivergaro hanno voluto porgere alla scuola. Il lavoro dei ragazzi è stato veramente molto apprezzato dal capogruppo di Settima, Roberto Ronda, dal capogruppo di Rivergaro, Luigi Mercori e dal referente del Centro studi di Piacenza, Matteo Ghelfi che ha portato i saluti del presidente Bruno Plucani: «Questo lavoro è partito da lontano e si vede, avete approfondito molto bene la nostra storia. Il Centro studi vi invita a visitare le nostre sedi». Ghelfi ha poi donato all'Istituto comprensivo due preghiere dell'Alpino. La III B di Rivergaro e la III C di Gossolengo sono state premiate con una coppa rispettivamente per il primo e il secondo posto. A tutte e quattro le classi invece sono stati regalati dei libri. Uno fra tutti, molto importante «quello più piccolo é anche il più prezioso- ha detto il sindaco di Rivergaro Pietro Martini- perché è la Costituzione italiana, la più garantista del mondo. Vi ringrazio ragazzi per il lavoro che avete svolto siete stati tutti molto bravi». Toccato da vicino anche l'assessore Domenico Caruso di Gossolengo «sono molto sensibile a questi argomenti essendo stato luogotenente dell'esercito. Faccio i complimenti ai ragazzi ed agli insegnanti perché certi valori vanno ricordati continuamente». Un ringraziamento particolare é arrivato anche dalla preside Marica Draghi per il contributo che gli Alpini hanno voluto donare alla scuola e poi un grazie é andato anche agli alunni «questa mattina si è concluso felicemente il progetto Leggere per essere nel mondo. Sono molto soddisfatta di questi ragazzi che si sono appassionati alla lettura nel corso del loro cammino scolastico comprendendone l'importanza».

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14/06/2011

Tutte le vittime di guerra ricordate al monumento ai Caduti di Macerato

coli - Momento commovente, a Macerato di Coli, in occasione dell'inaugurazione del monumento dei Caduti, sul quale il gruppo Alpini di Perino ha apportato - dopo una lunga e faticosa ricerca - i nomi di tutte le vittime di Coli nella Prima e Seconda guerra mondiale. L'emozione ha raggiunto il picco durante la lettura, o meglio l'appello, degli eroi al quale seguiva il "presente" in risposta degli alpini.
Istanti più spensierati, invece, durante l'immancabile appuntamento con la cena sociale organizzata dalle penne nere al salone parrocchiale di Perino. Quasi un modo per festeggiare la primavera assieme all'allegra compagnia degli alpini e le loro squisite pietanze e ottimo vino. Elementi essenziali, questi, per passare una serata all'insegna del buonumore, un preludio delle manifestazioni estive alle quali il Gruppo alpini ha abituato i cittadini di Perino e non solo. Le penne nere, assieme agli amici e i sostenitori, hanno infine passato una giornata memorabile a Torino, in occasione del raduno nazionale. Alle manifestazioni non è mancato il presidente provinciale degli alpini, Bruno Plucani.

Irina Turcanu

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14/06/2011

Milanese innamorato della Valluretta. I suoi ricordi di don Gnocchi, l'impegno per gli alpini

Piozzano, addio presidentissimo

Fumagalli portò la squadra paesana dalla terza alla prima categoria

piozzano - Riposerà nel cimitero di Piozzano Giuseppe (Peppino) Fumagalli, milanese, che aveva conosciuto la Valluretta dopo le nozze con Luisella (Teresa) Burgazzoli e, una volta raggiunta la pensione, si era trasferito definitivamente su quelle colline che gli erano rimaste nel cuore e che ormai frequentava da molto tempo. Nato nel 1925 a Milano, la città dove, ragioniere, aveva aperto un suo studio, Fumagalli da dieci anni abitava a Cascina Miglione dove è morto domenica mattina, ma nel capoluogo lombardo aveva mantenuto tanti ricordi. Rievocava con affetto i Fratelli delle Scuole Cristiane e l'istituto Gonzaga. Qui aveva conosciuto il beato don Carlo Gnocchi che per lui era una figura paterna. Il sacerdote era stato infatti particolarmente vicino a quel suo allievo quando era rimasto orfano di padre nel 1940 e alle cui esequie aveva partecipato anche don Gnocchi, partito poi per il fronte come cappellano degli alpini: «Conservo la cartolina di auguri che inviò a me e alla mamma nel Natale del 1942 dalla Russia» ricordava Fumagalli, che aveva continuato a seguire l'attività dell'apostolo dei "mutilatini", riscoprendo così la profondità del pensiero del suo educatore. Come il padre e il nonno materno colonnello, anche Fumagalli aveva indossato il cappello con la penna nera, finendo però presto il periodo di arruolamento a causa dell'armistizio dell'8 settembre 1943 e, poco dopo, la deportazione in Germania. Partecipava ancora all'attività della sezione di Piozzano del Gruppo alpini. Un'altra sua passione era lo sport: il ciclismo, ma soprattutto il calcio, che aveva cominciato a seguire da bambino, quando il padre lo portava allo stadio a tifare per l'Inter. A metà degli anni Settanta Fumagalli si rese protagonista di una pagina importante del calcio dilettantistico piacentino. Roberto Lambri, "memoria storica" di quel periodo, lo chiamava ancora «il presidentissimo", per l'impresa di aver condotto il Piozzano dalla terza categoria alla prima nel giro di un quinquennio, dal 1977 al 1982. «Furono anni stupendi - commenta l'allora centrocampista Danilo Rivi - Fumagalli cercava di reclutare i migliori. Si impegnava molto. È stato un grande presidente, generoso, sempre presente. All'epoca tutti volevano venire a giocare nel Piozzano». Una squadra nella quale si sono avvicendati, tra gli altri, Federico Marzolini, Sandro Ballotta e Marco Elefanti. Oggi verrà dato l'ultimo saluto a Fumagalli nella chiesa di Piozzano, dove alle 15,30 sarà celebrato il funerale.

Anna Anselmi
 

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04/06/2011

pianello Un cambio d'indirizzo aveva reso vane per anni le ricerche dell'amico trevigiano

Si riabbracciano dopo 43 anni

Paolo Bensi ritrova il compagno d'armi. «Eravamo due fratelli»

Pianello - «Quando al telefono ho cominciato a capire che era proprio lui, il mio vecchio compagno che da anni stavo cercando, mi si è allargato il cuore». Così Paolo Bensi racconta la vicenda di cui lui ed il suo ex commilitone, Lino Bortolini di Treviso, sono stati protagonisti. I due, ora 63enni, nel 1968 condivisero 15 mesi di servizio militare nel reparto di Artiglieria da montagna del Terzo Reggimento Julia reparto comando (una specializzazione degli alpini), ma finita quell'esperienza si persero di vista e si sono ritrovati solo ora, 43 anni dopo, a Pianello. Ora entrambi pensionati, i due alpini trascorsero gomito a gomito 15 mesi di servizio militare. «Eravamo praticamente due fratelli - racconta Paolo Bensi che abita a Trevozzo ed è consigliere comunale a Pianello - facevamo tutto insieme». «Qualsiasi cosa facesse uno, la faceva anche l'altra» racconta anche Lino Bortolini che l'altra mattina si è fermato a Pianello per ritrovare dopo oltre quattro decenni il suo vecchio compagno d'armi.
«Quando finimmo i 15 mesi di servizio miliare - racconta Bensi - gli scrissi qualche cartolina, ma poi cambiò indirizzo e da allora praticamente non riuscii più a mettermi in contatto con lui. All'epoca non esistevano telefonini e quello fisso era una rarità. Ad ogni modo provai a scrivergli ma non ebbi più risposta».
Nel frattempo l'ex compagno di servizio militare aveva cambiato indirizzo. «Provai anche a chiedere di lui durante i vari raduni degli alpini cui mi è capitato di partecipare, ma di fatto non riuscii più a contattarlo». Nel frattempo entrambi si sono fatti una vita. Bensi ha lavorato come elettricista, si è sposato e ha avuto due figlie mentre Bortolini ha lavorato come meccanico. Anche lui si è sposato e ha avuto due figli. «Anche io - racconta Bortolini - non ho mai dimenticato il mio compagno di militare. Eravamo come gemelli. Se uno faceva una cosa doveva farla anche l'altro. Eravamo, come recitava il nostro motto, sempre di corsa. Mai camminare, sempre di corsa anche se stavamo in cortile».
Nonostante i tentativi andati a vuoto Bensi non ha però desistito. «Ho tentato tramite l'anagrafe del Comune di Pianello a chiedere se potevano darmi una mano. Abbiamo trovato per così dire una traccia e l'abbiamo seguita e alla fine l'ho ritrovato. Quando ho chiamato al telefono - racconta ancora Bensi - mi ha risposto un familiare e ho chiesto di Lino. Non ero sicuro che si trattasse proprio di lui, ma quando mi han detto che aveva fatto il servizio militare a Pontebba in quello stesso periodo e che era stato nell'artiglieria montagna mi si è allargato il cuore».
Dopo il contatto telefonico i due si sono finalmente ritrovato l'altra mattina a Pianello. Bortolini, di rientro da un soggiorno a Savona, si è infatti fermato in Valtidone dove finalmente i due ex compagni d'armi di sono ritrovati. «Ora ci sono telefoni e internet - hanno commentato - e quindi sarà più facile tenerci in contatto».

Mariangela Milani

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04/06/2011

Donata la bandiera italiana alle scolaresche

Piozzano, venti gruppi alpini hanno partecipato al raduno

piozzano - Non solo le penne nere di Piozzano e Gazzola, che fanno parte del Gruppo alpini di Piozzano, ma anche gli ex-commilitoni di oltre venti gruppi alpini piacentini e pavesi hanno partecipato alla festa organizzata a Piozzano dal locale Gruppo alpini. Un segno di coesione e amicizia sottolineato dal capogruppo Leopoldo Gogni, che ha ringraziato tutte le penne nere intervenute e soprattutto i bambini delle elementari di Piozzano e Gazzola, presenti con le insegnanti nel giorno della Festa della Repubblica, che da qualche anno coincide con l'annuale ritrovo. Il Gruppo alpini di Piozzano agli alunni ha voluto donare, nel 150° anniversario dell'unità d'Italia, la bandiera tricolore, che verrà esposta nei due istituti. I festeggiamenti, nel pomeriggio, hanno subito qualche modifica a causa del forte acquazzone che ha colpito quel giorno Piozzano: la messa, officiata dal cappellano degli alpini don Stefano Garilli, assistito dal parroco don Olimpio Bongiorni, è stata celebrata in chiesa e non in piazza, dove però la folla ha potuto ritrovarsi al termine della funzione, sotto un cielo schiarito, per l'omaggio al monumento ai caduti, il saluto del vicesindaco Mauro Segalini e la consegna della bandiera alle scuole. Un augurio speciale è stato rivolto a don Olimpio per i suoi 90 anni. Presenti alla manifestazione il presidente provinciale Ana (Associazione nazionale alpini) Bruno Plucani, il vicepresidente Sesto Marazzi e l'ex presidente Aldo Silva, originario della vicina Momeliano di Gazzola. Un ricordo è stato espresso alla memoria di tutti gli alpini «che sono andati avanti», in particolare Ugo Trenchi e Arturo Govoni, fondatori del Gruppo di Piozzano 52 anni fa.

Anna Anselmi

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03/06/2011

alpini in cattedra per divulgare lo spirito della solidarietà sociale

CADEO - (vp) Reduce dal successo al raduno nazionale degli alpini tenutosi a Torino, il presidente dell'associazione provinciale, Bruno Plucani, è stato ospite dell'istituto comprensivo di Cadeo. Con il coordinatore del nucleo di Protezione Civile della sezione Ana di Piacenza, Franco Pavesi, e il responsabile del centro studi Ana (Associazione nazionale alpini) di Milano, Matteo Ghetti, il presidente Plucani ha incontrato gli studenti della classe 3^A, accompagnati dall'insegnante Federica Sogni.
"Noi e gli alpini: unica storia, unici valori", è stato il filo conduttore dell'incontro pensato per rendere consapevoli gli adolescenti delle iniziative più significative che sono state realizzate, con spirito di solidarietà sociale, a favore delle popolazioni coinvolte nelle calamità naturali (tra cui la ricostruzione di 33 moduli abitativi e di una chiesetta offerti dall'Ana alle popolazioni terremotate di Fossa, in Abruzzo). Filmati e testimonianze hanno catturato l'attenzione dei giovani che hanno mostrato interesse ponendo domande.
Duplice l'obiettivo: «Da una parte volgere lo sguardo agli eventi storici che hanno coinvolto i nostri nonni nelle grandi guerre, dall'altra guardare al futuro trasferendo ai posteri gli stessi nobili valori». E anche uno sguardo all'impegno degli alpini nella salvaguardia delle ricchezze naturalistiche. Gli alpini hanno invitato i giovani a tener viva l'attenzione sulla questione ambientale. L'incontro si è concluso con lo scambio di doni e l'augurio di poter ospitare l'adunata nazionale degli alpini a Piacenza nel 2013.

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03/06/2011

Solidarietà all'alpino ferito

Aiuti delle penne nere a Luca Barisonzi colpito in un agguato in Afghanistan
Assegnati contributi anche agli Amici dell'hospice e al locale gruppo Aido

Borgonovo - Il cuore degli alpini di Borgonovo "batte" a favore delle associazioni locali e di Luca Barisonzi, il giovane alpino gravemente ferito nei mesi scorsi durante un agguato in Afghanistan verso cui le penne nere borgonovesi hanno deciso di tendere una mano. L'occasione l'ha offerta ieri la giornata dedicata alla festa della Repubblica, durante la quale gli alpini di Borgonovo hanno celebrato l'ormai consueto atto di affidamento alla Madonna degli alpini, un quadro conservato nella loro sede dell'antica pieve di Bruso opera del pittore Franco Corradini. La giornata è stata l'occasione quindi non solo per celebrare la festa della Repubblica, quest'anno legata alle celebrazioni per i 150 anni di Unità d'Italia, ma anche il momento per il capogruppo Piero Bosini di tirare le somme di un anno di attività e guardare ai prossimi impegni con un occhio rivolto alla solidarietà.
«Da sempre come alpini siamo vicini alle associazioni del paese e a chi ha bisogno una mano» ha detto il capogruppo, che ha consegnato due contributi di 800 euro ciascuno che le penne nere di Borgonovo hanno deciso di devolvere a favore di due realtà locali. Si tratta dell'associazione Amici dell'hospice, rappresentata dalla vicepresidente Eugenia Zighetti, e dell'Aido, per cui era presente la presidente del gruppo locale Carmen Chinelli. Ad entrambe gli alpini hanno teso una mano con lo sguardo rivolto anche agli scenari internazionali visto che hanno voluto solidarizzare con il giovane alpino Luca Barisonzi, ventenne caporalmaggiore dell'8° Reggimento degli alpini ferito gravemente nei mesi scorsi in Afghanistan in un attentato in cui rimase vittima il commilitone sardo Luca Sanna.
«Abbiamo deciso - ha spiegato Bosini - di aderire alla sottoscrizione lanciata dall'Associazione Nazionale alpini che è intervenuta per fornire a Luca una casa adeguata alle sue particolari esigenze». A questo scopo è stato infatti aperto un conto corrente bancario intestato alla Fondazione Ana Onlus (in modo che i contributi versati siano anche fiscalmente detraibili) sul quale è possibile versare contributi e dove quindi anche le penne nere di Borgonovo hanno girato un loro contributo di 400 euro.
La giornata, svoltasi a Bruso nella cui canonica gli alpini hanno la loro sede, ha visto la presenza dei rappresentanti dei gruppi alpini di tutta la vallata e del coro alpini della Valtidone che ha animato la messa celebrata dal cappellano militare don Stefano Garilli. Tra gli interventi hanno preso la parola anche Gianluca Gazzola, che ha parlato del contributo degli alpini all'Unità d'Italia, e l'assessore Matteo Lunni che insieme al vice sindaco Angela Petrarelli e all'assessore Ada Guastoni ha portato i saluti dell'amministazione. «E' importante oggi - ha detto Lunni - ricordare la nostra Costituzione i cui valori liberali sociali e cattolici che ne formano la prima parte rappresentano l'identità culturale italiana. La seconda parte, relativa alla forma dello Stato, vede nel processo federale in atto il compimento del lavoro dei padri fondatori».
La giornata è proseguita a Borgonovo dove erano presenti un centinaio di ambulanti classici, di Bioessere e produttori tipici insieme ad attrattive per bimbi.

Mariangela Milani

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01/06/2011

tradizionale raduno Durante la cerimonia sarà donato un tricolore alle scuole

Piozzano, domani festa alpina

piozzano - Il gruppo alpini di Piozzano celebra domani, 2 giugno, in concomitanza con la festa della Repubblica, il suo raduno annuale, durante il quale verranno ricordati tutti i commilitoni «che sono andati avanti», con un pensiero speciale a Ugo Trenchi che cinquantadue anni fa ebbe l'idea di costituire il gruppo nell'alta Valluretta, insieme all'indimenticato presidente provinciale Ana (Associazione nazionale alpini), Arturo Govoni, originario di Montecanino di Piozzano. Al gruppo fanno riferimento anche le penne nere di Gazzola, che parteciperanno alla commemorazione di giovedì. Il programma prevede alle 17.15 il ritrovo in piazza dei Tigli a Piozzano, davanti al Municipio, dove alle 17.45 si assisterà all'alzabandiera. Alle 18 la messa verrà celebrata all'aperto, in piazza, dal cappellano degli alpini, don Stefano Garilli, e dal parroco di Piozzano, don Olimpio Bongiorni. La funzione sarà accompagnata dai canti del Coro Ana Valnure e dalla tromba del maestro Marco Cotti della banda "Don Orione". Al termine, verranno resi gli onori ai caduti e sarà deposta una corona al monumento. Gli alpini del Gruppo di Piozzano doneranno quindi il tricolore alle scuole elementari di Piozzano e Gazzola, nel 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Seguiranno brevi interventi delle autorità e il rinfresco offerto a tutti. Il Gruppo alpini di Piozzano, guidato da Leopoldo Gogni, si è ricostituito nel 2006, ma la sua nascita data appunto a 52 anni fa. Le penne nere si dedicano in particolare al volontariato, collaborando con il Comune di Piozzano nel servizio di accompagnamento di anziani non autosufficienti alle strutture di cura, utilizzando l'automezzo dei servizi sociali, mentre a Piacenza contribuiscono, a turno, alla manutenzione dell'area del Campo Daturi.


an. ans.

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30/05/2011

alpini in campo per Oncologia

Carpaneto, successo per la cena benefica a Palazzo Scotti

carpaneto - (p. f.) Nell'ambito delle iniziative programmate a Carpaneto per i 150 anni dell'unità d'Italia, il locale gruppo alpini diretto da Carlo Veneziani ha organizzato la "cena tricolore" il cui ricavato - 3.100 euro - è stato destinato al reparto di oncologia dell'ospedale di Piacenza diretto dal professor Luigi Cavanna. Per la serata gli alpini hanno scelto il cortile di palazzo Scotti da Vigoleno avvolto nel tricolore: un edificio che è stato la residenza del conte Carlo Douglas Scotti da Vigoleno che combattè con Garibaldi per l'unità d'Italia. Sotto il porticato, i tavoli per 200 persone che avevano prenotato in anticipo. «Purtroppo - sottolineano gli organizzatori - non è stato possibile accogliere tutti coloro che volevano partecipare». Ospite d'onore il professor Cavanna, presente con la moglie - il giudice Marisella Gatti - il presidente provinciale degli alpini Bruno Plucani, il capogruppo locale Carlo Veneziani, il sindaco Gianni Zanrei, assessori, consiglieri e operatori comunali, la presidente della Consulta delle associazioni Doriana Freghieri. La serata è iniziata con l'aperitivo e l'esecuzione della corale polifonica "San Fermo" diretta da Massimiliano Pancini. La cena è stata preparata con cura dallo chef alpino, Benito Botti con la collaborazione dei figli coadiuvati da alpini e mogli. Il tricolore era ovunque, all'ingresso, alle finestre, sui tavoli, le ragazze addette ai tavoli portavano un grossa coccarda. Durante la serata, sorteggiati fra i presenti tre quadri offerti dal pittore Renato Gobbi.

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28/05/2011

Borgonovo, bancarelle e spettacoli per festeggiare la Repubblica

Borgonovo - (m. mil.) Borgonovo si prepara ad festeggiare giovedì, 2 giugno, l'anniversario della Repubblica con una festa che coinvolgerà diverse associazioni e che prevede manifestazioni nel capoluogo e nella frazione di Bruso. La festa, che quest'anno sarà legata anche al 150° anniversario dell'Unità d'Italia, avrà un'anteprima già mercoledì 1° giugno grazie all'Allegra Combriccola, che alle 20,30 porterà in piazza Garibaldi la sua ultima fatica, I due mariti, in replica dopo la gettonatissima prima di un paio di mesi fa al Capitol. «Un'opportunità che volentieri cogliamo - ha detto ieri sera il regista Francesco Romano intervenuto con l'attore Roberto Caritatevoli - per tornare ad esibirci nel nostro paese». Durante la serata verranno destinati 2.500 euro, raccolti durante la prima, a favore del gruppo alpini per il restauro della chiesa di Bruso (sede delle penne nere). «Le offerte raccolte il 1° giugno - ha proseguito il regista - saranno invece destinate agli Ex Allievi per le adozioni a distanza». Il giorno dopo, 2 giugno, si entra nel vivo con la presenza lungo tutto il centro storico di un centinaio di bancarelle. «Si tratterà - ha spiegato il responsabile Fiva, Angelo Grassi - di una sessantina di ambulanti classici cui si uniranno una ventina di ambulanti di Bioessere e una decina di produttori tipici piacentini per la parte enogastronomica di qualità». Il mercato, come spiegato anche da Luciana Mazzoni (Bioessere) e Rosi Laino (produttori tipici) resterà per l'intera giornata. A Bruso ci sarà la celebrazione organizzata dagli alpini guidati da Piero Bosini. Dopo il ritrovo alle 9 l'alzabandiera e il saluto delle autorità, alle 10,30 Gianluca Gazzola parlerà del contributo degli alpini all'Unità d'Italia. A seguire messa con il coro alpini della Valtidone e rinfresco. «L'occasione - ha detto Bosini presente ieri con Carlo Magistrali - ci darà modo di mostrare la cartolina di un bersagliere disperso, i cui discendenti si trovano a Borgonovo, il quale nel marzo del 1916 scriveva dal Carso alla famiglia allora residente a Lusurasco». Il cimelio verrà esposto nella sede. Alle 18 nell'auditorium della rocca la fotografa canadese, valtidonese d'adozione, Deborah Savoie Giulini esporrà (fino al 5 giugno) una serie di scatti sul tema "Dipinto digitale" che mostrano la sua tecnica di fotografia astratta. La chiusura della terza edizione della festa di inizio estate sarà affidata al gruppo musicale Deja Vu. «A loro - ha spiegato l'assessore Matteo Lunni - in qualità di rappresentanti di una delle eccellenze locali, visto che il cantante è di Borgonovo, affidiamo la chiusura con un concerto aperto a tutti, in particolare ai giovani, in piazza Garibaldi alle 21».

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27/05/2011

"Porchettata" per restauro in chiesa

CORTEMAGGIORE - (i. c.) "Porchettata" di beneficenza, a cura del gruppo alpini di Cortemaggiore e Castelvetro. L'appuntamento gastronomico è per domani, sabato, alle ore 20, nel convento dei frati cappuccini di Cortemaggiore.
Il ricavato dell'incontro conviviale, ad ingresso libero, come sottolinea il volantino dell'iniziativa, sarà devoluto al restauro del portone d'ingresso della chiesa di San Giuliano di Castelvetro: un intervento promosso in memoria dell'alpino Giuseppe Cignatta, scomparso lo scorso anno.
I lavori di ripristino del portone d'ingresso della chiesa di San Giuliano sono già stati avviati. L'inaugurazione e la posa della targa in memoria di Cignatta all'interno del tempio sono in previste domenica 5 giugno.

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18/05/2011

Protezione civile: un gruppo alpini

LUGAGNANO - Gli alpini si riuniscono per costituire un gruppo per la protezione civile. Il Gruppo alpini di Lugagnano ha annunciato per domani, giovedì, alle ore 21, nella sala comunale delle assemblee di palazzo Gandolfi un convegno che mira alla costituzione di un Nucleo operativo di protezione civile Ana (Associazione nazionale alpini) operante nella media e alta Valdarda. Nel rendere nota l'iniziativa, il capogruppo Luigi Faimali ha fatto appello a tutti i Gruppi alpini della zona «senza ovviamente escludere la partecipazione di altri concittadini e simpatizzanti».

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12/05/2011

Applaudita trasferta della corale di Bettola

Concerto dell'Ana Valnure nella chiesa di Groppovisdomo

bettola - Nella chiesa parrocchiale valdardese di Goppovisdomo (Gropparello) si è tenuto il concerto della Corale bettolese Ana Valnure diretta dal maestro don Gianrico Fornasari e presieduta dalla signoraa Dionisia Chinosi Callegari. L'evento è stato organizzato dalle associazioni Pro Loco, Gruppo alpini e Federcaccia in collaborazione con il parroco don Giovanni Rocca con l'intento di mantenere viva fra la popolazione la tradizione che già in passato aveva visto il piccolo borgo dell'Alta Valchero dare spazio alle musiche e ai canti popolari di montagna. Tradizione ed espressione ben riassunta dal Coro Ana Valnure che con i suoi oltre 30 elementi porta in giro per l'Italia e all'estero da oltre 35 anni la passione e lo spirito montanaro. Infatti il folto pubblico non ha mancato di applaudire a lungo i canti della naja e guerra degli alpini, le canzoni dedicate ai nostri compaesani emigrati e quelle che erano e sono l'espressione di vita di tutti i giorni della gente di montagna: il lavoro nei campi e nei boschi, le domeniche alla messa e poi all'osteria. Alla fine della serata i presidenti delle associazioni visdomesi Gianluca Negri, Binelli Alfiero e Angelo Daranti hanno consegnato alla corale una targa a ricordo e ringraziamento per il loro impegno. Non è mancato il fuori programma quando sul palco è stato invitato da don Giovanni
padre Archimede Fornasari (fratello del maestro del coro) missionario per oltre 65 anni in varie parti del mondo e che proprio quel giorno festeggiava il suo 86° compleanno.

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11/05/2011

La bandiera vive nella casa di Piacenza prediletta

Caro direttore,
Torino: la città si è destata nel silenzio. Senza tamburi né trombe, gli strumenti dormono stamani nei loro foderi ovattati, come bambini da proteggere.
Oggi Torino è malinconica, si è vestita di grigio perché gli alpini sono ritornati a Napoli, a Bolzano, a Piacenza, forse suoneranno dicendo che Torino è bella.
Quando mio marito è mancato, molti anni or sono, nelle ultime ore gli ho parlato degli alpini che lo avevano preceduto per preparargli un posto in Paradiso.
Non so se quello sia un luogo, ma è certo uno stato dell'Essere in cui tutti siamo insieme. Come ieri, quando eravamo un'anima sola e venivano dagli occhi acque di felicità e di riconoscenza Pensavo al mio Alpino con nostalgia, ed anche al mulo che era con lui. Portava la cassetta della bandiera, quando venne ucciso.
L'artigliere la salvò e la cucì nella sua giacca, custodendola durante tutta la prigionia, prima in un campo tedesco, poi con i russi. Ora la bandiera vive nella nostra casa di campagna, vicino a Piacenza, "la prediletta".
La salutiamo ogni giorno per rendere onore a coloro che hanno offerto la loro vita per la nostra libertà.

Carla Perotti
Torino

Domenica Torino è stata invasa, pacificamente ed in allegria, da centinaia di migliaia di alpini in festa. C'erano anche i nostri alpini, c'erano 22 sindaci piacentini guidati da Reggi con il gonfalone di Piacenza la Primogenita molto applaudito al suo passaggio. La storia degli alpini ha sempre affascinato gli italiani. Uomini che hanno fatto la Storia d'Italia, uomini che in tempo di pace sono sempre i primi ad arrivare sui luoghi delle emergenze per dare una mano. Sono un esempio di civismo, credono nella solidarietà e in una Italia vera ed unita. Fra due anni speriamo di poterli ospitare a Piacenza. E sarebbe bello se la bandiera del marito della signora Carla Perotti, custodita gelosamente in terra piacentina, potesse quel giorno sfilare per le strade della Primogenita.
Gaetano Rizzuto

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10/05/2011

alpini Bruno Plucani presidente sezionale invita a lavorare per il 2013. Festa Granda a settembre a Piacenza

Torino, «Giornata archiviata nel cuore»

Il trionfo degli alpini piacentini alla 84^ adunata nazionale di Torino, svoltasi domenica scorsa, ha sorpreso i molti amministratori tra i quali il sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, unica città alla quale è stato consentito di portare il gonfalone scortato dal picchetto d'onore in quanto Primogenita d'Italia, ed il presidente della Provincia Massimo Trespidi. Ha suscitato orgoglio fra i 1500 partecipanti di casa nostra, pur abituati a raduni di tale imponenza, che hanno vissuto la due giorni nel consueto spirito di amicizia.
Non ha voluto mancare alla rimpatriata ed al piacere di ritrovare i luoghi della naja Luigi Fellegara, 81 anni fra un paio di settimane, di Pievetta di Castelsangiovanni, che eleggiamo a decano degli alpini piacentini. Con lo spirito goliardico dei ventenni, ha abbracciato commosso il presidente della Provincia Massimo, suo concittadino, e di buon passo ha percorso i quattro chilometri del percorso: «Torino e dintorni sono i posti della mia gioventù». Meno attempato il noto scalatore Lucio Calderoni, artigliere alpino della Julia, nonché vicepresidente del Cai di Piacenza; della stessa Brigata Giuseppe Manfredi capogruppo di Bobbio con il commilitone anziano «e cavaliere» suggerisce, Renato Albasi di Niviano. Da Rivergaro il capogruppo Luigi Mercori del 3^ artiglieria di montagna a Tarvisio, con l'assessore Mino Polenghi. Compiaciuto Francesco Rolleri, sindaco di Vigolzone, frastornato dalla cornice umana che ha abbracciato i 90mila della sfilata «una giornata indimenticabile»; dello stesso parere l'assessore Tiziano Chiocchi di Fiorenzuola e Donatella Alberoni, unica esponente del gentil sesso in tricolore, fra i 24 amministratori piacentini, per rappresentare San Giorgio di cui è vicesindaco.
Per tutti una giornata da archiviare nel cuore
Dopo l'arrivederci a Piacenza nel 2013 (il prossimo anno l'adunata nazionale sarà a Bolzano) lanciato domenica durante la sfilata, e constatata la folta presenza di amministratori e alpini piacentini, il presidente di sezione Bruno Plucani chiede aiuto a istituzioni e cittadini per organizzare il grande evento; chiama a raccolta tutte le forze in previsione del sopralluogo a Piacenza, fissato a luglio, della commissione nazionale alpini cui spetta la decisione ultima sulle capacità della città ad ospitare l'adunata nazionale. La concorrente ha credenziali umane che ispirano all'immediata solidarietà: è la martoriata L'Aquila, dove ha sede il 9º Reggimento alpini.
Intanto è partita la macchina organizzativa per la 60esima Festa Granda di Piacenza che si terrà dal 16 al 18 settembre, nell'ambito delle iniziative legate al 150° dell'Unità d'Italia. Il raduno sezionale delle penne nere del territorio provinciale sarà un primo test indicativo per quello nazionale. La manifestazione inizierà nella basilica di San Francesco con i cori Ana Valnure e Valtidone e del Cai. Sabato pomeriggio sarà inaugurata la via intitolata al capitano Arturo Govoni e al campo Daturi sarà scoperto il cippo "alpini"; nel salone di Palazzo Gotico l'amministrazione comunale darà il benvenuto ufficiale. In serata la veglia con il gruppo Enerbia e stand gastronomici. Domenica 18, l'alzabandiera in piazza Cavalli e dalle 10 la sfilata. Nel pomeriggio si esibirà la banda Ponchielli. L'appuntamento più vicino è invece la Festa di Castelvetro dal 3 al 5 giugno.

Maria Vittoria Gazzola

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09/05/2011

L'orgoglio dei sindaci: «Fantastico, bellissimo»

Vallate largamente rappresentate dalle istituzioni

torino - (mvg) Piacenza ha aperto la sfilata torinese degli alpini dell'Emilia Romagna. Era doveroso in virtù di quel titolo che l'accompagna da 150 anni, La Primogenita, che ha fatto alzare in piedi molti tra la folla seduta sulla gigantesca tribuna, davanti al palco delle autorità, in piazza San Carlo. E' stato più volte scandito durante la sfilata, e i sindaci ripetutamente applauditi si sono riempiti il petto di orgoglio. «Una fatica ma ne è valsa la pena», il commento collettivo; loro quotidianamente alle prese con comitati dissenzienti e con le opposizioni denigratorie, per qualche ora sono stati ripagati dalle esternazioni gaudiose di centinaia di migliaia di persone.
Francesco Marcotti, primo cittadino di Castelvetro, unisce l'orgoglio alle emozioni «Non sono un alpino, ma ho la tessera perché ne condivido lo spirito. Li seguo da anni, ero con loro all'adunata di Bergamo lo scorso anno, ma oggi - ieri per chi legge - è di più, aspetto Piacenza 2013». Dopo la prima esperienza ne seguono altre come per Giovanni Piazza, sindaco di Ottone accompagnato dal capogruppo Armandino Canevari, che ha avuto l'iniziazione dal nonno: «Mi portava che non avevo neppure cinque anni alle adunate nazionali, provinciali, di sezione e mi sono appassionato, sono feste bellissime». Sarà per gli applausi? Sorride Giulio Maserati, alpino della Taurinense, sindaco in scadenza di Rottofreno che ieri è stato sottoposto ad una dura scelta: «Mi passava il Giro d'Italia sull'uscio di casa, mi è spiaciuto, ma alla fine ho scelto di venire a Torino - avrà faticato non poco lui che viene da una famiglia di ciclisti e poi ha aggiunto -. Non ne sono pentito, è stato importante accompagnare i miei qui, prima di diventare sindaco ero capogruppo degli alpini di san Nicolò». Nessun rimpianto né lamenti per le levatacce antealba, come ha fatto il giovanissimo sindaco di Lugagnano Jonathan Papamarenghi insieme al capogruppo Luigi Faimali e alpini anche da Rustigazzo e Castelletto. Lui in abito scuro «per portare dignitosamente la fascia tricolore» e gli altri col nuovissimo giubbetto argenteo voluto dal presidente Plucani e blue jeans o pantaloni di fustagno.
Prima esperienza per Franco Albertini di Pecorara, il pulman ha raccolto penne nere anche da Genepreto e Pianello. «Siamo qui tutti uniti per l'Italia e per il 2013 a Piacenza» afferma. «Si respira uno spirito bellissimo, gli alpini sono i primi collaboratori del comune - aggiunge Manuel Ghilardelli di Ziano -. Due settimane fa hanno regalato il defibrillatore alla comunità di Ziano. Sono orgoglioso di essere qui in mezzo a loro, gli applausi sono doverosi». Da Bobbio è arrivato il finanziere alpino (sulle Alpi di Sondrio) nonchè primo cittadino Marco Rossi: «Come non essere orgogliosi, basta guardarsi intorno, è uno spirito che non si trova da nessun'altra parte, in nessun altro ambiente».
Trafelato, fino al sabato sera non era sicuro di poter partecipare, giunge il docente universitario Gianni Zanrei, ma nelle vesti di sindaco di Carpaneto, un ambito usuale «che galvanizza, mai vista nulla di simile». Anche Bettola, medaglia d'argento al valor militare per la Resistenza considerata il secondo Risorgimento italiano, vanta la presenza significativa del suo primo cittadino, Simone Mazza e di una delegazione dell'infaticabile gruppo di penne nere, promotrici di tante iniziative benefiche nel capolugo della Valnure. «Fantastico, bellissimo, entusiasmante», commenta Antonio Mazzocchi di Farini arrivato con il suo «scooterone, temevo di trovare traffico». Il pulman dei suoi lo aveva anticipato. A Torino, ieri, si è vissuto il senso di comunità.
 

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09/05/2011

«alpini ieri, oggi e sempre»

Uno spirito di corpo ineguagliato accompagna le adunate

torino - "Ieri di leva, oggi volontari, alpini sempre", "E gli alpini dissero: donare vuol dire amare", sono alcuni degli slogan che hanno accompagnato la Primogenita d'Italia all'adunata nazionale di Torino.
Dietro quelle parole i ricordi della naja sulle montagne del Friuli, della Valtellina, o del fiero Piemonte, con l'emozione di ritrovarsi, la gioia di stare insieme, di raccontare dei bei tempi. Uno spirito di corpo ineguagliabile, quasi misterioso, accompagna il corpo degli alpini che fa dell'altruismo e della solidarietà i principi fondamentali. I tamburi e le trombe delle fanfare scandiscono con la musica i tempi dell'imponente sfilata: 90 mila uomini, dicono le note di fine giornata. Le penne nere di buon passo lungo i viali della prima capitale dell'Italia unita hanno facce sorridenti e l'età media elevata. Hanno festeggiato fino a notte fonda il sabato, ma non sembra, lo spirito è quello dei ventanni. «Oggi ho acquistato 10 anni di gloria - dice Carlo Capucciati di Costa Curletti, classe 1936, alpino artigliere della 25esima gruppo Belluno. «Mi sento un ragazzo» dichiara Gino Luigi Acerbi, vicepresidente provinciale, la naja trascorsa al 3^ Artiglieria da montagna a Tarvisio decenni fa. «Prima gli alpini, poi la moglie e le altre cose», chiarisce Germano Guinzani di Monticelli, alpino nel 1961 a Pontebba di Udine «l'ultimo scaglione dei 18 mesi», spiega. Sacco a pelo e materassini, quelli della Bassa piacentina hanno pernottato nella palestra della scuola cattolica San Giuseppe di Torino.
In questi giorni il capoluogo piemontese è popolato della carovana rosa del Giro d'Italia, degli alpini in scena da venerdì e dalla corte della fiera del libro. Eppure i cittadini hanno salutato con affetto le penne nere che hanno gradito l'alone di gloria espresso dagli interminabili applausi. Due ali di folla hanno abbracciato quegli uomini che interpretano il meglio della società, lo spirito di abnegazione, il rigore della giustizia.
Travo, Vigolzone, Pontedellolio, Bettola, Sarmato, ogni angolo di terra piacentina ha inviato i suoi fiori di lealtà.
Mario Piacentini, alpino nel 1971 proprio a Rivoli di Torino si è incontrato con il suo compagno "di branda", un'amicizia coltivata per decenni «sua moglie ha fatto da cicerone in città alle nostre mogli». Il piacentino Franco Pavesi è vicecoordinatore regionale dell'Emilia Romagna dei volontari di Protezione civile, è al servizio di soccorso e veste la divisa dell'antincendio boschivo. E su tutti cala la benedizione del cappellano: l'alpino don Stefano Garilli, parroco di San Giorgio.
Arrivederci a Piacenza 2013.

mvg

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09/05/2011

«Piacenza si merita il raduno nazionale 2013»

Consacrato il passaggio della "stecca" alla nostra città

DAL NOSTRO INVIATO
torino - «Passa la Primogenita d'Italia, Piacenza, evviva Piacenza la prima città italiana ad annettersi al Piemonte, con il gonfalone della città decorato di due medaglie d'oro, e il suo sindaco Roberto Reggi. Piacenza se lo merita il raduno nazionale del 2013. Ecco il gruppo degli alpini con 22 sindaci ed il presidente della provincia Massimo Trespidi». Lo speaker ha scandito con voce tonante la sfilata degli alpini piacentini in piazza San Carlo dove, dalle tribune delle autorità e delle migliaia di persone che seguivano l'imponente manifestazione, sono partiti scroscianti applausi. E il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino è sceso dalla tribuna per salutare e abbracciare "l'amico" Roberto Reggi. «Mi sono commosso», ha detto Reggi. Fragorosi evviva e hurrà sono saliti dal folto corteo piacentino, 1500 penne nere con il presidente provinciale Bruno Plucani e i molti amministratori.
Torino ha così consacrato la promessa dell'adunata nazionale che i piacentini attendono da alcuni anni.
«La nostra presenza qui - spiegano all'unisono il presidente Trespidi e il sindaco Reggi - è per dimostrare quanto i vertici istituzionali desiderano l'adunata nazionale del 2013. Primo: perché sarebbe un riconoscimento importante per il territorio e per i nostri alpini, secondo perché dal punto di vista economico l'evento, che dura di fatto tre giorni, ha un indotto di qualche milione di euro a tutto vantaggio del territorio, la terza è poi una ragione di prestigio e di visibilità. Il 2013 è la soglia dell'Expo mondiale di Milano».
E allora si preparino i piacentini, e lavorino ai fini della riuscita di un evento-manifestazione per il rilancio dell'economia dell'intera provincia.
C'è una profonda soddisfazione fra gli amministratori che hanno raggiunto la prima capitale dell'Italia Unita, c'è chi ha partecipato per la prima volta ad un raduno nazionale, chi li ha seguiti più volte, anche perché ha fatto la naja in questo corpo dove amicizia e solidarietà sono un patto di sangue. Sono arrivati dai Comuni delle alte valli come Lugagnano, Ottone, Pecorara, Ziano e fino alla pianura come Carpaneto, Fiorenzuola, San Giorgio, Rottofreno, ad accompagnare i rispettivi concittadini che portano la penna nera. Chi con l'automobile istituzionale, chi in moto come il sindaco di Farini Antonio Mazzocchi, chi in treno come Francesco Marcotti di Castelvetro, altri con la propria auto come Antonio Agogliati di Ferriere o in pulman ad accompagnare i suoi come Carlo Capelli di Castelsangiovanni arrivato il sabato con il coro del gruppo alpini di Valtidone che ha cantato, la stessa serata, nella chiesa della Trasfigurazione.
LA SFILATA
Le 1500 penne nere piacentine sono partite da via Duca d'Aosta poco dopo le 16, poi largo Vittorio Emanuele I dove troneggia la statua del re dell'unificazione. Ha aperto la sfilata l'ampio striscione con la scritta "Piacenza La Primogenita" sorretto dal Gruppo di Settima, che lo detiene da ben 46 anni e guidato dall'ultimo dei fondatori ancora in vita: il caporal maggiore artigliere alpino Camillo Barabaschi. Dietro l'antichissima banda delle Giubbe Rosse di Pontedellolio, 258 anni di fondazione, che per l'occasione ha vestito la divisa degli alpini, diretta dal maestro Edo Mazzoni. Durante le lunghe ore di attesa si è esibita insieme al Coro Ana Valnure.
Poi, svettante alto nell'azzurro, con il sindaco Reggi il gonfalone di Piacenza scortato dal picchetto d'onore dei vigili urbani, unico comune ad avere il vessillo municipale nel corteo, lo ha rimarcato anche lo speaker della sfilata. A seguire il presidente provinciale degli alpini Bruno Plucani con il labaro della sezione, i capigruppo e la folta rappresentanza dei sindaci guidata dal presidente della Provincia Massimo Trespidi: «sono il primo presidente ad aver seguito i piacentini durante l'adunata nazionale». Poi gli alpini con i labari dei rispettivi gruppi, infine le delegazioni territoriali. Quattro chilometri di percorso lungo il centro città fra due ali di folla e tricolori sventolanti dai balconi in un intreccio di musiche e ritmi elargiti ininterrottamente.
Piacenza, nella grande giornata dell'Unità d'Italia e dell'adunata nazionale degli alpini ha conquistato Torino.

Maria Vittoria Gazzola

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07/05/2011

Mezzo milione di alpini a Torino

TORINO - Mezzo milione nel cuore di Torino, con il loro folklore, le loro divise, le bande, i camper, i canti fino a notte fonda, ma anche la solidarietà, l' attaccamento e l' orgoglio di indossare il cappello con la penna nera. Gli alpini hanno invaso Torino per la loro Adunata nazionale, l'84ª, quella del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, che è cominciata ieri e che si concluderà domani, domenica. La celebrano nella città sabauda e s' incrociano con altri due grandi amori degli italiani: le Frecce Tricolori, che nel pomeriggio hanno sorvolato Torino ricoprendo la città con il Tricolore più grande del mondo, e il Giro d'Italia, che oggi parte dalla reggia di Venaria Reale.
Ad aprire l'adunata è stato il ministro Ignazio La Russa che ha ricevuto una salva di fischi di tale intensità da spazientire anche il sindaco Sergio Chiamparino, che pure è di simpatie politiche opposte. Prima era comunque stato accolto da sorrisi, ovazioni, fotografie, strette di mano. Un'ora dopo, in piazza Castello, la contestazione è però stata piuttosto rumorosa.

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06/05/2011

Reggi e Trespidi con gli alpini a Torino

Gli alpini piacentini saranno a Torino con il sindaco Roberto Reggi ed il presidente della Provincia Massimo Trespidi in occasione dell'adunata nazionale che si svolgerà il prossimo 8 maggio a Torino. Saranno 1.500 gli alpini piacentini che parteciperanno. La sezione piacentina sfilerà con lo striscione Piacenza La Primogenita. La grande sfilata inizierà alle ore 9. Piacenza sarà la prima città dell'Emilia Romagna ad iniziare la sfilata che dovrebbe partire verso le ore 14,30.
I sindaci che hanno accettato l'invito del presidente degli alpini Bruno Plucani sono:
Francesco Rolleri (Vigolzone), Antonio Agogliati (Ferriere), Francesco Marcotti (Castelvetro), Claudia Borrè (Zerba), Giulio Maserati (Rottofreno), Giovanni Piazza (Ottone), Massimo Poggi (Coli), Lodovico Albasi (Travo), Simone Mazza (Bettola), Bruno Repetti (Piozzano), Gianni Zanrei (Carpaneto), Gianpaolo Fornasari (Pianello), Manuel Ghilardelli (Ziano), Roberto Spinola (Pontedell'olio), Antonio Mazzocchi (Farini), Franco Albertini (Pecorara) Giovanni Compiani (Fiorenzuola), Marco Rossi (Bobbio), Alessandro Ghisoni (Podenzano), Gianluigi Repetti (Cortemaggiore), Jonathan Papamarenghi (Lugagnano V. D.) oltre a rappresentanti dei comuni di Rivergaro, Sarmato, S. Giorgio P. no, Gossolengo, Agazzano.

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05/05/2011

Sul campo di calcio e nelle feste popolari

Ziano ha il defibrillatore grazie al gruppo alpini

Salvavita a disposizione del paese

ZIANO - Grazie alla generosità degli alpini, in paese è arrivato il primo defibrillatore. Il prezioso salvavita verrà custodito dai dirigenti dello Ziano calcio sul campo sportivo, ma sarà itinerante. A seconda delle esigenze - siano feste di paese, ricorrenze in cui si radunano diverse persone o ancora altre manifestazioni - il defibrillatore verrà spostato per essere più vicino in caso di bisogno.
«Non possiamo che ringraziare i nostri alpini per la preziosa donazione», ha detto Manuel Ghilardelli, sindaco di Ziano, rivolgendosi al capogruppo Bruno Ferrari, al segretario Guido Cobianchi ed alle numerose penne nere presenti durante la cerimonia di consegna.
«Il defibrillatore è un apparecchio che può salvare la vita delle persone. Prima della consegna, molti zianesi hanno seguito il corso per imparare ad usarlo. E questo fa onore alla nostra comunità», ha sottolineato Ghilardelli.
Il defibrillatore, dalle mani di Giampaolo Bianchi ed Ettore Mancuso, rispettivamente vicepresidente e dirigente dell'associazione "Il cuore di Piacenza", è passato così in custodia a Pinuccio Crosignani, presidente dello Ziano calcio. Il tutto sotto gli occhi di diversi cittadini, tra cui il fondatore dell'associazione "Piccoli al centro", Flavio Della Croce, e del presidente della Pro loco, Marco Dallospedale.
«Salvare anche una sola vita è già di per sé un gesto straordinario - ha commentato il presidente dell'Avis di Ziano, Dante Sabatico -. Grazie alla generosità degli alpini, anche il nostro paese ha un defibrillatore. La velocità d'intervento in caso di arresto cardiaco può essere determinante».

Riccardo Delfanti

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03/05/2011

Castelvetro, inaugurazione il 5 giugno

Gli alpini riparano il portone della chiesa di San Giuliano

CASTELVETRO - (i. c. ) Sono sempre vigili e attenti alle necessità della comunità locale gli alpini di Castelvetro, che insieme al gruppo di Cortemaggiore hanno dato vita ad una nuova impresa, stavolta a favore della parrocchiale della frazione di San Giuliano. Infatti in questi mesi hanno lavorato per il restauro del portone della chiesa.
L'inaugurazione dell'opera restaurata è stata fissata per il prossimo 5 giugno alla presenza del presidente della sezione di Piacenza Bruno Plucani. «Durante il funerale del nostro amico alpino Giuseppe Cignatta - spiega Mario Piacentini presidente del gruppo di Castelvetro - abbiamo fatto fatica ad aprire il portone, perché i cardini sono usurati. Così insieme al presidente del gruppo di Cortemaggiore, abbiamo deciso di intraprendere questa iniziativa». Dopo aver ottenuto l'assenso dal parroco don Mauro Manica, sia Piacentini che Fabio Devoti di Cortemaggiore hanno interpellato alcuni artigiani di Caorso per iniziare l'intervento, che sarà terminato a breve.
Il giorno dell'inaugurazione sarà affissa una targa, all'interno della parrocchiale, in memoria di Cignatta che «ci precede in cielo» come precisa Piacentini. Per sostenere le spese del restauro entrambi i gruppi degli alpini organizzeranno una cena di beneficenza (data e luogo ancora da definire). «La solidarietà è uno dei punti cardini del nostro motto - sottolinea Plucani - quindi tutti i nostri gruppi non fanno altro che lavorare per portare avanti questo obiettivo».

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01/05/2011

cortemaggiore, celebrazioni per il 25 aprile

Inaugurato un cippo in memoria di tutti i caduti in missioni di pace

Cortemaggiore - (l. t.) Celebrata la ricorrenza del 25 aprile e inaugurato un cippo in memoria di tutti i caduti, militari e civili, in missioni di pace. Il commento della giornata è stato affidato a Corrado Gualazzini. Dopo le majorettes e la banda "La Magiostrina" si è formato il corteo aperto dallo stendardo del Comune di Cortemaggiore, seguito dai labari delle associazioni combattentistiche, d'arma, di volontariato e dell'Anpi, da numerosi amministratori, consiglieri di maggioranza e di opposizione, militari in congedo e cittadini; presente anche il maresciallo dei carabinieri Salvatore Cristiano. Il corteo ha raggiunto il monumento ai caduti dove il sindaco Luigi Repetti ha deposto una corona d'alloro. Sono seguiti i discorsi ufficiali di Ermido Moschini e del generale Raffaele Campus. Il corteo ha poi raggiunto largo Caduti di Nassirya, dove, all'interno di un'area verde, si trovava, coperto da un drappo tricolore, il cippo donato dall'alpino-sindaco Repetti al suo gruppo alpini e che le "penne nere", d'intesa con l'amministrazione comunale e con i Combattenti e reduci, hanno voluto dedicare ai caduti in missioni di pace. L'iniziativa è stata commentata da Fabio Devoti, capogruppo degli alpini di Cortemaggiore, dal sindaco Repetti, dal generale Campus, e da Bruno Plucani, presidente della sezione provinciale alpini. Adele Salini, insegnante di pianoforte, ha cantato "Eroe di pace", composta e musicata da lei stessa. Quindi è stato scoperto il cippo, benedetto da monsignor Luigi Ghidoni. La messa al campo celebrata dallo stesso monsignor Ghidoni e da don Stefano Garilli, cappellano sezionale degli alpini, ha concluso la manifestazione.

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28/04/2011

Sabato inaugurazione, domenica una mostra

Corte, un monumento di 47 quintali per i caduti nelle missioni di pace

CORTEMAGGIORE - La celebrazione del 25 aprile sarà unita all'inaugurazione di un monumento dedicato a tutti i caduti in missioni di pace e si terrà sabato. Domenica sarà inaugurata la mostra "Secondo appuntamento con la storia. Momenti di unità". Le iniziative sono state illustrate in un incontro in municipio al quale hanno partecipato il sindaco Gian Luigi Repetti, il consigliere Fabrizio Devoti, i presidenti provinciale e locale dell'associazione Combattenti e reduci, Raffaele Campus e Armido Moschini, Cesare Sfulcini, appassionato di mezzi militari e Corrado Gualazzini che curerà il commento della giornata. Repetti è intervenuto non solo come sindaco, perché è stato lui che, a titolo personale - ha spiegato - ha fatto realizzare un monumento di due metri e mezzo con un peso di 47 quintali per il proprio giardino. «Ma poi ho pensato che potesse essere utile a tutta la cittadinanza e l'ho donato al gruppo alpini di cui sono membro». Il gruppo alpini ha voluto dedicare il monumento ai caduti in missioni di pace e, d'intesa con l'amministrazione comunale e l'associazione Combattenti e reduci, si è deciso di inaugurarlo sabato insieme alla celebrazione del 25 aprile. «Alle ore 16 il corteo, partendo dal municipio, raggiungerà prima il monumento ai caduti - ha detto Devoti, illustrando il programma della giornata - e poi proseguirà per Largo Caduti di Nassirya, dove verrà inaugurato il monumento. Alle 18 ci sarà la messa al campo concelebrata da don Stefano Garilli, cappellano sezionale degli alpini, e dal parroco Luigi Ghidoni» che ha soppresso la messa prefestiva in basilica. Devoti ha ritenuto doveroso rivolgere un ringraziamento alle aziende che hanno contribuito alla preparazione e alla posa del monumento e all'ufficio tecnico comunale. Anche la mostra "Secondo appuntamento con la storia. Momenti di unità", allestita nella sala espositiva in via XX Settembre e che sarà inaugurata il 1° maggio alle ore 11, è stata organizzata dal Comune, dal gruppo alpini e dai Combattenti e reduci per celebrare i 150 anni dell'unità d'Italia a partire dalla storia locale: il sacrificio di 4 magiostrini nelle guerre di indipendenza. La mostra si articolerà nelle sezioni "cimeli storici" e "documenti storici" considerando l'età napoleonica, quella risorgimentale, la prima e la seconda guerra mondiale. Devoti ha ringraziato Cesare Sfulcini, Filippo Sfulcini e Flavio Isingrini per le ricerche all'Archivio di Stato a Palazzo Farnese, Gabriella Peca per le ricerche all'archivio comunale e Tullio Fornasari che ha messo a disposizione cimeli garibaldini.

Leonardo Tomasetti

 

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28/04/2011

pecorara Concerto della formazione valtidonese per festeggiare l'Unità d'Italia

Restauri grazie al Coro alpini

Pecorara - Pecorara ha reso omaggio al tricolore e, in occasione delle celebrazioni previste per festeggiare i 150 anni di Unità d'Italia, ha ospitato l'altra sera un concerto del Coro alpini della Valtidone. La formazione musicale delle penne nere, diretta dal maestro Leonardo Donato Capuano e presieduta da Tarcisio Bassi, si è esibita nella chiesa di San Giorgio dove per l'occasione sono riecheggiate le note delle più belle e conosciute canzoni che fanno parte della tradizione degli alpini. Il concerto, che si è aperto sulle note dell'inno nazionale in omaggio al tricolore, è stato reso possibile grazie anche al coinvolgimento dell'amministrazione comunale, dell'Avis e della Pro loco di Pecorara le quali hanno partecipato all'organizzazione dell'evento cui ha assistito anche il presidente provinciale degli alpini Bruno Plucani.
Oltre all'inno nazionale, il coro degli alpini ha eseguito brani come l'Ave Maria di De Marzi, Improvviso, L'ultima notte, Sul ponte di Perati, Stelutis alpinis, Il testamento del capitano, Benia Calastoria, La montanara, Quel mazzolin di fiori, Aprite le porte, Barcarol, Valore alpino e il conosciutissimo Signore delle cime.
L'evento, come ha ricordato Adriano Baldini, tra i fautori della serata nonché membro del coro, fu ideato alcuni mesi fa. «Il coro si ritrovava qui per le prove settimanali - ha spiegato Baldini - e in quell'occasione mi chiesero di organizzare un concerto che ora, con l'autonomia che il coro ha raggiunto, siamo stati in grado di organizzare».
Il coro alpini della Valtidone, come ricordato da Baldini, ha mosso i suoi primi passi all'inizio del 2008. «I risultati fino ad oggi raggiunti - ha detto Baldini - li dobbiamo all'impegno costante di tutti i componenti del coro e del maestro».
L'esibizione dell'altra sera, oltre ad essere dedicata al 150esimo anniversario dell'unità d'Italia è stata anche l'occasione per celebrare il patrono san Giorgio. Baldini ha ringrazito anche l'amministrazione, la parrocchia, Avis, alpini e Pro loco che hanno contribuito alla buona riuscita della serata la quale, tra l'altro, ha permesso la raccolta di offerte utili ai restauri della chiesa di Pecorara.
mar. mil.

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26/04/2011

Penne nere in festa a Groppallo Debutta il nuovo gagliardetto

FARINI - (np) Un nuovo gagliardetto per gli alpini di Groppallo. Nella chiesa parrocchiale ieri hanno partecipato alla messa celebrata da don Archimede Fornasari, fratello del parroco don Gianrico, ed accompagnata dal coro del gruppo alpini di Vigevano cui le penne nere groppalline sono legate da forte amicizia. Seguendo il preciso cerimoniale dell'Ana nazionale, il nuovo gagliardetto, simbolo di appartenenza degli alpini di Groppallo al proprio gruppo locale e che va a sostituire quello usurato da decenni di "onorato servizio" al seguito delle penne nere, è stato benedetto dal sacerdote. Dalle mani della madrina Bruna Albertelli è passato a quelle del capogruppo Federico Gregori e del presidente sezionale Bruno Plucani che lo hanno affidato all'alfiere del gruppo che lo porterà in sfilata durante le manifestazioni associative. Una fra tutte sarà l'adunata nazionale che si svolgerà a Torino il 7 e l'8 maggio prossimi.
A Torino sfilerà anche il sindaco di Farini, Antonio Mazzocchi, insieme ad altri 30 dei 46 sindaci dei comuni piacentini - compreso il primo cittadino della città, Roberto Reggi, e il presidente della Provincia Massimo Trespidi con l'assessore Filippo Pozzi - che già hanno dato l'adesione a marciare con la sezione all'evento che per le penne nere è il più importante dell'anno.
Plucani ha inoltre annunciato che «la percentuale di possibilità che la città di Piacenza ospiti l'adunata nazionale nel 2013 si è molto elevata, facendo ben sperare che scelta della commissione Ana ricada finalmente su Piacenza, dopo tanti tentativi».

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16/04/2011

alpini e gonfalone all'adunata di Torino

Domenica 8 maggio si svolgerà a Torino l'84° adunata nazionale degli alpini in occasione del 150° anniversario dell'unità d'Italia.
Con gli alpini piacentini sfileranno il vessillo della sezione piacentina ed il gonfalone del Comune di Piacenza decorato di medaglia d'oro al valor militare. A scortarlo, il sindaco di Piacenza Roberto Reggi che per la prima volta interviene ad un raduno di alpini così importante, accogliendo con entusiasmo l'invito del presidente Bruno Plucani. Per la provincia di Piacenza ha confermato la partecipazione il presidente Massimo Trespidi e l'assessore all'agricoltura Filippo Pozzi, mentre 30 sindaci di altrettanti comuni saranno a Torino con i gruppi alpini del proprio territorio. Saranno 1.500 gli alpini piacentini che parteciperanno alla grande sfilata della domenica, i 46 gruppi alpini sezionali hanno da tempo prenotato pullman e camper per raggiungere il capoluogo piemontese ed onorare in questo modo i 150 anni dell'unità d'Italia. Sabato 7 maggio si esibiranno i cori della nostra sezione: Il "coro a. n. a. Valnure "nella chiesa Santi Angeli custodi in Via S. Quintino 37, mentre il "Coro alpino Valtidone" nella chiesa della Trasfigurazione del Signore in Via Spoleto, 12. Anche a Torino la sezione piacentina sfilerà con lo striscione recante il motto "Piacenza la Primogenita".
La grande sfilata inizierà alle ore 9 con gli alpini provenienti dalle sezione all'estero e poi via via tutte le italiane.

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10/04/2011

Protezione civile, alpini in pista

Nasce un nucleo valtidonese che interverrà nelle emergenze

Borgonovo - Prende forma l'idea di un nucleo di Protezione Civile che agirà sotto l'egida degli alpini, pronto a intervenire nelle emergenze che dovessero verificarsi in tutta la Valtidone ma non solo. L'idea è stata ufficializzata l'altra sera, nell'auditorium della rocca di Borgonovo gremito, dal locale gruppo alpini, che già in passato aveva auspicato la nascita di un coordinamento di Protezione Civile. Il nuovo nucleo di Protezione Civile sarebbe formato in prevalenza da alpini e amici degli alpini di tutti i gruppi presenti in vallata, disposti a prestare il loro tempo a favore della formazione di un gruppo in grado di intervenire in caso di emergenze. Il nuovo nucleo, come spiegato dal capogruppo delle penne nere di Borgonovo Piero Bosini, potrebbe agire prevalentemente in caso di emergenze in Valtidone, ma sarebbe ovviamente pronto a intervenire in caso di emergenze provinciali o nazionali laddove venisse richiesta la sua presenza. La sua attività, come tutti gli altri nuclei di Protezione Civile già presenti sul territorio provinciale, sarà sotto il coordinamento della prefettura e in collaborazione con gli altri gruppi che già sono presenti in alta e bassa Valtidone. Per il momento l'idea è stata formalizzata nel corso di un incontro nell'auditorium della rocca di Borgonovo dove tra gli altri erano presenti anche il capogruppo provinciale degli alpini Bruno Plucani e il sindaco di Borgonovo Domenico Francesconi, che ha assicurato il sostegno dell'amministrazione all'idea, e il parroco don Paolo Buscarini, che ha parlato del possibile impiego dei volontari in casi non strettamente correlati a emergenze, ma anche per fini sociali e umanitari. Alla formazione del nucleo, il cui nome sarà Ana Protezione Civile Valtidone, hanno già dato la loro adesione una decina di penne nere che si sono dette disponibili ad intraprendere l'eventuale percorso formativo per poter essere idonei a svolgere tali compiti. «Altre persone - dice il capogruppo Bosini - si sono dette interessate e hanno preso una pausa di riflessione per poterci pensare. Nel frattempo chiunque fosse interessato può contattare per eventuali informazioni la nostra sede alpini, che per il momento funge da referente e sede». Se il gruppo vedrà la luce, occorrerà trovare una sede e mezzi idonei di cui dotare i volontari. Il nuovo nucleo agirà prevalentemente a Borgonovo e in Valtidone e sarà facoltà dei singoli comuni poter prendere eventuali accordi di collaborazione con i volontari che ne faranno parte.

m. mil

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01/04/2011

Festa Granda, in arrivo la baita

Ferriere: presto sede degli alpini. Il sindaco: invito a La Russa

FERRIERE - Una sede per il gruppo alpini di Ferriere. Sarà questo il primo passo che l'amministrazione comunale compirà nel percorso verso la Festa Granda del 2012, il raduno provinciale delle penne nere che si svolgerà nel mese di settembre dell'anno prossimo proprio nel paese dell'Alta Valnure. «L'amministrazione, gli alpini e la popolazione di Ferriere - osserva il primo cittadino Antonio Agogliati - sono orgogliosi di poter ospitare ed organizzare un così importante evento per la provincia di Piacenza e per poterci preparare al meglio abbiamo acquistato una baita prefabbricata in legno che sarà posizionata in località Casa Rossa in un terreno di proprietà del Comune. Sarà donata al gruppo alpini che la utilizzerà come propria sede già entro l'estate».
Il posizionamento sarà effettuato dagli alpini ferrieresi in collaborazione con l'amministrazione comunale. «Se ci sarà bisogno di mezzi e di uomini li forniremo - assicura il sindaco -. Quella baita diventerà una sede prestigiosa, spaziosa, dove gli alpini potranno organizzare riunioni, momenti conviviali, incontri. Lì si organizzerà nel dettaglio la Festa Granda, la seconda Festa Granda a distanza di oltre trent'anni dal precedente evento. Terminati i lavori faremo l'inaugurazione, ospitando i gruppi alpini della provincia, come testimonianza del desiderio di ospitare questo evento, sperando di essere all'altezza».
Volontà dell'amministrazione ferrierese è di lasciare un ricordo significativo in tutti gli alpini e nella popolazione. «Perché l'evento sia ancora più importante - continua Agogliati - vi è la volontà, in collaborazione con il presidente provinciale Ana, Bruno Plucani, di poter far arrivare a Ferriere anche la fanfara degli alpini». Per parte sua, Agogliati si è già mosso politicamente per poter accogliere anche il ministro della difesa Ignazio La Russa.
«Vorremmo organizzare qualcosa di grande valore e significato - prosegue - sia per il corpo degli alpini in generale, sia perché Ferriere ha dato i natali a un gran numero di persone che poi sono state arruolate negli alpini. Il nostro paese ha sempre avuto nella provincia un ruolo importante come zona di reclutamento alpini». Ancora vivente e in ottima forma l'alpino Antonio Barbieri, classe 1920, 91 anni, residente nel comune, che trascorse 46 mesi in Montenegro ed Albania durante la seconda guerra mondiale dove ha vissuto tutta la tragicità del conflitto. «Un motivo in più - conclude Agogliati - per essere orgogliosi di poter ospitare questa manifestazione».

Nadia Plucani

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31/03/2011

la festa nazionale

Lugagnano vestito di tricolore per celebrare il 150esimo

LUGAGNANO - Bandiere, nastri intrecciati, fiocchi di carta, composizioni di fiori e anche artistici ricami. Tutti rigorosamente di tre colori: bianco, rosso e verde. Hanno assunto le forme e i materiali più svariati le 150 insegne patriottiche che a Lugagnano sono state esposte su edifici pubblici, balconi, finestre, vetrine ma anche sugli alberi di viali pubblici e di giardini privati. Anche così il paese ha voluto festeggiare il 150esimo anniversario dell'unità d'Italia. La celebrazione ufficiale, organizzata dal gruppo alpini di Lugagnano, si è svolta nella piazza IV Novembre, considerata da sempre la piazzetta-salotto del capoluogo, davanti al monumento che ricorda i caduti di tutte le guerre. Coordinata da Antonio Saccardi nelle vesti di consigliere della sezione provinciale della Ana (Associazione nazionale alpini) e coordinatore dei gruppi alpini dell'Alta Valdarda, la cerimonia è iniziata con l'alzabandiera, l'esecuzione dell'inno nazionale, la deposizione della corona d'alloro dinnanzi al monumento ai caduti e la lettura, da parte dell'alpino Leonardo Bonacorsi, del messaggio diffuso dalla presidenza nazionale dell'Ana e letto in tutte le manifestazioni alpine d'Italia da tutti i gruppi alpini d'Italia. Altrettanto significativo è stato l'intervento conclusivo del sindaco Jonathan Papamarenghi che sottolineato il coinvolgimento di tutta la comunità lugagnanese, ben rappresentata nella medesima circostanza da tutte le associazioni combattentistiche, d'arma e di volontariato che operano nel capoluogo. Rappresentanze dell'amministrazione comunale hanno poi provveduto alla deposizione di omaggi floreali dinnanzi ai monumenti in tutte frazioni. Il traguardo delle 150 bandiere esposte nella giornata celebrativa del 150° anniversario dell'unità d'Italia, lo si deve anche a Domenico Cavaciuti, giovane esercente di un locale pubblico nel centro paese e recentemente nominato presidente del comitato commercianti. Cavaciuti, di sua iniziativa e a proprie spese, ha donato una bandiera ad ogni collega commerciante in modo che nelle loro vetrine fosse esposto un tricolore di uguali dimensioni.
monumenti dimenticati - Inspiegabilmente dimenticati, invece, sono stati sia il monumento a Giuseppe Garibaldi inaugurato il 20 ottobre del 1912 per iniziativa di Bassano Gandolfi, la cui famiglia annovera una "camicia rossa" garibaldina, sia le lapidi che ricordano la casa natale di Wladimiro Bersani e anche quei giovani partigiani caduti nel giugno del '44 in occasione della sanguinosa battaglia per la liberazione di Lugagnano.

Franco Lombardi

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28/03/2011

Penne nere di Carpaneto, 85 anni di storia

Gemellaggio con Cercino e Premio Italo Savi con riconoscimenti agli studenti

carpaneto - (p. f.) Il gruppo alpini di Carpaneto ha festeggiato ieri l'85° della fondazione ad opera di Gianetto Devoti, con un fitto programma di iniziative. L'occasione è stata propizia per la seconda edizione del premio dedicato all'Alpino Italo Savi, con la presenza di una settantina di studenti delle classi terze della locale scuola elementare Silvio Pellico, che hanno partecipato con poesie, prose, disegni, composizione multimediali ecc. selezionati da una apposita commissione formata da docenti, alpini, e rappresentate della famiglia Savi per arrivare a sceglierne i cinque elaborati da premiare. Un altro momento importante della giornata è stato il gemellaggio fra i gruppi di penne nere di Cercino in provincia di Sondrio con il gruppo locale. Un premio speciale degli alpini locali, consistente in un grosso televisore al plasma è stato donato ai ragazzi del laboratorio speciale "Mastro Balocco".
La giornata è iniziata con la partecipazione alla messa, celebrata dal parroco don Pietro Dacrema in ricordo di tutti gli alpini scomparsi, con i momenti più significativi sottolineati dal coro San Fermo e dagli squilli di una tromba. Carlo Veneziani ha poi letto la preghiera dell'Alpino. Al termine della funzione si è formato un corteo che si è spostato per un omaggio al monumento ai caduti. Tante penne nere con una trentina di gagliardetti, i due labari delle sezioni provinciali: Sondrio scortato dal presidente Alberto Martino e quello Piacenza con il presidente Bruno Plucani. I Gonfaloni dei comuni di Cercino e Carpaneto con i rispettivi sindaci: Michela Parravicini e Gianni Zanrei, presente anche il generale Fabrizio Castagnetti già capo di stato maggiore esercito, il luogotenente Pietro Pantaleo dei Carabinieri, Piera Abbiati presidente provinciale reduci e dispersi, la dirigente scolastica Mariuccia Ghisoni con un gruppo di docenti, la moglie e i figli di Italo Savi ed il nipotino di 4 anni con in testa il cappello di nonno Italo. Particolarmente festeggiati due alpini che hanno partecipato alla campagna di Russia: Antonio Rasica del 1920 artigliere da montagna gruppo Berzano e Gino Giacobini del 1921 del 5° alpini battaglione Rorovegno, ed altri. Il momento più atteso per gli studenti è stata la premiazione della seconda edizione del premio sostenuta dai famigliari ricordo del loro caro Italo, consistente in 200 euro a ciascuno, una targa di benemerenza e una medaglia a ricordo. Gli studenti premiati in questa edizione sono: Martina Ferrari classe Terza B, Lorenzo Bussandri e Laura Macorig classe Terza C classe Terza B, Simone Zerre e Sofia Carini classe Terza D. A tutti i partecipanti la medaglia ricordo. L'esame di tutti i lavori ha comportato un impegnativo lavoro per la commissione giudicatrice nell'esame dei 68 elaborati. Un premio speciale per la studentessa Elena Carini che lo scorso anno con il suo componimento aveva avviato l'iniziativa del gemellaggio fra i due gruppi. Una folta comitiva si è poi spostata nel largo alpini d'Italia alla sede del gruppo locale con a fianco il pennone per l'alza bandiera circondato da gruppi massi di pietra sul quale è stato scoperto un altorilievo di cappello alpino in marmo bianco statuario di Carrara realizzato dallo scultore Rinello Brusi, e tutto l'insieme ora forma un monumento a ricordo di tutti gli alpini dalla fondazione del 1872 al giorni nostri.


Pietro Freghieri

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27/03/2011

annuncio del sindaco di coli al recente raduno

Presto una sede per gli alpini di Perino
Poggi: «Credo sarà in piazza Mercato»

coli - (nn) Il gruppo alpini di Perino è alla ricerca della data di nascita. Documenti ce ne sono pochi e il percorso a ritroso nel tempo è affidato alla memoria dello zoccolo duro delle penne nere. «Siamo sempre stati un gruppo - fa notare Gianluca Gazzola - che ha guardato più ai fatti che non alla burocrazia». Una data, condivisa da molti, potrebbe essere quella suggerita dal sindaco, anche lui alpino, Massimo Poggi: «Per creare il nostro gagliardetto si potrebbe partire dal 1952: in quella data, infatti, è stata celebrata la prima "Festa granda" a Bobbio e nell'occasione partecipò anche il gruppo di Perino». I ricordi sono scivolati agli anni '50 quando Osvaldo Malchiodi ha iniziato a raccontare il suo personale, quanto particolare, percorso all'interno del gruppo. La sua figura è sicuramente un simbolo di concretezza e vero attaccamento ai valori veicolati dagli alpini. Il gruppo di Perino, così come ha ordinato il presidente nazionale Corrado Perona, il 17 marzo si è ritrovato in piazza, vicino al monumento dei caduti, per l'alzabandiera. Il capogruppo Luciano Mazzari ha colto l'occasione per illustrare il programma dei prossimi mesi: «Sabato 2 aprile, nel salone parrocchiale, si svolgerà la cena sociale. Il ricavato della festa andrà in beneficenza. Il 25 Aprile il gruppo sarà a Scabiazza per la commemorazione dei Caduti, mentre il Primo maggio saremo a Macerato per inaugurare il monumento dei caduti». Il gruppo di Perino, come ha assicurato il sindaco, avrà presto una sede: «Pensiamo ad una nuova costruzione in piazza del Mercato».

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27/03/2011_2

Più vicina l'adunata nazionale delle penne nere a Piacenza

VIGOLZONE - Adunata nazionale degli alpini a Piacenza sempre più vicina? Potrebbe essere preludio a questo importante evento la riunione tecnica dei coordinatori di Protezione civile di Emilia Romagna e Lombardia che si è svolta ieri mattina nella sala consigliare di Vigolzone.
Accolti dal sindaco di Vigolzone, Francesco Rolleri, e dal presidente della sezione Ana di Piacenza, Bruno Plucani, da tutto il secondo Raggruppamento Ana (comprendente tutte le province della Lombardia e dell'Emilia Romagna), è stata espressa la preferenza, sebbene del tutto informale, di indicare la città di Piacenza come sede dell'adunata del 2013. Favore confermato anche dal consigliere nazionale Ana, Corrado Bassi, presente all'incontro.
La riunione ha avuto però il principale scopo di valutare gli impegni assolti dalla Protezione civile Ana del 2° Raggruppamento e di programmare quelli per il prossimo futuro, per affrontare le problematiche e dare informazioni inerenti all'attività dei volontari e alle specialità del settore. «In Italia - informano il coordinatore nazionale di protezione civile Ana, Giuseppe Bonaldi, e il coordinatore di raggruppamento Marco Lampugnani - sono 15mila i volontari della protezione civile Ana, 5mila quelli di Lombardia ed Emilia Romagna. E oggi possiamo programmare la costituzione di una colonna mobile nazionale dell'Ana.
L'Associazione nazionale alpini, unica associazione che fa interventi di prevenzione sul territorio, assomma al suo interno tutte le componenti per la completa autonomia, dall'antincendio boschivo ai cinofili agli alpinisti, dai subacquei al settore sanitario. Il progetto sarà presentato il 25 giugno a Milano».
n. p.

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26/03/2011

Domani festa per gli 85 anni del gruppo alpini e premiazioni del concorso di grafica Italo Savi

Carpaneto, i riconoscimenti assegnati a cinque ragazzi delle Medie

carpaneto - (p. f.) Gli alpini di Carpaneto domani, domenica 27 si ritroveranno per la festa del gruppo che coincide con l'85esimo di fondazione del gruppo e in questa occasione si svolgerà anche la seconda edizione del concorso dedicato all'alpino "Italo Savi". Il programma prevede il ritrovo alle ore 8 e 30 nel cortile del palazzo comunale per trasferisti alle ore 9 nella chiesa parrocchiale per partecipare alla messa in ricordo dei caduti, celebrata dal parroco don Pietro Dacrema. Al temine in viale Vittoria omaggio al monumento che ricorda i caduti locali, con l'alzabandiera e la deposizione di una corona. Alle 10 e 30 nel palazzo comunale cerimonia con la premiazione dei cinque ragazzi delle classi terze media vincitori del concorso promosso e sostenuto dalla famiglia Savi in ricordo del loro congiunto. Gli alpini doneranno un televisore ai ragazzi di "Mastro Balocco". Seguirà il gemellaggio con il gruppo alpini di Cercino della provincia di Sondrio. Dopo l'aperitivo in baita, la sede del locale gruppo di penne nere che si trova nel Largo alpini d'Italia, trasferimento con amici e familiari in un ristorante di Ciriano per terminare la giornata in allegria. Il concorso per un elaborato riservato agli studenti delle classi terze della scuola secondaria di primo grado "Silvio Pellico" voluto e sostenuto dalla famiglia Savi in ricordo del loro caro Italo, scomparso nel gennaio 2009, dal titolo: "L'impegno e la solidarietà degli alpini nel mondo". Partecipanti al concorso 68 studenti con diverse tipologie di lavori passando dai prodotti grafici ai lavori multimediali, testi di prosa e poesia, manufatti con tecniche miste. Una commissione composta da tre insegnanti: Antonietta Pagani, Daniela Borotti, Tiziana Onetti, due alpini: Giovanni Tondelli e Carlo Veneziani e Daniela Savi, figlia di Italo hanno scelto i cinque elaborati che saranno resi noti solo domenica al momento della premiazione con 200 euro ciascuno, messi a disposizione dalla famiglia Savi come pure le targhe e le medaglie per tutti i partecipanti.

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23/03/2011

Abbraccio tra Vigolzone e i fratelli d'Abruzzo

A Collebrincioni visita alla chiesa e all'oratorio costruiti con il contributo dei piacentini

VIGOLZONE - Un'amicizia rinsaldata ed un gemellaggio tra gruppi alpini. La visita della delegazione del comune di Vigolzone a Collebrincioni, frazione aquilana a quasi cinque chilometri dal capoluogo e a 1100 metri sul livello del mare, si è conclusa con questi "effetti". La delegazione composta dal sindaco Francesco Rolleri, dall'assessore Daniele Capitelli, dal capogruppo alpini Gaetano Morosoli, dall'ex sindaco ed alpino Mario Chiesa, dal presidente della Pro loco di Vigolzone, Camillo Ronda ed alcuni penne della provincia piacentina, nel fine settimana si è recata a Collebrincioni per conoscere la realtà per la quale la comunità valnurese si è mobilitata per dare un aiuto concreto. Il primo passo era stato fatto da Bettola, decidendo di dare sostegno alla popolazione di Collebrincioni il cui parroco è padre Manfredi Gelsomino, scalabriniano, che per qualche anno ha prestato il suo servizio a Bettola. Si erano poi aggregate tante associazioni, aziende, privati, amministrazioni di Valnure. Grazie a loro, la comunità di Collebrincioni aveva potuto avere una chiesa ed un oratorio. Li avevano costruiti con le loro mani i volontari piacentini. Anche Vigolzone aveva dato il proprio contributo grazie all'organizzazione di manifestazioni a favore di queste opere. «Abbiamo avuto la possibilità - osserva il sindaco Rolleri - di vedere come sono stati impiegati i fondi raccolti insieme alle associazioni di Vigolzone e come vengono utilizzate quelle strutture. La popolazione vive nelle proprie case, ma quelle strutture sono necessarie per la vita della comunità. La chiesa e l'oratorio sono infatti inagibili per cui era necessario ricostruirli. Dall'esterno sembrano a posto, si vede solo qualche crepa, ma all'interno il soffitto è ceduto e l'altare si è inclinato di 45 gradi». Accolti come in famiglia, i vigolzonesi hanno trascorso due giornate a contatto con la gente di Collebrincioni, pranzando con loro, partecipando alla messa della domenica celebrata da padre Manfredi. Lo scambio dei saluti e dei doni è stato d'obbligo, anche tra gli alpini di Vigolzone e quelli di Collebrincioni, tra i quali è scaturito una sorta di gemellaggio di amicizia, dandosi appuntamento all'adunata nazionale a Torino il maggio prossimo. Con loro anche il vicepresidente nazionale Ana Ornello Capannolo, aquilano, che ha accompagnato i piacentini nella visita a Fossa, dove sorge un villaggio realizzato dagli alpini italiani, e nel centro dell'Aquila, segnata dal sisma. «Il centro è pressoché deserto - riferisce Rolleri - gli edifici sono tenuti insieme dalle sbarre di ferro per evitare che cadano, si vedono negozi chiusi, cartelli di negozi trasferiti. Dà l'idea di un centro la cui sorte è segnata».

n. p.

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22/03/2011

Le penne nere valtidonesi in coro per il 150° compleanno dell'Italia

Castelsangiovanni, più di cento al concerto

Castelsangiovanni - Anche il centro ricreativo pensionati di Castelsangiovanni ha "vestito" il tricolore e ha omaggiato l'anniversario dei centocinquant'anni dell'Unità d'Italia. Lo ha fatto con un concerto in cui protagoniste sono state le penne nere appartenenti al coro degli alpini della Valtidone. La formazione, diretta dal maestro Donato Capuano, è stata ospite l'altra sera del centro di viale Amendola dove ha proposto un seguitissimo spettacolo cui hanno assistito oltre cento soci, ma non solo, che frequentano la struttura ricreativa e di socializzazione.
Per l'occasione il centro è stato addobbato con bandiere tricolori che hanno creato l'atmosfera adatta per l'importante ricorrenza che a Castelsangiovanni ha già vissuto diversi momenti cui gli alpini hanno preso parte, come le celebrazioni l'altra mattina in piazzetta Garibaldi che si sono aperte sempre con i canti delle penne nere. Al centro pensionati il coro degli alpini si è cimentato in un repertorio fatto dei brani più famosi della tradizione alpina. Tra questi i cantori hanno intonato Improvviso, l'Ultima notte, Signore delle cime, Sul ponte di Perati, Testamento del capitano, Quel mazzolin di fiori, Son barcarol, Aprite le porte e altri brani, tutti inframezzati da letture a tema che ricordavano le imprese e l'azione degli alpini.
Il concerto ha visto, tra gli altri, anche la partecipazione del sindaco di Castelsangiovanni Carlo Capelli che ha colto l'occasione per incontrare il direttivo del centro pensionati guidato da Carla Rovescala e che, durante il prossimo mese di giugno, dovrà essere rinnovato, visto che è giunto ormai a scadenza. Nel frattempo questo sabato, 26 marzo, è prevista l'assemblea dei soci con la presentazione e l'approvazione del bilancio. L'occasione sarà utile anche per cominciare a discutere in vista del rinnovo del direttivo valutando eventuali candidature.
Tra gli appuntamenti messi in cantiere dai responsabili del centro nelle prossime settimane dovrebbe tenersi una gita a Genova in visita a Euroflora, grande manifestazione florovivaistica, e la tradizionale festa delle rose che si terrà il 22 di maggio. Il 28 di agosto e il 4 di settembre i soci saranno chiamati a partecipare alla classica merenda in compagnia che segnerà la ripresa delle attività dopo la pausa estiva e che sarà seguita dalla festa dei nonni fissata il due di ottobre del 2011. Nella stessa data riprenderanno anche le serate danzanti della domenica. Il 9 di ottobre sarà invece celebrata una messa per tutti gli ex soci defunti, mentre il 30 dello stesso mese il centro sociale anziani di viale Amendola ospiterà una castagnata aperta a tutti gli iscritti.
m. mil.

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20/03/2011

Cortemaggiore, la fiera nel vivo con la mostra di pittura e il tricolore degli alpini

Cortemaggiore - Il bel tempo era la sola cosa che l'assessore Gabriele Girometta e tutto il suo staff, composto dai dipendenti comunali, dalle associazioni magiostrine e da volontari, non potevano predisporre per la buona riuscita della Fiera di San Giuseppe. Tutto il resto era stato organizzato secondo una tradizione ormai consolidata. Ma ieri la pioggia, che poteva essere un nemico letale dell'edizione numero 531 della Fiera, non è caduta e la kermesse magiostrina è iniziata sotto i migliori auspici, con notevole afflusso di visitatori fin dalla mattinata. L'edizione 2011 della Fiera è stata dedicata ai 150 dell'unità d'Italia, che hanno trovato celebrazione attraverso un'ulteriore iniziativa del gruppo alpini, affiancato dal consigliere comunale, ed ex parà, Fabrizio Devoti. Alla facciata della basilica è stato appeso un grande tricolore che si unisce a tutte le altre bandiere esposte per le vie del paese e a tutte le vetrine di Cortemaggiore, allestite ispirandosi al tricolore, perché è stato indetto uno specifico concorso, con tema l'anniversario, che premierà la vetrina più bella. Il presidente del gruppo alpini, Fabio Devoti ha ringraziato monsignor Luigi Ghidoni per la sensibilità dimostrata verso l'iniziativa, e l'ex alpino Giovanni Orioli che ha messo a disposizione il cestello per raggiungere la sommità della basilica, ed ha dedicato il tricolore anche a Giuseppe Cignatta, attivo membro del gruppo "andato avanti" lo scorso dicembre. Ieri mattina è stata inaugurata anche la mostra di pittura degli allievi del liceo "Cassinari" presso la sala espositiva di via XX Settembre, organizzata dall'associazione Terre del Magnifico rappresentata, nella circostanza, da Ferruccio Colla. Alla presenza di un gruppo di allievi delle scuole elementari e medie, che fungerà, con altri, da giudice per il concorso delle vetrine, Arrigo Pizzelli, docente a riposo di educazione artistica, ha presentato la mostra, facendo notare che «alcuni lavori hanno un certo classicismo, altri uno studio di chiaro scuro» ed ha spiegato le tecniche utilizzate per la realizzazione dei quadri. Sono intervenuti anche il direttore della filiale della banca di Piacenza Paolo Marzaroli, e gli assessori Gabriele Girometta ed Alice Marcotti, che hanno ringraziato Ferruccio Colla «perché tutti gli anni organizza un evento che rende la fiera più ricca». Nel cortile antistante la sala espositiva è stata aperta la mostra "Torrette torri e torrioni" che con fotografie e parti didascaliche propone aspetti poco conosciuti della storia di Cortemaggiore.

Leonardo Tomasetti

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19/03/2011

La passeggiata "patriottica" culmina con la sosta alla baita degli alpini

VIGOLZONE - (np) L'unità d'Italia per le giovani generazioni e per le loro famiglie. Era dedicata a loro l'iniziativa della "Marcia tricolore" che si è svolta giovedì mattina nelle zone verdi del comune di Vigolzone. Il tempo è stato clemente e ha permesso che un numeroso gruppo di ragazzi, di genitori, con i volontari delle associazioni locali e agli amministratori, capitanati dal sindaco Francesco Rolleri, di ritrovarsi in piazza Serena per intraprendere insieme una passeggiata che ha toccato diversi punti naturalistici sulle colline vigolzonesi. Un percorso semplice ma significativo perché compiuto insieme, uniti, per richiamare l'importante traguardo toccato dall'Italia unita. E per dimostrarlo, molti loro hanno accolto l'invito degli organizzatori ad indossare qualcosa di verde, bianco e rosso. Da piazza Serena ci si è spostati alla baita degli alpini dove si è svolta l'alzabandiera e il capogruppo delle penne nere vigolzonesi, Gaetano Morosoli, ha letto il messaggio del presidente nazionale Ana, Corrado Perona, in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Sono passati in località Pellegrina, via Chiesuola, La Tosa, Morello, Via Castignoli per ritornare alla piazza del municipio dove ci si è riuniti per un momento di preghiera con il parroco don Cesare Lugani e dove i ragazzi hanno disegnato a terra una grande bandiera tricolore, seguiti dai volontari della Pro loco di Grazzano Visconti.
Insieme, grandi e piccoli, hanno eseguito l'Inno di Mameli per rendere maggiore ufficialità all'iniziativa.

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18/03/2011

alpini sull'attenti all'alza bandiera: «Omaggio al simbolo»

(p. f.) Il gruppo alpini di Carpaneto, aderendo all'invito del presidente nazionale Ana (Associazione nazionale alpini) Corrado Perona, rivolto a tutti i gruppi d'Italia, ieri mattina in occasione del 150/mo dell'unità d'Italia, con una trentina di alpini, ha partecipato alla cerimonia dell'alza bandiera a fianco della sede nel "Largo alpini d'Italia". Mentre il tricolore saliva lentamente sul pennone con i presenti sull'attenti, è stato eseguito l'Inno nazionale. Alla cerimonia sono intervenuti anche il sindaco Gianni Zanrei, il luogotenente Pietro Pantaleo comandante della stazione Carabinieri e alcuni amici degli alpini. Il capogruppo Carlo Veneziani ha letto il messaggio del presidente nazionale nel quale ricordava che nella giornata di ieri, 17 marzo, veniva celebrato il 150/mo anniversario dell'Unità nazionale e nell'occasione dei 90 anni della fondazione dell'Ana invitava tutti i gruppi alpini d'Italia a «ritagliare un momento solo per noi, lontano dai clamori dell'ufficialità, che ci permetta di rendere omaggio, con semplicità e vera devozione, al simbolo dell'Unità nazionale: la nostra bandiera». Al temine visita alla mostra sul 150/mo dell'unità d'Italia, che rimarrà aperta fino a domenica 20.

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17/03/2011

A raduno gli alpini della "Terribile"

CASTELLARQUATO - (p. f.) Gli alpini dell'Emilia Romagna che hanno prestato servizio militare di leva 45 anni fa nella 12ª Compagnia "La Terribile" del battaglione Tolmezzo 3° Reggimento si ritroveranno domenica a Vigolo Marchese per passare una giornata assieme e con i ricordi di un tempo. Al raduno anche il generale Gianfranco Zaro, che nel 1966 comandava la 12ª compagnia come capitano e che in seguito ha comandato la brigata alpina Julia. Il programma della giornata prevede alle ore 10 il ritrovo alla trattoria del Turista per trasferirsi nella chiesa locale e assistere a una messa in ricordo degli alpini della 12ª scomparsi. Poi, raduno conviviale. Per ulteriori informazioni, rivolgersi a Giorgio Argellati di Vigolo Marchese.

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14/03/2011

Caorso celebra l'impegno degli alpini

Il paese è stato invaso dalle penne nere. Callori: «L'Italia vi deve molto»

caorso - «Rendici forti a difesa della nostra patria, della nostra bandiera». Non c'è verso più significativo della Preghiera dell'alpino in questo periodo di festeggiamenti per il 150esimo compleanno dell'Unità d'Italia. A pochi giorni dalla giornata nazionale, il gruppo alpini di Caorso, guidato da Silvano Pagani, ha organizzato l'annuale rancio a cui ha partecipato, come tradizione vuole dal 1994, la sezione di Verceia, comune in provincia di Sondrio, guidata da Valeriano Pedrana. Nonostante la pioggia, abituati «al gelo implacabile, ai vortici della tormenta e all'impeto della valanga», i tanti alpini presenti all'appuntamento sono giunti sul sagrato della chiesa parrocchiale di Caorso accompagnati dalla fanfara di Altolario, lago di Como. A dare inizio alla giornata di festa, la santa messa domenicale celebrata da don Giuseppe Tosca che ha sottolineato: «Siamo davvero contenti di celebrare la messa assieme agli alpini, soprattutto ora che ci apprestiamo a festeggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia, una storia di cui gli alpini rappresentano il gruppo migliore». E durante la preghiera dei fedeli, il parroco di Caorso ha affidato al Signore: «Tutti coloro che hanno servito e servono la nostra patria, perché il loro ricordo ci guidi alla lealtà e alla concordia». Sono tanti i cappelli con la lunga penna collocata sul lato sinistro che si distinguono tra i tanti parrocchiani presenti durante la celebrazione della santa messa. Essere alpino però, non vuol dire solo indossare un simbolo, è molto di più, «è una connotazione genetica e uno stile di vita». Anche per questo diventa importante ritrovarsi tra "compagni", tra quei protagonisti di un corpo speciale dell'Arma di fanteria dell'esercito italiano che hanno avuto un ruolo decisivo e fondamentale in terra d'Africa (campagna di Eritrea e guerra di Libia), durante la Grande guerra, sul fronte russo durante la Seconda guerra mondiale e ora impegnati nelle missioni internazionali di pace. «E' una settimana importante per tutti noi e per la nostra nazione - ha dichiarato il sindaco di Caorso Fabio Callori - che ci avviciniamo a vivere questi 150 dall'Unità d'Italia. In tanti anni di storia, il corpo degli alpini ha dato tanto, non solo durante i conflitti di guerra ma anche oggi nelle missioni di pace. Stiamo vivendo un momento significativo della nostra storia che sicuramente porterà tanta commozione al gruppo degli alpini». Presente per la prima volta sul territorio del comune della Bassa piacentina, anche il sindaco di Verceia, classe 1980, Luca Della Bitta: «Ringrazio Caorso per l'ospitalità dimostrata nei vari anni dal gruppo degli alpini locale. Data la ricorrenza che il nostro Paese è invitato a celebrare, la giornata di oggi è un esempio di unità tra due comunità che hanno spirito di collaborazione che progredirà in futuro». Ad animare la santa messa il coro Cai di Piacenza che al termine della celebrazione ha eseguito un caldo e commovente "Signore delle cime". Presenti anche i rappresentanti del gruppo di Protezione civile Ana Valchiavenna della provincia di Sondrio.
Valentina Paderni

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10/03/2011

Soddisfazione per il raduno di alpini a Prato Ottesola

LUGAGNANO - (fl) Piena soddisfazione è stata espressa dal coordinatore del Gruppo alpini di Lugagnano, Luigi Faimali, al termine dell'annuale raduno di gruppo che si è svolto, quest'anno, nella frazione di Prato Ottesola ed iniziato con la celebrazione della funzione liturgica officiata dal parroco don Natale Croci nel piccolo tempio frazionale dedicato a Sant'Antonino. Alla deposizione dell'omaggio floreale dinnanzi alle lapidi che ricordano i caduti in guerra hanno presenziato anche il sindaco Jonathan Papamarenghi, il presidente provinciale della Associazione nazionale alpini Bruno Plucani, il comandante della stazione carabinieri di Lugagnano maresciallo Sebastiano Stilo e il responsabile della protezione civile Maurizio Pavesi. Molto coinvolgente è stata anche la partecipazione di un folto gruppo di "penne nere" arrivate da Lugagnano di Sona (provincia di Verona) da alcuni anni gemellato con il gruppo valdardese. Il raduno non poteva non concludersi con il tradizionale rancio consumato alla "Torretta".

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10/03/2011_2

Addio al decano degli alpini

bobbio - (elma) Cecchino e i suoi 98 anni da alpino. «E quando si dice alpino si dice tutto, soprattutto nel suo caso», commenta Enrico Ragaglia, segretario degli alpini di Bobbio.
Francesco Mozzi, per tutti Cecchino e rimasto Cecchino fino a quasi cento anni, si è spento pochi giorni fa. I suoi funerali sono stati celebrati martedì nel Duomo della sua Bobbio, quella per cui aveva lottato e amato.
Era lui il socio fondatore del gruppo alpini della piccola, ma grande nei valori patriottici, cittadina della Valtrebbia.
«È stato il nostro capogruppo negli anni '70 e ‘80 - prosegue Ragaglia - per circa una ventina di anni. Aveva organizzato importantissime manifestazioni, capaci di adunare fino a 250 alpini in tutta la Valtrebbia. Adesso questo evento non si organizza più, sono calati drasticamente gli alpini: tutti invecchiano e non c'è più sostituzione, senza l'obbligo di leva. Ma Cecchino è stato indubbiamente una delle figure più importanti del gruppo alpini di Bobbio. Era uno di quelli capaci di lasciare il segno, anche solo in un breve incontro. Era eccezionale. Persone come lui sono sempre più rare, non lo dico tanto per dire».
Prima della pensione, Cecchino gestiva un negozio di frutta e verdura a Bobbio, in centro. Ma non era un negozio come gli altri. «Sì, perché lui non andava ad acquistare gli ortaggi, ma li produceva - conclude l'amico - Era un ortolano e innestatore, sapeva fare gli innesti, ed era molto esperto». Questa particolarità lo aveva reso ancora più conosciuto nella zona.
Cecchino lascia le figlie Anna, Angioletta e Lucia con le famiglie, il fratello Lino, la sorella Rina, le cognate Rosi e Flora.

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04/03/2011

Gli alpini si presentano agli studenti

Vigolzone, illustrate ai ragazzi le attività delle penne nere di ieri e di oggi

VIGOLZONE - (np) Quattro classi della scuola primaria di Vigolzone hanno incontrato alcuni alpini per conoscere in modo più approfondito chi sono e quali sono le loro attività di ieri e di oggi. Gli studenti della III A e B e della V A e B con le insegnanti Lorena Cotti, Michela Renzi, Giovanna Cattadori, Maria Luisa Scaglia, Monica Pensa, Raffaella Manieri, hanno accolto il presidente della sezione alpini di Piacenza, Bruno Plucani, il coordinatore del nucleo alpino di protezione civile, Franco Pavesi e il referente del Centro studi Ana, Matteo Ghetti, alpino vigolzonese che ha organizzato la mattinata proiettando il video "Ma chi sono questi alpini? ". Lo hanno ben capito gli studenti visionando quelle immagini in bianco e nero dei primi alpini impegnati a difendere i confini sulle montagne, e quelle a colori dei giorni nostri, in cui sono impegnati nelle missioni di pace e nelle quotidiane attività di volontariato e di solidarietà.
«Si parla tanto di alpini - ha spiegato la docente Lorena Cotti - anche a scuola. E recentemente abbiamo assistito alla commemorazione della battaglia di Nikolajewka, visitato la mostra relativa a don Gnocchi. I bambini frequentano spesso la baita, la sede degli alpini di Vigolzone». La loro attenzione è stata catturata dall'attività del Corpo degli alpini, ma anche dalla penna nera sul cappello, loro simbolo per eccellenza, simbolo dei "Soldati dell'Alpe", perché gli alpini nacquero come corpo a difesa dei confini italiani in montagna, che svetta sul cappello come una bandiera. Sono stati incuriositi anche dall'attività di protezione civile. Gli alpini piacentini sono infatti intervenuti dopo il terremoto in Abruzzo, sia a Villa Sant'Angelo sia a Fossa (L'Aquila).
 

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02/03/2011

Il cappello da alpino sul feretro

Bobbio, folla ieri in cattedrale per i funerali di monsignor Renato Chiapparoli
Don Lino invita a pregare per le vocazioni. Messa concelebrata da 14 sacerdoti

bobbio - Prete dei marinai, prete di emigrati, prete colonnello. Prete sempre. Dalla piccola Santa Maria, nel comune di Bobbio, al mondo. Una vita in prima linea. Era nato il primo febbraio, monsignor Renato Chiapparoli, e il primo marzo, con i funerali officiati dal vicario generale monsignor Lino Ferrari, ha salutato una folla di amici e familiari per l'ultima volta, nel Duomo di Bobbio. Amici che portano ora nel cuore le sue omelie dirette, senza tanti fronzoli, eppure intrise di amore, difficili da dimenticare. «Lo scorso anno abbiamo perso dodici sacerdoti - ha sottolineato il vicario -. La comunità cristiana preghi per le vocazioni, affinché i nostri giovani possano prendere il posto di questi annunciatori del Vangelo che, come Renato, hanno vissuto al servizio dei fratelli, elevando i propri sacrifici a Dio».
Ad aprire il corteo funebre e ad accompagnarlo nell'ultimo viaggio, quattordici sacerdoti, le rappresentanze dei carabinieri, anche quelli in congedo, gli alpini non solo di Perino, Bobbio e Mezzano Scotti ma anche quelli di Pavia e Romagnese, con le bandiere, le uniformi, le penne nere, le rose rosse e gli occhi lucidi. Uno di loro, da Settima, non ha retto all'emozione sull'altare e si è accasciato, rendendo necessario l'intervento di un'ambulanza e il trasporto all'ospedale di Bobbio.
Il sacerdote del clero diocesano di Piacenza - Bobbio si era spento domenica al centro di cura Humanitas di Rozzano (Mi). Don Mario Poggi ha ripercorso le tappe di questa vita speciale, «forgiata - ha detto il parroco di San Colombano - dalla missioni umanitarie in Italia e all'estero»: monsignor Chiapparoli, bobbiese, dopo aver garantito a Genova l'assistenza spirituale ai marinai, nel 1961 si era trasferito in Germania dove, per sei anni, aveva prestato la propria assistenza spirituale ai lavoratori italiani. Rientrato in Italia nel 1967, accettò l'incarico di cappellano militare prestando prima servizio nei reparti alpini a San Candido e a Bolzano per passare poi, come cappellano capo, al terzo corpo d'armata di stanza a Milano; è stato cappellano anche dei carabinieri a Genova, collocato infine a riposo con il grado di colonnello.
Un'esperienza di vita di fronte alla quale non si può restare indifferenti. Il vescovo, Gianni Ambrosio, non avendo potuto partecipare alla celebrazione, ha affidato a monsignor Ferrari uno scritto: "Il Signore doni a Renato la ricompensa di servo buono e fedele. Il legame con lui non si è spezzato ma ha solo cambiato forma". «Tutto ha valore se c'è la purezza del cuore - ha concluso il vicario, prima di invitare alla preghiera per le vocazioni -. Questa occasione ci invita a riflettere sul senso della vita. La vita di ognuno di noi deve essere incamminata verso la pienezza. Guardiamo al nostro stile di vita e alle motivazioni delle nostre scelte».
Ora resta quel cappello da alpino appoggiato sul feretro, resta il culto dell'amicizia. Di fianco la Bibbia. E la sensazione di una Parola, annunciata da questo prete di montagna, che non finisce con la sua esistenza.


Elisa Malacalza

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01/03/2011

L'ultimo saluto a Stefano Brizzolara decano degli alpini della Valchero

Sulla bara i fiori con i colori della bandiera

CARPANETO - (p. f.) Ieri pomeriggio è stato dato l'ultimo saluto a Stefano Brizzolara, decano degli alpini della zona che nel novembre scorso aveva festeggia in buona salute i cento anni. Una persona semplice e benvoluta in tutta la Valchero per la sua rettitudine morale, l'onestà, la laboriosità e l'attaccamento alla famiglia e al lavoro. In tanti, nonostante l'insistente pioggia, hanno partecipato al funerale; all'arrivo sul sagrato erano schierati una ventina di alpini con il capogruppo Carlo Veneziani, tutti con il caratteristico cappello e giacche a vento uguali con lo stemma dell'Ana (associazione nazionale alpini). Sulla bara un cuscino di fiori rossi e bianchi che con il verde delle foglie formavano il tricolore nazionale, e il vecchio cappello che Brizzolara aveva portato durante il servizio militare nel battaglione Exilles. Dagli alpini il saluto sull'attenti. Fra i tanti presenti che si sono stretti ai familiari anche il sindaco di Carpaneto Gianni Zanrei con il luogotenente Pietro Pantaleo, comandante della stazione dei carabinieri di Carpaneto. All'interno della chiesa dei santi Fermo Rustico, gli alpini hanno fatto ala al feretro durante la funzione religiosa, concelebrata da don Pietro Dacrema e don Giuseppe Longeri. All'omelia il parroco ha sottolineato come «il nostro fratello Stefano, nella sua lunga vita ha sempre cercato giorno per giorno di mettere a frutto la volontà del Signore, nella famiglia, sul lavoro e fra gli amici». I momenti solenni della funzione sono stati accompagnati dal coro parrocchiale San Fermo. Al termine Carlo Veneziani ha letto "La preghiera dell'Alpino" con i commilitoni sull'attenti. Poi un corteo a piedi verso il cimitero locale.

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01/03/2011

Addio al cappellano dei militari

Oggi pomeriggio in Cattedrale i funerali di monsignor Chiapparoli

bobbio - I funerali di monsignor Renato Chiapparoli, morto domenica pomeriggio a 75 anni, saranno celebrati oggi alle 15 nella Cattedrale di Bobbio, lì dove tutto è cominciato. Il 28 giugno del 1959, infatti, Chiapparoli era stato ordinato sacerdote proprio in questa chiesa. Bobbiese di nascita, ha portato la sua opera di carità ben oltre i confini della nostra provincia. Dopo aver retto la parrocchia di Bogli in Valboreca si era trasferito in Germania, nel 1961, per assistere spiritualmente i lavoratori italiani emigrati. Dopo sei anni al fianco di varie comunità italiane, è stato richiamato in patria. Chiapparoli nel 1967 era uno dei pochi cappellani che sapeva parlava correttamente il tedesco. Forse anche per questo motivo fu mandato nei reparti alpini di San Candido e Bolzano in veste di cappellano militare. Con le truppe alpine, nel novembre del 1980, si distinse tra i soccorritori del terremoto che scosse l'Irpinia. In seguito fu trasferito a Milano, al III Corpo d'Armata, come cappellano militare. Per un lungo periodo inoltre è stato anche cappellano dei carabinieri di Genova. Il suo lungo viaggio accanto a chi più ne aveva bisogno è proseguito nonostante la sua collocazione a riposo con grado di colonnello. Per alcuni anni, infatti, ha svolto il ruolo di cappellano sulle navi da crociera.
Chiapparoli ha quindi deciso di rientrare a Bobbio, dove era nato il primo febbraio del 1936. Come ricorda don Mario Poggi, parroco di San Colombano, don Renato era sempre molto disponibile: «Quando gli chiedevo di celebrare la messa nella parrocchia di Santa Maria accettava con grande entusiasmo. Inoltre si prendeva carico, con costanza, della parrocchia di Ceci. Era un uomo che possedeva una innata capacità comunicativa, sapeva entrare subito in contatto con le persone, stringendo forti legami di amicizia. Di lui rammento anche l'indole precisa e attenta». Monsignor Chiapparoli, essendo stato cappellano militare, partecipava con assiduità a tutte le manifestazioni d'Arma o ai raduni degli alpini. Presente questo pomeriggio ai funerali anche il capitano dei carabinieri di Bobbio, Fabio Longhi. Nell'ultimo anno della sua vita, monsignor Chiapparoli, ha lottato tenacemente contro la malattia che lo aveva colpito. Domenica il suo cuore si è fermato in una clinica di Rozzano. La salma è stata composta nella camera mortuaria dell'ospedale di Bobbio, dove ieri sera è stato recitato il rosario. Oggi i funerali saranno celebrati dal vicario generale monsignor Lino Ferrari nella Cattedrale di Bobbio. La salma riposerà al cimitero di Santa Maria.


Nicoletta Novara

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01/03/2011

I genitori orgogliosi di Massimo

VIPITENO (BOLZANO) - «Non voglio sposarmi perché facendo questo lavoro non vorrei complicare la vita alla mia famiglia». Così si era confidato ad un'amica di Santa Maria Maddalena (Rovigo), Massimo Ranzani, il tenente ucciso in un attentato in Afghanistan. A Vipiteno da ieri mattina sventola il tricolore a mezz'asta davanti alla caserma del Quinto alpini. È per Ranzani, che dal 2005 faceva parte di questo storico reggimento. A poco più di 300 chilometri di distanza, a Occhiobello (Rovigo) c'è lo stesso dolore: i genitori dell'alpino sono chiusi nella villetta dove abitano, ma, spiega chi li ha incontrati «orgogliosi del loro figlio».
«Abbiamo perso un amico, oltre che un collega. Siamo profondamente colpiti», ha detto il capitano Paolo Rinaldi. La notizia della morte è arrivata in mattinata alla caserma Morbegno di Vipiteno, dove il militare era di stanza come anche i quattro militari feriti. «Il nostro dolore - ha aggiunto il capitano - è grande, anche se, naturalmente, siamo preparati a dover gestire lutti come questo». «Ranzani - ha raccontato - aveva una grandissima esperienza ed era al suo secondo impegno in Afghanistan. Avrebbe dovuto rientrare in Italia ad aprile».
Ranzani lo scorso Natale aveva detto a Paola Guerzoni, una sua amica, che la sua vita era la carriera militare. «Se mi sposassi - aveva detto - mi sentirei legato troppo alla famiglia. È il mio lavoro, la mia passione, voglio andarci».
Ieri, chiusi nel dolore, ma orgogliosi del loro figlio: accanto ai genitori, Mario e Iole Ranzani, nella villetta a Occhiobello ci sono alcuni familiari e rappresentanti dell'esercito. «Massimo era una persona buona, altruista, coraggiosa, sempre pronto per gli altri. Gli piaceva il suo lavoro, amava farlo, purtroppo è capitato a lui». È il ricordo commosso di Erica Rizzi, cugina del tenete morto in Afghanistan. In paese molti amici, come Roberto Catozzo, lo ricordano ancora quando da piccolo faceva parte del gruppo scout: «Era un ragazzo d'oro, che si prendeva cura degli altri».

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01/03/2011

Afghanistan, ucciso un alpino

Bomba su una missione umanitaria. Gravi quattro militari

ROMA - Un altro militare italiano ucciso in Afghanistan. È il secondo dall'inizio dell'anno, la 37/a vittima dal 2004, quando è cominciata la missione italiana. Il tenente Massimo Ranzani stava tornando da una missione umanitaria, di assistenza sanitaria. Il Lince su cui viaggiava è saltato su un ordigno: quattro i feriti, tutti gravi, ma nessuno in pericolo di vita.
L'ESPLOSIONE - Erano le 12.45 locali, nell'ovest dell'Afghanistan. Una pattuglia italiana stava tornado da una operazione di assistenza medica quando ad Adraskan, 25 chilometri a nord di Shindand, l'esplosione di un Ied - un ordigno rudimentale ma potentissimo - ha dilaniato un blindato Lince del 5/o reggimento alpini di Vipiteno, la Task force centre. Era il terzo mezzo della colonna. Questa volta "San Lince" non ha retto.
LA VITTIMA - Il tenente Massimo Ranzani, 37 anni, celibe, originario di Ferrara, era lì dal 12 ottobre, la sua seconda missione in Afghanistan. Chi è andato a trovare i genitori a Occhiobello, nel rodigino, è rimasto colpito per la forza con cui hanno reagito: «sono orgogliosi del loro figlio». Una persona «buona, altruista». Un altro «caduto per la pace», ha detto l'ordinario militare mons. Vincenzo Pelvi. Toccherà a lui, per l'ennesima volta, celebrare i funerali solenni: una «via crucis», ha detto, di morti in missione. L'Esercito ha promosso il caduto al grado di capitano. La salma sarà rimpatriata mercoledì.
I FERITI - Anche gli altri quattro occupanti del Lince, tutti alpini del 5/o reggimento, sono rimasti seriamente feriti. Subito soccorsi, sono stati trasportati all'ospedale militare da campo di Shindand. Hanno riportato traumi e fratture di vario genere, in particolare alle gambe: due di loro, con fratture a una gamba e a una caviglia, sono stati operati. Un altro sarà sottoposto ad un intervento agli occhi nell'ospedale di Kandahar. Soprattutto le lesioni di uno dei quattro preoccupano, ma «nessuno - assicura il ministro della Difesa La Russa - è in pericolo di vita». «Le loro condizioni attualmente non preoccupano», confermano da Herat, quartier generale italiano.
LA MISSIONE - I militari italiani erano impegnati in quella che in gergo viene definita Medcap, una missione di assistenza sanitaria rivolta alle popolazioni dei villaggi remoti, dove non ci sono né ambulatori, né medici. Un tipo di intervento frequente, finalizzato anche ad acquisire consenso e che viene osteggiato in tutti i modi dai talebani, che non hanno esitato a colpire la colonna di mezzi, nonostante ci fosse anche un'ambulanza. Immediata è arrivata la loro rivendicazione.
IED, LA PRINCIPALE MINACCIA - I "jammer", i dissuasori elettronici di cui i Lince sono dotati, compreso quello colpito, non sono serviti ad impedire l'esplosione e questo fa ritenere probabile che l'ordigno sia stato azionato manualmente o dalla pressione del mezzo. La procura di Roma ha aperto un'inchiesta. Al comando del contingente italiano sottolineano che «l'utilizzo di Ied, nonostante gli importanti progressi compiuti da Isaf per contrastare questo tipo di minaccia, rappresenta una delle principali modalità d'azione degli insorti. Nel 30% dei casi le vittime sono civili».
LA POLITICA E LE ISTITUZIONI - Unanime il cordoglio per l'ennesima vittima italiana in Afghanistan. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha appreso con «profonda commozione» la notizia dell'uccisione del tenente Ranzani, ed espressioni di vicinanza e solidarietà alla famiglia arrivano dai presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, ma l'episodio riaccende il dibattito sulla missione italiana.

Vincenzo Sinapi

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27/02/2011

Addio al centenario decano delle penne nere di Carpaneto

Scomparso Stefano Brizzolara. Domani i funerali

carpaneto - Stefano Brizzolata, il decano degli alpini della zona di Carpaneto, che aveva festeggiato i cento anni nel novembre scorso è venuto a mancare improvvisamente ieri verso il mezzogiorno in ospedale a Fiorenzuola ove era stato ricoverato il giorno prima. Questa sera (domenica) alle ore 20 e 30 verrà recitato il rosario nella chiesa parrocchiale di Carpaneto, mente il funerale si terrà domani pomeriggio alle ore 15, sempre nella chiesa di Carpaneto, seguirà la tumulazione nel cimitero locale. Lascia la moglie Maria Rodi con la quale era sposato da 67 anni e due figlie, sposate, Bruna e Luisa. Stefano Brizzolara, con la moglie avevano formato una coppia molto unita che si è sempre distinta per bontà e amore per la famiglia e il lavoro.
Discendente da un'antica famiglia di agricoltori della zona, era una persona semplice piuttosto riservata e tutti lo ricordano onesto e grande lavoratori, doti per le quali era molto stimato nella zona. Negli anni ottanta con la moglie avevano deciso di lasciare la cascina per prendere residenza nel campoluogo dove già abitavano le figlie con le rispettive famiglie. Una scelta fatta per vivere serenamente il meritato riposo circondati dall'affetto delle figlie, generi e degli affezionatissimi nipoti e pronipoti. Grande soddisfazione Stefano la festa organizzata in suo onore per il compleanno centenario circondato dai suoi cari la moglie, le figlie, i generi e nipoti.
Al taglio della torta era intervenuto anche l'assessore Roberto Moraschi, a nome del sindaco Gianni Zanrei in quei giorni assente da Carpaneto, per portare al decano degli alpini gli auguri da parte della amministrazione comunale e gli aveva consegnato un vaso con sirigrafato lo stemma del comune di Carpaneto.
Alla festa dei cent'anni era intervenuta anche una delegazione di alpini guidati dal capogruppo Carlo Veneziani e dopo gli auguri gli avevano consegnato una riproduzione in argento del cappello alpino, l'abbonamento alla rivista "L'Alpino" e la tessera onoraria di iscrizione alla sezione.
All'arrivo dei commilitoni con il cappello da alpino anche lo scomparso Stefano aveva voluto mettersi in testa, con orgoglio, il veccchio cappello con la penna nera e con lucidità aveva rievocato il periodo militare trascorso negli alpini in Piemonte e nel leggendario forte Exilles.
Pietro Freghieri

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24/02/2011

alpini e "giardinieri"

CARPANETO (p. f.) Gli alpini di Carpaneto, guidati da Carlo Veneziani, hanno pulito l'area verde comunale "Largo alpini d'Italia" ove da un paio di anni si trova la sede sociale del gruppo. Il Comune nel concedere l'area ha stipulato una convenzione con gli alpini per la manutenzione della zona verde. Le penne nere hanno eseguito lavori di potatura e hanno tagliato, su indicazione di un tecnico del Comune, una decina di piante di acacia malate.

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23/02/2011

Un reduce di Russia: «Eravamo 800, tornati in 13»

Pranzo degli alpini, il tricolore protagonista anche sulla tavola

fiorenzuola - Pareva il festeggiamento anticipato del 150esimo dell'Unità d'Italia, il pranzo degli alpini di Fiorenzuola, tenutosi domenica nella sede delle penne nere, al piano terra delle ex scuole elementari Scapuzzi.
Alle pareti fasce tricolori, in tavola coccarde bianche rosse e verdi, tanta voglia di stare insieme come un popolo che si riconosce uno, al di là di differenze di età, storie, estrazioni sociali.
D'altra parte gli alpini sono così: corpo unico, con un cuore comune, impegnato sui fronti di guerra (come portatori di pace) ma anche nelle realtà locali, «nelle varie iniziative di solidarietà» come ricordato dal sindaco Giovanni Compiani, intervenuto al pranzo annuale insieme al presidente del consiglio comunale Santino Bravo e all'assessore Carla Danani.
Il capogruppo degli alpini Alberto Mezzadri ha annunciato che a breve verrà inaugurata ufficialmente la sede degli alpini, trasferitasi alla Scapuzzi già da un anno. In cucina domenica si sono messe all'opera (con risultati eccelsi) la cuoca Patrizia Zoppi, aiutata da Ivana Chiocciola, Annamaria Berzieri, Nella Bernardi Tidone, Margherita Cinquetti Braga, Anna Paraboschi e Lucia Terzoni. Aiutante in sala Isacco Rossi, alpino di 33 anni, nonché vicecapogruppo.
Presente anche Gino Luigi Acerbi, capogruppo degli alpini di Piacenza, che ha ricordato l'appuntamento settembrino con la 60esima Festa Granda che si terrà a Piacenza, candidata anche ad accogliere nel 2013 il raduno nazionale. Nel pomeriggio ha raggiunto il folto gruppo di alpini e simpatizzanti di Fiorenzuola, anche il presidente provinciale Bruno Plucani. Infine una grande lotteria benefica. Intervenuta anche l'Associazione nazionale carabinieri con il vicepresidente Sandro Dialuce e il segretario Luigi Trespidi; e gli alpini di Collecchio e di Fidenza. Tra gli ospiti d'eccezione, un reduce della guerra in Russia, classe 1920: si chiama Guerino di Cecco e viene da Milano. L'alpino Giorgio Corradi lo conobbe nel 2007 ad un'adunata nazionale. Guerino ha 90 anni e durante la seconda guerra mondiale era in Russia. «Del mio battaglione eravamo 800 e siamo tornati in 13», ha ricordato. Poi lo sguardo si posa su un paio di sci in legno, appesi alla parete della sede degli alpini. «Li usavo anche io».


d. men.

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22/02/2011

alpini in visita alla casa di riposo

Pecorara, canti tradizionali delle penne nere e cesti di prodotti tipici

Pecorara - Gli alpini di Pecorara si sono trovati fianco a fianco degli anziani ospiti della casa protetta del paese. E' successo nelle settimane scorse quando un gruppo di penne nere di Pecorara si sono date appuntamento, come sempre succede all'inizio di ogni anno, all'interno della casa di riposo Jacopo da Pecorara. Qui gli alpini hanno trascorso qualche ora in compagnia degli anziani ospiti, cui anche stavolta non hanno mancato di portare in dono cesti con prodotti tipici locali, ma anche tanta buona musica e soprattutto qualche momento di compagnia sempre gradito agli ospiti della casa protetta. La delegazione degli alpini di Pecorara, guidati dal capogruppo Pier Paolo Valorosi, ha quindi fatto tappa all'interno della struttura dove ai tanti anziani che attendevano la loro visita hanno consegnato i pacchi dono confezionati nei giorni precedenti. Insieme agli anziani ospiti, le penne nere si sono intrattenute per qualche ora intonando alcuni brani della tradizione alpina. Canti che il pubblico presente ha particolarmente apprezzato chiedendo loro qualche bis e unendosi nei canti che rievocano spesso e volentieri vecchie tradizioni o vecchie storie che gli anziani ancora oggi ricordano e che grazie agli alpini riescono a mantenere ancora vive.

mar. mil.

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20/02/2011

alpini a Ferriere nel 2012

Il comune dell'alta Valnure ospiterà la Festa Granda

SAN GIORGIO - Sarà Ferriere il Comune designato a ospitare, nel 2012, la Festa Granda degli alpini. Lo ha deciso ieri l'assemblea provinciale dei delegati, riunitasi a San Giorgio. Il paese dell'alta Valnure ha sbaragliato la concorrenza di Podenzano, altra candidatura della vallata, e di Castelsangiovanni. Per quest'anno invece è già stato tutto deciso da tempo: l'appuntamento è per settembre a Piacenza.
Sempre ieri, nel salone d'onore, alla presenza di poco meno di 200 penne nere da tutto il Piacentino, è stata consegnata anche un'importante onorificenza: Renato Albasi è stato insignito del titolo di cavalierato per l'impegno dimostrato come consigliere della sezione di Piacenza.
Emozionato, l'alpino si è visto appuntare una croce sul petto dal presidente provinciale Bruno Plucani, ricevendo anche un diploma dal sindaco della sua Rivergaro Pietro Martini, presente insieme al collega di San Giorgio Giancarlo Tagliaferri e ai marescialli dei carabinieri Roberto Guasco e Angelo Mazzoni.
La consegna dell'onorificenza si è svolta nelle fasi iniziali dell'assemblea di ieri, aperta da un'intensa esibizione del coro Ana Valnure, uno dei due complessi di voci sezionali. Il gruppo, diretto da don Gianrico Fornasari, ha dapprima interpretato la celeberrima Signore delle cime, proponendo poi altri tre suggestivi brani della tradizione alpina. In particolare, applausi hanno decretato il successo di un pezzo "d'amore" cantato da due voci femminili, Patrizia e Antonella: tutto il salone d'onore, gremito di alpini, ha invece partecipato in coro a Il testamento del capitano, con cui s'è chiusa l'esibizione.
«Siamo onorati di ospitare chi fa così tanto per la comunità piacentina - è poi intervenuto il sindaco di San Giorgio, come padrone di casa - e che continua a portare la cultura della solidarietà verso i più deboli». Tagliaferri ha quindi lasciato la parola al collega di Rivergaro Martini: «Quando arrivano gli alpini è sempre una festa». Durante l'assemblea sono state ricordate anche le penne nere oggi impegnate nelle missioni all'estero.
Il presidente Plucani ha quindi tracciato un bilancio dell'attività 2010, prima di chiamare i delegati e i referenti dei 46 gruppi piacentini a esprimere una preferenza per la location della festa provinciale 2012. La scelta, come detto, è caduta su Ferriere. Durante il pomeriggio a San Giorgio si è parlato anche della partecipazione all'adunata nazionale, in programma a Torino l'8 maggio.

Silvia Barbieri

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19/02/2011

 

san giorgio Avanzate le candidature di Ferriere, Podenzano e Castelsangiovanni

Oggi duecento alpini piacentini si riuniscono per decidere la sede della Festa Granda 2012

SAN GIORGIO - (sb) Saranno poco meno di duecento le penne nere che oggi pomeriggio, sabato, affolleranno il salone d'onore del castello di San Giorgio. Alle 14.30 è in programma l'assemblea dei delegati della sezione alpini di Piacenza. La grande famiglia alpina provinciale (che conta 46 gruppi, 2813 iscritti e 320 "amici") si raduna con un ordine del giorno importante. Si comincia con una relazione del numero uno delle penne nere provinciali, Bruno Plucani, che relazionerà sulle iniziative svolte dalla sezione nel corso del 2010. Poi i presenti saranno chiamati a decidere dove svolgere la Festa Granda del 2012: in lizza ci sono i comuni di Ferriere, Podenzano e Castelsangiovanni. Il 18 settembre 2011, invece, come già stabilito lo scorso anno, la manifestazione provinciale si celebrerà a Piacenza.
Sempre oggi, all'inizio dell'assemblea, sarà consegnata anche una particolare onorificenza a uno dei consiglieri provinciali. Si tratta dell'alpino Renato Albasi, di Rivergaro, che si è distinto nel 2010 per merito particolari. Alla consegna saranno presenti il sindaco di Rivergaro Pietro Martini e il sindaco di San Giorgio Giancarlo Tagliaferri, che farà gli onori di casa. Alla cerimonia di consegna presenzieranno anche rappresentanti delle stazioni dei carabinieri di San Giorgio e Rivergaro.

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18/02/2011

Gruppo alpini, domenica raduno a Prato Ottesola

LUGAGNANO - (fl) alpini a raduno a Lugagnano. Il gruppo locale dell'associazione ha organizzato la "giornata delle penne nere" per dopodomani, domenica. Quest'anno l'annuale manifestazione è prevista nella frazione Prato Ottesola. Il capogruppo Luigi Faimali ha reso noto il programma annunciando che il raduno è previsto alle 10.30 nella sede dell'associazione a Lugagnano. Alle ore 11, sarà celebrata una messa nella chiesa di Prato Ottesola dedicata a San Donnino cui seguirà la deposizione di una corona d'alloro dinnanzi alla lapide che ricorda i caduti di tutte le guerre. Il "rancio" è infine previsto alle 12.30 a "La Torretta".
 

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17/02/2011

Gli alpini portano in dono matite e libri di fiabe alle scuole materne

I "regali" con il ricavato della polentata benefica

MONTICELLI - (i. c.) Gli alpini di Monticelli per i bambini delle scuole dell'infanzia del capoluogo e della frazione di San Nazzaro. Domenica scorsa il gruppo locale delle penne nere ha promosso una gustosa polentata, in centro paese, che ha riscosso molto successo e ha portato un buon ricavato, utile per fare un dono ai due plessi scolastici. E' il terzo anno consecutivo che gli alpini della sezione monticellese, grazie alla loro iniziativa possono contribuire alla vita scolastica dei più piccoli. Ieri mattina una delegazione del gruppo alpini di Monticelli, capitanata dal suo presidente Giuseppe Corradi, ha consegnato nelle mani dei piccini e delle loro maestre, facendo tappa prima nella scuola del capoluogo e poi nella frazione, un cospicuo numero di pennarelli, matite e altro materiale utile per le attività didattiche, oltre che alcuni libri di favole. Sia la scuola di Monticelli che quella di San Nazzaro vantano ciascuna circa 80 alunni che hanno gradito l'omaggio e la visita dei loro "amici" dal cappello dalla lunga penna nera. Per sottolineare il loro affetto i bambini in entrambe le scuole, grazie all'aiuto delle maestre, hanno accolto con calore gli alpini, intonando una bella canzoncina imparata per l'occasione. Il gruppo alpini di Monticelli nel corso dell'anno promuove diverse iniziative con finalità benefiche per la comunità locale, e di intrattenimento. Sia in occasione dei mercatini serali del mercoledì, dove promuovono l'anguriata ad altri momenti "golosi", sia durante altri momenti della vita cittadina gli alpini sono attivi al servizio della comunità. Anche per il tradizionale appuntamento dei carri di San Martino si prodigano, insieme alle altre associazioni, per allestire lo scenario per le vie del paese.

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10/02/2011

Castelsangiovanni, passaggio di consegne al vertice della sezione del gruppo alpini

Bergonzi subentra a Zoccolan nominato capogruppo onorario a vita

Castelsangiovanni - Si è insediato ufficialmente l'altra sera il nuovo direttivo che guiderà il gruppo alpini di Castelsangiovanni che durante i prossimi anni, come anticipato nei giorni scorsi, sarà guidato dal nuovo capogruppo Massimo Bergonzi. Durante la prima seduta del nuovo consiglio direttivo si è quindi assistito al passaggio di consegne tra il nuovo capogruppo e l'ex storico referente, Graziano Zoccolan, che per una quindicina di anni ha guidato le penne nere di Castelsangiovanni. Proprio per questo motivo il nuovo direttivo ha voluto insignire lo storico alpino castellano della carica di capogruppo onorario a vita. Capogruppo effettivo sarà invece Massimo Bergonzi il quale a sua volta sarà affiancato da due vice. Si tratterà di Gian Carlo Sadirlanda ed Enrico Badavelli che dovranno supportarlo nelle scelte future. Le cariche di segretario e tesoriere andranno rispettivamente a Roberto Moro e Fabrizio Manelli, mentre revisori dei conti saranno Luigi Francesconi e Giorgio Ferrari. Il nuovo consiglio direttivo sarà inoltre affiancato da una serie di consiglieri che ne supporteranno le scelte. Si tratterà di Tarcisio Bassi, Enrico Badavelli, Gian Carlo Sadirlanda e Franco Olivieri, Roberto Moro, Ennio Cappucciati, Gian Franco Bonini, Adriano Trespidi e Luigi Bergonzi. Il compito di portare lo stendardo degli alpini durante le celebrazioni pubbliche sarà affidato a Franco Riberi e Giorgio Mosconi. Giuseppe Gandini si occuperà invece dei rapporti e delle relazioni esterne mentre Claudio Bernini si occuperà di tenere i rapporti con le autorità e le istituzioni locali. Tra le sfide che attendono il nuovo capogruppo vi è la richiesta di riconoscimento di Castelsangiovanni quale sede della prossima festa Granda in programma nel 2012. Se Castello riuscirà ad ottenere la festa Granda si tratterà di un doppio appuntamento visto che nel 2012 le penne nere castellane festeggeranno anche il loro 60esimo anniversario dalla fondazione del gruppo.

mar. mil

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07/02/2011

«Eredità di fedeltà, coraggio, fratellanza»

Il consigliere nazionale Bassi: questi valori trasmessi alle nuove generazioni

vigolzone - alpini, autentici uomini di pace che perpetuano nella quotidiana attività associativa i valori di fedeltà, coraggio, fratellanza tramandati dai caduti e dispersi delle guerre con gesti di solidarietà. Sono questi gli alpini degli anni 2000, come ha ricordato il consigliere nazionale Corrado Bassi, già vicepresidente nazionale, portando alle penne nere il saluto del presidente nazionale Corrado Perona, impossibilitato a partecipare per problemi familiari.
Lo ha sottolineato indicando i reduci della campagna di Russia presenti alla commemorazione a Vigolzone: «I reduci hanno fatto fronte al loro impegno e quando sono tornati hanno insegnato ad essere autentici uomini di pace, ma non pacifisti». «Essere alpini negli anni 2000 - ha continuato - significa impegnarsi in campo sociale, mettendo in pratica i valori che ci sono stati trasmessi, quando la comunità ne ha bisogno. Tramandare le nostre tradizioni, la nostra storia, i nostri valori è un nostro obbligo, sancito anche dal nostro statuto».
Impegno evidenziato anche dal presidente provinciale Ana Bruno Plucani. «Essere così in tanti oggi - ha detto - è segno che anche a distanza di 68 anni ricordare la battaglia di Nikolajewka, la ritirata di Russia, le migliaia di alpini che non sono mai tornati significa voler perpetuare quei valori di solidarietà, di amicizia e fratellanza che tuttora noi alpini cerchiamo di portare avanti con la nostra attività associativa».
Un concetto ben riassunto nello striscione degli alpini del gruppo di Vigolzone, portato in sfilata per il paese: "Lavoriamo per gli altri, non per noi".
alpini testimoni e interpreti dei valori di unità e solidarietà. E' stato ribadito anche dal presidente della Provincia di Piacenza, Massimo Trespidi.
«Gli alpini - ha osservato - rappresentano al meglio le virtù italiane, frutto di una forte e radicata tradizione cristiana che ha saputo suscitare sentimenti e virtù di solidarietà, di attenzione al bisogno degli altri di cui gli alpini sono testimoni. Dobbiamo recuperare quei valori di coesione e unità nel nostro Paese di cui gli alpini sono gli interpreti più autentici». Per questo Trespidi ha assicurato la collaborazione dell'amministrazione provinciale per portare a Piacenza, nel 2013, l'adunata nazionale.
Il saluto del sindaco di Vigolzone, Francesco Rolleri, ha puntato l'attenzione sull'esempio dato da don Carlo Gnocchi, cappellano a Nikoljewka, cui il gruppo alpini locale ha intitolato la sua sede in via Fausto Coppi in cui è stata allestita una mostra per ricordare la sua vita e la sua opera, oggi diffusa in 28 centri in tutta Italia che accolgono anziani, disabili, malati terminali. «In quella eroica e drammatica pagina di storia - ha affermato Rolleri - emersero valori tutti la loro forza che permisero la vittoria e il ritorno a casa di tanti italiani, valori di cui don Gnocchi, ha fatto la sua ragione di vita. Che l'esempio alpino di don Gnocchi e di tutti i caduti possano aiutarci nel corso della nostra vita».
n. p.

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07/02/2011

Mille penne nere, invasione di pace

A Vigolzone hanno sfilato in corteo alpini di tutta l'Emilia Romagna

VIGOLZONE - Il pensiero è sempre per le giovani generazioni, perché, dalla conoscenza del passato, si propaghi da loro quella rete di solidarietà che sorse tra i soldati in guerra, capaci di fratellanza e gesti eroici nei confronti dei loro compagni.
Lo hanno ribadito con la loro presenza a Vigolzone oltre un migliaio gli alpini da tutta l'Emilia Romagna e dalle regioni limitrofe che nella giornata di ieri hanno preso parte al raduno per commemorare il 68esimo anniversario della battaglia di Nikolajewka, una pagina eroica e al tempo stesso tragica che è stata scritta il 26 gennaio 1943 sul fronte russo del Don dagli alpini italiani. Erano partiti 60mila alpini, ne sono tornati solo 19mila.
La cerimonia, che le sezioni emiliano romagnole organizzano annualmente a turno in forma solenne, è stata quest'anno curata dalla sezione di Piacenza e dal gruppo alpini di Vigolzone dove, nel 1984, è stato eretto un monumento ai caduti e dispersi di Russia.
Con i loro gagliardetti, rappresentanti i gruppi di provenienza, le numerosissime penne nere hanno sfilato per le vie del paese, il cui passo era segnato dalla banda di Pontedellolio, preceduti dai vessilli delle sezioni Ana e dai rispettivi presidenti, dai sindaci ed amministratori del territorio piacentino e le autorità militari dei carabinieri e dell'aeronautica. Gli applausi più intensi ai reduci di Russia Nelson Cenci, Carlo Valorosi, Pierino Zerbarini, Gino Tassi che, nel pomeriggio di sabato, hanno raccontato la "loro" ritirata per trasmettere ai giovani il loro grande desiderio di pace.
Hanno partecipato alla messa in chiesa, celebrata dal cappellano sezionale don Stefano Garilli, e da monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Carlo Gnocchi, per ricordare tutti coloro che, come ha osservato il parroco di Vigolzone, don Cesare Lugani, nella vita si sono impegnati per difendere un ideale e per operare il bene degli amici.
Ed è quello che ha fatto concretamente anche don Carlo Gnocchi, proclamato beato il 25 ottobre 2009, cui sabato gli alpini vigolzonesi hanno inaugurato un cippo e al cui nome intitolato la propria baita.
«Don Gnocchi è uno di voi - ha detto monsignor Bazzari che, insieme a tanti eredi degli insegnamenti del beato, è continuatore della sua opera -, il 26 gennaio 1943 a Nikolajewka si è guadagnato una medaglia sul campo, in quel cimitero senza confini abitato da feriti, alpini ormai allo sbando. In quell'inferno, in cui si sono contati gesti di eroismo anonimi, è nata l'alpinità più vera, il coraggio, la passione, il dono della propria vita che ha contagiato tutti coloro che oggi fanno memoria di questo evento». Da monsignor Bazzari un invito ad operare il bene come gli alpini sanno fare nella quotidianità della vita associativa. «Non dobbiamo fare altro che schierarci dalla parte della vita - ha esortato -. Che questo fiume di sangue che ha segnato la nostra storia possa estendersi come rete di solidarietà alle giovani generazioni che faticano a trovare esempi o hanno davanti esempi incapaci di suscitare in loro interessi veri e spirito di servizio».
La commemorazione, coordinata dal cerimoniere ufficiale dell'Ana di Piacenza, Gianluca Gazzola, si è conclusa al monumento ai caduti e dispersi di Nikolajewka in via Roma dove sono stati resi gli onori mentre veniva suonato "Il silenzio" e dove gli alpini del gruppo di Groppallo ha deposto una corona di alloro. Come ogni anno, infatti, nel giorno della ricorrenza dell'anniversario della battaglia di Nikolajewka, un gruppo della sezione alpini di Piacenza a turno depone la corona.

Nadia Plucani

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06/02/2011

Baita degli alpini intitolata a don Gnocchi

Nell'anniversario della battaglia di Nikolajewka in cui morirono 15 giovani del paese

VIGOLZONE - E' stata intitolata al beato don Carlo Gnocchi la baita degli alpini di Vigolzone, la sede del gruppo che si trova in via Fausto Coppi. Ha avuto inizio così la due giorni di commemorazione del 68esimo anniversario della battaglia di Nikolajewka, il tragico evento in cui persero la vita centinaia di migliaia di soldati durante la Campagna di Russia nel 1943.
Vigolzone, come è stato ricordato dal capogruppo degli alpini Gaetano Morosoli, nella ritirata di Russia ha perso quindici giovani i cui nomi sono impressi, insieme a quelli di tutti i caduti e dispersi vigolzonesi di tutte le guerre, sul monumento eretto in paese nel 1984.
In ricordo di quei soldati che non sono più tornati, gli alpini di Vigolzone hanno visitato più vole quelle terre e si sono impegnati con spirito di solidarietà, partecipando, ad esempio, alla costruzione di un asilo a Rossoch dove, in tempo di guerra, si trovava il comando del Corpo d'armata alpino.
Le penne nere vigolzonesi sono legate anche alla storia di don Carlo Gnocchi, nato nel 1902 a San Colombano al Lambro in provincia di Lodi, che prese parte volontariamente come cappellano alla Campagna di Russia con gli alpini della Tridentina assistendo gli alpini feriti e morenti. Il progetto del sacerdote in aiuto ai sofferenti prende vita dal 1945 e ancora oggi è in piena attività con 28 centri per anziani, disabili, bambini, malati terminali diffusi in quasi tutta Italia.
Lo ha ricordato il direttore del centro di riabilitazione di Salice Terme (Pavia), Elio Zambianchi. «Il miracolo più grande di don Carlo - ha osservato - è stata la costituzione di strutture di assistenza, oggi fondazione onlus. Noi siamo eredi continuatori del santo, mantenendo fede alla parola d'ordine che diede in punto di morte "Amis, ve racumandi la mia baracca"».
Proclamato beato il 25 ottobre 2009 a Milano, «don Gnocchi - ha rilevato il sindaco di Vigolzone, Francesco Rolleri - è un esempio di semplicità, coraggio, forza di sacrificio, tenacia, concretezza, valori suoi e dei nostri alpini, per raggiungere un'autentica solidarietà».
Il suo nome è inciso su un cippo davanti alla baita degli alpini vigolzonesi in via Coppi, un masso donato da Giovanni Burgazzi che ricorderà, ogni volta che vi si passerà accanto, quei valori di solidarietà vera che il beato ha saputo trasmettere e che anche gli alpini cercano di portare avanti ogni giorno nella propria attività associativa. All'interno della baita fino al tardo pomeriggio di oggi si può visitare la mostra sulla vita e l'opera del beato.


n. p.

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06/02/2011

«Nel ricordo dei compagni invito alla pace»

Vigolzone capitale degli alpini: l'appello dei reduci dalla Russia. Oggi sfilata regionale

VIGOLZONE - «Ricordiamo i nostri compagni che non sono più tornati, le nostre sofferenze, quei momenti tragici della nostra storia per trasferire ai giovani il senso di pace che ci pervade, perchè possano rendere questa umanità più nobile e meno infelice».
Nelson Cenci, reduce della ritirata di Russia, era presente ieri a Vigolzone, al primo momento di commemorazione del 68esimo anniversario della battaglia di Nikolajewka avvenuta nel 1943 sul fronte russo del fiume Don. Oggi la manifestazione, organizzata dal gruppo alpini di Vigolzone, proseguirà con il raduno regionale delle penne nere che parteciperanno alla sfilata in paese e alla messa alle 10,30 in chiesa in onore dei caduti e dispersi.
Nelson Cenci, riminese, chirurgo otorinolaringoiatra, medaglia d'argento al valor militare per aver comandato e cercato di riportare in patria il plotone della 55esima compagnia del battaglione "Vestone" (il suo sergente era Mario Rigoni Stern, ndc), ha messo per iscritto la sua esperienza in diversi volumi. Ieri ha partecipato alla commemorazione di Nikolajewka insieme ad altri tre reduci piacentini, Carlo Valorosi di Pecorara, Pierino Zerbarini di Lugagnano e Gino Tassi di Piacenza.
Davanti a loro, in chiesa, molti adulti, per la maggior parte alpini, tra cui il presidente della sezione alpini di Piacenza, Bruno Plucani, il consigliere nazionale Ana Ferruccio Minelli, il capogruppo degli alpini di Vigolzone, Gaetano Morosoli. I giovani si contavano sulla punta delle dita. Un peccato, perché è ai giovani che gli alpini avrebbero desiderato raccontare la loro esperienza, non tanto, come ha osservato Gino Tassi, 96 anni, le tragiche vicende che hanno vissuto e le sofferenze che hanno patito e visto in quel periodo, ma trasferire i valori della solidarietà, della vita dedicata al bene, per avere valori e ideali in cui mettere il cuore.
«A tanti anni di distanza ricordiamo Nikolajewka - ha precisato Cenci - per dare un'immagine di quei tempi meno turbata dall'animosità di allora, per ricordare i compagni che non hanno avuto degna sepoltura, per asciugare le lacrime di molte madri che hanno aspettato per anni invano il ritorno dei loro figli, per trasferire nei giovani quel senso di pace che ci pervade, perchè raccontare ai giovani le nostre sofferenze possa passare loro il sentimento di pietà, di solidarietà, per rendere questa umanità più nobile e meno infelice, perchè sorga in tutti il desiderio di pace. Sono le grandi disavventure, anche le guerre, che uniscono gli uomini - ha detto ancora - è nella sofferenza che ci si sente fratelli; il benessere divide. La gioventù di oggi, se si trovasse nelle nostre condizioni di allora, si comporterebbe sicuramente allo stesso modo, ma ha bisogno di essere presa per mano per il suo benessere e il nostro». Ferito e trascinato con una slitta di fortuna dai suoi compagni per alcuni giorni, riuscì a salvarsi.
«Gli alpini - ha concluso Cenci - portano il cappello in testa, ma soprattutto sul cuore perché il servizio militare è stata un'alta scuola di virtù montanare, altruismo, desiderio di aiutare».
In quelle condizioni tragiche, durante la ritirata di Russia, con temperature fino a 50 gradi sotto zero, il senso di fratellanza era forte. «Eravamo tutti amici - ha raccontato Carlo Valorosi, 93 anni -, ci si conosceva durante il lungo cammino. In quella lunga marcia ho incontrato dopo anni mio fratello, che non avevo riconosciuto subito, era partito prima e lavorava in un ospedale a Rossoch». Duro compito era quello affidato a Pierino Zerbarini, 90, infermiere alpino della Divisione Trieste, che, dopo la battaglia, era chiamato a dare degna sepoltura ai caduti, con una croce fatta a mano piantata nel terreno su cui veniva collocato il nome o la piastrina o l'elemetto del giovane caduto.
Il loro intervento, coordinato dal giornalista piacentino Federico Frighi, non ha lasciato indifferenti i presenti che sono stati invitati a farsi anch'essi testimoni di fronte ai giovani.

Nadia Plucani

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01/02/2011

alpini di Piozzano: rinnovate le cariche

PIOZZANO - Gli aderenti del gruppo alpini di Piozzano si sono riuniti recentemente per partecipare all'assemblea annuale durante la quale si è proceduto al rinnovo del consiglio direttivo. Come capogruppo è stato confermato Leopoldo Gogni e come suo vice è stato eletto Attilio Corradini. Ecco di seguito le altre cariche sociali: tesoriere Luigi Agnelotti, segretario Fabio Azzali, consiglieri Giuseppe Capelli, Vincenzo Carini, Piero Bersani, Gaetano Mori, Gianpaolo Zucconi e Luigi Pugni.
L'elezione e l'assegnazione delle cariche sono avvenute dopo che il capogruppo Gogni aveva presentato una relazione sull'attività del sodalizio.
Il direttivo delle penne nere piozzanesi ha poi stabilito la data della manifestazione annuale del gruppo: l'appuntamento è stato fissato per il 2 giugno (con inizio alle 17,45). Si è inoltre deciso di ritoccare la quota associativa. E' stato annunciato che verrà predisposto un servizio di trasporto in pullman per partecipare all'adunata nazionale in programma a Torino per il prossimo 8 maggio.

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01/02/2011

Vigolzone pronta ad accogliere le penne nere di tutta la regione

VIGOLZONE - (n. p.) Gli alpini vigolzonesi sono pronti ad accogliere le penne nere di tutta la regione che sabato 5 e domenica 6 febbraio parteciperanno alla commemorazione del 68esimo anniversario della battaglia di Nikolajewka, combattuta il 26 gennaio 1943 durante la ritirata di Russia. Al raduno regionale parteciperà il presidente nazionale Ana, Corrado Perona. Sarà intitolata la baita alpina, sede del gruppo alpini di Vigolzone, al beato don Carlo Gnocchi, sacerdote milanese che prese parte alla battaglia di Nikolajewka come cappellano militare degli alpini. La manifestazione, cui tutti sono invitati a partecipare, avrà inizio sabato alle 15.45 alla sede del gruppo di Vigolzone in via Fausto Coppi dove avverrà l'intitolazione e la benedizione della targa collocata sul cippo davanti alla baita. Alle 17.30 incontro-intervista nella chiesa parrocchiale con tre reduci piacentini della ritirata di Russia, ed anche Nelson Cenci e Carlo Vicentini. Carlo Vicentini. In chiesa si svolgerà alle 21 il concerto del Coro dei congedati della Brigata Alpina Julia. Domenica 6 febbraio alle 9 è previsto l'ammassamento, il ritrovo delle penne nere, in piazza Serena dove si svolgerà l'alzabandiera e da cui si partirà con la sfilata accompagnati dalla fanfara di Pontedellolio. Alle 10.30 la messa in chiesa celebrata da mons. Angelo Bazzari, presidente della fondazione "Don Carlo Gnocchi" di Milano, dal cappellano sezionale don Stefano Garilli e dal parroco di Vigolzone don Cesare Lugani. Seguiranno le allocuzioni ufficiali e la deposizione della corona di alloro.

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30/01/2011

«Puntiamo alla Festa Granda»

Castello, gli alpini guardano avanti. Il neo-capogruppo Bergonzi: «Spazio ai giovani e un ricordo per Bassi, a maggio a Torino per l'adunata nazionale»

Castelsangiovanni - Spazio ai giovani, lavorare in un'ottica di vallata e non solo di gruppo locale, e puntare ad ottenere la festa Granda a Castelsangiovanni nel 2012. Sono questi alcuni degli obiettivi del nuovo capogruppo degli alpini di Castelsangiovanni, Massimo Bergonzi, che di recente ha raccolto il testimone dallo storico capogruppo delle penne nere castellane, Graziano Zoccolan. Quest'ultimo, che conserverà il titolo di capogruppo onorario, ha infatti lasciato la guida degli alpini di Castelsangiovanni dopo aver guidato il sodalizio castellano per una quindicina d'anni. Ora il timone è invece passato nelle mani dell'ex segretario, il 53enne Massimo Bergonzi, che tra i primi impegni si troverà ad affrontare quello relativo all'edizione 2012 della festa Granda che gli alpini di Castelsangiovanni puntano ad ottenere. «Si tratterebbe di un appuntamento per noi doppiamente importante - dice il neo capogruppo - visto che il 2012 coinciderà anche con il 60esimo anniversario di fondazione del gruppo». Tra i primi impegni vi sarà anche quello di ricordare uno dei fondatori del gruppo, il dottor Pietro Bassi, figura quasi mitica scomparso solo poche settimane fa. «Durante il prossimo consiglio direttivo - dice Bergonzi - tra i vari punti dovremo decidere se intitolare a Bassi la sede degli alpini oppure se dedicare a lui un busto o comunque qualcosa che lo ricordi». Durante la prossima riunione dovranno essere distribuite tutte le cariche ai membri che fino al 2013 affiancheranno Bergonzi alla guida delle penne nere castellane. Al tempo stesso verrà steso il programma delle attività «tra cui - dice il neo capogruppo - la nostra presenza durante il prossimo mese di maggio all'adunata nazionale a Torino in occasione tra l'altro del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia, la tradizionale festa dell'otto dicembre a Castelsangiovanni e la conferma delle borse di studio a favore degli studenti delle scuole superiori dell'istituto Volta che è frequentato da giovani di tutta la vallata». Proprio ai giovani Bergonzi promette un occhio di riguardo. «Come alpini - dice - spingerò affinché vengano organizzate iniziative per andare verso i giovani. Siamo noi che dobbiamo chiedere loro cosa pensano di aver bisogno e, nei limiti del possibile, dare una mano per realizzare questi obiettivi e al tempo stesso per avvicinarli alla nostra realtà. Inoltre - prosegue ancora il neo capogruppo che per 15 anni ha lavorato al fianco di Zoccolan - occorre guardare in un'ottica di Valtidone, unendo i vari gruppi in una comunione di intenti, favorendo le iniziative soprattutto a favore dei più giovani». Nel frattempo il nuovo capogruppo degli alpini di Castello dovrà preparare il discorso con cui tentare di convincere i delegati al prossimo incontro provinciale a dichiarare Castello quale sede della prossima festa Granda. «Non sarà facile - dice - visto che ci sono altri paesi che chiederanno di poter diventare sede della festa».


Mariangela Milani

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25/01/2011

agazzano Guardia comunale per 20 anni

Per Mesio l'ultimo saluto dei reduci combattenti

"Silenzio" e picchetto ieri ai funerali

AGAZZANO - Il "Silenzio" ed il picchetto d'onore dei reduci combattenti di Agazzano rappresentano un momento carico di emozione durante l'ultimo saluto a Demesio Romanini. Tutta la cerimonia funebre di ieri dell'ex guardia di Agazzano, morto all'età di 91, è stata scandita da ricordi toccanti e da episodi vissuti da un uomo la cui frase più ricorrente era: «Avanti, andiamo avanti», come ha ricordato dall'altare don Mario Boselli.
«Mio padre era un uomo che di fronte alle difficoltà, grandi o piccole che fossero, diceva sempre questa frase - ricorda Anna Maria Romanini a margine della cerimonia -. Lo ha detto don Mario per salutarlo un'ultima volta e noi abbiamo voluto inciderla dietro le foto da distribuire in suo ricordo agli amici di una vita. E' una massima assolutamente emblematica del suo spirito e del suo carattere». Del resto, le difficoltà che ha dovuto affrontare "Mesio", soprannome con cui tutti lo conoscevano, non sono certo state facili, specie in giovane età. Nato ad Agazzano in una famiglia con otto fratelli, Mesio ha vissuto a Sarturano fino a 20 anni. Poi, la guerra: sette lunghi anni in cui non si hanno più avute sue notizie anche per lunghi periodi. Arruolatosi nel Battaglione alpini Piemonte, Romanini ha combattuto nella seconda guerra mondiale sui fronti di Francia, Montenegro, Bosnia ed Albania. Mentre rientrava in nave proprio da questo ultimo Paese, un bombardamento ha fatto perdere le sue tracce in mare. Mesio era riuscito a raggiungere il sud Italia, insieme ad alcuni compagni alpini, senza cibo, acqua e riparo. Inizia comunque la risalita dell'Italia, passando per diverse battaglie, da Montecassino a Bolzano su un nuovo fronte di guerra e morte. Da lì, il rientro a casa, dove Demesio riprende il suo lavoro da "cavallante" per i conti Borromeo di Villa Tavernago. «Era appassionato di cavalli e curava sia quelli da tiro che gli esemplari da scuderia - racconta la figlia -. Era anche un fantino provetto, i cavalli sono state una parte determinante della vita di mio padre». Negli anni '60 il trasferimento ad Agazzano: dal Comune arriva la proposta di diventare guardia municipale. «Lo hanno scelto per il suo carattere positivo e per quella sua indole portata al dialogo - dice la figlia Anna Maria-. Ha fatto la guardia per 20 anni, in un tempo in cui quel ruolo prevedeva la raccolta delle imposte porta a porta e il contatto con le persone. E' così, grazie alla sua personalità dolce e generosa, che mio padre divenne un punto di riferimento per la comunità».

Riccardo Delfanti

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20/01/2011

Riconoscimento al Coro Ana Valnure

Canta la vita della gente, esprime un territorio. Segnalato anche a Roma

BETTOLA - Il Coro Ana Valnure canta la vita della gente. Questa è la cultura popolare, quella che da più parti e per lungo tempo è stata considerata di "serie B", ma che oggi è sempre più rivalutata perché è un tesoro da custodire proprio perché narra la vita della gente. Per questo il coro bettolese è stato insignito dal consiglio comunale del riconoscimento di "gruppo di musica popolare e amatoriale di interesse comunale".
Accogliendo l'invito del ministro dei Beni per le attività culturali che ha istituito il tavolo nazionale di musica popolare amatoriale, il sindaco di Bettola, Simone Mazza, ha convocato la seduta consigliare per attribuire il riconoscimento al coro Valnure, gemellato con la sezione alpini di Piacenza. Questo sarà il primo di una serie di eventi organizzati dall'amministrazione bettolese per festeggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia.
«Il coro Valnure - ha osservato il primo cittadino - è parte di Bettola e di tutta l'Alta Valnure e ne rappresenta uno degli elementi più belli. Rappresenta tutti con le sue sonorità e con le musiche che cantavano i nostri nonni, i nostri genitori e che oggi sono nel nostro bagaglio culturale». I consiglieri comunali hanno votato unanimemente la delibera che sarà trasferita alla Presidenza del Consiglio perché la formazione, fondata nel 1976, sia riconosciuta anche di "interesse nazionale".
«E' un riconoscimento meritorio - ha osservato il consigliere di maggioranza Lega Nord, Luigi Fogliazza - e doveroso perché il coro è espressione dell'identità culturale e artistica del territorio».
Il coro Valnure, infatti, come spiegato dal direttore don Gianrico Fornasari, racconta nel canto la vita della gente dell'Appennino. «E' il canto del lavoro, della fede, dell'emigrazione perché il nostro popolo esprimeva la vita nel canto - ha precisato don Fornasari - E come cantarlo? Con la vocalità e il suono della vallata. Entrare in quel suono non è facile, lo si deve fare con il cuore e con la testa». Non solo canto, ma anche ricerca. Lo ha evidenziato il consigliere di minoranza "Insieme per Bettola" Marcellina Anselmi. «Il coro ha fatto un lavoro di ricerca, insieme a Giorgio Vacchi in primis, per valorizzare e non disperdere il canto dell'Appennino. Diventando Coro Ana si è occupato anche del canto degli alpini e dello studio delle varie stagioni delle guerre». A questo proposito, su invito del capogruppo di maggioranza, Pietro Mazzari, si è osservato un minuto di silenzio in memoria di Luca Sanna, militare caduto in Afghanistan. Con l'augurio da parte dell'assessore Loris Magnani perché «questo riconoscimento possa essere di stimolo ulteriore per andare avanti nella importante attività», il coro ha ricordato lo storico presidente Domenico Callegari, scomparso nel 2006, ora sostituito dalla moglie Donisia Chinosi e da Pier Giorgio Carrara, eseguendo "Sul Ponte di Perati" e due canti da osteria, quelli che rispecchiano la cultura dell'Appennino piacentino.

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20/01/2011

A Vigolzone batte il cuore degli alpini nel ricordo della battaglia di Nikolajewka

Il 5 e 6 febbraio la cerimonia con il presidente delle penne nere Corrado Perona

VIGOLZONE - Anche il presidente nazionale dell'Ana, Corrado Perona, sarà a Vigolzone per commemorare il 68esimo anniversario della battaglia di Nikolajewka che si è consumata sul fronte russo nel 1943. La cerimonia si terrà sabato 5 e domenica 6 febbraio e avrà carattere regionale. Questo raduno è infatti organizzato a turno dalle sezioni alpini emiliano romagnole per dare maggiore ufficialità e non dimenticare chi ha perso la vita nella Campagna di Russia. Per il gruppo alpini di Vigolzone, guidato dal 1978 da Gaetano Morosoli, questo incontro è particolarmente significativo. «In questa occasione - osserva il capogruppo - intitoleremo la nostra baita, cioè la nostra sede in via Coppi, al beato don Carlo Gnocchi, cappellano militare che ha operato durante la ritirata di Russia per portare conforto ai fratelli alpini che non sarebbero più tornati a casa». Davanti alla "baita" è stato posizionato un masso - donato da Giovanni Burgazzi della Buzzi Unicem - che porterà un'iscrizione e l'immagine di don Gnocchi. «Il nostro gruppo - spiega Morosoli - si sente particolarmente legato alle tragiche vicende della campagna di Russia anche perchè tra i nostri concittadini vi furono oltre una decina di dispersi. Per questo, nel 1984, abbiamo eretto un monumento ai Caduti della battaglia di Nikolajewka».
Su don Carlo Gnocchi sarà allestita anche una mostra nella "baita alpina" che potrà essere visitata da tutti e aperta alle scuole. Le due classi di terza media saranno inoltre invitate a svolgere, insieme ai loro insegnanti, ricerche sul tema della ritirata di Russia.
«Sono ancora una volta orgoglioso di poter organizzare insieme agli alpini di Vigolzone questo raduno regionale - commenta il presidente provinciale dell'associazione nazionale alpini, Bruno Plucani - cui saranno presenti anche il presidente Perona e il consigliere nazionale per l'Emilia Romagna Corrado Bassi. E' gratificante avere vicino i vertici dell'associazione perchè è di stimolo a portare avanti i valori di amicizia e solidarietà propri degli alpini».
Il programma della due giorni è già dettagliato. Sabato 5 febbraio alle 15.45 si procederà all'intitolazione della "Baita", in via Coppi, e all'inaugurazione della mostra.
Alle 18 nella chiesa parrocchiale di Vigolzone si terrà un incontro-intervista con i reduci Nelson Cenci, e Carlo Vicentini. Alle 21 concerto del coro dei congedati della Brigata alpina Julia.
Domenica 6 febbraio alle 10 sfilata per le vie del paese cui seguirà alle 10.30 la messa celebrata da mons. Angelo Bazzari, presidente della fondazione "Don Carlo Gnocchi" di Milano, dal cappellano sezionale don Stefano Garilli e dal parroco don Cesare Lugani. Al monumento ai Caduti di Nikolajewka la deposizione di una corona di alloro da parte del gruppo alpini di Groppallo.
Alla cerimonia saranno presenti i anche i sindaci dei comuni di Cavriago e di Montecchio (Reggio Emilia) che riceveranno dal sindaco di Vigolzone, Francesco Rolleri, il testimone per organizzare nel 2012 il 69esimo raduno regionale per Nikolajewka.
 

n. p.

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19/01/2011

Afghanistan, ucciso un alpino

Agguato in un avamposto, ferito gravemente un commilitone

ROMA - Ucciso da un colpo sparato alla testa da «un terrorista in uniforme» dell'esercito afgano: così è morto ieri in Afghanistan, in uno sperduto avamposto della zona di Bala Murghab, l'alpino Luca Sanna, 33 anni, di Oristano, mentre un altro è rimasto ferito in modo molto grave. Un nuovo lutto 18 giorni dopo l'uccisione di Matteo Miotto, anche lui ammazzato mentre si trovava in un fortino sperduto.
La notizia di quello che a caldo sembrava l'ennesimo attacco di insorti giunge al ministro della Difesa a Vigna di Valle, sul lago di Bracciano, quando ormai era finita la cerimonia - presente il capo dello Stato, Giorgio Napolitano - di avvicendamento al vertice militare della Difesa: lascia Vincenzo Camporini, giunto a fine mandato, subentra Biagio Abrate. Le informazioni sono ancora confuse. La Russa parla di due feriti - «uno colpito alla testa l'altro alla spalla», in un conflitto a fuoco «non abituale». La condizioni del ferito più grave, aggiunge il ministro, sono «disperate. La sua vita è appesa a un filo». Passano pochi minuti e, purtroppo, arriva la conferma che l'alpino non ce l'ha fatta: il caporalmaggiore Luca Sanna, dell'8° reggimento alpini di Cividale del Friuli e Venzone, è la 36ª vittima della missione italiana in Afghanistan.
Nel primo pomeriggio La Russa riunisce i suoi più stretti collaboratori e i vertici militari per un punto di situazione.
Poi spiega: «Tutto è successo alle 12.05 italiane, nell'avamposto "Highlander", a circa 10 chilometri dalla base italiana di Bala Murghab», dove gli alpini (una dozzina) vivono a stretto contatto, in due separate strutture fortificate circondate da un filo spinato, con i soldati afgani che stanno addestrando. «Gli accertamenti sono ancora in corso», ha aggiunto La Russa, che domani riferirà in Parlamento. «Quello che sappiamo è che un uomo che indossava un'uniforme, proveniente dalla casamatta afgana, si è avvicinato ai due nostri soldati che si trovavano fuori dalla loro fortificazione, vicino a un Lince. Non destava sospetti, ha fatto un gesto amichevole, sembra che si stesse lamentando del fatto che la sua arma non funzionava. All'improvviso, ha esploso proditoriamente alcuni colpi contro Sanna e il suo commilitone. C'è stata una risposta al fuoco, anche da parte dei soldati afgani, ma l'uomo è riuscito ad allontanarsi, sfruttando l'effetto sorpresa».
Chi era? «Non lo sappiamo. Non sappiamo se fosse una persona che si era travisata con un'uniforme, oppure, come riteniamo meno probabile, un vero e proprio infiltrato nell'esercito afgano. Di certo era un terrorista in divisa, una persona di cui apparentemente ci si poteva fidare, e il suo non è stato "fuoco amico", ma sicuramente "nemico"».
«Si tratta di una modalità - ha proseguito il ministro - non nuova per l'Afghanistan, ma è la prima volta che i militari italiani vengono attaccati in questo modo. Oggi la minaccia principale e pericolosa non è più costituita dagli "Ied", gli ordigni esplosivi improvvisati, ma dai colpi di arma da fuoco e dagli attacchi contro coloro che si trovano negli avamposti e stiamo già valutando se è possibile aumentare la sicurezza dei nostri ragazzi anche su questo versante. Non voglio che si aspettino altri fatti del genere prima di prendere tutte le contromisure possibili ed immaginabili. Ho già detto che stare due settimane di fila in questi fortini, prima di ottenere il cambio, mi sembra un periodo troppo lungo». Il caporalmaggiore Sanna era un volontario di truppa che vestiva l'uniforme dal 2004: viene considerato un militare "esperto" con già due missioni in Afghanistan alle spalle.
Sposato da quattro mesi, viveva a Lusevera, in provincia di Udine. Le condizioni del compagno, il caporale Luca Barisonzi, pure lui dell'8° alpini, sono molto gravi. «Il militare - dicono alla Difesa - ha riportato ferite da arma da fuoco al collo e al torace. La Tac ha evidenziato una lesione midollare ed è necessario un intervento neurochirurgico» L'alpino, ricoverato all'ospedale da campo di Herat, sarà «a breve» trasferito presso l'ospedale militare americano di Kandahar.
Da parte dei vertici dello Stato è stato espresso cordoglio per il nuovo lutto («è morto per la pace», ha detto Napolitano), un episodio «tragico che però non mette in discussione - ha detto La Russa - la bontà delle ragioni che ci inducono a perseguire gli scopi della missione; ma questo non ci impedisce - ha aggiunto - di valutare di volta in volta quali sono le condizioni in cui i nostri militari possono e devono essere impiegati».

Vincenzo Sinapi

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16/01/2011

A Courmayeur l'addio al medico dei ghiacciai

Gli alpini di Castello gli intitoleranno la sede

Castelsangiovanni - (mar. mil) È stato sepolto nella nuda terra, al cospetto del Monte Bianco e delle sue amate montagne, il dottor Pietro Bassi "il medico dei ghiacciai", di cui ieri pomeriggio si sono celebrati i funerali nella chiesa di Courmayeur. A dare l'ultimo saluto al medico valtidonese, valdostano d'adozione, ieri è stata una folla di persone tra cui una delegazione di castellani e piacentini.
La salma del dottor Bassi è giunta nella chiesa di Courmayeur, dove il dottore viveva da decenni dopo esserne diventato medico condotto negli anni '50, sormontata dai suoi cappelli di alpino e di guida onoraria delle guide alpine di Courmayeur. Durante la messa, concelebrata da don Piero Schiaffonati, parroco di Ziano e amico di Bassi, in tanti hanno voluto ricordare il medico originario di Mottaziana considerato un caposcuola del soccorso alpino. Tra loro il sindaco di Castelsangiovanni Carlo Capelli e quello di Courmayeur, Fabrizia Derriard, hanno speso alcune parole a ricordo del medico e delle sue imprese che hanno assunto un'eco quasi leggendaria. Tramite Adriano Baldini anche l'amministrazione di Pecorara, che fu la prima condotta di Bassi, ha portato un saluto.
La cerimonia è stata seguita anche dagli alpini di Castelsangiovanni con il presidente Graziano Zoccolan insieme a una delegazione della sezione di Piacenza e di Courmayeur. Tra i presenti anche parte del coro Ana Valtidone con il presidente Tarcisio Bassi, tanti parenti e amici come l'ex sindaco di Castello Aldo Bersani e numerosi colleghi. Durante la cerimonia sono state lette due poesie che lo stesso Pietro Bassi aveva scritto di suo pugno. Nel frattempo il gruppo alpini di Castelsangiovanni, che lo stesso Bassi aveva fondato nel 1952, sta pensando di intitolargil la sede castellana.

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13/01/2011

Riconoscimento nazionale al coro Ana Valnure: è un esempio di cultura popolare

BETTOLA - Al coro Ana Valnure il riconoscimento di "gruppo di musica popolare e amatoriale di interesse comunale". Su invito del presidente del tavolo nazionale per la promozione della musica popolare e amatoriale in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, il sindaco di Bettola, Simone Mazza, ha convocato un consiglio comunale in seduta aperta (martedì 18 alle 21) sul tema "La musica popolare e amatoriale dal 1861 ad oggi" che si concluderà con la delibera del riconoscimento. Il Presidente del Consiglio successivamente riconoscerà il coro come gruppo di interesse nazionale. Come informa Gaspare Nello Vetro, autore del Dizionario dei musicisti e della musica di Piacenza, il coro Ana Valnure è stato fondato nel marzo 1973 con il nome di Corale Bettolese da don Vincenzo Calda, parroco della borgata bettolese di San Bernardino come gruppo a voci miste con un repertorio alpino-folkloristico. Dopo un anno si trasformò in formazione a sole voci virili. Nel 1981 la corale ha accolto gli appartenenti al "vecchio" coro Menegosa di Groppallo, che si era sciolto, passando sotto la direzione del maestro don Gianrico Fornasari, attuale direttore. Nel 1985 assunse il nome di Coro Valnure ed effettuò il gemellaggio con la Sezione alpini di Piacenza, diventandone la voce musicale continuando a perseguire la finalità della ricerca e valorizzazione del patrimonio musicale dell'Appennino piacentino e dell'Alta Valnure in collaborazione con i maestri Paolo Bon e Giorgio Vacchi. In questi anni di vita il coro ha eseguito un migliaio di concerti, facendo conoscere la storia del territorio piacentino e degli alpini in Italia e all'estero, riscuotendo consensi e suscitando emozioni. Come è stato, per esempio in ordine di tempo, in occasione dell'83esima adunata nazionale di Bergamo nel maggio 2010. Il coro ha eseguito un concerto nella chiesa cittadina del borgo di San Leonardo «dove l'emozione ha inumidito gli occhi dei presenti, strappando applausi al chiudersi di ogni brano». Sono parole di un rappresentante dell'associazione per il Borgo San Leonardo che, nei giorni successivi la manifestazione, ha fatto pervenire una lettera di ringraziamento al coro, all'Ana, al Comune di Bettola, di cui il sindaco Mazza darà lettura durante la seduta di martedì. Una pubblicazione di memorie per i 25 anni di fondazione e l'incisione di un doppio cd nel 2005 intitolato "Come canta la mia valle", contenente 33 brani. Dal 2006, alla scomparsa dello storico presidente Domenico Callegari, la presidenza del coro è in capo alla vedova Dionisia Chinosi. «L'espressione più alta della musica popolare e folk del nostro territorio - osserva il primo cittadino di Bettola, Mazza, invitando tutti a partecipare all'iniziativa - è il Coro Ana Valnure, le cui doti, la passione per il canto, l'attaccamento al territorio e alla cultura alpina sono riconosciute e gradite da molti».
n. p.

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11/01/2011

Allegria al Balderacchi con gli alpini di Pontedellolio

PONTEDELLOLIO - Un appuntamento consueto che si ripete ogni anno per portare musica e allegria agli ospiti della casa di riposo Balderacchi di Riva.
Il gruppo alpini di Pontedellolio, guidato dal capogruppo Luigi Garolfi, nei giorni scorsi, come è tradizione, ha trascorso qualche ora insieme agli anziani ospitati nella struttura.
Con gli alpini anche l'assessore alla cultura Enrico Veluti che a nome dell'amministrazione comunale ha salutato i presenti e condotto il pomeriggio cantando brani della tradizione piacentina accompagnato dalla fisarmonica dello stesso alpino Garolfi e dell'amico Giancarlo Zanazzi.
Gli ospiti, riuniti nel salone della struttura, erano accompagnati dagli operatori e dal presidente del Balderacchi, don Renzo Corbelletta, il direttore Marco Gazzola, e dalla coordinatrice Enrica Malvicini.
Il direttore Gazzola ha salutato e ringraziato gli alpini e il Comune per la consueta presenza che dà la possibilità agli ospiti di trascorrere in allegria le festività.

n. p.

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08/01/2011

Gli alpini di Groppallo in visita alla Casa protetta di Farini

Proiettate le foto delle attività svolte dagli anziani

FARINI - La Befana è arrivata alla Casa protetta di Farini e si sono chiuse così le manifestazioni natalizie iniziate il 19 dicembre con la tradizionale "Festa degli Auguri", dedicata alle famiglie, organizzata dalla Coopeselios che gestisce la struttura.
Momento importante per la comunità anche la giornata dell'anziano, organizzata dall'amministrazione comunale di Farini il lunedì precedente il Natale. In quell'occasione erano stati presentati, come già era avvenuto a Ferriere, i presepi costruiti dai bambini di tutte le scuole del territorio. Giovedì, invece, giorno dell'Epifania, a rallegrare la festa e far visita agli ospiti è stata, insieme ai familiari e agli amministratori, una rappresentanza del gruppo alpini di Groppallo e dei volontari delle associazioni del paese che hanno voluto così consolidare la tradizione di iniziare l'anno porgendo gli auguri a tutti gli ospiti. Erano presenti gli amministratori del Consorzio casa protetta Alta Valnure, a partire dal presidente Paolo Labati, dai membri Andrea Reggi, Domenico Chinosi, dai sindaco di Farini Antonio Mazzocchi e dal vice, Giorgio Del Molino, da Giancarlo Opizzi consigliere del Comune di Ferriere, Daniela Bargallo coordinatrice della Casa Protetta. E' stato un momento di partecipazione del volontariato locale alla vita di comunità della struttura, nei confronti degli ospiti con i quali si è trascorsa qualche ora in compagnia, assieme anche ai familiari e agli operatori della cooperativa.
Immancabile la merenda, preparata dalle volontarie e dai volontari farinesi che si è accompagnata alla proiezione di fotografie sulle attività effettuate dai 33 anziani ospiti della Casa protetta.

n. p.

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08/01/2011

La Carovana della bontà ha fatto tappa alla Casa di riposo

In prima fila gli alpini e le associazioni di volontari
La visita durante le feste è una tradizione che si rinnova orma da trent'anni

Pianello - Gli alpini e le associazioni di Pianello si sono ritrovate tutte unite per rendere omaggio agli anziani ospiti della casa protetta. Qui una quarantina di penne nere l'altro pomeriggio hanno recapitato un centinaio di pacchi dono colmi di frutta e biscotti dietetici. Insieme a loro anche i rappresentanti della Pro loco, Avis, Pubblica assistenza, Croce rossa e centro sociale anziani accompagnati da numerosi volontari del paese, che si sono uniti al tradizionale rito della Carovana della bontà che da decenni si "consuma" in paese e che ha come protagonisti gli alpini.
Riprendendo infatti una vecchia usanza promossa dalla parrocchia gli alpini, capitanati dal capogruppo Giuseppe Marchetti, una trentina di anni fa hanno ripreso l'abitudine di rendere omaggio agli anziani della casa protetta cui a inizio anno recapitano sempre numerosi doni insieme alle altre associazioni del paese.
Ma l'occasione della consegna dei doni diventa ogni anno anche un momento di convivialità per stare insieme. Così è stato anche per la Carovana di quest'anno che ha visto un pomeriggio di animazione che ha avuto come protagonisti i Musetta i quali hanno intrattenuto gli ospiti del Castagnetti con balli e canti molto attesi dagli anziani ospiti.
Prima della partenza la Carovana della bontà ha come sempre ricevuto la benedizione da parte del parroco monsignor Mario Dacrema che ha poi partecipato al pomeriggio nella struttura protetta di cui è anche presidente.

m. mil

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07/01/2011

alpini e paracadutisti in festa con gli anziani

MONTICELLI - (i. c.) Un pomeriggio insieme con gli ospiti della casa di riposo Pietro Fermi di Monticelli, questo l'obiettivo perseguito dal gruppo locale degli alpini. Nel corso delle feste natalizie le penne nere monticellesi capitante da Giuseppe Corradi hanno intrattenuto, per alcune ore, insieme ad alcuni uomini dell'Associazione nazionale paracadutisti d'Italia, i "nonni" della Fermi intonando canti popolari e offrendo qualche dolce. Creare dei momenti di svago e portare una ventata d'allegria è stato un bellissimo dono che alpini e Parà hanno fatto agli ospiti della Fermi, come è emerso dai volti soddisfatti di tutti i partecipanti. La presenza dei parà non è stata casuale ma voluta dallo stesso Corradi che accordandosi con il presidente dell'associazione Antonio Cardinali ha dato vita anche ad un momento particolare dedicato a Don Luigi Cattadori, ex parroco di Castelvetro, ospite da diverso tempo alla Fermi e che nel 2010 ha compiuto 98 anni e che tra le tante mansioni ricoperte nel corso della sua esistenza ha anche quella di cappellano dei parà. Il gruppo alpini di Monticelli oltre a queste iniziative, che sono ormai entrate a far parte della tradizione locale durante le festività natalizie, nel corso dell'anno danno vita ad altri momenti conviviali che hanno come scopo quello di intrattenere la popolazione. Infatti sono una presenza immancabile sia durante la sagra dell'Aglio, che la festa dei Fiori, che in occasione dei Carri di San Martino ed in altri appuntamenti che scandiscono la vita del paese.

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07/01/2011

"alpini italiani e nel mondo", a Carpaneto concorso scolastico in memoria di Savi

carpaneto - (p. f.) Il gruppo alpini di Carpaneto in collaborazione con l'Istituto comprensivo scolastico di Carpaneto hanno indetto per il secondo anno consecutivo il premio: "Alpino Italo Savi". Iniziativa sostenuta dalla famiglia di Italo Savi in ricordo del loro caro scomparso il primo gennaio 2009. Il concorso è riservato agli studenti delle classi terze della scuola secondaria di primo grado "Silvio Pellico" di Carpaneto.
Il tema del concorso per l'anno scolastico in corso è: "alpini italiani nel mondo", finalizzato alla conoscenza la storia degli alpini; delle vicende degli alpini nella prima e nella seconda guerra mondiale; del volontariato e della solidarietà degli alpini in congedo; delle difficoltà e aspetti affascinanti della montagna.
Gli alunni partecipanti potranno sceglie tra: elaborato grafico o scritto; ricerca-testuale; ricerca-ipertestuale; ricerca-multimediale che dovranno essere svolti individualmente.
I premi di 200 euro ciascuno, messi a disposizione della famiglia Savi saranno assegnati ai cinque migliori elaborati, sottoposti al giudizio insindacabile di una apposita commissione comprendente rappresentanti del gruppo alpini, docenti dell'Istituto comprensivo scolastico e un rappresentante della famiglia Savi. Entro il prossimo 15 febbraio gli insegnati dovranno depositare gli elaborati in concorso all'Ufficio segreteria dell'Istituto comprensivo.
L'elaborato che verrà sottoposto alla Commissione giudicatrice non dovrà essere firmato ma dovrà riportare esclusivamente un numero assegnato dall'insegnate, con allegato una busta sigillata con lo stesso numero e all'interno il nominativo dell'alunno. Domenica 20 marzo, durante una cerimonia pubblica, nella sala del Consiglio comunale si svolgeranno le premiazioni dei cinque miglio elaborati a ricordo dell'alpino Italo Savi.
Il protagonista
Italo Savi era rimasto molto attaccato al corpo degli alpini dove aveva svolto il servizio militare di leva come artigliere alpino nella brigata Julia. Quando poteva ritornava volentieri a incontrare i commilitoni con i quali aveva condiviso il servizio militare. E i famigliari hanno voluto istituire nel suo ricordo un premio per gli studenti della locale scuola media e ricordare i tanti caduti con la penna nera sul cappello, non sono in tempo di guerra ma anche ai giorni nostri, in missione di Pace in quei paese martoriati da guerre e guerriglie.
Italo Savi era nato a Carpaneto nel 1938, discendete da una antica famiglia di mugnai, seguendo le tradizioni di famiglia, aveva avviato e sviluppato una attività propria con tenacia e impegno, con un lungo percorso imprenditoriale nel settore dei cereali. Lavoratore instancabile e capace, ha affrontato numerose difficoltà della vita, raggiungendo importanti risultati commerciali e significativi riconoscimenti come il premio "Fedeltà al lavoro nel 2003". Il primo gennaio di due anni fa è venuto a mancare improvvisamente, lasciando un grande vuoto nella famiglia e tra i tanti amici, nel suo ricordo i famigliari in collaborazione con il gruppo alpini di Carpaneto e l'Istituto scolastico hanno voluto istituire un concorso fra i ragazzi della locale scuola media a ricordo del loro caro congiunto.

Pietro Freghieri

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07/01/2011

Che cosa c'è di diverso nel morire ammazzati dal colpo di un cecchino solitario o invece cadere nel corso di una battaglia vera e propria?

di GIANCESARE FLESCA
Che cosa c'è di diverso nel morire ammazzati dal colpo di un cecchino solitario o invece cadere nel corso di una battaglia vera e propria? Il povero caporalmaggiore Matteo Miotto direbbe «nessuna». E probabilmente gran parte dell'opinione pubblica è dello stesso avviso. Ma la differenza c'è ed è quella che i comandanti militari di Herat hanno voluto tenere nascosta fin dall'inizio. Cadere sotto il tiro di uno sniper è evento tragico e casuale, può capitare ogni momento in qualunque situazione. Ammettere che il colpo fatale arrivò nel bel mezzo di uno scontro con i talebani dimostra invece che i nostri soldati sono proiettati nel bel mezzo di una battaglia e di una guerra nella quale non svolgono la funzione di «addestratori» delle truppe regolari afgane, ma partecipano in maniera attiva alle operazioni dell'Isaf. Gli alpini che quel giorno difendevano la base avanzata Snow, nel Gulistan, pullulante di «insurgents» e pericoloso come un campo minato, svolgevano difatti in proprio e senza «allievi» afgani lealisti, una funzione di controllo d'avanguardia che implica necessariamente la possibilità di uno scontro diretto con i nemici e presuppone un altissimo rischio. Chi ha mentito raccontando la storiella del colpo di un cecchino isolato, una verità alla quale i familiari di Miotto non hanno mai creduto? Qui la tragedia scade nel farsesco.
Ingannato dai suoi uomini, il ministro La Russa ha diffuso la verità ufficiale degli alti gradi di Herat, senza troppo insistere per avere maggiori dettagli. Incalzato dai familiari e dall'opposizione è dunque andato ieri fino all'avamposto Snow per scoprire la verità. Soltanto sull'aereo di ritorno in Italia ha spiegato di essere «arrabbiato» per le menzogne raccontategli. Ma invece di promettere la testa di qualcuno, ha giustificato il tutto affermando che la colpa dell'imbroglio è «dei precedenti governi», abituati ad addomesticare le notizie mentre lui è per la trasparenza ad ogni costo. Complimenti.

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04/01/2011

Una festa con tante sorprese

Al Biazzi di Castelvetro: nuova tv ed elettrocardiografo

CASTELVETRO - (i. c.) Pioggia di doni per l'Istituto Emilio Biazzi di Castelvetro. Il Natale 2010 non sarà dimenticato, grazie alla generosità dei concittadini vicini alla struttura che ospita anziani autosufficienti e non. Nei giorni scorsi il locale gruppo alpini, capitanato da Mario Maldotti, ha consegnato un modernissimo televisore 32 pollici che è stato subito apprezzato dagli ospiti, e una coppia di castelvetresi ha donato, chiedendo di rimanere anonima, alla casa di riposo un elettrocardiografo utile per effettuare l'elettrocardiogramma agli ospiti. La presenza degli alpini all'Istituto è costante, non solo in occasione delle feste natalizie, e proprio per questo tutto il personale del Biazzi ha deciso di fare un dono alle penne nere, regalando un orologio da parete realizzato a decoupage che il gruppo potrà appendere nella sede di via Roma. «E' la prima volta che il Biazzi fa un regalo - ha commentato il presidente dell'Istituto, Emilio Biazzi - ma è sicuramente un grande riconoscimento che tutti facciamo a questi uomini sempre disponibili». Lo scambio di doni è avvenuto alla presenza di tutte le penne nere del gruppo alpini di Castelvetro, del sindaco Francesco Marcotti, del medico dell'Istituto Lino Bartolini e della responsabile dell'animazione Serena Ceruti. Al termine dello scambio di doni, un momento conviviale organizzato a cura della casa di riposo. Il prossimo appuntamento degli alpini di Castelvetro al Biazzi è il 6 gennaio: tombolata con gli ospiti e i familiari.

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04/01/2011_2

Mazzari confermato alla guida del gruppo degli alpini di Perino

coli - Resta capogruppo degli alpini di Perino, Luciano Mazzari. Eletto per acclamazione, Mazzari ha ringraziato le penne nere per la preferenza espressa e per il lavoro che sono riusciti a portare a compimento negli anni, augurandosi di poter realizzare altrettanti progetti anche nei prossimi tre anni del nuovo mandato. Accanto a Mazzari, ci sono il vice capogruppo Giuseppe Guastoni, il segretario Gian Franco Veneziani e i consiglieri Gian Franco Gallinari, Angelo Mazzocchi, Giovanni Sala, Francesco Filipazzi. A termine della votazione, si è proseguito con il tesseramento per il 2011, al quale sono stati in tanti a rispondere prontamente, mentre il sindaco di Coli, Massimo Poggi ha anticipato che per l'estate 2011 sarà potenziata la sede degli alpini. Molto apprezzata anche l'omelia celebrata da don Pietro Testa, il parrocco di Perino, alla memoria degli alpini "andati avanti", alla quale hanno partecipato numerose persone. Uguale successo ha riscontrato anche il tradizionale appuntamento con il vin brulé e la cioccolata calda messe preparata e offerta dagli alpini la notte della Vigilia.

Irina Turcanu

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04/01/2011

L'ultimo saluto al caporalmaggiore Miotto: «Un sacrificio offerto per il dono della pace»

ROMA - È stato «un sacrificio offerto per il dono della pace» e la sua bara avvolta dal Tricolore è «come una piccola ma preziosa reliquia»: Matteo Miotto «ha sempre creduto nella verità e nella forza interiore della compassione, nella fiducia e nell'amore, fino a dare la vita». Queste le parole dell'arcivescovo militare, monsignor Vincenzo Pelvi, per il caporal maggiore degli alpini ucciso da un cecchino l'ultimo dell'anno nel Gulistan, in Afghanistan. E nel giorno in cui una piazza gremita e silente porta il suo saluto alla giovane vittima, impietosamente è continuato l'attacco agli alpini del contingente italiano, con l'esplosione di un Ied al passaggio di un convoglio di tre mezzi «di pace», quelli deputati alla ricostruzione e alla cooperazione civile-militare: nessun ferito, solo qualche danno ai veicoli.
Prima di tornare nel suo Veneto, dove oggi sarà sepolto - come lui stesso aveva chiesto nel testamento - con i caduti di guerra, nell'area loro riservata nel cimitero di Thiene, Miotto ha ricevuto l'omaggio di Roma: il feretro ha fatto l'ingresso a Santa Maria degli Angeli salutato dal picchetto delle forze armate e dall'applauso di centinaia di persone. Su un cuscino la penna nera, simbolo degli alpini, una passione orgogliosamente ereditata dal nonno, Lo scriveva lui stesso in una lettera indirizzata alla sua cittadina, Thiene, per il giorno della Festa delle forze armate, il 4 novembre. Parlava di quell'amore e dei rischi della guerra: «Un messaggio - ha detto l'ordinario militare, celebrando il rito funebre - che inaspettatamente è diventato profeticamente testamento».
Ad ascoltare il prelato, la famiglia, il padre Francesco, la madre Anna, e la giovane fidanzata. Ma anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e i rappresentanti del governo, dei partiti e delle forze armate, e tante penne nere. A questi ultimi, ai militari, l'arcivescovo si è rivolto nel ringraziarli «ad uno ad uno: il mondo intero ha bisogno di persone come voi, che ogni giorno donano qualcosa di eterno». Alla politica, invece, Pelvi chiede «impegno concreto e costante dei responsabili delle Nazioni»: siamo obbligati a «riconoscere la nostra responsabilità nel costruire una comunità internazionale in cui il diritto di tutte le nazioni sia rispettato e garantito». A quelli che invocano di fuggire da terre così pericolose, Pelvi risponde che «anche Gesù ha preferito andare fino all'estremo», non ha cercato la morte ma neppure «ha voluto sfuggirla, perchè giudicava che la fedeltà ai suoi impegni fosse più importante della paura di morire».
Proprio come Matteo - accostato «all'agnello di Dio» - la cui morte porta un messaggio: «di fronte alla minacciose tensioni, alla discriminazioni, ai soprusi e alle intolleranze religiose» non si «ceda allo sconforto e alla rassegnazione».

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03/01/2011

Colpito tra la spalla e il collo

Oggi i funerali solenni dell'alpino caduto in Afghanistan

ROMA - Una «circostanza assolutamente sfortunata», l'equipaggiamento era «adeguato». Il professor Paolo Arbarello è il medico legale che ha eseguito l'autopsia sul corpo di Matteo Miotto, il giovane alpino ucciso venerdì da un cecchino in Afghanistan. E da lui arriva una prima risposta all'interrogativo straziante del padre di Matteo: «Adesso devono dirmi com'è morto».
È morto centrato tra la spalla e il collo da «un solo colpo che ha provocato una lesione che ne ha determinato la morte immediata, qualunque soccorso non sarebbe valso a cambiare le cose», dice Arbarello. Che aggiunge: «L'equipaggiamento era assolutamente adeguato, c'erano tutte le protezioni adeguate, è stata una circostanza assolutamente sfortunata». L'autopsia, disposta di prassi dalla procura di Roma, si è svolta subito dopo il rientro della salma in Italia.
All'aeroporto militare di Ciampino si è ripetuto il rituale visto ormai troppe volte: Matteo è la 35/a vittima italiana della missione in Afghanistan, la tredicesima del 2010. Non c'era il presidente Napolitano, bloccato dall'influenza. Così, a deporre le mani sulla bara avvolta nel tricolore è stato il ministro della Difesa La Russa. Vicino a lui, i vertici delle Forze armate, i genitori e la fidanzata dell'alpino 24enne, con gli occhiali scuri a coprire le lacrime. Un trombettiere del 7/o reggimento di Belluno, il reparto di Matteo, ha intonato il Silenzio. La bara è stata portata a spalla dai suoi commilitoni. Un breve e silenzioso corteo fino al carro funebre.
Un dolore composto, quello dei genitori di Matteo.
Una «lezione di dignità, la loro - osserva La Russa - che mi fa dire che sarebbe davvero un insulto non portare a termine la missione in Afghanistan con la stessa intensità e dedizione con cui anche Matteo l'affrontava». Secondo il ministro, «l'obiettivo è certo di tornare a casa il più presto possibile», ma ciò avverrà «solo quando avremo consegnato l'Afghanistan al suo legittimo governo, affinché siano gli afgani in grado di contrastare il terrorismo».
La missione dunque continua. Non c'è stato neanche il tempo dell'ultimo saluto a Matteo che gli alpini della task force centre erano già in azione nella zona di Shindand: un'operazione condotta insieme alle forze di sicurezza afgane, ancora in corso, che ha portato alla cattura di cinque leader talebani. Un altro capo degli "insurgents", invece, è stato preso nel distretto di Bakwa: c'è stato anche uno scontro a fuoco, ma gli italiani non sono stati coinvolti.
A Roma, nel pomeriggio, è stata allestita la camera ardente nel policlinico militare del Celio. Tanta gente comune ha reso omaggio alla salma dell'alpino, stringendosi ai familiari. E domani alle 11, nella basilica di Santa Maria degli Angeli, ci saranno i funerali solenni. Il capo dello Stato, per colpa dell'influenza, non potrà partecipare, ma Napolitano ha già fatto sapere che intende incontrare presto i genitori di Matteo. Di sicuro ci sarà il premier Berlusconi.
Martedì la salma di Miotto - sarà trasferita a Thiene, per l'ultimo saluto della sua città. L'alpino sarà seppellito in prima fila nell'area del cimitero di Thiene dedicata ai Caduti in Guerra: lo aveva chiesto nel suo testamento.

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02/01/2011

Brindisi verso la festa Granda

Castelsangiovanni, il tradizionale cenone delle penne nere

Castelsangiovanni - E' stato un brindisi all'insegna della tradizione quello che l'altra sera ha visto protagonisti gli alpini di Castelsangiovanni, che anche quest'anno hanno deciso di salutare l'arrivo del 2011 allestendo l'ormai immancabile cenone di fine anno nei locali della sede di via Morselli. Per l'occasione la sede ha ospitato oltre una cinquantina di penne nere che hanno atteso insieme l'arrivo della mezzanotte. Come sempre a farla da padrone sono stati i piatti preparati in occasione del cenone che i volontari della sezione castellana hanno cucinato coordinati dai due immancabili cuochi. A dirigere i lavori in cucina sono infatti stati come sempre Carlo Bozzi e Roberto Paveri, amici del gruppo alpini di Castelsangiovanni, che si sono dati da fare per servire primi piatti, arrosti, cotechini e lenticchie fino al brindisi di mezzanotte che ha sancito la definitiva chiusura di un anno importante per le penne nere castellane. Quello che si è appena chiuso è stato infatti un anno caratterizzato dai festeggiamenti lo scorso mese per il decimo anniversario dall'inaugurazione delle sede di via Morselli e anche dall'istituzione di nuove borse di studio che gli alpini hanno voluto dedicare per la prima volta quest'anno ai ragazzi più meritevoli delle scuole di Castelsangiovanni. Quello che si è invece appena aperto sarà un anno che potrebbe essere ricco di novità. «A febbraio - spiega il capogruppo Graziano Zoccolan - sapremo se nel 2012 Castelsangiovanni potrà ospitare la festa Granda». Se così sarà nel 2012 il gruppo delle penne nere di Castelsangiovanni festeggerà un doppio evento visto che quello sarà anche l'anno del 60esimo anniversario dalla data di fondazione del gruppo. Nel frattempo già questo mese si terrà l'assemblea dei soci che dovrebbe dare il via libero al bilancio e alle attività cui da anni ormai gli alpini si fanno promotori come le due adozioni a distanza di altrettanti bimbi bisognosi del Brasile e del Bangladesh. Quest'anno il gruppo dovrà inoltre rinnovare anche il direttivo guidato da Zoccolan. Nel frattempo l'altro girono c'è stato anche il tempo per uno scambio di auguri con i volontari della Pubblica Assistenza di Castelsangiovanni la cui sede si trova nelle vicinanze di quella degli alpini. L'arrivo dei festeggiamenti di fine anno ha quindi dato modo al capogruppo Zoccolan e al presidente della Pubblica Giuseppe Borlenghi per uno scambio di auguri in vista del nuovo anno.

Mariangela Milani

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02/01/2011

«Ogni metro potrebbe essere l'ultimo» - Così Matteo raccontava le missioni

VENEZIA - «Siamo il primo mezzo della colonna, ogni metro potrebbe essere l'ultimo, ma non ci pensi».
Nemmeno due mesi fa Matteo Miotto, l'alpino ucciso in Afghanistan, raccontava così la tensione delle ricognizioni a bordo del "Lince" nella valle del Gulistan in una toccante lettera scritta poche settimane dopo l'agguato in cui, il 9 ottobre, erano stati ammazzati quattro alpini del suo stesso reggimento, il 7/o di Belluno.
«La testa è troppo impegnata a scorgere nel terreno qualcosa di anomalo - spiegava Matteo -, finalmente siamo alle porte del villaggio... Veniamo accolti dai bambini che da dieci diventano venti, trenta, siamo circondati, si portano una mano alla bocca ormai sappiamo cosa vogliono: hanno fame... è un via vai di bambini che hanno tutta l'aria di non essere lì per giocare... Quel poco che abbiamo con noi lo lasciamo qui. Ognuno prima di uscire per una pattuglia sa che deve riempire bene le proprie tasche e il mezzo con acqua e viveri: non serviranno certo a noi. Che dicano poi che noi alpini siamo cambiati... ».
Nella lettera - pubblicata nella sezione del sito del Gazzettino dedicata alla brigata Julia in Afghanistan e letta pubblicamente in occasione della festa delle Forze armate, il 4 novembre, nella sua Thiene - l'alpino ringraziava in Italia «chi ci vuole ascoltare sempre e non ci degna del loro pensiero solo in tristi occasioni, come quando il tricolore avvolge quattro alpini morti facendo il loro dovere». E soprattutto raccontava cosa significa fare il soldato in un avamposto del Gulistan.
«Come ogni giorno - scriveva - partiamo per una pattuglia. Avvicinandoci ai nostri mezzi Lince, prima di uscire, sguardi bassi, qualche gesto di rito scaramantico, segni della croce... Nel mezzo blindo, all'interno, non una parola. Solo la radio che ci aggiorna su possibili "insurgents" avvistati, su possibili zone per imboscate, nient'altro nell'aria. Consapevoli che il suolo afgano è cosparso di ordigni artigianali pronti ad esplodere al passaggio delle sei tonnellate del nostro Lince».

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30/12/2010

Vicomarino, rievocato il sacrificio dei gemelli Giulio e Livio Daturi

Ziano - Nella chiesa parrocchiale di Vicomarino, dedicata ai santi Quirico e Giulitta, gli alpini in congedo della zona e gli abitanti della frazione, hanno ricordato il 70° anniversario del sacrificio di migliaia di penne nere nei combattimenti sul fronte greco-albanese avvenuti nel dicembre del 1940. Resistendo ad un accanito assalto di truppe greche verso il fiume Vojussa e Tepeleni, cadde il sottotenente Giulio Daturi seguito nel giorno di Natale dal fratello gemello Livio, pure lui ufficiale degli alpini. Entrambi erano nati a Vicomarino di Ziano nel 1915. Durante la messa celebrata anche in memoria di tutti i caduti in guerra, il parroco don Alessandro Cavallini e Giuliano Zaffignani hanno ricordato i due gemelli e le loro benemerenze militari e civili. Ai fratelli Daturi, il Comune di Ziano ha dedicato la piazza di Vicomarino e la città di Piacenza una via a sud di via Cella, nonchè il campo sportivo presso il palazzo Farnese. Davanti all'altare c'erano il labaro del Comune e i gagliardetti di alcuni gruppi alpini della Valtidone, personalità di Ziano con il vicesindaco Rossana Fornasier, le sorelle Lucia e Nella Grugni e altri parenti dei Daturi. La cerimonia si è conclusa con la preghiera dell'alpino. Nel volume Battaglione alpini Bolzano l'autore Alfredo Guadagnin scrive che Giulio Daturi faceva parte della divisione Pusteria e Livio della Julia battaglione L'Aquila.

Gian Franco Scognamiglio

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29/12/2010

carpaneto Un sacco di regali per i nonni della casa di riposo. Auguri anche dagli studenti

Babbo Natale si traveste da alpino

CARPANETO - Anche quest'anno il coro polifonico San Fermo, diretto dal maestro Massimiliano Pancini, ed il gruppo alpini hanno rallegrato il pomeriggio della vigilia di Natale per gli ospiti della casa di riposo "Fondazione Aride Breviglieri". Canti natalizi e della tradizione popolare hanno coinvolto ospiti e personale. Le penne nere di Carpaneto, accompagnate da Babbo Natale con il cappello alpino, hanno portato in dono due girelli, un cuscino antidecubito, generi alimentari e due grandi torte. Tutti doni che sono stati molto graditi, come ha detto la direttrice dell'istituto, Cinzia Prati, nel ringraziamento rivolto agli alpini e al Coro san Fermo. All'incontro è intervenuto anche il sindaco Gianni Zanrei per portare gli auguri a nome dell'Amministrazione comunale, intrattenendosi con il coro e gli alpini per il brindisi degli auguri.
Nel pomeriggio dell'antivigilia una delegazione della Pro loco, sempre con Babbo Natale, aveva portato ad ogni ospite della casa di riposo un panettone. I volontari del sodalizio si erano intrattenuti con gli ospiti, presente il sindaco Zanrei, ottenendo dalla direttrice il sentito ringraziamento per la gradita visita natalizia. A Carpaneto è diventata una tradizione per diversi enti ed associazioni, nelle vicinanze delle festività natalizie, fare visita ai nonni del paese per passare qualche ora in compagnia. Una settimana prima era stata la volta del Gruppo volontari assistenza a trascorrere un pomeriggio alla casa di riposo, mentre lo scorso giovedì era stata la volta di alcune classi della scuola elementare a portare gli auguri a questi nonni.

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24/12/2010

Castello, ha 60 anni la famiglia degli alpini

Il fondatore Fellegara: «Sogno un monumento ai caduti»

di MARIANGELA MILANI
«Che bel regalo sarebbe poter vedere realizzato qui a Castelsangiovanni un monumento dedicato a tutti gli alpini caduti». E' questo il desiderio e l'augurio espresso da Luigi Fellegara, storica penna nera di Castelsangiovanni e uno degli unici due soci fondatori ancora oggi viventi del gruppo castellano. Del nucleo originario di alpini che nel 1952 fondarono il gruppo di Castelsangiovanni insieme a Fellegara resta infatti oggi solo il dottor Pietro Bassi, che fu il promotore e l'anima del gruppo ma che da anni non vive più in città. Fellegara a Castello rappresenta quindi un po' la memoria storica delle penne nere che nel 2012 soffieranno sulle loro 60 candeline. Proprio per questo motivo, in più occasioni è stato premiato dagli amici alpini, come di recente all'annuale festa dell'8 dicembre, quando gli hanno dedicato una targa.
Classe 1930, Luigi Fellegara fortunatamente non ha fatto la guerra. «All'epoca ero poco più che un ragazzino - racconta l'alpino che è nato e cresciuto a Castello, dove conduce con i figli l'azienda agricola di famiglia alla Pievetta -. Ricordo che quando tutti partirono per il militare, avevo più o meno una quindicina d'anno e aravo i campi con i buoi. Il primo trattore arrivò nel ‘49». Subito dopo la guerra Fellegara partì per il servizio militare che svolse a Torino come alpino nella caserma di Montegrappa, dopo aver assolto il Car a Bra. «Fu una bella esperienza - racconta - perché la guerra era finita e i superiori ci trattavano come figli. Io poi fui molto fortunato perché mi misero alla guida di una campagnola con cui svolgevo servizio, così ho conosciuto bene la città di Torino e quelle montagne che mi son rimaste nel cuore, tanto che ogni anno faccio gite in montagna». Appena rientrato dal servizio militare arrivò la proposta di fondare il gruppo alpini di Castelsangiovanni. «L'animatore era il dottor Bassi - racconta Fellegara -, che era anche il medico di famiglia, e propose a me e a diversi reduci di fondare il gruppo». Fu così che l'8 dicembre ‘52 nacquero ufficialmente le penne nere castellane, con sede in una trattoria in centro: «Era l'osteria Cappello, di proprietà di un socio fondatore, Manara, che ci ospitava». Da allora gli alpini non ebbero mai una sede vera e propria. «Ci trovavamo a casa di uno e dell'altro - prosegue l'alpino - fino a quando, 10 anni fa, inaugurammo la sede di via Morselli grazie al lavoro dei miei compagni». L'album dei ricordi di Fellegara, che è sposato con Maria Fornari, da cui ha avuto Stefano e Paolo, comprende quasi 60 anni di storia delle penne nere. «All'inizio - spiega - eravamo davvero senza un soldo. I miei compagni erano tornati dalla guerra e pensavano a ricostruirsi una vita, C'era anche chi era tornato dalla Russia. Però riuscimmo a portare qui la Festa Granda: un'esperienza memorabile, che siamo riusciti a fare in più occasioni, l'ultima per i 50 anni di fondazione del gruppo». In quell'occasione, nel 2002, Fellegara venne premiato in qualità di alpino storico.

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23/12/2010

Auguri in musica: due corali per il magico concerto di Natale

Immagini sullo schermo e l'omaggio degli alpini

CARPANETO - (p. f.) Affollato il concerto degli auguri "Il nostro Natale", offerto per il terzo anno consecutivo da due gruppi corali molto affiatati: il Coro polifonico San Fermo di Carpaneto, presieduto da Valter Peracchi, e il coro Le Ferriere di Ferriere, presieduto da Lucia De Micheli, entrambi diretti dal maestro Massimiliano Pancini.
Ogni singolo pezzo è stato presentato e illustrato da Alberto Brenni. L'attesa serata si è svolta nella chiesa parrocchiale, e la perfetta acustica ha contribuito a valorizzare le corali e a rendere l'evento particolarmente gradito ai tanti presenti. Il concerto, organizzato con il patrocinio della parrocchia e del Comune di Carpaneto, ha visto la collaborazione del gruppo alpini che ha offerto il vin brulè sul sagrato, e del circolo fotografico "Immagine Zero" che ha curato la proiezione su un grande schermo di immagini inerenti ai canti che venivano eseguiti. Un momento suggestivo e commovente l'esecuzione de "L'ultima notte degli alpini", mentre sullo schermo scorrevano immagini di alpini durante la seconda guerra mondiale, intenti a salire su una montagna in mezzo alla neve. E mentre i presenti erano assorti ad ascoltare il canto e guardare le immagini, un gruppo di alpini, a passo lento, preceduti da un commilitone con una croce seguito da altri con zaino o sci sulle spalle, sono arrivati davanti all'altare e si sono schierati in ascolto. Al termine del canto, silenziosi come erano entrati, hanno percorso la navata centrale verso l'uscita fra prolungati applausi.
L'apprezzato concerto è stato aperto da: "Alleluia" di Gabrieli, seguito da "Ninna nanna" di Brahms", "Cantate Domino" di Croce, "Adeste Fideles" canto tradizionale, "White Christmas" di Irving Berlin, e l'attesa "L'ultima notte degli alpini" musica di Bepi de Marzi testo di Geminiani. Poi ancora "I pastori" di Bepi de Marzi, il canto popolare "Noel", "Ave Maria" composta dal maestro Massimiliano Pancini, "Tu scendi dalle stelle", "Astro del ciel" di Gruber, "Gesù Bambini è nato" di Piffaretti, "Quando nacque Gesù" canto popolare polacco, "Ninna nanna di Natale" di de Marchi, "Maria lassù" di de Marzi, "Amazing Grace" canto tradizionale con versione italiana di Massimiliano Pancini, "Nace la luce nel mondo", "Cantico di Natale", "Inno alla gioia" di Beethoven. A chiusura è stato eseguito l'Alleluia di Handel che a grande richiesta è stato ripetuto e lungamente applaudito. Tra i presenti il sindaco Gianni Zanrei, don Pietro Da Crema e don Mauro Bianchi, Carlo Veneziani per gli alpini, Gianni Tondelli per il circolo fotografico.

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22/12/2010

borgonovo Premiato l'impegno di alpini, Pro loco, Combriccola, podisti e calciatori

Le associazioni dal cuore d'oro

Hospice, targhe per dire grazie al mondo del volontariato locale

Borgonovo - Un premio a tutte le associazioni di Borgonovo, alle realtà e alle persone che da sempre sono vicine all'hospice. Questa la motivazione con cui l'altro pomeriggio l'associazione Amici dell'hospice presieduta da Giovanni Miglioli ha consegnato alcune targhe di riconoscimento a diverse associazioni del paese che in questi primi cinque anni di vita sono state vicine all'hospice e all'associazione nata per sostenerlo. L'occasione per la consegna dei riconoscimenti è stato il concerto di Natale organizzato a sostegno dell'hospice durante il quale il presidente Miglioli ha voluto consegnare i riconoscimenti. «Ricordiamo - ha detto il rappresentante dell'associazione - tutti gli amici che con la loro vicinanza e il loro impegno silenzioso ma continuo ci sono da sempre vicini e ci sostengono».
Le targhe sono state consegnate al gruppo alpini («tutte le volte che abbiamo chiesto mai si sono tirati indietro» ha commentato Miglioli), alla Pro loco («Non c'è occasione in cui non si siano spesi a nostro favore» ha detto ancora il presidente) e poi ancora all'Allegra Combriccola, al Gruppo Podistico e alla Borgonovese Calcio. Insieme a loro l'associazione nata per sostenere l'hospice ha voluto premiare anche Carla Spotti e Luciano Tamborlani, animatori degli appuntamenti con i musicisti della Scala di Milano, e all'architetto Paola Lavezzi che ha progettato il giardino all'interno dell'hospice di Borgonovo.
Solo poche settimane fa, in occasione dei festeggiamenti per il quinto anniversario di vita della struttura per malati in fase avanzata, gli Amici dell'hospice avevano distributi analoghi riconoscimenti a rappresentanti di diverse istituzioni che negli anni si sono spese sempre a favore dell'hospice. In quell'occasione le targhe erano andate al sindaco di Borgonovo Domenico Francesconi, all'assessore provinciale Pierpaolo Gallini, al presidente della Fondazione Giacomo Marazzi, ai rappresentanti dell'Ausl e della banca di Piacenza e al presidente del Rotary Valtidone Pierluigi Fiocchi. Si tratta di realtà che a vario titolo nel corso degli anni hanno sostenuto le attività dell'associazione e dell'hospice.
Nel frattempo è sempre possibile chiedere una copia della rivista trimestrale Hospice, nata in occasione del quinto compleanno della struttura e curata da Fausto Fiorentini, direttore responsabile insieme a Nicoletta Crosignani (coordinatrice dell'hospice) e Itala Orlando (responsabile del progetto hospice). La rivista viene distribuita gratuitamente a chiunque lo voglia (basta richiederla ai responsabili dell'associazione).

Mariangela Milani

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21/12/2010

Vin brulè davanti alla chiesa di Croce dalla sezione alpini

(i. c.) Offriranno il vin brulè davanti alla chiesa di Croce Santo Spirito alla messa della vigilia di Natale, gli alpini di Castelvetro. Sempre presenti durante tutte le feste natalizie, il gruppo locale delle penne nere si fa promotore di altre iniziative che ‘scaldano' il cuore. Dopo aver scodellato vin brullè sul sagrato della parrocchiale a Croce a tutti coloro i quali andranno alla celebrazione della mezzanotte, il giorno di Natale gli alpini si divideranno in gruppetti per presenziare a ciascuna delle cinque messe che si svolgeranno quasi contemporaneamente a San Pedretto, San Giuliano, Castelvetro, Croce Santo Spirito, per distribuire al termine tante caramelle ai più piccini.

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21/12/2010

L'addio a Cignatta: «Bravo agricoltore e grande uomo»

A Castelvetro il funerale: chiesa gremita, presenti diverse sezioni di alpini e Pubblica Assistenza

CASTELVETRO - Infaticabile, sempre disponibile, buon padre di famiglia e ottimo marito, gran lavoratore, impegnato sia nel sociale che nel civile. Ecco il quadro emerso ieri durante l'ultimo saluto a Giuseppe Cignatta, l'agricoltore trapiantato in terra piacentina dal 1969, scomparso nei giorni scorsi. I funerali si sono svolti nella parrocchiale di San Giuliano di Castelvetro, in una chiesa gremita da parenti e amici oltre che da diverse sezioni di alpini provenienti da varie parti d'Italia, visto che Cignatta era anche un alpino sempre in prima linea nel gruppo di Monticelli. A salutarlo anche i volontari della Pubblica Assistenza di Caorso, Castelvetro, Monticelli e Villanova, con cui ha sempre collaborato. A ricordarlo, accanto alla moglie Teresa e ai figli Emanuele e Andrea, diversi rappresentanti delle autorità locali dei paesi della Bassa, quali in sindaco di Villanova sull'Arda, Fausto Maffini, e il suo vice Giancarlo Pedretti, oltre al sindaco di Castelvetro Francesco Marcotti, l'assessore all'agricoltura e ambiente di Cortemaggiore Gabriele Girometta. «L'uomo è fatto per la risurrezione - ha spiegato don Mauro Manica, parroco di Castelvetro, durante l'omelia - e Giuseppe è in cielo ed aspetta questo giorno. Ma già durante la sua vita ha dato una testimonianza di cosa significa essere un uomo, cristiano, e far vedere cosa significa risorgere ogni giorno attraverso l'essere un buon padre, marito fedele, creando una famiglia sana». Ma don Manica ha anche ricordato come Cignatta, appassionato allevatore di bovine e ottimo produttore di latte, dopo l'incendio avvenuto nel 1991 al caseificio Lo Stallone, non si sia arreso ma abbia continuato a combattere e abbia continuato a lottare per far "risorgere" l'attività dalla cenere. «Non si è mai abbattuto, aveva sempre un sorriso ed una buona parola per tutti - ha proseguito il sacerdote - Era un uomo attento alle necessità della sua famiglia, ma anche della sua comunità». Mentre don Manica dal pulpito ricordava Cignatta, gli amici pensavano ai momenti trascorsi in sua compagnia, alla sua umanità e alla sua bontà. «Stiamo salutando un grande uomo», ha sottolineato Adriano Testa, consigliere di minoranza di Monticelli e amico di Cignatta. Anche Paolo Iacopini, capo dell'Ispettorato Agrario Provinciale, ha voluto rammentare i momenti trascorsi con l'amico Giuseppe Cignatta, durante un breve intervento prima della conclusione della celebrazione, sottolineandone il grande spessore umano e lavorativo. Giuseppe Cignatta infatti è stato premiato dal Consorzio di tutela del Grana Padano come produttore del miglior Grana della zona e nel 2007 fu insignito dell'onorificenza di Cavaliere della Repubblica.
Ilenia Cirrone

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20/12/2010

Fiorenzuola: ieri l'incontro degli auguri

Un televisore digitale agli anziani del Verani dalla sezione alpini

FIORENZUOLA - (dm) E' straordinaria la comunicazione che si crea attraverso la musica, il canto, la danza, tra bimbi e anziani. E' quello che è accaduto ieri mattina nel recital che un gruppo di bimbi delle elementari ha offerto agli anziani del centro Verani. A permettere l'incontro tra generazioni, le gloriose penne nere del Gruppo alpini di Fiorenzuola che hanno portato cesti alimentari e un televisore digitale. Da qualche anno a questa parte, gli alpini hanno coinvolto anche i più piccoli, che vengono seguiti con grande impegno dalla maestra Anna Maria Russo, volontaria del Gruppo Vincenziano. La storia delle stelle comete in cerca del luogo dove nasce il Salvatore e alcuni canti animati con gesti e passi di danza, hanno allietato la mattinata degli anziani ospiti. Un grazie è stato rivolto alla preside del Comprensivo Carla Maffini, che ha stimolato la partecipazione del gruppo di bimbi di 2° elementare. Presenti il sindaco Giovanni Compiani, il presidente del consiglio comunale Santino Bravo, il comandante della stazione dei carabinieri Ercole Dallospedale, il presidente della Fondazione Verani Lucca Francesco Boscarelli, il consigliere Remo Barbieri. Tante le penne nere del gruppo comunale guidato da Alberto Mezzadri, affiancato da Gino Acerbi della sezione di Piacenza, e dal cavalier Guido Inzani, 90 anni, combattente nella seconda guerra mondiale. A lui e alle penne nere, la poetessa Lucia Fornaini ha dedicato due poesie commoventi.

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18/12/2010

Gli alpini portano il Natale ai nonni

CASTELVETRO - (i. c. ) Anche i nonni si preparano ad entrare nel vivo delle feste, grazie all'immancabile impegno del gruppo alpini. Babbo Natale arriva con le penne nere all'istituto Biazzi, oggi pomeriggio a partire dalle 16.
Nel corso del momento conviviale il gruppo alpini di Castelvetro donerà un televisore nuovo all'istituto: l'apparecchiatura sarà successivamente utilizzata nel salone dagli ospiti durante le varie ore della giornata.
Il gruppo alpini di Castelvetro organizza tradizionalmente, in prossimità delle feste natalizie, appuntamenti ricreativi insieme al personale dell'ente. Quest'anno sotto l'albero ci sarà anche il televisore nuovo per vedere i tanti canali arrivati grazie al digitale terrestre.
Sempre a cura del locale gruppo alpini, domani dalle 14 e 30 alle 17, in sala consiliare si terrà la proiezione delle fotografie scattate da Tiziano Bellini, nel corso della "Festa granda" dello scorso settembre. L'ingresso è libero.

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18/12/2010

Penne nere da tutto il Nord al raduno di Pianello

Pianello - Il gruppo alpini di Pianello ha festeggiato il suo 87esimo compleanno e, per farlo, ha scelto come sempre di scendere nelle strade e nelle piazze del paese, dove nei giorni scorsi ha celebrato la tradizionale ricorrenza di Santa Lucia. Per l'occasione le penne nere di Pianello e dell'Alta Valtidone si sono date appuntamento in piazza Mercato, di fronte alla sede degli alpini, per poi sfilare lungo le vie del paese fino alla chiesa parrocchiale dove il parroco don Mario Dacrema ha celebrato la messa. Quest'anno all'annuale ricorrenza, che coincide con l'anniversario di fondazione del gruppo, hanno partecipato decine di gruppi "amici" in arrivo non solo dalla provincia di Piacenza ma anche da diverse zone del Nord Italia (Torino, Rivoli, Legnago, Alessandria, Vercelli ecc.) con cui da anni le penne nere di Pianello hanno stretto legami di amicizia. Tra gli ospiti illustri la festa di quest'anno ha visto la presenza anche dei generali Biondi e Masserdotti in arrivo dalla Scuola sottufficiali di Aosta che insieme a diverse autorità militari locali hanno portato i saluti al capogruppo Giuseppe Marchetti e al sindaco di Pianello Gianpaolo Fornasari. Quest'anno inoltre il tradizionale appuntamento di dicembre ha avuto tre protagonisti: gli alpini Francesco Repetti (reduce di guerra), Achille Remo e Carlo Oddi cui il capogruppo ha consegnato durante il pranzo seguito alle celebrazioni una targa di riconoscimento per l'impegno all'interno del gruppo di Pianello e dell'Alta Valtidone.

mar. mil.

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16/12/2010

L'omaggio delle penne nere ai funerali

L'addio a "Roccia", figura emblematica degli alpini

Nello Gardini è scomparso a 86 anni

Lo chiamavano "Roccia" perché era alto nel corpo e vigoroso nell'animo. Lo aveva dimostrato in guerra, da alpino combattente nel secondo conflitto mondiale, e poi nel dramma di perdere la moglie giovanissima e nell'avventura di crescere tre figli da solo. Nonostante le difficili prove Roccia, ovvero il signor Nello Gardini, è stato ottimista, vitale, partecipe della vita del gruppo alpini, e della vita della città, fino all'ultimo.
Fino a quando è spirato, all'età di 86 anni.
Ieri mattina in chiesa, per i suoi funerali, c'erano anche gli alpini del gruppo comunale di Fiorenzuola. Il cappello con la penna nera di Nello era appoggiato sulla sua bara. Il parroco monsignor Gianni Vincini durante l'omelia ha richiamato la figura di San Pietro a cui Gesù disse: Pietro su questa roccia costruirò la mia chiesa. E così Nello è stato un uomo sulla cui forza e tenacia si è costruita ed è cresciuta una famiglia: nonostante il lutto tremendo della perdita della moglie, tanti anni fa, falciata in un incidente stradale, "Roccia" non si è perso d'animo.
Attraverso una vita di lavoro (nel settore dell'allevamento), Gardini ha allevato i suoi figli, Lina, Dante e Pierluigi che ora lo piangono.
Nello era stato capace di mettersi al servizio non solo della sua famiglia, ma anche della collettività. Gli alpini lo ricordano molto attivo nella vita di sezione. «Non mancava mai ai raduni regionali, provinciali, persino nazionali. Agli altri appuntamenti del gruppo comunale non mancava mai. Negli ultimi tempi veniva persino con la sua bombola di ossigeno appresso, perché aveva problemi respiratori». Gli amici alpini di Nello ricordano l'ottimismo, l'amore per la vita e anche il suo inseparabile compare: «Con Luigi Solari erano spesso insieme. Ci eravamo abituati a chiamarli il gatto e la volpe». Ma la morte ha allontanato "Roccia" dalla vita terrena. Riposa al cimitero di Vernasca.

d. men.

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16/12/2010

Il ricordo dei gemelli Daturi

Oggi a Vicomarino di Ziano la cerimonia degli alpini

ZIANO - Oggi, giovedì, il gruppo alpini in congedo di Ziano, nella chiesa di Vicomarino, ricorderà il 70esimo anniversario dell'eroico sacrificio di due commilitoni: i fratelli gemelli Giulio e Livio Daturi, sottotenenti degli alpini, caduti a 25 anni combattendo sui monti del Pindo, tra l'Albania e la Grecia. Giulio faceva parte della divisione Julia, Livio della Tridentina. Entrambi si erano diplomati maestri all'Istituto magistrale Colombini di Piacenza. Avevano poi frequentato l'Accademia di educazione fisica. Nel 1938 dalla Scuola di Bassano ottennero la promozione a sottotenenti degli alpini. Nel novembre del 1940 Giulio accompagnò un gruppo di ragazzi piacentini al Passo del Tonale, sopra Pontedilegno, ammessi a frequentare un corso di sci tenuto dal famoso Sertorelli. Al ritorno dal Tonale, Giulio, seguito pochi giorni dopo dal fratello Livio, fu imbarcato per l'Albania e avviato al fronte greco. Prese parte ad aspri combattimenti. La resistenza delle truppe elleniche, rifornite di bombe micidiali dall'Inghilterra, fu accanita. Sui monti dell'Epiro, alle punte Suha e Chiarista, i due fratelli gemelli caddero insieme a numerosi alpini. Il loro sacrificio, 70 anni dopo, verrà ricordato oggi, 16 dicembre, alle 17.30 con una messa celebrata nella chiesa di Vicomarino dove furono battezzati nel primo anno della prima grande guerra.
Gian Frano Scognamiglio

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14/12/2010

Viaggi, la suggestione dei canti alpini

Il Festival ha preso avvio nella chiesa di Pianello con il coro Ana

di FABIO BIANCHI
Viaggio: metafora spesso di vita ma non deve per forza essere uno spostamento, può essere anche una rassegna musicale come il sempre più apprezzato Viaggi Festival, organizzato dall'associazione musicale Tetracordo in collaborazione con Editoriale Libertà e il patrocinio di Comuni piacentini e pavesi.
Quasi versione invernale del Valtidone Festival, ha esordito nella chiesa parrocchiale di Pianello con il Concerto di S. Lucia, settima edizione, protagonista stavolta il coro Ana Valtidone, presieduto da Tarcisio Bassi e diretto da Dino Capuano. Dopo la presentazione del parroco don Mario Da Crema, del sindaco Gianpaolo Fornasari e dell'assessore alla cultura Daniela Pilla, i quasi 40 coristi hanno riproposto famosi motivi, fra cui nella prima parte Ave Maria, Ultima notte, Stelutis alpinis e Il testamento del capitano.
Particolarmente suggestiva, dopo quei primi canti di guerra, la declamazione da parte di Maurizio Caldini di lettere scritte dal fronte da alpini anche piacentini ai loro cari: toccante testimonianza, dimostrazione dell'inutilità della guerra, ultima barbarie del genere umano. Quindi nella seconda parte, tra i brani più famosi ricordiamo La sera dei baci, Son barcarol, La montanara, Aprite le porte, naturalmente Nenia di Gesù Bambino, infine lo struggente Signore delle cime.
«Abbiamo ripreso - ci ha detto Capuano - un validissimo repertorio di canti. Il primo e l'ultimo sono religiosi per sottolineare la sacralità della serata, mentre i primi erano di guerra. Ribadiamo la validità del messaggio di questi canti, la condivisione dei valori tipici degli alpini: patria, libertà, religione …».
Notevole la partecipazione e il trasporto emotivo dimostrato dalla comunità pianellese come ha sottolineato Daniela Pilla: «La scelta di far esibire questo coro, che consideriamo anche nostro dato che tra i membri ci sono nostri compaesani, è motivata dal fatto che per Santa Lucia abbiamo voluto proporre un evento più intimo. Santa Lucia porta i doni natalizi e, sia per i bambini di oggi che per quelli di ieri, è un momento di mistero e di scambio tutto da scoprire». E il «dono dell'Amministrazione comunale, in collaborazione con la parrocchia, a tutta la cittadinanza è proprio questo concerto». E non dimentichiamo che il Gruppo alpini dell'Alta Valtidone per Santa Lucia ha festeggiato l'87° compleanno, «quindi ci sembrava pertinente - ha continuato Pilla - far esibire questo "giovane" coro, nato circa un anno e mezzo fa e dal 2010 riconosciuto coro Ana».
Prossimo appuntamento per Viaggi Festival l'8 gennaio, ore 21, nella chiesa parrocchiale di Pecorara, con il Concerto degli auguri e le canzoni del Praise the Lord Gospel Choir.
 

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12/12/2010

Castello, dalle penne nere premi ai migliori del Volta

Castelsangiovanni - (m. mil) Il liceo Volta di Castelsangiovanni ha siglato ieri un nuovo patto di amicizia con le penne nere, che sono entrate ufficialmente nell'"albo" dei sostenitori degli studenti liceali e di quelli di tutto il polo Volta della Valtidone. Ai ragazzi dell'istituto superiore che lo scorso anno hanno ottenuto la migliore votazione media, gli alpini di Castelsangiovanni hanno infatti dedicato per la prima volta quest'anno un premio di studio che è stato consegnato durante l'annuale festa natalizia svoltasi nei locali del liceo Volta.
Oltre alla consegna delle quattro borse di studio a Giovanna Achilli, Gian Marco Bergonzi, Dario Lunni e Valerio Vitali la giornata di ieri è servita anche a premiare gli studenti che nelle settimane scorse avevano preparato, sempre per le penne nere, diversi bozzetti in occasione del decennale di apertura della sede degli alpini. Si è trattato di Laura Molteni, Claudia Fanaletti, Riccardo Paini, Tony Miritello, Erica Carrà, Angiola Duda, Chiara Dallafiora, Riccardo Maccabruni e Alina Sterciuc. Oltre a loro gli alpini hanno anche voluto consegnare un dono tutto speciale alla dirigente, Maria Luisa Giaccone, che ha ricevuto il cappello degli alpini. «Da oggi - ha detto Sesto Marazzi in rappresentanza della sezione provinciale - abbiamo un'amica in più e gli studenti hanno trovato in noi nuovi amici che considerano la scuola una fucina di eccellenza. I riconoscimenti che abbiamo voluto istituire - ha proseguito - vogliono essere un aiuto ai giovani nel ricordo di chi ci ha preceduto».
La festa di ieri è stata anche il momento per consegnare le borse di studio messe a disposizione per premiare le "eccellenze" del polo Volta, cioè tutti gli studenti che la scorsa estate hanno terminato l'esame di maturità con il massimo dei voti. «Si tratta di ragazzi - ha detto l'assessore provinciale Andrea Paparo - che potranno dare un contributo importante alla crescita dell'intera comunità».
Ai "super studenti" che hanno ottenuto una votazione pari a 110 con lode Paparo ha consegnato un riconoscimento offerto dalla Provincia. Si tratta di Camillo Mauri, Giulia Cravidi, Marina Maffoni, Silvia Massari, Roberta Cerini e Davide Pochintesta.
Insieme a questi premi la scuola ha pensato quest'anno di distribuire un omaggio anche agli altri "bravissimi", che la scorsa estate hanno superato la maturità con una votazione compresa tra 98 e 100. Si è trattato di Riccardo Agosti, Stefano Pezzenati, Stefano Bergonzi, Fosco Bugoni, Federico Novicelli, Nadia Rossi, Laura Zangrandi, Giacomo Dellacroce, Dario Lunni e Arianna Venturini. A tutti gli studenti premiati ieri sono arrivati anche i saluti dell'assessore all'istruzione Valentina Stragliati.
«Complimenti - ha detto l'assessore, che sabato consegnerà i premi di studio messi a disposizione dal Comune - a tutti gli studenti del Volta e a tutte le famiglie che vi seguono nel vostro percorso di studio». All'assessore è stato consegnato un dono inaspettato da parte degli studenti che le hanno affidato un disegno realizzato di loro pugno.

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10/12/2010

alpini, pulizia e restauri

CARPANETO (pf) Gli alpini del gruppo di Carpaneto guidato da Carlo Veneziani hanno effettuato la periodica pulitura e raccolta di foglie e rami nell'area verde dove il Comune ha concesso di costruire la loro sede. Gli alpini, come abbiamo già riferito, hanno anche restaurato le tre panchine che erano state danneggiate da sconosciuti: un atto vandalico che aveva suscitato malumore in paese.

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09/12/2010

Gli alpini premiano il fondatore superstite

Castelsangiovanni, consegnati vari riconoscimenti in occasione del raduno

Castelsangiovanni - (m. mil) Castelsangiovanni ha indossato il cappello alpino e ha reso omaggio alle sue penne nere che ieri, durante l'annuale raduno, hanno ricevuto l'omaggio dell'intera città. Per dire grazie ai circa 180 alpini iscritti alla sezione castellana ieri si sono date appuntamento a Castelsangiovanni associazioni di volontariato e delegazioni dei gruppi alpini in arrivo da tutta la provincia, insieme ad autorità civili e militari che hanno affollato la collegiata durante la messa celebrata dal parroco monsignor Giuseppe Illica. «Diciamo grazie ai nostri alpini - ha detto il sacerdote - per quello che fanno per la nostra comunità e non solo, viste le innumerevoli attività in cui sono impegnati». La messa è stata accompagnata dal coro alpini della Valtidone che si è cimentato in una serie di canti che hanno scandito l'affollata funzione religiosa. Al termine della messa le penne nere, precedute dalla banda musicale Carlo Vignola di Agazzano, hanno sfilato lungo le vie della città ricevendo gli applausi delle persone che hanno atteso il passaggio degli alpini diretti al cimitero per l'omaggio agli alpini defunti e ai caduti. «Elogiare oggi gli alpini - ha ricordato il presidente della Provincia, Massimo Trespidi - significa elogiare il positivo che si manifesta nella vita consentendo ai giovani di poter guardare ai talenti migliori che si esprimono nelle persone. Il vostro è un esempio di dedizione, sacrificio e fatica, qualità che ci consentono di dirvi grazie per l'opera che sapete portare in collaborazione con le istituzioni e la società civile, come la recente Colletta Alimentare e, più in generale, il servizio di pace nel mondo, che non è privo di sacrifici».
Era presente anche il consigliere della sezione provinciale degli alpini Sesto Marazzi, che ha ricordato l'altro importante motivo di festa: il decennale dell'inaugurazione della sede di via Morselli. Marazzi ha ricordato anche i fondatori della sezione castellana «senza cui - ha detto - non ci sarebbero state le premesse del gruppo». Tra i presenti ieri anche uno degli unici due fondatori ancora oggi viventi, Luigi Fellegara, cui è stato tributato un applauso mentre l'altro, il medico Pietro Bassi, non risiede più a Castello. Alla cerimonia ha preso parte anche il consigliere nazionale Corrado Bassi. Il capogruppo Graziano Zoccolan ha ringraziato gli iscritti e tutte le persone da sempre vicine al gruppo, che sono anche state premiate durante il pranzo in oratorio. «Un gruppo di cui siamo orgogliosi - ha detto il vicesindaco Giovanni Bellinzoni - che rappresenta un valore aggiunto per tutta la comunità ed il cui patrimonio vogliamo sia tramandato ai giovani».

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06/12/2010

dopo la messa consegnate quattro targhe

alpini di Cortemaggiore: Devoti confermato capogruppo

Cortemaggiore - Sabato ricco di impegni per il gruppo alpini di Cortemaggiore: ha rinnovato il consiglio direttivo, ha partecipato alla messa in memoria degli alpini del gruppo deceduti e di quelli caduti in battaglia e in missione, ed ha chiuso con una cena sociale. Il Gruppo alpini di Cortemaggiore è formato da 54 alpini in congedo e da 16 amici degli alpini che partecipano alle attività del gruppo, ma senza diritto di voto. E' toccato così ai 54 effettivi della sezione rinnovare il consiglio direttivo: confermato capogruppo Fabio Devoti, giunto al suo terzo mandato, sono stati eletti Roberto Boaron, Marco Cignatta, Giuseppe Cignatta, Luigi Merli, Claudio Tadini e Roberto Tagliaferri. Già nel corso di questa settimana il nuovo direttivo dovrebbe riunirsi per definire le funzioni attribuite a ciascun consigliere. Il Gruppo alpini ha poi partecipato alla messa che, come tradizione, il primo sabato di dicembre di ogni anno, viene celebrata a ricordo degli alpini del gruppo "che sono andati avanti" e di quelli caduti in battaglia e in missione. Alla celebrazione hanno partecipato il sindaco, Gian Luigi Repetti, presente anche a titolo di alpino, il vicepresidente della sezione Ana di Piacenza, Gino Acerbi, diversi gruppi alpini piacentini, quello lombardo di Borgonato, le sezioni locali dei Combattenti e reduci, dell'Avis, dell'Aido e della Pubblica Assistenza. La messa è stata celebrata da padre Secondo Ballati, guardiano del convento di Santa Maria di Campagna, nella chiesa dei frati, aperta appositamente.
Al termine della cerimonia religiosa sono state consegnate 4 targhe. Sono stati l'impegno e la disponibilità profusi nelle iniziative del gruppo a valere la targa per Roberto Boaron, Ermanno Nazzani ed Ettore Galli. La quarta targa invece è stata consegnata, alla memoria, ai familiari di Guido Frusca, giovane alpino del gruppo di Borgonato, con il quale la sezione magiostrina è gemellata, "andato avanti" troppo presto lo scorso gennaio e sempre presente alle iniziative comuni dei due gruppi; sabato la presenza di Guido è stata simboleggiata dal suo cappello deposto sull'altare. La serata si è conclusa con la cena sociale che gli alpini stessi hanno preparato. Domenica all'insegna della solidarietà per il Gruppo alpini che ha allestito, con l'Avis, l'Aido e la Pubblica Assistenza, uno stand al mercatino dell'antiquariato: in poche ore sono stati distribuiti 100 chili di polenta. Il ricavato sarà devoluto per organizzare il concerto di Natale del prossimo 19 dicembre.
Leonardo Tomasetti

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06/12/2010

premiato erminio rossi, alpino del battaglione susa

Podenzano rivuole la "Festa Granda". Massimo appoggio dal Comune

PODENZANO - Gli alpini di Podenzano premiano un reduce e sono pronti alla Festa Granda del 2012. Ieri il gruppo alpini di Podenzano, guidato da Giovanni Carini, si sono riuniti per l'annuale festa sociale durante la quale sono soliti ricordare gli amici che "sono andati avanti" e consegnare un riconoscimento ai reduci ancora viventi in paese.
"A ricordo dell'amore dedicato alla Patria" sono state le parole incise sulla targa consegnata dal capogruppo Carini e dal sindaco di Podenzano, Alessandro Ghisoni ad Erminio Rossi, alpino podenzanese che nel 1942 è partito reclutato nel Battaglione Susa in cui ha combattuto in Montenegro fino all'armistizio. A Podenzano si sono riuniti alpini di tutta la provincia, numerosi i gagliardetti che rappresentavano i 46 gruppi di cui si compone la sezione Ana di Piacenza. Insieme alle autorità civili e militari del territorio hanno partecipato alla messa nella chiesa parrocchiale celebrata dal parroco don Piero Galvani e animata dai canti del Coro Montenero di Pontedellolio diretto da Mario Azzali. «La nostra parrocchia ha un debito di riconoscenza agli alpini - ha osservato don Galvani - perché sono sempre pronti a lavorare per le necessità. L'invito è di imitare sempre il bene che è presente nella società, che spesso è nascosto, fatto senza clamore». Con la preghiera dell'alpino, recitata dal capogruppo Carini, si sono ricordati tutti i giovani che hanno perso la vita nel periodo delle due guerre mondiali e coloro che ancora oggi spendono la loro vita nelle missioni di pace.
Nel salone della scuola dell'infanzia "San Giuseppe" il momento del saluto ufficiale delle autorità. A nome del presidente provinciale degli alpini di Piacenza, Bruno Plucani, assente per motivi di salute, il vice presidente Luigi Acerbi ha ricordato che Podenzano è uno dei tre gruppi candidati per la Festa Granda del 2012, il raduno provinciale che ogni anno si svolge in un Comune diverso organizzato dalla Sezione alpini e dal gruppo del paese cui è assegnato l'evento. Insieme a Podenzano sono candidati anche Castelsangiovanni e Ferriere, che ha ripresentato la domanda per la seconda volta, dopo aver perso per un soffio l'assegnazione della Festa del 2011, che si terrà a Piacenza. Il più ampio sostegno è arrivato dall'amministrazione comunale rappresentata ieri dal sindaco Ghisoni e dai componenti della giunta. «Siamo disposti a garantire il supporto in termini di risorse umane, economiche, di passione ed entusiasmo - ha dichiarato Ghisoni - perché Podenzano possa ritornare ad avere la Festa Granda del 2012, dopo 22 anni». Sarà l'assemblea dei delegati che si riunirà sabato 19 febbraio 2011 a decidere l'assegnazione dell'evento.

n. p.

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03/12/2010

castelsangiovanni Domani sera mostra e concerto, mercoledì il raduno

Penne nere, la casa ha 10 anni

Castelsangiovanni - Il gruppo alpini di Castelsangiovanni ha fissato per mercoledì, 8 dicembre, il giorno del suo raduno annuale. Una manifestazione che, come sempre, coinciderà con la solennità liturgica dell'Immacolata Concezione. La tradizionale chiamata a raccolta delle penne nere castellane - che nel 2012 soffieranno su sessanta candeline - sarà preceduta, domani sera, da un concerto che si terrà al teatro Verdi che si propone di celebrare un altro evento: i dieci anni di apertura della sede di via Morselli. L'inizio dell'incontro è fissato per le 20,30 circa in teatro: si farà festa per i primi dieci anni dall'apertura della sede. Nel corso della serata verrà anche proiettato un filmato e si parlerà del rapporto tra alpini e Unità d'Italia. I locali del teatro ospiteranno inoltre una mostra fotografica dedicata alla "vita alpina" che potrà essere visitata durante la stessa serata. E a partire dalle 21 il coro alpini della Valtidone diretto da Donato Capuano terrà un concerto aperto a tutti.
Mercoledì, 8 dicembre, sarà invece la giornata clou. Alle 9,30 è previsto il raduno di tutte le penne nere che si danno appuntamento davanti alla sede di via Morselli 16 cui seguirà alle 10 l'alzabandiera con le esecuzioni musicali della banda musicale Carlo Vignola di Agazzano che animerà la giornata dedicata agli alpini di Castelsangiovanni. Il corteo sfilerà poi lungo le vie della città fino ad arrivare in collegiata dove alle 11 sarà celebrata la messa. Al termine della funzione religiosa ci sarà di nuovo il corteo che attraverserà il centro storico ed a cui parteciparanno penne nere, autorità e simpatizzanti. Davanti al famedio dei caduti del cimitero si terranno i discorsi ufficiali e la deposizione di una corona d'alloro. Terminate le celebrazioni ufficiali ci sarà poi il pranzo nei locali dell'oratorio di Castelsangiovanni (per il quale occorre prenotarsi).
Le iniziative delle penne nere castellane non si fermano qui. Quest'anno gli alpini hanno inoltre deciso di istituire anche alcuni premi di studio che, per la prima volta, verranno consegnati in occasione della festa delle scuole in programma prima delle feste di Natale al liceo Volta di via Nazario Sauro.
L'anno solare si chiuderà invece in bellezza la sera del 31 dicembre con il tradizionale cenone che si terrà neella sede di via Morselli e che, come sempre, rappresenterà un momento di grande festa e di ritrovo per tutti gli iscritti al gruppo castellano, che vanta una storia iniziata nel lontano 1952.

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24/11/2010

Gli alpini di Settima al fianco delle scuole

GOSSOLENGO - (sb) Mille euro per le attività didattiche degli alunni. È stato sicuramente molto gradito dai ragazzi il regalo che il Gruppo alpini di Settima ha fatto agli studenti delle classi terze delle medie di Gossolengo. A loro è andato infatti il ricavato della "Veglia verde" che si è svolta quest'estate a Pieve Dugliara. «Tradizionalmente, questi fondi - sottolineano gli alpini di Settima - sono sempre stati destinati alla solidarietà: popolazioni terremotate, defibrillatore, fondazioni benefiche. Un progetto che prosegue anche quest'anno, con il coinvolgimento degli studenti». Alle classi è stato chiesto di approfondire la storia degli alpini e, non appena lo studio sarà affrontato in aula, di ospitare a scuola un reduce per una testimonianza diretta sulla guerra. «I ragazzi e i loro insegnanti - fanno sapere le penne nere - si sono dimostrati entusiasti».

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23/11/2010

Dagli alpini un regalo alla scuola: mille euro per una ricerca storica

RIVERGARO - Un altro gesto di solidarietà che porta la firma degli alpini Rivergaro è stato compiuto domenica mattina in concomitanza con la tradizionale festa del gruppo. Le penne nere hanno donato mille euro alle classi di terza media del paese per finanziare un progetto di ricerca storica sugli alpini. La busta è stata consegnata dal consigliere di vallata Renato Albasi nelle mani di Marica Draghi, dirigente scolastica dell'istituto. Presente per l'occasione anche la studentessa Martina Michelotti che si è presa il compito, a nome di tutti i suoi compagni, di rendere omaggio al Corpo ed al coraggio degli alpini. La Draghi nel discorso di ringraziamento ha ricordato: «Sono orgogliosa di essere la nuora di un Alpino, oggi mi sento tra amici. Ringrazio tutti i presenti per l'attenzione che da sempre dimostrate verso il mondo della scuola, soprattutto in un momento difficile come questo». Alla voce della preside si è unita quella dell'assessore all'istruzione Rita Croci: «Oggi assistiamo ad un gesto davvero importante. Credo che gli alpini siano un sano e insostituibile modello di valori per i nostri giovani». Presente alla cerimonia anche il sindaco Pietro Martini che, rivolgendosi agli alpini, ha detto: «Come sempre riuscite a portare felicità nei paesi, tra la gente, compiendo opere di volontariato a beneficio del sociale. Le Finanziarie che si sono succedute purtroppo hanno messo la scuola in grave difficoltà a causa dei numerosi tagli. In un paese in cui manca l'istruzione mancano le basi fondamentali per crescere. Il vostro gesto è davvero molto importante».
Al termine della messa officiata dal parroco don Giovanni Cordani, gli alpini si sono diretti nella piazza principale del paese per depositare una corona sotto il monumento di Paolo. Tutto il gruppo, con ben 24 gagliardetti di altrettanti gruppi della provincia, si è poi spostato sotto il monumento dei Caduti: qui è stata depositata un'altra corona. Il capogruppo Luigi Mercori ha voluto ricordare i compagni scomparsi nel corso del 2010: «Purtroppo Giuseppe Sartori, Aldo Ricci, Censo Bonelli e Pietro Casazza ci hanno lasciato. Stiamo diminuendo e non abbiamo più ricambio: dobbiamo stare uniti più che mai». Presente anche il presidente Bruno Plucani: «Ringrazio il maresciallo Roberto Guasco e il comandante della polizia municipale Paolo Giovannini per il grande attaccamento che hanno sempre dimostrato al nostro Corpo. Inoltre vorrei sottolineare la presenza del maestro Antonio Quero, trombettiere della Banda Vignola di Agazzano».

Nicoletta Novara

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20/11/2010

Cento candeline e doni per l'alpino Brizzolara

CARPANETO - Dopo aver festeggiato il mese scorso Dina Dodi, la nonna centenaria, ora a Carpaneto è stato festeggiato il nonno centenario, l'alpino Stefano Brizzolara che ha superato brillantemente e in buona salute il traguardo del secolo di vita. Festeggiata anche la moglie Maria Rodi, con la quale Brizzolara è sposato da 67 anni. Una coppia affiatata, attorniata e assistita dalle due figlie, Bruna e Luisa, dai generi e da uno stuolo di nipoti e pronipoti. Alla festa in onore dell'alpino centenario è intervenuto l'assessore Roberto Moraschi che, portando gli auguri del sindaco impegnato a Milano, ha consegnato un vaso di cristallo con sirigrafato lo stemma comunale. Al taglio della torta e al brindisi è intervenuta anche una rappresentanza di alpini con il capogruppo, Carlo Veneziani. Le "penne nere" hanno consegnato una riproduzione in argento del caratteristico cappello alpino e, l'abbonamento alla rivista nazionale: "l'Alpino". Il festeggiato, discendente di una antica famiglia di agricoltori, persona stimata e di carattere piuttosto riservato, è rimasto sorpreso nel vedere che tante persone sono andate nella sua abitazione per festeggiarlo. Quando ha visto entrare gli alpini, anch'egli si è messo in testa con orgoglio il vecchio cappello con la penna e ha ricordato con lucida memoria quando ha prestato servizio militare di leva nel terzo reggimento alpino in diverse località piemontesi, compreso il forte Exilles. Al ritorno ha ripreso la sua attività in famiglia nella coltivazione dei campi in Valchero. Richiamato all'inizio del secondo conflitto mondiale, Stefano Brizzolara dopo circa sei mesi ottenne l'esonero e ritornò in famiglia, in quanto era il primo di sette tra fratelli e sorelle e il padre Francesco aveva problemi di salute. Nel 1943 si è unito in matrimonio con Maria Rodi, formando una coppia che si è sempre distinta per bontà, onestà e amore per la famiglia. Dopo aver lavorato assieme per tanti anni come agricoltori, fino agli anni '80, hanno deciso di lasciare i campi e andare ad abitare a Carpaneto, dove risiedono le due figlie con le loro famiglie, per vivere serenamente il meritato riposo circondati dall'affetto dei familiari.

Pietro Freghieri

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15/11/2010

cortemaggiore Corteo e celebrazioni per la festa delle forze armate e le vittime di Nassirya

Ai caduti un nuovo monumento

Sarà dedicato ai militari morti all'estero in missioni di pace

Cortemaggiore - Celebrati ieri in una sola commemorazione la festa delle forze armate e dell'unità d'Italia e il ricordo dei caduti di Nassiriya; presenti numerose autorità civili e militari, associazioni d'arma e di volontariato. Come da programma, intorno alle 9 e 30 davanti al municipio hanno cominciato a radunarsi i partecipanti e a contarsi via via più numerosi i cappelli degli alpini con la lunga penna nera, le bustine blu dei carabinieri in congedo e i baschi bordeaux dei parà. Poco prima delle 10, preceduto dalle majorettes e dalla banda "La Magiostrina", diretta dal maestro Gianluca Bondi, il corteo si è avviato per raggiungere la vicina basilica e assistere alla messa. Il corteo era aperto dal gonfalone del Comune di Cortemaggiore, seguito dai labari dell'associazione dei carabinieri in congedo, dell'Anpi, dell'Avis, dell'Aido e della Pubblica assistenza. Oltre al sindaco di Cortemaggiore, Gian Luigi Repetti, accompagnato da numerosi assessori e consiglieri magiostrini, erano presenti il consigliere Stefano Perrucci in rappresentanza del Comune di Piacenza, l'assessore Marina Barbieri per il Comune di Caorso e il vicesindaco Carlo Filiberti per quello di Besenzone. Hanno partecipato alla commemorazione anche il capitano dei carabinieri della stazione di Fiorenzuola, Andrea Leo, e il generale a riposo degli alpini Vittorio Valentino.
Durante l'omelia monsignor Luigi Ghidoni ha fatto un richiamo «all'unità, costata sangue e vita, che è un valore di tutti al di là dei diversi modi di pensare». Toccante, dopo la Comunione, il momento in cui è stato intonato "Signore delle cime" del noto compositore Bepi de Marzi, entrato ormai nel patrimonio dei canti alpini. Dopo la messa il corteo si è ricomposto e ha raggiunto il monumento ai caduti. E' stato l'ex alpino Fabio Devoti, capogruppo della sezione magiostrina, a scandire con tre "aat-tenti" i tempi della cerimonia. Al primo ordine la banda ha suonato l'inno nazionale accompagnando l'alzabandiera, mentre due carabinieri in Msu, la divisa utilizzata per le missioni all'estero, affiancavano il monumento; il secondo "aat-tenti" è stato prolungato con l'ordine "onore ai caduti" e la tromba della banda ha fatto risuonare le tristi note del silenzio; dopo il terzo comando due ex alpini hanno deposto ai piedi del monumento una corona di alloro. Le orazioni ufficiali sono state tenute dal sindaco Repetti, che ha rivolto un ringraziamento particolare alle maestre e agli alunni presenti, da Ermido Moschini, presidente della locale sezione Combattenti e reduci, e dal generale Raffaele Campus. Quindi due alunni delle scuole elementari hanno letto un pensiero preparato per la commemorazione.
Il corteo ha poi raggiunto il monumento ai caduti di Nassiriya. E' stato il cavalier Angelo Rossini, presidente della sezione magiostrina dei carabinieri in congedo, a impartire gli ordini che hanno guidato il cerimoniale dell'alzabandiera e della deposizione della corona d'alloro. Mentre la banda eseguiva l'inno nazionale, Corrado Gualazzini ha letto i nomi dei caduti di Nassiriya. A guardia del monumento, oltre ai carabinieri, anche due crocerossine, corpo presente in Iraq all'epoca dell'attentato.
Il sindaco Repetti, dopo aver ricordato che a Nassiriya i militari hanno dato la vita per portare pace, libertà e democrazia, ha annunciato la realizzazione di un altro piccolo monumento nel parco giochi poco distante, per iniziativa del gruppo alpini di Cortemaggiore, al quale il sindaco stesso appartiene. Il cippo è stato pensato dopo l'attacco dello scorso 9 ottobre subito in Afghanistan da un veicolo blindato Lince, nel quale persero la vita quattro alpini, sarà dedicato a tutti i militari italiani caduti all'estero in missioni di pace e sarà pronto per la prossima primavera. Il generale Campus, nel suo intervento, tra l'altro, ha ricordato i carabinieri morti per garantire la pace dentro i confini d'Italia. Al termine è stata diffusa la canzone "Eravamo in 19", che, seppure in forma di musica leggera, ricorda il sacrificio dei militari in Iraq.

Leonardo Tomasetti

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12/11/2010

Il cuore degli alpini batte per l'Africa: dalla castagnata aiuti alle missioni

Castelvetro, contributo a due medici che operano in Burkina Faso e in Zambia

CASTELVETRO - Il grande cuore degli alpini di Castelvetro continua a battere a favore delle iniziative umanitarie. Il ricavato della castagnata d'ottobre è stato infatti devoluto in beneficenza. Nei giorni scorsi le penne nere hanno consegnato un contributo ai medici Fabien Schumacher e Luca Sacchelli impegnati in strutture missionarie del Burkina Faso e dello Zambia.
Durante la serata che si è svolta nella sede del gruppo in via Roma, Bruno Plucani, presidente provinciale della sezione alpini di Piacenza, ha colto l'occasione per consegnare un riconoscimento ad Elisa Bruni, la solista che ha cantato con particolare intensità Signore della cime durante la messa celebrata in settembre in occasione della Festa Granda di Castelvetro. All'incontro hanno partecipato il sindaco Francesco Marcotti e altri rappresentanti dell'amministrazione locale insieme al consigliere di vallata Roberto Bruschi. «Ho voluto consegnare una piccola penna d'argento ad Elisa - spiega Plucani - per attestare quanto sia piaciuta la sua interpretazione durante la Festa Granda e come sia diventata nel tempo un'amica gradita degli alpini».
E' ancora vivo infatti, tra le penne nere locali, il ricordo dell'evento settembrino, ma soprattutto è stata aoorezzata l'organizzazione della manifestazione provinciale, come ha sottolineato Plucani. «La Festa Granda - ha ricordato il presidente provinciale delle penne nere - è stato un esempio eccellente di come amicizia e solidarietà possano amalgamarsi perfettamente».
Sono anni che gli alpini di Castelvetro, capitanati da Mario Maldotti, si impegnano a favore della comunità locale e promuovono iniziative umanitarie. Luca Sacchelli, è stato ricordato, ha vissuto gran parte della sua esistenza a San Giuliano, prima di intraprendere la carriera medica e gli impegni all'ospedale missionario nella piccola cittadina di Chirundo in Zambia.
Gli alpini di Castelvetro hanno voluto tenere il riserbo sull'importo degli assegni consegnati ai due medici missionari dagli uomini di Maldotti. «Il nostro obiettivo è quello di aiutare gli altri - commenta Maldotti - e per questo non è importante dire quanto doniamo: non conta se è tanto o poco, l'importante è essere d'aiuto». Lo spirito di servizio che anima le penne nere muoverà gli alpini di Castelvetro anche nelle prossime settimane, in preparazione dei tradizionali appuntamenti di fine anno che li vedranno impegnati anche alla casa di riposo Biazzi.

Ilenia Cirrone

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09/11/2010

Cartolina dal fronte rispunta dopo 67 anni e fa nascere un gemellaggio tra alpini

La spedì un soldato di Lugagnano, ma arrivò nell'omonimo paese in Veneto

LUGAGNANO - Da una cartolina spedita da un alpino di Chiavenna Rocchetta dal fronte del Montenegro nel 1943, arrivata a un indirizzo sbagliato e ritrovata dopo 67 anni, è nato un gemellaggio fra gli alpini di Lugagnano Valdarda e quelli di Lugagnano di Sona, in provincia di Verona.
E' il 22 giugno 1943 quando il soldato Giuseppe Camoni, ventiduenne, spedisce a sua mamma una cartolina in franchigia postale militare dal fronte occidentale del Montenegro. Camoni appartiene al terzo al terzo Reggimento alpini, Battaglione Exilles, 31ª compagnia, posta militare 200. Scrive alla propria madre Marina Pozzi, vedova, indirizzando la cartolina a Chiavenna - Lugagnano - Piacenza.
Il contenuto della missiva è ricco di umani sentimenti e detta testualmente: «Cara mamma mi scuserete se non vi rispondo con una lettera ma al momento mi trovo sprovvisto e appena sarà possibile vi scriverò una lunga lettera. Al presente posso darvi notizia di una ottima salute insieme al Nardo. Ben sovente ricevo (posta) anche dal Giovanni dove sento che anche lui sta bene e qualche giorno fa c'è stato lo zio Pietro nella sua caserma a trovarlo e dice che abita poco lontano da Cremona. Desidero sapere (qualcosa) di quella signora Fausta (Fiori) che tanto si ricorda di noi lontani. Giungo i più cari saluti (anche) allo zio e in più un saluto a parte ai nostri padroni (di casa) Fiori e arrivederci da Giuseppe». Per un caso fortuito (ma certamente non nuovo perché continua tuttora a ripetersi) la cartolina di colore grigioverde anziché arrivare a Lugagnano nella provincia di Piacenza è arrivata a Lugagnano che si trova in provincia di Verona. Dove sia rimasta per quasi 67 anni non è stato accertato, ma il caso ha voluto che un anno fa, grazie a un mercatino di piccolo antiquariato, finisse nelle mani di Luigi Sala, alpino lugagnanese-veronese che non ha esitato a prendere diretti contatti con Luigi Faimali, capogruppo degli alpini lugagnanesi-piacentini. Prima una telefonata a carattere informativo, poi una piccola indagine a carattere locale, quindi una chiamata di risposta e, alla fine, l'atteso incontro in Valdarda.
Ma un incontro ricco di emozioni perché gli alpini di Lugagnano, com'è loro tradizione, hanno fatto le cose in grande: nella sede in viale Aldo Moro, al momento dell'incontro con Luigi Sala e i colleghi veronesi, hanno fatto trovare non solo la storia di famiglia di Giuseppe Camoni (l'alpino di Chiavenna, rientrato dall'ultima guerra, è deceduto nel 1963 all'età di 42 anni e la sua salma riposa nel cimitero di Lugagnano) ma anche il cugino del defunto, l'alpino Piero Pozzi (figlio di Giuseppe Pozzi, fratello della mamma), il presidente provinciale Bruno Plucani, il coordinatore di zona Antonio Saccardi e tutto il direttivo locale presieduto da Luigi Faimali. E da quest'incontro non poteva non nascere il coinvolgente gemellaggio degli alpini dei due Lugagnano.

Franco Lombardi

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09/11/2010

Gli alpini rendono vivo il 4 Novembre

Travo, durante la cerimonia ricordato Salvatore Baldanti. Presenti 13 gagliardetti

travo - La toccante celebrazione del 4 Novembre, a Travo, è stata organizzata quest'anno senza l'aiuto di Salvatore Baldanti, recentemente scomparso. Il sindaco Lodovico Albasi nel suo discorso, tenutosi domenica mattina, ha detto: «Ricordare Baldanti, presidente per 33 anni dell'associazione locale Combattenti e Reduci dalla Prigionia è oggi doveroso. Per Salvatore questo era un appuntamento importantissimo. Ogni anno si accollava la responsabilità di reperire l'oratore ufficiale a cui era solito regalare una coppa piacentina». A lavorare in sinergia con l'amministrazione comunale quindi, sono intervenuti gli alpini del paese ed in particolare il loro giovane presidente Marco Girometta. «Si tiene oggi il primo Raduno di Gruppo degli alpini di Travo - ha detto - un momento per noi molto particolare. Ringrazio tutte le persone che sono intervenute, vedo con piacere 13 gagliardetti di altrettanti gruppi della nostra provincia. Il lavoro di organizzazione di questa giornata è stato duro ed ha coinvolto tutti noi alpini di Travo.
Sottolineo infine la gentilezza dei commercianti del paese che hanno offerto parte del rinfresco». I rituali tradizionali hanno scandito la mattinata, uno in particolare però ha colto l'attenzione dei presenti: la benedizione del nuovo gagliardetto del Gruppo alpini di Travo. Il vice sindaco Roberta Valla è stata scelta come madrina ufficiale. Prima che iniziasse la celebrazione della Messa, il gagliardetto è passato dalle mani della madrina a quelle del vice presidente di sezione Sesto Marazzi, poi in quelle di Marco Girometta e infine all'alfiere anziano Bruno Anguissola (aiutato nel compito dall'alpino Leandro Repetti). Grazie alla richiesta di don Andrea Fusetti erano presenti, domenica mattina, anche la Banda e il Coro di Santo Stefano d'Aveto. A tenere l'orazione, l'ufficiale alpino Gianluca Gazzola, coordinatore del Gruppo giovani della sezione alpini di Piacenza che ha sottolineato la solidarietà e lo spirito di gruppo che contraddistingue il loro Corpo.

Nicoletta Novara

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08/11/2010

Ferriere ricorda Giovanni Zanelli, disperso in Russia

Cerimonia per i caduti, ai familiari donata la piastrina ritrovata del soldato originario di Brugneto

FERRIERE - Con il ricordo di uno si è fatta memoria di tutti i caduti di tutte le guerre. La comunità di Ferriere ha commemorato nella mattinata di ieri tutti coloro che hanno perso la vita nei due conflitti mondiali e nelle guerre che ancora oggi imperversano nel mondo. Si è ricordato in particolare Giovanni Zanelli, alpino, disperso in Russia nel 1943, di cui, nel luglio 2010, è stata recuperata la piastrina identificativa nella regione di Tambov, 330 chilometri a sud-est di Mosca. Questo piccolo oggetto ricorderà che Giovanni Zanelli ha fatto ritorno in patria, nel suo paese d'origine, dopo quasi settant'anni. Un solo e piccolo oggetto che però vale tantissimo perchè racchiude tutta la sua vita, quei settant'anni di silenzio in cui la famiglia non aveva saputo più nulla del suo congiunto. Zanelli era originario della località Noce di Brugneto, nel comune di Ferriere, dove era nato il 18 luglio 1916. Arruolato nel corpo degli alpini, partito per l'Albania arrivò in Russia, dove combatté sperando di poter ritornare nella sua terra. Il suo sacrificio è stato quello di tanti altri giovani che non sono più ritornati ed è stato onorato dall'amministrazione comunale, con il sindaco Antonio Agogliati, il vicesindaco Giovanni Malchiodi e gli assessori, il gruppo alpini di Ferriere e della sezione di Piacenza, i carabinieri, con il maresciallo Giuseppe Pisani, la comunità e i familiari di Zanelli. Hanno partecipato insieme alla messa celebrata in chiesa da don Ezio Molinari, parroco di Brugneto. «Chissà come è morto - si è domandato il sacerdote -. Forse pensando alla mamma, o alla fidanzata, o mentre aiutava un compagno o un bambino di quella terra rimasto solo. Era nell'età più bella in cui pensava magari al matrimonio, alla famiglia. Con il suo ritorno oggi Giovanni sarebbe contento di rivedere i suoi monti, la sua gente e non direbbe nulla di ciò che ha visto o vissuto, ma noi non possiamo rimanere indifferenti». A lui e a tutti i soldati che hanno dato la loro vita sono state dedicate la preghiera del disperso e la preghiera dell'alpino.
Al monumento ai Caduti di tutte le guerre il sindaco Agogliati ha consegnato una targa ricordo contenente la piastrina a Gina e Lucia, rispettivamente la più anziana e la più giovane della numerosa famiglia Zanelli, i cui nipoti e pronipoti vivono tra Ferriere, la Lombardia e la Svizzera. Il primo cittadino ha usato parole di ringraziamento nei confronti delle forze armate. «Nonostante siano passati decenni dalle due guerre mondiali - ha detto - ancora oggi l'esercito italiano è impegnato in guerre sparse nel mondo, cercando però di portare la pace dove regna il terrorismo che uccide innocenti e a causa del quale nostri militari sono rimasti uccisi». Militari come gli alpini Gianmarco Manca, Marco Pedone, Sebastiano Ville, Francesco Vannozzi che, come ha ricordato il presidente della sezione alpini di Piacenza, Bruno Plucani, hanno perso la vita in un recente attentato in Afghanistan.

Nadia Plucani

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05/11/2010

alpini e studenti, per i Caduti

Rivergaro: l'omaggio con bandiere e l'inno di Mameli

rivergaro - (nn) Al monumento dei caduti di Rivergaro si sono riuniti gli studenti che, insieme agli alpini ed alle autorità, hanno voluto rendere omaggio ai concittadini scomparsi durante le due guerre mondiali. I più piccoli hanno sventolato le bandierine dell'Italia, mentre gli alunni delle quinte hanno consegnato al Gruppo alpini una ricerca sul loro Corpo militare. I ragazzi hanno pensato anche alla colonna sonora, intonando canti, tra cui l'Inno di Mameli, accompagnati da flauto e pianola. Le sezioni delle medie hanno infine letto un elogio agli alpini, nel quale hanno sottolineato il coraggio e i valori che incarnano. Il sodalizio scuola-alpini sembra ora più forte che mai a Rivergaro tanto che, come ha ricordato la preside Marica Draghi, domenica 21 novembre durante la Festa del gruppo ci sarà la consegna ufficiale del contributo di mille euro alle classi terze della scuola media per il supporto di un progetto di approfondimento storico sugli alpini. Draghi ha detto: «Fare memoria per il nostro Istituto rappresenta uno dei pilastri fondativi dell'azione educativa e didattica». Anche il sindaco Pietro Martini si è rivolto direttamente ai più giovani durante il suo discorso: «Ragazzi, voi siete il futuro e la democrazia, diffidate di quelle persone che vogliono farvi credere nella violenza, la guerra è una cosa orrenda». A benedire il monumento il parroco don Giovanni Cordani.

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04/11/2010

Ferriere rende onore all'alpino Zanelli Dopo 67 anni la piastrina dalla Russia

FERRIERE - (n. p.) Domenica la comunità di Ferriere ricorderà i Caduti di tutte le guerre con una cerimonia particolare. L'Amministrazione comunale, nella persona del sindaco Antonio Agogliati, e il gruppo alpini di Ferriere consegneranno una piastrina identificativa appartenuta a Giovanni Zanelli, alpino disperso durante la campagna di Russia nella seconda guerra mondiale. La ritireranno i familiari del soldato, nipoti e pronipoti, che vivono tra Ferriere, la Lombardia e la Svizzera.
«Sono stato interpellato da Antonio Respighi del gruppo alpini di Abbiategrasso - ha spiegato Agogliati - il quale è venuto in possesso di diverse piastrine militari di nostri soldati alpini che hanno perso la vita durante la Campagna di Russia. Uno di loro è Giovanni Zanelli, nativo della frazione di Noce». La sua piastrina è stata rinvenuta nella scorsa primavera nella regione di Tambov, a oltre 300 chilometri a sud-est di Mosca, dove c'era un campo di concentramento nel quale morirono 12mila alpini.
«Ringrazio di cuore l'Anpi di Abbiategrasso a nome della comunità ferrierese - prosegue Agogliati - per la possibilità di ricordare Giovanni Zanelli insieme a tanti concittadini che non sono più tornati dalla Russia». Sono poche le notizie che si conoscono riguardo a Zanelli. Nacque nel 1916, aveva due sorelle e due fratelli, Maria, Giuditta, Celeste e Mario. Arruolato nel corpo degli alpini, partì giovanissimo per l'Albania e arrivò in Russia da cui non fece più ritorno. Non si conosce il luogo della sua scomparsa, né l'anno della morte (si presume sia stato nel 1943).
Domenica, alle 10.30, i partecipanti si riuniranno nei pressi del municipio per partecipare insieme alle messa delle 11 celebrata dal parroco di Ferriere, don Giuseppe Calamari, che ricorderà il sacrificio del Caduto. In corteo ci si sposterà poi al monumento ai Caduti, posto all'ingresso del paese, dove il sindaco terrà l'orazione ufficiale in onore dei Caduti di tutte le guerre e consegnerà la piastrina ai congiunti di Zanelli.

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03/11/2010

Parole e musica sabato a Castelnovo nel ricordo della Grande Guerra

Borgonovo - Sabato e domenica sarà commemorato il novantaduesimo anniversario della fine della Grande Guerra. Con questa cerimonia prenderà il via anche il calendario di manifestazioni messe in programma a Borgonovo per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia. Si tratta di una serie di eventi che si protrarranno per un anno intero, fino al 4 novembre 2011.
Sabato sera, alle 21, la Compagnia del Castello in collaborazione con il coro alpini della Valtidone nel salone Santino de Ferrari di Castelnovo organizza "Parole e Musica". Si tratta di una serata dedicata alla lettura di brani poetici e di prosa dedicati ad episodi legati alla guerra alternati ai canti del coro degli alpini.
Domenica, invece, a Borgonovo si terranno le celebrazioni ufficiali organizzate dal gruppo alpini in collaborazione con il Comune e con il circolo culturale Alfonso Testa. Alle 9,30 ci sarà il ritrovo al monumento ai caduti di piazza Garibaldi per l'alzabandiera. Seguirà il corteo verso la chiesa dove alle 10 si celebrerà la messa. Al termine si ritornerà in piazza per la deposizione di una corona di alloro al monumento ai caduti e per la consegna delle borse di studio ai quattro ragazzi meritevoli che lo scorso anno hanno terminato le scuole medie con il massimo dei voti. I premi di studio sono offerti da alpini di Borgonovo, amministrazione e circolo Testa.

m. mil.

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28/10/2010

«Se ne va un pezzo di storia del paese»

MORFASSO - La montagna morfassina ha perso un altro dei suoi personaggi: Paolo Paganini, classe 1924, si è spento martedì e con lui è calato il sipario su un pezzo di storia del paese. Nella sua vita è stato alpino e partigiano, ma il suo nome è legato in modo inseparabile alla professione del trebbiatore, un mestiere questo che, con passione e tenacia, lo ha visto protagonista per ben 43 anni.
Paolo, che tutti conoscevano come Paulino dal Cont (per via del soprannome di famiglia, "il Conte" appunto) era nato nella villa della Rocchetta di Morfasso, dove ha sempre abitato, terzo di cinque fratelli. La passione per la trebbiatura lo cattura che ha appena diciassette anni, nell'estate del 1941 ai Teruzzi, quando durante una batéra gli viene affidata la conduzione di una trebbiatrice azionata dalla trattrice Fordson di Federico Fulgoni. Presto, però, è chiamato ad assolvere gli obblighi di leva nel Corpo degli alpini e viene destinato al confine con la Francia, nel paese di Fenestrelle, con il compito di montare la guardia alla polveriera.
Con il rompete le righe dell'8 settembre 1943, Paolo fa ritorno a Morfasso, abbraccia la Resistenza e sul monte Santa Franca passa agli ordini del comandante partigiano Giuseppe Prati.
Paolo è anche protagonista di storie partigiane forse poco conosciute, come quando, nel gennaio del 1945, assieme ad altri partigiani fronteggia con coraggio l'avanzata di truppe "mongole" nei pressi di Mistà di Gropparello: «C'era un ginocchio di neve e ci siamo salvati perché è calata miracolosamente la nebbia - ha ricordato tante volte Paolo - i mongoli non potevano vederci, siamo scesi dal filo di costa e poi abbiamo attraversato una passerella sul Chero nella zona di Arsolesso».
Con la fine del conflitto, Paolo riabbraccia la passione di una vita e nel 1948 acquista un trattore OM e una trebbiatrice Bubba con un battitore da 80 centimetri. Nel 1956 sostituisce la coppia di macchine con un nuovo trattore OM, il 513, e con una trebbiatrice Saima (con un battitore da un metro), con i quali prosegue a battere cereali nelle campagne di San Giorgio piacentino, Carpaneto, Gropparello, Morfasso, e di altri paesi fino al 1988.
Devoto a Santa Franca, Paolo non mancava mai di collaborare con gli altri volontari all'organizzazione delle sagre agostane sul monte omonimo, dove spesso si recava anche per prendersi cura delle quattro piantine di rosa che fanno da contorno all'oratorio. Paolo Paganini lascia la moglie, Ines Silva, i figli Loretta, Fortunato, Milena e il fratello Mario.

Gianluca Saccomani

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26/10/2010

i ricordi del piozzanese giuseppe fumagalli

«Quel giorno che don Gnocchi ci salutò prima di partire in guerra»

piozzano - Un anno fa, il 25 ottobre 2009, don Carlo Gnocchi saliva all'onore degli altari, proclamato beato in piazza Duomo a Milano, davanti a una folla di 50mila fedeli. Domenica il cardinale Dionigi Tettamanzi ha benedetto la prima chiesa a lui dedicata, al Centro Santa Maria Nascente del capoluogo lombardo. Per il milanese Giuseppe Fumagalli, piozzanese d'adozione (del paese dell'alta Valluretta è originaria la moglie Luisa), si rinnova il susseguirsi di ricordi e di gratitudine verso una figura eccezionale, che si ritiene privilegiato di aver potuto conoscere e frequentare, nonostante il periodo terribile in cui questo è avvenuto. Don Gnocchi era allora direttore spirituale degli allievi dell'Istituto Gonzaga di Milano, affidato, come il Collegio San Vincenzo di Piacenza, ai Fratelli delle Scuole cristiane. Don Carlo aveva ricevuto questo incarico dal cardinale Schuster nel 1936 e lo mantenne fino alla decisione nel 1940 di unirsi come cappellano volontario al battaglione "Val Tagliamento" degli alpini, destinato al fronte greco-albanese. Tornò per una breve licenza a Milano, per raggiungere quindi nel 1942 la Russia con gli alpini della "Tridentina".
«Prima che don Gnocchi partisse di nuovo per la guerra, il preside - rievoca Fumagalli - convocò tutti i mille studenti nell'aula magna del "Gonzaga". Lì ci salutò, dicendo in dialetto: "Adess ghem a post anca l'anma" (Adesso abbiamo a posto anche l'anima), citando il detto degli alpini, convinti che la morte fosse in agguato e la terribile esperienza bellica rendesse superfluo un ulteriore periodo di espiazione in purgatorio, tanti erano i lutti e le sofferenze che avevano patito». Del suo allievo Giuseppe, rimasto orfano di padre nel 1940 con don Gnocchi accanto alla famiglia durante il funerale, il sacerdote non si dimenticò neppure nel terribile inverno nella steppa: «Conservo la cartolina di auguri che inviò nel Natale del 1942 dalla Russia». Qualche mese dopo, giunse anche per Fumagalli, classe 1925, la chiamata alle armi: «Mio nonno materno era stato colonnello degli alpini, mio padre soldato negli alpini e anch'io indossai il cappello con la penna nera nell'agosto del 1943. Mi ero appena diplomato, per cui pensavo mi arruolassero come ufficiale. Invece, forse per un disguido nei documenti, non avvenne. Venni arruolato a Intra, nel quarto reggimento alpini, ma ci rimasi comunque poco. Dopo l'8 settembre, venni deportato in Germania». Nel 1945, con la fine della guerra, don Gnocchi diventò il "padre dei mutilatini", dando vita alle attività caritatevoli, che ora proseguono nella Fondazione che porta il suo nome ed è presieduta dal piacentino monsignor Angelo Bazzari, di Pecorara. A distanza di anni Fumagalli, nel tempo libero ritrovato della pensione, continua a riscoprire la profondità del pensiero del suo educatore: «Rileggo i numerosi libri scritti da don Gnocchi, tutti straordinari».
Anna Anselmi

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25/10/2010

Al Centro "Anziani e Bambini Insieme" sul Pubblico Passeggio

Castagnata con il Gruppo alpini di Borgonovo alla Casa di Riposo del Facsal, Centro Anziani e Bambini insieme. Una nuova e bella iniziativa per i 74 anziani ospiti della struttura. Hanno partecipato anche i bambini con i loro genitori del Nido d'Infanzia che fa parte integrante della struttura. Gli alpini di Borgonovo impeccabili organizzatori hanno animato il pomeriggio. A loro va il grazie di Unicoop e di tutti i partecipanti. Nelle foto momenti della festa.

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22/10/2010

Castagnata per gli ospiti della casa di riposo "Silva"

bobbio - Anche quest'anno si è svolta la tradizionale castagnata nella Casa Protetta "Ellenio Silva" di Bobbio. Ospiti ed operatori hanno accolto con allegria ed entusiasmo l'evento organizzato dalla "Ra familia bubièiza". Le castagne, gentilmente offerte dal gruppo degli alpini di Perino sono state prima cotte nel classico braciere successivamente sbucciate da operatori e parenti ed infine offerte agli ospiti.
E' stato un pomeriggio caratterizzato dalla semplicità e dal profumo di antichi sapori. Il suono familiare dei ceppi che bruciavano ha fatto da sottofondo a chiacchiere e risate. Racconti di vecchie usanze che hanno rappresentato al tempo stesso un momento di scambio di ricette ed esperienze di vita. Gli ospiti hanno potuto così trascorrere una serata gioiosa e rilassante. Il presidente Antonio Bosi unitamente a tutto il personale e agli ospiti ringrazia sentitamente "Ra familia bubièiza" per la disponibilità, in particolar modo i coniugi Anna e Enrico Ragaglia ed il Sig. Peppi Brignoni, ed il gruppo alpini di Perino per la gentile donazione.

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20/10/2010

Dagli alpini la polenta con i ciccioli: in un'ora "spazzolati" due quintali

Caorso - Successo per la polenta con i ciccioli preparata a Caorso dalla locale sezione degli alpini. Un'occasione che ha trasformato la domenica in una vera festa, favorita da un pomeriggio autunnale che aveva però un clima mite, e da un menù che è patrimonio popolare di quasi tutta l'Italia settentrionale e che è stato particolarmente apprezzato da tutti i presenti.
La polenta è stata preparata in un grande paiolo, sotto il quale ardevano ceppi di legno e, come vuole la tradizione, è stata rimestata esclusivamente a mano.
La manifestazione ha preso il via in viale Martiri della Libertà verso le 16,30, ma è bastato poco meno di un'ora per distribuire i 2 quintali di polenta scodellata dalle "penne nere" su un grande tagliere.
La manifestazione è giunta quest'anno alla trentesima edizione, traguardo che ha messo in luce il grande impegno degli alpini e che il sindaco Fabio Callori ha voluto premiare consegnando al gruppo alpini una targa.
Tra le "penne nere" presenti alla festa, da segnalare il presidente della sezione piacentina dell'Associazione nazionale alpini, Bruno Plucani, e quella del "vecio alpino" Elio Draghi, uno dei fondatori del gruppo di Caorso, che compiva 90 anni.
Il ricavato della manifestazione è stato destinato alle opere di solidarietà del gruppo alpini.

Leonardo Tomasetti

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20/10/2010

Foce del Tidone, scrigno da salvare

Veratto di Sarmato, alpini e Anspi impegnati nel recupero. L'Università Cattolica farà uno studio per conservare le specie vegetali rare. Si pensa di realizzare un laboratorio didattico a cielo aperto

SARMATO - L'area della foce del Tidone è un piccolo tesoro naturalistico da salvare: ne sono convinti gli alpini del gruppo di Sarmato e l'Anspi San Giovanni Bosco che si sono presi l'incarico di salvaguardare la zona presentando in Comune (che ha concesso il patrocinio, con Provincia e Regione) un progetto di recupero e di studio della flora locale in collaborazione con la facoltà di Agraria dell'Università Cattolica di Piacenza e sotto l'egida del Corpo forestale.
L'AREA L'area di bosco interessata (già compresa nella Zona di protezione speciale dell'asta del Po) ha un'estensione di circa dieci ettari in prossimità di Veratto, dove il Tidone forma alcuni caratteristici meandri prima di sfociare in Po. La particolarità di quel tratto di fiume consiste nel fatto che il suo aspetto idrogeologico - e quindi quello naturale - si è salvato dall'antropizzazione tipica della pianura padana, senza subire alcuno sfruttamento da parte dell'uomo. Si trovano, quindi, esemplari di salice bianco insieme ai più comuni olmi e querce; ma anche specie erbacee una volta diffuse nelle pianure (orchidee, campanellini) che nel tempo si sono fatte sempre più rare. In più, in corrispondenza della confluenza del rio Corniola, si riscontra la presenza di radure umide, importanti per la nidificazione degli uccelli.
IL PROGETTO La zona della foce del Tidone può quindi diventare un importante oggetto di studio per la conservazione delle specie vegetali rare, «anche per un suo eventuale utilizzo dal punto di vista didattico» come si legge nel progetto presentato. «L'area del Tidone potrebbe diventare un laboratorio a cielo aperto per i ragazzi delle scuole dei comuni circostanti». L'Università Cattolica, a partire dalla prossima primavera, effettuerà la sua attività di ricerca raccogliendo materiale fotografico e campioni di vegetazione: oltre al riconoscimento delle specie presenti, sarà redatto un erbario per le generazioni future, che sarà lasciato a disposizione della scuola e degli enti locali. Inoltre, al termine dello studio, sarà pubblicata una guida stagionale con la descrizione delle principali specie arboree ed erbacee, sul loro utilizzo e sugli usi "popolari" di queste piante.
I PRIMI INTERVENTI Nei giorni scorsi (con l'autorizzazione di Aipo e la supervisione degli agenti del Corpo forestale, stazione di Pianello), è avvenuta la prima operazione di "apertura" dei sentieri invasi dalla vegetazione, ad opera di volontari, del vicepresidente dell'Associazione Nazionale alpini di Piacenza Sesto Marazzi e di Giuseppe Marazzi. Quest'ultimo, nativo di Veratto ed esperto dei luoghi, si è detto disposto alla cura dall'area, ricordando come il bosco "degli albaròn" (così chiamato perché una volta vi crescevano grossi pioppi adatti alla costruzione di mobili) si sia originato circa 70 anni fa per una deviazione del Tidone. L'operazione, condotta con un ecologico "trinciasarmenti", renderà così agibili i sentieri per facilitare lo studio dei ricercatori della Cattolica.

Cristian Brusamonti

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19/10/2010

alpini, donazione alla Pubblica

A Cortemaggiore per ricordare i caduti in Afghanistan

CORTEMAGGIORE - Donazione a sorpresa alla Pubblica assistenza-Avis, per ricordare gli alpini caduti in Afghanistan e in tutte le missioni di pace. Il gesto generoso lo ha fatto a Cortemaggiore il locale Gruppo alpini durante la "giornata del volontario" organizzata dalla Pubblica assistenza-Avis di Cortemaggiore e Villanova. Una manifestazione in parte ostacolata dalla pioggia, che ha impedito lo svolgimento della sfilata musicale del corpo bandistico "La Magiostrina", che avrebbe dovuto accompagnare il primo corteo dalla sede in via Boni Brighenti fino al cimitero del capoluogo, alla lapide che ricorda i volontari deceduti. Le celebrazioni si sono così svolte interamente all'interno della basilica dedicata a Santa Maria delle Grazie e a San Lorenzo. Dopo la solenne liturgia celebrata dal rettore, monsignor Luigi Ghidoni, e prima dell'annunciata premiazione dei volontari che hanno acquisito particolari benemerenze ha inaspettatamente preso la parola il presidente del Gruppo alpini, Fabio Devoti, per annunciare un'iniziativa assunta dalle "penne nere" locali ricordo degli alpini recentemente caduti in Afghanistan e in tutte le missioni di pace. Il Gruppo alpini ha infatti deciso di donare alla Pubblica assistenza-Avis di Cortemaggiore e Villanova la ragguardevole somma di cinquemila euro da destinare all'acquisto di un defibrillatore e di un congruo numero di buoni benzina per la circolazione dei numerosi mezzi di soccorso che quotidianamente percorrono le strade della provincia di Piacenza.
Per i sentiti ringraziamenti al Gruppo alpini che, com'è stato più volte sottolineato, «con molta sensibilità, tanto bene fa e sempre senza tanta pubblicità» e per riconoscere i particolari meriti dei volontari del soccorso che, in tanti modi, operano nella Bassa piacentina 24 ore su 24, sia nelle operazioni di soccorso che per il trasporto di ammalati, sono intervenuti il sindaco di Cortemaggiore Gian Luigi Repetti, l'assessore ai servizi sociali di Villanova Francesco Illica Magrini e l'ex presidente della Pubblica assistenza-Avis Lino Bartolini, mentre il discorso di chiusura è stato tenuto dall'attuale presidente della "Pubblica" magiostrina Marco Gandolfini.
Fra i numerosi presenti, anche il vicesindaco Ivo Tacchini, gli assessori comunali Davide Allegri e Fabrizio Devoti, il presidente dell'Avis Pietro Grassini, il presidente della sezione ex combattenti Ermido Moschini, le rappresentanze dell'Aido, della Banca di Piacenza, delle Pubbliche assistenze di Carpaneto e di Castelsangiovanni.

Franco Lombardi

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15/10/2010

Pianello, le penne nere festeggiano gli anziani della casa protetta

Pianello - Anche quest'anno le penne nere di Pianello hanno festeggiato gli anziani ospiti della casa protetta monsignor Castagnetti cui hanno dedicato un intero pomeriggio ed in onore dei quali hanno allestito un pranzo nella sede di piazza Mercato. Protagonisti gli alpini che, guidati dal capogruppo Giuseppe Marchetti, hanno accompagnato gli anziani ospiti durante un giro in paese prima di raggiungere la sede dove ad attenderli hanno trovato il presidente della casa protetta, monsignor Mario Dacrema con il parroco don Luigi Lazzarini e i membri del coro San Maurizio che con il chitarrista Donato hanno intrattenuto la comitiva. A rallegrare la giornata un dj d'eccezione, Felice Valle, che con il suo repertorio di liscio ha fatto danzare gli anziani. Per l'occasione festeggiato il complenno di don Alberto Gazzola che ha soffiato su 83 candeline. Tra i momenti clou il pranzo preparato dal cuoco Fausto e recapitato in tempo grazie agli autisti Ferruccio e Rosolino che hanno fatto la spola tra la sede delle penne nere e la casa protetta con piatti e portate andate a ruba. Durante il pomeriggio gli anziani hanno ricevuto un dono: una medaglia che il capogruppo Marchetti ha voluto loro regalare e che raffigura la chiesa di San Maurizio.

mar. mil

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14/10/2010

Condannato a morte mentre è in montagna

Francesco Ricci Oddi appartiene ad una famiglia illustre di Piacenza, celebre soprattutto per la donazione della Galleria di Arte Moderna al Comune, nel 1931, da parte di Giuseppe Ricci Oddi, cugino del medico partigiano. Francesco si laureò all'Università di Milano nel 1942 e fu destinato alla Scuola Ufficiali Medici di Firenze. Il 5 settembre 1943 dovette raggiungere il Reggimento alpini "Aosta", e dopo l'8 settembre decise di passare alla clandestinità. Il Tribunale Militare di Voghera lo processò in contumacia condannandolo a morte. Al dottor Ricci Oddi si deve la direzione del servizio sanitario della Divisione "Piacenza", disposta nelle valli Tidone, Luretta e Trebbia, era subentrato al dottor Rinaldo Laudi (Dino), catturato il 6 gennaio nei pressi di Rompeggio per poi non lasciare più traccia. Costituì un ufficio personale sanitario morti e feriti e due infermerie provvisorie a Scarniago e a Costalta. Il 22 febbraio 1946 l'Anpi propose la concessione di una medaglia di bronzo al "Valore partigiano a St. Medico Ricci Oddi Dr. Francesco".

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13/10/2010

«Morti per servire i più deboli»

A Roma l'ultimo saluto ai quattro alpini uccisi in Afghanistan

ROMA - «Profeti del bene», in Afghanistan «per difendere, aiutare e addestrare»; testimoni «dell'amore al servizio dei più deboli, senza esigere ma sostenendo, non rivendicando diritti ma rispondendo a bisogni»: l'ultimo saluto ai quattro alpini, vittime di un agguato sabato scorso nella valle del Gulistan, si compie nella basilica romana di Santa Maria degli Angeli dove, dice nell'omelia monsignor Vincenzo Pelvi, l'ordinario militare, «è raccolta simbolicamente l'Italia».
Lì tre settimane fa era entrata la bara di un altro militare, il capitano Alessandro Romani. Morti troppo ravvicinate per non spingere la politica a discutere, e anche a dividersi, sull'opportunità di nuovi armamenti e sui tempi e le modalità dell'uscita dal conflitto. Proprio a questo pare riferirsi l'arcivescovo quando, officiando il rito funebre, afferma che «i nostri militari si nutrono anche della forza delle nostre convinzioni e della consapevolezza di una strategia chiara e armonica che le nazioni mettono in campo per un progetto di convivenza mondiale ordinata».
Lo ascoltano le autorità civili, il presidente della Repubblica, Napolitano, il presidente del Senato Renato Schifani e quello della Camera Gianfranco Fini, il ministro della Difesa, La Russa e i colleghi dell'esecutivo, molti leader politici, i vertici delle Forze armate. Ci sono anche cittadini e tante penne nere, giovani commilitoni e anziani ormai in congedo.
Le bare arrivano nella basilica appena prima dell'inizio del rito in una piazza dal silenzio irreale, interrotto dagli applausi e dal canto degli alpini, «Signore delle cime». Sono avvolte nel Tricolore, sul quale verranno adagiati il cappello e le foto dei quattro giovani: i primi caporal maggiori Francesco Vannozzi, 26 anni, di Pisa, Gianmarco Manca (32) di Alghero, Sebastiano Ville (27) di Francofonte, in provincia di Siracusa e il caporal maggiore salentino Marco Pedone, 23 anni, il più giovane di tutti.
«Erano in Afghanistan - ha detto monsignor Pelvi - per difendere, aiutare, addestrare». «La pace - ha aggiunto - non può essere considerata come un prodotto tecnico», frutto solo di accordi tra governi e aiuti economici, occorre anche «l'assunzione di impegni condivisi per arginare le minacce di tipo bellico e scalzare alla radice le ricorrenti tentazioni terroristiche». Dinanzi a tale responsabilità, è il richiamo dell'arcivescovo, «nessuno puòrestare neutrale o affidarsi a giochi di sensibilità variabili, che indeboliscono la tenuta di un impegno così delicato per la sicurezza dei popoli». Una voce che sembra inserirsi nel dibattito delle ultime ore e che precede le parole rivolte ai genitori delle vittime: «avete insegnato quell'amore disinteressato e generoso che si è manifestato poi nella professione militare dei vostri figli».
Al momento dello scambio del segno della pace, Napolitano lascia il suo posto e va a stringere la mano e a confortare i familiari dei militari caduti. Il Silenzio scuote la chiesa, poi la benedizione precede l'ultima sfilata delle bare dei quattro alpini portate a spalla dai commilitoni del 7° reggimento di Belluno. L'applauso accompagna i feretri mentre la banda dell'Esercito suona la marcia funebre «In pace per la pace».
Anche fuori, in piazza, la gente applaude. È un capo dello Stato commosso quello che si avvicina ancora una volta ai parenti dei caduti, stringe loro le mani, li abbraccia e li saluta con un bacio. Nessuno, a differenza di quanto avvenuto ieri all'aeroporto di Ciampino, sfoga a parole la rabbia. C'è solo un dolore composto. I politici sfilano via senza parlare con i giornalisti. Solo il leader del Carroccio Bossi risponde: «Non è mai un momento bello quando muore qualcuno».

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12/10/2010

L'omaggio di Napolitano e la rabbia dei parenti

«Godetevi lo spettacolo» ha urlato lo zio di un caduto all'arrivo delle bare degli alpini uccisi. Oggi i funerali

ROMA - Le mani appoggiate sulle bare, avvolte nel Tricolore. Quasi una carezza. Un gesto diventato ormai purtroppo consueto. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha reso omaggio così - ieri mattina, all'aeroporto militare di Ciampino - alle salme dei quattro alpini uccisi sabato in un'imboscata in Afghanistan.
Il C-130 dell'Aeronautica che ha riportato in Italia le salme dei primi caporal maggiori Francesco Vannozzi, 26 anni, di Pisa, Gianmarco Manca (32) di Alghero, Sebastiano Ville (27) di Francofonte, in provincia di Siracusa e del caporal maggiore salentino Marco Pedone, con 23 anni il più giovane di tutti, è atterrato alle 9. Le bare, portate a spalla dai commilitoni dei caduti, sotto la pioggia, sono state allineate sulla pista.
Dietro a ciascuna, su un cuscino, il cappello alpino.
Sulla pista, da una parte un picchetto del 7/o reggimento di Belluno, il reparto dove prestavano servizio i caduti, e una rappresentanza di tutte le forze armate. Dall'altra, i parenti - straziati dal dolore - e le autorità: con Napolitano, tra gli altri, il presidente della Camera Fini, il premier Berlusconi, il ministro della Difesa La Russa, i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Letta e Bonaiuti, parlamentari di maggioranza e opposizione - immancabile l'ex parà Gianfranco Paglia, deputato del Pdl, costretto su una sedia a rotelle dopo la Somalia - i vertici di tutte le Forze armate.
Il rituale è quello visto in altre occasioni: la benedizione, da parte dell'ordinario militare mons. Vincenzo Pelvi, il Silenzio intonato da un trombettiere. Il saluto commosso del presidente della Repubblica e poi il breve tragitto a piedi fino ai carri funebri. È qui che, insieme al pianto, lo zio di uno dei caduti ha dato sfogo alla sua rabbia.
«Signor ministro, godetevi lo spettacolo», ha detto rivolto a La Russa. Uno sfogo che, secondo quanto si è appreso, aveva avuto anche in precedenza nella sala vip dell'aeroporto, dove lo stesso Napolitano, Fini e Berlusconi hanno salutato e parlato brevemente con alcuni familiari delle vittime. In un'altra occasione, con chi gli faceva le condoglianze, l'uomo si è lamentato: «Al Sud per i giovani ci sono poche alternative: fare il militare, se non vogliono fare i parassiti».
Interpellato dai giornalisti, il ministro della Difesa ha commentato: «I parenti, in queste occasioni, hanno diritto a qualsiasi reazione emotiva. Sia quella di quello zio, sia quelle affettuose dimostrate da altri parenti anche oggi».
Anche la madre di un altro dei militari coinvolti nell'esplosione - Luca Cornacchia, l'unico sopravvissuto del Lince perché si trovava sulla torretta, tuttora ricoverato in Afghanistan - ha fatto sentire la sua voce. «Non manderei nessuno laggiù, si risolvano da soli i problemi», ha detto la donna, che col marito oggi sarà ai funerali. «Mio figlio è stato miracolato, voglio solo che rientri. Oggi gli psicologi lo informeranno dei compagni che non ce l'hanno fatta». Anche se ormai hai capito. Infatti si chiede: «Perché solo io sono ricoverato? ». Cornacchia è alla sua ottava missione, la terza in Afghanistan, «ma stavolta - ricorda la madre - era partito scontento, perchè sapeva che andava in una zona più pericolosa. Mi diceva che i talebani sono sempre in agguato.
Loro vogliono la guerra, ma "dobbiamo andare là, mi ha sempre ripetuto, perché degli innocenti hanno bisogno di noi"».
Nel pomeriggio (dopo l'autopsia: «morti per lesioni da scoppio») è stata allestita la camera ardente, nella cappella dell'ospedale del Celio. Anche qui scene di un dolore grande ed inconsolabile. Come il pianto della sorella di Pedone, abbracciata alla bara con sopra un gattino di peluche.
In varie parti d'Italia manifestazioni in ricordo dei quattro alpini, ma a Torino sono apparse sui muri scritte ingiuriose («Afghanistan 4, Italia 0»). Il giudice sportivo, poi, ha multato le società dell'Empoli e del Livorno per non aver rispettato domenica il minuto di cordoglio.
Le esequie solenni si terranno oggi alle 10.30, nella basilica di Santa Maria degli Angeli, a Roma. Poi, nei luoghi di residenza, i funerali in forma privata. A Belluno, sede del 7/o alpini, il sindaco ha invitato tutti ad esporre dalle finestre il Tricolore.

Vincenzo Sinapi

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11/10/2010

Gli alpini onorano i caduti in Afghanistan

La festa a Sarmato segnata dal lutto per i quattro soldati morti in missione

SARMATO - Le penne nere sarmatesi celebrano la loro festa. Ma il pensiero va molto lontano, ai quattro alpini uccisi nell'attentato in Afghanistan. Tanti i tricolori alle finestre e lungo le strade in occasione del tradizionale raduno di gruppo alpino di Sarmato e della castagnata.
La giornata si è aperta in mattinata con l'alzabandiera (col vessillo issato a mezz'asta in onore ai caduti) e la sfilata per le vie del paese guidati dalla banda "Don Orione" di Borgonovo. Durante la messa, celebrata da don Federico Tagliaferri insieme al parroco don Guerrino Barbattini e accompagnata dal coro alpino Ana Valtidone, è stata letta la preghiera dell'alpino «dedicata quest'anno ai nostri quattro caduti» coma ha sottolineato il presidente provinciale Bruno Plucani, con il suo vice Sesto Marazzi. Anche il coro ha voluto rendere omaggio ai caduti in Afghanistan intonando il canto "Il testamento del capitano".
«È un momento di tristezza, ma siamo vicini a quelle quattro famiglie e a chi, con coraggio e abnegazione, porta avanti questi valori, primo fra tutti la libertà» ha detto il sindaco Anna Tanzi. «Gli alpini l'hanno sempre fatto e ne danno prova quotidianamente, anche oggi che la guerra si combatte su campi diversi». Il sindaco ha poi donato agli alpini una coccarda celebrativa dei 150 anni dell'Unità d'Italia: le penne nere saranno quindi i primi ad esporla, mentre altre saranno distribuite nei prossimi mesi in tutto il paese.
Se il capogruppo locale Pierangelo Arati ha ringraziato tutti i presenti e i collaboratori, Marazzi ha ricordato i fondatori e i benemeriti e sottolineato la devozione del gruppo per la Madonna, «grazie ai nostri "vecchi" Ettore Poggi ed Egidio Bossi che a lei si rivolsero per far sopravvivere gli amici Renato Bassi e Carlo Gobbi durante la campagna di Russia».
Come da tradizione, sono stati premiati i ragazzi delle scuole medie che si sono distinti per bravura. Quest'anno ben sei: Marta Brugnoni, Luca Cademartiri, Marilù Corti, Matteo Orsi, Marco Simone ed Alberto Torre. I bravissimi si sono così aggiudicati la borsa di studio dedicata all'alpino Franco Braghieri e la pergamena ricordo che è stata consegnata loro dalle autorità e dal vicesindaco di Ziano Rossana Fornasier, dall'assessore di Nibbiano Daniele Razza e dal consigliere provinciale Giampaolo Speroni. Dopo un pranzo comunitario e la consegna di un attestato alla famiglia Braghieri, la celebrazione è proseguita con una nuove esibizione della banda seguita dall'ammainabandiera, mentre per tutta la giornata è rimasto aperto lo stand gastronomico e la vendita delle caldarroste.

Cristian Brusamonti

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10/10/2010

In Santa Maria di Campagna gli onori ai quattro alpini caduti in Afghanistan

La messa delle "penne nere" piacentine e i messaggi di Reggi e Trespidi

Doveva essere il momento degli onori agli alpini che «sono andati avanti» come dicono nel loro gergo. Ai piacentini che non ci sono più, caduti in servizio durante la guerra o in tempo di pace, ma anche a coloro che, in congedo, hanno lasciato questa terra. La celebrazione di ieri pomeriggio, organizzata dagli alpini del Gruppo di Piacenza in Santa Maria di Campagna, si è invece ammantata di un dolore ancora tremendamente attuale. Quello per la perdita dei quattro militari italiani uccisi ieri in un agguato in Afghanistan, tutti appartenenti al Corpo degli alpini. Anche il sindaco Roberto Reggi ha voluto esprimere il cordoglio della comunità piacentina per le vittime del drammatico attentato. «Partecipiamo, con sincera commozione, al grave lutto dei familiari e del Corpo degli alpini. Questa ennesima tragedia, che colpisce al cuore il lavoro quotidiano dei nostri contingenti impegnati nelle missioni internazionali - commenta il primo cittadino in una nota - deve ricondurre le istituzioni e la società civile a riflettere, univocamente, sul valore della pace. E' con questa consapevolezza che rendiamo omaggio ai militari italiani caduti nello svolgimento di un servizio portato avanti con dedizione, coraggio e profonda umanità». Prima della cerimonia pubblica di inaugurazione della nuova piazza alla Cavallerizza (vedasi a pagina 12), ieri pomeriggio, è stato osservato un minuto di raccoglimento.
Cordoglio anche da parte del presidente della Provincia, Massimo Trespidi. «Gianmarco Manca, Marco Pedone, Sebastiano Ville e Francesco Vannozzi hanno donato la propria vita per portare la pace in territori afflitti dalla guerra - osserva in una nota -. A loro va tutta la nostra stima e riconoscenza. L'amministrazione provinciale onora il loro sacrificio e si stringe al dolore dei familiari e del Corpo degli alpini».

red. cro

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10/10/2010

Attacco dei talebani Uccisi quattro alpini

L'imboscata al convoglio italiano nella provincia di Farah

ROMA - Un attacco studiato nei particolari e portato da un alto numero di talebani con armi automatiche e ordigni nascosti sul percorso del convoglio italiano nella provincia di Farah. Così sono morti ieri quattro soldati italiani in Afghanistan. Avevano tra i 23 e i 32 anni. Sono rimasti feriti altri due militari di cui uno, il caporal maggiore Luca Cornacchia, di Lecce nei Marsi (L'Aquila), è il più grave, ma non in pericolo di vita. Le vittime erano a bordo di un blindato Lince distrutto da un ordigno nascosto sul ciglio della strada nel distretto di Gulistan, 200 chilometri a est di Farah, al confine con l'Helmand, roccaforte talebana.
Tutti in forza al settimo reggimento alpini di stanza a Belluno, inquadrato nella brigata Julia, hanno perso la vita il primo caporal maggiore Gianmarco Manca, di Alghero, 32 anni; il primo caporal maggiore Francesco Vannozzi, di Vicopisano (Pisa), 26 anni; il primo caporal maggiore Sebastiano Ville, di Siracusa, 27 anni; il caporal maggiore Marco Pedone, di Lecce, 23 anni. Oltre a Cornacchia, che ha telefonato alla moglie per rassicurarla sulle sue condizioni malgrado le gravi lesioni alle gambe, ha riportato lievi ferite anche Michele Miccoli di Neviano (Lecce), 28 anni.
Il convoglio era composto da 70 mezzi, di cui molti erano camion civili scortati dai Lince. L'attacco è scattato intorno alle 7,15 (9,15 ora afghana) mentre i mezzi stavano transitando nei pressi di un gruppo di case. Secondo quanto riferito dal ministro della Difesa La Russa il convoglio, che stava rientrando verso ovest dopo aver trasportato materiale per la base operativa avanzata di Gulistan, era già stato attaccato venerdì ma con pochi danni. Ieri invece il piano dei talebani è andato a segno. L'esplosione dell'ordigno - secondo la ricostruzione del ministro - è avvenuto «durante un conflitto a fuoco che è durato parecchio e che ha visto il coinvolgimento di un alto numero di insorti. I nostri militari li hanno respinti facendo fuoco anche sui camion civili rimasti nelle mani degli insorti dopo che gli autisti erano scappati». Secondo La Russa l'attacco «è stato portato da posizioni coperte, ed è possibile che ai bordi della strada ci fossero altri ordigni».
Quella esplosa era probabilmente una bomba a pressione, visto che i Lince sono dotati di strumenti elettronici per impedire l'attivazione di ordigni radiocomandati a distanza con radio o cellulari. Altissimo il potenziale, forse superiore ai cento chili, molto più potente rispetto a quelli normalmente usati dai talebani, che negli ultimi tempi - secondo fonti di intelligence occidentali - possono disporre di nuove mine di fabbricazione iraniana in grado di forare anche spesse corazzature. L'esplosione è stata devastante, il Lince, che probabilmente durante il conflitto a fuoco stava manovrando, è stato sventrato dall'onda d'urto, i quattro alpini uccisi sul colpo.
La procura di Roma ha aperto un'inchiesta e ha affidato gli accertamenti ai carabinieri del Ros. Sulla sicurezza dei Lince è ancora polemica. La senatrice Poli Bortone di «Io Sud» ha sollecitato La Russa a rispondere alle interrogazioni e sui ritardi nell'invio dei Freccia, più lenti ma più resistenti alle cariche esplosive.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso «cordoglio e sincera partecipazione al dolore delle famiglie delle vittime». Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha detto di essere «vicino alle famiglie come lo sono, ne sono sicuro, tutti gli italiani». Le salme dei quattro militari dovrebbero rientrare domani in Italia.

Paolo Carletti

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09/10/2010

Gruppo alpini, una storia iniziata nel 1963 all'insegna dell'amicizia e della solidarietà

sarmato - E' il 5 luglio 1963: parte da qui la storia del Gruppo alpini di Sarmato, con Lorenzo Ungaro, primo storico capogruppo affiancato dai soci fondatori Paolo Corti, Angelo Nini, Lino Villa, Antonio Ferrari e Antonio Zanotti. Erano il bar Corti e l'osteria Tacchini i luoghi di ritrovo degli alpini sarmatesi, con Palo Corti vero e proprio trascinatore dei compagni d'armi in quei lontani anni Cinquanta. Nel corso del tempo, il gruppo ha costantemente preso parte agli incontri, alle adunate irrinunciabili in ogni angolo d'Italia: il gagliardetto sarmatese campeggia immancabilmente sia all'Adunata nazionale che alla Festa granda. E' però la cena sociale il vero appuntamento che consente ai veterani e ai "bocia" di socializzare e rinsaldare un legame reso già di ferro da una divisa considerata al pari di una seconda pelle.
Parlando con gli alpini del piccolo paese della Valtidone, la cosa che emerge con maggior frequenza e che viene evidenziata con enfasi, è il grande spirito solidaristico che contraddistingue, da sempre, il gruppo. L'annuale castagnata benefica è solo un piccolo esempio delle tante azioni meritorie, delle iniziative benefiche messe in atto in questi anni. Il santurario della Beata vergine di Caravaggio, per citare un esempio, è stato per così dire "adottato" dal sodalizio, che ha partecipato sia dal punto di vista finanziario, che fattivo, alle opere di restauro. Un'organizzazione dunque fortemente legata ai valori della cristianità, che ha avuto in don Bruno Negri, cappellano alpino, un'autentica guida spirituale. Una figura rimasta nel cuore di tutte quante le Penne nere sarmatesi: al sacerdote venne addirittura conferita al Croce di guerra al valore militare, per quella partecipazione al sanguinoso conflitto nei Balcani nel corso della Grande guerra. Un Don sempre pronto ad accorrere in aiuto del prossimo, che fece parte di quel commilitone alpino che, nell'ex Jugoslavia, contò numerose perdite. Un pezzo importante dunque della storia del gruppo sarmatese che, nel 1993, è storia recente dunque, vive uno dei momenti di svolta: si costituisce l'Associazione Famiglia alpina sarmatese, creata con lo scopo di coinvolgere nell'attività amici e semplici simpatizzanti che condividono gli stessi ideali pur non essendo alpini. Una sede vera e propria nel cortile retrostante la parrocchia, per sancire in maniera ancor più chiara e netta, una condivisione di valori e ideali che, statene certi, proseguirà ancora a lungo.

tod.

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09/10/2010

Protagoniste le caldarroste

Stasera l'apertura degli stand, tanti gli appuntamenti

di CORRADO TODESCHI
sarmato - E' dunque giunta l'ora dell'orgoglio alpino sarmatese. La locale "Famiglia alpina", come ogni anno infatti, manda in scena uno degli appuntamenti che rappresenta un vero mix di tradizione, gogliardia, riflessione, preghiera e, perché no, buona tavola. Si parte quest'oggi, con il classico prologo che vedrà, nell'area antistante la sede del gruppo presieduto da Pier Angelo Arati, l'apertura degli stand gastronomici a partire dalle 19.00. Pisarei e fasò e picula ad caval saranno i piatti forti di una serata all'insegna del divertimento, della musica e del ballo liscio, con l'orchestra di Sante Marenghi ad accompagnare una lunga notte in cui, ovviamente, non mancheranno le vere protagoniste: le caldarroste. Una castagnata, quella organizzata dalle Penne Nere, divenuta, con il trascorrere degli anni, una sorta di rituale, un appuntamento fisso che, di fatto, segna il varo della nuova stagione. Gli alpini però sanno bene come trovare calore: vino rosso genuino e le canzoni del repertorio classico di un Corpo del quale non si fa parte, ma al quale si appartiene. E i momenti più toccanti, quelli che un vero alpino sente come gli istanti più intensi del raduno, si registreranno come sempre nella mattinata della domenica. L'alzabandiera delle 9.30 sarà il segnale al quale le Penne nere risponderanno presente con l'ammassamento nell'"area alpini" prima della sfilata per le vie del paese. Il corteo si sfilerà accompagnato dal Gruppo bandistico Don Orione di Borgonovo e, raggiunto il monumento dedicato ai Caduti, vi sarà il primo, toccante momento di preghiera. Gli alpini non dimenticano i proprio commilitoni, anche a distanza di tanti anni e non si tratta dunque di puri passaggi simbolici. Un raccoglimento totale che proseguirà successivamente nella chiesa parrocchiale, quando don Guerrino Barbattini, il sacerdote ed alpino don Federico Tagliaferri e il diacono Emidio Boledi, officeranno la santa messa delle 10.30. Anche in questo caso, momenti di riflessione e preghiera che il coro dell'A. N. A. Valtidone renderanno ancor più partecipati ed intensi. Il ricordo dell'alpino Franco Braghieri è poi, da anni, affidato al conferimento delle borse di studio agli studenti più meritevoli. Marta Brugnoni, Luca Cademartiri, Marilù Corti, Matteo Orsi, Marco Simone e Alberto Torre: sono loro i migliori dell'anno scolastico appena concluso nella locale scuola media.
A questo punto però, la festa può davvero ripartire, con tutti i crismi della sagra paesana. Con gli stand gastronomici funzionanti a pieno regime nel corso dell'intera giornata, si arriverà alla serata all'insegna, oltre che dei "basturnon", di un ultimo passo di di mazurka con l'orchestra di un fedelissimo della Castagnata alpina, come Alberto Calle.
 

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07/10/2010

sabato e domenica Consueta rimpatriata per rendere onore ai caduti, pregare e fare festa insieme. Ci sarà anche la banda

Sarmato, scatta l'ora dell'orgoglio alpino

SARMATO - (tode) Grandi scorte di castagne sono giunte a Sarmato e sono state depositate nella sede della Famiglia alpina sarmatese. Tutto pronto dunque per l'edizione 2010 della castagnata organizzata dalle penne nere del paese. L'appuntamento classico di inizio autunno è fissato per sabato: un piccolo antipasto che consentirà agli alpini di dare una prima "scaldata" al padellone sul quale verranno cotti con la consueta maestria i basturnò. Una serata all'insegna dunque delle caldarroste e della buona tavola con stand gastronomici funzionanti a pieno regime e ballo liscio. Alla sede alpina sarà l'orchestra di Sante Marenghi ad aprire le danze.
Per il gruppo presieduto da Pier Angelo Arati, però, sarà la domenica la giornata clou della manifestazione. Il raduno si terrà nello spazio attiguo alla chiesa parrocchiale: l'alzabandiera è fissato per le 9.30. Dopodiché è in programma una mattinata all'insegna della preghiera e dei canti della grande tradizione alpina. Con il corpo bandistico Don Orione ad accompagnare il corteo, gli alpini sfileranno per le vie del paese prima dell'omaggio al monumento ai Caduti. Gli alpini caduti saranno commemorati anche nel corso della celebrazione eucaristica delle 10.30. Saranno don Guerrino Barbattini, don Federico Tagliaferri e il diacono Emidio Boledi ad officiare la messa, accompagnata dal coro Ana Valtidone. Al termine saranno consegnate agli studenti più meritevoli della locale scuola media le borse di studio alla memoria dell'alpino Franco Braghieri.
Sarà dunque un'occasione di preghiera ma anche orgoglio, voglia di riabbracciare i propri commilitoni: la castagnata alpina è anche questo e, nel pomeriggio, spazio allora alla parte pagana dell'evento. Così, tra un basturnò ed un buon rosso, si arriverà al gran finale, sulle note dell'orchestra di Alberto Calle.

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03/10/2010

«La Festa Granda di Castelvetro è stato un momento di coesione»

Il grazie degli alpini ai consiglieri comunali

CASTELVETRO - (i. c.) Il gruppo alpini di Castelvetro, ringrazia ufficialmente il consiglio comunale per il sostegno avuto e dimostrato durante la 59 esima Festa Granda da parte di tutte le componenti. Il sindaco Francesco Marcotti ha letto nel corso delle comunicazioni all'inizio della seduta consiliare del 30 settembre, la lettera inviata dalle penne nere di Castelvetro, a tutti i consiglieri dei due schieramenti, per dimostrare ancora una volta come la manifestazione sia stata un momento di coesione sia da parte dei cittadini che da parte di tutte le rappresentanze politiche del territorio municipale, come ha riferito il primo cittadino stesso.

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02/10/2010

Caorso, "merenda" benefica con gli alpini: pronti trenta quintali di polenta e ciccioli

CAORSO - Domenica in compagnia con il gruppo alpini per gli amanti della polenta, dei ciccioli e del buon vino. In questo modo sarà possibile trascorrere il pomeriggio di domani, domenica, a Caorso in viale Martiri della Libertà, a partire dalle 16,30. L'appuntamento con polenta e ciccioli, il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza, è ormai una tradizione radicata, arrivata quest'anno alla trentesima edizione. Solitamente gli alpini rispolverano il paiolo per la seconda domenica di ottobre; quest'anno la "polentata" è stata anticipata per farla coincidere con i 90 anni di Elio Draghi, residente attualmente a Piacenza, ma fondatore e iscritto del gruppo di Caorso. La manifestazione segue rigorosamente i canoni dell'associazionismo alpino: la compagnia, meglio se intorno ad un tavolo, per cantare, ma anche per mangiare e bere, senza dimenticare la solidarietà. E' infatti tradizione degli alpini, forse uno dei reparti più popolari ed amati, finalizzare le loro manifestazioni ad iniziative di beneficenza: così è anche per le "penne nere" di Caorso, che destineranno i proventi della festa alle loro iniziative di aiuto. Il menù di domenica sarà rustico, ma gustoso: 30 quintali di polenta "menata" a mano, rovesciata su un tagliere del diametro di due metri, non prima, però, di aver aggiunto cipolle e ciccioli, tritati finissimi, e fatti soffriggere con buon vino bianco.
Leonardo Tomasetti

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01/10/2010

«Pinino suscitava amicizia»

Castelsangiovanni, collegiata gremita per l'addio a Politi

Castelsangiovanni - Centinaia di persone hanno gremito ieri pomeriggio la collegiata di Castelsangiovanni per rendere omaggio a Giuseppe Politi. Pinino, nome con cui tutti lo conoscevano, per mezzo secolo aveva venduto e riparato biciclette in un frequentatissimo negozio-laboratorio sulla via Emilia Piacentina che era diventato un punto di riferimento degli sportivi castellani. A lui si deve anche la costituzione una società ciclistica che portava il suo nome. E ieri, ad accompagnarlo nell'ultimo suo viaggio terreno, in una chiesa strapiena: familiari e parenti e tantissimi amici e conoscenti, rappresentanti di associazioni locali ed amministratori. Tutti raccolti, con commozione, attorno alla bara dell'87enne, figura molto conosciuta e stimata e che aveva legato il suo nome al ciclismo promuovendone la diffusione. Al punto che lo scorso anno aveva ricevuto il riconoscimento di Castellano dell'anno.
«Salutiamo oggi Pinino - ha detto nell'omelia il parroco monsignor Giuseppe Illica - il quale ha vissuto la sua vita non pensando soltanto a se stesso, ma anche e soprattutto incontrando il prossimo e la nostra presenza così numerosa oggi ne è la testimonianza. Pinino aveva il dono della convivialità e dell'accoglienza delle persone. Questa, insieme al servizio nell'ambito sportivo che ha reso a tutta la città, è stata la caratteristica che forse di più lo ha contraddistinto».
A vegliare il commilitone scomparso c'erano anche numerosi alpini. Giuseppe Politi, infatti, in guerra aveva prestato servizio come alpino ed era anche stato internato in un campo di lavoro. Ieri il suo cappello da alpino era appoggiato sul feretro assieme a una corona di rose bianche. In suo onore le penne nere hanno letto al termine del rito funebre la preghiera dell'Alpino e il coro degli alpini della Valtidone ha intonato un canto.
«Pinino aveva una capacità tutta sua - ha detto ancora il parroco - di creare attorno a sé un senso di amicizia. Ricordo bene come nel suo negozio ci fosse sempre qualcuno attorno a lui. Il suo è stato l'esempio di un cristianesimo che diventa incontro e condivisione con il prossimo».
Sul finire degli anni '40 Giuseppe Politi aveva avviato un negozio per la vendita e riparazione di biciclette sulla via Emilia Piacentina, in ingresso alla città. Quel negozio, oltre ad accogliere tanti sportivi, era spesso meta anche di volti noti del ciclismo dell'epoca. Nel 1951 aveva anche fondato il gruppo sportivo Politi, una società ciclistica che aveva continuato ad operare fino alla metà degli anni '90. Grazie a lui tanti castellani si erano avvicinati alla pratica sportiva e al mondo delle due ruote.
mar. mil.

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29/09/2010

il gruppo alpini, ottima riuscita della festa granda

Caro direttore, esprimiamo la nostra soddisfazione per la bella riuscita della "59ª Festa granda" organizzata per la parte conviviale e di intrattenimento in collaborazione con il locale Gruppo alpini. La Cooperativa ha messo a disposizione l'area del proprio parco gratuitamente per l'allestimento del "campo alpino" dove si è celebrata anche la santa messa e successivamente si sono tenuti i discorsi e i saluti delle autorità militari e civili; è anche motivo e orgoglio per la nostra cooperativa aver ricevuto attestati di stima riguardo al trattamento ricevuto.
Sia le autorità che hanno partecipato ai momenti conviviali che i tanti "alpini" ma anche semplici cittadini si sono complimentati per la qualità del servizio e dei cibi che sono stati cucinati egregiamente dallo " staff" della cucina. Vogliamo inoltre ringraziare il nostro personale che si è impegnato in modo encomiabile, e le altre persone che hanno collaborato, parte del Gruppo cucine feste estive e alcuni componenti di U. S. Castelvetro e Pallavolo.
Anche per merito di questo gruppo di persone il "campo alpino" ha funzionato a dovere permettendo di chiudere in bellezza una manifestazione che rimarrà nella memoria dei cittadini di Castelvetro per lungo tempo.

Il Cda della Coop

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28/09/2010

Cerimonia con il gruppo alpini a Macerato: «Metteremo i nomi dei Caduti sulla lapide»

Coli - Una celebrazione davvero toccante per i partecipanti alla deposizione della corona al monumento dei caduti, tenutasi a Macerato.
Ad organizzare la manifestazione è stato il gruppo alpini di Perino con lo scopo di ricordare le gesta di coloro che hanno dato la propria vita in nome della libertà.
Durante la manifestazione, alcuni cittadini hanno evidenziato il fatto che sulla lapide mancano i nomi dei Caduti. Come risposta, gli alpini si sono impegnati a ricercare negli archivi le informazioni e quindi di incidere i nomi dei giovani che hanno perso la vita durante la Resistenza.
La deposizione della corona d'alloro è avvenuta dopo la celebrazione della santa messa da parte del parroco di Perino, don Pietro Testa.
Alla manifestazione si è aggiunto anche il gruppo degli alpini di Mezzano Scotti.
Nel pomeriggio, grazie alla totale collaborazione della popolazione, i partecipanti hanno degustato alcune delizie tipiche della zona e l'immancabile buon vino piacentino.
Una manifestazione con i fiocchi, alla stessa stregua di quella tenutasi poco prima alla Pietra Parcellara, dove gli alpini di Perino hanno passato un memorabile pomeriggio assieme alla popolazione e ai rappresentanti comunali di Travo, Bobbio e Rottofreno, mentre a sorpresa sono stati raggiunti da Bruno Plucani, il presidente provinciale degli alpini.
Il prossimo incontro con le memorabili feste degli alpini, è previsto per il 2 ottobre a Perino in occasione della Grande castagnata.

Irina Turcanu

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27/09/2010

Borgonovo, tutti uniti nel segno degli alpini

La proposta: nucleo di protezione civile in Bassa Valtidone

Borgonovo - Gli alpini per tutti e tutti per gli alpini. Si è trasformato in un grazie a tutte le associazioni del paese il raduno delle penne nere di Borgonovo che ieri hanno festeggiato la loro festa annuale chiamando a raccolta i volontari dei sodalizi che in questi anni si sono dimostrati vicini alle attività promosse dagli alpini e con quelli che nei momenti di difficoltà, come in occasione del recente furto nella sede di Bruso, non si sono tirati indietro dando una mano. A tutti loro gli alpini di Borgonovo ieri hanno voluto dire grazie pubblicamente consegnando ai rappresentanti della Pro loco, Ex Allievi, Centro sociale pensionati, Allegra Combriccola, Amici dell'hospice e Aido una cartella con tre litografie che il pittore Franco Corradini ha realizzato per gli alpini. "Diciamo grazie - ha detto ieri mattina il capogruppo Piero Bosini durante le celebrazioni in piazza Garibaldi - ad ognuna di queste associazioni che, per quello che hanno potuto e a seconda del proprio ambito, ci hanno aiutato dimostrandoci fraternità". Alcune, come ad esempio la Pro loco, dopo il furto delle attrezzature dai locali di Bruso mise a disposizione i propri tavoli e le sedie che in parte sono poi stati donati agli alpini. Altre, come il centro pensionati, raccolsero somme di danaro da destinare agli alpini per poter riacquistare il materiale rubato. "Altre ancora - ha ricordato il capogruppo - ci hanno ad esempio aiutato nel progetto di ristrutturazione della sede di Bruso o nella raccolta fondi a favore dei terremotati di Paganica". Durante la mattinata il capogruppo ha consegnato le litografie degli alpini anche al sindaco di Borgonovo Domenico Francesconi "sia come rappresentante di tutti i borgonovesi cui oggi diciamo grazie - ha spiegato il capogruppo Bosini - ma anche per esserci sempre stato vicino in prima persona in tutte le nostre iniziative". Un grazie è andato anche alla parrocchia e a don Andrea Campisi che ha ritirato le litografie come segno di riconoscenza. Durante la manifestazione il capogruppo ha lanciato anche un proposta. "Perché non pensare alla costituzione di un nucleo di protezione civile in bassa Valtidone? - ha detto annunciando a breve una riunione informativa. "Un gruppo, quello degli alpini di Borgonovo - ha ricordato il sindaco Domenico Francesconi - che ha realizzato cose importanti come il recupero della chiesa di Bruso o l'aiuto a favore di Paganica e dell'hospice ma la cui opera principale resta quella di aver contribuito a fare di Borgonovo un paese unito da obiettivi comuni". La festa di ieri è stata animata dalla presenza della banda musicale Carlo Vignola di Agazzano e del coro alpini della Valtidone. "Un vanto - ha detto il vice presidente della sezione alpini di Piacenza Sesto Marazzi riferendosi al coro - che ha portato a collaborare tutti i gruppi della zona ed il cui esempio auspico sia ripreso anche a Piacenza".

Mariangela Milani

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22/09/2010

alpini stasera in consiglio comunale

travo - (nic.) Il Gruppo alpini di Travo sarà presente questa sera al consiglio comunale che prenderà il via alle ore 21. Il vice sindaco Roberta Valla li ha infatti invitati alla seduta pubblica per un ringraziamento ufficiale. Gli alpini di Travo hanno il merito di essersi prodigati nelle opere di manutenzione dell'asilo, comprando a loro spese l'impregnante da passare sul legno dell'edificio. Il gruppo non ha fatto mancare neanche questa volta la sua proverbiale disponibilità. L'ordine del giorno del consiglio conta di soli tre punti: due ratifiche di deliberazione di giunta con oggetto "variazione al bilancio di previsione annuale" e la salvaguardia degli equilibri di bilancio.

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20/09/2010

«E' stata veramente una "festa granda"»

Il commento del vicepresidente Valditara. Trespidi: «Commosso dalle penne nere»

CASTELVETRO - «E' veramente una festa granda». Questo il commento di Marco Valditara vicepresidente vicario nazionale dell'Ana, durante il suo discorso di saluto ai presenti nel corso della mattinata dell'ultima giornata della manifestazione di Castelvetro.
Ieri chi è intervenuto prima alla sfilata, poi ai momenti celebrativi al campo alpino di Croce Santo Spirito, ha vissuto un evento che rimarrà nella storia della Festa Granda, ma anche nella tradizione locale ed in quella personale.
Concorde con Valditara anche il presidente della Provincia di Piacenza Massimo Trespidi alla sua prima Festa Granda.
«Grazie per questa magnifica giornata - ha commentato Trespidi al campo alpino - sono commosso della passione civile e umana degli alpini. Siete un esempio straordinario di servizio, fratellanza. Siete un forte elemento di unione e coesione».
La numerosa presenza dei sindaci alla Festa Granda di Castelvetro ha anche evidenziato un altro aspetto che riguarda la normale routine della vita dei gruppi alpini: lo stretto contatto con le autorità locali.
«Le penne nere sono fedeli e rispettose con tutte le istituzioni - ha precisato Valditara - ma vedere così tanti sindaci qui, denota come gli alpini prediligano il rapporto con loro, in quanto rappresentano le comunità in cui i nostri gruppi operano».
Un saluto da parte di Valditara è andato anche ai reduci, icone del culto della memoria di cui gli alpini sono promotori.
«Ricordare il passato attraverso dei punti di riferimento - ha spiegato il vicepresidente vicario nazionale dell'Ana - come i reduci, ci permette di guardare al futuro con un insegnamento».
Se da un lato non è possibile cambiare il mondo, dall'altro ci si può attivare per migliorarlo ogni giorno, questo uno degli altri obiettivi virtuosi degli alpini, che ieri è emerso.
Proprio per sottolineare l'impegno costante anche di chi alpino lo è nel cuore, il vicepresidente vicario nazionale dell'Ana Marco Valditara ha consegnato al sindaco Francesco Marcotti una targa di riconoscimento, raffigurante gli alpini avvolti nella mantellina che vanno avanti nella tormenta.
«Le intemperie possono essere tante - ha concluso Valditara - ma gli alpini non si fermano mai e proseguono fronteggiando le avversità con forza e coraggio, a testa alta».

Ilenia Cirrone

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20/09/2010

Marcia trionfale di 4mila alpini

Penne nere da tutta l'Italia, la "stecca" al sindaco di Piacenza

CASTELVETRO - Le penne nere conquistano Castelvetro. Quattromila i partecipanti alla 59esima Festa Granda organizzata dal Gruppo alpini di Castelvetro in collaborazione con il Comune e la sezione Ana di Piacenza e 29 i sindaci piacentini, insieme al primo cittadino cremonese Oreste Perri ed al presidente della Provincia Massimo Trespidi, che hanno sfilato con i rappresentanti delle 20 sezioni Ana provenienti da tutto il Nord Italia e dalla Francia.
Raggiante il sindaco di Castelvetro Francesco Marcotti per la grande partecipazione dell'intera comunità cittadina. Ed al termine della mattinata il primo cittadino di Piacenza Roberto Reggi ha ricevuto insieme al presidente della sezione Ana piacentina Bruno Plucani la "stecca", perché la 60esima Festa Granda si celebrerà il prossimo anno nel capoluogo piacentino.
E a Piacenza si potrebbe svolgere anche l'adunata nazionale delle penne nere, nel 2013. L'Ana era presente con i suoi massimi livelli: il presidente nazionale Corrado Perona e vicepresidente vicario nazionale Marco Valditara, oltre al consigliere nazionale di riferimento Emilia Romagna Corrado Bassi e due reduci della campagna di Russia: la medaglia d'argento al valor militare Nelson Cenci, 91 anni residente nel Bresciano, e Carlo Vicentini, 92 anni, residente a Roma, del Battaglione Monte Cervino.
Un trionfo conclamato per il gruppo promotore di questo appuntamento che ha coinvolto tutto il paese, infatti sono stati numerosi i cittadini che si sono affacciati lungo le vie al passaggio del corteo e che ancor prima si erano recati in piazza Biazzi per l'alzabandiera.
La sfilata ha preso vita intorno alle 9 e 45 e il passo cadenzato era dettato dal ritmo della banda della sezione Ana di Piacenza, che ha accompagnato la parata per tutto il tragitto.
Sono arrivati da ogni parte del Nord Italia per dire «Io c'ero» alla 59esima Festa Granda a Castelvetro, infatti erano presenti le sezioni Ana di Parma, Reggio, Modena, Bolognese Romagnola, Brescia, Salò, Cremona, Lecco, Torino, Sondrio, Monza, Genova, Palmanova oltre che dalla Francia. «Grazie al capogruppo per l'impegno dimostrato - ha commentato Bruno Plucani durante il suo discorso al termine della messa al campo alpino in località Croce Santo Spirito - e grazie ai nostri reduci che hanno sfilato con noi sulla campagnola e che sono stati presenti per tutta la Festa Granda». Un grosso ringraziamento è andato anche a Marcotti. «Caro sindaco per gli alpini sei sempre una presenza costante - ha sottolineato Plucani - sia in occasione di avvenimenti come questo che in altri momenti, e oggi tu e il gruppo di Castelvetro avete dimostrato di essere una bella squadra, complimenti davvero». Ancor prima Marcotti aveva espresso la sua soddisfazione per aver visto realizzarsi la speranza che il grande incontro degli alpini potesse trasformarsi in «una giornata indimenticabile» per tutto il paese.
«Sono onorato di ricevere la stecca - ha commentato il sindaco Reggi - anche perché la 60esima Festa Granda cade nell'anno della celebrazione dei 150 anni dall'unità d'Italia e si dice che Piacenza sia stata la prima a dire di sì a questa unione». E siccome essere alpini significa avere anche un grande cuore e vedere nell'altro il fratello, sul finire delle celebrazioni il presidente della sezione piacentina Plucani ha consegnato due assegni a Fabian Schumacher e Luca Sacchelli quale contributo da parte della fondazione Govoni a sostegno delle iniziative umanitarie di cui i due rappresentanti sono promotori: il pediatra tedesco Fabian Schumacher vive a Castelvetro e in Africa segue un progetto dell'associazione Medicus Mundi, mentre Sacchelli è impegnati nel sostegno dell'ospedale di Chirundu, nello Zambia.
Ilenia Cirrone

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20/09/2010

Ultimo saluto a Dino, uno dei fondatori della sezione degli alpini di Pecorara

Pecorara - La piccola frazione di Caprile di Pecorara ha salutato per l'ultima volta Dino Alabastri, l'alpino che oltre sei decenni fa fu tra i fondatori della sezione delle penne nere di Pecorara. Proprio per questo motivo solo qualche mese fa, in occasione di un raduno, i suoi compagni alpini gli avevano tributato un omaggio speciale che era stato consegnato ai familiari di Dino Alabastri durante una cerimonia pubblica. Classe 1915 Dino Alabastri era orginario della piccola frazione dell'alta Valtidone, Caprile di Pecorara, dove ha sempre vissuto e dove ha sempre lavorato come agricoltore. Arruolatosi nel terzo reggimento alpini, ai tempi della Seconda Guerra Mondiale fu mandato a combattere durante la campagnia di Albania. In seguito fu inviato ad operare anche nella zona di Torino e in Francia, a Mentone. Tra i tanti ricordi di quegli anni duri e spietati Dino Alabastri ripeteva spesso di come al termine della guerra fosse dovuto ritornare a casa a piedi, compiendo un lunghissimo ed estenuante viaggio fino al suo paese natìo in alta Valtidone. Una volta ritornato nella sua amata terra Dino Alabastri non si è più mosso da Caprile, dove ha vissuto e lavorato come agricoltore. Nonostante questo non ha mai dimenticato la sua esperienza come alpino, tanto che nel 1947 fu tra i fondatori della sezione alpini di Pecorara di cui era il componente più anziano. La scorsa primavera ai suoi familiari era stato consegnato un riconoscimento pubblico con cui gli alpini rendevano grazie all'anziano compagno. Rimasto vedovo diversi anni fa Dino Alabastri lascia i figli Egidio e Piero. Durante la messa funebre, celebrata l'altro pomeriggio da monsignor Mario Dacrema nella chiesa di Caprile, la salma dell'anziano alpino è stata omaggiata da un picchetto degli alpini e dei Combattenti e reduci che hanno accompagnato Alabastri durante il suo ultimo viaggio fino al cimitero del suo paese natìo dove riposerà per sempre.

mar. mil.

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19/09/2010

«Ricordiamo la lunga fila di giovani che abbiamo lasciato nella steppa»

CASTELVETRO - «Gli alpini sono quelli del fare più che del parlare», ha esordito nel suo discorso Francesco Marcotti, sindaco di Castelvetro, ringraziando il gruppo locale e anche la popolazione che ha partecipato attivamente alla 59esima Festa Granda degli alpini esponendo il tricolore sui balconi e alle finestre delle case lungo le vie del paese. Gli alpini di Castelvetro hanno lavorato sodo per la riuscita della manifestazione, impegnandosi fino allo stremo perché tutto fosse ad hoc, poiché oltre ad essere la prima volta che si celebra la Festa Granda in questo paese, ricorre nel 2010 il 50esimo anniversario della fondazione del loro gruppo. Per suggellare la doppia valenza dell'evento l'amministrazione, com'è ormai tradizione in occasioni di riconoscimenti ad associazioni importanti per il paese, ha voluto regalare al gruppo locale un piatto decorato a mano da un artista piacentino. «E' sempre un onore avere tra noi dei reduci, del calibro di Carlo Vicentini e Nelson Cenci», ha sottolineato Bruno Plucani, presidente della sezione Ana di Piacenza, introducendo gli interventi dei due alpini sopravvissuti alla seconda guerra mondiale. «Non dovete vederci come degli eroi o dei mostri sacri - ha sottolineato Carlo Vicentini nel suo breve discorso - Siamo i superstiti di una nidiata di giovani che non hanno avuto la fortuna di poter tornare a casa, e non hanno avuto la loro giovinezza perché sono stati mandati a fare la guerra». E il brillante ultranovantenne ha spiegato come dietro la loro presenza ci sia una fila di ombre: quelle dei caduti, a cui deve andare la memoria e il riconoscimento. E sulla stessa linea - la consapevolezza che l'essere ancora in vita è una grazia ricevuta - l'intervento di Nelson Cenci, medaglia d'argento al valore militare. «A ciascuno di noi è riservata una misura di tempo che nessuno conosce - ha spiegato Cenci - In questi momenti mi viene in mente la lunga fila di uomini che abbiamo lasciato nella steppa e mi sembra di rivivere quel 18 gennaio 1943 quando Don Gnocchi ci impartì quella benedizione che ci ha accompagnato per tutta la vita».
Poi c'è stato il conferimento dei riconoscimenti da parte del gruppo locale alpini al sindaco Marcotti, al vice Carlo Bossi, al comandante dei carabinieri di Monticelli, Vincenzo De Luca, ed ai capigruppo che si sono susseguiti alla guida degli alpini di Castelvetro, oltre che ai due artisti in erba Serena Parma della 5D delle elementari locali e Filippo Scazzina 1 E delle medie di Castelvetro, che hanno realizzato i disegni più significativi sulla manifestazione.
 

Ile. Cir.

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