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21/10/2019 - Libertà

Veci e bocia al raduno di Piacenza I loro valori adesso cercano eredi

emoria, solidarietà e fedeltà: sono questi i valori degli Alpini - dice Santamaria - oggi qui rappresentati dalla bandiera, dai sindaci, dall’esercito e dalle sue medaglie perché, se siamo qui, lo dobbiamo anche a chi ha lottato per darci la libertà». Passato e futuro cercano un collante perché la memoria che piace agli Alpini è viva e si traduce nell’impegno concreto a costruire, giorno per giorno, la pace e un mondo di migliore. Un’eredità importante che le Penne Nere vogliono affidare ai giovani anche attraverso la naja. Nella sfilata che ieri ha entusiasmato Piacenza, avanza lo striscione con su scritto “Con coraggio vogliamo il ripristino della leva”. Una richiesta accolta da un tripudio di applausi. Sfila l’orgoglio alpino, sfilano 100 anni di storia. Molti volti abbronzati di chi vive e ama la montagna. Sfila la simpatia che stempera la solennità del momento. Gli Alpini si scambiano il “cinque” con i bambini. Accompagnati da genitori e nonni ci sono tanti ragazzi che assistono a questa festa di popolo capace di suscitare autentica emozione. “Veci e bocia” si legge su un altro striscione, a riproporre il tema caro di un’identità che accomuna diverse generazioni. «Sa che cosa c’è? Che io non mi sento l’età che ho - dice un anziano alpino in piazzetta Plebiscito - e quando c’è da andare o da fare qualcosa di utile ci sono». Poco distante da lui un bambino sulle spalle del papà indossa il cappello con la penna nera e sventola un piccolo Tricolore con su scritto W gli Alpini. L’atmosfera è calda, spunta qualche lacrima al passaggio dei reduci, memoria vivente del sacrificio. Vederli è un tuffo al cuore: vorremmo abbracciarli. Sono a bordo di mezzi americani del ‘43 e un ragazzino li applaude rapito dallo spettacolo. Dall’altoparlante il fantastico speaker del Raduno dona perle di storia e solidarietà. I giovanissimi sentono parlare del passato ma anche di migliaia di ore di protezione civile, di migliaia di pigotte per l’Unicef e del grande cuore piacentino con la scuola scalabriniana in Albania. Percepiscono, a pelle, che c’è davvero tanto dietro e dentro questa sfilata. Lo dimostrano anche gli Alpini che sfilano in carrozzina a testimoniare la voglia di fare il bene, sempre e comunque. Stamattina, nelle sede degli Alpini al Daturi, alcuni liceali piacentini andranno a “lezione” dal capogruppo Ana di Piacenza Gino Luigi Acerbi. Sono i ragazzi che, nei giorni scorsi, erano stati coinvolti nella cerimonia dell’alzabandiera. Si sono incuriositi, vogliono saperne di più del Tricolore, degli Alpini e di cento anni di storia delle Penne Nere. E’ un segnale di speranza. Forse il passaggio di testimone c’è già stato.

Paola Romanini

 

Cori e brindisi nella lunga notte degli alpini La piazza partecipa e canta anche in dialetto

La conquista della piazza è compiuta quando attaccano a suonare, a ritmo di marcia, “T’al dig in piasintein”. Basterebbe quello: l’inno della piacentinità di ieri e pure di oggi cantato a gran voce da tutti i presenti davanti al maestro Edo Mazzoni che con piglio sicuro guida i “suoi” musicisti. Ma in piazza Cavalli il sabato sera del raduno del secondo raggruppamento alpini è anche altro: è il banchetto che alla mattina traboccava di cappelli con la penna nera e a sera invece ne ha ancora sì e no una decina, è la goliardia dei canti ad ogni angolo, è il quadrilatero della piazza così pieno di gente che non ce ne sta altra, è la fatica dei baristi, anche quelli più abituati a gestire le folle, che spillano ormai per inerzia le birre sopraffatti dal caos. Ma poi è soprattutto il carosello delle fanfare: a palazzo Gotico le ultime note dell’inno di Mameli suonato dall’ottima fanfara della brigata alpina Taurinense dà il “tana libera tutti” alle tre bande assestate in piazza Duomo, in piazza Borgo e a barriera Genova. Basta un segnale, presumibilmente uno squillo o un messaggio, ed ecco che tutte partono: la prima ad arrivare è quella partita all’ombra del Gotico, la fanfara di Pontedellolio guidata da Mazzoni. A ruota la banda di Agazzano di Antonio Quero e la fanfara della Val Camonica si fanno largo tra la folla. Brave lo sono tutte, ma la formazione pontolliese sbaraglia: Mazdig in piasintein” la piazza si mette a cantare in dialetto. La conquista è fatta. La banda di Agazzano si infila sulla scia dell’entusiasmo e propone i “classiconi” del repertorio bandistico: “Zum zum zum”, “Maramao perché sei morto”, “Pippo non lo sa”, “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù” si susseguono per cedere poi la parola, pardon la piazza, alla fanfara della Val Camonica guidata da Tino Savoldelli coi suoi inni, il suo “Silenzio” istituzionale e il suo passo marziale. “Evviva, evviva il corpo degli alpini” cantano i piacentini, tutti senza distinzione, prima di mettersi sull’attenti alle prime note di “Fratelli d’Italia”: il carosello delle fanfare non poteva chiudersi che così , con l’inno di Mameli eseguito dalle tre formazioni e cantato dalla piazza conquistata nel nome delle penne nere. Il resto è festa: brindisi, cori, risate e convivialità prima di sfilare la domenica.

Betty Paraboschi

 

Folla e affari in pieno centro ma piange il resto della città

Bar e ristoranti affollati in piazza Cavalli e dintorni. Affari inferiori al previsto nelresto del centro storico. Il maxi raduno stavolta non ha accontentato tutti. La delusione ieri serpeggiava in piazza Duomo e strade limitrofe. Ma il malumore covava già da sabato mattina per il trasloco del mercato. Claudio De Tullio, titolare del “Clod caffè” in via Legnano, sbotta: «Non si possono creare piazze di serie A e piazze di serie B. Noi abbiamo offerto un servizio tenendo aperto la domenica, peraltro dopo un sabato fiacco, e ora la delusione è forte. Qui non è passato nessuno. Piazza Duomo è un gioiellino, meritava di essere coinvolta meglio». Pure Massimiliano Ferrari, titolare di “Degustazione Legnano”, si apettava qualcosa di più: «Abbiamo tenuto aperto apposta per gli alpini, purtroppo qui in via Legnano siamo rimasti esclusi. La festa del 2013 si conferma inarrivabile, noi non c’eravamo ancora, ma il precedente titolare aveva visto ben altro movimento ». Paolo Lucchini, dietro il bancone del “Caffé dei Cortesi” di via Roma, si dichiara «soddisfatto» dell’apertura domenicale per le penne nere, un po’ meno del weekend «senza mercato». Le bancarelle spostate sul Pubblico passeggio, a detta di molti, sabato mattina avrebbero finito per svuotare il centro storico. La conferma arriva dagli stessi esercenti di piazza Cavalli, cuore pulsante della festa alpina. «Male venerdì sera, benissimo sabato sera e bene la domenica. Sabato mattina ha pesato l’assenza del mercato », riassumono Sabrina Bertè e Nicoletta Fiorani titolari del “Dado Bar”. Sorride Predrag Vojvodic, per tutti Cune, titolare del “Barino”: «Siamo stati fino all’ultimo con l’incognita del meteo e delle presenze, alla fine è andata bene. Sabato sera, soprattutto, qui è stata una lunga notte di festa gioiosa e senza eccessi». Il centro si è svuotato subito dopo la parata di ieri suscitando ulteriori perplessità. Stavolta, a differenza del 2013, i gruppi organizzati in pullman hanno lasciato la città all’ora di pranzo per raggiungere i ristoranti alle porte di Piacenza, in grado di accogliere comitive di 100 - 200 persone.

Michele Borghi

Gli alpini di Bergamo scoprono i sapori della nostra provincia

Piacenza “salotto” in cui gli alpini sono stati davvero accolti come in famiglia. Parola di Giuseppe Ferrari, presidente della sezione Ana di Bergamo, che ieri, terminata la sfilata del Secondo raggruppamento, ha pranzato con 200 dei “suoi” alpini alla trattoria Rio Verde di Due Case. Bergamo, che è la seconda sezione Ana più numerosa d’Italia dopo Brescia, ha partecipato al Raggruppamento con 700 penne nere. «L’organizzazione di Piacenza è stata ottima – ha osservato il presidente Ferrari - si sono superati e ci siamo trovati benissimo. Sabato ho partecipato alla riunione a Palazzo Farnese. Avevo già conosciuto quel luogo all’adunata 2013, ma è stata una riscoperta. Piacenza è stata molto accogliente, è un salotto e si sta molto bene. La gente è accogliente: quando abbiamo sfilato per andare a messa in Cattedrale, ho visto una grande partecipazione che non ho mai visto prima. C’era tante gente di Piacenza, significa che i piacentini tengono agli alpini». Un’organizzazione impeccabile come quella del pranzo nel locale di Fabrizio Ponticelli a Podenzano – il padre Franco è alpino doc - con oltre dieci tra camerieri, cuochi e collaboratori al banco bar, proponendo salumi, primi piatti, arrosti, vini piacentini. «L’organizzazione del pranzo è stata impegnativa – hanno commentato Ponticelli e i suoi collaboratori -, ma con gli alpini va sempre tutto bene». Da Bergamo a Podenzano passando per Vigolzone. Il collante è stato il gruppo di Vigolzone, ed in particolare il capogruppo Matteo Ghetti, legato da amicizia decennale con Alessio Granelli, referente Ana Bergamo della Federazione internazionale dei soldati della montagna. Entrambi si sono ritrovati in questa occasione. «Sono stati due giorni di grande impegno – ha detto Ghetti che ha prestato tempo e competenze anche nel servizio d’ordine -, ma è sempre ripagato dall’amicizia con tanti alpini e dall’affetto della gente». _Np

 

I 40mila alpini chiedono la naja Sfilano orgoglio e grande cuore

“Salviamo i boschi dal fuoco”, “Amico degli alpini, onore con il cuore”, “Ora come allora, un secolo di percorso solidale”, “Fatti, non parole”, “Basta guerra”. E poi gli striscioni più applauditi al loro passaggio: quelli che ricordano la Julia, mamma roccia, don Carlo Gnocchi e i fiori selvatici di montagna, il capitano Pietro Cella. Ma soprattutto l’appello “Più coraggio, vogliamo il ripristino della leva” diventa esultanza in largo Battisti, fino all’arrivo dell’arrivederci a Rimini 2020 e l’invito a un moto perpetuo, un guizzo dal cuore: “Vogliamoci bene”. Sono i valori che circa 40mila alpini hanno fatto marciare dal polo di mantenimento pesante di viale Malta fino a superare piazza Cavalli. «Trasformiamo un ricordo in memoria viva», hanno detto emozionate le Penne nere arrivate da Lombardia e Emilia-Romagna al raduno del secondo raggruppamento. Veci e bocia, e “L’impegno continua” si legge sul retro delle loro magliette. «Non è una semplice ripetizione di schemi celebrativi, ma la conferma dell’attualità dei valori di umanità, solidarietà, condivisione», ha sottolineato il prefetto Maurizio Falco, dal palco del polo sulle cui mura farnesiane (occasione eccezionale per vederle) è sventolato il Tricolore. «Gli alpini sono fili preziosi, consentono di tenere insieme il tessuto di una comunità che rischia di sfilacciarsi sotto gli strappi di una intemperie internazionale, che mescola culture, economie, alleanze ». Il prefetto ha parlato di un «scivoloso presente»; ha citato le ore difficili della Brexit, la recrudescenza del conflitto tra Catalogna e Spagna, le proteste violente a Hong Kong, ma anche «modelli tecnologici forse troppo utilitaristi». L’appello è a «non trasformare il confronto in conflitto», all’ «intelligente generosità», con un obiettivo che è poi senso del raduno: «Impegnarsi a spiegare ai nostri figli quello che potremo essere domani». Onorata la sindaca Patrizia Barbieri, anche presidente della Provincia, nel salutare le migliaia di Penne nere arrivate nella “cittadella militare” di viale Malta già dalle 8.30. «Mi sono domandata spesso quali fossero le parole giuste per rendere omaggio ai valori di cui vi fate interpreti, quotidianamente, con il vostro spirito di servizio nei confronti della collettività. Ho scelto allora di parlarvi con il cuore, per rispetto alla semplicità, all’immediatezza, all’umanità con cui, da sempre, mettete amore nel vostro impegno. Spesso, il vostro ruolo prezioso è il pilastro semplice e forte di una quotidianità silenziosa, che pochi giorni fa ho avuto il piacere di conoscere grazie a don Emidio Boledi, premio “Alpino dell’Anno”». Una volta indossato il cappello, si è alpini per sempre: «Permetteteci, allora, di esserlo per un giorno insieme a voi», ha incalzato la sindaca. «A muoverci è la necessità di potersi specchiare nel volto migliore di quell’identità collettiva che ci insegnate a preservare ». E l’assessore regionale alla Protezione civile e alla montagna Paola Gazzolo: «I valori degli alpini servono a ricostruire soprattutto le certezze e il tessuto sociale, donando un valore condiviso».

 

Ferlisi e l’onore del labaro «Penso a mio nonno tornò dal gelo di Russia»

Sergio Ferlisi, cravatta rossa e penna nera sul cappello, si trova a fianco del palco d’onore e con la mano lancia un bacio a Fabiana, la sua compagna che è in piedi dalla parte opposta della strada e che ha in braccio la cagnolina Maia, vestita di tricolore. I loro sguardi e le loro parole si congiungono a intermittenza, schivando gli alpini che nel mezzo sfilano marciando. Ma questo avviene dopo. Prima c’è l’attesa in cui Fabiana spiega il suo entusiasmo. «Siamo qui perché il mio ragazzo, Sergio, porta il labaro nazionale », dice prima di introdurre Enrica, che di Sergio è la sorella e lo è un po’ anche degli alpini come corpo. «Veniamo da una famiglia di penne nere - racconta Enrica - sia mio padre sia mio nonno lo sono stati. E, posso dirlo, un po’ ci sentiamo tali anche noi». Sergio Ferlisi, di Pianello, ha dunque portato il labaro nazionale al fianco del presidente dell’Ana Sebastiano Favero. «Ho provato soddisfazione ed emozione» ha commentato Sergio, la cui famiglia conserva con lui la tradizione. «Penso a mio nonno - dice - l’ho conosciuto poco, quando ero piccolo, ma ne serbo il ricordo. Era della classe 1913 e ha combattuto in Russia e in Albania. In Russia è stato fatto prigioniero, raccontava come nei campi di concentramento gli gelassero le orecchie. Riuscì fortunatamente a tornare». La città è animata, le braccia della folla e il vento fanno a gara ad agitare le bandierine tricolori. Parenti, amici, curiosi e amanti delle penne nere sono assiepati già di buon mattino lungo il tragitto che porterà le 19 sezioni in Piazza Cavalli. Chi fa gruppo, chi è solo, chi in ritardo, perché tanto sa che, tra altri alpini, un alpino il posto lo trova sempre. Santino Valsecchi, della sezione di Luino, è in piedi in via Sant’Antonino. Ha avuto un contrattempo nell’albergo in cui risiedeva e non è riuscito a raggiungere il polo di mantenimento per la partenza. «Ho fatto il servizio a Vipiteno - dice guardando l’orizzonte per cogliere l’arrivo dei “suoi” - era la fine degli Anni Sessanta, anni di tensione e terrorismo. Mi ricordo che la nostra attenzione era rivolta al presidio di tralicci, dighe e stazioni ferroviarie». Passa la sua sezione e Santino si confonde con gli amici. Antonio Bolzoni e Luigi Ratti sono in bicicletta, si unisce a loro Cesare Benedetti. Sono gli alpini del Circolo culturale quartiere 4. «Siamo molto contenti, non potevamo mancare». Un’amica aggiunge: «Questa è l’Italia migliore, più onesta». E Cesare fa notare: «Anche il mio vecchio era alpino». C’è un filo conduttore che non si limita a unire generazioni, ma germoglia allargando la famiglia. Un nutrito gruppo di Artogne, sezione Valcamonica, con mogli e figli rigorosamente con penna nera, attende la sfilata. «Non perdiamo occasione per partecipare a questi appuntamenti», affermano mostrando il manifesto dell’adunata nazionale del 2020 a Rimini. E poi ci sono le donne di età diverse - «Attendiamo i nostri mariti » dicono dalla sezione di Monza e Brianza - quelle donne cantate dai cori alpini che, di lì a poco, si alzeranno dai locali della piazza.

Filippo Lezoli

 

Sui mezzi d’epoca gli “alpinissimi” del ‘20 «La vita è dura ma abbiamo fatto la pace»

Sono gli “alpinissimi” di Giovannino Guareschi. Quando i mezzi militari d’epoca escono da viale Malta la gente li applaude più forte, e un bimbo insegue la camionetta dicendo “Nonno, nonno, sono qui”. Loro però, i reduci della seconda guerra mondiale, i ragazzi degli anni Venti cui la guerra ha portato via la gioventù, sono i nonni di una società che rischia di dimenticarsi tutto. Sono quelli per cui, al loro passaggio, ci si alza in piedi, pensando all’Italia libera che loro, bambini, non hanno conosciuto. «Sono stato lontano da casa, da Ferriere, 48 mesi. Sa cosa vuol dire?», chiede Barbieri Antonio, classe 1920, mentre lo sguardo si perde tra le migliaia di persone e Penne nere nel polo militare. No, oggi non lo sappiamo più cosa voglia dire inseguire una guerra che con la povera gente non c’entrava nulla e farsi mesi e mesi di battaglie. «Io ero in Montenegro. Ero in Albania, anche. La guerra... la guerra è brutta, la guerra fa male. Insegna, certo, ma fa male. Sono stati anni terribili», prosegue Antonio. Tra pochi mesi compirà cento anni a Ferriere: è una biblioteca vivente, come lo sono gli altri reduci, i veterani. «Io mi sono salvato perché facevo l’autista al comando. Pensi, quando ho rivisto per caso a Pianello dopo decenni il mio capitano, diventato generale, lui mi ha subito riconosciuto. Un onore», ricorda commosso Luigi Fellegara di Castelsangiovanni, alle soglie dei 90 anni e ancora pronto a camminare sulle sue gambe da alpino, al fianco del mitico Enrico Badavelli, sempre castellano. Eligio Everri è arrivato ieri mattina puntualissimo con il figlio Daniele, che dal padre ha ereditato il sentirsi alpino tanto da guidare oggi la sezione di Travo: «Oggi è una giornata di ricordi. Non capita tutti i giorni di incontrare persone della mia età», ha detto Eligio, partigiano sulla strada tracciata da Italo Londei, reduce del Montenegro e di Albania, miracolato scampato solo per un gioco del destino alla fucilazione in piazza San Francesco a Bobbio. “Sei un alpino, avrai mica paura di morire?”, gli dicevano in guerra. Ricordi, che oggi però restano negli sguardi umili e coraggiosi degli alpini. Come Antonio Ferrari, nato ad Aglio di Coli, classe 1922, deportato in Germania dopo l’8 settembre del 1943. «Lavoravo in una fabbrica. In teoria, sono stato “fortunato”, perché mi hanno dirottato sul fronte francese, prima della prigionia, quando invece ero stato destinato alla Russia». Antonio ha chiesto subito ai familiari di poter essere al raduno, appena ha saputo, un anno fa, che stava per essere organizzato. Voleva esserci. «Perché i nostri reduci sentono questi eventi davvero come una parte di loro stessi. Pensano agli alpini andati avanti, agli amici che non ci sono più. E sono sollevati nel sapere che il loro valore non venga dimenticato, anche se tutto è diverso rispetto a quando erano giovani loro». Tra gli instancabili c’è Bruno Silva dalla Valchero, reduce di Jugoslavia, prigioniero in Germania dove per mesi e mesi venne mandato in miniera o a sgomberare le macerie dopo i bombardamenti: «Ho fatto fatica ad ammucchiare questi 95 anni e ora li tengo bene, ho ancora la patente», sorride. «Sono contento oggi, che bella giornata... Ai giovani vorrei dire di avere coraggio nel pensare con fiducia al futuro. La vita è dura, ma noi abbiamo fatto la pace». Elio Draghi ricorda con orgoglio quando fondò la sezione Alpini di Caorso. Ha quasi un secolo di vita e se gli si chiede cosa voglia dire essere alpini risponde sorridendo: “Un corpo solo”. Amicizia, onestà, solidarietà. E pure senso dell’ironia. Anche se il passato fa male, è una cicatrice profonda: «Quando sono tornato dal campo di concentramento in Germania pesavo 34 chili. Per fortuna, su quattro fratelli, siamo tornati tutti dalla mamma». Lo dice Eugenio Rossi, arrivato da Bergamo, dove è nato nel 1924. Si è fatto chilometri e chilometri per non mancare. «Siamo alpini, lo saremo sempre»

Elisa Malacalza

 

«Piacenza è una città bella da raccontare»

Professore di filosofia, psicoterapeuta e analogista, Angelo D’Acunto è la new entry tra la squadra di speaker (gli altri sono Manuel Principi e Tiziano Tavecchio) dell’Associazione nazionale alpini e il raduno del 2° Raggruppamento è il suo esordio ufficiale a Piacenza. Ha “il pallino” della cultura e Piacenza lo ha potuto ascoltare sabato pomeriggio, in cattedrale, in una precisa mini-lezione sulle origini della città e della chiesa madre, dal pulpito, appena prima della messa episcopale. Ieri, con la sua voce, dal balcone del Circolo dell’Unione, ha accompagnato la chiusura del raduno. «I complimenti vanno fatti alla cattedrale di Piacenza che è veramente bella ed è un piacere raccontare così come questa città - dice -. Forse non sempre noi poniamo attenzione alle cose belle che abbiamo intorno e la vostra cattedrale, che è la più grande delle cattedrali di questa terra, merita davvero un’attenzione particolare». «Noi alpini siamo molto concreti - riflette sul dna delle penne nere - però abbiamo dentro una tradizione culturale che cerchiamo di portare avanti. Come dice Tommaso d’Aquino, “la bellezza è lo splendore della verità”, chi è più vero di noi alpini che ci raduniamo per stare insieme ma anche per fare del bene agli altri ». Piacenza lo ha piacevolmente sorpreso e non solo per i piacentini: «È un raduno molto positivo, ho visto la cattedrale stracolma, tanta gente in strada, un bambino di colore che mi ha fermato e ha voluto fare una foto insieme a me; è la dimostrazione di come la semplicità degli alpini alla fine sia passata». _fri

 

Ad allietare il rancio il sousafono da Sorisole

Lo voleva tantissimo John Philip Sousa, modificando l’helicon e il basso tuba: il sousafono da cui ha preso il nome si è fatto così strada decenni dopo - un secolo e più dopo, precisamente - a Piacenza al raduno del secondo raggruppamento alpini. Il suo suono caldo ha avvolto tutta la banda alpina di Sorisole, in provincia di Bergamo, e si è sentito forte e chiaro anche al rancio del pranzo, tra piazzetta Plebiscito e piazza Cavalli, dove la formazione musicale ha intrattenuto i presenti, tra una salamella e un piatto di pizzoccheri, con i canti tipici e l’allegria delle Penne nere. Oliviero Agazzi suona il sousafono, strumento basso della famiglia degli ottoni, da ben 45 anni, spiega, attirando lo sguardo dei curiosi. Lo suona da quando era poco più che un bambino, e non è uno strumento semplice: «Non mi pesa, ci sono abituato. Siamo qui a Piacenza e ne siamo felici, è stata una bella giornata». La banda bergamasca nacque negli anni Venti dall’idea di tre fratelli, Pietro, Luigi, Giovanni Baggi. All’esordio nel 1927 suonarono in 14, con 500 lire date come contributo dalla Cassa Rurale. Oggi, come le bande piacentine, è prioritario l’impegno per la trasmissione dei saperi alle future generazioni. _malac.

 

Tra l’inno di Mameli e le preghiere ad Allah

«Mi piace questa festa e noto che ci sono molte persone anziane, è molto bello che ve ne prendiate cura. Noi in Senegal di anziani non ne abbiamo così tanti». È la riflessione a caldo di un piacentino acquisito: il senegalese Malick Cisse Elhadj. Con la tradizionale tunica bianca dagli orli ricamati, spicca tra il pubblico assiepato in piazza Cavalli per assistere alla sfilata. Lavora in fabbrica e racconta di essere a Piacenza ormai «da molto tempo ». Malick riconosce il ruolo degli anziani essendo la categoria un punto di riferimento storico nella vita sociale africana. Non si aspettava di vederlo riconosciuto anche qui da noi. Con le mani dietro alla schiena, mentre gli alpini “veci e bocia” sfilano, snocciola i grani di un rosario. Ma che fa? «Come loro (gli alpini) manifestano le loro idee, io prego Allah. Tutto qui». È un misbaha, il rosario dell’Islam, nella versione da 33 grani più uno. Ogni grano rappresenta uno dei nomi di Dio (Allah), nomi attraverso i quali il musulmano medita il mistero divino. Lo si rivede inconsapevolmente sull’attenti, anche durante l’inno di Mameli, con gli occhi rivolti al tricolore. «Stavo zitto? È vero, ma è perché non conosco le parole, sennò avrei cantato anch’io». _fri

 

La stecca a Lecco ma il tricolore non vuole scendere

Niente da fare. L’alpino in armi prova prima con le buone, poi strattona un poco la corda nella speranza che si sblocchi mentre la fanfara della Tridentina procede implacabile sullo spartito di Mameli. Arriva a “siam pronti alla morte l’Italia chiamò”, s’ode il “sì” della folla e il tricolore è ancora incastrato lassù. Non ne vuole sapere di venire ammainato. Il generale trevigiano Renato Genovese, del consiglio nazionale Ana, ci mette una pezza con diplomazia: «Sempre alta la bandiera! » Il raduno del 2° Raggruppamento alpini termina così, pochi minuti dopo le 13, con la bandiera verde, bianco e rossa che continua a sventolare sopra Alessandro Farnese e il suo destriero. L’atto finale di una festa, per molti durata troppo poco, è denso di simboli e si svolge sul selciato della piazza. Prima il passaggio della stecca. Un gesto rituale che legava i “veci” ai “bocia”. Si ripeteva al termine della naja, si ripete anche tra un’adunata e l’altra, tra un raduno di raggruppamento e l’altro. Perché i valori che legavano un alpino all’altro durante la leva militare sono gli stessi che li uniscono durante gli annuali ritrovi. E così ogni anno il testimone passa dalla città che ha ospitato l’evento a quella che si accinge a farlo. La stecca in legno di noce con i distintivi degli ultimi raduni, Piacenza compreso, viene passata dal presidente della sezione Ana di Piacenza, Roberto Lupi e dalla sindaca di Piacenza, Patrizia Barbieri, ai loro omologho di Lecco, l’alpino Marco Magni e il sindaco Virginio Brivio. La città lombarda ospiterà il raduno del 2° Raggruppamento il 17 e il 18 ottobre del 2020. C’è il tempo solo per brevissimi saluti. Il «grazie a tutti» di Lupi, l’auspicio espresso dal sindaco Brivio di riuscire a ripetere al meglio il raduno di Piacenza in riva al lago di Como - «avremo problemi logistici che qui non ci sono stati, spero che gli alpini non mi facciano segare una montagna » - e le commosse parole della sindaca Barbieri. «Vi saluto con un cuore pieno di emozione perché ci testimoniate valori importantissimi - dice la sindaca - abbiamo visto i vostri striscioni durante la sfilata, i vostri sorrisi, il vostro fare incondizionato senza mai chiedere nulla». Al collega di Lecco augura di provare «le stesse emozioni che abbiamo avuto noi». Infine l’insegnamento di vita quotidiano che le penne nere possono dare ai piacentini. «Vorrei che tutte le mattine - invita la sindaca - quando ci si alza, si pensasse al sacrificio, alla dedizione, all’amore che i nostri alpini riservano a tutti quanti. Questo migliorebbe forse anche noi e forse ci renderebbe persone migliori. Vi dico grazie con tutto il cuore. Vi vogliamo bene».

La sfilata minuto per minuto nella diretta di Telelibertà

Ha applaudito la sfilata degli alpini piacentini davanti alle telecamere di Telelibertà: il presidente nazionale dell’Ana, Sebastiano Favero ha partecipato alla diretta dell’emittente locale proprio nel momento più atteso, quando in piazza Cavalli è approdato lo striscione “Piacenza - La Primogenita” accompagnato dalle penne nere dei quarantacinque Gruppi della provincia. La trepidazione per l’arrivo degli alpini, l’emozione della sfilata, gli applausi, la commozione durante il passaggio dei reduci, le bandiere in festa, sono state immortalate dalle telecamere della tv piacentina per consentire, anche a chi non ha potuto partecipare al Raduno degli alpini in piazza e lungo le strade, di vivere le emozioni di una giornata che resterà nella storia di a Piacenza. La giornalista Nicoletta Marenghi ha raccolto le sensazioni e i commenti nelle interviste ad autorità civili e militari, organizzatori, forze dell’ordine e del soccorso, amministratori e politici presenti all’ombra del Gotico e poi ancora giornalisti intenti a documentare l’evento e cittadini dietro le transenne da ore per assistere da vicino alla sfilata. La regia curata da Filippo Adolfini ha trasmesso ai telespettatori della tv e agli internauti collegati al sito e alla pagina Facebook di Liberta.it, le immagini catturate dalle telecamere di Massimo Ceresa e Amedeo Ferrari posizionate accanto alla tribuna d’onore nel cuore della città. Il cameraman Davide Franchini ha ripreso la partenza dall’ex Arsenale e la conclusione della manifestazione con il passaggio della stecca alla Sezione di Lecco che organizzerà il Raduno nel 2020. Lo staff di Telelibertà, sotto la supervisione del direttore Nicoletta Bracchi, con il coordinamento tecnico di Giuseppe Piva, l’editing di Matteo Capra e la collaborazione della giornalista Marzia Foletti, ha tramesso l’entusiasmo della manifestazione che, in piccola parte, ha riportato in città l’atmosfera respirata durante l’Adunata del 2013. In settimana su Telelibertà andrà in onda “Il meglio di…” con le più belle immagini dell’indimenticabile due giorni alpina. _red.cro.

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20/10/2019 - Telelibertà

Diretta della sfilata


20/10/2019 - Libertà

Piacenza in festa con le Penne Nere simbolo di concretezza e generosità

Lui è Franco Trolese, alpino della 35ma Compagnia Susa, e mostra con orgoglio la locandina di Libertà che lo ritrae in piazza Cavalli. «Oggi - fa sapere - mi fotografano, c’è chi me lo chiede direttamente e chi lo fa di nascosto, col telefonino...». Piacenza e gli alpini si fondono ancora una volta in un abbraccio che è condivisione di valori e gratitudine. E’ un processo naturale perché gli alpini fanno parte della nostra storia, anche familiare per tanti di noi. Sono portatori di una generosità che come un fiume in piena si diffonde dalla sfera militare alla vita civile e sociale. C’è Mauro Guarnieri con il cappello alpino fra i sindaci che partecipano alla sfilata del Labaro nazionale Ana (il più importante simbolo dell’Associazione perché ne rappresenta la storia, la tradizione e lo spirito). Per Guarnieri quel cappello vuol dire tantissimo: è il ricordo dei suoi 21 anni, alpino fra le macerie del terremoto del Friuli e non ha dubbi: «E’ stata una lezione di vita per sempre». Terremoti, alluvioni, nevicate, bombe d’acqua: non c’è stata emergenza dove le penne nere non siano state subito presenti con braccia, cuore e la professionalità del nucleo di protezione civile, fiore all’occhiello del Corpo. Impegno straordinario nelle calamità ma anche risorsa nel quotidiano, risposta di concretezza a tanti problemi, sentiero rapido e sicuro che si fa strada nel ginepraio della burocrazia. I piacentini lo ha capito, lo hanno felicemente sperimentano nelle realtà dei loro paesi, ed è per questo che il cerimoniale rigido di un sfilata si stempera nell’abbraccio di folla spontaneo che parla di amicizia e fusione spirituale. «Provo la bellissima emozione di essere qui a rappresentare le Penne Nere in Armi e in congedo, un unico cuore alpino che batte con la sfilata del Labaro » ci dice il generale di Brigata Matteo Spreafico comandante del Centro addestramento alpino di Aosta. E il suo “sentire” è condiviso da chi partecipa alla sfilata e da chi la segue applaudendo, filmando con i cellulari per catturare e conservare un ricordo e poter dire “Io c’ero” ad attestare stima e ammirazione nei confronti di persone generose e capaci. Sì, li conosciamo bene i nostri alpini perché li vediamo quotidianamente nel nostro territorio: sono persone concrete, pratiche, senza fronzoli, dotate di un animo sensibile e attento. Sono capacità di relazione e aggregazione allo stato puro. Osservateli bene in queste ore nelle nostre strade mentre si fermano a parlare con la gente: intonano un canto e creano subito un gruppo spontaneo di amici. Simpatia, gioia di vivere, antidoto ad una società chiusa, risposta efficace all’egoismo: le Penne Nere sono tutto questo e Piacenza con passione si fa contagiare dall’alpinità, elisir di lunga vita dell’Italia autentica e sana.

Paola Romanini

 

Quercia di amicizia e impegno l’eredità viva di don Vittorione

Da ieri nel giardino pubblico di Montale c’è una quercia in più. È una quercia speciale, perché voluta dal Gruppo Alpini di Varese per ricordare l’opera umanitaria di don Vittorio Pastori, loro concittadino poi trasferitosi a Piacenza e al quale è intitolata l’area verde della frazione. Il raduno del II raggruppamento delle Penne Nere e il 25° anniversario della morte di “don Vittorione” hanno rappresentato l’occasione propizia per sancire una sorta di gemellaggio tra le due cittadine. Patrocinato dal Comune di Piacenza, di cui era presente la sindaca Patrizia Barbieri, con il gruppo di cittadinanza attiva di Montale e il movimento Africa Mission, la messa a dimora della quercia è avvenuta alla presenza dei rappresentanti delle sezioni Ana di Piacenza e Varese e ha ricevuto la benedizione di don Pietro Bulla della parrocchia di San Lazzaro. «È una testimonianza del segno lasciato da “don Vittorione” - ha detto Patrizia Barbieri - d’altronde la scelta della quercia rappresenta i valori delle radici e la possibilità di fare crescere nuovi germogli. Noto tra Africa Mission e gli alpini una comunanza di valori: l’altruismo e il fare del bene in maniera disinteressata». Don Maurizio Noberini, che di Africa Mission è presidente, ha tracciato il rapporto tra una creatura viva, come la quercia, e «l’opera del movimento che ancora oggi segue la strada tracciata dal suo fondatore, che conduce nel sud del mondo». Due modi di essere concreti nel fare solidarietà si ritrovano vis-à-vis. Quello missionario e quello degli alpini. «Oltre a ricordare le cose d’arma - spiega Antonio Verdelli, capogruppo del Gruppo Alpini Città di Varese - la nostra associazione lavora per aiutare chi ha bisogno. È dunque naturale ricordare chi, di questo, ha fatto il fulcro della propria vita, tanto più che “don Vittorione” è nato a Varese e ha seminato a Piacenza ». La pianta è stata scelta dal vicesindaco del comune lombardo, Daniele Zanzi, anch’egli alpino, presente alla cerimonia, che ha studiato nella nostra città per quattro anni. A Zanzi, che ha ricordato i valori irrinunciabili ai quali si ispirava il missionario, ha fatto eco Gianluca Gazzola, vicepresidente della sezione piacentina dell’Ana: «È stato un esempio di carità e solidarietà».

Filippo Lezoli

 

Ambrosio: «Portate fratellanza e solidarietà con le vostre adunate in ogni angolo del Paese»

«Cari alpini continuate ad essere con le vostre adunate, portatori di fratellanza, solidarietà e amore in tutto il Paese». Il vescovo Gianni Ambrosio si rivolge così ad una cattedrale gremita di penne nere in ogni ordine di posti. Gonfaloni, vessilli di sezione, gagliardetti di gruppo nella navata centrale e nel transetto. Appena sotto l’ambone il labaro nazionale dell’Associazione alpini, in tutta la sua sacralità, con appuntate le 216 medaglie d’oro al valor civile e militare, tenuto con marziale rispetto da alfieri in completo blu e guanti bianchi. Le panche brulicano di cappelli da alpino. Molti sono rimasti in piedi. Il parroco don Serafino Coppellotti fa un po’ di conti e stabilisce che si va ben oltre gli 800 fedeli seduti. Con quelli in piedi si arriva a circa 1.200. «Noi tutti siamo consapevoli del bene che fate - evidenzia il vescovo nell’omelia -, del servizio generoso e spesso silenzioso che offrite al nostro Paese, alle nostre città, ai nostri territori. Vi ringrazio anche perché nei raduni vi è sempre la celebrazione dell’eucarestia, momento culminante in cui ricordiamo i nostri caduti e attingiamo la luce per la nostra vita, ravvivando la fede, la speranza e la carità». Nel presbiterio, accanto al vescovo, il cappellano alpino don Stefano Garilli (parroco di Ferriere), il prete alpino don Federico Tagliaferri (parroco nominato di San Giuseppe Operaio) e il diacono Emidio Boledi, scelto pochi giorni fa come Alpino dell’anno. Tutti e tre in processione portano il cappello militare, mentre il coro Ana Valtidone (colonna sonora della celebrazione) sceglie di accompagnare l’ingresso non con un canto liturgico ma con la celeberrima “Signore delle cime”. Sull’altare, per l’occasione, una reliquia del beato Secondo Pollo, cappellano alpino morto in Montenegro nel 1943, reliquia donata al vescovo dagli alpini di Vercelli. Ambrosio evidenzia ancora come le adunate alpine abbiano un compito ben preciso, ovvero «portare in giro per il nostro Paese, diffondere il messaggio di fratellanza, di solidarietà di amore, l’abbraccio che ci unisce tutti, più fondamentale di ciò che può dividerci». Un compito svolto con una dedizione che prende e deve continuare a prendere nutrimento dalla preghiera: «Se pensiamo alla serietà con cui vi preparate, alla fedeltà con la quale partecipate, quasi ad ogni costo, viene spontaneo riconoscere che non siete motivati solo dal desiderio del ritrovarvi insieme e di esprimere il senso di appartenenza (o magari di fare bella figura) ma avete una motivazione ben più alta e più nobile». «Una motivazione - osserva il presule - che trova nell’eucarestia il suo punto di riferimento». E anche l’eucarestia, fa notare Ambrosio, «è una convocazione, un raduno, è Gesù che ci riunisce attorno a lui». Il Vangelo del giorno riporta la parabola con cui Gesù evidenzia la necessità di pregare. «La preghiera - prosegue Ambrosio - ci aiuta a renderci conto che il Signore non è lontano, è al nostro fianco. È vero: la preghiera è il respiro dell’anima». «Cari alpini - l’invito finale del presule - conservate con la preghiera la vostra anima, il vostro spirito, i vostri valori, fatelo per il bene della vostra associazione e della nostra società ».

Federico Frighi

L’Uomo di pace ad un’associazione d’arma

Un’associazione d’arma che riceve un premio di pace. Potrebbe essere un controsenso e lo fa notare lo stesso presidente nazionale Ana, Sebastiano Favero, dopo che il vicepresidente del segretariato dei Nobel per la pace, Marzio Dallagiovanna, gli consegna, in Duomo, la scultura Uomo della pace di Scepi (presente alla cerimonia). Senonché, come spiega lo stesso Favero, quella degli alpini «è un’associazione d’arma un po’ particolare che, dei suoi valori, ha fatto due pilastri». Uno «è la memoria, perché chi dimentica non è capace poi di guardare al futuro». L’altro «è la solidarietà, la capacità di saper dare senza chiedere, gratuitamente». Proprio per questa solidarietà internazionale rivolta a tutti senza eccezioni di razza o religione è arrivato il premio. «È un momento felice - dice Favero - per l’Ana e tutti gli alpini. È a loro che va il nostro grazie». _fri.

 

Lunghi applausi in via Cavour commozione e hip hip urrà

«Diciamolo. Noi siamo qui oggi per una questione di valori». Lo chiamano, poco distante. Il presidente dell’Associazione Nazionale Alpini (Ana) Sebastiano Favero deve andare e raggiungere i suoi; è ora di attraversare il cuore della città, anche se piove e allora la tromba che suona fa venire la pelle d’oca e gli occhi lucidi, ancora di più, mentre gli anziani ai lati della strada, arrivati in bicicletta, si portano la mano destra in fronte e salutano il corteo, sussurrando “Ciao eh”, a chissà quale amico in Cielo. La questione di valori è fatta di brande, sveglie, gavetta, borracce, ramazze, ma anche di un “Sì, ci sono” ogni volta che qualcuno chiama, non importa dove o chi. E una certezza: piove, ma presto tornerà il sole. «Comunque noi alpini siamo insolubili nell’acqua», scherza Favero, che ringrazia Piacenza per «l’accoglienza eccezionale» e «l’entusiasmo giusto». Da via Maculani si percorrono tutto viale Risorgimento, via Cavour. L’alzabandiera, il commosso omaggio ai Caduti e quel segno della Croce che piazza Cavalli fa all’unisono dopo l’Inno d’Italia tornano lì: alla questione di valori ricordata da Favero. «Perchè un Paese che non ha memoria è destinato a morire», ribadisce. Nella memoria ci sono i ragazzi, anzi i bambini, che sull’orlo della trincea prendevano la neve per fare il caffè, ci sono quelli che si sono presi un foro in tempia, quelli che furono scaraventati in Russia, in Albania, i deportati in Germania, i morti tra le galline, tra i sassi, tra i ghiacci. Il loro testamento spirituale è nel labaro, che porta con sè 216 medaglie di cui 209 al valore militare e ha dato il via ufficiale alla manifestazione, ieri. Quel che oggi compatta “l’armata” alpina è la solidarietà: le guerre sono diverse, sono cambiate. Oggi c’è la guerra all’indifferenza, alla solitudine: gli alpini combattono l’angoscia dei tempi anche con l’ironia, con la schiettezza, la voglia di tenere insieme, anziché dividere. Ci sono stati nei terremoti, nelle alluvioni, nelle frane, nelle bufere, nella costruzione di scuole, come hanno fatto pensando ai disabili a nord di Brescia, dove è nata una scuola di bontà che si chiama Nikolajewka. Ci furono Carnia, il Vajont, il Belice, ma anche la devastazione di Piacenza nel 2015. E allora tre applausi, spontanei, dalla gente: uno al passaggio al monumento dei Pontieri, uno nei pressi del liceo Gioia, uno più lungo all’ingresso di piazza Cavalli, mentre qualcuno si affaccia pure alle finestre e sventola il Tricolore al passaggio di circa un migliaio di Penne nere. «Sono sempre i primi ad arrivare», plaudono alcuni, intendendo che il mito dell’alpino sempre pronto a intervenire è radicato a Piacenza più di quel che si creda. L’Alzabandiera condotta da due giovani piacentini, entrambi con gli occhi azzurri. Giovani ma “alpinissimi” nei valori, come li chiamarebbe Guareschi: il primo caporal maggiore Vanessa Gentilotti del secondo reggimento alpini di stanza a Cuneo e il caporal maggiore Gino Ernesto Croci del quinto reggimento a Vipiteno. Un attimo di silenzio. C’è chi grida: “Per gli alpini hip hip hip urrà”

Elisa Malacalza

 

Famiglie, vecchie leve e stranieri al raduno «È simbolo di pace»

C’è una donna all’ammassamento di via Maculani intenta a scattare una foto al suo alpino preferito: lui ha 12 anni e suona in Valcamonica tra gli alpini da quando ne ha tre. Lei si chiama Rita Donati e il giovanissimo alpino Andrea De Marie. E c’è un’altra donna, poco distante, che è invece lì per un alpino di 87 anni, uno di quelli che ha passato la guerra, l’ha rivissuta nei suoi incubi e ora ha il passo di un ventenne. Lei è l’ex assessore alla cultura Tiziana Albasi e il suo papà si chiama Luciano, originario di Travo e cognato di Gianfranco Bertuzzi, 75 anni, l’alfiere ufficiale designato dal presidente Roberto Lupi a portare il simbolo della sezione alpini di Piacenza, il vessillo sezionale. Due donne, Rita e Tiziana,specchio dello spirito del raduno del secondo raggruppamento alpini, ieri e oggi: unire le generazioni, dai 12 anni agli 87, dai bimbi agli anziani. «Noi oggi siamo qui perché mio papà mi ha sempre insegnato i valori di pace, gli Alpini portano pace», ha sottolineato Tiziana. «Avevo regalato io il primo tamburino ad Andrea, è felice di sentirsi alpino», aggiunge nonna Rota.

“Onorare i morti”

Unire le generazioni, al di là del tempo, per “onorare i morti aiutando i vivi”, in perfetto stile alpino. Lo pensa anche un papà speciale che ieri ha sfilato con le sue piccole, Emma e Mia, indossando il mantello e il cappello del nonno di Pontenure, Giuseppe Larini: «Mio nonno teneva tantissimo alle adunate, non ha mai mancato un solo appuntamento », ha ricordato il nipote Marco. «Essere qui al corteo, con un mantello originale d’epoca e il cappello del nonno, significa portarlo ancora al mio fianco, come se fosse con me e le mie figlie».

«Sono fantastici»

In tanti sono arrivati da San Rocco: «Non ho potuto fare il servizio di leva militare perché mio papà era molto anziano, dovevo prendermi cura di lui», ha ricordato Piero Spelta. «Però nello spirito mi sento vicino agli alpini e sono qui per assistere a questo momento sociale importante ». Anche Giampaolo Contardi arriva da San Rocco: «Gli alpini sono fantastici, ecco perché siamo qui. Mi sono innamorato dei loro valori durante l’Adunata a Piacenza del 2013 e da allora non manco mai un solo appuntamento. Siamo qui per dire “Grazie” alla loro carica positiva, alla loro energia»

«Un valore di libertà»

Gioacchino Mosconi ha preso la bicicletta ed è arrivato da viale Dante: «Ero curioso di vedere da vicino questo raduno, penso sia bello, imperdibile. Gli alpini ci sono sempre, aiutano, sono impegnati nel volontariato ». «Anch’io sono qui perché non volevo perdermi questo momento collettivo, aggregante», precisa l’ex dipendente della Provincia Mauro Canevari. «Sono originario di Ottone, di Orezzoli, e ci tengo a partecipare alle cerimonie. Non ne perdo una». Tra chi applaude al passaggio degli alpini ci sono anche Manal e Naoel, due giovani marocchine che indossano il velo simbolo della loro religione: «Questi momenti sono simbolo di pace e noi crediamo fortemente nella pace. La libertà è un bene preziosissimo, non possiamo permetterci di dimenticarlo mai».

Come in Badeschi

Angela Bareggi sottolinea: «In prima media leggemmo “Centomila gavette di ghiaccio” di Giulio Bedeschi. Segnò la mia pre-adolescenza. Sono ricordi indimenticabili quelli legati agli alpini». Poi commozione e silenzio alla deposizione della corona ai caduti da parte della sindaca Patrizia Barbieri, del prefetto Maurizio Falco, del presidente Ana Sebastiano Favero e del brigadiere generale Sergio Santamaria. _malac.

 

Concerto al Gotico da tutto esaurito Musica nelle strade

La fila è lunghissima fuori dal palazzo Gotico. Molti sono costretti a restare fuori con non pochi malumori. Di sopra, nel salone d’onore, la Fanfara della Brigata Alpina Taurinense dà il via alla festa serale con la marcia militare dell’esercito italiano: il “4 maggio” è il primo brano che la formazione bandistica diretta da Marco Calandri propone ai trecento fortunati che sono riusciti ad aggiudicarsi un posto al Gotico. Per gli altri il Raduno del secondo raggruppamento alpini ha comunque riservato il carosello delle fanfare che ieri ha chiuso la prima giornata di festa in piazza Cavalli con la banda di Agazzano e le fanfare della Valcamonica e di Pontedellolio in mezzo a canti, cori e grandiose quanto immancabili bevute. Di sopra però, nel salone, presentati dalla giornalista di Telelibertà Nicoletta Marenghi e da Lucetta Rossetto Peratoner, gli alpini e le alpine (sono quattro su una formazione di trentatré) della Taurinense hanno conquistato. Non lo hanno fatto solamente con un repertorio “istituzionale” di cori e inni: o meglio, all’inizio sì, perché i primi brani sono stati tutti un omaggio alla storia dell’esercito italiano, al valore dimostrato in trincea oltre cent’anni fa, all’eroismo degli inni del Monte Grappa e del monte Nero che rievocano le battaglie della Grande Guerra. Ma dopo no: la Taurinense è una formazione di vecchia data che dalla sua fondazione, nel 1965, si è esibita innumerevoli volte. L’ultima tournée l’ha vista andare nel Montenegro e in Albania: ieri sera, davanti al pubblico estasiato dei piacentini, si è lanciata con un potpourri di Morricone e dei Queen. Non prima però dell’immancabile “Tapum” per rievocare il sacrificio delle penne nere nel Carso. A chiudere l’inno dei coscritti piemontesi, terra da cui la Brigata Taurinense arriva, quello degli alpini e l’immancabile inno di Mameli che ha sancito un trait d’union con il carosello successivo delle fanfare alpine. Tanta soddisfazione è stata espressa, all’inizio della serata, dal presidente provinciale degli alpini Roberto Lupi, dal comandante del Polo di mantenimento pesante nord Sergio Santamaria e dall’assessore Jonathan Papamarenghi: «Piacenza è la vostra città, la città di tutti gli alpini » dichiara l’assessore. Anche di quelli rimasti in piazza a brindare alla storia di un corpo che nella nostra città è di casa.

 

Venerdì notte le piazze giovani sono due e diverse

Là dove senti cantare fermati, gli uomini malvagi non conoscono canzoni. Viene in mente questo vecchio detto popolare, venerdì notte, passeggiando in piazza Cavalli. Piove tanto, ma i primi alpini sono arrivati alla spicciolata dalle province vicine e non si chiudono in albergo. Si ritrovano sotto i portici di palazzo Gotico e fanno quel che un alpino fa nella pioggia: cantano insieme. Raccontano che l’amore è bello per chi ce l’ha, e che la Gina forse un giorno scriverà la lettera piena di amore per consolare un misero cuore. Sono giovani, questi alpini di Como, ma dai nonni e dai veci hanno imparato ad ascoltarsi l’un l’altro impastando le voci che arrivano da lontano. Ma ci sono due piazze, venerdì notte. Quella alpina che scioglie il cuore, portando a Piacenza il vento del lago di Como; e quella della movida giovanissima, che prosegue il suo ritmo, tra minigonne, cocktail e qualche sbruffoneria. Alcuni 17enni sbeffeggiano gli alpini, ma soprattutto il cappello, perché non ne comprendono il senso. Finisce tutto lì, perché nessuno reagisce. «Però queste cose fanno male al cuore», dirà poi un alpino di Piacenza. Fa male al cuore pensare che ci siano ragazzi (pochi per fortuna) che non conoscano il valore di quel cappello. E allora ricordiamo le parole di un combattente di Grecia: “È il mio sudore che l’ha bagnato e le lacrime che gli occhi piangevano. Un cappello così hanno messo sulle croci dei morti, sepolti nella terra scura, lo hanno baciato i moribondi come baciano la mamma”. Stiamo attenti a non prendere in giro chi, ancora, ha qualcosa da insegnarci.

 

Oggi sfilata dell’orgoglio alpino in una Piacenza tutta da gustare

Tutto pronto per l’evento clou del raduno del 2° Raggruppamento: a Piacenza stamattina, dalle 9 e 30 alle 13, sfileranno 15mila penne nere dell’Emilia Romagna e della Lombardia e altre 10 mila persone, fra familiari e accompagnatori, saranno dietro le transenne. Il percorso prevede 500 metri all’interno dell’ex Arsenale e 2.300 tra viale Malta, via Venturini, Stradone Farnese, via Giordani, piazza Sant’Antonino, via Sant’Antonino, largo Battisti, piazza Cavalli. Qui terminerà la sfilata con l’“Arriverdeci a Lecco”. L’occasione del Raduno del secondo raggruppamento porta con sé ghiotte proposte per conoscere meglio Piacenza. La prima è sicuramente quella che consente di affinare il palato agli stand e ai ranci alpini nel cuore della città, a pranzo; la seconda, invece, riguarda gli occhi che si possono lustrare nei Musei civici di palazzo Farnese, dalle 9.30 alle 18: attenzione, eccezionalmente il biglietto di ingresso sarà al costo promozionale di un euro per tutti i visitatori. Già ieri alcune Penne nere hanno approfittato della possibilità al termine dell’incontro nella Cappella ducale di palazzo Farnese tra i presidenti delle sezioni Ana del secondo raggruppamen- Oggi sfilata dell’orgoglio alpino in una Piacenza tutta da gustare to. Qui occhi puntati soprattutto al prossimo appuntamento nazionale: sarà la 93esima Adunata degli alpini dall’8 al 10 maggio a Rimini, oggetto di un preliminare incontro organizzativo il 6, 7, 8 dicembre, come confermato dal presidente dell’Ana di Piacenza Roberto Lupi. L’Adunata nazionale di Rimini si terrà a 100 anni esatti dal primo raduno spontaneo tenutosi nel 1920 sul monte Ortigara, in provincia di Vicenza, teatro di una terribile battaglia che vide impiegati nella prima guerra mondiale 400.000 soldati. Ieri i vertici di Ana, salutati dalla sindaca Patrizia Barbieri e dall’assessore Jonathan Papamarenghi, hanno ribadito l’importanza dell’amicizia e della solidarietà, valori espressi sia a questo raduno che ai prossimi eventi in calendario. Stamattina l’Ufficio Iat sarà a disposizione di alpini e turisti per fornire informazioni ma anche per l’acquisto di gadget e souvenir di Piacenza nella sede di piazza Cavalli 10 (angolo via Calzolai) dalle 9 alle 13. Operativo anche l’Infopoint di prima accoglienza in condivisione con Destinazione Turistica Emilia, nella piazzetta vicina alla basilica di San Francesco. Per chi vuole viaggiare con lo sguardo tra Piacenza e le sue Valli ottanta scatti della mostra fotografica “La Nostra Terra” nella galleria d’arte di Palazzo Paveri Fontana (ingresso da vicolo Sant’Ilario 4) oggi 9.30-12.30 e 14.30-21.

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19/10/2019 - Libertà

Per Piacenza due giorni di festa relazioni autentiche e valori

La città è pronta, grazie ad un lavoro di squadra silenzioso e con pochi precedenti. Ora spetta ai piacentini partecipare, in tutta sicurezza, ad una festa che non è solo goliardia o divertimento, ma anche riproposizione di valori civici genuini ed autentici che fanno bene al Paese. È, in estrema sintesi, il messaggio che il prefetto Maurizio Falco, alla vigilia del raduno del 2° Raggruppamento dell’Associazione nazionale alpini, vuole lanciare dal palazzo del Governo, convocando insieme forze dell’ordine, istituzioni civili e militari, organizzatori e stampa cittadina. Oggi (dalle ore 15) e domani circa 25mila alpini da tutte le sezioni di Emilia Romagna e Lombardia saranno a Piacenza aumentando di fatto di un quinto la popolazione della città. «Sarà una grande piazza - è convinto il prefetto - dove regneranno gli antichi modelli dello stare insieme. E gli alpini sono un veicolo preziosissimo per questo. Entreranno nei nostri locali, prenderanno il caffé sorrideremo insieme. È andato tutto bene nel 2013 con un passaggio di trecentomila persone, non succederà nulla oggi». «Gli alpini ci ricorderanno anche i nostri valori - osserva poi -, una delle prime misure di precauzione è ripeterli tra di noi. Lo faremo in questa due-giorni». La sindaca Patrizia Barbieri coglie l’occasione per ringraziare le penne nere: «Ci sono sempre, anche fuori dai riflettori, li ringrazieremo insieme». Una grande mano, in questo evento, l’ha data il Polo di mantenimento pesante Nord, ovvero l’ex Arsenale. L’area si presenta come una vera e propria cittadella militare, vestita a festa e con il castello farnesiano al centro dell’ammassamento degli alpini. D’altronde «non poteva essere diversamente - commenta il brigadier generale Sergio Santamaria, comandante del Polo e alpino della Taurinense -. Non potevo dire di no all’Ana, che è quella che è perché i suoi componenti hanno svolto il servizio militare negli alpini».

 

La sicurezza

La sicurezza sarà garantita da un ombrello in parte visibile, in parte no che veglierà sul raduno. Il questore Piero Ostuni spiega che tutto il personale disponibile della questura -ma vale anche per i comandi provinciali di carabinieri e guardia di finanza -, oggi e domani viene chiamato in servizio. Saranno impiegate anche unità cinofile e artificieri. Da fuori sono arrivate alcune unità di un battaglione mobile di carabinieri mentre «per le eventualità di maggiore gravità» sono pronti ad intervenire i corpi speciali di polizia e carabinieri. Si tratta delle Sos (Squadre operative di supporto) dei carabinieri, un reparto nato nel 2016 per far fronte alla minaccia del terrorismo, e delle Uopi (Unità operative di pronto intervento) della polizia di Stato, sempre nell’ambito dell’antiterrorismo. Grande lo sforzo preventivo. Iren ha sigillato tutti i tombini nelle zone di passaggio delle sfilate mentre i pubblici esercizi sono tenuti ad utilizzare sacchetti dei rifiuti trasparenti. I punti d’ingresso alle aree con maggior affluenza di pubblico saranno protetti dalle barriere jersey in calcestruzzo. Controlli con i metal detector anche ai varchi di piazza Cavalli e ai portali del Duomo per la messa di questo pomeriggio.

La polizia municipale in questi giorni ha avvisato delle modifiche viabilistiche «ogni singolo palazzo, suonando i campanelli e mettendo volantini informativi nelle cassette della posta» evidenzia il comandante Giorgio Benvenuti. Tra oggi e domani sono in strada 107 agenti mentre all’organizzazione dell’evento, in queste settimane, hanno lavorato 130 dipendenti comunali dei vari uffici coordinati da una squadra di altri 14 funzionari comunali. Come spiega il presidente della sezione Ana di Piacenza, Roberto Lupi, duecento sono i volontari alpini che assicurano il servizio d’ordine.

Federico Frighi

 

A passo di marcia fino in piazza Cavalli

Saranno circa 15 mila gli alpini, secondo le ultime stime della sezione di Piacenza, che prenderanno parte alla sfilata nelle vie del centro storico domani mattina. Altri 10 mila (famiglie ed accompagnatori) assisteranno dietro alle transenne. L’evento clou del raduno del 2° Raggruppamento avrà inizio alle ore 9.30 all’interno del Polo di mantenimento pesante Nord. Qui, dalle 8 cominceranno ad arrivare le penne nere dalle 19 sezioni di Lombardia ed Emilia Romagna. Dopo i saluti delle autorità inizieranno a sfilare lungo un percorso che prevede 500 metri all’interno dell’ex Arsenale e 2.300 tra viale Malta, via Venturini, Stradone Farnese, via Giordani, piazza Sant’Antonino, via Sant’Antonino, largo Battisti, piazza Cavalli. Qui terminerà la sfilata mentre le operazioni di scioglimento avverranno lungo via Cavour e viale Risorgimento. Quattro i settori previsti dall’ordine della sfilata. Apre il primo con la fanfara di Sorisole, seguita dai gonfaloni di Piacenza, della Provincia e dei Comuni, poi le autorità civili e militari, il labaro dell’Unione nazionale reduci, quello del Nastro azzurro, i vessilli delle associazioni d’Arma e le crocerossine. Il secondo settore è aperto dalla fanfara Tridentina seguita dal labaro e dal Consiglio nazionale Ana. Poi cinque reduci di guerra su quattro veicoli militari storici, i vessilli, i gagliardetti e gli alpini delle sezio- Domani mattina dalle 9.30 alle 13 circa il clou della manifestazione Saranno in 15mila a sfilare in centro, altri 10mila dietro le transenne ni estere e del 1°, 3° e 4° raggruppamento. Il terzo settore è il più numeroso. Apre la Protezione civile Ana seguita dalle sezioni Valtellinese, Luino, Bolognese-Romagnola, Colico, Varese, Como, Modena, Bergamo, Reggio Emilia, Salò, Brescia, Vallecamonica, Monza, Milano, Parma, Pavia, Cremona-Mantova. Il quarto e ultimo settore sarà aperto dagli alpini paracadutisti seguiti dalle sezioni di Lecco, di Piacenza, dallo striscione “Arriverdeci a Lecco” e dal servizio d’ordine. _fri.

 

Alpini da un secolo cinque reduci sfilano sui mezzi d’epoca

Erano bambini. Nella guerra diventati adulti. Sono i ragazzi degli anni Venti, i nostri reduci veterani, quelli che ci ricordano di scegliere il bene, ogni giorno. Oggi la loro scelta l’hanno già fatta: saranno al Raduno, perché non vorrebbero essere in nessun altro posto al mondo se non tra vec i e bocia, in una città che nei loro novant’anni gli è sfilata veloce sotto gli occhi ma conserva le tracce del valore alpino e militare. Cinque veterani parteciperanno alle cerimonie ufficiali sui mezzi storici, domani: ci sarà Elio Draghi, il fondatore degli Alpini di Caorso, alla soglia del tenace secolo di vita; ci sarà Antonio Ferrari, che è nato ad Aglio di Coli nel 1922 e troppo giovane venne fatto prigioniero dai tedeschi, dove affrontò la sua odissea; e con lui Luigi Solari, alpino di Fiorenzuola e croce al merito di guerra, classe 1924. Quando venne proclamato l’armistizio, non esitò un secondo a unirsi ai partigiani e il 28 aprile del 1945 era dove sarà anche in queste ore, nelle piazze liberate di Piacenza che profumavano già di democrazia e Repubblica. Non potrà mancare Eligio Everri della sezione di Travo: alpino lui, superati i 98 anni, e alpino il figlio Daniele. Eligio è stato partigiano sulla strada tracciata da Italo Londei, reduce del Montenegro e di Albania, miracolato scampato solo per un gioco del destino alla fucilazione in piazza San Francesco a Bobbio. «Sei un alpino, avrai mica paura di morire?», gli dicevano in guerra. Oltre ai reduci piacentini, sfilerà anche Eugenio Rossi, classe 1923, bergamasco di Villa di Serio e reduce di Russia. Vite da alpini, sempre, per quasi cento anni, iscritti anche loro con il grande esempio nel Libro Verde che attesta ogni anno quanto valga la solidarietà delle Penne nere.

Panettoni solidali

Per portare avanti il messaggio di solidarietà degli Alpini e dei vecia, saranno disponibili in piazza Cavalli i panettoni che ricorderanno l’evento di oggi e domani: sono panettoni speciali, perché il ricavato della vendita contribuirà a sostenere l’ampliamento di una scuola d’eccellenza per ragazzi e ragazze disabili a nord di Brescia, interamente realizzata dagli Alpini e intitolata alla memoria della battaglia di Nikolajewka. Si tratta dunque di un “monumento vivente”, che tramanda concretamente i valori dell’associazione (per informazioni si può visitare il sito Internet www.nikolajewka.it).

Da Crédit Agricole

Il benvenuto agli Alpini arriva anche da parte di Crédit Agricole Italia: «Il gruppo bancario aveva già affiancato l’Adunata del Nord Nazionale lo scorso 2013 quando la città di Piacenza aveva visto un’affluenza di 400.000 tra alpini e famiglie con un indotto generato per la provincia di oltre 45 milioni di euro secondo i dati raccolti dall’Università Cattolica», ricorda Davide Goldoni, direttore regionale della banca. «Crédit Agricole e Ana collaborano da molti anni per rispondere a situazioni di emergenza. Il sostegno al raduno rappresenta un nuovo segnale di attenzione verso l’Associazione e il territorio».

Elisa Malacalza

 

Venerdì di curiosità dopo le 22 partono brindisi e canti in coro

Per resta re in tema di montagne, è un po’ come l’attesa della neve. Un fiocco cade qua, un altro là, è una falsa calma preludio della nevicata. Il venerdì di vigilia del raduno del II Raggruppamento degli alpini è stato un po’ così, si è cominciato a percepire per la vie della città quella curiosità e quell’affetto che già nel recente passato ha legato Piacenza al più amato corpo dell’esercito. Se oggi sono attesi in 25.000, già ieri sera tra i piacentini che si aggiravano in Piazza Cavalli e in Piazzetta Plebiscito spuntava qualche cappello verde con la penna nera. Negli stand ce ne sono poi per tutte le età. Anche per chi ancora non cammina. Un padre si avvicina e ne compra uno per il bimbo sul passeggino, ma a quel punto l’alpino di domani chiede anche la bandierina da sventolare e da portare in giro spinto dalla mamma. Come negargliela. Ad attirare lo sguardo sono le medaglie celebrative della “festa granda”, e quando si guarda le mitiche penne nere si scopre che ne esistono di due tipi: con rimbecco per chi aveva già fatto i campi stagionali di addestramento, senza per chi non li aveva fatti. Ma chi lo racconta utilizza il tempo passato. Si usano ancora? «Chi è di vecchia tradizione usa ancora queste distinzioni ». E si sa, la tradizione in casa alpina, se non tutto, è molto. È una serata di attesa. Lo ricordano gli stand che hanno preso possesso degli spazi sotto Palazzo Gotico e in Piazzale Plebiscito, dove una spillatrice di birra aspetta solo di entrare in attività, ma soprattutto lo ricorda il palco vuoto dove si chiuderà la sfilata sotto il cavallo del Mochi. Intanto, sotto un tendone, una lunga tavolata accoglie Sebastiano Favero, presidente nazionale dell’Ana, e il presidente della sezione piacentina Roberto Lupi. Anche per loro sale l’attesa. «Speriamo che Piacenza risponda come ha fatto nell’adunata 2013 - dice Favero - anche se questo raduno è nei numeri più piccolo, noi alpini quando ci muoviamo lo facciamo con l’entusiasmo di sempre. Amiamo fare le cose gratuitamente, prediligiamo gli incontri e la condivisione, come accade nelle nostre adunate. Per noi rappresentano l’occasione di rinnovare la memoria, per ricordare la patria e coloro che hanno dato la vita per il Paese e per i nostri valori». In piazza, una lunga barba e un bastone di legno che ne accompagna il passo, cammina Franco Trolese. Alpino della 35 Compagnia Susa, non è nuovo da queste parti, perché nel 2013 ha alloggiato nei pressi del Cimitero Municipale e anche in questa occasione ha deciso di tornare lì . «Dove c’è un localino in cui si mangia davvero bene» dice prima di rispondere, a modo suo, a una signora che gli chiede da dove viene. «Intende dove sono durante la settimana o dove sono quando è domenica? » incalza. «Abito a Torino - dice - ma la domenica la trascorro come piantone al Sacrario di Asiago». Intanto il tempo passa: alle 22 l’atmosfera cambia: primi cori e brindisi nel centro storico. Ci siamo: il raduno ha inizio!

Filippo Lezoli

 

Con il presidente nazionale nel reparto di chi aiuta la vita

Una questione di tempi. La puntualità degli alpini nell’aiutare e la tempestività dei biologi dell’ospedale di Piacenza a rispondere alla chiamata di chi ha bisogno. Detta così, forse le strade degli uni e degli altri non avrebbero potuto che incontrarsi. Sebastiano Favero, presidente nazionale dell’Ana - accompagnato da Roberto Migli, presidente del collegio revisore dei conti dell’Ana, e dal numero uno della sezione piacentina Roberto Lupi - ha incontrato i responsabili e il team di lavoro del reparto di Immunogenetica che, ormai dal 2012, ha stretto con le penne nere un sodalizio virtuoso. E’ stata l’occasione di un ringraziamento sincero, presente anche il direttore sanitario Guido Pedrazzini, per il supporto che gli alpini stanno fornendo con continuità a chi lavora sulle malattie del sangue. Il reparto di immunogenetica, infatti, si occupa di ematologia, combattendo leucemia, linfomi e mielomi, e la sua ricerca è finalizzata al trapianto del midollo osseo, possibile solo dopo accurati esami che consentono di stabilire la compatibilità tra il donatore e il paziente.

Sostegno

Nel 2012 gli alpini donarono al reparto una borsa di studio, nel 2013 un frigorifero dove conservare le provette e nel 2017 una centrifuga del valore di 4.500 euro per l’analisi degli anticorpi anti-HLA, richiesti dagli ematologi per quei pazienti che necessitano di trapianto del midollo osseo. «Ringraziamo gli alpini per la loro puntualità - dice Angela Rossi, responsabile del reparto di immunogenetica e manipolazione di cellule emopoietiche - per il fatto che sono concreti, che a poche parole passano velocemente a molti fatti». Il presidente delle penne nere Favero, giunto in città per l’occasione e in anticipo rispetto al raduno di oggi, ha chiarito come «condivisione e solidarietà siano parte dei valori degli alpini, in questo caso svolti con ancora più piacere per il lavoro che svolge questa unità dell’ospedale, ottenendo risultati concreti che possono salvare vite e aiutare chi ne ha bisogno ». Un ringraziamento sincero, come sottolineato da Pedrazzini: «Poche cerimonie e tanta schiettezza».

Filippo Lezoli

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18/10/2019 - Libertà

Piacenza pronta al raduno con la penna sul cappello

Il dato ormai risuona da giorni nella testa: 25 mila alpini arriveranno a Piacenza in città da tutta l’Emilia Romagna e la Lombardia per il raduno del 2° Raggruppamento. Ebbene: è l’ora. Il conto alla rovescia con cui Libertà ha accompagnato i preparativi all’evento volge ormai al termine. Così domani e domenica si terrà entro le mura farnesiane quello che risulta il secondo maxievento in termini numerici che Piacenza vive in questo terzo millennio, pari probabilmente ai Venerdì Piacentini. Sempre con la penna sul cappello, visto che il primo - è superfluo ma Piacenza pronta al raduno con la penna sul cappello lo scriviamo lo stesso - è rappresentato dall’Adunata nazionale alpini del 2013. Allora calarono in città circa 400mila penne nere da tutta Italia portando per tre giorni la città a sopportare - con successo - ben cinque volte le sue normali dimensioni. I numeri di domani e dopo domani sono minori ma rappresentano tuttavia, sei anni dopo, un’altra prova decisiva, magari in vista di una designazione futura a capitale della cultura. Ma veniamo agli alpini. Con quelli di Piacenza, domani e domenica saranno presenti rappresentanti di ben 19 sezioni. Dall’Emilia Romagna le sezioni di Parma, Modena, Reggio Emilia e Bolognese-Romagnola. Quest’ultima ha circa 4.500 iscriti e nel 2020 a Rimini ospiterà l’Adunata nazionale. Dalla Lombardia il maggior numero di alpini. Arriveranno dalle sezioni Valtellinese, Luino, Colico, Varese, Como, Bergamo, Salò, Brescia, Vallecamonica, Monza, Milano, Pavia, Cremona- Mantova e Lecco. Tanto per dare l’idea delle dimensioni la sezione Valtellinese ha 7mila iscritti, Varese ne ha 5.500, Milano ne ha 3.100. Per non parlare della sezione- monster di Bergamo, dove gli iscritti all’Ana sono 25.600, di cui 19 mila alpini. Piacenza comunque si difende bene con i sui oltre 2.700 iscritti di cui 2.200 alpini e il resto aggregati. Il grosso degli arrivi sarà nelle prime ore della giornata di domenica. Molti sono infatti e i gruppi e le sezioni che si sono organizzate in tal senso per partecipare alla sfilata della domenica mattina. L’appuntamento clou dovrebbe durare circa 4 ore, dalle 9,30 alle 13,30. Al termine avverrà il passaggio della stecca, ovvero del testimone dalla sezione di Piacenza a quella di Lecco che organizzerà il raduno del 2° Raggruppamento nel 2020. Quello del 2018 era stato a carico della sezione di Como e si era tenuto a Mariano Comense con il passaggio della stecca appunto a Piacenza. Anche quella di domani sarà comunque una giornata intensa. Al mattino si incontreranno tutti i presidenti delle sezioni del 2° Raggruppamento. Nel pomeriggio il via ufficiale alle 15 da Porta Borghetto con lo sfilamento del labaro nazionale verso via Maculani, via Risorgimento, via Cavour e piazza Cavalli. L’alzabandiera, l’onore ai Caduti e la messa in Duomo alle 17. In serata il concerto della fanfara della Taurinense (ore 21) a palazzo Gotico e alle 22,30 il carosello di fanfare in piazza Cavalli.

Federico Frighi

 

GLI ALPINI SONO UN NUTRIMENTO PER I CUORI DEI PIACENTINI

Abbiamo ancora negli occhi la spettacolare Adunata Nazionale che Piacenza ha ospitato nel 2013, ma portiamo soprattutto nel cuore ogni giorno la gratitudine nei confronti degli Alpini per la dedizione e la passione con cui si pongono in ogni circostanza al fianco e a supporto della comunità. La loro laboriosa e discreta presenza nelle situazioni di difficoltà, lo spirito di abnegazione e sacrificio nell’affrontare le emergenze, il loro attaccamento ai più alti valori incarnati simbolicamente nella penna nera portata sul cappello, la gioiosa travolgente convivialità nei momenti di festa sono fonte di nutrimento per i nostri cuori e di ispirazione per le nostre azioni. Piacenza e i piacentini, capaci di riconoscersi fino in fondo in questi tratti distintivi, sono orgogliosi di poter ospitare il Raduno del Secondo Raggruppamento, momento di incontro, di ritrovo e di festa, ma anche di appassionata celebrazione e doveroso riconoscimento al valore di tutti gli Alpini, che a maggior ragione come Sindaco del Capoluogo e come Presidente della Provincia di Piacenza ho l’opportunità di toccare quotidianamente con mano. Viva gli Alpini!

Patrizia Barbieri - Sindaco di Piacenza

 

SIAMO NEI LUOGHI DELLA BELLISSIMA ADUNATA VISSUTA NEL 2013

Cari Alpini del 2° Raggruppamento, l’occasione del ritorno a Piacenza rievoca la bellissima adunata nazionale del 2013; nello stesso tempo è sempre motivo di emozione ed orgoglio alpino ritrovarci. Siamo in un anno speciale, quello del centenario di fondazione della nostra grande associazione - l’Associazione nazionale alpini - ed è quindi un motivo in più per celebrare questa ricorrenza. È lo stare insieme che aggiunge valore alle nostre attività associative. È condividere i momenti salienti che caratterizzano i raduni di raggruppamento che rafforza il nostro essere alpini ed il nostro essere Associazione nazionale alpini. In un mondo dove si privilegia l’individualismo noi vogliamo dimostrare con questi incontri la nostra forza e soprattutto la nostra comunità di intenti e di valori. Rivolgo quindi a voi tutti alpini delle Sezioni Lombarde ed Emiliano-Romagnole un caloroso saluto ed un ideale abbraccio alpino con l’augurio di incontrarci a Piacenza in un raduno che si può considerare il prologo della prossima adunata nazionale a Rimini in programma nel 2020 . Viva gli Alpini! Viva l’Italia!

Sebastiano Favero - Presidente Nazionale ANA

 

Il falegname che porta il vessillo alpino «Sfilo col simbolo dei nostri valori»

Domani sarà uno dei protagonisti della sfilata che aprirà il raduno del 2° Raggruppamento. Gianfranco Bertuzzi, 75 anni, è l’alfiere ufficiale designato dal presidente Roberto Lupi a portare il simbolo della sezione alpini di Piacenza, il vessillo sezionale. «Per me è un onore poterlo portare anche in questo raduno - fa sapere Bertuzzi -, tengo in alto il simbolo del sacrificio dei nostri concittadini». Guanti bianchi, giacca e pantaloni blu, perché «lo si deve tenere con decoro», la mano destra lo sorregge, la sinistra lo guida, perché «ci sono delle regole precise, anche se poi ognuno le adatta». Peserà sui 4, 4 chili e mezzo ma per Bertuzzi non sono un problema: «Magari negli ultimi duecento metri te ne accorgi un po’» scherza. Falegname in pensione - ha chiuso la sua bottega di via dei Pisoni nel 2016 - è alpino nel sangue. Ha svolto il servizio militare a Venzone, 8° reggimento, 72ª compagnia ed è iscritto all’Ana da 50 anni (4 col gruppo di Travo, 46 con quello di Piacenza). Da una decina d’anni regge, alternandosi con altri, il simbolo dell’alpinità piacentina. Recentemente lo ha portato nel raduno del 1° Raggruppamento, a Savona. Domani lo farà in un contesto particolare: nella sfilata del labaro nazionale Ana. Da Porta Borghetto (ore 15) a piazza Cavalli per alzabandiera e onori ai Caduti, in via XX Settembre fino in Duomo per la messa. Assieme ai vessilli di tutte le altre sezioni, ai gagliardetti di gruppo e ai gonfaloni di Piacenza e Provincia. Capita poche volte ad un alfiere di sfilare assieme al labaro nazionale. Per gli alpini è un oggetto sacro. È il più importante simbolo dell’Associazione: rappresenta tutto quello che sono gli alpini, la loro storia, le loro tradizioni e il loro spirito. Vi sono appuntate 216 medaglie d’oro al valore civile e militare di reparto e individuali. Il vessillo sezionale, di medaglie, ne ha sette. Due d’oro al capitano Pietro Cella, di Bardi, caduto nella battaglia di Adua e a Giuseppe Sidoli, di Vernasca, caduto in Etiopia. Altre due d’oro conferite all’Ana al valore e al merito civile per l’opera prestata in occasione dell’alluvione in Emilia e Piemonte nel 1994 e nel 1977 in seguito al terremoto in Friuli. Una di bronzo al merito civile per le attività svolte tra il 1987 e il 1989 in Valtellina e Armenia, la medaglia d’oro al merito della Croce Rossa, la Benemerenza della Protezione Civile per l’attività svolta in seguito al terremoto in Abruzzo nel 2009. _fed.fri.

 

La cappella Ducale del Farnese ospita la riunione annuale dei 19 presidenti

La nuova normativa del Terzo Settore e la Protezione civile Ana saranno due dei punti all’ordine del giorno nella riunione annuale dei presidenti delle sezioni del 2° Raggruppamento. I 19 numeri uno delle sezioni di Emilia Romagna e Lombardia si ritroveranno domani mattina, con inizio alle ore 9,30, nella cappella Ducale di palazzo Farnese. Con loro i consiglieri nazionali Ana presenti al raduno e il presidente nazionale Ana, Sebastiano Favero. «Si tratta di una riunione non aperta al pubblico in cui verranno trattati punti molto tecnici» ha spiegato Roberto Lupi, presidente della sezione di Piacenza. All’ordine del giorno anche l’eventuale candidatura della sezione che ospiterà il raduno del 2° Raggruppamento nel 2021. Come molti sanno, la sede del raduno viene decisa ad anni alterni tra Lombardia ed Emilia Romagna. Nel 2020 sarà a Lecco, dunque nel 2021 toccherà di nuovo all’Emilia Romagna. _fri

 

Carosello Fanfare nel centro della città I ragazzi di Agazzano

Ci sono anche due bambini di nove anni nell’organico del Corpo bandistico “Carlo Vignola” di Agazzano che si esibirà domani sera nel Carosello delle fanfare alpine in centro città. Sono Filippo Quero, figlio del direttore della banda Antonio Quero, e Tommaso Albano, rispettivamente alle percussioni e al sax. Frequentano la stessa classe a scuola e condividono la passione per la musica e lo strumento, appreso nei corsi che la banda propone annualmente. Sono i più piccoli e sono i più “coccolati”, ma hanno già ben chiaro il loro ruolo nell’organico dei musicanti, oltre a conoscere a menadito gli spartiti dell’ampio repertorio della banda. Il Corpo bandistico “Vignola”, fondato nel 1903, ha infatti un repertorio che comprende, oltre a brani religiosi e marce allegre, anche un cospicuo numero di brani da concerto, tra colonne sonore e canzoni celebri italiane e straniere. Domani, informa il maestro Antonio Quero, partiremo da piazza Borgo per arrivare in piazza Cavalli e proporremo un pot-pourri “Super Arbore”, con brani tra i più noti di Renzo Arbore, ma anche La vita è bella, marce da sfilata e militari. L’organico si compone di circa 30 elementi di diverse età. Tra essi Michele Quero (primo figlio del direttore che suona la tromba come il papà) e Alessandro Amorini, al corno, entrambi di 12 anni che, dopo il triennio di corsi alla banda, dallo scorso anno frequentano il Conservatorio e l’annessa scuola media. Ci sono anche i musicanti più su di età, come Giuseppe Velardi (ai piatti) e Pietro Pietro Trespidi (alla grancassa), entrambi ottantenni. Mario Belli (alla tromba) poco manca per arrivare a 80. Ma il musicante che da più tempo fa parte della banda è il direttore. «Sono entrato nel 1976 - racconta Antonio Quero -. Avevo sei anni e non sono più uscito». Un lieto ritorno nell’organico è quello di Carlo Pisani, direttore dell’orchestra “Luigi Cremona” di Agazzano, che oltre ad insegnare alla scuola di musica della banda con Quero, Andrea Zermani e Max Pieri, suona il sax contralto. La banda di Agazzano non è una fanfara nel vero senso del termine (fanfara è una banda composta esclusivamente da ottoni), ma non ha nulla di meno se si parla di qualità di esecuzione tant’è che negli anni diverse sezioni Ana hanno richiesto la sua presenza per accompagnare i propri gruppi durante le sfilate delle adunate nazionali, non ultima la sezione di Bergamo, la più numerosa d’Italia. Anche nel 2013, in occasione dell’adunata nazionale a Piacenza, ad esempio, ha reso solenne con la musica l’arrivo in città della bandiera di Guerra. Nel 2015 ha inciso il suo primo album dal titolo “Un amore così grande”. Una banda di grande livello, quindi, che anche domani sera darà il meglio di sé. _Nadia Plucani

 

Torna la fanfara della brigata Taurinense

Torna a Piacenza la fanfara della brigata Taurinense e lo fa con un concerto (ingresso libero) offerto ai piacentini domani sera nel salone di palazzo Gotico (ore 21). Quello tra la Taurinense e Piacenza è un legame ormai stretto che risale - in tempi moderni - al 2013. Durante l’Adunata nazionale fu la colonna sonora di tutti gli eventi aprendo le cerimonie ufficiali e tenendo un concerto più una “scuola” di musica per i ragazzi al Campo Daturi, già sede della Cittadella Alpina. Nel Natale del 2013 tornò a Piacenza, a palazzo Gotico, per ringraziare dell’accoglienza con un concerto di auguri. La fanfara della Brigata Alpina Taurinense nasce dalla fusione dei preesistenti complessi bandistici del 4° Reggimento Alpini e del 1° Reggimento Artiglieria da Montagna. È attualmente costituita da 34 elementi diretti dal maresciallo capo Marco Calandri. Il suo repertorio comprende – oltre a musiche di ordinanza militari – anche brani sinfonici e leggeri. _fri.

 

Padiglioni della ristorazione da stasera sarà subito festa

Festa da stasera quando apriranno i padiglioni della ristorazione in piazza Plebiscito e sotto i portici di Palazzo Gotico. Ma il Raduno si aprirà ufficialmente domani alle ore 15 con l’ammassamento in via Maculani, l’accoglienza del labaro nazionale Ana e la sfilata. Per garantire lo svolgimento dell’evento è stata modificata la viabilità. Fino alle 20 di martedì 22 divieto di sosta con rimozione forzata nell’area di piazza Cavalli, in piazzale Plebiscito, piazzetta Grida, vicolo Perestrello, largo Sant’Ilario, piazzetta San Francesco e nel tratto di via Sopramuro tra piazza Cavalli e via San Donnino). Nel weekend altre misure restrittive. Ecco quanto previsto domani. Viabilità di domani Dalle ore 6 di domani sino al termine della manifestazione domenica 20, sosta con rimozione forzata nell’area di parcheggio di via Maculani, nella stessa via Maculani, in viale Risorgimento, in via Cavour e in piazza Duomo. Attenzione: dalle ore 8 alle 17, nell’area parcheggio di via Maculani sarà vietata anche la circolazione. E dalle 14 divieto di circolazione anche in viale Risorgimento, via Cavour, via XX Settembre, piazza Duomo, via Romagnosi, largo Battisti e via Sant’Antonino. Dalle ore 17 (sempre di domani) e sino alle 20 di domenica, divieto di sosta con rimozione forzata e divieto di circolazione in via San Donni-no, via Medoro Savini, via Felice Frasi, via Sopramuro, via Chiapponi, via San Francesco, via San Giovanni (tra corso Vittorio Emanuele e via Vigoleno), nonché in via Legnano, via Daveri, via Pace, via Garibaldi (da via Illica a largo Battisti), via Cittadella (da via Mazzini a largo Matteotti ), cantone Camicia, via Mazzini (da via Cittadella a via Mentana ), via Calzolai, corso Vittorio Emanuele (dalla rotatoria all’altezza di via Palmerio, sino allo Stradone Farnese), nel tratto di via S.Siro tra via Giordani e via S.Franca, nel tratto di via S. Franca tra via Sant’Antonino e via Verdi, nonché nel tratto di via Verdi tra via Santa Franca e corso Vittorio. Ztl Dalle ore 8 di domani alle ore 8 di lunedì 21 telecamere disattivate all’incrocio tra via Giordani e via S. Siro e a quello tra via Roma e via Legnano, all’intersezione tra via Cavour, via Roma e via Borghetto, in via Gaspare Landi, via S. Stefano, via Scalabrini, via S. Paolo, via Pantalini, piazza Borgo, via Gregorio X e via S. Antonino. Bevande Per ragioni di sicurezza è vietato somministrare, consumare e vendere bevande e alimenti in contenitori di vetro o lattine. Si utilizzi carta o plastica per tutta la durata del Raduno. Sanzioni da 500 euro.

 

Anche i Musei Civici celebrano il raduno

In occasione del Raduno del 2° Raggruppamento degli Alpini, anche i Musei Civici di Palazzo Farnese celebreranno l’evento con l’apertura continuata, domani (dalle 9 alle 18) e domenica (9.30-18) e il biglietto di ingresso, in entrambe le giornate, al costo promozionale di un euro per tutti i visitatori. La Cappella Ducale di Palazzo Farnese, peraltro, sarà teatro nella mattinata di domani, dalle 9.30 alle 12.30, dell’incontro tra i presidenti delle Sezioni Ana del 2° Raggruppamento, per i quali verrà organizzata una visita guidata alle diverse sezioni museali ospitate nella rocca. Il Museo Civico di Storia Naturale prolungherà invece l’apertura di domani 19 sino alle ore 20. Si intensifica, nell’occasione, anche l’attività di promozione turistica del territorio: l’Ufficio Iat sarà a disposizione - per fornire informazioni ma anche per l’acquisto di gadget e souvenir di Piacenza - presso la sede di piazza Cavalli 10 (angolo via Calzolai) dalle 8.30 alle 18 di domani e dalle 9 alle 13 domenica. Nel fine settimana, per l’intera giornata di domani e domenica, sarà inoltre allestito un Infopoint turistico di prima accoglienza, in condivisione con Destinazione Turistica Emilia, nella piazzetta antistante la basilica di San Francesco. Tutte le informazioni utili, anche in merito agli eventi culturali in programma nella due giorni dedicata alle Penne Nere di Emilia Romagna e Lombardia, sono riportate nella pagina dedicata del sito web comunale, all’indirizzo www.comune.piacenza.it/alpini.

 

Uomini e mezzi: così Iren accompagna la due giorni

Il gruppo Iren ha definito, in accordo con il Comune di Piacenza, il Comitato Organizzatore e la Questura, un piano specifico di interventi straordinari per gestire i servizi ambientali. L’obiettivo è rendere gradevole il soggiorno degli Alpini a Piacenza e nello stesso tempo garantire il massimo rispetto dell’ambiente e il decoro urbano, nonché la continuità dei servizi per i cittadini residenti. In tutte le aree della città interessate dal raduno e nelle zone dedicate al “catering”, verranno messi a disposizione 12 contenitori (cassonetti e bidoni) per la raccolta dei rifiuti differenziati ed indifferenziati che verranno svuotati, domani e domenica, due volte al giorno. Per quanto riguarda il servizio di pulizia stradale, lungo le vie della città verranno collocati circa 250 cestini portarifiuti mobili che sostituiranno i cestini fissi i quali, per ragioni di sicurezza, verranno sigillati o rimossi. Iren effettuerà inoltre servizi straordinari di lavaggio strade e spazzamento meccanico e manuale diurno e notturno nei giorni del raduno e al termine della manifestazione fino a completa pulizia della città, impiegando 2 macchine spazzatrici, 25 mezzi dedicati e 25 operatori manuali. Complessivamente saranno impegnati circa 30 addetti di Iren e 27 mezzi.

 

Il polo militare in via Malta si fa bello per le Penne Nere

Per la prima volta in Italia, la sfilata di un Raduno degli alpini partirà da un polo militare. Succederà domenica 20 ottobre a Piacenza in occasione del Raduno del Secondo Raggruppamento di Emilia Romagna e Lombardia. Per accogliere le penne nere, le vie e gli edifici del Polo di mantenimento pesante nord di viale Malta, diretto dal generale Sergio Santamaria (alpino), sono stati imbandierati; da un silos spicca un tricolore di oltre dieci metri. L’area che affaccia su via XXIV Maggio è stata tirata a lucido con lo sfalcio dell’erba e l’esposizione di numerosi mezzi militari. Grazie al restyling ora sono ben visibili i bastioni. Sono stati inoltre affissi manifesti che illustrano l’attività militare. L’area ospiterà l’ammassamento degli alpini che parteciperanno alla sfilata, secondo le stime saranno oltre 10mila. Il corteo, accompagnato dall’inno Trentatrè, dall’ex Arsenale uscirà in viale Malta. Il Polo non sarà aperto al pubblico ma solo alle penne nere e alle autorità per le allocuzioni ufficiali in programma alle 9.30. Subito dopo partirà la sfilata. _NM

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17/10/2019 - Libertà

Più di duecento volontari mobilitati per accogliere i 200 pullman in arrivo

Le manovre di avvicinamento al raduno degli Alpini appartenenti del Secondo Raggruppamento del Nord Italia (Emilia e Lombardia), in programma da domani a domenica, proseguono spedite. Il conto alla rovescia è ufficialmente cominciato ieri sera quando Roberto Lupi, presidente Ana Piacenza, e i rappresentanti della sezione locale delle Penne nere hanno riunito una parte dei volontari (circa 80 i presenti, tutti dell’Ana provinciale) per definire i ruoli che dovranno ricoprire durante la manifestazione. L’appuntamento, nel salone del Corpus Domini, è servito a mettere in fila le diverse priorità. Ci sono i quarantenni, i più giovani del manipolo, ma la spuntano come numero i più anziani. Motivati, appassionati. «Non esistono differenze di età quando si tratta di tenere vive le tradizioni ed esaltare le caratteristiche degli Alpini», commenta Lupi, spiegando che si potrà contare sul supporto di almeno 200 volontari, compresi alcuni rappresentanti del S.O.N (Servizio d’ordine nazionale), oltre all’ausilio delle forze dell’ordine. «In organico anche una squadra antincendio boschivo del corpo speciale degli Alpini, addestrata allo spegnimento degli incendi», ha proseguito Lupi. «Dovremo soprattutto garantire una serie di presidi dei varchi e instradare il pubblico. I nostri uomini indosseranno un giubbino giallo con la scritta “servizio d’ordine”. Stiamo allestendo in queste ore gli stand gastronomici, le tribune in piazza Cavalli e il palco al Polo di mantenimento. L’imbandieramento è ormai concluso. Al concerto di sabato sera della Fanfara Brigata Alpina Taurinense a Palazzo Gotico accetteremo spettatori fino ad esaurimento posti». Al fianco di Lupi il Consigliere degli Alpini piacentini Gianni Magnaschi, Roberto Migli, revisore conti Ana Nazionale, il vicepresidente Ana Piacenza Gianluca Gazzola e il coordinatore provinciale Ana di Protezione Civile Maurizio Franchi. A coordinare la sicurezza è stato chiamato Danilo Spataro: «Prevediamo l’arrivo di oltre 200 pullman che saranno dislocati in due aree parcheggio. Una tra via Maculani e via Tramello e l’altra in via Diete di Roncaglia. Dal domani alle ore 18, quando apriremo gli stand della ristorazione, fino alla domenica dopo il passaggio della “stecca”, ogni momento è regolato». Per sabato i volontari, concentrati soprattutto in centro Piazza Cavalli e Piazza Plebiscito, si dovranno occupare di controllo degli ingressi e di evitare l’accesso a vetro e lattine. «La domenica dalla prima mattinata è previsto l’ammassamento all’ex Arsenale, da lì ci porterà partirà il corteo che ci porterà fino a viale Risorgimento dove ci sarà lo scioglimento, passando per viale Malta, via Venturini, stradone Farnese, via Giordani, piazza Sant’Antonino, via Sant’Antonino, largo Battisti, piazza Cavalli, via Cavour», ha concluso Lupi. _Matteo Prati

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16/10/2019 - Libertà

Piacenza e le sue valli in mostra «Alpini, la bellezza abita qui»

L’occasione non poteva essere più ghiotta con migliaia di Alpini in città e così “Piacenza e le sue Valli” non se l’è lasciata sfuggire. Il sodalizio rinnova la proposta di valorizzazione delle nostre bellezze catturate dall’occhio di tanti fotografi attivi in città e in tutta la provincia. Torna la mostra di promozione territoriale “La Nostra Terra”, seconda edizione, ad opera di numerosi autori che hanno già esposto i loro lavori a Palazzo Farnese nei mesi scorsi, stavolta lo fanno a beneficio soprattutto delle Penne Nere che sono pur sempre turisti d’eccezione (e il turismo a Piacenza cresce del 14 per cento all’anno, ha ricordato in varie occasioni l’assessore alla Cultura Jonathan Papamarenghi). La mostra - ottanta le foto esposte - sarà inaugurata sabato 19 ottobre alle 9.30 all’interno della Galleria d’Arte di Palazzo Paveri Fontana su Corso Garibaldi, ma con ingresso della mostra da vicolo Sant’Ilario n.4. L’esposizione resterà aperta per il week end, domenica inclusa, ma su richiesta potrà essere prolungata anche nei giorni successivi. Sabato sarà visitabile dalle 9.30 alle 12.30 e nel pomeriggio dalle 14.30 alle 21 e fin che ci saranno visite - fa sapere Anita Santelli, presidente di “Piacenza e le sue Valli” - domenica si replica con gli stessi orari. Santelli da sempre sostiene la promozione territoriale attraverso la realizzazione e la divulgazione di immagini curate, poetiche, singolari o semplicemente documentarie su tanti aspetti della provincia, e il successo non è mancato grazie alla visitatissima pagina facebook del sodalizio. Dalla transumanza in Valdaveto agli angoli più nascosti degli Appennini, i reportage fotografici sono dei formidabili attivatori di curiosità e interesse turistico sulla città e le quattro vallate, rappresentate con i propri uomini, scorci, vedute, ma ci saranno anche foto sugli eventi piacentini del 2019. A dare il benvenuto agli Alpini, l’effigie del cappello da Alpino di Fausto Frontini che campeggia in mostra, Frontini ha rivestito il ruolo di ufficiale nella Brigata Julia negli Anni a cavallo tra il ‘50 e il ‘60. Gli autori che espongono sono Anita Santelli Claudio Rancati, Renzo Oroboncoidi , Sergio Efosi Valtolla, Massimo Dioni, Adriano Giraudo, Pier Luigi Casanova, Mario Cadeddu, Alessandro Daturi, Fausto Bessi, Gianluca Groppi, Dario Rigolli.

Patrizia Soffientini

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15/10/2019 - Libertà

Trenta ambulanze e due punti medici ecco il piano del 118

Centoventi persone tra medici, infermieri, soccorritori; due posti medici avanzati con la possibilità di ricoverare fino a 12 pazienti; 20 defibrillatori di cui 10 fissi e altrettanti con pattuglie mobili; 30 ambulanze, di cui 9 con infermieri a bordo; ospedali di Piacenza, Fiorenzuola e Castelsangiovanni in stato di allerta. Sono alcuni dei grandi numeri del piano sanitario predisposto dal 118 di Piacenza e spalmato sui due giorni del Raduno del 2° Raggruppamento alpini - sabato e domenica - più l’anteprima del venerdì. «Il piano prende in considerazione il periodo da venerdì 18 a domenica 20 - spiega Stefano Nani, coordinatore del 118 di Piacenza - ovvero i due giorni del raduno ma anche il venerdì, visto che in piazzetta Plebiscito e sotto il Gotico la sera saranno già pronti gli stand gastronomici e dunque si prevede un afflusso di persone ». Così venerdì, dalle ore 16, raddoppierà il normale presidio di emergenza quotidiano portandosi a 6 ambulanze e a due mezzi di soccorso avanzato. I mezzi e il personale saranno forniti da 118, Anpas, Croce Rossa e Misericordia. Sabato si dà inizio ufficialmente al raduno e il piano sanitario si potenzia. Il numero delle ambulanze e dei mezzi di soccorso avanzato rimane uguale a quello di venerdì ma si estende su tutta la giornata fino a notte fonda. In più apre il punto medico avanzato realizzato in una tenda a compressione in largo Baciocchi, tra il liceo Gioia e l’istituto Romagnosi. Le due scuole metteranno a disposizone i loro allacci alla rete elettrica. Il punto medico avanzato è idoneo ad ospitare in contemporanea dai 6 agli 8 ricoveri per codici di minore gravità, in modo da non congestionare il pronto soccorso dell’ospedale. Domenica il clou della manifestazione e la conseguente massiccia risposta del piano sanitario. Prima di tutto le ambulanze: quelle pronte ad intervenire saranno nove più tre mezzi di soccorso avanzato. Al posto medico avanzato di largo Baciocchi se ne affiancherà un altro al Polo di mantenimento pesante Nord (l’ex Arsenale) con chiusura dopo la partenza della sfilata. Sarà il gemello, con la medesima capienza. Verrà fornito dall’Ana e sarà gestito da personale misto: un medico alpino, personale sanitario della Protezione civile alpina, 118, Anpas, Cri. Sempre domenica, lungo il percorso della sfilata, saranno presenti anche tre equipaggi di soccorritori a piedi e due squadre in motocicletta. «Tutti saranno geolocalizzati, in modo che la centrale operativa da Parma conosca esattamente la loro posizione» spiega Nani. Il coordinamento è infatti alla centrale del 118 di Parma mentre a Piacenza funzionerà una unità di crisi con 118, Cri e Anpas. In questo modo viene messa a disposizione anche l’impiantistica radio del 118 di Piacenza nel caso dovesse saltare per vari motivi la rete di geolocalizzazione. La chiamata di emergenza arriva al 118 di Parma il quale la smista. La prima opzione è allertare la squadra più vicina che vede sul terminale. La seconda è sentire l’unità di crisi di Piacenza per vedere se esiste un’altra squadra ancora più vicina che ha dato la propria localizzazione via radio. Come già l’Adunata nazionale del 2013 e le successive, anche il raduno del 2° Raggruppamento sarà cardioprotetto. Progetto Vita, guidato dalla cardiologa Daniela Aschieri, ha messo a disposizione 20 defibrillatori. Dieci saranno posizionati su sede fissa: totem o pubblici esercizi segnalati. Altrettanti a disposizione di squadre a piedi, riconoscibili dagli zaini di soccorso e tutte formate da volontari di Progetto Vita. Ogni squadra sarà dotata di smartphone con l’app collegata al 118. Stato di allerta per l’ospedale di Piacenza. Verranno potenziati il pronto soccorso e altri reparti con personale in più e reperibilità. Stesso discorso per gli ospedali di Fiorenzuola e Castelsangiovanni, anche se, in caso di eventi straordinari, il primo a ricevere i pazienti sarà quello di Piacenza. Tutto questo in caso di eventi non programmabili ma pur sempre possibili. «L’intero sistema - osserva Nani - è già stato sperimentato con successo durante i Venerdì Piacentini dai quali questo 2° Raggruppamento non viene ritenuto così distante in termini di presenze. Nettamente lontano dalle 400mila persone dell’Adunata nazionale del 2013».

Federico Frighi

 

Cinque varchi di accesso a piazza Cavalli contapersone e massimo 7mila spettatori

In Piazza Cavalli si potrà accedere esclusivamente da cinque varchi presidiati da cinquanta addetti al controllo e alla vigilanza di cui dieci preparati alle emergenze di rischio elevato. Ai cinque varchi gli addetti dovranno essere dotati di contapersone. Il numero massimo di accessi consentito sarà di 7mila. Sono alcuni delle disposizioni della Commissione Provinciale di Vigilanza sui Locali di Pubblico Spettacolo, coordinata dal viceprefetto Marilena Razza, riunitasi ieri mattina nella prefettura di Piacenza. Oltre al viceprefetto Razza vi hanno preso parte gli altri componenti di diritto: rappresentanti di questura, comando provinciale dei Vigili del fuoco, amministrazione provinciale, azienda Usl, un esperto in elettrotecnica, oltre che rappresentanti del Comune di Piacenza e dell’organizzatori dell’evento, ovvero la sezione Ana di Piacenza. Scopo della riunione era quello di esaminare le prescrizioni relative alla manifestazione denominata “Concerto e Carosello di Fanfare” di cui faranno parte la Fanfara Orobica, la Fanfara della Sezione Ana di Piacenza e la fanfara di Agazzano che si terrà sabato 19 ottobre alle ore 22.30 in piazza Cavalli a Piacenza, nel contesto del raduno alpino. Alle tre fanfare, lo ricordiamo, si unirà una quarta, ovvero quella della Brigata Taurinense che dalle 21 di sabato terrà il concerto nel salone di Palazzo Gotico. La commissione, dopo ampia discussione e disamina della documentazione inerente, ha espresso parere favorevole allo svolgimento della manifestazione per una capienza massima complessiva di 7.000 spettatori, stabilendo le seguenti prescrizioni: 1) dovrà essere previsto un numero di 50 addetti ai servizi di controllo e vigilanza, di cui 10 muniti anche di attestato di formazione di addetti all’ emergenza di rischio elevato; 2) i 5 varchi di accesso alla piazza Cavalli dovranno essere controllati da personale dotato di conta persone, adibito all’instradamento del pubblico e al relativo conteggio; 3) il personale addetto al servizio di controllo dovrà essere facilmente riconoscibile e individuabile; La riunione della Commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo 4) in merito alla presenza del palco, qualora lo stesso non venga utilizzato dalle fanfare, dovrà esserne inibito l’accesso attraverso il controllo dei volontari dell’organizzazione; 5) i servizi igienici (14 più 3 attrezzati per disabili) dovranno essere adeguatamente segnalati e mantenuti in buone condizioni igieniche; 6) i servizi igienici del comune dovranno essere tenuti aperti fino al termine della manifestazione e uno di questi dovrà essere riservato agli addetti alla ristorazione; 7) la zona di preparazione degli alimenti dovrà essere protetta da copertura, interdetta al pubblico e dotata di un numero adeguato di contenitori per i rifiuti; 8) dovrà essere inibita la somministrazione, consumo, vendita e detenzione di cibi e bevande in contenitori di vetro nonché metallici. _r.c.

Scepi: «La mia colomba per chi ha a cuore l’etica»

L’Uomo della Pace di Franco Scepi verrà donato all’Associazione Nazionale Alpini (Ana). L’opera d’arte continua così il suo lungo viaggio iniziato nel 1977 attraverso i grandi fermenti storici per assurgere infine a simbolo della promozione umana e della solidarietà fra i popoli personificate dai Premi Nobel per la pace, di cui è l’emblema. E sono proprio il Segretariato dei premi Nobel, che ha sede a Piacenza, e la Fondazione Gorbaciov, presieduti da Ekaterina Zagladina e da Marzio Dallagiovanna, a conferire il riconoscimento ad Ana, sabato 19 ottobre alle 16.30 prima della messa celebrata da monsignor Gianni Ambrosio in Cattedrale, in occasione del Raduno alpino. L’opera si trova già da sabato scorso in Duomo. «Io non sono un Alpino, ma ritengo questo corpo l’unico che si dedica ad azioni etiche, che aiuta e dà una mano alla gente gratuitamente, con uno spirito che non c’è quasi più» spiega Scepi nel rievocare il clima in cui la sua opera nasce. «Sicuramente la prima emozione fu nel ‘77 quando incontrai Karol Wojtyla e furono le sue parole - ricorda - che mi ispirarono e mi comunicarono la sensazione che mi ha portato a realizzare un dipinto. Lui disse che tra il nazismo e il comunismo aveva scelto la Madonna, parlava della Madonna di Czestochowa che è praticamente uguale alla Madonna nera di Lucera dove io sono nato». La prima immagine che l’artista produce è quella di un paradiso terrestre, un giardino buio dove c’è Maria, poi, influenzato da sua madre, Scepi sceglie di rappresentare un viso né maschile né femminile ma improntato ad una forte spiritualità. Dalla testa aperta escono falce e martello, il regista Wajda lo vede e ne resta colpito, lo vuole come simbolo del film “L’uomo di marmo” (celeberrimo il manifesto) ma con una colomba rossa al posto di falce e martello. Poi sotto la spinta di Gorbaciov la colomba diventa definitivamente bianca, sottoscritta dai premi Nobel per la Pace. L’opera riassume in sé molti momenti cardine. Anticipa la fine della guerra fredda, la fine del “secolo breve”. Torna oggi in auge nel trentennale del crollo del Muro di Berlino che cade il 9 novembre. Il Segretariato ha deciso questo passo a pochi giorni di distanza dalla conclusione del summit mondiale di Merida, in Messico, dei premi Nobel per sottolineare ancora una volta il ruolo stesso di Piacenza “Città mondiale dei costruttori di pace”. L’attribuzione agli Alpini - questa la motivazione - è legata “al grande impegno, allo spirito di sacrificio e all’abnegazione profusi nelle opere di solidarietà e di carattere sociale in numerosi Paesi del mondo e nel sostegno e soccorso di chiunque, indipendentemente dalle appartenenze etniche o religiose, ne avesse necessità”. La manifestazione di consegna è realizzata in collaborazione con il filosofo Giancarlo Noris. L’opera di Scepi in diversi formati è già presente in vari luoghi, nella Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi c’è il bronzo originale (verrà esposto per l’occasione), multipli sono al Museo Magi di Bologna, all’Abbazia di Bobbio, nel giardino dell’Ambasciata di Palestina a Roma, nel parco del castello di Federico II a Lucera di Puglia, nella Basilica di Sant’Eufemia a Piacenza. Da sempre l’Uomo della Pace rappresenta l’atto di denuncia dell’arte in antitesi alla guerra, non a caso fu oggetto di una mostra comparativa a Bologna con Guernica di Picasso nel 2017. _Patrizia Soffientini

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14/10/2019 - Libertà

Fermento nei bar del centro: «Pronti per le Penne Nere»

L’eco dell’adunata nazionale del 2013 si fa ancora sentire. In attesa del raduno del II raggruppamento degli alpini, in programma sabato e domenica, gli esercenti piacentini interpellati sui preparativi in corso e i sentimenti della vigilia cominciano tutti a ricordare quanto accadde nel maggio di sei anni fa. «Bellissimo ». «Irripetibile, forse». Una parolina, quest’ultima, lasciata cadere così, ma che rivela la speranza che qualcosa di simile possa verificarsi ancora. Se è vero che l’invasione del prossimo fine settimana riguarderà 25.000 penne nere, numero decisamente inferiore rispetto a quello del 2013, è altrettanto vero che ci sarà meno dispersione, con il raduno che riguarderà soprattutto il centro cittadino. Tra i baristi piacentini ci sono gli entusiasti comunque sia e gli entusiasti se solo ci avessero dato l’occasione. Tra i primi rientra Paolo Lucchini, dietro il bancone un cappello d’alpino concesso per l’occasione da una cliente. Il Caffè dei Cortesi è tra i pochi bar che già si è attrezzato con il tricolore. Anche lui parte dal 2013 - «quando di fatto siamo rimasti aperti per tre giorni consecutivi e abbiamo allestito i nostri tavoli per strada» - per arrivare a oggi: «Quanto lavoreremo dipenderà dal fatto che via Roma resti aperta o meno. Indipendentemente da questo, però, il carico di birra è stato prenotato, d’altronde la gente non sta certo ferma sul posto». Nel bar Piazza Vecchia Enrico Vezzulli sta decidendo come addobbare la vetrina e, come per altri eventi, collaborerà con la Libreria Fahrenheit, dove Sonia Galli ha le idee chiare: «Proporremo un cesto con un libro sul tema, una cartolina degli alpini e una bottiglia di vino». «Sventolo la bandiera». Chi parla è Antonio Dell’Ova, titolare del bar pizzeria Da Luca, alla fine del Corso. Qui il dehor è già tutto un tripudio di bandiere, a cui il signor Dell’Ova sta dando l’ultima sistemata. «Sono felice per il ritorno degli alpini - dice - hanno già dimostrato sei anni fa che tipo di gente sono: gentile, educata». Poi c’è il risvolto economico. «Ogni evento che viene organizzato ha un ritorno importante sia per i bar come il nostro sia per l’intera città ». Anche qui fervono i preparativi. «Di certo inforneremo più pizze» scherza Dell’Ova. Chi invece non è un bar vero e proprio, ma di starsene con le mani in mano non ne vuole sapere è Antonio Corciulo di Superfood. «Anzi - sorride - chiamerò mio fratello a dare una mano». Corciulo, che degli alpini si innamorò nel 2003 - «abitavo a Parma quando ci fu lì l’adunata, un evento che mi ha sempre lasciato un bel ricordo» - sarà pronto a modificare parzialmente il menu per renderlo più appetibile ai clienti dalla penna sul cappello. «Per gli alpini si fa anche questo». C’è però l’altra categoria di entusiasti. Quella di chi nel 2013 ha fatto faville sotto il profilo degli incassi e che ora lamenta invece di essere un po’ “tagliato fuori”. Al Cip & Ciop, all’angolo tra viale Beverora e via Venturini, strada quest’ultima dove passerà la sfilata, non hanno preso troppo bene il fatto che la loro via resterà aperta al traffico. «Con la strada aperta - dice la titolare Carla - non potremo preparare tavolate fuori dal locale come accadde nell’adunata nazionale. Di questi tempi non sarebbe male dare una mano ai commercianti invece di mettere ostacoli sulla loro strada». E se vicino a piazza Cavalli c’è chi si rammarica per la chiusura del traffico già da oggi - «saremo in difficoltà con gli approvvigionamenti » - c’è anche chi conta i minuti. «Aggiungeremo sei tavoli al dehor - dice Alfio Misso della Caffetteria San Carlo - e preparere mo un grande buffet».

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13/10/2019 - Libertà

I 100 anni e la commozione di Italo «Sarò al raggruppamento con il cuore»

Un alpino non abbandona mai il suo cappello. Italo (all’anagrafe Vittoli) Ferrari, lo sa bene e per questo ha voluto indossarlo anche ieri, nel giorno del suo centesimo compleanno. Cento anni portati con dignità e con tanta passione, quella che traspariva dalle sue lacrime di commozione per le innumerevoli testimonianze di affetto giunte un po’ da ogni parte. Prime tra tutti dai suoi familiari, e poi dal gruppo di autorità agazzanesi che ieri mattina si sono volute stringere attorno ad Italo. Pazienza se il fisico non gli consente più di poter uscire a festeggiare come un tempo. L’anziano alpino agazzanese ha ricevuto in casa i suoi ospiti e si è goduto la meritata festa organizzata attorno a lui, con tanto di brindisi e di torta alla frutta. Il sindaco Mattia Cigalini gli ha consegnato una targa fatta fare insieme al locale gruppo alpini, di cui Italo Ferrari rappresenta il decano, e ai Combattenti e Reduci di Agazzano. Di quest’ultima associazione, tra l’altro, Ferrari è presidente onorario. «Alpino più anziano del gruppo - si legge nel testo della targa - nel giorno del suo centesimo compleanno, i migliori auguri di tutta la comunità». «Forza Italo, ti aspettiamo il prossimo mese in piazza» è stato l’augurio dei presenti, con riferimento ai festeggiamenti del 4 di novembre a cui l’anziano alpino in passato ha sempre partecipato con orgoglio e fierezza. «Quest’anno sarà dura» ha risposto Ferrari assicurando però la sua partecipazione ideale. Il prossimo fine settimana non potrà seguire fisicamente i compagni che parteciperanno al Raduno del secondo raggruppamento alpini che ci sarà a Piacenza, ma anche in quel caso sarà presente con il suo cuore. Al precedente appuntamento, l’Adunata delle penne nere che si era tenuta a Piacenza nel 2013, Italo Ferrari non aveva voluto mancare, e aveva sfilato con il suo cappello. Italo, Vittoli, Ferrari ha una storia che pare un romanzo. Classe 1919 è l’ultimo rimasto di quattro fratelli i quali hanno indossato tutti il cappello alpino: Redento Ferrari, classe 1921, Verando, classe 1914, e Medardo, classe 1923, Originario della frazione di Sarturano l’anziano alpino in passato è stato insignito della Croce di Guerra. Arruolato negli alpini Italo partì il 17 marzo del 1940 per la Grecia e l’Albania, dove fu spedito a combattere prima di essere mandato in Francia, passando per la Jugoslavia. Mentre era in Francia in Italia si consumò l’armistizio dell’8 settembre. «Da Grenoble me la feci tutta a piedi fino a Torino » aveva raccontato in una precedente intervista a Libertà. Con un treno e con mezzi di fortuna riuscì ad arrivare a Castelsangiovanni e poi finalmente a casa per ricominciare una nuova vita. Ieri oltre al sindaco, Italo Ferrari ha ricevuto l’omaggio del comandante dei carabinieri di Agazzano, Giulio Favari, del presidente dei Combattenti e Reduci Giacomo Guerrieri, del capogruppo degli alpini Emanuele Boccellari e del parroco don Fabrizio Bonelli.

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13/10/2019 - Libertà

Podenzano e Vigolzone: pronti! Tortelli e pisarei per Bergamo

Alle giornate del Secondo Raggruppamento saranno presenti anche duecento alpini della sezione di Bergamo che domenica, dopo la sfilata, pranzeranno a Podenzano, nel ristorante Rio Verde a Le due case. Tutto è pronto per l’accoglienza, con le bandiere al bancone all’ingresso del bar-ristorante e le bottiglie con la penna nera che richiamano l’adunata nazionale 2013, evento che anche per Fabrizio Ponticelli, il titolare, è stato un’esperienza indimenticabile. «Il maggio 2013 - ricorda il titolare del Rio Verde - è stato vissuto da tutti noi molto intensamente, facevamo turni doppi per il pranzo, ma si lavorava con il sorriso perché gli alpini hanno reso facile il lavoro con la loro allegria. Ho vissuto personalmente l’adunata di Piacenza. Finito il lavoro, sono andato a Piacenza e sono rimasto con gli alpini tutta la notte. Tutti si ricordano quell’evento, riuscitissimo anche a livello organizzativo ». Ponticelli ha poi un legame particolare con gli alpini: il papà Franco è orgogliosamente alpino, classe 1943, iscritto al gruppo di Podenzano. E nel fine settimana intende ripetere. Il locale, che quotidianamente è aperto per i pranzi e le cene, sarà ben organizzato, con la giusta disposizione di tavoli e sedie per accogliere i 200 alpini della sezione di Bergamo, la più numerosa d’Italia, che domenica arriveranno in pullman per partecipare alla sfilata. Ponticelli, con la compagna Rossella e il gruppo dei dieci collaboratori dipendenti, da un mese stanno preparando tortelli e pisarei e fasò per deliziare gli ospiti. Il contatto tra Bergamo e il Rio Verde è stato Matteo Ghetti, attuale capogruppo alpini di Vigolzone. Tutto è nato negli anni (2009-2014) in cui Ghetti è stato referente per la sezione di Piacenza del Centro Studi Ana, un organo che raccoglie, organizza e cataloga tutto ciò che riguarda la storia e le tradizioni del Corpo degli Alpini e dell’Ana e metterle a disposizione dei soci e di chi sia interessato. «In quell’esperienza, con la presidenza Plucani, ho girato il Nord Italia per convegni, momenti di confronto e lavoro e ho conosciuto Alessio Granelli, uno dei referenti nazionali per la Federazione internazionale dei Soldati della montagna. Sono stato il suo riferimento per Piacenza e nel mese di giugno di quest’anno è venuto con il consigliere sezionale di Bergamo, Giancarlo Sangalli, a visitare il monumento ai caduti di Nickolajewka. Il momento conviviale è stato poi al Rio Verde, dove torneranno domenica, e dove andremo a salutarli durante il pranzo». Il Rio Verde ospiterà anche 40 alpini del gruppo di Grandola ed Uniti della sezione di Como. Prossimi appuntamenti Vigolzone e Podenzano sono pronte per il raduno del secondo raggruppamento. Sono pronti i loro alpini che saranno impegnati nella sfilata, ma anche nel servizio. Ghetti sarà impegnato come volontario e chiuso il Raggruppamento inizierà l’organizzazione, insieme alla sezione di Piacenza, della commemorazione della Battaglia di Nickolajewka che si terrà in gennaio, mentre il capogruppo di Podenzano, Giovanni Carini sarà impegnato nel servizio d’ordine sia sabato sia domenica. Carini è stato uno di quegli alpini che ha aiutato ad imbandierare la città di Piacenza, sul cestello-gru. Finito il raggruppamento, il gruppo di Podenzano inizierà l’organizzazione della cerimonia nella ricorrenza 4 novembre insieme al Comune dove verranno consegnate le borse di studio agli studenti.

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13/10/2019 - Libertà

ACCOGLIAMO IN TRICOLORE GLI AMICI ALPINI

Sono passati sei anni ma nessuno ha dimenticato l’euforia dell’Adunata nazionale. Se Piacenza ospita nel prossimo weekend il Raduno del 2° raggruppamento non è solo ragion logistica, il naturale ponte fra l’Emilia Romagna e la Lombardia. C’è qualcosa di più: è la “Piacenza amica degli alpini” espressione felice coniata dall’assessore regionale Paola Gazzolo al termine della fantastica sfilata che aveva elettrizzato la nostra città. C'è l’allegria contagiosa delle penne nere, c’è l’alpinità, dna fatto di autenticità, bellezza e orgoglio italiano, solidarietà concreta, impegno calato nella vita a servizio della comunità. Ecco perché eravamo scesi con gli amici alpini nelle strade (e scenderemo ancora già venerdì sera), in un centro storico animato dalla voglia di stare insieme, trasformato in una cittadella di gioia di vita. Giovani e anziani insieme, fra canti improvvisati e un brindisi, in un vortice di emozioni indimenticabili. Quella del 19 e 20 ottobre sarà un’occasione importante che premetterà a Piacenza di accreditarsi ulteriormente ad ospitare una futura nuova Adunata nazionale, evento - non va dimenticato - che aveva restituito il sorriso a commercianti, baristi e ristoratori . Uno studio dell’Università Cattolica aveva stimato una ricaduta economica sul nostro territorio di ben 42 milioni di euro di spese dirette ed oltre 25 di ricadute indirette. Oggi, sognando una futura Adunata nazionale, concentriamoci sull’appuntamento che si aspetta fra sei giorni. Le premesse per viverlo al meglio ci sono tutte: per la stragrande maggioranza dei 25mila che raggiungeranno la nostra città si tratta di un gradito ritorno perché l’accoglienza piacentina era stata giudicata al Top a partire dal biglietto da visita di un territorio in tricolore, dalle strade alle case. Torniamo allora ad esporre ancora la nostra bandiera, simbolo di libertà, per dare il benvenuto e dire grazie alle penne nere, il più antico corpo di fanteria da montagna attivo nel mondo (fu creato nel 1872) che incarna i valori di onestà e solidarietà, collante fra tutti gli alpini, in armi e in congedo. Oggi, dalle missioni di pace all’impegno nella protezione civile, li troviamo in prima linea nelle emergenze (ricordate i giorni dell’alluvione in Valnure e Valtrebbia? Hanno donato braccia in aiuto e un piatto caldo di conforto), testimoni del tempo nelle scuole ma anche protagonisti di tante iniziative benefiche che scaldano il cuore.

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12/10/2019 - Libertà

Lupi a “Nel mirino” «Ogni giorno sentiamo l’affetto dei piacentini»

Il cappello con la penna nera posizionato sul tavolo racconta la storia militare del suo proprietario: 8°Reggimento della Brigata Julia, battaglione Gemona e battaglione Bassano, scuola militare di Aosta. L’inseparabile simbolo alpino appartiene al presidente della Sezione di Piacenza, Roberto Lupi, primo ospite della nuova stagione di “Nel Mirino”, la trasmissione di Telelibertà condotta dal direttore Nicoletta Bracchi in onda ogni venerdì alle 21. Lupi, 57 anni, sposato e padre di due figli, dirigente di Crédite Agricole a Parma, ha raccolto il testimone dall’ex presidente Bruno Plucani subito dopo l’Adunata del 2013 e pochi mesi fa è stato rieletto per il terzo mandato. La passione per le penne nere è stata tramandata dal nonno: «Partiva da Casaldrino di Marsaglia per andare a tutti i raduni » ricorda Lupi che, dopo il congedo nel 1983, si è subito iscritto all’Ana. Il legame tra gli alpini e Piacenza si è consolidato con l’indimenticata Adunata nazionale che ha catapultato in città oltre 300mila persone. Tra una settimana, il 19 e 20 ottobre, l’atmosfera di festa tornerà in occasione del Raduno del Secondo Raggruppamento. «Arriveranno gli alpini delle diciannove Sezioni di Emilia Romagna e Lombardia – ha spiegato Lupi -. In base alle stime delle precedenti edizioni abbiamo previsto venticinquemila presenze perché contiamo anche sull’ampia partecipazione dei piacentini». La mini adunata sta impegnando la Sezione da oltre un anno. «Dobbiamo ringraziare tutte le istituzioni locali con le quali si è creato un ottimo rapporto di collaborazione – sottolinea il presidente -. Vorremmo che la città fosse un tripudio di tricolori, per questo chiediamo a tutti i piacentini di esporre la bandiera dalle proprie abitazioni. Sappiamo inoltre che molti ristoranti sono già al completo e siamo soddisfatti». Nel salotto di Nicoletta Bracchi, Roberto Lupi ha illustrato i dettagli dell’imminente manifestazione, i numeri e le attività svolte dall’Ana che a Piacenza conta 2.900 iscritti (oltre 600 gli “amici degli alpini”) divisi in 45 gruppi. «La presenza sul territorio è la nostra forza – commenta Lupi –; ogni gruppo porta avanti iniziative e tiene i rapporti con istituzioni e realtà locali. La nostra associazione è viva anche nei paesi di montagna dove la popolazione è sempre più esigua». L’Ana guarda al futuro con un progetto di ritorno alla leva obbligatoria. «È un servizio che proponiamo a favore della Patria, uno dei nostri valori fondamentali. Crediamo sia utile per sensibilizzare i giovani al dovere, all’educazione civica, al rispetto delle cose comuni e anche alla montagna che per noi è l’habitat naturale» spiega il presidente. Grande è l’impegno dell’Associazione per tramandare alle giovani generazioni il sacrificio e la memoria. Gli occhi diventano lucidi nel ricordo dei veci “andati avanti”, Lupi si dice «orgoglioso di aver conosciuto due reduci di guerra come Gino Tassi e Bruno Anguissola ». Un altro momento di commozione si manifesta nel constatare l’affetto della gente comune nei confronti delle penne nere. «Quando partecipiamo a iniziative di solidarietà, sentiamo tanti cittadini dire ‘lo faccio perché ci sono gli alpini’ e per noi è il riconoscimento più grande. Come recitano i nostri motti, siamo quelli del ‘fare’» ribadisce Lupi lodando anche l’impegno costante dei volontari dell’Unità di Protezione civile. E proprio alla solidarietà sarà dedicata l’iniziativa, ancora in via di definizione, che la Sezione alpini di Piacenza lascerà alla città a ricordo del Raduno. _Nicoletta Marenghi

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12/10/2019 - Libertà

La solidarietà delle “penne nere” locali vale quasi 760 mila euro all’anno

La solidarietà alpina si manifesta in mille rivoli. Molti anche invisibili. Ogni anno il Centro studi dell’Ana nazionale tenta di mettere nero su bianco le buone azioni di tutta Italia, consapevole che il report non sarà mai esaustivo. Nasce così il libro Verde. Nell’ultimo, quello del 2018, si legge come la Sezione di Piacenza abbia donato complessivamente 25.331 ore di solidarietà e una somma di 60.555,85 euro. A fare la parte del leone, in questa speciale classifica della bontà, è il gruppo di Carpaneto con oltre diecimila euro donati, seguito da Sarmato con 6.700, San Giorgio con quasi 4mila. Il libro Verde nazionale fa notare come sia stato chiesto all’Ana di valorizzare il lavoro volontario degli alpini. Pur consapevoli che il dono non ha prezzo, le penne nere hanno provato a quantificare un’ora di lavoro volontario fissandola a 27,52 euro (dato relativo al manovale, indicato nel prezzario delle opere pubbliche della Regione Lombardia). Con tale parametro il valore delle ore donate dagli alpini piacentini nel 2018 ammonta a quasi 700mila euro. Con i fondi donati in contanti la solidarietà alpina nel 2018 vale quasi 760mila euro. Tra tutte le sezioni Ana nel 2018 sono state donate 2 milioni e 600 mila ore pari a 71 milioni e mezzo di euro. La somma raccolta e donata in contanti è stata di 6 milioni e 231mila euro.

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11/10/2019 - Libertà

Alpini e zona rossa: piazza Cavalli chiusa al traffico per nove giorni

Il Comune con ordinanza siglata dalla sindaca Patrizia Barbieri ha reso note le limitazioni alla circolazione stradale per il raduno del 2° Raggruppamento alpini in programma sabato 19 e domenica 20 ottobre, in occasione del quale dovrebbero confluire a Piacenza almeno 25 mila alpini da Lombardia ed Emilia Romagna. Definita una zona off limit per il transito e la sosta dei veicoli che durerà ben nove giorni. La cosìddetta zona rossa occuperà piazza Cavalli, piazzetta Plebiscito e immediate vicinanze. Tutti gli altri divieti saranno limitati ai due giorni della manifestazione.

Da lunedì 14 a martedì 22

Dalle ore 6 di lunedì 14 alle ore 20 di martedì 22 divieto di sosta con rimozione forzata e divieto di circolazione: area di piazza Cavalli; piazzale Plebiscito; via Sopramuro (tra piazza Cavalli e via San Donnino; dovrà comunque essere consentito il passaggio dei residenti che accedono al passo carrabile di proprietà, lasciando almeno m 2,75 di carreggiata libera dalle strutture); piazza Grida; vicolo Perestrello; largo Sant’Ilario; piazza San Francesco.

Dalle ore 7 di sabato 19 alle 15 di domenica 20

divieto di sosta con rimozione forzata, nell’area di parcheggio di Via XXI Aprile che verrà adibita a parcheggio delle autorità.

Dalle ore 6 alle ore 14,30 di sabato 19

divieto di circolazione e divieto di sosta con rimozione forzata per il mercato bisettimanale che verrà spostato sul Pubblico Passeggio: via Alberici, via P.Giordani (dal P.Passeggio al c.n°23 ).

Dalle ore 6 del 19 ottobre

divieto di sosta con rimozione forzata: area di parcheggio di via Maculani, via Maculani, viale Risorgimento, via Cavour, Piazza Duomo.

Dalle ore 8 alle ore 17 del 19 (ammassamento)
divieto di circolazione nell’area di parcheggio di via Maculani.

Dalle ore 14 del 19 ottobre alle ore una del 20 (sfilata labaro e manifestazione serale con fanfare)

divieto di circolazione in viale Risorgimento, via Cavour, via XX Settembre, viazza Duomo, via Romagnosi, largo Battisti, via Sant’Antonino.

Dalle ore 17 del 19, alle ore 20 di domenica 20

divieto di sosta con rimozione forzata e divieto di circolazione: via San Donnino, via Medoro Savini, via Felice Frasi, via Sopramuro, via Chiapponi, via San Francesco, via San Giovanni (tra corso V. Emanuele e via Vigoleno), via Legnano, via Daveri, via Pace, via Garibaldi (da via Illica a largo Battisti ), piazza Borgo ( lato nord), via Castello (a doppio senso di circolazione) via Garibaldi verso via Vigoleno, via Cittadella (da via Mazzini a largo Matteotti), cantone Camicia, via Mazzini (da via Cittadella a via Mentana), via Calzolai, corso Vittorio Emanuele (dalla rotatoria formata da via Genova, via Palmerio, Corso V.Emanuele allo Stradone Farnese), via San Siro (tra via P.Giordani e via Santa Franca) via Santa Franca ( tratto compreso tra via Sant’Antonino e via Verdi), via Verdi (tra via Santa Franca e corso V. Emanuele).

Dalle 2 di domenica 20

divieto di sosta con rimozione forzata: via Emilia Pavese (fra l’uscita dell’autostrada Piacenza Ovest e Piazzale Torino) in entrambe i lati delle carreggiate esclusi i bus dei partecipanti al Raduno; viale Malta; area di parcheggio a sud di p.le Torino, compresa tra via XXIV Maggio e viale Malta; via Venturini; Stradone Farnese (tra Corso V. Emanue- Alpini e zona rossa: piazza Cavalli chiusa al traffico per nove giorni Pubblicata l’ordinanza del Comune. Per ragioni di sicurezza vietata la circolazione dei mezzi pesanti in centro storico le e via P.Giordani); via P. Giordani (tra Stradone Farnese e Piazza Sant’Antonino); piazza Sant’ Antonino; via Sant’ Antonino; largo Battisti; via Cavour; viale Risorgimento; via Maculani; Porta Borghetto; via Tramello (eccetto bus alpini).

Dalle ore 6 alle ore 13,30 di domenica 20

divieto di circolazione: via Tramello; i veicoli provenienti da via Borghetto avranno l’obbligo di svolta a sinistra in via San Bartolomeo; revoca del senso unico di marcia nelle seguenti strade: via Castello, via San Giacomino, via Maddalena (tra via San Giacomino e via Castello), vicolo Edilizia, via Santa Franca, via San Siro (tra Corso Vittorio Emanuele e Politeama) i veicoli provenienti da via San Siro avranno l’obbligo di proseguire verso via Nova; via Nova (da Corso V. Emanuele al civico 2).

Dalle ore 06 alle ore 9 di domenica 20

divieto di circolazione nelle seguenti strade: via Emilia Pavese, tra l’uscita dell’autostrada di Piacenza Ovest e Piazzale Torino; da tale divieto sono esclusi i bus alpini.

Dalle 8,30 alle 13,30 del 20

divieto di circolazione: viale Malta; via Venturini; Stradone Farnese (esclusi dal divieto i residenti, le attività commerciali ed i parcheggi privati; via P.Giordani, piazza Sant’ Antonino; via Sant’ Antonino; Largo Battisti; via Cavour; viale Risorgimento; via Maculani; Porta Borghetto; via Tramello (eccetto bus Alpini). Per la durata della manifestazione vietata la circolazione dei camion con massa superiore a 35q. nella Ztl

 

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10/10/2019 - Libertà

Sicurezza al primo posto sopralluogo nella piazza

Tra i banchi del mercato del mercoledì, in piazza Cavalli, spuntano i cappelli delle penne nere. E’ l’ennesimo sopralluogo in vista del raduno del Secondo Raggruppamento di Emilia Romagna e Lombardia che porterà in città 25mila persone nel fine settimana del 19 e 20 ottobre. Da un anno, sta lavorando alacremente perché la due giorni si svolga in un clima di festa all’insegna della sicurezza, Danilo Spataro, geometra 37enne astigiano, chiamato dall’Ana nazionale come progettista, direttore lavori e coordinatore della sicurezza dei grandi eventi alpini. Nel suo curriculum ci sono già le adunate di Asti, Treviso, Trento e Milano; si sta occupando inoltre di Rimini 2020 e di numerosi Raduni. «Il nostro obiettivo è quello di prevenire le condizioni di pericolo – spiega Spataro – per questo nelle aree food ci saranno solo cucine a induzione e in tutte le zone interessate dal passaggio degli alpini non sarà possibile la somministrazione di bevande in lattina e vetro. Come previsto dalle normative, i tombini presenti lungo il percorso della sfilata verranno sigillati. Il raduno è un evento che porta migliaia di persone nelle città ospitanti ma il clima è festoso e gli alpini sono molto ordinati. Per l’organizzazione facciamo tesoro delle esperienze delle passate edizioni». Ad accompagnare il progettista nei sopralluoghi sono, tra gli altri, Gianni Magnaschi ed Enrico Bergonzi, della commissione logistica della Sezione alpini di Piacenza. Danilo Spataro non è alpino ma è stato conquistato dalle penne nere. «Lavorare per l’Ana mi ha fatto conoscere gente stupenda che dedica gran parte del proprio tempo al volontariato – commenta il 37enne - . Sono contento di organizzare una festa per persone così». A sorvegliare l’evento ci saranno, oltre alle forze dell’ordine, almeno 200 volontari alpini. Lungo il percorso della sfilata saranno dislocati gli uomini del Son, Servizio d’ordine nazionale dell’Ana. In centro storico, dalla Lombardia arriveranno anche squadre di penne nere specializzate nell’antincendio. Il sabato sera, in occasione dei caroselli di fanfare, l’accesso a piazza Cavalli sarà simile a quello della serata di San Silvestro. Nel pomeriggio di ieri, la prefettura ha ospitato un’altra riunione con gli organizzatori e tutti i rappresentati delle forze dell’ordine e di soccorso. «Non ci sono particolari criticità – ha spiegato il capo di gabinetto della questura, Filippo Sordi Arcelli Fontana –, l’evento è gioioso. Stiamo lavorando perché tutto si svolga nella massima sicurezza».

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09/10/2019 - Libertà

Gli alpini vestono con il tricolore i palazzi storici del centro città

Dopo i pali della luce con le bandiere più piccole e le strade da lato a lato con i fili tricolori (i cosiddetti pavesi) è la volta dei palazzi storici. Nonchè del bandierone di venti metri di lunghezza per quattro di larghezza che questa mattina verrà srotolato dalla torre del palazzo Ina in piazza Cavalli. A dieci giorni dal raduno del 2° Raggruppamento che sabato 19 e domenica 20 ottobre prossimi porterà a Piacenza 25 mila penne nere da tutte le sezioni di Emilia Romagna e Lombardia, gli alpini della “commissione imbandieramento” ieri hanno iniziato a vestire di tricolore i palazzi storici pubblici del centro, lungo i percorsi toccati dalla sfilata (in questo caso della bandiera di guerra e del labaro nazionale Ana). Con scala estensibile e caschetto antinfortunistico decorato con l’immancabile penna nera, sono state imbandierate le finestre di due piani di Palazzo Farnese, del liceo Gioia, dell’istituto Romagnosi, della scuola Mazzini. Ma anche Porta Borghetto e via Maculani. Alle finestre di scuole e palazzi sono state affisse bandiere tricolori da un metro per un metro e mezzo, in poliestere. Leggermente più grandi di quelle issate sui pali della luce (70 centimetri per un metro) e decisamente dei cosiddetti pavesi (ognuno porta 30 bandierine da 35 centimetri per 45). Pavesi sono stati issati anche in piazza Cavalli, a delimitare il selciato, e in piazza Sant’Antonino. Entro la fine di questa settimana verrà completato l’intero percorso della sfilata. In tutto la sezione Ana di Piacenza farà sventolare dai luoghi pubblici 2.500 bandiere tricolori. Cifra ben lontana dalle quasi 20 mila che nel 2013 incorniciarono la città per l’Adunata nazionale. Ben lontana ma proporzionata agli arrivi. «Il colpo d’occhio alla fine sarà comunque importante» assicura Bruno Plucani per la commissione imbandieramento, Plucani che, lo ricordiamo, nel 2013 era il presidente della sezione alpini di Piacenza. «Abbiamo avuto l’assicurazione dai vari enti proprietari o gestori degli immobili che si affacciano su piazza Cavalli che imbandiereranno ogni finestra di loro competenza - evidenzia -. Il nostro invito è che le istituzioni con sedi sul percorso delle sfilate o comunque nella città capoluogo facciano altrettanto». Cominciando a mettere fuori le due bandiere d’ordinanza: il tricolore e quella europea. Possibilmente esposte in modo corretto: il vessillo italiano primo a destra (centrale se si espone anche la bandiera dell’ente, la quale dovrà andare a sinistra e lasciare a destra l’europea). Si chiede anche un impegno ai privati cittadini. È il presidente sezionale Roberto Lupi a ribadire l’appello ad esporre i tricolori alle finestre ed ai balconi, sia nelle strade di passaggio delle sfilate sia in tutta la città. Domenica scorsa la città di Savona, sede del raduno del 1° Raggruppamento (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Francia) era ben imbandierata. Piacenza può fare di più. Con Libertà in particolare c’è la possibilità di procurarsi il tricolore in edicola con il quotidiano Libertà ad un prezzo popolare (3,70 euro più il quotidiano). Il tricolore in edicola con Libertà è dello stesso tipo di quelli che stanno issando in questi giorni i volontari della sezione alpini di Piacenza.

Federico Frighi

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09/10/2019 - Telelibertà

Alpini, 200 volontari in campo per la sicurezza del Raduno


08/10/2019 - Libertà

Gli alpini di Varese donano una quercia per ricordare don Vittorione

Una quercia per ricordare don Vittorione nel 25esimo anniversario della morte. È il dono che il gruppo alpini di Varese ha voluto fare ad Africa Mission, agli alpini di Piacenza e a tutti i cittadini in occasione del raduno del 2° Raggruppamento che si terrà sabato 19 e domenica 20 ottobre prossimi. La pianta - “quercus robur” del diametro di 25 centimetri e dell’altezza di 5 metri - verrà messa a dimora nel giardino pubblico di Montale che nel 2012 l’amministrazione comunale dedicò al ristoratore di Varese trapiantato a Piacenza che nel 1972 fondò Africa Mission e Cooperazione e Sviluppo assieme al vescovo Enrico Manfredini. La cerimonia si terrà nella mattinata del 19 ottobre, alle ore 11. In contemporanea si tiene la riunione dei presidenti di sezione del 2° Raggruppamento; ragion per cui saranno presenti a Montale i vice presidenti della sezione piacentina - Luigi Forlini e Gianluca Gazzola - e i due vice di quella di Varese. Oltre a Bruno Plucani che ha coordinato l’iniziativa, ai verttici di Africa Mission - il direttore Carlo Ruspantini e don Maurizio Noberini -, ad un rappresentante dell’amministrazione comunale di Piacenza - è stata invitata la sindaca Patrizia barbieri - e al capo gruppo di Varese, Antonio Verdelli. «È un’iniziativa che nasce per ricordare don Vittorio nel 25esimo anniversario della morte» spiega Carlo Ruspantini, direttore di Africa Mission. «Nel 2017 abbiamo lanciato un percorso che ci vedrà celebrare, nel 2022, i 50 anni della nostra associazione – prosegue -. Tappa fondamentale di tale percorso è proprio il 25esimo anniversario della salita al Cielo del nostro fondatore: noi non vogliamo solo limitarci a ricordarlo, ma vogliamo far arrivare il suo messaggio, potente e diretto, a tutti e in particolare ai giovani, che non hanno avuto occasione di conoscerlo. Forse solidarietà e carità non sono parole che vanno di moda oggi, ma trasmettere questi valori è un dovere fondamentale per ogni cristiano». Don Vittorio, piacentino d’adozione, era nato a Varese il 15 aprile del 1926. Titolare di un ristorante di successo a Varese - “Da Vittorio” -aperto negli anni Cinquanta, lasciò tutto per seguire l’allora parroco della città, Enrico Manfredini, nominato vescovo di Piacenza. Lo scorso agosto la sua città di origine lo ha ricordato tributandogli la Martinella del Broletto, la massima onoroficenza civica. Nella medesima circostanza, a ricordare il missionario, è stato anche l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nella messa da lui presieduta. Sempre in quell’occasione l’idea della quercia venuta agli alpini del gruppo di Varese che hanno coinvolto la loro sezione. «Per noi quello di sabato è un momento importante in questo anno dedicato a don Vittorio - continua Ruspantini -. Abbiamo anche coinvolto il comitato di cittadini che gestisce il giardino di Montale e la parrocchia di San Lazzaro, nonché il Comune di Piacenza che ha dato il suo patrocinio ». Nel giardino c’è già un monumento dedicato al cofondatore di Africa Mission: una piazzetta con l’immagine dell’Africa, un pozzo per l’acqua (la caratteristica del movimento nato a Piacenza) e tutt’intorno un’area relax. D’ora in poi vi si aggiungerà una quercia, a ricordare lo spirito mai domo di un missionario che tanto ha fatto per l’Africa, in particolare per gli abitanti della regione del Karamoja, nel nord dell’Uganda.

Federico Frighi

Approvato il piano di collaborazione tra Comune di Piacenza e sezione Ana

Mancano poco meno di due settimane al Raduno del Secondo Raggruppamento Alpini, che si terrà a Piacenza il 19 e 20 ottobre. L’attesissimo evento rappresenta un notevole impegno per la Sezione di Piacenza dell’Ana e per l’amministrazione comunale, che ha approvato in giunta la delibera di collaborazione: «Piacenza è stata scelta come sede del raduno del centenario – si legge nell’atto licenziato ieri dall’amministrazione Barbieri – a motivo del successo e dell’unanime apprezzamento dell’Adunata nazionale 2013, evento che ha creato un forte legame tra la città e gli alpini. Accogliere il raduno è anche riconoscimento del valore di quel peculiare spirito di servizio degli alpini, sempre presenti accanto alle popolazioni locali nelle emergenze, nella solidarietà, nelle situazioni di bisogno, nella Protezione civile». L’appuntamento, che prevede «momenti istituzionali, ricreativi, aggregativi e di socializzazione», é occasione privilegiata – si legge nella delibera – di promozione e valorizzazione turistica del territorio, del patrimonio culturale e delle eccellenze enogastronomiche, vetrina e opportunità per presentare i progetti di ‘Piacenza 2020’ in ambito extraprovinciale/ extraregionale». «Piacenza e i piacentini sono orgogliosi di poter ospitare il Raduno del Secondo Raggruppamento – commenta la sindaca Patrizia Barbieri – che è un momento di intrattenimento e di incontro, ed è soprattutto doveroso riconoscimento al valore di tutti gli alpini, che giornalmente dimostrano la loro passione e dedizione al servizio della comunità. L’auspicio è che siano giorni di festa per tutta la città e invito tutti i piacentini a partecipare con entusiasmo». _r.c.

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05/10/2019 - Libertà

«Gli inni alpini tramandano alle generazioni valori immortali»

Patria, solidarietà, servizio, sacrificio, legalità e memoria. Valori degli alpini che attraversano le generazioni, il cui riverbero si avverte anche nelle loro canzoni. Il Salone degli Arazzi del Collegio Alberoni ha ospitato ieri sera l’ultimo evento in programma di “Aspettando il raduno”, una serie di iniziative che conducono al raduno del II Raggruppamento (il 19 e 20 ottobre). Protagonisti una trentina di ragazzi del coro del liceo Respighi e altrettanti dell’orchestra del Gioia. Lo scopo era di coinvolgere i giovani attraverso le canzoni delle penne nere, per tramandare i valori che ne hanno fatto il corpo forse più amato dell’esercito. Il coro del Respighi comprende alunni, ex studenti e anche qualche professore. Per qualcuno di loro quella degli alpini è materia che tocca nell’intimo. È così per Roberto Stomboli: «Mio nonno è stato nel 3° reggimento artiglieria di montagna della divisione Julia, a Udine, quindi sin da piccolo ho sentito i suoi racconti che mi hanno avvicinato a questo mondo. Nel 2013 ho partecipato alla grande adunata e ammetto di essermi emozionato». A Roberto piace parlare degli alpini. «Al di là di come la si possa pensare dal punto di vista politico, credo che il principale valore delle penne nere sia l’altruismo, qualcosa che non ha colore». Anche Paolo Provini è convinto di una cosa: «Ci sono valori che attraversano le generazioni e quelli che arrivano a noi dagli alpini fanno parte di quel gruppo. Nella mia famiglia sono stati tramandati dal mio bisnonno, appunto un alpino». Se c’è chi ne ha avuto esperienza diretta, per altri non è così . Allora ci pensano proprio le loro canzoni - «cantate dai miei genitori quando ero piccolo» dice Francesco Corciulo - che ha in “Trentatré”, l’inno del corpo, la sua preferita. Nel sentire parlare i ragazzi trapela l’orgoglio degli insegnanti: dalla direttrice del coro Patrizia Datilini a Monica Rausa, da Arianna Groppi a Federica Morandi, a Tiziana Albasi. Interessante la prospettiva della direttrice Datilini: «Gli alpini vengono visti come un universo maschile - dice - se però ascoltiamo le loro canzoni, tra le quali due che presentiamo in concerto, notiamo che parlano di fidanzate che attendono il ritorno dei loro uomini. Credo che nel dare voce alle donne questo corpo mostri la sua sensibilità. Dirigere il coro per questo concerto dà vibrazioni importanti». Un altro professore, questa volta del liceo Gioia, dirige l’orchestra nata nel 2011 in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia e la cui prima esibizione è stata l’Inno nazionale. «La canzone degli italiani » corregge Franco Marzaroli, docente di scienze, ma con una grande passione per la musica. Con gli alpini Marzaroli ha già dei trascorsi. «Io sono di Gossolengo - dice - e durante il raduno nazionale del 2013 ho accompagnato la banda degli alpini di Trento durante la sfilata, poiché mancava il loro maestro. È stata una bella esperienza». Giovani studenti e alpini, un binomio che deve essere coltivato per Marzaroli. «Se per me questo concerto ha rappresentato un recupero di parte della mia cultura musicale, per i ragazzi è un avvicinamento più complicato perché è un mondo che appare lontano da loro. Lavoreremo però per farne conoscere l’importanza». Pensiero che condividono anche due studenti: Beatrice Passante, che suona il flauto traverso, e il violoncellista Edoardo Belloni. «Stiamo apprendendo ora la storia di questo corpo dell’esercito, ma in queste canzoni già si coglie la profondità del farne parte».

 

Il gran finale con il concerto al Salone Ilaria Soldini vince il concorso per il logo

Un gran finale, con il coro del Respighi e l’orchestra del Gioia a interpretare insieme sul palco la “Trentatré”, inno degli alpini, e l’Inno nazionale, ha chiuso l’ultimo appuntamento delle iniziative “Aspettando il raduno”. Tante penne nere in platea, nel Salone degli Arazzi del Collegio Alberoni, per la serata presentata da Nicoletta Marenghi, che ha avuto nel concerto delle principali canzoni del corpo il momento principale, ma che non si è esaurita con quelle. Si sono letti dei testi, osservati video, ascoltate testimonianze. Prima di dare spazio alle musiche, il presidente della sezione piacentina dell’Associazione nazionale alpini Roberto Lupi ha sottolineato come «sia sempre piacevole lavorare con i ragazzi. Andiamo spesso nelle scuole per parlare dei nostri valori, sperando chissà, che in futuro qualcuno possa fare parte degli alpini». E gli esempi erano lì in carne e ossa, dal momento che il Primo caporalmaggiore Vanessa Gentilotti, 2 reggimento di Cuneo, e il Caporal Maggiore Gino Croci, 5 reggimento di Vipiteno, hanno ascoltato in platea l’esecuzione dei ragazzi del Respighi e del Gioia. I primi, diretti da Patrizia Datilini, hanno interpretato magistralmente Sul cappello, La bandiera tricolore, Ai preat e La Valsugana; i secondi, non da meno in quanto a bravura, guidati da Franco Marzaroli si sono esibiti in un repertorio che comprendeva La canzone del Grappa, La campana di San Giusto, Gorizia, Cantano gli alpini (un medley di motivi), La leggenda del Piave. Una serata intensa e apprezzata, terminata con la premiazione del concorso per il logo del raduno di ottobre. La vincitrice è stata Ilaria Soldini.

Filippo Lezoli

 

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4/10/2019 - Libertà

«Il nostro obiettivo? Trasmettere ai giovani l’amor di patria»

Mancano quindici giorni al raduno del II° Raggruppamento, ovvero il ritrovo di tutte le sezioni alpine di Emilia Romagna e Lombardia. Si tiene ogni anno con una intoccabile alternanza: una volta sopra la linea del Po, una volta sotto. Quest’anno è sotto ma appena sotto: a Piacenza. Ecco perché, vista la posizione strategica, considerato il buon nome che gli alpini nostrani si sono fatti con l’impeccabile Adunata nazionale del 2013, si prevede una mini invasione di 25 mila penne nere e simpatizzanti sabato 19 e domenica 20 ottobre. Il presidente della sezione di Piacenza, Roberto Lupi, cerca di dissimulare l’ansia. «Ci siamo proposti noi, non si poteva avere subito un’altra adunata nazionale e abbiamo pensato al raduno di raggruppamento. Sapevamo che era il turno di una sezione dell’Emilia Romagna. Gli altri presidenti ci hanno appoggiato. In tutti c’era voglia ed entusiasmo di venire a Piacenza. Qui sono stati bene e tornano volentieri».

Ansia?

«Un po’. Lavoro, impegno. La burocrazia non ci aiuta. Organizzare un evento da centomila persone o uno da 25 mila comporta gli stessi gravosi adempimenti».

Ad esempio?

«Il piano della sicurezza e quello sanitario. Ci siamo appoggiati al geometra Danilo Spataro che si occupa delle adunate nazionali».

La città è pronta?

«C’è grande collaborazione con gli enti pubblici. Ci ha sostenuto anche la Regione. Vedo in giro che la gente comincia ad aspettare il raduno e sono sicuro che la città ci farà fare bella figura».

 Gli alpini sono pronti?

«C’è l’entusiasmo di sapere che stiamo facendo qualche cosa che rimarrà nella storia di Piacenza. Mi rincuora che nei nostri eventi (si veda la Festa Granda) abbiamo una macchina organizzativa rodata che tutte le sezioni ospiti ci riconoscono. Abbiamo persone che sanno che cosa fare e lo fanno bene».

Al di là della festa che messaggio volete lasciare?

«Apprezziamo i momenti di festa insieme ma ci interessa soprattutto riaffermare i nostri valori. Vorremmo che fossero riconoscibili da tutti».

Quali valori?

«Li riassumo con un termine che può sembrare vecchio: l’amor di patria. Ovvero sacrificio, rispetto, riconoscimento delle istituzioni. Noi siamo apartitici e lavoriamo assieme alle istituzioni». L’Ana nazionale è nata nel 1919. Siete l’associazione d’arma più popolare e continuate ad avere seguito.

 Come fate?

«Il collante che ci lega è lo spirito acquisito durante il servizio militare; tra l’altro, in un ambiente come la montagna. A certe altitudini la solidarietà è fondamentale: c’è sempre qualcuno che porta lo zaino a chi non ce la fa più. Poi l’uguaglianza. Quando siamo in sfilata o nelle cerimonie con il cappello alpino in testa siamo tutti uguali. Uno può essere avvocato o medico, l’altro operaio o impiegato; da noi queste distinzioni non valgono. Il generale in pensione conta come il semplice alpino che ha fatto il servizio di leva. Siamo alpini e basta». A proposito del servizio di leva.

Ci proverete anche con questo governo?

«Ripristinare un servizio obbligatorio per i giovani è un tema sempre valido. Si può discutere se con le armi o senza, però per noi è essenziale. Mi auguro si possa realizzare. Alcuni segnali si iniziano a cogliere nella società civile. Come il ripristino dell’educazione civica nelle scuole».

Che cosa c’entra?

«Il servizio militare è anche educazione civica, sulla quale puntiamo quando andiamo a parlare ai ragazzi ». I giovani di oggi sanno chi sono gli alpini?

«Stiamo facendo iniziative in questo senso. Chi in famiglia ha degli alpini ci conosce, altri un po’ meno. La nostra passione è il miglior modo per farci conoscere. Per sperare che un domani questi ragazzi considerino la naja come una cosa non così negativa come qualcuno vuol far credere».

Anche in una scuola multietnica come la nostra?

«A maggior ragione! Quando andiamo in classe notiamo che spesso c’è più interesse verso gli alpini nei ragazzi di origine straniera che nei piacentini».

Federico Frighi

 

In via Cremona l’ok del generale Genovese l’uomo delle adunate

Dopo l’adunata nazionale del 2013 che portò a Piacenza 400mila persone per un intero weekend, gli Alpini sono pronti a fare il bis, sconvolgendo la routine cittadina ancora una volta per il raduno del Secondo Raggruppamento del Nord Italia, che conta al suo interno i militari di Emilia-Romagna e Lombardia. Certo, i numeri non saranno nemmeno paragonabili a quelli dell’adunata nazionale, ma per la due giorni del 19-20 ottobre si stimano presenze attorno alle 25mila unità. Specie per la giornata di domenica, che vedrà come evento di punta la sfilata dal polo di mantenimento pesante (l’ex Arsenale) fino a Piazza Cavalli, dove sono previsti gli onori al Labaro nazionale, prima dell’atto finale: il passaggio della stecca alla città della prossima adunata, Lecco. E ieri, il generale trevigiano Renato Genovese, consigliere nazionale responsabile delle manifestazioni nazionali per Ana (Associazione Nazionale Alpini) e uomo chiave di ogni adunata, ha fatto tappa a Piacenza, nella sede Ana di via Cremona, proprio per verificare che tutto stia filando liscio in vista della pacifica invasione delle penne nere. «Sono cambiate le normative sulla sicurezza, ma per una città che ha già ospitato un’adunata nazionale – spiega Genovese – le possibili criticità sono ben note agli operatori». Il grosso dei partecipanti dovrebbe, grazie anche alla facilità di collegamento della città, arrivare la domenica mattina, ma chi si fermerà anche il sabato potrà contare sull’area per le roulotte in viale Sant’Ambrogio e sul mastodontico stand di ristorazione che verrà allestito in piazzale Plebiscito. Ci sarà inoltre, a margine dell’iniziativa – continua Genovese – «un incontro tra i presidenti di sezione del secondo raggruppamento». E se buona parte delle iniziative seguiranno il copione collaudato delle precedenti, qualche fuori programma è già noto: «In concomitanza con il summit mondiale dei premi Nobel per la pace – annuncia Roberto Lupi, presidente sezionale – agli Alpini verrà consegnato l’uomo della pace dell’artista Franco Scepi in Duomo, come riconoscimento per l’impegno nel volontariato». Riconoscimento che continuerà fuori Piacenza con la pubblicazione prevista per novembre del volume dedicato all’aspetto sociologico delle adunate, a cura dell’Università di Trento. «Ciò che ci unisce così tanto – conclude Genovese - è il periodo di leva, segno indelebile della trasformazione di noi stessi. Vicini di branda per necessità, si condivide la fatica delle marce quotidiane, indipendentemente dal ceto sociale. E nasce un’amicizia indelebile in cui ci si dà sempre del tu senza usare i titoli».

Pier Paolo Tassi

 

Coro del Respighi e orchestra del Gioia portano in concerto gli evergreen alpini

Il coro del liceo Respighi e l’orchestra del liceo Gioia saranno protagonisti della serata in programma oggi alle ore 21 nel Salone degli Arazzi del Collegio Alberoni. Si tratta dell’ultimo appuntamento del calendario di iniziative denominate “Aspettando il Raduno” che ha preparato la città e la provincia alla mini adunata di ottobre. L’obiettivo di questa è il coinvolgimento dei più giovani ai quali si vorrebbero trasmettere i valori di patria, solidarietà, servizio, legalità e memoria che da sempre constituiscono lo spirito delle vere penne nere. A cantare i tradizionali brani alpini sarà il coro del liceo Respighi formato da una trentina di elementi. Grande l’entusiasmo riscontrato nella preparazione: si sono inseriti anche ex alunni e docenti che hanno desiderato partecipare. Sono stati preparato brani identificativi come Sul cappello, La Valsugana e la celeberrima Signore delle cime. Il coro del Respighi è diretto da Patrizia Datilini. Gli studenti leggeranno anche la commovente lettera del giovane alpino vicentino Matteo Miotto deceduto in Afghanistan. Anche qui dopo una apposita riflessione e meditazione in classe. Una trentina anche gli studenti che compongono l’orchestra del liceo Gioia. Una formazione alimentata quest’anno da tenti nuovi elementi delle classi prime che, capaci di suonare uno strumento, si sono uniti all’orchestra diretta da Franco Marzaroli. I ragazzi si cimenteranno in brani più e meno famosi. Alcuni rievocano la Prima Guerra Mondiale. Agli studenti del Gioia è stata anche affidata la lettura de “Il paradiso di Cantore” dedicato a tutti gli alpini “andati avanti”. Sono previsti inoltre gli interventi dei giovani alpini in armi piacentini e le premiazioni dei ragazzi che hanno partecipato al concorso per la selezione del logo del Secondo Raggruppamento. La serata, presentata dalla giornalista di Telelibertà, Nicoletta Marenghi, sarà ad ingresso libero.

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27/09/2019 - Telelibertà

Al Collegio Alberoni gli studenti interpretano i brani della tradizione alpina


24/09/2019 - Libertà

Verso il raduno, agli alpini il premio del segretariato Nobel

Non èun premioNobel vero e proprio. Tuttavianecustodisceilsapore e la familiarità. Si tratta del riconoscimento delSegretadato permamentedelSummitmondialedei Premi Nobel per la Pace che ha sede a Piacenza Quest'anno è stato deciso di assegnarlo all'Associazione nazionalealpini(Ana). La riproduzione dell'Uomo della pace di Scepi sarà consegnata nelle mani del presidente nazionale Sebastiano Favero duranteil radunodelSecondo Raggruppamento il 19 e 20 ottobre prossimi a Piacenza. «È un premio speciale- anticipa solo Marzio Dallagiovanna, vice presidente del Segretariato -, come quelli che abbiamo conferito, con diverse motivazioni, all'imprenditrice Diana Bracco ed agli scienziati Carlo Rubbia e Rita Levi Montalcini». I.:Associazione nazionale alpini è stata scelta «per il grande impegno sociale, lo spirito di sacrificio e di abnegazione con cui si è sempre distinta senza guardare alla razza e alla religione in ogni Paese del mondo». la motivazione completa verràannunciatadurantelapresentazione ufficiale del premio. •Per la Sezione alpini di Piacenza è motivo di orgoglio che il premio vengaconsegnatoalli\nanazionaleproprio da noi durante il Raduno - ci tiene a sottolineare il presidente Robetta Lupi-. Abbiamo scelto come momento la messa celebrata dal vescovo in Duomo il pomeriggio del 19 (inizio alle 17)». Ancora da definire se all'inizio o. più probabilmente, al termine. Intanto fervono i preparativi per il raduno che tra meno di un mese poneràaPiacenzaglialpinidiEmilia Romagna e Lombardia È prevista un'affiuenzaintomo alle 25mila persone. I..:Amministrazione comunale rinnova l'invito ai titolari di esercizi di ristorazione e strutture ricettive operanti in città, affinchè fonriscano allo Spottello Iat i recapiti e i dati aggiornati sulle proprie attività. Leinfonnazioni saranno pubblicate, gratuitamente, sul panale turistico comunale www.piacerepiacenza.it , sullaApp ufficiale "Piacenza" e sul sistema informativo http://turismo. provinciapiacenzait È inoltre già attiva e costantemente aggiornat3t sulsitowww.comune.piacenzait , l'apposita sezione ''Adunata Alpini''. •!:obiettivo-spiegano gli assessori Jonathan Paparnarenglti e Stefano Cavalli-è quello di arricchire i servizi peri visitatori, andando a completare la presentazione dell'affetta turistica anche sotto il profilo della ricettività alberghiera e della buona tavola, valodzzandogliaspettilegatiallaqualità, al ventaglio di proposte del territorio e all'enogastronomia Crediamo che sia un'oppottunità preziosa anchepergli operatori economici, che senza costi aggiuntivi.possono contare su una vetrina istituzionale di rilievo». Per rendere la città più accogliente e più bella la sezione alpini di Piacenzahainvitato icittadiniadaffiggere alle finestre e ai balconi una bandiera tricolore. Anche l'Editoriale Llbertà ha aderito all'iniziativa. La bandiera italianaègiàdisponibile in tutte le edicole insieme al quotidiano Ubertà.

Federico Frighi

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26/08/2019 - Telelibertà

Piacenza accoglie gli alpini con centinaia di tricolori. Imbandieramento al via


23/06/2019 - Libertà

 «Nessuno conosce la pace come chi ha vissuto la guerra»

Una se rata che è stata un incalzante racconto, con musica e parole, della storia degli uomini che hanno vissuto la guerra, coloro conoscono più di tutti il significato della pace. Sabato sera, il santuario della Madonna della Quercia in piazza Colombo a Bettola era gremito per il concerto del coro della Brigata alpina Tridentina in congedo, uno degli eventi in avvicinamento al Raduno del secondo Raggruppamento che si terrà il 19 e il 20 ottobre a Piacenza. L’iniziativa, promossa dal comitato organizzatore del raduno, dalla sezione Ana Piacenza, con la collaborazione del gruppo alpini di Bettola e della Banca di Piacenza, è stata ospitata nel tradizionale “Memorial Domenico Callegari” del coro Ana Valnure di Bettola che, con la sua presidente Donisia Chinosi ha accolto con la sua proverbiale generosità il coro ospite composto da cantori di quattro regioni del Nord Italia. Dall’Emilia anche quattro piacentini hanno l’onore di farne parte: Marco Follini e Emanuele Marchesi di Mezzano Scotti, Matteo Rebecchi di Piacenza e Carlo Magistrali, di Borgonovo, che sta effettuando “il periodo in prova” e che sabato sera ha fatto la sua prima uscita come cantore. Una formazione nata dal servizio di leva, la naja, di cui il presidente Ana Piacenza, Roberto Lupi, ha auspicato a gran voce il ritorno «per far riscoprire l’amore per la nostra patria, il senso civico e non ultimo per generare realtà come il coro Alpino Tridentina». Per la prima volta in Valnure, il coro Bat, diretto dal maestro Roberto Frigerio, anche in questa occasione ha diffuso i valori alpini con il canto e con i racconti dei testimoni. «I reduci – ha osservato il presidente del coro, Giordano Zacchini - hanno posto nelle nostre mani un messaggio di valore assoluto e cioè che “Nessuno conosce il valore della pace quanto un soldato che ha fatto la guerra”. E noi vogliamo raccontare la storia degli uomini, non glorificare conquiste o giustificare conflitti». Straordinario il canto, eseguito anche tra il pubblico e le autorità. Eccellente anche il coro Ana Valnure, diretto dal maestro Edo Mazzoni.

Brunella Petri

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23/06/2019 - Libertà

Da tutta l’Emilia Romagna e dalla Lombardia la “carica” dei dodicimila alpini a Piacenza

Tricolori alle finestre, alpini che sfilano lungo le vie della città, stand gastronomici in piazza Plebiscito: Piacenza riassaporerà per un weekend l’indimenticabile atmosfera dell’Adunata nazionale del 2013 con il Raduno del Secondo Raggruppamento di Emilia Romagna e Lombardia, in calendario il 19 e 20 ottobre. Un evento che porterà in città 25mila persone. Le penne nere iscritte alle sezioni più lontane pernotteranno nelle strutture ricettive piacentine mentre gran parte degli alpini arriverà la domenica, duecentocinquanta i pullman previsti. Alla sede di via Cremona, gli organizzatori guidati dal presidente sezionale Roberto Lupi, hanno presentato il programma della mini adunata e il percorso della sfilata di domenica 20 ottobre che coinvolgerà 12mila alpini. Alle 9 è previsto l’ammassamento al Polo di Mantenimento pesante di viale Malta (il comandante, generale Sergio Santamaria è alpino); la sfilata proseguirà in via Venturini, Stradone Farnese, via Giordani, piazza e via Sant’Antonino, largo Battisti, piazza Cavalli, via Cavour e lo scioglimento sarà in via Risorgimento. Nella piazza simbolo saranno presenti gli speaker dell’Adunata che racconteranno in diretta l’evento al quale parteciperanno anche il presidente nazionale dell’Ana, Sebastiano Favero e probabilmente il comandante delle Truppe Alpine, generale Claudio Berto. Il programma di sabato 19 inizierà alle 10 a Palazzo Farnese con l’incontro tra i presidenti sezionali; alle 15.30 la breve sfilata con il labaro nazionale da via Maculani a piazza Cavalli dove si svolgerà l’alzabandiera e alle 17 la messa in Duomo. La musica sarà protagonista in serata con il concerto della Fanfara della Brigata Alpina Taurinense (ingresso libero fino a esaurimento posti) alle 21 a Palazzo Gotico e subito dopo il carosello di fanfare in centro. La domenica mattina l’appuntamento clou, ovvero la sfilata che si concluderà con il passaggio della stecca alla Sezione di Lecco e l’arrivederci al 2020. La manifestazione è realizzata in collaborazione con le istituzioni locali e il costo complessivo stimato per l’organizzazione è di centomila euro. Le penne nere hanno lanciato un appello a enti, aziende e privati che condividono i valori alpini e vogliono partecipare alle spese. «Stiamo lavorando da ormai un anno a questa importante manifestazione – ha spiegato il presidente sezionale Roberto Lupi –, stiamo facendo il massimo per accogliere nel migliore dei modi i partecipanti. Dopo l’Adunata nazionale, il Raduno di raggruppamento per noi è l’evento più importante dell’anno».

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20/06/2019 - Telelibertà

Mini adunata alpini: svelati programma e percorso della sfilata

 


03/05/2019 - Telelibertà

Alpini “Aspettando il raduno”

 


04/04/2019 - Telelibertà

“Aspettando il raduno”: serata a Pianello

 


29/03/2019 - Telelibertà

“Aspettando il raduno”: coinvolti anche i musicisti di Gioia e Respighi

 


14/03/2019 - Libertà

Gotico e penna nera così Ilaria conquista il maxi raduno alpino

C’è il tricolore, palazzo Gotico, la penna nera e la colonna mozza con la scritta “Per non dimenticare”. Ha radunato i simboli degli alpini e di Piacenza Ilaria Soldini, studentessa della quinta grafica del liceo Cassinari che ha disegnato il logo del raduno del Secondo Raggruppamento Alpini in programma nella nostra città il 19 e il 20 ottobre. Ieri pomeriggio in municipio si è svolta la presentazione ufficiale della locandina che riporta la realizzazione grafica di Ilaria: il sindaco Patrizia Barbieri ha voluto ringraziare personalmente la scuola «per avere saputo leggere così bene il senso di quello che sarà un momento emozionante per la comunità». «Il presidente provinciale degli alpini Roberto Lupi sta lavorando per l’allestimento del prossimo raduno di ottobre – spiega il primo cittadino – il fatto di avere coinvolto una studentessa nell’ideazione del logo è sicuramente importante e lodevole ». Da parte sua Ilaria, accompagnata dalle docenti Concetta Di Stefano e Cristina Martini, ha precisato: «Il progetto è stato molto importante per me e per tutti i ragazzi della classe con cui ho lavorato e che hanno cercato di valorizzare il contributo degli alpini: chiaramente mi fa piacere che sia stato scelto il mio lavoro, ma vale la pena ricordare che è frutto di un impegno congiunto». Il logo mostra non solo la penna nera, ma anche la colonna mozza: «È il simbolo dell’associazione perché rimanda a un raduno che si svolse nel 1920 sull’Ortigara – spiega Lupi – in quell’occasione venne portata la colonna mozza come omaggio agli alpini caduti nella Grande Guerra. Il disegno di Ilaria è stato scelto appunto perché ha saputo unire tanti simboli: il tricolore, il Gotico, la penna nera e appunto la colonna mozza». Come si diceva, il raduno si terrà in ottobre, ma la macchina organizzativa si è già messa in moto: «Stiamo definendo il percorso per la sfilata – spiega ancora Lupi – e abbiamo messo in calendario alcuni appuntamenti in preparazione dell’evento che dovrebbe portare a Piacenza ben 25 mila alpini: sabato e domenica prossima a Caorso ci sarà un concerto, mentre il 29 a Pianello presenteremo un libro dedicato alla Grande Guerra».

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13/03/2019 - Telelibertà

Raduno alpini, ecco il logo dell’evento. Il sindaco: “Esponiamo il Tricolore”

 

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06/01/2019 - Libertà

Piccola Adunata le penne nere sfileranno in centro storico

Mancano ancora pochi tasselli e la sfilata dei 25mila - il clou del raduno del Secondo Raggruppamento dell’Associazione nazionale alpini - sarà definita. La piccola Adunata, così chiamata dai tanti nostalgici dell’evento kolossal del 2013, si terrà a Piacenza il 19 e il 20 ottobre prossimi (sabato e domenica). In accordo con Prefettura e Comune, l’Ana ha individuato in piazza Cavalli il punto di arrivo della parata che si snoderà nelle vie del centro storico passando sicuramente per via Giordani, piazza Sant’Antonino e via Sant’Antonino. Cade dunque il tabù del centro storico che, per i numeri ovviamente molto più alti (almeno 300mila persone), nel 2013 venne dichiarato off-limits. Allora si decise di utilizzare lo Stradone Farnese e di chiudere all’altezza del Dolmen. I pochi tasselli mancanti alla definizione del nuovo percorso riguardano l’ammassamento, ovvero la zona di partenza dei vari gruppi. Ricordiamo che il Secondo Raggruppamento è formato dalle sezioni Ana di Emilia Romagna e Lombardia. Proprio in vista del raduno di ottobre il consiglio nazionale Ana, presieduto da Sebastiano Favero, si riunirà proprio a Piacenza il 7 settembre. La riunione sarà ospitata in municipio. In quei giorni è in programma la Festa Granda di Cortemaggiore e il consiglio omaggerà la città magiostrina partecipando alla serata di cori del venerdì sera. _Fri.

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20/12/2018 - Telelibertà

Raduno II Raggruppamento, definito il percorso

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22/10/2018 - Libertà

La stecca passa agli alpini piacentini che nel 2019 organizzeranno il raduno

Quasi quattrocento alpini piacentini con i labari dei 45 gruppi locali hanno sfilato ieri a Mariano Comense dove si è tenuto il raduno del Secondo raggruppamento che comprende tutte le penne nere dell’Emilia Romagna e della Lombardia. Con loro il sindaco di Piacenza Patrizia Barbieri che, accompagnata dall’assessore Filiberto Putzu, ha ricevuto la “stecca”: un simbolico passaggio del testimone, visto che il prossimo anno sarà Piacenza ad ospitare la manifestazione. «È un onore promuovere e organizzare questa importante manifestazione per il prossimo anno - ha detto la Barbieri -. Sono certa che questo impegno sarà condiviso con i tanti alpini che con le nostre istituzioni hanno un ruolo sempre attivo e partecipativo». A Mariano ieri si stima che abbiano sfilato tra i 9mila e i 10mila alpini. Ma a Piacenza nel 2019 potrebbero arrivarne ancora di più. Questo, almeno, è l’auspicio di Roberto Lupi, presidente della sezione piacentina delle penne nere. «La nostra città è in una posizione più facilmente raggiungibile, a metà strada tra l’Emilia Romagna e la Lombardia - spiega Lupi - e per questo pensiamo che le presenze al raduno potranno essere ancora maggiori. Senza contare che per ciascuno alpino spesso ci sono altre persone che lo accompagnano. Penso che per Piacenza potrà essere un grande evento». Il momento più emozionante della giornata quello alla fine della giornata con la consegna della “stecca”. «Il sindaco Barbieri e io l’abbiamo ricevuta dal presidente della sezione di Como Enrico Gaffuri e al sindaco di Mariano Comense Giovanni Marchisio - racconta Lupi - alla presenza delle massime autorità della nostra associazione e al generale di divisione Ornello Baron, vicecomandante delle truppe alpine » Prima del passaggio della “stecca”, un lungo corteo tra gli applausi di due ali di folla ha sfilato per le strade della borgata, con i gonfaloni, i labari e i gagliardetti delle penne nere (presente anche il gonfalone di Piacenza). Il corteo ha chiuso la manifestazione davanti al monumento dei Caduti, con lo striscione “Arrivederci a Piacenza”, un ideale passaggio di testimone in vista della manifestazione del 2019. Presente tutto il direttivo degli alpini piacentini. Oltre a Lupi c’erano, tra gli altri, Bruno Plucani, storico presidente che non ha voluto mancare al raduno, Roberto Migli, Gino Acerbi e tanti altri appartenenti al Corpo che al proprio interno trova uno straordinario senso di appartenenza.

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22/10/2018 - Telelibertà

Raduno Alpini, la stecca passa a Piacenza

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05/10/2018 - Telelibertà

Raduno alpini 2019, costituto il comitato organizzatore

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