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Emergenza Coronavirus 2020

Durante tutta l’emergenza sanitaria, la protezione civile della nostra sezione si dimostra particolarmente attiva, sia in provincia che fuori, totalizzando oltre 400 giornate lavorative. Nelle prime fasi dell’emergenza un ruolo importante e particolarmente delicato consiste nella sanificazione delle ambulanze che trasportano i pazienti colpiti dall’epidemia di Coronavirus. Nel dettaglio il compito dei volontari è quello di sanificare le ambulanze che sono in servizio per contrastare l’emergenza dovuta al contagio da Covid-19. Di fatto vengono accolti i volontari sanitari che arrivano e si aiutano a eseguire le operazioni di decontaminazione del veicolo nella maniera più corretta. Si tratta di un lavoro in parte manuale e in parte automatico, si utilizza infatti un macchinario a forma conica che viene posto all’interno dell’ambulanza, successivamente chiusa, che viene poi decontaminata in automatico grazie a una modalità che richiama quella dei comuni aerosol. Una volta che l’operazione di pulizia è completata i volontari distribuiscono i nuovi Dpi (Dispositivi di Protezione Individuale) a coloro che prestano servizio sull’ambulanza, i quali sono così pronti per ripartire e rispondere ad altre chiamate.

I volontari della nostra Sezione si attivano inoltre per consegnare le mascherine ai vari comuni della provincia e soprattutto prendono parte attiva, su richiesta del Coordinamento di Volontariato di Protezione Civile e del Centro Operativo Misto di Piacenza, al carrello solidale. Sono infatti presenti in vari supermercati della città per raccogliere generi alimentari, donati dai clienti, da distribuire alle famiglie meno abbienti nel periodo di crisi sanitaria. Il materiale raccolto viene poi portato al magazzino dell’Emporio Solidale.

I Volontari desiderano inoltre ringraziare per la donazione di mascherine e dpi da un noto sportivo ex professionista di Carpaneto.


Attività presso l'Ospedale da Campo dell'ANA

Oltre alle numerose attività svolte in ambito provinciale, alcuni volontari della nostra Unità Sezionale di Protezione Civile portano il loro aiuto all’Ospedale da Campo dell’ANA realizzato alla fiera di Bergamo.

Nella settimana dal 18 al 25 aprile Angela, Gabriele, Nadia e Paolo partecipano alla gestione del campo, ed in particolar modo della cucina, insieme alle altre squadre dell’Emilia Romagna. La prima sensazione è di qualcosa di diverso dai campi delle altre emergenze già vissute. C'è molta tensione, si capisce subito che non si può abbassare la guardia, le regole da rispettare sono tante, come l’uso di mascherine, guanti, continue disinfettazioni e distanze di sicurezza da mantenere anche fra i volontari. Appena arrivati al campo è necessario fare un mini corso sull’H.A.C.C.P. e sulla sicurezza Covid, cioè su tutte le precauzioni da prendere in questa emergenza. La settimana si svolge quindi con tutte le precauzioni dovute e rispettando le distanze l’uno dall’altro. Nei tavoli si mangia al massimo in tre persone e quando qualcuno si alza è necessario sanificare con candeggina il posto a sedere e il tavolo dove si è consumato il pasto. All’ingresso del refettorio è necessaria la presenza di tre volontari con il compito di togliere i vassoi e disinfettare i tavoli. Prima di prendere i vassoi per mangiare i nostri volontari ricordano cortesemente di sanificarsi le mani con l’apposito gel messo a disposizione, dopo di che è possibile usufruire della mensa. I nostri volontari in cucina possono essere al massimo in due per ogni modulo ed alla distribuzione in tre rispettando le linee guida dovute al covid.  Secondo Angela non è un’emergenza come le altre, si sente la tensione del caso anche se si fa finta di niente, a livello psichico e morale risulta. Ma nonostante tutto – racconta - riusciamo a svolgere il nostro compito grazie a tanti volontari che come noi hanno sentito il richiamo di aiutare gli altri con spirito alpino e facendolo con il cuore. Gabriele all’inizio sente la mancanza dei "veci" ma poi con il passare dei giorni emerge prepotentemente lo spirito alpino, ed è così molto contento di vedere come anche fra i "bocia" c'è la stessa voglia di impegnarsi, lavorare sodo ma anche di fare amicizia e stare bene insieme e perché no... di cercare di tenere alto il morale.

Diversa invece l’esperienza di Davide presente a due differenti turni con un compito molto specifico, con le squadre ALTO RISCHIO incendi che si occupano di intervenire con le prime manovre di sicurezza in caso di incendio, nell’attesa dell’arrivo dei VV FF. Presso l’ospedale da campo il compito è quello di controllare e monitorare in sala regia le telecamere posizionate all’interno e all’esterno dell’ospedale, inoltre presidiare la pista elitrasporto ad ogni arrivo di un elicottero. Per far parte di tali squadre è necessario aver superato un corso di 16 ore tenuto dai vigili del fuoco in cui viene spiegato cosa fare in caso di pericolo.  Appena arrivati all’ospedale si rende immediatamente necessario un ulteriore corso per apprendere dove sono gli sganci di corrente, le intercettazioni dell’ossigeno e le porte di sicurezza in caso di evacuazione. La formazione risulta quindi essere fondamentale per essere pronti in caso di emergenza. Anche Davide conferma le difficoltà a livello psicologico in quanto si tratta di operare su uno dei focolai più importanti dell’epidemia e la paura di essere contagiati è sempre alta nonostante si utilizzino da subito tutti i DPI necessari e si attuino tutte le procedure per operare in sicurezza. Per quanto riguarda la gestione del campo e le procedure da attivare in caso di emergenza Davide non nota differenze tra i diversi turni, la situazione cambia solo quando da covid 19 avviene la conversione ad ospedale poliambulatorio per chi deve fare visite di controllo dopo esser guariti dal virus. In caso la situazione dovesse nuovamente peggiorare, la struttura può essere riportata alla fase iniziale in pochissime ore.

Gabriele ricorda un particolare momento, significativo per rimarcare ciò che distingue la nostra associazione rispetto alle altre di volontariato, avvenuto in occasione dell’ultimo alzabandiera. “È successo che mentre facevamo l'alza bandiera l'impianto audio si è guastato... Non si riusciva a sentire il nostro inno, abbiamo fatto vari tentativi, ma non c'è stato niente da fare; allora si è deciso di fare salire ugualmente la bandiera. È successo che mentre cantavamo l'inno uno di noi si è messo a cantare più forte che poteva, poi un altro e un altro ancora fino a quando tutti noi abbiamo cantato più forte che potevamo.  È stato difficile cantare, tanta era l'emozione, ma la bandiera non poteva salire nel silenzio.... È stato bellissimo, li ho capito che lo spirito alpino è più forte che mai, anche nei "bocia", anche in questo contesto difficile abbiamo lavorato, sudato, ma anche fatto nuove amicizie... È stato bellissimo.”