Associazione Nazionale Alpini

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Centenario della Grande Guerra

 

 

 

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Lettera di Maria del 10 novembre 1918

 

Mia Carissima,
vorrai scusarmi il foglio indecente. Non ho carta da lettera in casa e avrei voglia lasciarmi sfuggire = l’attimo fuggente = che possa dedicarti. Sono appena arrivata ed ho i miei 5 figli nudi da capo a piedi…… Figurati il mio da fare.
Siamo rimasti a Piacentina fino a pochi giorni fa trattenuti per curare Federico ammalato gravemente di tifo. È finalmente rientrato in collegio ieri. Anche Enrico ed Elena furono indisposti per parecchi giorni ed io pure attraversai un periodo non buono: non digerivo ed il cuore funzionava male. Le scosse morali di quest’ultimo mese di campagna mi avevano fatto male, i nervi erano molto scossi. Mentre giungeva la notizia, ancora non credibile! della rapida e brillantissima vittoria delle nostre armi e si piangeva di gioia e di commozione, i nostri cuori trepidavano e piangevano per altre cose ben gravi.

Federico era aggravato in quel giorno, il povero Amedeo [?], il marito dell’Ida [?] moriva; il povero Ettore [F?] e sua figlia di 18 anni erano morenti!.... La figlia pare ora fuori di pericolo ma il papà se n’è andato. Mia cognata Livia è disperata! Contemporaneamente aveva alla distanza di tre giorni, morì Ettore Salvi fratello della [M??] Enrichetta. T’assicuro che fu una serie di cose tanto dolorose che [?] la gioia immensa del fine guerra non ha trovato i nostri cuori disposti che ad una commozione senza allegria.
Ora è ritornata un poco di calma. Al Rosimino[?], che fu [?] pure molto indisposto per i suoi disturbi di cuore, io dicevo un giorno ormai l’unico pensiero allegro è l’Amalia. Unita a suo marito in questo momento, ormai rassicurata scomparendo ogni pericolo di guerra, deve vivere una vita veramente invidiabile e ne godo immensamente. Ti prego anzi di esprimere a tuo marito tutti i miei sentimenti di cordialità ed ammirazione! A te, anche per Elena, tanti abbracci tenerissimi. Tua Maria.